Poste Italiane S.p.A. Spedizione in A. P. Aut. n° MBPA/LO-NO/048/A.P./2019 Periodico Roc -NE/VR
in edicola il 20 novembre 2023
#27 | nov/dic 2023 8.00 €
EDIZIONI VERSANTE SUD
STORIA DI COPERTINA Proposte Multipitch. Sulle pareti lecchesi Il lago di pietra / Di secolo in secolo, Escursionismo. Quattro passi nella neve di falesia in falesia… / Quattro vie Personaggi Larian Vertical People. dal gusto forte / Lecco, la città dei Interviste a ruota libera intorno al lago gruppi / I Ragni di Lecco / Il Gruppo / Tono Cassin / Beatrice Colli / Benigno Gamma / Il Gruppo Asen / Fortuna e Balatti / Mauro Sormani / Iris Belli sfortuna di Germano Vitali da Acquate, / Marino Marzorati / Jorge Palacios detto “Gigi” / Montagne lecchesi e / Marco Nicolodi / Stefano Carnati soccorso alpino. Breve chiacchierata / Francesco Castellano / Giovanni con Emanuele Panzeri / Giò Chiaffa. Rivolta / Norberto Riva / Alessandro Quarant’anni di attività di ricerca / Un Passoni / Valentina Arnoldi giorno sul Carbonari Ideas Un quintetto per Gaston
LECCO - COMO
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Sommario 004 Editoriale di Eugenio Pesci
STORIA DI COPERTINA
016 Il lago di pietra di Carlo Caccia
023 Di secolo in secolo, di falesia in falesia… a cura di Eugenio Pesci
PROPOSTE MULTIPITCH
042 Sulle pareti lecchesi Tour verticale tra vie classiche e sportive a cura di Eugenio Pesci
STORIA DI COPERTINA
056 Quattro vie dal gusto forte
PERSONAGGI
092 Larian Vertical People Interviste a ruota libera intorno al lago a cura di Eugenio Pesci 094 Tono Cassin a cura di Carlo Caccia 098 Beatrice Colli 100 Benigno Balatti 101 Mauro Sormani 102 Iris Bielli 104 Marino Marzorati 107 Jorge Palacios 108 Marco Nicolodi
064 Lecco, la città dei gruppi
110 Stefano Carnati
066 I Ragni di Lecco di Serafino Ripamonti
112 Francesco Castellano
072 Il Gruppo Gamma di Pietro Castelli
114 Giovanni Rivolta 116 Norberto Riva
076 Il Gruppo Asen di Asen Park 078 Fortuna e sfortuna di Germano Vitali da Acquate, detto “Gigi” di Alberto Benini 082 Montagne lecchesi e soccorso alpino Breve chiacchierata con Emanuele Panzeri a cura di Eugenio Pesci 084 Giò Chiaffa Quarant’anni di attività di ricerca di Giovanni Chiaffarelli
118 Alessandro Passoni 120 Valentina Arnoldi
IDEAS
122 Un quintetto per Gaston di Giorgio Confalonieri
STORIA DI COPERTINA
126 Un giorno sul Carbonari di Davide “Moss” Trincavelli
PROPOSTE
128 Quattro passi nella neve Qualche proposta classica per un escursionismo invernale nelle Grigne di Eugenio Pesci
VETRINA
134 Proposte prodotti
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Sommario
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Editoriale
Editoriale Testo
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Grigna magica Tramonto verso il Cinquantenario. Foto: E. Pesci
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Eugenio Pesci
i potrebbe pensare che si tratti solo delle due celebri Grigne: quella più complessa e ripida, triangolare e piramidale, la Meridionale o Grignetta, e l’altra, quella più imponente, espansa, quasi distesa verso est, la Settentrionale o Grignone, sulla cui cima svetta il secolare rifugio Luigi Brioschi. Ma se ci trovassimo per un attimo proprio sulla porta di quest’ultimo, sarebbe subito chiaro che le montagne vicine
invincibile di qualche magico flautista delle vette. La realtà è una sola: queste aree naturalistiche, nel pieno dello sviluppo della società industriale moderna e post-moderna, sono state e sono il parco giochi privilegiato e amatissimo di milioni e milioni di abitanti e cittadini della parte centrale del Nord Italia. Anche sotto il profilo strettamente alpinistico, ma si dovrebbe dire arrampicatorio, il bel calcare di queste
alle città di Lecco e di Como sono molte, ma molte di più. Vi sono poi vicende singolari: la parete più importante e nobile delle Prealpi centrali, vuoi per imponenza, vuoi per storia alpinistica, cioè la sud del Sasso Cavallo, non si vede né da Lecco né da Como, ma si vede benissimo, ed in maniera sorprendentemente nitida, se si ha un buon binocolo, da molti edifici alti in Milano. Solo per citare alcuni luoghi in ordine sparso, alle due Grigne si affiancano, in un curioso festival alpestre e spesso verticale, tutto il Monte San Martino, tanto caro all’Abate Stoppani, che ne parla diffusamente nel Bel Paese, nel 1876, il Resegone, lo Zuccone Campelli, i Corni di Canzo, e tante altre cime minori. Tutto questo raccolto patrimonio roccioso, prativo, boschivo, con tutte le sue componenti antropiche, faunistiche e di flora, non dista mediamente più di cinquanta chilometri da quel tessuto ormai continuo di abitazioni, strade, fabbriche, uffici, locali, e quant’altro, che si estende a centottanta gradi a sud, a est, a ovest di Lecco. Secondo diversi osservatori, queste montagne sono le più frequentate dell’intero arco alpino da almeno cento anni: non si stenta a crederlo, anche perché esse vantano (data anche la quota modesta, che raggiunge al massimo i 2400 metri circa) una frequentazione massiva in ogni stagione, in inverno compreso, in alcuni, scelti, casi. Se si torna indietro nel tempo, ci si accorgerà presto che la frequentazione di queste aree alpine non ha mai subito flessioni, che l’esplorazione delle medesime risale alla seconda metà del XIX secolo, che l’assalto a tutte le possibili pareti di qualsiasi foggia, altezza e qualità minerale (e di assalto è il caso di parlare) è iniziato già nei primissimi anni del XX secolo. Se poi dovessimo trasferirci nella analisi dei fenomeni turistici, dovremmo concludere che la corsa alle montagne lecchesi e comasche, sia dai paraggi che dalla più lontana pianura, sembra da sempre animata dal richiamo
