n. 2 ADESSO settimanale

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ADESSO Le tue storie, le tue emozioni

s e t t i m a n a l e d i C O S T U M E E at t u a l i tà n . 2 A N N O I . 7 A G O S T O 2 0 1 4 • E U R O 1 , 5 0 1 , 0 0

PAPA FRANCESCO

LANCIA UN

RICHARD

APPELLO

GERE

«Fermate le guerre»

LA FEDE MI

HA CAMBIATO LA VITA

ADOZIONI

VIAGGIO FRA BUROCRAZIA, LUNGHE ATTESE E INSOSPETTABILI

INTERESSI ECONOMICI PATTY PRAVO

LA VERA TRASGRESSIONE OGGI?

LA NORMALITÀ

Anna

Falchi DONNE BATTETEVI PER LA VOSTRA INDIPENDENZA!

Impegnata per i bambini, rivela come l’abbandono del padre da piccola le abbia dato più forza. E alle mamme dice...

LA BATTAGLIA DI DUE COPPIE PERCHÈ IL LORO DRAMMA

NON SI RIPETA

LORELLA CUCCARINI

VI RACCONTA LE LORO STORIE

la vita È adesso




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EDITORIALE

ADESSO

"È l’amore, non la ragione, che è più forte della morte." Thomas Mann

L’IMPORTANZA DELLA VERITÀ Ecco uno dei tanti esempi per ricordarci che le brutte storie possono avere strascichi lunghissimi nel tempo o, addirittura, non finire mai. Marco Pantani vide la sua vita interrotta oramai dieci anni fa da quella che tutti classificarono come la brutta fine di un grande campione. Il mistero della sua morte, all’epoca classificata come suicidio, torna violentemente a far parlare di sé. Dalla procura di Rimini parlano di un atto dovuto per il deposito da parte dell’avvocato De Rensis (il legale della famiglia Pantani) di un consistente fascicolo che, rinnovando il dolore di quella vicenda, farebbe emergere una verità completamente differente da quanto riportato nelle pagine di cronaca degli anni che furono. Lo scenario non sarebbe più quello del suicidio in solitudine di un uomo oramai nella spirale della droga, ma quello di una colluttazione con assassini pronti a far bere un bicchiere con della cocaina sciolta per dissimulare, in realtà, un omicidio volontario. Quello che vorrei però portare alla vostra attenzione è l’importanza della verità. In questa storia la verità è prima di tutto una luce per una

madre distrutta dal dolore nel vedere un figlio ucciso una seconda volta dalle parole della gente. La ricerca di una verità sicuramente impegnativa per la famiglia, che è comunque disposta a riportare l’attenzione su un momento tragico del proprio percorso. Non solo. La ricerca di una quiete che non arriva neanche dopo anni, perché il dubbio tormenta, logora. Consuma. Lo sanno bene tutte le madri che hanno un figlio con problemi legati alla giustizia o che hanno perso un proprio caro dopo vicende mai chiarite, che la mancanza della parola fine diventa più insostenibile e inaccettabile della perdita stessa. La cronaca ci offre molti esempi di questa difficoltà. Per questo, al di là degli esposti e delle indagini che seguiranno la riapertura del caso da parte dei magistrati, auguriamo che si possa mettere la parola fine a questa storia.

Andrea Minoia direzione@edizioniadesso.com

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ADESSO SOMMARIO GIOVEDÌ 7 AGOSTO 2014 · N. 2

64

BENEDETTA RINALDI Intervista alla giovane conduttrice di Unomattina Estate

66. GIORGIO ALBERTAZZI Incontro con uno dei grandi del teatro italiano 70. STORIE ED EMOZIONI Genitori in prima linea

28 ANNA FALCHI La showgirl italo-finlandese, testimonial di un’importante campagna a favore delle adozioni, a tutto campo su donne, uomini, diritti e potere 08. FOTO DELLA SETTIMANA Il canyon delle meraviglie 10. ATTUALITÀ Le foto della settimana 12. LA VITA È ADESSO L’Italia più bella secondo Lorella 15. FORUM DI ADESSO Lettrici protagoniste 16. ZAPPING SUL MONDO Focus oltreconfine 18. 22. 24. 26. 34. 36. 38. 39. 44.

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PRIMO PIANO

Attualità

I TUOI DIRITTI

Stabilimenti balneari FATTI DI UN TEMPO

Accadeva in questa settimana FINESTRE SULLA CITTÀ

Writers, che fare

RICHARD GERE

A tu per tu col divo di Hollywood IL GRILLO PARLANTE

PERSONAGGI TV

Roberto Giacobbo e il suo storico Voyager 52. IN ONDA Sottile & Sardoni 54. CINEMA Willem Dafoe 57. GABRY PONTE Il Dj giudice di Amici

LA MACCHINA DEL TEMPO

1961: viaggio a ritroso fra musica, curiosità e personaggi 58. PATTY PRAVO Il mito senza tempo 59. EURIDICE AXEN La cattiva della tivù 62. LIBRI Tutte le novità

68 AMORI INDIMENTICABILI David e Victoria Beckham La coppia più glam 74. FA LA COSA GIUSTA GiocoAmico

40

I nostri SI & NO

IMPEGNO PER GLI ALTRI

Donare il sangue

PUNTI DI VISTA

Donne a Gaza

STORIE REALI

Nuore e regine

44. MODA

56

Look & People

48. BELLEZZA Acido ialuronico

CHEF A CONFRONTO Gualtiero Marchesi e Simone Rugiati ci conducono in un interessante viaggio fra sapori e ricette nostrane

PAPA FRANCESCO Il mondo del Pontefice fra novità, viaggi e parole di speranza

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ADESSO

SETTIMANALE N. 2 - 7 AGOSTO 2014, anno I Direttore Editoriale ANDREA MINOIA direzione@edizioniadesso.com Direttore Responsabile Sergio Greci Caporedattore Vincenzo Petraglia redazione@edizioniadesso.com Redazione Chiara Mazzei (Cultura e società) Lorella Cuccarini (Storie di solidarietà)

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Stefano Fisico (Caposervizio musica e spettacolo)

GRANDI ITALIANI Lucio Dalla, il piccolo grande uomo che continua a far sognare 82. L’INCHIESTA Nei meandri delle adozioni 86. DONNE DI ADESSO La fotostoria 89. CONTROCORRENTE Radoslava Petrova 92. NARRATIVA I racconti di Adesso

DONNE D’ITALIA La piccola ape furibonda della grande poesia italiana, Alda Merini

98. AGENDA

Eventi in Italia

Progetto grafico KYTORI s.r.l. www.kytori.com - info@kytori.com Grafica ed editing Michele Magistrini (Caposervizio) Sebastian Páez Delvasto Laura Pozzoni Direzione marketing Ciro Montemiglio Coordinamento tecnico Luciano Giacalone

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Federica Piacenza (Moda) moda@edizioniadesso.com

CUCINA I consigli per il menu di ferragosto e tante ricette creative 119. DETERSIVI Fatti da te 120. OROSCOPO

102. GIOCHI Allena la tua mente 104. SALUTE Insolazione e colpo di calore 105. PSICO Il valore dell’assertività 106. GENITORI E FIGLI Corpi adolescenti che cambiano 107. ANIMALI In vacanza con Fido 112. LA SPESA CONSAPEVOLE Al supermarket in tempi di crisi 114. CASA DOLCE CASA Arredare con la juta 115. BRICONSIGLI Creare spazio in casa 116. POLLICE VERDE Basilico e menta sul balcone

 Vieni a trovarci su Facebook, cerca la pagina Adesso Settimanale

Ricerca iconografica Carlo Sessa Foto e illustrazioni Claudio Porcarelli, Maurizio Fiorino, Kikapress, Corbis, Fotolia Hanno collaborato: Manuela Blandino, Marta Cerizzi, Silvia Coldesina, Federico Crisalidi, Maurizio Fiorino, Serena Fogli, Luca Foglia Leveque, Angela Iantosca, Francesca Lovatelli Caetani, Vittorio Petrone

SO.FIN.COM. S.p.A. Via San Lucio 23, 00165 Roma info@sofincom.com Raccolta Pubblicitaria MediaAdv S.r.l. Via A. Panizzi 6, 20146 Milano Tel. 02.43.98.65.31 - 02.45.50.62.59 info@mediaadv.it Redazione Via Nino Bixio 7, 20129 Milano milano@edizioniadesso.com

94 OSTUNI E LA VALLE DEI TRULLI Itinerario fra borghi e paesaggi incantati, suggestioni arabeggianti e mare fra i più belli di Puglia

Stampa Poligrafici il Borgo s.r.l. Via del Litografo 6, 40138 Bologna Tel. 051.60.34.001 Distribuzione per l’Italia SO.DI.P. “Angelo Patuzzi” S.p.A. Via Bettola 24, 20092 Cinisello Balsamo (MI) Tel. 02.66.03.01 Copyright 2014 Sofincom S.p.A. Tutti i diritti riservati. Testi, fotografie e disegni contenuti in questo numero non possono essere riprodotti, neppure parzialmente, senza l’autorizzazione dell’Editore. Settimanale registrato presso il Tribunale di Milano n.89- 14/03/2014. Una copia: 1,50 euro



ADESSO

FOTO DELLA SETTIMANA

ARIZONA DELLE MERAVIGLIE Levigato nelle sue suggestive forme dall’azione erosiva dell’acqua nel corso di milioni di anni, l’Antelope Canyon, in Arizona, non distante da Page e dal Lake Powell, è un vero spettacolo della natura di fronte al quale non si può che rimanere a bocca aperta... 8


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Una Settimana in foto

ADESSO

PERSONAGGI

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BUCCIA DI BANANA PER MINETTI E D’ALESSIO

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NAPOLI PER LA PALESTINA

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ENIGMA PANTANI. 10

1. Gettonatissimo sui social network, il viaggio d’amore in Thailandia fatto a marzo scorso da Nicol Minetti e Claudio D’Alessio sarebbe stato pagato solo a metà. A muovere questa accusa di truffa all’ex consigliera regionale e al figlio di Gigi D’Alessio è il titolare di un’agenzia di viaggi che dice di aver ricevuto solo metà dei 15.000 euro previsti per il viaggio extra lusso. I guai non finiscono mai per la coppia già denunciata dalla ex colf per aggressione. 2. A Napoli continuano le proteste in difesa della Palestina: in centinaia sfilano tra le vie della città dopo gli attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza alla ricerca delle basi di Hamas. 3. A dieci anni dalla morte, viene riaperto il caso sulla morte del campione romagnolo per la quale rimangono ancora troppi dubbi a causa di indagini chiuse un po’ troppo frettolosamente. L’ipotesi è omicidio (non più, quindi, suicidio come si pensava in passato) legato, si ipotizza, a un giro di cocaina, doping, modelle e scommesse clandestine. 4. Visti dall’aereo i campi di tulipani di Lisse, in Olanda, sembrano una grande installazione creata da un artista contemporaneo. 5. Tempo di vacanza anche per le star. E che star sarebbero senza le loro manie? Jim Carrey non va da nessuna parte senza il suo amato iguana. Che, a sua volta, non può fare a meno del suo chef personale. 6. Catturare i fulmini nel cielo notturno è un processo difficile che richiede molta pazienza. Il fotografo Mike Olbinski ci è riuscito... E che risultati! 7. Un altro gesto di estrema umiltà per Papa Francesco. Il pontefice, infatti, si è presentato alla mensa vaticana come un normalissimo lavoratore, mettendosi in fila e consumando il suo pasto insieme agli impiegati comuni. Difficile non rimanere incantati davanti a tanta semplicità! 8. A Refrontolo, nel Trevigiano, si rivive, in piccolo, il dramma del Vajont. Sabato sera, a causa di una violenta alluvione, esonda il torrente Lierza, che travolge con la furia delle sue acque una festa di paese provocando diversi morti e feriti.


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TULIPANI D’AUTORE

7

PERSONAGGI

ADESSO

PAZZIE DA STAR

INDOVINA CHI VIENE A PRANZO?

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L’ALLUVIONE DI REFRONTOLO

6

L’ACCHIAPPA FULMINI

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ADESSO

INSIEME A TRENTA ORE PER LA VITA

LA VITA È

ADESSO

Col dottor Marco Squicciarin

U

n giorno come tanti. Passato in un centro commerciale a fare qualche spesa insieme al proprio bambino. Una pausa al fast food per un pranzo veloce. Una polpetta, un hot dog che possono diventare dei killer: il bimbo si mette le mani alla gola, non riesce a tossire, diventa cianotico. Un incubo senza fine. Che diventa dramma. Non sono fotogrammi di un film inquietante ma la tragica realtà che ac-

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comuna due famiglie italiane. Due storie, due luoghi, due momenti diversi: lo stesso tragico destino. Alessia e Lorenzo di Roma, Nicoletta e Marco di Campobasso hanno perso i loro figli per un’ostruzione causata dal cibo. Perché non hanno saputo come intervenire. Perché nessuno, intorno a loro, ha saputo come intervenire. In Italia, ogni anno più di 50 bambini perdono la vita per soffocamento. Uno a settimana. “Ma è solo la punta di un iceberg” dice il prof. Dario Gregori,

fondatore del progetto Susy Safe (Surveillance System on Foreign Body Injuries in Children): un progetto internazionale davvero unico, che raccoglie i dati relativi agli incidenti da corpo estraneo (prevalentemente ingestione e soffocamento). L’obiettivo è quello di identificare gli oggetti che presentano maggiori rischi di lesione nei bambini fino ai 14 anni. E mi comunica dati inquietanti: si conosce - in quanto riferiti dai presidi medico-sanitari - solo un incidente su 10. Inoltre, al contrario di quanto possiamo immaginare, la maggior fonte di pericolo non è costituita dai giocattoli (in Europa solo il 2% degli incidenti sono causati da questi) ma da oggetti o alimenti di uso comune per cui non esistono normative specifiche (perché i prodotti non sono specificatamente indirizzati ai bambini). Sapevate, per esempio, che il 50% circa di questi incidenti è causato da noccioline o arachidi? Ad oggi, non esiste nessuna segnalazione di pericolo sulla confezione di questi alimenti. Quale genitore si preoccuperebbe mai per delle noccioline? Molti ancora non conoscono il grave rischio che si corre nell’ingerire una piccola batteria. In 14/20 ore le lesioni provocate portano ad una morte certa. Su questo tema la corretta informazione è decisiva. E questa è una delle mission fondamentali di Trenta Ore per la Vita. Al fianco di Croce Rossa Italiana, per tre anni consecutivi, l’associazione ha promosso una massiccia campagna di comunicazione sulle manovre di pronto soccorso cardio-respiratorio e sulla disostruzione pediatrica. L’ultima iniziativa importante in ordine di tempo, è stata quella realizzata con il dottor Marco Squicciarini, che


I CONSIGLI DELL’ESPERTO Intervista al dottor Marco Squicciarin, istruttore di manovre di disostruzione pediatrica

Quali sono le età più pericolose per le ostruzioni? «La fascia più pericolosa è da 0 a 36 mesi. ” La curva” poi scende, ma dove non c’è informazione purtroppo ancora oggi accadono incidenti. Un dito in bocca, la “presa per i piedi”, e la chiamata al 118 in ritardo sono i 3 errori più frequenti ancora oggi.» Si ostruiscono più maschi o femmine? «I maschi sono più soggetti delle femmine del 20% circa.» da 11 anni diffonde con i suoi numerosi istruttori le manovre di disostruzione pediatrica in tutta Italia. E così, il giorno della festa della Mamma, abbiamo lanciato gratuitamente sul web un video dimostrativo delle manovre. In pochi giorni, abbiamo ottenuto decine di migliaia di visualizzazioni ed è stato pubblicato dai più importanti quotidiani on line nazionali. Incontro Marco Squicciarini, nel suo studio a Roma, alla fine di un corso di disostruzione pediatrica. Sono oltre sessanta le persone che hanno partecipato. Sessanta giovani mamme, giovani papà, nonni e molti ragazzi che, d’ora in avanti, sapranno come salvare la vita di un bambino in caso di ostruzione o soffocamento. Tra loro, anche due coppie che finiscono il corso carichi di tensione ed emozione. Sono le due famiglie protagoniste delle storie di Bari e di Roma. Per loro non è stato facile. Provare le manovre con un piccolo manichino. Comprendere la semplicità e l’efficacia dei movimenti. Troppo tardi per salvare la vita del proprio figlio. Ma non tardi per dare un senso a questa assurda storia. Abbiamo parlato insieme per più di due ore. A pagina 70 troverete l’intervista completa. Ho avvertito in loro una spinta interiore, il desiderio di uscire da questo infinito “guscio” di sofferenza. Forse, attraverso la loro testimonianza e il loro impegno, tanti bambini potranno trovare la vita. In memoria di Francesco e di Giulio. Lorella

Qual è la tipologia degli oggetti? «Palline, monete, tappetti delle penne, alimenti come wurstel, noccioline, arachidi, chicchi di uva, prosciutto crudo...» Spesso al parco giochi capita che i nostri figli mettano oggetti nel naso: cosa bisogna fare in questo caso? «Se un sassolino entra nel naso accidentalmente possiamo provare a far soffiare dal naso, ma chiudendo la narice controlaterale. Superato un certo punto sarà difficile farlo uscire in questo modo ed occorrerà portare il bimbo in ospedale. Unica accortezza: non farlo sdraiare perché il sassolino potrebbe scendere verso le vie aeree.» La sabbia può soffocare? «Sappiamo tutti quanto la sabbia bagnata possa diventare dura ed ostruire. Fate attenzione!» Se ai nostri figli va di traverso una spina di pesce potrebbero morire? Cosa dobbiamo fare in questo caso? «Questo è l’incubo di ogni nonna, ma la spina di pesce non può uccidere nessuno. Reca solo un grande fastidio. Di certo, se dovesse entrare nelle vie aeree, il bimbo va portato in ospedale ma, di solito, questo non accade.» Se capita che i nostri figli abbiano talmente tanto catarro da soffocare, cosa bisogna fare? «Il catarro non può costituire in sé un problema di ostruzione, ma di certo se il muco è molto, è bene contattare il pediatra.» Se va di traverso l’acqua si può rischiare di morire? «Tanto spavento e fastidio, ma nessuno è mai morto per un sorso di acqua andato di traverso.» Un tempo si prendevano i bambini per i piedi se soffocavano... «È un rimedio di Nonna Nicolina negli anni ’60, ora superato dalle manovre salvavita, secondo le nuove linee guida. Si è scoperto con la ricerca che i colpi praticati al lattante tenendolo per i piedi non solo non sono efficaci, ma addirittura provocano molti danni.» Perché non è più valido come metodo? «Le linee guida cambiano ogni 5 anni e a livello internazionale si è compreso che la manovra di disostruzione pediatrica con la presa della mandibola e le pacche, oltre a non avere effetti collaterali, è più efficace.» In caso di soffocamento, se siamo soli in casa, cosa dobbiamo fare? «Si chiamano auto-manovre e si praticano buttandosi a “peso morto” sullo schienale di una sedia. Questo aumenta la pressione toracica e permette al corpo estraneo di fuoriuscire.» Dove arrivano queste informazioni... la vita è protetta.

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ECCO LE RISPOSTE ALLE LETTERE DELLA SCORSA SETTIMANA Alessandra risponde alla lettera di Gloria, che chiedeva come comportarsi rispetto al senso di colpa che la colpisce al pensiero di mettere la madre malata in un istituto. Cara Gloria, innanzitutto vorrei dirti: non sei sola! A vivere questa esperienza siamo in molte. Anche mio padre è malato da anni e a lungo abbiamo vissuto una situazione molto dura dal punto di vista emotivo e stancante dal punto di vista fisico e mentale. I primi anni la cosa era ancora gestibile, ma dopo sono arrivata al punto di non farcela più con le mie forze. Il senso di colpa attanagliava anche me: come posso abbandonare mio padre? Anche se sembra non riconoscerci più, anche se a volte è aggressivo o pare completamente assente, è sempre lui. È sempre papà. Ho visitato alcuni istituti ma non riuscivo a prendere una decisione. Finché un giorno il mio parroco mi ha parlato di una famiglia che si rendeva disponibile ad ospitare questo tipo di malati in casa propria, per potersi permettere di far studiare le figlie all’università. Sono andata a trovarli e ho subito capito che era la scelta giusta. Sono persone amorevoli, che trattano mio padre come se fosse il nonno di famiglia. Posso andare a trovarlo ogni volta che voglia, senza preavvisare. Le bimbe più piccole giocano con lui, viene trattato bene sotto ogni punto di vista e sembra stare molto bene. Io sono serena. Una o due volte al giorno passo a salutarlo e sto un po’ con lui. Credimi, Gloria, non devi sentirti in colpa. Trova una soluzione che possa garantire dignità e serenità a tua madre e vedrai che sia tu che lei starete bene. Un forte abbraccio, Alessandra, Gallipoli

Katia risponde alla lettera della settimana scorsa di Giovanna, che si sente una profana della tecnologia. Giovanna non sei affatto l’unica! Anche io lotto ogni giorno con la tecnologia. Se vedo un vestito carino per mia figlia lei mi dice «Fai una foto col cellulare e mandamela!» ed è come se mi avesse chiesto di scalare l’Everest. Quando voglio prenotare il volo per andare a trovare mia suocera, devo fare il check in on line e ogni volta devo stressare qualcuno perché lo faccia al posto mio. A me sembra tutto molto al di là della mia portata. Ma mia figlia mi dice sempre che è solo pigrizia e dovrei almeno provare. Che dici... Facciamo un tentativo? Katia, Latina

LA DOMANDA DELLA SETTIMANA

SE ALLA MAMMA NON PIACE IL FIDANZATO...

Care amiche di Adesso, mi rivolgo a voi che siete mamme, nonne, zie, per avere un consiglio su come comportarmi con mia madre. Ho 27 anni e da sei mesi sto con un ragazzo di cui sono molto innamorata. A mia madre non piace, perché le solite malelingue del paese le hanno buttato fumo negli occhi inventando cose strane sulla sua famiglia. Non so come comportarmi perché tengo molto al parere e all’approvazione di mia madre, ma ormai lei ha questo pregiudizio e non so come farle cambiare idea. Come posso farle capire che non deve dare retta alle voci ma avere fiducia in me? Grazie in anticipo per i vostri consigli. Stefania, Brescia

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L’Italia racconta il mondo

ADESSO

PERSONAGGI

LIBERIA

INCUBO EBOLA

«Ebola è reale, Ebola è contagiosa, Ebola uccide». Queste le dure parole che non lasciano margini a fraintendimenti del presidente della Liberia, Ellen Sirleaf Johnson, di fronte alla drammatica situazione del Paese. Un invito accorato a rispettare le misure di prevenzione. Scuole e mercati di confine chiusi: la paura che il virus si diffonda oltre i confini africani (si sono registrati casi già in Nigeria, Sierra Leone e Guinea) e possa arrivare sino ai paesi occidentali è forte, anche se al momento, garantiscono gli esperti, la situazione è sotto controllo. Il Paese in tanto non si è ancora ripreso dallo shock per la morte di Sheik Umar Khan, il giovane medico che lavorava senza sosta all’ospedale di Kenema per salvare quante più persone possibile dal feroce attacco del virus.

IL BATTERISTA DI TRE ANNI CHE SPOPOLA SUL WEB

Se il precocissimo talento di Mozart, che componeva a neanche a sei anni, ci ha sempre sconvolti, la reazione davanti al piccolo e formidabile Lyonya Shilovskya non sarà da meno. Il batterista russo che ha incantato e lasciato a bocca aperta il pubblico di un concerto classico accompagnando l’orchestra nell’Orfeo all’inferno di Jacques Offenbach, infatti, ha solo tre anni. Grande lo stupore della gente nel vedere un tenero biondino cimentarsi alla batteria come un vero professionista. Preso dall’entusiasmo il pubblico ha accompagnato l’esibizione del bambino con battiti di mani a tempo. E altrettanto entusiasmo lo ha manifestato il web, in cui il video del concerto sta letteralmente spopolando. Ora bisogna solo aspettare che il piccolo Lyonya cresca per vedere se riuscirà a mantenere la promessa di un grande talento.

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L’UNIVERSO DELLE SPOSE BAMBINE

PER L’UNICEF SONO 700 MILIONI NEL MONDO I dati che sono emersi in occasione del Girl Summit, organizzato da Unicef e governo britannico a Londra, sono veramente da brivido: oggi più di 130 milioni di bambine e donne hanno subito qualche forma di mutilazione genitale nei 29 paesi dell’Africa e del Medio Oriente e più di 700 milioni di donne sono state date in sposa da bambine. Più di una su tre - circa 250 milioni - si è sposata prima dei 15 anni. Secondo l’indagine condotta da Unicef, le ragazze che si sposano prima di compiere 18 anni hanno meno possibilità di frequentare la scuola e più probabilità di subire violenze domestiche; le adolescenti hanno, infine, più probabilità di morire a causa di complicazioni durante la gravidanza e il parto rispetto alle donne tra i 20 e i 30 anni e i loro figli hanno maggiori probabilità di nascere morti o di morire nel primo mese di vita.


PERSONAGGI

DOUTZEN KROES LA MAMMA BIS PIÙ BELLA AL MONDO

La bellissima modella tedesca di Victoria Secret ha dato alla luce una bambina. Come moltissime colleghe dello star system, la neomamma non ha perso tempo nel divulgare immediatamente sui social network la foto della famiglia arricchita di una piccola, dolcissima componente. “Un miracolo ha visto la luce questa mattina. Benvenuta Myllena Mae. Mamma, papà e il fratello maggiore Phyllon sono super orgogliosi!”, ha scritto la modella poco dopo il lieto evento. Al secondo parto, Doutzen sembra più in forma che mai. Misteri della natura...

LIBIA, FOCOLAIO DI GUERRE E INTERESSI ECONOMICI Ormai tutti i paesi in tutti i continenti sono focolai che si accendono e spengono con una rapidità che lascia sgomenti. Lo spettro della guerra riguarda numerosissime nazione, molto spesso per questioni ataviche che sembrano non dover trovare mai una risoluzione definitiva. In Libia la guerra civile sta di nuovo mettendo in croce un intero Paese. Moltissime le persone che decidono di andarsene. Tanti i paesi che chiudono le ambasciate. Nel quadro della complicata situazione politica, si inserisce anche la gravissima crisi economica che attanaglia il Paese e che vede, come spesso accade, gli interessi legati al petrolio protagonisti. Il conflitto tra le varie milizie dell’est e quelle dell’ovest, infatti, è stato sempre teso al controllo di quest’ultimo e delle relative infrastrutture.

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SPLENDIDE

CINQUANTENNI

L’ETÀ NON FA PIÙ PAURA

Chi lo ha detto che la bellezza a una certa età debba diventare uno sbiadito ricordo? A sfatare questo mito ci pensano grandi nomi del cinema e non solo che dimostrano come il fascino non abbia davvero età. Qualche giorno fa, la splendida e in formissima Sandra Bullock ha spento cinquanta candeline. Quasi impossibile da credere. Eppure la talentuosa attrice americana, vincitrice anche di un Oscar per la sua interpretazione in The blind side, ha raggiunto questo traguardo mostrando una forma invidiabile, anche da parte di molte star che anagraficamente potrebbero esserne le figlie. Altra star che entra di diritto in questa squadra è sicuramente Jennifer Lopez. La cantante e attrice a 45 anni continua a scatenarsi sui palchi di mezzo mondo con un’energia che ha del soprannaturale. E se pensiamo che Madonna di anni ne ha ben 56, davvero possiamo affermare che i 50 non fanno più paura.

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ADESSO

PERSONAGGI

IN PRIMO PIANO

di Vincenzo Petraglia

L’ITALIA DA GUINNESS CHE NON VORREMMO

SIAMO IL PAESE PIÙ TARTASSATO AL MONDO PER QUEL CHE RIGUARDA LE TASSE. E A FARNE LE SPESE, COME AL SOLITO, SONO I CITTADINI ONESTI In Italia si pagano le tasse più alte del mondo. È quanto emerge da un’indagine realizzata dall’Ufficio studi della Confcommercio, secondo il quale la pressione fiscale effettiva italiana ha raggiunto il triste primato del 53,2% che proietta il nostro Paese al vertice dell’apposita classifica stilata, seguito a ruota da paesi quali la Danimarca 51,1% (dove, però, c’è da dire che il livello dei servizi pubblici offerti ai cittadini raggiunge standard elevatissimi), Francia (50,3%), Belgio (49,3%). Seguono a molta distanza paesi quali il Regno Unito, con un prelievo fiscale sui redditi dei cittadini pari al 40,4%, e gli Stati Uniti (27,9%). Una leadership che certo baratteremmo volentieri con qualche altro record positivo. Ma c’è di più. Tutte le economie sviluppate hanno mostrato nel corso degli ultimi anni una tendenza a ridurre la pressione fiscale, eccenzion fatta per l’Italia. Da noi, se si prende come riferimento il periodo che va dal 2000 al 2013, si nota che il prelievo fiscale è, invece, salito di 2,7 punti di Prodotto interno lordo (al secondo posto dopo il Portogallo che guida quest’apposita classifica con un +3,2). Un dato che stride molto con il calo di 7,6 punti percentuali registrato nello

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stesso arco temporale dalla Svezia, di 3,3 dagli Stati Uniti e di 2 punti messo a segno dalla Germania. Una situazione che evidentemente va a gravare per intero, come quasi sempre avviene nel nostro Paese, sulle spalle dei cittadini onesti, di quelli cioè che le tasse le pagano. Di coloro che per far più o meno quadrare i conti dello Stato sono costretti a pagarle anche per conto di chi furbescamente le evade. C’è un altro dato molto preoccupante al riguardo che registra sempre Confcommercio: sarebbe, infatti, proprio l’elevata pressione fiscale a indurre un numero cospicuo di cittadini ad evadere le tasse. L’evasione fiscale, secondo le stile, avrebbe raggiunto ben il 17,3%. Un sommerso che, a maggior ragione in tempi di spending review come questo, pesa come un macigno sulle casse dello Stato, costretto ad attingere dove

può: dalle tasche delle persone oneste appunto. Ancora secondo il rapporto Confcommercio, l’eccessiva pressione fiscale, contribuendo a ridurre i consumi dei super tartassati italiani, rappresenta un pesante ostacolo alla crescita del nostro Paese, rallentando ulteriormente la già anemica ripresa ultimamente da più fronti rivista al ribasso. Si prevede, infatti, che il Prodotto interno lordo crescerà, dopo anni di recessione, del solo 0,3%, invece dello 0,5% stimato più ottimisticamente soltanto pochi mesi fa. Un bel problema vista la situazione da cui veniamo e nei confronti della quale confidiamo il Governo prenda provvedimenti non più soltanto punitivi, come appunto può essere un eccessivo prelievo fiscale, ma anche attivi, propositivi, premianti, ad esempio con investimenti oculati che possano creare nuovi posti di lavoro.



ADESSO

L’Italia racconta l’Italia

PERSONAGGI

UN’ESTATE “BOLLENTE”

FRA TUMULTI POLITICI E PROTESTE ANTI TAV

In un’estate che, causa meteo, ancora non è decollata al cento per cento, a tenere calda, anzi bollente l’atmosfera ci pensa la politica che sta dando il peggio di sé in queste ultime settimane nello scontro sulla riforma del Senato. Riforma per la quale il Governo ha

voluto accelerare i tempi, ricorrendo a quel contingentamento dei tempi che tante polemiche ha generato nelle minoranze. Se riuscirà o non riuscirà, Renzi e la sua armata, a chiudere nei tempi che si è dato la questione di questa importante riforma istituzionale, lo vedremo. Intanto resta lo spettacolo, non proprio edificante, di risse e comportamenti a dir poco discutibili in Parlamento. A riscaldare questa strana e bagnata estate ci sono anche gli attivisti no Tav che, a giudicare dalle accese proteste dei giorni scorsi contro gli espropri per la realizzazione del Terzo valico dell’alta velocità che collegherà Rotterdam a Genova, fanno presagire, anche loro, un’estate bollente sul fronte di scontri e proteste.

NUOVI MODI DI VIAGGIARE EVENTI DEL BELPAESE A PORTATA DI UN CLICK

MARÒ DIMENTICATI Non se ne parla da un po’, ma la situazione dei nostri fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, bloccati dal febbraio 2012 in India con l’accusa di aver ucciso due pescatori durante un pattugliamento anti-pirateria, rimane ancora impantanata e alquanto ingarbugliata. Che la giustizia e la burocrazia indiane fossero molto ma molto lente era cosa già piuttosto risaputa, ma la situazione che coinvolge i nostri soldati sta diventando ora qualcosa di sempre più imbarazzante. E non soltanto per

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l’elefantiaco sistema indiano quanto anche per la nostra diplomazia, che evidentemente ancora non è riuscita a trovare le giuste strategie per sbloccare questa intricata matassa e portare quantomeno a un verdetto in tempi più celeri. Lo scorso 31 luglio ci doveva essere un’udienza presso il tribunale speciale di New Delhi, ma a causa di un’indisposizione del giudice Bharat Parashar, la seduta è stata rinviata al 14 ottobre 2014. Un ulteriore rinvio a una situazione che ormai ha assunto i toni del paradossale.

Si chiama Quisy ed è il primo motore di ricerca degli eventi, culturali e di intrattenimento, che, attraverso un innovativo sistema informatico e a differenza di altre iniziative simili studiate in passato, ha la capacità di estrarre dati in modo automatico dai maggiori portali di eventi italiani selezionando per noi quelli che più possono essere di nostro interesse in base ai parametri con cui abbiamo impostato la ricerca. Di portali per eventi, infatti, ne esistono diversi, ma spesso per trovare quelli più adatti a noi siamo costretti a saltare da un sito all’altro. Su Quisy. it, messo a punto da tre giovani lucani e disponibile anche tramite applicazioni per smartphone, invece, tutto risulta più facile e immediato. E per di più gratuitamente. Uno strumento mai come in questo periodo di vacanze utile ai turisti 2.0 in giro per l’Italia!


