Speciale ANNUARIO | dic 2020 16.00 €
EDIZIONI VERSANTE SUD
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OSSOLA ARCO TRE CIME MARCHE SARDEGNA BOULDER ROMA MONTE BIANCO ROCKIN’ GIRLS 60 VIE STORICHE PICCOLE ISOLE DEL MEDITERRANEO GUGLIE, CAMPANILI E MONOLITI Ogni due mesi, un luogo o un grande tema affrontato, spiegato e illustrato con competenza e passione dai protagonisti, in una monografia da collezione.
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Sommario
006 Editoriale di Alberto Milani
ALPINISMO E GHIACCIO
Testi di Marco Romelli Report a cura di Alberto Milani
092 Maggio 2020
094 Laura Rogora al top dell’arrampicata mondiale
096 Giugno 2020
100 Davide Picco un altro alieno tutto italiano
010 Faccia a faccia con il Nose
014 Novembre 2019
102 Luglio 2020
018 Dicembre 2019
020 L’Himalaya della Valtournenche
106 Bibliographie: il secondo 9c della storia
024 Gennaio 2020
108 Agosto 2020
026 La Patagonia dei Ragni
030 Febbraio 2020
112 Change: il primo 9b+ della storia per Stefano Ghisolfi
034 Marzo 2020
116 Settembre 2020
036 Maggio 2020
120 Ottobre 2020
038 100 volte Aiguille Verte
042 Giugno 2020
044 Luglio 2020
130 Novembre 2019
048 La regina delle creste
134 Dicembre 2019
052 Agosto 2020
138 Gennaio 2020
056 La grande cresta dell’Ortles-Cevedale
142 Febbraio 2020
060 Settembre 2020
144 In solitudine nel tempio svizzero del boulder
062 Space Vertigo
146 Marzo 2020
068 Ottobre 2020
150 Aprile 2020
152 Satan I Helvete Bas: Oriane Bertone nella storia di Bleau
156 Maggio 2020
FALESIA
Testi e report a cura di Alberto Milani
BOULDER
Testi e report a cura di Alberto Milani
074 Tutti i riflettori su Anak Verhoeven
158 Giugno 2020
076 Novembre 2019
162 Luglio 2020
078 Un dicembre di fuoco per Stefano Carnati
166 Agosto 2020
168 Settembre 2020
080 Dicembre 2019
170 Ottobre 2020
082 Ale Zeni scrive una pagina di storia a Saint Loup
084 Gennaio 2020
176 Ghiaccio e misto
086 Febbraio 2020
196 Roccia
090 Marzo 2020
226 Falesia
091 Aprile 2020
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RELAZIONI E PROPOSTE
a cura di Marco Romelli
Photo by Matteo De Zaiacomo
Editoriale Testo Alberto “Albertaccia” Milani
“IL 2019 È STATO UN ANNO “ DENSO DI CAMBIAMENTI E
AVVENIMENTI NEL MONDO VERTICALE… L’INIZIO DI UNA TRANSIZIONE VERSO UN FUTURO DI CUI, ANCORA, NON SI RIESCONO AD INTRAVEDERE CHIARAMENTE TUTTI I PROFILI…”
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osì iniziava l’editoriale dell’Annuario UP dello scorso anno… E che mai potremmo dire ora alla luce di ciò che questo 2020 è stato??? Anche adesso che scrivo (inizio novembre) siamo nel pieno di questo evento epocale che è stata l’emergenza del Covid, un capitolo che i nostri nipoti e pronipoti studieranno nei loro libri di Storia. Tutti ne siamo stati travolti, con conseguenze ancora inimmaginabili per la nostra vita. L’arrampicata inevitabilmente ne è stata travolta: palestre chiuse, piccole o grandi realtà che sono state o verranno spazzate via da questo uragano, Olimpiadi rimandate… ma in primis l’evidenza di come le nostre libertà fondamentali, tra le quali quella di vivere la Natura (e la salutare boccata di ossigeno che offre per corpo e mente), possano venire messe in discussione dall’oggi al domani nella silente accettazione di una popolazione terrorizzata. Questo Annuario non vuole però essere l’ennesima deprimente constatazione di ciò che il 2020 ci lascia, ma vuole essere una celebrazione di quello che l’arrampicata e l’alpinismo in tutte le loro forme sono sempre state: libertà, gioia, entusiasmo, passione! Uno sguardo intriso di fuoco che si rivolge verso l’alto, verso quel cielo azzurro che sovrasta i nostri
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massi, le nostre falesie, le nostre pareti e che maggiormente abbiamo saputo amare dopo che ci è stato negato per mesi. Nonostante ci venga insegnato l’opposto, i problemi, le difficoltà e gli ostacoli sono quanto di meglio ci possano capitare nella vita…per metterci in gioco, migliorare come individui, crescere e trovarci alla fine più consapevoli e forti di prima! D’altronde, l’arrampicata è una metafora perfetta di questo cammino. Anche in questa situazione è stato così, e ciò che leggerete ne è la dimostrazione: rinchiusi nelle loro case i climber hanno continuato a guardare verso l’alto, non hanno mollato, si sono allenati per rincorrere i loro sogni e una volta tornati alla luce del sole erano più forti di prima! La miriade di risultati eccezionali che sono arrivati ne sono la dimostrazione e provano come nulla possa imprigionare le nostre aspirazioni più elevate. A documentazione di tutto ciò, in questo Annuario 2020 troverete come sempre una rassegna delle salite più rilevanti che si sono realizzate nel boulder, in falesia, o in alpinismo/multipitch nel periodo da novembre 2019 a ottobre 2020. Troverete inoltre articoli di approfondimento per gli exploit più rilevanti e l’ormai consolidata sezione di Marco Romelli con le relazioni di vie e falesie nuove. Tutto questo accompagnato anche quest’anno da un elevato numero di fotografie, a riscaldare ulteriormente l’entusiasmo con immagini bellissime! Il nostro ringraziamento va come sempre ai tanti climber e fotografi che ci hanno aiutato a portare a termine questo lavoro faticoso ma estremamente gratificante, con la rinnovata speranza che possa essere di stimolo a sognare, gioire e puntare in alto… là dove da sempre aspiriamo a salire! Sempre duri!
Fabian Buhl, DejĂ Foto: Heinz Zak
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report
2020
alpinismo e ghiaccio
Exploit Novembre Alpinismo e ghiaccio
Faccia a faccia con il Nose
Barbara Zangerl e Jacopo Larcher in libera sul celebre profilo di El Capitan Testo Marco Romelli Foto Nina Caprez e Jacopo Larcher
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Exploit Novembre Alpinismo e ghiaccio
Se una parete fosse una “faccia”, quella di El Capitan avrebbe anche un “profilo”, il Nose. The Nose, aperta da Warren Harding, Wayne Merry e George Whitmore nel 1958 (in 47 giorni), corre lungo una sorta di gigantesco sperone, punto d’incontro delle pareti sud-ovest e sud-est della big wall. Un profilo marcato e arcigno, che rende inconfondibile l’immensa faccia di granito di El Capitan. Una via mitica: El Capitan per molti semplicemente “è” il Nose.
