ADESSO Le tue storie, le tue emozioni
s e t t i m a n a l e d i C O S T U M E E at t u a l i tà n . 5 A N N O I . 2 8 A G O S T O 2 0 1 4 • E U R O 1 , 5 0
ANTONIO CASANOVA SCOPRITE CON ME
ISABELLA
FERRARI
IL GIOCO MAGICO
DELL’ESTATE
tra i profughi
siriani ho incontrato bambini
bisognosi di tutto
SPECIALE VENEZIA. LE STAR E I FILM CHE VEDREMO VANESSA GRAVINA
STIAMO DIVENTANDO
DEGLI ALIENI
Paola
Perego DONNE DITE BASTA ALLA VIOLENZA! In passato hanno tentato di abusare anche di lei e oggi la regina dell’autunno tivù dice: «Gli uomini che alzano le mani non ci amano»
DONNE CRIMINALI
LE LORO STORIE E QUELLE DI CHI LE COMBATTE
dream UN PROGETTO TUTTO ITALIANO PER LIBERARE L’AFRICA DALL’AIDS
EDITORIALE
ADESSO
"L’umanità deve mettere fine alla guerra, o la guerra metterà fine all’umanità." John Fitzgerald Kennedy
IL CONFINE SOTTILE Ci sono alcuni mestieri che sono più pericolosi di altri. Fare il corrispondente in una zona di guerra rientra tra questi. Il giornalismo è oggi una professione pericolosa già per chi scrive dietro un monitor raccontando le proprie verità. I giornalisti sono, insieme agli uomini di stato, l’obiettivo civile privilegiato di terroristi e mafiosi e noi, in Italia, lo sappiamo bene. L’elenco dei professionisti italiani uccisi è lungo e percorre un tempo che va dagli esordi del ventennio con Piero Gobetti, morto nel febbraio del ’26 per mano dei fascisti, passando per Giuseppe Impastato, assassinato dalla mafia, Mino Pecorelli, dalle brigate rosse, e ancora Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, le cui indagini sulle morti sono ancora in corso dopo più di 10 anni, per arrivare al giornalista piacentino Andrea Rocchelli, ucciso da un colpo di mortaio durante gli scontri in terra Ucraina. E se usciamo dai nostri confini, l’elenco diventa talmente lungo da prendere le dimensioni di una strage. Di innocenti. James Foley era un freelance americano che aveva lavorato per Global Post e
AFP. Un giornalista di esperienza che aveva già visto con i propri occhi il disastro in Afghanistan, mentre seguiva direttamente le operazioni con l’esercito americano, e la guerra civile libica. In Libia venne catturato e trattenuto in un centro militare insieme ad altri giornalisti e successivamente rilasciato. Nel novembre del 2012 viene rapito in Siria durante i violenti attacchi tra ribelli e regime. La sua storia termina nell’agosto del 2014 per mano di un jihadista dell’ISIS, probabilmente britannico. Ci sono alcune persone che sono più pericolose di altre. Fare il terrorista per scelta rientra tra queste. Oggi non sappiamo ancora la nazionalità dell’omicida del reporter, ma è certo che chi sceglie il terrorismo anche se è stato educato come noi, spaventa. Sapere che, probabilmente, quell’uomo vestito di nero non è arabo fa ancora più paura perché avvicina il male, rendendo il confine tra “noi” e “loro” sottile. Troppo.
Andrea Minoia direzione@edizioniadesso.com
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ADESSO SOMMARIO GIOVEDÌ 28 AGOSTO 2014 · N.5
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SANDRA CECCARELLI A tu per tu con una delle attrici più intense del nostro cinema
68. IL GIOCO MAGICO La casa stregata 80. VANESSA GRAVINA Il suo impegno per le donne
28 PAOLA PEREGO La protagonista del prossimo autunno televisivo racconta la sua famiglia allargata e i progetti futuri non solo in ambito lavorativo 08. FOTO DELLA SETTIMANA Pazza estate 10. ATTUALITÀ Le foto della settimana 12. LA VITA È ADESSO L’Italia più bella secondo Lorella 15. FORUM DI ADESSO Lettrici protagoniste 16. ZAPPING SUL MONDO Focus oltreconfine
18. PRIMO PIANO Attualità 22. I TUOI DIRITTI La doggy bag al ristorante 24. FATTI DI UN TEMPO Accadeva in questa settimana 26. FINESTRE SULLA CITTÀ Caos multe 40. PERSONAGGI Vis à vis con Isabella Ferrari 42. MODA
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PERSONAGGI TV
Terence Hill e lo sceneggiatore della fiction Don Matteo 52. PERSONAGGI TV Victoria Cabello 54. CINEMA Matthew McConaughey 56. PROGRAMMI TV I giudici di Bake Off Italia
LA MACCHINA DEL TEMPO
1964: viaggio a ritroso fra musica, curiosità e personaggi 58. A. BERGAMASCHI La regina del musical 62. LIBRI Tutte le novità 66. ANTONIO CASANOVA L’illusionista della tivù
70 STORIE ED EMOZIONI La Comunità di Sant’Egidio contro la piaga dell’Aids in Africa 82. L’INCHIESTA Donne di ‘ndrangheta 86. DONNE DI ADESSO Isabella Carpani
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Look & People
48. BELLEZZA Prolungare i benefici
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delle vacanze
SPECIALE VENEZIA Le star che vedremo sul red carpet del Lido e i film più attesi della stagione
PAPA FRANCESCO Il mondo del Pontefice fra novità, viaggi e parole di speranza
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ADESSO
SETTIMANALE N. 5 - 28 AGOSTO 2014, anno I Direttore Editoriale ANDREA MINOIA direzione@edizioniadesso.com Direttore Responsabile Sergio Greci Caporedattore Vincenzo Petraglia redazione@edizioniadesso.com Redazione Chiara Mazzei (Cultura e società) Lorella Cuccarini (Storie di solidarietà)
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Stefano Fisico (Caposervizio musica e spettacolo)
GRANDI ITALIANI Nel mondo spavaldo e malinconico di Marcello Mastroianni, tra amori e film indimenticabili 89. PUNTI DI VISTA L’orrore dell’estremismo 92. NARRATIVA I racconti di Adesso 98. AGENDA
Direzione marketing Ciro Montemiglio
Eventi in Italia
DONNE D’ITALIA Sophia Loren, l’ambasciatrice dell’Italia nel mondo
Progetto grafico KYTORI s.r.l. www.kytori.com - info@kytori.com Grafica ed editing Michele Magistrini (Caposervizio) Sebastian Páez Delvasto Laura Pozzoni
100. GIOCHI Allena la tua mente
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Federica Piacenza (Moda) moda@edizioniadesso.com
Coordinamento tecnico Luciano Giacalone
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Foto e illustrazioni Claudio Porcarelli, Maurizio Fiorino, Kikapress, Corbis, Fotolia
AMORI INDIMENTICABILI Diana, Carlo e Camilla. Uno dei più controversi triangoli della storia
Hanno collaborato: Mario Bistrelli, Manuela Blandino, Marta Cerizzi, Silvia Coldesina, Filippo Costoni, Federico Crisalidi, Maurizio Fiorino, Dario Flavi, Serena Fogli, Luca Foglia Leveque, Viola Greci, Angela Iantosca, Andrea Perone, Massimo Terenzi
119. SAPONE DI MARSIGLIA Fatto da te 120. OROSCOPO
104. SALUTE I rimedi naturali contro la stitichezza 107. PSICO Imparare ad amare i propri limiti 108. GENITORI E FIGLI Mio figlio è diverso 109. AMICI ANIMALI Gli accessori indispensabili per il cane 110. CUCINA CREATIVA Pesche: regine dell’estate 112. LA SPESA CONSAPEVOLE La certificazione etica dei prodotti 114. CASA DOLCE CASA Strofinacci che diventano quadri 115. BRICONSIGLI Il feng shui 116. POLLICE VERDE La viola del pensiero Vieni a trovarci su Facebook, cerca la pagina Adesso Settimanale
Ricerca iconografica Carlo Sessa
SO.FIN.COM. S.p.A. Via San Lucio 23, 00165 Roma info@sofincom.com Raccolta Pubblicitaria MediaAdv S.r.l. Via A. Panizzi 6, 20146 Milano Tel. 02.43.98.65.31 - 02.45.50.62.59 info@mediaadv.it Redazione Via Nino Bixio 7, 20129 Milano milano@edizioniadesso.com
94 LA LAGUNA INCANTATA Venezia, il mare e i borghi da scoprire
Stampa Poligrafici il Borgo s.r.l. Via del Litografo 6, 40138 Bologna Tel. 051.60.34.001 Distribuzione per l’Italia SO.DI.P. “Angelo Patuzzi” S.p.A. Via Bettola 24, 20092 Cinisello Balsamo (MI) Tel. 02.66.03.01 Copyright 2014 Sofincom S.p.A. Tutti i diritti riservati. Testi, fotografie e disegni contenuti in questo numero non possono essere riprodotti, neppure parzialmente, senza l’autorizzazione dell’Editore. Settimanale registrato presso il Tribunale di Milano n.89- 14/03/2014. Una copia: 1,50 euro
ADESSO
FOTO DELLA SETTIMANA
ESTATE MIA NON TI CONOSCO Che questa sia una delle estati nostrane più piovose e fredde degli ultimi decenni, non v’è alcun dubbio. E lo dimostrano fenomeni come quelli verificatisi di recente in Liguria, dove alcune trombe d’aria hanno creato scenari a dir poco apocalittici...
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Una Settimana in foto
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PERSONAGGI
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BUCKET CHALLENGE MANIA
1. Da Steven Spielberg a Jennifer Lopez, passando per Bill Gates, la
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L’ARCA DI NOÉ SBARCA A SHANGAI
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RENZI DI LUSSO 10
Bucket Challenge sta impazzando fra le star d’oltreoceano e anche di casa nostra. La sfida della secchiata ghiacciata consiste nel gettarsi addosso un secchio d’acqua gelida, riprendersi col cellulare e postare il video sui social network. Dopo di che il divo di turno deve nominare un’altra star. Tutto ciò a scopo benefico: accettando la sfida, ma anche non accettandola, infatti, si devolve una quota all’ALS Association, un’associazione no profit che aiuta i malati di sclerosi laterale amiotrofica. La ghiaccio mania è arrivata anche in Italia grazie a Mario Balotelli. 2. Pare proprio l’Arca di Noè, ma in realtà si tratta dell’installazione The Ninth Wave, realizzata dall’artista cinese Cai Guo-Qiang e ispirata al dipinto del 1850 del pittore russo Ivan Ajvazovskij. Il vecchio peschereccio con sopra 99 animali di pezza è, di fatto, una denuncia alla crisi ambientale dei mari e dei fiumi cinesi. 3. Si può dire che il nostro premier sia diventato un vero 5 stelle... Non quelle di Grillo, ma del resort super lusso a Forte dei Marmi dove ha trascorso le vacanze con la famiglia. Se a luglio Renzi aveva invitato i deputati a ferie brevi, in effetti non ha fatto menzione ai costi. E lui non si è davvero risparmiato: a Villa Roma Imperiale, infatti, una doppia classica costa 700 euro a notte. Una deluxe? 900. Alla faccia di chi ti vuole male, Matteo! 4. Non si sa se diventerà realtà, ma il progetto con cui la società francese Technicon Design ha vinto l’ultima edizione dell’International Yacht & Aviation Awards è davvero spettacolare. Ixion, questo il nome in codice, è infatti un incredibile aereo senza finestrini: al loro posto, delle telecamere che proiettano le riprese in tempo reale dell’esterno. Così, ai viaggiatori sembrerà davvero di volare! 5. Strano ma vero, la cittadina di Cormorant, in Minnesota, ha un nuovo, stravagante, sindaco. Si chiama Duke ed è un un simpatico cagnolone bianco di sette anni. Duke ha sbaragliato la concorrenza guadagnando la maggioranza delle preferenze dei “ben” 12 votanti. 6. Ogni anno intorno a ferragosto, una delle più belle piazze del mondo, quella del Grand Palace, a Bruxelles, si tinge di mille colori grazie ai meravigliosi fiori del Flower Carpet. Il 2014 ha visto un omaggio alla Turchia, i cui abitanti hanno iniziato ad emigrare in Belgio ben cinquant’anni fa, con la creazione di un grande kilim. 7. Anche quest’anno a Camogli, vicino Genova, si è svolto il Premio internazionale della fedeltà del cane. A vincere la competizione è stata Chloé, una pincher che ha salvato la padrona scivolata in un dirupo riuscendo da sola a tornare in paese, raggiungere il padrone e convincerlo, abbaiando furiosamente, a seguirla fino al luogo in cui giaceva la donna.
PERSONAGGI
ADESSO
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UN SINDACO DI NOME... FIDO
ESTATE... IN PARTY
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SE L’AEREO È TRASPARENTE
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BRUXELLES MULTICOLOR
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IL CANE PIÙ BUONO 11
ADESSO
INSIEME A TRENTA ORE PER LA VITA
LA VITA È
ADESSO ©Tino Vneziano
LA MIA ESPERIENZA IN AFRICA COL PROGRAMMA DREAM Secondo l’ultimo bollettino dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, i morti sono 1013 e i casi censiti 1848. Questi i numeri di un’epidemia purtroppo sottovalutata, che si sta espandendo più velocemente di quanto si possa contrastare. Ebola è una malattia antica – ha circa quarant’anni - e non era mai stata considerata un pericolo. Le aziende farmaceutiche non hanno mai fatto investimenti nello studio di un vaccino adeguato per lo scarso ritorno economico che ne sarebbe derivato. Almeno finora. Perché oggi, essendo
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il virus diventato molto resistente, l’emergenza è diventata globale. E tutto il mondo si sente minacciato. Naturalmente, auspichiamo che si trovi una cura efficace nei prossimi mesi e che sia garantita a tutti. Gratuitamente. In contrapposizione all’immobilismo delle multinazionali dei farmaci, è molto efficace il lavoro di centinaia di uomini e donne: operatori, medici, missionari che si trovano in questo momento nelle zone “calde” per contrastare e arginare il virus. Ad essi dovrebbe andare la sincera riconoscenza di tutti. Ho avuto modo di toccare con mano alcune di queste realtà. Purtroppo, molte delle epidemie contemporanee più virulente, sono presen-
ti soprattutto in Africa. Una di queste, assai più diffusa di Ebola e attualmente meno presente nelle cronache, è l’Aids. Secondo i dati dell’Unaids (Programma delle Nazioni Unite per l’Aids/ Hiv), si stima che circa 35 milioni di persone vivano con l’Hiv/Aids. Di queste, quasi 25 milioni sono nell’Africa sub-sahariana. Nel 2001, Trenta Ore per la Vita aveva finanziato la realizzazione in Mozambico del primo laboratorio di biologia molecolare della Comunità di Sant’Egidio. Nel 2008, la campagna fu interamente dedicata alla cura delle donne sieropositive in gravidanza nell’ambito del programma Dream, promosso sempre dalla Comunità. In quell’occasione, feci un viaggio in Mozambico e in Malawi per realizzare alcune interviste e testimoniare l’efficacia del Programma Dream. La sua caratteristica principale è l’eccellenza, nelle cure e nella diagnostica. Una seria terapia somministrata alle mamme sieropositive durante la gravidanza e dopo il parto può salvare la vita di molti bambini e farli nascere senza il virus. Non solo: la cura allunga anche la vita delle madri che possono quindi continuare a prendersi cura dei loro figli. Il costo di questo “cocktail” farmacologico e degli esami di laboratorio (oltre ad un sostegno alimentare di base) è di circa duecento euro. Con duecento euro, un bambino può nascere e vivere senza Aids. Il viaggio africano è stato una delle esperienze più forti e toccanti della mia vita. Il mio “mal d’Africa” però è stato di tipo diverso: la natura incontaminata e i panorami hanno certamente un fascino incredibile ma quello che mi è rimasto più nel cuore sono i rapporti umani, gli incontri. Mia guida, preziosa e indispensabile, è stato Michele Bartolo: medico, angiolo-
go che ha compiuto decine di missioni nell’Africa sub-sahariana, nonché scrittore di grande talento. Nella seconda parte del giornale troverete la sua storia. Insieme, abbiamo viaggiato per alcuni giorni, abbiamo macinato centinaia di chilometri per visitare i centri di cura e incontrare alcune madri sieropositive. Gli ambulatori, semplici ma efficienti, sono gestiti principalmente da medici del posto. Qui vengono effettuati gli esami di routine e distribuiti i farmaci. Sono decine le donne in stato di gravidanza che quotidianamente aspettano il loro turno cariche di speranza. Ogni donna, dopo la visita, si reca in un magazzino dove un volontario distribuisce una razione settimanale di riso, farina ed olio per l’alimentazione quotidiana, elemento fondamentale in questo percorso di cura. Mi è capitato poi di assistere ad una lezione tenuta da donne, ex pazienti. Sono le attiviste che, dopo la guarigione, de-
©Tino Vneziano
In questa foto, Lorella durante il suo viaggio in Africa, In Mozambico e i in Malawi, per realizzare alcune interviste e testimoniare l’efficacia del Programma Dream
cidono di dedicarsi alle altre mamme, insegnando loro a preparare le pappe per i loro figli, o le norme igieniche fondamentali per scongiurare ogni altra possibile malattia. Sono sempre loro a muoversi per i villaggi, alla ricerca delle persone malate per rassicurarle, informarle e accompagnarle presso i centri di cura più vicini. In questa realtà è fondamentale la cooperazione: lavorano insieme italiani e africani, specialisti e pazienti, volontari e professionisti, laici e religiosi. Il Programma Dream è una risposta convincente alla tesi dell’economista africana Dambisa Moyo, che nel suo libro intitolato La carità che uccide, sostiene che il vero problema dell’Africa è la sua dipendenza dagli aiuti umanitari che non gli permettono di affrancarsi e di diventare adulta. Alcune sue tesi sono assolutamente condivisibili ma in questo, come in tanti altri casi, la generosità delle persone e la gratuità del lavoro di tanti operatori hanno realizzato dei piccoli miracoli, altrimenti difficili da compiere. Un episodio rimarrà impresso per sempre nella mia memoria e nel mio cuore: la luce negli occhi di una mamma sieropositiva di fronte al medico. Le avevano appena comunicato che il suo bimbo era nato sano. Oggi sono più di 25 mila. Lorella
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il Forum
FORUM
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LE DOMANDE DELLA SETTIMANA HO SPIATO MIO MARITO
Caro Adesso, ho bisogno di un consiglio perché mi sento davvero persa. Sono sposata da 13 anni, con alti e bassi come tutte le coppie. Da qualche mese ho cominciato a notare che mio marito era sempre assente, con la testa altrove. Spesso non tornava a casa per cena con la scusa di una riunione dell’ultimo minuto o una partita a carte con gli amici. Un giorno ho guardato di nascosto il suo cellulare e ho trovato molte chiamate, fatte e ricevute, allo stesso numero, non registrato. Non ho resistito e ho chiamato... Ha risposto una voce femminile. Mi è andato il cuore in gola. Ho buttato giù. Non gli ho chiesto nulla... Secondo voi, come mi devo comportare? Ho paura di perderlo. Grazie. Sara, Padova
UNA SUOCERA INGOMBRANTE... Care amiche, avete presente quelle suocere arcigne dei film che fanno fare una vita d’inferno alle sventurate nuore? Bene... questa è pura realtà per me. La mia cara suocera abita proprio sopra di noi. Inutile dire che si presenta a qualsiasi ora del giorno e della notte a casa nostra, per prendere o portare cose o anche solo redarguirmi perché non ho steso bene i panni. Si permette di mettere il becco in questioni private, tra me e mio marito, e pretende che lui dia retta sempre e comunque a lei. Come posso liberarmi di lei e della sua ingerenza senza mandarla a quel paese esplicitamente? Ogni consiglio è ben accetto. Un caro saluto Daria, Potenza
ECCO LA RISPOSTA A UNA DELLE LETTERE DELLA SCORSA SETTIMANA Pubblichiamo la lettera di risposta di una nostra lettrice a “Mamma in crisi”, che ha chiesto consiglio su come relazionarsi con il figlio adolescente che sembra attraversare un momento difficile... Cara Mamma in crisi, mi sono ritrovata molto nelle tue parole. Anche mio figlio, verso i 18 anni, ha passato una fase piuttosto difficile. A volte mi sembrava di avere in casa uno sconosciuto. Schivo, a tratti arrogante, lontano anni luce da noi genitori. Poi ho capito che coi suoi amici, spesso, fumava spinelli. Ho riflettuto a lungo su come approcciarlo, per evitare di farlo allontanare ulteriormente. Alla fine ho deciso di parlargli in modo diretto, per fargli capire che lo trattavo da adulto e non da ragazzino. Gli ho spiegato gli effetti dell’uso prolungato di droga, dopo aver parlato con un mio amico medico. Ho cercato di non colpevolizzarlo, ma solo di informarlo sulle conseguenze di quello che stava facendo. In questo modo ho colpito nel segno. Quindi il mio consiglio è quello di non aggredirlo e sgridarlo, ma sederti e parlare con lui a quattr’occhi, facendogli capire a cosa va incontro se continua su quella strada. Un caro abbraccio Maria Chiara, Bologna
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L’Italia racconta il mondo
ADESSO
PERSONAGGI
È TERZA GUERRA MONDIALE? L’IRAQ E LA QUESTIONE MORALE SULLA RISPOSTA AL TERRORISMO
In queste settimane la situazione in Iraq si è fatta sempre più esplosiva, anche in seguito alle ultime barbarie perpetrate dai fondamentalisti islamici, ma i dubbi e gli interrogativi che la condotta statunitense e con essa, a seguire, anche quella di Italia ed Europa, sollevano sono non pochi. E toccano questioni etiche legate soprattutto all’opportunità di intervenire nel conflitto in atto fornendo armi ai curdi. Se Papa Francesco, parlando di “terza guera mondiale, ma combattuta a pezzetti”, ha ammonito la strategia Usa di intervenire in Iraq nel modo in cui ha fatto, rivendicando, invece, la necessità che fosse l’Onu a decidere come fermare, “non bombardare” l’aggressore, chi di guerra s’intende, vivendola però dall’altra parte, da quella delle vittime civili, è netto: «È armando il meno peggio - dice Emergency, per bocca della sua presidente, Cecilia Strada - che abbiamo creato i talebani, per cui non è dando armi ai curdi contro lo Stato islamico che si risolve il problema». Anche perchè il problema è molto più a monte e richiede evidentemente azioni diverse da parte della comunità internazionale. «Quando si bombarda e si occupa un territorio, il primo effetto che si ottiene - ha detto ancora la Strada - è radicalizzare la popolazione, dare potere proprio agli estremisti che si dice di voler combattere, a scapito della società civile». I dubbi restano, dunque, tanti sull’opportunità di rispondere, come si sta facendo, alla guerra con la guerra. Intanto lo stato d’allerta in Occidente resta massimo.
VOLETE LA GUERRA?
LA LEZIONE ESEMPLARE DI UN PADRE
SOGNI (QUASI) IMPOSSIBILI LA BATTAGLIA DELLA TRANS CHE VUOLE DIVENTARE SUORA
La chiamano la “suora pioniera”, anche se di fatto ancora non ha preso i voti ed è una semplice novizia. Ma se dovesse riuscire davvero nel suo intento, Tia Michelle Pesando romperebbe uno dei più ancestrali tabù della Chiesa cattolica, diventando la prima religiosa transgender al mondo. Siamo a London, nell’Ontario, Canada, e la giovane ha vissuto come Ted, un maschio, fino a sei anni fa, quando, 28enne, ha deciso di intraprendere la transizione al genere femminile, cominciando la terapia ormonale. Due anni fa la chiamata di Dio alla vita consacrata. Dopo aver ottenuto, appoggiata anche dal parroco, il lasciapassare per formarsi presso un convento carmelitano, Tia dovrà ora aspettare il parere delle gerarchie ecclesiastiche superiori per fare il passo ulteriore, quello definitivo, verso il suo sogno. Per realizzare il quale, ha detto la giovane, è disposta ad appellarsi anche al Papa.
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Call of Duty è per la massima parte dei ragazzi fra i videogame più ambiti. Un gioco di guerra, tra i più realistici e brutali. Ma pur sempre un gioco. Molti genitori avranno litigato aspramente coi figli per non acquistarlo. E tra questi c’è anche Carl Magnum Helgren, che ai figli, però, non ha detto un secco no. Ma nemmeno un comodo sì. Lo svedese, preoccupato dell’inconsapevolezza dei figli, fa con loro questo accordo: se lo seguono in un viaggio in Siria e Israele, per vedere coi propri occhi cosa sia la guerra, al ritorno comprerà loro senza indugio il videogioco. Così padre e figli partono per un viaggio di dieci giorni nelle terre martoriate dalla guerra, incontrando giovani sulla sedie a rotelle a causa di proiettili vaganti e mille altre storie drammatiche. Frank e Leo hanno così avuto modo di toccare con mano il dramma della guerra e al ritorno, come volevasi dimostrare, hanno rinunciato al videogame. Soluzione estrema, ma efficace, caro papà.
PERSONAGGI
ADESSO
SERENA
E LE ALTRE
BIG BEN, CHE SPETTACOLO!
L’ARMATA DELLE BELLE DEL TENNIS A NEW YORK
Un insolito spettacolo per londinesi e non nei giorni scorsi nella capitale britannica: alzando il naso all’insù si potevano scorgere, infatti, quattro temerari uomini a penzoloni sulla cima del Big Ben. Dietro l’impresa nessun intento eroico o esibizionista: i quattro, semplicemente, sono stati incaricati di pulire il celeberrimo orologione, che necessita una “spolverata” ogni quattro anni. Gli operai hanno
svolto l’ingrato compito a ben 96 metri d’altezza, sforzandosi di ripulire l’immenso quadrante, di ben 8 metri di diametro. Del resto, le pulizie vanno pur fatte. E, se necessario, anche eventuali riparazioni. Durante tutta l’operazione, l’orologio, disegnato da Augustus Pugin, ha continuato a funzionare. Dalla sua entrata in funzione, del resto, è stato bloccato solo tre volte. La puntualità, si sa, è tutto.
CINDY IN PRIMA LINEA
NIENTE SCUOLA PER I FIGLI DELLA CRAWFORD La celebre top model che fra gli anni Ottanta e Novanta ha fatto sognare il mondo con la sua estrema bellezza e le sue forme mozzafiato non è impazzita, tranquilli. Dietro la scelta di ritirare i figli dalla scuola di Malibù che frequentavano c’è, infatti, una ragione decisamente seria e ponderata. Alcuni test del terreno condotti nella città californiana hanno dato esiti preoccupanti: si è scoperta, infatti, un’elevata presenza di agenti cancerogeni nel mastice usato per l’isolamento delle finestre di alcuni istituti scolastici. Tra questi, anche la Malibu High School, frequentata da Presley e Kaia (rispettivamente di quindici e tredici anni), figli di Cindy e del marito Rande Gerber. L’ex top model è diventata, dunque, una paladina della protesta contro l’utilizzo del PCB nelle scuole. L’uso di questo materiale, a onor del vero, è stato bandito dal Congresso nel 1976, in quanto svariati studi scientifici hanno provato come questa sostanza sia un agente cancerogeno in grado di nuocere peraltro anche al sistema immunitario e riproduttivo. Sono molte le celebrities che nel mondo hanno abbracciato negli ultimi anni cause sociali, spesso legate alla salvaguardia dell’ambiente e della salute pubblica. In questo caso, per la ancora splendida Cindy, una scelta motivata anche dal suo essere madre molto attena e presente.
© Women’s Tennis Association
OGNI QUATTRO ANNI UN INSOLITO RITUALE...
Che il tennis femminile negli ultimi anni sia diventato uno sport molto più potente e sempre più muscolare è cosa risaputa. E lo dimostra il fatto che a dominare sul circuito internazionale ormai da parecchio tempo sia una come Serena Williams, la statunitense maggiorata numero uno al mondo, dal fisico possente (175 centimetri d’altezza per 70 chili di muscoli d’acciaio) che si fa fatica a contrastare sui campi di gioco. Eppure, nonostante l’apparenza e la grinta che esprime in partita, fuori dal campo Serena mette in mostra grande femminilità e sex appeal. Come lei, tutte le più forti giocatrici del mondo, per le quali il binomio belle e vincenti sembra funzionare sempre di più nel tennis milionario dei giorni nostri. Maria Sharapova, Ana Ivanovic, Agnieszka Radwanska, Dominika Cibulkova, Caroline Wozniacki, Eugenie Bouchard e anche le nostre Flavia Pennetta e Camila Giorgi sono solo alcune delle sexy tenniste che oltre a essere molto forti sul campo, usano la bellezza come potente strumento di marketing che gli sta consentendo di mettere su imperi economici milionari (la Sharapova, tanto per fare un esempio, è, con i suoi 23 milioni di dollari di soli contratti pubblicitari, la sportiva più pagata al mondo). Tutte sono in questi giorni a New York a darsi battaglia per il prestigioso titolo degli US Open. Che vinca la più brava e... bella del reame!
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ADESSO
PERSONAGGI
IN PRIMO PIANO
di Vincenzo Petraglia
L’ITALIA NEL PALLONE
CON LA RIPRESA DEL CAMPIONATO DI CALCIO TUTTI PARLANO DELLO SPORT NAZIONALE, DIMENTICANDOSI PERÒ DI QUESTIONI FORSE UN TANTINO PIÙ PRIORITARIE, SPORTIVE E NON SOLO, CHE RIGUARDANO IL NOSTRO PERENNEMENTE INFORTUNATO PAESE... Che si sia tifosi sfegatati o assolutamente indifferenti al gioco del pallone, non fa molta differenza. Almeno in un Paese come l’Italia, dove il calcio diventa spesso lo specchietto per le allodole per non guardare in faccia ad altre questioni, più urgenti e importanti, che attanagliano la vita vera degli italiani. Ma, si sa, siamo il Paese del pallone o, come verrebbe più spontaneo dire, il Paese con la testa nel pallone. Per i motivi che tutti conosciamo che riguardano i lacci e lacciuoli - di politica, giustizia, burocrazia - che ci impediscono di sfruttare fino in fondo le risorse del nostro magnifico Paese, ma di cui non vogliamo qui parlare. Perchè anche noi, seppur tifosissimi di tutt’altro tipo di sport, di quelli cosiddetti “minori”, quindi non del calcio, non possiamo esimerci dal parlare di pallone. Perché se il 30 agosto comincia il campionato tutti parlano di questo. Ma noi lo vogliamo fare secondo un punto di vista un po’ diverso. Cominciando, per esempio, dai recenti provvedimenti in tema di sicurezza negli stadi varati dal Governo che hanno l’obiettivo di com-
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battere l’annoso problema delle violenze fra tifoserie intorno e fuori i campi di gioco. Si parla di pene più severe contro i tifosi che delinquono, di concetto di branco per rendere il più estendibile possibile l’applicazione della pena, e via dicendo. Tutto finalizzato a ridurre al minimo gli episodi di violenza. Ma la domanda è: basteranno pene più severe a placare l’assurda, sterile piaga della violenza negli stadi? Sono anni che ogni volta che succede qualcosa di eclatante, come, solo per citarne una, la morte del tifoso napoletano Ciro Esposito, siamo tutti bravissimi a indignarci e la politica si riempie di proclami. Eppure, come sempre in Italia, passato il momento iniziale di sfogo, tutto, placidamente, finisce per tornare come prima. Come nulla si fosse detto o fosse successo. Pene più severe, come dimostrano fior di studi e trattati in materia penitenziaria, non incidono più di tanto sulla propensione degli individui a commettere crimini. Nel senso che se Tizio vuole delinquere, lo farà indipendentemente dall’entità della pena che rischia di vedersi inflitta.
Bisognerebbe forse, quindi, partire più a monte. Magari da quella cultura dello sport, quello vero, leale, sano, basato sul rispetto dell’avversario, da inculcare ai ragazzi a scuola, in famiglia, in politica. Ma possiamo mai pretendere una tale presa di coscienza in un Paese come il nostro che, ipocritamente, ha avuto il coraggio, rimanendo in ambito calcistico, di eleggere Carlo Tavecchio alla presidenza della Federazione italiana giuoco calcio? Uno che, per il ruolo che oggi ricopre, non avrebbe mai dovuto macchiarsi delle esternazioni razziste di cui si è macchiato? Se, dunque, cosa che mai sarebbe potuta accadere all’estero, un personaggio come lui assume un ruolo di guida, come si può mai pretendere di chiedere a un tifoso di non essere razzista e di rispettare le altre tifoserie?
