Poste Italiane S.p.A. Spedizione in A.P. Aut. n° MBPA/LO-NO/048/A.P./2019 Periodico Roc -NE/VR
in edicola il 20 marzo 2021
#11 | mar/apr 2021 8.00 €
EDIZIONI VERSANTE SUD
STORIA DI COPERTINA Ibiza verticale / Minorca, la tranquilla / Tenerife. Arrampicando sull’Atlantico / Île de la Réunion / Arrampicare a Malta e Gozo / Le rocce della Dea Bianca / Elba, l’isola selvaggia / Creta. Arrampicando nel regno del Minotauro / Kalymnos news / Symi / Tinos. L’isola greca regina del boulder Focus: Falesie vicentine. Lumignano e molto altro Exploit: Space Vertigo. Lavaredo, storia e stili Personaggi: Mario Curnis Ideas: Diedri Vertical Tales: Alessio Conz e Andrea Di Bari La rubrica della Ming: Guida alpina, un mestiere sempre più in rosa Jollypower: Dalla mente al muscolo
BIMESTRALE DI ARRAMPICATA E ALPINISMO
PICCOLE ISOLE VERTICALI
Sommario 004 Editoriale di Eugenio Pesci e Richard Felderer
STORIA DI COPERTINA
006 Ibiza verticale di Toni Bonet, Ramón Hernández, Félix Sanchez e Oscar Cano
FOCUS
080 Falesie vicentine Lumignano e molto altro di Michele Guerrini
EXPLOIT
018 Minorca, la tranquilla di Manel Marquès e Miquel Angel Apesteguia
090 Space Vertigo Lavaredo, storia e stili di Claudio Migliorini, Nicola Tondini, Alessandro Baù
028 Tenerife Arrampicando sull’Atlantico di Sam Porter e Walter Goller
094 Mario Curnis ITW di Fabrizio Rossi
034 Île de la Réunion di Richard Felderer 040 Arrampicare a Malta e Gozo Un viaggio verticale dove le pareti nascono dal mare e si fondono nel cielo blu del Mediterraneo di Massimo Cappuccio 049 Le rocce della Dea Bianca di Giuseppe Miotti 052 Elba, l‘isola selvaggia di Federica Mingolla 058 Creta Arrampicando nel regno del Minotauro di Aris Theodoropoulos e Eugenio Pesci 066 Kalymnos news di Aris Theodoropoulos e Richard Felderer 072 Symi di Aris Theodoropoulos e Richard Felderer 074 Tinos L’isola greca regina del boulder di Claudia Colonia
PERSONAGGI
IDEAS
098 Diedri di Paolo Panzeri
VERTICAL TALES
102 Mio papà è un alpinista di Alessio Conz 108 Sister Moon 1988/2021 di Andrea Di Bari
LA RUBRICA DELLA MING
112 Guida alpina Un mestiere sempre più in rosa di Federica Mingolla
JOLLYPOWER
116 Dalla mente al muscolo Una nuova generazione di esercizi di Alessandro Lamberti
VETRINA
118 Proposte prodotti
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Editoriale Testo Eugenio Pesci e Richard Felderer
Luca Andreozzi su Che bello essere noi, 7c+, Madonna del Monte. Foto: F. Ravassard
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I
n un tempo lontano, ma nemmeno tanto remoto, nei primi decenni del ventesimo secolo, l’arrampicata su strutture rocciose poste sul mare era vista come un’attività eccentrica e per molti versi avulsa dallo spirito proprio dell’alpinismo. Più che di un’arrampicata esplorativa, si trattava forse di un’arrampicata casuale, a suo modo pittoresca, e forse quasi parodistica, praticata in pochi scelti luoghi, come a Capri, dove gli eleganti turisti guardavano perplessi i primi scalatori dei faraglioni. Molto tempo dopo, in un’altra epoca storica, diciamo fra i roboanti anni Ottanta e l’inizio del nuovo millennio, l’arrampicata sulle coste, sulle isole, sui picchi e sulle pareti marine ha assunto il curioso e anche complesso aspetto dell’esotico, dell’alternativo, dell’eterotopico, ossia del muoversi in un luogo quasi proiettivo, di gran lunga migliore rispetto a quelli in cui si vive di solito la propria attività.