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l Nose può essere definito una classica, ma non dal punto di vista della libera. Le cordate che affrontano questa via ogni anno sono piuttosto numerose, tanto che a volte c’è traffico, ma la maggior parte di queste si muove in artificiale. La storia della libera sul Nose al contrario è recente e breve: iniziata nel 1993 con l’incredibile Lynn Hill (che ha fatto il bis l’anno successivo, salendo in meno di ventiquattr’ore), è proseguita a fatica con radi exploits che solo nel 2019 hanno raggiunto quota 10. Ad aggiudicarsi la decima ripetizione è stata la coppia Barbara Zangerl-Jacopo Larcher, compagni di vita e di scalata, che condividono tra l’altro una ricca esperienza su El Capitan: insieme hanno affrontato con successo El Niño (2015), Zodiac (2016), Magic Mushroom (2017) e la Pre-Muir Wall (2019), anche se quest’ultima costituisce un’eccezione perché la libera completa è riuscita solo a Barbara. La tecnica abituale di Barbara Zangerl e Jacopo Larcher prevede la condivisione totale dell’esperienza: entrambi scalano da primi i tiri duri e si muovono in alternato solo su quelli più facili. Anche sul Nose è andata così.
DUE AVEVANO GIÀ TENTATO “LAI LIBERA NELL’AUTUNNO 2018.
LE CODE IN PARETE E LA DIFFICOLTÀ DEI DUE TRATTI CHIAVE, IL GREAT ROOF E SOPRATTUTTO IL TIRO DEI CHANGING CORNERS, LI AVEVANO RALLENTATI E LA “FINESTRA METEO” SI ERA CHIUSA, COSTRINGENDOLI A RIMANDARE L’APPUNTAMENTO ALLA STAGIONE SUCCESSIVA.
Nel mese di novembre 2019 Barbara Zangerl arriva da sola in Yosemite. Raggiunge in parete Sébastien Berthe, impegnato in quella che poi diventerà la nona libera del Nose, e insieme a lui inizia a provare l’osso duro della via, i Changing Corners. È proprio Barbara ad assicurare Sébastien al momento della sua salita in libera del tiro chiave. Motivata da questa esperienza, Barbara è pronta a ripartire non appena Jacopo arriva a sua volta sul posto. Nonostante un faticoso inizio, su tiri tutt’altro che facili da superare con carichi pesanti, la coppia raggiunge il Great Roof al secondo giorno d’arrampicata. Il terzo giorno entrambi liberano l’impressionante tiro sotto al tetto, gradato 5.13c (8a+/b). Il quarto giorno salgono alla cengetta di Camp 6, dove decidono di trascorrere un paio di giorni di relativo riposo nel portaledge. Il sesto giorno affrontano entrambi i famigerati Changing Corners, tiro gradato 5.14a/b (8b+/c), che include una lunghissima sezione in dülfer. Sono ormai sulla “fronte” del poderoso profilo e, poche ore dopo, sbucano sulla piatta “testa” di El Cap, uscendo finalmente vittoriosi dall’impegnativo “faccia a faccia” con la più leggendaria delle big wall.
Jacopo Larcher, The Nose Foto: Nina Caprez
CRONOLOGIA DELLA LIBERA SU THE NOSE 1993 Lynn Hill, 4 giorni, prima libera 1994 Lynn Hill, 23 ore 1998 Scott Burke, 12 giorni, in libera ma con corda dall’alto su The Great Roof (bagnato) 2005 Beth Rodden e Tommy Caldwell, 4 giorni, in alternato 2005 Tommy Caldwell, meno di 12 ore 2014 Jorg Verhoeven, 3 giorni 2018 Keita Kurakami, 5 giorni, in solitaria autoassicurata 2018 Connor Herson, 3 giorni, il più giovane (15 anni) 2019 Sébastien Berthe, 8 giorni 2019 Barbara Zangerl e Jacopo Larcher, 6 giorni, entrambi da capocordata sui tiri chiave.
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Exploit Novembre Alpinismo e ghiaccio
Barbara Zangerl, The Nose Foto: Jacopo Larcher
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Exploit Novembre Alpinismo e ghiaccio
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Report Alpinismo e ghiaccio 1
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[1] Kacper Tekieli, Lauper Foto: Coll. Tekieli — [2] Jacopo Larcher, Nose Foto: Nina Caprez
Novembre 2019 2 novembre 2019 / Germania
50 anni e non sentirli per niente… Questa sezione dell’annuario si apre con protagonista un climber ormai parte della storia. Thomas Huber è sempre in forma strepitosa e sulle Alpi di Berchtesgaden libera un duro progetto multipitch. Sulla parete sud della Untersberg, in compagnia di Michael Grassl, Thomas ha infatti liberato sei tiri che arrivano a difficoltà di 8b+ per una nuova via dal nome Stone Age.
7 novembre 2019 / USA In Yosemite l’apertura di nuove vie è solo una questione di creatività e volontà, doti che di certo non mancano agli instancabili Tommy Caldwell, Alex Honnold e Kevin Jorgeson. In realtà, i tre hanno creato un bel puzzle di vie, riprendendo un vecchio progetto di Leo Houlding, Passage to Freedom, dal quale sono scesi per un tratto sul Nose, sono passati per il Jardine Traverse, per poi salire altri due tiri del Nose, spostarsi sulla Dawn
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Wall e ricollegarsi alla New Wall… Oltre alla grande tenenza ci vuole anche un navigatore per seguire il percorso! Per questa nuova via hanno mantenuto il nome di Passage to Freedom, nella quale sono molti i tiri duri, fino all’8b.
8 novembre 2019 / India Come sempre i fratelli Pou sono implacabili nell’esplorare e aprire nuove vie sulle grandi pareti di tutto il mondo. In Himalaya, nell’indiana valle Baspa, bastano loro dieci giorni per aprire tre nuove su roccia, tutte risolte in giornata e in stile alpino. La prima, dedicata all’amico Hansjörg Auer, si chiama The Latin Brother ed è caratterizzata da quasi 600 metri di sviluppo fino al 7c+ per raggiungere una cima finora inviolata di 4670 m, ribattezzata Midi d’Ossau. La seconda, più “tranquilla” si chiama Miguelink, 600 metri fino al 6c per raggiungere una cima di 4900 metri. La terza via è Beti Alavés: 340 metri fino
al 6b+ per raggiungere un’altra vetta inesplorata di 4560 metri, rinominata dai Pou Gorbea.
12 novembre 2019 / USA Una grande salita per il 26-enne belga Sébastien Berthe, che entra nella storia della Yosemite! In otto giorni, Sébastien ha ripetuto in libera quello che è uno dei simboli immortali dell’arrampicata mondiale, il mitico Nose su El Capitan. Dalla prima storica riuscita di Lynn Hill nel 1993, sono state solo altre cinque le salite in libera di questa celebre big wall prima di quest’ultima di Berthe, che così vede la sua consacrazione a livello mondiale.
