ADESSO Le tue storie, le tue emozioni
s e t t i m a n a l e d i C O S T U M E E at t u a l i tà n . 4 A N N O I . 2 1 A G O S T O 2 0 1 4 • E U R O 1 , 5 0 1 , 0 0
CLAUDIA
GERINI
LUOGHI
COSTA AGRIGENTINA E VALLE DEI TEMPLI FRA STORIA E MARE INCONTAMINATO
SONO
SEMPRE PRONTA A FARE LA SPIA
ATTILIO FONTANA
A 40 ANNI, DOPO TALE E QUALE SHOW, HO SCOPERTO DI ESSERE
UN’ALTRA PERSONA
MARGARETH MADÈ
NON SONO UNA
BAMBOLA VILLAGGIO DELL’ACCOGLIENZA
MICHELE FARINA
PER DONARE UN SORRISO
A GRANDI E BAMBINI
esclusivO
AMADEUS SONO L’UOMO DELL’ESTATE E VI SPIEGO PERCHÈ
La famiglia è importante:. «Genitori approfittate delle vacanze. per stare di più con i vostri figli».
psico
I CONSIGLI DELL’ESPERTO PER PIACERSI E AMARSI DI PIÙ
EDITORIALE
ADESSO
"La più grande ricchezza è la salute" Virgilio
LA SALUTE DI TUTTI A diversi mesi di distanza da quello che forse verrà decretato come l’evento che ha scatenato il virus ebola, l’epidemia continua. Il primo malato di ebola europeo è approdato in Spagna (anche se per ordine diretto del governo spagnolo). Si tratta di un missionario di 75 anni che ha contratto il virus in Liberia. Miquel Pajares, questo è il nome del missionario, è stato riportato in patria da una missione appositamente studiata per garantirne la sicurezza e per poter seguire il decorso della malattia in un ambiente sicuro e protetto. I paesi africani dove è iniziata la diffusione sono la Liberia Sierra Leone, Nigeria e Guinea, ed è proprio in questo stato dell’Africa occidentale tra Senegal, Malì e Costa d’avorio che probabilmente è partito tutto. Un meccanismo, quelle delle violente epidemie virali, che l’uomo conosce da sempre e che, da sempre, impegna i ricercatori di tutto il mondo nel prevenire la diffusione massiva delle infezioni. A causa della velocità di diffusione e dell’ambiente difficilmente controllabile in cui il contagio avviene (le condizioni igienico-sanitarie nei paesi colpiti sono devastanti) si sta addiritut-
tura pensando di abbandonare i normali protocolli medici e di testare farmaci e vaccini ancora sperimentali direttamente sulla popolazione colpita. Anche l’Italia sta facendo la sua parte, che vede in prima linea la Società Europea di Virologia di Padova, dove il gruppo di Giorgio Palù è al lavoro per verificare la possibile efficacia della propria soluzione anche se ancora in una fase preliminare. Sicuramente la ricerca e la scienza offrono un servizio insostituibile per affrontare le situazioni di emergenza come questa per evitare che paesi già in difficoltà per le precarie condizioni in cui la gente vive vengano ulteriormente aggravate da malattie pericolose. Non basta. Serve un miglioramento concreto e specifico in ambito sanitario per questi paesi, serve la volontà di aiutare quella gente non solo perchè far del bene è giusto (e lo è) ma anche perchè la nostra salute passa anche per la salute degli altri abitanti della nostra terra. E questo è meglio non dimenticarlo mai. Andrea Minoia direzione@edizioniadesso.com
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ADESSO SOMMARIO GIOVEDÌ 21 AGOSTO 2014 · N. 4
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CLAUDIA GERINI Vis à vis con la poliedrica attrice romana
70. STORIE ED EMOZIONI Il Villaggio dell’Accoglienza 74. FA LA COSA GIUSTA La Casa della Carità
28 AMADEUS Il popolare conduttore televisivo spalanca con la sua famiglia le porte della casa romana svelando un volto del tutto inedito di sé 08. FOTO DELLA SETTIMANA Radici da salvare 10. ATTUALITÀ Le foto della settimana 12. LA VITA È ADESSO L’Italia più bella secondo Lorella 15. FORUM DI ADESSO Lettrici protagoniste 16. ZAPPING SUL MONDO Focus oltreconfine
18. PRIMO PIANO Attualità 22. I TUOI DIRITTI Se il bagaglio ti dà una mano 24. FATTI DI UN TEMPO Accadeva in questa settimana 26. FINESTRE SULLA CITTÀ Allarme gioco-dipendenza 34. PERSONAGGI Margareth Madè 36. IL GRILLO PARLANTE I nostri SI & NO 38. IMPEGNO PER GLI ALTRI Trasformarsi in “angeli”
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PERSONAGGI TV
Simona Ventura, è lei la vera miss
52. IN ONDA Il commissario Maigret 54. CINEMA Under the skin 56. FAMIGLIE REALI Fratelli ingombranti
LA MACCHINA DEL TEMPO
1963: viaggio a ritroso fra musica, curiosità e personaggi 58. ATTILIO FONTANA Il dopo Tale e Quale Show 62. LIBRI Tutte le novità 66. MATTEO VIVIANI Faccia da “Iena”
Look & People
48. BELLEZZA Idratare la pelle
68 AMORI INDIMENTICABILI Grace Kelly e Ranieri di Monaco Una love story da favola 82. L’INCHIESTA Le droghe killer dell’estate 86. DONNE DI ADESSO Luxor Tavella
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per chi ha bisogno
39. PUNTI DI VISTA Coste italiane a rischio 42. MODA
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PUNTI DI VISTA A CONFRONTO Vladimir Luxuria e Carlo Giovanardi a tutto campo sul tema dei diritti civili in Italia
PAPA FRANCESCO Il mondo del Pontefice fra novità, viaggi e parole di speranza
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ADESSO
SETTIMANALE N. 4 - 21 AGOSTO 2014, anno I Direttore Editoriale ANDREA MINOIA direzione@edizioniadesso.com Direttore Responsabile Sergio Greci Caporedattore Vincenzo Petraglia redazione@edizioniadesso.com Redazione Chiara Mazzei (Cultura e società) Lorella Cuccarini (Storie di solidarietà)
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Stefano Fisico (Caposervizio musica e spettacolo)
GRANDI ITALIANI Totò, avventure e fragilità dell’uomo che è diventato il simbolo eterno della comicità 89. CONTROCORRENTE Carlo Cignozzi 92. NARRATIVA I racconti di Adesso 98. AGENDA
Direzione marketing Ciro Montemiglio
Eventi in Italia
Coordinamento tecnico Luciano Giacalone
108 CUCINA Più leggere con i cibi detox e tante ricette creative DONNE D’ITALIA Rita Levi Montalcini, un inno alla figura della donna
Progetto grafico KYTORI s.r.l. www.kytori.com - info@kytori.com Grafica ed editing Michele Magistrini (Caposervizio) Sebastian Páez Delvasto Laura Pozzoni
100. GIOCHI Allena la tua mente
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Federica Piacenza (Moda) moda@edizioniadesso.com
119. PRODOTTI DI BELLEZZA Maschere per capelli fai da te 120. OROSCOPO
102. SALUTE Rimedi naturali contro l’agorafobia 105. PSICO Reinnamorarsi di sè 106. GENITORI E FIGLI Alle radici dei disturbi alimentari 107. AMICI ANIMALI Quando in casa arriva il micio 112. LA SPESA CONSAPEVOLE Alla spina c’è più gusto 114. CASA DOLCE CASA Una tavola più vivace 115. BRICONSIGLI A tutto colore! 116. POLLICE VERDE L’orto in casa
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94 LA COSTA BIANCA E LA VALLE DEI TEMPLI Fra archeologia e spiagge incontaminate
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ADESSO
FOTO DELLA SETTIMANA
RADICI DA SALVARE... Uno dei nativi americani dell’Art Council che, come ogni anno, si radunano a inizio agosto per festeggiare il “Pow Wow” al Franklin D. Roosevelt State Park a Yorktown Heights (New York) e allo stesso tempo informare l’opinione pubblica sul patrimonio culturale pellerossa attraverso canti, danze e opere d’arte tradizionali
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Una Settimana in foto
ADESSO
PERSONAGGI
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DISAVVENTURE AFRICANE
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È SEMPRE PALIO
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IMPAVIDO WILLIAM
1. Non devono essersela passata troppo bene i due turisti che, mentre
visitavano il Pilanesberg National Park, in Sudafrica, hanno visto l’auto su cui viaggiavano utilizzata a mo’ di comoda poltrona da un gigantesco elefante. Terminata la sosta il pachiderma ha proseguito placido la sua passeggiata, mentre ai turisti, illesi e ancora increduli, non è restato che raggiungere, di gran fretta, il loro resort. 2. Anche quest’anno il celeberrimo Palio dell’Assunta del 16 agosto ha riservato grande spettacolo nella splendida cornice di Piazza del Campo, a Siena. Emozioni che si rinnovano, quasi del tutto intatte, da secoli. 3. Dopo la nascita del figlio George Alexander Louis, il duca di Cambridge si era dedicato a tempo pieno a lui e alla moglie. È, però, arrivato adesso il momento di tornare a lavorare. L’erede al trono inglese seguirà un addestramento speciale per prendere il brevetto per la guida di elicotteri ambulanza ed entrare nell’East Anglian Air Ambulance. 4. “Un enorme passo della scienza verso il futuro”. Così è stato definito il Giant Magellan Telescope, progettato nel Carnegie Institution for Science di Pasadena, lo stesso in cui Einstein ideò la teoria della relatività. Questa enorme costruzione, dal peso di quattro tonnellate e con lenti spesse 30 centimetri, è un super telescopio che verrà costruito presso l’Osservatorio di Las Campanas in Cile e promette di rivoluzionare la visione e, quindi, la comprensione dell’Universo. 5. Le suggestive atmosfere della 36esima edizione del Bristol International Balloon Fiesta, che si è tenuto di recente in Inghilterra. Più di 120 mongolfiere provenienti da ogni parte del mondo si sono alzate in volo animando di mille, sfavillanti colori il cielo sopra Bristol. 6. California. Oltre 50 esemplari di cani di ogni taglia e razza si sono ritrovati di recente con i loro proprietari a San Diego per cavalcare le onde del mare in occasione della nona edizione della Petco Surf Dog, evento che raccoglie fondi in favore della Humane Society. I nostri amici a quattro zampe in versione surfisti?... Uno spettacolo a dir poco esilarante!.
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PERSONAGGI
ADESSO
SPETTACOLO MONGOLFIERE
ESTATE... IN PARTY
4
C’È VITA NELLO SPAZIO?
CANI DA SURF
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ADESSO
INSIEME A TRENTA ORE PER LA VITA
LA VITA È
ADESSO Ore per la Vita: ho trovato un filo sottile che le lega, una via di fuga dal senso di sconfitta e di solitudine che spesso prende chi si trova a vivere esperienze drammatiche di questo tipo. Ho potuto sperimentare che il ricorso alla fantasia e alla poesia spesso rappresenta l’unica strada per cercare di spiegare agli altri un’esperienza tanto difficile da spiegare anche a se stessi. I genitori di Lorenzo hanno dovuto lasciare Taranto per cercare di salvare il proprio figlio come i genitori di Fiamma, che hanno cambiato città rincorrendo disperatamente la speranza di assicurare alla propria figlia le terapie migliori per guarire da una malattia troppo grande e difficile da spiegare agli occhi di un bambino. Ho conosciuto la mamma di Fiamma, Anna, nel reparto oncoematologico pediatrico di Pisa. Grazie al suo coraggio e alla sua fantasia, la lunga degenza in ospedale della figlia non si è trasformata in un calvario ma in una “fantastica” avventura.
LA FORZA DELL’AMORE CHE TRASFORMA OGNI COSA «Cari amici volevo avvisarvi che Lorenzino ci ha fatto uno scherzetto… ha voluto diventare un angioletto».
per questo il simbolo della sofferenza dei tanti bimbi malati di Taranto: una generazione sfortunata, nata e vissuta – a volte troppo poco – nella bella città pugliese purtroppo al centro delle tristi vicende dell’Ilva.
Con queste poche parole semplici, delicate e struggenti, Mauro Zaratta ha annunciato che suo figlio non c’è più. Il piccolo Lorenzo é scomparso pochi giorni fa, a soli cinque anni, dopo aver lottato tutta la sua breve vita contro un tumore aggressivo alla testa. É diventato
Quello che mi ha colpito leggendo queste poche righe è il senso di coraggio, di voglia di combattere e di speranza che si nasconde dietro una comunicazione così unica. E così mi sono ricordata di altre storie che ho conosciuto e seguito in questi anni di lavoro al fianco di Trenta
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Anna, invece di abbattersi, ha preso fogli e pennarelli ed è riuscita a trasformare una sterile stanza di ospedale in un universo magico, con disegni di pianeti e stelle luccicanti. Ha raccontato a sua figlia che i macchinari della Tac erano delle navicelle spaziali e che i medicinali che prendeva le avrebbero permesso di volare nello spazio. Aveva persino realizzato un pass speciale che le permetteva di accedere nelle zone riservate. Come nel film di Benigni La vita è bella – dove Guido protegge il figlio Giosuè, trasformando la cruda realtà del campo di concentramento in un appassionante gioco a punti – la fantasia ha dato la forza a questa mamma per continuare a combattere al fianco della figlia. Che
oggi sta bene. Fiamma è guarita e vive una vita normale come tutti i suoi coetanei. In questo percorso difficile, Anna ha potuto contare su un altro fattore che si è rivelato decisivo: il sostegno di un’associazione di genitori, che presta servizio nel reparto dove era ricoverata Fiamma e che accoglie le famiglie che non hanno mezzi economici sufficienti in una casa d’accoglienza, gratuitamente, per tutto il tempo necessario a completare le cure del bambino. I tumori dei bambini colpiscono anche le famiglie. Uno dei due genitori è spesso costretto a lasciare il lavoro per poter accompagnare il figlio malato nel lungo percorso di cura; a questo si aggiunge la lontananza dai centri specializzati e l’inevitabile distacco da casa, da amici e parenti. Non si parla di casi isolati: i tumori pediatrici sono la prima causa di mortalità da malattia nei bambini (ogni anno, in Italia, si registrano circa mille casi), mentre sono trenta le associazioni di genitori che accolgono più di 2mila famiglie all’interno delle loro case accoglienza ogni anno, per un totale di quasi 100mila pernottamenti. Queste associazioni nascono quasi sempre da persone che hanno già vissuto sulla loro pelle l’esperienza della malattia e delle cure di un piccolo familiare. Mettendo a disposizione degli altri il frutto della loro esperienza, o trasformando in servizio il loro profondo dolore. È il caso di Michele e sua moglie, i protagonisti di uno dei progetti di Trenta Ore per la Vita. A pagina 70 di questo numero leggerete la loro storia. Per vincere la battaglia contro il tumore, bisogna raccogliere il maggior numero di forze possibili: da questa consapevolezza è nato il “Progetto Home” di Trenta Ore per la Vita, un’iniziativa per assicurare ai bambini e agli adolescenti malati di tumore le cure migliori, possibilmente rimanendo a casa propria e – quando ciò non fosse possibile – garantire ad essi e alle loro famiglie una casa lontano da casa. Perché è questa la richiesta silenziosa di tutti i piccoli malati. Avere sempre vicini i propri familiari e ritrovare il calore di casa anche in una camera d’ospedale. È una parte importante nel loro percorso verso la guarigione. Perché, per dirla con le parole di Paulo Coelho, a volte quando si crede davvero nei miracoli, i miracoli cominciano ad accadere. Lorella
Nelle foto di questa pagina e di quella affianco, Lorella insieme con i bambini e i volontari dell’Ospedale San Carlo Borromeo di Milano
© Riccardo Puntillo
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ECCO LE RISPOSTE ALLE LETTERE DELLA SETTIMANA SCORSA Pubblichiamo la risposta della nostra lettrice Maddalena a Luana che, a un anno dalla separazione dal marito, non ha più speranza nel futuro... Cara Luana, quando ho letto le tue parole mi è sembrato di vedere me stessa dieci anni fa. Dopo ventidue anni di matrimonio, infatti, mi sono separata da mio marito. Il senso di perdita è stato fortissimo, la rabbia, a tratti, anche più potente. Per due anni mi è sembrato di non vivere, di trascinarmi, rapita dallo sconforto e dalla frustrazione. Pensavo, ero davvero convinta, che la mia vita fosse finita lì. Dopo un po’, però, ho capito che era finita solo una parte della mia vita. Io ci sono, esisto, a prescindere da chi mi stia accanto. Non rinnego quegli anni vissuti assieme. Sono stati anche belli. Ma arriva il momento di capire che puoi farcela da sola. Vedrai che farai anche tu questa scoperta e ti sentirai subito pronta a ricominciare. E anche per un nuovo amore, vedrai che le porte non sono chiuse per sempre. Anche se ti sembra impossibile ora, non si è mai troppo vecchi per provare certe emozioni... Non perdere la speranza e... coraggio! Maddalena, Sassari
Questa, invece, la risposta di Matilde alla lettera di Jessica che non sa come prendere le distanze dai propri vicini invadenti e cafoni... Cara Jessica, essere gentile e disponibile con i cafoni non porta da nessuna parte. Smettila di offrire le tue conserve o i tuoi manicaretti a delle persone che sanno solo approfittarsi di te. Comincia a prendere le distanze, senza discussioni plateali ma con garbo. Declina gentilmente i loro inviti. Se ti chiedono dello zucchero o dei biscotti, rispondi che ti spiace tanto ma non li hai. Vedrai che nel giro di poco tempo capiranno di non essere più graditi e tu ti sarai liberata di un grande peso. Le perle ai porci non si danno, cara Jessica. Un saluto e un abbraccio Matilde – Pescara
LA DOMANDA DELLA SETTIMANA COME DEVO COMPORTARMI CON MIO FIGLIO?
Care lettrici di Adesso, da qualche mese vivo in una situazione di vera angoscia a causa di mio figlio. Ha 18 anni e sta attraversando la tipica età adolescenziale, ma di quella non sono preoccupata, avendola già vissuta col fratello maggiore. Quello che mi preoccupa sono degli atteggiamenti che non avrei mai pensato di vedere in lui. È sempre più chiuso in se stesso, spesso sembra assente, con lo sguardo perso. Ho paura che faccia uso di droghe perché i segnali sembrano portare in quella direzione... anche se io non me ne intendo per niente. Inoltre, da qualche settimana, ho cominciato a notare la sparizione di monete o banconote da 5 o 10 euro. Mi chiedo cosa gli stia succedendo e come possa comportarsi così. Come posso affrontarlo per aiutarlo senza ottenere l’effetto di allontanarlo e farlo chiudere di più in se stesso? Vi ringrazio dell’aiuto Mamma in crisi
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L’Italia racconta il mondo
ADESSO
PERSONAGGI
OCEANI LIBERI DALLA PLASTICA L’INNOVATIVO PROGETTO DI UN 19ENNE OLANDESE
Ha 19 anni e si chiama Boyan Slat, uno studente olandese di ingegneria aerospaziale che ha avuto una brillante idea: ripulire gli oceani dalle tonnellate di plastica che li soffocano attraverso un progetto molto innovativo. Si chiama “Ocean Cleanup Array” e, sotto la sua supervisione, vi stanno lavorando già un centinaio di persone. L’idea è semplice quando geniale: al posto di reti che finirebbero per intrappolare insieme con le scorie anche i pesci, si andrebbero a sfruttare, invece, le correnti marine per convogliare i rifiuti nei punti in cui si vuole. «Perché – si chiede lo stesso Slat – correre dietro alla plastica e usare reti che distruggono l’ecosistema oceanico se si possono impiegare sbarramenti fissi ancorati al fondo del mare?». In questo modo, spiega, «si possono catturare i rifiuti di plastica senza minacciare la fauna ittica». In pratica, l’Ocean Cleanup diventerebbe una sorta di grande scopa galleggiante che dovrebbe permettere ai pesci di non rimanere impigliati nel congegno, in quanto il movimento dei bracci (lunghi 50 chilometri), guidato dalle correnti, sarebbe molto lento e darebbe tempo alla fauna marina di sfuggire al ciclopico imbuto della spazzatura acquatica. La plastica, accumulata in questo enorme cuneo verrebbe smaltita da appositi battelli-discarica. Boyan e i suoi collaboratori, per mettere insieme i quali è stato fondamentale il ruolo dei social network, contano di porre in opera le prime “trappole” entro il 2020 nel Pacifico.
SPORT REALI
LE DISCIPLINE PIÙ AMATE DA PRINCIPI E SOVRANI Ogni nazione o casata ha i suoi sport preferiti. Discipline in cui, che siano principi, principesse o sovrani, le teste coronate d’Europa amano mettersi alla prova. In casa Windsor per esempio, Harry e William amano alla follia il polo, sport peraltro molto in voga in terra britannica. Lo stesso non si può dire per la nautica, dove il futuro re d’Inghilterra in particolare non brilla, tanto da avere avuto la peggio tempo un po’ di tempo fa anche con la sua stessa consorte, la sbarazzina e da sempre sportivissima duchessa di Cambridge Kate Middleton. In terra iberica i reali preferiscono sfruttare il calore del sole e la libertà del mare aperto: Juan Carlos ha sempre amato la vela e lo stesso vale anche per il nuovo sovrano Felipe. Nel Principato di Monaco, invece, le più sportive sono Charlotte, amazzone provetta, e la consorte di Alberto, Charlène, ex nuotatrice professionista.
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LA RICETTA DELLA FELICITÀ?
LAVORARE TRE GIORNI A SETTIMANA! «Con tre giorni di lavoro alla settimana avremmo più tempo per rilassarci, per una migliore qualità della vita. Avendo quattro giorni senza lavoro a disposizione sarebbe molto importante per generare nuove attività di intrattenimento e altre modalità per essere occupati». È quanto ha affermato di recente, secondo quanto riportato il Financial Times, Carlos Slim, il secondo uomo più ricco al mondo alle spalle di Bill Gates e proprietario delle telecomunicazioni in Messico e nel Sudamerica, che propone la sua ricetta per vivere meglio essendo al tempo stesso più produttivi. Slim ritiene, infatti, necessaria una radicale revisione della vita lavorativa e propone questa interessante (pensate quanto sarebbe bello se trovasse davvero attuazione!) proposta: lavorare più anni ma tre giorni alla settimana, anche undici ore al dì. E, invece, di andare in pensione a 50-60 anni, farlo a 70-75 anni. Non male come proposta: governanti... non prendetela sotto gamba e pensateci seriamente! La maggior parte di noi probabilmente apprezzerebbe. Molto.
PERSONAGGI
ADESSO
SORPRENDENTE
ANGELINA
LA JOLIE REGISTA PER LA SECONDA VOLTA
VIVA LA PIZZA
GLI AMERICANI? MEGLIO DEGLI ITALIANI Chi pensa che gli italiani, per il solo fatto di esserne stati gli inventori (le prime attestazioni scritte risalgono al 997) ed averla fra i piatti nazionali per eccellenza, siano i più grandi consumatori di pizza nel mondo... si sbaglia di grosso! In vetta alla classifica, secondo alcune stime fatte dalla Coldiretti, ci sarebbero, infatti, gli americani con un consumo medio annuo di circa 13 chilogrammi di pizza a persona, con-
tro i circa 7,5 chili di noi italiani. Sulla bontà del prodotto l’Italia rimane, certo, al top della classifica mondiale, anche proprio nell’immaginario collettivo che abbina la pizza più buona del mondo al Belpaese, ma gli americani dimostrano, anche grazie alla forte presenza di grandi catene multinazionali di fast food, di avere un rapporto d’amorosi sensi con la mitica pizza davvero specialissimo.
COME TI RENDO PRINCIPESSA
LA SINGOLARE STORIA DI UNA BIMBA AMERICANA Talvolta certi sogni si realizzano davvero, non solo nelle fiabe. È quanto avvenuto a Emily Heaton, sette anni, americana, una bambina normalissima con il sogno di diventare un giorno principessa. Sogno che si è realizzato, grazie al suo papà, che ha letteralmente conquistato per lei un regno. Non con spade e scudi, ma con un po’ di sana intraprendenza, coraggio e fantasia. Jeremiah Heaton, di Abington, Virginia, qualche tempo fa aveva scoperto, facendo un’apposita ricerca su Internet, una striscia di deserto, al confine fra Egitto e Sudan, Bir Tawil, di 2mila chilometri quadrati, una terra di nessuno a causa di una disputa fra i due paesi. Da qui l’idea di conquistarla per la figlia, cui aveva promesso tempo prima che un giorno sarebbe diventata principessa. E, si sa, gli uomini d’onore le promesse le mantengono! Così Jeremiah è andato in Africa e ha piantato una bandiera, proclamando un nuovo stato che ha battezzato col nome di “Regno del Nord Sudan”. Ora attende il riconoscimento internazionale, per completare il sogno della sua piccola nuova principessa. A esprimersi dovranno essere le Nazioni Unite e l’Unione Africana. Ovviamente facciamo tutti il tifo per lui, paladino di come i sogni, anche i più grandi, se lo si vuole davvero, possano trasformarsi in realtà.
La diva hollywoodiana Angelina Jolie torna per la seconda volta dietro la macchina da presa e lo fa dedicando un film alla storia eccezionale dell’atleta olimpico Louis Zamperini, torturato a lungo in un lager giapponese, ma che, dopo tante traversie, riuscì a tornare sano e salvo nei suoi Stati Uniti d’America. Una storia talmente appassionante da sembrare quasi un romanzo, eppure vera, verissima. Zamperini, vicino di casa della Jolie, si è spento il 2 luglio scorso all’età di 97 anni e nel lontano 1936 corse alle Olimpiadi di Berlino. Poi, lo scoppio della guerra e l’arruolamento nell’esercito. Durante una missione sul Pacifico, l’aereo su cui viaggia viene abbattuto, ma Luois si salva e rimane in mare, su una zattera, per ben 47 giorni, catturato infine dai giapponesi, che lo conducono in un campo di prigionia. Neppure questo piegherà la sua resistenza e, dopo essere tornato negli Stati Uniti, comincia a occuparsi di giovani in difficoltà, mentre intraprende svariati viaggi in Giappone per riconciliarsi, da uomo straordinario quale è stato fino all’ultimo giorno, con un popolo reso nemico – parole sue – da una guerra ormai passata e nei confronti del quale non provò mai odio e risentimento. Il film, che s’intitola Unbroken, uscirà negli Stati Uniti il 25 dicembre, mentre in Italia il 29 gennaio ed è senza dubbio fra i più attesi dell’anno.
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ADESSO
PERSONAGGI
IN PRIMO PIANO
di Vincenzo Petraglia
IL GRANDE ESODO CONTINUA
SECONDO IL VIMINALE, CON GLI ULTERIORI ARRIVI DI BARCONI CHE SI AVRANNO ENTRO FINE AGOSTO, SI RAGGIUNGERÀ LA CIFRA RECORD DI 130MILA IMMIGRATI PROVENIENTI DAL NORD AFRICA. UNA SITUAZIONE SEMPRE PIÙ INGESTIBILE CON COSTI ALTISSIMI PER LA CASSE DELLO STATO... Entro la fine di agosto, secondo le ultime stime diffuse dal Viminale, si raggiungerà un totale, considerando tutti gli arrivi avvenuti dal primo gennaio di quest’anno, di ben 130mila immigrati, giunti nel nostro Paese, spessissimo in condizioni davvero disperate, a bordo dei barconi che da anni siamo tutti abituati a vedere almeno in televisione. Un esodo quasi senza precedenti, confermato anche da Save the Children, la onlus che si prende cura soprattutto dei bambini che giungono da noi, ma anche degli adulti, i quali raccontano che altre decine di migliaia di esuli sono in arrivo dal continente africano. Da gennaio e fino al 21 luglio sono arrivati sulle nostre coste 81.500 migranti (di cui 8.450 donne e 13mila minori, fra cui ben 7.550 neppure accompagnati da almeno un parente), fra eritrei, siriani, egiziani, somali, sub-sahariani. Da qui a fine mese si toccherà appunto 130mila individui, con un ritmo quindi davvero incalzante, favorito chiaramente, nei mesi estivi, anche dalle
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migliori condizioni del mare, che agevolano appunto le traversate a bordo delle carrette di mare gestite da scafisti senza scrupoli che si fanno pagare a peso d’oro per questi viaggi della speranza che non di rado si trasformano, come noto, in tragedie. Per farsi un’idea della crescita esponenziale dell’immigrazione clandestina, basta dire che in tutto il 2013 il totale degli arrivi aveva raggiunto quota 43mila, praticamente la metà degli immigrati giunti nel nostro Paese nei primi sette mesi del 2014. Numeri su cui pesano come macigni situazioni come quelle dell’Eritrea, della Libia e della Siria, dalla quale sono partiti oltre 4 milioni di profughi, fra cui 300mila bambini, la massima parte dei quali si trova nei paesi confinanti. Situazioni esplosive di fronte alle quali l’Europa dovrebbe fare certamente di più rispetto a quanto ha fatto finora, per esempio stanziando maggiori fondi per il soccorso in mare e non lasciando il peso della situazione sulle sole spalle dell’Italia. Anche perché, per esempio, secondo
alcuni dati recentemente diffusi sui primi 70mila arrivi dell’anno, sono rimasti in Italia ben 50 mila immigrati, mentre la restante parte ha proseguito il suo viaggio verso il Nord Europa. Se si considera che il ministero dell’Interno stanzia 30 euro al giorno per dare a ognuno di essi vitto e alloggio, si capisce quanto questa situazione sia costosa per le casse delle Stato: circa 45 milioni di euro al mese solo per i 50mila immigrati cui si accennava poc’anzi. Dall’inizio dell’operazione Mare Nostrum abbiamo speso ben 600 milioni. Il problema è, dunque, molto pesante e andrebbe affrontato con maggiore decisione da parte del nostro Governo nelle sedi europee competenti. Altrimenti si rischia il collasso.
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L’Italia racconta l’Italia
PERSONAGGI
LE PIÙ BELLESPIAGGE D’ITALIA E MARE SECONDO LEGAMBIENTE
Siamo nel pieno dell’estate (anzi se ne incomincia a intravedere, purtroppo, già la fine) e per l’anno 2014 la spiaggia e il mare più belli del nostro magnifico Stivale sono quelli di Castiglione della Pescaia, in provincia di Grosseto, almeno secondo Legambiente. Alla splendida località toscana ha, infatti, assegnato le Cinque vele, il prestigioso riconoscimento che premia per la qualità del turismo, per la ge-
stione sostenibile del territorio, per la salvaguardia del paesaggio e per i servizi offerti nel pieno rispetto dell’ambiente, senza dimenticare neppure, fra i parametri presi in considerazione, la buona tavola. Fra le altre località del Belpaese (in totale quest’anno 14) che hanno conquistato le Cinque vele , anche Pollica-Acciaroli-Pioppi, nel Salernitano, Posada, in provincia di Nuoro, Ostuni, nel Brindisino, San Vito Lo Capo, in territorio di Trapani, Vernazza (La Spezia), Otranto (Lecce), Maratea, in Basilicata, Roccella Jonica, in provincia di Reggio Calabria.
CENTENARI MADE INALLASARDEGNA SPLENDIDA ISOLA
© Comune di Milano
NOSTRANA IL RECORD DI LONGEVITÀ
MILANO DA POLLICE VERDE LA CITTÀ LOMBARDA TRA LE PIÙ ECOLOGICHE D’EUROPA
Da qualche anno a questa parte il capoluogo lombardo ha scoperto la sua anima green. Dai giardini condivisi (aree abbandonate e in stato di degrado adottate da cittadini e associazioni che insieme le curano trasformandole in giardini e luoghi per fare anche attività sociali), che in meno di cinque anni hanno raggiunto quota trecento, all’impennata del servizio di bike sharing. “BikeMi” (vale a dire la possibilità di usufruire di biciclette pubbliche sottoscrivendo un abbonamento dal prezzo quasi simbolico) in poco più di due anni è cresciuto, infatti, di oltre il 66% e
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proprio nei giorni scorsi è stata inaugurata la 200esima stazione cittadina per il prelievo e il deposito delle bici. Tra gennaio e giugno di quest’anno sono stati 1,2 milioni gli utilizzi delle bici pubbliche (+30% rispetto al 2013), con una media giornaliera di circa 10mila prelievi. Numeri che pongono Milano fra le capitali più all’avanguardia sotto questo profilo. Infine, i dati in costante e rapida crescita del car sharing, che offre lo stesso servizio pubblico delle bici, ma per le autovetture. Tendenze che fanno di Milano una delle città più ecologiche d’Europa.