Oggi non è più così. L’enorme facilità di movimento, propria della società postmoderna, ha destituito molti luoghi lontani del fascino dell’esotico: sono diventati mete accessibili, settate secondo i canoni dello sport, capaci di dare accoglienza, divertimento, massima soddisfazione ai viaggiatori del verticale. Dal 2020 la situazione, come tutti sappiamo, è nuovamente cambiata, ed è difficile dire in quale direzione si muova l’onda, per usare una metafora consona al tema. È dunque proprio per una interiore speranza di movimento, viaggio, liberazione di energie in luoghi differenti e magnifici, che abbiamo deciso di dedicare questo numero di «Up Climbing» all’arrampicata sportiva in piccole isole, tutte nel Mediterraneo, tranne una, Réunion, tuttavia molto europea. Non parleremo qui di Sardegna, Sicilia, Corsica, Maiorca: per queste grandi isole, in molti altrove letterari e tecnici troverete mari di informazioni. Parleremo qui di Ibiza, Minorca, Tenerife, Malta, Creta, Elba, delle novità di Kalymnos, la sublime, delle piccole, poco note ma interessanti, Symi e Tinos, per arrivare appunto a Réunion, spaziando dalle falesie, in larghissima parte prevalenti, alle vie di più tiri, al boulder. Ma attenzione, il nostro scopo non è quello di proporre dei pacchetti preconfezionati, in stile tour operator arrampicatorio: volutamente ci siamo in molti casi limitati alle informazioni essenziali, sempre tuttavia affidate ai massimi esperti locali, con lo scopo di lasciare un minimo di scoperta e anche di libera creatività e scelta a coloro che vorranno frequentare queste splendide mete marine. A seguire, una nutrita parte generalista, con racconti, idee, rubriche: tornando così sulle Dolomiti, riflettendo sulla professione di guida alpina, aprendo, in parole e immagini, i libri dei più grandi diedri dell’arco alpino. Fra rocce, acque e pensieri, in attesa della primavera.
/ E N G I N E E R E D
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D O L O M I T E S
SALEWA.COM
T H E
Storia
Ibiza verticale Testi Toni Bonet, Ramón Hernández, Félix Sanchez e Oscar Cano
Ibiza è senza dubbio la più famosa delle Isole Baleari, e insieme alla vicina Formentera forma le Isole Pitiuse (dal greco “isole dei pini”). È ben nota per la sua vivace vita notturna in quanto ospita molti dei club più famosi al mondo di musica elettronica, ma ha anche una grande offerta di turismo rurale e d’avventura: calette spettacolari con acqua turchese e diversi parchi naturali protetti con fauna e flora endemiche di grande interesse.
Jose Miguel Perez su Cocoon, 7b/7b+, El Circo. Foto: T. Bonet
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Storia
È
una piccola isola di 572 km2 e 142.000 abitanti, solo 41 km dalla costa nord a quella sud, ma è riuscita a coniugare in uno spazio così piccolo l’offerta di turismo sportivo, turismo improntato al relax, e turismo dedicato al mondo delle feste e delle dissolutezze. Quest’ultimo tema è quello che maggiormente la contraddistingue, ma esiste anche un’altra versione dell’isola in cui la natura è protagonista incontrastata e la sua bellezza, ricca di piccoli gioielli tutti da scoprire, vi stupirà. È proprio all’interno di quel paradiso naturalistico che troviamo una grande varietà di pareti con roccia calcarea di alta qualità e spettacolari vie di arrampicata di tutte le difficoltà. L’arrampicata a Ibiza ha iniziato a evolversi nel 1989, piuttosto tardi se la confrontiamo con la penisola iberica, ma è quello che di norma accade in una piccola isola del Mediterraneo. Siamo a conoscenza di alcune precedenti sporadiche arrampicate di alcuni alpinisti catalani, ma solo alla fine degli anni Ottanta si è iniziato ad attrezzare veri e propri percorsi sportivi: alcuni alpinisti della penisola che stavano lavorando a Ibiza si sono incontrati casualmente e la voglia di arrampicare li ha messi all’opera. Un anno dopo si sono uniti a loro alcuni nuovi alpinisti locali e da
allora la comunità di appassionati non ha smesso di crescere. Anche se ci sono stati momenti in cui gli arrampicatori attivi erano pochissimi, oggi l’isola ha una grande comunità di climber. Per quei pochi appassionati, la possibilità di arrampicare era legata al numero di vie attrezzate e, poiché nel 1990 c’erano circa 6 vie sull’isola, sono diventati obbligatoriamente tutti attrezzatori. Da quel momento non si sono più fermati e, più o meno assiduamente, nel tempo hanno dotato l’isola di più di 600 itinerari di tutti i tipi. Nel 1991 è nato il Club Ibicenco de Montaña, che per molti anni ha avuto solo i membri che lo fondarono: presidente, vicepresidente, segretario, e alcuni altri membri. Pochi anni dopo il nome fu cambiato in Club Eivissenc de Muntanya (in catalano) senza perdere lo spirito e l’essenza delle persone che hanno iniziato ad arrampicare sull’isola: far conoscere l’arrampicata, attrezzare e riattrezzare le vie e mantenere il miglior ambiente possibile nella comunità di arrampicatori. Proprio quest’anno ricorre il 30º anniversario di
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Minorca,
la tranquilla Testo Manel Marquès e Miquel Angel Apesteguia Traduzione Marco Pandocchi
Toni Mir (Butitx) su Crancs de Riu, 7c, sector Tramontana. Foto: O. Guirado Lopez
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Storia
Benvenuti a Minorca, la prima terra spagnola a vedere il sorgere del sole, un’isola calma di natura e con una filosofia slow. Terra di passaggio e di rifugio di molte civiltà, l’isola delle Baleari è ancora oggi un luogo aperto, in contatto con il mondo, una località per vivere esperienze uniche. Minorca, a differenza delle sorelle Ibiza e Maiorca, è rimasta intoccata dal turismo di massa.