13 novembre 2019 / Svizzera
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Dopo il concatenamento del “Cervino 4x4” dello scorso anno, Kacper Tekieli torna alla ribalta con un’altra salita solitaria significativa. La meta scelta dal polacco è questa volta il mitico Eiger, sul quale ha ripetuto in invernale solitaria e in velocità
Report Alpinismo e ghiaccio 3
[3] Simon Chatelan, From Kirov with Love Foto: Coll. Chatelan
la via Lauper, 1800 metri di TD, IV, 60º aperta nel 1932 da Hans Lauper e Alfred Zücher con Alexander Graven e Joseph Knubel. Per farlo Kacper ha impiegato solo 7 ore e 55 minuti.
17 novembre 2019 / USA Di nuovo in Yosemite, per una pregevole ripetizione femminile della Freerider, la celebre via dei fratelli Huber divenuta ancora più celebre dopo la salita in free solo di Honnold. La statunitense Nellie Milfeld, in cordata con il marito Cedar Wright, ne ha infatti realizzato la quarta salita femminile, che va ad aggiungersi a quelle di Steph Davis (2003), Matan SmithGobat (2011) e Hazel Findlay (2013).
20 novembre 2019 / Scozia In Scozia è già freddo e ad An Teallach, nel nord ovest, Greg Boswell e Guy Robertson inaugurano la stagione alpinistica invernale con una significativa prima salita. Local Hero, VIII 9: tre difficili tiri
che i due pensavano invece essere semplici e “introduttivi” alla stagione fredda...ma che invece hanno regalato loro una bella soddisfazione!
21 novembre 2019 / USA
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Un’altra grandiosa news dalla Yosemite, ancora più bella perché tra i protagonisti vediamo anche il nostro Jacopo Larcher, ovviamente in coppia con la fortissima compagna Barbara Zangerl. Anche per loro due è arrivato il momento di coronare il sogno, la salita in libera del Nose! Una settimana e mezza di lavoro per studiare, provare e risolvere i tiri chiave per poi partire in un assalto culminato dal successo, che li vede compiere l’ottava salita in libera e, per Jacopo, la prima salita italiana!
22 novembre 2019 / Svizzera Anche il drytooling vede un pregevole risultato, ad opera del forte Darek “Lysy” Sokolowski. A Eptingen, Darek
ha infatti ripetuto in Dry Tooling Style DTS (cioè senza yaniro) la via Ironknight, combinazione delle vie Dark Knight D12 e Ironman D14+, la cui difficoltà finale di D14+/15- la rende la via di drytooling più difficile della Svizzera. Fu liberata nel 2015 da Jonas Allemann e poi ripetuta da Dani Arnold nel 2017 ma quella di Sokolowski è la prima in DTS (quindi ancora più impegnativa). Pur non essendosi pronunciato, Ironknight potrebbe essere dalle parti del D16 in DTS, quindi al top mondiale!
23 novembre 2019 / Svizzera
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Il forte alpinista svizzero Simon Chatelan è l’autore di una nuova e impegnativa via di misto nel massiccio del Gastlosen, parete spesso conosciuta per le impegnative vie multipitch che la caratterizzano. Simon ha qui creato From Kirov with Love: 200 metri fino all’M9 che prima ha aperto in solitaria e poi ha liberato accompagnato da Nicolas Jaquet.
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Report Alpinismo e ghiaccio 1
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[1] Dani Fuertes (a sinistra) dopo la ripetizione di Piztu da Piztia Foto: Coll. Fuertes — [2] Silvia Vidal Foto: Coll. vidal
Marzo 2020 5 marzo / Argentina
Nicolas Favresse e Sean Villanueva di nuovo protagonisti in Patagonia, dove sono gli autori di altre due vie, questa volta sull’Aguja Poincenot. Sulla parete est, i due aprono infatti una via di 400 metri con difficoltà fino al 7a che chiamano Beggars Banket, mentre sulla parete sud effettuano la prima salita in libera di Historia Interminable, 800 metri fino al 6c aperti da un team spagnolo nel lontano 1987.
9 marzo / Austria Una nuova via di misto estremo per gli spagnoli Luis Penín e David López Sáenz a Ehrwald nel massiccio austriaco del Wetterstein. Aperta in diversi giorni e ancora in attesa di una salita completa in libera in giornata, questa via di 180 metri di 5 tiri è stata battezzata Gaia e presenta difficoltà di M12? WI6+, su roccia talvolta precaria.
10 marzo / Spagna e Cile Piztu da Piztia ( 1 ) è il nome di una delle
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multipitch più dure e significative dei Pirenei, tanto da essere paragonata alla mitica Silbergeier. Questa via di 160 metri fino all’8b/+ si trova sulla Peña Montañesa, in Aragona e fu aperta dal basso nel 2014 da Eneko César, Mikel Sáez e Arkaitz Yurrita nel 2014, senza però averne liberato tutti i tiri. L’anno successivo fu, tanto per cambiare, Iker Pou a realizzarne la prima libera completa in due giorni. A distanza di altri 5 anni, ecco ora la prima ripetizione ad opera di Dani Fuertes, che oltre a macinare tiri fino al 9a+ in falesia viaggia forte anche su pareti più alte, laddove le protezioni soffrono molto di solitudine… In questa giornata termina anche l’epopea di Silvia Vidal ( 2 ) sul Cerro Chileno Grande in Patagonia: in un mese e mezzo, l’alpinista spagnola ha passato 33 giorni in parete da sola (dal 7 febbraio al 10 marzo), per aprire una nuova big wall di 1200 metri sulla parete ovest. Il nome della via è Sincronia Magica, presenta difficoltà di A3/6a+ (inclusi più di 300 metri di fessure
piene di vegetazione superate con picozze e ramponi!!!) ed è oltretutto la prima via che solca questa grande parete. Un’eccezionale avventura solitaria, in completo isolamento e senza mezzi di comunicazione quali telefoni, radio o GSP… a sancire il grande carattere di questa fortissima alpinista, non nuova ad imprese di questo tipo.
I FRATELLI MARTIN E FLORIAN RIEGLER NELLA GOLA DI BLETTERBACH IN ALTO ADIGE – PH. MICHAEL MAILI
Report Alpinismo e ghiaccio
ROCKET
ROCKET PLUS
BLADE RUNNER
X-DREAM
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Space
Exploit Ottobre Alpinismo e ghiaccio
Vuoto, roccia e spazio libero sulla Cima Ovest di Lavaredo
Testo e schema della via Marco Romelli Foto Giovanni Danieli, Gabriele Donati, Matteo Pavana
Claudio Migliorini su Space Vertigo Foto: Gabriele Donati
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Vertigo
Exploit Ottobre Alpinismo e ghiaccio
Se c’è una cosa che non manca sulla strapiombante nord della Cima Ovest di Lavaredo è certamente lo spazio. Spazio fatto d’aria, di vuoto che si spalanca e si approfondisce sotto i piedi; spazio fatto di roccia gialla, grigia e nera mai chiodata né sfiorata che si estende tra le rare, durissime vie tracciate in parete.