ADESSO
L’Italia racconta l’Italia
PERSONAGGI
SOSGIORNI GIUSTIZIA DECISIVI PER LA RIFORMA DELLE RIFORME
La lentezza della nostra giustizia, insieme con la non certezza delle sue regole, è uno dei più grossi problemi strutturali del nostro Paese, che, oltre a creare un ingolfamento pazzesco a livello di funzionamento della macchina statale, ha fra le altre conseguenze anche quella di disincentivare gli investimenti stranieri in Italia. Proprio perché le regole non sono mai chiare fino in fondo e i tempi per arrivare a sentenza sono troppo
spesso esageratamente lunghi. Motivo per cui la beffa è doppia: difficoltà dei cittadini ad avere giustizia e ostacolo allo sviluppo del Paese e alla creazione di nuovi posti di lavoro. Ecco perché la discussione in questi giorni a livello istituzionale della tanto agognata riforma della giustizia è quanto mai importante. Molti i temi in questione: tribunali più snelli ed efficienti, responsabilità civile dei giudici, riduzione dei tempi per arrivare a sentenza. In ambito civile, in Italia trascorrono in media oltre 900 giorni per arrivare a sentenza, contro i circa 300 in Germania e i 200 negli Stati Uniti. Aspettiamo, dunque, fiduciosi!
LETTERATURA
IN SCENA
A MANTOVA LA KERMESSE DEDICATA AI LIBRI CHE FA SCUOLA IN ITALIA
ZOOMAFIA: LA NUOVA SFIDA È L’ULTIMA FRONTIERA DEL GRANDE BUSINESS CRIMINALE
Corse illegali di cavalli, traffico internazionale di animali o parti di essi (anche fauna esotica protetta: dalle pantere alle tigri, passando per leoni e serpenti). Senza dimenticare il traffico illegale di cuccioli di cani e altri animali domestici. Un business milionario che fa sempre più gola alla criminalità organizzata, che pur di trarre grandi profitti da questi traffici illeciti, non si fa scupolo nel commettere reati contro gli animali. È quanto denuncia l’Osservatorio nazionale zoomafie - Lav, che registra, attraverso i dati dell’abituale rapporto annuale, quanto negli ulti-
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mi anni si sia verificato un importante incremento di pratiche illegali legate allo sfruttamento degli animali da parte delle organizzazioni criminali nostrane. Per esempio, facendo riferimento alla sola importazione illegale di cuccioli, l’emergenza più impellente secondo l’Osservatorio, sono stati nel 2013 circa 2mila i cani ogni settimana importati in Italia. Di questi solo 670 sono stati i cuccioli sequestrati, per un valore complessivo di circa 530mila euro. Cuccioli comprati a pochi euro nei paesi di origine e rivenduti poi, con falsi pedigree, a prezzi altissimi in Italia.
È da anni un esempio straordinario di come la cultura, in questo caso la letteratura, possa diventare un incredibile volano, non solo di incontro, ma anche di business. Sì, perché i numeri del Festival Internazionale della Letteratura di Mantova (3-7 settembre) parlano chiaro. Migliaia i visitatori che ogni anno affollano le strade della splendida città dei Gonzaga, sopratutto giovani, che non restano sordi al richiamo dei grossi nomi della lettaratura che ogni anno partecipano alla manifestazione, al fascino dei tanti eventi collaterali e della vetrina che il festival rappresenta per i volti emergenti della letteratura (lo scouting letterario è, infatti, da sempre una delle sue mission prioritarie). Una formula vincente, dunque, da prendere a modello, soprattutto da chi non crede fino in fondo al connubio cultura-economia. Quest’anno la manifestazione, giunta alla sua 18esima edizione, tratta tematiche vicine all’attualità e alla narrazione civile, come quella dell’immigrazione, del webgiornalismo e dell’utilizzo dei nuovi media in ambito letterario e narrativo. Tra gli ospiti più attesi di quest’anno, figurano nomi del calibro di Michael Cunnigham, Sebastiano Vassalli, Elizabeth Strout, Jonathan Gottschall.
PERSONAGGI
I BRONZI E
CORRERE
L’EXPO
LA PROPOSTA DI ESPORLI A MILANO FA DISCUTERE Sono in assoluto le statue arcaiche in bronzo più affascinanti del Mediterraneo, due autentici gioielli artistici che tutto il mondo ci invidia. Per questo i Bronzi di Riace, se la richiesta fatta dal presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni e da Vittorio Sgarbi al presidente del Consiglio Matteo Renzi e al ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, potrebbero rappresentare uno dei fiori all’occhiello dell’Expo 2015 di Milano. Uno dei biglietti da visita più prestigiosi a livello artistico che il nostro Paese esporrebbe nella grande vetrina internazionale che, almeno a livello teorico (bisognerà, infatti, vedere come si giungerà, fra i grandi ritardi e i noti scandali legati alla corruzione e alle mazzette venute alla ribalta delle cronache negli scorsi mesi) alla grande kermesse di maggio. Ritrovati nelle acque di Riace Marina nel ‘72, i Bronzi, dopo un lungo restauro, sono oggi custoditi nel Museo Nazionale della Magna Grecia di Reg-
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gio Calabria, per cui la proposta ha incontrato, per il momento, pareri contrastanti, legati soprattutto alla fragilità delle due sculture e alle difficoltà di trasporto. Staremo a vedere...
FA BENE
A PIEDI DA BELLUNO A LOURDES DOPO IL TRAPIANTO DI RENI
LUOGHI DEL CUORE DA SALVARE
COL FAI PER RECUPERARE I GIOIELLI ARTISTICI DIMENTICATI
C’è tempo fino al 21 novembre per partecipare al settimo censimento nazionale promosso dal Fondo Ambiente Italiano (Fai), in collaborazione con Intesa Sanpaolo, e votare i propri luoghi del cuore, quelli cioè che, pur essendo in molti casi autentici gioielli artistici, rischiano di andare perduti per sempre, perchè caduti nel dimenticatoio generale. Non di tutti evidentemente, perchè chiunque lo desideri potrà votare il suo luogo preferito e attirare su di
esso, attraverso il Fai, l’attenzione dell’opinione pubblica affinchè si intervenga per tentare di recuperarlo. Il censimento promosso dal Fai ha, infatti, l’obiettivo proprio di far realizzare interventi di restauro sui luoghi del cuore più votati e, quindi, meglio piazzati nel censimento. Sono stati molti, in tutti questi anni, i posti riscoperti in tutti gli angoli d’Italia grazie al grande veicolo di mobilitazione e anche di aggregazione che è diventata questa iniziativa. Tantissimi i comitati spontanei e i gruppi di persone che nelle passate edizioni si sono unite e hanno raccolto migliaia di segnalazioni. Fino a novembre sarà, dunque, possibile mandare anche le proprie segnalazioni per l’anno in corso. Ci sono diversi modi per votare, contattando il Fai o collegandosi anche sul sito Internet www.fondoambiente.it, dov’è possibile visionare in tempo reale la classifica dei luoghi più votati.
Dal santuario del Nevegal, a Belluno, a quello della Madonna di Lourdes, in Francia, percorrendo, di corsa, quaranta chilometri al giorno, per venti giorni. Sembra una storia di sportivi come tanti, ma non è proprio così. Protagonisti dell’impresa sono, infatti, Milena Dalla Piazza (64 anni) e Valerio Sani (68), udite udite, trapiantato di rene soltanto venti mesi fa. Percorreranno 1.700 chilometri per raggiungere, il 30 agosto, il celeberrimo santuario mariano, in questa sorta di maratona prolungata che mescola fede, benessere, amicizia e sport. Ogni giorno, Valerio correrà per quaranta chilometri, seguito in macchina da Milena, e, terminata la sua parte quotidiana di corsa, salirà in auto cedendo il testimone alla sua compagna di viaggio, che correrà a sua volta la sua parte giornaliera. Una bella sfida che, a quanto pare, già in fase di preparazione, ha fatto bene alla salute di Valerio. In bocca al lupo, dunque, a questi due impavidi podisti!
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I TUOI DIRITTI
GLI AVANZIAL RISTORANTE?
PRETENDIAMOLI
Lo dice anche la Cassazione: i ristoratori non possono rifiutarsi di consegnare la doggy bag. Che sia per noi o per il nostro cane
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inalmente una pronuncia chiara contro la cultura dello spreco. La Cassazione, ma bastava anche il buonsenso, ha stabilito infatti che chiedere la doggy bag (ossia la busta con gli avanzi della cena, da dare al nostro cane o al nostro gatto) è un nostro diritto, e il ristoratore non può assolutamente rifiutarsi di concedercela. Secondo la suprema corte (sentenza 29942) è infatti oramai una di quelle regole «comunemente accettate nella civile convivenza»: una consuetudine, insomma, e come tale è una norma giuridica a tutti gli effetti. Il caso è stato sollevato da un cliente friulano in vacanza in Trentino-Alto Adige, che si era visto rifiutare la consegna della bustina con gli avanzi. La Cassazione ha perfino stabilito che le «ingiurie» del cliente per il mancato servizio non costituiscano reato, in quanto «effettiva e sostanzialmente immediata reazione ai disservizi subiti e all’imposizione di
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regole non irragionevolmente ritenute pretestuose e ingiuste dall’imputato». Insomma, che siate in un ristorante di lusso o in una trattoria, che sia per il vostro cane o il vostro gatto o anche per voi stessi - non c’è nulla di male pretendete i vostri avanzi. E, in caso di rifiuto, arrabbiatevi pure.
VI ASSOLVE ANCHE IL GALATEO
Negli Stati Uniti è una consuetudine, da sempre. Al G8 dell’Aquila del 2009, durante la sua permanenza a Roma, Michelle Obama stupì tutti chiedendo la doggy bag a un noto ristorante della capitale, dopo un pranzo a base di lasagne, carbonara e amatriciana – come darle torto! E, anche in Inghilterra, pare che perfino la Regina Elisabetta, al pranzo di nozze di William e Kate, abbia invitato gli ospiti a portarsi a casa gli avanzi. In Italia, invece, la pratica della doggy bag è stata a lungo vietata dalle regole del bon ton. Un po’ come
la scarpetta. Anche se, nell’immediato dopoguerra, richieste del genere non erano insolite nel nostro distrutto e affamato Paese. Tuttavia, se oggi fosse vivo, probabilmente anche monsignor Della Casa, autore del celebre Galateo nel XVI secolo, non avrebbe nulla da obiettare: oggi il 30% dei cibi acquistati in casa o al ristorante finisce nella spazzatura. Una cultura dello spreco generalizzata di fronte alla quale qualsiasi galateo, anche quello più aristocratico, si ribellerebbe. Lo hanno capito anche chef del calibro di Davide Oldani e Antonio Colonna, che nei loro ristoranti propongono addirittura al cliente il trasporto degli avanzi. In vista dell’Expo 2015, all’insegna dell’alimentazione e dell’ecosostenibilità, è stato addirittura indetto un concorso per il miglior design della doggy bag, offerta rigorosamente a tutti. Coraggio, dunque: richiedete la vostra bustina e, in ogni caso... buon appetito!
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FATTI DI UN TEMPO
ACCADEVA
• IN QUESTA SETTIMANA …
SCOPPIA LA SECONDA GUERRA MONDIALE Danzica era un’innocua città portuale polacca, abitata in maggioranza da Tedeschi mentre nei dintorni si parlava il polacco. La città aveva il torto di trovarsi tra la Germania e una delle sue province, la Prussia Orientale. Hitler la reclamava, ma era solo una scusa: il dittatore tedesco voleva il suo «spazio vitale» e la Polonia doveva sparire. Anche l’Urss era d’accordo: in base al Patto Ribbentrop-Molotov, l’Armata Rossa attaccò ETTEMBRE 1S la Polonia da Oriente. Francia e Gran Bretagna reagirono dichiarando guerra alla Germania, mentre l’Italia rimase non belligerante. La Polonia si arrese il 20 settembre: era la «blitzkreig», la guerra-lampo. L’inizio del più sanguinoso conflitto della storia.
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ETTEMBRE
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IL GOLPE DI GHEDDAFI IN LIBIA
Muammar Gheddafi nacque nel 1942 nella provincia italiana di Misurata. A sei anni rimase gravemente ferito a un braccio per lo scoppio di una mina italiana. Sarà per questo motivo che, Gheddafi, all’Italia deve averla proprio giurata: diventato ufficiale dell’esercito libico, si schiera contro re Idris e guida il colpo di Stato che rovescia il sovrano e proclama la repubblica, ispirata a un miscuglio di nazionalismo arabo, Islam, socialismo e federalismo tribale. L’Italia aiuta il colonnello per proteggere gli interessi dell’Eni. Fu un pessimo affare: il primo atto di Gheddafi fu la cacciata degli oltre 20mila Italiani residenti in Libia. Evidentemente Palazzo Chigi non conosceva la storia della mina.
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LA MORTE DI LADY DIANA LA SVEZIA SVOLTA A DESTRA
No, non stiamo parlando di politica. La Svezia, assieme alla Gran Bretagna, ad alcune sue ex colonie e al Giappone, era uno dei pochi paesi con la guida a sinistra. Le auto svedesi, però, avevano il volante a sinistra, e questo causava frequenti incidenti: il Governo decise così di intervenire e alle 5 del 3 settembre scattò il «Dagen H» (giorno H, da «högertrafik», traffico a destra). La scelta fu assai impopolare: nel 1955 un referendum l’aveva bocciata con l’83% dei voti. Ma alla fine la disciplina svedese trionfò. In poche ore tutti i cartelli vennero sostituiti. E il giorno dopo si verificarono appena 125 incidenti, nessuno grave.
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ETTEMBRE 1S
Quella domenica mattina ci svegliammo tutti increduli. La notizia, inaspettata e terribile: Lady Diana era morta in un incidente stradale assieme alla sua ultima fiamma, il miliardario egiziano Dodi Al-Fayed. A Parigi. In fuga dalla persecuzione dei paparazzi. Il mondo sprofondò nella tristezza per quella principessa bella e malinconica, dai molteplici amori e dalla grande bontà. I fiori, i funerali, Elton 31 AGOSTO John e la sua Candle in the wind. Ma presto si iniziò a parlare di complotti: servizi segreti, auto fantasma, gravidanze nascoste, i reali inglesi contro Diana. Unica certezza: l’autista, Henri Paul, era ubriaco e sotto l’effetto di psicofarmaci. Mettetevi il cuore in pace. Anche le principesse possono morire in un banale incidente d’auto. Come ogni comune mortale.
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FINESTRE SULLA CITTÀ
COME TI SPREMO IL CITTADINO
CON LE MULTE
Caserta è la città più disciplinata d’Italia, Milano è l’ultima. Ma la classifica rispecchia più i bisogni delle casse comunali che l’indisciplina degli automobilisti
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a sanzioni per garantire il rispetto delle regole a strumenti per far cassa. Questo il destino delle multe nelle città italiane. Gli italiani, va detto, non brillano per disciplina, soprattutto per i divieti di sosta – nel parcheggio oramai vige l’anarchia, a cominciare dalla civilissima Milano - e gli eccessi di velocità. Ma se osserviamo la classifica del Sole 24 Ore delle città più multate d’Italia, non possiamo che avere un’impressione: che la graduatoria non rispecchi tanto il grado d’indisciplina di quelle città, quanto il bisogno di denari delle rispettive casse comunali.
RECORD A MILANO
Milano, non a caso, è in testa: nel 2013, la città con le tasse comunali tra le più alte d’Italia ha incassato per ogni patentato la media di 170 euro. Un record. L’assessore comunale alla Sicurezza, Marco Granelli, è soddisfatto: dice che «il 60% delle multe date a Milano riguarda i city users», e cioè i cittadini non residenti che arrivano in città. Insomma, sembra di essere tornati ai tempi immortalati da Benigni e Troisi in Non ci resta che piangere: «Chi siete? Cosa portate? Un fiorino!» Dietro Milano si piazzano Firenze con 145 euro, Bologna con 143 e Parma con 141. Torino è nona con 101 euro, mentre Roma è quattordicesima con 88.
FIGLI E FIGLIASTRI
Il Veneto è una delle città più tartassate d’Italia, mentre la situazione cambia radicalmente in Friuli-Venezia Giulia: i Triestini pagano appena 37 euro di multe, a Gorizia la miseria di 16 euro a testa. Ma quella è una regione a statuto speciale, i vincoli del Patto di stabilità interno sono meno stringenti... e allora gli automobilisti, per magia, risultano più disciplinati. Che dire, poi, del Sud: non ce ne vogliano i Napoletani, ma 59 euro a testa sembrano più una media svedese che una partenopea. Caserta, poi, è all’ultimo posto con appena 60 centesimi a patentato! Anche al Sud le casse comunali sono in perenne sofferenza. Ma i Comuni, in quelle realtà così in difficoltà, faticano ad incassare qualsiasi tassa comunale e anche le multe si rivelano spesso un’arma spuntata.
AUTOVELOX, COME FARE RICORSO A casa vi è arrivata una multa per eccesso di velocità, magari minimo. Benvenuti nel club. Ma non disperatevi: potete fare ricorso al Prefetto o al Giudice di Pace. Ricordatevi, infatti, che gli Autovelox devono essere segnalati almeno 400 metri prima e mai nascosti; che la strada sia di competenza della polizia che vi ha fatto la multa (occhio alle superstrade); la comunicazione deve arrivarvi a casa entro 90 giorni; le apparecchiature devono essere omologate e di proprietà dell’Ente Locale competente. Ogni multa, inoltre, deve essere contestata immediatamente; in caso contrario, nel verbale devono essere indicati i fondati motivi che hanno impedito l’intervento immediato. Ultima annotazione: non preoccupatevi delle postazioni fisse Velox. Sono illegittime.
PER DIRE LA TUA O CHIEDERE CONSIGLI AI NOSTRI ESPERTI
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PAOLA PEREGO:
DONNE DITE BASTA ALLA VIOLENZA! di Vincenzo Petraglia
La conduttrice, che sarà con “Domenica In” e “Così lontani così vicini” fra le protagoniste assolute 28
La Perego in un autoscatto condiviso su Instagram con i figli Giulia (22 anni) e Riccardo (18), avuti dall’ex marito, il calciatore Andrea Carnevale. Dal 2011 è sposata con Lucio Presta (54 anni), uno dei manager del mondo dello spettacolo più influenti del nostro Paese, a sua volta padre di due ragazzi, Beatrice e Niccolò (25 e 22 anni), avuti da una precedente relazione
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i dice che il passare del tempo renda talvolta più belle le persone. Così sembra essere per Paola Perego che, come lei stessa ci racconta, si ama molto più adesso di quando aveva vent’anni. E si vede. Perché Paola, una delle grandi protagoniste dell’autunno di Rai1 (la vedremo a Domenica In con Pino Insegno e in prima serata, sempre su Rai1, con Così lontani così vicini, al fianco di Al Bano), è davvero raggiante in questo periodo. Complici certamente le soddisfazioni professionali, ma anche la sua famiglia allargata, di cui ci parla in quest’intervista.
Paola Perego, 48 anni, ha esordito in televisione nei primi anni ‘80 e, dopo aver condotto, programmi quali Forum, Buona Domenica, Verissimo, Superbrain – Le Supermenti, l’anno scorso è stata al timone de La Vita in Diretta, su Rai1. In autunno la vedremo impegnata con Pino Insegno a Domenica In e, in prima serata, sempre su Rai1, con Così lontani così vicini, al fianco di Al Bano
L’estate per buona parte di noi sta per volgere al termine e presto torneremo un po’ tutti alle nostre attività abituali. Tu, peraltro, con parecchie novità in televisione. Ma quando non lavori, cosa ti piace fare? «Il tempo libero è il bene più prezioso che un essere umano possa avere! Amo viaggiare, leggere, stare con gli amici veri, e ovviamente, sopra ogni cosa, stare con la mia famiglia». Una famiglia a dir poco “numerosa”, in controtendenza con quanto avvie-
ne oggi in Italia! «Lo puoi ben dire e io mi sento davvero fortunata a vivere in questa meravigliosa famiglia allargata piena di ragazzi e adolescenti (Giulia e Riccardo, di 22 e 18 anni, che Paola ha avuto dall’ex marito, il calciatore Andrea Carnevale, e Beatrice e Niccolò, di 25 e 22 anni, che il suo attuale marito, Lucio Presta, uno dei manager del mondo dello spettacolo più influenti del nostro Paese, ha avuto, invece, in precedenza, da un’altra relazione, ndr). I giovani, si sa, sono sempre un concentrato di energie e risorse per tutti!». Che madre è Paola Perego? «Una madre che ama i propri figli più di se stessa, che sbaglia come tutte le altre madri, ma che cerca di imparare sempre, ascoltando e osservando i propri ragazzi. Credo che la capacità di ascolto sia fondamentale in quello che è il mestiere più difficile del mondo: essere genitori. Personalmente cerco da sempre di migliorarmi su questo aspetto, come pure su quello di insegnargli a essere autonomi. Cerco di lasciarli liberi di andare, anche se poi li controllo da lontano e mando loro un’infinità di sms!»
dell’autunno televisivo, ne è sicura: «Gli uomini che alzano le mani non ci amano e vanno lasciati e denunciati subito» 29
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tica. Oggi, invece, mi sento una donna assolutamente consapevole e serena, e questo non ha prezzo!». Come ti prendi cura della tua bellezza? «Cercando di unire una buona condizione fisica con una condizione psicologica ottimale, alla continua ricerca dell’equilibrio. Faccio regolare attività fisica, cercando di mangiare sano e bevendo molta acqua. Fortunatamente non sono mai stata una mangiona e mi piace la cucina sana, mediterranea. Da quando faccio sport quotidianamente non riesco più a farne a meno: lo sport produce endorfine che ti fanno sentire meglio, non solo fisicamente ma anche mentalmente».
Sei, quindi, la classica mamma italiana un po’ troppo apprensiva? «Più che altro cerco di essere per loro un punto di riferimento, senza essere apprensiva e oppressiva. Devono sapere che io ci sono quando hanno bisogno, però, poi, devono anche volare da soli». Di tuo marito Lucio, dopo tutti questi anni insieme (si sono sposati il 25 settembre del 2011 dopo una relazione durata dieci anni, ndr), cosa apprezzi di più oggi? «L’intelligenza e l’ironia, il suo essere protettivo e sempre presente. E anche il suo non darmi mai per scontata». Cosa pensi l’abbia, invece, conquistato di te? «Questo forse bisognerebbe chiederlo a lui. Quello che mi dice sempre è che la mattina si sveglia e non sa mai chi ha accanto e forse per questo non si è mai stancato di me! Io sono una persona che non ha abitudini di nessun genere, ogni mattina, per esempio, faccio colazione con una cosa diversa a seconda di come mi sveglio, e credo che questo mio modo di essere a lui piaccia molto». Sei oggettivamente una bella donna. Che cos’è la bellezza per Paola
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Perego? «È una condizione dell’anima innanzitutto. Se sei in armonia con te stessa la bellezza è evidente, nessun trucco può nascondere un’anima non serena. Per quel che mi riguarda poi, la “maturità anagrafica” mi ha regalato maggiore sicurezza e consapevolezza. Da ragazza ero estremamente timida e non riuscivo nemmeno a godermi il mio aspetto fisico. Ora mi sento più serena e sicura, grazie anche alla felicità che mi regalano la famiglia e il lavoro, e probabilmente tutto ciò mi rende migliore anche esteticamente». Ti piaci, quindi, più oggi di quando eri ragazzina? «Vorrei avere la testa di oggi con il fisico e le rughe di quando avevo vent’anni, però mi piaccio sicuramente più oggi, perché sono più consapevole. Ero molto timida, chiusa, riservata, per cui era sempre una fatica riuscire a dire delle cose o esprimere fino in fondo le mie emozioni. Curiosamente, però, quando si accendeva la lucina della telecamera, così come quando salivo in passerella per sfilare (ha incominciato giovanissima a lavorare come modella e indossatrice, ndr), improvvisamente mi dimenticavo di tutto. Poi, però, scendevo dalla passerella e non avevo il coraggio di andare a comprare il pane perché mi vergognavo, per cui per me era una grandissima fa-
Che rapporto hai con la cucina? Intendo dietro ai fornelli... «Cucina? Cos’é la cucina (ride di gusto)? Naturalmente scherzo... però, in casa mia, la cucina corrisponde solo alla porta in fondo al corridoio! Parlo così perché ho la fortuna di avere un aiuto in casa e perché ho un marito che appena può di mette ai fornelli». E in generale con le faccende di casa come siam messe? «Stirare mi rilassa e in generale amo tutti gli elettrodomestici che hanno bottoni come lavatrice, lavastoviglie, asciugatrice, macchina del caffè». Se fossi un piatto quale saresti? «Una ricetta della tradizione contadina: una bella zuppa di farro condita con olio d’oliva genuino». Un animale? «Una leonessa, protettiva con i suoi cuccioli e il suo ambiente». Un pregio e un difetto di Paola Perego... «Mi piace ascoltare e, stando a quanto dicono le mie amiche, è una qualità piuttosto rara ai nostri tempi. Difetti? Sono una donna impulsiva e sincera, e la sincerità, lo sappiamo, crea talvolta un po’ di problemini». Hai dei luoghi dove ami rifugiarti per ricaricarti anima e corpo? «La mia oasi prediletta è il Kenya, con i suoi colori e i suoi sapori. Talvolta
mi basta solo immaginare di essere lì per stare meglio. Non è un caso, d’altronde, che si parli di mal d’Africa». Cosa ti fa ridere di più nella vita? Oggi forse, complici i problemi legati alla crisi economica, si ride poco... «Prima di tutto credo sia fondamentale l’autoironia, saper ridere di se stessi, sapersi prendere in giro. Personalmente mi ritengo una donna molto fortunata che ha molte occasioni, sia in famiglia che al lavoro, per ridere, e ovviamente al primo posto delle risate più belle e spassose, metto quelle con i miei figli! Oggi, certo, è più difficile un po’ per tutti poter ridere spensieratamente, complice la crisi, ma una sana risata è oggettivamente salutare! Per cui, quando ci è possibile, ritagliamoci dei momenti per farlo e per stare con le persone con cui più amiamo trascorrere del tempo». Ultimamente ti vediamo molto attiva su Instagram ed altri social network. Anche tu contagiata, come altri personaggi noti, dalla passione per i nuovi modi di comunicare e di condivide-
re esperienze? «Credo che i social network rappresentino un’ottima possibilità per i personaggi pubblici per farsi conoscere nella loro quotidianità. Penso ai grandi divi internazionali che postano foto di famiglia, ad esempio, e credo sia molto bello per i loro fan sentirsi partecipi della loro vita. Io ho iniziato per gioco, ma poi è diventato un appuntamento quotidiano per poter dialogare con chi mi segue. Soprattutto con Facebook, che ho scoperto di recente, mi sono accorta di quanto il confronto sia diretto, per cui cerco sempre di postare qualcosa». Proprio sui tuoi social network hai pubblicato di recente fotografie che ti ritraevano in pellegrinaggio a Medjugorje. Che rapporto hai con la fede? «È un rapporto stretto e intimo. Sono una persona molto credente e amo dedicare alcuni momenti della mia vita alla preghiera e al raccoglimento. Medjugorje è un luogo davvero incredibile: mi ha impressionata e colpita per la sua misticità e la serenità che infonde nell’anima».
Cosa aggiunge la fede alla tua vita? «Mi permette di trovare conforto nei momenti difficili e stimoli nei momenti importanti. Non è facile parlarne, perché è un argomento estremamente intimo. Ma chi come me è credente, conosce la forza che solo la fede ti può dare». I giovani di oggi vengono spesso tacciati di essere dei “bamboccioni”, eppure non sempre si dà loro la possibilità di esprimersi e realizzarsi in un’Italia, come si sa, attaccatissima alle poltrone… «Purtroppo questa è una dura realtà che riguarda il nostro Paese. Come fanno ad andare a vivere da soli i giovani? Come te lo paghi l’affitto? Altro che bamboccioni! Non c’è proprio la possibilità di fare scelte importanti nella propria vita e probabilmente sei io oggi fossi ragazza non potrei mai andarmene di casa come ho fatto. Ai nostri tempi era diverso e si avevano più possibilità di camminare con le proprie gambe. Oggi ci sono quelli che stanno bene e con la crisi continuano ad arricchirsi e quelli, invece,
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che prima stavano mediamente bene mentre adesso – e sono sempre di più! – sono diventati poveri. Il dramma del nostro Paese è che non esiste più il ceto medio!» Tu sei diventata, infatti, indipendente molto giovane cominciando a lavorare nel mondo della moda addirittura a sedici anni. Col senno del poi aspetteresti un po’ di più e, soprattutto, come si protegge una ragazzina di quell’età dai tanti “lupi” che, come noto, popolano il mondo della moda? «Sinceramente ricomincerei ancora da quello perché prima di fare quel lavoro ho provato a fare la segretaria o la ragioniera ma gli introiti non erano gli stessi. Quindi alla fine va benissimo perché mi sono anche molto divertita e poi per me la passerella era un esercizio psicologico fantastico per vincere la mia timidezza di fondo. Una ragazzina di quell’età si protegge se viene da una famiglia che ti insegna dei valori sani, perché altrimenti non è facile, soprattutto per chi come me veniva anche dalla provincia di Milano, quindi da un ambiente protetto. Quando andavo a fare le sfilate mi accompagnava, comunque, sempre mia madre, che veniva a firmare anche le liberatorie perché ero minorenne, per cui per me era molto rassicurante sapere che, uscendo dai camerini, avrei trovato la mia mamma ad aspettarmi». C’è qualcosa che, se ne avessi la possibilità, cancelleresti dalla tua vita? «Beh, sicuramente l’esercizio del potere e della violenza da parte degli altri. Soprattutto quando ero più piccola, anche negli showroom, mi sono trovata in situazioni difficili con persone che ci hanno provato pesantemente e in diversi casi ho rischiato di subire addirittura violenze sessuali. Sono esperienze che, anche se per fortuna si sono poi risolte bene, nel senso che sono riuscita ad evitare ogni forma di abuso di questo tipo, ti segnano comunque profondamente! Una sera, per esempio, avevo diciassette anni, e tornando a casa da una serie di provini che avevo fatto a Milano, ero rimasta da sola sull’autobus perché la mia era
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l’ultima fermata, sicché a un certo punto l’autista blocca le porte e si dirige verso la campagna. All’epoca non c’erano i cellulari e io, terrorizzata, ho cominciato a urlare più che potevo battendo con forza i pugni contro i vetri e alla fine, forse un po’ spaventato, si è fermato per fortuna e mi ha fatto scendere. Tutte queste sono esperienze che sicuramente mi sarei evitata volentieri e in cui purtroppo ancora oggi tante ragazze, magari in giro col loro book per fare provini nelle città della moda, incorrono facilmente». Non è allora un caso che anche in televisione tu ti sia spesso battuta per portare avanti campagne contro la violenza sulle donne... «Credo sia un dovere di tutte le donne battersi per migliorare la condizione femminile, ed è un dovere della società civile porre rimedio a questa piaga sociale con ogni mezzo. Ad ogni modo mi sento di dire che, di fronte ad un uomo che alza le mani, non ci sono giustificazioni. Nessuna di noi dovrebbe mai chiudere un occhio e perdonare. Quell’uomo non ci ama e andrebbe immediatamente lasciato e denunciato!» Da ex modella, cosa pensi dei canoni attuali di bellezza della moda? «Ogni epoca ha il sui modelli di riferimento che condizionano le generazioni e la magrezza ne è un caposaldo. Ma bisognerebbe ricordarsi sempre che, nel caso delle modelle, si tratta di un lavoro, prestare cioè il proprio
corpo per far emergere i vestiti. Nella realtà dovrebbe, invece, essere l’esatto contrario: bisognerebbe cioè scegliere abiti in grado di far risaltare le proprie forme». Questi canoni influiscono probabilmente anche sui crescenti tassi di anoressia ed altri disturbi alimentari… «Credo sinceramente che i disturbi alimentari abbiano ragioni diverse dai modelli di riferimento. Hanno radici molto più profonde e personali, spesso legate a contesti sociali e familiari molto complessi». Ad oggi, ti senti in debito o in credito con la vita? «Assolutamente in debito! Ho una famiglia bellissima e faccio oggi quello che mai avrei potuto sognare da ragazzina. Vengo da una famiglia umile, mio padre faceva il falegname e mia madre la casalinga, avevamo una piccola casa e, anche se i miei non mi hanno mai fatto mancare nulla, non mi sarei mai immaginata di arrivare dove sono arrivata! Questo ovviamente non significa che abbia smesso di sognare. Professionalmente ho avuto tanto... ma desidero ancora molto. D’altronde, i sogni sono il motore della vita, per cui non bisogna mai smettere di inseguirli!»
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PERSONAGGI SPECIALE VENEZIA
RIFLETTORI SU
VENEZIA
Tutti i protagonisti della 71째 edizione del Festival, fra grandi star e film che faranno discutere di Chiara Mazzei
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PERSONAGGI
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l festival del cinema di Venezia compie 71 anni. Eppure, non sembra dare nessun segno di cedimento. Anzi. Ogni anno, sul lido veneziano, l’atmosfera di magia e attesa si ripete e si rinnova, nella curiosità per i film nuovi, nella scoperta di divi che si affacciano, novelli, sul panorama della grande macchina del cinema, nella consacrazione, invece, di chi calca quei tappeti rossi da anni. Ogni anno, insomma, Venezia diventa il regno del cinema per appassionati e non, per chi di pellicole vive e chi, invece, è solo curioso di vedere qualche star e assistere a una proiezione di qualcosa sicuramente fuori dagli schemi. Anche questa settantunesima edizione non ci deluderà. Basta scorrere il programma e dare un’occhiata a protagonisti che si avvicenderanno sul tappeto
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rosso più prestigioso d’Italia. A presiedere la giuria, quest’anno, sarà il musicista francese Alexandre Desplat, pluripremiato compositore di musica per il cinema. Sue le colonne sonore di molti film di Wes Anderson, George Clooney, Terence Malick, nonché della celebre saga di Harry Potter. Ad affiancarlo in questo compito tutt’altro che facile ed esente da polemiche, una squadra tutta internazionale: dalla Germania, con Philip Gröning, regista di sei lungometraggi, passando per l’Inghilterra, con l’eccezionale attore britannico Tim Roth, per arrivare alla nostra Italia, rappresentata da Carlo Verdone. A far fare bella figura al Bel Paese dovranno pensarci anche i protagonisti dei film in concorso. Film di italiani e film sugli italiani. Scopriamoli insieme.