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Storia Minorca, la tranquilla
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Cap de Cavalleria Foto: Arch. Marques
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e baie e le spiagge incontaminate sono senza dubbio la più grande attrazione, o la più conosciuta, ma Minorca è molto di più: attività a contatto con la natura, sport all’aria aperta, gastronomia tipica, artigianato, prodotti made in Minorca, una storia millenaria, infinite attività culturali... insomma, Minorca è infinita. Un esclusivo mosaico naturale e paesaggistico concentrato in 700 chilometri quadrati, ricco di sfumature e di contrasti. I suoi due estremi, da est a ovest, distano 53 chilometri e al centro il monte Toro si eleva fino a 358 metri s.l.m., mentre a nord domina una costa ipnotica, aspra, selvaggia, con vegetazione rada, spiagge e isolotti di sabbia rossastra e scura. A sud, numerosi anfratti bellissimi e avvolgenti compongono un panorama paradisiaco, con spiagge di sabbia bianca e acque turchesi circondate da boschi. Minorca è una terra millenaria che custodisce un vasto patrimonio archeologico unico al mondo. Sono presenti, sparsi su tutto il territorio, monumenti che godono di un magnifico stato di conservazione, testimonianza eccezionale degli oltre duemila anni che ci separano da quando furono innalzati dagli antichi abitanti dell’isola. La densità dei siti archeologici è incredibile: ci sono due monumenti per chilometro quadrato, che formano così un elemento pervasivo nel paesaggio di Minorca.
Le navetas sono le costruzioni più emblematiche dell’isola, ma sono invece i talayots (torri coniche in pietra) e le taulas, costruiti tra il 1000 e il 700 a.C., ad aspirare a essere riconosciute presto come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.
IL CLIMA DELL’ISOLA È “ PARTICOLARMENTE MITE E
TEMPERATO. L’IMPETO DEL VENTO DEL NORD È UNA DELLE CARATTERISTICHE DELL’ISOLA, UN VENTO CON UNA FORZA SUFFICIENTE A MODELLARE LA ROCCIA E IL PAESAGGIO INSULARE. Minorca non ha grandi pareti, tuttavia tra il 1975 e il 1980 le scogliere del faro di Cap de Cavalleria sono state il luogo scelto per aprire le prime vie di arrampicata dagli alpinisti locali. Con scarse risorse, sia materiali che tecniche, alcuni membri del Grup Excursionista Joan Mercadal (non più in attività), senza alcuna esperienza di arrampicata, si avventurarono incautamente a esplorare le pareti lungo i burroni interni e le scogliere, per accedere ad alcune delle sue innumerevoli grotte ancora inesplorate. Facero parte di quella generazione
Storia Minorca, la tranquilla
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dell’anno ci sono zone preferenziali di nidificazione; è doveroso quindi essere (come sempre) molto rispettosi dell’ambiente. DOVE DORMIRE A Minorca non ci sono rifugi per dormire, il campeggio libero e il fuoco sono vietati, ma c’è un’ampia offerta di alloggi turistici. Ci sono due campeggi sull’isola: il campeggio Son Bou, a Alaior (www.campingsonbou. com), e il campeggio S’Atalaia, a Cala Galdana, Ferreries (www.campingsatalaia.com). I posti migliori per i camper sono l’area ricreativa della Penya di s’Indio, nel centro dell’isola, e la zona del Faro de Cavalleria, vicino a dove si arrampica, un posto fantastico con i parcheggi a due passi dalle spiagge incontaminate.
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ACQUA Praticamente non ci sono fontane sull’isola, è importante quindi rifornirsi e portare abbondante acqua, soprattutto nelle giornate calde.
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Es flecos d´en John 5+ Tramontana 6a+ 6a+ 6b Santa rosca piedra 6c Tripis en Rodellar 7b Talla nassos PRO 7c+ Estrelles de mar 7b+ Crancs de riu 7c+
Tramontana Foto: Arch. Marques
PUBBLICAZIONI Per maggiori e più dettagliate informazioni è possibile acquistare la guida all’arrampicata, edita dalla casa editrice Desnivel, dove è possibile trovare quasi tutti i settori esistenti, con i posti e le migliori ore di sole. Utile anche visitare il blog dell’Unió Excursionista Menorquina: https://sites.google.com/site/ uemexcursionisme/.
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Storia Île de la Réunion
Yuji Hirayama libera il tiro chiave di Zembrocal, 8c+, Reunion. Foto: R. Felderer
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Storia Île de la Réunion
Jacopo Larcher a Bassin Plat, Reunion. Foto: R. Felderer
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Storia Île de la Réunion James Pearson Bassin Plat, Reunion. Foto: R. Felderer
luogo di commercio e scambio sulle rotte a cavallo tra Europa e Sud-Est asiatico), e giri per la mountain bike, una gara di trail running internazionale, canyoning estremo e una ventina di falesie, forse più.