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el mese di settembre 2020 le tre guide alpine Alessandro Baù, Claudio Migliorini e Nicola Tondini hanno realizzato la prima libera completa della più recente tra queste linee d’altissima difficoltà, aperta dagli stessi tra il 2016 e il 2019. Evidente e rettilinea, Space Vertigo – così è stato battezzato il nuovo itinerario – sfrutta l’abbondanza di spazio tra le sue vicine per seguire una linea ideale con un approccio quasi classico. «La via sale completamente indipendente e diretta fino in cima: attacca tra la Couzy e la Italo-svizzera, incrocia Alpenliebe all’undicesimo tiro e, da quel punto in avanti, corre tra la Couzy e Alpenliebe per altri otto tiri fino alla grande cengia. L’uscita è a destra della Cassin. Abbiamo seguito il percorso più logico, senza forzature, cercando il “facile nel difficile” lungo la linea che avevamo individuato studiando la parete» commentano gli apritori.
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report
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[1] Edu Marin, The Clinic Foto: Esteban Lahoz — [2] Solveig Kohrerr, Southern Smoke Foto: Jon Shen — [3] Solveig Kohrerr, Lucifer Foto: Jon Shen
Dicembre 2019 2 dicembre 2019 / Spagna
9 dicembre 2019 / Spagna
Ancora inevitabilmente Spagna, per fare la conoscenza di un nome nuovo dell’arrampicata mondiale! Il norvegese Sindre Sæther non è infatti uno scalatore che si era fatto sentire più di tanto prima d’ora, ma eccolo con il botto! A Villanueva del Rosario Sindra ripete gli oltre 230 movimenti di Chilam Balam, 9a+/9b dopo oltre 2 anni di tentativi. Si tratta del sesto salitore di questa famosa ed estenuante via, liberata da Bernabe Fernandez.
Il local di Cuenca Alex Garriga continua la sua opera di apertura di nuovi tiri molto impegnativi. L’ultimo prende il nome di Climbing Obsession ed è un concatenamento ideato da Dani Andrada tra due 8c/+. La valutazione finale per questa nuova first ascent è 9a.
3 dicembre 2019 / Cina
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La love-story tra Edu Marin e i grottoni cinesi continua! Dopo l’immensa Valhalla nella Getu Valley, Edu ha visitato la grotta di Quzhou a Shangfang dove ottiene un’altra notevole first ascent di carattere più sportivo. Qui ha infatti liberato The Clinic, vie breve ed estremamente intensa che corre al buio nel fondo della grotta e che è il primo e per ora unico 9a+ della Cina.
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10 dicembre 2019 / USA Anche la tedesca Solveig Korherr approda tra i big, chiudendo i suoi primi 8c+. Sono infatti due le vie di tal grado che la 21-enne ha chiuso nella sua trasferta a Red River Gorge: Southern Smoke ( 2 ) e Lucifer ( 3 ).
17 dicembre 2019 / Austria
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Michael Wohlleben è uno dei climber più affezionati alla precarietà (di appigli e protezioni…) della famigerata Bürser Platte nel Voralberg! Dopo aver risolto lo scorso anno la famosa via trad Prinzip Hoffnung, ora si porta a casa anche Psychogramm, tiro liberato da Alex Lugher nel febbraio
2014. Si tratta ancora di trad e ancora di difficoltà di 8b+.
20 dicembre 2019 / Albania Dalla Francia, alla Spagna, alla Norvegia e ora… all’Albania. Ovunque vada Seb Bouin lascia il segno e ora è addirittura lui a liberare uno dei progetti irrisolti di Adam Ondra! A Brar il francese realizza la first ascent di The Dream, un tiro chiodato e provato da Ondra, che però non era ancora riuscito a salirlo. A parere di Bouin si tratta di un 9b e, sapendo quanto abbia il braccino corto a gradare i tiri, c’è da scommettere che sia una via al margine superiore del grado…
22 dicembre 2019 / Spagna Prima di iniziare una serie di notevoli salite nel boulder (si veda la relativa sezione di questo annuario), Stefano Carnati è anche lui uno dei top climber in visita alle falesie iberiche. Eccolo a Margalef, dove centra la ripetizione della celebre Demencia Senil,
Report Falesia
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[4] Michael Wohlleben, Psychogramm Foto: Fuxografie Alexander Fuchs — [5] Stefano Ghisolfi, Stoking The Fire Foto: Sara Grippo
esplosivo 9a+ su mono e biditi per tendini d’acciaio, liberato da Chris Sharma nel febbraio 2009.
28 dicembre 2019 / Spagna
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Da uno Stefano all’altro, ma non cambia la sinfonia della tenenza sul calcare spagnolo! Ovviamente anche Stefano Ghisolfi è in Spagna, ma nel suo caso siamo a Santa Linya. Qui Ghisolfi sale uno dei tiri simbolo della falesia, il mitico 9b di Stoking the Fire, e porta così a sei il numero di vie di questo grado (o superiore) salite in carriera! Tanto per cambiare Stoking the Fire è una via liberata ancora da Chris Sharma nel 2013 e poi ripetuta da Adam Ondra, Jakob Schubert, Sachi Amma e ora Stefano Ghisolfi.
30 dicembre 2019 / Spagna I top climber italiani hanno invaso la Spagna e in questi giorni sono solo loro a farsi sentire. Dopo Carnati e Ghisolfi tocca anche a Gabriele Moroni lasciare il segno, con un grande risultato sia personale che
assoluto. A Margalef, arriva anche per lui il momento di chiudere il 9a+ di Demencia Senil! Una via per lui ostica, che ha iniziato a provare nel 2014, andando molto vicino alla salita l’anno dopo e poi iniziando un annoso viaggio di tentativi… Pochi giorni prima di chiudere il decennio eccolo infine in catena, a siglare la terza salita italiana e l’ottava assoluta di questa via di Sharma.
31 dicembre 2019 / Spagna
Crevillente. Nell’aprile del 2018, questo forte climber spagnolo ne aveva salita infatti la versione di 9a mentre lo scorso anno ha liberato Ataxia Extension, 9a+. Ora un ulteriore tassello: Jonathan allunga ulteriormente questa via e libera Ataxia Hiperextension, che valuta essere 9b. Si tratterebbe del primo per lui di questa difficoltà e se confermato, lo renderebbe il quinto spagnolo a raggiungere questo traguardo.
Sta per cambiare l’anno ma non cambia il dominio italiano in Spagna! Arriva anche il momento della nostra Laura Rogora, da sempre fortissima in Spagna. Anche lei si trova a Margalef dove chiude il 2019 salendo Pal Norte 8c+/9a. Questa via fu chiodata da Òscar Jiménez e liberata da Ramon Julián nel 2007 ed è un classico di grande resistenza di cui Laura realizza quella che probabilmente è la prima salita femminile. Sempre l’ultimo giorno dell’anno, una bella soddisfazione anche per Jonathan Guadalcázar sulla linea di Ataxia a
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Exploit Settembre Falesia
il primo 9b+ della storia per
Change
Stefano Ghisolfi
Un’altra epopea di tenenza, passione e determinazione nell’antro di Flatanger Testo Alberto “Albertaccia” Milani Foto Sara Grippo
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Exploit Settembre Falesia
Fino a una decina di anni fa parlare di arrampicata in Norvegia significava evocare le immagini suggestive delle Isole Lofoten o delle immense pareti granitiche a picco sui fiordi. Ora, Norvegia vuole dire solo una cosa per i climber: Flatanger!