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SPECIALE VENEZIA
L’Italia al Festival... PASOLINI
A portare sul grande schermo la storia di uno dei maggiori personaggi artistici del nostro Paese, il regista Abel Ferrara, americano ma di origine italiana. Da sempre concentrato sul processo di redenzione che può attuarsi in peccatori ed emarginati, su quell’occasione che essi hanno ma non sempre colgono, Ferrara ha deciso di esplorare la personalità di un uomo grande e controverso. La scelta per un’interpretazione così difficile è ricaduta su un un titano del cinema mondiale, Willem Dafoe, che sarà un Pasolini al termine della sua vita quando, a 53 anni, la notte del 2 novembre del 1975, vive le sue ultime ore prima di essere trovato morto su una spiaggia di Ostia. Accanto a Defoe, molti volti noti del cinema nostrano che, negli anni, hanno saputo andare oltre la bella presenza e imporsi per la loro bravura nell’interpretazione, come Riccardo Scamarcio e Valerio Mastrandrea.
SAVERIO COSTANZO
Chissà se sarà fiero di lui il padre, Maurizio, per un figlio che così giovane ha già collezionato una serie di film che, al di là dell’apprezzamento che possono suscitare in base al gusto personale, rimangono comunque opere con un’impronta molto particolare. Quest’anno a Venezia presenterà Hungry Hearts, una pellicola dedicata a un tema molto controverso e attuale, quello dei bambini indaco. Ambientato a New York, vede come protagonisti Mina, la bravissima Alba Rohrwacher, e Jude, Adam Driver. Quando una guida spirituale dice a Mina che il bimbo che aspetta sarà indaco, lei sviluppa nei suoi confronti un’attenzione morbosa, terrorizzata che il mondo lo possa contaminare. Di qui un braccio di ferro tra madre e padre che avrà risvolti molto drammatici.
IL GIOVANE FAVOLOSO
Questo il titolo dell’ultima opera di Mario Martone, che racconta la storia di Giacomo Leopardi, interpretato da uno dei più talentuosi attori del panorama italiano, l’eccezionale Elio Germano. Come ha raccontato il regista, nel film «affrontare la vita di Leopardi significa svelare un uomo libero di pensiero, ironico e socialmente spregiudicato, un ribelle, per questa ragione spesso emarginato dalla società ottocentesca, un poeta che va sottratto una volta e per tutte alla visione retorica che lo dipinge afflitto e triste perché malato. Il giovane favoloso vuole essere la storia di un’anima, che ho provato a raccontare, con tutta libertà, con gli strumenti del cinema».
Premi Speciali Quest’anno il prestigioso Leone d’Oro alla Carriera è stato attribuito a due cineasti statunitensi. La prima, Thelma Schoonmaker (in foto), universalmente riconosciuta come una delle più eccezionali montatrici di sempre, come testimoniano gli Oscar vinti per i film Toro Scatenato, The Aviator e The Departed, tutte pellicole di Martin Scorsese, con cui ha una felicissima collaborazione che vive tutt’oggi. La
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Schoonmaker è la prima montatrice cinematografica a ricevere questo premio. Insieme a lei, riceverà l’ambita statuetta il regista e documentarista Frederick Wiseman, che ha realizzato 39 documentari e 2 film di finzione, opere narrative drammatiche che cercano di ritrarre l’esperienza umana all’interno di una grande varietà di istituzioni sociali contemporanee. Tra i suoi documentari si ricordano Welfare (1975), Public Housing (1997), La danse-Le ballet de l’Opéra de Paris (2009) e At Berkeley (2013).
SPECIALE VENEZIA
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I fuori concorso e le altre sezioni Anche al di fuori della lista principale, L’Italia regalerà molto a questa edizione del Festival. Una veterana del Lido, la fascinosa Isabella Ferrari, parteciperà col film La vita oscena, diretto dal marito Renato De Maria. Un film che ci mostra una realtà sballata, di angoscia, di estremismi, della follia del dolore che ti fa perdere per permetterti poi di ritrovarti, giustamente inserito nella sezione Orizzonti, dedicata ai film che esplorano nuovi linguaggi. Protagonista il giovane e promettente attore francese Clément Métayer, che interpreta Andrea, che alla morte dei suoi genitori decide di morire anche lui, iniziando così un percorso verso gli inferi attraverso droga, sesso bulimico e psicofarmaci. Anche Sabina Guzzanti, la grande provocatrice, torna a calcare il tappeto rosso di Venezia col film fuori concorso La Trattativa, che si riferisce a quella fra Stato e Mafia. Il film indaga le vicende e le inchieste del periodo delle stragi, per arrivare alla negoziazione avvenuta agli inizi degli anni Novanta. Interessante il progetto The show mas go on, selezionato per le Giornate degli autori, in cui Iaia Forte e altri volti del panorama mediatico italiano, recitano a titolo gratuito. Finanziato da una campagna crowdfounding che ne sta permettendo la realizzazione, il film-documentario è incentrato sugli storici Magazzini allo Statuto di Roma e che oggi corrono il rischio di chiudere i battenti. Una sezione del festival tutta da scoprire è quella dedicata ai grandi classici. In essa troviamo grandi capolavori del cinema restaurati, come La Cina è vicina di Marco Bellocchio, del ‘67, e Umberto D di Vittorio De Sica del 1962. Un docu-film di grande rilievo è quello dedicato alla nostra Sophia nazionale: Donne nel mito: Sophia racconta la Loren, scritto e diretto da Marco Spagnoli, è un viaggio attraverso la vita di una grande donna divenuta icona del cinema italiano e internazionale. Materiali d’archivio rari, commentati dalla stessa Loren, oltre mezzo secolo di interviste e testimonianze dei momenti più importanti della sua vita intima e della sua carriera. Quale modo migliore per festeggiare gli 80 anni?
THE SHOW MAS GO ON - © Sveva Bellucci
LA TRATTATIVA
Le star Internazionali
Come ogni anno, molte le star straniere che sfileranno sulla passerella del Lido veneziano. Si fa la gara a chi è più bravo tra Michael Keaton e Edward Norton, protagonisti del film di Inarritu Birdman, che aprirà anche il Festival, che racconta il rilancio di carriera di un attore ormai in declino, che tenta di salvare se stesso, la famiglia e la propria carriera. Altro gigante del cinema ad onorarci della sua presenza, Al Pacino, che interpreta il film di David Gordon Green, Manglehorn, ovvero un fabbro di una piccola cittadina che nasconde un passato da pregiudicato e una storia drammatica: non si è mai perdonato, infatti, di aver rinunciato al grande amore della sua vita per un colpo finito male. E a dare profondità infinita al personaggio ci pensa lui: «Manglehorn è Al Pacino e il suo modo di esplorare un personaggio che sta cercando di rimettere insieme i pezzi della sua vita nel senso più intimo dell’espressione», come ha dichiarato il regista. MANGLEHORN
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SPECIALE VENEZIA
LA MADRINA Ansia da prestazione...
La madrina di questa edizione, Luisa Ranieri, ha ammesso in un’intervista a La Stampa di essere onorata per aver avuto questo privilegio, ma confessa «un po’ di strizza ce l’ho...» Fra discorso di apertura e mise che devono risultare fascinose ed eleganti, sarà all’altezza di chi l’ha preceduta? Quanto a talento e charme, noi non abbiamo dubbi!
2009 zia Maria Grata Cucinot
2010 Isabella Ragonese
2011 Vittoria Puccini
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2012 Kasia Smutniak
2013 Eva Riccobono
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PERSONAGGI
ISABELLA FERRARI
«A CINQUANT’ANNI HO SCOPERTO LA BELLEZZA DI METTERMI AL SERVIZIO DEGLI ALTRI» di Angela Iantosca
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rotagonista del film “La vita oscena”, appena presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, racconta come l’incontro con i bambini della Siria le abbia cambiato la vita Bella, luminosa, disponibile. Isabella Ferrari è una delle attrici più ricercate del nostro cinema, fra le protagoniste della 71esima Mostra del Cinema di Venezia con la pellicola di Renato De Maria (suo marito), presentata nella sezione Orizzonti, La vita oscena, tratta dall’omonimo romanzo di Aldo Nove. «La storia estrema – racconta la bella attrice,
che abbiamo incontrato di recente al Giffoni Film Festival – di un ragazzino che, persi entrambi i genitori, si lascia andare in un percorso devastante di droga, sesso e solitudine». Una storia dove crescere significa andare sempre più a fondo, senza la certezza di poter riemergere. Sognavi e sogni il cinema. E poi? «Ho cinquant’anni, i figli ormai sono grandi e credo che sia un dovere da parte mia fare qualcosa per gli altri. C’è tanto da dare. Anche se poi ti rendi conto che, al di là del tuo impegno, si continua a combattere e a morire e sembra che sia difficile porre un freno a tutto questo.
Ma un attore può dire delle cose e mettere a disposizione la sua immagine per sensibilizzare a certe tematiche. Sono stata inizialmente in alcune scuole di Napoli e della Calabria che seguono il progetto “Fuoriclasse”, contro la dispersione scolastica. Poi sono stata in Giordania tra i profughi siriani del campo di Zaatari e qui ho incontrato tanti bambini bisognosi di tutto. È un qualcosa che non dimenticherò mai più e che mi ha cambiata, perché la loro pelle mi è rimasta sotto pelle. Non possono non cambiare esperienze come queste». Recentemente hai anche posato per Forma/Luce, il libro realizzato grazie a Bulgari proprio per sostenere Save the Children... «Il volume raccoglie gli scatti del fotografo Max Cardelli, che si alternano alle poesie dello scrittore e poeta Aldo Nove sulla sfera femminile. Un libro in cui interpreto molte donne forti, della storia, del mito, del cinema: da Antigone alla Monroe, da Giovanna D’Arco a Saffo e Aung San Suu Kyi. Sono molto felice di avervi partecipato e spero di fare molto di più per questa associazione nella quale credo profondamente». Dopo aver conosciuto le realtà del Sud Italia e dei paesi in guerra, come
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vivi il glamour proprio del mondo del cinema? «So che c’è e che fa parte del giro di giostra. Faccio questo mestiere da più di trent’anni e fa parte del gioco mettersi il classico vestitino glamour. Poi, però, c’è la tua vita e il tuo reale mestiere d’attrice. Ciò che mi diverte di più del mio lavoro è il viaggio che ogni volta, con un ruolo nuovo, si intraprende e del quale non si sa quasi nulla. La parte del glamour è per me la meno interessante». Quanto è rilevante la bellezza nel tuo mestiere? «Sicuramente penso che la bellezza esteriore sveli una bellezza interiore. Voglio pensare che sia così. Non posso negare che la mia fisicità mi abbia aiutata e abbia aperto un varco nella mia carriera. Ma non mi sono totalmente appoggiata a questo».
Intanto adesso sei a Venezia con La vita oscena... «Un film a cui tengo moltissimo e che, dopo Venezia, spero venga apprezzato anche in sala dal pubblico». Il tema della 44esima edizione del Giffoni Film Festival è stato “Be different”. Che rapporto ha con la diversità? «Non ho mai avuto paura della diversità. Credo di aver cresciuto i miei figli in questo senso e sono fortemente convinta che un buon modo di stare al mondo sia essere fino in fondo se stessi. La diffe-
© Rossella Vetrano
Hai interpretato l’amante per una notte di Toni Servillo in La grande bellezza, un piccolo ruolo, ma importante per ciò che racconta... «È un film da rivedere. Un film faticoso da assorbire. E sono contenta, nonostante abbia interpretato un ruolo minore. È stato sorprendente poter girare le mie scene di notte, a Roma, a Piazza Navona, nei luoghi che sono dentro la bellezza. Sono stata felice di recitare accanto a Servillo e di avere avuto un regista come Sorrentino. Sapevo che avrebbe vinto l’Oscar!»
Sposata col regista Renato De Maria, che ha firmato la pellicola La vita oscena, appena presentata alla 71esima Mostra del Cinema di Venezia, la Ferrari ha tre figli e fra i suoi più grandi successi annovera Arrivederci amore ciao (2006), di Michele Soavi, Un giorno perfetto (2008), di Ferzan Ozpetek, Caos Calmo (2008), di Antonello Grimaldi, e La grande bellezza (2013), di Paolo Sorrentino, oltre alla fortunata serie televisiva Distretto di Polizia
Isabella Ferrari, 50 anni lo scorso marzo, partecipa nel 1980 al programma di Gianni Boncompagni Sotto le stelle, dove Carlo Vanzina la nota e le propone di recitare in Sapore di mare (1983). È l’inizio di una brillante carriera che l’ha portata a lavorare con molti grandi registi. Fra tutti, Ettore Scola, in Romanzo di un giovane povero (1995), che le è valsa la Coppa Volpi a Venezia
renza è un concetto importante da far comprendere ai ragazzi». Come sei arrivata a fare questo mestiere? «Ho cominciato senza sapere dove sarei andata. Non ho mai fatto corsi di cinema o recitazione. Ho imparato questo mestiere facendolo, attraverso incontri con bravi registi e anche sbagliando. Ma se qualcuno me lo chiedesse, direi che frequentare una scuola è importante. Credo che se lo avessi fatto, il mio gusto da attrice sarebbe stato diverso. Ai giovani che si avvicinano a questo mestiere dico che è importante crederci e avere sfrontatezza. Ma questo vale per tutti i lavori». Quanto i ruoli che hai interpretato hanno influito sulla tua vita? «Quello che succede ogni volta che inizio un film è che lascio la mia vita. Poi ci ritorno e mi sembra che non sono invecchiata nel frattempo. Mi sembra di aver vissuto la vita di un’altra persona. Sicuramente mi ha influenzato il ruolo che ho interpretato con Distretto di Polizia, forse anche perché è un impegno che è durato due anni, ma anche perché ero una donna coraggiosa, forte. Recitare sicuramente mi ha riempito di tanti colori, mondi e mi ha aiutato nella mia vera vita».
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Ragazze di
CAMPAGNA EXTRA CASUAL Heidi Klum: maxi bag, jeans strappati, infraditio e maglioncino sulle spalle.
ZOCCOLI E SALOPETTE alla modella Alessandra Ambrosio, angelo di Victoria Secret , non manca proprio nulla. Completano, uno splendido sorriso e una rosa nella busta della spesa.
FLOREALE e stile impero l’abito di Elsa Pataky, abbinato ad un maxi cardigan rubato al guardaroba del marito Chris Hemsworth, il bellissimo Thor di The Avengers.
MODA PERSONAGGI LIBERTÀ E COMODITÀ anche per la diva della serie tv Mad Men, January Jones, in versione bucolica con camicia bianca su gonna ultra leggera a fiori.
PERFETTA per una scampagnata Liv Tyler con tanto di cappello in paglia e camicia a quadri rigorosamente macro.
Il look perfetto per un pic nic al parco, una gita fuori porta in aperta campagna o in riva al lago. Quando il gusto per la NATURA e l’ARIA APERTA diventa una moda 43
Kate Beckinsale
Camicia Denim taglio maschile Current Elliot Poncho smanicato con frange Lanificio Colombo
Parka Simonetta Ravizza
Ginnica/polacchino intrecciato alla caviglia Abisso
Camicia in tartan rosso Equipment
Sneaker rossa Dirk Bikkembergs
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CASUAL CHIC per un Glamping di fine stagione
Si scrive Glamping (contrazione di glam e camping), si legge camping di lusso. Ăˆ la nuova frontiera del turismo, ideale per chi vuole rigenerarsi a contatto con la natura in un clima chic ed esclusivo. Un’alternativa alla tradizionale vacanza. Tante tende immerse nel verde, come in campeggio, ma arredate in stile coloniale di Federica Piacenza
Il Glamping Lodge Resort - Camping Canonici di San Marco di Mirano, vicino a Venezia
Giacca in pelle e scamiciato animalier Simonetta Ravizza
Stivali Vic SFILATA BURBERRY PRORSUM AI 2014/15
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MODA LOOK
Weekend in
CAMPAGNA di Federica Piacenza
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Una gita fuori cittĂ , qualche giorno in un agriturismo in Toscana, magari una grigliata con gli amici immersi nel VERDE. Ultimi fine settimana estivi nella natura 1.
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SFILATA ANGELO MARANI AI 2014/15 1. Abito sottoveste in seta LANIFICIO COLOMBO 2. Poncho in garza di cachemire LANIFICIO COLOMBO 3. Scamiciato micro animalier SIMONETTA RAVIZZA 4. Infradito in cuoio ultra piatti LANAPO 5. Borsa intrecciata ALVIERO MARTINI
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BELLEZZA
PROLUNGHIAMO
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LE VACANZE
per la nostra pelle
l sole e il mare sono un vero prodigio per la nostra pelle: la rendono, infatti, più liscia e pura, donandole un aspetto compatto e sano. Dopo il periodo estivo, cosa possiamo fare per limitare i piccoli problemi del post-vacanza? Seguendo questi piccoli consigli, sembrerai appena rientrata dalle vacanze!
PER IL VISO
Sì alle maschere. Per ridurre la sensazione di disidratazione, la soluzione migliore resta la maschera, che deve essere super-idratante e ricca di vitamine A ed E e di principi attivi come ceramidi, fosfolipidi, collagene e fattori di idratazione. • Il momento giusto per i prodotti anti-macchia. Se al sole sono apparse delle macchie
più scure, è il momento di utilizzare delicati peeling enzimatici (ottimi quelli alla papaya) per ridurre gli accumuli di melanina. Applicate poi, quotidianamente, prodotti specifici che rendono le macchie meno visibili. • Stop alla pelle grassa. Se si ha la pelle grassa, il sole e il mare l’hanno migliorata. I raggi UV la rendono più sana e le micro-alghe svolgono un visibile effetto sebonormalizzante. Scegliete prodotti detergenti delicati, le acque micellari sono perfette, e cosmetici specifici dalla texture leggera ed oil-free. • Prevenire le rughe. Il caldo e i raggi solari hanno disidratato la pelle e potrebbero manifestarsi piccole increspature nelle zone più delicate del viso, quali contorno occhi e labbra. Un valido aiuto ci viene offerto dalle maschere monodose. Altri accorgimenti utili sono i sieri a base di aloe vera o acido jaluronico e le creme ultra-idratanti con vitamina E e acidi grassi essenziali.
PER IL CORPO
Rimedi per prevenire la secchezza cutanea. Sotto la doccia è importante utilizzare detergenti non schiumogeni. Una volta la settimana regaliamoci un bagno nella vasca, aggiungendo all’acqua qualche goccia di olio di mandorle dolci: la pelle sarà più morbida e luminosa.
di Manuela Blandino COSMETOLOGA
Serve, poi, ristabilire l’equilibrio idrico e proteggere la pelle con balsami corpo a base di burro di karitè, olio di argan, vitamine e ceramidi, da massaggiare a fondo specialmente nelle zone più secche (braccia, gomiti, ginocchia, gambe). • Rinnova la luminosità della pelle. Inutile tentare l’impossibile: le gambe sono le prime a desquamarsi e ad apparire opache. Eliminiamo le cellule cornee superficiali massaggiando la pelle, sotto la doccia, con uno scrub delicato, utilizzando un guanto di crine. Come dopo doccia si può scegliere un olio secco a base di olive e mandorle per rendere la pelle setosa, luminosa e nutrita. Un comfort immediato.
CONSIGLIO Fare uno scrub sul corpo è il modo migliore per stimolare il rinnovamento cellulare. È sufficiente farlo ogni due mesi per avere una pelle vellutata e compatta. Se vuoi provare un dolcissimo scrub casalingo, puoi miscelare due cucchiai di zucchero con due cucchiaini di miele in modo tale da ottenere una crema densa ed omogenea. Nella doccia, poi, applica un po’ di prodotto sulla pelle e massaggialo delicatamente e con movimenti circolari. Dopo utilizza un latte corpo idratante e nutriente. Il risultato sarà spettacolare.
BIONIKE DEFENCE HYDRA 5 BOOSTER Con una texture fresca e leggera, questo fluido viso disseta immediatamente la pelle, fornendo un’intensa idratazione ed aumentando la sua naturale capacità di trattenere l’acqua. L’acido jaluronico, combinato con un fito-complesso antiossidante, dona energia alla pelle, proteggendola dai danni dei radicali liberi e aiutandola a prevenire i segni di invecchiamento precoce. La pelle del viso appare più setosa e luminosa, come se fosse rigenerata.
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PERSONAGGI TV
MARIO RUGGERI,
«TERENCE HILL È COME UN TRENO GIAPPONESE: PERFETTO» di Viola Greci
Lo sceneggiatore della fortunata fiction ci racconta com’è lavorare dietro le quinte con Don Matteo
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opo nove stagioni e 194 episodi non ci sono più dubbi, Don Matteo è il prete detective più amato della televisione. Le prime due puntate della nona stagione hanno coinvolto oltre 8 milioni di spettatori, numeri raggiunti e superati solo da una altra fiction della Rai: Il Commissario Montalbano. E il motivo del successo di questa serie è sicuramente collegato alla sua star, Terence Hill (vero nome Mario Girotti) che dai tempi di Trinità e dei film con Bud Spencer è entrato nel cuore del pubblico. Com’è Terence Hill dietro le quinte ce lo svela Mario Ruggeri, suo sceneggiatore non solo sul set di Don Matteo, ma anche per Un passo dal cielo. Com’è Terence Hill fuori dal set? «Terence è molto gentile, un signore vero, sembra un principe russo. Non è facile trovare una persona così educata in questo ambiente. Non ha mai un
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atteggiamento da divo che invece ho visto tenere da attori che valevano un centesimo di lui. E poi è super professionale. Va a letto presto, si alza presto, fa ginnastica, è rigoroso, la sua vita è tutta casa e set. Terence è come un treno giapponese: preciso, puntuale, insomma perfetto».
E pensare che all’inizio Terence neppure la voleva la bicicletta... «Già, è vero. La storia narra che Terence volesse la motocicletta, fortunatamente Enrico Oldoini, il primo regista della serie, l’ha convinto che fosse meglio la bici per essere un prete più vicino alla gente».
Sembra una passeggiata lavorare con lui, ma a Sanremo l’abbiamo visto in versione “spericolata”... «Quello che si è visto all’Ariston (Terence che scende la scalinata in sella alla sua famosa bicicletta, ndr) per noi è normale routine. Fa cose da pazzi con la sua due ruote e ci fa stare un po’ sulle spine, se si fa male si ferma tutto. A Gubbio doveva semplicemente attraversare in bici la piazza diverse volte per fare delle riprese. A un certo punto lui prende del brecciolino e lo sparge per terra, poi parte come un pazzo, arriva in fondo, frena e fa una derapata».
COME DIVENTARE LO SCENEGGIATORE DI TERENCE HILL Mario Ruggeri, 41 anni, è diventato sceneggiatore per la Lux, la casa di produzione di Don Matteo e Un passo dal cielo dopo aver svolto uno stage previsto dal Master in Scrittura e produzione per la fiction e il cinema dell’Università Cattolica di Milano. Se siete interessati le iscrizioni per la nuova edizione scadono il 23 settembre e sono previste tre borse di studio a copertura totale delle spese di frequenza.
PERSONAGGI Terence Hill (75 anni), all’anagrafe Mario Girotti, deve la sua popolarità in particolare ai film con Bud Spencer per i quali, nel 2010, entrambi hanno ricevuto il David di Donatello alla Carriera
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rutta avventura, fortunatamente senza conseguenze, per Terence Hill. L’attore infatti è stato colpito dal calcio di un cavallo durante le riprese di Un passo dal cielo 3. A raccontarlo è stato l’attore stesso: «Il giorno dell’incidente – spiega – stavamo girando una scena vicino a una grotta, dalla quale doveva uscire, correndo, una persona vestita di rosso. Non so se sia stata la corsa o il colore rosso, ma il cavallo si è girato improvvisamente. Ho capito subito quello che sarebbe potuto accadere e ho provato a scendere, ma lui non mi ha dato il tempo di allontanarmi e ha scalciato». “Ho continuato a lavorare, ma la gamba si è gonfiata. Ho dovuto fare degli accertamenti dai quali è emerso che avevo un osso incrinato. Sono rimasto fermo cinque giorni con la gamba sollevata, poi ho ricominciato a lavorare». L’incidente, insomma, non ha avuto conseguenze peggiori, se non per il povero animale, che è stato allontanato dal set: «L’abbiamo cambiato – ha concluso l’ex Trinità – quello che ho adesso è molto più tranquillo».
UN PASSO DAL CIELO 3, COME SARÀ
PAURA PER L’ATTORE SCALCIATO DA UN CAVALLO SUL SET
Il protagonista di Don Matteo e Un passo dal cielo se l’è cavata con un osso incrinato e cinque giorni di riposo
Squadra che vince non si cambia: confermati quindi, oltre a Terence Hill, Gabriele Rossi, Enrico Iannello, Francesco Salvi e Chiara Gaffuri. Per quanto riguarda la trama, la terza serie partirà con il protagonista della fiction di Rai Uno in cerca del figlio di Natasha (Caterina Shulha), in compagnia di ‘Roccia’ e Giorgio, rapito da una banda criminale. «Dalla prima serie sono passati alcuni anni – ha spiegato Hill – e le sue ferite si sono rimarginate. Continua a lavorare nei boschi e a battibeccare con il commissario Nappi che, nel frattempo, è stato lasciato dalla fidanzata». Silvia, infatti, lascerà la fiction o vi apparirà meno del previsto: al posto di Gaia Bermani Amaral arriva Rocio Munoz Morales: la fidanzata di Raoul Bova darà il volto ad Eva Fernandez, una bellissima modella spagnola condannata ai servizi sociali per evasione fiscale.
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PERSONAGGI TV
VICTORIA, RITORNO ALLE ORIGINI di Viola Greci
La presentatrice sbarca a X Factor al posto di Simona Ventura, che si rivela con lei un pò polemica. Al debutto anche Fedez, accanto ai confermati Mika e Morgan. Ma ora, a parlare, sarà la musica
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reparatevi, X Factor sta per tornare. Il talent show di Sky Uno vedrà il debutto di un’altra signora della tv: dopo Simona Ventura, toccherà ora a Victoria Cabello. Si comincerà con le esibizioni che porteranno alla scelta dei 12 concorrenti. A giudicare, oltre alla Cabello, saranno cantanti del calibro di Mika, la pop star internazionale dalla pronuncia italiana tutta sua; Morgan, il veterano della trasmissione; e il rapper Fedez. I quattro, dopo la scelta dei concorrenti, guideranno le categorie che si sfideranno dal vivo durante la trasmissione. La vera sfida, però, sarà
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per Victoria Cabello: reduce dalla non esaltante conduzione di Quelli che il calcio, quando a passarle il testimone fu la stessa Simona Ventura, ora Victoria torna alle origini rientrando in uno show musicale. Fu a Mtv, infatti, che la conduttrice esplose, con una lunghissima militanza nelle trasmissioni della rete tra il 1996 e il 2008. La sua designazione, però, è stata salutata dalle parole al veleno di Simona Ventura: «Quando Victoria Cabello prese il mio posto a Quelli che il calcio non andò molto bene, ma riconoscerlo è un po’ difficile». Per poi rincarare la dose: «Probabilmente c’è chi può scegliere e chi deve scegliere. Per me sarebbe difficile sostituire sempre la stessa persona e poi è inevitabile il confronto: se entri nella camera di qualcuno, tutti si ricordano di chi c’era prima di te». Sarà, cara Simona, ma X Factor non è Quelli che il calcio: e Victoria Cabello farà pure fatica a capire cos’è il fuorigioco, ma con la musica è tutt’altra faccenda, vista la sua esperienza come conduttrice (o meglio, veejay) e la sua conoscenza del panorama musicale nazionale e internazionale. Ma torniamo al nostro X Factor. Victoria Cabello guiderà le under donne,
Nata a Londra da madre inglese e padre italiano, Victoria Cabello si afferma in tv diventando veejay per Mtv nel 1997 e, successivamente, una Iena per Mediaset. Per anni fidanzata con l’artista Maurizio Cattelan, ha fatto della coda di cavallo e della frangetta il suo tratto distintivo.
Fedez gli under uomini, Mika gli over 25 e Morgan i gruppi vocali. Finiti casting, audizioni, bootcamp (addestramento) e home visit (visite nei santuari della musica), si partirà con la trasmissione vera e propria. Conduttore, l’ormai veterano, nonché talentuosissimo, Alessandro Cattelan.
C’È BISOGNO DI FEDEZ Quello di Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez, non è in realtà un debutto assoluto. Già lo scorso anno, alle audizioni di giugno, il rapper si era presentato a Milano in veste di quinto giudice. E uno come lui serviva proprio, vista la gran quantità di aspiranti rapper che oramai popolano il nostro Paese.
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CINEMA
MUD,
MATTHEW MCCONAUGHEY, SGUARDO DA OSCAR
IL MONDO DEGLI ADULTI TRA PERICOLI E INGANNI di Andrea Perone
Due ragazzini, un isolotto in mezzo al Mississipi, una barca finita su un albero e un uomo in fuga: il racconto di formazione di Jeff Nichols è nelle sale dal 28 agosto
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n racconto avvincente sul passaggio all’adolescenza con la definitiva perdita d’innocenza che comporta e il doloroso confronto con un mondo di adulti che non è mai aderente all’immagine che vorrebbe dare di sé. È Mud, l’ultimo lavoro di Jeff Nichols, nelle sale italiane dal 28 agosto, presentato al Festival di Cannes nel 2012 e girato con i premi Oscar Matthew McConaughey e Reese Witherspoon. La storia prende il via quando due quattordicenni, Ellis e Neckbone, grazie ad una piccola barca arrivano su un isolotto nel mezzo del fiume Mississipi dove avevano notato un motoscafo sulla cima di un albero, portato forse da un’alluvione. Sull’isola, i due ragazzini incontrano Mud (Matthew McConaughey), un uomo dall’aspetto selvaggio, in fuga da chi vuole ucciderlo. Mud ri-
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esce ad impressionare soprattutto Ellis (il giovane e credibile Tye Sheridan, già visto nei panni del figlio minore di Brad Pitt in The Tree of Life) con racconti di un passato fatto di amore, onore e omicidio, ed è così che i due ragazzi decidono di dargli una mano prima sfamandolo, poi aiutandolo a far scendere e sistemare la barca che si trova su un albero nel mezzo dell’isolotto. Mud però confessa di non voler partire da solo ma che sta in realtà aspettando il ritorno della donna che ama; e quando la bionda Jupiter (Reese Witherspoon) torna in città, con lei arrivano anche degli individui poco ben intenzionati. Per i due ragazzini però è difficile discernere la realtà dalla versione dei fatti raccontata dall’uomo e presto comincia ad insinuarsi in loro il dubbio: Mud è davvero inseguito per aver ucciso un uomo?
Texano, 45 anni il prossimo 4 novembre, fresco di Oscar per la sua appassionante interpretazione in Dallas Buyers Club e... terribilmente sexy! Sempre presente ai vertici delle classifiche degli uomini più avvenenti del mondo, Matthew McCounaghey è oggi uno degli attori più apprezzati di Hollywood. Il fisico scolpito, la chioma bionda e quello sguardo di ghiaccio che ricorda quello leggendario di Paul Newman, sono stati un trampolino di lancio per gli esordi di Matthew ma con il tempo – e con la scelta di parti più strutturate e complesse – il bel texano ha saputo dimostrare di avere un gran talento. Fino alla conquista del Golden Globe e dell’Oscar nel 2014. La sua carriera decolla dopo che Joel Shumacher, nel 1996, lo sceglie per interpretare uno dei personaggi protagonisti di Il momento di uccidere, accanto a Samuel L. Jackson, Sandra Bullock e Kevin Spacey. Ma a donargli la vera popolarità sarà, nel 1999, Ron Howard, regista di EdTV. Con il filone della commedia sentimentale si fa conoscere e apprezzare dal pubblico femminile ma il vero salto di qualità lo segna nel 2011, quando inizia a dedicarsi a pellicole più forti e a ruoli più difficili, diretto da registi del calibro di Soderbergh e Scorsese.
