n. 6 ADESSO settimanale

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ADESSO Le tue storie, le tue emozioni

s e t t i m a n a l e d i C O S T U M E E at t u a l i tà n . 6 A N N O I • 0 4 S E T T E M B R E 2 0 1 4 • E U R O 1 , 5 0

FRANCIS FORD

COPPOLA IL MIO

CUORE RIMANE LEGATO ALL’ITALIA

MOSTRA DEL CINEMA A VENEZIA

TRA FILM E MODA

ANTONELLO FASSARI NELLA VITA

SONO L’OPPOSTO DI CESARE CESARONI

MAGICO GARGANO I BORGHI E LE SPIAGGE PIÙ BELLE PER CHI PARTE A SETTEMBRE

Milly

Carlucci BASTA CON LA VOLGARITÀ IN TV, SERVE IL TALENTO!

Dice la signora del piccolo schermo che torna con “Ballando con le stelle” VITTORIA SCHISANO.

ERO UN UOMO, OGGI

SONO UN’ATTRICE BELLA E SEXY

gianni

maddaloni

A SCAMPIA PER SALVARE DALLA STRADA I RAGAZZI ATTRAVERSO IL JUDO




Il caffè verde?Funziona.

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EDITORIALE

ADESSO

"Qualsiasi cosa tu faccia sarà insignificante, ma è molto importante che tu la faccia" Gandhi

GHIACCIO SOLIDALE In questi giorni è un gran parlare di docce fredde e secchiate di acqua gelata. Chiunque frequenti Facebook, si trova invaso da amici e conoscenti che si rovesciano copiose secchiate e intere pentole ricolme di ghiaccio, con un unico fine: quello di sostenere la ricerca scientifica sulla sclerosi laterale amiotrofica. Di certo quello che colpisce è il numero dei partecipanti a questa iniziativa che oramai è diventata virale, toccando e coinvolgendo praticamente tutti i paesi del mondo. Mai prima d’ora un evento come un’iniziativa di raccolta fondi aveva ottenuto un simile successo da parte del pubblico. La Ice Bucket Challange (questo il nome dell’iniziativa) ha permesso a tutti noi di vedere con i propri occhi quella che è la potenza dei social network. Non sono mancate, come sempre, le venature polemiche tipicamente italiane che accompagnano fenomeni di questo genere. Le diatribe tra chi si bagna soltanto e chi non dona, tra chi dona e non si bagna ovviamente si sprecano. Certamente, l’obietti-

vo per l’iniziativa è stato ampiamente raggiunto. L’anno scorso l’associazione aveva raccolto soltanto 2,1 milioni di dollari, mentre oggi, complice l’effetto virale di questa trovata di portata mondiale, ha raggiunto una raccolta di circa 40 milioni di dollari. Polemiche a parte, oltre all’importante raccolta fondi a favore della ricerca sulla SLA, un altro obiettivo molto importante è stato raggiunto: quello di far conoscere ad un numero elevato di persone dell’esistenza e della gravità di questa malattia devastante. La sclerosi laterale amiotrofica fa parte di quel purtroppo ampio elenco di malattie, spesso sconosciute, che affliggono molte persone ma la cui rarità limita le ricerche delle case farmaceutiche, che si concentrano su malattie evidentemente più redditizie in termini di vendite di farmaci. La consapevolezza delle difficoltà di un malato affetto da questa malattia speriamo possa servire sinceramente a dare una spinta alla ricerca e ad alleviare le sofferenze di chi si trova in condizioni di disagio e di malattia. Andrea Minoia direzione@edizioniadesso.com

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ADESSO SOMMARIO GIOVEDÌ 4 SETTEMBRE 2014 · N. 6

64 Foto in copertina e servizio di Roberto Guberti

VITTORIA SCHISANO Vis à vis con l’attrice che fino a 3 anni fa si chiamava Giuseppe

70. STORIE ED EMOZIONI I ragazzi di Scampia 74. FA LA COSA GIUSTA Etinomia

28 MILLY CARLUCCI Intervista a tutto tondo con la signora della televisione italiana, che torna il 4 ottobre al timone di Ballando con le stelle

08. FOTO DELLA SETTIMANA Sculture di ghiaccio 10. ATTUALITÀ Le foto della settimana 12. LA VITA È ADESSO L’Italia più bella secondo Lorella 15. FORUM DI ADESSO Lettrici protagoniste 16. ZAPPING SUL MONDO Focus oltreconfine