PERSONAGGI

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PASSAGGIO A SUDEST L’ARTE? È SOTT’ACQUA

BRAVA ELISABETTA! LA CANALIS AMBASCIATRICE DELL’UNICEF Sono sempre di più, per fortuna, i personaggi noti che mettono a disposizione il proprio volto per sostenere campagne sociali ed umanitarie. Una delle ultime è Elisabetta Canalis, che ha di recente visitato, con una delegazione Unicef, cinque villaggi di profughi siriani nel Sud del Libano. Qui, da due anni, è grande emergenza, perché il flusso di siriani in fuga dalla guerra non accenna ad arrestarsi. La bella Ely, che il 14 settembre

si sposerà con il chirurgo Brian Perri, è stata per due giorni a contatto con i bambini che vivono nelle baraccopoli e che hanno fra i bisogni più impellenti quello di essere vaccinati, per scongiurare infezioni e malattie cui inevitabilmente, in situazioni come queste, possono andare incontro. Che è poi uno degli obiettivi prioritari della campagna Unicef “100% Vacciniamoli tutti”, di cui la showgirl sarda è testimonial.

Una mostra fotografica a quattro metri di profondità nelle acque cristalline del Tirreno. È la proposta inedita, oltre che alquanto suggestiva, che l’Isola di Ponza, al largo della costa laziale, si è inventata quest’anno per attirare turisti alla ricerca di esperienze inedite. Si tratta della prima mostra del genere in Italia (dura fino al 14 settembre), s’intitola “Passaggio a Sudest” e propone un percorso subacqueo durante il quale si possono ammirare 28 bellissime immagini del fotografo Salvo Galano. Non bisogna essere dei sub provetti per goderne di quest’esperienza unica e in spiaggia viene data gratuitamente ai bagnanti l’attrezzatura necessaria per immergersi. Non resta, dunque, che godersi lo spettacolo, lontani da ogni rumore, nell’elemento che probabilmente più di tutti ci affascina, forse perché proprio da esso veniamo: l’acqua.

ESTATE IN CINEMA DOPO IL GIFFONI, ORA TOCCA A LOCARNO... ASPETTANDO VENEZIA

Dopo il grande successo del Giffoni Film Festival, caratterizzato quest’anno da una passerella di attori e registi di fama internazionale, e aspettando Venezia (27 agosto - 6 settembre), ora è la volta del 67° Festival del film Locarno, che dal 6 al 16 agosto, in Svizzera, a un

passo dal confine, accenderà i riflettori di questa nostra estate ancora una volta sulla settima arte. Anche qui molti i divi e i film attesi con grande trepidazione. Fra tutti, Lucy di Luc Besson, il film di fantascienza che ha come protagonisti Scarlett Johansson e Morgan Freeman, Love Islands della regista già Orso d’Oro a Berlino Jasmila Zbanic, e The hundred foot journey di Lasse Hallström. Attesissimo anche Dancing Arabs, il nuovo film di Eran Riklis. Una pellicola destinata a far discutere e a suscitare probabilmente non poche polemiche. Il film è, infatti, tratto da due romanzi del giornalista arabo-israeliano Sayed Kashua, personaggio piuttosto scomodo e al centro proprio di recente di una diatriba politica piuttosto infuocata, vista anche la situazione che coinvolge in queste settimane Israele e la Striscia di Gaza. La pellicola avrebbe dovuto essere presentata in anteprima mondiale lo scorso 10 luglio al Gerusalemme Film Festival, ma, proprio a causa della delicata situazione, la proiezione era stata annullata.

STAND UP PADDLE MANIA

ANCHE SULLE SPIAGGE ITALIANE IMPAZZA LA MODA LANCIATA DAI VIP DI TUTTO IL MONDO

È la nuova moda dell’estate 2014 e si chiama stand up paddle, una variante, più semplice, del più noto surf. Una disciplina che riscuote grande successo fra i bagnanti di ogni età, o quasi, e che consiste nel remare in piedi sopra una tavola da surf, potendo così effettuare lunghe passeggiate a pelo d’acqua o sperimentare l’adrenalina di cavalcare le onde. Con il vantaggio di non essere uno sport particolarmente impegnativo, che pertanto non richiede grandi doti atletiche. È così che tavola e pagaia sono diventate il passatempo più “in” di quest’estate. C’è chi noleggia l’attrezzatura e cerca di imparare col classico fai da te e chi, invece, si cimenta in appositi corsi per apprendere al meglio la tecnica e sentirsi magari per qualche giorno un campione fra le onde. Buon divertimento a tutti!

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ADESSO

I TUOI DIRITTI

LA BATTAGLIA DELLA

BATTIGIA

Gli stabilimenti balneari possono impedire ai non clienti l’accesso al mare o la permanenza sul bagnasciuga? Assolutamente no. Ecco perché l’attracco di imbarcazioni, Regolamenti comunali e Capitanerie di Porto potrebbero vietare la sosta in battigia, divieto che varrebbe sia per i clienti dello stabilimento che per gli altri. In genere, comunque, la battigia è libera per sedersi, posare un asciugamano, costruire castelli di sabbia: attività, cioè, che non pregiudicano il normale transito delle persone in riva al mare.

NO AI GIOCHI

Giocare con pallone o racchettoni negli stabilimenti balneari come nelle spiagge libere è vietato fuori dalle aree attrezzate, salvo disposizioni contrarie di Comune e Capitaneria di porto. Anche la radio deve essere utilizzata a un volume tale da non disturbare gli altri.

DISABILI

Gli stabilimenti devono garantire l’accesso anche ai disabili, aiutandoli a superare le eventuali barriere architettoniche.

ANIMALI

S

i può passare o non si può passare per accedere al mare? Possiamo stendere o no l’asciugamano in spiaggia? E sul bagnasciuga? Entrare in uno stabilimento balneare somiglia sempre di più a un terno al lotto: non sai mai quali regole vere o presunte possano essere applicate. Anche perché ogni Comune, in materia, è un po’ come se fosse una repubblica a se stante, pertanto far valere i propri diritti non è facile. Eppure alcune regole sono valide dappertutto. Eccone alcune.

DIRITTO DI ACCESSO

Le spiagge dove sorgono gli stabilimenti balneari non sono terreni privati ma pubblici, che l’esercente ha solo in concessione dal Comune. Quindi non può fare quello che vuole. A cominciare

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dall’accesso: il gestore dello stabilimento balneare non può impedire al cittadino, anche se non cliente, di accedere dal tratto di spiaggia da lui gestito per recarsi al mare. Per nessun motivo. Lo dice la Legge 217/2011: il concessionario deve garantire «il diritto libero e gratuito di accesso e di fruizione della battigia, anche ai fini di balneazione».

BATTAGLIA LIBERA

A partire dalla linea di contatto con le onde, i primi 5 metri di spiaggia sono sempre da considerare liberi. Attenzione, questo non vuol dire che possiamo stabilirci con ombrellone e sdraio a nostro piacimento. La legge sopra riportata stabilisce infatti che la battigia sia destinata «anche» ai fini della balneazione. Quindi, per esigenze di sicurezza o per

L’accesso degli animali negli stabilimenti balneari è in genere vietato, salvo disposizione contraria di alcuni lidi appositamente concepiti per ospitare cani e gatti. Sulla spiaggia libera, invece, l’accesso degli animali è permesso salvo divieti opportunamente segnalati. I cani devono essere comunque tenuti al guinzaglio, e i loro bisogni raccolti con paletta e sacchetto. Tuttavia Comuni e Regioni stanno adottando provvedimenti per facilitare ulteriormente l’accesso in spiaggia dei nostri amici a quattro zampe.


Il caffè verde?Funziona.

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FATTI DI UN TEMPO

ACCADEVA IN QUESTA SETTIMANA… LA BOMBA ATOMICA DI NAGASAKI Alle 11,02 l’aereo americano Boeing B-29 Superfortress sganciò su Nagasaki, città portuale nel sud del Giappone, la bomba atomica denominata Fat Boy. L’ordigno esplose a 4 km dalla città, ma gli effetti furono ugualmente devastanti: 80mila morti su 240mila abitanti e 55mila feriti, compresi numerosi profughi del precedente bombardamento di Hiroshima (6 agosto). Ancora oggi si discute sull’opportunità di questo secondo attacco: se da un lato il Giappone era ormai militarmente battuto, dall’altro l’esercito nipponico era deciso a resistere. Ma il fattore scatenante fu la dichiarazione di guerra, il giorno prima, dell’Urss al Giappone, che rischiava di ridimensionare la vittoria americana.

Cos’avrà di strano una foto in cui quattro ragazzi inglesi attraversano un’anonima via di Londra? Nulla, se quelli non fossero i Beatles, e lo scatto di Iain MacMillan non fosse la copertina dell’album Abbey Road. La foto entrò subito nella leggenda anche a causa di una curiosa interpretazione: John Lennon apre la marcia come se fosse un “gran sacerdote”, Ringo Starr lo segue vestito di nero, poi c’è Paul McCartney con i piedi scalzi (nel Regno Unito i morti vengono sepolti scalzi) e, infine, George Harrison completamente vestito di jeans, tanto da ricordare un becchino in tuta da lavoro. Secondo i cosiddetti complottisti, Paul in realtà sarebbe morto nel 1966 e sostituito con un sosia.

IL DELITTO DI VIA POMA Roma. È martedì pomeriggio di un’estate torrida, quella del 1990. Simonetta Cesaroni è una bella ragazza romana di vent’anni. Lavora come segretaria all’Associazione italiana alberghi della gioventù. Paola, la sorella, è preoccupata: perché Simonetta non torna a casa? Si reca sul posto assieme al datore di lavoro. Si trovano di fronte una scena raccapricciante: Simonetta, nuda, trafitta da 29 coltellate al basso ventre. Inizia così il giallo di via Poma. Prima viene sospettato il portiere, Pietrino Vanacore, che si suicida nel 2010. Poi il fidanzato, Raniero Busco, assolto in via definitiva il 24 febbraio 2014. Oggi, a 24 anni di distanza, il delitto rimane impunito.

LO SBARCO DELLA VLORA

© Vittorio Arcieri

La caduta del Muro di Berlino, il crollo dei regimi comunisti. Avvenimenti lontani per quell’Italia ancora godereccia di inizi anni Novanta. Fino a quando, una mattina, a Bari si presenta una nave enorme, carica all’inverosimile di persone. «Italia! Italia!», gridano. Chi sono? Albanesi. Arrivano da un paese vicino, chiuso e poverissimo, conosciuto a malapena dai pescatori pugliesi. E appena uscito dalla feroce dittatura di Ender Hoxha. Il giorno prima il vecchio mercantile Vlora, di ritorno da Cuba carico di zucchero, era stato preso d’assalto a Durazzo da una folla di oltre 20mila persone. L’Italia, impreparata, prima li ospitò nel vecchio Stadio della Vittoria. Poi li rimpatriò. L’esodo era appena cominciato.

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LA FOTO DI ABBEY ROAD


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FINESTRE SULLA CITTÀ

WRITERS,

CHE FARE?

Le pene per questo reato sono ancora troppo lievi, lo Stato è impotente. E così la migliore soluzione è quella di armarsi di vernice, pennello e tanta pazienza

U

na caratteristica, ben poco invidiabile, contraddistingue da alcuni anni le città italiane: l’elevata quantità di muri scarabocchiati, imbrattati, riempiti di scritte. Che non risparmiano nemmeno treni, autobus, furgoni. Roba che ha ben poco a che fare con l’arte. Anzi, oramai nemmeno i monumenti si salvano più. Ma cosa fare se il nostro palazzo viene colpito da un attacco di “writers” (termine fin troppo gentile utilizzato per definire questi vandali)?

PENE LIEVI

Prima di rispondere a questa domanda, occorre sottolineare che chi imbratta i muri compie il reato di danneggiamento. Secondo l’articolo 639 del Codice Penale, chiunque deturpa o imbratta cose mobili altrui è punito, a querela della persona offesa, con la multa fino a 103 euro. Mentre se l’oggetto deturpato ha un valore storico-artistico oppure si trova all’interno del centro storico,

C’È GRAFFITO E GRAFFITO Non tutti i graffiti, però, sono da criminalizzare. Molti sono delle vere e proprie opere d’arte, anche dall’elevato valore civile, come ad esempio quelli di Milano dedicati a Falcone e Borsellino. Parecchi di questi murales sono realizzati in spazi autorizzati dai Comuni, spesso concessi nelle aree più grigie e disadorne delle città. In altri casi sono addirittura i negozianti che commissionano ai writers la decorazione delle serrande. Una bella idea per limitare e inquadrare il fenomeno. Ma si accontenteranno, questi spiriti liberi, di decorare solo gli spazi concessi loro dal “sistema”?

la multa sale a una cifra compresa tra mille e tremila euro; si rischia anche la detenzione da 3 mesi a un anno. Come si vede, nonostante l’inasprimento della normativa eseguito nel 2009, ci vuole ben altro per scoraggiare questi “artisti”, molti dei quali sono stranieri che arrivano da noi per compiere veri e propri raid, evidentemente convinti che in Italia, alla fine, tutto sia permesso.

CHE FARE?

Dunque, le forze dell’ordine possono intervenire solo su denuncia del danneggiato. È importante, quindi, innanzitutto denunciare per ottenere il risarcimento del danno, anche se è inutile farsi illusioni. Nelle grandi città come Milano, le più colpite dal fenomeno, la Polizia Locale è dotata di un Nucleo per il Decoro Urbano. In ogni caso, è bene allegare alla denuncia una foto dell’imbrattamento. A questo punto si può procedere autonomamente con la ripulitura: occorre intervenire il prima

possibile, in modo che la vernice del muro assorba quella della scritta. Se i muri sono intonacati, la soluzione migliore è quella di passarci sopra una mano di vernice. Per le facciate lapidee o marmoree, è consigliabile invece ricorrere a prodotti specifici per togliere la scritta, o addirittura a un idropulitura professionale. Per le superfici lucide, la pulizia può essere effettuata con dei solventi. Nelle grandi città il servizio di pulizia è messo a disposizione anche dai Comuni.

PER DIRE LA TUA O CHIEDERE CONSIGLI AI NOSTRI ESPERTI

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Anna

Falchi

«L’indipendenza è quanto di più importante possa esserci per una donna» di Vincenzo Petraglia

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V

enuta alla ribalta negli anni ‘90 per la sua prorompente bellezza nordica (è, infatti, per metà italiana e per metà finlandese), oggi Anna Falchi è ancora una donna bellissima, sempre impegnata fra cinema e tivù, ma è innanzitutto mamma e imprenditrice che punta sui giovani, come ci racconta in questa intervista. La bella Anna, che in autunno dovrebbe partire con un nuovo programma tivù dedicato alle mamme, racconta quanto l’essere cresciuta senza un padre l’abbia fortificata e resa una madre migliore, mentre in tema di donne, politica e potere ha un bel po’ di cose da dire...

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Impegnata in una campagna a favore dei bambini, la bella attrice e showgirl ripercorre gli anni della sua infanzia senza la figura paterna e alle mamme italiane suggerisce di lasciare più libertà ai propri figli

Anna, la cosa che balza subito all’occhio di te è l’esuberanza della tua bellezza. Ma oltre questo cosa c’è? Chi è veramente la Falchi? «Una donna molto forte caratterialmente, anche un po’ prepotente se vogliamo, sicuramente con una forte personalità. Fin da quando ero piccolina, anche a scuola, ho sempre cercato di primeggiare chiedendo sempre tantissimo a me stessa». La tua piccola Alyssa (avuta dall’ex compagno, l’imprenditore Denny Montesi, ndr) viaggia sui tuoi stessi binari? «Anche di più! A tre anni e mezzo è già una piccola despota, tanto che l’ho soprannominata Angelina Merkel (ride di gusto)! Comunque, al di là degli scherzi, ha un carattere davvero molto forte, ma è anche socievole, fantasiosa, allegra». Com’è cambiata la tua vita da quando sei diventata mamma? «Moltissimo. L’essere madre cambia completamente la prospettiva sul mondo e le cose. Vivi meno serenamente perché pensi con maggiore responsabilità al tuo e suo futuro e con un lavoro così altalenante come il mio non è proprio il massimo della vita. Diciamo che non puoi mai stare tranquilla e serena al cento per cento, anche se poi, quando torno a casa ogni pensiero o preoccupazione svanisce.

Mentre agli uomini dice: «Se ci fossero più donne al potere vivremmo in un mondo più meritocratico di quello attuale» 29


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Con la figlia Alyssa, 3 anni e mezzo Perché stare con lei mi rende felice, mi dona serenità e ogni problema lo lascio fuori dalla porta, per darle soltanto buonumore e positività». Che tipo di mamma sei? «Sono sicuramente una mamma molto presente. Cerco di stare con lei più tempo possibile e nel miglior modo possibile. Sono attenta ma non apprensiva, nel senso che la lascio libera di scoprire il mondo e di fare le sue esperienze». Insomma non sei, come la massima parte delle italiane, una mamma chioccia? «Sì, in effetti talvolta si esagera in Italia in quanto a iperprotettività verso i propri figli. Per quel che mi riguarda, sarà il sangue finlandese che scorre nelle mie vene (è di padre italiano e madre finlandese, ndr), ma io sono per un metodo un po’ anglosassone. È importante non far sentire i propri figli sicuri solo in nostra presenza. Devono sperimentare sulla loro pelle le cose, per capirle fino in fondo e acquisire sicurezza in loro stesso. Ovviamente bisogna sempre spiegargli ogni cosa, compreso le paure che possono avere di fronte a certe situazioni, perché è importante fargli capire ogni cosa. Ma non bisogna mai tranciare loro le ali e lo slancio verso la scoperta del mondo per paure e timori che sono più nostri che loro. Il rischio è, altrimenti, che crescano appunto pieni di paure!». Tu ne avevi di paure da bambina? «Come tutti. Però le ho sempre affrontate e in questo credo mi abbia aiutata il fatto di essere cresciuta, con mio

fratello, da sola con mia madre. Mio padre, infatti, fin da quando ero molto piccola, è stato sempre latitante fino a sparire poi del tutto dalle nostre vite abbandonando mia madre e noi figli. Un abbandono che però ci ha molto fortificati, dandoci coraggio e indipendenza. Personalmente credo abbia fatto venir fuori in me in maniera molto spiccata quella parte maschile che è in ognuno di noi. E poi sicuramente questa esperienza ha reso me e mio fratello genitori migliori, in quanto non saremo mai per i nostri figli ciò che mio padre è stato per noi». Parlando di bambini e genitori, sei testimonial della campagna “Fame di Mamma”... «Un progetto promosso da Ai.Bi. Amici dei Bambini a cui tengo moltissimo e che si occupa non solo di adozioni a distanza, ma anche di forme innovative di affido e adozione, come per esempio dell’accoglienza di ragazzini abbandonati in case-famiglia. In questo modo si dà loro la possibilità di crescere circondati da affetto e attenzioni in ambienti familiari allargati. Il tema delle adozioni è quantomai sentito oggi nel nostro Paese e me ne rendo conto anche da quanti, numerosissimi, mi scrivono sul mio blog Mammabig. Molti lamentano tempi lunghissimi, burocrazia, costi troppo elevati – che in molti casi nascondono anche interessi economici non da poco da parte delle strutture che gestiscono l’accoglienza dei bambini senza genitori – per dare compimento a quello che è un diritto-dovere naturale: l’amore verso Anna Falchi (qui col compagno Andrea Ruggeri), molto attenta alle problematiche delle mamme anche attraverso il suo blog Mammabig, è in questo periodo testimonial della campagna in favore delle adozioni “Fame di Mamma”, promossa da Ai.Bi. Amici dei Bambini

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i bambini. Il che significa, a mio avviso, offrire la possibilità di amare ed essere amati anche a famiglie monogenitoriali. Le istituzioni dovrebbero mettersi al passo della società. E non lo dico solo perché mi ritengo una mamma single, quanto perché in Italia sono sempre di più le persone single o che tornano tali dopo divorzi e separazioni. Per cui non si può non considerarle quando si legifera. In altri paesi, come Francia, Inghilterra, Paesi scandinavi, lo Stato sostiene economicamente i nuclei familiari monogenitoriali che ne hanno bisogno, da noi, invece, questo è l’ultimo dei problemi, come pure la possibilità di poter adottare e dare amore a un bambino anche se non si ha un compagno. L’adozione per i single credo sia una delle prossime battaglie da vincere in Italia». Andrea (Ruggeri, il suo attuale compagno, giornalista e fotografo, nipote di Bruno Vespa, ndr) come se la cava con Alyssa e cosa apprezzi di più di lui? «Il ruolo di genitore di Alyssa è un ruolo che è esclusivamente mio ovviamente e la discrezione di Andrea in tal senso è un qualcosa che apprezzo molto. Lui è una persona indipendente come me e quindi rispettiamo entrambi l’uno gli spazi dell’altro». Con la tua casa di produzione (la A Movie Productions, ndr) punti molto sui giovani e i nuovi talenti, cosa che in Italia non si fa forse come si dovrebbe... «Il problema di fondo è che quando c’è crisi i primi tagli si fanno alla cul-


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tura. Nulla di più sbagliato in un Paese come il nostro che ha fra i suoi fiori all’occhiello, purtroppo non valorizzati come dovrebbero anche in termini economici e di nuovi posti di lavoro, proprio l’arte e la cultura. Siamo un popolo di creativi ma a essere finanziati alla fine sono sempre gli stessi, film che hanno cast importanti, mentre vengono quasi del tutto ignorati gli esordienti e i nuovi talenti, che molto possono dare invece in termini di innovazione e contenuti. È veramente un grandissimo limite per il nostro Paese! Fortuna che oggi ci sono nuovi spazi per farsi vedere come il web, che consente di fare delle cose belle anche a budget molto ridotti. La nostra scelta, come casa di produzione, è puntare sul nuovo che avanza e ne siamo più che fieri. Produciamo solo opere prime o seconde che, seppur tra mille difficoltà, ci danno sempre grandi soddisfazioni». Un limite, questo italiano, che non a caso sta dando vita a un’intensa fuga di cervelli! «Purtroppo da noi vige una mentalità vecchia, legata più al passato che al futuro e quindi molti giovani brillanti non possono che tentare la carta dell’emigrazione per avere qualche chance si emergere. Il mio consiglio ai giovani è quello di investire nelle lingue, anche lingue particolari come il russo e il cinese, per aprisi nuove strade lavorative. Spero che anche mia figlia maturi, man mano che cresce, una spiccata propensione al viaggio e alle lingue. Mi auguro sia una ragazza di mondo e che non si fossilizzi su questa Italia che, almeno al momento, ha così poco da offrire ai nostri giovani». A parte i progetti della tua casa di produzione, cos’altro bolle in pentola a livello lavorativo? «Con l’autunno partirà probabilmente un format televisivo che mi vede protagonista insieme con altre donne e mamme. Ma è un progetto ancora in via di definizione». Cambiamo argomento: la tua bellezza. Quanto ti ha aiutata nella vita? «Mi ha aiutata soprattutto i primi tempi, ma dopo devo dire che per certi versi mi ha anche un po’ ostacolata».

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La Falchi, 42 anni, è salita alla ribalta nel 1989 giungendo seconda al concorso di Miss Italia, dove si aggiudicò anche il titolo di Miss Cinema. Notorietà consacrata definitivamente dalla conduzione, nel 1995 al fianco di Pippo Baudo e Claudia Koll, del Festival di Sanremo

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In che senso? «In Italia l’esuberanza fisica e l’avvenenza particolarmente spiccata non aiutano, per esempio, nel cinema se si vogliono fare, al di là delle commedie, ruoli drammatici e più impegnati. Se ci fai caso, nel cinema impegnato italiano alle maggiorate, alle cosiddette bellone, non si dà granché spazio. Mi è capitato che mi abbiano fatta mora o messo fasce al seno per non far vedere le mie forme! Oggi per certi tipi di ruoli va la classica ragazza della porta accanto, per cui per avere qualche chance avrei dovuto nascere nel periodo di Sophia Loren! Comunque, al di là di tutto, se sei bella ma non hai sale in zucca, non duri tanto, per cui tutte le professioniste intelligenti, oltre che sulla bellezza, puntano anche su tutto il resto». Che rapporto hai comunque con la tua bellezza? Come la nutri? «Il miglior antirughe è evitare di prendere il sole. Io, a parte gli ultimi periodi in cui vado al mare con la piccola, ovviamente negli orari più indicati, e cioè la mattina presto e dalle quattro del pomeriggio in poi, non prendo praticamente sole da tredici anni. E ne vedo i risultati. Poi cerco di avere uno stile di vita sano, di non andare a letto troppo tardi la sera e di svegliarmi presto la mattina, carica di energia». Da dove attingi le energie per ritrovare la tua serenità nei momenti difficili? «Dalla mia casa innanzitutto. Le classiche quattro mura di casa mia mi infondono molta sicurezza, per cui mi capita a volte di fare l’eremita, di isolarmi accendendo magari qualche candela e mettendo un po’ di musica in sottofondo. Mi ridà la carica ed è quello che faccio soprattutto quando ho bisogno di riflettere, pensare...». Spesso l’umore e l’autostima delle donne, si sa, sono un po’ fluttuanti. Qual è la tua personale ricetta dell’autostima e del benessere? «È fondamentale, secondo me, battersi sempre per la propria indipendenza. Poi, per carità, si può condividere vita, tempo, sentimenti e interessi con un uomo o con le persone che ci stanno più a cuore, ma credo sia importante non dipendere mai dagli altri. Capita, invece, spesso che

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ci si annulli per l’altro. Non va bene, perché nella vita possiamo contare veramente fino in fondo solo su noi stessi. E ognuno di noi è forte abbastanza e ha dentro di sé energie tali da poter affrontare ogni tipo di problema o situazione». Che rapporto hai con la fede? «Credo in Dio, ma in un Dio tutto mio. Nel senso che non credo nell’istituzione della Chiesa. E questo mi viene probabilmente dall’essere finlandese. Il mio bisnonno era un padre luterano e mia madre è cresciuta in un ambiente super severo. Credo che tutti avremmo bisogno di una Chiesa un po’ più moderna e vicina alle persone. Per esempio, non vedo la ragione per cui un sacerdote debba rinunciare alla possibilità di avere una propria famiglia. Credo che, pur sposato, possa portare avanti benissimo la sua missione di pastore nel mondo». Papa Francesco sta dando parecchi segnali per una Chiesa più moderna e al passo coi tempi... «E ne sono felice, perché in un momento di crisi come questo ci voleva proprio una figura come la sua. È un Papa molto mediatico che sta avvicinando tanti giovani alla fede, suscitando in loro anche molte domande

che non possono che fargli bene». Cambiando totalmente argomento, qual è la parte del tuo corpo di cui vai più fiera? «Le gambe, né troppo grosse e né troppo magre, ma tornite al punto giusto». E quella che meno ti gratifica invece? «La pancia. Dopo la gravidanza non è più tornata come prima. Un tempo era addirittura rientrante. Oggi decisamente no!». Ma sei una a cui piace mangiare? «Mi piace gustare il buon cibo, cucinato possibilmente nella maniera più semplice possibile. Per esempio, uno dei piatti che mi piace di più e che mi riesce anche meglio preparare è il classico spaghetto pomodoro e basilico. Un piatto semplice ma gustosissimo. E poi mi piacciono e preparo spesso anche le verdure e la carne, soprattutto carni bianche». Secondo te, se ci fossero più donne al potere vivremmo in un mondo migliore? «Non c’è dubbio! Noi donne siamo mediamente più oneste e lavoratrici dei nostri colleghi uomini, oltre che più severe e precise. E, quindi, vivremmo quantomeno in una società più meritocratica di quella attuale!».


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Da sex symbol degli anni ‘80 e ‘90 a uomo impegnato nel sociale

Richard

L’

Gere

attesa è febbrile. Qualcuno fa l’indifferente, qualcun altro prepara la macchina fotografica, c’è chi si è vestito elegante con tanto di tacchi, sperando forse in una proposta dell’ultimo minuto. Qualcuno lo critica affermando che, da quando è diventato buddista, è troppo zen. Ma quando arriva tutte le voci vengono messe a tacere e il pensiero diventa unanime: Richard Gere, nonostante i suoi quasi 65 anni (li compie il 31 agosto), continua a rimanere un uomo di grande fascino, con quel suo inconfondibile alone, certo più maturo, che l’ha reso uno dei sex symbol più amati di sempre. L’abbiamo incontrato nel corso dell’ultimo Giffoni Film Festi-

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val e abbiamo scoperto un uomo molto diverso da quello che ci aspettavamo...

Richard, da pacifista quale sei, come vivi questo momento di guerre e soprattutto continui ad avere fiducia nel genere umano? «Un giorno il mio maestro zen in Giappone mi disse che lui non prendeva una decisione finché non abbassava il numero dei suoi respiri a sette al minuto. Con questo esercizio intendeva dire che l’essere umano tende a reagire in maniera emotiva e impulsiva alle cose. Perché la prima reazione che si ha è legata al momento, all’occasione, alla superficie e non alla profondità, alla coscienza. L’abbassare il numero dei respiri è

L’attore hollywoodiano è stato sposato con Cindy Crawford dal 1991 al 1995 e, nel 2002, con l’attrice Carey Lowell, dalla quale si è separato nel 2013 e da cui ha avuto, nel 2000, il figlio Homer

LA FEDE MI HA CAMBIATO LA VITA di Angela Iantosca

legato, invece, al non reagire subito, al non rimanere al livello della mente. Bisogna andare a fondo, fino al punto di acquisire una razionalità maggiore, per realizzare che noi siamo un tutt’uno. Per questo la reazione violenta immediata non ha senso. Ognuno dovrebbe trovare dentro di sé questo equilibrio e questa connessione con il mondo. Confido nei capi di Stato e sono ottimista riguardo al genere umano. Se riuscissimo a essere ciò che noi siamo per natura, creature di gentilezza, se ripartissimo da qui, la stragrande maggioranza dei problemi non esisterebbe. Avevo un amico che stava per avere un figlio ed era studente del Dalai Lama, a cui chiese: come faccio a insegnare questi valori a mio figlio?. La risposta fu: insegnagli a rispettare la vita dell’insetto, che ha delle necessità, che deve guadagnarsi da vivere e che deve sopravvivere, come noi. Se fai questo sei in armonia». Un approccio che si lega anche al tuo credo religioso. Quanto questo influisce nella tua vita? «Beh, sicuramente ha un peso molto importante che negli anni ha cambiato il mio approccio alle cose e alla vita stessa». In che misura la tua vita privata incide sulla scelta dei ruoli che interpreti al cinema? «Non c’è una separazione tra le scelte di vita e il lavoro. Anche se fare i film è


PERSONAGGI un lavoro, un mestiere meraviglioso, ma pur sempre un lavoro, non ho mai scelto qualcosa in cui non c’erano le giuste motivazioni. Se poi la motivazione che ho trovato sia venuta fuori nel film questo è un altro discorso. Non abbiamo il controllo totale su ciò che facciamo. Mi è capitato di fare scelte sbagliate, ma cerco di fare tutto con consapevolezza e convinzione». Nel tuo ultimo film Time Out of Mind interpreti un senza fissa dimora... «È una storia cruda per molti versi ma anche molto toccante. Il film mostra come si finisce a vivere sulla strada e tutta la burocrazia che ne segue, ma è soprattutto il viaggio interiore e personale del suo protagonista. La sceneggiatura originale, che è stata scritta 25 anni fa, io l’ho letta otto anni fa e da allora ho cominciato a riflettere su come avrei potuto rappresentare in modo onesto quel mondo. In ciò mi hanno aiutato molto anche i contatti che ho con l’unica associazione di New York che si occupa della cura di queste persone». Molti criticano Hollywood e le regole che ne governano le dinamiche. Cosa mi dici al riguardo? «Tutti pensano che Hollywood sia un mostro vorace. È solo un posto dove si fanno film: non è questa gran cosa. In realtà, noi dobbiamo venire sempre a patti con i nostri demoni personali e questo non ha niente a che vedere con le regole di Hollywood!». Che consigli ti senti di dare a chi sogna di diventare attore? «Di fare il calzolaio! Il 99 per cento di chi intraprende questa carriera non ce la fa. È una professione molto difficile. Il

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L’ATTORE AMERICANO SARÀ PRESTO SUL GRANDE SCHERMO NEL RUOLO DI UN SENZA FISSA DIMORA mio primo consiglio, dunque, è di fare altro, ma se questa è l’ossessione che non ti abbandona mai, ti dico vai e insegui il tuo sogno. Ma senza dimenticare che è un mondo duro. La tua pelle deve essere dura, ma questo non significa diventare una persona peggiore. Io che lavoro da tanti anni non do mai niente per scontato: cerco sempre di meritare questo successo». Prima di cominciare a fare l’attore eri iscritto all’università. Poi cos’è successo? «Non ero uno studente così bravo! Ricordo che ero all’Università del Massachusetts, ero poco più che una matricola. Avevo cominciato a studiare filosofia,

Richard Gere, 65 anni il 31 agosto, ha debuttato sul grande schermo negli anni ‘70. La fama arriva con American Gigolò (1980), Ufficiale e gentiluomo (1982), Pretty Woman (1990), cui seguono altri grandi successi, fra cui Il primo cavaliere (1995) e Chicago (2002)

ma ero anche coinvolto negli studi teatrali. Eppure sentivo dentro di me la voglia di dare un indirizzo fortissimo alla mia vita, cosa che ancora non sentivo di aver fatto. Quando ci fu un’audizione per il teatro, decisi di partecipare e fui preso. Da quel momento ho cominciato a lavorare e non ho più smesso. Quello che è interessante è che tutto ciò che ho imparato durante la carriera, o la filosofia, l’essere sensibile all’arte, alla pittura, alla fotografia, tutto ciò che mi è capitato nella vita l’ho messo nella recitazione, perché questo significa fare l’attore. L’attore è una spugna, un filtro, deve recepire tutto e restituirlo con senso di responsabilità al pubblico». Una responsabilità che senti anche in ambito sociale... «All’inizio sei solo un attore. Vuoi diventare un attore, lo diventi e cerchi di essere creativo e dare un senso a quello che fai. Poi può succedere che diventi anche famoso. Se succede, la gente fa domande e ascolta le tue risposte. E più vai avanti e più ti poni il problema della responsabilità di ciò che dici, una sensazione che non ti abbandona più. Io ho 65 anni e vedo mio figlio di quattordici anni che si pone quelle domande che non ti abbandonano mai nella vita: come faccio a dare un senso alla vita? Cosa mi rende felice? Proprio attraverso queste domande diamo un senso alla nostra vita e diamo un senso a ogni respiro che facciamo».

