annuario di alpinismo europeo Edizione 2017 – ISBN 978 88 98609 932 – € 9,90
EDIZIONI VERSANTE SUD
SOMMARIO VIE MITICHE
PERSONAGGI
002 FANTASIA Marmolada d’Ombretta di Maurizio Giordani 012 DELTA MINOX Pilastro Scingino, Val Masino di Eugenio Pesci 026 vacanze romane Monte Camicia di Stefano Ardito 036 rebus Corna di Medale di Eugenio Pesci
086 alexander megos di Lorenzo Frusteri 102 pietro dal prà di Matteo Pavana 112 MATTEO RIVADOSSI di Ruggero Bontempi
REPORT 2016
a cura di Alberto Milani 123 Top Alpinismo e ghiaccio 126 Top Falesia 131 Top Boulder
TIRO MITICO 044 HUBBLE di Carlo Caccia 052 LA MORTE di Eva Toschi
134 MATERIALI a cura della redazione
BLOCCO MITICO 062 IL NIPOTE DI GOLDRAKE di Alberto Milani
GARE
RELAZIONI E PROPOSTE a cura di Marco Romelli
141 Roccia 164 GHIACCIO E MISTO
074 LA LUNGA ATTESA È FINITA di Stefano Michelin
La versione digitale, per iPhone e smartphone Android, è disponibile gratuitamente su AppStore e Google Play.
Copertina Alex Megos su Action Directe, Frankenjura, Germania, 24 marzo, 2016 Foto: © Frank Kretschmann / Red Bull Content Pool Redazione magazine Tommaso Bacciocchi Roberto Capucciati Matteo Maraone Stefano Michelin Alberto Milani (news) Bruno Quaresima Marco Romelli (proposte) Redazione web up-climbing.com Stefano Michelin stefano.michelin@up-climbing.com
Prezzo di copertina 9,90 € ISBN 978 88 98609 93 2 © Versante Sud 2017 Hanno collaborato a questo numero: Per i contenuti: Stefano Ardito, Lorenzo Frusteri, Alberto Milani, Stefano Michelin, Matteo Pavana, Eugenio Pesci, Norberto Riva, Marco Romelli, Eva Toschi. Per le nuove proposte: Enrico Bonino, Giovanni Chiaffarelli, Valentino Cividini, Roberto Ferraris, Gianni
Ghiglione, Andrea Gallo, Cristiano Iurisci, Michele Mandelli, Ezio Marlier, Jeff Mercier, Roberto Parolari, Eugenio Pesci, Walter Polidori, Riccardo Quaranta, Marcello Sanguineti, Marcel Schenk, Luca Schiera, Gianni Tomasoni, Alex Walpoth. Web www.up-climbing.com www.versantesud.it VERSANTE SUD Srl Via Longhi, 10 – 20137 Milano tel. +39 02 7490163 versantesud@versantesud.it info@up–climbing.com
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VIA MITICA
Marmolada d’Ombretta
FANTASIA “Favolosa, fantastica, magnifica, superba, superlativa”
testi di Maurizio Giordani
Ne approfitto… da poco ho consegnato all’editore Versante Sud il materiale preparato per aggiornare la mia guida Marmolada, parete sud che uscirà a breve e sono quindi ben preparato ad affrontare un tema che mi preme e affascina da sempre. Il tema alpinismo oggi sulla mia parete preferita, magari confrontato, equiparato all’alpinismo di ieri, sul quale, secondo logica storica, dovrebbe essere costruito.
SEZIONE
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{{Maurizio Giordani su Fantasia (© Arch. M. Giordani))
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VIA MITICA
Fantasia
R
acconterò di alcune mie realizzazioni del passato, del loro come e perché, e cercherò di fare una veloce e attenta analisi di altre cose successe dopo, fino ad arrivare all’estate del 2016, da poco sfumata in un inverno che ben poco di inverno ha avuto… Non che io voglia atteggiarmi a storico improvvisato, ma un po’ troppo spesso sento e leggo cose che un po’ mi stridono, come il rumore di un chiodo strisciato sul vetro e, quando posso, cerco di dire la mia al riguardo, se non altro nel settore dove mi sento competente, perché mai ho smesso di frequentare la parete, la roccia, la montagna in Dolomiti e in Marmolada e posso affermare con orgoglio di conoscere ciò di cui parlo perché l’ho toccato con le mie dita, l’ho vissuto in prima persona nell’esperienza diretta… non per sentito dire. Chi ha letto la mia biografia Appigli sfuggenti pubblicata due anni fa, sa che non sono morbido nel pesare i miei errori o nell’esprimere opinioni su ciò che considero sbagliato; niente mezzi termini quindi… sono abituato a parlare (e scrivere) chiaro e diretto perciò è probabile che mi scappi, fra le righe, qualche acida affermazione che a qualcuno potrà anche non piacere… pazienza.
Altri dieci anni sono passati, da quando ho concluso le ricerche per la stesura della mia guida Marmolada - Parete sud e, se devo essere sincero, a quel tempo ero molto più fiducioso di oggi su ciò che sarebbe successo in alpinismo nell’immediato futuro. Da ottimista, mi aspettavo un ritorno di fiamma verso l’avventura reale, quella che sa scrivere pagine importanti nel libro di vita di ognuno di noi, appassionati del mondo verticale, ma ciò non è avvenuto e la parete si è progressivamente diradata di personaggi carismatici, di salite di rilievo, tanto che si può dire che negli ultimi dieci anni si è fatto in Marmolada meno di ciò che negli anni ‘80 si faceva in una stagione.
Parlo di salite alpinistiche di un certo peso, che rimangono nel tempo come segnale storico di vitalità, di progresso, di evoluzione. Un esempio per tutti: la via Fantasia, aperta nel 1995, indiscutibile capolavoro di bellezza e difficoltà, non è ancora stata ripetuta! La salita a mio giudizio più esaltante sulla Parete Sud aspetta ancora di essere ripercorsa, da 22 anni, mentre le cordate di oggi aspirano ancora a salire il Pesce, la stessa via sulla quale ci confrontavamo noi 35 anni fa, affrontandola in inverno, in solitaria o in velocità. Demotivante. Non voglio però dimenticare i pochi, rari segnali arrivati sporadicamente, osservandoli con l’occhio di oggi, spostato verso una visione meno romantica e più sportiva. Un occhio che mira a vedere la performance del grado alto ottenuto spesso dopo tentativi su tentativi, a volte anche calandosi dall’alto per preparare con efficacia la successiva salita in libera. Il “come” sparisce e resta solo il risultato, il grado… La rigida etica del tempo andato, che ci imponeva di salire utilizzando meno materiale possibile in meno tempo possibile, non ha fatto scuola (posso anche immaginare il perché) lasciando spazio alla libera a tutti i costi, che volutamente dimentica che la vera libertà si vive sapendosi staccare anche dalla dipendenza dal mezzo artificiale di protezione, non solo da quello di progressione. Mi sarei aspettato anche degli exploit in solitaria, da parte di alpinisti di oggi che si confrontano con qualche realizzazione del proprio tempo (non del passato remoto) mentre l’ultima importante in ordine cronologico che ricordo è quella di Marco Anghileri su Olimpo, un bel po’ di anni or sono. Ma veniamo a Fantasia, nell’estate del 2010 toccata con mano e salita fino a 200 metri dalla vetta da Baù e Della Bordella che così scrive: “Certo una via così con qualche spit sarebbe stata tutta un’altra musica. Io non sono uno contro gli spit di principio, ma vie di questo tipo ti fanno pensare sulla direzione che stanno prendendo l’alpinismo e l’arrampicata su roccia in montagna. Il futuro è nello spingere in alto la difficoltà o nell’utilizzare meno materiale possibile? La risposta ovvia è in entrambe le direzioni. Maurizio ci ha dato la sua miglior risposta, altri hanno dato la loro. È anche vero che questa via aperta nel 1995 resta ancora completamente irripetuta, mentre una Larcher-Vigiani (sempre per restare sulla stessa parete e quindi sulla stessa roccia e arrampicata) seppur più recente e difficile tecnicamente conta diverse ripetizioni”.