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n questo gigantesco antro di granito sono state scritte pagine di storia grazie alle quali l’arrampicata ha davvero raggiunto nuovi pianeti. Silence con il suo 9c è chiaramente la via che più ha sconvolto i canoni dell’estremo, una battaglia estenuante con la quale Adam Ondra ha superato in primis sé stesso. Tuttavia, ancora prima, è sempre qui che Adam aveva infranto un altro muro, avventurandosi in reami fino ad allora inesplorati: Change, il primo 9b+ dell’arrampicata. Il 4 ottobre 2012 il ceco riuscì a chiudere questi mostruosi 55 metri, suddivisi in due sezioni: una prima parte di una ventina di metri di 9a+/b in cui si trova la sezione chiave di 8b+ boulder, un riposo e una seconda parte di 25 metri di 9a, con un’altra sezione intensa e gran resistenza fino in catena. Sono passati otto anni e, oltre a Chris Sharma, i climber che nel frattempo sono riusciti a superare il 9b sono tre: Megos, Schubert e il nostro Stefano Ghisolfi. Le mostruosità norvegesi di Ondra però ancora attendevano irripetute… Dopo un primo semestre funestato dal Covid, arriva l’estate 2020, e un gruppo di italiani parte per la Norvegia, monopolizzando Flatanger con realizzazioni di livello. Tra questi Ghisolfi, partito con il dichiarato obiettivo di mettere le mani su Change e cercare un bis da 9b+ dopo Perfecto Mundo (2018). È davvero dura, ma i progressi sono evidenti: Stefano trova il suo metodo sulla sezione boulder più dura e chiude la prima parte di 9a+/b, iniziando subito a lavorare alla seconda e al concatenamento. I giorni passano, è vicino al colpaccio, ma arriva la data del rientro. Deve infatti tornare in Italia per partecipare al Campionato Italiano. Sempre supportato dalla compagna Sara Grippo, i due tornano a casa con il loro furgone e Stefano partecipa alla competizione vincendo il suo settimo titolo. Il sogno però è a un passo: Stefano e Sara riprendono il furgone e ripercorrono le migliaia di chilometri che li riporteranno in Norvegia, a sfruttare gli ultimi giorni prima del gelo. Inutile dirlo, dove ci sono una passione e una dedizione come queste le energie dell’universo fluiscono all’unisono: Stefano è il primo a ripetere Change, guadagnandosi meritatamente la copertina di questo annuario 2020! Gli abbiamo fatto qualche domanda… per tornare insieme a lui sotto quest’immenso grottone nelle terre del Nord.
Stefano, cosa ha rappresentato per te la salita di Change, non solo dal punto di vista sportivo, ma anche per il percorso personale, emotivo e interiore che ti ha portato alla sua ripetizione? Il 2020 era iniziato abbastanza male. Durante il lockdown, a marzo, ero stato informato della cancellazione dell’ultima gara di qualificazione olimpica e così avevo scoperto di non aver più possibilità di qualificarmi. I sogni e tutto il lavoro di un anno erano sfumati in una telefonata. Inoltre, quasi tutte le gare di Coppa del Mondo che di solito mi tenevano impegnato nei mesi estivi erano state rimandate o cancellate. Per la prima volta mi trovavo senza un obiettivo chiaro nell’intera stagione, e così ho dovuto trovarne uno: la roccia è stata la mia salvezza. Ti sei subito focalizzato su Change? Inizialmente mi sono concentrato su vie vicino a casa, come Beginning o The Bow, e dopo aver capito che si poteva tornare a viaggiare liberamente in Europa, mi è subito venuto in mente Flatanger.
VOLEVO TROVARE UN OBIETTIVO MOLTO “ DIFFICILE, CHE MI METTESSE ALLA PROVA, MA ALLO STESSO TEMPO POSSIBILE IN UNA SOLA STAGIONE.
Un’alternativa poteva essere Silence, ma sarebbe stato un progetto più a lungo termine e non ero sicuro che avrei avuto tempo di tornare nel 2021, nel caso ricomincino le gare. Quindi ho scelto Change, il primo 9b+ del mondo e una via irripetuta, perché avevo già esperienza su una difficoltà simile, anche se non avevo idea di cosa mi aspettasse. Raccontaci com’è andata. I primi di agosto siamo partiti per la Norvegia col nostro furgone, e già il viaggio è un’avventura. Una volta arrivati, dopo un giorno di scalata più tranquilla per ambientarmi, ho iniziato ad assediare la via. I primi giorni li ho dedicati alla prima sezione: il metodo di Adam non mi si addiceva e ho subito cercato alternative. Ero riuscito a capire quasi subito che si poteva fare, ma i dettagli erano così importanti che da un tentativo all’altro passavo dal non muovermi al riuscire a fare due o tre movimenti di fila, per poi non muovermi di nuovo al giro successivo. Ho passato così una decina di giorni
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report
2020
boulder
Report Boulder
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3 novembre 2019 / Italia La sezione boulder dell’annuario si apre con uno dei protagonisti principali delle ultime stagioni, Giuliano Cameroni, che dopo aver scorrazzato in giro per il mondo approda anche in Italia, nella Valle dell’Orco! Qui, in compagnia di Bernd Zangerl, Giuliano prova un progetto mostratogli proprio dall’austriaco: una particolare e bizzarra partenza sit per riconnettersi all’highball di Bravirabi: ecco Gran Paradiso, 8b/c, la linea per ora più dura della Valle!
5 novembre 2019 / Giappone Un altro climber che ha vissuto un anno denso di viaggi e risultati è Keenan Takahashi, che decide di staccare concedendosi una vacanza “nonarrampicatoria” in Giappone. In realtà, Keenan un obiettivo in testa ce l’ha comunque...ed è la notevole linea highball di Asagimadara sul Monte Mizugaki, un 8c liberato nel 2011 da Tokio Muroi e poi ripetuta da Toru Nakajima. Pochi tentativi
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Report Boulder
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[1] Ryuichi Murai, United Foto: Coll. Murai — [2] Thomas Lindinger, Bokassa Fridge - Assassin Monkey and Man Foto: Coll. Lindinger — [3] Akira Waku, Hydrangea Foto: Coll. Waku
Novembre 2019 e anche Takahashi scrive il suo nome tra i salitori! Ora potrà finalmente rilassarsi?!
7 novembre 2019 / Giappone
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Restiamo in Giappone, ancora sul monte Mizugaki, per assistere ad una first ascent eccezionale di Ryuichi Murai, uno dei boulderisti su roccia più forti del paese! Su un notevole strapiombo a tacche Ryuichi ha trovato il suo progetto, la partenza sit all’8b+ di Decided: 5 movimenti che da soli valgono ancora 8b+ a cui si aggiunge la versione stand e un ristabilimento facile ma precario su muschio… Nasce così United, che Murai dichiara 8c+: il blocco più duro del Giappone e uno tra i più duri al mondo!
10 novembre 2019 / Svizzera e USA Tripletta da 8c da un continente all’altro! Iniziamo dalla Svizzera ed in particolare da Cresciano, dove è lo sloveno Jernej Kruder a confrontarsi con la storia rappresentata da Dreamtime, realizzandone l’ennesima ripetizione.