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ATTUALITÀ

IL GRILLO

PARLANTE

LA BUONA E LA CATTIVA NOTIZIA DELLA SETTIMANA... di Vincenzo Petraglia

ITALICHE CONTRADDIZIONI

VIRTUOSI CIRCOLI

Sì è da poco conclusa la prima fase di uno dei più imponenti restauri di un pubblico monumento mai finanziato in Italia da un privato. E che restauro! Parliamo di uno dei luoghi più affascinanti, amati e rinomati al mondo: il Colosseo. Un intervento che nella sua globalità costerà al gruppo di Diego Della Valle ben 25 milioni di euro e che riporterà l’antico anfiteatro romano a fasti senz’altro più consoni rispetto a quelli in cui versava fino allo scorso ottobre, data di inizio dei lavori. Un gesto che fa scuola e che, al di là dell’ovvio ritorno di immagine per l’azienda marchigiana, fa bene al nostro Paese. Che potrebbe fargliene ancora di più a dire il vero, se non rimanesse un episodio isolato e altre realtà imprenditoriali facessero altrettanto. E non per pura filantropia, ma con un ritorno assicurato almeno in termini di immagine e notorietà del marchio. Ciò potrebbe dare l’avvio a un circolo virtuoso in grado di generare, fra le altre cose, nuovi posti di lavoro, proprio come sta facendo il restauro a opera della Tod’s. E contemporaneamente sopperire, almeno in parte, all’ormai sempre più evidente latitanza dello Stato che non riesce più a garantire manutenzione e salvaguardia dell’immane, quindi dispendioso, patrimonio artistico nazionale. Una latitanza dovuta sicuramente alla crisi e alla mancanza di fondi, ma anche e soprattutto a una scarsa lungimiranza istituzionale. Il nostro è il più grande patrimonio artistico e monumentale del mondo eppure ancora non si riesce a valorizzarlo a sufficienza e a renderlo autentico volano di sviluppo, come invece avviene in altri paesi del mondo, meno ricchi di noi sotto il profilo storico-artistico. Riportare i nostri beni artistici al loro antico splendore attirerebbe sempre più turisti, che a loro volta darebbero occupazione all’intero indotto. Insomma sarebbe forse il caso di mettere per una volta insieme – cosa non sempre scontata negli italici costumi – le nostre forze, con un pubblico che incentiva, per esempio, in maniera più pronunciata i privati che investono nel recupero dei beni monumentali. A giovarne, come in tutti i circoli virtuosi, saremmo tutti. Nessuno escluso.

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Se da una parte il restauro del Colosseo per mano della Tod’s rappresenta un esempio virtuoso, come spesso avviene nel Belpaese delle contraddizioni, c’è sempre un altro lato della medaglia di cui non andar fieri. L’Italia spende poco e male i fondi strutturali dell’Unione Europea stanziati per finanziare progetti di sviluppo nel nostro Paese, che rischiano pertanto di andare perduti per sempre. Così accade che Napoli cada a pezzi (solo qualche settimana fa, ricorderete, ha perso la vita un ragazzino di quattordici anni, ucciso dalla caduta di un cornicione nella centralissima Galleria Umberto I) nonostante siano disponibili, dal 2007, ben 100 milioni di euro, stanziati proprio per la riqualificazione del centro storico della città, patrimonio dell’Unesco dal 1995. Di tutti questi fondi, per il 75% provenienti dall’Ue e per la restante parte dalla regione, non è stato speso neppure un centesimo. Motivo? La burocrazia e le lungaggini legate a bandi di gara e dintorni per l’assegnazione dei lavori. Il rischio è che se questi soldi non verranno spesi entro il 2015, andranno inevitabilmente perduti per sempre. E intanto quella che un tempo era la meravigliosa città partenopea continua a sbriciolarsi sotto il peso del tempo e dell’incuria, ma soprattutto sotto il carico, pesantissimo, dell’inettitudine di chi la governa e dovrebbe, invece, cercare di garantirne il benessere.


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TRE AMICI, UN DESTINO COMUNE E LA CAPACITÀ DI USCIRE INSIEME DALLE DIFFICOLTÀ

“Miami Diaries porterà il lettore a guardare la realtà con occhi nuovi, appassionandosi alle vicende dei protagonisti...” Lena Ceglia, critico letterario e blogger “... Tra risa, pianti e scenate non potete perdervi questo romanzo ” Cristina Rotoloni, critico letterario e blogger

Libro vincitore alla XV edizione del Premio internazionale di poesia e narrativa “Tra le parole e l’infinito”

FRANCO TOZZUOLO EDITORE


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IMPEGNO PER GLI ALTRI

COME SI DIVENTA DONATORI DI SANGUE

È un gesto che non costa nulla, che fa bene agli altri e anche a te. Scopri come funziona. E vedrai che è più semplice di quello che sembra COME FUNZIONA IN CONCRETO

Prima della donazione vera e propria la persona legge e compila un modulo informativo di consenso, a cui segue un colloquio con il medico. Se c’è idoneità alla donazione, il donatore viene fatto accomodare sul lettino dove un medico o un infermiere effettua il prelievo da un braccio. Il sangue defluisce spontaneamente fino a riempire una sacca di raccolta in cui sono già contenuti un liquido anticoagulante e altre sostanze utili alla conservazione ottimale del sangue. Al termine della donazione, il donatore viene invitato a rimanere disteso per qualche minuto, dopo di che si può concedere una leggera colazione.

IL GRUPPO SANGUIGNO

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l sangue è prezioso. Serve per rispondere alla necessità degli ospedali per gli incidenti, le malattie rare, i trapianti di organi e la cura di molte malattie. E si ottiene solo mediante il dono. Allora perché non diventare donatore? Non costa niente, fa bene a te e alla vita degli altri. È un gesto che esprime solidarietà umana e sociale e partecipazione concreta ai bisogni della comunità. Scopri come fare.

CHI PUÒ DONARE?

Bisogna avere un’età compresa tra i 18 e i 65 anni, pesare più di 50 kg ed essere in buona salute. In Italia il donatore

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non percepisce nulla, a differenza di altri Paesi dove è compensato da una cifra in denaro. La donazione è anonima e gratuita. Per il donatore la donazione costituisce un checkup completo del suo stato di salute. Chi lavora e vuole donare ha diritto a un permesso lavorativo retribuito per effettuare il prelievo.

CON CHE FREQUENZA?

Il volume del prelievo di sangue è uguale a 450 millilitri, più o meno il 10%. Si può donare quattro volte l’anno, con intervalli minimi di tre mesi fra una donazione l’altra. Le donne in età fertile invece possono farlo due volte all’anno.

Il sangue è l’unico tessuto liquido del nostro corpo. Rappresenta circa l’8% del peso corporeo. Il gruppo sanguigno è un carattere che si acquisisce geneticamente e resta immutato per tutta la vita. Si indica in genere con A, B, 0 a seconda che sui globuli rossi siano presenti o meno determinate sostanze (antigeni). In Italia il 38% delle persone è del gruppo 0, il 42% del gruppo A, il 15% del gruppo B e il rimanente 5% del gruppo AB (fonte: Avis).


PUNTI DI VISTA

ADESSO

“Gaza è una gabbia dove corri corri ma ad un certo punto trovi la porta sbarrataâ€?: parola di Nalan al Saraaj, 23 anni, laureata in giornalismo. Una frase che aiuta a tracciare le radici di una guerra che, di definito, ha solo i confini territoriali. Tutto il resto, invece, sembra non avere fine. Come le persone decedute, le case distrutte, i sogni infranti. Proprio come quelli di Nalan che, da grande, vuole fare la giornalista, raccontare la sua storia. E quella del suo Paese. Come lei, tante giovani donne, involontarie testimoni e protagoniste di un conflitto interminabile. Vogliono far sentire la loro voce. Sperando sempre di non trovare una strada sbarrata.

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VOCI A CONFRONTO

MONDIOPPOSTI di Vincenzo Petraglia

CHEF A CONFRONTO

Gualtiero Marchesi, celebre per aver portato l’alta cucina italiana nel mondo, e Simone Rugiati, uno dei giovani chef più amati del piccolo schermo, ci conducono in un interessante viaggio (anche un po’ scanzonato) fra sapori e ricette nostrane

GUALTIERO MARCHESI

SIMONE RUGIATI

«La soddisfazione più grande mi deriva dal riuscire a esprimere fino in fondo lo stile Marchesi, il che vuol dire non solo ricette, ma anche accoglienza nel ristorante, design dei piatti, arredamento, servizio in sala. Tutte cose a cui contribuiscono molte altre persone, che riescono a ben interpretare quello che è il mio pensiero. Per quanto riguarda gli elementi, direi: primo, l’idea, perché un’idea non può perire mentre lo stile può cadere in disuso; secondo, la semplicità che secondo me ha a che fare con l’arte, e terzo, la bellezza, conseguenza delle ultime due».

Qual è la soddisfazione più grande che vi dà questo vostro mestiere e, volendo elencare i tre elementi fondamentali della vostra cucina, quali scegliereste?

«La cosa che più mi dà soddisfazione è quando le persone mi scrivono e mi dicono che hanno provato a fare qualche mia ricetta e magari, anche tramite quella, sono riusciti a conquistare una ragazza o a far felice una mamma. Il mio scopo principale è condividere con gli altri l’amore per la cucina, per cui cose come queste mi riempiono di gioia. Riguardo gli elementi della mia cucina: la scelta della materia prima, che deve essere sempre eccellente. L’utilizzo di pochi ingredienti nel piatto. Infine, le spezie e le erbe aromatiche, per ridurre l’uso del sale e creare piatti meno grassi».

«La cucina insegna sicuramente il rigore, che deriva sempre dal connubio ottimale che si crea tra determinazione e disciplina. Questa è un’arte nella quale è fondamentale la conoscenza precisa della materia, il rispetto delle cotture, e, ovviamente, la stagionalità. Senza dimenticare la pazienza e la curiosità, figlia dell’umiltà».

Qual è l’insegnamento più grande che vi ha dato finora la cucina e quali sono, a vostro avviso, i cardini da cui un aspirante buon cuoco non può proprio prescindere?

«Mi ha insegnato innanzitutto il senso di responsabilità. Noi cuochi siamo responsabili della qualità di ciò che diamo da mangiare agli altri e per fare questo mestiere ci vuole innanzitutto passione, un pizzico di follia e la curiosità, il che vuol dire assaggiare e annusare tutto, qualsiasi ingrediente. Un cuoco prova estremo piacere nell’assaggiare ogni alimento».

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«Meglio non parlarne. Non fanno che illudere le persone. E la più grande illusione è di credere che tutti possano cucinare. Si è vero, tutti possono mettersi ai fornelli, ma da lì a fare i cuochi ce ne corre».

Cosa pensate dell’invasione di chef o presunti tali in tivù?

«Forse sono un po’ troppi. Il problema è che di persone brave in cucina ce ne sono tante ma non sempre riescono a dare il meglio di sé in video. Così come c’è gente che in video va bene ma non sa cucinare granché!».

«A Obama, farei qualcosa di elegante: una fagianella in casseruola. Al Papa, un piatto di spaghetti. Cotti, raffreddati, risaltati e conditi solo con dei ricci e un po’ di prezzemolo. Solo ricci, un filo d’olio e nient’altro. A Renzi, che è il futuro che ci auguriamo, direi qualcosa di dinamico: achrome di salmone, ispirate a un’opera di Piero Manzoni».

Cosa preparereste da mangiare ai personaggi che ora vi elenco? Barack Obama, Papa Bergoglio e Matteo Renzi.

«Per Barack Obama cucinerei un piatto povero toscano, come per esempio la panzanella. A Papa Francesco preparerei, invece, un piatto che è un po’ un mix italo-argentino se vogliamo: i rigatoni con la pajata, piatto romano ma che fanno con la carne anche da quelle parti. A Matteo Renzi, visto che è giovane e ci tiene a dare l’immagine di chi è sempre in strada a contatto con la gente, direi un bel panino col lampredotto».

«Piatto preferito: insalata di spaghetti, caviale ed erba cipollina. Piatto che più mi rappresenta: riso, oro e zafferano. Mentre come ricetta da preparare per le lettrici di Adesso, direi, visto che siamo in estate, una bella e rinfrescante insalata di riso, zafferano e verdure di stagione».

Ora ditemi qual è il vostro piatto preferito. Quello che più vi rappresenta caratterialmente. E quello che preparereste alle nostre lettrici...

«Non esiste un mio piatto preferito, perché cambia a seconda dalla giornata. La ricetta che più mi rappresenta è un gustoso e semplicissimo spaghetto aglio, olio e peperoncino. Cosa preparerei alle lettrici? Una bella insalatona mista con frutta e verdura, fresca e ricca di vitamine!».

«Meglio la seduzione, ma anche la cucina può essere senz’altro un valido strumento per sedurre».

Cucina e seduzione in che rapporto stanno?

«Vanno a braccetto! Come la seduci d’altronde una donna se non invitandola a cena nella tana del lupo?».

GUALTIERO MARCHESI

SIMONE RUGIATI

Milanese, è senza ombra di dubbio il nostro chef più noto nel mondo, fondatore della cosiddetta “Nuova cucina italiana”, un concentrato straordinario di gusto, creatività e arte. In oltre sessant’anni di carriera ha deliziato, fra gli altri, con le sue ricette molti tra i potenti della Terra e dalla sua scuola sono passati parecchi degli chef più di grido del momento. A 84 anni è ancora un vulcano di idee: a settembre lancerà, infatti, il nuovo sistema di comunicazione e prenotazioni Gualtiero Marchesi 2.0.

Toscano, classe 1981, è uno dei giovani chef italiani più apprezzati, oltre che per la sua cucina, anche per la capacità di raccontarla e renderla fruibile al grande pubblico tramite il piccolo schermo. Dopo la prima partecipazione a La prova del cuoco nel 2002 la sua popolarità è cresciuta in modo esponenziale e oggi conduce programmi e tiene abitualmente rubriche tematiche, scrive libri, organizza corsi di cucina, oltre a deliziare i palati più fini nel suo ristornante milanese.

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ADESSO

STORIE REALI

INDOVINA chi viene a cena (a palazzo)? di Chiara Mazzei

Come accade in tutte le famiglie del mondo, a volte anche i reali hanno qualche problema col futuro genero o la nuora... Storia di qualche disastro più o meno annunciato

T

atuaggi in ogni centimetro del corpo, orecchini e piercing a profusione. O semplicemente una faccia un po’ così o una famiglia alle spalle un po’ cosà. I motivi perché la mamma storca il naso davanti al nuovo fidanzato della figlia possono essere i più svariati. Chi non ricorda la scena del film Indovina chi viene a cena? quando la raffinata Katharine Hepburn incontra per la prima volta il futuro genero e rimane letteralmente a bocca aperta nell’apprendere che è di colore? Il formidabile Sidney Poitier la invita gentilmente a sedersi, prima che cada svenuta per lo shock. E lei con grande classe risponde: «Oh no, non penso che sverrò. Ma mi sie-

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derò comunque». Il colore della pelle, il lavoro che fa, è ateo, è troppo religioso: per i genitori c’è sempre un buon motivo per chiudere la porta in faccia a quel gaglioffo che porta via la loro bimba o quella poco di buono che ha ingannato il loro principino. Ad ognuno di noi, nella parte del genitore o nella parte del figlio, è capitato almeno una volta nella vita di vivere questa sgradevole situazione. C’è chi alza le spalle e va avanti e chi ne fa una tragedia greca. Fatto sta che questa problematica è quanto di più democratico possa esistere: colpisce davvero tutti. Non fanno eccezione le famiglie reali. Il denaro e il potere, infatti, non mettono al sicuro da personaggi che mai e poi mai vorremmo si avvicinassero ai nostri figli. Anzi. Proprio lo status reale rende principi e principesse ambitissimi bersagli di chi, attraverso il matrimonio, spera nella scalata sociale. Forse dopo aver letto cosa è capitato ad alcune famiglie reali, rivaluterete i tatuaggi e piercing del fidanzato di vostra figlia. I motivi per nutrire qualche dubbio possono essere molto, molto più seri.

GLI EX FIDANZATI

Dimmi con chi vai e di dirò chi sei. Un vecchio detto che proprio una scemenza non è. Vi è mai capitato di informarvi sui precedenti partner di vostro figlio? Avete strabuzzato gli

occhi venendo a sapere chi frequentava prima? Pensate un po’ come si deve essere sentita la regina dei Paesi Bassi Beatrice quando ha saputo che la futura sposa di suo figlio Johan Friso, all’anagrafe Mabel Wisse Smit, col suo bel viso d’angelo annoverava ex fidanzati che metterebbero a dura prova anche la più moderna delle sovrane. Niente di meno che un narcotrafficante, poi ucciso brutalmente davanti a un lussuoso hotel Hilton e, per non scendere di livello, Muhamed Sacirbey, ex ministro degli Affari esteri bosniaco, condannato e imprigionato negli Usa per questioni di fondi usati in modo illecito. Ex un po’ ingombranti. Ma, sorprendentemente, Beatrice decide di reagire come nessuno si sarebbe aspettato. A lei Mabel piace e la difende a spada tratta. Che sia un consenso sincero o un’astuta mossa mediatica, fatto sta che il matrimonio si svolge col suo benestare e i due convolano a nozze nel lontano 2004.

Il princiipe di Norvegia Haakon con la moglie Mette-Marit

Altrettanto complicato deve essere stato per il principe ereditario Haakon di Norvegia annunciare in famiglia il fidanzamento con Mette-Marit Tjessem-Høiby, una madre single che aveva avuto un figlio da uno spacciatore finito in galera. All’epoca del fidanza-


mento Mette-Mari ammette anche di aver fatto uso di droga in quel periodo della sua vita. Quanto meno la buona Sonja di Norvegia può dire di avere una nuora sincera.

GLI AMANTI, VERI O PRESUNTI

Scoprire che il proprio figlio è puntualmente tradito è una bella batosta per qualsiasi madre. Quando poi la questione finisce su tutti i giornali, insieme ai dettagli più intimi magari, la cosa si fa ancora più pesante. In questa sezione, la famiglia reale britannica la fa da padrona. Certi livelli risultano veramente difficili da raggiungere. Il principe Andrea, secondogenito della regina Elisabetta, non contento di aver già dato scandalo per la sua relazione con Koo Stark, celebre per aver recitato in numerosi film erotici, convolò a nozze nel 1986 con Sarah Ferguson, che era pronta a riservargli sgradevoli sorprese. Nel 1992, Sarah, infatti, si fa paparazzare in un momento quantomai intimo e quantomai imbarazzante. Nella fattispecie, un fotografo la pizzica mentre si sta facendo succhiare l’alluce dal consulente finanziario John Bryan. In topless, per giunta. Questo pubblico schiaffo alla regina Elisabetta non fu l’unico. Suo figlio Carlo, infatti, è molto più noto per i tradimenti fatti e subiti che per qualsiasi altro motivo legato al suo ruolo istituzionale. Camilla è l’onnipresente terza incomoda del suo matrimonio con Lady Diana. L’amante più celebre del mondo che riesce, infine, a farsi sposare e rendere così ufficiale

La principessa Diana Spencer, che trovò la morte in un tragico incidente d’auto nell’agosto del 1997

Il principe Alberto di Monaco con la moglie Charlene Wittstock, sposata nel 2011

una storia nata in clandestinità. Non le sarà mai tributato, però, l’affetto incondizionato che il popolo inglese aveva riservato a Lady D. All’amatissima principessa sono stati attribuiti, negli anni, numerosissimi amanti. Dall’istruttore di equitazione James Hewitt alla guardia del corpo Barry Mannakee, che poco dopo la loro relazione perse la vita in un incidente che per Diana tanto incidente non fu, passando per il mercante d’arte Oliver Hoare. Cosa sarà passato per la testa di Elisabetta a causa di questo pullulare di storie fedifraghe è abbastanza facile intuirlo. Ma una cosa è certa: dal suo volto impassibile e compostissimo nessuna emozione è trapelata.

LA PROFESSIONE

Gloriarsi del mestiere del proprio genero è un diritto imprescindibile di qualsiasi madre, in qualsiasi parte del globo. Tipico di ogni mamma, infatti, è farsi bella davanti alle amiche affermando con orgoglio che il futuro sposo della figlia è un medico chirurgo piuttosto che un ingegnere civile. Per quanto aperti e moderni si possa essere, i pregiudizi sono duri a morire e l’abito, molto spesso, sembra dover fare davvero il monaco. Negli ultimi decenni si è rivelato piuttosto difficile, per le famiglie reali, procacciarsi un nuovo membro della famiglia di sangue blu. I cuori di principi e principesse sembrano immancabilmente attratti da “vili plebei” e, oggi come oggi, dire di no è sempre più difficile. Chissà quale sconforto (tendente al cardiopalma) deve aver preso il principe Ranieri di Monaco quando la bellissima figlia Stephanie ha annunciato di voler sposare il circense portoghese Adans Lopez Peres, più giovane di ben dieci anni. Pagliaccio o acrobata poco sarà importato alla famiglia reale, ormai probabilmente assuefatta ai

capricci della eccentrica terzogenita di Grace Kelly. Quanto a numero e varietà di fidanzate, nessuno può anche solo sognarsi di competere con il fratello Alberto. La lista delle sue ex, prima del matrimonio con la nuotatrice professionista Charlene Wittstock, vede le professioni più disparate, molte delle quali poco indicate al rigore che un componente della famiglia reale dovrebbe avere. Fra tutte, ci piace ricordare la quantomai procace Teri Weigel, di professione pornostar, e la “umile” cameriera Tamara Rotolo, da cui nel 1992 nasce a figlia Jazmine Grace. Attrici e modelle come se piovesse, qualche sportiva, donne dello spettacolo e persino una hostess di Air France. Ma una diva del cinema porno le batte tutte. Se i fidanzati o le fidanzate dei vostri figli sono stati causa di struggimento, alla luce di queste tribolazioni reali potreste pensare di ridimensionare il tutto.Sangue rosso o sangue blu, la storia è sempre la stessa.

Uno degli amanti accertati di Lady D, James Hewitt, che malelingue sostengono essere il padre di Harry

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A FIOR d’acqua

di Federica Piacenza

CARAIBICA Halle Berry (47 anni) con il classico panama e copricostume arancio pieno con piccoli decori croquet sul davanti. Una scelta fresca, colorata e vitaminica che esalta l’abbronzatura.

FUNEREA Ma con stile Catherine Zeta Jones (44 anni) che opta per un total black frangiato per passeggiare sulle spiagge di Malibu. Immancabili per lei i Maxi occhiali extra noir.

ANIMALIER per Cindy Crawford (48 anni) , che sceglie una camicia over in shantung di seta semi trasparente dai motivi zebrati, per muoversi nel paradiso di Cabo San Lucas.


MODA PERSONAGGI IN LUNGO Verde oliva lungo fino ai piedi lo smanicato che Afef (50 anni) abbina ad accessori neutri e cuoio. Cappello, shopping bag e sandalini rasoterra in nuances.

PIZZO Copre ma non nasconde il simil sottoveste in pizzo e cotone, con maniche ampie, scelto da Rita Rusic (54 anni) sul lungo mare di Miami

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MIX&MATCH Cristina Parodi (49 anni) sulle spiagge di Formentera opta per la regola del “senza regole”. Paloma chiaro, tshirt ampia su gonnellina tricot, Rayban e capientissima borsa in paglia. Perfetta!

Da Malibu al blu di Portofino, passando per Cabo San Lucas e Formentera, il FUORIACQUA s’impone come il nuovo dictact dell’estate 2014. Copre, ma non nasconde, perfetto dal mattino fino all’aperitivo in spiaggia. Ecco le scelte delle celebrities 45


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MODA LOOK 2. 1.

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il SOLE fino a sera Pochi capi e tante soluzioni. PERFETTE per un bagno di sole al mattino come la sera per un aperitivo o una cena sulla spiaggia

SFILATA MISSONI PE 2014

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1. Cappello traforato a tesa larga Alviero Martini 2. Scamiciato Orange con cintura in vita Simonetta Ravizza 3. Costume intero Christies 4. Gonna lunga plissettata cipria Kocca 5. Maxi bag multicolor Arnoldo Battois 6. Shopping in pelle salmone Roberto Verino 7. Sandalo infradito nude in pvc Menghi

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6.

7.



ADESSO

BELLEZZA

ACIDO IALURONICO IL MIGLIOR ALLEATO per una pelle perfetta

Negli ultimi tempi si sente molto parlare di acido ialuronico. Ma di cosa si tratta? L’acido ialuronico è uno dei costituenti fondamentali della pelle. È una molecola che si definisce polimero (immaginiamo un treno) composto da piccole unità disaccaridiche (immaginiamo i vagoni del treno) che si ripetono per un elevato numero di volte fino a raggiungere dimensioni anche grandissime. L’impiego cosmetico di questo ingrediente è legato alla sua capacità di assorbire un volume di acqua molto grande. Si è calcolato che 1 gr di acido ialuronico sia in grado di riempire un volume di ben 3 litri d’acqua. Questa molecola però ha difficoltà a penetrare sotto la cute, perché quando è idratata è molto ingombrante e non riesce a passare attraverso i pori della pelle. Per superare questo ostacolo, i creatori di ingredienti cosmetici hanno “smontato” la molecola ottenendo così dei frammenti più piccoli (2 o 3 vagoni o vagoni singoli) e perciò in grado di essere realmente assorbiti dalla pelle.

ACIDO IALURONICO A TRIPLO LIVELLO MOLECOLARE

Il primo livello è composto da unità molto piccole (i singoli vagoni), in grado di penetrare velocemente e in profondità nella pelle; costituisce, inoltre, una fonte di materia prima utile per la formazione di nuovo acido ialuronico . Il

secondo livello è costituito da frammenti molecolari a basso peso (3-4 vagoni), adatto alla ritenzione di acqua nello strato intermedio della pelle e responsabile, pertanto, di un’idratazione profonda ad effetto rimpolpante. Il terzo livello è l’acido ialuronico ad alto peso molecolare (il treno completo) che però non è in grado di penetrare in profondità, quindi, si distribuisce sulla superficie dello strato corneo svolgendo un’efficace azione umettante. Limita la naturale perdita di acqua e dona alla cute un piacevole tocco vellutato.

IL POTENZIALE DI IDRATAZIONE

Con il passare degli anni le funzioni metaboliche rallentano, la nostra cute inizia a perdere un’importante quota di acido ialuronico e, di conseguenza, si assottiglia in maniera non omogenea: compaiono rughe e segni d’espressione e il viso perde la sua luminosità. Inoltre, le aggressioni esterne quali l’inquinamento, i raggi UV, uniti ad una alimentazione non sempre bilanciata e l’uso di cosmetici aggressivi, intaccano la bellezza del nostro viso, ma oggi abbiamo un’arma in più: un ingrediente attivo ed efficace, un reale potenziatore di idratazione per il benessere e la bellezza della pelle.

ACIDO JALURONICO GEL Sonia Rovesti Cosmetics www.soniarovesti.it Un gel di acido ialuronico puro da applicare da solo o prima della crema come potenziatore di idratazione, mattina e sera. Tre livelli molecolari per dare alla pelle idratazione superficiale, media e profonda ed ottenere quindi un effetto intensamente vellutante, ridensificante e ristrutturante. Non contiene profumo, quindi può essere utilizzato anche sul contorno occhi. Applicare il prodotto mattina e sera.

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di Manuela Blandino COSMETOLOGA

IL CONSIGLIO Ogni crema cosmetica, soprattutto se in vasetto, è un prodotto delicato. Lavati bene le mani prima di toccarla e, se puoi, prelevalo con una spatolina. Richiudi sempre bene il vasetto: l’aria è nemica dei cosmetici, li fa irrancidire e li rende inutilizzabili. Non tenere le creme cosmetiche vicino a fonti di calore, come il termosifone. D’estate, metti in frigorifero i prodotti che lasci a casa: al tuo rientro saranno ancora perfetti.


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Come nascono le ispirazioni di AD? Spesso partono da una suggestione che rielaboro mentalmente fino a quando non trovo una mia chiave interpretativa di ciò che per me è la moda. Nella mia visione la moda, infatti, è sia un punto di partenza, sia un punto di arrivo. Tutte le persone che vogliono sentirsi belle seguono la moda. Le stesse persone che vogliono ottenere il massimo dal proprio aspetto cercano un punto di arrivo nel fashion, ma la personalità di ogni individuo, come la moda è in continua evoluzione e le esigenze cambiano rapidamente. Le continue ricerche di noi hairstylist, degli stilisti della moda, le ispirazione prese dallo street style, dal cinema, dalla musica etc, nella mia testa si mischiano e si ricompongono come le pietruzze colorate in un caleidoscopio: da un’idea nasce un'altra idea .È come un libro: letta la prima pa-

gina seguono tutte le altre che creano un filo conduttore. Un’ ispirazione ne porta un'altra, così come accade da millenni per tutto ciò che, in tutti i settori, l’uomo ha costruito. Il team AD elabora uno stile, non solo un semplice taglio e colore. Lavoriamo per ottenere un look positivo e su misura . Il nostro obiettivo è fornire ai clienti il massimo del lusso in termini di professionalità e competenza, nell’esecuzione di un taglio curato e personalizzato e di una colorazione ad hoc. Per ottenere questo risultato ci avvaliamo anche di prodotti di alta gamma come il brand Philip Martin’s che ha realizzato una esclusiva linea organica in grado di minimizzare il rischio di allergie. Ti consigliamo di venire a trovarci per un semplice consiglio. Se, invece, hai voglia di un cambiamento totale di look, affidati alle mani esperte di AD.

Cos’è un hair stylist? è difficile dire se l’hair stylist è un ceatore o un interprete delle mode. Sicuramente, come ogni stilista, conosce e valorizza gli elementi iconici del passato, perchè non vada perduta la memoria della bellezza, che come un filo di luce e armonia percorre la storia dell’uomo. Tuttavia il processo attraverso il quale lo stilista attinge al repertorio e reinterpreta i rapporti, le linee e gli stili, ha una forte componente creativa, nella quale può manifestare il talento artistico dell’autentico stilista. Proprio in questa dimensione creativa si esprime la personalizzazione ch caratterizza l’hair styling secondo Alberto De Nisi: attraverso lo studio delle caratteristiche individuali, le proporzioni degli stili classici sono miscelate in tagli e colorazioni contemporanei ed innovativi, infiniti ed irripetibili, ma sempre “ creati su misura”. Alberto De Nisi


ADESSO

PERSONAGGI TV

IN GIRO PER IL MONDO CON VOYAGER Lo storico programma di Roberto Giacobbo in onda d’estate per raccontare i segreti di alcune delle più importanti città del pianeta, da Roma a New York

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na nuova veste per una trasmissione che, giunta all’undicesimo anno di programmazione, è diventata un grande classico e un sinonimo di divulgazione alla portata di tutti. Sotto la sapiente conduzione di Roberto Giacobbo l’estate 2014 ci sta presentando la 25esima edizione di Voyager - Ai confini della conoscenza, in onda ogni lunedì alle 21.10 su Rai2 e che affronta delle tematiche parzialmente differenti da quelle alle quali ci aveva abituato. Nelle nove puntate estive Voyager infatti non mette del tutto da parte il suo interesse per i misteri storico-scientifici, ma decide di affrontarli secondo una diversa chiave di lettura permettendoci di viaggiare stando comodamente

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seduti sul divano di casa. Ogni serata viene dedicata a una città del mondo (Rio De Janeiro, Parigi, Roma, Napoli, Berlino, New York, Venezia, Palermo e Londra) della quale vengono presentati gli aspetti più sorprendenti e meno conosciuti. Così Giacobbo disegna in ogni puntata un viaggio “dietro le quinte” di città famosissime delle quali solo apparentemente si è detto tutto, raccontando a Rio, nell’anno dei Mondiali brasiliani, i segreti del mitico stadio Maracanà e di una coppa maledetta, o percorrendo i passaggi nascosti e i sotterranei dei palazzi veneziani fino al Teatro La Fenice e al suo inspiegabile incendio. Ed ancora lo spettacolo di un lago sotto il suolo di Roma e tutto ciò che nessu-

no vi ha mai detto della Torre Eiffel. Ma il tragitto di Voyager è anche una galleria di volti, come quelli degli indios e dei giovani dei quartieri poveri che cercano riscatto o di personaggi leggendari come il mitico seduttore Giacomo Casanova: attraverso i loro occhi le più belle città del pianeta appaiono sotto una prospettiva nuova e inaspettata. L’appuntamento è quindi ogni lunedì su Rai2 per sentirsi in viaggio anche nelle settimane in cui non si è in ferie. Con quel tono non eccessivamente tecnico che ha fatto di Voyager il prodotto di successo che è, cioè “non un programma scientifico ma un insieme di domande a caccia di risposte”.