Fantasia
VIA MITICA
{{La parete d’argento (© M. Giordani)
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FANTASIA. Relazione tecnica Trentino Veneto
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Apritori: M. Giordani - M. Girardi, 11-12/08/1995 Sviluppo: 1250m (27L) Difficoltà: 7b Ac/R4/V EX Materiale: tutti i chiodi usati sono stati lasciati in parete ma attenzione: la roccia non permette abbondanti chiodature e mai la progressione può essere affidata a quei pezzetti di metallo. Frequenti sono le clessidre, per gran parte evidenziate da un cordino, come utili sono tricam e friend da infilare nei buchi. Attacco: dal Rif. Falier (30 min.) Discesa: dalla stazione di Forcella Seràuta è possibile scendere in funivia (informarsi sull’orario dell’ultima corsa), pernottarvi scomodamente oppure scendere a Passo Fedaia per il ghiacciaio lungo le piste da sci (attenzione ai tratti ghiacciati). Più consigliato è il rientro per il Valon d’Antermoia (raggiungibile anche direttamente dalla S’cesora con una corda doppia), attrezzato all’inizio con cavo metallico e quindi segnato per Malga Ciapéla con vernice di colore rosso e bianco (2 ore da Forcella Seràuta). Il cavo metallico aiuta a superare un primo salto di rocce levigate ed è ancorato circa 200 metri a Sud dalla stazione della funivia. Nata in un’estate non certo ideale per le condizioni meteo, costantemente instabili, è stata completata a metà agosto dopo due precedenti tentativi, il 21 luglio e il 26 e 27 luglio dello stesso anno (due bivacchi in parete). Itinerario estremamente difficile e particolarmente bello, fra i più impegnativi in assoluto, si sviluppa per 33 tiri di corda ognuno dei quali offre una roccia eccezionalmente solida e aderente, ideale per affrontare le alte difficoltà. Altre sono, in Marmolada, le vie che possono offrire una scalata di così alto livello, ma nessuna arriva ad avere la continuità e lo sviluppo di Fantasia. E il nome rispecchia le caratteristiche del viaggio che s’intraprende salendo questa via; un percorso fantastico, come solo la fantasia sa immaginare. Sul libro delle ascensioni del rifugio Falier si legge: “favolosa, fantastica, magnifica, superba, superlativa arrampicata.” Sono state valutate difficoltà, continue e sostenute, fino all’8° grado superiore con 7 passaggi su cliff e due passaggi in A0 che non si è riusciti ad evitare. Sarà possibile, in futuro, una salita in completa arrampicata libera da parte di chi riuscirà, con non poco impegno, a equiparare il proprio alto livello fisico in arrampicata con la propria capacità psichica di concentrazione e autocontrollo… Subito a sinistra del “pesce” la placca continua, e non s’interrompe, nemmeno in alto, dove, sull’affilato Spigolo di Giada, presenta ancora le stesse caratteristiche di compattezza e solidità, solo leggermente segnata da quei caratteristici, piccoli buchi, leggere asperità che permettono di costruire, a chi ne sa interpretare i suggerimenti, quel susseguirsi di movimenti, di delicati spostamenti del corpo, verso l’alto, vera essenza dello scalare in Marmolada. Tutti i chiodi usati sono stati lasciati in parete ma attenzione; la roccia non permette abbondanti chiodature e mai la progressione può essere affidata a quei pezzetti di metallo. Frequenti sono le clessidre, per gran parte evidenziate da un cordino, come utili sono tricam e friend da infilare nei buchi. Nell’estate del 2010 M. Della Bordella e A. Baù tentano la prima ripetizione e arrivano a 7 lunghezze di corda dalla vetta. Da loro arriva un ulteriore “aggiustamento” sulla valutazione delle difficoltà della via che erano prima state valutate in apertura e quindi, da verificare. Tracciati tratti dalla guida di Maurizio Giordani, Marmolad a -Parete Sud, Versante Sud, 2017
Photo by Greg Mionske
“I compete in the Drago because of its versatility. I feel like I can do any move with it. I’m a better climber with the Drago on my feet.” SEAN McCOLL SCARPA® AMBASSADOR
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VIA MITICA
Pilastro Scingino - Val Masino
DELTA MINOX Granito estremo degli anni ‘80
(alias Il capolavoro di Tarci e Norby) testi di Eugenio Pesci
La scalata su granito nelle Alpi ha per lungo tempo dominato il panorama tecnico e anche mediatico legato all’alpinismo nel ventesimo secolo: le grandiose salite di Riccardo Cassin sulla parete nord-est del Badile, il pilastro Walker alle Jorasses, dello stesso Cassin, di Esposito e Tizzoni, così come il Pilier Gervasutti, salito dal “fortissimo” sul Mont Blanc du Tacul, per non parlare di tante altre vie nelle Alpi centrali, in Svizzera, finendo negli anni ’50 e ’60 con le storiche vie di Walter Bonatti e compagni, hanno segnato in modo massivo l’evoluzione della scalata nell’ultimo secolo.
SEZIONE
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{{Federica Mingolla alla partenza del settimo tiro con movimenti delicatissimi in aderenza (Š Luca Schiera)
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VIA MITICA
Delta Minox
U
na caratteristica essenziale delle arrampicate su granito consiste certamente nella tipologia particolare di questa pietra – che un celebre artista scienziato come Wolfgang Goethe agli inizi dell’ottocento considerava come “la pietra originaria”, “ur-stein”, – le cui superfici, molto più che nel polimorfico calcare o nella stratificata dolomia, impongono con le loro geometrie lineari e compatte uno stile di scalata che varia dall’estremamente delicato all’estremamente atletico. Due mondi diversi quelli del granito e del calcare: secondo non pochi pareri l’arrampicatore specialista su calcare sarebbe più favorito, passando al granito, di quanto sia lo specialista del granito che si trovi a passare sul calcare, e ciò partendo dall’idea che la base dell’arrampicata risieda nella prensilità, qualità che il calcare e la dolomia obbligano a sviluppare in modo massivo. D’altra parte il granito ci mette poco a vendicarsi
{{Tarcisio Fazzini durante l’apertura. (© Norberto Riva)
per questo eventuale sopruso tecnico e motorio: lo fa con poco sforzo attraverso il fascino della quota, del ghiaccio, degli ambienti grandiosi e remoti, e soprattutto della sua diffusa presenza nelle grandi pareti delle montagne più famose di tutti i continenti, dallo Yosemite, alla Groenlandia sino alle Torri di Trango, ove si trova l’itinerario su granito più impegnativo e famoso fra quelli esistenti: Eternal flame di Wolfgang Güllich e Kurt Albert. Allo stesso modo, tanto quanto intorno agli anni ’20 e ’30 del novecento l’evoluzione tecnica dell’arrampicata si sviluppò soprattutto sul calcare e sulla dolomia, la seconda grande rivoluzione, che non fu solo tecnica ma soprattutto di mentalità e di costume, partita dalle grandi pareti californiane negli anni ’60, diede poi il meglio di sé proprio sul granito, o meglio sui massi di granito, nelle Alpi centrali e occidentali, in Val di Mello, in Val di Susa e in pochi altri eletti luoghi. Fu l’epoca del granitico “Nuovo Mattino”, l’epoca in cui il bouldering, già praticato ampiamente su
Delta Minox
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{{Ancora Federica Mingolla alle prese con l’aderenza estrema di Delta Minox. (Š Luca Schiera)
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Monte Camicia
Vacanze Romane testi di Fabrizio Ardito
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La parete Nord del Camicia, il “piccolo Eiger” del Gran Sasso, è da ottant’anni un banco di prova per i migliori alpinisti dell’Appennino. Salita per la prima volta nel 1934 da Bruno Marsilii e Antonio Panza, due “Aquilotti” di Pietracamela, vede sfilare sulle sue rocce miste a erba personaggi come Mimì Alessandri, Lino D’Angelo, Tiziano Cantalamessa e Andrea Di Donato. Molti ripetitori, in quel labirinto verticale, aprono delle varianti più o meno volontarie. La prima via completamente indipendente da quella del 1934 viene tracciata nel 1999 da Roberto Iannilli ed Ezio Bartolomei, ed è un capolavoro. Nel luglio 2016, nei primi tiri di corda di un’altra via nuova sulla Nord, Roberto cade e muore insieme a Luca D’Andrea, suo compagno in decine di vie nuove.