montagne ha quasi sempre assunto, nel tempo, l’ufficio o la maschera del laboratorio pregiato, ossia per usare un termine ormai desueto “della palestra” , con stili, tecniche, figure, momenti, estremamente diversi e caratteristici. È qui del tutto inutile rifare per la trecentesima volta l'elenco di tutti i nomi di rilievo che hanno fatto la storia di queste pareti e anche di molte falesie, storia narrata in strettissimo e acuto dettaglio in innumerevoli pubblicazioni a partire dal primo Novecento e fino ad oggi. È più interessante ricordare i luoghi: il già citato Sasso Cavallo, la Corna di Medale, che è il prototipo storico e tecnico della parete di fondo valle, incombente sulle case, con i suoi quattrocento metri verticali; il Pizzo d’Eghen remoto e severo, le bastionate del Resegone, i campanili e le torri, assai celebri, della Grignetta: i Magnaghi, il Sigaro, la Torre Costanza, il Fungo, il Cinquantenario e avanti all’infinito. Su queste rocce, centinaia di migliaia di appassionati. Su queste rocce, giornate meravigliose, giornate di sole, giornate di vento, giornate gelide, neve, nebbie, piogge, amori, drammi e quasi tutto il campionario dell’umana esperienza. Non ci si potrà dimenticare, per concludere, di notare come, finito il tetro e recente periodo virale, queste montagne tanto metropolitane abbiano visto una moltiplicazione esponenziale di presenze, di frequentazione, di modalità di considerazione, in una frenesia, talora inquietante, che lascia perplessi sul futuro delle montagne e delle Alpi in generale. In questo numero di Up Climbing, parleremo dunque delle montagne di Lecco e Como, con riferimento quasi esclusivo alla situazione presente, ma cercando di dare voce al maggior numero possibile di protagonisti, personaggi, gruppi, apritori, chiodatori, ripetitori, nella dichiarata speranza di appassionare a queste cime e pareti il numero più alto possibile di lettori.
Editoriale
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Storia
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Di secolo in secolo, di falesia in falesia… Testo
Storia Luca Passini Aria frizzante, Corni di Canzo, Pala del frate, 8a. Foto: Arch. Passini
Eugenio Pesci
Quando, a metà degli anni 90, accadeva di scrivere, per qualche rivista italiana o straniera, degli articoli sulle falesie della zona lecchese, il materiale verticale di cui si disponeva, oltre che di eccellente qualità, per certi versi insuperata in zona, era già molto ampio e sembrava, abbastanza incredibilmente, già custode di una lunga storia, quando, invece, proprio la storia dell’arrampicata lecchese era del tutto neonata. neonata.
F
a dunque quasi sorridere, agli inizi del terzo decennio del nuovo millennio, rendersi conto che sono passati ormai quarant’anni, e anche qualcosa di più, da quel lontano giorno in cui un giovane e lungimirante Marco Ballerini piantò qualche spit su una liscia placca al Sasso di Introbio, chiamando poi la via,che provò varie volte, con il poetico nome di Oltre il tramonto. Volendo parlare ancora delle falesie lecchesi e comasche, note e catalogate in innumerevoli guide ed articoli, nel corso degli anni, dunque la prima considerazione che viene spontaneo fare è che ormai l’arrampicata in zona, nella sua versione sportiva, passa di secolo in secolo.
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Vertical News
Resegone: le nuove falesie Er Dito e Topo Gigio Informazioni
Giuseppe Rocchi
Ubicate nei pressi del Passo del Fò, sul versante ovest del Resegone, queste recentissime strutture, attrezzate nel 2022/ 2023 da Giuseppe Rocchi - certamente uno dei massimi esperti di questa montagna- e da Fabrizio Anghileri, offrono una serie di divertenti monotiri di difficoltà media in un caso e di difficoltà moderata in un altro e, anche in relazione al bell’ambiente alpestre in cui si trovano, susciteranno certamente l’interesse degli arrampicatori. L’esposizione ad Ovest favorisce le mezze stagioni. Attrezzatura ottima a Fix.
iero
Sent
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Buco della Carlotta e Caminetto
Pian Serada
Ferrata Centenario
22 24 23 Er Dito
Caminetto
Topo Gigio
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ACCESSO Dal piazzale della funivia dei piani di Erna sì raggiunge il rifugio Stoppani e da qui il rifugio Ghislandi. Da esso si sale verso la parete del Resegone e la si costeggia verso sinistra incontrando dopo poco le due falesie.