Ogni lunedì sera su Rai2 appuntamento con il popolare conduttore e il suo modo peculiare e “democratico” di fare cultura, più forte delle critiche e della satira IL LATO UMANO DELLA CONOSCENZA

Professionista della tv che da anni si è ritagliato un suo posto fisso nei palinsesti o personaggio oggetto di critiche e satira più o meno pungenti? Roberto Giacobbo, che quest’estate è tornato nuovamente in prima serata ogni lunedì su Rai2 con Voyager - Ai confini della conoscenza, è entrambe le cose, ed è forse proprio questo a renderlo un protagonista unico del piccolo schermo. Lui sembra non preoccuparsi troppo delle critiche di chi reputa poco scientifico l’approccio con cui affronta alcune questioni: «Non abbiamo mai offeso nessuno o detto qualcosa di sbagliato – ha dichiarato – le critiche hanno riguardato i temi che trattavamo e non eventuali inesattezze. Quindi che male c’è a parlare di qualcosa se lo si fa correttamente?». Logica apparentemente inattaccabile da parte di chi, forte di una storia di successi ultradecennale,

può commentare con leggerezza anche l’imitazione che l’ha reso ancora più celebre, quella che fa Maurizio Crozza nella cui caricatura il programma s’intitola eloquentemente Kazzenger: «Fa parte del gioco, si fanno spesso imitazioni di persone famose. È anche questo un sintomo del successo». E, al di là di come la si pensi, a Giacobbo va riconosciuto un indubbio merito. Il suo modo di trattare argomenti storico-scientifici, magari non sempre rigorosissimo dal punto di vista tecnico (anche se lui ha ricordato come in questi anni ha potuto contare sul supporto di oltre 300 docenti universitari) e arricchito sapientemente di un affascinante alone di mistero e di fantastico, ha avvicinato al mondo della divulgazione culturale un pubblico che normalmente non si sarebbe interessato a queste tematiche. Spettatori di ogni età che sono andati ad arricchire le fila di un gruppo di appassionati spesso troppo ristretto ed elitario e che hanno trovato in Voyager quello che un programma di divulgazione dovrebbe effettivamente essere. Non un contenitore che dà tutte le risposte, ma un prodotto che offre spunti e occasioni per approfondire. E va molto bene se alla fine di ogni puntata vi rimangono dei dubbi, perché sono la premessa necessaria di quella curiosità che porta alla conoscenza.

DALLA RADIO AL PICCOLO SCHERMO Nato a Roma 53 anni fa, Roberto Giacobbo fa il suo esordio nel mondo dell’intrattenimento come autore di trasmissioni radiofoniche. Negli anni Novanta lo sbarco in tv, prima come autore e successivamente come conduttore. Ed in questi due diversi ruoli è stato protagonista prima del successo di Voyager, di altri programmi di approfondimento storico-scientifico come, tra gli altri, Stargate - Linea di confine e La macchina del tempo.

OLTRE 10 ANNI DI SUCCESSI In onda a partire dal 2003, Voyager - Ai confini della conoscenza si è imposto come programma di grande successo che propone una versione informale della televisione di divulgazione culturale. Dal format originale sono stati tratti nel corso degli anni anche altre trasmissioni che declinano il modello di Voyager su singoli argomenti, adattandolo a un pubblico ben individuato: così sono nati ad esempio Ragazzi, c’è Voyager! dedicato ai più giovani, Voyager Natura, incentrato sugli animali, e Voyager Storia, con un taglio nettamente storiografico.

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PERSONAGGI TV

LA METAMORFOSI DI SALVO SOTTILE Dalla cronaca nera all’approfondimento politico: Salvo Sottile, dal lunedì al sabato, conduce In Onda su La7, sostituendo Otto e Mezzo di Lilli Gruber. Esperimento riuscito. Ma in autunno potrebbe tornare al suo primo amore...

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hi l’ha detto che un bravo cronista, specializzato nella nera e nei tanti gialli irrisolti, non possa diventare anche un bravo conduttore di programmi di approfondimento politico? A sfatare questo mito ci prova Salvo Sottile, ex

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giornalista del Tg5 ed ex conduttore di trasmissioni come Quarto Grado e Linea Gialla. Già dallo scorso 30 giugno, tutti i giorni alle 20:30, Salvo Sottile conduce infatti In Onda, il programma di La7 che, dopo il Tg diretto da Enrico Mentana, ha preso il posto dell’Otto e Mezzo di Lilli Gruber. Un’eredità mica male, quella di Sottile: prima della Gruber c’erano conduttori del calibro di Gad Lerner, Giuliano Ferrara, Lanfranco Pace, Pietrangelo Buttafuoco. A In Onda, accanto a Sottile, c’è Alessandra Sardoni, anche lei ex conduttrice di Otto e Mezzo. La scommessa, a giudicare dalle prime puntate, appare vinta: l’accigliato e mefistofelico protagonista di tanti servizi sul delitto di Cogne e su zio Michele da Avetrana, senza colpo ferire, si trasforma in un conduttore neutrale e nient’affatto traboccante di opinioni. Insomma, Sottile sarà pure palermitano, ma negli studi di In Onda sembra un conduttore in puro stile anglosassone. Oddio, lo stile incalzante rimane, così come il ritmo. Sarà perché il suo

ALESSANDRA SARDONI, L’ANTI-SOTTILE Gli ascolti, finora, stanno dando ragione alla “strana coppia” Sottile-Sardoni: tanto incalzante e acceleratore appare l’uno, tanto riflessiva e analizzatrice appare l’altra. In Onda viaggia a uno share compreso tra il 3 e il 5%, in linea con il resto della rete ma con notevoli potenzialità di crescita. La Sardoni è ormai una colonna portante della cronaca parlamentare: anti-diva, misurata, sempre informata su retroscena e manovre di palazzo. Coraggio: essere più affiatati e meno litigiosi della coppia TeleseCostamagna, conduttori del programma nel 2010-2011, non è difficile.

maestro è quell’Enrico Mentana che lo diresse al Tg5; proprio lui che, secondo i bene informati, avrebbe messo insieme la “strana coppia” Sottile-Sardoni. Davanti a Sottile, finora, sono sfilati già testimoni... pardon, ospiti come il ministro del Lavoro Giuliano Poletti e l’ex banchiere, ex ministro e neo-leader politico Corrado Passera. Diciamo la verità, questo cambiamento era nell’aria: dopo i fasti di Quarto Grado e il flop di Linea Gialla, per Sottile era giunto il momento di cambiare aria. Anche se potrebbe trattarsi solo di un cambiamento momentaneo, visto che la Zero Studios, la stessa società che produce Servizio Pubblico di Michele Santoro, starebbe preparando un nuovo programma di cronaca nera, da trasmettere su La7 in prima serata e affidato proprio a Sottile, in collaborazione con Sandro Ruotolo e lo stesso Santoro. Sarà. Ma Santoro è abituato a parlare di Arcore, Corleone e Montecitorio. Con Cogne, Avetrana e Brembate di Sopra, per dirla come Di Pietro, «che c’azzecca?»



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CINEMA

OUT OF THE FURNACE, IL DESTINO DI DUE FRATELLI Presentato al Festival del Cinema di Roma nel novembre 2013, l’avvincente Out of the Furnace esce in Italia il 21 agosto

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ussel Baze (Christian Bale) è uscito di prigione dopo aver scontato una lunga condanna per omicidio, lavora onestamente in un’acciaieria e intende sposare la sua ragazza Lena, mantenendo fede alla promessa fattale. Per Russell, a cui la vita deve molto, sembra essere davvero arrivato il momento di voltare pagina ma qualcosa non va nel verso giusto. Suo fratello minore Rodney (Casey Affleck), disoccupato reduce dall’Iraq e animato da un desiderio di morte che lo porta continuamente a cercare lo scontro, a cominciare dai match clandestini di boxe a mani nude che combatte per racimolare un po’ di denaro, si è messo nei guai per una storia di debiti di gioco con il poco raccomandabile John Petty (Willem Dafoe). Per Russell inizierà la strada della ven-

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detta e, ancora una volta, i destini dei due fratelli Baze si riveleranno strettamente legati l’uno all’altro. Diretto da Scott Cooper e prodotto da Leonardo Di Caprio e Ridley Scott, Out of the Furnace vanta un cast d’eccezione, in cui ogni interprete dà un valore aggiunto al proprio personaggio: Christian Bale, premio Oscar per The Fighter nel 2011 (un’altra storia di fratelli) è magnetico nel ruolo dell’uomo profondamente onesto e puro che deve espiare le colpe di un mondo spietato tutto declinato al maschile; Casey Affleck, fratello minore del più famoso attore e regista Ben, mette a segno la sua prova migliore nei panni del reduce di guerra disadattato e fragile mentre a Willem Dafoe bastano le rughe che ha sul viso per calarsi la maschera del cattivo.

WILLEM DAFOE, UN VOLTO CHE NON PASSA INOSSERVATO Conosciuto per i personaggi spesso oscuri ed eccentrici che più volte ha interpretato, alla soglia dei 60 anni, Willem Dafoe è uno degli attori più provocatori del panorama cinematografico. Con il suo volto da rockstar, caleidoscopio di espressioni, muscoli, rughe e fossette, Willem si è imposto come uno degli attori più versatili di Hollywood, capace di spaziare dalle pellicole più commerciali a quelle più impegnate e discusse come L’ultima tentazione di Cristo di Martin Scorsese o il più recente Nymphomaniac di Lars von Trier. Indimenticabile nel ruolo del Sergente Elias Grodin in Platoon, interpretazione che gli valse la nomination agli Oscar nel 1986 come attore non protagonista, e nei panni del reduce del Vietnam paralizzato in Nato il 4 Luglio, Dafoe deve alla collaborazione con Oliver Stone l’arrivo della meritata attenzione da parte del grande pubblico. Ancora oggi diviso tra l’amore per il teatro e il cinema, Willem continua a scegliere i personaggi da interpretare escludendo il potenziale incasso ai botteghini ma fidandosi, piuttosto, di un ottimo fiuto per meriti artistici.


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ADESSO

LA MACCHINA DEL TEMPO

di Stefano Fisico

1961 VIAGGIO A RITROSO FRA MUSICA, CURIOSITÀ E PERSONAGGI Benvenuto a... Nel nascono:

Sono tantissimi gli avvenimenti che hanno contraddistinto il 1961, un anno che sicuramente non ha fatto annoiare chi l’ha vissuto e che ha lasciato un’impronta importante nella storia.

1961

IL MURO DI BERLINO

06 MAGGIO

A partire dal 13 agosto del 1961 Berlino viene materialmente separata in due: viene costruito un muro, crocevia di lacrime e divisioni che, secondo le autorità della Germania dell’Est, avrebbe dovuto evitare invasioni dall’Ovest. In realtà, però, questa colata di cemento aveva lo scopo di bloccare l’esodo dei cittadini verso l’occidente.

AMNESTY INTERNATIONAL

Il 28 Maggio nasce Amnesty International, organizzazione internazionale impegnata nei diritti umani che, ancora oggi, combatte numerose battaglie in tutto il mondo.

George Clooney

Attore tra i più sexy di Hollywood, negli anni ha dimostrato tutto il suo talento da una parte e dall’altra della cinepresa.

02 AGOSTO

Alba Parietti GAGARIN RE DELLO SPAZIO

Il 12 Aprile il sovietico Juri Gagarin è il primo uomo a viaggiare nello spazio compiendo in 90 minuti il giro completo dell’orbita terrestre. La navicella Vostok con cui compie la sua impresa viaggia a una velocità di 27.400 km/h. Nello stupore di quella magnifica vista, il russo esclama «La terra è blu... che meraviglia! È incredibile».

LA NASCITA DEL WWF

Nel 1961 sedici tra i più noti naturalisti del mondo si riuniscono a Morges, nella Svizzera francese, per creare un organismo pronto ad impegnarsi, con azioni concrete, nella salvaguardia della natura e delle specie in pericolo… e così nasce il WWF.

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© Amnesty International

Presenza fissa del palcoscenico televisivo italiano, dove lavora dagli anni Novanta come conduttrice televisiva, opinionista e, per un breve periodo, anche cantante.

04 AGOSTO

Barack Obama

Attuale presidente degli Stati Uniti e primo afro-americano eletto alla Casa Bianca. La sua esperienza politica segna il coronamento di un percorso storico di civiltà e di uguaglianza negli USA, iniziato nel 1865 con l’abolizione della schiavitù e proseguito con le grandi battaglie per i diritti di Martin Luther King e Malcom X.


MUSICA

ADESSO

IL NOTO DJ TORINESE TRACCIA UN BILANCIO DELLA SUA ESPERIENZA CON LA DE FILIPPI

È

uno dei disk jockey italiani più famosi nel mondo che dal picco del successo di fine anni ‘90 è stato in grado di vendere insieme col gruppo degli Eiffel 65 ben quindici milioni di dischi. Negli ultimi anni, fra le altre cose, è giudice con successo ad Amici di Maria De Filippi. Torinese doc, produttore e anche cantante, Gabry Ponte, ci racconta la sua esperienza al talent più famoso d'Italia fra ricordi e nuovi progetti. Gabry, che ci dici del grande successo avuto con Amici e com’è nata l’occasione di collaborarci? «Da un’intuizione come sempre geniale di Maria De Filippi che aveva capito prima di tutti che la figura del Dj poteva avere un ruolo all’interno del programma. Da quel momento ha incontrato una serie di professionisti del settore, tra cui il sottoscritto, e fra noi è nata subito un'ottima intesa che mi ha portato ad entrare nel programma. Un feeling che si è poi cementato col tempo, anche col resto del team. Mi hanno accolto come fossi uno di casa e questo mi ha fatto sentire molto a mio agio sin dall'inizio».

Che differenze hai riscontrato rispetto a Luca Argentero e Sabrina Ferilli nel modo di giudicare i ragazzi? «Ogni giudice ha una propria formazione e una propria sensibilità e fra noi tre penso di essere stato quello un po' più “rigido”, avendo una formazione che arriva dal mondo musicale». Nelle edizioni di Amici cui hai partecipato finora, ci sono stati ragazzi per i quali, magari anche inconsciamente, hai fatto il tifo più che per altri? «Beh, se si nota un talento è piuttosto normale che si finisca per fare il tifo proprio per lui o per lei. Devo dire che per merito o per fortuna in queste stagioni ho quasi sempre puntato su quelli che

GABRY PONTE:

«AMICI È UNA VERA PALESTRA DI VITA» di Stefano Fisico

poi sono risultati i migliori. Amici è una scuola che si sviluppa in diversi mesi e questo dà la possibilità di capire chi ha chiari in testa i propri obiettivi e lavora sodo per raggiungerli e migliorarsi come artista. Amici è una vera palestra di vita!». Sei uno dei pochi Dj che produce canzoni in italiano, come nel caso dei tuoi ultimi singoli, La fine del mondo e Buonanotte Giorno, in cui hai debuttato come cantante... «Non chiamarmi cantante, qualcuno potrebbe offendersi! Sin da quando collaboravo con gli Eiffel 65 scrivevo i demo dei pezzi che poi venivano interpretati da Jeffrey (il cantante del gruppo, ndr).

Successivamente ho continuato a farlo, come nel caso di Buonanotte Giorno, che è rimasto nel cassetto per cinque anni, fino a quando non ho deciso di proporlo a diversi cantanti. Ad alcuni non è piaciuto, altri non lo sentivano nelle loro corde e qualcun altro ha provato a interpretarlo ma senza raggiungere il risultato che cercavo. Così ho provato con la mia voce e ne sono rimasto molto soddisfatto». Al di là del lavoro, cosa ci dici del tuo privato? «Diciamo che la vita privata per persone che fanno il nostro mestiere è molto difficile essendo sempre in giro e impegnati dal mattino fino a notte fonda».

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«OGGI SI PUÒ ESSERE TRASGRESSIVI ESSENDO NORMALI» di Stefano Fisico

LA BIONDA PIÙ BRILLANTE DELLA MUSICA ITALIANA SI RACCONTA AD ADESSO

L

a musica è uno straordinario strumento con cui si possono trasmettere emozioni che durano nel tempo. Molti cantanti hanno la fortuna di legare le proprie canzoni a momenti indimenticabili di ognuno di noi, altri addirittura di diventare delle vere e proprie icone, autentici punti di riferimento per la vita. Tra queste, una in particolare si è distinta negli anni per la semplicità con cui si fermava a firmare un autografo, piuttosto che la disinvoltura con cui girava per la capitale con vere star come Jimi Hendrix. Chi più di Nicoletta Strambelli, meglio nota come Patty Pravo, incarna tutto questo? Patty, passano gli anni e si alternano cantanti emergenti che cercano, a loro modo, di ritagliarsi uno spazio scalzando coloro che sono in questo

ambiente da più anni. Stelle come la tua, però, brillano sempre e comunque. Come spieghi questa attenzione dei media e soprattutto l’amore incondizionato dei tuoi fan? «Non credo che i ragazzi che cominciano una carriera cerchino di buttarne fuori altri, penso che vogliano semplicemente fare una loro carriera e nulla di più. Per quanto mi riguarda sono felicissima di avere un grandissimo pubblico che va dai 6 ai 60 anni e che dimostri sempre grande affetto nei miei confronti». Nell’ambiente musicale non è facile avere il consenso reale dei colleghi. Tu sei un’eccezione in questo, al punto che star come Vasco Rossi, David Bowie, Francesco De Gregori quasi ti adorano. Che consigli daresti alle nuove leve per poter ottenere lo stesso risultato? «Io non ho mai dato consigli a me stessa, avendo sempre fatto le cose d’istinto, e quindi sono la meno indicata per poterlo fare. © Claudio Porcarelli

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© Angelo Trani

PATTY PIÙ CHE MAI


MUSICA

Penso che se qualcuno ha un dono che è traducibile con la possibilità di interpretare e di entrare nelle anime delle persone è già una grande cosa, ma non è un suggerimento è una constatazione». Sei stato un personaggio che ha conosciuto la trasgressione e della trasgressione ha fatto una cifra peculiare. Nell’epoca, però, in cui tutto viene messo in rete alla velocità della luce, esiste ancora secondo te la trasgressione vera oppure credi sia più corretto usare il termine “esibizionismo”? «Non saprei... Credo che la trasgressione sia qualcosa che una persona ha dentro e in un periodo come questo in cui tutto va in rete, qualsiasi cosa è naturale. Oggi forse si può essere trasgressivi essendo normali. A mio parere si è perso il vero significato del divertimento. Vedo tra i giovani di oggi molta solitudine e questo mi rattrista».

pongo, avendo un repertorio molto vasto. Sono altresì contenta del fatto che questo tour prosegua così a lungo perché parallelamente sto registrando il mio nuovo album, che uscirà a fine anno e sarà anticipato da un singolo firmato dal cantante dei Negramaro Giuliano Sangiorgi. In questo modo, mantengo il rapporto fra momenti live durante i concerti e momenti in studio per questa nuova produzione». Nella tua lunghissima carriera hai fatto veramente tantissimo. C’è,

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però, qualcosa che ancora non hai avuto la possibilità di fare ma che ti sei ripromessa di realizzare quanto prima? «Mi sono sempre lasciata andare a quello che accadeva, ma all’inizio della mia vita mi sarebbe piaciuto fare la direttrice di orchestra e quindi non è detto che prima o poi non lo faccia!» Come ci stupirà Patty nel futuro? «Nella stessa maniera in cui stupirò me stessa, e mi auguro bene!»

Sono tanti i talent che danno la possibilità a giovani cantanti di provare e rincorrere il sogno di diventare professionisti del settore. Cosa ne pensi di questi programmi, quale ti piace maggiormente e, perché no, ti piacerebbe partecipare ad uno di questi show in veste di giudice o coach? «Non mi hanno mai proposto di partecipare ad un talent, ma credo che chi partecipa a questi show non sia umano e non abbia una vita normale. Vivendo in tv si è subito esposti al grande pubblico, senza passare dalla costruzione di quelli che sono i rapporti umani che si creano quando si forma un gruppo, partendo dalle cantine, passando ai primi locali e così via».

Patty Pravo, al secolo Nicoletta Strambelli, 66 anni, è in tournée per tutta l’estate con “Sulla luna tour”

© Claudio Porcarelli

Parliamo del tuo Sulla luna tour che proseguirà per tutta l’estate con diversi appuntamenti. Dopo una carriera come la tua, cosa porti sul palco ogni volta che stai per iniziare un concerto? «Porto me stessa, ogni volta in una veste e modo di cantare differente, che dipende dal pubblico, dalla reazione che ha, in base alla scaletta che pro-

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ADESSO

MUSICA PERSONAGGI

EURIDICE AXEN «MI DIVERTO A FARE LA CATTIVA...» di Chiara Mazzei

L’ATTRICE TORNERÀ PRESTO SUL PICCOLO SCHERMO COME LA TERRIBILE VERONICA TORRE DE LE TRE ROSE DI EVA. E ALLE NOSTRE LETTRICI SVELA «CI SARANNO GROSSI COLPI DI SCENA...»

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età italiana e metà svedese, Euridice Axen è il volto di molti personaggi del piccolo schermo più o meno amati dal grande pubblico. Il suo fascino un po’ nordico e glaciale la ha assicurato quel quid in più nell’interpretazione della perfida Veronica Torre in Le tre rose di Eva, fiction di grande successo che sta per cominciare le riprese della terza stagione. Il suo nome è quello di una bellissima ninfa greca il cui mito, così come viene raccontato da Ovidio e Virgilio, ci tramanda una storia d’amore delle più struggenti. Euridice trova la morte cercando di sfuggire al pastore Aristeo che la vuole fare sua. Il suo sposo Orfeo, caduto nella massima disperazione, decide di scendere negli Inferi per implorare Ade e Persefone di far tornare in vita la sua amata. Gli dei, commossi, decidono di esaudire il suo desiderio, a patto che l’uomo cammini davanti alla sua spo-

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sa senza mai voltarsi prima di uscire alla luce del sole. Orfeo, però, non udendo più i passi dietro di sé, cede alla tentazione e si volta, vedendo così la sua amata sprofondare per sempre nell’Ade. Nomen omen dicevano i latini. Nel nome il destino. Se così è, tu sei praticamente fregata... «Esattamente! (Ride) Però dovrei essere anche un avvocato se così fosse, perché l’etimologia della parola significa amante della giustizia. In amore, in realtà, funziona un po’ al contrario: nel mito era Orfeo ad avere premura, mandando così tutto all’aria, mentre in genere sono io ad averla» Hai anche tatuato Orpheus sulla schiena, giusto? «Sì perché il mito, al di là del mio nome, mi piace molto. Ho deciso di tatuare il nome di Orfeo sulle spalle per ribaltare il mito e mettere lui dietro... magari così si può scongiurare il finale drammatico» Ti sono stati attribuiti vari flirt, più o meno reali. Ti dà fastidio questa invasione nella vita privata o ormai ci hai fatto il callo? «In realtà c’è gente che se la passa molto peggio di me... Io, tutto sommato, non ho mai subito grosse invasioni da

questo punto di vista. Credo che dipenda anche dallo stile di vita che hai, dai posti che frequenti, se fai la scelta o meno di preservare la tua vita personale. Io non voglio essere condizionata e fare sempre quello che voglio fare. Poi penso che se uno non fa niente di mae non deve neanche preoccuparsi» Ne Le tre rose di Eva interpreti la perfida Veronica Torre. Ti sei divertita a fare la cattiva? «Moltissimo. Anche perché Veronica è un personaggio che racchiude molte sfaccettature, non è esclusivamente spietata, quindi è interessante cercare di interpretare al meglio questo ruolo. Poi bisogna dire che la nuova stagione riserva dei grandissimi colpi di scena... Non posso rivelare nulla, ma dico soltanto che gli sceneggiatori hanno una fantasia fuori dal comune... Io per prima sono rimasta scioccata quando ho letto quello che sarebbe accaduto!» Quest’anno sei anche tornata a teatro, con la commedia Se tornassi indietro. Com’è andata? «È stata un’esperienza davvero gratificante. Io e Simone (Simone Montedoro, che interpreta suo marito, ndr) abbiamo trovato un affiatamento eccezionale sul palco e siamo stati anche premiati col record di presenze a teatro, tant’è che è in programma un altro spettacolo insieme. Prossimamente, infatti, torniamo in scena insieme a Stefano Fresi con una nuova commedia. A me ha fatto anche piacere mettermi in gioco con questa commedia brillante perché ho avuto la possibilità di mostrare il mio lato più comico e divertente, visto che in tv spesso interpreto ruoli molti più seriosi o addirittura cupi» Teatro o televisione. Se dovessi scegliere? «Sono due esperienze molto diverse, che ti danno cose diverse. Il teatro in un certo senso è ossigeno, ma è altrettanto bello sperimentare anche in televisione o al cinema».



Libri

I CONSIGLI

DELLA SETTIMANA

di Luca Foglia Leveque

MICHAEL CUNNINGHAM

LA REGINA DELLE NEVI BOMPIANI, 2014

Con il suo nuovo romanzo, Michael Cunningham, premio Pulitzer 1999 per Le Ore, torna a incantarci con la sua scrittura limpida e ricca di immagini. New York 2004. Barrett è tornato single, è stato lasciato dal suo compagno e non è per niente sereno. Cammina pensieroso per Central Park e poi scorge una luce, in alto, nel cielo. È un bagliore che ha in sé qualcosa di divino,

VINCENZO SPADAFORA

LA TERZA ITALIA. MANIFESTO DI UN PAESE CHE NON SI TIRA INDIETRO MONDADORI, 2014

Vincenzo Spadafora, ex presidente dell’Unicef e garante per l’infanzia e l’adolescenza, ci propone un testo sul cosiddetto terzo settore, raccontato attraverso i percorsi della sua vita, scandita dall’impegno per il sociale e il civile. Tra le pagine del libro troviamo una realtà amara che attraversa luoghi lontani accomunati da storie di disagio e solitudine sociale. Dal Ruanda, passando per Roma, per la Striscia di Gaza e tornando indietro fino alla Terra dei fuochi, sua terra natale, si parla di camorra e di scuole italiane pronte a sostenere i giovani, indirizzandoli verso un futuro pieno di onestà e sicurezza. L’autore ci parla anche del suo privato e del suo difficile rapporto con il padre. Un’occasione per conoscere il lavoro di chi ha lottato e lotta per un futuro migliore, di chi crede in un popolo che sa impegnarsi per il prossimo e tenta quotidianamente di costruire un Italia diversa.

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pp. 134 – 17,50 €

di ultraterreno. Cosa sarà mai quella luce? Lui non crede in Dio, non crede in niente, eppure quella luce… dovrà significare per forza qualcosa. Forse è un messaggio, forse quel fascio luminoso è in relazione con il grave deperimento fisico di Beth, la futura sposa di suo fratello maggiore Tyler, malata da tempo di tumore. Mentre Barrett vive e si interroga sui misteri del mondo, Tyler prova a comporre una canzone che possa essere unica e geniale, piena d’affetto ma non sdolcinata. Quella melodia sarà un dono di nozze: portare Beth all’altare, prima della probabile morte, è un suo grande desiderio, è una delle ultime cose belle che gli rimangono. Riuscirà a far riemergere il suo talento musicale senza ricorrere alla cocaina? Sì, perché senza quella polvere bianca non riesce a fare più nulla, senza droga prova solo dolore. Tra i ricordi di un’infanzia non facile e un presente che odora di morte, la vita dei due fratelli prosegue in attesa di una svolta che sarà inevitabile. La regina delle nevi si legge tutto d’un fiato e rimane nel cuore. pp. 284 - 18,00 €

RISCOPRIAMOLI NINA VANIGLI

LA PASSIONE DI ORNELLA LETTERE ANIMATE, 2012 Nina Vanigli, brava autrice dalla dirompente carica erotica, ha esordito nel 2012 con questo breve romanzo a tinte forti, molto forti. La passione di Ornella ci porta nel mondo di una giovane donna in balia di una tormentata storia d’amore e di sesso. Innamorata del bellissimo Alessandro, amante dotato di grande fascino ma assolutamente privo di cuore, Ornella

si lascerà pian piano sedurre dal dolore che questo rapporto malato le provoca. Per l’uomo dei suoi sogni lei è solo un oggetto, un passatempo, una donna da usare e niente altro. Quello che dovrebbe essere un rapporto sentimentale diventerà ben presto una sorta di calvario, perché la protagonista di questo libro preferisce la sofferenza alla solitudine. pp. 192 - 7 €



ADESSO

PERSONAGGI

BENEDETTA RINALDI: IN TELEVISIONE NON È SEMPRE IL MERITO CHE CONTA di Vittorio Petrone

LA GIOVANE CONDUTTRICE DI UNOMATTINA ESTATE A TUTTO CAMPO SU TELEVISIONE, LAVORO E GIOVANI, CHE IN ITALIA FATICANO A REALIZZARE I PROPRI SOGNI

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adrona di casa, su Rai1, di Unomattina Estate, al fianco di Alessio Zucchini, Benedetta Rinaldi con la sua bellezza mediterranea, la solarità e il garbo che la contraddistinguono ha conquistato il pubblico degli affezionati telespettatori del mattino e si proietta sicuramente fra i più interessanti nuovi volti della

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rete ammiraglia. Anche se la giovane conduttrice romana è ben consapevole, come racconta in quest’intervista, dei limiti, tutti italiani, di certe dinamiche che governano il piccolo schermo... Benedetta, con Unomattina siete fra i pochi durante l’estate a restate al fianco dei telespettatori, che, visti gli ascolti, sembrano molto apprezzare... «Ciò dipende sicuramente dai contenuti e dalla formula del nostro programma, ma anche dalla tranquillità che secondo me trasmettiamo a casa. Con Alessio c’è un clima molto disteso, cosa piuttosto rara, a quanto ho capito, in televisione. Le persone quindi, guardandoci, stanno bene e per questo ci seguono con tanto affetto». Ma come sei arrivata in televisione? «Con tanta gavetta! Sono partita dalla radio, che considero una forma di cre-

atività e libertà straordinaria, e, dopo quattro anni di volontariato in una piccola radio locale, sono approdata a Radio Vaticana, con cui lavoro da tredici anni. Proprio grazie ad essa sono arrivata infine in televisione. Nel 2008, infatti, si era liberato un posto in A sua immagine, il programma di approfondimento religioso di Rai1, e mi proposero di andarci. Poi è arrivato Gap - Generazioni alla prova, dove ho avuto la grande occasione di lavorare con Gianni Minoli, mio maestro professionale e di vita, e ora eccomi qua». Prossima tappa? «Mi piacerebbe molto fare qualcosa in tivù anche durante la stagione invernale. Sarebbe davvero un bel segnale perché vorrebbe dire che si sta dando un po’ più di spazio ai giovani e ai volti nuovi. Io sono in fila e finora ho fatto


tutto con molta dedizione, per cui se la Rai mi premiasse sarebbe ovviamente una bellissima notizia. Per carità, ringrazio per quello che ho potuto fare finora, ma se arrivasse qualcos’altro di interessante anche in inverno... io sono pronta!» Cosa ti piace di più del tuo lavoro? «La possibilità di comunicare con tantissime persone contemporaneamente, di informarle e magari insegnargli, tramite i nostri servizi, anche qualcosa di nuovo. È un lavoro che va fatto con senso di responsabilità e molto rispetto nei confronti di chi ci guarda da casa». Cosa meno? «Le logiche che talvolta governano questo ambiente. Non è sempre facile capire quali siano le strategie giuste per sopravvivere, anche perché non sempre conta solo il merito e non è detto che si venga premiati se si ottengono dei buoni risultati». Logiche che, ahinoi, governano in Italia anche tutti gli altri ambiti lavorativi. Tant’è che molti giovani sono costretti a far fagotto per vedersi riconosciute le opportunità che si meritano... «Questo è un tasto molto dolente che riguarda purtroppo noi giovani. Tanti di quelli che partono vorrebbero rimanere in Italia ma qui spesso non hanno possibilità di emergere in una società, come la nostra, che ancora non riesce a favorire come dovrebbe il ricambio generazionale. È indubbiamente una grave perdita per il Paese, anche perché si porta all’estero quello che è il frutto, il capitale intellettuale, delle tasse pagate dai contribuenti. Però io la vedo anche come una cosa positiva. Questi giovani che partono e che si spera rientreranno prima o poi in Italia, quando lo faranno torneranno cittadini probabilmente migliori. Con una mentalità più aperta e con un senso civico forse più alto, visto che da noi il rispetto delle regole è spesso un optional, mentre all’estero non si transige su questo fronte». Chi è la tua conduttrice preferita? Quella con cui ti piacerebbe lavorare fianco a fianco... «Daria Bignardi. Mi piacciono molto i programmi che fa, una televisione che trovo davvero brillante e interessante».

Ma tu hai sempre desiderato fare questo nella vita? «No. Il mio sogno era seguire la carriera diplomatica e, infatti, mi sono laureata in Scienze politiche e delle relazioni internazionali, un mestiere che avevo forse un po’ idealizzato durante gli studi e che però poi sul campo, dopo un’esperienza all’Onu e al Ministero degli Esteri, ho un po’ ridimensionato, perché ho notato che è un lavoro molto istituzionale». Com’eri da bambina? «Essendo figlia unica, sono stata una bambi-

na sempre ordinata e che non faceva mai i capricci. La figlia ideale insomma! Ero tranquilla, ingenua, ma allo stesso tempo anche molto fantasiosa e creativa. Mi piacevano molto le fiabe e la narrazione, propensione che mi ritrovo oggi nel lavoro, ed ero anche piuttosto avventurosa. Diciamo che ero un maschiaccio più che una principessina. Mi sentivo un po’ un supereroe sempre pronto a difendere l’umanità e gli altri bambini in difficoltà». Quando non lavori cosa ti piace fare? «Durante il periodo di Unomattina il mio hobby preferito è dormire (ride)! Ogni giorno mi alzo alle 4,30 del mattino, cosa che, per carità, faccio volentieri, però puoi ben capire che quando ritorno a casa, verso le 11, sono già abbastanza “cotta”. Ma è quello il momento in cui ne approfitto per fare la spesa, qualche commissione, cucinare e... fare le pulizie. Quindi alla fine non riesco quasi mai a fare un riposino pomeridiano e l’unico modo per essere fresca l’indomani è andare a letto presto». Sentimentalmente parlando, sei libera o impegnata? «Impegnata, ma non parlo mai della mia vita sentimentale, che preferisco custodire nel mio privato». Sei credente? «Lo sono molto e sono anche una cattolica praticante. Mi sento molto legata alla figura di San Giovanni Bosco, fondatore dei salesiani. Sono cresciuta in oratorio ed è lì che a 16 anni ho scoperto la mia passione per la radio. I salesiani sono persone straordinarie, dei veri mattacchioni, e propongono una spiritualità bellissima e adatta ai giovani, sempre stimolati, anche attraverso mille attività ricreative, a scoprire le proprie inclinazioni e a sviluppare i propri talenti».