{{2102, Vacanze Romane (© Andrea Di Pascasio)
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Vacanze Romane
Sul diciassettesimo tiro, che tocca ancora a Roberto, la roccia è così cattiva che le zolle d’erba sembrano più affidabili del calcare. Una caduta da qui porterebbe la cordata direttamente al Fondo della Salsa. “Lo scenario è orribile eppure magnifico, valeva certamente la pena. Ma questo lo penseremo quando saremo fuori”. Al ventiduesimo tiro Bartolomei e Iannilli ritrovano la Marsilii-Panza, che dopo un giro a destra torna a salire in verticale. Si fa sera, e bisogna cercare un posto per il bivacco. All’improvviso, accanto ai piedi di Roberto, compare il buco. Terminati i lavori di sterro, i due si sistemano per la notte. Finalmente, dopo fatica e paura, trova spazio la poesia. “Ci sembra di essere nel luogo migliore della Terra. Rocce verticali e inaccessibili, panorama a perdita d’occhio sull’ondulata pianura illuminata da mille luci e il mare, con gli ultimi bagliori della sera” annota Iannilli. La notte passa senza storia, nonostante le gomitate e uno strano sogno di Roberto, nel quale una fila di escursionisti attraversa chiacchierando la cengia. All’alba un mare di nubi nasconde la parte bassa della parete e le colline di Castelli. Restano mille metri di via, ma lì la roccia sarà certamente migliore. Dopo una calata in corda doppia, si riprende a salire in un canale, percorso dalla via del 1934 e dalla variante tracciata nel 1975 da Tiziano Cantalamessa e Stefano Pagnini. Poi, mentre Roberto ed Ezio salgono un tiro dopo l’altro per una interminabile cresta di roccia rotta, la tensione si scioglie. La cresta finisce ai piedi di uno sperone di placche compatte, che offrono un’arrampicata magnifica. Cinque tiri di corda, difficoltà di quarto e quinto grado, fessure di roccia solida che consentono di proteggersi con chiodi, dadi e friend. A sinistra, oltre un canale, è lo sperone percorso da Nirvana. Ancora una volta, dopo la lotta su erba verticale
{{Roberto Iannilli con Andrea Di Donato autore della prima solitaria invernale della Nord (© Arch. R. Iannilli)
e roccia marcia, si riscopre il piacere di arrampicare su un calcare stupendo. I due salgono contendendosi i tiri da primo, dispiaciuti che l’avventura stia per finire. L’ultimo tiro, che è il più bello, tocca a Ezio che esce in cresta dopo venti ore di arrampicata, quarantatré tiri di corda e oltre duemila metri di via. Per il Camicia è una data storica. I due alpinisti arrivati dal Lazio hanno festeggiato i 65 anni dall’exploit di Bruno Marsilii e Antonio Panza aprendo Vacanze romane, la prima via della parete indipendente da quella del 1934. Dopo aver acceso i cellulari, chiamano le rispettive case per dire alle mogli di stare tranquille. La risposta è praticamente la stessa. “Ma state a casa, irresponsabili!”. Negli anni che seguono, i due amici continuano ad arrampicare insieme. Nell’agosto del 2003 portano del materiale e del cibo sotto alla Farfalla del Paretone in previsione di aprire una via nuova. Nel fine settimana successivo Ezio non può muoversi e Roberto va ad arrampicare da solo. Quando torna all’auto accende il cellulare e una terribile notizia lo raggiunge. Ezio è caduto in moto, è stato investito da un autobus, è morto. Da allora, e per anni, Roberto Iannilli arrampica spesso da
{{Roberto Iannilli su Nirvana. Scavallata la cresta iniziale vediamo il pilastro e le placche (© Arch. R. Iannilli)
Vacanze Romane
solo. Anche su difficoltà sostenute, anche nell’aprire vie nuove, un’attività che lo ha sempre appassionato. Nel raccontare questa componente del suo alpinismo, scrive più volte di una “sindrome dell’apritore compulsivo di vie”.
Una malattia che lo rende schiavo dei “punti rossi” che gli compaiono davanti, per indicargli una via nuova, ogni volta che guarda una parete dalla base. E che poi è costretto a seguire, di fessura in fessura e di strapiombo in strapiombo fino in vetta. Nel primo decennio del millennio, Iannilli aggiunge al suo palmarès itinerari di estrema difficoltà e grande bellezza, come Nemesi sul Secondo Pilastro d’Intermèsoli. L’eredità di Marco e Senza perdere la tenerezza, sulla Est del Corno Piccolo, includono i passaggi in artificiale più difficili del Gran Sasso. Un elemento che distingue il suo alpinismo da quello di tanti altri è la sua passione per i bivacchi, meglio se solitari, ai piedi delle pareti o lungo le vie. “Partire all’alba da casa e arrivare al Gran Sasso o su un’altra montagna è uno choc. Dormire alla base della via significa sentirsi all’unisono con la montagna, entrare nello spirito giu-
{{2102, Vacanze Romane (© Andrea Di Pascasio)
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sto” racconta nel 2010 a chi scrive. “Dormire in parete è l’apoteosi dell’alpinista che ama la montagna, che la scala per affinità, senza arroganza, con rispetto e passione, consapevole delle dovute misure, della vulnerabilità. Bivaccare è vivere forte, e mi sento vivo in un modo pazzesco” aveva scritto poco prima su Planetmountain.com. “Ezio bivacca con me, anche dopo il 2003 non manca mai un appuntamento”. Sulle pareti del Gran Sasso (e non solo) Roberto porta anche la sua passione politica di sinistra. Battezza le sue vie Compagni dai campi e dalle officine, Eppure soffia, La rivoluzione non è un pranzo di gala e con slogan, miti e titoli di canzoni. Non mancano le vie Yasser Arafat e Pietro Valpreda. Roberto si appassiona anche alla storia dell’alpinismo, sul gigante dell’Appennino e non solo. Per questo si fa carico dell’associazione delle “Vecchie glorie del Gran Sasso”, che ribattezza “Alpinisti del Gran Sasso” e che da presidente rilancia con competenza e fatica. Un altro filo fondamentale nella sua vita è l’amore per Patrizia, e poi anche per la figlia Giuliana. Un amore totale e perfetto, che inizia quasi sui banchi di scuola e prosegue attraverso le mille difficoltà della vita, inclusi gli incidenti in montagna. Dieci anni dopo la morte di Ezio Bartolomei, Roberto Iannilli trova un nuovo compagno di cordata ideale. Si
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Corna di Medale - Grigne
REBUS (7, 12, 5)
Il serpente bianco testi di Eugenio Pesci
26 dicembre 1984, verso l’ora in cui il sole tramonta, sentiero di raccordo fra la via ferrata della Corna di Medale, grande parete calcarea lecchese e settore delle vie sportive dell’Antimedale. Tre ragazzi dall’aria molto stanca ma soddisfatta, addobbati da ferraglia di ogni tipo, come alberi dell’appena trascorsa festività, si incontrano ad un bivio con un altro gruppo di giovani arrampicatori; questi ultimi però più leggeri e ben imbiancati dagli sbuffi di magnesite.