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Ferrata Centenario
Funivia
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Bastionata Sud
Rif. Ghislandi
Erve
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Resegone, nuove falesie Foto: G. Rocchi
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TOPO GIGIO 1. ADELIO 2. VECCHI EROI 3. CAPRA BIVE 4. BAMBINO 5. BIONDO 6. PAOLINO 7. PANZDANY 8. RAMBO 9. ROKY 10. GOCCIA 11. TENNISTA 12. MAZZO
5b 5c 5c 6a 5c+ 5c+ 6b 6b 6b 6a 5c 5c
12m 12m 12m 12m 12m 12m 12m 12m 12m 12m 12m 12m
7a 7a+ 6c+ 6b 6b+ 6b 6b 6c 6a
28m 28m 28m 30m 33m 30m 23m 33m 25m
FALESIA ER DITO 13. MALALINGUA 14. STOR.. DITO 15. REBUS OK… 16. CARMELINA 17. DELFIX 18. RASMI 19. MARMOS 20. ARDITO 21. ALL BARBER
Aggiungiamo qua un elenco di multipitch recentemente richiodate: 22. FEDERICA 23. A. LUSARDI (RUCHIN) 24. OL BASTÙ DE PIER 25. LELEROK 26. L’AMICIZIA 27. IL TRONO DEL RE 28. G. VALSECCHI
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6c (6a) 90m 6b 100m 7c (6b) 80m 6a 90m 6b (6a) 110m 6b+ (6a) 110m 5c+ 120m
7a+ 6c+ 6b
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Storia Quattro viedal gusto forte SASSO SAN MARTINO
Drink cliff fuck repeat A cura di
Paolo Marazzi
In quel periodo scendere dalla Val Masino per andare a Menaggio era un mix tra la nostra spedizione e la nostra voglia di ribellione. Era l’inverno 2020, pieno Covid e zone verdi, rosse e gialle. Noi stavamo in Masino, quella
era casa nostra. Ogni giorno uscivo di casa e andavo a piedi a scalare (perché nel tuo comune potevi fare sport), a mezzogiorno Giulia mi raggiungeva e facevamo qualche tiro assieme per un po’, poi lei tornava a lavorare e io a scalare con gli altri, fino a che non faceva buio.
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Eravamo diventati degli abitudinari, anche se le nostre abitudini erano da privilegiati, lo eravamo, e questa volta dell’arrampicata. Però le abitudini stancano, anche quello che ci sembra bello dopo un po’ diventa monotono. Per questo ripensai alle svariate idee che avevo nel mio cassetto mentale e una subito si palesò. Una parete che vedevo ogni volta
andando da Como verso Menaggio. Un muro aggettante che ero già stato a vedere una volta portando Giulia fin lì sotto con l’inganno. Era qualcosa di vicino ma non troppo. Qualcosa che si poteva fare in inverno, diversa dal granito, dai monotiri e dai boulder. Ne parlai con Simone e non ricordo perché quasi immediatamente uscì il nome di Mirco.
Storia
Paolo Marazzi Drink, fuck, repeat. Sasso di San Martino. Foto: Arch. Marazzi Simone Pedeferri Drink, fuck, repeat. Foto: P. Marazzi
Volevamo andare la ad aprire una nuova via, goderci quel viaggio ogni giorno che quasi ci sembrava transoceanico. Avevamo bisogno di quella normalità che in quel periodo suonava come ribellione: uscire dal proprio giardinetto per vivere e scalare qualcosa di nuovo che poi tanto nuovo non era. Questo potrebbe essere un piccolo riassunto
di Drink Cliff Fuck Repeat. Una via nata in un periodo storico differente. Per raggiungere la via prendere la strada Regina (Como-Colico), salire alla frazione di Griante e parcheggiare nei pressi delle seguenti coordinate: 45.9990294, 9.2305950 (Google maps) dove si trova il sentiero per la Cappelletta del San Martino.
Parcheggiare a fine strada e imboccare il ciottolato che porta in circa 20 minuti alla cappelletta. Arrivati lì, girar dietro e prendere la traccia ripida che in pochi minuti porta alla base della parete. La via si trova al di sopra di una corda fissa usata per superare una placca di roccia friabile.
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Storia Lecco, la città dei gruppi
provenienti dal corso arrampicata, hanno portato nuova linfa alle attività alpinistiche; quest’estate l’attivissimo Luca Danieli ha partecipato ad una spedizione in Perù, inanellando 4 cime sopra i 5000 metri; appena tornato si è buttato sulla Via del Det al Costanza e poi con Samuele Cargasacchi, col quale aveva già condiviso la salita alla Via dei Ragni al Grand Capucin (accompagnati in quell’occasione anche da Stefano Meles), si è cimentato sulla via Messner al Sas Dla Crusc. Martina Frigerio e Mattia Sandionigi hanno percorso Blue Lagune in Wendestock e Giorgio De Capitani negli ultimi anni ha alternato l’arrampicata moderna salendo vie come Voyage selon Gulliver al Capucin, Legacy e Millenium a Wenden a scalate classiche come la FeriUltra al Picco Luigi Amedeo, la Diretta del popolo al Badile e la Bertone-Zappelli all’Aiguille Croux. Non sono mancate nuove idee: Tommaso Garota ha aperto insieme a M. Valsecchi la via Atreyu a Punta Sfinge (180m, VI+ A1); Michele Mandelli, Claudio Cendali e Pietro Bonaiti Pedroni la via Atomica al Sasso dei Carbonari (680m, VI+ A2) e M. Panzeri con Pietro Castelli la Via del Vegio al Terzo Magnaghi in Grignetta (90m, 6b) dedicata ad Ernesto Panzeri. Proprio in questi giorni T.Garota, C.Cendali, M.Sandionigi e Maddalena Bosisio stanno partecipando ad una spedizione congiunta coi Ragni in Albania, sponsorizzata Rock Experience, con lo scopo di attrezzare alcune falesie. Questa collaborazione testimonia come i rapporti fra i due sodalizi lecchesi siano in questi anni più che positivi ed improntati al rispetto e alla collaborazione reciproca.