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PERSONAGGI TV
A TUTTA DOLCEZZA
IL RITORNO DI BAKE OFF ITALIA di Stefano Fisico
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a cucina italiana è sicuramente una delle migliori al mondo, anche grazie a una vera e propria cultura gastronomica che si tramanda di generazione in generazione. È quindi abbastanza facile intuire perché programmi televisivi, riviste e corsi che parlano del mondo culinario riscuotano successo in tutto il paese. Di questi fanno parte anche quelli specializzati in dolci. Proprio la prossima settimana, a partire da venerdì 5 settembre, tornerà sugli schermi la seconda edizione di Bake Off – Dolci in forno, trasmesso da Real Time (Canale 31 digitale terrestre free Sky canali 124,125 e in Hd, TivùSat canale 31). Del cooking show condotto da Benedetta Parodi, abbiamo incontrato i due giudici che si occuperanno di decretare il secondo miglior pasticcere amatoriale d’Italia, Ernst Knam e Clelia D’Onofrio.
Nella scorsa stagione, che ha visto trionfare Madalina, siete stati accusati di essere un po’ troppo buoni nei vostri giudizi. In questa nuova stagione siete intenzionati ad essere più cattivi o la linea del programma rimarrà sempre morbida? Ernst Knam: «Per prima cosa tengo a precisare che non sono una persona cattiva, ma dovendo dare dei giudizi professionali a dei concorrenti che partecipano a livello amatoriale trovo più corretto spiegare bene quali sono gli errori commessi, anche per far capire a coloro che guardano da casa in modo che possano loro stessi imparare». Clelia D’Onofrio: «Non sono assolutamente d’accordo sul fatto che la nostra linea fosse morbida, ma credo invece fosse semplicemente più educata di altri programmi simili in cui invece c’è la cultura dell’insulto, cosa che è molto lontana da me personalmente, come
credo anche da Ernst». Ernst, ai provini per la seconda edizione del programma si sono presentate migliaia di persone che inseguono il sogno di diventare autentici professionisti del settore. Chi tra loro, secondo te, potrebbe proseguire questo “dolce” percorso ben oltre il programma? «Sicuramente tra i tantissimi dolci presentati dagli aspiranti concorrenti durante i casting, ci sarà qualcuno fatto da un futuro pasticcere al di fuori da quello che è il programma. Per noi che dobbiamo giudicare in cinque minuti un dolce che ti viene presentato e sul quale non hai mai la certezza che sia fatto realmente da chi hai di fronte, già non ti aiuta nel capire le potenzialità del possibile concorrente. Resta il fatto che non tutti sono dolci all’altezza di un programma tv e che spesso anche noi facciamo fatica ad as-
Ernst Knam e Clelia D’Onofrio, i due giudici di Bake Off Italia, in onda a partire dal 5 settembre su Real Time
saggiarli, d’altronde non tutti nascono pasticceri. Per poterti dire se la persona che ho di fronte è un potenziale pasticcere dovrei lavorarci almeno un’ora insieme». Clelia, la formula di questa stagione prevede molti concorrenti in più e, di conseguenza, molti assaggi da parte vostra. Non tutti i dolci, però, possono riuscire bene. Quali di quelli assaggiati ti hanno sorpreso? «Devo dire che la cosa che mi piace di più nel partecipare a questo tipo di programmi è l’essere sorpresa, com’è accaduto in una puntata in cui eravamo tutti convinti che su un determinato dolce sarebbero caduti tutti, o quasi, mentre invece ci hanno sorpreso positivamente. Stessa cosa per un altro dolce in cui eravamo sicuri che fosse semplice e invece è stato molto problematico per alcuni di
loro, ma ovviamente lo capirete quando guarderete le puntate del programma. Da sottolineare che l’emozione, spesso, per pasticceri amatoriali può giocare brutti scherzi e quindi togliere tutte le sicurezze che normalmente avrebbero nella propria cucina». Clelia, anche in questa stagione le prove che permetteranno di decretare il vincitore saranno due, creativa e tecnica. Tra le due, secondo te, quale è più importante anche in prospettiva futura? «Per quanto riguarda la tecnica, esiste quella professionale dello Chef, e poi quella acquisita a casa da una persona normale, leggendo libri di ricette e seguendo quindi la spiegazione. Quest’ultima, per quanto ottimale, non sarà mai come quella di un professionista del settore che invece ha nozioni e informazioni che ti fanno avere quel tocco in più. La curiosità e la voglia di imparare da parte del pasticcere amatoriale con corsi e capendo la chimica degli ingredienti può successivamente fare la differenza. Senza tecnica è difficile poi trasformare in dolci la propria creatività». Ernst, assaggiare tutti i giorni dolci, per molte ore, non è certo il massimo per il controllo del girovita. Cosa fai per tenerti in forma e come mangi per non appesantire ulteriormente il tuo corpo? «Questa edizione è stata veramente dura perché con 16 concorrenti e 32 assaggi di dolci al giorno sfido chiunque a rimanere in forma. Mi sono consultato con un amico che si occupa di fitness e alimentazione e ho cercato di bere molta acqua durante tutto il giorno, introdurre pochi zuccheri, e cibarmi di frutta e verdura. Nei momenti in cui si interrompevano le riprese verso ora di pranzo, andavo a correre 10 km quasi tutti i giorni e successivamente mi mangiavo una insalata». Clelia, per il secondo anno al vostro fianco ci sarà Radio Italia, dove, nella fascia tra le 18 e le 20 condotta da Fiorella Felisatti, commenterete settimanalmente le puntate insieme all’eliminato. Vi piace il mondo della radio e vi sentite a vostro agio durante la messa in onda? «Fiorella è davvero bravissima e il
mondo della radio mi è sempre piaciuto. Qualche anno fa collaborai con una radio francese che alle 7 del mattino trattava temi di cucina e io mi occupavo della cucina regionale italiana». Prima di chiudere, potreste regalare ai lettori di Adesso una ricetta di un dolce? Magari mentre guarderanno la prima puntata, gusteranno il dolce da te consigliato! E.K: «Bake off essendo un format televisivo che nasce in Inghilterra mi dà lo spunto per spostarci a Wimbledon e consigliarvi un dolce molto semplice, panna montata e fragole». C.D: «Non posso dare la ricetta del mio dolce preferito che è la cassata siciliana, essendo troppo lunga da fare, ma vi consiglio un dolce di fine pasto che è la bavarese ai lamponi».
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PERSONAGGI
ARIANNA BERGAMASCHI
LA REGINETTA DEL MUSICAL di Stefano Fisico
DALLA MUSICA AL TEATRO, PASSANDO PER LA TV LA CANTANTE MILANESE SOGNA IN GRANDE E NON HA INTENZIONE DI FERMARSI QUI...
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e puoi sognarlo, puoi farlo”: questa frase di Walt Disney, potrebbe essere sicuramente il motto distintivo di Arianna Bergamaschi. Cantante, attrice, interprete di musical, Arianna, come è nota ai più, è un’artista a tutto tondo che, sin da piccola, sognava di poter calcare i palchi di tutto il mondo grazie alla sua verve e al suo talento artistico. Lo sognava. E
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ce l’ha fatta. Figlia d’arte, sin dall’età di 12 anni inizia il suo cammino che le farà conoscere in pochi anni il mondo della tv, delle fiction, della radio e della musica. Fantastico e il Festival di Sanremo sono soltanto alcune delle esperienze che Arianna può annoverare nel suo curriculum. Altro grande amore è il teatro dove, dal 1996, studia, lavora e collabora con artisti del calibro di Pietro Garinei, Gino Landi, Maurizio Micheli e Michele Placido. Arianna, chi legge il tuo curriculum crede di avere a che fare con un’artista di ben altra età rispetto a quella che hai. C’è ancora qualche sogno di bambina che non hai realizzato ma che, prima o poi, vorresti trasformare in realtà?
«Mi piacerebbe molto portare sul grande schermo ciò che faccio a teatro in un film musicale». La tua vita professionale è equiparabile ad un prisma: hai tantissime sfaccettature. Dalla musica al teatro, dalla tv al musical… hai fatto di tutto! Ma qual è l’ambito che ti appassiona di più? «Il momento in cui mi sento più completa e felice è quando riesco ad unire tutte le cose che ho imparato a fare, quindi non è una questione di teatro piuttosto che tv. Il mix del cantare e poco dopo ballare o presentare sono le cose che mi appagano in assoluto di più». Si può dire che sei la paladina del musical in Italia: sei, infatti, una
delle primissime artiste che si sono cimentate in questa disciplina. Da dove nasce questa tua voglia irrefrenabile di danzare e cantare grandi pièce di Broadway? «Da mia mamma che sin da piccola mi faceva vedere i film degli anni ’50 con artisti come Mickey Roney, Judy Garland, Liza Minelli, artisti completi che ballavano, recitavano, con numeri incredibili di tip tap, ed io sognavo ad occhi aperti. Da lì è nata la mia passione per questo modo di essere artista a 360 gradi, anche se la primissima in assoluto è stata la danza che sin dall’età di 6 anni ho cercato di coltivare». Sono davvero tante le persone con cui hai collaborato in questi anni. Ce ne dici tre che hanno veramente dato qualcosa in più alla tua crescita professionale? «Te ne dico quattro di diversi settori. Per quanto riguarda il teatro devo tutto a Gino Landi, che si è imposto per avermi protagonista del suo spettacolo al punto che se non fosse stato così non avrebbe firmato la regia. Devo dire poi grazie a chi mi ha scelto in Disney Italia, dove ho iniziato la mia carriera di cantante, in particolare a Umberto Virri. Televisivamente parlando devo molto a Gerry Scotti che mi ha scelto come showgirl per fare la Corrida, esperienza davvero bellissima. Infine, un ringraziamento al cantante Pitbull con il
quale ho collaborato per il singolo Sexy People, che è diventato un successo internazionale». Rimanendo sempre in argomento, qual è lo spettacolo, programma o manifestazione canora che hai nel cuore più di ogni altra? «In assoluto il musical di Masaniello, che è stata la più grande sfida lavorativa per me: essendo di Milano, ho dovuto imparare perfettamente il dialetto napoletano antico, grazie all’aiuto di amici a cui devo tanto e ad un lavoro di decine di ore al giorno, superando il provino in cui ero l’unica non campana. Tanto grande è stato il mio impegno quanto poi la soddisfazione di essere stata credibile nel ruolo che ricoprivo e che mi è valso un premio per l’interpretazione, che in fondo era quella di una ragazza che arrivava dal quartiere Famagosta di Milano». Da insegnante teatrale quale sei, cosa ne pensi dei talent che stanno aumentando esponenzialmente? «Credo sia l’unica soluzione per dare visibilità alla musica in tv, essendo un periodo in cui le case discografiche non hanno soldi e quindi non possono permettersi di lanciare e promuovere nuovi cantanti. Non essendoci trasmissioni sulla musica ben vengano questo tipo di programmi». Per lavoro e per affetto viaggi moltissimo: dall’estero che percezione
si ha dell’Italia? Cosa ti piacerebbe sottrarre a un altro paese a favore del nostro? «Mi piacerebbe sottrarre la serietà e l’organizzazione nelle cose, che a noi manca pur avendo molto cuore e talento. Queste cose però non bastano per realizzare grandi eventi, grandi film, grandi spettacoli: bisogna che anche la parte organizzativa sia curata nei dettagli. Questo lo dico a fronte del fatto che avendo collaborato e lavorato con compagnie estere in occasione di musical, è tangibile l’approccio differente sul lavoro e il pregiudizio nei nostri confronti. Per quanto riguarda la percezione che si ha del nostro paese all’estero, ahimè non è un’impressione positiva, più che altro dovuta alla cattiva politica che traspare e che dà un’idea dell’italiano che a volte non è proprio così». Cosa c’è nel futuro di Arianna? «Sicuramente la voglia di rinnovarmi e trovare nuove sfide.Tra queste l’ultima è la mia scuola, la T.A.C (The Arts Company) nata con l’intento di creare una compagnia di appassionati di ballo, canto e recitazione che poi vadano poi a lavorare. Mi piacerebbe di nuovo condurre dei programmi e fare dei dischi con collaborazioni internazionali che possano farmi girare il mondo, confrontandomi con diversi mercati e culture».
Nata a Milano nel ‘75, Arianna è figlia d’arte: la madre, infatti, è la cantante e cantautrice Graziella Caly. Nel 2000 si è esibita anche in Piazza San Pietro per il Giubileo della Famiglie
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LA MACCHINA DEL TEMPO
1964 VIAGGIO A RITROSO FRA MUSICA, CURIOSITÀ E PERSONAGGI DA MILANO A NAPOLI IN UN LAMPO
Il 4 ottobre viene inaugurata in diretta televisiva l’A1 Milano-Napoli, più nota come Autostrada del Sole. Ad inaugurarla l’allora presidente del Consiglio Aldo Moro. Prima di questa data occorrevano due giorni di viaggio per coprire la distanza tra Milano e Napoli, perdendosi tra strade provinciali ed urbane. Costati 272 miliardi di lire (pari a circa 140 milioni di euro), i lavori sono stati avviati otto anni prima, con la posa della prima pietra nel maggio del 1956. Il pedaggio entrerà in vigore qualche mese dopo.
conquista presto un pubblico di tutte le età, rendendo celebri tutti i personaggi della funerea casa di 001 Cemetery Lane. Al successo contribuirà non poco l’inconfondibile sigla scritta da Vic Mizzy, al ritmo di fischi e schiocchi di dita. La serie originale sarà trasmessa per due stagioni successive, ispirando due serie animate (nel 1973 e nel 1992) e tre film di discreto successo (1991, 1993, 1998).
di Stefano Fisico
Benvenuto a... Nel nascono:
1964
7 GENNAIO
Nicolas Cage
Per l’anagrafe è Nicholas Kim Coppola, nipote del celebre regista Francis Ford. Nato a Long Beach, in California, per scrollarsi l’ombra dello zia regista, assume lo pseudonimo Nicholas Cage. La sua popolarità raggiunge il punto più alto con Via da Las Vegas, che gli vale l’Oscar come migliore attore protagonista nel 1996.
13 OTTOBRE
“CHE MONDO SAREBBE SENZA NUTELLA”?
UNA FAMIGLIA UN PO’ DARK
Il 18 settembre sugli schermi televisivi della ABC arriva la Famiglia Addams. L’umorismo nero della grottesca famiglia, ispirata all’omonimo fumetto ideato negli anni Trenta da Charles Addams,
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Il 20 aprile del 1964 è un giorno da ricordare per i più golosi: la Ferrero produce il primo vasetto di Nutella. Nasce come dolce dei poveri nel pieno dei favolosi anni Sessanta e, in poco tempo, mezzo mondo si accorge di non poterne più fare a meno, rendendo la Nutella un fenomeno sociale che non conosce declino. Dal cinema alla letteratura, in tanti le rendono omaggio quale eccellenza del made in Italy e simbolo intergenerazionale di puro edonismo.
Marco Travaglio Considerato la penna più sferzante del giornalismo italiano, si è formato nell’orbita del grande Indro Montanelli, che lo indicò come suo erede. È anche scrittore di successo, grazie ai suoi libri-inchiesta sugli scandali della politica italiana.
29 OTTOBRE
Luciana Littizzetto Nata a Torino, con la sua satira pungente è dagli anni Novanta tra i beniamini del pubblico . Dal 2005 fa parte del cast di Che tempo che fa.
Libri
I CONSIGLI
DELLA SETTIMANA
di Luca Foglia Leveque
IRENE CAO
PER TUTTO L’AMORE RIZZOLI – 2014
GIUSEPPE CATOZZELLA
NON DIRMI CHE HAI PAURA FELTRINELLI – 2014
Mogadiscio. Samia ama correre, da sempre, e ha un grande obiettivo: vincere le Olimpiadi. La sua passione la porta ad allenarsi con grinta e determinazione. Il suo sogno d’adolescente però ha davanti a sé tanti e tanti ostacoli... Samia vive in uno scenario fatto di guerra e miseria, vive in una realtà dove il coraggio è l’unico vero strumento per poter sopravvivere a una gara chiamata vita. La sua tenacia la porterà a Pechino, dove potrà correre con il burqa, qualificandosi ultima. Sconfitta? No, lei guarda avanti e pensa alle Olimpiadi di Londra... La sua storia, raccontata in prima persona dall’autore, ha il pregio di essere rara e forse unica. Non dirmi che hai paura, vincitore del Premio Strega Giovani, corre veloce e si ferma, con un battito d’ali, dentro al cuore. pp. 236 – 15,00 €
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Linda Ottaviani ha deciso di abbandonare il suo lavoro, la sua città, i suoi affetti... e tutto per amore. Il suo nuovo compagno, un diplomatico pieno di ambizioni, è un uomo praticamente perfetto: bello, ricco, affascinante e dotato di due splendidi occhi blu. Come avrebbe potuto dirgli di no? Lisbona sarà la sua nuova casa e Tommaso non le farà mai mancare nulla. Lui la vizia, la riempie di regali costosissimi, la fa sentire una vera e propria regina. Certo, ci sono anche i lati negativi. Noiosissime cene con politici, gente molto snob, e un lusso sfrenato che a un certo punto inizia quasi a infastidirla. Le pretese di Tommaso, che ama il controllo e la perfezione, inizieranno ben presto a farsi sentire in ogni ambito della loro vita. La forte passione, collante di un rapporto forse non tanto collaudato, inizierà a incrinarsi quando lui cercherà di imporle un erotismo troppo sfrenato, fatto d’intesa ma privo di sentimenti. Basteranno i regali costosi a riconquistare l’amata? Basterà un weekend da sogno a Parigi? Nel cuore
di Linda, non più offuscato dal fascino del diplomatico, sorge un dubbio antico: forse ciò che ha abbandonato era già perfetto, forse non ha mai avuto bisogno d’altro. Se non di Alessandro, un vecchio amico e probabilmente un grande amore. L’unico modo di capire cosa vuole realmente è amare con tutta se stessa, senza finzioni. Per tutto l’amore, di Irene Cao, è un dolce dall’aspetto delicato e dal sapore, a tratti, molte forte. pp. 277 – 14,90 €
RISCOPRIAMOLI E. SAPONARO E D. SGANAPPA
PAROLE DI PANE FARNESI – 2013 Parole di pane non è un ricettario o una guida gastronomica ma un libro curioso, ricco e di pregio: come un buon bicchiere di vino. Il volume, a cura delle scrittrici Emma Saponaro e Diana Sganappa, raccoglie una cinquantina di brevissimi racconti sul cibo e le tradizioni culinarie. Gli autori, tantissimi, hanno impastato migliaia di parole con l’intento di creare e far vivere ricordi, emozioni, favole
e sogni. L’ingrediente principale, però, è stato l’amore: Parole di pane è un’antologia ma anche un’iniziativa benefica. I proventi delle curatrici, ricavati dalle vendite di questa deliziosa opera, saranno devoluti in toto all’Associazione familiari e sostenitori sofferenti psichici della Tuscia. Moltiplicare il pane è possibile, a volte, anche solo leggendo. pp. 160 – 15,00 €
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PERSONAGGI
«Di fronte alla sofferenza bisogna reagire, altrimenti si rischia di soccombere»
SANDRA CECCARELLI di Vincenzo Petraglia
Fra le protagoniste della Mostra del Cinema di Venezia, la pluripremiata attrice milanese racconta la sua infanzia difficile
È
una delle interpreti più eleganti del nostro cinema. Con la sua bellezza sobria, aristocratica, a tratti malinconica, Sandra Ceccarelli è senza ombra di dubbio una delle attrici più apprezzate dai veri intenditori della settima arte. Per quella sua intensità interpretativa che la rende capace di dare forza e veridicità ai suoi personaggi. Un’intensità che le è valsa svariati premi e riconoscimenti fra cui un Nastro d’argento nel 2002 come miglior attrice non
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protagonista per Il più bel giorno della mia vita di Cristina Comencini e due nomination ai David di Donatello come migliore attrice protagonista per Luce dei miei occhi nel 2002 (per il quale ha vinto anche la Coppa Volpi a Venezia) e La vita che vorrei nel 2005, entrambi di Giuseppe Piccioni. Figlia del musicista Franco Ceccarelli, degli Equipe 84, e Sandra von Glasersfeld, il cui padre fu il noto filosofo Ernst von Glasersfeld, Sandra ha debuttato nel cinema a soli
sedici anni, scelta da Giuseppe Bertolucci per interpretare la figlia di Stefania Sandrelli in Segreti segreti (1984), e in questi giorni è fra le protagoniste della 71esima Mostra del Cinema di Venezia. Vi partecipa con The Show Mas Go On di Rä di Martino, selezionato per le Giornate degli autori e del cui cast fanno parte anche Maya Sansa, Iaia Forte e Filippo Timi: un originalissimo film-documentario dedicato ai “Magazzini allo Statuto”, luogo storico della capitale che
PERSONAGGI Sandra Ceccarelli (47 anni), ha cominciato a lavorare per il grande schermo a soli 16 anni, quando venne scelta da Giuseppe Bertolucci per interpretare la figlia di Stefania Sandrelli in Segreti segreti (1984). È in questi giorni fra le protagoniste della 71esima Mostra del Cinema di Venezia con The Show Mas Go On di Rä di Martino, selezionato per le Giornate degli autori
rischia di chiudere per sempre. Sandra, non è la prima volta per te a Venezia. Come ti senti e che aria si respira quest’anno? «Partecipando alle Giornate degli autori ed essendo, quindi, meno sotto i riflettori, si vive il tutto in modo molto più rilassato, senza il pensiero del glamour e del cosa dover indossare. Ci si riesce a godere, pertanto, ancora più a fondo ogni cosa. Parteciparvi poi con un film-documentario così originale e fuori dagli schemi rende tutto ancora più elettrizzante». The Show Mas go on è dedicato a un posto magico della capitale che rischia di scomparire... «Come, purtroppo, molti altri luoghi in Italia, che scompaiono per far posto alla standardizzazione di questi nostri tempi. I “Magazzini allo Statuto” sono un luogo incredibile dove si trova di tutto. Da oltre un secolo radunano tantissimi tipi di identità: dalle suore agli extracomunitari, dalle drag queen alle badanti e ai commessi, che sono dei veri personaggi. È un vero peccato che ambienti come questi vadano perduti!». Nel film interpreti, come ti capita spesso, una donna molto raffinata. Che cos’è per te l’eleganza? «Credo sia innanzitutto armonia, frutto di un insieme di componenti che stanno bene fra loro». È vero che hai la passione della scrittura e dei diari? «È vero, se non scrivo è come se mi mancasse qualcosa! Negli anni ho raccolto scatoloni di pensieri, riflessioni, resoconti delle mie giornate e delle mie esperienze. Ma non sono veri e propri diari, quindi i classici quaderni con la data prestampata su ciascuna pagina. Sono, invece, fogli rigorosamente bianchi su cui ho sempre avuto l’abitudine di appuntare data e orario. Quando ero piccola li firmavo anche e secondo il mio terapeuta la mia altro non era che una corrispondenza ideale con mia madre». Perché? «Lei mi ha lasciata quando ero molto piccola e poi anni dopo è morta. Secondo lo psicologo, quindi, questi miei scritti erano delle lettere idealmente indirizzate a mia madre perché per loro tramite, inconsciamente, cercavo quel contatto che non ho avuto con lei». Come hai vissuto quel distacco?
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«È stato un percorso molto lungo e faticoso, anche perché legato all’infanzia e alla crescita, che però con gli anni sono riuscita a rielaborare. Di fronte a grossi traumi si reagisce, curandosi e anche arricchendosi dell’incontro con gli altri. La vita ti dà sempre nuove occasioni, a volte si è in grado di coglierle altre volte no e a seconda di questo uno poi si deprime o rinasce. Questa esperienza mi ha lasciato delle paure, ma allo stesso tempo mi ha anche dato molta forza. Ogni forma di sofferenza d’altronde se da un lato può rendere più vulnerabili, dall’altro può anche rafforzare molto, perché se non si reagisce si rischia di soccombere». C’è un ruolo che prima o poi ti piacerebbe interpretare? «Forse un ruolo comico, per mettermi alla prova in vesti per me un po’ inedite. Purtroppo in Italia dopo i 45 anni o fai la mamma o la giovane nonna, mentre all’estero le attrici hanno più possibilità di interpretare ruoli diversi». Cosa bolle in pentola in questo periodo a livello professionale? «Mi vedrete in autunno su Canale5 con la serie di quattro puntate Il bosco, in cui interpreto la moglie di un facoltoso uomo, in un contesto un po’ horror. E poi al cinema col film di Stefano Chiantini Storie sospese, dedicato a una tematica sociale piuttosto attuale: sotto a un paesino si vuole costruire un tunnel... e non tutti sono d’accordo». Hai fatto la scelta di lasciare Roma e trasferirti in campagna. Come mai? «Sì, da tre anni vivo insieme col mio cane in campagna, vicino Firenze. È forse l’unico vantaggio di essere sigle e non aver figli, intendo quello di poter scegliere con una certa facilità di cambiar vita come ho fatto io. Come dire, solitaria, ma libera! Venendo da Roma e, prima ancora, da Milano, mi rendo conto che in campagna regna sovrana la bellezza, mentre è quasi del tutto assente lo squallore che spesso abbiamo nelle nostre città. Questo fa sicuramente bene all’anima, anche se non è detto che prima o poi non torni a vivere in città. Diciamo che questa è soltanto una fase della mia vita!».
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PERSONAGGI
ANTONIO CASANOVA
di Chiara Mazzei - Foto Desi Frascari
«Il mio obiettivo è vedere lo stupore sul volto della gente»
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iciamo la verità: quel ciuffo un po’ spavaldo e l’occhietto furbastro non possono non conquistare la simpatia di tutti. E la magia, la sua passione e il suo mestiere, diventa un mezzo per affermare un personaggio ormai divenuto familiare ai più. Il mago Antonio Casanova, all’anagrafe Antonio Montanari, è uno dei volti più noti della magia in Italia. Ma non finisce qui. Oltre all’illusionismo, il fascinoso mago ravennate si dedica con successo alle più svariate attività. Non molti sanno che inizia la sua carriera artistica come musicista, esibendosi al pianoforte in tutta Europa già da ragazzo. La magia è il suo grande amore, con essa cresce come uomo e
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professionista. Dagli esordi nelle piazze italiane con lo pseudonimo di Scaramuche, il fortunato incontro con il mondo della televisione e in particolare Striscia la notizia, che lo consacra al grande pubblico come mago e personaggio televisivo a tutti gli effetti. Ma in tutto quello che fa, dalla musica alla magia passando per la scrittura, l’importante per lui è incantare... Antonio, da pianista come sei approdato al mondo della magia? «Non lo reputo un approdo, ma piuttosto due linee parallele, quelle della musica e della magia, che procedono insieme. Suonavo a 15 anni a livello concertistico e già allora ho percepito
che il pubblico ha bisogno di incantarsi. L’incontro con la magia è avvenuto grazie a mio nonno, che era professore di Lettere e Filosofia e collezionava libri trovati nei mercatini dell’antiquariato. Fra questi, ho trovato degli antichi testi di magia bianca che mi hanno subito affascinato. Addirittura vi trovai un testo del ‘700 considerato uno dei fondamenti della magia. Così parallelamente al piano mi feci influenzare dal virus del senso dell’illusione. Dietro scoprii tutto un mondo. Non è tanto capire come funziona un trucco, l’inganno fine a se stesso. Si tratta, sia per la musica che per la magia, di dare emozioni. Il pianoforte comunque per me rimane un’esigenza, più che una passione. E potermi esibi-
re insieme a Claudio Baglioni è stata un’occasione meravigliosa di potermi esprimere e una soddisfazione davvero enorme». Ti sei cimentato anche come scrittore per ragazzi. (Antonio ha pubblicato una serie di libri con Piemme che hanno come protagonista il giovane mago Nasha Blaze, ndr). Come è nato il personaggio di Nasha Blaze? «Io penso che il bambino sia la parte della società più complessa e più difficilmente incantabile perché il bambino, di fatto, è perennemente incantato. Nasha è un ragazzo di colore che vive la sua iniziazione alla magia e un po’ credo mi rappresenti. Fa magia senza sapere come. L’aspetto che mi ha portato alla scrittura è che anche attraverso essa possiamo portare incanto. E i bambini hanno bisogno di incantarsi senza l’aiuto della tecnologia, di cui oggi siamo un po’ tutti schiavi. La mia esperienza come scrittore non finisce qui comunque perché al momento sono alle prese con la stesura di un thriller per adulti. È ambientato a Las Vegas e parla di un illusionista accusato di omicidio. In
particolare, è accusato di aver ucciso tre persone in tre luoghi diversi, contemporaneamente. Anche in questo caso lo stimolo è quello dell’immagignifico. Faccio le cose che mi divertivano da piccolo, con la volontà di far giocare gli altri e farli emozionare. Si fa una cosa che ci appassiona se la si può condividere anche con gli altri. Il mio obiettivo è vedere la O della bocca spalancata delle persone». Hai da poco iniziato la turnée col tuo nuovo spettacolo, Aenigma. Quali novità ci sono? «Aenigma è uno spettacolo speciale, in cui ripercorro le fasi dello stupore, una specie di memoria proustiana delle cose unita alla magia. In esso, lo spettatore viene coinvolto in prima persona, viene coinvolto nel cercare di capire chi sia l’assassino nascosto tra il pubblico. Si tratta di uno spettacolo che prende e coinvolge: il pubblico sentirà l’illusionismo sulla propria pelle. Con Aenigma inizia una grande tournée che mi porterà fino al Teatro della Luna a Milano, a marzo». Hai mai paura, prima di uno spetta-
Il noto illusionista, più volte in televisione con le sue magie, come per esempio a Striscia la notizia, è in questo periodo in tournée con il sorprendente spettacolo Aenigma. Tra le sue molteplici attività anche quella di scrittore
colo, che qualcosa vada storto? «Sempre tornando al mondo della musica, si dice che venne chiesto a un celebre pianista se aveva paura di sbagliare. E lui rispose che di note ne sbagliava in continuazione. La paura era che se ne accorgessero. L’abilità, se condo me, sta nel fronteggiare quello che accade. In Aenigma, ad esempio, c’è una certa parte basata sull’improvvisazione, in cui vado a braccio.La paura va gestita, va saputa fronteggiare. E quella che viene prima degli spettacoli è una paura adrenalinica, che ci deve essere. Prima che si apra il sipario io, addirittura, mi sdraio in mezzo al palco e mi godo a pieno questa sensazione». Fra tutte le illusioni in cui ti sei cimentato, qual è quella che ti emoziona di più? «Ogni volta ho la fortuna di affrontare cose nuove ed ogni volta mi emozionoHo studiato il miracolo di David Copperfield di volare sul palco. Volare è la cosa più emozionante in assoluto... in piena luce, in strada. È quello che vorremmo fare tutti da bambini». Con Striscia la notizia sei diventato il Vendicatore Oscuro. Come si coniuga la figura del mago con quella del giornalista d’inchiesta? «Come sempre, mi affascinava l’idea di potermi nuovamente trasformare. Striscia mi ha cresciuto, mi ha fatto diventare simpatico alle persone. Per quanto riguarda il Vendicatore Oscuro, può sembrare un paradosso mettere la magia al servizio del bene comune, delle opere sociali, ma alla fine si è rivelato un personaggio vincente. Sono molte le inchieste cui abbiamo lavorato, molti i falsi maghi che abbiamo denunciato. Purtroppo ci sono in giro molti gaglioffi che si spacciano per maghi ma non si tratta affatto di magia quanto di veri e propri raggiri. Grazie a questo personaggio abbiamo potuto aiutare molte persone e questa è una soddisfazione grandissima». Bolle qualcos’altro in pentola, oltre allo spettacolo Aenigma e il thriller? «Sto lavorando anche a un nuovo progetto, in cui esploro l’effetto opposto dello stupore. In pratica, agirò mascherato, sarò del tutto irriconoscibile, vestito come un vagabondo, e farò le cose che faccio da mago. L’effetto sulle persone però non sarà quello dell’incanto e dello stupore ma della paura, perché, non vedendomi nei panni del mago, la gente tenderà a spaventarsi o, addirittura, a reagire con l’indifferenza».
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GIOCHI MAGICI
LA MAGIA
NELLE TUE MANI... IL MISTERO DELLA. .CASA.STREGATA.
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uello che state per fare è un’esperienza al di là dell’illusionismo e della Magia Bianca, ovvero dell’Arte di creare una realtà alternativa che da sempre i prestigiatori e gli illusionisti di tutto il mondo propongono. Quello che state per fare è un esperimento che potrete a vostra volta far vivere ad amici e parenti, tenendo conto che dovete creare una suggestione mentale, in gergo stretto chiamata ‘Programmazione Linguistica di Primo Grado” o “Ipnosi del Pensiero Laterale” e che questo sarà possibile solo se seguirete attentamente le istruzioni e le PAROLE che vi insegnerò. Potrete usare la tavola sul giornale prima su voi stessi, e poi sui vostri amici. Ma ricordate: l’effetto è dovuto al modo in cui presenterete l’esperimento, ed è strettamente legato alle frasi che ho composto per voi e alle PAROLE, ripeto, che ho utilizzato.