{{Stephanie Frigière sul secondo tiro durante una delle rarissime ripetizioni femminili nel 2009 (Š Eugenio Pesci)
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Rebus
e superiori: nel 2015, dopo una ripetizione veloce di Matteo Della Bordella, e soprattutto dopo la richiodatura integrale eccetto gli ultimi due tiri, eseguita da Eugenio Pesci, Giovanni Chiaffarelli e Federico Montagna, Luca Schiera riesce in due giri a liberare il tiro che si distacca da Breakdance (8a), il mitico “tetto a mezzaluna” (7a?!), in modo che la storia tecnica di questa via si può dire conclusa. A trent’anni dalla sua apertura, Rebus rimane uno degli itinerari su calcare, su parete di fondovalle, più interessanti delle Prealpi, con il suo “ambiente cittadino”, segnato nei miei ricordi dalle esplosioni di giubilo dei tifosi del Lecco ai gol della loro squadra, in una dimensione verticale molto lombarda, sopra il lago con le sue regate veliche e le nebbioline di Milano diffuse e lievi, non molto lontane verso Sud.
{{Matteo Colico su L8 (6c+) (© L. Schiera)
REBUS. Relazione tecnica Lombardia
Apritori: Ivano Zanetti, Giovanni Chiaffarelli, Eugenio Pesci, dal basso, in 15 uscite, inverno 1985 Sviluppo: 280 m (11L) Difficoltà: 8a (6c e A2+) RS3; ED Prima libera: Luca Schiera 2015. Prima solitaria: Marco Anghileri 1995. Materiale: 10 rinvii, 2 cliff hanger, 2 staffe americane, 1 set di microdadi, qualche dado medio, 1 friend 2.5. Attacco: Da Lecco si sale a Rancio e da qui si sale sotto l’Antimedale, ove si parcheggia presso una stanga chiusa. Si risale, dapprima per sterrata poi per sentiero, sino all’attacco della via ferrata (20 minuti). Per questa (350 metri) si raggiunge la cengia centrale e si traversa a destra sotto la grande grotta che borda il pilastro sulla sinistra. Aggirato un saltino (III), si sosta presso i resinati ove parte la via Bonatti (1 h dall’auto). Discesa: raggiunta la vetta della Medale, si scende per sentiero o verso Rancio o a Nord verso Laorca.
L11: a sin., utile friend, superare un muretto aggettante e delle fessure che conducono sugli ultimi metri della via Gogna (chiodi). Da qui in breve per roccette si sale alla via ferrata, 35 m., 6b+.
Relazione, disegno e foto col tracciato sono tratti dalla guida Eugenio Pesci, Pietro Buzzoni, Lario Rock - Pareti, Versante Sud, 2012 6b+
L10: a dx. (spit vecchi) per placca a gocce, poi superare il camino-diedro, sostando in una nicchia, 25 m., 6b+, expo. 6b+
L9: alzarsi sotto il tetto a mezzaluna e superarlo nel centro, uscendo a dx., 20 m., 7a, oppure 6a e A2 (faticoso, pericoloso per il secondo di cordata).
7a 6c+ 8a 6b
6a
L8: placca e diedrino, poi traverso a dx. sopra uno strapiombino, 20 m., 6c+. L7: nel diedro, da cui si procede a dx. con passaggio molto difficile, 7b obbligatorio, o A2+ su microdado, uscendo oltre un muro a gocce, 25 m., 8a.
6c+
L6: traversare verso dx. 20 m. sino a S4 Breakdance, 6a.
6b+
7b 7a+
L5: alzarsi verso dx. sino a fessure verticali, oltre le quali si traversa a dx. da un chiodo arancione, 30 m., 6b. L4: muro a gocce, poi in obliquo a sin. a chiodo normale, aggirare uno spigolo rinviando molto lungo e alzarsi per diedrino, 30 m., 6c+, tiro expo (possibile prima del traverso alzarsi diritti per diedrino con dado incastrato con cavo rotto, 6c, molto pericoloso). L3: rimontare un muretto e risalire una bella placca a gocce con spostamenti laterali, 35 m., 6b+. L2: diritti seguendo i fix e oltrepassando la lama del traverso Bonatti, 30 m., 7b, o 6b+ e A2+, 7 fix. L1: in obliquo a dx. su roccia a cubetti e per placca esposta, 25 m. 7a+.
44 tiro MITICo
HUBBLE
«Ho salito un 9a! Sono stato il primo a salire un 9a!» testi di Carlo Caccia
Cercare qualcosa e trovare qualcos’altro: in inglese si dice serendipity. Un esempio? Telefonare a Stefano Ghisolfi per saperne di più della sua salita di Ultimatum (9a+) a Massone e scoprire che tra i suoi progetti per il 2017 c’è anche la mitica Hubble. Di più: Stefano ci rivela di averla già provata, di aver già sperimentato quei sette movimenti che il 14 giugno 1990, in una manciata di secondi, hanno alzato l’asticella della difficoltà. Ben Moon cercava il primo 8c+ e ha trovato il primo 9a: serendipity, insomma, quindici mesi esatti prima che Wolfgang Güllich, il 14 settembre 1991, chiudesse il conto con Action Directe e completasse così un dittico che continua a raccontare la storia della ricerca del limite in arrampicata.
SEZIONE 45
{{Ben Moon su Hubble (© Steve Lewis)
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tiro MITICo
LA MORTE 8c L’arrampicata a Roma testi di Eva Toschi
Cos’è che rende un tiro storico? È la prima domanda che mi sono posta per scegliere di quale linea raccontare. I numeri? Il Grado - sì , sicuramente è rilevante -, l’anno in cui è stata chiodata, il numero delle persone che sono riuscite nell’impresa di salirla. Un significato? Che ne so, un significato che si attribuisce al sol fatto di aver salito quella linea: significa essere forti, talentuosi, coraggiosi, umili o arroganti o chissà cos’altro. Un nome altisonante? Beh, a volte i nomi sono densi di valore e un po’ raccontano la storia che ci sta dietro… ma anche se ad alcuni il nome affascina molto, a volte può deludere veramente per la sua vacuità.
{{Andrea Di Bari su La Morte (Š Marco Buso)
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BLOCCO MITICO
Robot, nipoti e mattini tramontati
il Nipote di Goldrake testi di Alberto “Albertaccia” Milani
«Nonna cosa vuole dire “mitico”?»…silenzio…«boh… mah, forse vuol dire che l’è bel»...silenzio…«ah…va bene». Avevo 4 anni, e non so dove avevo sentito tale aggettivo che mi aveva fatto mettere in difficoltà la mia povera, meravigliosamente semplice nonna. Ora, più di trenta anni dopo, mi trovo di nuovo alle prese con questa parola, domandandomi dubbiosamente: quando un blocco è definibile come “mito”? .
{{Albertaccia sul Nipote di
Goldrake alla fine del 2016. (Š Archivio Milani)
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GARE
{{Stefano Ghisolfi, Arco, Coppa del Mondo 2016. ( Š S. Michelin)
Da Bardonecchia alle Olimpiadi di Tokyo
la lunga attesa Ăˆ finita testi di Stefano Michelin
1985, la prima gara di arrampicata; 2020 la prima Olimpiade con l’arrampicata. 35 anni di storie, vicende, trasformazioni, discussioni che hanno visto il lato agonistico di questa disciplina trasformarsi, evolversi, prendere forma, acquisire contenuti ed infine sfociare nel sogno olimpico. ď ˝
86 personaggi
ALEX MEGOS
“Pamela Anderson? Ma chi è?”
intervista di Lorenzo Frusteri
Intervistare Alex Megos è un po’ come cercare di commentare la Gioconda di Leonardo dicendo qualcosa di nuovo, o anche solo di interessante: non facile. Alex Megos ha toccato roccia ancora piccolissimo, e ha bruciato le tappe in un modo sconcertante, passando dalla montagna alle gare, dalla falesia al boulder con disarmante facilità. Arriva al 9a a soli diciannove anni, sale 8b+ boulder e in breve si guadagna le copertine delle riviste specializzate di tutto il mondo ripetendo Action Directe in giornata e realizzando la prima via di 9a a vista al mondo. Nell’anno appena trascorso si concede una realizzazione leggendaria, con la prima ripetizione non britannica di Hubble. Il futuro arrampicatorio di questo ragazzo è imponderabile.