BENEDETTA RINALDI, classe 1981 (compie gli anni il 14 agosto), ha cominciato giovanissima a fare radio in oratorio, prima di iniziare a lavorare, tredici anni fa, a Radio Vaticana e approdare, infine, nel 2008, in televisione. Oggi conduce con successo Unomattina Estate al fianco di Alessio Zucchini

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ADESSO

PERSONAGGI

GIORGIO

91 ANNI E NON DIMOSTRARLI AFFATTO di Stefano Fisico

IL GRANDE ATTORE TOSCANO CI CONDUCE NEL SUO MONDO FATTO DI PERSONAGGI INDIMENTICABILI

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a quasi 91 anni (li compie il prossimo 20 agosto) ma non li dimostra affatto. Giorgio Albertazzi è in assoluto uno dei più grandi attori viventi nel panorama teatrale italiano, in scena in questo periodo con Il mercante di Ve-

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nezia di William Shakespeare nel ruolo di Shylock. Al suo fianco la bravissima Stefania Masala, nel ruolo di Porzia. Architetto, attore, regista, autore e anche fotografo, Albertazzi è artista ma anche uomo sempre in grado di sorprenderci, come fece, ad esempio, nel 2007 sposando Pia De’ Tolomei, la nobildonna toscana di ben 36 anni più giovane di lui. Maestro, dopo i tanti anni di grande carriera e i numerosissimi spettacoli di cui è stato protagonista, com’è cambiato il suo approccio ai personaggi che di volta in volta interpreta?

«All’inizio della mia carriera c’era una certa ingenuità. Negli anni poi ho acquisito sempre maggiore consapevolezza, anche se sono rimasto sempre molto istintivo e un po’ anarchico nel modo di affrontare il teatro. Senza mai pensare che il testo fosse una cosa sacra, ma cercando di metterci sempre del mio. Credo si possa dire che io somigli sempre più a un performer che a un bravo attore. Io, infatti, diffido dei bravi attori e mi concentro, mentre sono in palcoscenico, non tanto su quello che faccio ma su ciò che mi ha colpito nella lettura del testo da interpretare. Questo in qualche modo


PERSONAGGI

consente all’attore di esprimere anche il suo punto di vista, mettendo in gioco se stesso attraverso le parole dell’autore». Di Shylock, il personaggio che sta portando in scena in questo periodo, per esempio cosa l’ha colpita di più e quali sono le caratteristiche di fondo che le piace far emergere attraverso la sua interpretazione? «Shylock è un signore veneziano che subisce un grave tradimento in ambito familiare e che non ha nulla a che fare con l’ebreo usuraio che siamo abituati a pensare. Lui presta denaro con interessi simili a una banca e possiede una certa nobiltà, anche se spesso viene emarginato dagli altri mercanti. E questo nonostante la Venezia del ‘600 non sia certo una città razzista, essendo luogo d’incontro fra persone di ogni razza». Di tutti i personaggi interpretati, ce n’è uno a cui è rimasto particolarmente legato? «Ci sono dei personaggi con cui, una volta interpretati, si chiudono i conti, come se avessi risolto il tuo rapporto con loro, ed altri che invece rimangono e con i quali si mantiene un legame che dura tutta la vita: per me sono stati l’Imperatore Adriano, Amleto e Raskolnikov di Dostoevskij». Nella sua lunga carriera non si è fatto mancare niente: teatro, tv e radio. Cosa ha contato di più nella sua formazione? «La televisione è stata importantissima, come una culla o una mamma. L’ho sentito subito come un mezzo mio, in cui ero tranquillo e mi muovevo a mio agio. A seguire il teatro che è il luogo dell’immortalità, dove si finge di morire ma si è sempre vivi».

Il teatro è il luogo dell’immortalità, dove si finge di morire ma si è sempre vivi

Cosa rappresenta per lei il teatro? «È un qualcosa di meraviglioso e tutto ciò che non si dice sul teatro è teatro mentre tutto ciò che su di esso si dice è una pura e semplice classificazione. Il teatro non è parola ma silenzio, è la ricerca di un silenzio udibile, per cui non è facile definirlo e ingabbiarlo». Il mondo teatrale, forse più di altri ambiti, sta vivendo un momento di crisi. Di cosa ci sarebbe bisogno per farlo tornare agli antichi splendori? «La crisi riguarda diversi aspetti, estetico ed artistico innanzitutto, ma anche economico, dovuto al discorso dei finanziamenti al teatro, al costo dei biglietti, alla mancata defiscalizzazione che darebbe la possibilità alle varie compagnie di rimanere in vita e alla gente di poter tornare a viverlo più attivamente, a conoscerlo meglio e ad apprezzarlo». Lei sta per compiere 91 anni ma non si direbbe affatto. Qual è il suo segreto?

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Sarà forse il teatro? «Il teatro è terapeutico e aiuta spesso la longevità, forse perché gli attori cambiano pelle ogni volta che portano in scena un personaggio diverso». Quanto ha contato e conta tuttora l’amore nella sua vita? «L’amore in senso lato, quindi non solo come passione e amore per la donna che si ama, direi tantissimo. Essendo un uomo, la donna è al centro della mia ispirazione, cominciando da mia madre, mia nonna e poi tutte le donne della mia vita, senza le quali non vedo vita. La donna è una forza della natura che riesce a mantenere ai miei occhi un grande mistero. È misteriosa, quasi un altro essere, forse anche per ragioni fisiologiche più dotata e vicina alla natura di quanto possiamo essere noi uomini».

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i r o Am

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DAVID &

Victoria la coppia più glam

È

di Serena Fogli

uno dei calciatori più celebri del mondo, bellezza e bravura dalla sua parte. Nato per giocare al cospetto di folle di tifosi, avvezzo agli elogi così come alle critiche, perfetto per una vita sotto i riflettori dello sport business. Eppure, parlando del suo primo incontro con l’attuale moglie Victoria, David Beckham ricorda solo la timidezza che ha provato al cospetto di quella che, allora, era conosciuta come Posh Spice. Bisogna tornare al 1997 per rendersi conto di come quello che è avvenuto a bordo campo altro non è stato che un bellissimo colpo di fulmine con lieto fine, come accade solo nelle favole più belle. «Ho sentito subito che eravamo fatti per stare insieme» UN AMORE... A BORDO CAMPO! Corre l’anno 1997 e il Manchester United, squadra di David Beckham, sta per disputare una partita contro il Chelsea. Lo stadio è quello di Londra e a presenziare all’incontro, insieme al suo manager, c’è Victoria Adam, che in quegli anni milita nel gruppo musicale delle Spice Girls, delle quali rappresenta la parte più aristocratica, quasi snob. Cosa fece Beckham quando la vide? Praticamente nulla: paralizzato dalla

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all’altare per sposare colui che, ad oggi, è ancora l’amore più grande della sua vita. E se la cerimonia religiosa vede riuniti pochi intimi (solo 29!), il ricevimento di nozze diventa il palcoscenico dei due sposi: 230 invitati e uno staff di 437 persone per una giornata ancora oggi indimenticabile per i tabloid inglesi. Lei, splendente in un vestito stretto e fasciante color avorio, disegnato da Vera Weng, e una regale coroncina in testa. Lui, un completo color crema, perfettamente abbinato all’abito della sposa. E gli invitati? Intrattenuti da un’orchestra di 18 elementi e in un impeccabile ed elegante dress code in bianco e nero, personificavano una mutevole scacchiera vivente intorno ai due sposi. timidezza, non fece altro che presentarsi alla giovane cantante. «Ero arrabbiato con me stesso per non aver sfruttato l’occasione di parlarle un po’ di più» Ma ai grandi amori è sempre data una seconda possibilità. E dal cominciare a frequentarsi a diventare una delle coppie più popolari del Regno Unito e del mondo il passo è breve. Galeotto fu il secondo incontro, sempre dopo una partita di calcio: i due cominciarono a uscire insieme e, per ben tre mesi, riuscirono a mantenere segreta ai media la loro relazione. E il loro primo bacio? Semplice, come solo l’amore può essere: in macchina, fuori da un ristorante. E da allora David e Victoria non si sono più lasciati, diventando una delle coppie più belle, durature e salde dello show business. E come ogni favola che si rispetti, fu David a chiedere a Victoria di sposarlo, nel più classico dei modi: in ginocchio di fronte a lei con un anello di diamanti da tre carati. Victoria accetta e a quel punto si mette in moto la grande macchina organizzativa che renderà il loro matrimonio… Una cerimonia da favola! UN MATRIMONIO DA SOGNO Come nelle migliori favole, il matrimonio non poteva essere al di sotto delle aspettative di una perfetta coppia da rotocalco. Il 4 luglio 1999, solo 4 mesi dopo aver dato alla luce il primo figlio Brooklyn, Victoria raggiunge Beckham

IL SEGRETO DEL LORO AMORE COSÌ DURATURO Quattro figli (Brooklyn, Romeo James, Cruz David e Harper Seven) e quattordici anni di amore, così duraturo che David e Victoria sono ancora oggi una delle coppie più inossidabili nel mondo delle celebrities. Ma qual è il segreto del loro amore? Difficile dirlo, soprattutto perché le pagine dei tabloid non sono mai riuscite a carpire molto della loro vita privata. Riservati e chiusi nel loro rapporto di coppia, nel corso degli anni non è mai successo che uno scandalo pubblico minasse le fondamenta del loro matrimonio, tanto che l’opinione pubblica, in tutti questi anni, non ha visto altro che amore e devozione dell’uno nei confronti dell’altra, e viceversa.

«David e io ne abbiamo passate così tante insieme. Abbiamo avuto i nostri alti e bassi, ma siamo così fieri l’uno dell’altro»! Entrambi focalizzati sui propri obiettivi, lui sportivi, lei artistici (prima nella musica e poi nella moda), gli interessi dei due non sono mai sembrati convergere nella stessa direzione. E forse è proprio questo il segreto di un amore stabile: ritagliarsi spazi esclusivamente propri per poi ritrovarsi insieme, diversi ma immutati nel sentimento reciproco, capaci di guardare insieme nella stessa direzione nonostante i diversi impegni di ciascuno. «Ci ascoltiamo, cerchiamo di uscire almeno una volta a settimana, noi due soli, per una cena in tranquillità. Non è per mostrarci e indossare un bel vestito o un bel completo. Si tratta semplicemente di uscire, parlare e passare un po’ di tempo insieme» Esiste l’anima gemella? Esiste il colpo di fulmine? Un grande scrittore, Antoine de Saint-Exupéry, autore del celebre romanzo Il piccolo principe, ha scritto che «Amore non è guardarsi l’un l’altro, ma guardare insieme nella stessa direzione». Probabilmente è questo che i Beckham fanno, affrontando ogni giorno come se fosse il primo, guardando in faccia le sfide che la vita pone loro di fronte, lasciando che sia l’amore ad ispirare la perseveranza per andare avanti. Perché ogni problema sembra più piccolo se a guardarlo si è in due.


ADESSO

STORIE ED EMOZIONI

ÂŤVorremmo gridare a tutti di impegnarci per portare avanti questa battaglia per la vita: formarsi non costa molto ma vale tantoÂť

SEMPLICE VITA

UNA MOSSA PER SALVARE UNA Incontro con le madri che hanno perso i loro figli a causa di un boccone che li ha soffocati. Dal dramma, un messaggio rivolto a tutti: basta pochissimo per salvare una vita di Lorella Cuccarini

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«C

i sono storie come quella di Giulio che fanno comprendere che non servono 400 persone, ma una. Una sola per vivere ancora. 20 agosto dello scorso anno: eravamo una famiglia come tante, all’Ikea per finire degli acquisti di lavoro. Avevamo deciso di mangiare qualcosa prima di ritornare nella nostra città, Campobasso: insalata per me, polpette per papà, pennette al pomodoro per Giulio e, come premio per la pazienza, patatine fritte. Dopo il piatto di pasta vuoto, Giulio passava al piatto di patatine. Nello stesso piatto però c’erano anche le polpette di papà. Un richiamo genitoriale ci ha distolti con lo sguardo per pochi secondi dalla tavola. Da lì la tragedia. Il papà è il primo a comprendere cosa sta succedendo: Giulio ha qualcosa in gola. Istintivamente lo capovolgo e inizio a dargli delle pacche dietro le scapole ma una signora mi urla “così lo ammazza”, mi sento gelare il sangue e lo ripongo a terra terrorizzata. Urliamo aiuto. Paralisi, come in un esperimento: tutti guardano e nessuno agisce. Chiamo personalmente il 118, la linea è occupata. Mando al diavolo il telefono e urlo di chiamare un’autoambulanza. Il personale è inerte, nessuno si avvicina a Giulio. Chiediamo una borsa medica ma gli addetti non sanno dov’è. Niente defibrillatore. I minuti passano e Giulio non reagisce. Dopo molti minu-

Francesco a 6 mesi con la sua mamma

ti arriva il 118 ma non la macchina del medico, che ci raggiunge dopo circa 7 minuti. Il medico discute con chi è stato al fianco di Giulio ma non guarda mio figlio, mentre lui ha ancora il boccone in gola. Il mio compagno chiede disperatamente di pensare a Giulio, di andare in ospedale. Solo 50 secondi per arrivare al pronto soccorso pediatrico di Bari, poco più di un km di strada. Ma noi non lo sapevamo». Questo è uno stralcio della straziante lettera che Nicoletta ha inviato al dottor Marco Squicciarini, che da 11 anni diffonde con i suoi numerosi istruttori le manovre di disostruzione pediatrica in tutta Italia. Nicoletta è la mamma del piccolo Giulio, il bimbo morto l’anno scorso, soffocato da una polpetta all’Ikea di Bari. Incontro lei e il suo compagno insieme ad Alessia e Lorenzo, un’altra coppia Il piccolo Giulio

accomunata dallo stesso rimorso: anche il loro piccolo Francesco non c’è più per colpa di un hot dog mangiato nello stesso centro commerciale ma a Roma, pochi mesi fa. «Stavamo arredando una casa nuova. Portai Francesco al bistrot e gli ordinai un hot dog: avendoci visto mangiare quel panino altre volte, aveva espresso il desiderio di assaggiarlo. Quel pezzetto di wurstel è stato fatale. Io ero sola quel giorno... sola con lui. Non sapevo nulla di disostruzione pediatrica, di rianimazione. Non ne avevo mai sentito parlare. Ora so che sarebbe bastato poco, pochissimo per salvarlo. E questo fa ancora più male. Francesco ha combattuto come una tigre. Poi, dopo più di venti minuti, è spirato. La cosa più incredibile è che mi trovavo in un luogo affollato, in un’azienda che dichiara di essere per la famiglia. Un posto dove credevo di poter essere tranquilla. Le posso garantire che quel giorno nessun soccorso qualificato è sopraggiunto da parte dell’azienda. L’ambulanza si è presentata oltre 50 minuti dopo. A testimoniarlo sarebbero in molti». La rabbia di Alessia e Lorenzo è tanta. La loro vita era stata già messa alla prova in passato: «Noi abbiamo avuto il nostro bimbo dopo 5 anni di matrimonio, dopo due aborti spontanei. Era la nostra vittoria, il nostro dono del Cielo. Eravamo reduci da una brutta esperienza di malattia. Mio marito era uscito da un lungo travaglio in ospedale: in età adolescenziale si era ammalato di un osteosarcoma alla gamba tra i più aggressivi, che si ripeté purtroppo 11 anni dopo. Indipendentemente da quello che si può pensare, noi amavamo Francesco profondamente e abbiamo vissuto la sua nascita come la luce dopo il buio. Il

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Il piccolo Francesco

dono grande dopo una vita di lotta». Rifletto sul fatto che non sia mai stato coniato un termine per definire un genitore che perde un figlio: una donna che perde il suo compagno è vedova, un figlio che perde un genitore è orfano. Perdere un figlio è innaturale. Ancora di più se quella morte avrebbe potuto essere evitata. È ancora Alessia a parlare: «Oggi ci è rimasto un vuoto enorme che niente e nessuno potrà mai colmare. E pensi che poco prima che Francesco morisse, ho scoperto di essere nuovamente incinta. Ne avevamo parlato il giorno prima con preoccupazione perché ho 40 anni e temevo di togliere qualcosa a lui. Inoltre, da circa un mese avevamo acquistato una casa. Inutile dirle che dopo la sua morte non ci siamo più tornati». La pancia di Alessia ora è molto visibile. Mancano pochi mesi. Mi dice che sarà una bambina... Le chiedo un ricordo di suo figlio: «Francesco ci ha ripagato abbondantemente. Era meraviglioso, a detta di tutti coloro che hanno avuto il piacere di conoscerlo: un bimbo gentile, sempre sorridente, generoso, coraggioso, pieno di luce. La nostra gioia. Il nostro grande amico». Anche Nicoletta si unisce nel ricordo: «Giulio è stato un bimbo molto vivace. Alla fine della festa del suo terzo compleanno, una settimana prima dell’incidente, mentre tutti eravamo distrutti lui aveva ancora energia di fare. Era difficile non accorgersi della sua presenza. Oggi tentiamo di convivere con la sua assenza, con la calma e il silenzio che segnano un vuoto inspiegabile. Ci restano il ricordo e l’amore. Quell’amore che lega per sempre i genitori ai propri figli, quell’amore che permette al papà

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di Giulio di continuare a lavorare con i bimbi della sua età. Giulio continua ad essere presente nei nostri racconti, nella nostra immaginazione, nelle somiglianze con la sua sorellina. Ma è presente soprattutto nella sua assenza fisica e nel nostro dolore». Oltre all’immenso dolore c’è tanta rabbia perché, al momento, l’unico responsabile della tragedia sembra essere un buco normativo che non impone la presenza di posti di soccorso fissi all’interno dei centri commerciali.

hanno contattato con tanta umanità, che non c’è affatto un buco nella normativa aziendale. Manca, invece, una legge che obblighi a un presidio medico nei centri affollati con molta utenza e soprattutto dove ci sono molti bimbi. E cercheremo di fare tutto ciò che è nelle nostre possibilità per cambiare lo stato attuale delle cose. Questo, da genitori, lo dobbiamo al nostro angelo. Per far sì che la sua breve vita non sia stata vana». Che messaggio vorreste lanciare attraverso questa intervista? «Avrei tanto voluto conoscere prima il dottor Squicciarini e coloro che si occupano di disostruzione e rianimazione» confessa Alessia. «Ora, dopo l’accaduto, sappiamo cosa può accadere per una banalità e possiamo evitarlo in modo semplice. Vorremmo gridare a tutti di impegnarci per portare avanti questa battaglia per la vita». Conclude Nicoletta: «In questi mesi non abbiamo mai smesso di riflettere su quanto ci è accaduto. Su quanto sia assurdo perdere la vita di chi ami in un attimo, per un bisogno fisiologico: il nutrimento. Vorremmo rivolgerci alle aziende, agli enti e alle strutture che

«Ora sappiamo cosa può accadere per una banalità e possiamo evitarlo in modo semplice.» «La nostra storia non ci porta a questa conclusione» dichiara Nicoletta «Non esiste un buco normativo: è un obbligo di legge formare personale esperto in sicurezza, protezione e prevenzione. Siamo stati testimoni e vittime di una serie di condotte sbagliate. Il ritardo con cui sono stati chiamati i soccorsi, con cui sono arrivati nonostante la vicinanza, con cui Giulio è stato trasportato in ospedale: i minuti in questi casi sono vitali. Ciò che ci ha lasciato attoniti è stata la mancanza di coinvolgimento nella gestione dell’emergenza da parte dell’organizzazione: una cassetta di primo soccorso non a norma, l’assenza di un defibrillatore, nessuno che ci abbia detto che eravamo ad un chilometro dall’Ospedale Pediatrico. L’unico responsabile diventa dunque il tentativo di non attribuire responsabilità». Continua Alessia «Noi sappiamo, grazie all’intervento di tecnici del settore della sicurezza che ci

operano a contatto con i bambini o che destinano i propri servizi alle famiglie con bambini. Formarsi non costa molto ma vale tanto. Lo stesso vale per il personale medico e paramedico che presta servizio. Infine, ci rivolgiamo alle mamme e ai papà: informiamoci su quanto sono sicuri i luoghi in cui portiamo o lasciamo i nostri figli, e su come proteggere le loro vite, perché, senza troppe parole, le lacrime amare restano a noi». Loro, oggi, sanno come farlo. Perché hanno seguito un corso di disostruzione pediatrica e pronto soccorso cardiorespiratorio che dura poche ore. E vogliono impegnarsi affinché il maggior numero di persone possano conoscere queste manovre, perché altri genitori non vivano il loro stesso inferno. E con Trenta Ore per la Vita saremo al loro fianco in questa battaglia per il cambiamento, che è stata nostra già negli anni passati.


F O L LOW U S am oreebaci w o r l d O N:


ADESSO

FA LA COSA GIUSTA

di Chiara Mazzei foto Massimo Dall’Argine

È

Portare il sorriso nelle corsie d’ospedale

il 1991 quando Corrado Vecchi si presenta al reparto pediatrico dell’ospedale di Parma con una semplice richiesta: far giocare i bambini. Da quel primo piccolo gesto compiuto da un semplice volontario è nato e si è sviluppato un progetto eccezionale con una missione altrettanto eccezionale. GiocoAmico è il progetto che porta il sorriso ai bambini ricoverati in ospedale attraverso il gioco. Che non è comico terapia né clownterapia ma gioco, ossia attività afinalistica, in cui la fantasia del bambino si espande nell’esplorare il mondo che gli sta attorno, trasformandolo secondo il proprio desiderio. Oggi più di 200 volontari si avvicendano fra le corsie dell’ospedale di Parma ogni giorno della settimana, mattina e pomeriggio, cercando di offrire ai giovani pazienti, ricoverati o in regime di Day Hospital, opportunità flessibili e divertenti di impegnare il tempo del ricovero. Non si tratta di semplice ricreazione: GiocoAmico mette in campo valenze molto più profonde. Attivare elementi di gratificazione e di gioia, favorire la socializzazione e quindi l’integrazione sociale, offrire una continuità

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con la vita normale di tutti i giorni vissuta prima del ricovero, attivare, infine, iniziative di gioco che hanno anche valenza terapeutica. Sono dieci gli impiegati a tempo pieno nella Cooperativa Mani Parlanti che gestisce il progetto, dieci tra educatori e psicologi che seguono passo passo le attività e coordinano i volontari. «Il bambino altro non fa che quello che gli è più naturale» ci spiega Corrado Vecchi «A me piace citare un frase di Winnicott che dice che per il bambino giocare è una terapia a prescindere da chi c’è dall’altra parte. I piccoli pazienti attraverso il gioco fanno uscire le loro sensazioni, elaborano le emozioni e tirano fuori tutto quello che hanno bisogno di tirare fuori». L’assistenza psicologica ai bambini e ai loro genitori prende forme diverse. Gli psicologi aiutano i piccoli a capire cosa


Dal 2013 a Parma esiste l’Ospedale dei Bambini. Alta specializzazione delle cure, elementi architettonici e strutturali, tecnologie di ultima generazione: tutto è volto a un’organizzazione dell’assistenza che mette al centro il benessere fisico e psicologico dei bimbi e delle loro famiglie, veri protagonisti della struttura di cura.

andranno a fare, come nel caso della risonanza magnetica, in modo che non si facciano sopraffare dalla paura ma abbiano gli strumenti per elaborarla e spostare l’attenzione da essa a qualcosa di diverso e più piacevole. Per questo progetto è stata donata una vera e propria risonanza magnetica giocattolo, fatta in materiali ultraleggeri, per fare sperimentare anticipatamente, attraverso il gioco, le fasi e i rumori dell’esame e poter così evitare l’anestesia affinché il paziente rimanga immobile per tutta la durata della risonanza. Sì, perché questo approccio psicologico permette in molti casi di sostituire la terapia farmacologica con la preparazione psicologica all’esame che il bambino dovrà affrontare. I bambini sorridono, giocano, si distraggono: fanno i bambini. E i genitori, vedendo i figli più sereni e aiutati dai volontari e gli esperti nell’affrontare la malattia, possono concedersi un po’ di pace, qualche momento di pausa. «Si riappropriano di se stessi in momenti che li mettono a dura prova e trovano anche qualcuno con cui sfogarsi e condividere la propria fragilità» racconta Corrado. Il tempo che potrebbe essere infinito nelle fredde stanze d’ospedale sembra così passare più veloce. Animazioni, attività espressive, letture e costruzioni di fiabe e storie, piccoli spettacoli realizzati con burattini e pupazzi costruiti e prodotti dai pazienti stessi. Ai piccoli malati vengono offerte moltissime proposte. E altrettante sono le attività volte non

solo a divertire e distrarre il bambino ma il proprio tempo per costruire, mattone anche a prepararlo psicologicamente a dopo mattone, una realtà in cui i diritti ciò che lo aspetta. Come “Alla scoperta del bambino si possano affermare comdel pianeta SO”, che ha lo scopo di far piutamente. Quei diritti che, nell’especonoscere ai bambini preventivamente rienza dolorosa e destabilizzante della l’ambiente della sala malattia e del ricoveoperatoria e gli struro ospedaliero, hanno A Parma l'ospedale del bambino è menti diagnostici e bisogno di essere afarricchito dal progetto condotto da terapeutici con cui fermati con più forza. verranno in contatto. psicologi ed educatori che, attraverso Avere la possibilità di In questo modo bam- il gioco, preparano bambini e genitori esprimere la propria alle operazioni e regalano loro un po' bini e genitori, attraemotività, di ricevere di spensieratezza verso la metafora del gli stimoli più giuviaggio su un pianeta sti per affrontare nel lontano e sconosciuto, hanno la possi- modo migliore gli stress legati alla nuobilità di affrontare in modo ludico un va situazione significa restituire al bamcontesto che incute timore e preoccupa- bino la sua dignità in un contesto dramzione, per arrivare poi a gestirlo in ma- matico e complesso da gestire. E tutto niera più serena e tranquilla al momento ciò è possibile grazie al gioco, il gioco in dell’operazione vera e propria. tutte le sue forme, che volente o nolente GiocoAmico è un inno ai diritti dell’in- è sempre un po’ terapeutico, perché ha fanzia. I volontari e i professionisti met- in sé un effetto liberatorio e catartico. tono in gioco le proprie competenze e Per i bambini, ma anche per gli adulti.

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Papa Francesco ha invitato i fedeli a «pregare con insistenza» affinché tacciano le armi in Terra Santa. Ma qual è la posizione della Chiesa di fronte a un conflitto? Esiste la “guerra giusta”?

RETORICA L’appello del Papa per la fine dei conflitti

LA PACE NON È

R

«

ivolgo a tutti voi un accorato appello a continuare a pregare con insistenza per la pace in Terra Santa, alla luce dei tragici eventi degli ultimi giorni». Lo ha ribadito Papa Francesco in uno degli Angelus di luglio in Piazza San Pietro. Quante volte abbiamo ascoltato, da un Papa, una frase simile? Innumerevoli. Ormai non fa più notizia. Tanto che l’Angelus domenicale, nelle menti di molti, è diventato il sinonimo di un appello - il più delle volte, purtroppo, poco ascoltato - alla pace, alla fine delle violenze, a seguire la via del dialogo. Eppure non è sempre stato così. Il Cattolicesimo, in un passato nemmeno troppo remoto, ha benedetto alcune guerre. Altre, andando indietro nei secoli, le ha provocate. Giulio II, nel XVI secolo, passò addirittura alla storia come il “Papa guerriero”. Tutto questo fa, ancora di più, risaltare la svolta compiuta negli ultimi decenni dalla Chiesa cattolica, una svolta ribadita da Papa Francesco in continuità, qui sì, con i suoi predecessori più recenti. Nei secoli passati i maggiori esponenti della teologia e del pensiero

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COMPLOTTI IN VATICANO, IL PAPA INTERVIENE Dalle parole ai fatti. Per volontà di Papa Francesco, monsignor Luca Lorusso lascia la diplomazia pontificia per tornare nella sua diocesi di origine, Taranto. Il sacerdote avrebbe appoggiato le accuse dell’ex prete Patrizio Poggi, condannato in secondo grado a cinque anni di carcere per violenza sessuale su minori.

Nel 2013 Poggi aveva denunciato alcuni ecclesiastici romani tra cui il segretario particolare del cardinale Camillo Ruini, accusandoli di pedofilia. Ma alla magistratura le accuse risultarono false e parte di un «sordido complotto» al fine «di destare uno scandalo con risonanza potenzialmente mondiale».


IL MONDO DI FRANCESCO

ATTESA PER IL VIAGGIO IN COREA Terra che vai, desiderio di pace che trovi. Tutto pronto, in Corea del Sud, per la visita di Papa Francesco in occasione della sesta Giornata della gioventù asiatica, che sarà celebrata a Daejeon. Divisa da oltre sessant’anni tra il regime comunista del Nord e il governo democratico del Sud, la Corea è periodicamente sottoposta alle tensioni provocate dalle parole e dalle manovre militari del dittatore nordcoreano Kim Jong-Un. A questo popolo il Papa parlerà, dal 14 al 18 agosto. cattolico, da Sant’Agostino a San Tommaso d’Aquino, hanno sempre cercato di distinguere tra la “guerra giusta”, quella che ha l’obiettivo di instaurare una pace e un ordine considerati giusti; e la “guerra ingiusta”, condotta semplicemente per sete di potere, una sorta, diceva Sant’Agostino, di “brigantaggio in grande stile”. Poi il cambiamento, o meglio, l’evoluzione. Il ghiaccio lo ruppe Benedetto XV, che nel 1917 definì la Prima Guerra Mondiale «un’inutile strage». Nel 1963 Giovanni XXIII, il Papa Buono, emanò l’enciclica Pacem in Terris: in essa si sottolineava che, nell’era della minaccia nucleare, distinguere tra “guerra giusta” e “guerra ingiusta” non aveva più alcun senso. Poi, a restringere ulterior-

mente il campo, ci pensò negli anni ‘60 il Concilio Vaticano II, che definì “giusto” solo il ricorso alle armi per legittima difesa o nell’ambito di un intervento umanitario, e comunque sempre solo dopo aver effettuato ogni possibile sforzo diplomatico e utilizzando le armi nella maniera più limitata e circoscritta possibile. Non è il definitivo abbandono della teoria della “guerra giusta”, espressamente richiamata dal Catechismo della Chiesa Cattolica, ma poco ci manca. Fu a questo punto che nacque la figura del Papa “pacifista” che oggi noi conosciamo, di cui Francesco è solo l’ultima incarnazione. A proposito: come mai un Papa non ha ancora mai vinto il premio Nobel per la Pace?

ADESSO

IL GELATO DEL PAPA A SANTA MARGHERITA LIGURE SPUNTA IL GUSTO “PAPA FRANCESCO” Franco Lococo, gelataio italo-argentino, ha lanciato un gusto dedicato al Papa: banana, cioccolato e dulce de leche, tutti sapori tipici del Sud America. Successo immediato, a sentir lui: «Non faccio in tempo a riempire la vaschetta che subito finisce».

IL GIALLO DELL’INTERVISTA «Contro i preti pedofili farò come Gesù, userò il bastone». «Ci sono vescovi e cardinali pedofili». «Il celibato dei sacerdoti? Troverò una soluzione». È il 13 luglio quando, sul quotidiano Repubblica, compare un’intervista a Papa Francesco con queste dichiarazioni. La firma è del giornalista e fondatore del giornale, Eugenio Scalfari. Lo stesso giorno, però, arriva la smentita del direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi. Frasi del genere, a quanto sembra, non sono state mai pronunciate. O forse sì. Nel senso che, secondo Lombardi, «si può ritenere che nell’insieme l’articolo riporti il senso e lo spirito del colloquio fra il Santo Padre e Scalfari». Ma quelle parole non rispecchiano «con fedeltà e certezza il pensiero preciso dell’interlocutore». A scatenare il putiferio, frasi come questa: «Il celibato fu stabilito nel X secolo, cioè 900 anni dopo la morte di nostro Signore. La Chiesa Cattolica Orientale ha facoltà fin d’ora che i suoi presbiteri si sposino. Il problema certamente esiste ma non è di grande entità. Ci vuole tempo ma le soluzioni ci sono e le troverò».