ECCO, NON SO SE ANDREI ALLA “ RÉUNION PER SCALARE. MA CI ANDREI IN VACANZA, QUESTO SÌ. E UNA CORDA E QUATTRO RINVII ME LI PORTEREI! INFO La guida della Réunion è Falaises et blocs Réunion e la potete trovare nei negozi, nelle palestre locali o scrivendo agli admin di ffmme974.org, la sezione locale della federazione francese di arrampicata. Altrimenti, le poche informazioni le trovate su https://climbingaway.fr/. FALESIE CONSIGLIATE La Montagne (Saint-Denis). Molte vie di grado facile, con tiri fino al 7b appena a ridosso dell’abitato di Saint Denis, ottima anche per famiglie e bambini.
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Bassin Plat (Saint-Pierre). Una trentina di vie di grado medio-alto principalmente in fessure o diedri, verticale spesso strapiombante (qualche 6b e 6c, prevalenza grado 7 fino all’8b). Paille en Queue (Saint-Gilles-les-Bains). Una ventina di vie corte e facili, su roccia verticale molto appigliata e divertente a 200 metri dal mare. BLOCCHI Una delle aree più interessanti è la Ravine du Trou, con quasi un centinaio di problemi dal 4 all’8b, ma con atterraggi brutti. Prevedere almeno un paio di crash e un buono spotter! Anche la Ravine des Avirons (Les Avirons, praticamente in città) offre una serie di bei blocchi. INDOOR L’Entrepôt (Saint-Pierre). Palestra indoor locale ben curata con annesso baretto. Può essere un buon punto di partenza per conoscere la scena locale e avere info più dettagliate. Basalte Evolution 1 e 2. Situate a Saint-Pierre e Saint-Denis, sono due belle palestre indoor, con lunga tradizione e una squadra di atleti di livello.
Storia xxxx
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Storia
Kalymnos news Testo Aris Theodoropoulos e Richard Felderer
Kalymnos è nota, come isola nel Mediterraneo. Magari è scorretto affermare che tutti ne sanno già tutto, ma non siamo lontani dalla realtà.
Anna Stöhr in arrampicata sul mare di Kalymnos. Foto: R. Felderer
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i è quindi deciso di non presentarla come una cosa nuova, ma di citarla nelle sue novità o ultime scoperte, che magari aggiungono qualcosa per chi già aveva intenzione (restrizioni permettendo) di passarci un periodo, o possono spingere chi ancora non la conosce ad approfondire le proposte della meravigliosa isola del Dodecaneso in materia di arrampicata. Presentiamo quindi due delle ultime nate nell’isola, Little Eden e Heroes, che vanno ad aggiungersi alla già incredibile offerta di Kaly.
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Focus Falesie vicentine era presente uno scarico da filetto che diminuiva il diametro in modo da creare una linea di frattura… (no comment). La richiodatura verrà fatta soprattutto con tasselli di varie ditte presenti sul mercato (Hilti, Upat, Fischer, Raumer, Petzl ecc.) e piastrine zincate o inox. Con il tempo userò anche resina bicomponente epossidica ma la messa in opera risulterà molto più lunga e meticolosa. 2006 La frenesia da chiodatore ormai ha preso il sopravvento e oltre ad aver richiodato la “nuova” (sempre a Lumignano) e aver aperto altre vie sulla stessa parete, apro anche i miei “orizzonti” verso altri lidi e pareti, comprese 6 nuove vie sul Pasubio chiodate praticamente da solo o (raramente) in compagnia di pochi amici disposti a “lavorare” a 200 metri da terra (in tutto una quarantina di tiri). Intanto imperversa la “moda” della resina e quella brutta abitudine da parte di qualcuno di aggiungere delle “leccatine” della stessa qua e là per “creare” appoggi inesistenti in precedenza o di scavicchiare un po’ di più qualche tacca, lista o buco che prima si presentava solo come “intermedio”… L’etica anche in falesia sta cambiando a favore del grado che cresce fino al 9a. 2016 Si scala sul 9b+ ma i chiodatori son sempre gli stessi (solo più vecchi). Come guida alpina ho seguito un aggiornamento sulla chiodatura a novembre (mese che purtroppo ricorderò per la tragica perdita di mia madre proprio all’ultimo giorno di corso). Devo dire che i tre giorni passati con i quaranta colleghi sono stati interessanti dal punto di vista tecnico e credo che verrà realizzato un manuale sull’argomento della chiodatura d’itinerari su roccia ma non potrà mai essere spiegata in un testo tecnico la passione, l’esperienza, la conoscenza, insomma il “vissuto” (ANIMA) che ogni arrampicatore ha acquisito nella sua vita alpinistica (e artistica). Alcune vie di roccia sono opere d’arte, passate alla storia per la loro bellezza indipendente dal grado.