{{Alex su Action Directe (© Frank Kretschmann / Red Bull Content Pool)
Di Megos, nell’effettuare l’intervista, mi ha colpito ciò che a torto definirei semplicità, una specie di posizione naif, che penso nasconda un fatto: Alex non ha realmente idea del suo livello e delle sue potenzialità. Certe risposte lasciano scioccati, perché davvero ci fanno capire che per lui alcuni gradi non significano nulla, e che per smuoverlo da un mondo in cui tutto appare facilmente scalabile occorrono cose veramente fuori dal mondo. Basti pensare che il progetto che lo ha impegnato più a lungo è stato Lucid Dreaming, costatogli “ben” undici giorni di lavoro… Al contempo, anche di fronte a domande scomode o perfino provocatorie, Alex si è dimostrato sincero, aperto e anche spiritoso. Ci troviamo di fronte ad un’entità sconosciuta, lontana dalla professionalità scientifica di Ondra o dei garisti trapiantati su roccia: sembra impossibile prevedere la mossa successiva, soprattutto in termini di che cosa riuscirà a fare. Sì, perché dire che la sua personale asticella è già posizionata piuttosto in alto appare un understatement: in saccoccia ha vie e boulder da riempire la carriera di tre o quattro arrampicatori di livello mondiale, ed ha appena 23 anni. Se da un lato la pura quantità – pur impressionante – non è leggendaria, dall’altro la qualità dei suoi exploit ha pochi eguali: Action Directe in giornata, il primo 9a a vista al mondo e Hubble. Ciascuno di essi, singolarmente, vale una carriera. Allora, non resta altro che mettersi comodi in poltrona, e lasciare che ci esalti ancora in futuro.
{{(© Frank Kretschmann / Red Bull Content Pool)
102 personaggi
Pietro
DAL PRÀ
Grido alla rinascita di una consapevolezza
intervista di Matteo Pavana
“Sono un uomo complesso e pieno di contraddizioni, che ha attraversato momenti belli e altri meno piacevoli, sempre ai margini dell’arrampicata libera italiana, ma mai con malumore, anzi, con un certo orgoglio. Per un motivo o per l’altro, non ho mai scalato per periodi di tempo troppo prolungati, alternando la mia attività di alpinista con quella di guida alpina e di sciatore. Ora mi rendo conto che questa è stata una grande fortuna.
La scalata è un’attività meravigliosa, nell’uomo quasi ancestrale. È tanto profonda da avere un unico difetto, se così si può chiamare: focalizzare l’attenzione su noi stessi, a volte facendoci dimenticare cosa c’è al di fuori di questa dimensione estremamente personale, e quindi, col tempo, inaridendoci”.
{{Crime Passionel, 8b, Verdon 1989 (©Marco Baldini)
112 personaggi
MATTEO RIVADOSSI L’avventura in verticale,
verso l’alto ma anche verso il basso intervista di Ruggero Bontempi
Il buio e la luce, l’acqua e il ghiaccio, profondi abissi e terre alte, umidità, mondi di pietra. Parlare di montagna e di alpinismo con Matteo Rivadossi è prima di tutto un viaggio tra gli elementi e le forme più autentiche e primordiali di una natura austera e misteriosa, così potente da poter incutere talvolta un giustificato timore. Il dialogo regala l’esperienza di un’immersione in contesti ambientali separati da una distanza che impari a leggere come sola misura geografica, perché l’azione e lo sguardo, o forse meglio dire la visione, li uniscono in un’unica affascinante tela, che si compone con i colori brillanti dell’avventura e dell’esplorazione, autenticamente vissute.
{{Al cospetto del maestoso ingresso di
Langun Cave, Filippine. (Š S. Marioti)
REPORT
2016
Tutte le principali news dell’anno appena passato divise in tre categorie, alp-ice climbing, falesie e boulder per non perderti neanche una delle prestazioni top del 2016!
REPORT 2016 123
TOP ALPinismo e ghiaccio 24 gennaio/Italia – Tra una tappa e l’altra della Coppa del Mondo di ghiaccio, l’olandese Marianne van der Steen fa una rapida visita alla falesia di dry tooling del Bus del Quai, nel bresciano, dove effettua quasi per caso una salita flash di gran rilievo su Kamasutra D13+. Doveva trattarsi infatti solo di un giro perlustrativo sulla via anche per rimuovere una piccozza rimasta incastrata... 5 febbraio/Italia – Ancora drytooling di altissimo livello. A fine gennaio, l’inglese Tom Ballard libera A line above the sky 50 metri super strapiombanti nella falesia Tomorrow’s World nelle Dolomiti. Per questa via propone il D15, il primo mondiale! Aspettiamo di vedere chi riuscirà ad aggiudicarsi la seconda salita anche per sapere se questo grado verrà confermato. 9 febbraio/Francia – Non poteva mancare tra le news del drytooling la nostra Angelika Rainer che a Usine in Francia flasha Next Level, D13 sua prima salita di questa difficoltà. 21 febbraio/Italia – A una ventina di giorni dalla prima salita, ecco arrivare la ripetizione di A line above the Sky il primo D15 mondiale proposto da Tim Ballard sull’immenso tetto della falesia dolomitica Tomorrow’s World . È il francese Gaetan Raymond ad aggiudicarsela e pur trovandosi in difficoltà a dare un giudizio sul grado per una via così lunga (50 metri!) sembra confermarne il D15. 19 marzo/Austria – In due giorni, dal 17 al 19 marzo, il tedesco Fabian Buhl compie una salita di prestigio regalandosi la prima invernale e in più solitaria di Wetterbock, multipitch di 10 tiri fino all’8c liberata da Alexander Huber nel 2014 sulla Wetterbockwand, parete est dello Hoher Göll in Austria. Oltre alle difficoltà tecniche su questa parete strapiombiante si aggiunge l’avvicinamento su canale innevato ripido ed esposto. 21 marzo/Italia – Angelika Rainer si mostra sempre più in forma e veniamo a conoscenza che ad inizio marzo sempre al Bus del Quai (Iseo Bs) ha chiuso Low G Man, suo primo D14. Su questo tiro si è trovata a fare i conti con un passaggio chiave inizialmente impossibile e in seguito superato per giungere alla vittoria finale!
134 Materiali
MIURA XX
Tech info: TOMAIA: vitello scamosciato, costruzione tubolare FODERA: Dentex CALZATA: media INTERSUOLA: LaSpoFlex 1,1 mm solo anteriormente + P3 System SUOLA: Vibram XS-Edge 4 mm MISURE: 33 – 46 comprese mezze misure PESO: 560 grammi al paio
Miura XX è la versione Signature Edition che celebra il ventesimo anniversario della scarpetta d’arrampicata Miura, simbolo dell’arrampicata per oltre vent’anni e prodotto prediletto dall’atleta che ha contributo ad evolverla: Adam Ondra, icona moderna dell’arrampicata la cui firma ufficiale è riportata sulla tomaia. Precisa, rigida e strutturata come sempre ed ancora più durevole nel tempo grazie all’inserimento della tecnologia anti-deformazione P3 System, Miura XX sarà prodotta nel solo anno della celebrazione dell’anniversario (2017). Sul lato tecnico Miura è da sempre tra le scarpette più precise, rigide e performanti della collezione La Sportiva, adatta in particolare per i piccoli appoggi ed i tallonaggi e non è un caso che proprio Adam Ondra l’abbia utilizzata per chiudere “Change” (Norvegia, 2012) una delle vie più dure della storia dell’arrampicata. Change, cambiamento: quello che ha rappresentata Miura per l’arrampicata moderna e che continua a vivere anche a 20 anni dopo.