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le Donne D’ITALIA di Serena Fogli

Alda Merini, l’intensa vita di una “piccola ape furibonda” «Sono nata il ventuno a primavera / ma non sapevo che nascere folle, / aprire le zolle / potesse scatenar tempesta»

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A

lda Merini affida ad una poesia la sua nascita. Pochi versi che racchiudono uno dei più grandi universi poetici che la letteratura italiana abbia mai conosciuto. Alda Merini è primavera, capace di portare dentro di sé il continuo rinnovamento di chi ha saputo rialzarsi dopo ogni caduta. È una fenice che risorge, regalando al mondo la sua travagliata interiorità sotto forma di poesia. È tempesta, che lascia dietro di sé la quiete del riposo. Alda Merini è considerata una delle più grandi poetesse d’Italia: oggi custodiamo il ricordo di una donna forte all’esterno ma contraddittoria nell’intimo della sua personalità. Una vita, quella della poetessa, da sempre dominata da ombre, fantasmi e tensioni così contrastanti da averle fatto conoscere anni molto bui, dominati dalla pazzia. Protagonista della scena culturale italiana dal secondo dopoguerra al primo decennio degli anni duemila, l’irriverenza e l’originalità di Alda Merini l’hanno spesso portata a dar voce agli esclusi e agli emarginati. ALDA MERINI, LA PAZZIA, LA POESIA «Se la mia poesia non fosse come una gruccia / che tiene su uno scheletro tremante, / cadrei a terra come un cadavere / che l’amore ha sconfitto» La poesia, per Alda Merini, era vita, così come le ombre che abitavano la sua interiorità: i fantasmi della sua mente, inscindibili compagni di vita, acquistano un’esteriorità concreta grazie all’impeto poetico, balsamo e catarsi per una poetessa in cui il lirismo altro non è che una dote primigenia, così naturale da poterla paragonare al semplice atto del sognare. Gli anni in cui Alda Merini “non vive” coincidono con gli anni in cui non scrive: sono gli anni bui del manicomio, in cui la sua dura esteriorità diventa fragile porcellana, sono gli anni della pazzia, gli anni dell’assenza. Quando la poesia coincide con la vita, in assenza dell’una è anche l’altra a scomparire. Internata per la prima volta nel 1965 all’Ospedale Psichiatrico Pao-

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CURIOSITÀ E LUOGHI lo Pini di Milano, passeranno molti anni prima che Alda Merini riesca a ritrovare la completa libertà. Quella di Milano, purtroppo, non sarà l’unica esperienza di “detenzione” coatta per la poetessa: trasferitasi per amore a Taranto, è qui che sarà nuovamente rinchiusa. Tornerà definitivamente nella sua Milano solo nel 1986 e qui ricomincia a scrivere, a tradurre in parole l’esperienza del manicomio, a fare della poesia il santo balsamo dei tuoi tormenti interiori, a raccontare l’universo degli esclusi, di tutti coloro a cui non è data la possibilità di far sentire la propria voce. Alda Merini scrive e rinasce ogni volta come persona e come poetessa. TUTTI GLI AMORI DI ALDA La Merini si innamora giovanissima: un amore che si nutre di poesia e letteratura. Giorgio Manganelli, scrittore, professore, intellettuale e uomo sposato. Alda Merini aveva solo sedici anni e lui, con la fede al dito, ne contava quasi dieci in più. I due si incontrano grazie a una conoscenza comune, il critico letterario Giacinto Spagnoletti. È un amore intenso ma allo stesso tempo pieno di contrasti e tensioni, un sentimento sul quale cominciavano già ad aleggiare le ombre e i bui di Alda Merini, una passione che si alimentava dell’incredibile energia di una poetessa ancora bambina. La stessa Merini, in seguito, affermerà: «...ero così tremenda che mi soprannominò la bakunina e il nostro amore andò avanti a suon di schiaffoni». Un amore che dura cinque anni e finisce con l’immagine di Manganelli che, a bordo di una Lambretta, lascia Milano e la sua giovane poetessa per Roma.

Una casa al secondo piano, sulle rive del Naviglio, in Ripa di Porta Ticinese 47, nel pieno centro della sua amata Milano. Una casa che trasuda vita, quella di Alda Merini: chi ha avuto la fortuna di visitarla quando la poetessa era ancora in vita racconta di una casa umile, composta da due sole stanze, in cui ad accumularsi era la polvere dei ricordi e degli oggetti provenienti da un passato lontano, ma tenuto sempre vicino, a portata di mano. Una casa in cui le pareti, mai spoglie, diventavano l’agenda personale di una poetessa per la quale i muri altro non erano che una rubrica telefonica a vista o una tela sempre pronta sulla quale disegnare il suo mondo interiore, spesso con un semplice rossetto rosso. Una casa, quella di Alda Merini, che negli anni è diventata specchio del suo pensiero: un museo vivente in cui gli scaffali ricolmi di oggetti, quadri e moltissime fotografie rendevano l’ambiente casalingo saturo del vissuto di una poetessa capace di trasporre un’esistenza travagliata in parole sublimi, in una poesia pluripremiata. Dopo i lunghi anni in manicomio tra Milano e Taranto, dal 1986 Alda Merini non lascerà più la sua casa, se non in un’occasione: complice il premio letterario Librex Guggenheim “Eugenio Montale per la poesia”, la poetessa, con qualche soldo in tasca, chiude dietro di sé la porta di casa e si trasferisce all’hotel Certosa di Corso San Gottardo, sempre nella sua Milano, nel quale trascorrerà un lungo soggiorno, che dura fino a quando, semplicemente, termina i soldi a disposizione, sovente donati a chi pensava ne avesse più bisogno di lei.

Da un amore al sapore di letteratura, Alda Merini cambia totalmente strada: a 22 anni sposa Ettore Carniti, un uomo schivo, taciturno, estraneo al mondo della letteratura, proprietario di alcune panetterie a Milano. Sono due mondi diversi che si uniscono, due universi che fanno fatica a comprendersi. È durante gli anni con Carniti che la poetessa avrà una delle sue liti più furiose e violente: l’uomo chiama un’ambulanza e lei viene portata in manicomio. Nessuno se lo aspettava, neanche lo stesso Ettore che, qualche giorno dopo, cerca di riportarla a casa. Alda Merini si sente ferita e traRicordi nella casa della Merini, a Milano

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LE DONNE D’ITALIA

ADESSO

«Io la vita l’ho goduta tutta, a dispetto di quello che vanno dicendo sul manicomio. Io la vita l’ho goduta perché mi piace anche l’inferno della vita e la vita è spesso un inferno…. per me la vita è stata bella perché l’ho pagata cara» dita e nel marito non vede altro che un nemico: decide volontariamente di non seguirlo a casa. Quelli che seguono sono gli anni del buio, dell’assenza, della morte creativa. È il periodo dell’internamento, che dura quasi dieci anni. Ettore Carniti morirà nel 1981 e Alda rimane sola con i suoi fantasmi. Sarà Michele Pierri, un medico e poeta, a far guarire il suo cuore e, in parte, la sua mente. Pierri è un uomo di trent’anni più grande, con cui l’intesa è grande. I due si sposano e vanno a vivere a Taranto. Dopo pochi anni le condizioni di salute di Pierri peggiorano, tanto che i figli di lui utilizzano la malattia del padre per allontanare la poetessa, che ripiomba in uno stato depressivo e, internata nuovamente nell’ospedale psichiatrico di Taranto, vivrà ancora una volta le torture del manicomio. Tornata stabilmente a Milano nel 1986, la poetessa si dedica esclusivamente alla scrittura nella sua casa sull’amato Naviglio: saranno gli anni della fecondità creativa e dei premi letterari, gli anni della esuberante serenità di una poetessa in pace con se stessa.

LE LETTURE CONSIGLIATE LA TERRA SANTA. Un modo per conoscere l’esperienza del manicomio, un volume con il quale Alda Merini vince il “Premio Librex Montale” nel 1993. L’ALTRA VERITÀ. Diario di una diversa. È il primo libro in prosa di Alda Merini, un libro dal forte carattere autobiografico, che si compone sotto forma di pagine di diario e lettere. VUOTO D’AMORE. Un’antologia di poesie per conoscere il variegato universo dell’interiorità di Alda Merini.

La poetessa nella sua casa milanese


rompicapo

ADOZIONI

Adottare oggi in Italia continua a essere un vero e proprio percorso ad ostacoli che nasconde non pochi retroscena. Viaggio fra burocrazia, lunghe attese, spese esagerate, insospettabili interessi economici. Con le storie di chi ce l’ha fatta di Angela Iantosca foto Ai.Bi. Amici dei Bambini

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n un’Italia dove le coppie faticano sempre più ad avere figli e dove, proprio per questo, oggi come non mai ci sarebbe bisogno di facilitare l’incontro fra aspiranti genitori e bambini bisognosi di affetto e di una famiglia, perché la vita non gliene ha data una per via naturale, questo non avviene. Anzi in molti casi il lungo e talvolta tortuoso percorso che porta a un’adozione sortisce proprio l’effetto contrario e finisce con l’allontanare più che avvicinare. Senza contare i costi, non indifferenti, cui bisogna far fronte, specie in tempi di crisi come questi. Chi arriva, dunque, a portare a casa un figlio tramite adozione non fa che dimostrare una tenacia e un amore difficili da intuire, superiori probabilmente anche alle stesse motivazioni che spingono una coppia a mettere al mondo un bambino. Come dimostrano le storie di chi ha atteso anni prima di potersi svegliare la mattina accanto a un “estraneo” capace di premiarti con le parole più dolci che si possano udire: mamma e papà. UNA RAGNATELA DI INTERESSI ECONOMICI Secondo il “7° Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia 2013-2014”, nel 2012 sono aumentati dell’11,4% i bambini in Italia dichiarati adottabili e sono aumentate del 4,5% anche le coppie che hanno presentato domanda di adozione nazionale. Dei bambini adottabili che si trovano nel sistema (1.900), il 59% è accolto in una strut-

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L’INCHIESTA

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Anna Falchi fra i numerosi testimonial Vip di campagne pro adozione. Anna presta il suo volto all’iniziativa “Fame di Mamma”, promossa da Ai.Bi. Amici dei Bambini

tura residenziale e il 41% in affidamento familiare: la maggior parte di loro da oltre due anni. Tutto ciò, malgrado il considerevole numero di coppie disponibili: al 31 dicembre 2012 erano 31.343. Si tratta di un fenomeno, dunque, che, come evidenzia il Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (Crc), richiede un monitoraggio serio, ancora non cominciato, neanche dopo l’attivazione della Banca dati nazionale dei minori adottabili e delle coppie disponibili all’adozione. E nonostante da più fronti, soprattutto da parte di chi in prima persona vive il problema e delle organizzazioni impegnate in questo campo, come per esempio Ai.Bi. Amici dei Bambini, da anni in prima linea al fianco di genitori e bambini, venga ribadita la necessità di una riforma della legge italiana per velocizzare le pratiche. Sia per le adozioni nazionali che per quelle internazionali, perché, com’è stato ampiamente dimostrato in passato anche da diverse inchieste, in molti paesi del mondo i bambini abbandonati non vengono lasciati adottare, o comunque si tende a prolungare i tempi di attesa, per pura convenienza economica degli istituti che ospitano i piccoli. Convenienza di cui parlava, per esempio, nel 2011 anche uno fra i più noti quotidiani del nostro Paese, la Repubblica, che registrava come in Italia fossero ospitati in strutture di accoglienza più di 20mila giovani, tra neonati, bambini e ragazzi, dei quali solo uno su cinque (uno dei dati più bassi d’Europa) veniva assegnato alle famiglie. Motivo? I soldi.

In quanto, per ogni minore ospite, agli istituti viene corrisposta un’indennità compresa tra i 70 e i 120 euro pagata dai Comuni. Un ghiotto giro d’affari dunque: un miliardo di euro l’anno – se si considera che le strutture sul territorio nazionale sono circa 1.800 – che andrebbe scalfito parecchio se si accelerassero i tempi di adozione. REGOLA NUMERO UNO: ARMARSI DI TANTA PAZIENZA Se avete deciso di adottare un bambino, per prima cosa, fate una valutazione sulle vostre possibilità economiche (si arrivano a spendere anche 25mila euro) e sulla pazienza di cui siete dotati. Perché la procedura di adozione dura mediamente tre anni. Nel caso di quella internazionale si hanno punte di cinque anni e mezzo per la Lituania e minime di due anni e otto mesi per la Federazione Russa e l’Ungheria. Nel caso di quella nazionale l’iter per ottenere l’idoneità dura un anno, contro i sei mesi previsti dalla legge. Preso coscienza di questo, sappiate che non tutti possono adottare. La legge 184/83 prevede che lo possano fare le coppie sposate da almeno tre anni o che possano dimostrare, se sposati da meno, di aver convissuto per almeno

tre anni. Non deve esserci stata alcuna separazione, neanche di fatto, tra i coniugi. Tra il bambino adottato e i coniugi deve esserci una differenza minima di 18 anni e massima di 45 (previste eccezioni). Superato poi un attento esame da parte dei servizi sociali del comune in cui vivete, potete presentare domanda, valida tre anni, rinnovabile, al tribunale, che deve includere busta paga, certificato del casellario giudiziale, certificato del medico di base e anche l’assenso dei nonni (se deceduti, certificato di morte). Siete ancora convinti ad andare avanti? Bene, perché ora viene la parte più difficile: l’accertamento delle capacità di coppia. Entro quattro mesi dall’avvio della domanda, il tribunale dispone una serie di approfonditi accertamenti: s’in-

RUSSIA E LOMBARDIA IN POLE POSITION Federazione Russa, Etiopia, Polonia, Brasile, Colombia, sono i cinque maggiori paesi di origine dei bambini adottati dalle coppie italiane. La Federazione Russa resta il primo Paese di provenienza, con 730 minori entrati in Italia nel 2013, pari al 25,8% del totale. L’Etiopia, con 293 minori (10,4%) è il secondo Paese di provenienza, seguito dalla Polonia con 202 minori (7,2%), dal Brasile con 187 (6,6%) e dalla Colombia con 179 (6,3%). Per quel che riguarda l’Italia, la regione che adotta di più

è la Lombardia, con 6.705 coppie. Nel Sud è la Campania, con 2.235 coppie adottanti. L’età media degli aspiranti genitori si aggira intorno ai 42 anni, sia per gli uomini (il 37,5% di essi ha un’età compresa tra i 40 e i 44 anni), sia per le donne, che hanno invece un’età fra i 40 e i 44 anni nel 38,2% dei casi. Le coppie italiane che decidono di adottare un bambino straniero cominciano mediamente il percorso di richiesta di adozione all’incirca dopo nove anni di matrimonio.

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25,8 %

7,2 % 6,6 % 6,3 %

FEDERAZIONE RUSSA ETIOPIA POLONIA

BRASILE COLOMBIA

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TRASPARENZA PRIMA DI TUTTO Dopo il boom degli anni passati, le adozioni a distanza hanno cominciato a registrare un calo. Secondo i dati Eurisko, rispetto al 2007, quando il 50% degli intervistati si era definito non interessato ad attivarne una, nel 2013 le risposte negative sarebbero arrivate addirittura al 71%. Colpa della crisi, ma soprattutto di una sfiducia verso il meccanismo che ha portato al calo del numero di famiglie adottanti: si è passati dagli oltre 4 milioni del 2007 ad un milione e mezzo del 2013. In sei anni, quindi, le famiglie sostenitrici sono diminuite del 65%. Ciò significa che sono state perse due famiglie su tre. Che fare dunque? Il 61% degli italiani chiede più trasparenza, più garanzie, maggiori informazioni su come vengono impiegati i soldi, mentre il 90% di essi ritiene che sia necessaria una legge che regolamenti il sostegno a distanza.

le relazioni internazionali e i negoziati con i Paesi di origine dei minori. Ma non basta, sottolineano le organizzazioni che masticano tutti i giorni la materia. Si chiede innanzitutto che il Governo adotti ogni iniziativa utile a reperire le risorse necessarie per erogare i rimborsi relativi alle procedure di adozione ancora in sospeso. Fra le altre richieste, l’aumento delle risorse disponibili per il Fondo per

dagano le motivazioni della domanda, la situazione e le dinamiche famigliari. Al termine, una relazione sarà affidata al tribunale per il giudizio circa l’idoneità della coppia ad adottare. Se l’indagine ha esito positivo, il tribunale, tramite ordinanza del giudice, può dar via all’affidamento preadottivo della durata di un anno, scegliendo per la domanda di adozione il minore considerato più idoneo. Dopo il primo anno, se esistono tutte le condizioni previste dalla legge (se i minori hanno più di 14 anni, va considerato anche il loro giudizio), il minore è definitivamente adottato: il bambino ottiene il cognome della famiglia adottiva e non ha più rapporti giuridici con quella d’origine. Mentre l’adozione nazionale è gestita direttamente dal tribunale dei minori, per quella internazionale la coppia, una volta ottenuta l’idoneità, è tenuta a rivolgersi a un ente autorizzato dalla Commissione per le adozioni internazionali (Cai). EPPURE QUALCOSA LENTAMENTE STA CAMBIANDO... Ma qualcosa si sta muovendo. A luglio si è trovato un accordo che impegna il Governo ad assegnare risorse adeguate al Cai per quanto riguarda le attività ordinarie, per le attività di vigilanza, per

ADOZIONI INTERNAZIONALI IN CADUTA LIBERA Siamo primi in Europa per adozioni internazionali e secondi al mondo, dopo gli Stati Uniti. Eppure, dopo il crollo del 22,8% delle adozioni nel 2012, nel 2013 si è registrato un ulteriore calo del 9,1%. Un trend negativo che prosegue anche nei primi tre mesi del 2014: rispetto al primo trimestre 2013, si è registrata una variazione negativa del 24,3% per quanto riguarda le coppie, mentre i minori autorizzati all’ingresso sono calati del 25%. Ma le adozioni internazionali diminuiscono anche all’estero: negli Usa si è registrato un calo del 62% e il trend è lo stesso per tutti gli altri paesi di accoglienza. Le cause sono attribuibili sia ai paesi

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d’origine (cambiamenti legislativi e procedurali, maggiore utilizzo dell’adozione nazionale e dell’affido, minor numero di bambini non riconosciuti alla nascita, maggior pregiudizio nei confronti dell’adozione internazionale a causa di ciclici scandali relativi a pratiche “poco trasparenti”), sia ai paesi di accoglienza. Qui si evidenziano crisi economiche, incremento delle pratiche di fecondazione artificiale, senso di sfiducia verso le lunghe procedure, macchinose e dall’esito incerto, preoccupazione di accogliere un bambino che potrebbe avere bisogni speciali, a fronte della difficoltà da parte dei Servizi territoriali di garantire un sostegno adeguato.


L’INCHIESTA

SEI RAZZISTA?… ADDIO ADOZIONE! Capita che a volte gli aspiranti genitori scelgano i figli sulla base di determinati parametri. Proprio di qualche anno fa è una polemica nata a Firenze dove il tribunale dei minori aveva rilasciato decreti di idoneità a genitori che chiedevano un bambino di una determinata età, di origine europea e senza disabilità. Una polemica alla quale ha risposto la Cassazione nel giugno del 2010 con la sentenza 13332: non sarà possibile accedere all’adozione alle coppie di aspiranti genitori che, nelle procedure di richiesta, dichiareranno davanti al giudice di volere solo minori di determinate etnie. In questi casi il magistrato, non solo non dovrà convalidare i relativi decreti di adozione, ma dovrà mettere in discussione la capacità stessa della coppia a candidarsi per l’adozione in generale.

le politiche della famiglia, riconsiderare l’obbligatorietà della certificazione delle spese permettendo l’autocertificazione da parte delle coppie, prevedere agevolazioni per i congedi parentali. E ancora, valutare la possibilità di superare il sistema dei rimborsi sostituendolo con misure fiscali idonee a sostenere le famiglie che concludono il percorso

LE STORIE

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adottivo, sia per le spese sostenute che nel percorso di post-adozione. Misure già previste in altri paesi occidentali e che sicuramente aiuterebbero a far incontrare più facilmente i due bisogni fondamentali di ogni adozione: da una parte, ricevere amore e, dall’altra, il desiderio di offrirlo. È una questione di civiltà, oltre che morale.

IL RACCONTO DI CHI CE L’HA FATTA E OGGI È FELICE DELLA SUA SCELTA

«Questi bambini cercano soltanto amore, quello che supera ogni difficoltà»

ANGELA E ANTONIO

Cosa significhi avventurarsi nella giungla delle adozioni ce lo raccontano Angela e Antonio che hanno deciso un giorno di adottare un figlio: «Quando abbiamo pensato di compiere questo passo – spiega Angela – abbiamo optato per l’adozione sia nazionale che internazionale, su suggerimento di una coppia di amici che aveva dato la disponibilità solo per la nazionale e che dopo dieci anni era ancora in attesa. Prima di poter scegliere l’ente per arrivare all’incontro con nostro figlio, sono passati due anni. Ma poi, è bastato solo un anno per arrivare a conoscere Marco, che viveva in Ungheria. Come da prassi, tramite l’ente di riferimento, siamo andati lì e abbiamo trascorso con lui un mese: un periodo di scoperta, di conoscenza e di amore. Appena ci ha visti ci ha chiamati “mamma e papà”, una cosa incredibile!». Un percorso lungo tre anni, fatto di visite, controlli, colloqui, per una spesa di 15mila euro, ma in cambio di un premio impagabile. «L’Ungheria è un Paese molto serio per quanto riguarda le adozioni ed ora siamo una famiglia. C’è solo una cosa che chiedono questi bambini: l’amore. Vengono da situazioni difficili che spesso hanno cancellato o che non vogliono ricordare, ma che rimangono dentro di loro come ombre. E noi che li accogliamo dobbiamo solo rassicurarli offrendo loro quei sentimenti naturali che ci hanno spinto a fare questa scelta: l’amore e la comprensione superano ogni difficoltà».

DONATELLA

«Dall’essere figlia unica alla gioia improvvisa di condividere le mie giornate con due sorelle»

Dello stesso avviso è Donatella, di Latina, che a 16 anni ha smesso di essere figlia unica: «I miei avevano soltanto me e desideravano avere altri figli. Non riuscendoci, hanno pensato all’adozione. Poiché le liste d’attesa per quella nazionale erano lunghissime, hanno optato per l’adozione internazionale. Hanno impiegato tre anni prima di poterle incontrare: quando siamo andati in India a prenderle, le avevamo solo viste in foto. La richiesta iniziale era per un bambino, ma quando ci hanno detto che in questo caso, essendo sorelle, non volevano dividerle, abbiamo deciso di prenderle entrambe! Sicuramente, se tornassimo indietro, lo rifaremmo: abbiamo festeggiato vent’anni insieme pochi giorni fa, una vive ancora con i miei, l’altra si è sposata e ha un bambino».

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Tina

De Raffele

La leonessa di Crotone

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i sono due momenti particolari che Tina De Raffele ricorda dell’ultimo anno e mezzo: la scoperta di avere il cancro e l’apertura di una pagina Facebook, con tutto ciò che ne consegue in entrambi i casi. Ma andiamo con ordine. Inizialmente Tina comprò una parrucca perché la vergogna di mostrarsi senza capelli era tanta. «Quando l’ho scoperto ho avuto dei sentimenti che non riuscirei neanche a spiegarti. Perdi le amicizie, perdi i capelli, ti aggrappi alla vita che improvvisamente diventa

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Foto e testo di Maurizio Fiorino

preziosa. E ti vergogni, non so di che poi. Ti vergogni e basta». Perde alcune amiche che considerava più che care perché, spiega, «quando dici di avere il cancro è come se ti facessi terra bruciata intorno. Non ne capisco il motivo, non è una malattia trasmissibile. Mi hanno detto che non ce la facevano a sopportare il peso della malattia. Loro, non io» osserva. Ma subito dopo fa spallucce, «pazienza, vuol dire che non erano vere amiche». La scoperta del cancro per un po’ la annienta. «Inizialmente ti senti diversa e sola. Può esserci l’affetto di chiunque, io ho


DONNE DI

avuto quella della mia famiglia, ma sei diversa, hai il cancro, punto e basta». Tina ti parla guardandoti negli occhi e non distogliendo lo sguardo per nessuna ragione al mondo. Persino quando il gatto le salta addosso e cerca le sue carezze. Soprattutto quando ricorda quella sera di pochi mesi fa in cui, annoiata e stanca, si toglie simbolicamente la parrucca e indossa una più comoda bandana. Prende un pennarello e scrive su un foglio di carta “Ciao sono Tina, ho 42 anni e sto lottando e non voglio che i miei figli si ammalino di tumore”. Si fa un selfie, come vengono definiti oggi gli autoscatti, col foglio in mano e chiama a rapporto uno dei suoi tre figli, tutti e tre maschi, per farsi dare una mano. «Non ero molto esperta di Facebook così mi sono fatta aiutare. Gli ho chiesto di aprire una pagina dal titolo “Crotone ci mette la faccia” e tutto quello è accaduto dopo, beh, non so come spiegarlo. Credo sia stato merito del passaparola». Nel corso della prima notte la pagina

raccoglie i primi like, una ventina. Il giorno dopo cento, poi duecento. In meno di una settimana quasi mille. Tina interpella nuovamente suo figlio ma questa volta per chiedergli se è possibile cancellare la pagina perché quello che stava accadendo era del tutto inaspettato. I tanti che cominciano ad iscriversi alla pagina fanno a loro volta un selfie e lo rendono pubblico, in sostegno alla battaglia di Tina. Lei, in primis, non pensava che il suo piccolo sassolino lanciato nella rete, per caso e un po’ per gioco, scatenasse quella reazione. Da quella sera, la pagina ha raccolto quasi ventimila “mi piace”. La sua diventa una battaglia rumorosa e scomoda: vuole vederci chiaro, capire perché nella sua terra tutti si ammalano di cancro. Organizza sit-in, manifestazioni, incontri pubblici in cui altre donne, e chiunque voglia partecipare, si confrontano e sostengono a vicenda. Lei, Tina la leonessa, capisce che per distruggere il cancro la prima cosa da

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fare è reagire per spaventarlo. Si emoziona raramente e solo se parla di suo marito e dei suoi figli. L’ultimo, il più piccolo, si è appena diplomato con una tesina sui tumori e il business delle chemioterapie, in onore di sua madre. C’era anche lui sul palco del primo maggio a Taranto, davanti a più di centomila persone, quando sua mamma ha urlato con tutta se stessa «sono Tina De Raffele e ho il cancro», come a liberarsi. Standing ovation, e il ricordo di una giornata indimenticabile. «Già, soprattutto perché appena sono salita sul palcoscenico mi sono caduti tutti gli otto fogli col discorso che avevo preparato. Ma appena mi sono presentata e ho sentito quel boato, non ci ho capito più niente». Ma non è stato quello l’evento più significativo degli ultimi mesi. «All’inizio, durante i primi incontri, c’era questa donna, anche lei malata, che se ne stava zitta zitta nel suo angolino, annientata dalla malattia. Dovresti vederla adesso: prende sempre lei la parola».

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CONTROCORRENTE

CON RADOSLAVA IL MARE SI TINGE DI di Chiara Mazzei

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ccantonate lo stereotipo del vecchio lupo di mare, baffi, cerata e sguardo torvo, perché il futuro del mare ha un’apparenza molto più carina. Radoslava Petrova è bulgara, ha 36 anni e nel 2001 ha fondato la prima e unica cooperativa di pesca composta esclusivamente da donne in Italia, che le è valsa la vittoria del premio Innovazione all’interno del prestigioso Money Gram Award. La sua storia ci racconta di come dietro quel sorriso dolce e lo sguardo acuto, si nasconda una donna dalla grinta veramente eccezionale. Arriva in Italia nel 1998, per seguire l’ex marito, con un curriculum accademico di tutto rispetto. Studi in giornalismo, pedagogia e turismo… «Come ci sei finita su una barca?» «Per passione!» ci racconta «Io le scelte le faccio col cuore». E il cuore la porta in una cooperativa di pesca a Marina di Carrara, il Maestrale, in cui comincia ad imparare il mestiere del pescatore. Il confronto quotidiano con un ambiente fortemente maschile non

La storia della giovane bulgara che ha fondato in Italia la prima cooperativa di pesca al femminile

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nella cooperativa Il Maestrale, gli uomini pensavano solo a pescare. Non andavano oltre. Io e altre colleghe abbiamo pensato, per cominciare, di offrire il servizio di pulizia del pesce. E poi abbiamo pensato agli avanzi». Il pesce non venduto è comunque parecchio e Radoslava ha un’intuizione vincente: quello che rimane si può utilizzare per preparare prodotti biologici, deliziosi sughi e creme di pesce. Oggi, quindi, Bio & Mare è una realtà affermata che segue tutta la catena del prodotto, dalla pesca alla vendita e si è ampiamente meritata il premio Innovazione Money Gram Award 2014 per l’imprenditoria immigrata. I dati dicono che le imprese immigrate si sono espanse a ritmo di gran lunga superiore rispetto a quelle italiane. «Credo che le principali ragioni di questo fenomeno» ci ha spiegato Massimo Canovi, Vice President Southern Europe di MoneyGram «siano una maggiore propensione al rischio, la disponibilità a creare impresa in settori considerati poco attrattivi dagli Italiani e un obiettivo minor costo opportunità rispetto ad altre forme di impiego».

la scoraggia. «Sono sempre stata un po’ maschiaccio» scherza «Ho sempre lavorato tanto e bene quanto gli altri. Che io fossi uomo e donna non importava». L’amore per il mare porta dunque Radoslava ad imparare un mestiere completamente nuovo. «E le tue lauree? Non ti sei mai sentita frustrata dal non aver potuto farle fruttare?» «Nessuna frustrazione» ci dice convinta «Quello che impari, la cultura, rimane per sempre. E poi tutto torna: faccio pedagogia perché educo le ragazze che sono mie compagne. Faccio turismo, attraverso il mare. Faccio giornalismo, perché racconto la mia storia e presento la mia azienda». Non si può che provare una forte ammirazione per questa giovane donna che si è saputa reinventare partendo da zero e ha creato un’impresa, la Bio & Mare, che oggi conta sei dipendenti di varie nazionalità. E che non si ferma certo alla pesca in mare. Orate, gamberoni, branzini e seppie dalle acque del Tirreno arrivano ai banchi del lungo mare e della pescherie. Ma non finisce qui. «Quando lavoravo

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GRANDI ITALIANI

Il piccolo grande uomo che non smette di emozionare

LUCIO Dalla

Lucio Dalla e Augusto Binelli, campione della Virtus Bologna

di Chiara Mazzei

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a sì, è la vita che finisce, ma lui non ci pensò poi tanto, anzi si sentiva già felice e ricominciò il suo canto”. Queste le parole di Caruso, senza ombra di dubbio una delle canzoni più conosciute e amate di Lucio Dalla in Italia e nel mondo. E chissà che Lucio non abbia davvero ricominciato il suo canto quel 1° marzo del 2012 quando ha lasciato questa terra in cui “l’impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale”. Se ne è andato solo tre giorni prima di quel famoso 4 marzo che è diventato una data simbolica ed evocativa per milioni di persone. 4/3/43 sono numeri ormai cristallizzati nelle menti di tutti e le note che li accompagnano, leggere e morbide come una dolce nenia, sono cantate dai giovani come dai più anziani.

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DALLA MUSICA PASSANDO PER LO SPORT E LO SPETTACOLO, IL POLIEDRICO CANTANTE CHE HA RESO LA SUA VITA UN APPASSIONANTE PERCORSO DI ARTE ED INCONTRI Lucio Dalla è stato uno dei più poliedrici artisti italiani. Musicista jazz, cantante, cantautore dalla personalità stravagante. «La mia vita è cambiata di continuo, e in realtà credo che questo corrisponda alla prima vocazione che ho riconosciuto in me, quella della curiosità». Così parlando agli studenti del Collegio Alma Mater e del Camplus San Felice, nel febbraio 2007, il cantante rintraccia la radice del suo incondizionato estro in una curiosità che lo ha portato ad esplorare i più svariati generi musicali e collaborare con artisti, anche internazionali, lontani dal suo mondo. Nell’immaginario comune è ricordato col suo classico berettino di lana, indossato sempre e comunque, sul vestito più elegante come su una divisa da basket, con le sue collanine e i suoi occhialetti tondi.


CON LO SPORT NEL CUORE... Anch’essi sono stati lo specchio della sua immensa creatività, che in 69 anni di vita lo ha portato a percorrere i sentieri della musica e dello spettacolo imboccando sempre strade nuove e cimentandosi senza paura nelle avventure più disparate. Comincia a soli 10 anni a mettersi alla prova, quando un amico di famiglia gli regala un clarinetto per il compleanno e lui, da assoluto autodidatta, non solo impara a suonarlo ma diventa anche molto bravo. Ed è così che si innamora del jazz, incominciando a suonare in piccoli gruppi bolognesi, tra cui la Rheno Dixieland Band, in cui ha come compagno niente meno che Pupi Avati. Il futuro regista si sentirà addirittura intimidito dal grande talento del collega, tant’è che più avanti affermerà «Il mio sogno era diventare un grande clarinettista jazz. Ma un giorno nella nostra orchestra arrivò Lucio Dalla. All’inizio non mi preoccupai più di tanto, perché mi pareva un musicista modestissimo. E invece poi ha manifestato una duttilità, una predisposizione, una genialità del tutto impreviste: mi ha tacitato, zittito, messo all’angolo. Io a un certo punto ho anche pensato di ucciderlo, buttandolo giù dalla Sagrada Familia di Barcellona, perché si era messo in mezzo tra me e il mio sogno». Raptus omicidi a parte, quello che Avati mette in evi-

denza è proprio la capacità di Lucio di mettere un tocco tutto proprio in qualsiasi attività svolgesse. Un’energia e una passione dirompenti nel suonare, nel cantare, nel comporre. La stessa passione la metteva nello sport, che amava visceralmente. Basket e calcio, in particolare, erano un amore che andava oltre il tifo. Seguiva la sua Bologna nell’uno e nell’altro sport e addirittura arrivava a impostare l’agenda dei concerti in base alle trasferte delle sue squadre. «Il basket, a differenza di altri sport, ogni venti secondi ti regala un’emozione». Indimenticabile la fotografia a fianco del grande campione della Virtus Augusto Binelli. Un piccolo e audace ometto barbuto a fianco di un atleta gigante. Il coraggio e l’audacia lo avevano portato anche sulle strade della Mille Miglia: per ben tre volte, infatti, partecipò alla storica competizione a bordo di una Porsche, celebrando l’adrenalinica esperienza nell’omonima canzone. La verve quasi esplosiva, la simpatia e la genuinità disarmanti, il calore che riusciva a trasmettere al suo pubblico come alle semplici persone che lo fermavano per le strade di Bologna. Un lato della medaglia. Quella dello spassoso pseudonimo che aveva riportato sul campanello di casa sua in via D’Azeglio a Bologna: Domenico Sputo.

L’orecchino che Lucio Dalla portava all’orecchio era in realtà del mito del calcio Diego Armando Maradona. Fu lo stesso Dalla a raccontare che il campione glielo regalò dopo un incontro tra i due a Buenos Aires. La grande passione per questo sport e per il basket faceva da padrona anche nella programmazione dei concerti. Quando la sua squadra giocava in casa, cascasse il mondo, Lucio doveva essere presente.

L’altro lato della medaglia, invece, era la profonda fragilità, la sensibilità con cui guardava i più deboli e soli, il filo di malinconia che percorre molti dei suoi testi più belli. Piazza Grande è la piazza di tutti noi, dove si incontrano amori, solitudini, tenerezza ed emarginazione. Che poi quella canzone, che è diventato quasi un inno intimo della città di Bologna, nacque su un traghetto in direzione Palermo su cui Lucio strimpellava una chitarra insieme a Ron. E la sua città ha ricambiato questo grande amore. Un mese dopo la sua improvvisa morte, il 1º aprile 2012, un’ordinanza comunale ha stabilito che nella sua via, attraverso una rete di altoparlanti, fosse trasmesso ogni giorno alle 18 un brano del cantante. Per ben duecento giorni, dunque, per la strada le note e la voce di Lucio hanno continuato a regalare un’emozione a chi, per caso oppure no, passava di lì.