18. PRIMO PIANO Attualità 22. I TUOI DIRITTI Spese condominiali 24. FATTI DI UN TEMPO Accadeva in questa settimana 26. FINESTRE SULLA CITTÀ Emergenza immigrati 34. PERSONAGGI Antonello Fassari 36. IMPEGNO PER GLI ALTRI Viaggiare lavorando 42. MODA

A Venezia tra film e fashion

48. BELLEZZA Macchie cutanee

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IN ONDA

Il ritorno della Squadra Antimafia 52. PERSONAGGI TV Marco Bocci 54. CINEMA Le due vie del destino 56. PERSONAGGI Daniele Bossari

LA MACCHINA DEL TEMPO

1965: viaggio a ritroso fra musica, curiosità e personaggi 60. MUSICA Federico Spagnoli 62. LIBRI Tutte le novità 67. TEATRO Daniele Carta Mantiglia

68 AMORI INDIMENTICABILI Sandra e Raimondo, un’unione lunga una vita 76. PERSONAGGI Tullio De Piscopo 86. DONNE DI ADESSO Rosalba Cusato

38 FRANCIS FORD COPPOLA Faccia a faccia col premio Oscar di origini italiane che presto tornerà ancora sul grande schermo

PAPA FRANCESCO Il mondo del Pontefice fra novità, viaggi e parole di speranza

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ADESSO

SETTIMANALE N. 6 - 4 SETTEMBRE 2014, anno I Direttore Editoriale ANDREA MINOIA direzione@edizioniadesso.com Direttore Responsabile Sergio Greci Caporedattore Vincenzo Petraglia redazione@edizioniadesso.com Redazione Chiara Mazzei (Cultura e società) Lorella Cuccarini (Storie di solidarietà)

82 L’INCHIESTA I nuovi poveri. Sempre più uomini, in seguito a separazioni e divorzi, finiscono a vivere per strada. I numeri del fenomeno e le testimonianze dei protagonisti 89. PUNTI DI VISTA Le carrette di mare degli immigrati 98. AGENDA

Eventi in Italia

Progetto grafico KYTORI s.r.l. www.kytori.com - info@kytori.com

Direzione marketing Ciro Montemiglio Coordinamento tecnico Luciano Giacalone

110 CUCINA CREATIVA Allegria in tavola con la pasta fredda

DONNE D’ITALIA Maria Montessori, una donna proiettata nel futuro

Federica Piacenza (Moda) moda@edizioniadesso.com

Grafica ed editing Michele Magistrini (Caposervizio) Sebastian Páez Delvasto Laura Pozzoni

102. GIOCHI Allena la tua mente 104. NARRATIVA I racconti di Adesso

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Stefano Fisico (Caposervizio musica e spettacolo)

119. FAI DA TE I dischetti struccanti lavabili 120. OROSCOPO

106. SALUTE Rimedi naturali contro l’insonnia 107. PSICO Il giudizio degli altri 108. GENITORI E FIGLI Innamorarsi in Rete 109. AMICI ANIMALI Conoscere e scegliere le razze 112. LA SPESA CONSAPEVOLE I negozi solidali 114. CASA DOLCE CASA Idee per riciclare gli asciugamani 115. BRICONSIGLI Ripostiglio, come riorganizzarlo 116. POLLICE VERDE Lavori di settembre nell’orto

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Ricerca iconografica Carlo Sessa Foto e illustrazioni Maurizio Fiorino, Kikapress, Corbis, Fotolia, The Noun Project Hanno collaborato: Manfredi Barca, Manuela Blandino, Lorenzo Bordoni, Marta Cerizzi, Silvia Coldesina, Federico Crisalidi, Maurizio Fiorino, Serena Fogli, Massimo Lanari, Luca Foglia Leveque, Angela Iantosca, Stefano Padoan, Vittorio Petrone

SO.FIN.COM. S.p.A. Via San Lucio 23, 00165 Roma info@sofincom.com Raccolta Pubblicitaria MediaAdv S.r.l. Via A. Panizzi 6, 20146 Milano Tel. 02.43.98.65.31 - 02.45.50.62.59 info@mediaadv.it Redazione Via Nino Bixio 7, 20129 Milano milano@edizioniadesso.com

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Distribuzione per l’Italia SO.DI.P. “Angelo Patuzzi” S.p.A. Via Bettola 24, 20092 Cinisello Balsamo (MI) Tel. 02.66.03.01 Copyright 2014 Sofincom S.p.A. Tutti i diritti riservati. Testi, fotografie e disegni contenuti in questo numero non possono essere riprodotti, neppure parzialmente, senza l’autorizzazione dell’Editore. Settimanale registrato presso il Tribunale di Milano n.89- 14/03/2014. Una copia: 1,50 euro



ADESSO

FOTO DELLA SETTIMANA

SCULTURE DI GHIACCIO Il paesaggio glaciale fotografato da Julio Lucas, vincitore degli Ippawards, il premio promosso da Apple per le foto più belle scattate con iPhone, iPod o iPad e che non siano state modificate con Photoshop o con qualunque altro programma di post-produzione. Le suggestioni di questa immagine non lasciano, in effetti, indifferenti...