Ventidue ogni centomila abitanti, il doppio rispetto alla media mondiale e addirittura il triplo dei paesi occidentali. È il sorprendente dato, emerso dopo sedici anni di studi sul fenomeno portato avanti col progetto “A kent’annos” (a cent’anni), che assegna alla Sardegna il più alto tasso di centenari al mondo. Un primato che – ha spiegato il direttore della cattedra di Biochimica clinica dell’Università di Sassari, Luca Deiana – è dovuto sicuramente a fattori genetici, ma anche al particolarissimo microclima della bellissima isola nostrana e a una dieta di lunga vita fatta di tipicità e abitudini alimentari locali. Come, per esempio, un’assunzione di vino (quello sardo, stando ad alcuni studi in corso, conterrebbe una maggiore quantità di sostanze anti-ossidanti) pari a quasi il doppio della media italiana. Non solo. Anche frutta, verdura e formaggi autoctoni, oltre a spezie ed erbe selvatiche, avrebbero caratteristiche molto speciali. La frutta, per esempio, sarebbe particolarmente ricca di polifenoli, mentre i formaggi locali presenterebbe, sempre secondo la ricerca, bacilli con alta resistenza al pH. È proprio il caso di dirlo: la Sardegna, oltre che per la sua estrema bellezza, è sempre in grado di sorprenderci!
PERSONAGGI
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ITALIANI
QUOTA
FRA LE DOLOMITI SUGGESTIONI INDIMENTICABILI Nell’Italia dei mille festival estivi, quello de I Suoni delle Dolomiti (www.isuonidelledolomiti.it), in scena fino al 28 agosto fra le atmosfere mistiche delle Dolomiti trentine, è indubbiamente fra i più suggestivi del Belpaese. Da vent’anni offre, infatti, un modo inedito per coniugare sport, natura e musica con concerti in alta quota di artisti di grandissimo livello, oltre a essere diventato un eccellente strumento di marketing territoriale, capace di richiamare molti turisti che, desiderosi di fare esperienze inedite come queste, visitano la regione e le
sue molte attrazioni naturalistiche ed artistiche. Il festival, nato per rendere alla musica il suo linguaggio universale attraverso il contatto diretto con la natura e la montagna, spazi di assoluta libertà, è ormai diventato uno degli eventi più attesi dell’anno da chi ama l’arte e la montagna. Molti gli artisti che si sono esibiti finora in location naturalistiche di grande suggestione: da Mario Brunello a Isabelle Faust, passando per Paolo Fresu. Mentre fra quelli che devono ancora esibirsi, Arisa (il 26 agosto) e Noemi (il 27).
OCCHIO AL CENTESIMO!
SPICCIOLI CHE VALGONO UNA PICCOLA FORTUNA
Si sa che i centesimi di euro talvolta, visto il valore quasi nullo che hanno, sono soltanto un fastidio che appesantisce il nostro portamonete. Però è bene non sottovalutarli e non sbarazzarsene, come magari qualche volta avviene, con troppa facilità. Fra le monetine di un centesimo che abbiamo in giro per casa, nel portamonete o in salvadanaio potrebbe nascondersi, infatti, un piccolo tesoro. Potreste essere fra i fortunati possessori di quei circa 7mila pezzi
IL NUOVO FILM DEL REGISTA ITALO-AMERICANO FRANCIS FORD COPPOLA
che, a causa di un errore della zecca di Stato, valgono oggi per i collezionisti almeno 2.500 euro. Per qualcuno anche di più, come avvenuto per un collezionista che l’anno scorso ha sborsato ben 6.600 euro per accaparrarsi una di queste monetine “sbagliate”. Ma qual è esattamente l’errore commesso dalla zecca di Stato e a cui dobbiamo, quindi, prestare particolare attenzione quando passiamo a setaccio le nostre monetine? Dunque, sul retro della moneta da un centesimo vi è impressa la Mole Antonelliana di Torino anziché il Castel del Monte di Andria. La Mole Antonelliana di Torino si trova, infatti, normalmente sulla moneta da 2 centesimi. Accortasi dell’errore la zecca l’ha prontamente messa fuori produzione, anche se 7mila pezzi erano già stati messi in circolazione. Non resta, dunque, che sperare nella buona sorte e scovare magari una delle tanto agognate monetine!
© Riccardo Puntillo
NOTE D’ALTA
© Ronny Kiaulehn
D’AMERICA
A quasi venticinque anni da Il padrino III, il premio Oscar Francis Ford Coppola torna dietro la macchina da presa per girare, per la prima volta dopo tutto questo tempo, un film sugli italo-americani. La pellicola, a cui il regista di origini italiane (la sua famiglia è, infatti, di Bernalda, un paesino in provincia di Matera, in Basilicata) sta lavorando in questo periodo è, infatti, incentrata sulla storia di una famiglia americana di origini italiane fra gli anni Venti e Sessanta a New York. Una di saga familiare che prende corpo nel corso di questi quarant’anni e che riporta alla mente quella della famiglia dello stesso regista, emigrata negli States dalla Basilicata in cerca di fortuna, anche se la storia – ha sottolineato Coppola, rimasto in tutti questi anni legatissimo alla sua Basilicata, dove si reca abitualmente e dove ha anche aperto una struttura ricettiva – non è autobiografica.
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I TUOI DIRITTI
SE IL BAGAGLIO
TI DÀ
UNA MANO
In aereo, l’accesso in cabina di borse e valigie è limitato da regole stringenti, imposte soprattutto dalle compagnie low-cost. Con qualche piccola apertura
in stiva. Nessun bagaglio supplementare per i neonati. In caso di violazione si paga un supplemento di 55 euro.
VUELING
Un bagaglio, massimo 10 kg e dimensioni 55x40x20 cm: sono i limiti consentiti dalla compagnia spagnola, superati i quali scatta una penale di 35 euro. Tariffe più elevate consentono carichi maggiori.
LE COMPAGNIE AEREE MAGGIORI
D
iciamo la verità: quando voliamo faremmo di tutto, ma proprio di tutto per portare la maggiore quantità possibile di bagagli a mano. Borse, zaini, valigie, piccoli trolley. È una questione di comodità, ma anche di rapidità e di praticità una volta giunti a destinazione. Peccato però che, dall’altra parte, ci siano... le compagnie aeree. Soprattutto quelle low-cost. Che impongono limiti severi, spesso cambiandoli in continuazione, proprio per far pagare più supplementi possibili al cliente. E il volo low-cost diventa sempre più cost. Che fare, dunque? Quali sono le regole da seguire?
RYANAIR
Partiamo con le buone notizie. Dopo anni di limitazioni, Rynair ha liberalizzato il secondo bagaglio a mano. Niente più litigate per borsette e borselli. Ma
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attenzione: il primo bagaglio a mano deve pesare al massimo 10 kg, misurare 55 cm di lunghezza, 40 di larghezza e 10 di profondità. Il secondo bagaglio, la famosa borsetta, non deve superare le misure 35-20-20 cm. Unica eccezione, gli adulti con bebè: per loro è ammessa anche una borsa fino a 5 kg. I bagagli più grandi, però, possono salire in cabina nel numero massimo di 90; gli altri vengono imbarcati gratuitamente nella stiva. Altrimenti il bagaglio dovrà essere caricato in stiva con un sovrapprezzo.
EASYJET
La compagnia prevede l’imbarco di un solo bagaglio a mano, di dimensioni non superiori a 56x45x25 cm, senza limitazioni di peso. Per i bagagli non superiori a 50x40x20, l’accesso in cabina è garantito, mentre per gli altri il personale potrebbe richiedere un imbarco gratuito
Anche le compagnie aeree tradizionali hanno le loro regole in materia di bagaglio a mano, anche se, solitamente, la tolleranza del personale è maggiore. Alitalia, ad esempio, teoricamente ammette un solo bagaglio a mano dal peso massimo di 8 kg, con dimensioni 55x35x20; Air France prevede un bagaglio da 12 kg con dimensioni 55x35x25, con l’opportunità di viaggiare con un passeggino di dimensioni ridotti e di una valigetta supplementare se si viaggia con un neonato. Anche Lufthansa prevede limiti ben precisi: 55x40x23 cm, con bagaglio supplementare per i bambini.
COSA FARE SE QUALCOSA VA STORTO In caso di contestazione sul bagaglio a mano, non arrendetevi subito all’applicazione della penale: chiedete spiegazioni al banco della compagnia aerea, anche perché le regole sono spesso poco chiare e soggette a improvvisi cambiamenti. Oppure cercate di eliminare il bagaglio più piccolo infilandolo in quello più grande. Fate leva sulla tolleranza del personale: viaggiare sereni, dopo tutto, è un vostro diritto.
“MIAMI DIARIES” DI MARTA LOCK
FOTO MASSIMO DE CEGLIE
TRE AMICI, UN DESTINO COMUNE E LA CAPACITÀ DI USCIRE INSIEME DALLE DIFFICOLTÀ
“Miami Diaries porterà il lettore a guardare la realtà con occhi nuovi, appassionandosi alle vicende dei protagonisti...” Lena Ceglia, critico letterario e blogger “... Tra risa, pianti e scenate non potete perdervi questo romanzo ” Cristina Rotoloni, critico letterario e blogger
Libro vincitore alla XV edizione del Premio internazionale di poesia e narrativa “Tra le parole e l’infinito”
FRANCO TOZZUOLO EDITORE
ADESSO
FATTI DI UN TEMPO
ACCADEVA
IN QUESTA SETTIMANA… 23 AGOSTO
IL FURTO DELLA GIOCONDA Vincenzo Peruggia, imbianchino del Varesotto, è uno dei tanti italiani emigrati a Parigi. Una mattina entra al Louvre dalla porta di servizio. Si dirige verso la Gioconda, il capolavoro di Leonardo da Vinci. La stacca dal muro, toglie vetro e cornice e se la infila sotto la giacca. È uno dei furti più clamorosi della storia: la gendarmeria brancola nel buio, tra gli indagati finiscono Picasso e il poeta Apollinaire. La Gioconda verrà ritrovata due anni dopo 21 AGOSTO a Firenze: Peruggia, arrestato, sarà acclamato come un eroe nazionale e condannato ad appena 7 mesi e 8 giorni di carcere. Ha sempre dichiarato di aver agito per patriottismo. Anche se la Gioconda, in Francia, ce la portò lo stesso Leonardo e non Napoleone.
1911
23 AGOSTO
INIZIA LA BATTAGLIA DI STALINGRADO
L’irruzione nella steppa russa dei Panzer tedeschi e i bombardamenti aerei degli Stuka sembravano non lasciare dubbi: su Stalingrado, la città modello del comunismo sovietico, sarebbe presto sventolata la svastica. I sovietici reagirono buttando in quell’enorme fornace milioni di soldati. La fabbrica dei trattori, il tumulo dei tartari, le rive del Volga, divennero nomi leggendari e terribili. Hitler diede il folle ordine di conquistare Stalingrado ad ogni costo, casa per casa, esponendosi alla controffensiva sovietica. Quando i Tedeschi arrivarono alle rive del Volga e le ultime case sembravano sul punto di cedere, il generale Žukov diede l’ordine di attaccare. Era l’operazione Urano. I Sovietici si sarebbero fermati solo al bunker di Berlino, tre anni dopo.
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L’ESECUZIONE DI SACCO E VANZETTI
Cos’avranno mai fatto questi due italiani, Nicola Sacco, pugliese, e Bartolomeo Vanzetti, piemontese, per meritare la sedia elettrica? Sono due anarchici. Controllati dalle autorità. Stanno per denunciare la morte di un loro compagno, probabilmente ucciso dalla polizia. Ma, pochi giorni prima, vengono arrestati, accusati di omicidio e rapina, nonostante ci sia già un reo confesso che dichiara di non conoscerli. In favore di Sacco e Vanzetti scatta in tutto il mondo la mobilitazione dell’opinione pubblica. Si muove anche Benito Mussolini. Tutto inutile. Sacco e Vanzetti vengono condannati a morte da innocenti. Cinquant’anni dopo, nel 1977, il governatore del Massachusetts, Michael Dukakis, riabiliterà la loro memoria.
1927
DEBUTTA WINDOWS 95 Le nuvole. Il tasto Avvio. Il desktop. «È ora possibile spegnere il computer». Quando debuttò sui nostri computer, si capì subito che Windows 95 non era un sistema operativo qualsiasi. Ma che Bill Gates aveva sfornato un’autentica rivoluzione, di cui l’attuale Windows 8 è solo l’ultima evoluzione. Rivisti oggi, i predecessori MS-DOS e Windows 24 AGOSTO 3.1 sembrano archeologia: Windows 95 è ancora tutto sommato fresco, giovane. Aveva già integrato Internet Explorer, quando la rete era ancora roba da specialisti. Il fatto, però, costò alla Microsoft una pesante multa da parte dell’Antitrust americano.
1995
ADESSO
FINESTRE SULLA CITTÀ
È ALLARME
GIOCO-DIPENDENZA
La crisi spinge molti italiani a sfogarsi sulle slot machine. Che proliferano ovunque: lo Stato si limita ad incassare, mentre i Comuni hanno le mani legate
I
n tutta Italia ce ne sono più di 385mila. Le puoi trovare dappertutto: bar, tabaccherie, sale giochi. Ogni anno gli italiani vi buttano qualcosa come 41,5 miliardi di euro, l’equivalente di una Finanziaria lacrime e sangue. Sono le slot machine, la nuova dipendenza che specula sulla mancanza di speranza: nel nostro Paese ci sono ormai 1,7 milioni di giocatori patologici, vittime cioè di un’irrefrenabile voglia di giocare che li spinge sul lastrico assieme alle loro famiglie. Sì, perché chi gioca non è un nababbo, anzi: gran parte di loro, secondo i dati di Confesercenti, sono anziani. Pensionati che percepiscono meno di mille euro al mese.
LO STATO? VINCE SEMPRE
Lo dicono i dati: su 41,5 miliardi raccolti, se ne vanno in vincite appena 32. La differenza, 9,5 miliardi di euro, viene incassata per metà dallo Stato, che poi guadagna anche altri 800 milioni di euro dalla tassa di concessione su ogni macchinetta. Sarà per questo che, lo scorso anno, durante le votazioni per il decreto Salva Roma, spuntò addirittura un emendamento che tagliava i fondi ai Comuni che emanavano ordinanze contro le slotnmachine...
È GUERRA IN LOMBARDIA
Con 1,1 miliardi di euro gettati al vento, Pavia è la città italiana più slot-di-
pendente. E la Lombardia, assieme a Emilia-Romagna, Lazio e Campania, la regione più colpita. Per questo, da gennaio, la Regione ha vietato l’apertura di slot machine a meno di 500 metri da “luoghi sensibili”, ossia le scuole, luoghi di culto, impianti sportivi, strutture socio-assistenziali, luoghi di aggregazione giovanile e oratori. La legge vieta l’installazione di nuove slot machine e impone il ritiro di quelle attuali una volta scaduta la concessione.
IL MANIFESTO DEI SINDACI
Per arginare il fenomeno, oltre 500 sindaci in tutta Italia, da Roma a Milano, hanno firmato un «Manifesto per la legalità contro il gioco d’azzardo» in cui si chiede una legge che consenta loro di regolamentare gli orari e fermare l’apertura di nuovi spazi. Oggi le armi a disposizione dei Comuni sono spuntate: le autorizzazioni
passano dalla Questura, che si limita a controllare i requisiti dei richiedenti. E le ordinanze fatte dai sindaci sono state in genere bocciate dal Tar.
COME CURARE LA LUDOPATIA La ludopatia, al pari della dipendenza da alcol e droghe, è una vera e propria malattia. Per uscirne servono dunque centri specializzati. Ma se un giocatore facoltoso ha tutte le possibilità di recarsi in clinica privata a disintossicarsi, non altrettanto possono fare i meno abbienti, divenuti tali, magari, proprio a causa del gioco. Ecco perché, a Reggio Emilia, è sorta una vera e propria comunità di recupero, gratuita. E lo stesso è successo in Piemonte e in Toscana. All’interno della struttura si eseguono test diagnostici, colloqui individuali, gruppi psicoeducativi, lezioni specifiche sui giochi d’azzardo, consulenze legali e attività ricreative alternative.
PER DIRE LA TUA O CHIEDERE CONSIGLI AI NOSTRI ESPERTI
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COVER STORY
AMADEUS «SONO L’UOMO DELL’ESTATE E VI SPIEGO PERCHÈ» di Vincenzo Petraglia
Il conduttore romagnolo, che invita tutti i genitori a passare più tempo con i propri figli, 28
© Marco Di Marco/diciottofebbraio
Con la famiglia in un autoscatto di qualche giorno fa fatto in Sardegna. La primogenita, Alice, 17 anni, in questo periodo vive e studia a Londra
Il conduttore romagnolo (52 anni il prossimo 4 settembre) nella sua casa romana con il figlio José Alberto (5) e la moglie Giovanna Civitillo (36), la ballerina e showgirl conosciuta nel 2002 a L’Eredità
È
indubbiamente il personaggio televisivo dell’estate, perché col suo Reazione a Catena sta facendo davvero ottimi ascolti nel preserale di Rai1. Amadeus, al secolo Amedeo Umberto Rita Sebastiani, ci accoglie in esclusiva nella sua casa romana insieme con la moglie Giovanna Civitillo, la ballerina e showgirl conosciuta quando, nel 2002, conduceva L’Eredità, e il piccolo José Alberto, di cinque anni, mentre Alice, la primogenita di diciassette anni, è volata a Londra, dove studia, per la gioia di papà «felice – come ci racconta – che possa crescere con una mentalità aperta al mondo». Amedeus, nella tua vita professionale hai fatto tante cose. Qual è momento più bello, quello che ricordi con maggior piacere, della tua vita professionale? «Difficile rispondere! Beh, sicuramente il periodo dell’inizio della mia carriera negli anni ‘80 non lo dimenticherò mai: il mio battesimo televisivo a livello nazionale nella trasmissione Uno, due, tre casino in cui presentavo, stando in video appena quindici secondi, il Jovanotti del Gimme five,
l’incontro con Claudio Cecchetto e l’inizio in radio. Ma anche, più avanti, il Festivalbar, per non parlare de L’Eredità, momenti indimenticabili della mia vita. Tornare adesso in tivù nel preserale con Reazione a Catena è stata una grande felicità». E le cose stanno andando molto bene per te. Sei a tutti gli effetti il personaggio dell’estate, visti gli ottimi ascolti che stai facendo... «Il che vuol dire che Reazione a Catena è un gioco che è ha una sua forza. Una macchina che evidentemente funzione e piace al pubblico da casa se siamo in grado di battere negli ascolti una delle telenovelas più riuscite degli ultimi anni, Il segreto». Qual è stato, invece, il momento più bello della tua vita non lavorativa? «Quando mi sono sposato con Giovanna. È stato un momento davvero stupendo perché al matrimonio c’erano anche i nostri figli, sia la grande che il piccolo (Alice, 17 anni, avuta con la prima moglie, e José Alberto, di cinque anni, avuto appunto da Giovanna, ndr), ed è stato bello, un’emozione unica, poter condividere con loro questo momento, cosa
ci accoglie nella sua casa romana con la moglie Giovanna e il figlio José Alberto svelando un volto inedito di sé 29
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COVER STORY
Amadeus conduce fino al 13 settembre Reazione a Catena, in onda tutti i giorni, con ottimi ascolti, alle 18,50 su Rai1, dopo di che tornerà al timone di Mezzogiorno in famiglia, su Rai2
che solitamente non avviene nella vita. Tengo molto alla famiglia, è il mio porto sicuro e cerco di stare con loro il più possibile, anche perché sono uno che ama la semplicità e la quotidianità. Mi piacciono le cose informali, per intenderci sono uno non da ristorante di lusso, ma da trattoria. Le cose troppo studiate e ricercate mi mettono a disagio. Mi piacciono i luoghi dove ognuno è se stesso, senza maschere di alcun tipo...». Che tipo di padre cerchi di essere con i tuoi figli? «Sono apprensivo di natura ma mi piace che possano soddisfare le loro curiosità e scoprire il mondo da soli. Per questo cerco di responsabilizzarli, come i miei genitori hanno fatto con me, in modo che siano consapevoli dei possibili pericoli del mondo ma allo stesso tempo non abbiano paura di affrontare da soli la vita perché, pur essendo come padre molto presente, credo sia giusto non tenerli chiusi in casa sotto una campana di vetro». Ti preoccupa il loro futuro? Come vedi questa nostra Italia? «Vedo un Paese alla deriva. Come se avessimo fra le mani un diamante e lo stessimo distruggendo con un martello. Se non si agisce presto e se non ci mettiamo tutti insieme a lavorare sodo per salvarla, questa nostra Italia è destinata ad affondare. È una nazione ricchissima la nostra, che veramente potrebbe stare
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molto meglio viste le bellezze e le risorse intellettuali che ha. Eppure continua a essere devastata dalla politica, dalle tasse, dalla burocrazia, dalla furbizia, dalla mancanza di meritocrazia e dall’impunità, oltre che da leggi talvolta inique. Io non sono uno che fa di tutta l’erba un fascio, per cui non nego che anche fra i politici ci siano persone valide e di buona volontà. Ma se ci sono non gli viene permesso di fare cose utili al Paese, perché c’è sempre pronto qualcuno a mettergli i bastoni fra le ruote. Non è un caso, dunque, che chi decide di emigrare, siano essi artisti, ingegneri, ricercatori e quant’altro, trovi poi all’estero la possibilità di far fiorire quella creatività e genialità tipiche italiane che solo nella guerra fratricida in atto nel nostro Paese non riescono ad esprimersi come potrebbero. Riguardo i miei figli, la situazione mi preoccupa, quindi, abbastanza e l’unica cosa che posso fare per loro è far sì che imparino almeno due o tre lingue e siano al passo coi tempi attraverso una buona istruzione e l’uso della tecnologia. Questa è purtroppo l’unica strada – e lo dico con molta amarezza – perché, qualora in Italia le cose non dovessero cambiare drasticamente, possano avere la possibilità di trovare un lavoro all’estero, dove sicuramente il merito vale molto più che da noi! Alice ha la passione per le lingue straniere, ne parla già quattro e ora sta studiando in Inghilterra e io sono molto contento che stia crescendo con una mentalità aperta al mondo».
I genitori di oggi in cosa, secondo te, avrebbero bisogno di migliorarsi nel rapporto con i propri figli? «Penso che tutti noi dovremmo dedicare un po’ più di tempo ai figli. Forse in passato i nostri papà erano più assenti di noi, ma almeno crescevamo con le mamme e i nonni. Oggi, invece, per com’è cambiata la società e visto che le donne spesso lavorano, rischiamo di far crescere i nostri figli da soli. Io in questo sono fortunato perché, anche se cerco di stare con loro più tempo possibile, quando non ci sono, Giovanna è molto presente e attenta. Oggi i nostri figli vivono in mezzo a maggiori pericoli rispetto a quanto accadeva a noi in passato e spesso di fronte ai loro problemi non riusciamo a metterci veramente in ascolto, perché spesso non troviamo proprio il tempo per farlo. Potremmo cominciare da questo periodo di vacanza per stare un po’ più con loro e ascoltarli!». Fra te e Giovanna, chi è più bravo a dire no? «Lei! Io faccio più fatica. Tendo a dire si e il mio no spesso diventa poi un sì! Non sono per i tanti no e, a dirla tutta, mi piace anche un po’ viziarli, nel senso più sano del termine! Voglio ovviamente che vengano su educati e a modo, ma non attraverso un’educazione rigida e severa. Sia io che mia moglie siamo cresciuti con questo tipo di educazione e pensiamo di essere venuti su bene e con valori saldi. Credo che la cosa più importante sia dialogare con i propri figli ed essere presenti nella loro vita, altrimenti tutti i no servono a poco». Come marito, invece, come sei? Qual è il segreto del vostro rapporto? «L’amore ovviamente! E la passione, che non è mai mancata in questi undici anni insieme. Fondamentale poi è la condivisione. Cerchiamo di condividere ogni cosa, sia momenti difficili che belli, compreso hobby, viaggi e divertimenti. Ci aiuta molto poi il fatto che la pensiamo alla stessa maniera su moltissime cose, per cui non dobbiamo stare lì ogni volta a cercare di convincere l’altro a fare una cosa piuttosto che un’altra. Ti faccio un esempio.
© Marco Di Marco/diciottofebbraio
Se in una coppia uno ama la montagna e l’altra il mare, oppure uno la pensa in un modo sull’educazione dei figli e l’altra in maniera completamente opposta, è ovvio che diventa un problema! Io e Giovanna siamo abbastanza allineati in questo e da quando stiamo insieme cerchiamo di passare quanto più tempo possibile insieme. E poi fra di noi c’è grande rispetto reciproco, cosa che non dovrebbe mai mancare in una coppia». Concetto che evidentemente non tutti hanno ben chiaro, visti i casi di violenza sulle donne che quasi ogni giorno salgono alla ribalta della cronaca! «Un uomo violento, che fa del male a una persona più debole non merita alcun tipo di rispetto, perché nessuno
ha il diritto di torcere neppure un capello agli altri. Un fenomeno che, credo, andrebbe combattuto innanzitutto con pene più severe. Perché va bene prevenire, ma se poi a chi commette questi reati non vengono comminate pene adeguate, torniamo al punto di partenza». Cosa sognavi di fare da ragazzino? Se non avessi fatto questo mestiere cos’altro avresti potuto fare? «Ho cominciato a fare radio a 16 anni e ho sempre amato parlare. Quando ero a scuola, per esempio, ero rappresentante di classe, e non perché fossi bravo e studioso ma solo perché mi veniva facile parlare, così alle assemblee parlavo sempre io. Diciamo che la parola mi è sempre piaciuta e dai tempi in cui guardavo
Canzonissima con Raffaella Carrà e Corrado, per me due grandissimi miti, ho sempre desiderato fare il presentatore! Come mestiere alternativo, essendo un grande appassionato di calcio, forse avrei potuto fare l’allenatore. Chissà...». O magari l’imitatore, considerato quanto ci hai fatto vedere a Tale e Quale Show... «Beh, a dire il vero è una passione che mi porto appresso dai tempi della scuola. Facevo le caricature degli insegnanti, cogliendone tic e manie, e penso mi riuscissero piuttosto bene visto che non solo i miei compagni di classe, ma anche gli stessi professori vittima, ridevano delle mie caricature. Ovviamente da lì a fare l’imitazione di un cantante in trasmissione c’è di
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COVER STORY
mezzo il mare, in quanto qui entra in gioco anche la voce, il trucco e un lavoro artistico preparatorio di altissimo livello! Tale e Quale è un po’ come fare una full immersion in una scuola di teatro e di musica perché tutto è curato nei minimi dettagli ed è affascinante vedere lo splendido lavoro di costumisti, truccatrici, insegnanti vocali e di tutto lo staff. È stata un’esperienza bellissima, oltre che molto molto divertente».
Tu che rapporto hai con la fede? «Sono molto credente. Vivo la fede in maniera molto personale e credo nei preti come persone singole, che come tali possono essere uomini buoni o meno buoni. Non sono uno da Messa la domenica mattina ma vado magari in chiesa a pregare quando non c’è nessuno, per esempio la mattina molto presto. La fede mi aiuta a non perdere mai la speranza, neppure nei momenti di maggiore difficoltà, e mi aiuta ad apprezzare di più ciò che ho. Credo che nella nostra vita avvengano ogni giorno tanti piccoli miracoli per i quali dovremmo sempre ringraziare. È solo che non sempre abbiamo occhi attenti per vederli». Forse è anche per questa tua consapevolezza che dai l’impressione di essere sereno, entusiasta delle cose... «Forse, e anche per il fatto che cerco di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Come dicevano i miei
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nonni, d’altronde, quando nella vita c’è la salute c’è tutto! Mi è capitato diverse volte nella vita di andare a trovare bambini ricoverati in ospedale e di fronte a certe realtà ti rendi conto di quanta sofferenza ci sia in giro. Questo ti aiuta a capire quanto sei fortunato e a dare pertanto il giusto peso alle cose. Ciò non vuol dire che non mi arrabbio mai, però cerco sempre di relativizzare i problemi, mettendoli a confronto con le cose veramente importanti della vita».
© Marco Di Marco/diciottofebbraio
Gli studi di Reazione a Catena sono a Napoli. Come ti trovi nella città partenopea? Ti piace? «Napoli è un paradiso, la amo! La conoscevo già, anche perché Giovanna è di una cittadina vicino Napoli, e poi ci ho fatto il servizio militare, oltre ad aver fatto pure per due volte il Festivalbar, in piazza Plebiscito. La trovo un città dal fascino immenso. È, come diceva De Filippo, un teatro all’aperto, nel senso che trovi in giro degli autentici personaggi e talvolta sembra di essere veramente in un film di Totò. Napoli è verace, unica, con quella sua tipica atmosfera un po’ sospesa fra magia, fede e superstizione».
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PERSONAGGI
Margareth Madè
IL MIO SOGNO?
RIMANERE PER SEMPRE QUELLA CHE SONO di Angela Iantosca
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sembrava interessante a 15 anni avere la possibilità di studiare e lavorare senza pesare sui genitori. È stato un modo per responsabilizzarmi, per mettermi a confronto con me stessa, con le mie paure, aiutandomi a formarmi una corazza. La moda è stata un’opportunità di crescita e di lavoro, pur sognando il cinema. A 22 anni ho cominciato a studiare cinema, teatro e a cercare un agente. Dopo averlo trovato, è arrivato il film Baarìa con Tornatore».
«A 15 anni ho cominciato per gioco a fare dei concorsi di moda. Mi sentivo diversa. Quando mi chiesero di fare la modella a Milano, accettai perché mi
Sognavi e sogni il cinema. E poi? «Il mio sogno quotidiano è vivere serenamente, stare bene con le persone che amo».
© Rossella Vetrano
’era una volta una ragazza alta e magra, nata in un piccolo paese della Sicilia, che si sentiva diversa dai suoi coetanei e da quel Pachino, in provincia di Siracusa, che le aveva dato i natali. Per questo si rifugiava nella sua camera e sognava di diventare un giorno un’attrice famosa... Sembra l’incipit di una favola, ma quella bambina, Margareth Tamara Maccarone, in arte Madè, il suo sogno l’ha coronato.
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Cosa sono per te i sogni? «I sogni sono il colore della vita. È bello sognare dare speranza e arrivare a realizzarli. Ancora oggi ne ho tanti!». Il tuo più grande sacrificio quale è stato? «Lasciare la mia famiglia, la mia Sicilia a 15 anni. Lasciare il paese per esperienze nuove, per qualcosa che sapevo mi avrebbe fatto crescere». Nella tua vita hai fatto molti provini che non sono andati bene: cosa ti ha dato la forza di andare avanti? «Sei sempre esposta e giudicata in questo mestiere che è fatto di attese. Aspetti il progetto giusto, il ruolo giusto, la telefonata. Spesso ti ritrovi a fare dei provini che non vanno bene perché non sei adatta, perché incontrano un’altra persona più in linea con il personaggio. Spesso sei tu stessa che decidi di dire no. Non puoi accettare tutto pur di lavorare. La carriera è tua e la devi costruire giorno per giorno anche con dei no». La tua bellezza è innegabile: che rapporto hai con te stessa? «La vera bellezza è dentro di noi. È quella che fa la differenza, che dà luce ed energia e questo si vede anche nelle
relazioni. Senza la bellezza interiore, la bellezza esteriore rimane nulla». Cosa serve per arrivare alla meta? «Determinazione, serietà, preparazione. E poi fortuna!». Hai cominciato con Tornatore e in autunno tornerai al cinema con un film di Vincenzo Salemme, … E fuori nevica. Come è stato il vostro incontro? «Divertentissimo. Vincenzo ha disegnato il suo personaggio per me. Avevo visto lo spettacolo a teatro e sono contenta di aver lavorato con lui. Abbiamo riso moltissimo sul set!» Da bambina ti sentivi diversa dai tuoi coetanei: cosa è per te la differenza, valore ancora più importante se raffrontato alle logiche del branco che si stanno affermando? «Significa mettersi a nudo, mettere in evidenza la propria identità, altrimenti rischiamo di vivere in un mondo di maschere, omologati. Bisogna portare se stessi e proteggersi, per tutelare la propria autenticità, mostrandosi per quello che si è».
Margareth Madè, al secolo Margareth Tamara Maccarrone, è nata a Paternò, Sicilia, il 22 giugno 1982 ed è salita alla ribalta nel mondo del cinema grazie al ruolo di Mannina, interpretato nel film di Giuseppe Tornatore, Baarìa (2009). In questa foto, all’ultimo Giffoni Film Festival, lo scorso luglio
Hai posato per il calendario Pirelli, nel 2012: non hai temuto le critiche? «Il calendario Pirelli è il calendario che è stato fatto, in 50 anni, dalle donne più
Mi sono lasciata consigliare sul set dal regista e da lei, che era al mio fianco». Rinunceresti anche un tuo sogno, pur di seguire il tuo amore?
© Rossella Vetrano
Anche nel tuo mondo? «Certamente! Se qualcuno mi chiede di essere ciò che non sono, può andare a comprare una bambola in un negozio».
belle del mondo. È una espressione elegante della bellezza femminile. I pregiudizi ci sono sempre, in qualsiasi cosa, al di là del calendario, e a me non interessano. Bisogna essere liberi». In tv hai interpretato Sofia Loren, recitando al fianco della stessa Loren che vestiva i panni della madre: come ti sei preparata per questo personaggio? «Mi sono preparata con leggerezza, senza pensarci troppo perché non può esistere un confronto con Sofia Loren.