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NARRATIVA

I colori di DORA di Iris Blu

CAPITOLO II

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a luna piena riempì di un velo luminoso la stanza, rischiarando il volto stanco di Sabrina. La sua chioma rossa e riccia, sotto i raggi lunari, splendeva di un luccicore quasi vivo. La ragazza si osservò riflessa nel grande specchio ovale della stanza, e notò quella luce particolare sparsa tra i capelli e sul viso. La magia del momento, di quel tocco argentato, le fece pensare di essere diventata una statua, una bellissima e immortale creatura di pietra. “Magari!” si disse. Se fosse stata di pietra, avrebbe dovuto semplicemente attraversare i millenni senza pensare alle responsabilità del momento. Si era sempre considerata una donna poco emotiva, tutta d’un pezzo, con una forte personalità... “Forte personalità? Cosa vorrà dire poi…” La luna in cielo era figlia della notte e

Chiuse gli occhi e s’immerse nel buio di una stanza ben più grande di quella in cui si trovava. Era un luogo sacro e tutto suo, di nessun altro. Già… ma non era più sola, dentro al suo ventre c’era un bagliore pronto a illuminare ogni sua futura solitudine. Non aveva più una relazione ma non era comunque single. Poche ore prima aveva detto a Dora, via messaggio, che qualcosa di nuovo bolliva in pentola. Era giunto il momento di vuotare il sacco! Parlare le avrebbe fatto bene. Da dove avrebbe cominciato? Da Sergio e dai suoi tradimenti? O avrebbe parlato prima della sua gravidanza per poi rivelare che quel bimbo non avrebbe avuto un padre? Era intenzionata a non vedere Sergio mai più e quel figlio avrebbe portato il cognome della madre. Quella, per Sabrina, era una delle poche certezze del momento. “È giusto privare un albero di alcune

“È GIUSTO PRIVARE UN ALBERO DI ALCUNE DELLE SUE RADICI?

È GIUSTO PRIVARE UN SORRISO DI UNO SGUARDO PRONTO AD AMARLO?” LA DONNA TUTTA D’UN PEZZO SI SENTÌ IN FRANTUMI.

anche Sabrina, ben presto, avrebbe avuto una luna tutta per sé. Il test di gravidanza non mentiva ed era tempo di non mentire a se stessa. Sarebbe diventata madre e tutto sarebbe cambiato. Era inevitabile. Non aveva detto nulla a nessuno, non ancora. Né tantomeno aveva parlato della fine della sua relazione con Sergio… non aveva avuto il coraggio di confessarlo ad anima viva. “Forte personalità? Cosa vorrà dire poi…”

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delle sue radici? È giusto privare un sorriso di uno sguardo pronto ad amarlo?” La donna tutta d’un pezzo si sentì in frantumi. Dormire, fosse almeno riuscita a dormire... ma in quel momento chiudere occhio le sembrò un’impresa ardua come la scalata di una vetta altissima e irraggiungibile. Si alzò dal letto, lentamente, sbadigliando in preda al sonno. Erano grosso modo le tre del mattino e non riposava da quasi ventiquattro ore. Camomilla? Un latte caldo? No, solo un bic-

chier d’acqua e qualche goccia dei suoi amati fiori di Bach. Era un’esperta di omeopatia e rimedi naturali. Tutte le sue amiche e conoscenti le chiedevano consigli e pareri, anche se purtroppo non aveva più molto tempo da dedicare alle sue amicizie. Il suo lavoro di manager richiedeva tanta responsabilità e molte rinunce. Cosa avrebbe dato per essere ancora la ragazza spensierata di un tempo. Quella che rideva a crepapelle per poco, quella che sapeva dispensare buoni consigli, che riusciva ad essere fredda anche in circostanze particolari. Essere manager di una casa farmaceutica non era facile. Le lunghe riunioni la stremavano, le decisioni da prendere la stressavano… recentemente aveva firmato un accordo con i sindacati della sua azienda per evitare il licenziamento di numerosi operai. “Sono riuscita a fare qualcosa di buono, qualcosa di buono che non riguarda solo la mia figura professionale...” Prese la sua boccettina di fiori di Bach e iniziò a inghiottire, una a una, le gocce. Mentre l’essenza di quei fiori le scivolava sotto la lingua, l’essenza del suo dispiacere scivolò sul suo volto bianco e pieno di lentiggini. Si ritrovò a piangere, si ritrovò faccia a faccia col suo dolore. “Perché non ho parlato con le mie amiche? Di cosa ho paura?” Amava profondamente Dora, Rosaria ed Emilia. Voleva bene a tutte e tre ma la sua preferita era Dora. Era una ragazza un po’ insicura eppure dotata di una grande forza. Era come una maestosa aquila dalle ali ferite. Era un’amica da proteggere e coccolare, ma anche una donna in grado di ricambiare con grandi attenzioni e forte calore.


“ A h ! Dora… perché ti sottovaluti così tanto!” Sabrina si accorse di aver lasciato dei piatti nel lavandino. La donna delle pulizie era malata e non le aveva mandato neppure la solita sostituta. La sua settimana di fuoco, scandita da riunioni lavorative e visite mediche, per fortuna era terminata. Beh, donna in carriera, futura madre, ex fidanzata… per qualche giorno sarebbe tornata ad essere anche una casalinga, come tante altre donne. Fece scorrere l’acqua e tirò fuori il detersivo per i piatti: stoviglie brillanti e profumate! Sorrise, chiedendosi se ci fosse anche per lei la possibilità di un futuro brillante e senza macchie. Per fortuna doveva lavare solo un paio di piatti e qualche posata. Nel giro di cinque minuti sbrigò quell’unica impellente faccenda domestica. Al resto avrebbe pensato la sua colf, Carla. Prima o poi sarebbe tornata! Il giorno dopo le avrebbe mandato un messaggio per chiederle informazioni sul suo rientro… Eh no! Le mancava solo di dover fare anche la casalinga a tempo pieno. Sorrise e capì di essere molto fortunata. Quante altre padrone di casa potevano contare su un aiuto che sbrigava quasi tutti i lavori domestici? “Lavoro tanto, guadagno molto e merito tutto questo!” Si diede una metaforica pacca sulla spal-

la, com’era solita fare nei momenti più bui. Amava consolare gli altri e amava consolare anche se stessa: senza piagnistei, senza troppe parole, con calore ed evitando di essere soffocante o invadente. La sua parola d’ordine era controllo, controllo, controllo… Eppure in quelle ultime settimane aveva perso la sua password, l’aveva smarrita in un fiume di pensieri, l’aveva smarrita sul letto di un torrente e per recuperare quelle poche sillabe sicure avrebbe dovuto immergersi dentro al suo rancore, alla sua rabbia. “Devo essere forte, per il mio bambino…” Era ora di tornare a letto e di provare, finalmente, a chiudere gli occhi. “E se fumassi un’ultima sigaretta? No, che irresponsabile!” Prese le sigarette, riposte qualche giorno prima in un cassetto, e le gettò nell’immondizia. Erano già le quattro del mattino, non proprio un orario di veglia consono a una futura mammina. Tornò in camera da letto e si sdraiò, esausta. Nuovamente al buio, tra le pareti della sua bellissima camera, chiuse gli occhi e poco dopo si addormentò. Il respiro si fece lento e regolare, riuscì finalmente a rilassarsi. A quel punto iniziò a sognare… Si vide indossare un’armatura medievale, aiutata da uno scudiero vestito d’argento. Si preparava per una lunga battaglia, munita di una balestra e di lunghe frecce dorate. Salì in groppa a un cavallo nero come la pece e partì al galoppo… provò un’immensa gioia, una scarica di adrenalina la attraversò da cima a fondo. Galoppò per miglia e miglia ma del nemico nessuna traccia. Il paesaggio, verde e pianeggiante, si trasformò ben presto in un deserto di dune rosse come una luna estiva. Galoppava senza tregua, alla ricerca di qualcosa contro cui lottare. Una tempesta di sabbia sfidò la sua corsa ma la cavallerizza non si fece intimorire. Arrivata vicino a un’oasi decise di fermarsi. Smontò dal suo destriero e si diresse verso una piccola pozza d’acqua. Per un attimo, un solo attimo, si rese conto di essere in un mondo onirico, in un quadro in balia di una mano che non poteva controllare. Cosa voleva dirle il suo subconscio? Si specchiò nel minuscolo laghetto e si vide priva della

sua armatura, avvolta soltanto da un bellissimo scialle di seta bianca. Si guardò attentamente in quella tonda superficie piena di colori: c’era il blu del cielo, il rosso del deserto e una lieve sfumatura di rosa dovuta a un tramonto imminente. Toccò quei colori con la mano nuda e li assorbì fino a divenire una nube di cristalli… Aprì gli occhi e si rese conto di aver sognato. Guardò l’orologio: aveva dormito solo un paio d’ore! Che strano sogno... In genere ne faceva pochi e tendeva a dimenticare tutto e in fretta. Erano le sei, oramai la notte era passata e doveva fare un sacco di cose: rispondere a e-mail di lavoro, fare la spesa, comprare qualche regalino per le sue amiche e poi vedere Dora… Avrebbe dormicchiato nel tardo pomeriggio, prima di cena, giusto per recuperare un po’ di energie. Decise di prepararsi un buon decaffeinato e di mangiare qualcosa. Prima però si mise uno scialle, bianco e di seta... Adorava guardare il cielo dal suo terrazzino pieno di fiori. La luna le parve stranamente pallidissima, forse aveva dormito poco anche lei, forse in quel momento stava sbadigliando, proprio come Sabrina. “Se sarà femmina la chiamerò Diana, come la dea della caccia e della luna. Sì, è un nome che mi piace. Suona bene…” Rimase più di mezz’ora ad ascoltare il cielo richiamare a sé le stelle e tutte le luci notturne. Era un mattino molto fresco di settembre ma nel suo cuore era sbocciata nuovamente l’estate. “Andrà tutto bene, sono una ragazza… con una forte personalità, qualunque cosa voglia dire” Guardò ancora per qualche minuto la notte svanire completamente e poi mandò un bacio alla luna. “Sono sicura che sarà femmina e si chiamerà Diana” Fece qualche passo indietro e rientrò nella sua stanza da letto. Chiuse la porta del terrazzo e andò a prepararsi una ricca colazione. Cosa avrebbe detto a Dora? Non sapeva quali parole avrebbe utilizzato, si sarebbe lasciata guidare dal cuore. Dai colori sgargianti del suo animo. Di sicuro avrebbe iniziato il lungo discorso con un nome e una domanda, lasciando da parte la sua amata parola chiave: controllo, controllo, controllo… “Dora, cosa ne pensi del nome Diana?” Continua nel prossimo numero...


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LUOGHI

OSTUNI e la Valle dei trulli Fra borghi incantati e spiagge da sogno

testi e foto Vincenzo Petraglia

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È UNA DELLE METE PIÙ “IN” DELLA PUGLIA: UN CALEIDOSCOPIO DI COLORI, SAPORI E INEBRIANTI PROFUMI MEDITERRANEI

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are dalle splendide sfumature turchesi, borghi arabeggianti che, dall’alto, scrutano come vedette di pietra l’orizzonte marino, sconfinate distese di maestosi uliveti secolari. Locali ricercati e una vivace vita notturna. E ristoranti e trattorie che propongono una gastronomia fra le più varie e gustose del Belpaese. È tutto questo, e molto altro, la Valle d’Itria, fra le province di Brindisi, Bari e Taranto. Un caleidoscopio di colori e profumi inebrianti che hanno reso negli ultimi anni quest’angolo di Puglia, noto anche come Valle dei trulli, meta di turisti esigenti provenienti anche da oltre confine e alla ricerca di atmosfere mediterranee e chic. Non è un caso che anche divi dello star system, non solo italiano, scelgano ogni anno le splendide masserie cinque-seicentesche della zona, la maggior parte delle quali magnificamente ristrutturate, per trascorrere le proprie vacanze, se non addirittura organizzare banchetti nuziali, come per esempio hanno fatto un paio di anni fa Justin Timberlake e Jessica Biel. Un luogo, la valle, pervasa, come molti sostengono, da forze energetiche speciali, per le quali ha richiamato negli ultimi anni parecchi cultori della spiritualità soprattutto orientale che hanno dato vita a svariati centri di preghiera e vita buddista immersi nella sua tranquilla e magica campagna. OSTUNI, LA MEDINA PUGLIESE Regina della valle è Ostuni, la città bianca. Un groviglio di vicoli e gradinate, archi e passaggi che le donano le sembianze di una suggestiva casbah araba. D’altronde da queste parti sono approdati nei secoli pirati e guerrieri musulmani, della cui cultura rimane testimonianza soprattutto nell’urbanistica e nelle architetture, pervase da atmosfere davvero molto particolari. Dall’alto del colle sui cui sorge, la cittadina scruta il mare e la distesa verde di ulivi che a valle lentamente si srotola verso il mare. Una vista

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LUOGHI

EDEN TORRE GUACETO Tra Brindisi e Carovigno, l’Area Marina Protetta di Torre Guaceto è un paradiso naturalistico ancora intatto caratterizzato da una costa bassa e sabbiosa bordata da dune e di tanto in tanto da scogli. Ne è simbolo la possente torre aragonese che da secoli, come le altre costruite lungo la costa per proteggerla dalle incursioni saracene, scruta l’orizzonte marino. La riserva custodisce magnifiche spiagge di sabbia dorata, fra cui quelle di Punta Pennagrossa, la più ampia e la più facile da raggiungere, della Terza Caletta e la spiaggia delle Conchiglie, due splendide cale raggiungibili dopo circa due chilometri di cammino lungo la battigia. Oltre vige il divieto di balneazione, eccezion fatta per le escursioni di snorkeling (magnifici e molto popolati sono i fondali della riserva) organizzate dalla cooperativa che gestisce il centro visite. Info per visite guidate e attività all’interno della riserva: Centro Visite, Borgata Serranova, via San Domenico, Statale 379 km 39,400 (uscita Serranova-Torre Guaceto), 0831/98.98.85 – 331/9.27.75.79 www.riservaditorreguaceto.it

davvero spettacolare. A Ostuni è bello “perdersi” fra i mille vicoletti che conducono a piazzette punteggiate di ristorantini all’aperto o ad angoli segreti tutti da scoprire. Oppure ad autentici gioielli artistici come la meravigliosa cattedrale quattrocentesca dedicata a Santa Maria dell’Assunzione, posta nel punto più alto della cittadina. FRA TRULLI E BORGHI FIABESCHI Tutta la campagna intorno ad Ostuni è un saliscendi di colli punteggiati di trulli, muretti a secco, vigneti, ulivi e percorsi da strade che offrono scor-

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ci fra i più fiabeschi della Puglia. In particolare quelli compresi fra Alberobello, la particolarissima città fatta completamente di trulli, Locorotondo, con la sua caratteristica struttura urbanistica a pianta circolare e gli antichi palazzi abbelliti da portali in pietra scolpita, e Cisternino, al pari di Ostuni, anche se più in piccolo, un’autentica casbah. È, infatti, un labirinto di vicoli ciechi, scalinate e stradine che si snodano all’ombra della Torre normanna e dei palazzi imbiancati a calce. Nelle giornate di sole il contrasto fra le candide facciate delle case e

l’azzurro del cielo è talmente forte che se ne resta completamente abbagliati. Qui la sera sono assolutamente da provare le macellerie e griglierie che servono all’aperto carne scelta direttamente dal banco e arrostita al momento. Una vera apoteosi del gusto! A soli dieci chilometri da Cisternino merita una visita anche la raffinata Martina Franca, con le sue armoniche piazze, le fontane e i fastosi edifici barocchi. Senza dimenticare – e per questi prendano appunti gli amanti dello shopping – gli eleganti e rinomati negozi di abbigliamento.


PERSONAGGI

ADESSO

COME DOVE QUANDO

I RISTORANTI

· La Taverna della gelosia via Tommaso Andriola 26, Ostuni, 0831/33.47.36, www.tavernadellagelosia.it. · Osteria Bell’Italia via Duca d’Aosta 29, Cisternino, 080/4.44.90.36. · Taverna del Duca via Papatodero 3, Locorotondo, 080/4.31.30.07. I trulli, costruiti a secco con pietra locale e con la caratteristica forma conica, sono antiche abitazioni contadine ideate come espediente per sfuggire alle tasse sulla proprietà di governanti e signorotti, in quanto facili da smantellare e ricostruire in breve tempo in caso di controlli da parte delle autorità

SPIAGGE DORATE E MARE INCONTAMINATO Ulteriore fascino lo conferisce alla valle l’estrema vicinanza al mare. Un mare fatto di lunghe spiagge di fine sabbia dorata incorniciate da macchia mediterranea, splendide dune costiere e mare cristallino dalle mille sfumature che vanno dal turchese allo smeraldo. I gioielli della costa, autentici eden naturalistici, sono l’Area Marina Protetta di Torre Guaceto (vedi box a pag. 96) e il Parco regionale delle Dune Costiere, che si estende da Torre San Leonardo a

Torre Canne. Fra le spiagge e i lidi più belli della zona spiccano quelli di Villanova, del Pilone, di Torre San Leonardo, del Lido Morelli e di Torre Canne. Per chi ama, invece, scogli e fondali ricchi di flora e fauna marina, Savelletri ed Egnazia rappresentano la meta ideale. Ad Egnazia, in passato uno dei centri pugliesi più importanti della Magna Grecia, si trovano anche il Museo e il Parco archeologico che custodiscono reperti e testimonianze di grande valore storico-artistico che vale la pena visitare magari dopo una bella giornata trascorsa in spiaggia.

MASSERIE E ALBERGHI

· B&B Il Vicinato Hotel La Terra via Gaspare Petrarolo 20, Ostuni, 0831/33.66.51, www.laterrahotel.it. · Masseria Lamiola Piccola contrada Lamiola Piccola, Ostuni, 0831/35.99.72 o 339/2.36.07.91 www.lamiolapiccola.com. · Albergo Diffuso Sotto Le Cummerse via Vittorio Veneto 138, Locorotondo, 080/4.31.32.98, www.sottolecummerse.it.

GLI EVENTI DA NON PERDERE

· Festival dei Sensi (www.festivaldeisensi. it), che si tiene dal 22 al 24 agosto fra le masserie e le dimore storiche di Martina Franca, Locorotondo, Cisternino e Ceglie: un tuffo nei cinque sensi fra cibo, conferenze, tavole rotonde ed esperienze multisensoriali.

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UFFICIO INFORMAZIONI TURISTICHE Puglia Promozione Iat di Ostuni, corso Mazzini 8, 0831/33.96.27, www.viaggiareinpuglia.it. Scorci barocchi della splendida Ostuni

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Eventi in SETTIMANA di Chiara Mazzei

LOCUS FESTIVAL LA NOTTE DELLA TARANTA

PERCORSI MUSICALI A VILLA GIULIA

SALENTO – 5 – 23 AGOSTO

MUSEO NAZIONALE ETRUSCO DI VILLA GIULIA – ROMA FINO AL 13 AGOSTO

Dalla musica classica al tango, passando per la musica da film, una rassegna di concerti en plein air nella cornice di grande fascino e valore artistico del Ninfeo di Villa Giulia. Tra gli spettacoli in programma, il 13 agosto salirà sul palco anche il premio Oscar del 1996 Luis Bacalov, che si dividerà tra le proprie colonne sonore e il tango di Gardel, Villolto e Piazzolla.

GENESI DI SEBASTÃO SALGADO PALAZZO DELLA RAGIONE – MILANO – FINO AL 2 NOVEMBRE © Sebastão Salgado / Amazonas Images

Tante le serate di musica che si svolgeranno in vari comuni del Salento fino al 23 agosto per quella che si conferma una delle più significative manifestazioni sulla cultura popolare in Italia e in Europa. La notte della Taranta è dedicato alla riscoperta e alla valorizzazione della musica tradizionale salentina e alla sua fusione con altri linguaggi musicali, dalla world music al rock, dal jazz alla musica sinfonica. Per informazioni su tutte le serate in programma, che si concluderanno con la grande festa finale di Melpignano: www.lanottedellataranta.it

PIC NIC SIENA SUMMER FESTIVAL SIENA – FINO AL 10 AGOSTO

Dopo aver incantato Venezia e Roma, ora Genesi, l’ultimo progetto del fotografo brasiliano Sebastião Salgado approda a Milano. In esposizione oltre duecento scatti in bianco e nero realizzati dall’autore nel suo viaggio per i cinque continenti, durante il quale ha catturato la bellezza autentica del nostro pianeta. Emozionante e profondo. Assolutamente da non perdere.

LOCOROTONDO (BA) –25 LUGLIO - 10 AGOSTO

Si festeggiano dieci anni di Locus festival. Grandi concerti, conferenze, dj set e area mercato, fra le strade e le contrade del magico borgo circolare di Locorotondo, nel cuore della Valle d’Itria. Gli eventi, tutti ad ingresso libero, sono distribuiti nell’arco di tre fine settimana dal 25 luglio al 10 agosto 2014. Il primo weekend sarà dedicato alla grande soul music moderna dagli USA e dall’Inghilterra, il secondo alla musica italiana, ed il finale alla musica globale fra Israele, Brasile e Nigeria. www.locusfestival.it

LO SPIRITO DELLA MUSICA DI VENEZIA 27 GIUGNO - 12 AGOSTO

Seconda edizione del festival che propone concerti dedicati alla musica barocca e contemporanea, incroci musicali tra civiltà diverse, con eventi quali la prima mondiale di Hôtel Europe di Bernard-Henri Lévy, una sezione dedicata alla danza sia classica che contemporanea. Moltissimi gli eventi proposti all’interno del Festival realizzato dalla Fondazione Teatro La Fenice con la Regione del Veneto, il Comune di Venezia e la Camera di Commercio di Venezia. www.teatrolafenice.it © Michele Crosera - Lo spirito della musica

Nei bellissimi giardini delle medievali Fonti di Pescaia, seduti comodamente su innovativi cuscinoni ecologici, si potrà godere di veri e propri picnic a base di tesori enogastronomici toscani tra arte, cultura e spettacolo. Ogni sera un programma diverso per godersi le serate estive, con tanto di cena al sacco a base di prodotti tipici del territorio e birra artigianale. www.picnicsiena.wordpress.com CONSIGLIACI UN EVENTO  Scrivi a Redazione Adesso, via Nino Bixio 7, 20129 Milano  redazione@edizioniadesso.com  Chiama il NUMERO VERDE GRATUITO 800 32 33 00

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1. Amore... a Londra 4. Il George regista di Guerre stellari 9. Differimento, dilazione 15. Arto pennuto 16. Il Ken noto romanziere 18. Si usano con il ditale 19. I luoghi circostanti 21. Sono parecchi nella ruota 24. Stazione spaziale russa 25. Sferica, circolare 26. Un pastore d’anime 27. Gorizia 28. Adeguato, opportuno 29. Nelson, premio Nobel per la pace 30. Comitato di Liberazione Nazionale 31. Ispide, irsute 32. Lo è il dente guasto 33. Ampie insenature 34. Lo sono baribal e grizzly 35. Un’agile felino nero 36. L’Al di Cellino San Marco 37. La metà di CIV 38. Casa di pena 39. Cotta nell’olio 41. Iniziali di Calvino 42. Elenco di prezzi 43. Proibito 44. Quella Lattea è sterminata 46. Quello forte suona 47. Oggetto ricordo

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48. La provincia con Piazza Armerina 50. Li studia l’entomologo 52. Il tritolo in tre lettere 53. Liquore dolce 54. Il nome di Morricone 55. Confederazione delle Industrie Agro-Alimentari

VERTICALI

1. Come la “gazza” di una celebre opera 2. Un lubrificante per i motori da corsa 3. Verbo del vanaglorioso 4. Il peso che comprende la tara 5. Osso dell’avambraccio 6. Call Level Interface 7. Sono pari in mare 8. Viene da altri lidi 10. L’Attilio eroe romano 11. Fine stesura 12. Organismi Geneticamente Modificati 13. Ha fatto perdere la testa a molti Francesi! 14. Grande uccello di palude 16. Sorgente 17. Arrivare dopo l’ora fissata 20. Francesco bandiera della Roma 22. Il nome della Garbo 23. Una città e regione del Perù 26. Tempio sull’Acropoli di Atene 29. Sinistri come certi tiri 30. Si sfidano a Sanremo 32. Bollata per gli atti

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33. Le capanne di montagna 34. Il Twist di Dickens 35. Il Willy autore del libro Il cibo e l’amore 36. Modesti per durata 38. La voce del passerotto 39. Lo ha sviluppatissimo il segugio 40. Grossa arteria 43. Li danno gli elettori 45. Anagrafe Nazionale Studenti 47. Senatore in breve 49. Aosta 51. Cambiano l’amico in asino

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Risolvi i cruciverba tenendo presente che a numero uguale corrisponde lettera uguale.

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SALUTE

Insolazioni e colpi di calore NON FACCIAMOCI ROVINARE L’ESTATE

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ono tra le insidie estive più pericolose perché mettono a rischio l’intero organismo con l’aumento della temperatura corporea. Motivo in più per sapere come intervenire in poche semplici mosse

In estate proteggersi è d’obbligo per evitare che le ondate di caldo ed un’esposizione imprudente e prolungata sotto al sole possano creare gravi problemi di salute. Quello dell’applicazione della crema solare, ad esempio, è un rituale che non deve venir meno neanche per chi tende ad abbronzarsi senza fatica e che va ripetuto più volte al giorno. Allo stesso modo, durante le ore calde, è importantissimo proteggere le parti del corpo più esposte, in particolare la testa, con berretti, cappelli o foulard, riposare in ambienti freschi e ventilati, evitare pasti eccessivamente abbondanti e mantenersi ben idratati preferendo l’acqua alle bevande alcoliche.

Se non rispettiamo i tempi e la delicatezza del nostro corpo, il rischio è quello di essere vittime di dolorose scottature, insolazioni e pericolosi colpi di sole. Sintomi e rimedi naturali immediati. Un’esposizione al sole troppo prolungata, anche se con clima fresco, è la prima causa dell’insolazione. Può capitare durante diverse attività estive come una gita in bicicletta, una partita a tennis nelle ore calde della giornata o una gita in barca e si manifesta con malessere generale accompagnato di solito da mal di testa, nausea, febbre con sudorazione intensa, sete e vertigini. Se invece la pelle è arrossata, calda e asciutta, non c’è traccia di sudorazione e la febbre arriva a toccare i 40° si tratta di colpo di calore. Non sottovalutate queste manifestazioni perché, in alcuni casi più gravi, possono essere seguite da stato confusionale, perdita di coscienza e shock.

CURE E RIMEDI Cosa fare allora per trovare sollievo e accelerare il processo di guarigione? In caso di insolazione, il trattamento è semplice e basta rispettare questi consigli:

1. Riposo in posizione comoda in un ambiente fresco ed areato, possibilmente silenzioso e in penombra 2. Docce fresche su tutto il corpo e spugnature su tempie e fronte 3. In caso di scottatura, usate gel a base di aloe vera da applicare finché la parte irritata non comincerà a spellarsi Se vi trovate di fronte ad un caso di colpo di calore, chiamate i soccorsi perché si tratta di una condizione molto seria che necessita adeguate cure mediche, e nell’attesa:

1. Fate sdraiare sulla schiena il soggetto colpito, in un ambiente fresco e ben areato, e tenetegli le gambe sollevate 2. Fatelo bere per combattere la disidratazione (molto efficaci sono le soluzioni saline) 3. Liberatelo dei vestiti per far traspirare la pelle e praticate impacchi con acqua fredda su tutto il corpo, applicando ghiaccio soprattutto sulla testa, sotto le ascelle, sull’inguine e sul collo per rialzare la pressione arteriosa

PER DIRE LA TUA O CHIEDERE CONSIGLI

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PSICO

ADESSO

Il valore della ASSERTIVITÀ Una comunicazione aperta all’ascolto per relazioni più sane con gli altri e con se stessi

L’

assertività è un concetto che viene spesso citato negli ultimi anni e si riferisce alla capacità di comunicare le proprie idee e i propri punti di vista in modo chiaro, diretto e onesto. Troppo spesso, infatti, ci si trincera dietro alla concezione che non si può esprimere il proprio disaccordo perché non ci si sente sufficientemente sicuri, o perché si teme che la differenza di idee con l’altro conduca inevitabilmente a un conflitto o a una rottura. Al lato opposto, ci sono poi le posizioni più individualistiche di chi è poco avvezzo all’empatia e si cura unicamente dei propri bisogni senza considerare l’altro, di chi quindi si interessa poco al parere altrui ma mira ad imporre il proprio. L’assertività è il processo comunicativo che consente di esprimere il proprio parere dando dignità e importanza ai propri bisogni, senza però ignorare quelli altrui. La base di partenza è che ognuno di noi ha il diritto di avere una propria opinione e un proprio bisogno, ha il

di Silvia Coldesina PSICOLOGA

diritto di esprimerli, di scegliere di non accogliere quelli degli altri senza per questo sentirsi in colpa e, soprattutto, il diritto di valutare come agire a seconda della situazione. Contenere e costringere i propri pensieri, per il timore di non essere considerati abbastanza buoni o per paura del dissenso altrui genera una situazione di sovraccarico interiore e malessere connesso al mancato riconoscimento di un bisogno profondo, quello dell’affermazione di sé. Non necessariamente il dissenso o il rifiuto dell’altro devono essere colti come un’offesa che conduca poi a una rottura: in primo luogo lo scambio di pareri differenti è di per sé arricchente, mentre la tacita accettazione del punto di vista altrui risulta sterile; in secondo luogo, le modalità comunicative che scegliamo di adottare consentono di esprimere il proprio parere senza che l’altro si senta ferito o in qualche modo offeso. Partendo quindi dalla conoscenza di sé come bagaglio fondamentale per af-

frontare le situazioni, mantenendo salda l’esigenza di possedere un’empatia sviluppata, cioè una buona capacità di comprendere le emozioni dell’altro, possiamo autorizzarci a esprimere un bisogno, a dire no a un bisogno altrui, senza che ciò vada a minare la nostra identità, l’immagine che abbiamo di noi stessi e, conseguentemente, la nostra autostima.

PER UNA COMUNICAZIONE ASSERTIVA È importante, quando si esprime la propria idea, guardare negli occhi l’interlocutore, parlare con calma e chiaramente di ciò che si sente, delle emozioni scaturite, mantenendo il focus su di sé senza attaccare l’altro. Ad esempio, una comunicazione assertiva è incentrata sul come io sento: “io mi sento arrabbiata”, piuttosto che sull’indirizzare la responsabilità verso l’altro: “tu mi fai arrabbiare”. Ognuno ha il diritto di valutare le situazioni e di dire di no senza sentirsi in colpa. Ognuno ha il diritto di scegliere, senza necessariamente doversi giustificare con l’altro.

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ADESSO

GENITORI E FIGLI

ADOLESCENTI

e trasformazione del corpo

una tappa fondamentale per la costruzione dell’indentità adulta

L’

adolescenza è una tappa evolutiva che rimette in discussione l’equilibrio psichico del bambino. Lo sviluppo sessuale e le nuove forme che il corpo acquista trasformano il bambino in adolescente, per cui il ragazzo si trova a fare i conti con una nuova immagine che sente sconosciuta. Perché è così importante per i genitori interessarsi al corpo dei propri figli e alle sue trasformazioni? Perché questi cambiamenti provocano una tempesta di emozioni sconosciute con cui l’adolescente deve confrontarsi, che devono essere integrate nell’identità psicologica. Uno dei compiti più importanti dell’adolescenza è proprio quello di costruirsi una nuova immagine corporea: il ragazzo gradualmente inizia a percepirsi adulto, costruisce un’immagine mentale nuova del proprio corpo, che si trasformerà anche in una nuova

di Federico Crisalidi PSICOLOGO E PSICOTERAPEUTA

consapevolezza: io sono un adulto. Nella pratica clinica spesso si assiste ad adolescenti che hanno un rapporto fortemente compromesso con il proprio corpo. La capacità dell’adolescente di affrontare le nuove emozioni e le forti contraddizioni di questa età dipende molto sia dal livello di maturazione psicologica raggiunto che dalla capacità della famiglia a rendersi flessibile alle nuove richieste che il figlio pone. Per comprendere il proprio figlio il primo punto è ascoltarlo. Alcuni genitori però hanno difficoltà ad accettare i cambiamenti del proprio figlio e reagiscono esasperando la crisi che sta vivendo. La mia esperienza di psicoterapeuta mi suggerisce che ciò deriva dal riemergere del loro passato adolescenziale, mai veramente risolto, che comporta la riorganizzazione dell’equilibrio individuale e di coppia.

MINIGUIDA PER GENITORI ATTENTI AI CAMBIAMENTI CORPOREI DEI FIGLI ADOLESCENTI Come può un genitore comprendere se la fase evolutiva che sta vivendo il proprio figlio è fisiologica oppure merita un’attenzione diversa? Ecco qualche indicazione: 1. Crisi normale dell’adolescente: quando il ragazzo mostra dubbi e incertezze per il proprio corpo e la sessualità, ma senza che questo abbia un’intensità tale da limitare la vita del ragazzo. Il corpo a volte viene rifiutato, manipolato con un abbigliamento particolare, con piercing e tatuaggi. Non importa quale sia la “stravaganza” esibita dal ragazzo: il genitore deve solo osservare che il ragazzo mostri stima per se stesso e accettazione del proprio corpo sessuale. 2. Crisi patologica dell’adolescente: la crisi si trasforma in una rottura del processo di crescita e la sfera del comportamento del ragazzo risulta danneggiata. Non vanno sottovalutati tutti quei comportamenti che rappresentano una richiesta di attenzione: · Quando il corpo subisce da parte dell’adolescente un iperinvestimento, come avviene nei disturbi alimentari (anoressia, bulimia, obesità). · Quando l’attenzione eccessiva per il proprio corpo si manifesta con un impegno ossessivo per la forma fisica (vigoressia). · Quando l’adolescente mostra angosce per particolari del proprio corpo, come la forma del naso, delle orecchie, del seno (dismorfofobie).