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Una Settimana in foto

ADESSO

PERSONAGGI

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QUA QUA LOS ANGELES

1. Chissà che shock per i fortunati che hanno potuto ammirare in tutta

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BONJOUR FINESSE!

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TEMPO DI MISURE

la sua immensità la paperella gigante che nuotava bel bella nelle acque del porto di Los Angeles. Alta come un palazzo a sei piani, pesante 600 kg e giallissima, la Rubber Duck è figlia del creativo olandese Florentijn Hofman ed ha già visitato mezzo mondo. 2. Nel bagno, in camera da letto, nudi, vestiti: ormai i vip si fotografano davvero dappertutto e in tutte le condizioni. Sempre di moda è anche lo scatto in ospedale: l’ultimo della serie è Paolo Bonolis che, se non fosse abbastanza, ci saluta anche un amabile gesto. Grazie, Paolo. 3. Giornata sui generis allo zoo di Londra dove gli inserviente hanno dovuto prendere pesi e misure di tutti gli animali presenti. Vita facile con l’insetto stecco o la lumaca gigante, ma provate voi a infastidire un lama... quello sputa! 4. Tutti noi quando ci siamo esibiti in saggi o partite abbiamo voluto che i nostri cari ci venissero a guardare. Bhe, questa bambina non si è accontentata di papà e mamma ma ha ritenuto opportuno invitare la Regina d’Inghilterra. “Cara Vostra Maestà, mi chiamo Leia e ho 7 anni. Vorrei invitarLa al mio saggio di violino”. Elisabetta ha risposto alla bimba, declinando l’invito ma pregando di essere aggiornata sui progressi musicali. 5. Jennifer Aniston si è davvero stufata del gossip sfrenato che non fa che pungolare: a quando le nozze? A quando un figlio? “Essendo una donna, il tuo valore e il tuo lavoro vengono associati con la tua situazione sentimentale o dal fatto che tu abbia procreato o meno” si lamenta l’attrice. “Non è giusto mettermi addosso questo tipo di pressione”. Come darle torto? 6. Va bene che i cani sono i migliori amici dell’uomo, ma Lauren Bacall è andata un po’ oltre lasciando ben 10mila dollari in eredità al suo pet. I figli dell’attrice sono nominati suoi tutori ed esecutori delle sue volontà. Valle a capire, le sue volontà... 7. Offre grandi ricompense la figlia di Katie Holmes e Tom Cruise, Suri, per il suo piccolo chihuahua disperso a Los Angeles. Il piccolo Honey on passerà certo inosservato con quel vestitino rosa...


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PERSONAGGI PERCHÈ IO VALGO

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ADESSO

ESTATE... IN PARTY

CARA SUA MAESTÀ...

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UN CANE FORTUNATO

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MAMMA, HO PERSO IL CANE!

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ADESSO

INSIEME A TRENTA ORE PER LA VITA

LA VITA È

ADESSO Gianni Maddaloni con tre dei suoi cinquei figli, tutti campioni di judo:

LO SPORT COME INSEGNAMENTO DI VITA: GIANNI MADDALONI E LA SUA PALESTRA A SCAMPIA Si parla spesso di eccellenza italiana, di Made in Italy da esportare all’estero. Ma quante volte ci sentiamo fieri di essere italiani? Mai abbastanza. A leggere i titoli dei giornali poi, a farla da padrona è soprattutto l’indignazione. Gli ultimi giorni di questo capriccioso agosto sono stati scossi da alcuni momenti speciali. Ed è stato lo Sport a regalarceli: le ventitré medaglie italiane conquistate agli Europei di nuoto a Berlino hanno acceso i cuori di tanti, anche quelli dei meno appassionati. Un risultato che fa ben sperare nel futuro, anche se mancano ancora due anni alle