KATAKI
Tech info: TOMAIA: abbinamento vitello scamosciato con microfibra, costruzione tubolare FODERA: anteriore e posteriore Pacific CALZATA: media INTERSUOLA: LaSpoFlex 1,1 mm solo anteriormente + P3 System SUOLA: Vibram XS-Edge 4mm – woman Vibram XS-Grip2 4mm MISURE: 33 – 46 comprese mezze misure – woman 33 - 43 PESO: 500 grammi al paio – woman 450 gr al paio
Kataki è una scarpetta da arrampicata versatile e performante concepita per utilizzi outdoor in falesia, adatta per pareti strapiombanti, favorisce i tallonaggi grazie al tallone con sistema di costruzione S-Heel™ che permette di mantenere una perfetta stabilità in torsione accentuando le performance e l’adattabilità. Il sistema di allacciatura fornisce struttura ed è differenziato tra parte posteriore ed anteriore per una perfetta regolazione dei volumi. Kataki adotta la tecnologia P3 System che garantisce l’indeformabilità ed il mantenimento delle caratteristiche originarie nel tempo; è inoltre pensata per facilitare la risuolatura grazie alla suola a tre quarti in mescola aderente Vibram XS Edge. È una scarpetta rigida ma capace di garantire un buon grado di sensibilità e comfort.
MAVERINK
Tech info: Tomaia: abbinamento vitello scamosciato e microfibra, costruzione tubolare Fodera: assente Calzata: media Intersuola: assente, P3 System Suola: Vibram XSGrip2 3mm Brevetto: P3 System Misure: 32 – 42 comprese mezze misure Peso: 360 grammi al paio
Maverink è una scarpetta d’arrampicata con tecnologia No-Edge® particolarmente adatta per migliorare la sensibilità in appoggio; è concepita per climber leggeri e ai primi approcci con l’arrampicata. Come suggerisce il nome, Maver-INK è interamente personalizzabile nell’estetica attraverso i pennarelli inclusi nella confezione affinchè il climber possa “tatuare” la grafica desiderata. Ogni elemento costruttivo è stato pensato per non ostacolare la crescita del piede evitando punti di compressione eccessivi, di conseguenza la calzata è molto morbida e confortevole e per questo la calzatura è adatta ad utilizzi prolungati. Maverink supporta la scalata in maniera fluida e naturale assecondando i movimenti più istintivi dei giovani climber ed è l’ideale punto di accesso alla tecnologia No-Edge (assenza di spigoli) grazie alla possibilità di essere calzata “comoda” e non troppo stretta. Maverink: creatività al comando.
Materiali 135
CREEK JKT W
Giacca anti-vento ideale per utilizzi multi-pitch in parete e per il tempo libero in giornate ventose. Features: > wind-block > tessuto morbido all’interno del cappuccio > fodera in mesh anti sfregamento > tasca di compressione integrata con laccetto per aggancio ad imbrago > predisposizione per cuffie auricolari all’interno della tasca > maniche costruite con inserti stretch per massima libertà di movimento
SOLO LEGGINS W
Legging con grafica che riassume il concetto di Vertic che permea tutta la collezione: verticalità geometrica. Rende omaggio ai leggings tanto in voga negli anni ‘80 sulle pareti di tutto il mondo.
VAN T-SHIRT M
Climbing T-Shirt che rende omaggio agli anni ‘70, momento di sviluppo dell’arrampicata sportiva in cui tra le icone memorabili si ricorda anche il mitico VAN compagno di viaggio di tanti “pionieri”. Let’s celebrate! Features: > Rinforzi in CORDURA® sulle ginocchia > costruzione in vita con ghettina integrata > sistema di regolazione in vita > front pocket con zip > back pocket zipper > chiusura con bottoncino “Snap” a pressione
TX SHORT M
Pantaloncino da arrampicata sviluppato in ogni sua parte per la massima compatibilità con l’imbrago. Costruzione con inserti di rinforzo e ghettina interna di protezione. Perfetto per utilizzi in parete. Features:
136 Materiali
CASSIN EGHEN 22
ALPINISMO, ARRAMPICATA, VIE SPORTIVE MULTIPITCH, GHIACCIO La parete del Pizzo d’Eghen è la più selvaggia e isolata delle Grigne. Lì, nel 1932, Riccardo Cassin ha aperto una delle sue grandi vie, lungo il camino che solca nel mezzo la muraglia. L’Eghen 22, che ricorda l’impresa di Riccardo, è quindi pensato per questo tipo di avventure: è lo zaino d’alpinismo da portare in parete. Comodo, robusto e funzionale, l’Eghen 22 è caratterizzato da una forma stretta e allungata che garantisce il massimo comfort durante la scalata non andando ad interferire con l’imbracatura e il materiale. È quindi il non plus ultra per le scalate in giornata: dalle Dolomiti al Monte Bianco e oltre, sempre all’insegna dello stile light & fast. È perfetto anche per le vie sportive multipitch e le cascate di ghiaccio. Tra i numerosi dettagli spicca il pannello in EVA dello schienale, che può essere facilmente sfilato dal suo vano per essere usato come appoggio (sedile) in caso di bivacco d’emergenza. Gli spallacci si distinguono per il loro design innovativo, con gli attacchi inferiori in posizione rialzata rispetto a tutti gli altri modelli. La tasca idrorepellente integrata nella parte superiore dell’Eghen 22 è dotata di interno trasparente e touchscreen: basta quindi aprire lo zaino per avere immediato accesso alla relazione della salita o allo smartphone, senza il rischio di perdere o bagnare qualcosa. Il porta corda consente due modalità di utilizzo: corda alloggiata sotto la pattella di chiusura (se lo zaino non è completamente pieno) e corda alloggiata sopra la pattella (se lo zaino è pieno). In caso di necessità è possibile fissare ulteriore materiale all’esterno grazie alle due daisy chain laterali, collegabili tra loro con le 2 fettucce separate fornite di serie.