Provate a seguirmi, guardate la pagina e seguite quanto vi chiedo di fare: A) Liberate la vostra mente da ogni pensiero. Da ogni preoccupazione. Concentratevi su un pensiero felice. È necessario siate positivi mentre approcciate l’esperimento. Molti immaginano un campo di grano in una giornata di sole, sotto una brezza leggera. Sviluppate un pensiero semplice. Appena l’avrete chiaro mentalmente potrete entrare nell’atmosfera delle immagini che vedete, al contrario notturne e misteriose. Ora appoggiate il vostro dito indice della mano destra su una delle quattro caselle che indicano un luogo della casa e dei suoi dintorni, contraddistinte dalla cornice, una qualsiasi, che corrisponderanno alle entrate della casa stregata, ovvero NORD, SUD OVEST ED EST. Siete appena giunti nei dintorni di una casa che le leggende metropolitane vogliono stregata. Una casa che racconta ovunque voi siate. E io a distanza potrò sapere sempre dove vi troverete. Voi tenterete di nascondervi , ma io vi troverò.. B) Ora dal posto in cui vi trovate muovetevi dove volete, a destra o sinistra, in alto o in basso, ma mai in diagonale, per non contravvenire alle regole base degli spostamenti così da non fare confusione. Spostatevi di 4 volte, in piena libertà. Fermatevi sulla casella che state toccando. Non muovetevi.
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C) Ora io vi riesco a dire che non siete nella SALA DELLE FESTE, che ci crediate o no vi ho sentito essere vicini, ma non siete lì. Cancellate la casella con un pennarello, e d’ora in poi non contatela più nei vostri spostamenti.
D) Muovetevi ora di 5 caselle, sempre in piena libertà, dalla casella che state toccando. Sono certo che siete passati sopra o vicino alle SEGRETE , ma non ci siete ora. Pertanto cancellate la casella delle SEGRETE col pennarello, e non muovete il dito da quella su cui vi trovate. E) Muovetevi ancora di 2 caselle stavolta, da dove siete, e vi troverete su una casella che vi affascina. Ma so che non siete DAVANTI ALLA TORRE FACCIATA SUD. Cancellate con un pennarello questa casella. F) Ora da dove siete, muovetevi di 3 caselle sulle rimaste, e restate fermi col dito sulla nuova scelta. Io so che non siete, per quanto magari ci siate passati, in INGRESSO DELLE CUCINE E POZZO DEL CORTILE. Cancellateli con il pennarello. G) Ancora una volta spostatevi di 3 caselle. Un numero basso facile da contare, ma sempre con la vostra massima libertà. Tenete il dito dove siete io so che non siete sotto il INGRESSO PRINCIPALE. Cancellatela con il pennarello. H) Vi chiedo un ultimo sforzo. Muovetevi di una casella. E nonostante la vostra scelta sia sempre stata libera io so esattamente dove vi trovate. Ora andate alla pagina 101 del giornale e scoprirete che vi vedo: so dove siete, nonostante siate sempre scappati e io vi abbia mostrato che sapevo bene dove non eravate ogni volta.
NORD
INGRESSO PRINCIPALE.
BOSCO.
SEGRETE.
LOGGIATO.
ANTICO MURO DI CINTA.
SALA DELE FESTE.
TORRE FACCIATA SUD.
INGRESSO69 CUCINE.
EST
OVEST
POZZO DEL CORTILE.
SUD
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STORIE PERSONAGGI ED EMOZIONI
DREAM UN SOGNO TUTTO ITALIANO
AFRICA
PER UN’ LIBERA DALL’
AIDS
IL PROGRAMMA SEGUITO DALLA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO CHE, DAL 2002, HA CURATO UN NUMERO ELEVATISSIMO DI PERSONE, TRA CUI MOLTI BAMBINI di Chiara Mazzei
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ream è sogno. Il sogno di un continente libero da una schiavitù che lo mette in ginocchio, quella del virus dell’HIV. È il sogno di moltissime donne malate di dare alla luce bambini sani. È il sogno di tanti medici di mettere a disposizione la propria competenza per salvare più vite possibile. È, in particolare, il sogno del dottor Michelangelo Bartolo che, in 12 anni, è cresciuto tantissimo, nei numeri delle persone coinvolte e salvate, nel numero dei paesi interessati, nel numero di strutture aperte. Un sogno che è diventato grandissimo. Dream è Drug Resorce Enhancement against AIDS and Malnutrition, il programma per la cura dell’AIDS avviato nel 2002 dalla Comunità di Sant’Egidio di Roma. L’idea nasce nel 2000 ma per decollare ha bisogno di tempo, di un grande investimento di energie e di una capacità di sognare in grande senza limiti. Eppure, passo dopo passo, il progetto prende forma e si concretizza nel 2002 a Maputo, in Mozambico. Il fondamento del programma è l’unione di prevenzione e terapia. Per molti anni, in Africa, l’intervento medico applicato è stato quello esclusivamente preventivo.Per quanto fondamentale, la prevenzione non può bastare. E a dimostrarlo sono i numeri dei morti e dei malati a causa dell’infezione da HIV nel continente. Dream propone un approccio occidentale anche in Africa, in cui prevenzione e terapia vanno di pari passo, sotto il segno dell’eccellenza. Sì perché se si sogna lo si deve fare in grande. E
Lorella ha visitato di persona uno dei centri Dream, che continuano a crescere e svilupparsi in molti paesi africani
non ci si può e non ci si deve accontentare di cure di second’ordine ma anche per il Continente Nero si pretende lo standard occidentale: eccellenza delle cure, della diagnostica e dell’informatizzazione. Ecco, dunque, che nei centri del programma Dream viene utilizzato l’Highly Active Anti-Retroviral Therapy (HAART) che rappresenta il non plus ultra del trattamento dell’infezione da HIV. Malawi, Tanzania, Kenya, Repubblica di Guinea, Guinea Bissau, Camerun, Congo RDC, Angola e Nigeria sono i paesi coinvolti nel progetto Dream, ben 42 i centri attivi e 250mila le persone assistite. È un sogno positivo, un sogno in sol maggiore per dirla con le parole del dottor Bartolo. Proprio questo il titolo del suo secondo libro in cui racconta la sua esperienza africana. Sognando l’Africa in sol maggiore è il racconto di questa avventura che continua a
Grazie alle terapie offerte da Dream, oggi molti bambini nascono sani da madri sieropositive
crescere e raggiunge risultati sempre più ambiziosi, nella lotta contro il pessimismo da sempre applicato a questo paese, nella lotta per il diritto alla salute di ogni singolo individuo, indipendente da dove sia nato. E più di 25mila sono i bambini nati sani da madri sieropositive all’interno del programma di prevenzione. Il sol maggiore, chi mastica un po’ di musica lo sa, è l’accordo della gioia, della leggerezza, del sorriso. E questo è l’approccio di Michelangelo dei medici coinvolti: uno sguardo positivo e un messaggio concreto e chiaro: l’AIDS si può curare. Michelangelo ora va in Africa circa tre volte l’anno. Se prima andava a fare i turni come medico, adesso si reca nei vari centri per supervisionare e formare il personale. I centri viaggiano di gran carriera e offrono assistenza alle persone malate in maniera del tutto gratuita. Gratuità è una delle parole chiave di questo programma. Cure per tutti coloro che ne hanno bisogno e prevenzione rivolta a tutti. «É assolutamente fondamentale che le cure siano gratis per tutti. Il programma riceve delle sovvenzioni ma ma la mancanza di fondi rappresenta un problema». Uno dei punti cardini del progetto è rappresentato dal Teleconsulto, un’idea semplice e geniale che ha portato netti miglioramenti nel modo di fare sanità nel paesi del Terzo Mondo. «Prima si moriva di Aids e l’emergenza era quella. Ora grazie alle terapie non si muore più, ma ci sono nuove emergenze, di vario tipo» ci spiega Michelangelo. «Se in uno dei centri un medico ha bisogno di un consulto specialistico per un paziente, ad esempio un cardiologo, inserisce la richiesta nel sistema e allega eventuali esami specifici che possono essere utili
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Michelangelo Bartolo, parte attiva del programma Dream, insieme coi bambini africani a cui dedica la vita
per la diagnosi. A quel punto, viene inviato automaticamente un sms a tutti i medici cardiologi che parlano la lingua del paese da dove viene la richiesta. Chi ne ha la possibilità, accede al sistema e fornisce la risposta. A quel punto, la persona che ha fatto la richiesta a sua volta riceve un sms di risposta». Un sistema semplice che apre infinite possibilità. Sono 30, attualmente, i medici volontari in Italia e non solo che mettono a disposizione la propria competenza per questo genere di consulti a distanza. Il «Teleconsulto è, praticamente, il radiotaxi della sanità mondiale. E poi è ad alto impatto e bassi costi». Questo è stato possibile anche grazie al progetto di Telemedicina seguito dal dottor Bartolo. Dal 2003, infatti, sono stati informatizzati i dati utilizzati nei centri di cura, agevolando così la cura dei pazienti e rendendo possibili ed efficaci anche i consulti a distanza. Non solo medici e pazienti nel mondo di Dream. Ci sono anche donne e uomini, ma in particolare donne, coraggiosi, forti e malati. Sono gli attivisti che, essendo venuti in contatto col programma come pazienti, hanno deciso di contribuire al progetto aiutando a loro volta i malati. «Sono figure importantissime» ci racconta il dottor Bartolo «perché sono donne del villaggio, inserite nel contesto in quanto del posto. Per loro, quindi, è più facile avvicinarsi ai malati e seguirli. Molte si recano anche nelle scuole e nei mercati per parlare alle persone e fare prevenzione». Il movimento degli attivisti, diffuso in ogni località in cui Dream è presente, è particolarmente vivo in Mozambico, il paese in cui Dream ha mosso i primi passi. Qui l’associazione è composta per lo più da donne e prende il nome di Mulheres para o dream,
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(Donne per il sogno), nome che probabilmente verrà mutato per includere anche gli uomini che alle donne si sono uniti e che propongono un più equo Humanidade para o dream. La formula utilizzata è quella del Job for food, per cui le persone coinvolte non sono tanto dei volontari alla maniera occidentale quanto, piuttosto, dei lavoratori regolarmente retribuiti all’interno del programma, che ricevono, appunto, cibo in cambio del loro lavoro. Il messaggio che queste persone cercano di diffondere
è semplice e chiaro: possiamo curare l’Aids. Il loro lavoro è prezioso e insostituibile: accolgono chi arriva nei centri per la prima volta, lo aiutano a capire e farsi coraggio; vanno loro stesse in cerca dei malati e incoraggiano chi ha paura di farsi curare. Soprattutto, con la loro presenza testimoniano che l’Aids non rappresenta una condanna a morte ma una malattia che si può curare. La battaglia portata avanti dal programma Dream va al di là dei numeri già di per sé assolutamente vincenti. 1 milione e 500mila le persone che hanno usufruito del programma, attraverso l’educazione sanitaria, i corsi di prevenzione, il sostegno nutrizionale; 3 milione e mezzo le visite mediche effettuate; 5mila i professionisti africani formati. Sono i numeri di un sogno che è diventato realtà, dietro al quale ci sta la profonda convinzione che combattere l’ignoranza e la malattia si può, che l’Africa ha grandi potenzialità e gli stessi medesimi diritti degli altri continenti, che si può promuovere la salute imponendo così anche una vita più dignitosa. Il sogno di Dream è forte e destinato a crescere. Un sogno più forte di tutto.
Grazie alla pubblicazione del libro, molti lettori hanno deciso di contribuire economicamente al progetto. Da lì, nasce Global Health Telemedicine, una onlus che offre un servizio di teleconsulto medico, open source, gratuito, multidisciplinare che si avvale di un pool di specialisti italiani che prestano gratuitamente la loro consulenza. Per informazioni: www.santegidio.org e www.ghtelemedicine.org
La storia dell’avvio del progetto e del suo svilupparsi negli anni è raccontata nel primo romanzo di Michelangelo, La nostra Africa, una sorta di diario di viaggio che parte dal Mozambico e, toccando i vari paesi coinvolti, termina in Africania, un paese che non esiste ma è come se esistesse, un luogo immaginario in cui l’autore può riportare tutte le brutture della burocrazia e non solo che altrimenti non potrebbe denunciare.
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F O L L O W US a mo re e b a c i wo r l d O N:
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CAMBIA LA MESSA.
STRETTA DI MANO NEL MIRINO
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Basta cambi di posto, auguri e saluti troppo calorosi: a sorpresa, Papa Francesco invita alla sobrietà. Perché quel che è sacro è sacro
di Filippo Costoni
L’ABBRACCIO? ROBA DA VERI UOMINI. PAROLA DI FRANCESCO Al giovane Jorge Mario Bergoglio i gesuiti insegnavano ad abbracciare «con una certa distanza». Abbracciando uno studente gesuita, al termine di una messa in Santa Marta recentemente, Papa Francesco ha commentato: «Questo sì che è un abbraccio da veri uomini». Uno distaccato, invece, «non va bene. Mi è piaciuto di più il tuo».
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cambiatevi un segno di pace». Sì, ma con calma. La Congregazione per il culto divino ha infatti inviato una lettera a tutte le Conferenze episcopali del mondo in cui si invitano i fedeli a stringersi la mano con sobrietà e misura, evitando gli «abusi». La lettera, firmata dal cardinale prefetto Antonio Cañizares Llovera e dall’arcivescovo segretario Arthur Roche, è stata approvata e confermata dallo stesso Francesco. Un atteggiamento poco “bergogliano”, apparentemente. Eppure motivato dalla stessa volontà di Benedetto XVI di preservare la sacralità della celebrazione eucaristica.
LO VOLEVA ANCHE BENEDETTO XVI
Già nel 2007, infatti, Ratzinger parlava dell’«opportunità di moderare questo gesto, che può assumere espressioni eccessive, suscitando qualche confusione nell’assemblea proprio prima della comunione. È bene ricordare come non tolga nul-
la all’alto valore del gesto la sobrietà necessaria a mantenere un clima adatto alla celebrazione, per esempio facendo in modo di limitare lo scambio della pace a chi sta più vicino». Tanto che si era perfino parlato di cambiare la collocazione della stretta di mano all’interno della messa. Ma come dovremmo stringerci la mano? Tanto per cominciare, secondo la lettera, non è necessario che il sacerdote inviti «meccanicamente ogni volta i fedeli a scambiarsi il segno della pace, e quindi se lo si ritenga conveniente lo si può tranquillamente tralasciare». Poi, durante il gesto niente canti, niente spostamento dei fedeli dal proprio posto, né tantomeno del prete dall’altare per stringere la mano ai fedeli. Guai ad approfittare del momento per scambiarsi auguri, felicitazioni o condoglianze. Insomma, va bene il calore, va bene la cordialità, va bene anche quell’informalità così amata da Papa Francesco. Ma la messa è un momento solenne: ordine e disciplina.
IL MONDO DI FRANCESCO
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BERGOGLIO C’È GIÀ UN FILM.ANZI, TRE E PER
Claudia Mori, Daniele Luchetti e Pietro Valsecchi rappresenteranno la sua vita negli anni dei desaparecidos e della dittatura militare. Per il ruolo del Papa, gli aspiranti attori si facciano avanti
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Non sarà un tipo superstizioso, Papa Francesco. Perché le fiction, solitamente, si fanno sui grandi personaggi del passato. Già morti, ovviamente, o tutt’al più in galera. E invece Bergoglio sarà uno dei pochi personaggi storici – vivi - la cui vita sarà presto rappresentata su piccoli e grandi schermi. E con ben tre film!
quasi da imitatori, ma dovranno essere credibili e rispettosi nel rappresentare il ruolo di Papa Francesco. A scrivere la sceneggiatura sarà Umberto Contarello, autore con Paolo Sorrentino delle sceneggiature di This must me the place e La grande bellezza. Regista, Liliana Cavani.
LA LISTA
Non solo. Anche Daniele Luchetti sta già lavorando a un film sulla vita di Papa Francesco. «Farò un film sulla vita di Bergoglio, sulla sua storia prima di diventare Papa» e le riprese dovrebbero cominciare già a metà ottobre in Argentina. Anche qui, il casting per gli aspiranti Bergoglio sono ancora aperti, ma il regista ha già parlato con Rodrigo De La Serna, protagonista nel 2004 del film I diari della motocicletta, dedicato a Che Guevara. Anche qui ci sarà sia una
Claudia Mori ha infatti acquistato i diritti del libro di Nello Scavo La lista di Bergoglio, che racconta come Jorge Mario Bergoglio riuscì a salvare preti e laici negli anni della dittatura militare argentina e dei desaparecidos. Ne nascerà un film per il cinema e un fiction per la tv. Già da alcune settimane si stanno eseguendo i cast per il ruolo di Bergoglio. Secondo gli autori, gli attori non dovranno avere una somiglianza
DA CHE GUEVARA AL VATICANO
fiction che una versione per il cinema. Per non essere da meno, il produttore Pietro Valseccchi ha già annunciato di girare una fiction ispirata al libro di Evangelina Himitian Francesco - il Papa della gente, anche questo ambientato alla fine degli anni ‘70. QUELL’OPERA AMATA DA FRANCESCO Anche lo scorso anno Francesco non era voluto mancare alla messa in onore di Sant’Ignazio di Loyola, fondatore dei gesuiti. E in quell’occasione sottolineò l’esempio di un altro gesuita, San Francesco Saverio. Nel farlo, il Papa citò uno straordinario brano letterario, quello dello scrittore spagnolo José Maria Pemán y Pemartín (1897-1981). Cattolico e conservatore, Pemán ha dedicato al santo il dramma Il divino impaziente, dipingendo Saverio in tutta la sua ansia e irruenza di evangelizzare tutto il mondo, a cominciare dalla Cina. Un sogno mai realizzato: dopo aver viaggiato nelle Filippine, a Taiwan e in Giappone, Francesco Saverio morirà nel 1552 in un’isola proprio di fronte a Canton. «Vedo che questa spiaggia di Sanchon sarà la fine del mio cammino. Morire vedendo le coste della Cina, alle quali anelavo, senza entrarvi, come Mosè morì nel deserto, con la terra promessa, che era tutto ciò che desiderava, tanto vicina al suo sguardo e dalle sue mani tanto lontana!» Sempre attivi, dunque, non fermarsi mai.
le Donne D’ITALIA
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PERSONAGGI
di Serena Fogli
Eterna Sophia
Una donna che rappresenta l’Italia nel mondo. Ma dietro il successo, i sacrifici e le battaglie di una ragazza fragile
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uintessenza della bellezza italiana nel mondo, un viso dai lineamenti inconfondibili, diva in carne ed ossa, popolana ma aristocratica allo stesso tempo, spavalda ma mai volgare. Quanti aggettivi servirebbero per descrivere Sophia Loren? Una donna che ha segnato un’epoca, un’artista le cui interpretazioni hanno fatto la storia del cinema di qualità. Due oscar, uno nel 1961 come miglior attrice protagonista, l’altro nel 1999, alla carriera. Sophia Loren, ultima diva italiana nel mondo, una donna capace di farsi da sola, una ragazza che dalla povertà di Pozzuoli approda a Roma e, complice una mamma intraprendente, una bellezza inusuale e statuaria e un innato talento davanti alla macchina da presa, dà avvio a una splendente carriera cinematografica. MISERIA E SPLENDORE: DALLA POVERTÀ AI LUSTRI DEL CINEMA Una diva dagli umili natali. Sophia Loren, nata Sofia Villani Scicolone, ebbe un’infanzia dura e difficile, caratterizzata dalle ristrettezze economiche, dalla fame della guerra e da un padre assente che non si interesserà mai alla sua vita. In un’intervista con Alberto Moravia, Sophia Loren confiderà che suo padre «era un estraneo, non vedeva l’ora di andar via, tanto più che i miei non gli perdonavano di non aver sposato mia madre. Era come un asino tra i suoni. Lo diciamo a Napoli. Vuol dire: come un intruso». La madre di Sophia, Romilda, è una donna molto bella e ha il pallino dello spettacolo. Campana di nascita, va a Roma giovanissima in cerca di fortuna ma torna a Pozzuoli povera, senza un soldo e con una bambina a carico, Sophia. Eppure Romilda, vulcanica donna dalle mille risorse ci riprova e qualche anno dopo torna nella capitale con Sophia e la sua secondogenita, Maria. Sophia Loren è ancora un’adolescente ma comincia a muovere i primi passi nel mondo dello spettacolo. Nel 1950, a 16 anni, partecipa a Miss Italia ma arriva quarta, poiché la giuria la giudica «una spilungona troppo magra, troppo poco donna, male impostata». I commenti poco lusinghieri, tuttavia,
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CURIOSITÀ
Quando sbarcò a Hollywood, Sophia Loren è già una star. Giovanissima, era acclamata ovunque e, forte della fama internazionale e dell’innato talento, si ritrova a recitare al fianco di attori del calibro di Frank Sinatra e Cary Grant. Fu proprio quest’ultimo che, ammaliato dalla inconsueta bellezza di Sophia, sfoderò le sue grandi doti di seduttore nel disperato tentativo di allontanarla da Carlo Ponti, rivale in amore. Un sentimento casto e platonico, quello tra Sophia Loren e Cary Grant, poiché l’attrice, legatissima al produttore italiano, è sempre rimasta fedele alla sua passione primigenia. Eppure, in un’intervista rilasciata al britannico Daily Telegraph sul set del film Tre stranieri Sophia Loren ammette: «Avevo 23 anni. Non ero pronta per lasciare l’Italia. Avevo paura di cambiare completamente la mia vita. Mia madre aveva paura di volare ed io temevo che vivendo in California non l’avrei vista spesso». L’addio e l’abbandono di amore mai sbocciato fu proprio sul set di Un marito per Cinzia. Qui, destino beffardo, Sophia Loren e Cary Grant si ritrovarono a girare la scena delle loro nozze, o meglio, del matrimonio dei personaggi che interpretavano. «Cary mi fece gli auguri per la mia nuova vita, ma fu doloroso per noi girare quella scena. Io indossavo un abito bianco ed un velo e Cary mi aspettava all’altare. Quando ci baciammo mi venne da piangere». sono smorzati da un premio creato appositamente per lei: Sophia Loren viene insignita della fascia di Miss Eleganza, un riconoscimento che le porterà fortuna, aprendole le porte di Cinecittà. E saranno proprio gli anni cinquanta a vedere una giovanissima Sophia farsi strada nel mondo del cinema: prima le comparsate, poi l’incontro con Carlo Ponti, mentore e grande amore della sua vita. Sarà lui il vero trampolino di lancio di un’attrice ancora alle prime armi, destinata a diventare la più promettente diva italiana nel mondo. La notorietà arriva con L’oro di Napoli di Vittorio de Sica e prosegue con le pellicole di Blasetti, di Mario Camerini e di Dino Risi. Sarà proprio quest’ultimo a dirigere una giovane Sophia in Pane, amore e… quando, di rosso vestita, la vediamo ballare un sensuale mambo al fianco di Vittorio De Sica, una scena rimasta impressa indelebilmente nella mente di un pubblico sognante. Per il trionfo dobbiamo però aspettare il 1961 quando, al cinema con La ciociara, Sophia Loren, diretta da Vittorio De Sica, conquista pubblico e critica e vince l’Oscar come miglior attrice protagonista. La trasformazione è compiuta: da semplice attrice italiana Sophia diventa una diva internazionale, acclamata a Hollywood e ammirata in tutto il mondo. L’attrice, in un’intervista con la giornalista Natalia Aspesi, ricorda così il momento della vittoria: «non ero andata a Hollywood perché ero certa che avrei perso e non sapevo come avrei reagito all’emozione, alla delusione. Eravamo Carlo ed io nel nostro appartamento all’Ara Coeli, e c’erano anche mia madre e mia sorella. Aspettavamo notizie
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ma verso le 4 del mattino decidemmo di andare a dormire, tanto non avevo alcuna speranza. Poi verso le 6 squillò il telefono, Carlo rispose ed era Cary Grant che gridava “Sophia ha vinto, ha vinto!”. Mia madre si mise a cantare, “Abbiamo vinto, abbiamo vinto!”. Era la prima volta che un attore italiano vinceva l’Oscar per un film italiano parlato in italiano». SOPHIA LOREN E CARLO PONTI Carlo e Sophia: una coppia solidissima, un amore che è durato più di 40 anni, una passione che fece scalpore per due persone destinate, insieme, a fare la storia del cinema. Lui produttore afferma-
to, lei diva incontrastata nel firmamento delle stelle del cinema italiano e internazionale. Quando si incontrano per la prima volta, Sophia ha solo 16 anni ed è una delle miss in gara a Salsomaggiore; Carlo Ponti, tra i giurati alla celebre gara di bellezza, la nota in mezzo a tante ragazze, affascinato dai suoi lineamenti poco canonici e dalla statuaria bellezza di un corpo che era già diventato un fiore. Ponti, che aveva 37 anni, era già sposato con Giuliana Fiastri, figlia di un generale. L’amore con la bella attrice, però, scoppia solo quattro anni dopo, in un’Italia in cui non esiste ancora il divorzio. Carlo lascia la moglie e comincia a frequentare pubblicamente Sophia,
Sophia e Cary Grant, un amore mai sbocciato a causa dei timori dell’attrice di abbandonare la famiglia in Italia. Una liaison coronata sul set, ma non nella vita
LE DONNE D’ITALIA
sua musa e amante: l’Italia a cavallo tra gli anni ‘50 e ‘60 mormora di fronte a questa coppia adultera che, alla luce del sole, si fa beffe del sacro vincolo del matrimonio. La stampa giudicava la Loren una rovinafamiglie e il suo amore fu bollato come peccaminoso. Come uscire da questa impasse? I due tentano la strada del matrimonio e, nel 1957, si sposano per procura in Messico. In Italia scoppia lo scandalo: agli occhi della legge Carlo Ponti risulta bigamo e rischia il carcere, Sophia la scomunica. Nel 1962 il matrimonio viene annullato e, arginate le intricate trafile burocratiche, i due riusciranno a sposarsi solo nell’aprile 1966, quando Carlo Ponti, diventato ormai cittadino francese, ottiene il divorzio dalla moglie e riesce a far per sempre sua Sophia. È il trionfo dell’amore, è la vittoria di un sentimento reale e appassionato, capace di legare due anime per il resto della vita. Carlo Ponti muore nel 2007, all’età di 97 anni. Ma neanche la morte riesce a spezzare il legame dell’amore con la sua Sophia che ha spesso dichiarato che Carlo le ha lasciato il regalo più bello: «Due figli meravigliosi, forse i film più belli della mia vita».
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Grant tentò invano di conquistare la bella attrice. Ma il suo cuore era in Italia, con Carlo Ponti e la famiglia. La Loren non manca però di ricordare con nostalgia quel dolce incontro
“Non ero andata a Hollywood perchè ero certa che avrei perso e non sapevo come avrei reagito all’emozione, alla delusione...” 79
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PERSONAGGI
«La tecnologia e la superficialità ci stanno trasformando tutti in degli alieni»
VANESSA GRAVINA In scena in questo periodo con una pièce teatrale che accende i riflettori sul tema del femminicidio, la bella attrice milanese a tutto campo su uomini e amore di Angela Iantosca
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a quarant’anni e da quarant’anni calca il palcoscenico. Ha cominciato, infatti, a sei mesi con lo spot della Plasmon, diretta dai fratelli Taviani, a undici ha esordito al cinema con Colpo di fulmine, di Marco Risi, per poi recitare in Italiani, La Piovra, Abbronzatissimi 2 - Un anno dopo e via dicendo. Ma a rendere popolare Vanessa Gravina, nel 2001, è stata la serie tivù Incantesimo 4, seguita a ruota da altre serie di successo: CentoVetrine, Sospetti, Gente di mare, Butta la luna, Un caso di coscienza, Madre aiutami. In questo periodo è in scena in giro per l’Italia,
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al fianco di Rossella Brescia, con lo spettacolo teatrale Carmen, Cassandra, Medea: il processo, nel quale le tre eroine sono legate da un comune agire mosso da sensibilità, passione, senso di giustizia. Uno spettacolo dalla forte connotazione sociale, in quanto si lega al tema del femminicidio e alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica, da parte delle due artiste, a questa delicata quanto attualissima tematica. Vanessa, con lo spettacolo che tu e Rossella state portando in giro per l’Italia toccate un tema molto attuale e delicato, quello del fem-
minicidio. Da donna, che opinione ti sei fatta di questo acuirsi della violenza sulle donne? «È un’epidemia. Lo Stato ti può proteggere fino a un certo punto. Ma bisogna far capire alle donne che non sono sole: ma che ci sono associazioni, organismi a cui rivolgerci. Che se hai un matto in casa, puoi chiedere il Tso (trattamento sanitario obbligatorio, riservato a persone con problemi psichici, ndr) e lo devi denunciare. Tanto più se sei una donna. Bisogna rivolgersi alle strutture mediche, non solo alla polizia. Per tutelarci dalla follia altrui. Non bisogna vergognarsi. Non c’è prezzo per il rispetto della
A rendere popolare Vanessa Gravina (40 anni) è stata, nel 2001, la serie tivù Incantesimo 4, seguita a ruota da altre serie di successo, quali CentoVetrine, Sospetti, Gente di mare, Un caso di coscienza. Molte, e di successo, anche le sue performance teatrali, come Carmen, Cassandra, Medea: il processo, che sta portando in scena per l’Italia in questo periodo con Rossella Brescia
nostra vita. Basta guardarsi intorno o leggere il report annuale di Amnesty International per capire quanto sia diffuso il fenomeno nel mondo: vogliamo parlare delle acidificate, delle bambine in Africa mutilate, delle donne d’oriente che vengono lapidate? La follia è deleteria. Come la gelosia, il possesso… Dobbiamo capire che è nostro diritto, se siamo in pericolo, di prendere i nostri figli e scappare». Come credere ancora nell’amore? «Bisogna crederci per salvarlo, bisogna tornare alla grande bellezza ed essere in grado di vederla. E questo è possibile attraverso la cultura, lo sviluppo sociale, la famiglia, l’abbattimento dell’uso dei telefonini, che rendono aliene le persone perché non si ha più tempo di guardare in faccia i propri figli. Bisogna abbattere la superficialità e l’indifferenza e cominciare a cambiare le cose già nella scuola, inserendo più materie umanistiche, il teatro, perché il teatro è confronto. L’arte è amore. La cultura trasmette amore, ti porta al confronto, ti porta a dire le cose in modo laico, obiettivo, oggettivo, intelligente». Hai mai pensato di fuggire dall’Italia?
«Sono fuggita tante volte. Non ho lavorato per tanto tempo. Ho attraversato periodi difficili. Mi sono rifugiata spesso in Francia, soprattutto a Parigi dove ho vissuto anche per mesi. Si sta bene, si lavora bene, ma fa molto freddo e si mangia male: non potrei mai vivere lì. E poi sono molto legata all’Italia, perché offre tanto: c’è l’intelligenza e la cultura, anche se la stanno ammazzando. Siamo stati degli inventori di vita, quelli che improvvisano. Al di là degli italiani, verso i quali posso avere periodi di amore e odio, credo che l’Italia sia il più bel Paese del mondo. Ed è su questo che dobbiamo insistere: sulla valorizzazione di ciò che abbiamo. È la grande bellezza. La nostra storia, le nostre maschere di teatro, i musei». Nei momenti difficili, da un punto di vista lavorativo, come hai mantenuto l’equilibrio interiore? «Grazie agli affetti meravigliosi che ho la fortuna di avere. Ma ne basta anche uno solo per star bene». Recentemente sei stata in teatro con lo spettacolo di Nei Simon A piedi nudi nel parco, con il ruolo che nel film fu di Jane Fonda. Cosa ha significato per te?
«È stato molto bello. Soprattutto confrontarmi con un autore contemporaneo, che mi mancava nel curriculum. Ho fatto di tutto: da Eschilo a Pirandello a Shakespeare, tutta gente sepolta da secoli. Neil Simon, diversamente, ha una freschezza e una velocità incredibile. Lo spettacolo è andato molto bene e lo riprenderò il prossimo inverno. La commedia crea un’interazione con il pubblico inusuale: perché il pubblico risponde ridendo, ed è come se ci fosse un dialogo tra attore e persone in sala. È una commedia molto divertente, dove si gioca sul paradosso, molto in stile Woody Allen». Cosa ami di più, oltre al lavoro? «La cosa che amo di più dopo il mio lavoro è il mare, quello pulito e trasparente. Quello che non nasconde. Il mare è il mio rifugio. Penso al Circeo, a Sperlonga, dove vado spesso. Quando è possibile, però, scelgo la Sardegna, la parte sud, dove non ci sono i vip!».