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Olimpiadi di Rio de Janeiro. Lo Sport è capace di imprese davvero incredibili: non solo nelle competizioni sportive, ma anche nella vita. In questo senso, una “medaglia d’oro” se l’è sicuramente conquistata Gianni Maddaloni, che dopo aver contribuito alla meravigliosa impresa del figlio Pino, campione mondiale di judo alle Olimpiadi di Sidney del 2000, ha raggiunto traguardi straordinari attraverso il suo impegno nel sociale. Ed è una storia che si conosce sicuramente meno, rispetto a quella raccontata al grande pubblico con la fiction “L’oro di Scampia”, il cui epilogo è stato proprio quella vittoria di inizio millennio. Una storia molto amata e apprezzata dal pubblico di Raiuno: gli altissimi ascolti ne sono stati una testimonianza tangibile. Gianni Maddaloni, maestro di judo e di vita, è da

molti anni in prima linea nella battaglia per la legalità, in uno dei quartieri più difficili del napoletano: Scampia. La sua palestra, lo Star Judo Club Napoli, è diventata un punto di riferimento per tutti quei ragazzi che non si arrendono alle “leggi” della camorra. Un luogo di aggregazione che oggi è diventato il simbolo di una Scampia nuova. Che dovrebbe fare più rumore. Gianni Maddaloni porta avanti questo impegno insieme ai suoi figli Pino, Laura e Marco che, non solo grazie a lui si sono appassionati al judo ottenendo magnifici risultati, ma continuano a sostenerlo in numerose iniziative di solidarietà. Ascoltarlo è una lezione di vita: «Ho creduto fortemente nella mia famiglia. In mio padre. In mia madre. Ho creduto nei loro consigli. Ho creduto nel mio maestro Enrico Bubani, che ho perso quattro anni fa. Quel giorno di settembre, nel 1974, misi i piedi nudi sul tatami per la prima volta e lui mi insegnò a cadere e a rialzarmi, ripetendomi di avere fiducia in me stesso e nelle mie idee, per essere sempre pronto a ricominciare. Ancora oggi, io credo». Parlando dei suoi ragazzi sembra un fiume in piena. «Se pensiamo che ho cominciato ad insegnare nel 1980 sono migliaia i ragazzi cresciuti con me. Impossibile contarli. Andavo in due palestre e li prendevo a casa loro. Uno per uno. Perché i genitori lavoravano o non c’erano proprio. Ancora oggi, incontro quarantenni che all’epoca avevano 10 anni che mi ringraziano e mi abbracciano. Io faccio fatica a riconoscerli ma loro hanno memoria: “Maé, siamo cambiati ma quello che avete fatto per noi non lo dimentichiamo!” Ho sempre creduto nello Sport. Sport come modello di vita. Dai 4 anni le regole attraverso il gioco. Dai 12 anni le regole attraverso l’agonismo». Il maestro non ha voluto mai lascia-


re la sua Scampia: «Le periferie delle grandi città sono tutte uguali. Ho vissuto da bambino in quei carnai costruiti per rubare la dignità della povera gente. Era una guerra ogni giorno. Ma io ricordo il sorriso di mia mamma che anche con otto figli trovava il tempo per una carezza. Scampia oggi ha 100 mila abitanti: 97 mila lavorano onestamente, 3000 sono delinquenti, dei quali 2700 gregari e 300 le “teste calde”. Qui c’è una rete di associazioni eccellenti ma non vengono aiutate a sufficienza. Le strutture sportive sono quasi inesistenti. La gente è disperata. I nonni sostengono le famiglie con le loro piccole pensioni. Gli ex detenuti fuori non sanno più come vivere. Mi commuovo solo a pensare che alcuni di loro mi hanno confidato di voler tornare dentro per dare da mangiare ai figli». La commozione è reciproca. Ora, grazie al contributo della Banca di Credito Cooperativo, Maddaloni si prende cura di alcuni ragazzi ex detenuti che stanno cercando di tornare ad una vita normale. Con un contributo di 300 euro mensili, li inserisce nel mondo del lavoro e li sostiene in un periodo della loro vita certamente delicato. Nella seconda parte del giornale, troverete le testimonianze di questi ragazzi, che la mattina fanno le pulizie in palestra e aiutano le persone, anche diversamente abili, a fare attività sportiva. E poi chi arriva? «Poi, è il turno di mio

Marco, figlio di Gianni Maddaloni, durante un momento di riposo tra un allenamento e l’altro nel centro sportivo di famiglia.