Tech info: Zaino tecnico da 22 litri per vie lunghe di roccia, ghiaccio e misto In tessuto molto robusto, con fondo in Cordura® Tasca saldata idrorepellente, con interno trasparente touchscreen, nella pattella di chiusura Schienale con pannello in EVA da 6 mm, rimovibile in caso di bivacchi d’emergenza Volume flessibile grazie al doppio sistema di chiusura Spallacci imbottiti per il massimo comfort Cintura addominale in fettuccia, rimovibile e con doppia regolazione Cinghia sternale rimovibile e regolabile in altezza Maniglia superiore per recupero/trasporto Predisposto per hydrobag 2 porta piccozza con fettucce superiori amovibili e tasca inferiore per le lame con rinforzi in Hypalon Porta casco esterno a scomparsa Porta corda con 2 modalità di utilizzo Tasca interna con zip Porta materiale interno Chiusura principale rapida Doppia daisy chain verticale sui lati per fissare materiale all’esterno 2 fettucce da 1.5 m incluse per fissare materiale alle daisy chain esterne Peso 915 gr
Materiali 137
CAMP DYON EXPRESS KS MIXTE
ALPINISMO, ARRAMPICATA Rinvio polivalente al top di gamma, che facilita i moschettonaggi in ogni situazione. Il Photon leva dritta è perfetto per gli ancoraggi mentre il Dyon, caratterizzato dall’innovativa chiusura brevettata con leva a filo KeyWire e naso SphereLock, è estremamente comodo sia per il capocordata che deve passarvi la corda sia per il secondo che deve toglierla. La funzionalità è accresciuta dalla robusta fettuccia rastremata da 25 mm, che tiene il rinvio in asse e garantisce un’ottima presa quando si lavorano le vie. Il connettore inferiore è mantenuto in perfetta posizione dal Karstop Evo: un ferma moschettone in TPU di concezione innovativa, integrato nella fettuccia e quindi estremamente efficace, funzionale e inamovibile. Il nuovo moschettone Dyon presenta ben due brevetti. Innanzitutto l’innovativo sistema di chiusura KeyWire, dotato di leva a filo con speciale inserto che consente la connessione leva-moschettone senza lo scomodo dentino dei moschettoni Wire, e poi la particolare geometria SphereLock del naso, che ottimizza la chiusura a vantaggio della sicurezza. Anche i moschettoni Photon e Orbit, che presentano quest’ultima caratteristica. Tech info: Rinvio di alto livello con moschettone Photon leva dritta per gli ancoraggi e moschettone Dyon per la corda Fettuccia rastremata in poliestere da 25 mm (lunghezza 11 e 18 cm) con Karstop Evo ferma moschettone integrato Peso 84 g (11 cm) e 90 g (18 cm)
CAMP ORBIT LOCK
ALPINISMO, ARRAMPICATA Versione con ghiera di sicurezza del moschettone Orbit, ideale per le soste e per le manovre. L’Orbit è un moschettone massiccio, ben raggiato, fatto per durare e assicurare un’eccellente scorrimento delle corde. Dimensioni e apertura garantiscono un’ottima maneggevolezza. Tech info: Molto robusto e poco aggressivo sulle corde grazie alla totale assenza di spigoli e sporgenze Naso con geometria brevettata SphereLock per ottimizzare il gioco leva-moschettone a vantaggio della sicurezza Disponibile in 2 colori Peso 49 g
CAMP STORM
ALPINISMO, ARRAMPICATA, VIE SPORTIVE MULTIPITCH Casco al top di gamma, superleggero ed estremamente confortevole, che assicura una protezione completa in tutte le attività verticali. Lo Storm è caratterizzato da una costruzione molto robusta, da un’eccellente ventilazione e da una rapidità di regolazione che ne fanno il compagno ideale per le salite più lunghe e impegnative. Particolarmente curato anche il design, che suggerisce allo stesso tempo solidità e leggerezza. Tech info: Il più leggero tra i caschi CAMP Struttura interna in EPS e calotta esterna in policarbonato “in-moulding” 22 aperture per un’eccellente ventilazione Imbottitura interna rimovibile per maggiore comfort Sistema di regolazione posteriore con rotella Divider laterali con clip per una rapida regolazione delle fettucce di fissaggio 4 clip portalampada di grandi dimensioni Disponibile in 4 colori e 2 taglie Conforme alla norma EN 12492 Peso 230 g (taglia 1) e 250 g (taglia 2)
DRAGO
Scarpetta innovativa che setta un nuovo standard in termini di performance e range di utilizzo nel panorama del bouldering sia indoor che outdoor. SCARPA® DRAGO è una scarpetta iper-morbida, che avvolge il piede come un guanto e lascia massima libertà di movimento. Grazie al puntalino maggiorato per gli agganci più estremi e al tallone preciso e affidabile, questa calzatura è l’arma ideale per risolvere con successo anche i problemi più complicati. Fortemente asimmetrica, DRAGO è precisa nelle spalmate e potente negli strapiombi: il prodotto definitivo per innalzare il proprio livello di arrampicata.
Tech info: Tomaia: Microfiber Suola: XS Grip2 3.5 mm Taglie: 34-45 (comprese mezze taglie) Peso: 200 grammi
CHIMERA
Tech info: Tomaia: Microfibra Suola: Vibram® XS Grip 2 3,5 mm Taglie: 34 - 45 (con mezze taglie) Peso: 200 grammi (mezzo paio taglia 40)
È la nuova calzatura tecnica da climbing presentata da SCARPA® per la collezione SS2017. Al timone del suo sviluppo, c’è sempre Heinz Mariacher, celebre arrampicatore e alpinista che ha tradotto la sua esperienza e i moltissimi test in un modello che rappresenta lo stato più avanzato nell’evoluzione delle scarpette da arrampicata. Chimera unisce le qualità del modello Furia e del modello Drago, raggiungendo una calzata ancora più precisa e performante. Estremamente morbida e con una sensibilità sorprendente, Chimera “sfodera” una forma del tallone decisamente aggressiva che permettere anche i movimenti più estremi, mentre la parte dell’avampiede, grazie allo speciale materiale ad altissimo grip e alla costruzione ergonomica, viene completamente avvolto e fasciato e offrendo prestazioni da “prima della classe”. Sembra specializzata per il Bouldering, ma si trova a suo agio in qualsiasi condizione nelle quali si richiede la massima prestazione e sensibilità del piede.
EPIC LITE OD
Tech info: Tomaia: Mesh + Synthetic Nabuk + TPU Fodera: Stretch Textile + OutDry® lamination Intersuola: P-FLEX LITE Suola: Vibram® Etilas Taglie: 36 - 48 (comprese mezze taglie) Peso: 405 grammi (mezzo paio taglia 42)
Estremamente leggera e performante, Epic Lite OD è la scarpa ideale per un’attività di avvicinamento “fast and lite”. La tomaia è realizzata con il sistema costruttivo Sock-Fit DVL by SCARPA®, ed è laminata con la membrana OutDry® che garantisce traspirazione e impermeabilità al piede, in tutte le situazioni di utilizzo. Heel tension posteriore ed exoskeleton laterale realizzato in TPU termo-saldato direttamente su tomaia, garantiscono la massima protezione e contenimento laterale del piede, elementi necessari nelle fasi di approach tecnico. Il puntalino è in gomma, sagomato per il massimo del comfort e la dedicata protezione dagli urti accidentali sulla roccia. La suola Etilas by Vibram® in mescola MEGAGRIP garantisce le massime performance su ogni tipo di terreno, dalla roccia fino ai sentieri nel sottobosco.
EPIC GTX
Tech info: Tomaia: Mesh + Synthetic Nabuk + TPU Fodera: Stretch Textile + OutDry® lamination Intersuola: P-FLEX LITE Suola: Vibram® Etilas Taglie: 36 - 48 (comprese mezze taglie) Peso: 405 grammi (mezzo paio taglia 42)
Calzatura da avvicinamento versatile, comoda e performante, perfetta per sentieri e vie ferrate. Tomaia in pelle scamosciata idrorepellente, dotata di grafiche lineari stampate a caldo; Epic GTX è creata con sistema costruttivo Sock-Fit DVL by SCARPA®. Ottimo cushioning anche su terreni rocciosi grazie all’intersuola in EVA con frame in TPU anti-torsione. Il battistrada, disegnato da SCARPA® e realizzato in mescola Vibram® MEGAGRIP che garantisce grip anche in presenza di superfici bagnate e scivolose. La climbing zone frontale aumenta l’aderenza anche sui passaggi più impegnativi mentre la protezione è assicurata dal puntale in gomma. Grazie alla fodera in Gore-Tex® Epic GTX assicura la massima impermeabilità anche nelle giornate di pioggia.