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ANIMALI

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In vacanza con FIDO

Il momento delle vacanze è arrivato, ma come fare col tuo adorato amico a quattro zampe? Ecco qualche consiglio che ti semplifica la vita

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iamo nel pieno del periodo delle vacanze e, se anche tu hai deciso di portare per la prima volta con te il tuo amato cane, sei sicura di aver pensato a tutto per il suo benessere? Se hai deciso di non separarti da Fido, mettendolo in qualche pensione per animali o affidandolo a qualche amica, avrai certamente scelto di alloggiare in una struttura turistica che accetta cani. Oggi come oggi esistono alberghi concepiti apposta per ospitare animali, offrendo loro ogni genere di comfort, dai servizi di toelettatura e dog-sitting alle spiagge super attrezzate con tanto di docce e piscine per cani. Prima di partire fai visitare il tuo cane al veterinario di fiducia per accertare il suo stato di salute e per controllare che sia in regola con tutte le principali vaccina-

di Marta Cerizzi

zioni. Non dimenticare inoltre di portare con te prodotti antiparassitari contro pulci, zecche e zanzare e soprattutto il libretto sanitario rilasciato dal veterinario sul quale sono registrate tutte le vaccinazioni del cane. Se hai in programma un viaggio all’estero, dovrai pensare alle varie formalità: di solito si deve portare con sé un documento di identificazione dell’animale da compagnia, cioè una sorta di passaporto che viene rilasciato dai servizi veterinari dell’azienda sanitaria locale previa iscrizione all’anagrafe canina. Tieni presente inoltre che in alcuni paesi il riconoscimento del cane, oltre al passaporto, avviene tramite microchip per cui, prima di partire, fallo controllare al veterinario. Informati poi su quali siano le norme di vaccinazione perché gli obblighi di vaccinazioni estere variano da uno stato all’altro: in particolare per l’espatrio è obbligatorio sottoporre il cane alla vaccinazione antirabbica almeno un mese prima della partenza. Se scegli di raggiungere la meta delle tue vacanze in

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macchina e il cane ha un’indole tranquilla, puoi sistemarlo sul sedile posteriore e tenere il finestrino leggermente abbassato affinché possa respirare aria fresca. Se, invece, il tuo cane mal sopporta l’auto, conviene tenerlo nel vano posteriore dell’automobile, appositamente diviso da una rete. Se poi il cane soffre proprio di mal d’auto conviene somministrargli un’ora prima della partenza un medicinale antinausea per uso umano nella quantità indicata dal veterinario. Prevedi di fare delle soste almeno ogni due ore per dargli da bere e fargli fare i suoi bisogni tenendolo sempre al guinzaglio.

LA VALIGIA DEL TUO CANE Assicurati di mettere in valigia tutto quello che potrebbe servire al tuo cane: non dimenticare guinzaglio, pettorina, museruola e sacchetti igienici. Porta il suo cibo preferito e le sue ciotole oltre, ovviamente, ai suoi giochi: ne bastano solo un paio per farlo sentire sereno. E se non è troppo ingombrante, perché non portarsi dietro anche la sua cuccia?

CERCANDO SUL WEB Consultando Internet si trovano un sacco di portali che indicano le strutture turistiche, i ristoranti e le spiagge che accettano cani, gatti e altri animali da compagnia. Si può dare, per esempio, un’occhiata a www.vacanzeanimali.it www.vacanzebestiali.org www.invacanzacolpadrone.it

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CUCINA E ALIMENTAZIONE

FERRAGOSTO… pranzo mio ti conosco! di Francesca Lovatelli Caetani

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iatti sfiziosi e originali, questo il must per il pranzo di ferragosto, quando è d’obbligo stare poco ai fornelli, preparare piatti semplici, magari anche la sera prima, da proporre ai parenti stile buffet casalingo, a casa propria o da amici, con piatti anche facili da trasportare. Se si svolge in un luogo dove è possibile accendere il fuoco, approfittatene per organizzare una simpatica e gustosa grigliata. Per il pesce la regola è quella di cuocere pochissimo, evitando crostacei “mummificati”!. Un consiglio per dare un tocco raffinato alla vostra grigliata, è quello di abbinare

salsine agro dolci, pesto pantesco, salse al formaggio o Chutney. Verdure, colori, fantasia, creatività sono alcuni ingredienti fondamentali per tutti, anche per coloro che non sono chef esperti o abili in cucina, ma semplicemente appassionati di cibo sano o buone forchette. Saper mangiare bene è già un buon inizio! Per la cena o il pranzo di ferragosto, che vi troviate in città, al mare o in campagna, l’idea migliore è preparare una bella tavola sul terrazzo, utilizzando oggetti che per l’occasione acquisiranno una funzione speciale. Ad esempio, il porta grissini della nonna per noi è diventato un portaposate; al posto degli stuzzichini per l’aperitivo, poi, ci sono i tovaglioli, rossi, per un tocco di fortuna. Inventando, trasformando, riutilizzando potrete diventare facilmente food designer per una sera!

IL MENU DI FERRAGOSTO GAMBERONI CON LIMONE, OLIO E PEPE Il sale è da scegliere tra le varie tipologie, come quello grigio, Iraniano o rosa, che arriva direttamente dall’Himalaya, o il semplice sale bianco mediterraneo. PACCHERI CON LE COZZE Oppure spaghetti con pomodoro fresco e parmigiano o pecorino grattugiato. Per tutti gli intolleranti e allergici al lattosio foglie di basilico, come quelle scelte da noi, cresciuto sul proprio terrazzo, profumatissimo e buono. PESCE SPADA ALLA GRIGLIA O AL FORNO, FOCACCIA, FAGIOLINI, PATATE, SORBETTO

DA LEGGERE

LE RICETTE DEL PRANZO DI FERRAGOSTO

A cura di di Susanna Cascella e Simone Riccardini, Fandango, 2010 pp. 91, 20 euro Grazia Cesarini Sforza, Marina Cacciotti, Valeria Bendoni, Maria Calì, le quattro protagoniste del film di Giovanni De Gregorio, Pranzo di Ferragosto, ci invitano ad assaggiare i loro piatti preferiti a partire dagli antipasti della signora Bendoni fino ad arrivare ai dolci di Marina. Il tutto accompagnato dai consigli del regista sommelier, Giovanni Di Gregorio, che indica il vino adatto a ogni portata.

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I NOSTRI CONSIGLI PER FERRAGOSTO DI FRANCESCA LOVATELLI CAETANI IN COLLABORAZIONE CON HELLO COOKING SHOW E IL GOURMET ENZO DE FEO

PACCHERI CON LE COZZE INGREDIENTI 400 gr di paccheri 1 confezione di cozze cilene sgusciate Aglio, cipolla o scalogno Prezzemolo, olio, sale, pepe quanto basta PREPARAZIONE 1. In una padella soffriggete aglio e cipolla; quando gli spicchi saranno dorati, aggiungete le cozze con il prezzemolo e fatele cuocere per 10 minuti circa fino a quando diventano chiare. 2. Fate cuocere la pasta, scolatela, aggiungetela alla padella con le cozze con aglio e cipolla 3. fate saltare per qualche minuto per far assorbire alla pasta il sapore delle cozze e…voilà, il piatto è servito! 4. Fate saltare il tutto per 4-5 minuti 5. Scegliete un vino bianco, ben freddo, 5 gradi, come la Falanghina.

LA RICETTA DI FERRAGOSTO PACCHERI CON LE COZZE 109


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CUCINA CREATIVA

UOVA IN SCADENZA, idee e ricette per non sprecarle RIUTILIZZARE CON FANTASIA LE UOVA AVANZATE NON È MAI STATO COSÌ FACILE E DIVERTENTE. ECCO QUALCHE SUGGERIMENTO PER PORTARE IN TAVOLA QUALCHE GUSTOSO PIATTO ESTIVO

15 minuti. Sbattete 5 uova, unendo sale e pepe e unite il composto alle patate intiepidite. Versate il composto di uova e patate in una padella con due cucciai di olio e fate cuocere per circa 7 minuti. Servite in tavola la vostra tortilla accompagnata da una bella insalata di pomodori.

Quante volte vi siete accorti di avere ancora cinque o sei uova dimenticate in fondo al frigorifero, una bella confezione intera con la scadenza a brevissimo termine ed essere a corto di idee per utilizzarle? Niente paura, le ricette per secondi e dolci a base di uova avanzate sono tantissime! Ecco alcuni spunti:

OCCHIO DI BUE AL FIOR DI PEPERONE

TORTILLA DI PATATE

Per deliziare familiari e amici con un aperitivo in stile “tapas spagnola”, impiegate tutte le vostre uova in scadenza in una squisita tortilla. Pelate 200 gr di patate, tagliatele a dadini e fateli cuocere a fuoco lento in una padella antiaderente. Una volta pronte, mettete le patate in uno scolino per far colare l’olio in eccesso e lasciatele raffreddare per circa

Una ricetta sfiziosa e originale è quella con i fiori di peperone per servire le uova all’occhio di bue. Le uova vengono cotte all’interno di peperoni rossi, gialli e verdi, che vengono tagliati a rondelle, assumendo così la forma di coloratissimi fiori. Ideale per un brunch domenicale o per un pranzo veloce, piaceranno tanto ai più piccoli.

IL CLASSICO CIAMBELLONE

È la soluzione più veloce e deliziosa per non sprecare le uova prossime alla scadenza. Per realizzarlo, infatti, ce ne vogliono almeno tre. Le uova sono anche la base di biscotti, torte, creme pasticcere, crepes e pancakes...non resta che scegliere il dolce giusto!

Uova sode ripiene, a ciascuno il suo gusto

Vero classico della cucina, le uova sode sono un’altra valida opzione per consumare quelle prossime alla scadenza. Ideali per arricchire le insalate, sono nutrienti e saporite da gustare ripiene, accompagnate da salse o come farcitura a polpettoni o verdure. Antipasto saporito, le uova ripiene sono facilissime da realizzare e, una volta imparato il procedimento, sarà divertente creare nuovi fantasiosi abbinamenti. 1. Bollite le uova in un pentolino per una decina di minuti e, una volta raffreddate, sgusciatele, tagliatele a metà e mettete da parte i tuorli che userete per preparare il ripieno. 2. In un mixer, tritate 1 cipolla tagliata fina, 2 cucchiai di olio d’oliva, tonno e capperi, aggiungete i tuorli ed un cucchiaio di maionese e frullate per amalgamare il tutto. 3. Con un cucchiaino, riempite gli albumi con la crema preparata, spolverate con della paprika o con del pepe e guarnite con un paio di foglie di prezzemolo fresco.

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Quel fastidioso odore d’uovo sulle stoviglie...

SARANNO ANCORA FRESCHE? Ecco come capirlo SPESSO, NEL DUBBIO CHE LE UOVA IN FRIGORIFERO SIANO UTILIZZABILI, PREFERIAMO BUTTARLE. EPPURE RICONOSCERE QUELLE FRESCHE ED EVITARE INUTILI SPRECHI È FACILISSIMO Per le uova è stabilita una scadenza fissa di 28 giorni dopo la loro deposizione. Questo periodo di conservazione, tuttavia, si riferisce alle uova mantenute a temperatura ambiente. Se le uova, infatti, sono state conservate in frigorifero ad una temperatura di 0-4° C, i processi di deterioramento sono stati rallentati dall’azione del freddo e quindi la data di scadenza è da posticipare rispetto a quella indicata sull’imballaggio. Nel dubbio, allora, come riconoscere le uova fresche e utilizzabili? Ecco qualche suggerimento: · Procuratevi un bicchiere pieno d’acqua salata con un paio di cucchiai di sale da cucina: le uova in ottimo stato si poseranno sul fondo

del bicchiere; quelle che sporgeranno in superficie saranno alterate e da gettare via. Alcune non toccheranno il fondo ma non sporgeranno nemmeno dall’acqua: sono uova deposte da qualche giorno e perfettamente commestibili · Osservatele controluce: in trasparenza si vedrà il tuorlo, che deve rimanere bene al centro dell’uovo anche quando lo capovolgiamo · Agitandole si può capire se sono vecchie: se il contenuto sbatte contro il guscio facendo rumore significa che la camera d’aria ormai è più ampia e che l’uovo è da buttare

Purtroppo quando si usa l’uovo in cucina, l’inconveniente è il tipico odore che rimane sulle stoviglie, specialmente quelle che vengono a contatto con le uova crude come le ciotole utilizzate per sbatterle. Cosa fare allora per non rinunciare alle frittate e alle ricette di dolci e avere una cucina pulita e profumata? Come prima cosa cercate di non far rimanere a lungo le stoviglie sporche e sciacquatele subito con acqua fredda (l’acqua calda contribuisce a fissare l’odore). Lasciate a bagno per almeno 5 minuti le stoviglie con acqua, detersivo per i piatti e aceto bianco o del succo di limone. Ricordatevi poi di lavare bene la spugnetta con l’aceto prima di utilizzarla di nuovo, per togliere del tutto l’odore dell’uovo. Se possibile, evitate di lavare i piatti che sono stati a contatto con l’uovo insieme agli altri in lavastoviglie perché il cattivo odore si “attaccherà” anche agli altri piatti, specialmente ai bicchieri dove è molto più percettibile. Se proprio non potete fare a meno di utilizzare la lavastoviglie, versate un po’ di aceto nella vaschetta del brillantante e mettete mezzo limone nel cestello delle posate.

· La prova della rottura: se il tuorlo si rompe facilmente oppure non è al centro dell’albume, l’uovo non è più fresco · Osservate il guscio: se è lucido vuol dire che l’uovo non è più fresco

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SPESA CONSAPEVOLE

FARE LA SPESA AL TEMPO DELLA CRISI: LE INIZIATIVE DI SOLIDARIETÀ Fronteggiare le difficoltà economiche e, allo stesso tempo, fare del bene agli altri. In Italia da qualche anno sono nati i supermercati solidali LA CURIOSITÀ: BUONI PASTO AL RISTORANTE IN CAMBIO DI RIFIUTI A Maranello e Sassuolo, in Emilia Romagna, sono arrivati i “riciclatori intelligenti”, in grado di riconoscere il colore delle bottiglie di plastica e differenziarle in modo automatico. Inoltre, ed è questa la caratteristica più interessante, erogano buoni spesa in cambio del gesto ecologico effettuato. Nello specifico si riceve un buono che può contenere uno sconto in una pizzeria del luogo o in un ristorante che usa prodotti tipici. Obiettivo principale: tutelare anche i piccoli negozi e le peculiarità della regione.

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n supermercato nel quale chi è in difficoltà può fare la spesa gratis. Non è un sogno: di queste iniziative in Italia negli ultimi anni ne sono sorte molteplici. Una risposta alla crisi, grazie alle associazioni di volontariato e solidarietà. Emporio Portobello a Modena Ha già festeggiato il primo compleanno il supermercato modenese anti crisi, nato alla fine di giugno del 2013. Vi state chiedendo come si fa a comprare generi alimentari, detersivi, biancheria e tutto ciò che serve per la casa e la famiglia, senza spendere un euro? Semplice: al posto del denaro si offre il proprio impegno a favore degli altri. In altre parole, si mettono a disposizione ore di volontariato, una sorta di “moneta” sotto forma di punti utili per l’acquisto dei prodotti. Grazie alla collaborazione tra mondo del volontariato, imprese, cittadini e istituzioni, l’Emporio Portobello in oltre un anno di attività ha permesso a 1800 persone di beneficiare del progetto: di questi il 45% è costituito da italiani, 500 sono i bambini sotto i 15 anni. I volontari che gestiscono l’Emporio sono in

tutto 165: quasi la metà, 80 persone, è anche cliente di Portobello. Un circolo virtuoso di solidarietà dai risultati sorprendenti. A Vasto il supermercato dedicato a Karol Wojtyla Con il sostegno della parrocchia di San Paolo Apostolo e il contributo di Caritas e Comune, nella cittadina abruzzese di Vasto (Chieti) aprirà entro l’estate un supermercato in cui le persone con difficoltà economiche possono fare la spesa gratis. Basterà avere una speciale tessera, distribuita in base ai parametri Isee e alla dichiarazione dei redditi, per poter avere gratuitamente gli alimenti di cui si ha bisogno. «L’emporio della solidarietà, che porta il nome di Giovanni Paolo II, ha spiegato il sacerdote della parrocchia don Gianni Sciorra – rappresenterà uno strumento importante per sostenere tutte le persone della città e del territorio che vivono in situazioni di difficoltà». Il progetto si avvale dei fondi della Caritas nazionale, utilizzando l’8 per mille, oltre a quelli della Caritas Diocesana e della parrocchia.



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CASA DOLCE CASA

ARREDARE CASA CON LA JUTA:

RESISTENTE, VERSATILE, BIODEGRADABILE!

Le scatole delle scarpe? Utili e belle con il fai da te UN MATERIALE DAVVERO TRASVERSALE ED ECONOMICO CHE POTETE UTILIZZARE PER RIVESTIRE POLTRONE E CUSCINI, MA ANCHE PER CREARE PICCOLI OGGETTI CHE DONANO ALLA CASA UN PIACEVOLE STILE RETRÒ

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olete dare un aspetto nuovo alla vostra casa? L’estate è la stagione ideale per farlo, con fantasia e utilizzando materiali dal costo basso e dotati di grande versatilità. Cento per cento biodegradabile, bella da vedere con il suo aspetto rustico, la juta fa al caso vostro: donerà ad interni ed esterni un affascinante stile retrò. Grazie alle tonalità neutre, si presta anche ad essere abbellita con qualche complemento colorato. Considerata come la fibra vegetale più importante dopo il cotone per utilizzo, consumo, produzione e disponibilità, la juta viene in genere utilizzata per creare filati, tessuti, reti e sacchi adatti al trasporto di alimenti e prodotti. Ecco alcune idee per riutilizzarla in casa in maniera originale. L’unica cosa che dovete fare è procurarvi almeno un sacco di juta: non sarà necessario neppure dipingerlo o decorarlo in quanto è proprio l’aspetto naturale rustico la particolarità di questa fibra.

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• Poltrone e cuscini. Riutilizzate la juta per rinnovare in maniera originale vecchie poltrone che avete in casa. Con il tessuto derivato dai sacchi potete anche rivestire i cuscini da mettere sul divano. • Oggetti e complementi. Arrotolando la juta, realizzate un elegante portaposate per i commensali, che funge anche da segnaposto per i vostri ospiti durante una cena importante. • In giardino. Un’altra idea, stavolta per gli esterni: riutilizzate i sacchetti di juta come vasi fai da te in cui coltivare le erbe aromatiche o delle piccole piante. Oppure, fatene dei coprivaso per le piantine da tenere in casa. • Piccoli doni. Realizzate sacchetti porta lavanda da appendere alle pareti di casa o da usare per profumare i cassetti. Ideali anche come piccolo regalo da fare alle amiche o ricordo di una giornata particolare.

Forbici, carta di alluminio e colla vinilica: ecco cosa vi serve per trasformare una vecchia scatola da scarpe in un bel portaoggetti. Prendete il coperchio della scatola e tagliate i due angoli di uno stesso lato. A questo punto riponete il coperchio sulla scatola e fissate con del nastro adesivo le due estremità degli angoli tagliati. Spalmate con un pennello la colla sulle pareti interne della scatola. Prima che si asciughi, disponete i fogli di carta di alluminio all’interno e lasciate asciugare per almeno 10 minuti. Subito dopo passate al rivestimento esterno, foderando la scatola con della carta regalo avanzata.


BRICONSIGLI

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CASA PICCOLA? SOLUZIONI SALVASPAZIO FAI DA TE

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e pensate che la vostra casa sia troppo piccola, se desiderate da sempre avere più metri quadri a disposizione, se non sapete dove mettere i nuovi acquisti … Avete decisamente un problema di spazio!

di Serena Fogli

Come creare spazio in casa? Esistono tanti escamotage per sfruttare ogni singolo centimetro del nostro appartamento!

REGOLA 2 - ORGANIZZA LO SPAZIO ED ELIMINA LA CONFUSIONE! La confusione ruba spazio: organizzare oggetti o vestiti non solo ci aiuterà a ritrovare quello di cui abbiamo bisogno più velocemente, ma darà anche senso allo spazio di casa eliminando il caos alla vista. Ma come procedere? Il metodo delle scatole funziona sempre: procuratene il giusto numero al supermercato o in un negozio specializzato (ne vendono di qualsiasi fattezza, dimensione e fantasia!) e comincia a fare il censimento dei tuoi oggetti, poi riponi insieme quelli della stessa categoria. Un esempio? Utilizza una scatola per i carteggi (bollette, ricevute, documenti), una per le riviste che vuoi conservare e così via. Se acquisti scatole belle potrai anche tenerle esposte. Sapevi che ormai sono diventate dei veri e propri oggetti d’arredo?

REGOLA 1 - ELIMINA TUTTO CIÒ CHE NON USI PIÙ Spesso a ingombrare stanze e armadi sono gli oggetti dei quali, per un motivo o per un altro, non vogliamo liberarci. Solitamente pensiamo che prima o poi serviranno a qualcosa. La verità è che, se giacciono inutilizzati da tempo, continueranno a farlo. Sbarazziamocene al più presto!

REGOLA 3 - CREA LO SPAZIO, ANCHE SE NON LO VEDI! Lo spazio esiste anche dove non lo vedi: se per esempio il tuo corridoio è abbastanza ampio, crea una serie di mensole e nascondile con un’ampia tenda della fantasia che più si abbina allo stile della tua casa: si tratta di un perfetto ripostiglio che sarà utilissimo per riporre oggetti e diminuire la confusione in casa.

Sono poche le persone che possono vantarsi di avere una casa grande quanto desiderano. Tuttavia, se il problema è comune, chi l’ha detto che sia insolubile? Quella dello spazio, infatti, è una problematica che non si basa tanto sui metri quadri calpestabili quanto sulla funzionalità: se si sfruttano tutti gli angoli della casa in maniera funzionale, ogni oggetto trova il suo posto senza alcun problema.

REGOLA 4 - IL CAMBIO DEGLI ARMADI E IL SOTTOVUOTO Il cambio di stagione, fallo con la tecnica del sottovuoto! Piumini, coperte e maglioni sono oggetti e capi che occupano molto spazio. Quando arriva la bella stagione, procurati degli speciali sacchetti di plastica per il sottovuoto, infilaci dentro i vestiti ed elimina l’aria… Con l’aspirapolvere! Le dimensioni dei vestiti si dimezzeranno e ricaverai spazio da destinare ad altri oggetti. Facile, no? REGOLA 5 - SFRUTTA LE ALTEZZE! Anche pareti e muri possono diventare fonti di spazio. Applicare delle mensole o dei pensili nella parte alta delle pareti del nostro appartamento ci permetterà di riporre oggetti di raro uso senza ingombrare quegli spazi che vanno necessariamente destinati a ciò che usiamo spesso o quotidianamente.

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POLLICE VERDE

Profumo di menta sul vostro balcone? Bastano 5 mosse

PIANTA AROMATICA CHE NON RICHIEDE CURE PARTICOLARI, LA MENTA BEN SI PRESTA ALLA COLTIVAZIONE IN VASO PER USO ERBORISTICO E CULINARIO

BASILICO IN VASO

I SEGRETI PER MANTENERLO RIGOGLIOSO INGREDIENTE PRINCIPE DELLA CUCINA MEDITERRANEA, IL BASILICO NON PUÒ MANCARE IN CASA DI UN BUONGUSTAIO PER AVERLO SEMPRE FRESCO E A DISPOSIZIONE

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ra le piante aromatiche più apprezzate in cucina, il basilico è l’alleato perfetto di tante preparazioni, dal pesto ai sughi per la pasta, passando per le insalate estive, la caprese e la pizza. Oltre ad essere un rimedio naturale perfetto per la cura di tanti disturbi, in particolare quelli dell’apparato digerente, le sue foglie profumate contengono fibre, acqua, proteine, zuccheri e tanti minerali e vitamine: un mix ideale per mantenere un perfetto funzionamento cerebrale.Per curare e coltivare il basilico in casa o sul balcone, così da averlo sempre fresco a disposizione, basta seguire alcune semplici indicazioni: • Procuratevi dei vasi in terracotta di medie dimensioni e riempiteli con terriccio universale, tenendo presente che il periodo migliore per la semina va da febbraio-marzo a fine maggio-inizi di giugno

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• In maniera uniforme, distribuite sopra il terriccio i semi di basilico e copriteli con altra terra creando uno strato di pochi centimetri • Ponete i vasi in un angolo del balcone non troppo soleggiato e luminoso: le piantine non devono essere raggiunte direttamente dai raggi del sole, altrimenti le foglie si bruceranno • Annaffiate spesso le piantine e ricordatevi che il momento migliore della giornata per farlo è la mattina • In poco più di una settimana, il vostro basilico germoglierà e dopo un mese potrete cominciare la raccolta delle foglie, partendo da quelle più grandi e vecchie • Trascorso questo tempo noterete che cominceranno a spuntare dei fiori: potateli in modo tale da permettere alla pianta di crescere nuovamente folta e robusta

1. Scegliete un vaso dal diametro di almeno 45 cm e se intendete coltivare dal seme e non acquistando le piantine, mantenete il substrato umido per tutta la durata della germinazione (circa 10-15 giorni)

2. La menta cresce bene in zone all’ombra ma resiste anche all’esposizione diretta al sole: in tal caso sarà solo necessario irrigare più frequentemente

3. Per tenerla rigogliosa è meglio mantenere il terreno umido senza bagnare la foglie. Con una frequenza settimanale nel periodo estivo la pianta si mantiene in ottime condizioni

4. La raccolta della menta, per utilizzarla

in cucina o per tisane erboristiche, va effettuata in estate, con la precauzione di staccare anche il picciolo

5. Se non la raccogliete a cadenza regolare, a metà stagione provvedete alla potatura




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ulire casa significa igienizzare e disinfettare, eliminare lo sporco e rendere l’ambiente in cui viviamo più salubre. Ed ecco che in ogni appartamento compaiono detersivi di ogni genere, tipologia e colorazione: andiamo a fare la spesa e nei reparti dedicati alla pulizia della casa c’è l’imbarazzo della scelta. E se molti di questi detersivi, in realtà, fossero totalmente superflui? Pensate alle case delle vostre nonne: erano perfettamente pulite benché non esistessero ancora i prodotti che abbiamo a disposizione oggi. Se vi state chiedendo come facevano a brillare le case della vostra infanzia… Presto riceverete tutte le risposte! Creare detersivi in casa con ingredienti naturali è molto semplice, economico e, non da ultimo, è una pratica che fa bene all’ambiente perché genera poco inquinamento: nell’epoca in cui viviamo, tornare ai classici metodi di un tempo è una scelta etica e consapevole. Questo non significa rinunciare totalmente ai prodotti che troviamo al supermercato ma imparare ad utilizzarli meno e meglio! IL BUCATO, RENDILO PIÙ ECO! I detersivi in commercio sono mol-

di Serena Fogli

to efficaci, costosi e molto inquinanti. Quando fai il bucato utilizza metà della dose consigliata e scoprirai di potere ottenere ugualmente panni puliti! La tua pelle ne gioverà, così come l’ambiente. Altro espediente molto economico e fai da te è utilizzare l’aceto bianco al posto dell’ammorbidente: svolge anche un’azione anticalcare! Procedi in questo modo: dosa 100 ml di aceto e versalo nell’apposita vaschetta. I capi verranno morbidi ma non prenderanno odore d’aceto. Se, poi, i panni che devi lavare sono molto sporchi, non c’è alcun bisogno di utilizzare smacchiatori chimici: il sapone di Marsiglia vegetale, utilizzato da sempre dalle nonne, svolge la stessa funzione. Prima di mettere i vestiti in lavatrice, passalo sulle macchie e il gioco è fatto! DETERSIVO PER I PIATTI… Per lavare i piatti, sia in lavastoviglie che a mano, è possibile utilizzare un detersivo totalmente fatto in casa. Hai bisogno di 5 limoni, 600 ml di acqua, 200 g di sale fino e 200 ml di aceto. Fai bollire i limoni in una pentola e, successivamente, tagliali grossolanamente a pezzi, privandoli dei noccioli. Passali nel frullatore o nel minipimer fino a quando il succo ottenuto non sarà denso. In una pentola aggiungi l’acqua e versa

la purea di limoni, aggiungendo sale e aceto. Fai bollire e mescola spesso per dieci minuti, fino a quando non avrai ottenuto un composto denso. Ecco pronto il tuo eco-detersivo per i piatti: potrai conservarlo per un paio di mesi. SPRAY PER SUPERFICI… Sai che per pulire i piani di lavoro in cucina e il lavello è sufficiente del bicarbonato? È ottimo anche per i vetri! Ti servono 50 g di bicarbonato e mezzo litro d’acqua (meglio se distillata perché non lascia gli aloni): unisci gli ingredienti in un flacone, agita fino a che non ci saranno grumi ed ecco pronto il tuo spray per superfici! DETERGENTE MULTIUSO… Per dare una spolverata igienizzante alla casa, cosa c’è di meglio di un detergente multiuso? Noi lo prepariamo con l’aceto bianco e l’acqua. Se poi vuoi che il tuo detergente abbia una profumazione particolare, scegli un’essenza di tuo gradimento e aggiungila nel flacone. Hai bisogno di un flacone da 500 ml nel quale devi versare 300 ml di acqua e 200 ml di aceto (e se desideri, l’essenza profumata). Agita e il detergente è pronto! Basta spruzzarlo su un panno e passarlo sulle superfici da pulire. È tuttavia raccomandato di non utilizzarlo su marmo, legno e cotto.

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OROSCOPO

dal 7 agosto al 13 agosto

dal 23/7 al 23/8

LEONE

Agosto è il tuo mese. Le idee e i progetti per il futuro sono tanti. Cerca di prendere fiato e goderti un po’ di relax, cominciando a fare chiarezza su questo turbinio di progetti per il futuro. L’autunno è alle porte, con tante novità positive. Ma devi arrivarci riposato e in forma. Adesso è il momento di concederti una rigenerante vacanza mentale, caro Leoncino! denaro

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ARIETE

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dal 21/3 al 20/4

dal 21/4 al 21/5

Hai sperimentato sulla tua pelle che vedere sempre tutto nero non porta da nessuna parte e molto spesso le tue previsioni funeree non corrispondono neanche lontanamente alla realtà. Perciò, fai tesoro di questa lezione e sforzati di essere più positivo. Ne gioverai tu, come anche chi ti sta intorno.

La capacità di ascoltare e recepire i consigli di chi ti ama, senza fare eccessivi drammi, ti ha permesso di fare grossi passi in avanti in amore come sul lavoro. Questo è l’atteggiamento giusto per raggiungere una piena serenità. Questa settimana fatti un regalo. Te lo sei meritato.

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VERGINE

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dal 22/5 al 21/6

dal 22/6 al 22/7

dal 24/8 al 22/9

Non sempre essere diplomatici si rivela una strategia giusta nelle amicizie. A volte bisogna sapersi schierare e prendere anche posizioni scomode. Cerca di superare la paura di non accontentare tutti e le amicizie, quelle vere, ne trarranno immenso vantaggio.

Si raccoglie quello che si semina. Mai proverbio fu più azzeccato per te, cancerino. Il tuo impegno e la tua pazienza saranno ampiamente ripagati. Mettiti comodo e goditi lo spettacolo. Questa settimana è tutta per te!

Chi l’ha detto che la tua apparente corazza d’acciaio non abbia qualche buco qua e là? Non ti lasciare abbattere dalle ansie e dai timori legati ai tuoi progetti lavorativi. Le cose prenderanno la piega giusta quando meno te lo aspetti. Devi solo farti trovare pronto...pertanto, rimboccati le maniche e su col morale!

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BILANCIA Ti sei lasciato alle spalle le inutili incomprensioni che ti pesavano sulle spalle come un macigno. Ora la parola d’ordine è volersi bene. Lasciati scivolare tutto alle spalle e questa settimana regalati qualche coccola in più. Se ti fermi un attimo, il mondo non crollerà. amore

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CAPRICORNO La sfera professionale ti ha dato più preoccupazioni che altro, ultimamente, ma non sarà sempre così. Cerca di non concentrare tutte le tue energie nel lavoro, ma ritagliati uno spazio più ampio per gli affetti. Per i single: è ora di guardarsi intorno! denaro

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SAGITTARIO

dal 23/10 al 22/11

dal 23/11 al 21/12

Forse è arrivato il momento di prendere quella famosa decisione che continui a rimandare. Cosa aspetti? Non ci sarà nessun deus ex machina a risolverti, come per magia, la situazione. Tolto il dente, tolto il dolore. Dopo la strada sarà tutta in discesa.

È il momento propizio per assecondare la tua creatività e dedicare del tempo a quello che più ti appassiona. Rispolvera quelle vecchie idee che tenevi nel cassetto e lanciati in nuove avventure. Nessuno ti potrà fermare, se non la tua stessa pigrizia.

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PESCI

ACQUARIO

dal 22/12 al 20/1

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SCORPIONE

dal 23/9 al 22/10

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dal 21/1 al 19/2

dal 20/2 al 20/3

Gli acciacchi che ti hanno provato più mentalmente che fisicamente ormai sono acqua passata. Con la tenacia che ti è propria, sei prontissimo a recuperare la forma perfetta. In vacanza, opta per cibi leggeri e attività rilassanti. A breve riconquisterai la vetta!

Hai sudato sette camicie, ma ne è valsa decisamente la pena. Puoi essere fiero di te e raccogliere il plauso sincero di chi ti sta attorno. Che ne dici, a questo punto, di concederti un po’ di sano relax? Wonder Woman esiste solo in tv.

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