Oltre che sul grande schermo, Margareth ha lavorato anche per la tivù, interpretando Sophia Loren nella miniserie La mia casa è piena di specchi (2010), mentre nel 2012 ha posato per il prestigioso Calendario Pirelli. In autunno uscirà nelle sale italiane con la commedia di Vincenzo Salemme …e fuori nevica. In questa foto, ancora al Giffoni
«Se è amore vero, forse. Ma è difficile da dire. Se vivi quel sentimento e capisci che potrebbe essere il tuo compagno di vita con il quale costruire insieme… Diciamo che ancora non ho incontrato il grande amore per cui lasciare tutto quanto!» Baarìa è stata la tua prima esperienza al cinema: come ti sei trovata a recitare con una cast importante come quello? «È stata la mia prima esperienza. L’ho vissuto con inconsapevolezza, perché scoprivo giorno dopo giorno il set. Scoprivo il regista e il mestiere dell’attore. È stata una sorpresa costante. Non ne avevo idea. Sognavo il cinema, ma quando ti ritrovi sul set a dover interpretare un personaggio così importante, è un’altra cosa! L’inconsapevolezza è stata importante. Ero come una bambina nel paese dei balocchi con una persona intelligente al fianco come Tornatore…» Il personaggio che hai interpretato in Baarìa quanto è vicino o lontano da te? «Onestamente Mannina era molto simile a me. Per interpretare quel personaggio mi sono ispirata ai racconti della mia nonna materna, a questa immagine di donna pulita, pura, ispirata a valori che non esistono più: la sincerità, l’esserci tra vicini. È un personaggio che mi somigli, in qualche modo».
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ATTUALITÀ
IL GRILLO
PARLANTE
LA BUONA E LA CATTIVA NOTIZIA DELLA SETTIMANA... di Vincenzo Petraglia
GIOIELLI DI FAMIGLIA VENDESI
QUESTO CARCERE NON È UN ALBERGO
Quello delle carceri è un tema spinoso. È innegabile che chi sbaglia debba pagare, ma è anche vero che le istituzioni penitenziarie, oltre che allontanare gli individui pericolosi dalla società, dovrebbero anche rieducare i soggetti che infrangono la legge, affinché non nuocciano più. Obiettivo ampiamente disatteso se le carceri sono sovraffollate come quelle italiane (54.414 detenuti, 5.012 in più rispetto ai posti disponibili), per le quali abbiamo rischiato una maxi multa da parte dell’Europa. Ed è bene chiarire che se il carcere fallisce in questa sua missione riabilitativa a pagarne le spese siamo innanzitutto noi cittadini onesti. Uno, perché i costi per mantenere strutture e detenuti sono a nostro carico. Due, perché se i detenuti non seguono percorsi di recupero, dimostrano le statistiche, tornano a delinquere e quindi ad arrecare danno alla società e indirettamente a ciascuno di noi. In genere il 60% degli ex detenuti torna a delinquere, percentuale che si dimezza nei detenuti cui è viene data la possibilità di lavorare, dentro o fuori il carcere, durante il periodo detentivo. Peccato che solo al 21% di essi sia concesso il privilegio di lavorare. Il lavoro è importante per i detenuti, perché li proietta in quella dimensione del dare e dell’avere (lavoro in cambio di compenso, seppure simbolico) che è alla base del patto sociale di ogni democrazia. Dunque, non possiamo non accogliere positivamente il decreto governativo da poco convertito in legge che limita il carcere preventivo e mira a potenziare le misure alternative alla detenzione. È un buon inizio, perché si limita, quantomeno, la situazione di estremo degrado che ha finora imperato nelle carceri. E, si sa (e si badi bene, qui nessuno è per i carceri a 5 stelle, ma solo per un minimo di decoro), il degrado mortifica l’uomo, qualsiasi uomo, generando una spirale di frustrazione e rabbia che istiga alla vendetta. Quella di un uomo che, una volta libero, con molta probabilità tornerà a delinquere.
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Se n’è appena andato via un altro pezzo del tessuto imprenditoriale nostrano. Il marmo di Carrara non parla più italiano, o almeno non al 100%. A comprare, pare per 45 milioni di euro, il 50% della Marmi Carrara è stata la Cpc Marble e Granite Ltd, di proprietà della famiglia Bin Laden. Sì proprio quella di Osama. Una cessione come tante di quest’ultimo periodo: Alitalia, comprata dagli emirati, Indesit, ceduta al 60% all’americana Whirlpool, Pasta Garofalo, passata, per il 52%, alla spagnola Ebro Foods, come pure Riso Scotti (per il 25%), Star, leader nei dadi da brodo, e Fiorucci salumi. Proprio il comparto agroalimentare è fra i più colpiti dalle vendite: secondo Coldiretti, dall’inizio della crisi sono passati in mani straniere marchi storici dell’agroalimentare italiano per un valore di oltre 10 miliardi di euro. E ultimamente anche i cinesi hanno cominciato a fare shopping in saldo nel Belpaese in quanto i proprietari sono indotti a vendere per via di tasse elevate e politiche statali penalizzanti. Un’emorragia, quella della fuga e, talvolta, della svendita dei nostri gioielli di famiglia, sinonimo di qualità ed eleganza (come nel caso delle griffe), che va molto bene a chi acquista, ma che non fa certo bene al nostro Paese, che così si impoverisce irreversibilmente.
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IMPEGNO PER GLI ALTRI
SOLIDARIETÀ. ANCHE TU PUOI
DIVENTARE UN ANGELO
Aiutare i bambini che vanno e vengono da scuola: un’attività semplice ma importante
I CITY ANGELS L’associazione City Angels è nata a Milano venti anni fa per iniziativa di Mario Furlan, giornalista e formatore. Nel corso del tempo si è strutturata aprendo sedi in diverse città italiane tra cui Torino e Roma. I volontari hanno compiti diversi, dal controllo della sicurezza per le donne sole all’assistenza per senzatetto ed emarginati, ma nel loro complesso cercano di offrire un aiuto per rendere la città più sicura e vivibile. Per avere maggiori informazioni si può consultare il loro sito internet (www. cityangels.it) o chiamare la sede dei City Angels della propria città.
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er chi ama stare tra i bambini e vuole occupare qualche ora del suo tempo dedicandosi agli altri, soprattutto se in pensione, cosa c’è di meglio che fare il volontario fuori dalle scuole? Aiutare i più piccoli, soprattutto alle elementari e alle medie inferiori, ad entrare e uscire dall’istituto senza rischi, verificare che non ci siano persone non autorizzate o auto che blocchino il traffico. Insomma, essere quella presenza in più per la sicurezza dei più piccoli. Per fare questa esperienza non servono doti particolari. Basta un po’ di pazienza, di attenzione per il prossimo e il tatto necessario per trattare con genitori e automobilisti un po’ indi-
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sciplinati. Le mansioni, nello specifico, sono “la sorveglianza e la segnalazione dell’attraversamento dei bambini”. Spesso sono in affiancamento ai vigili urbani che, nel caso, possono far sgomberare le auto in sosta selvaggia, regolare il traffico e controllare l’ordine pubblico. Inoltre, in caso di problemi di ordine pubblico, oppure in caso di incidente, il volontario può fare soltanto quello che è concesso a un normale cittadino, ovvero chiamare in aiuto il vigile urbano. Se si ci vuole avvicinare a questa attività o anche solo avere qualche dettaglio (soprattutto perché le specifiche cambiano in parte da Co-
Il presidente e fondatore dei City Angels, Mario Furlan
mune a Comune) ci si può rivolgere al comando dei vigili urbani della propria città oppure al centro anziani del Comune di residenza. L’impegno richiesto, di solito è solo per il mattino (dalle 7,30 alle 8,15) e all’ora di pranzo (dalle 12,30 alle 13,30), sabato incluso.
PUNTI DI VISTA
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Sono sempre meno. E sono martoriate dal cemento. In 25 anni un cambiamento a dir poco radicale: le spiagge italiane sono state sottratte alla balneazione per far spazio al cemento e ai suoi “derivati”, quali villaggi, residence, centri commerciali, porti, autostrade, dighe e barriere. Il risultato? Un profilo stravolto. Gli inquietanti dati sono stati raccolti dal WWF in un dossier dal titolo “Cemento Coast to Coast”: dei circa 8.000 km delle nostre “amate sponde” quasi il 10% è alterato da infrastrutture pesanti. Nessuna regione costiera esclusa. Le più ferite? Sicilia, Sardegna e la zona adriatica, la più urbanizzata dell’intero bacino Mediterraneo che rappresenta il 17% del litorale nazionale ma dove meno del 30% dell’area che affaccia sul mare è libero da costruzioni. È tutto vero?! Non ci resta che dire: osservare per … credere.
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VOCI A CONFRONTO
MONDIOPPOSTI di Vincenzo Petraglia
LA BATTAGLIA DEI DIRITTI CIVILI IN ITALIA
Fecondazione eterologa, donne, famiglie, omosessuali. Il punto di vista di Vladimir Luxuria e Carlo Giovanardi su alcuni dei temi più controversi del dibattito politico nostrano
Vladimir Luxuria © Corrado Ferrante Ufficio Stampa Make up Gennaro Marchese
VLADIMIR LUXURIA «Per pretendere una classe politica più onesta è necessario che ognuno di noi faccia la sua parte. Il problema è che in Italia vige la mentalità che più si è furbi, più si è intelligenti. Dovremmo ripartire dal nostro straordinario patrimonio artistico e culturale, amandolo di più e non pensando più, come avviene, che mantenere un bene artistico o archeologico sia una iattura e non una risorsa. Siamo stati fortunati a nascere in Italia, purtroppo troppo spesso violentata anche da abusivismo, industrie e scempi vari, e se si facesse un salto in avanti anche in tema di diritti civili, avremmo un motivo in più per amare questo nostro Paese. Di brava gente ce n’è tanta: volontari, persone oneste che fanno il proprio lavoro e si impegnano per il bene comune. È da loro che bisogna ripartire, valorizzando le risorse più sane che abbiamo. Per farlo, secondo me, ci vuole maggior grinta e fiducia nel futuro, che è proprio ciò che scarseggia in questo periodo».
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CARLO GIOVANARDI La politica non gode di grande fiducia fra i cittadini italiani. Quale sarebbe il primo passo, un gesto forte da fare affinché si possa cominciare a cambiare idea su argomenti quali casta, privilegi, illegalità politica dilagante?
«Ognuno di noi ha le sue responsabilità. Il più grosso problema è che c’è sempre un atteggiamento negativo e di sospetto nei confronti di chi è propositivo, per cui è difficile innovare. C’è una cultura dell’anti impresa che cerca sempre il capro espiatorio. Pensiamo alla recente alluvione nel Trevigiano: si è data la colpa ai vigneti di Prosecco. Assurdo! Poi c’è la cappa burocratica, che rallenta l’innovazione, e quella cultura del sospetto per la quale se si apre un’attività, ecco arrivare controlli a catena, quasi si volesse trovare a tutti i costi qualcosa non a norma di legge per multare o far chiudere. La domanda è: come si fa a rispettare le regole quando tutto diventa reato? Finché avremo regole così complesse che bisogna studiare un mese per capirle, non ne usciremo. È nelle cose complicate che si annida la corruzione. Se le semplificassimo e avessimo regole più chiare, molti problemi svanirebbero».
«Nessuno deve pensare che l’orientamento sessuale o il colore della pelle possano essere usati per sentirsi superiori o titolari di maggiori diritti. Sei eterosessuale e puoi sposarti, sei omosessuale e non puoi farlo. Nulla di più ingiusto e discriminatorio, perché l’amore è un sentimento meraviglioso che giova a tutti, nessuno escluso, e che lo Stato deve tutelare. Siamo nati nel Paese più bello del mondo e non vorremmo che fosse l’ignavia della classe politica, l’egoismo e gli interessi di parte, a condizionare negativamente la vita dei cittadini. Come questa ci sono altre emergenze: giovani, che bisognerebbe sostenere snellendo la burocrazia e facilitando l’accesso al credito, e donne, ancora discriminate su molti fronti: lavoro, diritto alla maternità, violenze. Abbiamo avuto buoni provvedimenti negli ultimi anni – penso allo stalking – ma alcune cose si sono arenate, bloccando di fatto il processo di tutela delle componenti più deboli della società».
In tema sociale e di diritti civili, quali sono i fronti più urgenti su cui bisogna ancora lavorare in Italia?
«Si son fatti molti passi avanti. Penso alle leggi su stalking e femminicidio. Il problema è che le leggi non bastano se non si parte dalle fondamenta, dalla formazione – in famiglia, scuola, parrocchia – dei giovani al rispetto per gli altri. Riguardo le famiglie, avevamo presentato a suo tempo un disegno di legge sui contratti di convivenza, capaci di riconoscere a coloro che avessero voluto formalizzare una convivenza, eterosessuali od omosessuali, una serie di diritti. Altro discorso quello dei matrimoni. Siamo contrari a forme matrimoniali uomo-uomo o donna-donna e ad utero in affitto e adozioni da parte di coppie omosessuali. A guidarci deve essere il buonsenso. Dovremmo fermarci e chiederci, per esempio, per l’eterologa: ha o no ogni bambino il diritto di sapere chi è il proprio padre? Cosa molto difficile da stabilire se nella sua nascita sono coinvolte talvolta addirittura due coppie e un donatore. Punti interrogativi spesso elusi con troppa facilità».
«Mi auguro possano prima o poi sostenersi a vicenda. Come disse don Gallo, l’amore, l’eterosessualità, l’omosessualità, la transessualità sono doni di Dio. E anche il Papa ha detto “Chi sono io per giudicare un gay?”. Il problema è che molti livelli ecclesiastici rimangono arroccati su posizioni di chiusura. Penso che se Gesù tornasse sulla Terra, farebbe piazza pulita di queste persone che continuano a chiudere porte, a predicare bene e razzolare male. Ma sono fiduciosa...».
Vivendo in un Stato che sente ancora forte l’influenza del Vaticano, fede e diritti civili in che rapporto stanno? Si ostacolano o possono, invece, essere una forma di sostegno reciproco?
«Fede e diritti civili si sostengono nel modo più assoluto. Il Cristianesimo ha dato vita in Occidente a un mondo basato sul rispetto reciproco. Poi, certo, c’è chi applica e chi no nella vita gli insegnamenti della Chiesa, ma siamo comunque lontani anni luce dal fondamentalismo, ottuso e cieco, di nazioni dove si predica l’odio, la soppressione fisica di chi non si allinea a certe idee, il non rispetto delle donne, trattate in molti casi come bestie».
VLADIMIR LUXURIA
CARLO AMEDEO GIOVANARDI
È stata la prima parlamentare transessuale a essere eletta in Europa, da sempre impegnata in prima linea per il riconoscimento dei diritti delle persone con orientamenti sessuali diversi, battaglie per le quali è riuscita spessissimo a smuovere l’opinione pubblica. È anche personaggio televisivo, attrice, autrice teatrale e scrittrice. Ha pubblicato diversi libri di successo, fra cui, ultimo in ordine di tempo, L’Italia migliore (2013), edito da Bompiani.
Modenese Doc, eletto alla Camera per la prima volta nel 1992 con la Democrazia Cristiana. Dopo essere stato Ministro per i Rapporti con il Parlamento e Sottosegretario alla presidenza del Consiglio (Famiglia, droga, servizio civile) nei governi Berlusconi, oggi è senatore e uno degli esponenti di punta del Nuovo Centrodestra, spesso al centro di polemiche per le sue posizioni ritenute un po’ troppo conservatrici.
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Tutte d’un PEZZO
SCIVOLATA E DELICATA La tuta di Ellen Pompeo (49 anni), colore forse non originale ma ben riscaldato dagli accessori.
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EFFETTO TAPPEZZERIA Per Joely Richardson ( 49 anni), figlia di Vanessa Redgrave, mise un pò appesantita da broccati e colori troppo forti.
REGALE La tuta antracite in seta indossata da Letizia Ortiz ( 41 anni). Ottimi anche gli accessori. Maxi cintura rigida metallizzata e tronchetti a gabbia extra noir.
MODA PERSONAGGI
DORATA Eva Herzigova (41 anni), tubino, scarpe taglio chanel, e anche capelli, tutto oro. Un lusso per pochi.
VEDO NON VEDO Per Maria Grazia Cucinotta (46 anni) che sceglie un tubino con trasparenze strategiche smorzate dal sottoveste a contrasto.
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SEMPLICE E REGOLARE Non sbaglia mai il tubino classico. qui nella versione bianca con scollo quadrato indossato dalla Desperate Housewife Teri Hatcher (49 anni)
Nella versione più classica con la gonna, o nella chicchissima variante pantalone, il PEZZO UNICO da sempre conquista per eleganza e praticità. Unico pensiero? L’accessorio giusto! 43
Victoria Beckham foulard in seta, KINLOCH
Angelina Jolie
Renee Zellweger
Sharon Stone
anello CORRADO GIUSPINO tronchetto spuntato DIRK BIKKEMBERG
Estate
VITAMINICA Caldo e vivo come l’arancio, fresco e lucente come il verde menta o riposante e dolce che sa di sorbetto al lime per un’estate a PIENO COLORE.
giacca a un bottone ANNIE P
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tracolla in rettile JOHN RICHMOND
di Federica Piacenza
MODA
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borsa con catena MENGHI Cristina Parodi
occhiali PALENS Simona Ventura
pochette in maglia M MISSONI
loafer FABIO RUSCONI gonna al ginocchio ESCADA
Blake Lively
Jessica Biel
borsa MISSONI
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ADESSO
FattoreT
MODA LOOK
di Federica Piacenza
Tuta o Tubino? Un buon dilemma che risolve quasi sempre giornate e situazioni fra le più disparate. Il pezzo unico, oggi, porta anche i pantaloni mantenendo quella veloce praticità che consente di essere perfette facendo un’UNICA SCELTA nel guardaroba 2.
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SFILATA ETRO PE 2014
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1. Tuta bicolor asimmetrica Escada 2. Tubino bicolor Christies 3. Pochette fucsia & orange Becatò 4. Pochette a rombi silver John Richmond 5. Decoltè arancio Gianna Meliani 6. Sandalo a gabbia Diego Dolcini 7. Pochette arancio John Richmond 8. Sandalo chiuso sul retro fucsia Filippo Gabriele 9. Tronchetti aperti bicolor Filippo Gabriele 10. Borsa in pelle e pitone Laura Vela
Mary Carbone
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BELLEZZA
IDRATAZIONE: la pelle ha sete L
a nostra pelle è naturalmente ricca di acqua ed il suo apporto è controllato dalla circolazione sanguigna e linfatica. Con l’avanzare dell’età il tasso idrico cutaneo si riduce, per cui la pelle diventa sottile e secca, non più morbida ed elastica come era nella fase giovanile. Inoltre, appare fragile e meno difesa dai raggi solari, a causa di un assottigliamento del film idrolipidico che non riesce a rallentare l’evaporazione. A livello profondo diminuisce la quantità di collagene ed elastina, a livello
superficiale si riduce lo spessore dell’epidermide. Così le espressioni del viso lasciano il segno. La pelle si può disidratare anche prima del naturale invecchiamento biologico sia per fattori esterni, quali vento, sole e uso di saponi troppo aggressivi, che per fattori interni, come la riduzione della quantità di liquidi presenti nel corpo, la diminuita attività delle ghiandole sudoripare e sebacee e variazioni ormonali. Idratare serve a ricostruire le quote d’acqua perse e a ricompattare il film idrolipidico: questa barriera limita la naturale evaporazione cutanea migliorando l’elasticità, prevenendo la comparsa di smagliature e ritardando la comparsa delle prime rughe. Scegliamo detergenti delicati o acque micellari per la detersione quotidiana. Sì a creme con acido ialuronico, collagene, olio di mandorle dolci, germe di grano, vitamina C. Prodotti che contengono NMF (fattori di idratazione naturale della pelle) e ceramidi sono degli ottimi alleati per riequilibrare le difese naturali del tessuto cutaneo, rallentano l’evaporazione e migliorano l’idratazione superficiale e profonda. Non dimentichiamoci il contorno occhi: particolarmente fragile e facile a segnarsi e invecchiare precocemente, questa
di Manuela Blandino COSMETOLOGA
zona richiede un trattamento specifico. Scegliamo un siero intensivo ad azione idratante e rigenerante per attenuare e prevenire gli inestetismi tipici della zona perioculare. Durante le ore di sonno la pelle elimina tutte le scorie e si rigenera preparandosi ad affrontare la nuova giornata, quindi, per avere una pelle sempre bella, luminosa e idratata, è fondamentale, la sera, dedicarsi un po’ di tempo: eliminare il make up e lo smog con prodotti specifici e delicati, tonificare la pelle per riequilibrare il suo pH ed applicare un buon prodotto cosmetico su viso, collo e decolleté. In soli cinque minuti possiamo, così, garantire alla nostra pelle salute, giovinezza e benessere.
CONSIGLIO Le nostre labbra sono estremamente delicate, tendono facilmente a disidratarsi e a screpolarsi. In estate utilizza un balsamo labbra con filtri solari per proteggerle dai raggi UV e, d’inverno, degli stick nutrienti e protettivi da applicare più volte al giorno. Burro di karitè, aloe vera gel, olio di jojoba e vitamine sono ideali per avere labbra sempre morbide e vellutate.
L’Occitane en Provence CREME RADIEUSE www.loccitane.it Le nostre labbra sono estremamente delicate, tendono facilmente a disidratarsi e a screpolarsi. In estate utilizza un balsamo labbra con filtri solari per proteggerle dai raggi UV e, d’inverno, degli stick nutrienti e protettivi da applicare più volte al giorno. Burro di karitè, aloe vera gel, olio di jojoba e vitamine sono ideali per avere labbra sempre morbide e vellutate.
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PERSONAGGI TV
SIMONA VENTURA È LEI LA VERA MISS
Ventisei anni dopo la sua partecipazione, la showgirl torinese torna al concorso che la lanciò. Da conduttrice. Servirà tutta la sua grinta per rilanciare una trasmissione finita nel mirino delle femministe
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a concorrente a presentatrice. Simona Ventura guida la riscossa delle bellezze italiane presentando l’edizione 2014 di Miss Italia. La finale si terrà il prossimo 14 settembre a Jesolo, e verrà trasmessa in diretta in prima serata da La7. Per la seconda volta consecutiva, la trasmissione andrà in onda sulla rete oggi di proprietà di Urbano Cairo, dopo l’improvvisata edizione dello scorso anno, quando la trasmissione televisiva dell’evento sembrava addirittura in forse.
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I TORMENTI DEL 2013
A far scattare il caso fu la presidente della Rai, Anna Maria Tarantola, che addirittura paragonò il concorso di bellezza all’Isola dei Famosi, spalleggiata dalla presidente della Camera, Laura Boldrini. Il neo-femminismo contro la bellezza, insomma, vista come un segno di sottomissione al pubblico maschile. Ma Simona Ventura è di tutt’altro avviso: «È un piacere annunciarvi che torno alla tivù generalista con Miss Italia, un programma che mancava nel mio curriculum. È una grande meda-
glia e per me un grande onore perché Miss Italia segna la storia del nostro Paese».
CHE CURRICULUM!
Eh, già: vincitrice del concorso Miss Muretto (che proprio quest’anno, ahinoi, chiude i battenti) nel 1986, concorrente a Miss Italia nel 1988, finalista a Miss Universo nello stesso anno. Con un curriculum del genere, Simona non poteva pensarla diversamente. Ma Simona, si sa, non è tipa da ritorni al passato. Ecco dunque che la sua conduzio-
ne sarà all’insegna del rinnovamento, una Miss Italia 2.0 affidata alla casa di produzione Magnolia, già produttrice di Music Farm e (un caso?) l’Isola dei Famosi. «Ci divertiremo! Sappiate che non cerchiamo solo belle ragazze ma donne dell’Italia di oggi, con carattere, indipendenti e smart. Miss Italia, l’Italia più bella».
PAROLA A CAIRO E ALLA MIRIGLIANI
Patrizia Mirigliani, organizzatrice della manifestazione, è entusiasta: «In tutta Italia si stanno svolgendo selezioni ispirate al rinnovamento. Il programma televisivo segue questa linea alla quale Simona Ventura porta un contributo di esperienza essenziale». Ambizioso l’obiettivo di ascolto, dopo il risicato 5,5% di share dello scorso anno: «Puntiamo a fare il 10%», ha annunciato Urbano Cairo. Bentornata, bellezza!
E SUPER SIMO SBARCA SU FOXLIFE Addio a Sky, dunque, per Simona Ventura? Non proprio. Secondo indiscrezioni rilasciate dal blogger televisivo Davide Maggio, Super Simo avrebbe trovato un accordo con Foxlife, emittente facente capo al gruppo di Rupert Murdoch. Proprio nell’anno del ritorno dell’Isola dei Famosi, questa volta su Mediaset, la Ventura dovrebbe condurre un nuovo reality show, anche questo targato Magnolia.
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PERSONAGGI TV
NIENTE FERIE PER IL COMMISSARIO
MAIGRET Delitti da risolvere e misteri da svelare non conoscono sosta: il sabato La7 propone in prima serata le repliche delle indagini del detective più amato di sempre
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roseguono, ogni sabato alle 21.10 su La7, le repliche de Il commissario Maigret, la fortunata serie televisiva con protagonista il personaggio letterario ideato da Georges Simenon ed interpretato da Bruno Crémer. Considerato l’erede di Jean Gabin, ritenuto il “vero volto” di Maigret sul piccolo schermo, Crémer ha indossato i panni del commissario così particolare e diverso dagli altri, dal 1991 al 2005. Nato dalla penna di Simenon, uno degli scrittori più produttivi del XX secolo, Jules Maigret è ancora oggi uno dei detective più amati di sempre. Solitario, di ossatura robusta, sempre ele-
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gante, spesso cupo e di cattivo umore e mai senza pipa, con il suo modo stravagante di risolvere delitti e misteri, Maigret ha rivoluzionato lo stereotipo del commissario di polizia: abbandona la domanda “chi è stato?”, propria del giallo classico inglese, affidandosi all’istinto e indagando sull’esistenza passata e presente della persona che ha commesso il misfatto. Un approccio del tutto nuovo che ha conquistato lettori e telespettatori. Superando i polizieschi inglesi, quello che Simenon fa attraverso Maigret, e Maigret con lui, è una vera e propria indagine psicologica: si immedesimano nell’ambiente in cui è avvenuto il delitto, affidandosi alle intuizioni, alle sensazioni, ai piccoli particolari, entrando nella psicologia dei personaggi coinvolti, senza giudicare o condannare ma soltanto cercando di capire, siano essi vittime, colpevoli o testimoni.
GINO CERVI, L’INDIMENTICABILE MAIGRET ITALIANO
Dal 1932, anno della prima apparizione del commissario Maigret sul piccolo schermo, tanti attori hanno prestato il proprio volto al personaggio
di Simenon. Solo alcuni però, sono rimasti nella storia degli sceneggiati televisivi. È il caso di Gino Cervi, uno degli attori più popolari d’Italia grazie al personaggio di Peppone in Don Camillo e interprete delle inchieste di Maigret per la Rai dal 1964 al 1972. Amato anche dai francesi e dallo stesso George Simenon che lo aveva eletto a “volto ufficiale” del suo Maigret, negli anni Sessanta Cervi tenne inchiodati davanti alla tivù, ancora in bianco e nero, milioni di telespettatori come solo, a quei tempi, Lascia o raddoppia di Mike Bongiorno. L’enorme successo della serie tv, si deve anche ad Andrea Camilleri, all’epoca produttore della Rai e primo sostenitore di Cervi nei panni del commissario Maigret. Non è un caso, infatti, che lo stesso Camilleri, molti anni dopo, abbia ammesso di aver imparato a scrivere gialli grazie all’attività di Simenon e di aver dato vita alla sua creatura, il commissario Montalbano, ispirandosi al burbero ed elegante Maigret.
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CINEMA
UNDER THE SKIN,
LO SGUARDO DEGLI ALIENI SUL MONDO Nelle sale dal 28 agosto e ispirato all’omonimo romanzo di Michel Faber, il film ha per protagonista una conturbante Scarlett Johansson, per la prima volta senza veli
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na pelliccia e un rossetto. A Scarlett Johansson non serve altro per vestire i panni di una conturbante aliena dalle sembianze umane che si aggira per la Scozia a caccia di uomini da sedurre e uccidere. Presentato all’ultimo Festival di Venezia, Under the skin - diretto dall’inglese Jonathan Glazer, apprezzatissimo regista di corti pubblicitari - uscirà nelle sale italiane il 28 agosto. Ispirato all’omonimo romanzo scritto dall’olandese Michel Faber, a differenza della cornice fantascientifica dalla connotazione cupamente satirica che caratterizza il libro, il film è un on the road visionario teso a guardare il nostro mondo con occhi diversi. Lo sguardo che osserva, impara e capisce, è quello di Isserley (Scarlett Johansson, bellissima in versione mora), un essere alieno
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nel corpo di una giovane e attraente ragazza, che inizia a vagabondare per la Scozia, attirando e seducendo gli uomini che incontra per strada. Una volta sedotti, questi vengono portati in un ambiente onirico in cui, immersi in una sostanza scura, vengono intrappolati. Inizialmente fredda e priva di sentimenti umani, nel corso del film Isserley imparerà a lasciarsi andare alle emozioni, rimanendo affascinata e turbata dalla bellezza di ciò che scopre giorno dopo giorno. Ed è a questo punto che l’incontro con la prossima vittima, un giovane inesperto affetto da neurofibromatosi, cambierà ogni cosa: Isserley imparerà a pensare come gli esseri umani e a scoprire il bisogno di integrazione. Ma gli uomini saranno in grado di accettarla?
SCARLETT JOHANSSON, BELLEZZA SENZA TEMPO Inno vivente alle donne burrose e sensuali, con quell’aria da diva anni Trenta, Scarlett Johansson non è certo una che passa inosservata. Nata a New York il 22 novembre 1984 da padre danese e mamma americana, sin dalle prime prove da attrice, la bella Scarlett ha catalizzato l’attenzione di registi, critica e pubblico. E non solo per la naturale ed elegante avvenenza che la contraddistingue, ma per quella spiccata poliedricità che ha dimostrato di avere passando da un ruolo all’altro senza passi falsi. Enigmatica e misteriosa, sa che la fama è un patrimonio da amministrare con sapienza e nonostante la giovane età non sbaglia un colpo. Impossibile, infatti, non farsi conquistare dalla sua interpretazione in Lost in Traslation al fianco di un Bill Murray irresistibile e dalla sua magnetica bellezza in La ragazza con l’orecchino di perla, dove interpreta la musa ispiratrice del celebre dipinto di Vermeer. Era il 2003, anno della sua definitiva consacrazione e delle prime candidature ai Golden Globe. Da allora è sulla cresta dell’onda, tra gossip, un matrimonio alle spalle, campagne pubblicitarie e progetti cinematografici che la vedono diretta da registi del calibro di Woody Allen e Brian De Palma. Fidanzata dal 2013 con il giornalista francese Romain Dauriac, è in attesa del suo primo figlio.
FRATELLI REALMENTE
ingombranti I consanguinei reali specializzati nel rubare la scena ai parenti e creare imbarazzo a corte di Chiara Mazzei
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e per i Paperon de Paperoni un diamante è per la vita, per i comuni mortali si potrebbe più facilmente sostenere che un fratello o una sorella è per la vita. Gli amori vanno e vengono, le amicizie, anche quelle più solide, si possono perdere, ma un fratello è un compagno di vita insostituibile, il complice di mille atti semi delinquenziali ai danni degli ignari genitori, il custode di lacrime e segreti che non ci abbandona mai. Certo è che non tutti i rapporti sono uguali. Perché se il marito e la moglie si scelgono, e quindi non possiamo che fare mea culpa se ci fanno disperare, i fratelli no. Quelli ci toccano, quelli ci teniamo. E a volte, per quanto l’affetto sia sconfinato, capita che il fratello o la sorella di turno siano davvero ingombranti. Migliaia di donne maledicono quotidianamente (e segretamente) la propria sorella per quelle gambe così lunghe o quegli occhioni da gatta che conquisterebbero ogni uomini. Chissà quanti uomini, guardando l’addominale scolpito del fratello o semplicemente rimanendo a bocca aperta davanti alla sua capacità di attirare l’attenzione e tenere la scena, vengono erosi da una violenta (ma bonaria, per carità) invidia. Sono molti i modi in cui un fratello può essere terribilmente ingombrante.
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La sua magnifica avvenenza, che stride magari con il nostro corpo tendente al tozzo e tutt’altro che fascinoso. La sua incredibile intelligenza, per cui diventa il vanto principale di nonne e genitori con chiunque. Ma non solo. Due sono i modi peggiori in cui un fratello può essere ingombrante. Primo, senza dubbio, la sua capacità, che sembra quasi un calcolo scientifico perverso, di rubarci la scena quando i protagonisti, invece, dovremmo essere noi. Più importante è l’evento, più ci piacerebbe strappargli i capelli uno ad uno. Secondo, la sua capacità di creare situazioni di enorme imbarazzo appena ne ha l’occasione, riuscendo a dire o fare la cosa più sbagliata immaginabile. Eppure non possiamo farci proprio un bel niente, se non sperare che si redimano e la piantino di tormentarci. Ci può consolare sapere che non capita solo a noi poveracci di subire le vessazioni psicologiche dei nostri fratelli. Persino nelle più perfette famiglie reali c’è sempre una sorella pronta a mettere in ombra la regale consanguinea o un fratello pronto a gettare nel più terribile imbarazzo il malcapitato familiare.