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Fin dall’inizio della mia storia di chiodatore ho investito tempo e denaro (il lato economico è meno rilevante ma va ricordato che una via costa circa 40-50 euro e tenendo conto che ho tracciato più di 350 tiri…) ma soprattutto mi sono messo in discussione, e come artista ho avuto la fortuna di emozionarmi di fronte ad alcuni capolavori e ho vissuto dei sogni (vedere una linea, chiodarla e ripeterla) con il piacere di trasmetterli anche ad altri. Non tutte le frittelle escono col buco e non tutte le vie meritano fama e gloria ma rimangono comunque nel cuore di chi le ha create. Ora è giunto il momento di realizzare un progetto che prevede la rivisitazione e la riattrezzatura (mettendo in sicurezza gli itinerari e correggendo alcuni errori del passato) di tutta la falesia di Lumignano. Molte linee le conosco per averle realizzate, altre sono opera di altri scalatori che conosco o di cui ho sentito parlare che sono molto diversi da me. Vorrei che ci fosse coerenza, onestà storica e chiarezza su tutta l’opera che verrà eseguita (parlo di etica e non di sicurezza visto che si è già fatta una scelta tecnica univoca per tutto il materiale da usare…). Mi piacerebbe che la maggior parte delle vie “scavate” fosse riportata “al naturale” magari ponendosi dei limiti legati al grado o alla fattibilità con ragionevolezza, senza intransigenza e integralismi, per non stravolgere troppo guide cartacee e frequentatori assidui… (sì a un 6b scavato che diventa 6c naturale, no a un 6b scavato che diventa 9b naturale per un gap troppo elevato, no a un 8a scavato se diventa impossibile da naturale per non cancellare vie comunque storiche). Si è dimostrato in effetti che molte vie (il 90%) sopra la chiesa e sotto l’eremo possono essere scalate senza scavati cambiando di massimo un grado-un grado e mezzo. Sarei dell’idea di togliere invece tutte le prese artificiali avvitate (settore Americani e un paio al Brojon). Lascerei/rivaluterei tutti quegli itinerari storici sopra i quali sono state tracciate nuove linee senza una preventiva informazione sulla data di apertura o sul suo apritore (se quando si chioda si trova
un chiodo arrugginito “forse” qualcuno in passato ce lo aveva messo prima di noi…). Sono state chiodate delle nuove vie sopra dei vecchi itinerari aperti dal basso con chiodi normali e stopper da Carlo (Franzina, morto in solitaria mentre percorreva lo Spigolo Casarotto a pochi metri dalla sommità della falesia) a destra della Piramide. Questi e altri criteri derivano da una visione personale e un vissuto legati al momento storico durante il quale è nata e si è successivamente sviluppata questa meravigliosa attività, con valori (regole?) che nessuno al tempo ha scritto (nemmeno Kurt Albert che fu il primo a bollare le vie liberate con un punto di vernice rossa) ma che erano condivisi da tutti indipendentemente dalla nazionalità o dai gradi raggiunti. Per citare il pensiero dell’amico Tilo (Tilomelli Umberto), dal punto di vista eticoantropologico l’attrezzatura delle pareti d’arrampicata si sta trasformando come l’arrampicata stessa. Chi comincia ad arrampicare oggi è assimilabile a chi si iscrive a un corso di pittura, a un corso di cardiofitness o a un corso di cucina… cerca distrazione e divertimento attraverso un’attività ludica e quindi chiede ogni comfort. Chi ha scelto la montagna quando tutto era da inventare (vie, sicurezza, attrezzatura, etica, difficoltà) ha fatto una scelta di vita, non (solo) scelto un’attività sportiva di svago. La distanza che separa chi dedica tempo, energie, risorse e fatica per chiodare e pulire una via, mantenere praticabile il sentiero, e chi pretende di arrivare e fare il grado che ha come proprio obiettivo, senza faticare, senza rischiare, senza sporcarsi e avendo anche a disposizione le giuste vie di riscaldamento, è una distanza incolmabile. Spero che alcuni di questi pensieri possano suscitare riflessioni personali e interesse, come sono sicuro che in altri scateneranno dissenso (ma tutti i chiodatori sanno che c’è sempre qualcuno a cui lo spit sarebbe andato meglio più a destra o a sinistra o qualche altro che non vede l’ora che finisci la via e già ti chiede di provarla o ancora chi ti libera i tiri prima ancora che riesci a provarli…). Chi chioda si mette in discussione e chi non chioda spesso discute e basta…
Focus Falesie vicentine LUMIGNANO Dall’uscita di Longare dell’autostrada A31 si prende la strada in direzione della zona artigianale e successivamente via Ponte di Lumignano fino al bar Stazione sulla sinistra. Al semaforo del bar girare a destra in via Palazzo bianco fino alla piazza di Lumignano.