Dalla Svizzera a Red Rocks, con protagonisti invece due giovani fortissimi e destinati a farsi sentire sempre di più nel futuro: Drew Ruana e Zach Galla. Per entrambi, la ripetizione di Squoze, l’8c liberato lo scorso anno da Jimmy Webb: per Galla si tratta inoltre del primo boulder di questa difficoltà, per il quale ha necessitato unicamente di due sessioni.
11 novembre 2019 / Germania
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Il tedesco Thomas Lindinger arriva all’8c e per farlo sceglie una linea che non solo gli si addice, ma che ha fatto storia! Si tratta della mitica Bokassa Fridge Assassin Monkey and Man, una prua in compressione sul calcare di Kochel che porta la firma del grande Toni Lamprecht! Irripetuta fino allo scorso anno, quando Christof Rauch e Florian Schmalzl vi ci sono dedicati con successo, ecco ora che Thomas se la aggiudica in una quindicina di sessioni totali. Un articolo dedicato a Bokassa Fridge - Assassin Monkey and Man è riportato sull’Annuario UP 2019.
12 novembre 2019 / Giappone
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Ancora Giappone, per parlare di un’altra incredibile impresa di Akira Waku! Già l’anno scorso Akira aveva stupito il mondo con la salita di un 8c a ben 47 anni di età, oltretutto con alle spalle solo dodici anni da arrampicatore! Waku non si è però fermato ed eccolo ora andare ancora oltre: a Shiobara ripete infatti Hydrangea, un blocco di 8c di Dai Koyamada, rivalutato a 8c+ nel 2016 dopo la rottura di una presa. Nella versione originale, questa linea era stata ripetuta da climber del calibro di Daniel Woods, Motochika Nagao, Sachi Amma e Ryuichi Murai mentre solo Nomura Shinichiro l’aveva salita nella nuova versione. Ecco ora Akira Waku, 48enne da 8c+ boulder!
13 novembre 2019 / Giappone Evidentemente Keenan Takahashi non riesce proprio a staccare dalla roccia e sul Monte Mizugaki non conosce tregua. Dopo la ripetizione di Asagimadara, lo
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MIO PAPÀ ERA JUDOKA “ DA GIOVANE E FORSE HO
EREDITATO QUALCOSA DEL SUO SPIRITO COMBATTIVO. MA NELL’ARRAMPICATA CI SONO ANCHE VERTIGINE E NATURA, CHE SICURAMENTE MI LEGANO ANCOR PIÙ A QUESTA ATTIVITÀ. Hai una particolare predilezione per l’arenaria, come dimostrano le tue salite a Rocklands e, appunto, a Fontainebleau. Ci puoi dire quali sono le caratteristiche che più ricerchi e che più ti affascinano in un boulder? L’arenaria è molto bella nelle sue forme e nei suoi colori. A Rocklands è arancione o rosa. A Fontainebleau è grigia e bianca. In tutti i casi è incredibilmente ben disegnata e genera una varietà di prese e di movimenti che non si trovano per esempio sul granito. Ma alla Réunion abbiamo il basalto, che è altrettanto interessante per la varietà di movimenti e di prese. A differenza di molte delle mie compagne di allenamento, non mi piace particolarmente arrampicare sulle tacche. Amo dare energia ai movimenti, schiaffeggiare la roccia sulle prese piatte, mettere i piedi al di sopra della testa, ecc. È questo quello che mi piace e quello che cerco nei boulder. Le scale di tacche mi annoiano, anche se riesco abbastanza bene a scalarle con le mie dita fini. Veniamo ora a queste ultime settimane, in cui le tue salite a Bleau sono arrivate dopo un periodo drammatico per il mondo intero. Come hai vissuto il lockdown imposto dal Covid-19? Come molti scalatori che sono stati privati della loro attività preferita. Ho dovuto mantenere la motivazione e trovare la forza di allenarmi comunque per non perdere tutto. Avevo condizioni piuttosto favorevoli, con una parete da arrampicata privata a 200 metri dall’albergo in cui eravamo confinati, presso Fontainebleau. C’era anche un pezzo di foresta privata a 500 metri da casa nella quale potevamo passeggiare e scalare un po’. Sono riuscita quindi a mantenere alto il morale e alla fine del lockdown ho ritrovato i progetti che avevo aperto poco prima, con ancora più motivazione e il pieno di energia.
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Veniamo ora a Satan I Helvete Bas, ci puoi dare la tua descrizione personale di questo boulder? In cosa ti ha più messo alla prova? Questo boulder è stato un’esperienza incredibile. Sul blocco ci sono cinque passaggi: Fata Morgana (8a), Fata Morgana bas (8a+), Fata I Helvete (8b/+), Satan I Helvete (8b+) e Satan I Helvete bas (8c). Ogni volta che provavo un passaggio, mi sembrava durissimo. Dopo che l’avevo fatto, passavo al seguente, sul quale non riuscivo a muovermi prima di aver scalato il precedente. Uno dopo l’altro i progetti si sono concretizzati e ho vissuto un’esperienza incredibile di progressione che mi ha permesso alla fine di realizzare la versione più dura. La parte bassa di questa versione mi ha messo a dura prova all’inizio del processo, quando cercavo di realizzare Fata Morgana bas o Fata I Helvete. Una volta riuscita questa sezione comune a tutti i passaggi che partono dal basso, è stato difficile passare dalla versione diretta (Fata I Helvete) a quella di sinistra (Satan I Heslvete). E lì che si trova il passo più duro, senza dubbio. Quello che mi sembrava impossibile all’inizio è diventato possibile e realizzabile alla fine. Dopo averci pensato accuratamente, ne hai proposto una difficoltà di 8c, che lo rende il boulder più duro salito finora da te, nonché la difficoltà massima raggiunta per ora in campo femminile. Con questa linea pensi di aver davvero raggiunto i tuoi limiti oppure credi di poterti spingere oltre? Francamente non ne ho idea. Alban Levier ha proposto 8c per la versione alta (Satan I Helvete) nel 2016. Con la mia sequenza, penso che sia possibile proporre 8b+ per questa versione. La parte bassa aggiunge un “+” abbondante a tutte le versioni con partenza bassa, per cui mi è sembrato logico proporre 8c per la mia. Ma ci sono blocchi meno quotati che mi sembrano infattibili per me oggi. Quindi è probabile che ci siano anche blocchi più quotati che mi sembreranno fattibili! E questa la stranezza dell’arrampicata, soprattutto sulla roccia. Qualcosa che per te è durissimo può essere fattibile per un altro, e viceversa. Un’ultima curiosità: ci puoi rivelare quali sono i tuoi prossimi obiettivi e quali i tuoi sogni? I miei obiettivi per quest’anno sono solo outdoor, visto che la stagione è compromessa. Fare qualche 8c in falesia, dato che ho ancora paura quando sono troppo in alto e devo mettermi al limite per passare una sezione. A più lungo termine, per le gare, i Giochi Olimpici di Parigi nel 2024 sono evidentemente un sogno per me. Rappresentare la Francia, in Francia, sarebbe incredibile!