SORELLE DI TROPPO
Se si facesse un sondaggio tra le donne di tutto il mondo per sapere quale sia l’ipotetica sorella meno desiderata al
proprio matrimonio, possiamo affermare con certezza che, dalla Cina al Paraguay, la risposta sarebbe sempre la stessa: Pippa Middleton. Filippa, sorella di Kate, duchessa di Cambridge sposa del principe William ha contravvenuto a qualsiasi regola di rispetto fraterno nonché alle più basilari regole nuziali. Punto primo: non vestirsi mai di bianco a un matrimonio. Una regola di una semplicità sconcertante. Ci sono mille colori e mille sfumature. Ma il bianco è assolutamente proibito perché il bianco è della sposa, l’unica vera protagonista. E invece no. Pippa, il 29 aprile 2011, nell’Abbazia di Westminster, si presenta con un abito candido come la neve. E non finisce qui. Secondo: la damigella non deve vestirsi in modo tale da togliere l’attenzione dalla sposa su se stessa. E ci risiamo. Pippa si presenta bella baldanzosa con un abito fasciante a sirena che mette in mostra il suo ormai famosissimo fondoschiena. Risultato: tutti gli occhi sono puntati su di lei e non sulla sorella Kate. Tutti i media, dalla tv ai giornali, parlano del suo fantomatico lato B molto più che delle nozze in sé. Un immenso sentimento di solidarietà ha pervaso tutte le donne del mondo nei confronti della povera Kate. Povera mica tanto, visto che si è sposata un principe, ma un po’ sfortunatella in occasione del giorno che doveva essere
FAMIGLIE REALI
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Cristina, sorella del re Felipe VI di Spagna, a giugno, ha messo in forte in imbarazzo la corte, riviata a giudizio per frode fiscale e riciclaggio di capitali, insieme al marito.
il suo giorno, bhe, quello si. E a distanza di due anni, Pippa, non ancora soddisfatta evidentemente, rincara la dose con una dichiarazione da regina delle finte tonte che lascia davvero basiti. «Credo che il piano prevedesse che il mio vestito venisse notato il meno possibile. Doveva sembrare un tutt’uno con quello della sposa». E, per concludere in bellezza «Pensavo fosse semplicemente un matrimonio di famiglia». Ecco spiegato tutto.
UN DELINQUENTE IN FAMIGLIA
In famiglia c’è sempre almeno una pecora nera. Ma finché si tratta di piccole marachelle, cose di poco conto, nulla toglie che si possa chiudere un occhio. Ma bisognerebbe chiudere un po’ troppi occhi per giustificare la condotta dell’infanta Cristina, sorella del re Felipe VI di Spagna, che a giugno è stata rinviata a giudizio e attende di essere processata per frode fiscale e riciclaggio di capitali, insieme al marito Inaki Urdangarin. Pensate che terribile batosta per il novello re Felipe che, nel suo discorso di insediamento al Parlamento solo una settimana prima aveva promesso «una condotta integra, onesta e trasparente». Come non detto, Felipe. Davanti a cotanta criminalità fraterna, la Corona non ha potuto che commentare la decisione del giudice istruttore con un «Pieno rispetto per la decisione giudiziaria». Il principe Hanry è un esperto di grandi scivoloni : dall’uniforme nazista al famoso nudo a Las Vegas
FRATELLI SCAPESTRATI
Quando si pensa a personaggi di sangue blu non propriamente rispettosi dell’etichetta, viene subito in mente il rosso di casa Windsor, il principe Harry. Altro che marachelle. Altro che figuracce. Harry è una inesauribile fonte di imbarazzo per tutta la compostissima e perfettissima famiglia reale. Tanto è educato, bon ton e perfettamente calato nel suo ruolo il primogenito William, quanto il fratello minore sembra perennemente stare troppo stretto nel ruolo di membro di una famiglia reale. Il fratello selvaggio, negli anni, ha infilato una serie di bucce di banana che devono aver fatto pensare al futuro re d’Inghilterra di avere un disastro al posto di un fratello. Dall’uniforme nazista indossata come costume di carnevale, al video, da lui stesso girato, in cui apostrofa con il termine razzista paki un suo compagno di corso all’accademia militare di Sandhurst, passando per la foto di lui nudo in una stanza a Las Vegas, le gaffe sono sempre strepitosamente imbarazzanti. E per compiere il suo dovere di pecora nera anche in campo sentimentale, il giovane Harry si accompagna spesso a fanciulle che vedremmo più a loro agio in una discoteca di Ibiza che non alla corte di sua maestà la regina Elisabetta. Contento lui... contento nessuno!
Filippa, sorella di Kate Middleton, ha spesso fatto parlare di sé sui rotocalchi di tutto il mondo per la sua capacità di non passare inosservata. Al matrimonio della sorella fece la gaffe di vestirsi di bianco
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PERSONAGGI
ATTILIO FONTANA A QUARANT’ANNI HO SCOPERTO DI ESSERE UNA PERSONA DIVERSA DOPO IL SUCCESSO A TALE E QUALE SHOW LA SUA VITA È CAMBIATA DRASTICAMENTE, E NON SOLO A LIVELLO PROFESSIONALE...
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ttore, cantante, imitatore, musicista. E chi più ne ha ne metta. Attilio Fontana è indubbiamente fra i più poliedrici artisti italiani, che già avevamo avuto modo di apprezzare ben prima che salisse alla ribalta del grande pubblico vincendo, meritatamente, la passata edizione di Tale e Quale, lo show condotto da Carlo Conti su Rai1. Attilio, dal 9 settembre in tournée teatrale con Strimpelli e vinile, con debutto alla Sala Fontana di Roma, e in uscita pure con un album musicale, racconta come la vittoria dello show della Rai gli abbia cambiato la vita... Attilio, tu sei un artista a tutto tondo, ma in fondo al cuore ti senti più attore, personaggio televisivo o musicista? «La musica, avendo mosso i miei primi passi con “I ragazzi italiani” (il gruppo di cui ha fatto parte fino al 2000, anno in cui ha deciso di proseguire il suo percorso musicale come solista, ndr), è stato il primo grande amore. D’altronde la musica è un po’ come una droga: non ti molla mai nella vita. Vengo da una famiglia di musicisti. A mio padre, quando era giovane, fu detto che con la musica non sarebbe mai
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di Vincenzo Petraglia foto Maria La Torre
riuscito a campare di quello. Ma lui, testardo, si imbarca a Genova su una nave che lo porta in giro per il mondo e su quella nave diventa direttore d’orchestra. Incontra mia madre e comincia la loro bellissima storia d’amore che si nutre anche della passione per l’arte e la bellezza. Mia sorella è diplomata in pianoforte e la musica è il suo mestiere, e anche mio fratello suona il pianoforte, anche se lavora nel commercio, pur mettendo su, di tanto in tanto, qualche gruppo musicale. Quindi, come vedi, siamo stati tutti contagiati dalla musica! Fino ai quattordici anni io mi nascondevo in camera mia per cantare, ma poi ho iniziato a scoprire le tavole del palcoscenico e ne sono rimasto stregato, aggiungendo, via via, a questo mio primo amore, altri tasselli che pure oggi amo moltissimo. Il problema è che in Italia si tende a incasellare gli artisti in categorie standard e non c’è molta predisposizione nei confronti di performer a tutto tondo, come invece avviene, per esempio, negli Stati Uniti, dove un artista non fa soltanto una cosa. Per fortuna, da persona un po’ anarchica quale sono, ho voluto sempre sperimentare nuove cose nella vita e pare che alla fine questo mi abbia premiato».E, infatti, bollono in pentola per te sempre molte idee e progetti. Cosa stai facendo in questo periodo? «Sono alle prese, insieme con Emiliano Reggente, con lo spettacolo teatrale Strimpelli e vinile, che debutta alla Sala Umberto di Roma il 9 settembre. Uno
spettacolo a cui tengo molto e che porta in scena la comicità degli anni ‘50, omaggio a una delle più grandi coppie del passato: Joe Strimpelli e Gigi Vinile. E poi, sto ultimando il mio secondo album autoriale, che s’intitola Formaggio, a cui sto lavoravo da un paio di anni e che dovrebbe uscire fra settembre e ottobre. Un volto, quello di autore musicale, forse fra i meno conosciuti di me...». Come mai questo titolo? «Nasce dal desiderio di acchiappare, afferrare la vita e tutti i momenti che ci è dato da sperimentare, proprio come si prende a morsi il formaggio. È una metafora del desiderio di concretezza, di non lasciar scorrere l’esistenza senza viverla appieno. È un disco romantico, ironico e che racchiude anche un pizzico di follia. Un po’ come sono io insomma». Com’è cambiata la tua vita dopo Tale e Quale? «È come se fosse stata girata la manopola del volume di un amplificatore, che improvvisamente mi ha proiettato in una dimensione diversa. In questi anni in teatro sono stati tanti ad apprezzarmi, ma la visibilità e il consenso che ti dà la televisione, che amplifica sempre ogni cosa, sono davvero incredibili, quasi sproporzionati. In tutta sincerità, non essendo un personaggio noto al grandissimo pubblico prima di Tale e Quale, non avrei scommesso un euro sul televoto.
E, invece, sono rimasto piacevolmente sorpreso dall’apprezzamento ricevuto da casa».
anni. Sono quindi single, una condizione assolutamente nuova per me e che sto scoprendo a quarant’anni suonati!».
Tornerai da Carlo Conti anche quest’anno? «Se il regolamento non cambia, visto che prevede che nelle ultime puntate tornino in trasmissione i campioni delle passate edizioni, sì, dovrei esserci. Per cui... preparatevi ad altri entusiasmanti travestimenti!».
Hai avuto la fortuna di crescere professionalmente grazie anche a collaborazioni con grandi cantanti e musicisti. Quali sono le virtù principali che hai cercato di carpire da ciascuno di loro? «Ho cercato di capire innanzitutto come rimanere in equilibrio e quello di cui mi sono resa conto è che la maggior parte di loro, i più grandi in particolare, sono delle persone splendide e con un grande senso della realtà».
Cosa ti piace fare quando non lavori? «Mi piace molto andare al cinema. Talvolta mi capita di vedere anche due o tre film consecutivamente in uno stesso giorno. E poi mi piace molto correre e fare sport – ne ho sempre fatti: calcio, judo, nuoto – e fare i miei giri in vespa per Roma, magari nei quartiere meno centrali, lontano dal caos e dai rumori». Cosa consigli di visitare a Roma? «Beh, consiglio di andare in giro senza una meta precisa, perdendosi fra i suoi vicoli. Tanto, state sicuri, che vi imbattete sicuramente in qualche meraviglia! Io sono nato a Roma, ma sono cresciuto a Canino, nel Viterbese. È una zona bellissima quella della Tuscia, dove gli etruschi hanno lasciato straordinarie opere artistiche. Tuscania è meravigliosa e consiglio vivamente di visitarla». A febbraio hai girato la boa dei quarant’anni. Che effetto ti ha fatto? «Sono un sedicenne incallito dentro e il Peter Pan che è in me non lo mollo praticamente mai. Per cui è molto interessante mixare questi due aspetti, quello anagrafico e quello interiore. Con una nuova consapevolezza ovvio, legata anche ai tuoi limiti, che ti portano a concentrarti un po’ di più sulle cose importanti e che più contano nella vita». Nelle persone cosa apprezzi di più? Cosa cerchi, per esempio, in una donna? «Cerco innanzitutto condivisione, perché una coppia è tale proprio perché cerca e desidera condivisione. Nella vita non sono stato quasi mai da solo e proprio in questo periodo sto scoprendo una nuova parte di me. Da qualche mese è, infatti, finita una storia importante, quella con Ilaria (Porceddu, anche lei cantautrice, ndr), che durava da quattro
Passare dal suonare nei club a livello amatoriale ai palchi e alle piazze più importanti d'Italia comporta una preparazione sicuramente diversa. Come ti prepari ai grandi appuntamenti con i tuoi fan? Hai qualche rito scaramantico prima di salire sul palco? «Prima di rispondere ci tengo a sottolineare che non considero le persone che suonano nei club dei musicisti amatoriali. Credo dovrebbero avere il rispetto che meritano, visto che sono dei professionisti che affrontano una realtà molto più dura della mia. Detto ciò, il mio rapporto con il live e i miei fan è molto naturale, quindi non ho riti scaramantici particolari. Amo cantare sia per venti che per duemila persone. Sì, forse ho un po' più di ansia, ma ringrazio tutti i giorni che sia questo il mio lavoro, da sempre il mio sogno più grande».
A proposito di The Voice, cosa mi dici dell'esperienza che hai fatto in tivù? In cosa, secondo te, potresti migliorare? «Mi sono divertita moltissimo, spero però di poter essere sempre più coraggiosa». Il coraggio occupa un posto fondamentale anche nel tuo disco Made in London, per incidere il quale hai vissuto per un po’ a Londra... «Sì, nel disco parlo di coraggio e anche dell'importanza del viaggio e della distanza, per crescere, capire chi siamo, migliorarci. Quando mi sono trasferita a Londra non è stato facile, con tutti i miei cari lontani. Ma lo stare soli, la dimensione della solitudine che talvolta è connessa al viaggio, aiuta a prendersi le proprie responsabilità, a crescere e, perché no, a essere anche più creativi in quello che si fa. Perché quando si viaggia, quando non si è a casa, si incontrano nuovi mondi e culture, persone e modi diversi di intendere la vita». Dopo aver vinto la scorsa edizione di Tale e Quale Show, Attilio Fontana, è tornato alle sue passioni: la musica (a breve uscirà con un nuovo album) e il teatro (debutta a Roma il 9 settembre con Strimpelli e Vinile, prodotto da Papik)
Ad agosto prosegui col tuo Made in London Tour. Perché non dovremmo, per nessuna ragione al mondo, perderci uno dei tuoi concerti? Convinci le nostre lettrici a venirti a vedere... «Volete sentire musica un po' diversa, coraggiosa, fuori dal coro? Bene, allora Made in London è ciò che fa per voi!».
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LA MACCHINA DEL TEMPO
1963 VIAGGIO A RITROSO FRA MUSICA, CURIOSITÀ E PERSONAGGI I MAGNIFICI QUATTRO DI LIVERPOOL
Il 22 marzo è la data che segna un momento fondamentale nella storia della musica: esce, infatti, il primo album dei Beatles e il mondo conosce una rivoluzione musicale e culturale senza precedenti. La prima fase di questa nuova stagione si verifica tra il 1964 e il 1967, quando s’impongono sulla scena grandi rock band come i Rolling Stones e gli Who, ma sono i quattro ragazzotti di Liverpool a generare una vera e propria adorazione nei loro confronti. La loro storia ha inizio nella chiesetta di Saint Peter, nei sobborghi della città. Qui il sedicenne John Lennon, chitarrista dei Quarrymen, incontra il quindicenne Paul McCartney, che viene ammesso nella band come bassista. Il successivo ingresso nel 1958 del chitarrista George Harrison, amico di McCartney, seguito da Ringo Starr, formarono quello che a oggi è ancora la band più famosa di ogni tempo. I magici quattro, poco più che ventenni, vengono insigniti del titolo di Baronetti dell’Ordine dell’Impero Britannico, per gentile concessione della regina Elisabetta II.
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I HAVE A DREAM, IL SOGNO DI MARTIN LUTHER KING
Il 28 Agosto Martin Luther King pronuncia il celebre discorso I have dream davanti a una folla di 250mila persone, raccolta al Lincoln Memorial di Washington. L’evento chiuse la marcia per il lavoro e la libertà organizzata in protesta contro la mancata approvazione al Congresso, da parte degli Stati del Sud, di un provvedimento, firmato dal Presidente Kennedy, che sanciva la parità di diritti tra bianchi e neri d’America. Il celebre discorso valse a King il premio Nobel per la Pace nel 1964.
di Stefano Fisico
Benvenuto a... Nel nascono:
1963 9 GIUGNO
Johnny Depp
Da creatura fiabesca a pirata, da cioccolataio a gangster, quando recita lui le emozioni sono garantite. Gli manca solo l’Oscar, sfiorato tre volte, per coronare una carriera da divo e da sex symbol tra i più osannati del cinema mondiale, suggellata dall’intitolazione di una stella sulla prestigiosa Hollywood Walk of Fame.
28 OTTOBRE
Eros Ramazzotti UNA DONNA SULLA LUNA
Il 16 Giugno Valentina Tereshkova è la prima donna della storia lanciata nello spazio. Aveva 26 anni e un passato da operaia, quando fu selezionata per il programma di addestramento da cui dovevano uscire i futuri astronauti della missione sovietica Vostok, la prima a portare l’uomo nello spazio. Dopo la missione che si rilevò molto stressante per diversi inconvenienti tecnici, Valentina divenne un’eroina nazionale: le vennero dedicati, tra le altre cose, un francobollo e una linea di macchine fotografiche.
L’Eros nazionale della musica leggera è nella ristretta cerchia degli artisti italiani che hanno venduto di più (oltre 55 milioni di dischi), nonché uno dei più popolari interpreti della canzone italiana all’estero.
6 DICEMBRE
Antonella Clerici È l’Antonellina nazionale, star della TV tra le più amate dal pubblico italiano, dai più piccoli ai meno giovani, per il suo carattere brillante e autoironico.
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Libri
I CONSIGLI
DELLA SETTIMANA
di Luca Foglia Leveque
SVEVA CASATI MODIGNANI
LA MOGLIE MAGICA SPERLING & KUPFER, 2014
PAULO COELHO
ADULTERIO BOMPIANI, 2014
Paulo Coelho, noto a tutti per il bestseller L’alchimista, torna a far parlare di sé con Adulterio. Lo scrittore brasiliano ci porta nella vita di Linda, trentenne affascinante, ricca, con una famigliola perfetta e un buon lavoro come giornalista. Questa donna ha tutto tranne una cosa: la pace. La sua esistenza, scandita da giornate sempre uguali, in una Ginevra bella e tranquilla, viene scossa da un lampo improvviso. Sente un qualcosa che le sfugge... quel particolare si chiama felicità ed è un elemento che le manca da tempo. L’incontro con Jacob, politico ed ex fidanzato di un tempo lontano, le darà l’occasione di sperimentare situazioni nuove e impreviste. La protagonista cerca così di scacciare la depressione e di fuggire da un quadretto troppo bello per essere vero. Tornerà sui suoi passi? Coelho parla in prima persona per Linda. Chiedetelo a lui oppure, più semplicemente, leggete Adulterio. pp. 265 - € 18,00
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Mariangela Bombonati in Pinazzi, da tutti conosciuta come Magìa, vive in un lussuoso appartamento nel milanese. Ha due figli, un marito ricco, una cameriera e nessun disagio economico. Eppure il suo sguardo, da molto tempo, è spento, triste, disperato. La sua vita, all’apparenza tranquilla e serena, è un vero e proprio incubo. L’uomo che ha sposato, quando aveva appena vent’anni, non conosce il vero significato di alcune parole molto importanti: rispetto e amore. Magìa, dopo anni di umiliazioni e maltrattamenti, in piena crisi d’ansia, una sera prende dei sonniferi. Nella speranza di fare un bel sogno, nella speranza di dormire pacificamente, forse per l’eternità. Nella palazzina tutti sanno che il problema di Magìa, il suo unico vero tormento, è quel marito bello e arrogante, irascibile e probabilmente manesco. Lo sa la donna di servizio, ne è a conoscenza la portiera e anche i parenti di Mariangela... Il libro ci porta avanti e indietro nel tempo, tra i ricordi di una ragazza innamorata e pronta alla vera passione. Ci porta al pri-
mo sguardo d’amore tra Paolo Pinazzi e Magìa, al primo mazzo di fiori e ai primi segni di un futuro che non sarà poi così roseo. Sveva Casati Modignani, celebre autrice di romanzi rosa, ci parla di una donna che nonostante tutto crede ancora e crederà sempre nella felicità. A volte basta solo una preghiera, recitata con il cuore, per vedere esauditi i propri desideri. Magìa, ovvero La moglie magica, lo sa bene. pp. 171 - € 14,90
RISCOPRIAMOLI TSULTRIM ALLIONE
NUTRI I TUOI DEMONI
RISOLVERE I CONFLITTI INTERIORI CON LA SAGGEZZA DEL BUDDHA MONDADORI, 2009 Chi non vorrebbe vincere ansia, paura e depressione? La risposta è abbastanza ovvia... Tsultrim Allione, monaca buddhista di nazionalità americana, ci parla con il cuore aperto di qualcosa di sorprendente e alla portata di tutti, per raggiungere pace e serenità. Nel libro viene illustrato un metodo semplicissimo che, in soli cinque passi, potrebbe cambiare un’intera esistenza.
L’autrice ci invita a non fuggire dalle nostre debolezze, ci invita a parlare con tutti i nostri demoni, ci stupisce con le testimonianze e i racconti di chi ha provato questa pratica che affonda le sue origini nella saggezza tibetana. Questo libro non è un manuale ma un testo semplice e chiaro, per chi vuole conoscere la propria natura e la propria felicità. pp. 261 - € 10,00
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PERSONAGGI
EVVIVA LE DIFFERENZE! di Angela Iantosca
Claudia Gerini, mamma, sportiva e donna in carriera. A fine anno torna al cinema con una storia d’amore al fianco di Marco Bocci
A
ttrice, mamma, sportiva, Claudia Gerini fa sempre parlare di sé. Che si tratti di un commento al suo nuovo look sbarazzino con capello corto e castano, o alle foto in barca con la famiglia o alle sue collaborazioni con il compagno Federico Zampaglione, la ex ragazza di Non è la Rai è capace di inventarsi e sperimentare. A luglio è stata ospite del Giffoni Experience, l’unico festival di cinema dedicato ai ragazzi, dove si è confrontata con loro sul tema della diversità.
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Cominciamo proprio da qui: cosa significa, per te, oggi essere diversi? «La diversità è capire l’unicità di ognuno di noi. Ognuno di noi ha un talento che deve esprimere, nonostante le difficoltà di fronte alle quali ci troviamo quotidianamente. Nessuno ci fa vivere cose che non siamo in grado di sostenere. E la vita è una prova continua. La diversità è puntare su qualcosa di unico, capire il proprio talento. Be different significa avere più possibilità. Lo standardizzarsi porta
all’appiattimento e alla noia. Evviva le differenze!». Fare l’attore ieri e oggi: cosa è cambiato? «I sogni non sono cambiati. Chi vuole fare l’attrice, chi ama il cinema ha quel sogno. Oggi, sicuramente, ci sono più modi per venire fuori, ma è più difficile rimanere nel tempo. Per esempio a Non è la Rai c’erano tante ragazze. Qualcuno è rimasto nel mondo del cinema. Qualcuno no. Certo, quando
Claudia Gerini, classe 1971, conquista la popolarità con Viaggi di nozze (1995) di Carlo Verdone. È l’inizio di un’ascesa che l’ha portata a diventare una fra le più poliedriche attrici italiane. È da diversi anni legata al cantautore e regista Federico Zampaglione e ha due figlie: Rosa (10 anni) e Linda (5 anni a settembre).
dobbiamo considerarci un cinema internazionale. Ma questo Paese è soffocato da tante problematiche socio politiche che non ci permettono di avere un respiro davvero internazionale. Non solo nel cinema, ma nell’arte internazionale! Quindi credo che il cinema italiano stia vivendo un momento meraviglioso per quanto riguarda la creatività, i prodotti, basta pensare che ci sono belle storie, interpreti interessanti e anche le commedie si stanno diversificando, ma il problema sono sempre i finanziamenti, la crisi che ha colpito ogni settore in Italia».
ho cominciato io era un altro cinema, era la fine degli anni Ottanta». E i tuoi sogni sono cambiati? «Sono passati tanti anni dal mio esordio, ma è rimasto il sogno di voler fare tante esperienze. Se mantieni l’amore e la gioia di cogliere la bellezza di questo lavoro, di vivere tante vite, dare emozioni, anche una lacrima, se mantieni lo stupore di fronte a ciò che ti accade, passano gli anni, ma non cambia nulla». Che ruolo vorresti interpretare? «Vorrei fare un film d’azione. Vorrei interpretare una spia! Mi piacerebbe far parte del cast di qualche film giallo». Hai da poco terminato le riprese del film L’esigenza, di Tonino Zangardi, al fianco di Marco Bocci. Che ruolo interpreti? «Questo film, che uscirà tra fine 2014 e primi mesi del 2015, è una storia d’amore on the road, dove c’è anche un po’ di thriller. Si tratta di una storia molto appassionata e tormentata con scelte im-
portanti che vengono compiute, perché una donna si trova a dover scegliere tra un marito e una passione. Il film è stato girato nel Salento e a Roma. E, devo ammetterlo, dopo anni mi sono emozionata ad interpretare il mio ruolo». A che attrici ti ispiri? «Partendo dal presupposto che ognuno è se stesso ed unico, venero Meryl Streep, Michelle Pfeiffer, Monica Vitti e Mariangela Melato, che è una stella che ci guarda dal cielo». Hai cominciato a 15 anni: come vivi la popolarità? «Non mi abituo ancora. Sono felice. Anche quando i fotografi mi chiamano per fare qualche scatto ad un festival, mi emoziono ancora. Quando vado in strada mi capita che bambini di 10 anni si avvicinino e mi riconoscano: questo significa che hanno visto dei miei film!». Il cinema italiano sta vivendo un momento difficile: qual è il problema? «Siamo reduci da premi importanti e
Due figlie, un compagno, il lavoro, lo sport. Come concili tutto questo? «Lavoro tanto, ma mi ritaglio sempre uno spazio per le mie figlie, Rosa e Linda, non faccio mai assenze lunghe, le porto a scuola e sono molto presente. Quando non lavoro, sono un taxi di lusso, a loro totale disposizione. Mi piace fare la mamma. Mi diverto. Ovviamente, quando sono al lavoro, ho degli aiuti, come tutte le mamme che lavorano. Tutte le donne hanno problemi nella gestione di una famiglia! Poi sono una sportiva, in modo particolare faccio Taekwondo. Nel 2013 sono diventata cintura nera! E poi tante altre cose…» Le tue due bimbe, cresciute in un ambiente in cui si respira cinema, come si pongono di fronte ad esso? «Noto che hanno gusti ben definiti, nonostante l’età (Rosa è nata nel 2004, Linda nel 2009 – ndr). Vedono film, anche quella più piccola che ha un suo senso critico. Devo dire che i film per bambini oggi rispetto ad anni fa sono un po’ più ironici, divertenti, con battute che possono far ridere anche i più grandi. I ragazzi hanno una freschezza più pronunciata di qualsiasi critico cinematografico, perché mettono poca razionalità nello scorporare il film. Sono più diretti, hanno anche meno paura di esprimersi con giudizi tremendi. Sono meno diplomatici». Hai interpretato tanti tipi di donna: quale si avvicina più a te? «Un po’ tutte. La mia personalità è composta da varie sfumature».
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ADESSO
PERSONAGGI
FACCIA DA
“IENA” di Stefano Fisico
DA OTTO ANNI RACCONTO L’ITALIA CON LE MIE INCHIESTE, MA A TELECAMERE SPENTE SONO UN PAPÀ DOLCISSIMO
Matteo con la moglie Ludmilla Radchenko e la figlia Eva, di 2 anni
T
ra iprogrammi che resistono al tempo, ai cambi di palinsesti, alle crisi e le stagioni c’è sicuramente Le Iene. Sarò per i temi trattati, per il continuo pro-
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cesso di rinnovamento o per lo stile inconfondibile. Nel corso degli anni, sia alla conduzione che come inviati, si sono alternati personaggi più o meno famosi, più o meno incisivi nel loro modo di essere Iena. Tra questi, uno in particolare, risulta avere una marcia in più: Matteo Viviani. Il bel 40enne, sposato con Ludmilla Radchenko da cui ha avuto una figlia, Eva, pur avendo coronato il proprio sogno, vive la notorietà in modo molto umile. Lo abbiamo incontrato per parlare della nuova stagione lavorativa, ormai alle porte..
Matteo, hai ricaricato le batterie in vacanza? E soprattutto…sei pronto a girare l’Italia per la tua ottava stagione da Iena? «In realtà in un anno ci sono due stagioni di “messa in onda ienesca” quindi direi che sono alla sedicesima... se non alla diciassettesima. Se ho ricaricato le batterie? Mica tanto! 20 giorni ad agosto e prima di settembre si ricomincia. Ma quei giorni sono sacri, dato che li dedico interamente a Ludmilla ed Eva. Per il resto, all’orizzonte si vede solo lavoro lavoro e lavoro, ma meglio così!» A differenza di altri che hanno utiliz-
zato il successo del programma come un passaggio per altre esperienze, tu sei ormai uno di casa. Ti senti completamente realizzato in questo ruolo? Per il futuro hai in mente qualcosa di diverso? «Credo che ci si possa sentire realizzati quando si pensa di aver raggiunto un obiettivo ma anche quando lo si sta ancora perseguendo, che può essere anche un qualcosa in continuo mutamento. Se è così, come si fa a capire quando lo si è raggiunto o quando lo si sta ancora perseguendo? (Ride) Vi ho mandato in confusione? Comunque, mi sento realizzato nel ruolo di iena perché è qualcosa che ti può portare grosse soddisfazioni, oltre a quella gradevole sensazione che si prova quando si fa qualcosa di giusto ed utile. È però inevitabile che dopo tutti questi anni sarebbe strano non guardare oltre... ed in effetti oggi mi sento pronto a prendere in seria considerazione questa possibilità. Ma c’è ancora tempo... Roma non si costruisce in un giorno». L’essere Iena comporta numerosi sacrifici, soprattutto in funzione della tipologia di servizi di cui ci si occupa. In tutte queste stagioni, qual è stato quello che ti ha dato maggiori soddisfazioni? «È difficile rispondere, perché vi sono molti servizi che hanno contribuito a cambiare la vita di una o più persone. Ricordo però qualcosa accaduto non molto tempo fa, dopo che andò in onda il mio terzo servizio su un truffatore incallito di Padova, uno squallido personaggio che non si faceva troppi problemi a truffare anche poveri disgraziati o simpatiche vecchiette. Ecco, qualche tempo dopo mi trovai di nuovo a Padova per altri motivi e una vecchietta con tanto di buste piene di verdura acquistata al mercato mi fermò e mi disse: “Scusi il disturbo, ma lei non è mica uno delle Iene?” Ed io: “Sì, signora!” “E non è mica Matteo, quello che ha mandato in televisione quel signore disonesto qui di Padova?” “Sì!” “Ecco... allora ci devo dare un bacio perché quel signore aveva contattato anche me e voleva i miei risparmi ma poi l’ho visto lì, su Italia uno, e non gli ho più dato proprio un bel niente!” Capite che soddisfazione?» Molti sono convinti che fare la Iena
vuol dire semplicemente comprarsi un vestito nero, una camicia bianca, un paio di occhiali e andare in giro a fare servizi. Puoi raccontare il percorso che ti ha portato ad essere scelto per far parte del programma? «La fortuna di poterci provare è arrivata quasi per caso, ma sono stati i due anni successivi di gavetta pura che mi hanno permesso di ricavarmi il mio piccolo spazio all’interno; non è stato facile, in quegli anni ho investito tutta la mia pazienza e tutto il mio tempo in questo, ma alla fine, come quasi sempre accade a chi non molla, qualcosa è successo. Penso però che ciò che mandiamo in onda renda evidente il lavoro che certi tipi di servizi richiedono e che sia quindi chiaro che non basta un abito... o no? Beh, se non si capisce ve lo assicuro io allora: se fai Le Iene a tempo pieno ti devi fare un culo così, altrimenti sei fuori
«Ecco, questo è un problema. Di tempo libero, sia io che lei, ne abbiamo pochissimo, il che ci impedisce di coltivare le numerose passioni che abbiamo in comune. Ti basti pensare che nell’ultimo inverno siamo riusciti a fare snowboard insieme un solo pomeriggio! Che ci vuoi fare, la vita è fatta di scelte e noi abbiamo fatto le nostre. E se non le cambiamo significa che ci stanno bene». Qual è la passione a cui hai fatto più fatica rinunciare? «Moto e macchine. È un vecchio amore che a causa delle scelte di cui sopra non ho mai seguito come avrei voluto. Con la nascita di Eva, ho abbandonato le moto (per ora) e mi sono avvicinato di più alle macchine. Adesso sto seguendo dei corsi di guida sportiva su Maserati e l’adrenalina è tanta... ma anche in questo caso il tempo manca».
Matteo, appassionato di velocità, alla guida di un auto da corsa
dopo solo tre giri». Parliamo ora dell’altro Matteo, quello che, smessi i panni da Iena, è marito e padre di famiglia. Da poco più di 2 anni sei papà di Eva, avuta da tua moglie Ludmilla Radchenko. Che papà sei? «Perdutamente innamorato, come vuoi che sia... La dolcezza che nasce tra padre e figlia è qualcosa di simile ad un virus: lo senti arrivare, ti entra dentro e si sviluppa, crescendo e moltiplicando gli organi coinvolti perché l’infezione non aggredisce solo il cuore, ma anche lo stomaco, la spina dorsale e... il cervello! Adoro la mia piccola femmina; anzi, adoro le mie due femmine». Sia tu che Ludmilla siete sicuramente una coppia molto sportiva. Che passioni riesci a coltivare nel poco tempo libero che ti rimane?