Accesso: dalla piazza del paese di Lumignano si prosegue, tenendo la destra, per circa 500 m fino alla località Il Sasso dove, attraversando un ruscello sulla destra, si sale un sentiero ben segnato (Sentiero 2 e 3). Nel settore Lumignano Classica è vietato l’accesso ai cani (15-20 min dal parcheggio). Esposizione: sud-ovest Tipo di scalata: placca verticale
I n senso orario: Marco (Propoli) Dal Zennaro su Papillon, in una foto storica anni Ottanta. Foto: Arch. Guerrini La Grotta della Pria. Foto: M. Guerrini Lumignano classica. Foto: M. Guerrini
SETTORE CASAROTTO 1. MARCON 2. CASAROTTO L1 CASAROTTO L2 3. EROIKEN 4. UNA VITA NON BASTA 5. MARIACHER 6. LIBELLULA LILLA L2 7. PINGUINO L1 8. PINGUINO REALE L2 9. BISSON L2 10. SIMEONI L1 SIMEONI L2 11. BUCOMANIA
6c+ 6a+ 5c 6a+ 7a 6c 6a+ 6a+ 6a+ 6c 6a 6a+ 6a+/6b
35m 35m 18m 10m 35m 35m 18m 22m 15m 15m 22m 12m 22m
Ch. Cogato Ch. Casarotto/Simeoni Ch. Casarotto/Simeoni Ch. Guerrini Ch. Guerrini Ch. Mariacher Ch. Guerrini Ch. Andolfato/Dal Prà Ch. Angriman Ch. Bisson Ch. Simeoni Ch. Simeoni Ch. Guerrini
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Vertical Tales Sister Moon 1988/2021 Nella sala da pranzo ci fu un’ovazione di consensi, Maurizio Savini e Pierluigi Zolli si offrirono come aiutanti. E lì persi il senno: invece di oppormi, come avrei dovuto saggiamente fare impedendo in ogni modo a Nicola di portare a termine la sua malsana idea, me ne stetti zitto zitto da gran paraculo a godermi la deriva dei propositi dei miei amici. La mattina dopo, salii con Ciato verso il Moneta, mentre Nicola e gli altri cercavano il materiale utile alla realizzazione del loro piano. Giunsero più tardi al di sopra della cengia con un secchio in cui impastare il cemento, una cazzuola, più tutto il resto. Io e Roberto intanto scalavamo e ci sbellicammo dalle risate nel vedere tirar su carrucolato non so come Nicola (il cui livello era, al massimo della forma, intorno al 6a), su quella parete così tanto strapiombante. Il bello fu che Pierluigi sbagliò l’impasto facendolo poco denso, costringendo così Nicola, dopo aver chiuso il buco utile a Jolly, a rimanere appeso nel vuoto per tre buoni quarti d’ora in attesa che quell’intruglio tirasse a dovere, imprecando a lungo incazzato nero. La cosa suscitò grasse risate in particolar modo in Maurizio Savini che disse: «Cafie’, ma che jai fatto la scajola invece der cemento?». E giù risate col povero Nicola dolorante alla schiena appeso come un salame.
Sistemazioni Nicola Cosenza all’opera su Sister Moon, anno 1988. Foto: Arch. Di Bari
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Giorni dopo eravamo tutti là, e ci gustammo l’arrivo di Jolly e company. Lo vidi salire ignaro la via fino a raggiungere il passaggio chiave e subito dopo cadere stupefatto e inorridito urlando: «Hanno chiuso l’appiglio, hanno chiuso l’appiglio col cemento». Nessuno di noi disse mezza parola, qualcuno ridacchiò incuriosito. Alessandro si ricalò alla base della parete e, rimanendo a distanza da me che ero impegnato più in là a fare pigramente sicura a Roberto, mi chiese se fossi stato io. Risposi assolutamente di no ma gli consigliai comunque di approfittare della situazione, e salirla lo stesso usando la tacca, visto che così la via sarebbe stata 8a+ per chiunque. Non disse altro, risalì per trovare il suo modo di riuscire con o senza la tacca e la questione sembrava fosse finita pacificamente e civilmente lì. La sera stessa, mi giunsero voci da più parti riguardo lo sdegno a maleparole di Jolly nei miei riguardi, con accuse pesanti alle spalle, senza neanche il coraggio di dirmele in faccia. Di nuovo, nel nostro appartamentino bunker, esplose la rabbia collettiva. Ne avevo abbastanza, volevo chiudere la questione una volta per tutte il giorno dopo, proprio alla base della parete. Da parte dei miei amici fu un coro di: «Sì dai cazzo domani saliamo anche noi, ti facciamo il tifo gliene devi dire quattro ecc…» e con questo programma ce ne andammo a dormire, se passare una notte insonne per l’incazzatura può dirsi “dormire”… L’indomani mattina, mi alzai con determinazione e giunto sulla strada vidi in lontananza Jolly e i suoi sodali su in alto, come puntini all’arrivo sommitale della cengia della parete. Ero deciso come non mai, per mia solita indole, ad affrontarlo a parole, per chiarire la questione una volta per tutte, lasciarmi la questione alle spalle e dedicarmi finalmente ad altri progetti per la mia evoluzione arrampicatoria. Ma quando arrivai all’attacco del sentiero mi trovai solo come un cane, i miei amici se l’erano tutti svignata a scalare altrove e la cosa mi fece arrabbiare ancora di più. Salii il sentiero a rotta di collo, mi inerpicai sul tratto finale della cengia e vidi Jolly
proprio sotto Sister Moon, circondato e protetto dal suo gruppo, che forse temeva un’aggressione da parte mia. Gettai lo zaino in terra, lo puntai e feci per raggiungerlo a lunghi passi, ma dopo qualche metro Roberto Barberi alias “Medio Verme”, mio vecchio amico, si mise davanti per tentare di impedirmi il passaggio. Ogni nuovo imprevisto non faceva che aumentare la mia incazzatura, quindi gli urlai minaccioso a cinque centimetri dal viso che se non si fosse tolto lo avrei scaraventato di sotto dalla cengia. Stiamo parlando di una decina di metri buona... Si fece da parte. Stessa identica sorte toccò subito dopo a Massimo Gambineri che, scostandosi infine, mi fece passare. Finalmente raggiunsi Alessandro, gli dissi che mi erano giunte brutte voci di sue parole rivolte alla mia persona, che se voleva dimostrare di essere da 8a+ doveva stringere quella tacca come avevo fatto io, che se voleva proprio competere ci sarebbero state tante altre gare e falesie ancora più famose nel Sud della