figlio Marco e degli atleti che si stanno preparando per le Olimpiadi di Rio del 2016 (perché lo Star Judo Club è anche un punto di riferimento per l’eccellenza sportiva, ndr). Al pomeriggio, vengono le famiglie: con pochi euro possono allenarsi tutti. Dalle 18.30 in poi ci sono i giovani del territorio e della pre-agonistica». Chi può pagare, paga. Questa è la regola del “clan” Maddaloni. Che di medaglie ne ha vinte parecchie: «Quella più importante è senz’altro l’oro conquistato a Sidney da mio figlio Pino. Quella servì agli scettici che non credevano in noi. Ma altrettanto importante è stata la “medaglia” della gratitudine della mia gente e dei bambini di Scampia. All’indomani della messa in onda della fiction L’oro di Scampia mi

fermavano e mi ringraziavano per quella rivincita sociale». E la sua storia non finisce qui perché Gianni sta per uscire con un nuovo libro: «Racconterò la mia Scampia: storie di forti delusioni, amarezze ma anche di grandi vittorie sociali e sportive. Per i diritti sono già stato contattato da televisioni spagnole, francesi e sudamericane. Io spero però di poterne realizzare un film qui in Italia». Il maestro è una risorsa inesauribile. Tanti i progetti da realizzare ancora. Primo su tutti la cittadella dello Sport, per coinvolgere tutti i giovanissimi, prevenire la dispersione scolastica contro l’arruolamento alla microcriminalità e per sostenere in modo totale i giovani a rischio che si avvicinano allo sport: «Il progetto è nelle mani di Giovanni Malagò, presidente del CONI. Malagò è una persona speciale. Mi telefonò spontaneamente, dopo aver letto su alcuni quotidiani nazionali il mio “grido” di dolore. Mi invitò a Roma e parlammo del progetto. Molto vicino al nostro sogno è anche il Ministero della Difesa, nella persona del sottosegretario Gioacchino Alfano». I prossimi traguardi sportivi? «Che tutti i bimbi si divertano in palestra e tornino a casa per studiare, mangiare e dormire. Che i venti giovani dell’agonismo, dopo un allenamento di tre ore al giorno per sei giorni alla settimana, possano conquistare le Olimpiadi del 2020. Che mio figlio Marco possa vincere alle prossime Olimpiadi di Rio nel 2016». Come dice il maestro? “Io credo”. Anche noi crediamo insieme a te. Lorella

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il Forum

FORUM

uno spazio in cui puoi far sentire la tua voce, chiedere consiglio e dare i tuoi suggerimenti alle altre lettrici.

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ECCO LE RISPOSTE ALLE LETTERE DELLA SETTIMANA SCORSA Pubblichiamo la risposta della nostra lettrice Fiorella a Sara che ha deciso di controllare il telefono del marito... Cara Sara, non sono sicura che tu abbia fatto la scelta giusta controllando il cellulare di tuo marito. Capisco che il fatto di vederlo assente e tutti quei ritardi la sera ti hanno insospettita e allarmata, ma in un matrimonio la fiducia deve essere al primo posto. Bene: hai chiamato quel numero trovato sul suo telefono e ha risposto una donna. Perchè salti subito a conclusioni affrettate? Magari hai ragione tu a preoccuparti, ma spiarlo e fare telefonate anonime non rappresenta certo la soluzione secondo me. Cerca, piuttosto, di affrontare il tuo compagno faccia e faccia e metterlo davanti a queste tue perplessità. Se siete sposati da così tanto tempo, sicuramente conoscerai bene lui e le sue reazioni. Non ci vorrà molto a capire se lo stai cogliendo in fallo oppure se il tradimento è solo nella tua testa. Quindi, smettila di fare la 007 e sii donna: parlare e confrontarsi è l’unica strada percorribile. E mi raccomando: non accennare al fatto che gli hai controllato il cellulare... Altrimenti, avrebbe lui dei buoni motivi per arrabbiarsi con te! In bocca al lupo, Fiorella, Ancona

Questa, invece, la risposta di Patrizia alla lettera di Daria che non sa come affrontare la suocera invadente... Cara Daria, non c’è niente di più deleterio per un matrimonio di una suocera invadente. Non permettere che questa donna ingombrante e cafona, da quello che leggo, ti rovini la vita. Fai come faccio io: porta sempre chiusa a chiave e se la chiave lei la ha, esistono i chiavistelli. Ti chiama per aprirle? Non senti. Dovete prendere una qualsiasi decisione e lei si intromette? Smorza all’istante la conversazione dicendo, con garbo, che tu e tuo marito ne parlerete con calma e prenderete una decisione insieme. Voi due. Vuole passare il tempo coi nipotini? Ben venga. Ma sulla loro educazione l’ultima parola deve essere la tua. Se dai un dito, si prendono il braccio. A costo di sembrare egoista, prenditi i tuoi spazi e non mollare di un centimetro. Patrizia – Venezia