Grandi vie Luca Danieli sulla Messner al Sass d’la Crusc. Foto: Arch. Gruppo Gamma
IMPORTANTE SOTTOLINEARE “ CHE TUTTI I MEMBRI DEL GRUPPO,
ESCLUSE LE GUIDE ALPINE, SONO DEI “DILETTANTI” CHE FATICOSAMENTE DEVONO RUBARE ALLE FAMIGLIE, ALLE MOROSE (È DURA!) E AL LAVORO IL TEMPO PER ALLENARSI E PER ANDARE IN MONTAGNA. OGNUNO DI LORO INOLTRE HA SEMPRE PARTECIPATO ALLE ATTIVITÀ DEL GRUPPO CON IMPEGNO E COMPETENZA SOTTO FORMA DI VOLONTARIATO.
Training La sede del Gruppo Gamma dispone di un’interessante area indoor per allenamento. Foto: Arch. Gruppo Gamma
economico della Regione Lombardia che ha riconosciuto l’importanza di queste strutture per l’ambiente lecchese. Nuove immissioni al sodalizio, con tanti ammessi
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Al momento il Gruppo conta 66 soci attivi, di cui 8 guide alpine, 7 accademici del CAI, 6 istruttori nazionali d’Alpinismo e 16 membri del soccorso alpino.
Personaggi Panorama dal Belvedere, Pian dei Resinelli. Foto: Michael Martinelli su Unsplash
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Personaggi
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Benigno Balatti
Personaggi
Mandello del Lario 1954 : alpinista da tutta la vita, Accademico del Cai, ghiacciatore di assoluta classe, ha aperto vie sul Grignone, ed è fra i massimi conoscitori del Gruppo delle Grigne Senza ombra di dubbio tu sei uno dei più esperti arrampicatori e alpinisti della zona lariana… Ci racconti un po’ come hai iniziato molti anni fa, se hai avuto dei maestri, quali sono state le tue prime esperienze in roccia e le tue sensazioni iniziali verso questa attività..
Hai sempre avuto e hai una grande passione e una grande competenza per l’arrampicata su ghiaccio in cui certamente sei stato maestro con importanti prime salite. Che cosa ti ha spinto a questo tipo di alpinismo molto tecnico e anche per certi versi molto impegnativo? Cosa ti piace in particolare dell’arrampicata su ghiaccio e neve? Ciò che mi ha spinto a ricercare e percorrere vie di ghiaccio e misto, è stato il
Abitando a Mandello ed ai Piani dei Resinelli, l’immagine delle Grigne mi è sempre stata famigliare, è così che ad otto anni ho percorso il Sentiero della Direttissima ed il Sentiero Cecilia con mio cognato Mario Lanfranconi e mia sorella Carla, il passo verso l’arrampicata è una evoluzione naturale, la mia prima via è stata la classica Cresta Segantini con Mario. In seguito la prima vera scalata è stata la via Normale alla Guglia Angelina con mio cognato Giuseppe Alippi”Det” che già a quei tempi era uno dei più forti alpinisti non solo locali.
desiderio di “creare” ed esplorare nuovi percorsi dove ogni giorno si presentava l’incognita ed il fascino dell’avventura in terreno sempre diverso. Parlaci un po’ della tua esperienza sulle montagne di casa, intendendo però montagne mandellesi, di cui sei a dir poco espertissimo… Quali sono i settori o le pareti che ti sono più care e anche quali i luoghi non necessariamente verticali che reputi più belli e tipici di questa zona alpina e lacustre… La mia “evoluzione “rivolta all’arrampicata è stata in Grignetta, di cui ricercavo e ripercorrevo le vie meno conosciute, spinto dal desiderio di scoperta ne percorrevo i canali, le tracce e sentieri a volte dimenticati, in seguito ho voluto sperimentarmi sulle “difficoltà” ed è così che il mio interesse mi ha portato alle Grandi Pareti del Sasso Cavallo e Sasso dei Carbonari, dove la vastità ed altezza, mi permettevano di vivere ancor di più intensamente il desiderio di “esplorazione” e ricerca. Hai arrampicato molto in Grignetta, salendo un numero altissimo di vie, e talora riscoprendone alcune dimenticate. Come descriveresti in poche frasi l’ambiente e il fascino di questa montagna piccola ma estremamente particolare e per certi versi severa?