Francia dove confrontarci e bla, bla, bla… Insomma ci confrontammo come due emeriti immaturi bambini cretini per lo stesso lecca lecca, che ovviamente non avrebbe potuto sollazzare due bocche. Pian piano mi calmai avendo, dal mio punto di vista, ottenuto soddisfazione. Lui ebbe poco da dire, ricominciò a provare la via, che giorni dopo riuscì a salire, non so nemmeno se con o senza la stessa mia tacca, ormai non mi importava più. Anche Roberto Ciato la liberò tempo dopo, e dopo di loro e fino a oggi l’hanno salita autorevoli climber, confermando a distanza di 32 anni il grado 8a+. Così finì la storia. Tanto tempo è passato, per noi vecchie anime a volte sciocche, ora alle prese con figli già grandi, dinamiche di altra natura e ancora progetti nuovi per il futuro. Non so se sia rimasto il cemento/scagliola nel buon appiglio, spero di no. Luca Bevilacqua mi ha detto che comunque da molti anni si è trovato il modo di liberare la via senza la povera tacca a me cara, che tanto scaldò i nostri stupidi animi competitivi e le nostre immaturità di allora…
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T R O P S
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ANDE.IT #ANDEXPLORE
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Vetrina prodotti Ferrino Instinct
Rock Experience Svaselina Un capo pensato per gli amanti dell’arrampicata in tutte le sue forme: è Rock Experience Svaselina, il cui nome è ispirato all’omonima via di arrampicata situata nella falesia di Pradello, in provincia di Lecco. Realizzata in cotone organico di alta qualità, un materiale la cui coltivazione e manutenzione richiede un minor uso di acqua e pesticidi, Svaselina è disponibile in diverse colorazioni e con grafiche diverse presenti sia nella parte frontale che sul retro.
New entry nella linea di zaini ultraleggeri, l’Instinct è uno zaino dalle linee essenziali ideale per tutte le forme di alpinismo. Un vero all-around per la montagna, disponibile in due diverse dimensioni, 30+5 e 40+5, è stato progettato per adattarsi a ogni attività grazie alla possibilità di essere modulato nel peso e nel sistema di trasporto. Realizzato in Dyneema® Composite Fabric, che grazie all’accoppiamento tra tessuto DCF e poliestere 50D riesce a conferire allo zaino un rapporto tra resistenza e peso ineguagliabile. Il sistema del dorso Hollow Back System è molto confortevole e super traspirante grazie all’abbinamento di imbottiture preformate con canali di aerazione e tessuto reticolare che permettendo di mantenere sempre asciutta la schiena. www.ferrino.it
www.rockexperience.it
Salewa Alpine Hemp Cargo Shorts I pantaloni corti Alpine Hemp Cargo Shorts sono realizzati in Alpine Hemp Ripstop Stretch, un nuovo tessuto ibrido resistente alle abrasioni, che contiene il 53% di canapa tessile, insieme a poliestere riciclato ed elastane. Il risultato è un materiale con traspirabilità superiore, che lascia ampia libertà di movimento ed è piacevolmente fresco a contatto con la pelle. Con un peso di soli 260 grammi, questi pantaloni corti sono una soluzione leggera e confortevole per un utilizzo Train-to-Climb. Disponibili in quattro colori da uomo a partire dall’estate 2021.
E9 Rondo Artrock Qualunque sia l’isola che visiterete per le vostre scalate estive, il compagno ideale, anche durante il viaggio è la new entry nella storica famiglia Rondo, un pantalone da uomo in cotone biologico superstretch con vestibilità skinny e un’elevata elasticità. Confortevole e flessibile per garantire libertà di movimento. Tasche interne in popeline, ricamo sul retro, vita regolabile e originali impunture sono le caratteristiche di un modello unico per stile e cura dei dettagli. Prodotto interamente in Italia. www.e9planet.com
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www.salewa.com
Ande Grafic Che sia trekking, escursionismo insulare o leggero sky-running, la scarpa Grafic Ande, saprà soddisfare tutte le vostre esigenze. Dotata di suola Vibram® Ex Moor, intersuola Eva in materiale plastico ad iniezione ammortizzante e sottopiede anatomico Air Comfort per una maggior traspirazione, risulta estremamente confortevole nella calzata grazie anche alla forma affusolata. La tomaia Knit Upper e la fodera Watershield, coniugano resistenza e leggerezza: 0,768Kg la coppia misura 41. ande.it
Vetrina prodotti Climbing Technology Quarzo Che l’arrampicata si pratichi in alta quota, al mare o in palestra non importa. Ciò che conta è il poter far affidamento su dispositivi che sappiano rispondere alle più evolute esigenze tecniche e sportive. Dopo oltre 30 anni di esperienza nel settore Climbing Technology ha sviluppato Quarzo, un’imbracatura monofibbia leggera dal peso di soli 330g (taglia M). La struttura interna dell’imbrago è progettata per ripartire il carico in modo ottimale e la cintura lombare è ergonomica. I cosciali a “V” e presentano un’imbottitura a rete sottile che garantisce la massima libertà di movimento e conferisce un’ottima vestibilità www.climbingtechnology.com
Wild Country Mosquito
Black Diamond Magnesite Eco Gold
Mosquito è l’imbrago più leggero mai realizzato da Wild Country. Concepito specificamente per l’arrampicata sportiva, grazie alla sua vestibilità precisa e alla sua leggerezza (appena 220 grammi), offre la massima libertà di movimento. La costruzione della cintura presenta un tessuto portante interno che distribuisce il carico in maniera uniforme sull’intera struttura dell’imbrago e si combina con un’imbottitura in rete superleggera, che offre robustezza, resistenza alle abrasioni e un’asciugatura rapida. Un’importante dotazione di sicurezza distintiva di quest’imbrago è il safety indicator: l’indicatore di usura che avvisa chiaramente quando è il momento di sostituire l’imbrago.