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’NDRANGHETA Cassiere, postine, manager di traffici loschi, usuraie, organizzatrici di faide. Spesso invisibili, svolgono ruoli strategici nei clan, primo fra tutti quello di madri che inculcano ai figli regole e valori mafiosi. Storie di donne spietate, ma anche di eroine che, rischiando la vita, si battono da anni per la legalità. Mentre il 2 settembre si perpetua nel cuore dell’Aspromonte uno dei rituali più controversi di Calabria, fra fede e criminalità di Angela Iantosca
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PERSONAGGI L’INCHIESTA
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e inchieste, le intercettazioni, gli inchini, le feste commissariate, le connivenze, le indagini su alcuni sacerdoti, la richiesta di abolire le processioni, i padrini di battesimo e di cresima. Le omelie che hanno il sapore di bollettini di guerra in cui si parla di droga, coltelli, pistole, dolore, sofferenza. E poi la scomunica dei mafiosi pronunciata da Papa Francesco a giugno nella Piana di Sibari Marina davanti a 250mila persone. Alla luce di questo, che senso ha la fede in Calabria? Quale direzione intende prendere? Da dove vuole ripartire? Forse proprio da quelle celebrazioni che affondano le radici nella notte dei tempi, restituendo loro l’antico significato. Forse da quella fede che da anni porta donne, uomini e bambini a incamminarsi verso il cuore dell’Aspromonte e pregare per quella Madonna portatrice di figli, la cui sacralità è stata macchiata negli anni dagli ’ndranghetisti che hanno eletto il Santuario della Madonna di Polsi, in territorio di San Luca, in provincia di Reggio Calabria, a luogo di riunioni per emettere sentenze, ordinare omicidi, discutere di strategie mafiose. LA FESTA DELLA MADONNA DI POLSI Ogni anno, il 2 settembre, dalle diocesi di Messina, Reggio Calabria, Locri-Gerace, Oppido-Palmi, Mileto-Vibo ed anche da Catanzaro, a piedi, in macchina, su camioncini arrivano i pellegrini. Tra di loro c’è chi si confida in silenzio o con il canto, c’è chi giunge per pronunciare un voto, c’è chi viene per curiosità, chi per ringraziare la Madonna per aver fatto rimanere incinta una figlia. Perché il Santuario è un luogo che sa soprattutto di donna:
Il 2 settembre, a San Luca, nel cuore dell’Aspromonte, si perpetua la tradizione della Madonna di Polsi, utilizzata, è emerso da varie indagini, dai clan per incontrarsi e discutere le loro strategie mafiose. ‘Ndrangheta e fede sono, infatti, due facce dellla stessa medaglia, imprescindibili l’una dall’altra
sono le donne che arrivano scalze, che procedono in ginocchio nella navata principale della chiesa, che pregano in calabrese, che recitano rosari e fanno penitenza. Sono le donne che portano rose profumate che le giovani desiderose di diventare madri devono prendere alla fine della festa. Proprio qui, in un luogo fermo in un tempo senza tempo, dove le donne pregano, gli uomini ballano la tarantella e i ragazzi giocano alla murra, i capimafia, da sempre, si riuniscono, perché Polsi è il luogo sacro, il luogo di custodia delle dodici tavole della ’ndrangheta. Lo dicono i libri, ma lo dice anche un’operazione importante, “Crimine” del 2009, che ha confer-
E A MILANO... C’È NONNA EROINA Sono gli anni Sessanta quando Maria Serraino, dalla Calabria, arriva a Milano. Pochi anni dopo il suo certificato penale registra sentenze di condanna che vanno dal contrabbando di sigarette alla ricettazione. Ma cosa fa? La Serraino opera su tutti i fronti: gestisce i rapporti con gli altri clan, stringe alleanze, organizza i grandi traffici di droga
dai paesi d’origine all’Italia e rifornisce di armi le cosche amiche. Si dedica prima ai traffici di eroina e cocaina e poi a quelli di ecstasy e hashish. Poi recluta giovani tra i compagni di scuola dei suoi figli, dando ai più affidabili incarichi di rilievo, come la gestione dello spaccio in una piazza milanese. Controlla i carichi, il taglio e per tutti è nonna eroina. .
mato quanto sostenuto dagli storici e dai giornalisti da anni. A rendere possibile la registrazione delle complesse operazioni di ratifica delle nuove cariche, un’operazione guidata dall’allora capo della Squadra mobile di Reggio Calabria, Renato Cortese, oggi a capo della Squadra mobile di Roma. Un’operazione che ha inferto un duro colpo all’organizzazione che da allora (forse) non si riunisce più in quel Santuario. Ma accanto ai criminali, ci sono anche i fedeli, quelli semplici, che non vogliono credere a queste storie, che non vogliono che la loro Madonna sia macchiata da queste parole. NEL CUORE DELL’ASPROMONTE Per poter comprendere appieno la festa, il significato di quel cammino verso il cuore dell’Aspromonte, verso quella conca circondata da montagne e boschi, è necessario andare sul posto. Arrivare lì significa trovare un luogo di fede presidiato dalle Forze dell’Ordine, significa trovarsi in un luogo privilegiato per poter comprendere meglio la Calabria e le sue contraddizioni. Sono molte le donne presenti. Arrivano lì
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Una vista di San Luca, il paese dell’Aspromonte in provincia di Reggio Calabria, salito più volte alla ribalta delle cronache nazionali per storie di criminalità e faide fra famiglie mafiose
LA TESTIMONIANZA
qualche giorno prima, per la novena. Mentre gli uomini ballano la tarantella (che è un fatto di maschi) o giocano alla murra. Sono molti i pellegrini che giungono per il giorno della festa. Perché nel Santuario non c’è posto per tutti. Chi rimane a dormire, vive per giorni in piccoli alloggi, senza finestre, con un bagno e un cucinino. Sono stanze piccole in cui puoi trovare tutte le generazioni. Osservo le donne mentre pregano: sono donne vestite di nero, ma anche donne moderne e truccate, donne con i capelli grigi e sottili raccolti in crocchie e donne con i capelli tinti e lo smalto. Sono madri, sorelle, figlie, amanti, spose. Donne di campagna o di città. Della Locride e del reggino, senza istruzione o insegnanti, politici, medici, impiegate, eroine dell’antimafia. Sono come tutte le donne. E vederle lì, insieme, fa comprendere la difficoltà di dare una spiegazione, una definizione, soprattutto in una terra come la Calabria, dove tutto è il contrario di tutto. Dove
DEBORAH CARTISANO: DA VITTIMA DELLA ‘NDRANGHETA A EROINA DELLA LEGALITÀ Sono tante le donne di Calabria che da sempre lottano contro la mafia. Nella Locride, in un piccolo paese non lontano da San Luca, vive Deborah Cartisano, figlia dell’ultimo uomo del paese sequestrato dalla ’ndrangheta e, purtroppo, mai tornato a casa. È il 22 luglio del 1993, i coniugi Cartisano stanno tornando a casa, Lollò scende per aprire il cancello quando sbucano degli uomini che lo costringono a risalire in macchina e a guidare fino in aperta campagna. Poi legano la moglie, Mimma, la tramortiscono e spariscono nel nulla. Dal giorno dopo cominciano le ricerche e le trattative: è il Natale del 1993 quando la famiglia paga 200 milioni di lire. Il luogo dell’incontro per il pagamento del riscatto è fissato presso il cimitero di San Luca. Il paese è deserto. Perché tutti sanno ciò che deve accadere. Il fratello di Deborah paga, ma il padre non torna a casa. Da quel momento comincia l’attesa, che Deborah trasforma in azione: coinvolge i giovani del paese, scende in piazza e mobilita le coscienze, perché è certa che se la ’ndrangheta è arrivata fino a quel punto, è perché loro glielo hanno permesso. Trascorrono dieci anni, finché un giorno arriva a casa una lettera anonima: è il carceriere di Lollò che dice di essere dispiaciuto per ciò che è successo, che non riesce più a guardarli negli occhi quando passa davanti al loro negozio e che vuole farsi perdonare. Per questo indica il posto in cui è sepolto Lollò: ai piedi di Pietra Cappa, una roccia sull’Aspromonte, uno dei luoghi che più amava fotografare. Ma Deborah ha trasformato la rabbia e il dolore in azione, andando nelle scuole a parlare di legalità e giustizia ai ragazzi. A portare la sua sofferenza, il suo coraggio, la sua speranza a coloro che saranno gli adulti del domani. Per mostrargli che un’altra realtà, all’infuori della criminalità organizzata e delle sue regole, è possibile. Anche in Calabria. E diventando, intanto, anche responsabile, nella Locride, dell’Associazione Libera (impegnata nella lotta alle mafie e alla promozione di legalità e giustizia), senza rinunciare alla sua famiglia e all’attività di fotografa che continua a portare avanti nella sua Bovalino, dalla quale non è mai voluta andare via.
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PERSONAGGI L’INCHIESTA
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IL ’68 DELLE CALABRESI Ciò a cui si sta assistendo, come spiega l’Onorevole Angela Napoli, che è stata nella Commissione antimafia, è un vero e proprio Sessantotto delle donne di ’ndrangheta: se da una parte abbiamo le donne che decidono di rimanere all’interno del contesto familiare, assumendo anche ruoli di comando, in assenza degli uomini, e comunque occupandosi dell’educazione dei figli, dall’altra abbiamo quelle donne che stanno cominciando a ribellarsi, a parlare, a dimostrare di potersi emancipare da quella vita alla quale loro malgrado sono state costrette, avviando forme di collaborazione con la giustizia. Sono pochi i casi che si possono citare, ma sono esempi che dimostrano la forza che le donne nascondono dentro di sé, il potere che hanno: le loro parole, infatti, potrebbero portare allo scardinamento del sistema. E la ’ndrangheta lo sa: perché le donne sanno, hanno sempre saputo, custodendo nel silenzio la conoscenza di ciò che accadeva. Ma cosa spinge le donne di ’ndrangheta a parlare? I figli e l’amore, come più volte ha ribadito il pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria Alessandra Cerreti: per i figli e una loro vita migliore sono disposte a rischiare la vita, ma anche per ciò che appare non è e ciò che è sicuramente non appare. Proprio in queste pieghe, tra quei capelli grigi e tinti si “nascondono” le donne della ’ndrangheta. Quelle donne invisibili, silenziose, ma presenti, oggi sempre più determinate e determinanti, ma da sempre madri dedite all’educazione dei figli secondo i valori dell’Onorata Società. Difficile individuarle: ci camminano accanto, sono le madri dei compagni di
l’amore, quello vero, quello privo di violenza, al quale non sono abituate e che accade che incontrino in rete. Come è accaduto a Giuseppina Pesce, che nel 2010 ha deciso di collaborare, a pochi mesi dall’arresto per l’accusa di essere la postina del clan dei Pesce, uno dei più potenti della Piana di Gioia Tauro, arrivando a scardinare il clan al quale apparteneva. Oggi vive in località protetta insieme ai tre figli. Come lei, Lea Garofalo, testimone di giustizia, uccisa a Milano da chi diceva di amarla, perché aveva osato denunciare quanto aveva visto per anni, per salvare sua figlia Denise dallo stesso destino. E ancora, Maria Concetta Cacciola, testimone di giustizia, costretta dalla sua famiglia a ingerire acido muriatico per cancellare realmente e metaforicamente le parole che aveva osato pronunciare. E poi, Santa Buccafusca, fatta suicidare, dopo aver incontrato le Forze dell’Ordine ed aver espresso il desiderio di parlare, Teresa Concetta Managò, prima collaboratrice di giustizia che ha avviato un percorso con la giustizia per salvare i quattro figli, Rita Di Giovine, liberata, grazie all’arresto, dalla droga, dai traffici illeciti, dalle violenze e che oggi vive in località protetta.
scuola dei nostri figli, sono accoglienti e sempre a disposizione. DONNE DI ’NDRANGHETA Se all’inizio del ‘900 le donne svolgevano le stesse funzioni degli uomini, come dimostrano alcune carte processuali che le vedono tra gli imputati, ad un certo punto, improvvisamente, spariscono e diventano ombre con un “solo” ruolo: quello di madri. Incari-
ONORA LA MADRE STORIE DI ‘NDRANGHETA AL FEMMINILE Il libro-inchiesta della nostra Angela Iantosca
Rubbettino
€ 12,00
Angela Iantosca è nata a Latina nel 1978. Laureata in Scienze Umanistiche presso l’Università La Sapienza, con una tesi in Storia Romana, vive a Roma. Dal 2003 svolge attività di giornalista per diverse testate nazionali. Onora la madre è il suo primo libro.
Copertina di Ettore Festa, HaunagDesign.
Come è cambiato il ruolo della donna nella ’ndrangheta dai primi del Novecento a oggi? Da questa domanda prende le mosse il libro che mette in luce come a una iniziale presenza femminile, a un iniziale coinvolgimento nei processi, sia seguita la sua scomparsa dagli atti giudiziari sino ad arrivare al suo recente ritorno. Quello che si compie è un viaggio in quella Calabria sconosciuta che si declina al femminile, attraverso i documenti, i riti, le tradizioni, la fede, le parole dei pm, degli storici, della gente, per arrivare ad affermare che la donna, da sempre, è asse portante della ’ndrangheta perché, nei decenni, nascosta all’ombra delle case, è lei che ha nutrito, tramandato, gestito una delle organizzazioni criminali più potenti del mondo.
ANGELA IANTOSCA ONORA LA MADRE
Com’è cambiato il ruolo della donna nella ’ndrangheta dai primi del ‘900 a oggi? Parte da questo interrogativo l’interessante libro (Ed. Rubbettino, 2013, 240 pagine, 12 euro) scritto dalla nostra Angela Iantosca, che pone l’attenzione sulla centrale e strategica figura femminile all’interno di quella che è diventata una delle organizzazioni criminali più potenti del mondo. Il libro mostra come a un iniziale coinvolgimento delle donne nei processi, sia seguita la loro scomparsa dagli atti ANGELA IANTOSCA giudiziari, sino ad arrivare a un nuovo loro recente ritorno. Un viaggio in quella Calabria sconosciuta che si declina al femminile, attraverso i documenti, i riti, le tradizioni, la fede, le parole dei pubblici ministeri, degli storici, della gente, per arrivare ad affermare che la donna, da sempre, è asse portante della ’ndrangheta. E questo perché, nei decenni in cui la mafia calabrese è via via cresciuta diventando STORIE l’odierno colosso criminale, è lei, la donna, nascosta DI ‘NDRANGHETA all’ombra delle case, che ha nutrito, tramandato, gestito AL FEMMINILE quelle dinamiche profonde e consolidate che sono alla base di questa pericolosissima organizzazione criminale. Vestendo i panni innanzitutto di madre ed educatrice, ma anche di insospettabile mediatrice finanziaria, tessitrice di trame occulte, silente ordinatrice di vendette e spietate faide fra clan. (V.P.)
ONORA LAMADRE
Rubbettino
co cardine in un’organizzazione come quella ’ndranghetista che ha il suo fondamento nella famiglia. Fino agli anni ’70 e ’80 rimangono chiuse nelle case, angeli del focolare, custodi delle regole scritte e non scritte dell’organizzazione, per poi cominciare a ricoprire piccoli ruoli, come quello di portare da mangiare ai sequestrati. Ma con le morti, gli arresti e le latitanze degli uomini, la donna è “costretta” a prendere in pugno la situazione, cominciando a ricoprire ruoli di “potere” che le vengono attribuiti dagli uomini. Ma – e questo è l’aspetto davvero interessante – il rispetto che le è dovuto dipende dal rispetto che è dovuto all’uomo che è dietro di lei. Perché, come sottolinea il magistrato Nicola Gratteri, da anni impegnato nella lotta alla criminalità organizzata calabrese, quello della ’ndrangheta è un sistema matriarcale che affida alle donne la trasmissione dei valori dell’Onorata, ma che si fonda su principi maschilisti. Sono molti i ruoli che svolgono: sono cassiere, sono postine, sono intestatarie fittizie, sono usuraie, spacciatrici. Sino ad ora sembra che non ci siano ancora donne assassine, ma mostrano grandi capacità soprattutto nella gestione degli aspetti economici. Sono grandi donne d’affari che vogliono dimostrare di essere capaci quanto, se non più degli uomini, nella gestione della “cosa privata”.
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PERSONAGGI
Isabella
Carpani La panetteria dei Navigli
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na delle tante specialità di Isabella, oltre al pane, è il dialetto milanese. Lo parla con tutti i suoi clienti, italiani e non. I più perspicaci la capiscono, i poveri turisti invece annuiscono e dicono praticamente sì a tutto. Per chi è pratico di Milano e soprattutto di Porta Ticinese, la risata contagiosa di Isabella Carpani è una leggenda e la panetteria che da quasi venticinque anni gestisce insieme a suo marito,
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Foto e testo di Maurizio Fiorino
Pietro, è una delle tappe fondamentali per chiunque si avventuri per una passeggiata sui Navigli. Si chiama proprio così, “Il forno dei Navigli”, ed è a ridosso tra il Naviglio Grande e quello Pavese. Non si fa fatica a riconoscerlo, basta seguire il delizioso odore di pane caldo che si diffonde nel quartiere sin dalle prime luci dell’alba. «Ebbene sì, io e mio marito siam qui dentro dal 1990. Aperti tutti i giorni, dalle sette e mezza di mat-
DONNE DI
tina fino all’una di notte. All’epoca, il Naviglio Grande era tutt’altra cosa» racconta impettita, con la sua voce squillante. Le poche botteghe storiche rimaste vengono risucchiate dai locali alla moda e dalla movida milanese, che proprio sul Naviglio Grande si riversa tutte le sere. Sono insomma lontani i tempi in cui una delle sue più celebri abitanti, la poetessa Alda Merini, li definì “la grande lacrima di Milano”. In realtà Isabella non nasce affatto panettiera. Negli anni Settanta lavorava alla Kodak come programmatrice. Era un genio, una delle poche donne ammesse a tale ruolo. Ha mantenuto la sua genialità, e soprattutto manualità, anche dopo aver incontrato suo marito, milanese d’adozione ma nato in Puglia, che la convinse ad aprire la loro prima panetteria insieme. È ancora lui che ogni notte, abbassata la saracinesca del negozio, produce ciò per cui sono celebri in zona.
«Io sono una milanese doc, nata e cresciuta qui. Sono un ago nel pagliaio» racconta, mentre nella bottega entra una coppia di giapponesi che non spiccica una sola parola di italiano. Indicano col dito un pezzo di pizza e una piccola crostata con dentro Nutella e sopra frutta secca. Isabella parla in milanese, loro sorridono e fanno sì col capo. «Questo lavoro l’ho iniziato per ridere e adesso ci sono le lacrime» scherza, parlando di crisi e abbandonandosi ad una delle sue solite risate. «Bisogna adattarsi ai tempi che corrono. Da anni facciamo tutti i tipi di pane possibili e immaginabili. E ci siamo specializzati nei dolci. A Natale produciamo il panettone e a Pasqua la colomba. Guarda qui» dice, indicandomi la foto di alcune colombe ordinate addirittura dalla Cina. Trascorrere con lei metà mattinata in negozio significa conoscere tutti i tipi di essere umano. Dalle clienti storiche ai turisti, passando per i
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lavoratori che fanno la pausa pranzo con un trancio di pizza e un dolcetto. Proprio in occasione dell’inizio dell’Expo, a maggio dell’anno prossimo, la panetteria compie venticinque anni. «L’Expo? Come va, va. Nessuno ci sta capendo niente» risponde, guardando fuori l’enorme cantiere a cielo aperto che cambierà, ancora una volta, la fisionomia dei Navigli. È tuttavia bello sapere che l’anima della Milano di una volta rimane viva anche grazie alle poche botteghe storiche rimaste aperte. Quando entra una coppia di siciliani in vacanza, appena passati da Genova, Isabella dice con una punta d’orgoglio che Genova ha sì il mare, «ma noi abbiamo i Navigli». E sul fatto che i due si lamentino che molti musei siano chiusi il lunedì mattina, lei allarga le braccia e mostra tutta la produzione sterminata di pani e dolci in vetrina. «Il primo museo ce l’avete davanti gli occhi» ride, «cosa cercate di più?»
Isabella Carpani nel suo negozio in una delle zone più caratteristiche di Milano
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PUNTI PERSONAGGI DI VISTA
Il suo blog si chiamava “A World of troubles” e, con le sue parole, cercava di dare voce alle vittime dei conflitti che, giorno dopo giorno, incontrava nel suo percorso. Quella strada, però, si è interrotta proprio in una delle terre che aveva voluto solcare, la Siria. James Foley, classe 1974, giornalista americano freelance da sempre in prima linea, è stato decapitato brutalmente dalle forze dell’ISIS, dopo una detenzione durata quasi due anni. Un’esecuzione terrificante,
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paurosa. Difficile da digerire. James non era un semplice giornalista: raccontava storie. Quelle più nascoste, talvolta più tristi. In questa occasione, però, James ha dato voce alla “sua” storia, terminata sul campo che, nonostante i problemi e le difficoltà, non aveva mai voluto abbandonare. Perché, come dice la frase di Carl von Clausewitz scelta per aprire il suo blog, “la guerra è combattuta dagli esseri umani”. E James, con le sue storie, l’ha combattuta. Fino alla fine.
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DIANA CARLO
Camilla ... il triangolo si!
di Serena Fogli
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n amore che in pochi anni diventa mera apparenza, un matrimonio d’alto rango che si scontra con il triangolo più scandaloso della storia reale d’Inghilterra. Carlo, Diana, Camilla: tre nomi legati indissolubilmente l’uno all’altro, tre nomi che hanno riempito per anni le pagine dei tabloid inglesi. Ma qual è la genesi di questo triangolo amoroso? Carlo, Camilla e Diana, una storia che trova il suo principio in un passato già lontano, all’inizio degli anni ‘70. CARLO E CAMILLA: LA GENESI DI UN AMORE Camilla Parker Bowles è stata per anni la donna più odiata d’Inghilterra, la sgradita intrusa in un matrimonio che aveva fatto sognare d’amore l’intero regno britannico, il terzo incomodo tra Carlo, principe del Galles, e Lady Diana, una principessa che i sudditi inglesi avevano atteso per molti anni. Accusata dai tabloid di essere solo un’arrampicatrice sociale senza scrupoli, in realtà Camilla ha vestito i panni dell’eterna confidente di Carlo, l’unica donna capace di consigliare un principe da sempre destinato a un matrimonio combinato. Carlo e Camilla si conoscono nel lonta-
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«Eravamo in tre in questo matrimonio, un po’ troppo affollato» Lady D
Camilla, 67 anni, è oramai accettata dai sudditi inglesi. Ma in passato non le sono state risparmiate aspre critiche e prese in giro
no 1971, durante una partita di Polo. La giovane Camilla è spiritosa, colta e indipendente, ma nelle sue vene non scorre sangue blu. Figlia di un commerciante di vini, vanta un’antenata intraprendente quanto lei: Alice Keppel, sua bisnonna, fu l’amante ufficiale di re Edoardo VII. Una velata provocazione che il principe del Galles raccoglie, trasformandola in una storia d’amore che dura da più di trent’anni. Carlo e Camilla diventano però amanti, perché la figlia di un semplice commerciante non può aspirare a diventare la moglie di un erede al trono. Seguono due anni d’amore, poi Camilla fa un passo indietro e sposa l’ufficiale Andrew Parker Bowles, amico di Carlo e nipote del conte di Macclesfield. È a questo punto che le strade dei due prendono direzioni separate. Eppure, incapaci di rimanere per troppo tempo lontani l’uno dall’altra, Carlo e Camilla resteranno sempre amanti. UN’UNIONE CHE DIVENTA TRIANGOLO Sono in molti ad affermare che, in realtà, sia stata Camilla a consigliare a Carlo di prender moglie e di sposarsi al più presto per il bene del suo paese. Ma chi era la donna perfetta, quale aristocratica inglese avrebbe potuto vestire alla perfezione i panni di una principessa che i sudditi aspettavano con grande trepidazione? Bisogna aspettare il 1980 per far sì che Diana Spencer faccia il suo trionfale ma timido ingresso a corte. Lady D, una giovane donna destinata a diventare l’indimenticata principessa triste, adorata dal suo popolo ma tenuta in scarsa considerazione dal consorte. Carlo e Diana si incontrano ad una festa nel 1980 e l’anno dopo il matrimonio, combinato dalla regina in carica e dalla nonna di Diana, viene celebrato della Cattedrale di St. Paul: trasmesso
in mondovisione, è seguito da 750 milioni di persone. Gli anni passano e con loro comincia a spegnersi il sorriso di una principessa che, nel frattempo, ha dato alla luce due bambini, William ed Henry. Diana è una donna vicina al suo popolo, impegnata nel sociale, madrina di numerosi enti di beneficenza. Eppure non è felice, qualcosa turba la quiete di una vita che avrebbe potuto essere perfetta. Perché Carlo non ha mai dimenticato Camilla: i due continuano a vedersi in gran segreto ed è Camilla e non Diana la vera confidente e consigliera del principe del Galles. Il matrimonio tra i due dà i primi segni di rottura già nel 1985, quando anche Diana viola i voti matrimoniali con una relazione extraconiugale. Eppure sarà solo nel 1992 che il mondo verrà a conoscenza della verità. Andrew Morton pubblica Diana - La sua vera storia in cui, oltre all’adulterio della principessa, si fa per la prima volta menzione pubblica della storia tra Carlo e Camilla. È l’inizio del cosiddetto Camillagate: sui giornali compaiono stralci delle conversazioni private tra il principe e l’amante, conversazioni ad alto contenuto erotico. E il 1992 sarà proprio l’anno della rottura anche se il divorzio viene ufficializzato solo nel 1996. Il destino, però, non riserverà una vita lunga e prospera alla principessa triste. Solo un anno dopo, quando sembrava che avesse
finalmente trovato la felicità al fianco di Dodi Al-Fayed, un tragico incidente stradale stronca la loro vita e il loro amore. CARLO E CAMILLA OGGI: UNA COPPIA ALLA LUCE DEL SOLE Carlo e Camilla, una coppia che oggi vive pubblicamente e serenamente un amore pluridecennale, una coppia per la quale i sotterfugi sono ormai un lontano ricordo. Non più Camilla Parker Bowles, ma Camilla duchessa di Cornovaglia. Perché Carlo, finalmente, chiede la mano della sua storica amante, rendendola sua moglie il 10 febbraio 2005. Anche i sudditi inglesi hanno imparato ad amarla, superando l’iniziale antipatia e diffidenza. Certamente lo charme non è quello di Lady Diana, ma Camilla ha dalla sua parte la simpatia e l’innata semplicità di carattere. Ma che tipo di marito è Carlo d’Inghilterra? È la stessa Camilla a rivelarlo, nella sua prima intervista pubblica, rilasciata in occasione dei 65 anni del consorte. Ebbene, sembra che Carlo lavori troppo: «qualunque giorno sia, deve leggere, scrivere, fare riunioni. Per i suoi 65 anni mi ero immaginata che, dovunque fossimo, avrei trovato il modo di avere un momento intimo per gli auguri. Ma poi ho pensato che per attirare la sua attenzione avrei dovuto alzare un cartello con scritto: buon compleanno, caro». Diana, di cui il 31 agosto si celebra l’anniversario della morte, pensava di aver coronato il suo sogno d’amore. Ma la realtà della sua vita matrimoniale la rese per sempre la “Principessa triste”
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PERSONAGGI NARRATIVA
I colori di DORA di Iris Blu
CAPITOLO V
A
mava i gatti, da sempre, e ne aveva ben tre. L’ultimo arrivato l’aveva chiamato Grease, come il famoso musical. Quante volte aveva visto quel film? Cento, duecento? Forse mille! Il micino, un maschietto di appena due mesi, aveva un pelo bellissimo, grigio scuro con striature bianche, e occhi gialli come ambra fusa. Era molto capriccioso e non si era ancora integrato con gli altri mici... Piangeva, miagolava tutta notte e Rosaria non ne poteva più. Però, quanto era dolce? “Ehi piagnucolone, vieni da mammina!” Il gattino osservò la sua padrona afferrarlo e poi stringerlo forte forte. Chiuse gli occhi e sbadigliò. “Hai ancora sonno? Ma dormi sempre! Dai, c’è la pappa, vai a mangiare con i
sta mia passione per i felini... per fortuna condividiamo qualcosa”. Rosaria quella domenica mattina, come di consuetudine, iniziò a sistemare casa. Cominciava sempre dalle mensole, le spolverava fino a renderle lucide. E poi passava ai pavimenti, come sempre. Con tanto pelo in giro, non faceva altro che pulire e pulire. Tra una faccenda e l’altra, spesso e volentieri, si fermava ad accarezzare i suoi gatti. Oppure si concedeva una pausa musicale: i suoi cd erano tantissimi e ascoltava di tutto. Laura Pausini, tra gli artisti italiani, era la sua preferita. Quante volte l’aveva vista dal vivo? Mah, forse una quindicina. A suo marito invece non piaceva molto... anche se una volta l’aveva accompagnata. Una volta. Una singola volta. “Che sforzo, capirai...” La polvere volava sotto il colpo potente
EH GIÀ, QUANDO IL CUORE È CERTO DI QUALCOSA LA MENTE VACILLA, DONDOLA, TRA UN PENSIERO E UN ALTRO.
PER PAURA, PROBABILMENTE, DI FARE LA COSA GIUSTA. FORSE...
tuoi fratelli”. Grease, evidentemente, non amava la compagnia degli altri amici pelosi. Preferiva di gran lunga quella degli umani. Che animale strano, pensò Rosaria. Lo pose sul pavimento e gli altri gatti, Licia e Mirko, iniziarono a coccolarlo e a cercare di giocare con lui. Grease però li snobbò, alzò la coda e andò a mangiare. “Che belli i miei cuccioli, vi amo tutti. Per fortuna mio marito condivide que-
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di un piumino, mentre Rosaria pensava: che sforzo. I pavimenti brillavano, grazie a un detergente multiuso, mentre Rosaria pensava: lo amo, ma qualcosa non va. Non va. Certo, forse stava viaggiando un po’ troppo con la fantasia. “Devo cancellare il mio account Facebook, devo farlo!” Però a lei quel social network piaceva, e tanto. Aveva avuto la possibilità di incontrare nuovamente un sacco di vecchi
amici! Per non parlare dei parenti lontani. E poi... un sacco di pagine piene di musica! I suoi mi piace sulla pagina ufficiale di Laura erano oramai un gesto quotidiano. Già... proprio su quella pagina, grazie ad un commento, aveva conosciuto qualcuno di speciale. Certo, era solo un’amicizia virtuale e nient’altro. Eppure, da qualche settimana, dopo aver accettato quella nuova conoscenza non pensava ad altro: quello sguardo, quegli occhi grigi dalle lunghe ciglia, quei capelli cortissimi di un biondo dorato e quei lineamenti un po’ marcati e forse forgiati da mille carezze di dio. Quel volto, quel volto dolcissimo. E quelle parole! “Ah! Perché il mio amato Andrea non sa dirmi nulla del genere?” Già, perché? Forse perché l’amava, ma in un altro modo. O forse perché quelle belle frasette, che ogni giorno andava a rileggersi con il cuore gonfio di meraviglia, erano solo parole. E null’altro. Erano quasi le dieci del mattino... e puliva da più di un’ora. Una pausa ci voleva! Andrea era andato dai suoi genitori e sarebbe tornato dopo un paio di giorni. Nessuno le avrebbe detto: “Ah, ancora con quel computer, ma non ti rompi?” Sì, era giunto il momento di un break. Accese il suo portatile e si collegò subito al suo amato social network. Aprì la pagina dei messaggi e, ancora una volta, lesse quell’ultimo e tenero messaggio: sei bella, anzi, sei bellissima. L’ho capito subito ma non certo grazie a qualche foto. Ciò che mi colpisce di te è tutto quello che non ho ancora visto e vorrei scoprire. Ho una speran-
za, vero? Ti dedico questa canzone della nostra amata Laura. Mi piacerebbe essere lì e cantarla con te. Non conosci ancora la mia voce però so che puoi sentirmi. Puoi farlo, puoi farlo con il cuore. Con affetto, S. Rosaria arrossì, fin quasi a svenire. Che sogno! Come possono così poche parole entrarti dentro, fino a colpire l’anima? Ci si può innamorare di una persona che non si conosce realmente? O forse la sua insoddisfazione (dovuta a un rapporto privo di stimoli) le stava giocando un brutto scherzo? Non lo sapeva. Una cosa però era sicura, il suo cuore era in luna di miele. Il messaggio, bellissimo, risaliva a un paio di giorni prima. Non aveva ancora risposto, non ne aveva avuto il coraggio. In compenso aveva ascoltato quella canzone almeno venti volte: conosceva il testo a memoria, da sempre. Era una delle sue preferite in assoluto. “Come fa a sapere tutto? Deve rimanere tutto nel virtuale? Abitiamo a pochi chilometri di distanza. Questo è un segno del destino. Non potrebbe essere altrimenti...” Eh già, quando il cuore è certo di qualcosa la mente vacilla, dondola, tra un pensiero e un altro. Per paura, probabilmente, di fare la cosa giusta. Forse... Si mise a piangere. Senso di colpa? Ep-
pure non aveva fatto nulla, se non con il pensiero. Andrea era tenero e anche un ottimo amante. Sapeva essere anche premuroso, quando voleva... cosa le mancava allora? Forse il problema era il fare distaccato di quell’uomo che spesso e volentieri si occupava solo del lavoro e dell’azienda di famiglia. Almeno due volte al mese andava a casa di mamma e papà, lasciando Rosaria sola soletta. Doveva sbrigare faccende legate ai conti dell’azienda: mica andava a divertirsi! Non la invitava mai. L’aveva portata solo un paio di volte... molto tempo prima. “Lo so che ti annoi e poi, dai, i miei non ti sono mai piaciuti più di tanto”. Lei rispondeva sempre allo stesso modo: negando l’evidenza. I genitori di Andrea l’avevano sempre trattata con sufficienza, con una gentilezza riservata... ai servi. Esagerava? Aveva pensato un sacco di volte ai suoi errori, perché Rosaria amava molto se stessa. Il suo motto era: cerco di conoscermi, mi conosco e cerco di evolvermi. Errori... quante volte, come un animale imbizzarrito, aveva risposto male a quelle persone altezzose e superbe? Un migliaio? No. Almeno il doppio. Pentita? Mai. Però, in quella domenica di solitudine e faccende domestiche le pesava tutto. Era tempo di fare meditazione, altro che Facebook e messaggi smielati. “Come faccio a meditare? Sono troppo... non so cosa! Sì, ho dato pan per focaccia a quella famiglia di avidi e arricchiti. Andrea ha voluto che non lavorassi più, lui l’ha voluto. E loro non fanno altro che rinfacciarmi sempre le solite cose. Avessero il buongusto di dirmi tutto in faccia. E invece... solo battutine e frecciatine. Bocca mia, statti zitta!” Aveva ancora molte faccende da sbrigare e in serata aveva un impegno importante: la cena con le sue amiche del cuore. Però una mezz’oretta di meditazione le avrebbe fatto bene, ne era certa. Praticava yoga e meditazione da quasi quattro anni ed era una grande sostenitrice di quelle discipline orientali: e tutto grazie ad Ada, una magnifica insegnante che aveva conosciuto casualmente tramite Emilia.