Se oggi un ragazzo venisse da te a dirti che vuole diventare una Iena, cosa gli diresti? «Scappa!!! Scherzi a parte, gli direi che di sicuro non è quello che pensa. Tutti credono che fare il mio mestiere significa beneficiare di una redazione o di un team di persone che sbriga il grosso del lavoro, ma in realtà non è così. Dietro ad un servizio ci sono solo due persone: la Iena e l’ autore. A loro spetta fare tutto, dalla A alla Z. Detto questo, come c’ho provato io ci può provare chiunque... ma ci vuole tanta tenacia, tanta umiltà e tanta voglia di imparare, perché per essere una Iena a tutti gli effetti devi diventare un po’ inviato, un po’ investigatore, un po’ avvocato, un po’ psicologo e un po’ un sacco di cose. Ma questo è anche il suo bello».
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GRACE
e Ranieri
La favola reale più bella di sempre
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di Serena Fogli
na donna bellissima e un principe dal grande fascino, un amore che diventa una delle più belle e romantiche favole moderne. Grace Kelly e Ranieri III di Monaco, due nomi che difficilmente vengono pronunciati separati, una coppia che, ancora oggi, brilla luminosa nel firmamento degli amori che hanno fatto sognare il mondo intero. Grace Kelly, un nome che significa “grazia”, come quella di cui era naturalmente dotata. Ranieri III di Monaco, lo scapolo d’oro degli anni ’50, affascinante e magnetico, l’unico che riuscì a legare indissolubilmente a sé quella che, ancora oggi, è ritenuta una tra le più belle attrici mai apparse sul grande schermo. Grace Kelly, diventata celebre grazie al leggendario film Mezzogiorno di fuoco, in breve tempo vestirà i panni della promettente musa di Alfred Hitchcock che, affascinato dall’eterea bellezza e dall’innata sensualità della diva, la soprannominerà “ghiaccio bollente”. E sarà proprio grazie al set di Caccia al ladro, interamente ambientato sulla Costa Azzurra, che Grace Kelly incontrerà il più grande amore della sua vita. GRACE KELLY E RANIERI III DI MONACO: IL TIMIDO INIZIO DI UN AMORE INDIMENTICABILE Avrebbe potuto essere un giorno come un altro e invece fu quello che cam-
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za con la splendida attrice. La diva e il principe si conobbero da lontano, poco a poco: un amore inizialmente epistolare con il quale i due ebbero l’impressione di conoscersi da sempre. Sarà poi Ranieri III a fare il primo passo: il Natale successivo al loro primo incontro si reca a Filadelfia a conoscere la famiglia di lei. Sarà in una New York innevata e vestita a festa per l’ultimo dell’anno che Ranieri farà la sua proposta di matrimonio a Grace Kelly regalandole il celebre anello di fidanzamento che l’attrice non si toglierà mai, nemmeno sul set del film Alta società (1956), sua ultima apparizione sul grande schermo prima di trasformarsi in un’autentica principessa: sarà l’inizio di una grande storia d’amore. biò il corso di un’intera esistenza. È il 6 maggio 1955 e Grace Kelly, già sulla Costa Azzurra per girare il suo terzo film con Hitchcock e ospite d’onore al Festival di Cannes, ha in programma una visita al Palazzo Reale di Monaco per un servizio fotografico organizzato dalla rivista francese Paris Match. Grace ricorda con sentimenti contrastanti quel giorno: «avevo un sacco di cose da fare: una conferenza stampa al mattino, un appuntamento con il parrucchiere per il tardo pomeriggio, un ricevimento ufficiale all’Ambasciata americana la sera, una cena a mezzanotte. E tutti i miei vestiti avevano bisogno di essere stirati. Era domenica, dove trovare chi me li stirasse? Non so cosa avrei dato per non andare a fare quelle fotografie». E invece un semplice servizio fotografico si trasforma in uno dei giorni più importanti per Grace Kelly e Ranieri III. Per l’occasione, il Principe di Monaco si trasforma in un perfetto cicerone e mostra all’affascinante attrice le bellezze di un giardino e di un palazzo che, meno di un anno dopo, Grace Kelly sarebbe tornata a calpestare da principessa. Un incontro breve e formale durante il quale, nonostante i flash dei fotografi, le domande dei giornalisti e la presenza dell’entourage reale, Cupido riuscì a scoccare la sua freccia e ad accendere l’acerba scintilla di un amore destinato a diventare leggendario. Ranieri rimase folgorato: l’algida bellezza, la maturità e l’innata sensibilità di Grace colpirono la mente e il cuore del Principe di Monaco che, nei mesi successivi, intavolò una fitta corrisponden-
NOZZE REALI: IL MATRIMONIO DEL SECOLO «Quando ho sposato il principe Ranieri ho sposato l’uomo e non quello che rappresentava. Mi sono innamorata di lui, senza nessun altro pensiero» La favola diventa realtà il 18 aprile del 1954, poco meno di un anno dopo il loro primo incontro. Dopo essersi uniti civilmente nella stanza del trono del Palazzo Reale di Monaco (come impongono le leggi monegasche), i due fanno il loro trionfale ingresso nella chiesa di san Nicola: una cerimonia reale e sfarzosa, la prima mai trasmessa in mondovisione. Hollywood era deliziata, i monegaschi in giubilo: l’unione tra Grace Kelly e Ranieri commosse il mondo e le telecamere fecero del loro meglio per riprendere quello che la stampa definì il matrimonio del secolo. Quel giorno Grace Kelly era bellissima nel suo abito, ancora oggi ricordato come uno dei più eleganti vestiti da sposa di tutti i tempi. Disegnato da Helen Rose, abile
costumista cella casa di produzione cinematografica MGM, ci vollero 35 sarte e 24 metri di taffetà e altrettanti di gros de longre di seta per dar vita all’abito dei sogni: un corpetto in pizzo antico e molto accollato per coprire la scollatura della neo-principessa, un velo che, ornato di trine e perline, era un vero e proprio capolavoro di alta sartoria. Una giornata indimenticabile che fece sognare anche le persone meno avvezze al romanticismo. A coronare un amore da favola, fuori dalla chiesa, fu la pioggia di petali di rosa lanciati dall’aereo del miliardario greco Aristotele Onassis. LA FINE DI UNA BELLISSIMA FIABA: LA MORTE DI GRACE All’indomani del matrimonio, Grace Kelly lascia per sempre il mondo del cinema, l’universo che l’aveva portata alla notorietà. La donna, ormai principessa, si ritrova sola nel principato di Monaco, in un paese di cui conosce ancora poco la lingua. Donna dai molteplici talenti, Grace riesce però a vestire alla perfezione il nuovo ruolo di principessa, donna e madre di tre splendidi figli: Caroline, Alberto e Stephanie. Sempre al fianco del marito, in una perenne aurea da favola, è una sovrana molto amata dai sudditi, una principessa dai natali non nobili capace di rinnovare con gusto ed eleganza il prestigio del Principato. Tuttavia, il destino, che era stato così generoso con lei, volta improvvisamente le spalle a Grace che, il 13 settembre 1982, perde la vita in un tragico incidente d’auto. Un evento improvviso, devastante, che mette per sempre la parola fine alla favola di una principessa capace di incantare il mondo.
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STORIE PERSONAGGI ED EMOZIONI
È il sogno che Michele Farina sta realizzando a Bari su un terreno confiscato alla mafia con l’aiuto di Trenta Ore per la Vita
VILLAGGIO DELL’ACCOGLIENZA
IL
PER DARE CONFORTO AI GENITORI DEI BAMBINI IN OSPEDALE di Chiara Mazzei
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STORIE PERSONAGGI ED EMOZIONI
ADESSO
«V
edete don Fefè... se a uno gli muore la moglie, come è capitato a me, diventa vedovo; se gli muoiono i genitori diventa orfano, ma se gli muore un figlio che diventa? È una cosa tanto brutta che gli uomini non gli hanno saputo mai dare manco un nome. Non c’è parola per chiamare l’incubo di tutti gli uomini e le donne del mondo». Attraverso le parole di don Mariano, nel suo romanzo Le vicende notevoli di don Fefè, nobile sciupafemmine e grandissimo figlio di mammaggiusta, e del suo fidato servitore Ciccillo, Giuse Alemanno riesce a cristallizzare quello che è davvero il dramma più grande che si possa affrontare. Difficile immaginare un dolore più lacerante. Impossibile immaginare di riaversi da questo dolore. Non si sconfigge e non si dimentica. Eppure c’è chi riesce a trasformarlo in impegno per gli altri, in aiuto concreto e reale nei confronti di chi si ritrova a vivere vicende di vita affini. Questo è il caso di Michele Farina. Michele è un padre, come tanti. Suo figlio, Vincenzo, un figlio come tanti. Un adolescente che studia, gioca a basket e frequenta gli scout. Un ragazzo che improvvisamente si trova a lottare con un avversario molto più forte di lui, la leucemia, alla quale, dopo due anni e mezzo di dura lotta, deve soccombere. Ma prima la famiglia, unita, le tenta tutte. Michele e sua moglie Chiara portano il figlio in giro per mezza Italia, consultando medici, girando reparti. Da Bari passano per
Michele Farina nella struttura, fondata a Bari, che dà accoglienza ai genitori dei bimbi ricoverati in ospedale
Genova, Pavia, Trieste. Ma il destino di Vincenzo è già segnato e a nulla valgono le peregrinazioni ospedaliere. Il Policlinico di Bari rappresenta un centro importante, in Italia, per l’oncoematologia. Arrivano ogni giorno persone da tutto il paese e anche dall’estero, sapendo che qui dovranno trascorrere anche lunghi periodi. Un giorno Michele vede un uomo che dorme accanto alla siepe del giardino dell’ospedale. È calabrese e suo figlio, Sasà, è da tempo ricoverato nella struttura. Michele non ci pensa troppo su e mette a disposizione la propria casa a questo sconosciuto. È il primissimo passo di un progetto che, piano piano, crescerà portando a risultati insperati. Sono i medici e le infermiere del reparto a suggerire a Michele di creare un’associazione per assistere le famiglie che arrivano al Policlinico da ogni dove e I volontari dell’Associazione Genitori Bambini Emato-Oncologici hanno fra le loro mission quella di portare il sorriso nelle corsie dell’ospedale
spesso non hanno le possibilità di alloggiare in alberghi o appartamenti propri. Nel 1990 era stata fondata l’Agebeo (Associazione Genitori Bambini Emato-Oncologici), ad opera di un gruppo di genitori che aveva vissuto con i propri figli la dolorosa esperienza della lotta contro il cancro infantile, ma nel giro di poco tempo si era sciolta. Nel 2003 sarà proprio Michele Farina a ridarle vita, creando Agebeo e Amici di Vincenzo Onlus, che tuttora opera su più fronti per fornire tutto l’aiuto possibile alle famiglie che affrontano questo dramma. In primis c’è l’assistenza in reparto. Un gruppo di quattordici volontarie lavora ogni giorno per dare sostegno ai bambini presenti nel reparto e alle loro famiglie. «Non è un lavoro – mi corregge Isabella Spada, responsabile delle volontarie e vice presidente dell’associazione – ma una visione di vita. Chi si avvicina all’associazione deve sapere che questa è una visione di vita, che ti fa mettere a nudo cuore e anima. Siamo quotidianamente immerse in situazioni drammatiche, che logorano corpo e mente: quello che io chiamo il “lutto bianco”. Ciò che cerchiamo di fare – continua Isabella – è portare un sorriso, un po’ di spensieratezza, trovare un punto di incontro coi bambini e coi genitori, per i quali spesso rappresentiamo una valvola di sfogo. L’ascolto è fondamentale». E accanto a questo appoggio psicologico importantissimo, Michele con la sua associazione si adopera anche per trovare materiale di ogni tipo per il reparto. Le famiglie che arrivano da lontano non devono più preoccuparsi dell’alloggio. Dopo aver ospitato moltissime famiglie a casa propria, nel 2007 Michele ha ricevuto una casa alloggio confiscata alla criminalità
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Reparto di Terapia Intensiva del Policlinico di Bari
organizzata dal Comune di Bari, dove poter ospitare le famiglie e i bambini che avrebbero dovuto rimanere a Bari per lunghi periodi a causa delle cure. «La casa Benetton – come la chiama Michele – perché da questo appartamento passa gente di tutti i colori, tutte le religioni, tutte le culture e a volte la convivenza non è facile». Chiara e Michele non si limitano a dare ospitalità. Con il servizio Baby Taxi accompagnano genitori e piccoli all’ospedale per le terapie, li portano a fare la spesa, organizzano gite al mare, in barca, addirittura in Ferrari. Sì, perché molti cittadini mettono a disposizione quello che hanno per far divertire i bambini malati, far passare loro anche un solo pomeriggio di spensieratezza. Il calore e l’affetto della gente Michele lo ha sentito fin da subito. «Quando c’è stato il funerale di Vincenzo – ricorda – moltissime persone hanno partecipato, soprattutto giovani. Il Liceo Giulio Cesare era praticamente svuotato e abbiamo completamente bloccato la viabilità di Bari. Percependo tutto quell’affetto, ho voluto che tante energie non si disperdessero ma fossero convogliate in opere di volontariato». Ma la spinta arrivò anche da un affetto diverso, meno fisico ma altrettanto forte. «Un giorno Vincenzo cadde in coma e il suo prete confessore, padre Emanuele, venne in ospedale per dargli l’estrema unzione. Noi ormai eravamo rassegnati». Poi successe l’imprevedibile. La radio passa la notizia della beatificazione di Padre Pio. In quel momento, del tutto inaspettatamente, Vincenzo apre gli occhi, si sveglia come niente fosse. «Mi ha detto che aveva sognato un uomo con la barba che gli parlava. E subito dopo di aver sentito un forte profumo di fiori e... di avere provato un
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gran senso di fame!» La famiglia spera nel miracolo, che purtroppo non accadde. Dopo poco Vincenzo muore. «Credo che il messaggio di Padre Pio fosse dunque questo: continuate a far vivere Vincenzo con opere di bene». E di bene Michele e Chiara ne hanno fatto tanto. Dal 2007 la casa ha già ospitato 320 famiglie, italiane, africane, dell’Est Europa. Ma questo spazio non è sufficiente. Non è all’altezza dei sogni di Michele: il sogno di Michele è molto, molto più grande. E ora, grazie al supporto di Trenta Ore per la Vita, questo sogno sta per diventare realtà. Quasi 4mila metri quadri di area verde
che Michele Farina, partendo dalla sua esperienza drammatica, costruirà dando vita al suo sogno. Il Villaggio sorgerà su un terreno confiscato alla mafia che il Comune di Bari ha assegnato all’associazione e sarà in grado di ospitare trenta famiglie con i loro bimbi, in un luogo pensato per ritrovare serenità durante e dopo i lunghi e difficili mesi di degenza nelle strutture ospedaliere. Trenta Ore per la Vita costruirà un’intera palazzina della struttura. I lavori partiranno a gennaio 2015. «Al momento» racconta Michele «il terreno è inutilizzabile perché pieno di rifiuti e l’erba è altissima. Ma il sindaco ci ha garantito che per gennaio verrà ripulito e potremo partire coi lavori». Un progetto unico e grande. Come unico e grande è Michele nelle parole di Nino, un papà di Latiano che ha passato una settimana nella casa di accoglienza e in essa ha trovato un luogo di pace, in cui lui e sua moglie non hanno dovuto vivere da soli il dramma della malattia del figlio. Così come nelle parole di Stella, giovane madre albanese che nella casa ci sta da più di un anno. Nelle loro voci sento l’infinita riconoscenza e l’affetto. Perché il legame che si crea, poi, non si distrugge mai. E come Nino e
«Credo che il messaggio di Padre Pio fosse questo: continuate a far vivere Vincenzo con opere di bene» attrezzata, 3 edifici, 15 appartamenti, 78 posti letto, 44 posti auto. Una struttura ricettiva. Sono numeri che danno alla testa ma che presto si tramuteranno in un concreto Villaggio dell’Accoglienza,
Stella ci sono tantissimi altri genitori che sono stati aiutati e lo saranno. Grazie a Michele, a Trenta Ore per la Vita. A chi deciderà di contribuire alla costruzione di questo sogno.
ADESSO
FA LA COSA GIUSTA
LA CASA DELLA
CARITÀ
Voluta dal Cardinal Martini, in dieci anni è diventata un centro culturale e spirituale di eccellenza
di Chiara Mazzei
«S
e anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova». Nelle parole di san Paolo, contenute nella prima lettera ai Corinzi, troviamo il significato più profondo di una parola spesso abusata, che assume a volte i tratti della retorica. Carità come amore reale per l’altro, come affetto e benevolenza che prendono vita attraverso l’impegno concreto per il prossimo. Questo il fondamento della Casa della Carità a Milano, voluta fortemente 12 anni fa dal Cardinale Carlo Maria Martini. Un luogo che va molto al di là della semplice accoglienza, ma diventa casa, punto di incontro, spazio in cui crescere e trovare la propria strada. Quest’anno ricorre il decennale della struttura che tutt’oggi ospita la Casa della Carità, nel cuore di Milano, presieduta da don
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Virginio Colmegna che ci ha raccontato come questo grande progetto sia potuto nascere grazie alla ferrea volontà del Cardinale di lasciare alla città un luogo di ospitalità dedicato agli ultimi degli ultimi. «Ospitalità come valore culturale», ha detto don Virginio. Perché la Casa di Carità non è un dormitorio, un luogo di passaggio dove mangiare un pasto caldo e avere la possibilità di fare una doccia. La casa è un centro di accoglienza per tutte le persone che hanno bisogno di aiuto, ma anche un centro culturale. Giovani madri sole, profughi, senza tetto, famiglie senza casa, persone con problemi psichiatrici ogni giorno bussano alle porta di via Francesco Brambilla 10 e qui trovano una casa in cui l’amore del Vangelo va di pari passo con l’amore civile. Non per niente, la struttura è stata messa a disposizione dal Comune di Milano e la fondazione ha come garanti l’arcivescovo della diocesi ambrosiana e il sindaco. Dal novembre 2004 a giugno di quest’anno la Casa ha accolto 2164 persone di 94 nazionalità differenti. Sono mamme con figli, sole, che non sanno dove andare, immigrati che si ritrovano completamente soli e persi in un nuovo paese, persone con
Don Virginio Colmegna, responsabile della Casa della Carità di Milano
problemi di salute mentale e senza tetto. Qui chiunque può trovare un esercito di professionisti pronto ad ascoltarlo e aiutarlo. Medici, psichiatri e psicologi, educatori professionali, avvocati e tanti volontari che si prendono cura di chi arriva e ha bisogno di una visita medica, di assistenza psicologica, di capire come muoversi nei meandri della burocrazia italiana, semplicemente di un letto in cui dormire. La grande forza della Casa della Carità risiede nel fatto che non si occupa solo della contingenza dell’accoglienza. Non solo il letto per la notte, il pasto del momento o la doccia per trovare un po’ di ristoro. La squadra di don Virginio Colmegna offre un’accoglienza che si può definire attiva: gli ospiti vengono coinvolti nel proprio reinserimento sociale, nella ricerca di un lavoro o un’abitazione. Un percorso ad personam per ciascuno, affinché abbia la possibilità di tornare ad essere autonomo nella società. Avvocati e operatori mettono a disposizione la propria competenza per tutelare i diritti delle persone, aiutando gli ospiti a ottenere documenti, tessere sanitarie, permessi di soggiorno, passaporti e favorendo i ricongiungimenti familiari. Al tempo stesso, la Casa svolge un continuo lavoro di sensibilizzazione delle istituzioni e dell’opinione pubblica sul tema dei diritti di cittadinanza. Una carità che sposa l’impegno sociale e civile, per cui la Casa, proprio come nell’idea del Cardinal Martini, diventa un luogo di ospitalità che guarda alla città. «Una carità intelligente», insomma, come la ha definita don Colmegna, che offre una speranza agli ultimi degli ultimi. La casa si definisce, dunque, come luogo di accoglienza, come luogo di ascolto e assistenza, ma anche come laboratorio di cultura, di incontro, con la ricchezza del vangelo ma aperta a tutti. «La carità affratella e unisce» ci dice don Virginio, spiegandoci come la Casa sia aperta a persone di tutte le etnie, religioni e culture. «Papa Francesco è stato uno tsunami di gioia: ha trasmesso il senso di essere Chiesa che sa aprirsi a tutte le culture e le religioni». Pertanto fra i corridoi della struttura, si possono scorgere gli occhi vispi di un bambino Rom come il velo di una donna mussulmana. In piena coerenza col messaggio di apertura totale
che l’amato Bergoglio sta trasmettendo da sempre. Ospitalità come valore culturale. E guardando indietro a questi dieci anni della struttura, don Colmegna ci racconta che è stato «Un decennio carico di cultura. La casa è diventata un luogo di cultura per tutti, un punto d i riferimento importante sia culturale che spirituale. Abbiamo aperto anche una biblioteca che oggi conta più di 2mila abbonati». La Biblioteca di Confine è aperta a tutti, ospiti della casa e non, ed oltre a una sezione generalisti con libri dedicati a tutti, contiene anche un importante centro di documentazione che raccoglie circa 3mila titoli suddivisi nelle diverse aree di intervento della Casa della Carità, sezione dedicata agli addetti ai lavori. Don Virginio mi spiega come da quando la struttura ha iniziato la sua attività «quello che è rimasto sempre immutato è la tensione ideale, culturale e spirituale che sta alla base del centro. Io stesso, come prete, sono cresciuto moltissimo grazie all’esperienza di questi anni. Quello che invece mi pare cambiato – continua – è l’aumento della sofferenza psichica. Il 50% delle persone che arrivano qui è passato dai servizi psichiatrici». E anche in questo senso la Casa offre un prezioso aiuto contro la deva-
stazione della solitudine, come la chiama don Virginio. Un impegno costante, politico, nel senso di apertura alla città, e non partitico, in continua lotta per i diritti civili e contro la povertà. Un impegno eccezionale, che rappresenta una luce nella desolazione dell’egoismo e dell’indifferenza. Un impegno che deve crescere, anche grazie all’aiuto di tutti.
COME AIUTARE LA CASA DELLA CARITÀ «Non è un dormitorio, ma una casa che offre la ricchezza dell’abitare». Questa l’essenza della Casa della Carità nelle parole del presidente della Fondazione, Don Virginio Colmegna. Per portare avanti le proprie attività e realizzare nuovi progetti, la Casa in parte ha in essere delle convenzioni con alcune istituzioni e partecipa a progetti finanziati da diversi enti, ma la totale gratuità dell’accoglienza è possibile soprattutto grazie alla generosità dei sostenitori. Per aiutare la Fondazione, è possibile diventare volontari (www. casadellacarita.org/per-i-volontari ) o fare una donazione (www.casadellacarita.org/dona).
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Papa Francesco incontra la comunità evangelica pentecostale di Caserta, guidata dal suo vecchio amico Giovanni Traettino. E indica ai cristiani la strada per ritrovare un percorso comune
DIVERSI
MA UGUALI Dall’incontro del Papa con gli evangelici, un invito all’unità a dispetto delle differenze
«D
ai più, l’uno» (E pluribus unum), recita lo stemma degli Stati Uniti d’America. Nessuna uguaglianza livellatrice imposta dall’alto, negatrice di qualsiasi diversità o convinzione individuale, religiosa, sessuale, politica o etnica: si può e si deve rimanere uguali, ma nella differenza. In questo risiede l’essenza della libertà. Beh, i padri costituenti americani non hanno inventato proprio nulla: hanno tratto questo motto dallo spirito stesso del Cristianesimo. Lo ha ricordato Papa Francesco, recentemente, nel suo secondo viaggio a Caserta, durante il quale ha incontrato la comunità evangelica pentecostale di Giovanni Traettino, vecchio amico di Bergoglio ai tempi di Buenos Aires.
LE PAROLE DEL PONTEFICE
Cristiani diversi, appunto, non cattolici, ma pur sempre cristiani: «Qualcuno si stupisce che il Papa sia venuto a trovare gli evangelici. Sono venuto a trovare i fratelli. È una tentazione dire: io sono la Chiesa, tu sei la setta. Gesù ha pregato per l’unità. Lo Spirito Santo fa la diversità nella Chiesa. Lui fa la diversità. Ma
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poi lo stesso Spirito Santo fa l’unità e la Chiesa è una nella diversità. Una diversità riconciliata per lo Spirito Santo».
LO CONFERMA LA STORIA
E la storia della Chiesa è lì a dimostrarlo: nel corso dei secoli, la proliferazione degli ordini religiosi è stata una delle manifestazioni di questa diversità. Ogni ordine, pur accomunato all’obbedienza alla Chiesa di Roma e ai dogmi del Cattolicesimo, si è concentrato su alcuni aspetti particolari della vita cristiana, fornendone una sua interpretazione. Dai dotti teologi domenicani fino ai mendicanti francescani. Proprio San Francesco, portatore di un modello di cristianità radicale addirittura eversivo per la sua epoca (il XIII secolo), sviluppando il suo movimento all’interno della Chiesa senza uscirne - come faranno i protestanti nei secoli successivi - sintetizza al meglio questa «unità nella diversità». E potrebbe essere questa la strada giusta per la riconciliazione con i protestanti. Sentite la risposta di Traettino. «Una cosa deve saperla: verso la sua persona c’è grande affetto e tanti noi pregano per lei. Del resto è facile volerle bene. E alcuni di noi credono addirittura che la sua elezione sia opera dello Spirito Santo». Se non è riconciliazione questa...
BUENOS AIRES, QUEL GESTO RIVOLUZIONARIO DEL 2006 Era il 22 giugno del 2006 quando l’allora arcivescovo Bergoglio conobbe Giovanni Traettino, presidente della Chiesa Evangelica della Riconciliazione. In Argentina il rapporto con i protestanti è assai delicato, visto il loro crescente successo che sta sottraendo fedeli alla Chiesa di Roma. Allo stadio Luna Park di Buenos Aires, Bergoglio ricevette in ginocchio l’imposizione delle mani dei pastori, dei sacerdoti e dei laici, pronunciando poi un discorso sullo Spirito Santo che «ci stringe nell’unità e ci unisce come chiese riconciliate nella diversità». Il gesto non fece praticamente notizia. Ma Bergoglio era già Francesco.
IL MONDO DI FRANCESCO
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IL PAPA NELLA TERRA DEI FUOCHI
A Caserta Bergoglio richiama l’importanza del rispetto del territorio. Che da queste parti si ottiene, prima di tutto, con «il coraggio di dire no» alla camorra e a ogni forma di illegalità
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oveva essere abituato a ben altre terre dei fuochi, Papa Francesco, in Argentina. Lì, la Terra del Fuoco è un’isola selvaggia, un paradiso naturale abitato da foche e pinguini. Da noi, la terra dei fuochi è l’emblema dello strapotere della criminalità, di uno Stato che non riesce a fare lo Stato. 1076 km2 compresi tra Napoli, Villa Literno, Caserta e Nola, diventati negli ultimi trent’anni una vera e propria discarica, meta dello sversamento illegale di rifiuti tossici e pericolosi provenienti da tutta Italia. Un business gestito dalla camorra e diventato ancora più pericoloso negli ultimi anni, quando l’emergenza-rifiuti (quelli urbani che non si riesce proprio a raccogliere) e i roghi appiccati dai cittadini esasperati hanno ulteriormente mimetizzato gli sversamenti e le esalazioni tossiche.
RIBELLARSI È GIUSTO
«È terribile che una terra così bella venga rovinata da fenomeni come questi, di non rispetto dell’ambiente e di vio-
IL GIALLO DELLE BESTEMMIE lazione», ha commentato il Papa nel suo primo viaggio a Caserta, lo scorso 26 luglio. Ma Bergoglio sa dove si trova. E sa che, qui, l’inquinamento non deriva dall’industrializzazione o dallo sfruttamento intensivo. Deriva da qualcosa di peggio: dall’illegalità, da una criminalità che agisce senza alcuna regola. «Bisogna avere il coraggio di dire no alla violenza, no alle sopraffazioni, per vivere una vita di servizio agli altri e in favore della legalità e del bene comune. Quando una persona scopre Dio, il vero tesoro, abbandona uno stile di vita egoistico e cerca di condividere con gli altri la carità che viene da Dio». Ciò è particolarmente importante «in questa vostra bella terra che richiede di essere tutelata e preservata, richiede di avere il coraggio di dire no ad ogni forma di corruzione e di illegalità. Tutti sappiamo il nome di queste forme di corruzione e di illegalità. Richiede a tutti di essere servitori della verità e di assumere in ogni situazione lo stile di vita evangelico, che si manifesta nel dono di sé e nell’attenzione al povero e all’escluso».
Increscioso episodio durante la diretta della prima visita del Papa a Caserta. Mentre Tv 2000, l’emittente dei vescovi, trasmetteva in diretta l’omelia di Francesco, un malfunzionamento ha gettato per un attimo nel panico la troupe e i tecnici dell’emittente. Risultato, le parole del Papa sono state per alcuni attimi coperte da parolacce e bestemmie. I conduttori si sono più volte scusati per l’inqualificabile episodio. E lo stesso ha fatto il direttore della rete, Paolo Ruffini: «Quando si sbaglia, c’è una sola cosa da fare: chiedere scusa. E questo abbiamo fatto immediatamente. Per il resto il nostro impegno è accertare esattamente le responsabilità ed adoperarsi perché simili incidenti non si ripetano». Il direttore, però, ha negato che si siano pronunciate bestemmie. Intanto il video dell’incidente, misteriosamente, è diventato introvabile.
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PERSONAGGI
le Donne D’ITALIA di Serena Fogli
Rita Levi Montalcini, un inno alla figura della donna Scienziata e studiosa di grandissima cultura e intelligenza, rimane uno degli emblemi dell’affermazione dell’universo femminile nel mondo 78
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na vita dedicata alla scienza per una delle donne più forti, caparbie e determinate che l’Italia abbia mai conosciuto. Rita Levi Montalcini, un nome importante per una donna che ha tenuto alta la bandiera dell’eccellenza italiana nel mondo: premio Nobel per la medicina e prima donna al mondo ad essere ammessa alla Pontificia Accademia delle Scienze, Rita Levi Montalcini è stata altresì nominata senatrice a vita per i meriti ricevuti in ambito accademico e per l’impegno sociale sempre dimostrato. Scomparsa a 103 anni, Rita Levi Montalcini ha sempre rappresentato la freschezza dell’innovazione nel mondo. Elegante nei suoi abiti dal taglio tipicamente vittoriano, un sorriso rassicurante su un viso illuminato da penetranti occhi azzurri, splendida nella sua immutabile e candida acconciatura, Rita Levi Montalcini è stata una delle poche italiane a credere nel popolo italiano, nel cosiddetto capitale umano troppo spesso dimenticato, l’unica a parlare dei giovani e ai giovani, il futuro di un paese eccellente nei suoi molteplici talenti. Lo spasmodico amore per la conoscenza della sua famiglia incontrano l’innata curiosità di una giovane Rita Levi Montalcini, che cresce nel vivace ambiente intellettuale della Torino del primo dopoguerra. È qui che la scienziata muove i primi passi verso il suo futuro, iscrivendosi alla facoltà di medicina contro il volere paterno che, legato a una visione della donna molto conservatrice, pensava che la vita accademica non fosse affare da donne, destinate alla cura della famiglia e della casa. Il futuro, così come lo conosciamo oggi, ha smentito l’opinione paterna. LA LAUREA, LE LEGGI RAZZIALI E LA FUGA DALL’ITALIA Una facoltà di medicina prestigiosa, quella di Torino, dove al fianco dell’istologo Giuseppe Levi, Rita Levi Montalcini ebbe come compagni di studi due futuri premi Nobel: Salvador Luria e Renato Dulbecco. Nel 1936 si laurea col pieno dei voti per poi specializzarsi in neurologia e psichiatria. L’Italia della metà degli anni ‘30, tuttavia, conosce
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CURIOSITÀ «IL MIO MATRIMONIO È STATO CON I LIBRI».
una delle pagine più nere della storia nostrana: le leggi razziali. Proveniente da una famiglia ebrea, Rita Levi Montalcini fu espulsa dall’ateneo torinese e, nel 1938, fu costretta a scappare all’estero. Farà ritorno in Italia pochi anni dopo: è l’inizio di un periodo molto difficile per la futura scienziata, che comincia a viaggiare da nord a sud per sfuggire ai bombardamenti e alle deportazioni nei campi di sterminio. Ma neanche la paura delle bombe riuscì a distogliere la sua mente dai febbrili studi scientifici: i suoi laboratori diventano le mura delle innumerevoli case nelle quali si è trovata a transitare durante il periodo della guerra e la sua incredibile dedizione si trasforma nell’arma con la quale combatteva in nome della ricerca scientifica. «L’assenza di complessi psicologici, la tenacia nel seguire la strada che ritenevo giusta, l’abitudine a sottovalutare gli ostacoli - un tratto che ho ereditato da mio padre - mi hanno aiutato enormemente ad affrontare le difficoltà della vita»
Rita Levi Montalcini non si sposò mai e non ebbe figli. Sarebbe stato difficile per lei conciliare il ruolo di moglie e madre con quello di illustre scienziata. Difficile credere, tuttavia, che nella sua vita tutta dedicata alla ricerca scientifica, non ci sia mai stato un amore. E infatti, scavando a fondo in una vita pubblica fatta di meriti e onorificenze scopriamo l’esistenza, tutta privata, di un amore giovanile. Lui si chiamava Germano Rondolini ed era iscritto alla stessa facoltà di Rita Levi Montalcini, a Torino. Un sentimento nato nell’istituto anatomico dell’università, un corteggiamento timido e discreto che continuò per tutto il periodo di studi. Sarà solo nel 1938, poco prima della promulgazione delle leggi razziali, che Germano dichiarerà il suo amore alla giovane che, però, in cuor suo già sapeva quanto sarebbe stato difficile per lei interpretare il ruolo di moglie vestendo quotidianamente i panni di una caparbia scienziata votata alla ricerca. L’allontanamento dall’Italia per sfuggire al clima sempre più teso nei confronti degli ebrei spezzerà sul nascere il già incerto amore, funestato poi dalla malattia del giovane, condannato dalle complicazioni di una tubercolosi miliare. Germano, mentre Rita Levi Montalcini è lontana dall’Italia, le scrive quotidianamente. L’ultima lettera, datata 28 maggio 1939, fa capire alla giovane che ormai non c’è più niente da fare, timore poi confermato dalla famiglia di lui: la ricercatrice ritorna in fretta in Italia per salutare il suo primo e forse unico amore che, ormai incosciente, le stringe la mano senza riconoscere a chi appartiene.