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La Grignetta non è una montagna banale, ma è come un libro di storia, dove ogni parete è la “pagina” di questo libro. Se tu dovessi consigliare a chi non c’è mai stato tre o quattro vie immancabili in Grignetta, quali sceglieresti a diversi livelli di difficoltà? E quali sono state secondo te le vie la cui ripetizione ti ha dato più soddisfazione sempre qui in Grignetta? Per chi inizia consiglio la via Normale ai tre Magnaghi, in quanto la qualità della roccia consente un approccio sicuro all’arrampicata, di seguito le vie Albertini e Bartesaghi ai Magnaghi e cercando la difficoltà consiglio la via Cassin al Torrione Palma oltre alla Gandin al Torrione Cinquantenario. Le vie in cui mi ritrovavo erano la Cassin al Costanza ed una via poco conosciuta come la Ruchin al Secondo Magnaghi, dove la difficoltà, l’esigenza di sapersi muovere su roccia poco “scalata” ed esposta, mi offrivano motivazione. Sasso Cavallo e Sasso dei Carbonari sono stati e sono il tuo terreno preferito. C’è stata una salita di cui ci vuoi previamente parlare e che reputi veramente simbolica rispetto la tua attività su queste pareti? Il Sasso Cavallo,con la via Oppio, percorsa quarantaquattro volte, e di cui ho aperto nuovi itinerari, ma è con il Sasso dei Carbonari, con la sua roccia “Dolomitica”, la vastità della parete, che ho trovato ancor più motivazioni per aprire nuove vie o ripeterne le storiche. In particolare il mio ricordo va alla Via del Togn, una via ancora poco conosciuta, ed in quegli anni ancora tutta da scoprire. Fra tutti gli arrampicatori che hai conosciuto direttamente nella zona lariana, quali sono stati secondo te quelli che ti hanno colpito di più, e perché? Giovanni Ratti, un alpinista umile, empatico, forte senza clamori. Riccardo Zucchi, tra i fondatori del Gruppo Corvi, che ha contribuito all’evoluzione e crescita dell’alpinismo. Così come Giuseppe Alippi “Det”, che con la sua bravura ha saputo essere esempio ed obiettivo da raggiungere. Misto d.o.c. Benigno su Bucolandia, nuova via sulla Grigna settentrionale. Foto: Arch. Balatti
Mauro Sormani
Personaggi
Como 1976. Arrampicatore di alto livello, ha al suo attivo un 8c+/ 9a, 3 8c+,circa 20 vie di 8a a vista, e numerosi tiri estremi attrezzati in zona. Certamente tu hai avuto un percorso di miglioramento molto progressivo in molti anni, descrivici un po’ i momenti cruciali che hai vissuto e magari anche i tiri che per te sono stati una sorta di scatto in avanti, tecnico oltre che di grado… Sinceramente ho impiegato molto tempo ad alzare il livello
arrampicatorio: scalo quasi da vent’anni! Sono arrivato all’arrampicata sportiva dopo essermi dedicato a montagna e alpinismo; inizialmente mi limitavo a scalare in falesia senza integrare l’attività con alcun allenamento specifico, non ne avevo il tempo: fino ai trentotto anni ho infatti praticato sci di fondo a livello agonistico. In primavera e in estate arrampicavo all’incirca tre volte alla settimana (una volta di sera, dopo il lavoro, il sabato e la domenica), negli altri giorni mi dedicavo al lavoro aerobico (bici, corsa e ski roll). In autunno abbandonavo progressivamente la scalata per dedicarmi completamente alla preparazione per le competizioni di sci di fondo. Ogni anno però la stagione arrampicatoria durava sempre di più, adoravo scalare e mi pesava davvero tanto abbandonare l’arrampicata durante i mesi invernali, per poi ritrovarmi in primavera a ricominciare da capo. Anche il fondo cominciò a risentirne, oramai trascuravo gli allenamenti per dedicare sempre più tempo alla falesia. Così, quando decisi di smettere definitivamente con le gare di sci e cominciai a inserire degli allenamenti specifici per l’arrampicata, i miglioramenti poco alla volta arrivarono. Se tu dovessi descrivere una tua visione dell’arrampicata, che cosa ci potresti dire? Quello che mi attrae dell’arrampicata è l’inco-
gnita. È qualcosa di cui non posso fare a meno. Quell’equilibrio cosi sottile che si crea durante la scalata di una via in libera, che non ti rende consapevole della riuscita fino all’ultimo, è una sensazione impagabile. E questo crea dipendenza. Ogni volta ne sono alla ricerca. Più è sottile il limite tra il riuscire e il fallire più l’emozione è grande. Anche negli altri sport ho provato sensazioni simili ma sempre legate alla competizione. Nell’arrampicata la competizione è con se stessi, ci si mette anima e corpo per riuscire in qualcosa di semplicemente inutile, che invece per se stessi rappresenta molto. Quali sono le tue falesie preferite, prima del lecchese e poi in giro per il mondo, e per quale motivo? Anche se ho scalato per anni in placca oggi mi divertono maggiormente itinerari strapiombanti. Sono particolarmente legato a Valbrona Bassa, falesia vicino a casa, cui ho dato il mio contributo come chiodatore. Grazie a un appoggio logistico in zona, ho scalato parecchio nelle falesie liguri della Val Pennavaire e di Finale. Apprezzo molto le falesie della Sicilia e quelle di Kalymnos, ottimo connubio tra vacanza e arrampicata.