LA DOMANDA DELLA SETTIMANA MIO FIGLIO È UN MAMMONE... COME RENDERLO INDIPENDENTE? Care amiche di Adesso, scrivo perchè mio figlio sembra non sentire la necessità di avere la sua indipendenza e continua a vivere coi noi genitori, sebbene abbia tutte le possibilità per andarsene di casa. Non stiamo parlando di un ragazzino, visto che ha ben 33 anni e un lavoro che gli potrebbe benissimo permettere un affitto o addirittura l’acquisto di una casa. Eppure lui è svogliato, continua a rimandare dicendo che a casa sta tanto bene e chi glielo fa fare? Una ragazza non ce l’ha e, di questo passo, dubito pioverà dal cielo. Non so più come prenderlo. Cosa mi consigliate? Carlotta, Imperia

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L’Italia racconta il mondo

ADESSO

PERSONAGGI

UNA TREGUA FRA TANTI FUOCHI

IN UN’ESTATE CON COSÌ TANTI CONFLITTI SE NE SPEGNE ALMENO UNO: QUELLO DI GAZA

LOCOMOTIVA BRASILE

IL PAESE CARIOCA SUPERA LA SOGLIA DEI 200 MILIONI DI ABITANTI

Finalmente una buona notizia in quest’estate caratterizzata da così tanti focolai di guerra, molti dei quali purtroppo ancora accesi e neppure troppo lontani da casa nostra. Libia, Siria, Iraq, Ucraina, dove soprusi e violenze ai danni della popolazione civile continuano, imperterriti, a perpetrarsi. In uno di questi, però, almeno, razzi e colpi di mortaio hanno smesso di esplodere. Dopo cinquanta giorni di guerra e oltre 2.100 vittime, di cui ben 500 rappresentate da bambini, si è arrivati finalmente a un accordo, grazie alla mediazione dell’Egitto, per una tregua permanente fra Israele e Hamas. Ad annunciarlo lo stesso presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Mahmoud Abbas, in un discorso alla televisione, poi confermato anche dalle altre parti in causa, nel quale ha parlato di un cessate il fuoco “onnicomprensivo e duraturo”, che speriamo sia decisivo per non far seminare più morte e distruzione intorno alla Striscia di Gaza. Non è la prima tregua permanente fra Israele e Palestina. In tanti anni di diatriba sono state svariati i momenti di tregua permanenti puntualmente poi rotti per una qualche ragione. Non si può che sperare che questa volta la tregua sia rispettata il più a lungo possibile, anche perché troppo sangue è stato fino a questo momento versato e troppe sono state le vittime innocenti di un conflitto che a intervalli più o meno regolari di tempo torna a riaccendersi. Una buona notizia ovviamente, anche se tante, troppe guerre, si stanno consumando, barbaramente, in questo momento non lontano da casa nostra e nel resto del mondo.

SOS ELEFANTI

Secondo gli ultimi dati dell’Istituto nazionale di geografia e statistica, il Brasile ha superato la soglia dei 200 milioni di abitanti. Per l’esattezza la popolazione ammonta a 202.768.562 persone. Un dato che lo conferma la maggiore delle nazioni dell’America Latina, al quinto posto nel mondo, dopo Cina, India, Usa e Indonesia. Lo stato carioca più popoloso si conferma quello di San Paolo, motore economico del Paese, con 44 milioni di abitanti. Quello meno abitato è Roraima, dove vivono appena 496mila persone. Più di due terzi della popolazione brasiliana vive in città, e, oltre a San Paolo, tra le città più popolose al mondo con i suoi oltre 11 milioni di abitanti, superano quota 10 milioni anche città come Minas Gerais Rio de Janeiro, Bahia, Rio Grande do Sul e Paranà. Numeri da capogiro per un Paese sconfinato che deve fare i conti con problemi sociali non da poco e una crescita economica fortemente ridimensionata.