L’ultima novità della proposta magnesite di Black Diamond è la nuovissima Eco Gold, realizzata con carbonato di magnesio puro ottenuto dal processo di desalinizzazione invece di essere estratto dalla terra come la classica magnesite per l’arrampicata. Questo procedimento la rende più pura e sostenibile rispetto ad altri prodotti sul mercato. In altre parole, Eco Gold è ottimo tanto per l’ambiente, quanto per l’arrampicata! Inoltre, grazie alla sua formulazione pura, questo tipo di magnesite è extra assorbente, offre un potere asciugante superiore e migliora efficacemente la presa.
www.wildcountry.com
eu.blackdiamondequipment.com
Scarpa Chimera La Sportiva Mythos 30th Anniversary Anniversary edition per la celebre scarpetta d’arrampicata Mythos, in collezione dal 1991 e ora realizzata con materiali eco-friendly per ridurre al minimo l’impatto ambientale: la maggior parte dei componenti impiegati deriva da materiali riciclati e a ridotto impatto ambientale (concia metal free, pelle biodegradabile, collanti a base acquosa). Concepita per avere una forma confortevole e adatta ad ogni tipo di piede, si propone di essere un’ottima calzatura per vie lunghe e gli utilizzi in parete prolungati. Corredata di suola FriXion® White per offrire la massima aderenza, l’Anniversary è impreziosita da dettagli come l’etichetta stampata a caldo e la cucitura in oro Mythos 30th. www.lasportiva.com
Chimera è l’avanguardia della scarpetta d’arrampicata moderna, adatta sia alla falesia che al boulder. Forma asimmetrica e arcuata con posizione dell’alluce medio/molto arcuato per offrire precisione eccellente e flessibilità garantita dall’inserto TPS sotto l’area di punta. La tomaia combina 8 pezzi di microfibra altamente tecnica accoppiata a uno strato di TPU forato e traspirante e ad alta resistenza all’abrasione. L’allacciatura è estesa fino in punta per adattare la tomaia a ogni tipo di piede. Suola in Vibram XS Grip 2 da 3,5mm con tallone sagomato XS Grip 2 di spessore 2mm. www.scarpa.net
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BIMESTRALE DI ARRAMPICATA E ALPINISMO Marzo 2021. Anno III. Numero 11 Direttore responsabile Richard Felderer Coordinamento editoriale Eugenio Pesci Samuele Mazzolini Alberto Milani Redazione Tommaso Bacciocchi Roberto Capucciati Matteo Maraone Marco Pandocchi Damiano Sessa Copertina Scott Hailstone su Captain Heelhook, 7a, Heroes, Kalymnos Foto: © Peta Barret Mathilde Becerra sull’Arête des Cosmiques, Chamonix, France (© Mathis Dumas / Red Bull Illume)
Grafica Tommaso Bacciocchi
Impaginazione Stefano Vittori
Correzione di bozze Rachele Palmieri Hanno collaborato Luca Andreozzi, Miquel Angel Apesteguia, Alessandro Baù, Toni Bonet, Oscar Cano, Massimo Cappuccio, Claudia Colonia, Alessio Conz, Andrea Di Bari, Richard Felderer, Walter Goller, Michele Guerrini, Ramón Hernández, Alessandro Lamberti, Manel Marquès, Claudio Migliorini, Alberto Milani, Federica Mingolla, Giuseppe Miotti, Marco Pandocchi, Paolo Panzeri, Eugenio Pesci, Sam Porter, Fabrizio Rossi, Félix Sanchez, Aris Theodoropoulos, Nicola Tondini Versante Sud Srl Via Longhi, 10 – 20137 Milano tel. +39 02 7490163 versantesud@versantesud.it info@up–climbing.com Abbonamenti e arretrati www.versantesud.it Stampa Aziende Grafiche Printing srl – Peschiera Borromeo (MI)
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