Avendo una struttura molto longilinea ed essendo arrivato all’arrampicata da adulto, ho molte carenze a livello di forza esplosiva e di dinamicità. Ho tuttavia una discreta forza di dita e una buona resistenza, che mi portano a prediligere una scalata su tacche con un’inclinazione leggermente strapiombante. Hai avuto dei maestri verticali? Qualcuno ti ha insegnato i primi rudimenti dell’arrampicata? Sono arrivato all’arrampicata per caso, spronato dagli amici di Valbrona, che mi hanno insegnato molto e con i quali ho vissuto parecchie esperienze. Molti degli itinerari alpinistici invece li ho affrontati con Vittorio Casiraghi, accademico del Cai, grande amico con cui ho condiviso, oltre al diabete, viaggi per il mondo rincorrendo obiettivi comuni. Su roccia in questi anni ho avuto la fortuna di scalare con svariate persone che per me sono state un punto di riferimento e che hanno contribuito ad affinare il mio bagaglio tecnico e motorio. Super Cimo Mauro Sormani, Orango Trango, 8b, Pian Bermardo. Foto: E. De Berti
Raggiunto il 9a, avrai sicuramente futuri progetti importanti. Ce ne puoi parlare? Al di là del grado, sempre in aggiornamento nelle vie molto recenti, è stata un’enorme soddisfazione salire in libera alcuni itinerari della zona considerati severi. Ci sono riuscito grazie alla vicinanza dei progetti, che mi ha permesso costanza nei tentativi e, soprattutto, alla tipologia di scalata, non molto boulderosa ma di resistenza. In questo momento non ho degli ambiziosi obiettivi congeniali vicino a casa, li sto cercando. Mi piacerebbe salire ancora qualche itinerario storico nella falesia di Cornalba, ma riuscendo a frequentarla solo una volta alla settimana fatico a meccanizzare bene le sequenze e ad essere fluido durante la scalata. Tipologie di appigli preferiti: tacchi, cannette, buchetti, svasi... La domanda è meno banale di quello che sembra: se ne hai di preferiti spiegaci un po’ perché in dettaglio.
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Proposte Quattro passi nella neve
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egli ultimi anni sono stati saliti numerosi canali, sia sulla parete est della Grignetta sia sul Grignone. Itinerari che, se in buone condizioni, non offrono difficoltà di ghiaccio o di neve particolarmente elevate, ma presentano tracciati assai divertenti e oggi molto gettonati da un pubblico medio, in un’ottica però alpinistica. Se alcuni itinerari escursionistici in inverno sono solo per esperti del gruppo, che ne conoscono i segreti e i pericoli, altri possono essere invece e sono, quando in buone condizioni di innevamento, alla portata di escursionisti capaci di muoversi adeguatamente con ramponi e piccozza. Ne proponiamo qui alcuni, rimandando in generale per tutti gli altri
sale poi verso destra ai pendii della Cermenati, ove in inverno c’è quasi sempre una netta e marcata traccia. Con diverse svolte a seconda delle condizioni, in circa 40 minuti senza possibilità di errore, per pendii aperti, si arriva al bivio ove si lascia a destra la traccia che conduce al Canalone Porta per il cosiddetto “Traverso dei Magnaghi” (in inverno consigliabile solo con tempo freddo e ottime condizioni di innevamento stabilizzato, altrimenti molto pericoloso per slavine). Si continua ora diritti per alcuni dossi e per un tratto su una vaga cresta oltrepassando l’evidente sbocco superiore del Canalone Caimi. Superato il successivo pendio, piuttosto ripido, un ultimo tratto quasi in piano conduce al canale sottostante la vetta: al suo termine presto la cresta (attenzione ad eventuali
a pubblicazioni più specifiche e tecniche, e ricordando comunque che ci riferiamo ai tracciati innevati, con condizioni di innevamento medie e con condizioni meteorologiche normali. Allo stesso modo ricordiamo che in inverno su questi itinerari sono necessari piccozza e ramponi ed è consigliato l’uso del casco, accessorio che, a nostro parere, varrebbe la pena di indossare anche nelle altre stagioni nella pratica dell’escursionismo se il terreno o i sentieri sono ripidi.
cornici) si piega a destra in salita e con 30 metri ripidi (presenti catene ma quasi sempre coperte d’inverno, prestare attenzione se ghiacciato) si raggiunge la vetta e la piccola costruzione metallica del Bivacco Ferrario, sempre aperto: mediamente ore 2.
Grigna Meridionale, 2184m Cresta Cermenati o Cresta dell’Asinino
In altro sopra i laghi Cresta Cermenati, grigna meridionale in Marzo. Foto: E. Pesci
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Dislivello: 800 metri circa. Difficoltà invernale: EE. Esposizione: sud. Il più classico sentiero del lecchese, nelle stagioni diverse dall’inverno piuttosto monotono e con un fondo ormai rovinato, diventa invece con neve stabile davvero divertente e tutto sommato nemmeno molto faticoso, svolgendosi per pendii aperti e rare creste non esposte, a pendenza quasi sempre costante. Può essere comunque considerato il tracciato della Grignetta più sicuro rispetto al pericolo di slavine, che tuttavia può sussistere, se i pendii dopo nevicate non hanno ancora scaricato, nella parte bassa, le cui condizioni vanno dunque valutate con attenzione. Dal Pian dei Resinelli si raggiunge il Rifugio Porta, per stradina asfaltata in circa 25 minuti. Da quest’ultimo si procede dapprima nel retrostante bosco Giulia, e seguendo le indicazioni sulle paline metalliche si