LA RICERCA NEGLI STATI UNITI E IL PREMIO NOBEL «La mia intelligenza? Più che mediocre. I miei unici meriti sono stati impegno e ottimismo» Nel 1947 Rita Levi Montalcini lascia l’Italia per gli Stati Uniti dove, ottenuta una cattedra all’università, si dedica intensamente ai suoi studi. È qui che porta avanti le ricerche condotte inizialmente nei suoi itineranti laboratori casalinghi italiani. Una ricerca vastissima che la terrà lontana dall’Italia per più di vent’anni. Vent’anni durante i quali la grande scienziata italiana metterà a pun-
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Rita Levi Montalcini, nata a Torino il 22 aprile 1909, vinse il Premio Nobel per la medicina nel 1986 e ancora oggi al suo “testamento” scientifico si ispirano studi e ricerche in tutti gli angoli del pianeta. A distanza di quasi due anni dalla morte, la Fondazione a lei intitolata è ancora molto attiva e finanzia importanti progetti di ricerca che coinvolgono giovani scienziati
LE DONNE D’ITALIA
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«Una piccola signora dalla volontà indomita e dal piglio di principessa, che sulla strada scelta tanti anni addietro sta tuttora proseguendo con energia geniale, e con quella rara combinazione di pazienza e d’impazienza che è propria dei grandi innovatori» - Primo Levi to gli studi che nel 1986, a 77 anni, la porteranno a essere insignita insieme al biochimico Stanley Cohen, del premio Nobel per la medicina, prestigiosissimo riconoscimento per gli studi condotti fino a quel momento nel campo della neurobiologia. La scoperta del fattore di crescita delle fibre nervose, noto come NGF, era il tassello mancante per la comprensione e l’eventuale cura delle più devastanti malattie del cervello, tra le quali il morbo di Alzheimer e la SLA: una scoperta che cambiò per sempre la storia della neurobiologia. Negli anni a venire furono molti i premi e le onorificenze che fecero diventare Rita Levi Montalcini la scienziata forse più famosa al mondo. UNA DONNA IN MEZZO AGLI UOMINI: IL MANIFESTO DELLE PARI OPPORTUNITÀ «Due cromosomi X hanno sancito per millenni il destino di centinaia di milioni di donne. Ma i portoni che sbarravano la strada della parità sono oggi spalancati. Io che nei giorni della mia giovinezza li ho trovati sprangati, contemplo con gioia la lunga fila di giovani donne che incedono in massa su questa strada così rigidamente preclusa loro in passato» Una donna libera: è così che si definiva Rita Levi Montalcini. Un’emancipazione precoce che la vede, appena ventenne, contrapposta al padre, contrario alla sua iscrizione all’università, in una famiglia dal forte impianto vittoriano. Eppure ce l’ha fatta. Una donna scienziato, tra le più ammirate al mondo, in un
settore da sempre dominato dalla figura maschile. Rita Levi Montalcini è stata ed è tuttora un esempio per tutte quelle donne alla ricerca di un posto in una società ancora troppo spesso maschilista, in cui il femminicidio è purtroppo un’emergenza quanto mai attuale. La scienziata si è sempre schierata al fianco delle donne impegnate, di quelle che hanno fatto della sofferenza e delle difficoltà il motore del proprio rilancio, personale e professionale. Una
vita spesa per gli altri, quella di Rita Levi Montalcini, non solo nella scienza, ma anche nel sociale, proprio a favore delle donne. La fondazione Rita Levi-Montalcini nasce proprio con lo scopo di sostenere l’emancipazione delle bambine, ragazze e donne africane alle quali è preclusa ogni istruzione. Perché, come spesso la scienziata amava sostenere, «più alte sono le potenzialità aperte alle donne, più alto sarà il grado di civiltà».
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DROGHE
le nuove killer dell’estate
Il periodo delle vacanze coincide con l’aumento del consumo di sostanze stupefacenti soprattutto nelle località balneari. I dati, i pericoli, le testimonianze di chi ha rischiato di morire per una pasticca e di chi cerca di arginare il fenomeno
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di Angela Iantosca
PERSONAGGI L’INCHIESTA
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oia? Curiosità? Solitudine? Cosa spinge milioni di persone a fare uso di droghe per fuggire dalla realtà? Droghe che inebriano e poi deprimono, annientano, cancellano, consumano, uccidono. Le nuove droghe dilagano e hanno nomi impronunciabili: Krokodil, Ya ba, Sisa, Budder. Vengono fatte con sostanze di scarto e per questo costano meno. Ma gli effetti sono devastanti. Ormai non si può che parlare di piaga sociale che interessa tutti, senza distinzione di ceto e quartiere. Come mi spiega un poliziotto che da anni lavora in questo campo nella capitale: «Negli ultimi cinque anni si è diffusa molto l’Mdma. Si tratta di anfetamina, molto in voga tra i ragazzi di diciotto-vent’anni anni. La trovi in qualsiasi locale a Roma e nei rave party. L’Mdma ha sostituito la classica pasticca e la cocaina. Si tratta di uno stupefacente cristallino che si può bere, mettendolo nell’acqua. E tu vedi questi ragazzi che vanno in giro con una bottiglia da un litro e mezzo e sorseggiano tutta la sera...». Essendo in cristalli, si può anche inalare, come la cocaina. Altra droga molto diffusa è la ketamina, un anestetico per i cavalli. «Ci sono stati casi di veterinari – dice il poliziotto – che facevano di tutto tranne che esercitare la professione, mentre per quanto riguarda il funzionamento, si tratta di un anestetico in fiale che viene versato in una padella. Una volta cotto – spiega il poliziotto – si cristallizza e a quel punto viene tagliato con una scheda, come fosse cocaina, anche se la polvere è un po’ più grezza. A farne
uso sono soprattutto i ragazzi dei rave party, la gente della strada. L’effetto che produce l’Mdma è euforia, felicità, seguita poi da depressione. La ketamina, essendo un anestetico, ti annienta, invece, mentalmente». FRA DROGHE CANNIBALI E DELLA PAZZIA Tra le nuove e più pericolose droghe c’è il Krocodril, detta “droga del cannibale”: annienta lo stato psicofisico della persona riducendolo a uno zombie. Viene usata da persone che da anni assumono eroina e crack. Più economica, ma dagli effetti più deva-
È BOOM DI DROGHE SINTETICHE NEL MONDO Secondo l’Unodc (l’Agenzia Onu per la droga e il crimine) le droghe sintetiche stanno registrando un’espansione senza precedenti. Nel mondo ci sono 348 nuove droghe legali, 100 delle quali introdotte nell’ultimo anno. Tra le più diffuse, quelle che imitano gli effetti della cannabis, passate da 60 nel 2012 a 110 nel 2013, facilmente raggiungibili da tutti. In Europa nel 2011 il 4,8% dei ragazzi dai 15 ai 24 anni ha fatto uso di droghe legali, pari a quasi tre milioni di persone. I tassi più
elevati sono stati riportati in Irlanda, con il 16,3% e Polonia con il 9%. Per fortuna in Italia il consumo si attesta solo allo 0,8%. Nessuna sorpresa per quanto riguarda le droghe sintetiche “tradizionali”: la più comune rimane l’anfetamina, seguita da ecstasy e metanfetamina.
348 NUOVE DROGHE LEGALI
stanti dell’eroina. C’è poi una droga spacciata perlopiù dai cittadini del Bangladesh e che si trova sotto forma di pasticche, in genere di colore rosso. Il prezzo è di 10-15 euro. «Si tratta – spiega il poliziotto romano – di un derivato di metanfetamina con l’aggiunta di derivati del tutto sintetici come anche il liquido delle batterie». La chiamano la droga della pazzia, perché porta a disturbi psichici e chi la consuma assume comportamenti autolesionisti, violenti e allucinatori. Nuove droghe di cui si abusa sempre più, soprattutto d’estate: «L’80% dei ragazzi che ci capita di fermare – conclude il poliziotto – fa uso di sostanze, non soltanto ragazzi problematici, ma anche figli di persone importanti che, pur di divertirsi, assumono droghe, che d’estate diventa ancora più semplice reperire, essendoci più vita per strada: aumentano gli spacciatori e, quindi, i consumatori». DALLA DROGA DELLO STUPRO AL SEXTASY Il Ghb nasce in America ed è largamente utilizzato dagli anestesisti. Sempre negli Stati Uniti ne avrebbe-
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ro scoperto l’uso alternativo che se ne poteva fare, da cui il soprannome di “date rape drug”, la droga dello stupro premeditato, proprio perché se somministrato all’insaputa di qualcuno, ha il potere di annullare nella persona ogni tipo di reazione, trasformandola in un vero e proprio oggetto in mani altrui, un corpo in balia completa di chi può avere in mente di approfittarsi della situazione. Ripresa coscienza la vittima non ricorderà quasi più nulla di quanto accaduto. A preoccupare molto gli esperti è Sextasy, il consumo contemporaneo di viagra ed ecstasy, un cocktail euforizzante ma che può indurre perfino al coma. ITALIANI BRAVA GENTE? In Italia nel 2013, nella fascia d’età compresa tra i 15 e i 64 anni, si è registrato un calo dei consumi di sostanze quali eroina, cocaina, allucinogeni, stimolanti e cannabis. Secondo quan-
LA TESTIMONIANZA GIORGIA BENUSIGLIO: «IL MIO FEGATO TRAPIANTATO PER MEZZA PILLOLA DI EXTASY»
«Non posso correre. Non posso danzare. Non posso mangiare ciò che voglio. Non posso fare progetti per domani. Perché il fegato che ho non è più il mio». Comincia così il racconto di Giorgia Benusiglio, oggi 32 anni, sottoposta più di dieci anni fa a un trapianto di fegato per mezza pillola di extasy di colore bianco. «Frequentavo il Linguistico e portavo a casa sempre buoni voti. Solo così potevo garantirmi le uscite in discoteca. Poi un giorno esco da scuola e mi danno un volantino del Ministero della Salute. Salto le frasi iniziali che mi ricordano che la droga fa male e poi leggo le indicazioni su come prendere la pillolina magica: bere tanta acqua, bagnarsi per abbassare la pressione, non mischiare con alcol, prendere due metà a distanza di un’ora». È così, per gioco e curiosità, che Giorgia decide con gli amici di provarla! «La prima volta che l’ho ingoiata ho sentito un piacere immenso, una felicità artificiale. Neanche il sesso fa questo effetto! Poi, passata questa prima sensazione di benessere, ho cominciato a sentire le gambe pesanti e a sentirmi molto triste». Ma una volta non basta e con gli amici decide di riprovare: «La seconda volta ho preso mezza pillola e ho continuato a ballare. Solo i giorni successivi ho cominciato a sentire che qualcosa non andava: non avevo fame, avevo nausea e svenni anche due volte. Quando andai in ospedale, mi dissero che si trattava di un principio di comportamento anoressico. Cambiai ospedale e mi feci ricoverare al Niguarda, dove mi diagnosticarono un’epatite fulminante: rischiavo il coma e la morte. Mi operarono subito: l’idea era di sostituire il mio fegato con quello di un maiale. Poi morì una ragazza in un incidente e mi impiantarono il suo fegato». Giorgia è stata la prima in Italia ad aver fatto il trapianto e ad averlo superato, nonostante avesse il 70% delle possibilità di non farcela. Ma da quel momento la sua vita è cambiata: «Il trapianto non finisce con le 17 ore di operazione. Te lo porti dietro tutta la vita. Sono tanti i “no” di fronte ai quali mi trovo ogni giorno, sono tanti i sogni ai quali ho dovuto rinunciare. Ma ho deciso di andare in giro e raccontare la mia storia ai ragazzi».
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PERSONAGGI L’INCHIESTA
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IL PARERE DELL’ESPERTO «NUOVE SOSTANZE SÌ, MA ANCHE ALCOL E DROGHE TRADIZIONALI» Parla la psicologa e psicoterapeuta Mara Gonevi, che spiega perché i giovani cercano lo sballo
Psicologa e psicoterapeuta, responsabile della Struttura semplice penale minorile del Sert 3 di Milano, la dottoressa Mara Gonevi, opera con giovani che si trovano all’interno dell’Istituto penale minorile Cesare Beccaria o che sono sul territorio in varie forme cautelari o in regime di messa alla prova. Con altri esperti in materia fa parte dello “Spazio blu”, un luogo dedicato a minori e giovani con problemi di uso di sostanze che hanno fra i 14 e i 21 anni. A lei abbiamo chiesto quali sono i meccanismi che spingono i giovani a utilizzare le droghe e quali i possibili modi per aiutarli a smettere. Quale è il vostro obiettivo? «Far sì che il ragazzo possa diventare consapevole dei rischi di compromissione, delle motivazioni sottostanti al consumo ed essere destinatario degli opportuni interventi psicologici, medici e socioeducativi. Spesso usa sostanze, senza alcuna conoscenza. Le informazioni che hanno i giovani le ricavano dalla Rete, ma spesso vanno a cercare quelle risposte, errate, che corrispondono alle loro convinzioni. Sono giovani che sottovalutano i rischi». Cosa avete notato in merito alle nuove droghe? «Ci sono sul mercato nuove droghe e sono preoccupanti, ma quelle più diffuse non sono le nuove droghe: sono quelle che ci sono sempre state. A questo si aggiunge un altro aspetto: ciò che è più diffuso tra gli adolescenti sono le sostanze legali, come il tabacco usato in età sempre più precoce e l’alcol. Non è raro tra gli adolescenti il cosiddetto binge drinking, assunzione di superalcolici ad intervalli ravvicinati, una moda pericolosissima che dilaga, nonostante i divieti, i limiti di orario, i limiti nella vendita». Ma quali sono le cause che spingono questi giovani a drogarsi o sballarsi? «I fattori possono essere molteplici: prima di tutto consideriamo che siamo nella cosiddetta società dei consumi, del tutto e subito. Le sostanze vengono acquistate proprio come delle merci per avere una determinata sensazione e, quindi, per farmi la serata e divertirmi userò la cannabis, se voglio accentuare le performance, userò la cocaina e se ho bisogno di sedare dei malesseri, uso l’eroina. Ciò che noi osserviamo è che i ragazzi che non hanno alle spalle situazioni problematiche (genitori tossicodipendenti, deprivazioni, traumi) possono usare la cannabis, perché rappresenta un modo per acquisire un certo status di adulto, di sfida alle regole. Molti ragazzi assumono le droghe per omologazione, perché fa senso di appartenenza. Altri lo fanno per contrapporsi al mondo genitoriale. Non è raro che ci siano genitori che fanno fatica ad accettare le trasformazioni del proprio figlio quando è adolescente e il figlio risponde a queste pressioni con il fumo. Per questo è importante coinvolgere anche la coppia genitoriale negli interventi sia diagnostici che riabilitativi. Altra categoria, gli stranieri: molti ragazzini usano le droghe per omologarsi al gruppo dei pari, altri perché vengono assoldati nei traffici e, quindi, spesso poi provano le droghe. Altri, che sono stati sradicati dal paese d’origine e portati in Italia per riunirsi al resto della famiglia, spesso usano sostanze per superare lo stress derivante dall’esperienza migratoria. Tra i ragazzi che si rivolgono alla nostra struttura, non solo quelli protagonisti di storie limite, ma anche i figli della cosiddetta Milano bene». to emerso dalle indagini campionarie sulla popolazione e dalle analisi delle acque reflue eseguite dal Dipartimento Politiche Antidroga contenute nell’ultima Relazione al Parlamento 2013 sull’uso di sostanze stupefacenti e tossicodipendenze in Italia, il 95% degli italiani non fa uso di stupefacenti. Cresce, però, il consumo di cannabis tra i giovani, passato dal 19,4% del 2011 al 21,4% del 2012, facilitato anche dal boom di siti web che offrono sostanze o ne promuovono l’uso: oltre 800mila. Una situazione che si aggrava ulteriormente se i ragazzi sono dediti al gioco d’azzardo: il 35,2% degli studenti che gioca ogni giorno fa, infatti, anche uso abituale di sostanze stupefacenti.
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PERSONAGGI
Luxor
Tavella
Un’italiana (pioniera) a New York Foto e testo di Maurizio Fiorino
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a vita di Bianca, alias Luxor Tavella, è una vita sopra gli schemi già da quando era bambina. Ha lasciato Milano che era appena adolescente, in un’epoca in cui era impensabile per una ragazza andare a studiare fuori. «La mia famiglia faceva parte della borghesia milanese. Vivevamo in via Solferino, proprio di fronte al Corriere della Sera, e casa nostra era sempre frequentata da intellettuali. Ma a me mancava qualcosa. Così a diciassette
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anni sono andata a studiare a Londra, e da allora non ho mai smesso di viaggiare». Inghilterra, Afghanistan, Egitto, Marocco e infine New York, dove ha messo radici e ha aperto il primissimo negozio in quella che oggi è considerata una delle zone più in voga della Grande Mela: SoHo. «Oggi è cool, ma tantissimi anni fa era una delle zone più malfamate di Manhattan. Giravano solamente drogati, prostitute e malavitosi. E poi c’ero io». Luxor si trucca tutti i giorni con due linee blu
al posto delle sopracciglia, una linea sulle guance e un’altra sul naso. «Ho cominciato a truccarmi così trent’anni fa. All’inizio ero una hippie, vivevo in una tribù in Marocco e lì le donne si truccavano le sopracciglia e la lingua di rosso. Era segno di bellezza». Quando scattiamo le fotografie indossa una marea di vestiti e una camicia piena di buchi. «Mi domandano sempre perché indosso questa camicia strappata. Ci sono affezionata, me l’ha regalata Sid Vicious».
DONNE DI
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Paracelso, il suo negozio sulla West Broadway, sul finire degli anni Settanta diventò il punto di riferimento di tutti gli artisti che avevano voglia di vestirsi con abiti stravaganti e che sapevano poter trovare solamente da lei. Luxor andava in giro per il mondo a comprare stoffe, abiti e tessuti particolari, «e poi li facevo spedire a New York in enormi bauli». Andy Warhol ci andava con Basquiat e le portava pile di Interview freschi di stampa, prima ancora che venissero distribuiti nelle edicole. Jimi Hendrix comprò la leggendaria camicia afghana che indossò durante il festival nell’Isola di Wight. Madonna entrava e usciva dal negozio ai tempi di Cercasi Susan disperatamente e Patti Smith, abitando a pochi isolati da lei, va ancora spesso a trovarla. Altri tempi, altre epoche. «Adesso non esiste nessun movimento a New York, ci sono soltanto i computer». E lei non ha un cellulare, figurarsi un computer. «Però ho una specie di televisore e delle videocassette con esercizi orientali. Faccio yoga da trentacinque anni, due volte al giorno: prima di aprire il negozio e prima di andare a dormire». Paracelso è rimasto com’era anni fa: nessuna insegna e in vetrina, al posto degli abiti, le fotografie e le dediche che chiunque sia passato da lì le ha fatto. Da gente comune a Gianfranco Ferrè, che per lei aveva un debole. In Italia non ci torna più da anni, ma una parte di cuore è sempre a Milano. «Ho paura dell’aereo. E poi immagina se arrivo a Milano così conciata: fermo il traffico». Uno dei suoi ricordi più belli risale a una gelida vigilia di Natale di tantissimi anni fa. «Non entrò nessuno tutto il giorno, fuori era buio e nevicava. Ad un certo punto entra questo giovane signore, meraviglioso. Aveva un impermeabile lungo fino ai piedi. Era Rudolf Nureyev. Rimanemmo a parlare fino a tarda notte, soli io e lui». Oggi SoHo è cambiata radicalmente: Armani, Prada e Versace hanno aperto le loro boutique di lusso. Ma, nonostante il loro avvento, la saracinesca di Paracelso si alza tutte le mattine, dopo che la sua proprietaria ha praticato yoga e si è truccata. «Uso solo matite di Yves Saint Laurent. Non per altro, hanno un blu speciale». Luxor è titolare di un negozio alquanto particolare nel cuore di SoHo, frequentato anche da alcune celebrities
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CONTROCORRENTE PERSONAGGI
CARLO
CIGNOZZI
C
he la musica faccia bene allo spirito non è una novità. Tutti, indistintamente, si rivolgono ad essa per trovare un po’ di pace, per caricarsi di energia, per cullarsi nella malinconia o cercare il buon umore andato perduto. La musicoterapia poi, ci insegna che il suono è uno strumento utile per intervenire a livello educativo, riabilitativo o terapeutico in molte circostanze. Stando all’esperienza di Carlo Cignozzi, tutto ciò non vale solo per noi umani. Carlo ha portato all’estremo il vecchio credo popolare che vuole che piante e fiori crescano meglio se si parla loro. O gli si fa ascoltare buona musica. E per le sue vigne ha scelto niente di meno che Mozart. Il percorso che ha portato l’avvocato Cignozzi a installare degli altoparlanti nelle sue vigne è abbastanza romanzesco. Carlo, infatti, è un avvocato di successo, con un’esperienza trentennale in campo forense. Alla fine degli anni ‘90 si imbatte nella splendida Val d’Orcia, un luogo che pare incantato, fra il verde delle colline e un fascino che sembra non avere tempo. È subito amore e Car-
lo capisce che quello è il luogo giusto per sperimentare qualcosa di davvero nuovo. È la valle del celebre Brunello, uno dei vini più amati nel mondo. Quale potrebbe essere, dunque, il risultato finale se in questa terra da sogno si sperimentasse un tipo di attenzione e cura innovativo? Ed è così che Carlo si lancia in un’avventura che può sembrare un po’ folle. Lasciare una carriera sicura per produrre del vino speciale e renderlo speciale attraverso la trasmissione della musica classica ha, quanto meno, del bizzarro. E gli è pure costato il soprannome di Uomo che sussurrava alle vigne. Eppure la scommessa dell’avvocato Cignozzi sembra essere del tutto vincente. Oggi Carlo Cignozzi è titolare di un’azienda agricola nella quale si producono annualmente oltre 45mila bottiglie di vino fra Montalcino DOCG e Rosso di Montalcino DOC con etichette molto particolari che stanno conquistando con la loro personalità mercati sempre più vasti anche all’estero. E il segreto di questa particolarità sta proprio nella coccola speciale che al Paradiso di Frassina
ADESSO
L’uomo che sussurrava alle vigne: «Le mie viti ascoltano Mozart» di Chiara Mazzei
viene riservata alle viti: giorno e notte, circa cinquanta diffusori trasmettono ininterrottamente le sinfonie di Mozart, il compositore preferito di Carlo. Ha iniziato questa sperimentazione contro il parere dei più e, soprattutto, fra lo scetticismo dei più. Eppure Carlo ha esplorato così le frontiere della biosonorità, avanguardia del biologico, richiamando l’attenzione di diversi studiosi, tra cui Amar Bose, vero guru del suono. Gli effetti positivi di questo esperimento musicale non hanno tardato a emergere: metabolismo accelerato, progressi fisiologici importanti e maggiore protezione dall’attacco dei parassiti. Dopo i primi passi in solitaria, Carlo comincia a collaborare con l’università di Firenze, con il professore Mancuso, un’autorità nel campo della cosiddetta neurologia vegetale, e con l’entemologo professor Luchi, dell’università di Pisa, con cui ha fatto un capitolato di ricerca. Non ci è voluto molto tempo per capire che le frequenze sonore, così come la luce, hanno ripercussioni positive sulla vita generale della pianta.
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GRANDI PERSONAGGI ITALIANI
Avventure e fragilità dell’uomo che è diventato il simbolo eterno della comicità
TOTÒ Il grande «S
ono ormai all’età in cui si tirano le somme, e io non ho fatto ancora nulla, sarei potuto diventare un grande attore, e invece su cento e più film che ho girato, ne sono degni non più di cinque, ma anche fossi diventato un grande attore cosa sarebbe cambiato? Noi attori siamo solo venditori di chiacchiere, un falegname vale certo più di noi, almeno il tavolino che fabbrica, resta nel tempo, dopo di lui, noi attori se abbiamo successo, duriamo massimo una generazione». Sembra quasi impossibile che queste parole siano uscite dalla bocca di uno degli artisti più importanti del ventesimo secolo. Di un uomo diventato simbolo della comicità intera, noto a vecchi e bambini. Eppure così ha detto di se stesso Totò, mostrando una inimmaginabile
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di Chiara Mazzei
durezza nel giudicarsi. Per tutti noi questa piccola parola, Totò, racchiude un mondo immenso. Un viso tra i più simpatici ed espressivi di sempre, un dono naturale per la comicità, un animo sensibile che lo condotto attraverso le numerose strade dell’arte, dalla recitazione alla canzone, passando per la poesia. Totò, un brevissimo nome che ne cela uno assai più roboante: Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio. Nato a Napoli nel febbraio 1898, da Anna Clemente e dal marchese Giuseppe De Curtis, viene adottato nel 1933 dal marchese Francesco Maria Gagliardi Focas. Lo scugnizzo napoletano, fin da ragazzo, mostra di preferire le recite allo studio. A scuola si diletta a intrattenere i compagni con spettacolini
improvvisati e imitazioni, tant’è che verrà anche bocciato e non concluderà mai il liceo. E il collegio lascia in lui un segno indelebile anche sul viso. Un giorno, boxando in maniera scherzosa con un insegnante, questi lo colpisce involontariamente colpendogli il naso, che rimarrà deviato, contribuendo a dare quella conformazione particolare del viso che diventa così maschera. E al collegio Cimino e in parrocchia la mamma lo manda perché lo vuole prete. Ma in lui vince, su tutto, la vena artistica. Già fortissima, prevaricante, esplosiva. Non può imbrigliarla, Totò. E più che la chiesa poté il teatro. Attratto immancabilmente dai teatrini di periferia, comincia a esibirsi come macchietta di qua e e di là. A interrompere momentaneamente gli inizia della sua carriera sarà lo scoppio della guerra. Totò si arruola volontario nel regio Esercito, ma quando arriva il momento di prendere il treno per andare a combattere sul fronte francese, il giovane soldato ha un malore, vero o presunto, e viene ricoverato in ospedale. Una volta dimesso, viene inserito nell’88° Reggimento fanteria Friuli di stanza a Livorno. Qui subisce continui soprusi e umiliazioni da parte di un graduato. Sarà proprio da questa sgradevole esperienza che nascerà il famoso motto «Siamo uomini o caporali?» La disciplina ferrea dell’esercito non fa per l’istrionico scugnizzo che fa
ritorno al varietà. Ma la vera svolta arriva con il trasferimento a Roma e l’approdo al Teatro Ambra Jovinelli, tempio dello spettacolo di varietà da cui erano passati tutti i maggiori attori dell’epoca. È qui che Totò trova la sua consacrazione. Gli spettacoli cominciano a moltiplicarsi e piano piano l’attore può cominciare a permettersi l’eleganza cui tiene molto. Le donne di passaggio sono tante. Tantissime. Perché Totò ama le donne e le donne amano Totò. Ma la folgorazione del grande amore arriva con Lilliana Castagnola, donna fascinosissima, grande seduttrice sul palco come nella vita reale. Totò ne rimane incantato e fra i due nasce un’intensa storia d’amore destinata a finire in tragedia. La donna, infatti, sentendosi abbandonata a causa della decisione dell’amato di accettare un lavoro lontano, dopo numerosi litigi, si tolse la vita ingerendo un intero barattolo di sonniferi. Il gesto estremo sconvolse moltissimo l’attore napoletano, che darà in seguito alla figlia il nome della sfortunata compagna. Gli amori ufficiali del grande comico furono, in seguito, due. Si sposò, infatti, due volte: la prima con Diana Bandini Rogliani, che gli diede, appunto, la figlia Lilliana, e la seconda con l’attrice Franca Faldini, che gli diede un figlio maschio, Massenzio, che però morì poche ore dopo il parto. La sua lunga e intensissima carriera
Ai funerali di Totò alcune persone furono colte da malore improvviso a causa di un enorme spavento. Pensavano, infatti, di aver visto aggirarsi tra la folla niente meno che il fantasma del defunto comico. In realtà si trattava di Tino Valdi, un attore estremamente simile a Totò, tanto da esserne la controfigura per anni.
non ha un camino regolare. Un vai e vieni dal teatro al cinema, un numero elevatissimo di film rifiutati o girati contemporaneamente in poco tempo. Fatto sta che sul grande schermo come sul palco di un teatro, Totò è il grande improvvisatore che non segue un copione preciso, ma lascia libera di esprimersi la sua verve comica anche se, del cinema, gli manca molto il contatto diretto col pubblico e l’immediatezza della recitazione, che non prevede più riprese. Cinema, teatro e... canzone! Se molti pensano che Malafemmena fu l’unica canzone che scrisse, in realtà l’istrionico partenopeo ne scrisse molte. Recentemente sono state trovati dei pezzi inediti che si pensavano perduti. Questi brani, circa quaranta, sono stati raccolti nell’album Totò Lost Lyrics. Ma, senza ombra di dubbio, Totò ha lasciato un’impronta indelebile nelle nostre memorie e nei nostri cuori con le sue espressioni bizzarre, le battute che sono ormai entrate nell’uso comune, le gag semplici ed esilaranti che rimarranno in eterno un paradigma di comicità. Per diventare un’icona come lui, bisogna nascere sotto la stella giusta. E lui, modestamente, lo nacque.
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PERSONAGGI NARRATIVA
I colori di DORA di Iris Blu
CAPITOLO IV
I
l campanello suonò una volta, due, tre... Dora, sdraiata sul suo lettone ad occhi chiusi, era già sveglia da tempo, ma stranamente era ancora assonnata. Indossava un pigiama leggero, di un rosa tenue, aveva i capelli scompigliati e il viso pieno di segni... “Chi sarà mai?” Volantini pubblicitari di sabato mattina? Promotori pronti a offrire prezzi stracciatissimi per luce e gas? Sbuffò e andò a rispondere al citofono, con un’espressione stralunata e quasi arrabbiata. “Sì...” emise solo una sillaba, non riusciva a dire altro. “Dora sono io, mi apri?” L’inconfondibile voce di Emilia la lasciò sorpresa. Aprì il portone, con un gesto automatico, e invitò l’amica a salire. Cosa ci faceva in giro a quell’ora? Caspita, erano quasi le 14.00! Ma quanto aveva dormito? Per fortuna era lei, non
Sabrina era in vena di confidenze e farsi trovare lì con Emilia non le sembrava una cosa corretta. In qualche modo avrebbe risolto, o almeno, se lo augurava. Non amava mancare di rispetto a nessuno, tantomeno alle sue amiche del cuore. Sentì il tipico rumore del vecchio ascensore condominiale. Un ronzio simile a uno sciame di vespe inferocite. Ma quando l’avrebbero cambiato? Era vecchio di decenni. Il tempo di formulare quell’inutile pensiero ed ecco Emilia, sorridente e con lo sguardo vivace, come sempre. “Sorpresa!” Sì, in effetti era proprio una sorpresa. Si abbracciarono teneramente, come due innamorati separati da lungo tempo. “Sono uscita prima dal lavoro e ti ho portato un dolce... e anche dell’ottimo passito di Pantelleria. Forse è un po’ presto per bere, è vero, ma per un brindisi
SILENZIO. IN MOLTI LO CERCANO.
SILENZIO, POCHI LO TROVANO.