Andò nella sua grande camera da letto, srotolò il suo adorato materassino pieghevole, e si mise comoda... per quanto si possa essere comodi a gambe incrociate. Chiuse gli occhi, fece qualche profondo respiro e si lasciò andare. Vide i suoi pensieri scorrere veloci, lenti, deformarsi e poi annullarsi, in attimi di pura e semplice pace. Spesso i pensieri tornavano: sotto forma di immagini o di suoni, oppure di ricordi passati. Rosaria non opponeva resistenza, anzi, accoglieva. Accogliere, spesso, è il solo modo per trasformare ciò che non vorremmo mai vedere. La meditazione durò a lungo. Riaprì gli occhi lentamente e cercò di godersi quel benessere vero, reale, tangibile. Certo, i problemi sarebbero tornati e i suoi dubbi avrebbero preteso il loro spazio (o meglio, lo spazio di Rosaria) ma stava già meglio. “Il pianto può essere terapeutico... è un modo per comunicare con se stessi! Comunicare... devo raccontare questa sciocchezza dell’amicizia virtuale con le ragazze? O faccio finta di niente? Stasera potrei chiedere un consiglio. Le mie amiche non mi giudicheranno, questa è una certezza”. Si preparò un caffè e mangiò della frutta, la attendevano ancora un bel po’ di lavori domestici e aveva bisogno di energie. Mentre addentava una mela rossa e succosa si ricordò di avere lasciato acceso il portatile. “Fammi spegnere subito quell’aggeggio, altrimenti perdo altro tempo!” Si mise a sedere sul divano, prima di spegnere il computer, avrebbe dato un’occhiata veloce alla pagina di Laura Pausini. Un suono però attirò la sua attenzione, qualcuno le stava scrivendo... Il cuore le balzò in gola e in un attimo si ritrovò nuovamente nel panico. No, non avrebbe risposto, non subito perlomeno. “Rispondo o non rispondo? Lo farò domani, adesso proprio non ci riesco. Chissà cosa mi diranno le ragazze...” Alla cena non mancava poi tanto. Nel frattempo avrebbe sistemato casa fino a farla brillare, si sarebbe concessa un bagno rilassante con dei sali profumati e poi scelto con cura l’abito giusto per una serata sicuramente divertente. Prima però diede ancora uno sguardo alla foto profilo di quel contatto virtuale. Ne era attratta e lo sapeva bene, lo sapeva benissimo. Continua nel prossimo numero
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PERSONAGGI LUOGHI
LA LAGUNAVenezia, INCANTATA le spiagge e i borghi da scoprire di Vincenzo Petraglia
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CON LE SUE ATMOSFERE QUASI IRREALI, NON FINISCE MAI DI AFFASCINARE. MA DIETRO AL SUO VOLTO PIÙ CELEBRE LEGATO ALLA SERENISSIMA, LA LAGUNA VENETA CELA ANGOLI DI INSOSPETTABILE BELLEZZA, TRA MARE, LUNGHE SPIAGGE SABBIOSE E GIOIELLI URBANISTICI SOSPESI NEL TEMPO E NELLO SPAZIO
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on importa se si arrivi a Venezia per la prima volta o se, invece, si abbia già avuto modo di visitarla più volte. La reazione di fronte a questa città unica nel suo genere non cambia e lo stupore è inevitabile, rapiti da suggestioni che ne fanno, senza esagerare, la città più particolare e bella del mondo, avvolta in quelle sue inconfondibili atmosfere malinconiche, romantiche, fuori dal tempo. Un micromondo quasi irreale fra gondole che solcano le acque degli infiniti canali che dalla Laguna si insinuano fra i meandri della città, una miriade di ponti e ponticelli che ne collegano le sponde, le case che emergono dalle acque, le meravigliose prospettive disegnate dalle calli che si fanno strada fra i numerosi gioielli artistici cittadini. In questi giorni resa ancora più caotica dalla 71esima Mostra del Cinema e dall’andirivieni di star del grande schermo, Venezia rappresenta un’occasione ghiottissima per una full immersion nella settima arte e per andare alla scoperta anche dei dintorni, fra mare e borghi-gioiello di insospettabile bellezza.
Le magiche atmosfere del crepuscolo a Venezia, talmente particolari da dare l’impressione di trovarsi in un mondo quasi irreale. Con i suoi ponti, i suoi canali, le sue calli, la Serenissima, Patrimonio dell’Unesco, rappresenta una delle città più belle, se non la più bella, del mondo
COME IN UN DIPINTO DEL CANALETTO Il modo migliore per godersi Venezia è vagare senza una meta precisa, “perdendosi” letteralmente. La città patrimonio Unesco offre scorci talvolta talmente surreali da dare l’impressione di essere in un dipinto a grandezza naturale del Canaletto, il celeberrimo pittore che immortalò sulle sue tele la Venezia del ‘700. È vagando senza un itinerario preciso che ci si imbatterà in qualche angolo segreto della città, magari al riparo (cosa piuttosto difficile, visto che
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LUOGHI
Burano, famosa per i merletti. è un pittoresco borgo marinaro con caratteristiche case dai colori sgargianti. Passeggiarvi con calma e senza fretta è un’esperienza assolutamente da fare
ogni anno arrivano in città oltre 3milioni di visitatori) dalle frotte di turisti che la affollano abitualmente. Tanti, comunque, anche se turistici, i luoghi da non perdere. A partire dalla magnifica Piazza San Marco, salotto della città bordato da splendidi porticati e deliziosi caffè storici e su cui affacciano il meraviglioso Palazzo Ducale e la Basilica di San Marco, con le sue inconfondibili forme arabeggianti. L’ascesa al campanile (si fa un po’ di fila per salire con l’ascensore, ma ne vale davvero la pena!) offre una vista sulla città e la Laguna Veneta che toglie davvero il fiato. A Venezia ci sono oltre trecento ponti, fra cui quelli, celeberrimi, di Rialto e dei Sospiri, che collegava le sale dei tribunali nel Palazzo Ducale alle Prigioni nuove. Assolutamente da non perdere. Vale la pena cercare anche ponti un po’ più inediti e curiosi. Ce ne sono a volontà, come il Ponte delle Tette, per esempio, del Sestiere (quartiere) di Santa Croce, nella zona chiamata Carampane, l’antico quartiere a luci rosse
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di Venezia. Leggenda racconta che le signore delle case di tolleranza affacciate sul ponte cercassero di adescare gli uomini mostrando il seno nudo, da cui il nome. Uno dei luoghi della città rimasti più integri è il Ghetto veneziano nel Sestiere di Cannaregio: una piccola “insula” collegata da soli due ponti molto caratteristica per le sue case-torri. Tante le chiese cittadine, fra cui spiccano le basiliche di Santa Maria Gloriosa dei Fraria e di Santa Maria della Salute, oltre alla Chiesa del Redentore, progettata sull’isola della Giudecca da Andrea Palladio. Per gli amanti dell’arte sono tappe obbligate la Galleria dell’Accademia, che espone i capolavori dei grandi maestri veneti (Bellini, Giorgione, Tiziano, Tintoretto, Veronese, Canaletto, Tiepolo), e il Museo Peggy Guggenheim, la più prestigiosa raccolta italiana dedicata all’arte europea ed americana della prima metà del ‘900, con opere, fra le altre, di Picasso, Kandinsky, Pollock, Duchamp, de
Chirico, Modigliani, oltre a quelle dei futuristi Sironi, Carrà, Soffici e Rosai. Sempre per gli amanti dell’arte, meritano una visita la Scuola Grande di San Rocco e l’omonima chiesa, nel Sestiere di San Polo, i cui ambienti sono decorati da Tintoretto. Per coloro che amano, invece, la fotografia, solcare in vaporetto Canal Grande offre grandi emozioni e infiniti scorci da cartolina. Se si ha tempo merita un’escursione anche l’isola di San Servolo, autentica oasi di pace, e al rientro si può provare a prendersi, mettendo in conto code anche molto lunghe, un “Aperitivo Bellini” (il long drink creato in occasione della mostra dedicata a Giovanni Bellini nel 1948, su ricetta di Arrigo Cipriani) all’Harry’s Bar, lo storico locale dichiarato patrimonio nazionale dal Ministero dei Beni Culturali. NON SOLO VENEZIA: SPIAGGE E BORGHI DA SCOPRIRE La Laguna non parla solo la lingua della Serenissima, ma pullula di autentici
La Laguna Veneta non offre solto arte, ma anche lunghe spiagge sabbiose, alcune prestigiose e molto PERSONAGGI ben attrezzate, come il celebre Lido di Venezia, altre libere e più selvagge. Fra le più estese quelle di Jesolo e Chioggia
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COME DOVE QUANDO
miracoli urbanistici ed artistici tutti da scoprire. A partire dagli isolotti di Murano, famosa per la lavorazione del vetro, e Burano, celebre, invece, per i suoi merletti, entrambe due vere chicche, con i loro canali e le loro casette colorate. Altro gioiello da esplorare è Chioggia, una sorta di Venezia in piccolo, solcata anch’essa da canali, ponti e calli che disegnano prospettive di grande suggestione. Canal Vena, con i suoi nove ponti, ospita ogni giorno, tranne il lunedì, un caratteristico mercato del pesce e offre scorci pittoreschi con palazzi e chiese fra le più belle della città. Il Palazzo Granaio, nell’omonima piazza, è uno degli edifici più antichi della città, risalente al 1300, ma sono molte
le attrattive artistiche di cui si può andare alla scoperta “perdendosi”, come per Venezia, nel groviglio delle stradine cittadine. Tra tutte la Chiesa di Sant’Andrea e la Torre dell’Orologio, in stile romanico, che vanta uno degli orologi più antichi del mondo. La Laguna è ovviamente anche mare e spiagge. Chilometri di distese sabbiose che si affacciano sull’Adriatico, alcune esclusive e attrezzate grazie a prestigiosi lidi, come il celebre Lido di Venezia, per esempio, altre libere e più selvagge. Tra le più ampie, quelle di Jesolo ed Eraclea Mare, di Chioggia, lunga una decina di chilometri, Cavallino, Bibione e Caorle. Ideali per un po’ di sano relax in questi ultimi scampoli d’estate. Un suggestivo scorcio di Chioggia, soprannominata la “piccola Venezia”
I RISTORANTI
· Osteria Enoteca Giorgione, Cannaregio 4582-a, Venezia, 041/5.22.17.25, www.ristorantegiorgione.it. · La Taverna da Nadia e Felice, via Felice Cavallotti 348, Chioggia, 041/40.18.06, www.tavernachioggia.com. · Osteria da Nicola, via Cristoforo Colombo 56, Jesolo, 042/1.96.13.46, www.osteriadanicola.com.
ALBERGHI · Hotel Ca’ Dogaressa, Fondamenta di Cannaregio 1018, Venezia, 041/2.75.94.41, www.cadogaressa.com. · Hotel Mediterraneo, Lungomare Adriatico 6, Sottomarina di Chioggia, 041/5.50.08.45, www.hotelmediterraneochioggia.it. · Hotel Diana, via Andrea Bafile 203, Lido di Jesolo, 042/1.38.01.20, www.hoteldianajesolo.it.
L’EVENTO DA NON PERDERE
· 71ESIMA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA (27 agosto – 6 settembre). Per vedere in anteprima molti dei film più attesi della stagione, con molte star e ospiti da red carpet e tantissimi eventi collaterali.
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UFFICIO INFORMAZIONI TURISTICHE Iat Venezia San Marco 26-37 041/5.29.87.11 www.turismovenezia.it
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A (SstoP) N A Z R A S – 30 – 31 ago 29
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confe pettacoli, dei processi Incontri, s e à it v a creati tema dell i. Assolutamente creativ rdere da non pe
Eventi in SETTIMANA di Chiara Mazzei
ANTEPRIMA CASSANO FESTIVAL
CASSANO - DAL 30 AGOSTO AL 9 SETTEMBRE FERRARA - FINO AL 31 AGOSTO Fino al 31 agosto le strade di una delle città più belle d’Italia accoglieranno il più grande festival degli artisti di strada. Giunto alla 27^ edizione, il Ferrara Buskers Festival vedrà la partecipazione di più di mille artisti di strada provenienti da tutto il mondo che riempiranno la città di musica, colori ed emozioni. Ospite d’onore, quest’anno, sarà la Mongolia che partecipa con 4 gruppi. La grande nazione sarà omaggiata anche da una serie di iniziative in città e da una mostra allestita presso la Biblioteca Ariostea.
ORIENTE OCCIDENTE
TRENTO E ROVERETO – DAL 30 AGOSTO ALL’8 SETTEMBRE
FORMIA (LT) - DAL 29 AGOSTO AL 2 SETTEMBRE
orienteoccidente.it 0464 431660
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ASSAGGIA SIENA
SIENA - FINO AL 30 SETTEMBRE
Ogni mercoledì, fino al 30 settembre, il Centro Guide in collaborazione con il Consorzio Agrario di Siena organizza “Assaggia Siena”, un modo nuovo per conoscere i prodotti tipici del territorio ed il patrimonio artistico della città. La partenza alle ore 13.30 presso la sede del Consorzio Agrario di Siena, dove si svolgerà una degustazione dei prodotti locali con proiezioni di immagini evocative del percorso da compiere tra le vie della città. A seguire, visita guidata della città attraverso i suoi palazzi, le sue piazze, le sue chiese. Il prezzo è di 20,00 a persona.
Nella splendida cornice del Parco di Villa Borromeo a Cassano D’Adda, si terrà l’anteprima del Cassano Festival. La celebre Villa si trasformerà per l’occasione in un elegante Open Theatre, palcoscenico della manifestazione di musica e spettacolo che diventerà ufficialmente un Festival nell’estate 2015. A dare l’avvio a questo nuovo evento per Cassano D’Adda tre concerti di grande richiamo: Angelo Branduardi, il 30 agosto, Nicola Piovani il 4 settembre e l’opera rock The Wall Live il 9 settembre.
FESTIVAL DEI TEATRI D’ARTE MEDITERRANEI
Foto Danny Willems
BUSKERS FESTIVAL
CENTRO SERVIZI TECNICI CULTURALI C A N TA
SpA Ufficio culturale Ambasciata di Israele - Roma
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“Corpo a corpo”: è questa la cifra narrativa della trentaquattresima edizione di Oriente Occidente. Un corpo a corpo che rimanda alla conflittualità dei singoli o della società tutta. Nel centenario dello scoppio della prima guerra mondiale non poteva essere che questo il file rouge di Oriente Occidente 2014. A Rovereto e Trento, dal 30 agosto all’8 settembre, Oriente Occidente ospita tredici compagnie con produzioni in prima nazionale e creazioni originali per il Festival, tra le più significative dell’attuale panorama coreutico. Gli autori arrivano dall’Europa, dall’Africa Subsahariana, dal Venezuela e dal Medio Oriente con il loro bagaglio di culture, di storie da raccontare, di mondi da condividere.
L’evento, promosso dal Teatro Bertolt Brecht, con la direzione artistica di Maurizio Stammati, propone cinque giorni di letture, mostre, laboratori, concerti e spettacoli teatrali ad ingresso gratuito. Arrivato al decennale, il Festival si unisce ai festeggiamenti dei 40 anni del Teatro Bertolt Brecht con un programma straordinario arricchito da ospiti nazionali ed internazionali dedicato quest’anno a Gabriel Garcia Marquez. Cuore del festival le spettacolari serate tra musica e teatro, sonorità, testi e stili differenti che proveranno a raccontare questo nostro meraviglioso Mediterraneo. Tradizione ed innovazione con sperimentazioni drammaturgiche tutte da esplorare.
CONSIGLIACI UN EVENTO
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Scrivi a Redazione Adesso, via Nino Bixio 7, 20129 Milano redazione@edizioniadesso.com Chiama il NUMERO VERDE GRATUITO 800 32 33 00
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1. Il tipico pesce... in scatola 7. Un mezzo delle forze di polizia 16. Uno strumento a fiato 17. Munire di pistole e fucili 18. Versetti del Corano 19. Si stacca dal grappolo 20. Lo è una stanza ben ventilata 21. Un emirato sul Golfo Persico 22. Ridate, restituite 23. La capitale romena 25. Strettoie montane 26. Consacrata, dedicata 27. Auto vecchie e malandate 29. In mezzo ai garofani 31. Una carrozza su rotaie 32. Monti tra Francia e Spagna 33. Sabbiosa 35. È festivo nella settimana corta 36. Un po’ ostico 38. Il Rupert dello schermo 39. Ostentazione di sé 41. É ampia nel sombrero 42. Vi si costruiscono navi 44. Il Lewis figlio del vento 46. Il nome della Staller 47. Momenti, istanti 48. Una ha Seul per capitale
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49. La credit che sostituisce il contante 50. Idonea allo scopo 51. Li trasporta l’ambulanza 52. Foto immediata 53. Lega di ferro e carbonio
VERTICALI
1. Grande esibizione di lusso 2. Cervo nordico 3. La Punta... di un aeroporto siciliano 4. Colline di sabbia 5. Andato con il poeta 6. Breve rifiuto 7. Generate dal nulla 8. Priva di dolcezza 9. Il tè del Sudamerica 10. Facili alla collera 11. I limiti dell’orizzonte 12. Poligono a sei lati 13. Fa le veci del genitore 14. Un ramo della vite 15. Solcano i cieli 17. Enigmatica, misteriosa 20. Si prende da un casello 23. Capitale della Colombia 24. Minate nel fisico o nel morale 26. Inutili, prive di scopo 28. L’ottava lettera greca
30. Le misere borgate delle città brasiliane 31. Terrazza coperta 32. Tipo di cappello di paglia 34. Un genere d’hotel 35. La salute pubblica 37. Sottotetto 38. Relativi alla morale 39. Si conquistano scalando 40. La madre di Gesù 43. Il Lee che ha creato Spider-Man 44. Canti di gruppo 45. I goal segnati 48. Consiglio Ecumenico delle Chiese 50. Arte senza pari 51. Consonanti di fuoco Il Lee che ha creato Spider-Man
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GIOCHI
CRUCIPUZZLE
Trova e cancella nello schema tutte le parole sotto elencate, tenendo conto che possono essere disposte orizzontalmente, verticalmente o diagonalmente e che possono essere lette in tutte le direzioni possibili. A fine gioco resteranno inutilizzate alcune lettere, leggendole in ordine otterrai una frase di un proverbio.
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PIEDE PORTO PRANZO QUADRO QUALE RAPIDO RECENTE RESTO RIENTRARE RIFERIRE STRAORDINARIO TUTTO VARIO VASTO VENTO VOLERE VUOTO
ANTICO MURA DI CINTA
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ASPETTO CAFFÈ COSTRUZIONE DISPOSIZIONE DONNA ERRORE ESPRIMERE FERIRE GENERE GESTO GRANDE LIBRO MINORE MOTIVO NOTTE OPERA PAESE PELLE 2 9 3 5 8 4 7 1 6
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SOLUZIONE IL MISTERO DELLA CASA STREGATA - PAG. 68
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GRANDI PERSONAGGI ITALIANI
Marcello Mastroiani con Anita Ekberg nell’indimenticabile pellicola di Federico Fellini La Dolce Vita (1960)
L’attore spavaldo, cui tutto riusciva facile, in realtà celava un animo timido e malinconico
Il nostro MARCELLO «M
arcello... come here!» Chi non ricorda il suono dolce e malizioso di questa frase pronunciata dalla prorompente Anita Ekberg che improvvisa una danza sensuale dentro alla fontana di Trevi? Lei, bellissima, con la folta chioma bionda che scende sulle spalle scoperte che mettono in mostra un ampio decolleté. Lei che fluttua nell’acqua come una sirena e come una sirena attira l’incauto marinaio che al suo richiamo non può resistere. Lui, con lo sguardo imbambolato, rapito. Lui che risponde «Si, si... vengo anch’io» e la raggiunge dentro alla fontana come se avesse finalmente capito tutto della vita e del suo senso. Questa scena de La dolce vita di Federico Fellini ce la ricordiamo tutti. Anita Ekberg è splendida, certo. Ma non è lei che ci fa ricordare questo film, come mille altri. Perché
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di Chiara Mazzei
lui è magnetico. Quegli occhi che sanno essere un po’ furbi e un po’ sornioni, felici e a tratti malinconici. Sono gli occhi di Marcello Mastroianni. È lui che ha reso cult tutti i film che ha recitato. Sarà forse perché recitare gli veniva del tutto naturale, semplice come camminare o andare in bicicletta. E allora sia nelle parti più drammatiche che in quelle comiche da scavezzacollo, ha saputo toccare le nostre corde più profonde. «Non capisco perché questi americani devono soffrire così tanto da identificarsi con i loro personaggi. Io recito. È molto divertente. Non c’è sofferenza». Semplice come un bicchier d’acqua. Claudia Cardinale di lui ebbe modo di dire che «era un attore felice, che amava alla follia il suo mestiere, che svolgeva con gioia e buon umore. Con quello sguardo scuro e dolce, l’“occhio di velluto” che ha sem-
UN’AMICIZIA LUNGA UNA VITA pre caratterizzato il latin lover, aveva tutto ciò che serve per piacere. E piaceva molto. La sua gentilezza, quel misto di sensibilità femminile e di forza virile, la sua delicatezza, la sua bellezza e la sua riservatezza parlavano in suo favore». Eppure le sue origini sono molto lontane dal mondo del teatro e dello spettacolo. Quando si trasferisce a Roma nel ‘33, dal piccolo paese di Fontana Liri, con la famiglia, prende prima il diploma da perito edile e poi si iscrive alla facoltà di economia e commercio, anche se il suo sogno è diventare architetto. Si avvicina alla recitazione quando inizia a frequentare il Centro Teatrale Universitario dove conoscerà Giulietta Masina. Sarà proprio lei a presentarlo al marito, Federico Fellini, col quale darà vita a un meraviglioso sodalizio sia artistico che umano. Dopo quei primi timidi primi passi, il mondo del teatro prima e del cinema poi lo accoglierà a braccia aperte e ne farà uno dei suoi migliori esponenti. Mastroianni è reputato unanimemente uno dei più grandi attori italiani e internazionali di sempre. Persino l’America, già stracolma di divi reali o presunti tali, non nascose mai la sua grande ammirazione per la star di casa nostra. Nel 1962 il Time lo definisce il divo straniero più popolare negli Stati Uniti. Lui, però, ad Hollywood preferì sempre Cinecittà. «Non ho nulla contro Hollywood. Ma i migliori film di oggi sono stati fatti in Italia. Quindi, perché dovrei lasciare Roma?» E la sua splendida carriera gli diede ragione. 8½, Matrimonio all’italiana, I
soliti ignoti, Le notti bianche, la lista dei film che l’hanno consacrato nell’olimpo della cinematografia è sterminata. All’Italia ha donato un patrimonio artistico immenso e l’Italia l’ha ripagato con due onorificenze di tutto rispetto: Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana e Grande ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana. Con 8½ e La dolce vita, i capolavori di Fellini, gli arriva anche la fama di latin lover, che Mastroianni però non sentì mai calzante a se stesso. Fu proprio per sfuggire a questa etichetta che, dopo l’interpretazione de La dolce vita, decise di accettare il ruolo del protagonista, un uomo impotente, nel film Il bell’Antonio, tratto dall’omonimo romanzo di Vitaliano Brancati. Per quanto apprezzabile come tentativo, davvero non ci sentiamo di sostenere la sua riuscita nell’intento. La grande capacità interpretativa, lo sguardo affascinante e a tratti malinconico, quell’atteggiamento un po’ distaccato, un po’ da faccia da schiaffi, lo hanno reso un volto unico, un attore amatissimo da registi, colleghi e pubblico. E una collega che lo amò molto fu proprio la compagna di molti film, l’altra parte di una coppia d’oro che rappresentò garanzia di successo per qualsiasi pellicola. Sophia Loren, l’amica, la collega, la complice. Un rapporto di profonda amicizia e stima li legò fino alla morte degli attori. Nel 1994, due anni prima della scomparsa dell’attore, i due si scambiarono due simbolici biglietti di
Quest’anno il festival di Cannes ha omaggiato il cinema italiano utilizzando un’immagine di Mastroianni, tratta dal film 8½, per il poster ufficiale della Mostra
Fra Sophia Loren e Marcello Mastrianni ci fu un legame molto forte che andò ben oltre l’essere colleghi. Un affetto reciproco reale e una grande intesa professionale li resero una coppia affiatatissima sul set. Quest’anno al Festival di Cannes è stata proiettata la versione restaurata di Matrimonio all’italiana. Invitata per consegnare un premio, Sophia Loren, ricevendo una standing ovation da parte del pubblico, non ha potuto fare a meno di dedicare un pensiero commosso all’amico scomparso.
auguri sulle pagine del Corriere della Sera. Nato il 28 settembre lui, il 20 lei, compivano 70 e 60 anni. «Delle bellissime cose che potremmo scriverci anche ogni giorno, non solo questo del tuo compleanno, non sono sorpreso: tra noi c’è sempre stato affiatamento, sintonia, complicità... Noi facciamo a meno di provare una scena, la possiamo girare subito. E sai perché? Perché siamo legati da un affetto profondo che ci ha sempre permesso di lavorare in totale letizia, divertendoci. Sono o no il tuo partner preferito? Sì, e tu lo sei per me». La Loren questo settembre spegnerà 80 candeline, traguardo non raggiunto da Mastroianni, che si spense nel ‘96 per un tumore al pancreas. Negli ultimi tempi della malattia, rilascia una sorta di autoconfessione, un diario intimo, ripreso dalla sua ultima compagna, l’attrice Annamaria Tatò, considerato ormai il suo testamento spirituale. Mi ricordo, sì, io mi ricordo, girato dalla Tatò mentre Mastroianni stava lavorando al suo ultimo film, Viaggio all’inizio del mondo di Manoel de Oliveira, ci lascia l’ultima, intima, testimonianza di un uomo che tanto intensamente ha vissuto e tantissimo ci ha lasciato. Lo sguardo non è più sornione. È basso, corre lontano, oltre.
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SALUTE
Problemi di STITICHEZZA? I rimedi naturali, non invasivi e fastidiosi, possono aiutare
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l problema del transito lento e difficoltoso dei cibi nell’intestino affligge molte persone e, nella maggior parte dei casi, dipende da una dieta scorretta e disordinata, da una vita stressante e sedentaria. Spesso viene sottovalutato come un fastidio minore, transitorio, ma è bene ricordare che la salute dell’organismo dipende tantissimo dall’intestino: senza un lavoro di pulizia costante del corpo, infatti, il nostro organismo a lungo andare ne risentirà. Ecco allora qualche rimedio naturale che può aiutarci a risolvere questo fastidioso problema:
• Acqua e bicarbonato: bere appena svegli un bicchiere di acqua tiepida con bicarbonato è uno dei principali rimedi contro la stipsi • Caffè: se preso molto caldo stimola la motilità intestinale
di Massimo Terenzi
• Fibre: una dieta ricca di fibre aiuta a regolare l’intestino • Cereali integrali: evitate i cereali raffinati che bloccano la motilità intestinale e scegliete quelli integrali come riso, pane e pasta preparati con farine non lavorate e trattate • Succo di mela e pera: assunto ogni giorno, aiuta l’intestino a liberarsi grazie alla pulizia esercitata da questi frutti all’interno del colon • Prugne e uvetta: ricche di acidi organici, zuccheri ad azione osmotica e ossifenisatina (lassativo naturale) aiutano a migliorare i fastidi della stipsi. Occhio, però, a non esagerare poiché provocano flatulenza! • Semi di sesamo e zucca: i semi sono oleosi e contengono vitamine e sali utili a sentirsi meglio. Anche in questo caso non bisogna esagerare nell’assunzione: bastano un
paio di cucchiai al giorno. • Olio e acqua: bere moltissima acqua e assumere 3/4 cucchiai d’olio extravergine d’oliva aiuta le feci a rimanere morbide anche in caso di un lungo transito intestinale, favorendo l’evacuazione naturale • Attività fisica: mantenersi in forma favorisce la motilità intestinale. Una vita sedentaria, lo stress e i medicinali sono i primi nemici della naturale funzionalità del colon e dell’intestino.
STIPSI CRONICA, COSA FARE? Nel caso in cui si soffra di una stitichezza cronica, è necessario rivolgersi ad un medico per effettuare analisi più approfondite. Questo tipo di disturbo, infatti, poiché più grave, può essere la spia di un altro problema. Potrà dipendere dal fegato, da una predisposizione costituzionale, da una situazione di forte stress, da patologie più importanti all’origine: ogni caso andrà valutato nei dettagli e non andrà trascurato né curato con purghe, ma solo con analisi approfondite. Spesso accade, infatti, che si ricorra all’automedicazione con lassativi da banco: abitudine pericolosissima per la salute perché è molto probabile che con il passare del tempo l’organismo sviluppi una dipendenza.
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PSICO
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Alla scoperta dei nostri limiti... IMPEDIMENTO O POTENZIALITÀ? di Silvia Coldesina PSICOLOGA
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l termine “limite” deriva dal latino limes limitis, che significa confine: basti pensare che i romani utilizzavano questa parola per indicare le pietre che delineavano il confine tra due terreni e che per tale motivo non potevano assolutamente essere rimosse. Conseguentemente a ciò, ci trasciniamo dietro un retaggio culturale per il quale il limite è un impedimento, qualcosa che ci blocca nel nostro percorso e non ci consente di andare oltre. La società odierna ci invita, al contrario, a forzare i nostri limiti, ad accettare poche pietre e tendenzialmente a cercare di spostarle. Non si è mai sufficientemente capaci, abili, belli, intelligenti, in forma, ricchi; e non si fa mai abbastanza anche sul piano pratico, troppi impegni, troppe richieste che ci sembra di non riuscire mai a soddisfare appieno. Ogni giorno spostiamo di un centimetro la pietra e di conseguenza non possiamo mai raggiungerla, condannati a rimanere in eterno insoddisfatti. D’altro canto la sperimentazione dei limiti, cioè cercare di sondare quanto reggono i confini, non è un processo di per sé negativo. In primo luogo, consente di affrontare un percorso di conoscenza di sé: per sapere quanto a lungo possiamo correre prima che ci venga il fiato corto dobbiamo per forza provare a correre. Se non testiamo le nostre risorse, infatti, ci trinceriamo dietro alla paura di non riuscire, rinunciando così in partenza ad affrontare la situazione. In secondo luogo obbliga al confronto con la realtà. I limiti infatti esistono, la vita stessa ci pone il limite ineluttabile del tempo e della morte, e negarne l’esistenza è illusorio; accettarli è proprio il segreto per dare un senso e riempire la propria esistenza di significato. Per scoprire il proprio limite si deve inevitabilmente affrontare un fallimento: non riuscire a fare una determinata cosa fino alla soglia preposta, mette davanti al dato di realtà di non potere, di non essere abbastanza capaci, o molto più
Si fa fatica ad accettare i propri limiti perché ancora non ci si conosce, non si riconoscono le proprie potenzialità e i limiti vengono vissuti come una prigione dalla quale si deve evadere in ogni modo
semplicemente di non avere quella qualità o di possederla solo in parte. Il fatto che ci possa piacere cantare non significa che se non cantiamo come Mina allora siamo stonati, semplicemente possiamo essere sufficientemente intonati, musicali, e magari anche con una discreta voce, ma certo la meravigliosa voce di Mina è un’altra cosa. Tendenzialmente tutti riescono ad accettare questa realtà, senza sentirsi dei falliti; questo però nella quotidianità non avviene, spesso il confronto con la realtà genera vissuti di autosvalu-
Solo l’esperienza, la sperimentazione, consente di scoprire quali sono i limiti e conseguentemente le potenzialità, consentendo di acquisire maggior potere sulla propria vita
tazione e frustrazione. Guardando però l’altra faccia della medaglia, scoprire il proprio limite consente di conoscere le abilità e capacità che ognuno ha; accettando i limiti si possono riconoscere e potenziare le risorse, scegliendo quale interessa maggiormente sviluppare. Il passaggio alla vita adulta comporta inevitabilmente l’abbandono dell’onnipotenza tipicamente infantile, per acquisire una posizione più matura, realista e soddisfatta di ciò che si è e della persona che realisticamente si vuole diventare.