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Relazioni e proposte 174
Ghiaccio e misto d Alpi
Cozie (Piemonte), Val Varaita, Anfiteatro del Martinet, Colpo di coda d Alpi Cozie (Piemonte), Bastionata di Pian della Regina, La marcia del tempo d Alpi Graie (Valle d’Aosta), Valnontey, 1. Daddy Cool - 2. Sputnik d Alpi Graie (Francia), Monte Bianco, Pointe de l’Androsace, Forza Gioele d Alpi Graie (Francia), Monte Bianco, Aiguille des Grands Charmoz, Le Grand Charme d Alpi Retiche meridionali (Trentino-Alto Adige), Val Brenta, 1. La Faccia Scura della Luna - 2. Variante Apollo 11 - 3. Houston: abbiamo un problema! d Dolomiti (Trentino-Alto Adige), Vallunga/Langental, Happy New Year d Dolomiti (Trentino-Alto Adige), Vallunga/Langental, Saxophon
Roccia
(Lazio), Terminillo, Cima Sassetelli, Covid Line (Abruzzo), Sirente-Velino, Colle dell’Orso, Orsa Minore d Alpi Graie (Piemonte), Gran Paradiso, Mosquito Vagabundo d Alpi Graie (Valle d’Aosta), Val di Rhêmes, Megabat d Alpi Graie (Francia), Monte Bianco, Vierge del Petit Flambeau, Super Cheney d Alpi Graie (Valle d’Aosta), Monte Bianco, Pilastro Rosso del Brouillard, Incroyable d Alpi Graie (Valle d’Aosta), Monte Bianco, Rocher de la Brenva d Alpi Graie (Valle d’Aosta), Monte Bianco, Grandes Jorasses, Il giovane guerriero d Alpi Graie (Valle d’Aosta), Monte Bianco, Val Ferret, 1. Impressioni di settembre - 2. Delitée d Alpi Pennine (Valle d’Aosta), Tour des Fous, DabadiDabada d Alpi Pennine (Valle d’Aosta) Valpelline, Punta Elena Balliano, 1. La scuola del Fan - 2. Pilastro della convenzione d Alpi Pennine (Piemonte), Catena dell’Andolla, Per non dimenticare d Alpi Bernesi (Svizzera), Eiger, Merci la Vie d Alpi Bernesi (Svizzera), Wellhorn, Ying Yang d Alpi Lepontine (Piemonte), Lago di Agaro, SISCOM 86 d Appennino d Appennino
Falesia d Alpi
e Prealpi Bergamasche (Lombardia), Valsassina, Il Ballabiot
(Trentino-Alto Adige), Val de Mezdi, Para arriba, nach unten e bevilo! d Dolomiti (Trentino-Alto Adige), Passo Gardena, IronMan d Dolomiti (Trentino-Alto Adige), Gruppo del Sella, Piz da Lech, Stella Cadente d Dolomiti (Veneto), Rocchetta Alta di Bosconero, Madre Tierra d Dolomiti (Veneto), Monte Pelf, 1. Jaia - 2. Euskal Jaia - 3. The Fat Side of The Groove - 4. La Flaca d Prealpi Venete (Veneto), Piccole Dolomiti, Cima Mosca, Transiberiana Express d Prealpi Venete (Veneto), Piccole Dolomiti, Cima Tre Croci, Viaggio nel tempo d Dolomiti
Lepontine (Svizzera), Poncione d’Alnasca, Leap of Faith Retiche Occidentali (Lombardia), Val Masino, Pizzo Torrone occidentale, La Leggenda di Charlie e il Dragone d Alpi Retiche Occidentali (Lombardia), Valle di Sasso Bisolo, Monte Piezza, Tra il Sacro e il Profano d Alpi Retiche Occidentali (Lombardia), Valle di Sasso Bisolo, Satellite del Monte Piezza, 1. Cichipanza - 2. Mezzapiezza - 3. Naz crack d Alpi Retiche Meridionali (Lombardia), Gruppo dell’Adamello, Val Salarno, Borderline d Alpi Retiche Meridionali (Lombardia), Gruppo dell’Adamello, Val Salarno, Utopia d Alpi Retiche Meridionali (Lombardia), Gruppo dell’Adamello, Corno Gioia’, Le Iene d Alpi Retiche Meridionali (Trentino-Alto Adige), Dolomiti di Brenta, Crozzon di Brenta, Ultimo valzer d Dolomiti (Trentino Alto-Adige), Gruppo delle Odle/Geislergruppe, L Pilaster Desmincià d Prealpi Venete (Veneto), Val d’Assa, Spigolo della Luna d Prealpi Venete (Veneto), Monte Toraro, Diretta dell’acquavite d Alpi Calcaree Nordtirolesi (Tirolo, Austria), Schüsselkar, Nebelgeist d Alpi d Alpi
d Dolomiti
(Trentino Alto-Adige), Catena del Lagorai, Falesia Sette Selle
In alto: Daniel Ladurner, Saxophon Foto: Hannes Lemayr — Al centro: Matteo Della Bordella, Leap of Faith Foto: Tommaso Lamantia/Karpos — In basso: Marta Pirovano, Fa minga il pirla, 7a, Ballabio Foto: E. Pesci
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Relazioni e proposte Ghiaccio e misto
relazioni e proposte
ghiaccio e misto
Val Varaita, Alpi Cozie (Piemonte) Anfiteatro del Martinet, versante nord
COLPO DI CODA
Alberto Fantone, Sebastiano Faraudo, Gianluca Bocca, 21 gennaio 2020 50 m, WI4+, M6 Nuova, breve linea che si aggiunge alle già numerose possibilità dell’Anfiteatro del Martinet (Chianale) e, secondo gli apritori, offre una scalata molto tecnica, una delle più belle della valle nel suo genere. Materiale. Classico da ghiaccio e misto, 4 viti corte e medie, rinvii. Lungo la via si trovano 6 fix. Entrambe le soste sono attrezzate su due fix con cordone e anello di calata. Accesso. Da Chianale (Cuneo) fare ingresso nella gola del Martinet e accedere all’anfiteatro omonimo. “Colpo di coda” condivide l’attacco della via “Destra” e corre 5 m a sinistra di “Pay”. Discesa. In doppia lungo la via. È consigliabile scalare il secondo tiro in moulinette.
Colpo di coda Foto: Coll. apritori
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Relazioni e proposte Ghiaccio e misto
Colpo di coda, tracciato Foto: Coll. apritori
La marcia del tempo, tracciato Foto: Coll. apritori
Valle Po, Alpi Cozie (Piemonte) Bastionata di Pian della Regina, versante nord
LA MARCIA DEL TEMPO
Gianluca Bocca, Alberto Fantone, 10 gennaio 2020 200 m, WI4, 90°, R, M5, III Nuova via sulla Bastionata di Pian della Regina, già sede di numerosi itinerari su ghiaccio e misto. Secondo gli apritori “La marcia del tempo”, varia e ben attrezzata, merita di diventare una classica. Materiale. Classico da ghiaccio e misto con corde da 50 m, friends (verde e rosso BD), 5 viti delle quali 2 corte. Accesso. Da Crissolo (CN) salire lungo la strada per il Pian del Re fino al Pian della Regina (parcheggio). Attraversare il piano in direzione del Pian del Re fino al di sotto delle cascate classiche del Pian della Regina. La via si trova nel primo evidente canalone a sinistra. 50’. Relazione. L1: M5 e ghiaccio sottile, 5 fix e un ch. snarg, 50 m; L2: M4, 2 fix e 1 ch. snarg, 50 m; L3: trasferimento su neve, 30 m; L4: M5 e ghiaccio sottile, 4 fix, 35 m; L5: interamente su ghiaccio, WI4, 1 fix, 35 m. Discesa. In doppia lungo la via, soste attrezzate a fix con anello di calata. Per raggiungere S2 da S3 occorre ripercorrere il trasferimento su neve fatto in salita.