Grigna Meridionale Cresta Sinigaglia Dislivello 800m circa, difficoltà invernali valutabili F+. Pericolo di slavine limitato al tratto che da sotto al Torrione Gino porta alla cresta vera e propria e che guarda sul Canalone Porta: evitare il passaggio nelle ore più calde. Questo bel percorso, certamente anche nelle altre stagioni più divertente e complesso del precedente, diventa in inverno molto appetibile, a patto che ci siano condizioni di innevamento ottimale con temperature non troppo fredde per evitare tratti ghiacciati. Il percorso offre alcuni tratti che richiedono, laddove le catene siano coperte o ghiacciate, dimestichezza su facili tratti di arrampicata mista peraltro abbastanza esposti nella parte finale. Dal Pian dei Resinelli si raggiunge in automobile il Rifugio Soldanella e ivi si parcheggia; sconsigliabile proseguire sulla successiva sterrata, spesso gelata. Lungo quest’ultima si incontra dopo circa 150 metri la palina con la deviazione per la Cresta Sinigaglia: anche qui quasi sempre presente la traccia, se non ha nevicato da poco. Salendo in obliquo verso destra nel bosco si raggiunge la base del Canalone Porta. Lo si attraversa facilmente riprendendo la traccia sul suo lato orografico sinistro e salendo in obliquo per pendii sino a una zona meno ripida sotto il Torrione Gino e il Torrione della Grotta. Raggiunta una selletta
Proposte Quattro passi nella neve
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Vetrina prodotti Ande Agner
La Sportiva Nature Down Jkt
Una giacca, studiata in collaborazione con gli ambassador Ande, per affrontare le attività outdoor invernali, ma ideale anche nelle giornate più fredde in città. Studiata nei minimi dettagli, garantisce un ottimo compromesso tra calore, traspirabilità e leggerezza senza trascurare la sostenibilità: l’imbottitura Thermore® EVOdown® da 170 g è un prodotto 100% riciclato da bottiglie pet che richiama la morbidezza e la voluminosità della piuma, garantendo performance, durevolezza, calore diffuso e costante. Il tessuto esterno, in nylon con trattamento DWR, protegge e isola l’imbottitura dall’umidità. Il cappuccio con visiera e lycra avvolgente garantisce protezione anche con le condizioni più avverse. Le due tasche frontali sono compatibili con l’imbracatura. ande.it
The North Face Summit Pumori The North Face ha voluto chiamare così la sua ultima collezione più tecnica e all’avanguardia in onore della splendida vetta a forma di piramide nella sezione Mahalangur dell’Himalaya. La Summit Pumori Gore-tex® Pro Jacket è un guscio in Gore-tex Pro a tre strati con cuciture termosaldate per la massima protezione impermeabile e traspirante, anche nelle condizioni alpine più impegnative, con un design articolato che garantisce una vestibilità comoda e una maggiore mobilità durante tutte le fasi dell’arrampicata. Il parka in piumino Summit Pumori offre le massime prestazioni per l’alpinismo in alta quota. Imbottito con piumino 800 ProDown™, mantiene la sua morbidezza anche in condizioni di umidità e offre calore e comprimibilità di alto livello. I materiali riciclati rendono questa linea ad alte prestazioni una scelta migliore anche per la natura. www.thenorthface.it
Wild Country Flow Pants e Flow Shorts
Flow di Wild Country è un pantalone da arrampicata progettato per la massima libertà di movimento durante la scalata, versatile per l’arrampicata sportiva e il bouldering, realizzato in leggero cotone elasticizzato ripstop resistente all’abrasione. Un tassello di rinforzo è stato applicato in corrispondenza del cavallo per dare massima libertà di movimento. Sul retro, all’altezza delle ginocchia, un taglio specifico assicura completa flessibilità della gamba. Il pantalone Flow ha regolazione elastica nascosta sulla caviglia ed è disponibile in tre colorazioni, da donna e da uomo, e anche in versione corta. www.wildcountry.com
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Sta per arrivare l’inverno: non lasciarti fermare dal freddo! Il nuovo piumino 100% biodegradabile Nature Down Jkt di La Sportiva è realizzato con imbottitura mista Primaloft e piuma riciclata ed è sviluppato pensando alle esigenze degli arrampicatori. La giacca ha due tasche frontali compatibili con l’imbrago, una grande tasca interna per riporre le scarpette al caldo e un cappuccio ergonomico. La costruzione e i materiali garantiscono termicità, durabilità e comfort durante l’arrampicata in condizioni termiche rigide. Disponibile nelle taglie: XS-XXL (peso: 480g in M). www.lasportiva.com
E9 Pof e Puf2.3 Ritorna un grande classico di E9, che ispira calore solo a vederlo, il tessuto in misto lana vergine che oramai è diventato un must nel moderno trekking style. Pof e Puf 2.3 sono i pile nella versione maschile e femminile della nuova collezione, dotati di due comode tasche laterali e, nella versione da uomo, di un pratico taschino interno, sono arricchiti dal logo in microfibra e di un ricamo su lato cuore. Perfetto per l’arrampicata e le attività all’aria aperta, anche nelle giornate più fresche. Fit regolare. Colore in foto: Pof - Beige / Puf 2.3 - Mustard. www.e9planet.com
Rock Experience Raviolo P.2 Dalla nuova capsule collection italiana, non convenzionale, firmata Rock Experience - Spaghetti Boulder, la felpa unisex Raviolo P.2 presenta una stampa del logo “Spaghetti Boulder” sul davanti e una patch sul retro. Il cappuccio è regolabile tramite un cordino, la parte frontale presenta un’ampia tasca kangaroo e costine sul fondo capo e fondo manica; completano il capo finiture a taglio vivo. Peso: 600g in taglia M. rockexperience.shop
Vetrina prodotti Climbing Technology Tuner I
C.A.M.P. Energy