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PERSONAGGI GENITORI E FIGLI
Aiuto... mio figlio è DIVERSO È
proprio vero, quando in casa un adolescente riesce a fare coming out sul suo orientamento sessuale, oppure quando viene scoperto dalla famiglia, è come se una bomba esplodesse all’improvviso. La famiglia si chiude in se stessa e mille domande passano per la testa: è solo una fase? È colpa mia perché sono stata troppo protettiva? È colpa del padre, la sua assenza non l’ha reso maschio? Adesso, subito dal dottore, ci sarà una cura e tutto si sistema. L’omosessualità fu rimossa dai manuali psichiatrici mon-
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di Federico Crisalidi PSICOLOGO E PSICOTERAPEUTA
diali come malattia nel 1980, perché è una variante normale dell’orientamento sessuale, al pari dell’eterosessualità. Ma, nonostante questo, ancora oggi la parola omosessualità fa paura alle famiglie. Ci tengo a sottolinearlo: non esiste cura per il cambiamento dell’orientamento sessuale per il semplice motivo che non è una malattia, le cosiddette terapie “riparative” sono rifiutate dalla comunità scientifica. Eppure i genitori affrontano un vero e proprio lutto. Chi è morto? Sono morte le aspettative e le fantasie che venivano proiettate sul figlio, scontrandosi con la realtà. Il coming out del figlio è una richiesta di aiuto, rappresenta il desiderio di smettere di nascondersi, di ritrovare in famiglia uno stato di normalità e rassicurazione. Ma è molto frequente che i genitori non riescano ad ascoltare il dolore e l’angoscia che porta l’adolescente, sopraffatti dalla propria sofferenza. Prevale il narcisismo della coppia genitoriale che desiderava un figlio “perfetto”, che rispondesse alla propria visione di come dovrebbe essere un figlio, che manifestasse al mondo esterno il loro essere dei buoni genitori. I genitori alternano quindi momenti di rabbia, sconforto, autocolpevolizzazione o
QUALCHE CONSIGLIO PER I GENITORI Dopo aver appreso dell’omosessualità dei propri figli, i genitori hanno molte domande da porre allo psicoterapeuta: possono essere delle domande che li riguardano direttamente, che coinvolgono i loro figli, la società, le cause dell’omosessualità. Ecco alcune indicazioni utili: • L’omosessualità è una variante normale dell’orientamento sessuale, proprio come l’eterosessualità. • L’omosessualità non è dovuta ad uno stile di comportamento di uno o di entrambi i genitori verso il figlio. • Il rifiuto è normale, è una fase da superare, come il dolore. Accettare significa aprirsi e confrontarsi, superando i sensi di colpa per sbagli che non esistono. • La sofferenza è presente da entrambe le parti e non riguarda solo loro. L’adolescente sta manifestando una richiesta di aiuto, sta chiedendo di non sentirsi diverso e anormale.
colpevolizzazione reciproca. Insomma, il ragazzo è lasciato solo, sentendosi la causa del dolore familiare per via della sua “diversità”. È interessante notare che, quando mi arrivano richieste di aiuto da parte di genitori riguardo l’omosessualità del figlio, il sentimento che domina sia la vergogna: questo dimostra chiaramente come le radici di questo disagio risiedano nei principi omofobici della nostra società e nel rifiuto della diversità in genere.
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ANIMALI
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Gli accessori indispensabili PER FIDO
Per il benessere e il comfort del tuo amico a quattro zampe, sei sicura di avere tutti gli accessori necessari? Cuccia, ciotola, guinzaglio e spazzola non dovrebbero mai mancare nel corredo di un cane
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e vuoi garantire al tuo cane un riposo tranquillo, un’igiene accurata e una sana alimentazione devi procurarti anche gli accessori in grado di fornirgli il maggior comfort possibile. La cuccia è un luogo molto importante per il cane per cui devi sceglierla con attenzione: se tieni Fido in casa con te, puoi scegliere tra diversi modelli di cuccia e brandina o semplicemente mettergli a disposizione una comoda cesta di vimini in cui deporre cuscini e morbide coperte. Scegliendo invece una cesta in plastica garantirai una maggiore igiene al tuo cane, perché sarà molto più semplice da pulire con un panno umido e del detergente neutro. Se il cane è abituato a vivere in giardino, dovrai predisporre un apposito spazio per proteggerlo dalle intemperie. Scegli una cuccia in legno che, oltre ad essere un materiale economico ed ecologico, garantisce un buon isolamento sia dal caldo che dal freddo. La cuccia deve essere alzata dal terreno di circa 5 cm per evitare che il cane risenta dell’umidità del suolo e inoltre deve avere un tetto a spiovente in grado di far scivolare via acqua e neve. Per quanto riguarda le ciotole è bene averne almeno due: in una metterai il cibo mentre nell’altra verserai l’acqua che non deve mai mancare. Oltre alla ciotola per il cibo e per l’acqua, conviene acquistarne un’altra per poter alternare gli alimenti umidi con quelli secchi come le crocchette.
di Marta Cerizzi
Esistono diversi tipi di ciotole che variano non solo per grandezza ma anche per il materiale: le ciotole di metallo, rispetto a quelle di plastica, si lavano più facilmente ma hanno il difetto che d’estate rendono il cibo caldo e d’inverno lo raffreddano. Per i cani che tendono a crescere molto, l’ideale sarebbe comprare ciotole di dimensioni diverse, proporzionali ai vari stadi della crescita: in questo modo saprai sempre la giusta quantità di cibo da somministrare al tuo pet. È importante poi avere una spazzola per cani per prendersi cura del manto, eliminare i peli morti e districare i nodi. Spazzolare il manto dovrebbe rientrare nelle abitudini quotidiane, soprattutto se il cane ha il pelo lungo: mentre lo fai lodalo e, quando avrai finito, dagli una piccola ricompensa come un biscottino, in questa maniera renderai la spazzolatura un momento piacevole e per nulla traumatico.
QUALE GUINZAGLIO? Per legge il cane deve essere portato al guinzaglio quando ci si trova nelle aree urbane e nei luoghi aperti al pubblico. La lunghezza massima del guinzaglio non deve essere superiore al metro e mezzo per cui i guinzagli del tipo “flexi”, cioè quelli estensibili, sono sconsigliabili se vuoi portare il tuo cane a spasso in città o in zone trafficate. Molto meglio scegliere i guinzagli allungabili muniti di due moschettoni e due o tre anelli in metallo, in questo modo potrai regolarne la lunghezza, a seconda delle circostanze.
LA PETTORINA La pettorina è l’accessorio ideale per i cani dal collo delicato, serve infatti ad evitare gli effetti negativi causati dal collare tradizionale. Scegli il modello ad H dotato di due anelli, uno posizionato sul torace e l’altro sul tronco, e con l’aggancio per il guinzaglio a metà della schiena: non compromette la postura del cane e non esercita pressione in punti critici.
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CUCINA CREATIVA
Pesche sciroppate, estate da assaporare tutto l’anno
DISSETANTE E PROFUMATA, la pesca è la regina dell’estate CONCENTRATO DI VITAMINE E OLIGOELEMENTI, QUESTO FRUTTO DALLE ANTICHISSIME ORIGINI ORIENTALI, È UN ALLEATO NATURALE PER LA SALUTE
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olce, fresca e succosa, la pesca è il frutto protagonista indiscusso dell’estate. Originario della Cina, dove sin dai tempi più antichi se ne coltivavano diverse varietà, in Oriente vantava la definizione di “frutto dell’immortalità” per la sua ricchezza di vitamine e di oligoelementi. Mangiare una pesca al giorno, infatti, significa fornire all’or-
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ganismo circa il 15% del fabbisogno giornaliero di vitamina C, importante nel difenderci da infezioni varie, indispensabile per la fortificazione delle ossa e per il trasporto e l’assorbimento del ferro nel sangue. La sua polpa succosa, oltre ad essere buona, disseta e aiuta a sopportare meglio il caldo e, inoltre, contribuisce a reintegrare i sali minerali persi con il sudore. Compagna ideale di chi è attento alla linea, la pesca è perfetta come spuntino di metà mattina perché fornisce zuccheri senza appesantire, è facilmente digeribile ed è adatta anche per chi ha problemi di assimilazione. Usato nell’antica farmacopea per curare il mal di testa e i disturbi digestivi, questo frutto contiene
Grande classico da assaporare in tutta la loro fragranza, da abbinare al gelato, alle creme al cioccolato ma anche alla panna cotta, magari con degli amaretti sbriciolati accanto, le pesche sciroppate sono un’ottima merenda o spuntino. Quando non è più la loro stagione ma torna la voglia di assaporarne freschezza e dolcezza, è comodo avere in casa un barattolo di ottime pesche sciroppate fatte in casa con ingredienti sani e di buona qualità, o da acquistare al supermercato in pratiche confezioni. Superbo ingrediente anche per dolci o dessert da realizzare sia d’estate che d’inverno per le cene con gli amici, le pesche sciroppate sono la soluzione ideale anche per chi generalmente non consuma molta frutta: la loro dolcezza e il bassissimo apporto calorico, ne fanno una delizia che mette tutti d’accordo.
infatti un acido che ha la proprietà di eliminare le tossine e che lo rende prezioso nella dieta di chi soffre di disturbi di circolazione. Ideale nelle insalate di frutta e come accompagnamento a prosciutto crudo, pesce e formaggio fresco, la pesca è anche un ottimo stimolatore di melanina e aiuta la pelle a rimanere elastica e giovane. Non a caso, infatti, molte creme e maschere di bellezza usano proprio i suoi principi attivi per lasciare corpo e viso “vellutati come pesche”. A tavola, l’unica accortezza è quella di consumarla lontana dai pasti e di non bere mai troppa acqua dopo averla mangiata per non rischiare un’indigestione.
le idee per l’estate
PESCHE CARAMELLATE, YOGURT GRECO E PISTACCHI Ingredienti per 4 persone 4 grosse pesche a pasta gialla 100 gr di zucchero di canna, possibilmente integrale 500 gr di yogurt greco 50 gr di pistacchi facoltativo: saba (mosto cotto) Tagliate le pesche a metà senza sbucciarle, sistematele su una teglia da forno foderata con carta forno con la parte tagliata verso l’alto, spolverizzatele con lo zucchero e fatele cuocere in forno caldo a 200° per 15 minuti. Spegnete, estraetele dal forno e fatele raffreddare. Tagliuzzate grossolanamente i pistacchi con un coltello. Nel piatto da portata sistemate le pesche, una pallina di yogurt greco sopra ciascun frutto, i pistacchi tritati e il caramello che si è formato in cottura. Eventualmente completate con la saba.
Ricette a cura di Cookinglaura blog.alice.tv/cookinglaura
SORBETTO DI PESCHE AL GELSOMINO E FONDANT AL CIOCCOLATO Ingredienti per 6 persone Per il fondant al cioccolato: 100 gr di cioccolato fondente 60 gr di burro 40 gr di zucchero a velo 2 uova intere Per il sorbetto pesca e gelsomino: 300 ml di acqua 120 gr di zucchero semolato 500 gr di polpa di pesca frullata Una manciata abbondante di fiori di gelsomino lavati Per completare: Due pesche tagliate a cubetti Rum Foglie di menta fresca, zucchero a velo
Per il sorbetto: preparate uno sciroppo facendo bollire l’acqua con lo zucchero finché non sarà completamente sciolto. Spegnete e aggiungete i fiori, lasciando in infusione per almeno due ore, fino a raffreddamento. Aggiungete la polpa di pesca frullata, poi mettete nella gelatiera e fate mantecare. Conservate il freezer fino al momento di servire. Per il fondant: sciogliete il cioccolato e il burro al microonde alla massima potenza. Montate le uova con lo zucchero, aggiungete il composto di cioccolato, poi mettete in forno caldo a 150° a bagnomaria per circa 20-25 minuti (deve restare morbido). Fate raffreddare completamente in frigorifero. Fate marinare le restanti pesche a cubetti di media grandezza nel rum e due cucchiai di zucchero, conservando anch’esse in frigo. Al momento di servire mettete nel piatto una pallina di sorbetto, alcuni cubetti di fondant e la pesca marinata. Decorate con una spolverata di zucchero a velo e foglie di menta fresca.
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he estate sarebbe senza le pesche? Nettarine, a pasta gialla o bianca, pesche saturnine, sono solo alcune delle tipologie che potete trovare sui banchi del mercato. La loro dolcezza e il loro profumo le rendono adatte a dolci raffinati o torte semplici, al posto delle mele, ma anche in insalata o in abbinamento con gamberi o prosciutto crudo dal gusto deciso, come alternativa al più tradizionale melone. Le ricette che vi suggerirò oggi sono due dessert: uno più complesso, freschissimo e adatto anche a una cena importante, uno velocissimo ma di grande effetto, alla portata anche dei meno esperti in cucina. Provateli entrambi, non ve ne pentirete!
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SPESA PERSONAGGI CONSAPEVOLE
BIO: ARRIVA LA CERTIFICAZIONE ETICA Al via la sperimentazione in Calabria, nella Piana di Gioia Tauro. Il marchio identificherà prodotti biologici provenienti da una filiera produttiva che rispetta i diritti dei lavoratori di Mario Bistrelli
NON C’È BIOLOGICO SENZA GIUSTIZIA SOCIALE «Biologico non significa solo rispettare la naturale produttività dei suoli e aumentare la qualità dei prodotti. Non c’è biologico senza giustizia sociale e rispetto delle regole – ha ricordato Vincenzo Vizioli, presidente di Aiab – Proprio mentre celebriamo l’aumento di oltre il 6% in un anno di terreno convertito al bio, dobbiamo impegnarci contro lo sfruttamento degli esseri umani».
UN’OPPORTUNITÀ CONCRETA
Positivi i primi risultati: sono già una decina le aziende del territorio che hanno sottoscritto la carta d’impegno. Gli organizzatori del progetto hanno spiegato come questo marchio di certificazione etica «non vuole essere l’ennesimo bollino da aggiungere alle etichette, ma un’opportunità concreta per sostenere la commercializzazione di prodotti provenienti da imprese oneste che rispettano i diritti dei lavoratori, l’ambiente e i diritti dei consumatori».
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omprare frutta e verdura ed essere certi che queste siano state prodotte nel rispetto dei diritti dei lavoratori. Presto sarà possibile grazie a un marchio che certificherà i prodotti dal punto di vista etico: prodotti biologici e filiera produttiva che esclude fenomeni purtroppo diffusi come lo sfruttamento e il caporalato. Il progetto “Qualità del lavoro”, lanciato dalla Cgil, dall’Aiab (Associazione italiana per l’agricoltura biologica) e dall’Arci, è partito in via sperimentale dalla Piana di Gioia Tauro, con lo scopo di creare una sorta di “certificazione etica” che punta a coinvolgere le imprese, le associazioni e il sindacato.
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GARANZIA DEI DIRITTI Come funziona? Sono le stesse aziende agricole che si impegneranno a sottoporsi al giudizio di appositi verificatori che valuteranno se il processo produttivo tutela i diritti dei lavoratori dei campi. Le imprese coinvolte dovranno anche sottoscrivere una carta d’impegno che fissa i principi basilari ai quali la loro attività deve attenersi: dall’accesso al sindacato a una retribuzione adeguata fino a ritmi di lavoro sostenibili. LA SPERIMENTAZIONE Una prima fase di sperimentazione
dell’iniziativa è stata avviata in Calabria, nell’area della Piana di Gioia Tauro e in comuni come Rosarno, che in passato sono stati tristemente noti per le precarie condizioni in cui venivano impiegati i braccianti, in particolare immigrati. «Per un salario che può arrivare anche alla soglia minima di due euro e mezzo lavorano in Italia circa 400mila immigrati in agricoltura – ha ricordato Filippo Miraglia, vicepresidente dell’Arci – Dovrebbero riceverne almeno 8,60 per una giornata di 8 ore e non dovrebbero essere taglieggiati per raggiungere i campi o per avere una bottiglia d’acqua».
F O LLO W U S a m o re e b a c iw o r l d O N :
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PERSONAGGI CASA DOLCE CASA
Allegri contenitori
Gli strofinacci con piccole fantasie, come per esempio quelli a quadretti, si prestano perfettamente a ricoprire i vasi per i fiori. Fate così: prendete un vecchio vaso di plastica (ma andranno bene anche il barattolo del caffè o una lattina) e, dopo aver ritagliato il canovaccio della dimensione del contenitore, usatelo per ricoprirlo, rigirando infine i bordi per un centimetro all’interno e fissando con del nastro biadesivo o della colla per tessuti. I vasi personalizzati così ottenuti sono perfetti anche come portaoggetti. Qualche idea? In cameretta ospiteranno matite e pennarelli, in bagno serviranno a tenere in ordine trucchi e spazzole per i capelli.
Pochette da viaggio
GLI STROFINACCI DA CUCINA DIVENTANO QUADRI REGALIAMO UNA SECONDA VITA AGLI OGGETTI DI USO QUOTIDIANO. ECCO COME RIUTILIZZARE I CANOVACCI PER ARREDARE CON ALLEGRIA LE STANZE DI CASA
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di Gaia Brunetti
ensate che gli strofinacci servano solo ad asciugare le stoviglie? Vi sbagliate! Con il riciclo creativo si impara ad arredare munendosi di fantasia, utilizzando praticamente qualsiasi oggetto di uso comune e spendendo pochissimo. Quella che vi proponiamo è un’idea davvero originale: trasformare i canovacci... in quadri! A pensarci per prima è stata una blogger di nome Doria che, un po’ per gioco, ha incorniciato vecchi strofinacci da cucina raffiguranti animali colorati per rendere più allegra la camera della propria bambina. Se volete vedere il risultato andate a trovarla sul suo sito (www.unideanellemani.it). «Guardare con occhi diversi le cose e farle essere qualcos’altro rispetto a quello per cui sono nate è una cosa che mi viene spontanea», ammette Doria. ROVISTATE NEL VECCHIO CORREDO Chi è sposato ormai da qualche anno lo sa bene: il corredo un tempo andava molto di moda. Adesso sarà anche un’abitudine un po’ desueta, però possiamo sfruttare a nostro favore i bauli colmi di biancheria donati da mamme e nonne prima delle nozze. È qui che si trovano, appunto, gli strofinacci colorati e stampati. Non dovrete fare altro che stirarli per bene e incorniciarli, ben tesi, scegliendo cornici dai colori sgargianti in tinta o perché no, giocando con i contrasti di tonalità, rispetto al soggetto raffigurato sul canovaccio.
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Procuratevi un canovaccio, piegatelo in due e fissate i bordi a mano o con l’aiuto di una macchina per cucire, ricavando un sacchetto. Nel bordo superiore, al centro, realizzate due asole nelle quali inserirete un anello di elastico. Richiudete la pochette e decidete a che altezza posizionare il bottone che andrà chiuso con l’elastico. Non vi resta che applicarlo: più facile di così! Avrete ottenuto una pochette ideale per contenere la bigiotteria, i fermagli per capelli o i campioncini di shampoo e bagnoschiuma.
PERSONAGGI BRICONSIGLI
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FENG SHUI QUANDO L’ARMONIA È DI CASA
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di Serena Fogli
na casa armonica, dal forte potere energetico, una casa capace di promuovere il benessere di chi vi abita. In una sola parola? Una casa Feng Shui. Il Feng Shui è un’antica arte orientale che, nata più di quattromila anni fa, applica all’architettura gli arcaici principi dello yin e dello yang, rispettivamente, l’acqua e l’aria, ovvero due elementi indispensabili alla vita. In natura tra questi due elementi e principi regna la più completa armonia. Ricreare lo stesso equilibrio in casa significa beneficiare della stessa armonia che vige in natura, vivendo in simbiosi con essa. Siete pronte ad arredare casa con il Feng Shui? Principio cardine di questa arte è senza dubbio la forma delle stanze, che deve essere prettamente lineare: sono da prediligere, quindi, mura quadrate o rettangolari. LA ZONA GIORNO La zona giorno, intesa come soggiorno o salotto, è il cuore pulsante della casa perché è qui che si ricevono gli ospiti e ci si rilassa dopo una dura giornata di lavoro. Secondo i principi del Feng Shui, il soggiorno deve essere collocato di fianco all’ingresso, con un’esposizione che non sia mai a nord. I complementi d’arredo come divani, poltrone o sedie devono avere lo schienale rivolto verso il muro e un orientamento che consenta di vedere ogni accesso alla stanza, così da garantire sicurezza e stabilità in chi li utilizza. Sono da evitare gli arredi di tipo metallico, capaci di influenzare negativamente il flusso energetico all’interno della stanza. Per quanto riguarda l’illuminazione, è bene sceglierla non troppo forte, perché caricherebbe di troppa energia gli abitanti della casa. È opportuno optare per luci lievi o, ancora meglio, per la luce delle candele. LA CUCINA Secondo i principi del Feng Shui la cucina non deve aprirsi sull’ingresso di casa, in modo da proteggere dalle energie negative il luogo in cui si prepara il cibo; piuttosto deve posizionarsi in un luogo il più possibile riparato. Cucinando non si
dovrebbero mai dare le spalle all’ingresso, così da instillare un maggior senso di sicurezza a chi opera in questo ambiente. Allo stesso modo, per non far entrare gli elementi naturali in conflitto, è bene non porre i fornelli sotto le finestre (conflitto di fuoco e aria) e separarli dal lavello (conflitto tra fuoco e acqua). Per quando riguarda gli elettrodomestici, ormai presenti in tutte le case, è bene evitare di concentrarli tutti in un punto così da scongiurare forti campi elettromagnetici. LA CAMERA DA LETTO La camera da letto, luogo adibito al riposo, deve favorire il rilassamento e conci-
liare il sonno. Ecco perché la disposizione dei mobili e delle fonti di luce è fondamentale. Necessariamente separata dagli altri ambienti (anche con complementi d’arredo quali mobili o pareti movibili nel caso di un monolocale) la camera da letto deve collocarsi lontano dall’ingresso e dai rumori della zona giorno. Il letto deve posizionarsi nell’angolo opposto all’entrata, con la testata possibilmente orientata ad est e adiacente al muro. Sono poi da preferire letti costruiti con materiali naturali quali il legno. È meglio evitare, inoltre, di appendere specchi proprio di fronte al letto, perché l’energia derivante dal loro riflesso disturberebbe il sonno.
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POLLICE PERSONAGGI VERDE
Le viole del pensiero possono essere coltivate con successo sia in vaso che in piena terra purché siano esposte in posizioni soleggiate o semi ombreggiate. Per ottenere una migliore resa estetica è consigliabile piantare in gruppo varietà dello stesso colore e distanziare ciascuna piantina venti-venticinque centimetri l’una dall’altra. Vediamo nel dettaglio come assicurarsi un balcone fiorito fino a maggio, in poche semplici mosse: • Terreno: le viole non hanno particolari esigenze di terreno purché fertile e ben drenato, ma è bene interrarle in terriccio universale misto a sabbia • Annaffiature: le irrigazioni devono essere regolari ma non abbondanti. Occorre intervenire quando il terreno è asciutto, ma evitando di creare ristagni idrici dannosi per la salute delle radici • Concimazione: per favorire lo sviluppo della pianta e la comparsa della fioritura, somministrare una volta al mese del concime liquido specifico per piante da fiore, diluito nell’acqua delle innaffiature.
UN SETTEMBRE COLORATO E ROMANTICO CON LA VIOLA DEL PENSIERO SALUTATA L’ESTATE, INIZIA IL PERIODO MIGLIORE PER PREPARARE BALCONI E GIARDINI A VESTIRSI DI COLORE ANCHE IN INVERNO
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er rallegrare giardini, balconi e terrazze durante il prossimo inverno, la semina settembrina è proprio quello che ci vuole. La più adatta, oltre che la più diffusa, è quella della Viola Hybrida, meglio conosciuta come Viola del pensiero. Appartenente alla famiglia delle Violacee
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di Dario Flavi
ed originaria dell’Europa e del continente americano, regala splendide fioriture in autunno, in inverno e all’inizio della stagione primaverile. I suoi fiori assumono infatti le colorazioni più diverse, dal bianco al giallo, dal viola al porpora e spesso presentano tinte bicolori o variegate: un vero spettacolo per gli occhi!
SEMPLICE E AFFASCINANTE, È IL FIORE DELLE PERSONE CHE SI AMANO Delicata nel profumo e nell’aspetto e per questo da sempre esaltata da poeti e scrittori, la viola del pensiero è il fiore perfetto da regalare alla persona amata. Secondo alcune leggende francesi, infatti, dentro i suoi petali colorati è possibile scorgerne il volto. Fiore semplice ma allo stesso tempo affascinante, in grado di attirare l’attenzione proprio per la sua semplicità anche in mezzo a fiori bellissimi e dal complicato gioco di petali, è originario dell’America del Sud, della Nuova Zelanda e dell’Australia, anche se alcuni sostengono sia nato in Arabia con il nome di Kheyry. Utilizzata da sempre da arabi e romani come aggiunta alle bevande per renderle profumate e più gradevoli, ai giorni nostri la viola del pensiero viene utilizzata per particolari creazioni enogastronomiche e per estrarne oli essenziali e fragranze. Nel nostro paese le viole del pensiero sono spontanee nella maggior parte dei boschi e dei monti e regalarne una piantina ha un unico e inequivocabile messaggio: pensa a me!
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PERSONAGGI FAI DA TE
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mARSIGLIA FAI DA TE O
gni nostro bisogno materiale è seguito da un acquisto. Al giorno d’oggi siamo abituate a comprare tutto ciò di cui necessitiamo in un negozio specializzato o al supermercato: dai prodotti di prima necessità, alla spesa alimentare fino alla cosmetica, le grandi catene di distribuzione sono ricolme di prodotti pronti all’uso. Eppure, alcuni di questi prodotti potremmo semplicemente prepararli con le nostre mani e nelle nostre case. Certo, è necessario avere un po’ di tempo a disposizione, ma produrre in casa quello di cui abbiamo bisogno ha innumerevoli lati positivi, oltre alla soddisfazione di veder nascere le nostre creazioni, passo dopo passo: prima di tutto sapremo quali ingredienti abbiamo utilizzato per dar vita ai nostri prodotti e soprattutto da dove provengono, utilizzeremo qualcosa di più sicuro perché creato da noi, faremo del bene al portafogli (autoproduzione significa risparmio!) e anche all’ambiente. Quindi cosa state aspettando? Oggi impariamo a preparare in casa il sapone di Marsiglia. Si tratta di un ottimo detergente, da utilizzare sia per l’igiene personale che sulle macchie più difficili, a mo’ di prelavaggio. COME FARE IL SAPONE DI MARSIGLIA – GLI STEP OPERAZIONI PRELIMINARI Prima di cominciare la preparazione vera e propria, procurati tutti gli strumenti di cui avrai bisogno: occhiali protettivi, mascherina e grembiule (essenziali quando si maneggia la soda caustica), un termometro capace di resistere alla temperatura di 110°, un frullatore a immersione per amal-
di Serena Fogli
gamare gli ingredienti, una caraffa in pyrex, una pentola in acciaio inox ed infine gli stampi di plastica o silicone nei quali versare il sapone per la fase del raffreddamento. LA PREPARAZIONE Per quanto riguarda gli ingredienti, procurati 1 litro di olio d’oliva di qualità, 300 g di acqua e 128 g di soda caustica. Puoi ora passare alla vera fase operativa che, con un po’ di fatica, ci farà ottenere il nostro sapone di Marsiglia fatto in casa. Versa i 300 g di acqua nella caraffa in pyrex e successivamente aggiungi la soda caustica (mai fare il contrario!): mescola fino a quando le scaglie della soda non si saranno sciolte completamente. Copri il recipiente così da evitare la dispersione di fumi e lascialo raffreddare. Passiamo all’olio d’oliva: versalo nella pentola in acciaio inox e mettilo sul fornello più piccolo del piano cottura, a fiamma molto bassa. Di tanto in tanto controlla sia la temperatura dell’olio che quella del composto di acqua e soda caustica: quando entrambi avranno raggiunto la temperatura di 45°, togli la pentola con l’olio dal fuoco, spegni il fornello e versa all’interno della pentola la soluzione caustica, amalgamando bene il tutto con un frullino a immersione. Quando gli ingredienti si saranno addensati senza solidificarsi e avranno cambiato colore puoi procedere a versare il composto negli stampini di plastica... E hai quasi finito! Fai passare dalle 24 alle 48 ore, fino a quando il sapone non sarà diventato solido: a questo punto è pronto per la stagionatura: riponilo in un luogo asciutto, buio e ventilato per un mese prima di utilizzarlo.
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OROSCOPO
dal 28 agosto al 3 settembre
dal 23/8 al 22/9
VERGINE
Se vorresti tanto leggere quel libro, compralo e leggilo. Se quella mostra davvero vorresti visitarla, prendi e vai. Se ti piacerebbe tanto imparare a cucinare, iscriviti a un corso e buttati. In tante cose, davvero potere è volere. Quindi basta scuse. L’unico impedimento a te stessa puoi essere soltanto tu. denaro
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ARIETE
TORO
dal 21/3 al 20/4
dal 21/4 al 20/5
Le vacanze ti hanno rigenerata e ora sei prontissima per riprendere tutte le tue attività. Cerca di prolungare i benefici delle vacanze sia sul tuo corpo che sulla mente. Concediti lunghe passeggiate al mattino presto o alla sera e dacci dentro con frutta e verdura di stagione. Starai d’incanto.
Saper ascoltare, accettare il colpo e riflettere sui propri errori è una dote che in pochi hanno. E tu, caro Toro, la hai eccome. Questo fa di te una persona in grado di crescere e migliorarsi sempre. Anche se a volte può essere particolarmente difficile, sappi che chi ti sta intorno apprezza.
denaro
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GEMELLI
CANCRO
LEONE
dal 21/5 al 21/6
dal 22/6 al 22/7
dal 23/7 al 22/8
La tua flessibilità col partner è lodevole, per molti aspetti. Ma attenta a non essere sempre tu quella che cede e va incontro alle manie e i capricci della dolce metà. Potresti scoprire, all’improvviso, che la tua pazienza non è infinita. E a quel punto potrebbe essere troppo tardi per una riconciliazione.
Non avere paura di urtare l’altrui sensibilità esponendo le tue perplessità sul lavoro. Se accetti qualsiasi cosa, poi non ti potrai lamentare. L’amore conosce un momento particolarmente felice grazie alle attenzioni di un partner molto attento.
Se pensi di non poter reggere i tuoi colleghi per un minuto oltre, nonostante tu sia appena rientrata in ufficio, prova a ritrovare un po’ di pace dedicando più tempo a te stessa fuori dal lavoro. E impara a non dare troppo peso ad ogni singola parola del tuo vicino di scrivania. Non è mica tuo marito.
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BILANCIA
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SCORPIONE
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SAGITTARIO
dal 23/9 al 22/10
dal 23/10 al 21/11
dal 22/11 al 20/12
Le amicizie vere si contano sulle dita di una mano. Questo vecchio detto è sempre vero. Hai la tendenza ad essere un po’ l’amica di tutti, in alcune circostanze. Sul momento, riscontrerai grande approvazione. Ma è destinato a durare? Guardati intorno e cerca chi ti sta davvero a cuore.
La delusione causata da un colpo basso di una persona che credevi amica sembra non smettere di bruciare. Purtroppo le pugnalate sono sempre dietro l’angolo. Impara solo a capire da chi è giusto farsi ferire e, di conseguenza, cercare un confronto, e quali ferite, invece, non ha senso che sanguinino.
Finita la pacchia delle vacanze, è bene ricominciare con le vecchie buone abitudini. Riprendi i tuoi esercizi quotidiani e la dieta sana di sempre, altrimenti il tuo corpo presto ne risentirà. Si a pesce, verdura e fresca frutta di stagione. No ai dolci ipercalorici e alcolici, almeno per un po’.
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CAPRICORNO
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ACQUARIO
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PESCI
dal 21/12 al 19/1
dal 20/1 al 18/2
dal 19/2 al 20/3
Al lavoro sarai un turbine di creatività e buona volontà, grazie alla carica di energia positiva accumulata durante le vacanze. Cerca di contagiare i tuoi vicini meno pimpanti e non ti lasciare abbattere dal loro pessimismo. La positività deve essere contagiosa!
Gli amici apprezzeranno la tua capacità di coinvolgerli e far capire loro quanto sono importanti. Sul lavoro il momento è particolarmente favorevole: sfruttalo per lanciare qualche proposta un po’ fuori dagli schemi e farti notare. Il successo è garantito.
Che le vacanze ci siano state oppure no, ti senti in grande forma e piena di energie. Cerca di fare tesoro di questa sensazione generale di benessere per i momenti duri che si profilano all’orizzonte. Ti sarà richiesto un impegno non da poco in una questione lavorativa. Con la giusta grinta e un po’ di pazienza, ci salterai fuori alla grande.
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