E SPESSO, MOLTI, NON VORREBBERO SENTIRLO avrebbe dovuto cambiarsi in un baleno per rendersi presentabile. Mentre attendeva Emilia, sull’uscio di casa, si mise a giocare con una delle sue pantofole a forma di gatto. Con le dita dei piedi mosse il muso dell’animale. Per un attimo vide un dolce micino saltellare e fare le fusa attorno alle sue caviglie. Si diede della stupida e sbadigliò, senza coprirsi la bocca con la mano. Il suo torpore, all’improvviso, venne scosso da un pensiero: alle 15.00 sarebbe arrivata Sabrina. E se fosse arrivata in anticipo? Il messaggio della sera prima era molto chiaro... Devo dirti una cosa importante che non ho ancora detto a nessuno...
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tra noi non c’è ora che tenga”. La padrona di casa le propose un caffè, caldo e macchiato. Il vino? L’avrebbero bevuto con le altre ragazze, domenica sera. Dora era ancora stordita dal vino rosso. Quel bicchiere in più, bevuto la sera prima, l’aveva completamente intontita. “No, adesso niente vino, tesoro”. Emilia, per la seconda volta in una sola mezza giornata, ebbe una strana sensazione. Dora sembrava leggermente nervosa, aveva il suo solito sguardo dolce e malinconico. Eppure... quel libro aperto, che ben conosceva, sembrava celare una nuova pagina. Una pagina mai letta.
“Certo, mi sta nascondendo qualcosa, anche lei!” Ma cosa? Emilia, al momento opportuno, sapeva essere molto furba. Si erano sempre dette tutto, qualsiasi cosa. Perché avrebbe dovuto far finta di nulla e nascondere quel suo dubbio. Erano amiche! Dora era una sua vecchia amica e non una dipendente: già, avrebbe dovuto far luce anche su quell’altra faccenda vagamente ambigua. Forse, alla fine, avrebbe scoperto di non aver nessun sesto senso. E di essere solo molto stanca... “Sai, ti vedo un po’ strana, che ti succede? Mi stai nascondendo qualcosa, ammettilo!” Si fece subito avanti, adesso o mai più, si disse. Dora, che stava versando il caffè in tazzine molto raffinate e decorate a mano, quasi si scottò. “Eh, io? No, ma che dici... sono solo molto stanca... ieri sera ho bevuto un po’ più del solito. Solo un bicchiere in più, non fraintendermi. Sapessi, era un vino rosso toscano buonissimo. Vuoi vedere la bottiglia?” La barista più scaltra della città non si fece mettere sotto... “Dora, ti conosco. Mi stai palesemente raccontando una balla! Ma che avete oggi, tutti quanti?” Per un attimo si guardarono in cagnesco. Ma fu solo un lampo, veloce e oscurato dalla luce del loro rapporto di reciproca stima. “Tutti? Tutti chi?” Dora la guardò perplessa. Che stava dicendo? “Lascia perdere... ti dirò poi. Piuttosto, dai, vuota il sacco. Non mi freghi, sai. Hai trovato un nuovo ragazzo e non vuoi ancora dire nulla? Avresti preferito aspet-
t a r e domani? Conto fino a tre poi mi arrabbio, io ti ho avvertita”. Dora sbuffò, nuovamente. Adorava Emilia, ma era così imbarazzata. Forse, se al citofono avesse risposto uno scocciatore, sarebbe stato meglio. Molto meglio. “Non è una cosa che mi riguarda. È solo che, ecco... Sabrina ieri mi ha scritto un messaggio. Ha bisogno di parlarmi, non c’è niente altro. Non guardarmi così! Non so cosa voglia dirmi. Senti, rimani fino al suo arrivo. La saluti e poi vediamo cosa succede. Probabilmente si confiderà con entrambe. Dovrebbe arrivare verso le 15.00...” Sincerità, si disse Dora, la miglior soluzione sempre e comunque. In fondo non aveva rivelato nessun segreto, nessuna informazione riservata. Quel pensiero, però, non la fece stare poi tanto meglio. “Scusami, non avrei dovuto insistere. Dopotutto Sabrina ha scelto te. Ho insistito io, ok? Non fare quella faccia! Non è successo nulla. Beh, sono quasi le 15.00, è meglio che io vada. Sai, sono venuta per farti una sorpresa, magari aiutarti con la spesa o la casa... invece ti ho messa in imbarazzo. Perdonami Dora!” Si strinsero ancora una volta, non era successo niente di grave, assolutamente nulla. E quell’abbraccio suggellò nuovamente il loro legame indissolubile.
“Emi, la nostra amicizia è una delle cose più belle che mi siano mai capitate. E anche il rapporto con Rosaria e Sabrina è splendido. Cosa farei senza di voi? Un nuovo compagno? Arriverà, ne sono certa. Ciò che conta è poter condividere con voi la mia gioia. E non solo i dolori. Gli amici dovrebbero esserci sempre, nella buona e nella cattiva sorte. Il nostro è una specie di matrimonio”. Si misero a ridere a crepapelle, come due ragazzine. La risata di Emilia, esuberante come le bollicine di un bicchiere di champagne d’annata, venne interrotta dal suono di qualcuno che bussava alla porta. Se si fosse trattato di una coppia di amanti, qualcuno avrebbe gridato il classico: cielo, mio marito! Ma erano solo amiche, in preda a una crisi di ansia. Dora, stufa di sbuffare, immaginò un enorme quadro pieno di rose bianche e poi fece un passo verso la porta. Sentì i petali di quelle rose, bianchissime e pure, sfiorare la sua pelle e fece un altro passo. Si inebriò, per un istante, di un profumo riservato solo ai santi... ed infine aprì la porta. Le rose scomparvero e rimasero le spine. Acuminate, come tutte le responsabilità che accompagnano un segreto. Anche se non ancora svelato. “Sabrina, sei già arrivata... che piacevole sorpresa!” Sabrina inarcò il sopracciglio destro, in un posa quasi cinematografica. Squadrò Dora e poi Emilia... “Ah, ciao. Che bello vedervi...” Felice? Nessuno l’avrebbe detto. Emilia, grande appassionata di cinema di tutti i tempi, osservò Sabrina, in un tailleur rosso fragola, e poi pensò a Rossella O’Hara. Le sembrò una bellezza d’altri tempi, costretta in un abito di un’altra epoca, e con un segreto pronto a sbocciare tra le labbra. Vide il fiore di quel segreto, lo vide aprirsi elegantemente, munito di colori brillanti e di spine... affilate come il dolore. “Ho portato... vi ho portato del vino, passito di Pantelleria”. Dora fece una smorfia divertita ed Emilia scoppiò a ridere. “Anch’io, ho portato la stessa cosa, da non credere. Ragazze... vi vedo imbarazzate, forse è meglio che vi lasci sole. Tra
l’altro devo tornare a casa, anzi al bar”. “Imbarazzate, ma che dici?” Dora cercò, senza riuscirci, di scaldare quell’aria gelida. Silenzio. In molti lo cercano. Silenzio, pochi lo trovano. E spesso, molti, non vorrebbero sentirlo. “Va bene, voi due stavate parlando di me...” Sabrina, scocciata, pronunciò quelle poche parole in un tono duro, troppo duro. “No, ma che dici. Stavamo per farci un secondo caffè, ne vuoi una bella tazza? Oppure apro il vino?” Dora, attrice ed equilibrista, voleva un meritatissimo premio Oscar. Si vide in un teatro stracolmo di gente, ricca e famosa, in visibilio per la sua interpretazione: la peggior amica dell’anno è: Dora! Per fortuna Emilia non amava recitare. Nemmeno le poesie di Natale, da sempre. “Ok, la pittrice di papaveri e mazzolini di fiori qui presente mi ha detto del tuo messaggio... ma solo perché io l’ho messa in un angolo. E ora dicci tutto”. Si guardarono, tutte e tre. Papaveri e mazzolini di fiori? Dora, dopo un secondo di pausa, scoppiò a ridere. E non fu l’unica, per fortuna! Senso dell’umorismo, ironia, sarcasmo, alle sue amiche non mancava proprio nulla. “Bene, questo caffè quando arriva? Ed una sedia, grazie. Anzi, mi metto comoda sul divano. Mica vorrete lasciarmi in piedi... sono un donna in dolce attesa!” Si guardarono tutte e tre, nuovamente. E poi, tra un grido di gioia e un applauso a piene mani, scoppiarono tutte a piangere. Di gioia. Dora aveva avuto il suo momento di gloria, nelle sue fantasie, nei suoi sogni a occhi aperti. Ma il premio tanto ambito (miglior attrice protagonista) spettava a Sabrina. Aveva rubato la scena a tutte e con una sola battuta, dettata dal cuore. “Vi avrei raccontato ogni cosa, domani sera, forse... non so. Sono molto confusa e stordita. Volevo iniziare con Dora, tutto qui. Ditemi, vi piace il nome Diana?” La caffettiera sul fornello fischiettava allegramente. Sarebbe stato un pomeriggio lungo. Dora si scordò del suo mal di testa e andò a cercare qualcosa per aprire una delle bottiglie di passito. Caffè, dolce, vino: anteprima di una domenica sera che sarebbe stata indimenticabile. Mancava solo una persona, Rosaria. Continua nel prossimo numero...
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PERSONAGGI LUOGHI
LA COSTA BIANCA E LA VALLE DEI TEMPLI Fra archeologia e spiagge incontaminate di Vincenzo Petraglia
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IL LITORALE A SUD DI AGRIGENTO CUSTODISCE UNO DEI TRATTI DI MARE PIÙ BELLI E SEGRETI DELLA SICILIA: UN ANGOLO DI CARAIBI A UN PASSO DALL’AFRICA
C
L’Agrigentino è noto soprattutto per la magnificenza della sua Valle dei Templi, rinomata in tutto il mondo e non a caso inserita dal 1997 nella lista del patrimoni dell’umanità dell’Unesco. Ma forse non tutti sanno che a pochi chilometri dagli splendidi templi greci si trova uno dei tratti di costa meno noti e più incontaminati dell’interna isola siciliana. Un litorale selvaggio che concentra in circa sei chilometri, tra Siculiana Marina e Capo Bianco, spiagge di sabbia spettacolari solitamente poco affollate, anche nei periodi di picco del turismo agostano, che si alternano a maestose falesie bianche a picco sul mare, che sono valse alla zona il nome di Costa bianca. Un paradiso botanico e paesaggistico che si affaccia su un mare dalle inebrianti sfumature tra il turchese e lo smeraldo, non a caso protetto dalla Riserva Naturale Orientata di Torre Salsa. LUOGHI CHE PROFUMANO D’AFRICA La Riserva, istituita nel 2000 e gestita dal Wwf, si affaccia sul Canale di Sicilia, a poco più di 200 chilometri dalle coste tunisine, e si estende per 761 ettari nel comune di Siculiana. Un piccolo eden naturalistico scampato alla cementificazione selvaggia che ha, invece, purtroppo, deturpato altri angoli della regione. Qui, fra la profumata macchia mediterranea, hanno trovato il loro habitat ideale numerose specie animali, fra cui il ramarro, la testuggine palustre siciliana e diverse specie di uccelli migratori e stanziali, quali la cannaiola, l’airone cenerino, la garzetta, l’usignolo di fiume e il falco di palude. I fondali marini sono un’esplosione di vita e colori: ricci di
La Scala dei turchi, poco fuori Porto Empedocle, una titanica scogliera scolpita nei millenni dal mare e dagli agenti atmosferici
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LUOGHI
Uno dei templi meglio conservati della valle di Agrigento.
mare, piccoli crostacei e svariati tipi di pesci trovano nutrimento fra le rigogliose praterie di posidonia. Proprio queste ultime rappresentano la cartina al tornasole dell’ottimo stato di salute del mare, frequentato anche da tartarughe marine. La costa è davvero incantevole: uno spettacolare susseguirsi di dune sabbiose e imponenti falesie che fanno da sfondo a lunghe spiagge, come quella che da Siculiana Marina si srotola fino a Eraclea Minoa: sei ininterrotti chilometri di sabbia dorata lungo cui si susseguono le spiagge Cannicella, Fungitedda e Torre Salsa, che prende il nome dai ruderi della torre costruita nel ‘500 a guardia della costa nel periodo delle scorribande saracene. LA SCALA DEI TITANI A pochi chilometri dalla Riserva di Torre Salsa si trova una delle meraviglie della Sicilia: l’imponente Scala dei Turchi, così chiamata perché i corsari saraceni, arrivando dal mare, la utilizzavano, pro-
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prio come una gradinata, per scalare la costa e raggiungere i villaggi della zona che mettevano a ferro e fuoco. Una titanica scalinata scolpita nei millenni dal mare e dagli agenti atmosferici, abbagliante col suo candido colore (si tratta di una formazione calcareo-gessosa) che contrasta con l’azzurro del cielo e del mare. Non lontane ci sono anche le belle spiagge di Siculiana Marina e Giallonardo di Realmonte, oltre al borgo marinaro di Porto Empedocle, reso celebre da Andrea Camilleri con i suoi romanzi sul commissario Montalbano. E per chi ama le atmosfere dei borghi marinari, vale la pena fare un’escursione, a circa trenta chilometri dalla Riserva, anche a Sciacca: si sviluppa intorno al porto come una sorta di medina araba ed è fra i centri più animati la sera con locali e ottimi ristorantini all’aperto. UN TUFFO NELLA MAGNA GRECIA Quest’angolo di Sicilia, vista la vicinanza al continente africano, è stato da
sempre punto d’approdo di popoli e culture che hanno lasciato sul territorio importanti vestigia. La Valle dei Templi di Agrigento, con le sue maestose architetture quasi perfettamente conservate, rappresenta uno dei maggiori complessi archeologici del Mediterraneo, immerso in un paesaggio agricolo di grande bellezza fra ulivi centenari e mandorli. Akragas fu una delle più importanti colonie greche della Sicilia, fondata il 582 a.C. da coloni provenienti dalla vicina Gela e da Rodi, divenne in breve tempo una delle più importanti città della Magna Grecia, in Sicilia seconda soltanto a Siracusa. Passeggiare fra i templi della Concordia, di Giunone, di Ercole, dei Dioscuri e i resti dell’antica città è un’esperienza davvero unica. Ma tutta la zona è costellata di importanti siti archeologici. Come quello di Eraclea Minoa, la città probabilmente fondata dai selinuntini in onore di Minosse sulle pendici del promontorio di Capo Bianco. Racconta la leggenda che proprio
PERSONAGGI
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COME DOVE QUANDO
qui si consumò il dramma del re cretese, che, a caccia di vendetta nei confronti di Dedalo, reo di aver aiutato Teseo e Arianna nel labirinto, vi venne ucciso dal protettore proprio di quest’ultimo, il re sicano Cocalo. Dopo essere stata a fasi alterne sotto il controllo di greci, cartaginesi e romani, la città cadde in disgrazia nel VI secolo a.C. a causa, vista l’estrema fragilità geologica del territorio che ancora oggi continua a sgretolarsi sotto l’azione del mare e degli agenti atmosferici, di un’imponente
frana. Degli antichi splendori restano, dunque, oggi solo scenografici ruderi, come quelli dello splendido teatro del IV secolo a.C. che si affaccia sulla lunga spiaggia sabbiosa di Eraclea Minoa, fra le più belle della zona. Il panorama è davvero notevole e riporta all’essenza di questo pezzo di Mediterraneo, dove storia, mito e natura si fondono in un inebriante, affascinante viaggio che, se ci si abbandona ai ritmi slow di questa terra, lascia sospesi nel tempo e nello spazio.
Sciacca: si sviluppa intorno al porto come una sorta di medina araba
I RISTORANTI
· Lustru di Luna, via Lungomare 108, Siculiana Marina, 0922/1.80.21.18 e 388/3.01.09.65, www.lustrudiluna.it. · Gambero Rosso, via XXIV Maggio 1, Porto Empedocle, 0922/63.21.89, www.ristoranteilgamberorosso.it. · Hostaria del Vicolo, vicolo Sammaritano 10, Sciacca, 0925/2.30.71 e 328/1.72.08.48, www.hostariadelvicolo.it.
ALBERGHI · Relais Briuccia, via Trieste 1, Montallegro, 0922/84.77.55 o 339/7.59.21.76, www.relaisbriuccia.it. · Resort Sole Mediterraneo via Principe di Piemonte 1, Siculiana Marina, 0922/81.52.10, www.solemediterraneo.it. · Borgo Giallonardo, contrada Giallonardo, Realmonte, 0922/63.67.93 e 338/2.88.64.69, www.borgogiallonardo.it.
GLI EVENTI DA NON PERDERE
· LE NOTTI BIANCHE AD ARAGONA Il 22 e 23 agosto nel borgo a pochi chilometri da Agrigento due giorni all’insegna di negozi e ristoranti aperti fino a tarda notte, concerti all’aperto e degustazioni dei prodotti della ricca enogastronoia locale.
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Siculiana via Roma 156/d 0922/81.82.20 327/7.74.29.54 www.wwftorresalsa.com
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TOReImNaOdi Torino
l cin Museo de al 31 agosto o fin
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o che riperc to 350 opere ne che hanno vin n o d , e e ll re attric storia de me miglio l’Oscar co 29 al 2014 dal 19
MOLTO RUMORE PER NULLA
SILVANO TOTI GLOBE THEATRE – VILLA BORGHESE – ROMA – DAL 22 AGOSTO AL 7 SETTEMBRE
Nel bellissimo contesto del Globe Theatre di Roma, fedele riproduzione di quello londinese, sotto la direziona artistica di Gigi Proietti, verrà messa in scena la celebre commedia shakesperiana Molto rumore per nulla, una favola illuminante sul potere della parola, centrata proprio su quel “nulla” apparentemente inoffensivo, che nasconde molto di più. Con la regia di Loredana Scaramella, un’occasione per vivere una serata speciale, divertendosi e godendosi l’atmosfera unica di un teatro stile elisabettiano.
Eventi in SETTIMANA di Chiara Mazzei
UMBRIA FOLK FESTIVAL comune di Pontremoli avvenuta nel 1226 da parte di Federico II. Tornerete indietro nel tempo, fino all’epoca medievale, all’interno del Castello del Piagnaro e tra le vie del centro storico fino all’accampamento, grazie all’animazione di figuranti, musici, combattenti e artigiani. La presenza di vari gruppi storici e di artisti di strada allieterà le serate mentre le contrade cittadine si contenderanno il palio in una magica disfida.
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ROMA – GIARDINI DI CASTEL SANT’ANGELO – FINO AL 14 SETTEMBRE
MEDIEVALIS
PONTREMOLI (MS) 20- 24 AGOSTO
Molto di più di una semplice rievocazione storica. Con Medievalis verrete calati in tutto e per tutto in un’autentica atmosfera medievale, fra le suggestive vie del borgo di Pontremoli, in Lunigiana. L’evento è la rievocazione medievale della concessione di libero
MEETING DELL’AMICIZIA FRA I POPOLI RIMINI – 24 - 30 AGOSTO
LETTURE D’ESTATE
© Malpaga spa
ORVIETO – 14 – 23 AGOSTO
Un viaggio attraverso la musica popolare, che il festival intende recuperare attraverso un’attenta opera di ricerca; attraverso le tradizioni contadine, artigianali e gastronomiche, in un incontro fra culture diverse di paesi vicini e lontani; attraverso i prodotti tipici della terra, come vini, oli, formaggi e tartufi, proposte attraverso le ricette tipiche del territorio.
Tutti i giorni, dalle 10.00 fino a tarda notte, un invito alla lettura rivolto a tutti. Letture d’estate è una manifestazione ormai storica a Roma, un’occasione di svago e condivisione per tutti coloro che vogliono, o devono, passare l’estate in città. I lettori avranno la possibilità di confrontarsi dal vivo con moltissimi autori e di incontrare i responsabili di numerose case editrici, ascolteranno pagine di grandi suggestione, voteranno il libro preferito. Letture d’Estate, che si svolge lungo il fiume e tra gli alberi, offre anche una proposta gastronomica variegata, tra cucina, musica e oggettistica, con prodotti provenienti da tutti i continenti. Un intrattenimento di qualità con ampia varietà di scelta, ad ingresso gratuito.
Un viaggio verso le periferie del mondo e dell’esistenza, attraverso il quale cui confrontarsi con le sfide che la realtà pone. In programma quest’anno oltre 100 convegni, 14 esposizioni, più di 17 spettacoli e 10 manifestazioni sportive. Ospiti e visitatori provenienti da tutto il mondo, quasi 4000 i volontari che costruiranno e lavoreranno al Meeting durante i sette giorni della manifestazione. Uno dei principali temi affrontati quest’anno sarà la documentazione della situazione di violenza, di guerra, di inimicizia che il mondo soffre, attraversata dalla presenza di uomini che in tale contesto testimoniano una possibilità di incontro e dialogo, capaci di dare speranza e di costruire per la pace. Per info: http://www.meetingrimini.org © Agostino Palmeri - Festival lanterne
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1. Disastro... biblico 10. Il Presidente tra Segni e Leone 17. Chitarra asiatica 18. Corde nella giungla 20. Comprendere 21. Non ne ha l’apolide 22. Si sprigiona dal caffè 24. Li stringono le manette 25. Dipinto sacro ortodosso 27. Grovigli di rami secchi 29. Pasti serali 30. Il Carson eroe del West 32. Forte... come l’eroe delle dodici fatiche 33. Il padre del principe 34. Grado militare 36. La sesta nota 37. Le prime di sempre 38. Può esserlo un capo 39. Sigla di Taranto 40. Gli allievi delle accademie militari 41. Era l’imposta comunale sugli immobili 42. Il re dell’Olimpo 44. Un vento freddo 47. Lo copre la barba 48. Il Powell ex segretario di Stato americano 49. Il Calvino della letteratura
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51. Jules che scrisse Pel di Carota 52. Inno di lode al Signore 54. Dissodare il terreno 56. Istituti pre universitari 57. Le apparizioni della Madonna 58. Ermetico, indecifrabile
VERTICALI
1. Specialità in gelatina 2. Viene dopo il dovere 3. Una lega metallica somigliante all’oro 4. É meglio non metterne troppa al fuoco 5. La cerca chi boccheggia 6. Articolo maschile 7. Con “così” vale “amen” 8. La sigla dell’influenza aviaria 9. Vi si degustano vini pregiati 11. Centro di Siracusa 12. Località del Tigullio 13. L’apice della gloria 14. Il Pontecorvo regista 15. Inceneriti 16. Bricco col beccuccio 19. Eccellenti, eminenti 23. Antico, primitivo 26. Bilanciano i doveri 28. Parassiti dei cani 30. La Blixen scrittrice
31. Il... nome d’un giornale 34. La cantante Ciccone 35. Liberare un terreno da ordigni 36. Il Toulouse pittore francese 37. Una serie di telefilm girati sempre negli stessi ambienti 38. Fumano sui tetti 39. Ostinati, volitivi 40. Quello delle tenebre prepara la notte 42. È opposto al nadir 43. È presente nel sale 45. C’è quella dei venti 46. Il Friedman esperto di economia 47. La centrò Tell 50. Monili preziosi 53. Ancona 55. Le separa la F Il Calvino della letteratura
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Risolvi i cruciverba tenendo presente che a numero uguale corrisponde lettera uguale.
CRITTOGRAFATI ADESSO
GIOCHI
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SALUTE
Rimedi naturali CONTRO L’AGORAFOBIA Ansia e attacchi di panico dettati da stress e inquietudini, sono brutti compagni di vita. Ma liberarsene non è difficile come sembra, ecco qualche consiglio
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ualche volta vi capita di essere assaliti all’improvviso da una sensazione di soffocamento o da un nodo alla gola, di avere il battito cardiaco accelerato, un’eccessiva sudorazione o l’impressione di svenire e di morire da un momento all’altro? Siete nel bel mezzo di un attacco di panico, una delle più comuni forme di ansia, che può essere efficacemente affrontato e risolto anche senza farmaci. Il termine tecnico è Agorafobia, che significa letteralmente paura degli spazi aperti, ma gli effetti di questo disturbo si manifestano anche in condizioni diverse: ad esempio, mentre ci si trova in vacanza lontano da casa, in ascensore o semplicemente mentre si fa la fila in banca. Soprattutto d’estate, quando il desiderio di stare all’aria aperta e viaggiare si fa più intenso, chi soffre di questo disturbo può trovarsi improvvisamente in difficoltà. Spesso chi soffre di questo disturbo tende ad evitare la situazione che lo mette a disagio e, a poco a poco, questo problema può trasformarsi in un fastidio anche per chi gli sta accanto. Liberarsi dall’ansia non è difficile come sembra: l’importante è sapere come agire per affrontare e superare la crisi. Se si tratta di un disturbo transitorio dovuto ad esempio a una situazione personale molto stressante, i semplici rimedi naturali possono rivelarsi un utile aiuto:
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ANSIA E ATTACCHI DI PANICO, PIÙ COLPITE LE DONNE Secondo i dati dell’Associazione Europea Disturbi di Attacchi di Panico (Eurodap), tra il 2 e il 4% della popolazione adulta in Italia soffre di questo problema e il 70% delle vittime sono donne, perché sono più vulnerabili allo stress e sentono il peso delle tante responsabilità. La presenza di una minaccia di perdita (lutto, lavoro, affetti, traslochi) è quasi sempre alla base del primo episodio di panico. Questo disturbo può riguardare un periodo particolare della vita e scomparire spontaneamente una volta venuta meno la causa che l’ha generato. Se questo non accade però e se l’episodio si reitera nel tempo e non viene preso in seria considerazione, può progredire e crescere fino a diventare molto pesante da gestire. In quest’ultimo caso è necessario farsi aiutare da un esperto in modo da individuare la causa del problema e scegliere il percorso terapeutico più adatto.
• Grazie alle sue proprietà ansiolitiche, la melissa è molto utile in caso di attacchi d’ansia: provate a prepararne un infuso; • E poi ancora il biancospino, la camomilla e la valeriana hanno tutti un’azione calmante e sedativa; • Evitate cibi e bevande eccitanti come cacao, caffè e alcolici; • Svolgete quotidianamente un po’ di attività fisica; • Cercate di mantenere i contatti con amici e parenti e lasciatevi coinvolgere in qualche attività
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PSICO
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Amare se stessi attraverso IL PROPRIO CORPO “L
asciami tutte le rughe, non me ne togliere nemmeno una. Ci ho messo una vita a farmele” diceva Anna Magnani in un’intervista. Un po’ come se le rughe fossero il segno evidente di un evento, di un’emozione, una sorta di testimonianza che cela dentro di sé un ricordo indelebile. Ad ogni emozione che percepiamo corrisponde un’espressione, e le espressioni, con il passare del tempo, formano sul viso dei solchi. Ma anche quando comunichiamo utilizziamo infinite espressioni, quindi le rughe sono anche testimonianza del nostro modo di interagire con gli altri. Questo però non vale solo per le rughe, ma anche per ogni singola parte del nostro corpo, perché di fatto racconta la nostra storia: il corpo è il ricettacolo delle esperienze, ognuna di esse vi lascia sopra una traccia, ed è la testimonianza di un’intera storia. È poi il nostro pilastro, la macchina perfetta dentro cui siamo ospiti o prigionieri, a seconda di quella che è la nostra esperienza di vita e del rapporto che con esso creiamo. Allo stesso tempo il corpo è anche uno strumento relazionale, un mezzo cioè tramite il quale ci relazioniamo con gli altri e con l’ambiente: un bacio, un abbraccio, una stretta di mano, nascono da emozioni ma passano inevitabilmente attraverso il corpo, che è di fatto il nostro rappresentante nei rapporti con l’altro. Mente e corpo sono in stretta relazione, ma che succede se non sono in sintonia? In adolescenza, il periodo cioè di maggior cambiamento corporeo, iniziamo ad interfacciarci con questo sconosciuto che ci guarda dallo specchio e che di fatto non ci rappresenta più. Accettare un involucro da adulto quando ancora non ci si sente pienamente tali e dover imparare a gestirlo rappresenta la più grande conquista dell’età adolescenziale. E quindi inizia la scoperta di questo nuovo involucro, la conoscenza e la sperimentazione su di esso, per capire
di Silvia Coldesina PSICOLOGA
COME MIGLIORARE LA RELAZIONE CON IL PROPRIO CORPO conoscerlo e comprenderne punti di forza e punti di debolezza, in modo da darsi obiettivi perseguibili mantenere un’immagine di sé realistica e raggiungibile mantenere una relazione con il proprio corpo, ascoltare i segnali che manda, prendersene cura affrontare le percezioni negative relative al proprio corpo
se ci piace e quanto sia davvero nostro (pensiamo ad esempio ai piercing o ai tatuaggi tanto cari ai ragazzi). Da qui iniziamo a sviluppare quella che definiamo “immagine corporea”, che non è necessariamente quella che lo specchio ci propone, quanto più l’insieme di emozioni e pensieri che si fanno attorno al corpo e che sono in continuo cambiamento, influenzati dalle esperienze che facciamo, dalle relazioni e dagli ideali che ci proponiamo di raggiungere. Spesso infatti ci sentiamo troppo grassi, troppo magri, con le gambe storte e il naso grosso, quando in realtà il dato oggettivo ci rimanda che è solo una nostra percezione, ma noi imperterriti ci trinceriamo dietro ai nostri vissuti di costante inadeguatezza, perché non siamo mai paragonabili all’ideale di perfezione che ci siamo prefissati. L’iter che affrontiamo in adolescenza, la scoperta - accettazione- valorizzazione del proprio corpo, è il procedimento che, seppur in forma ridotta, affrontiamo quotidianamente. Conoscere il nostro corpo, scoprirne ogni giorno caratteristiche differenti, mutate con il tempo, ma non per questo meno belle, accettarne pregi e difetti consente di amarsi maggiormente, sentirsi più sicuri e valorizzare quella parte di sé che quotidianamente mostriamo agli altri. PER DIRE LA TUA O CHIEDERE CONSIGLI AI NOSTRI ESPERTI Scrivi a Redazione Adesso, via Nino Bixio 7, 20129 Milano redazione@edizioniadesso.com Chiama il NUMERO VERDE GRATUITO 800 32 33 00
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PERSONAGGI GENITORI E FIGLI
Il comportamento alimentare NEGLI ADOLESCENTI I
l cibo ha un valore molto più profondo della semplice nutrizione e molti sono i modi di rapportarsi ad esso: c’è chi lo usa come scarico delle tensioni, chi di fronte ai problemi reagisce con “lo stomaco chiuso”. Il rapporto con il cibo non è mai neutro, e questo è vero soprattutto in adolescenza. Adolescenza è sinonimo prima di tutto di corpo che cambia, nelle forme e nelle dimensioni, perché emerge la sessualità che provoca emozioni contraddittorie esponendo il corpo a modificazioni che diventano bruscamente evidenti. Le ragazze si confrontano con le coetanee e non si vedono belle, si sentono inadeguate. Tutto questo è fisiologico, è la difficoltà ad integrare la sessualità nella propria immagine del corpo. Anche l’ambiente ha un peso notevole: i mass media ci bombardano con immagini di donne snelle e dilaga il mito della magrezza.
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di Federico Crisalidi PSICOLOGO E PSICOTERAPEUTA
D’altra parte, nella società moderna c’è una cultura alimentare scorretta, con un consumo eccessivo di prodotti ipercalorici. Tutto ciò fa si che il rapporto degli adolescenti con il cibo, il peso e il proprio corpo sia pieno di contrasti e contraddizioni. Sempre più spesso queste difficoltà si trasformano in qualcosa di più serio, diventano disturbi del comportamento alimentare: anoressia e bulimia sono i disturbi della nostra epoca ma anche l’obesità sta assumendo le dimensioni di una vera emergenza sanitaria. Si tratta di una spia di disagio giovanile, di disistima per se stessi, di solitudine. La ragazza, per arginare l’angoscia, manipola il proprio corpo attraverso il cibo. Da una parte
ci sono le ragazze anoressiche e bulimiche, che lottano per annullare ogni segno fisico di femminilità, aspirano a raggiungere un ideale di bellezza basato sulla magrezza; dall’altra ci sono le ragazze obese, che coprono il loro corpo, mantenendolo informe, per non fare i conti con la loro femminilità che emerge.
SUGGERIMENTI PER I GENITORI Incoraggiate le vostre figlie a parlare con voi: avere un genitore come punto di riferimento solido, di cui non si teme il giudizio, che sa ascoltare e comprendere ma anche proporre punti di vista alternativi, è la migliore prevenzione. Abbiate un atteggiamento comprensivo: non sminuite le preoccupazioni delle vostre figlie, anche se vi sembrano effimere. Fate loro capire che ogni ragazza si è sentita inadeguata e non sono sole in questo disagio. Date loro tempo: accogliete i turbamenti delle vostre figlie senza pretendere di risolvere tutto subito. Questa fase ha bisogno di un tempo di elaborazione. Educatele all’autostima: insegnate alle vostre figlie ad apprezzare le caratteristiche fisiche che le rendono uniche, ma soprattutto insegnate loro ad amarsi e a credere in se stesse, nelle proprie peculiarità e possibilità. Non aspettate, chiedete aiuto: se notate che vostra figlia sta dedicando troppa attenzione ad una dieta o ha un’alimentazione disordinata che le fa prendere troppo peso, se mostra segni di eccessivo sconforto nei confronti del proprio aspetto, rivolgetevi con fiducia ad uno psicologo.