Quando è necessario auto-assicurarsi alla sosta e gestire la propria posizione non è sempre immediato trovare la giusta misura della propria longe, per risolvere al meglio questo problema Climbing Technology ha ideato Tuner I, un cordino regolabile in lunghezza (da 15 a 102 cm) facile da utilizzare, grazie alla sua geometria. Tuner I consente una regolazione rapida e precisa della distanza dell’arrampicatore dalla sosta e anche il rilascio avviene in modo intuitivo con una sola mano, anche sotto carico. Tuner I è realizzato in corda dinamica ed è fornito di serie del moschettone OVX, di dimensioni compatte, e dell’anello in gomma Fix-O che ne evita la rotazione e il possibile carico sull’asse minore. Semplice da installare, Tuner I è collegabile all’anello di assicurazione dell’imbracatura tramite un nodo a bocca di lupo. Peso: 143 g (incluso di moschettone OVX). www.climbingtechnology.com
C.A.M.P., sempre attenta alle esigenze degli arrampicatori, propone Energy, un’imbracatura molto comoda e leggera, ideale per l’arrampicata a tutti i livelli. Grazie al suo design essenziale, è un’ottima scelta per ogni specialità, dalla scalata indoor alla falesia fino al trad. L’interno termoformato permette un perfetto adattamento al corpo di cintura e cosciali, assicurando quindi un comfort eccezionale. I cosciali fissi garantiscono una rapida indossabilità. L’imbraco è dotato di 4 anelli porta-materiale e anello di recupero posteriore. Disponibile in 2 colori (rosso e blu) e in 5 taglie (dalla XS alla XL). Peso della taglia M: 305 g www.camp.it
Rock Empire 3B Slight Per affrontare le tue vie in falesia o i percorsi multipitch più impegnativi, in massima sicurezza e con estrema libertà di movimento, 3B Slight è l’imbracatura che “ti mette le ali”. Dotato di tre fibbie in alluminio che consentono di regolarla rapidamente e facilmente, l’imbracatura è realizzata in materiale di alta qualità che distribuisce uniformemente l’impatto di una caduta e garantisce il massimo comfort durante le soste appese o nell’eseguire la sicura da terra. Dispone di quattro portamateriali asimmetrici comodi e a portata di mano. Peso 317 g. www.rockempire.cz/en
Black Diamond Blitz 20 Lo zaino Black Diamond Blitz è la scelta definitiva per chi vuole davvero spingere durante le proprie ascese. Realizzato con il nuovo tessuto BD UHWMPE “Mini Rip” 100d, che lo rende resistente, leggero ed estremamente comprimibile, ha tutte le caratteristiche di uno zaino da alta quota. La chiusura superiore apribile e richiudibile con una sola mano facilita l’accesso al proprio equipaggiamento assicurato da cordino rosso facilmente identificabile, il porta piccozze minimalista Pick Pockets™ è rinforzato in metallo per una maggiore sicurezza durante il trasporto degli attrezzi da ghiaccio. Compatibile con camel bag. eu.blackdiamondequipment.com
Versante Sud ADAM The Climber Che Adam Ondra sia il più grande arrampicatore mai visto finora è cosa nota, ma non a tutti è stato concesso il privilegio di conoscerlo come è successo a Pietro Dal Pra, che lo ha tenuto a battesimo nelle su prime vie in parete come Guida e ne ha seguito da amico l’evoluzione di atleta e nei suoi balzi oltre l’immaginabile. Pietro è anche l’autore di questo libro scritto in perfetta sintonia con Adam, e sarà lui che, attraverso le salite memorabili e le tappe fondamentali della carriera sportiva del protagonista, ce ne svelerà la cultura, le inclinazioni, i gusti e il modo di vivere e intendere la scalata, con una narrazione davvero coinvolgente. www.versantesud.it
Scarpa Mescalito TRK PRO GTX Oltre alle belle pareti di arrampicata il Lecchese offre un sacco di opportunità anche per chi ama le lunghe escursioni e le condizioni impegnative, soprattutto con la stagione fredda. Per affrontare al meglio ogni tipo di itinerario Scarpa propone Mescalito TRK PRO GTX, uno scarponcino che garantisce aderenza, supporto, durata e comfort anche sotto il carico di uno zaino pesante. Nabuck oliato di qualità premium con trattamento resistente all’acqua per la tomaia, fodera in Gore-Tex Bluesign, suola Dynamis Trk con mescola Xs Trek, sono combinati con un design pensato per offrire stabilità e comfort durante ogni trekking. www.scarpa.com
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BIMESTRALE DI ARRAMPICATA E ALPINISMO Novembre 2023. Anno V. Numero 27 Direttore responsabile Richard Felderer Coordinamento editoriale Eugenio Pesci Samuele Mazzolini Alberto Milani Redazione Tommaso Bacciocchi Roberto Capucciati Matteo Maraone Marco Pandocchi Damiano Sessa Copertina Cordata sul secondo tiro della classica Rizieri al Sigaro Dones, Grignetta. Foto: © Eugenio Pesci Grafica Tommaso Bacciocchi
Impaginazione Francesco Rioda
Correzione di bozze Fabrizio Rossi
© direzioneverticale.it
Irene Baldassarre, Orsomarso (© R. Capucciati)
Hanno collaborato Adriano Carnati, Alberto Allevi, Alberto Benini, Alessandro Passoni, Alessandro Ronchi, Angelo Riva, Beatrice Colli, Benigno Balatti, Carlo Caccia, Davide Trincavelli, Elia Balloni, Eugenio Pesci, Fabio Milanesi, Fabio Palma, Francesco Castellano, Giorgio Confalonieri, Giovanni Chiaffarelli, Giovanni Rivolta, Giuseppe Rocchi, Gruppo Asen Park, Iris Bielli, Luca Lozza, Luca Passini, Manuele Panzeri, Marco Nicolodi, Marino Marzorati, Mauro Sormani, Norberto Riva, Palma Lanfredi, Pietro Buzzoni, Pietro Castelli, Sara Anghileri, Serafino Ripamonti, Simone Salgarello, Sofia Esposito, Stefano Bianchi, Stefano Carnati, Tono Cassin, Valentina Arnoldi
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