RIBELLE TECH OD
Il nuovo Ribelle Tech OD rappresenta un ulteriore passo verso il futuro per gli alpinisti e i professionisti della montagna che vogliono essere i primi in ogni situazione. SCARPA® Ribelle Tech OD è uno scarpone leggerissimo e con un livello di comfort al di sopra di ogni altro modello da montagna, grazie all’esclusivo sistema di costruzione Sock-Fit Plus; le tecnologie applicate e i materiali utilizzati, rendono inoltre Ribelle estremamente performante su ogni terreno. Grazie alla tecnologia OutDry®, questa calzatura è completamente impermeabile e traspirante. Ideale per vie ferrate, alpinismo e trekking tecnico, dove spiccano le sue qualità di leggerezza, agilità, stabilità e ottimo grip. In SCARPA® il futuro è oggi. SCARPA® RIBELLE TECH si è aggiudicato il riconoscimento ISPO AWARD come PRODOTTO DELL’ANNO, miglior prodotto nella categoria Outdoor. Tech info: Tomaia: KCN TECH fabric - Microtech water-resistant+S-tech Fodera: Stretch Textile + OutDry® Lamination Intersuola: ACTIV PLUS Suola: Vibram® Pentax Precision III Taglie: 39 – 46 (comprese mezze taglie) Peso: 580 g
RElazioni e proposte Roccia
GHIACCIO e misto
EUROPA Alpi Urane, La lunga attesa (CH) Corsica, Dove danza la Luna parte III (F) Peloponneso, Fuori di zucca (GR)
EUROPA Alpi del Monte Bianco, Universal Studio (F) Alpi del Monte Bianco, El Chico (F) Alpi del Monte Leone e del San Gottardo, Primavera sulla nord (CH) Alpi del Bernina, Amore di vetro (CH) Alpi del Bernina, Nordest Supercombo (CH) Alpi dello Stubai, Lüsener Fernerkogel Nordwand (A) Alti Tauri, Südwandwächter (A)
ITALIA Alpi del Monte Rosa, Spaghetti Western (Valle d’Aosta) Alpi del Monte Rosa, Carlito’s Way (Valle d’Aosta) Alpi del Monte Rosa, Carlo davanti, dietro tutti quanti (Valle d’Aosta) Alpi del Monte Rosa, La memoria del chiodo (Valle d’Aosta) Alpi del Mischabel e del Weissmies, Lorenzo Marani (Piemonte) Prealpi Bergamasche, Hotel du Lac (Lombardia) Prealpi Bergamasche, Via Atomica! (Lombardia) Prealpi Bergamasche, Donna Sandra (Lombardia) Alpi dell’Adamello e della Presanella, Verso un altro altrove (Lombardia) Dolomiti di Brenta, Via del Genk (Trentino-Alto Adige) Dolomiti di Brenta, Inoxidabile (Trentino-Alto Adige) Dolomiti di Gardena e di Fassa, Uranio (Trentino-Alto Adige) Dolomiti di Sesto, di Braies e d’Ampezzo, Delirio Giallo (Trentino-Alto Adige) Dolomiti di Sesto, di Braies e d’Ampezzo, Vintage (Veneto) Dolomiti di Zoldo, Ricordi nebbiosi (Veneto) Appennino Centrale, Exploranda (Abruzzo) Appennino Centrale, Lamettadomo (Abruzzo) Appennino Meridionale, Last Kiss (Calabria)
ITALIA Alpi del Monte Bianco, Cocktail entr’Eve et Salluard (Valle d’Aosta) Alpi del Monte Bianco, Ottavio Deanoz (Valle d’Aosta) Alpi del Monte Bianco, Crystal in the Sky (Valle d’Aosta) Alpi del Monte Bianco, The Secular (Valle d’Aosta) Alpi del Monte Bianco, Directe des Cristalliers (Valle d’Aosta) Alpi del Gran Paradiso, Attenti a quei due (Valle d’Aosta) Alpi del Weissorn e del Cervino, Guillotine (Valle d’Aosta) Alpi del Weissorn e del Cervino, La Belle Endormie (Valle d’Aosta) Alpi Orobie, Aperivia (Lombardia) Alpi Orobie, Il cammino di Prapallino (Lombardia) Alpi Orobie, Passaggio a Nord Ovest (Lombardia) Dolomiti di Brenta, Inesauribile Brenta (Trentino-Alto Adige) Dolomiti di Brenta, Il paese dei vecchi (Trentino-Alto Adige) Dolomiti di Gardena e di Fassa, Cascata della Val de Mezdì (Trentino-Alto Adige) Alpi dei Tauri occidentali, Der seltene Heinrich (Trentino Alto Adige) Appennino centrale, Oblivious (Lazio) Appennino centrale, Maledette Malelingue (Lazio) Appennino centrale, Somewhere in time (Abruzzo)
roccia
¨¨Gruppo del Titlis, Alpi Urane (Svizzera) Wendenstöcke 3042 m – versante sud La lunga attesa F. Palma, P. Spreafico, agosto 2013 - settembre 2014 350 m ca. (8 L), 8a Nel 2016 Paolo Spreafico e Fabio Palma hanno realizzato la libera completa di La lunga attesa, nuova via in Wenden iniziata nel 2013 e liberata nel 2014 fino al tiro più duro. La via è stata inoltre ripulita dalle corde fisse e dai materiali lasciati in parete per l’apertura. Ora è pronta per le ripetizioni! Materiale: friend dalla taglia 0.0 alla 1 (BD) più un 3, 10 rinvii, cordini per clessidre. Accesso: da Wendenalp salire alla base del Dom e, circa 5 m a sinistra dello spit di partenza della via Legacy (C. e Y. Remy, 1991), salire una facile rampa.
Relazioni e proposte 141
L6: 6b, 1 spit, 2 cl., 30 m. Nei primi metri in traverso, per evitare pendoli, è consigliabile assicurare il secondo con una corda aggiuntiva direttamente dal punto di sosta; L7: 7a+, 4 spit, 1 cl., 35 m; L8: 7b+, 6 spit, 1 cl., 40 m. Discesa: in doppia sulla via fino a L5, quindi in doppia su Legacy.
¨¨Aiguilles de Popolasca (Corsica, Francia) Contrafforti meridionali di Quota 1551 m (Lo Stellato) – versante ovest Dove danza la Luna - parte III M. Bottazzi, G. Ghiglione, 10-11 settembre 2016 235 m (sola terza parte), 715 m (totale con le due parti aperte nel 2015), 6a+ obbl. nella terza parte, 6c (6b obbl.) nelle prime due parti. La cordata Ghiglione – Bottazzi, instancabile nell’esplorazione del selvaggio territorio corso, arricchisce la via Dove danza la Luna, tracciata nel 2015 e composta di due sezioni (UP 2015, pag. 155), con una terza parte: cinque tiri attrezzati che si snodano lungo un bel pilastro di ottima roccia. È possibile scalare la sola parte nuova, come evidenziato in dettaglio nella
Relazione: L1: 4, 35 m; L2: 6a, 4 spit, 1 cl., 40 m; L3: 7c, 3 spit, 25 m; L4: 8a, 5 spit, 25 m; L5: 6b+, 3 spit, 40 m;
7b+
III PARTE II PARTE
7a+ 6b 6b+
8a 7c LEGACY I PARTE 6a 4
Foto M. Della Bordella
Foto G. Ghiglione
K a n z i a n i b e rg | Fa a k e r S e e
J u n e 2 nd - 5 th 2 0 1 7 MULTIMEDIA-PRESENTATION by Nives Meroi and Romano Benet Italian with German translation
FILM SHOWING Jeff Lowe’s “Metanoia”
English with German subtitles
80‘s CLIMBING MARATHON 25 th anniversary
PANEL DISCUSSION
with Markus Pucher, Lisi Steurer, Mich Kemeter & Thomas Brandauer
CLIMBING WORKSHOPS
WITH THE STARS
Jacopo Larcher, Mich Kemeter Lisi Steurer & Steve House
KANZI-CLIMBING-VILLAGE Workshops, Slackline, Gear-Tests, Food & more
W W W. KA N Z I A N I B E R G . CO M
Local Young-Gun Nico Ferlitsch Kanzianiberg | Sector: Kanzel Route: KGR (7c) @KingOfKanzi 2016
CEPITA TE CON CE RMAN NE O F R V E A ORIS P TALLO E DEL TILE E ANTI: F A N B S M IO R Z E IO OSTRU STRAP ETTA V IVA. ARETI ALLA C SPLOS S CA R P RAZIE ZI SU P SIVA, E G U IZ I L G IL C G T S ,E NA PE R U VATIVA I TALLO : INNO ITÀ NE -HEEL S STABIL IA G CNOLO CON TE
KATAKI
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