ANIMALI
Quando in casa ARRIVA IL MICIO
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Hai deciso di prendere con te un gatto? Ecco alcuni semplici consigli su come preparare la casa per accogliere al meglio il nuovo membro di famiglia
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uando in casa arriva un nuovo gattino è importante preparare tutto l’occorrente per soddisfare le sue esigenze: in un ambiente sano, sicuro e pieno di stimoli il micio crescerà in modo sereno. Dato che il gatto assume cibo e acqua più volte, sia durante il giorno che durante la notte, cerca di allestire un’area appositamente dedicata alla sua alimentazione con ciotole contenenti cibo secco e acqua fresca. Scegli una zona della casa lontano dai rumori e dal caos, in modo che il gatto possa nutrirsi nella più totale calma. I gatti amano l’acqua corrente per cui accanto alla classica ciotola con acqua puoi posizionare una fontanella a riciclo continuo di acqua. Le ciotole migliori sono quelle in ceramica o metallo perché, a differenza di quelle di plastica, non emanano fastidiosi odori e sono più facili da pulire. Bisogna poi pensare alla zona dedicata all’eliminazione delle deiezioni, predisponendo una cassetta contenente sabbia da sistemare lontano da zone di passaggio e da quella specifica per l’alimentazione. La sabbia della lettiera può essere di qualsiasi tipo a seconda delle preferenze del micio: c’è la sabbia agglomerante, quella a cristalli, quella assorbente, la sabbia vegetale e quella a pellets. Cerca comunque di evitare le sabbie profumate perché possono spingere il gatto a non usare la lettiera: quello che per te è un buon profumo per lui potrebbe essere un odore sgradevo-
di Marta Cerizzi
le. Ricorda di pulire la cassetta igienica, eliminando la parte sporca, due volte al giorno e cambia la sabbia almeno due o tre volte la settimana. Pulisci la lettiera solo con detergenti neutri, evitando quelli contenenti candeggina e ammoniaca che invece stimolano il gatto a urinare. Per quanto riguarda l’area riposo, il gattino all’inizio può dormire nella tua camera da letto ma poi, una volta adulto, tenderà a dormire in diverse zone della casa. Per spingerlo a scegliere certi posti piuttosto che altri metti coperte o cuscini particolarmente morbidi ed attraenti e vedrai che il micio li adotterà spontaneamente per farci i propri sonnellini. E infine pensa a tenere viva la curiosità del tuo micio mettendogli a disposizione dei giocattoli come i finti topolini, le palline o gli oggetti da appendere ricoperti da piume, che si possono acquistare in qualsiasi negozio per animali, oppure riciclando oggetti di uso quotidiano come tappi di bottiglia, scatole di cartone, sacchetti di carta e palline di carta stagnola: ti stupirai nel vedere l’uso creativo che riesce a fare il tuo micio divertendosi davvero con poco.
SE IL GATTO GRAFFIA IL DIVANO Per evitare che il gatto usi i mobili di casa tua per rifarsi le unghie, puoi acquistare uno o più graffiatoi da posizionare nei pressi dei luoghi in cui solitamente riposa. Ne esistono di diverse tipologie e aiutano il micio sia a mantenere gli artigli in buone condizioni che a marcare il territorio.
CONTRO LO STRESS Per agevolare l’inserimento in casa del nuovo gatto applica ad una presa della corrente un apparecchio che rilascia feromoni di sintesi: servono a tranquillizzare il gattino che così supera più facilmente lo stress dovuto al cambiamento ambientale e alla separazione dalla madre.
PER DIRE LA TUA O CHIEDERE CONSIGLI AI NOSTRI ESPERTI Scrivi a Redazione Adesso, via Nino Bixio 7, 20129 Milano redazione@edizioniadesso.com Chiama il NUMERO VERDE GRATUITO 800 32 33 00
ADESSO
CUCINA PERSONAGGI E ALIMENTAZIONE
CENTRIFUGA
di Francesca Lovatelli Caetani
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arola d’ordine: disintossicazione. Perché dopo le vacanze è d’obbligo, per prepararsi a un rientro in città e al lavoro completamente rigenerati, nonostante qualche peccato di gola estivo. I centrifugati sono un metodo naturale per integrare la propria dieta con cocktail di vitamine e minerali a base di frutta e verdura, con tante virtù e per ogni stagione. Per depurare e favorire la regolarità intestinale, si usano cocomero e succo di limone, cetriolo, mela e carota, per eliminare le tossine, ananas, mela, banana, zenzero, che ha grandi proprietà antibatteriche e favorisce la digestione. Hanno effetto diuretico, poi, anguria, uva, melone, lattuga e cetriolo. Per stare bene, infatti, bisogna assumere gli alimenti giusti, che non appesantiscano lo stomaco, e i centrifugati, freschi, leggeri, facili da digerire, colorati e gustosi, danno grande energia al corpo e contengono grandi quantità di
antiossidanti in forma facilmente utilizzabile. Sono perfetti, poi, ci solitamente non mangia frutta e verdura, per pigrizia o mancanza di abitudine. I centrifugati sono la passione salutista di tutti, gente normale e vip, come a Hollywood, colma di smoothies bar, che preparano centrifugati e succhi green da asporto, mixati a bacche di gojii, potente antiossidante, o acai, una bacca originaria dell’Amazzonia, o maracuj, il cosiddetto frutto della passione, per dare un tocco esotico e glam. Un’altra differenza da chiarire è che mentre lo smoothie è composto da frutta e verdura con latte, yogurt o gelato, un centrifugato è fatto solo
DA LEGGERE Brindisi di salute, Cento e più modi di preparare succhi, frullati e centrifugati di Jason Vale Editore Apogeo, collana Urra 2007 pp.192, 15 euro Noto come The Juice Master, ritenuto un vero e proprio guru del benessere, vi insegna a preparare cocktail di tutti i tipi a base di frutta e verdura per garantire al vostro corpo un apporto di importanti componenti nutrizionali. Vale è una delle massime autorità nella creazione di queste salutari bevande e, grazie a questo libro, scoprirete tutti i segreti di un centrifugato, inteso come energia, pulizia e mantenimento della forma fisica e psicologica.
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PERSONAGGI
BEVI E DEPURATI!
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PER DEPURARSI CI SONO CENTRIFUGATI FACILI DA PREPARARE, UN PIENO DI VITAMINE, COME QUELLO A BASE DI MELONE, KIWI, SEDANO, ZENZERO.
INGREDENTI Servono 2 fette di melone, 1 kiwi, 2 gambi di sedano, che serve a ripulire l’organismo e a infondere energia al corpo, 1 pezzetto di radice di zenzero. PREPARAZIONE · Se non avete tenuto gli ingredienti in frigo e non sono abbastanza freddi, aggiungete due cubetti di ghiaccio per ottenere la temperatura ideale. Potete aggiungere al centrifugato un cucchiaino di olio di mais o di germe di grano, ricchi di acidi grassi e vitamina E, per proteggere e mantenere morbida la pelle esposta al sole. Attenzione, il centrifugato di verdura e frutta va bevuto appena fatto, perché le vitamine e le altre sostanze si disperdono in fretta! Private dei noccioli la frutta, potete, invece, lasciare la buccia.
da puro succo estratto di frutta o verdura e necessita di una centrifuga, che estrae tutto il succo dalla polpa. Tra i fan dei centrifugati e succhi e della dieta Raw, a base di verdure crude e succhi, ci sono Orlando Bloom, Nicole Richie, Demi Moore, Robin Williams,
solo per citare alcune star d’oltre oceano, ma la passione per i centrifugati ha invaso anche il nostro Paese. Soprattutto d’estate, quando si possono gustare anche nei locali notturni, grazie ad aperitivi bio per un bere equilibrato, sano e genuino.
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CUCINA CREATIVA
AMICHE DELLA SALUTE
Zucchine Tutte le facce di un vero jolly in cucina
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ante specie, tutte originarie del nostro Paese, per un gusto delicato da esaltare in mille modi. Storia, curiosità e caratteristiche di un ortaggio che sulle tavole degli italiani non manca mai Ancora un mese per gustarle al massimo del loro sapore. Anche se sono disponibili tutto l’anno, è da maggio a settembre che le zucchine danno il meglio di sé. Povere di calorie e ricche di sostanze benefiche per il nostro organismo, sono fra gli ortaggi più versatili in cucina: grigliate, ripiene, fritte, al tegame, sono perfette come contorno o come base per i condimenti dei primi piatti.
UN PO’ DI STORIA
Le origini sono ancora avvolte nel mistero. Con la scoperta dell’America arrivò infatti nel nostro Paese la zucca, coltivata dagli Indios per consumarne i semi. Ma fu probabilmente in Italia che, a partire dal XVI secolo, le varie
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specie di zucca vennero selezionate fino a ottenere la zucchina che oggi conosciamo. Che altro non è che il frutto immaturo di alcune specie di zucca.
UNA GRANDE FAMIGLIA
Diffuso soprattutto nell’Italia settentrionale c’è lo zucchino nero di Milano, dalla buccia verde intenso. Al centro è più frequente lo zucchino fiorentino, dalla buccia striata di color verde chiaro e dalla sezione zigrinata. Hanno forma sferica la verdissima tonda di Piacenza e la più chiara tonda di Firenze, a cui si aggiunge la tonda di Nizza, appiattita ai poli. Al sud troverete facilmente la romanesca, simile alla fiorentina ma ancora più sottile e zigrinata, e la cocuzzella di Napoli o striata d’Italia, di color verde scuro e con striature chiare. In tutta Italia è possibile trovare la bianca di Trieste, di color verde pallido; mentre hanno diffusione regionale lo zucchino siciliano e la zucca ligure, che rispetto alle altre zucchine sono più strette, lunghe e dalla forma arcuata.
A livello nutrizionale si caratterizzano per l’altissimo contenuto (il 95% circa) di acqua, il basso apporto calorico (mediamente solo 13 calorie per 100 grammi) e la presenza di potassio, vitamine C ed E e acido folico. Questa sostanza è particolarmente utile per le donne in gravidanza, poiché riduce il rischio di malformazioni al sistema nervoso del bambino. La zucchina, inoltre, è un aiuto per chi ha problemi di digestione o di stitichezza, è un buon antinfiammatorio e ha numerose capacità disintossicanti.
COME SCEGLIERLE E CONSERVARLE Attenzione: le zucchine deperiscono facilmente. È quindi necessario sceglierle con cura al momento dell’acquisto. Le caratteristiche ideali? La zucchina deve essere soda, con la buccia lucida e ben tesa, senza ammaccature. Occhio al picciolo, che deve essere molto piccolo. L’ortaggio va conservato al fresco e consumato entro tre o quattro giorni. Se pensate che passerà più tempo fino al momento di mangiarle, allora congelatele, dopo averle lavate, asciugate perfettamente e tagliate a dadini o a rondelle: risulteranno comodissime da usare all’occorrenza per arricchire i vostri piatti.
LE IDEE PER L’ESTATE
ZUCCHINE IN SALSA TONNATA 1 uovo intero a temperatura ambiente 300 ml di olio di semi di mais Il succo spremuto di mezzo limone 1 cucchiaino di aceto bianco sale 1 cucchiaino di senape di Digione 1 scatoletta di tonno da 320 gr 1. Scaldate l’olio extravergine di oliva in una padella antiaderente con lo spicchio di aglio sbucciato e tagliato a metà per 30 secondi. 2. Aggiungete le zucchine tagliate a dadini di media dimensione (cubetti da 1 cm circa), fate saltare per circa 3-4 minuti a fuoco alto, mescolando in continuazione, senza aggiungere nessun altro liquido. 3. Salare e pepare alla fine e far raffreddare a temperatura ambiente. 4. Per la maionese, mettete nel frullatore (potete usare anche quello a immersione) l’uovo, il limone, l’aceto e il sale. Azionate l’apparecchio e aggiungete a filo l’olio. Ne occorreranno circa 300-350 ml, a seconda della densità che preferite. 5. Aggiungete la senape e il tonno ben sgocciolato e frullate ancora qualche secondo, solo per far amalgamare gli ingredienti. 6. Versate un velo di salsa sul piatto e completate con le zucchine saltate, ormai fredde, e il prezzemolo. Tenete in frigo fino al momento di servire. CARPACCIO DI ZUCCHINE, PARMIGIANO E FETA
Ricette a cura di Cookinglaura blog.alice.tv/cookinglaura
N
on è estate senza le zucchine. È vero che oramai si trovano tutto l’anno nei banchi del supermercato, ma questa è la stagione ideale perché sono freschissime e molto economiche. Quando le scegliete, toccatele e guardatele bene: devono essere di un verde brillante (sia quelle scure che quelle chiare), turgide e con la parte tagliata non ossidata. Provatele tutte:
quelle tonde, adattissime ad essere cucinate ripiene, quelle scure, dal sapore più deciso, buonissime anche semplicemente saltate nella padella calda con olio, peperoncino ed aglio intero, quelle chiare, ottime anche crude. Ecco due ricette semplici, veloci ma gustosissime, da preparare in anticipo senza restare troppo ai fornelli. Che in questa stagione calda spesso non è troppo piacevole.
Ingredienti per 4 persone 300 gr di zucchine chiare piccole e sode 40 gr di parmigiano stagionato in scaglie 100 gr di formaggio feta olio extravergine di oliva sale, pepe 1. Lavate e mondate le zucchine, poi tagliatele a fette sottilissime con l’affettatrice o il pelapatate. 2. Sistematele in un piatto da portata, salate e condite con l’olio, poi cospargete con le scaglie di parmigiano e la feta sbriciolata. 3. Completate con una macinata di pepe e fate riposare 30 minuti in frigorifero prima di servire.
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SPESA PERSONAGGI CONSAPEVOLE
SPESA, ALLA SPINA C’È PIÙ GUSTO Un nuovo modo di fare acquisti, che sta sempre più prendendo piede in Italia: è la spesa alla “spina”. Ne avete mai sentito parlare? Vi spieghiamo come funziona e perché è così vantaggiosa
A
vete mai fatto un acquisto alla spina, senza imballaggi e ingombranti confezioni? Avete mai frequentato un distributore automatico di pasta e cereali? C’è un mercato parallelo che in Italia sta crescendo, in tutti i settori, per la spesa di prodotti sfusi, che talvolta sono anche più genuini. Pane, pasta, cereali, riso. E perfino detersivi. Ma come funzionano i negozi alla spina e quali sono i vantaggi di questo stile di acquisti?
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• Si risparmia. Sui detersivi in particolare si può arrivare anche ad un costo inferiore al 50 per cento rispetto ai supermercati e, più in generale sulla spesa, si stima un taglio del 30 per cento. • Si aiuta l’ambiente e si riduce l’inquinamento eliminando imballaggi di carta e plastica, difficili da smaltire, e gli sprechi alimentari • Si aiutano i produttori che, vendendo alla spina, possono farlo in modo diretto tagliando i costi della distribuzione
ENOTECHE ALLA SPINA, LA BIRRA E IL VINO LI SCEGLI TU L’acquisto di prodotti alla spina non riguarda solo alimenti e detergenti per la casa o per la bellezza personale ma anche latte, succhi di frutta, olio e alcol. Per quanto riguarda in particolare la vendita sfusa di vino e birra, il funzionamento è simile a quello della cantina solo che a differenza delle grandi botti di legno, nei negozi che vendono alla spina, troviamo erogatori di metallo. Raffinate enoteche o piccoli negozi dove trovare vino e birra di qualità a prezzi più che accessibili, la scelta è sempre più ampia. E il funzionamento è per tutti lo stesso: ci si presenta con bottiglie vuote (se non si hanno in casa si possono anche comprare in loco pagandole da 0.50 centesimi a 2.50 a seconda delle dimensioni) e si ritorna a casa con il prodotto e la quantità desiderata. Un modo simpatico, utile ed economico per riprodurre la campagna in città, trovando un mezzo come la spina decisamente meno ingombrante delle botti.
Quella proposta dai negozi alla spina è una pratica molto antica, se pensiamo soltanto alle drogherie di una volta dove ogni cosa veniva venduta sfusa. Allo stesso modo, infatti, possiamo recarci in negozio con la busta della spesa o con i contenitori da riempire di pasta, legumi, riso o detersivi e pagare solo la quantità che ci serve. Aperti inizialmente nelle grandi città come Roma, Torino e Milano, i negozi alla spina stanno ormai prendendo piede anche nei piccoli centri come Negozio leggero, aperto anche a Novara, Asti e Morbegno, o Effecorta, bottega aperta a Capannori, in provincia di Lucca, a Milano e a Prato e che privilegia la vendita diretta di prodotti delle aziende agricole locali. A dimostrazione che la qualità rimane il primo valore da garantire al consumatore.
F O L LOW U S am oreebaci w o r l d O N:
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PERSONAGGI CASA DOLCE CASA
Piante contro l’inquinamento domestico
UNA TAVOLA PIÙ VIVACE? CI PENSANO I FIORI!
Sapete che esistono alcuni tipi di piante in grado di assorbire e neutralizzare gli agenti inquinanti? Potete tenerle in salotto, in bagno o in cucina. Grazie a una serie di piccoli pori presenti sulle foglie sono in grado di catturare le molecole e i gas inquinanti e di convogliarli nelle radici. Queste, a loro volta, liberano le sostanze nocive nella terra dove vi sono i microrganismi capaci di metabolizzarle e neutralizzarle. Eccone alcune piante anti-inquinamento: sansevieria, tra le più efficaci per depurare l’aria dalla formaldeide; ficus, efficace contro formaldeide, tricloroetilene e benzene; dracena, perfetta contro sostanze come lo xilene, il tricloroetilene e la formaldeide presenti in lacche o vernici; gerbera, in grado di rimuovere la trielina spesso presente nei capi d’abbigliamento lavati a secco; edera, ottima per catturare la formaldeide presente nei prodotti per la pulizia della casa.
IL PRIMO BIGLIETTO DA VISITA PER UN INVITO A CENA È LA TAVOLA ORGANIZZATA CON FANTASIA. APPROFITTATE DELLA BELLA STAGIONE PER ADDOBBARLA IN TANTI MODI ORIGINALI UTILIZZANDO I FIORI FRESCHI
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er una cena che rimanga piacevolmente impressa nel ricordo dei vostri ospiti, è bene pensare anche all’aspetto estetico. È vero che i commensali vanno presi innanzitutto per la gola, con ricette insolite e gustose, ma il primo biglietto da visita quando pensate di organizzare un invito è l’aspetto della tavola imbandita. Approfittate della bella stagione per decorarla con i fiori freschi: basta un pizzico di fantasia e senza spendere troppo potrete realizzare centrotavola originali e profumati. COSA FARE PRIMA DI COMINCIARE • Assicuratevi che nessuno dei vostri
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ospiti sia allergico al polline. • Valutate la forma del tavolo e la sua grandezza e adeguate la vostra composizione. Ad esempio: se è stretto e rettangolare andranno bene uno, al massimo due, bouquet piccoli. • Scegliete il colore dei fiori da utilizzare in abbinamento al tovagliato e al servizio di piatti che avete a disposizione. ADESSO SIETE DAVVERO PRONTI. ECCO QUALCHE IDEA • Insieme ai fiori, usate i rametti che trovate in giardino (a costo zero!) e legateli fra loro con fil di ferro e nastri colorati. Completate inserendo anche qualche candela profumata. • Usate i portauovo (quelli che di solito
servono per le uova alla coque), a mo’ di piccolo vaso per contenere rametti fioriti o minuscole piante grasse. Posizionateli tra un piatto e l’altro e sparpagliate sulla tavola anche delle candeline colorate. • Avete una vecchia brocca in ceramica? È ora di usarla come centrotavola da riempire di fiori di varie dimensioni e colori. • I sacchetti di carta usati abitualmente per contenere il pane possono “nascondere” un piccolo vasetto d’acqua nel quale inserire i fiori. • Largo alla fantasia: vecchi barattoli del caffè, contenitori di vetro, lattine... tutto può trasformarsi in un originale vaso per i fiori.
PERSONAGGI BRICONSIGLI
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A TUTTO COLORE!
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COME SCEGLIERE LE GIUSTE TONALITÀ PER LE STANZE DI CASA
innovare casa non significa cambiare mobili, abbattere muri o reinventare l’intero arredamento: è sufficiente armarsi di pennelli e colori e ridipingere muri e pareti! Per una volta, però, non accontentiamoci esclusivamente del bianco: abbiamo a disposizione una palette pressoché infinita di tonalità da sfruttare per svecchiare il nostro appartamento, renderlo più vicino alla nostra personalità e rinnovarlo senza troppi sforzi. La scelta dei colori, tuttavia, non è così semplice: ogni colore influisce in modo diverso sul nostro umore e sul nostro stato d’animo e, allo stesso tempo, è in grado di modificare la percezione che abbiamo di una determinata stanza, rendendola più luminosa, più spaziosa o addirittura più piccola. Come scegliere, quindi, il colore adatto ad ogni stanza della casa? La cromoterapia arriva in nostro soccorso per guidarci nella scelta delle tonalità più adatte a ciascun locale del nostro appartamento. Scopriamo le peculiarità di ogni colore e capiamo a quali stanze ognuno di essi è più adatto.
di Serena Fogli
GIALLO, IL COLORE DELLA CONCENTRAZIONE Oltre a stimolare la creatività e l’immaginazione, il giallo è un colore capace di migliorare l’attenzione e la memorizzazione. Perfetto per lo studio, il giallo e le sue tonalità sono ideali anche per le pareti della cucina! ROSSO, IL COLORE DELLA VITALITÀ Il rosso è il colore della forza: tutte le tonalità del rosso portano con sé energia e voglia di fare. Bisogna quindi destinarlo alle aree della casa dove si “lavora” di più. Da evitare assolutamente in camera da letto, il rosso è ideale anche per la cucina. Il trucco per non rendere la stanza troppo satura e carica di energia è destinare solo due pareti al rosso, lasciando le altre bianche. BLU, IL COLORE DELLA TRANQUILLITÀ Le onde del mare, l’azzurro del cielo: se pensiamo al blu quello che ci viene in mente sono scenari di tranquillità. Il blu è in grado di attenuare i nervosismi accumulati durante la giornata, facilitando il riposo e la calma. Tutte le tonalità del blu, quindi, sono ottime se usate per ridipin-
gere le pareti della camera da letto. Si tratta, inoltre, di un colore molto indicato per il bagno. VERDE, IL COLORE DELL’ARMONIA Il verde e tutte le sue tonalità simboleggiano l’equilibrio armonico. Così come il blu, si tratta di un colore capace di tranquillizzare e di rilassare lo spirito. Perfetto per la camera da letto o il bagno, è importante però non utilizzare tonalità troppo forti di verde, perché potrebbero essere fastidiose per gli occhi. VIOLA, UN MIX TRA CONCENTRAZIONE E TRANQUILLITÀ Il viola è un colore dalla duplice funzione: oltre a stimolare la concentrazione, ha un forte potere calmante. Perfetto per lo studio, anche le pareti del salotto possono essere ridipinte col colore viola. Si raccomandano, tuttavia, tinte lievi e chiare. BIANCO, IL COLORE DELLA PUREZZA Il bianco è il colore della casa per eccellenza. Simboleggia la purezza e la semplicità ed è quindi adatto per ogni stanza della nostra casa.
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POLLICE PERSONAGGI VERDE
L’ORTO IN CASA: COME COLTIVARE LA LATTUGA NEL VASO POCHE FACILI MOSSE PER AVERE INSALATA FRESCA E A COSTO ZERO SEMPRE IN TAVOLA temperature scendono troppo o c’è il rischio di gelate; • Una volta che le foglie di lattuga avranno raggiunto la grandezza desiderata raccoglietele tagliandole a 2-3 cm dal colletto in modo che possano ricrescere NON SI BUTTA VIA NIENTE: COLTIVARE LA LATTUGA DAGLI SCARTI Se volete cimentarvi con un esperimento ecologico, seguite queste facili istruzioni per coltivare la lattuga anche a partire dagli scarti di un normale cespo
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ana e decisamente low cost, la lattuga è un vero e proprio toccasana per la salute. Ricca di acqua, fibre, vitamine, sali minerali quali calcio, magnesio, potassio e sodio, è perfetta, infatti, per chi ha problemi di transito intestinale e inoltre contribuisce al buon funzionamento del sistema nervoso. Tanti buoni motivi, quindi, non solo per consumarla quotidianamente ma anche per coltivarla direttamente in vaso. Si tratta, infatti di un ortaggio semplice da curare e dalla crescita rapida che potete coltivare da febbraio a settembre. Vediamo, in poche mosse, come realizzare il proprio orto personale: • Se decidete di coltivarla a partire dai semi dovrete ricorrere al semen-
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zaio e poi trasferire le piantine ottenute in un vaso. In alternativa potete acquistare le piantine direttamente dal vivaio • Per procedere con la coltivazione procuratevi un vaso largo almeno 50 cm e alto 25 cm; • Riempitelo con terreno mescolato a compost e alla base del vaso ponete un po’ di sabbia e ghiaia in modo da facilitare il drenaggio dell’acqua; • Una volta preparato il terreno potete interrare i semi o le piantine ad una certa distanza tra loro; • Innaffiate regolarmente ed evitate i ristagni d’acqua; • Tenete le piantine in un luogo soleggiato ma non troppo in modo da evitare che il calore le bruci; d’inverno copritele con un telo, soprattutto se le
• Dopo aver comprato un cespo di lattuga, eliminate le foglie esterne e poi intagliate la parte inferiore del cespo • Procuratevi di un contenitore, anche una piccola ciotola può andare bene, riempitela con un po’ d’acqua e poi inserite la base del cespo di lattuga. Fate in modo che la base sia immersa nell’acqua per circa un centimetro; • Posizionate il tutto accanto a una finestra in modo che la base possa avere a disposizione la luce, e aspettare che inizi a germogliare; • Una volta al giorno ricordate di sostituire l’acqua del contenitore; • Dopo circa 15 giorni dovrebbero comparire le prime foglie e le prime radici; • Non vi resta che eliminare le foglie più esterne e poi trapiantare la base in un vaso riempito con terriccio; • Innaffiate il terriccio, in caso arricchitelo con un fertilizzante naturale, e poi riponete nuovamente il vaso vicino alla finestra: vedrete che gradualmente potrete raccogliere le prime foglie della vostra lattuga coltivata a partire dagli scarti.
PERSONAGGI FAI DA TE
ADESSO
maschere per capelli
I
capelli vanno ascoltati, coccolati e curati. Se il tuo sogno è avere una chioma brillante e luminosa, se vuoi dire addio al crespo, alla forfora, ai capelli grassi e alle doppie punte, non affidarti ai prodotti che affollano gli scaffali dei supermercati e non andare alla ricerca di costose maschere di bellezza che promettono miracoli. Per prenderti cura dei tuoi capelli, dalle radici alle punte sono sufficienti i prodotti che ci offre la natura!
Bellezza fai da te
di Serena Fogli
Mescola il tutto e applicalo sui capelli dopo lo shampoo. Lascia in posa per circa quindici minuti e risciacqua.
Le maschere fai da te, semplici da preparare in casa e ottime per riequilibrare la salute dei capelli, sono perfette per far fronte a qualsiasi situazione, sia che si tratti di crespo che di capelli grassi. E allora cosa stai aspettando?
DECOTTO PER COMBATTERE LA FORFORA La forfora, oltre che fastidiosa, è decisamente antiestetica. Per combatterla è sufficiente utilizzare un decotto casalingo che trova nell’ortica il suo ingrediente principale. Servono circa 100 g di radici di ortica, 300 ml di aceto di mele e 500 ml di acqua. Fai bollire tutti gli ingredienti per circa mezzora e, dopo aver fatto riposare il composto, filtralo. Utilizza il liquido ottenuto per frizionare il cuoio capelluto la mattina e la sera: i risultati saranno visibili fin dalle prime applicazioni.
MASCHERA PER COMBATTERE I CAPELLI CRESPI Una maschera al sapore di frutta per attenuare i capelli crespi. Ti servono due mele, una banana e due cucchiaini di miele… E il gioco è fatto! È sufficiente frullare la frutta fino a ottenere un composto il più possibile omogeneo, per poi unire i due cucchiaini di miele.
MASCHERA ANTI CADUTA PER CAPELLI SFIBRATI Per prevenire e curare la caduta dei capelli chiedi aiuto alla natura: servono solamente due uova e un po’ di succo di limone! Sbatti le uova fino a quando tuorlo e albume non saranno perfettamente amalgamati e applica il composto sui capelli asciutti: massaggia il
cuoio capelluto e cospargi le uova su tutta la lunghezza dei capelli. A questo punto copri i capelli con una cuffia usa e getta e tieni in posa la maschera per circa un’ora, per poi lavare i capelli con i prodotti abituali. Ricordati, però, di terminare il lavaggio con un vigoroso risciacquo a base di succo di limone, essenziale per eliminare l’odore dell’uovo.
MASCHERA PER COMBATTERE I CAPELLI GRASSI Hai i capelli grassi e non sai come risolvere il problema? È la menta a venire in tuo soccorso: il suo naturale potere astringente, infatti, è perfetto per riequilibrare un cuoio capelluto tendente al grasso. Per preparare la maschera hai bisogno di una ventina di foglie di menta, tre bicchieri di acqua e due cucchiai di aceto di mele. Lascia macerare gli ingredienti per tre quarti d’ora e poi, con il mixer, procedi a frullare il tutto così da sminuzzare le foglie di menta. Applica sui capelli il composto ottenuto e lascialo agire per circa venti minuti, per poi procedere al normale lavaggio.
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AN SE
Y ER NN CO
30 8. .0 25
OROSCOPO
dal 21 al 27 agosto
dal 23/8 al 22/9
VERGINE
Il cambio di stagione potrebbe metterti a dura prova. Cerca di prevenire gli effetti negativi cui vai soggetto aiutandoti con le erbe. Non lsciare che la pigrizia ti porti a rimandare. Dopo sarà troppo tardi.
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amore
salute
ARIETE
TORO
dal 21/3 al 20/4
dal 21/4 al 20/5
L’idea di tornare alla routine post vacanze non ti aggrada un granché e rischi di ricadere nella spirale di pensieri negative. Le impellenze quotidiane, legate alla famiglia o al lavoro, ci saranno sempre e comunque: sta a te affrontarle con più leggerezza.
Ti sei rigenerato grazie a una buona dose di relax, ottimo cibo, famiglia e amici. L’amore è in ottima forma, proprio come te. Fai affidamento su queste energie positive per cominciare a fare mente locale sui progetti da avviare a breve.
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salute
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amore
salute
GEMELLI
CANCRO
LEONE
dal 21/5 al 21/6
dal 22/6 al 22/7
dal 23/7 al 22/8
La voglia di viaggiare, di conoscere nuovi mondi ed entrare in contatto con nuove culture hanno trovato sfogo in questa estate intensa e gratificante. Cerca di non trascurare la famiglia, che in questo momento ha particolare bisogno di te.
Gli sbalzi d’umore che ti sono propri, cancerino, possono mettere a dura prova che ti sta intorno. Cerca di tenere a bada la tua permalosità e non dare troppa corda alle tue paturnie. Amici, parenti, compagni ringrazieranno.
Vecchi pensieri torneranno a galla del tutto inaspettatamente. Se avevi una questione in sospeso, è bene risolverla quanto prima. Gli strascichi emotivi fanno solo male. Tolto il dente, tolto il dolore!
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BILANCIA
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SCORPIONE
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SAGITTARIO
dal 23/9 al 22/10
dal 23/10 al 21/11
dal 22/11 al 20/12
Questa settimana una telefonata, un incontro, un pensiero ti catapulteranno nel passato, a un momento che ricordi con nostalgia e un pizzico di tenerezza. Assecondalo e lasciati cullare da questa felice malinconia.
Un progetto lavorativo in cui hai investito tempo e dedizione sta per decollare. La tua tenacia verrà ampiamente ripagata. Non ti dimenticare di chi, in questo percorso, è sempre stato al tuo fianco.
Le preoccupazioni legate agli aspetti economici stanno mettendo a dura prova i tuoi nervi. Cerca di rimanere lucido e valutare ogni possibile soluzione. Soprattutto, non aggiungere problemi ai problemi. Affronta una cosa per volta. Tutto andrà per il meglio.
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CAPRICORNO
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salute
ACQUARIO
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PESCI
dal 21/12 al 19/1
dal 20/1 al 18/2
dal 19/2 al 20/3
In questo periodo tendi ad affrontare con aggressività qualsiasi tipo di questione si ponga ai tuoi occhi. Cerca di respirare a fondo e contare fino a venti, se necessario. Pensa che il problema potrebbe risiedere in te e non nel comportamento altrui.
A volte tendi a dare per scontate le persone che ti stanno accanto. Cerca di dimostrare di più il tuo affetto a chi sai ne ha bisogno. Il ritorno può essere grande e del tutto inaspettato!
Il momento è davvero up per i Pesci in coppia: riscoprirai il romanticismo, che avevi dovuto mettere un po’ da parte, e la tenerezza dei primi tempi. Ti lascerai stupire dalle attenzioni del partner e ti sentirai grato. Per chi cerca l’anima gemella, sorprese dietro l’angolo
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Stiamo approdando nella tua città
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