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100MILA ESEMPLARI VITTIMA DEI BRACCONIERI Siamo di fronte a una vera e proprio “epidemia di bracconaggio” secondo lo studio condotto dalla Colorado State University, che registra dati impressionanti ruguardati il numero di elefanti uccisi in Africa dai bracconieri: oltre centomila fra il 2010 e il 2012. Una stima resa possibile grazie a un progetto di monitoraggio (il Progetto Mike) voluto dalle Nazioni Unite che ha reso possibile giungere a queste stime, basandosi sui dati di nascita e morte registrati in diversi siti di tutto il continente, e in particolare a Samburu, nel nord del Kenya. Un quadro a dir poco raccapricciante al rialzo incontrollato, a partire dal 2009, dei prezzi dell’avorio al mercato nero, che sono arrivati a quadruplicare. Un mercato che vede sempre più spesso la Cina come destinatario ultimo dell’avorio. Nell’ultimo decennio la proporzione di elefanti uccisi illegalmente è salita dal 25% al 65%, dati che mettono in allarme, in quanto se si dovesse continuare così si metterebbe in pericolo la sopravvivenza stessa della specie, visto che le nascite non bastano più a compensare le morti che avvengono ogni anno.


PERSONAGGI

SMALTI

MAGNIFICA

ANTISTUPRO

MELBOURNE

PER DIFENDERSI DAI TENTATIVI DI ABUSO IN DISCO

È LA CITTÀ PIÙ VIVIBILE DEL PIANETA

Quanti di noi non hanno, almeno una volta nella vita, accarezzato l’idea di cambiare drasticamente la propria routine? Magari lasciando il lavoro e i propri legami alla ricerca del nostro Eldorado in una terra lontana. Come l’Australia, per esempio, da sempre una delle mete più ambite per chi cerca nuove opportunità sia in termini lavorativi che di qualità della vita, essendo, l’Australia, un continente dove lo stress e i classici problemi di sovraffollamento che caratterizzano il nostro quotidiano sono problematiche molto poco sentite. A dimostrarlo, una volta di più, la speciale classifi-

ADESSO

ca redatta dalla nota rivista Economist sulle città più vivibili del mondo. Per il quarto anno consecutivo in vetta alla classifica c’è lei, la città australiana di Melbourne, seguita da Vienna e Vancouver, in Canada. Tre altre città australiane (il che la dice lunga!) si piazzano fra le prime dieci: Adelaide, al 5° posto, Sydney, al 7°, e Perth, al 9°.

FRONTEX SOLO PROCLAMI?

È una delle ultime arrivate sul mercato delle droghe. La chiamano la “droga dello stupro”, o Ghb, ed è totalmente inodore, incolore e insapore e permette di allentare i freni inibitori. Nata in America non come droga, e largamente utilizzata dagli anestesisti, ne è stato scoperto l’uso alternativo che se ne poteva fare, proprio perché se somministrata all’insaputa di qualcuno, ha il potere di annullare nella persona ogni tipo di reazione, trasformandola in un vero e proprio oggetto in mani altrui, un corpo in balia completa di chi può avere in mente di approfittarsi della situazione. Una droga in grado di stordire e di cancellare i ricordi più recenti. Basta, quindi, mescolarla, ad esempio, in un

È IL NUOVO STRUMENTO PER L’IMMIGRAZIONE

Ci sono volute oltre 1.900 vittime dall’inizio dell’anno, immigrati disperati che nel tentativo di raggiunge l’Europa non ce l’hanno fatta morendo nel Mediterraneo, e una grandissima pressione da parte dell’Italia su Bruxelles, per arrivare a partorire la nuova creatura che cercherà di fronteggiare e gestire, dopo Mare Nostrum, la difficile situazione dell’immigrazione e degli sbarchi clandestini. Frontex plus incorpora due operazioni esistenti, le amplia e le rafforza e si propone di costituire un presidio per la frontiera dell’Europa più ampio insieme con tutta una serie di misure tese a limitare le conseguenze del fenomeno. Una fra

queste è, per esempio, la distruzione delle barche usate dai trafficanti per trasportare gli immigrati, che in questo modo non potranno più essere utilizzate per altre traversate. Con Frontex l’Europa si impegna formalmente a essere più presente al fianco dell’Italia, che da sola non può più sostenere il gravoso fardello, anche e soprattutto stanziando nuovi fondi in grado di affrontare un’emergenza sempre più pressante, anche a causa dei diversi conflitti in atto in Africa e Medioriente. Staremo a vedere se, al di là dei proclami e dei buoni propositi, le cose di fatto cambieranno davvero rispetto a Mare Nostrum...

drink da offrire a una ragazza in discoteca perché questa possa diventare con relativa facilità sessualmente disponibile. Presto, però, per fortuna, pare potrà esserci un modo per difendersi senza la smania di dover controllare costantemente il proprio cocktail: uno smalto. Un’equipe di studenti della NC State University, infatti, ha realizzato il prototipo di uno smalto che cambia colore quando l’organismo viene a contatto con i principi attivi della Ghb, quindi nel caso in cui chi lo porta sulle proprie unghie dovesse essere stato drogato. Il gruppo di ricercatori lo ha fatto per conto della Undercover Colors, giovane startup che si occupa di cosmetica, che sta ora cercando i fondi per produrre lo smalto e metterlo sul mercato.