La marcia del tempo, L4 Foto: Coll. apritori
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Relazioni e proposte Roccia
relazioni e proposte
roccia
Monte Terminillo, Appennino (Lazio) Cima Sassetelli, avancorpo nord o Scoglio dei Sassetelli, 2110 m ca., parete NNO
COVID LINE
Pino Calandrella, Giulio Longhi, Emiliano Palla, 7 giugno 2020 170 m, TD+ (passaggi fino al VII) Uno dei luoghi più adatti all’arrampicata su roccia nel gruppo del monte Terminillo è la parete dello Scoglio dei Sassetelli, una propaggine rocciosa dell’omonima cresta Sassetelli. Qui Pino Calandrella, Giulio Longhi ed Emiliano Palla, finito il periodo di quarantena forzata dovuto all’epidemia di COVID-19, hanno aperto “Covid Line”, probabilmente una delle più belle e sostenute vie del gruppo del Terminillo. Pino Calandrella afferma: «Non abbiamo scalato certo una grande parete blasonata o una big wall, ma come sappiamo l’avventura si annida nei nostri progetti e spesso non ha a che fare con la fama della parete, ma solo con i nostri sogni, che se nati in periodo di pandemia hanno un valore a parte, hanno il sapore di una riscossa, il gusto di una rinascita… nella speranza sia quella definitiva». Materiale. Classico da roccia con due mezze corde, 4-5 chiodi (utili a lama), serie di friends fino al nº3 BD. Soste attrezzate. Tutti i chiodi utilizzati in apertura sono stati lasciati in parete. Accesso. Da Sella di Leonessa (1901 m), dove è possibile parcheggiare l’auto, percorrere il sentiero CAI 403 in direzione Valle della Meta. Raggiunta la Sella delle Scangive, scendere
Covid Line, tracciato Foto: Coll. apritori
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Relazioni e proposte Roccia
Covid Line, da dx Pino Calandrella, Giulio Longhi, Emiliano Palla Foto: Coll. apritori
Covid Line, Pino Calandrella in apertura su L3 Foto: Coll. apritori
costeggiando la parete nord del M. Terminillo e, percorrendo sempre lo stesso sentiero, risalire sotto la guglia rocciosa denominata “il Campanile”. In breve, dopo un paio di modesti saliscendi, si arriva in vista della parete e in pochi minuti alla sua base. 20’, 70 m ca. D+. Relazione. L1: attaccare nel punto più basso della parete, sotto gli strapiombi, sul piccolo sperone roccioso che si trova appena a sinistra di due grandi fessure diagonali orientate a destra. Risalirlo verso sinistra cercando la fessura di contatto, a destra, con la parete (ch.). In cima allo speronino piegare a destra su piccole tacche (ch. a lama sottile entrato per metà e ch. universale corto). Superato l’ultimo chiodo salire verticalmente uscendo a destra, raggiungendo una piccola cornice (chiave). Ribaltarsi sulla placca superiore e scalare puntando al pulpito che la chiude nella parte sommitale. Raggiunto il pulpito sostare a sinistra. V, V+, VI, pass. VII, 5 ch. di progressione, sosta con 2 fix e cordone, 45 m; L2: dalla sosta traversare a sinistra (cl.) e, con un passo aereo, salire sulla crestina rocciosa che precipita verso il centro della parete. Proseguire su difficoltà decrescenti fino alla sommità della crestina. Da qui scendere con attenzione sulla cengia mediana e, percorrendola in leggera discesa per qualche metro, raggiungere la sosta. IV, pass. IV, sosta con 2 fix e cordone, 35 m; L3: salire a sinistra della sosta, all’inizio verticalmente (2 ch.), poi piegando leggermente a sinistra (ch.). Da quest’ultimo chiodo salire piegando a destra su placca (fix), scalando appena a destra della costola rocciosa ascendente verso destra che chiude la placca. Uscire su una piccola cengia erbosa
Covid Line, Pino Calandrella in apertura su L1 Foto: Coll. apritori
evitando due massi fratturati addossati alla parete, spostandosi a destra. Superato il secondo masso risalire la breve placca che lo sovrasta (fix, possibile sosta intermedia). Superata la placca piegare a sinistra su cengia erbosa (fix su placca verticale, possibile sosta intermedia). Scalare in diagonale ascendente verso sinistra, su difficoltà più contenute (alcune rocce fratturate), uscendo nel piccolo anfiteatro superiore. La sosta si trova nel suo centro. IV+, V+, VI, pass. VI+, 3 ch. e 3 fix di progressione, sosta con 2 fix e cordone, 55 m (è consigliabile suddividere il tiro in due parti sfruttando una delle possibili soste intermedie); L4: salire verticalmente, seguendo per qualche metro il fondo del canale, fino a un piccolo sperone di roccia discreta (ch.). Continuare seguendo il canale (ch.), su roccia mediocre/marcia e difficoltà contenute, puntando al masso in cima alla parete. IV, passi IV+, 2 ch. di progressione, sosta con 2 fix e cordone, 35 m. Discesa. Due possibilità: 1. Risalire il pendio per poche decine di metri fino a quando è possibile traversare a mezza costa verso N e scendere su prato ripido a intercettare il sentiero CAI 403, che in breve riconduce alla base della parete e a Sella di Leonessa. 2. Due calate in doppia sul versante NE, utilizzando le soste attrezzate sulla via “Valessia”. Queste calate sono state attrezzate per l’inverno. L’ultima, da 60 m, richiede qualche metro di facile arrampicata in discesa. Si sconsiglia di scendere in doppia lungo la via di salita.
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BIMESTRALE DI ARRAMPICATA E ALPINISMO Speciale Annuario. Dicembre 2020 Direttore responsabile Richard Felderer Coordinamento editoriale Eugenio Pesci Redazione Tommaso Bacciocchi Roberto Capucciati Matteo Maraone Marco Pandocchi Damiano Sessa Sottocopertina Stefano Ghisolfi su Change, Flatanger (Norvegia). Foto: © Sara Grippo Grafica Tommaso Bacciocchi Impaginazione Stefano Vittori Versante Sud Srl Via Longhi, 10 – 20137 Milano tel. +39 02 7490163 versantesud@versantesud.it info@up–climbing.com Abbonamenti e arretrati www.versantesud.it Stampa Mediaprint srl – San Giovanni Lupatolo (VR)
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