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ADESSO

PERSONAGGI

IN PRIMO PIANO

di Vincenzo Petraglia

SCUOLA ULTIMA CHIAMATA

CON LA RIAPERTURA DELL’ANNO SCOLASTICO SI RIPARLA DI PROBLEMI VECCHI E NUOVI. QUELLI PIÙ URGENTI RIGUARDANO PERÒ LE RIFORME STRUTTURALI, PER MODERNIZZARE IL SISTEMA FORMATIVO E, CON ESSO, L’INTERO PAESE. INTANTO I PROF ITALIANI RISULTANO ESSERE I PIÙ VECCHI DEL MONDO, CARTINA AL TORNASOLE DI UN PAESE CHE FATICA A INNOVARSI Settembre, tempo di riapertura delle scuole, fra problemi vecchi e nuovi, idee di riforme da parte del Governo, di ristrutturazioni di edifici sempre più malmessi e non di rado anche pericolanti, di precari che da anni inseguono graduatorie e cattedre che non arrivano mai come desidererebbero. La scuola è sicuramente un intricato puzzle, cartina al tornasole di quanto complesso e contraddittorio sia il Paese che l’ha concepita e che non riesce a darle lustro come, invece, dovrebbe, trattandosi di un’istituzione strategica e fondamentale per la formazione delle generazioni future. Evidentemente poco considerate in un Paese come il nostro che certo non brilla, a parte per l’ultimo guizzo Renziano in politica, che ha abbassato notevolmente l’età media dei parlamentari nostrani, in quanto a freschezza negli ambiti e sulle poltrone che contano. Dall’economia (l’età media dei nostri manager è la più alta d’Europa: 47,9 anni contro, per esempio, i 44,6 della Francia, secondo i dati Eurostat, l’organismo statistico europeo) all’università, e via dicendo. A sottolineare quanto il nostro sia un Paese sempre più gerontocratico e poco un Paese per giovani, dove si rimane attaccati come pochi alle poltrone e dove si fatica, pertanto, ad innovare, proprio perché alla base manca in tanti casi la linfa vitale, le energie, le nuove idee che, invece, arriverebbero se si lasciasse più spazio ai giovani. Da questo trend non si discosta neppure la scuola. L’Italia risulta essere il Paese col corpo docente più “vecchio” al mondo. Secondo l’Ocse, i quasi 49 anni di età media ci collocano al primo posto in assoluto. Tanto per fare qualche raffronto, la Finlandia che, stando ai risultati scolastici ottenuti dai quindicenni, vanta uno dei migliori sistemi educativi al mondo, i docenti sono decisamente più giovani

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(età media di 44 anni), come pure in Francia, con un’età media ancora più bassa (42,6 anni). Con questo non vogliamo dire che i docenti di una certa età sono meno preparati di quelli giovani. Tutt’altro! Ma sicuramente l’approccio dei nuovi prof. ai ragazzi può risultare più vicino al loro modo di socializzare, apprendere, interessarti al mondo, anche, non ultima, tramite la tecnologia che, volenti o nolenti, è ormai parte imprescindibile della nostra società. Bisognerebbe, quindi,

partire proprio da questo punto per riflettere su quanto questo nostro bellissimo ma malandato Paese necessiti di quelle riforme di cui per il momento, a parte i proclami, ancora non vediamo in via di concretizzazione. Renzi proprio sulla scuola ha voluto porre, a ragione, uno dei suoi capisaldi. Si tratta di vedere quanto le parole si tradurranno ora in fatti in questi giorni focalizzati peraltro, fra le altre cose, proprio sui progetti di riforma del pianeta scuola.



ADESSO

L’Italia racconta l’Italia

PERSONAGGI

È ANCORA

SUPER LUNA

Se c’è una cosa che, in questo mondo che ci ha ormai abituati a tutto e tutti, ancora riesce a stupirci, insieme a poche altre cose, quella è la Natura. E gli spettacoli, talvolta imprevedibili e nella massima parte dei casi incontrollabili da parte dell’uomo, che solo essa riesce a donarci. Non dimenticate allora, la sera del 9 settembre, di scrutare il cielo. Ad attenderci ci sarà lo spettacolo della super luna, la terza di questa estate. Nel suo moto di rivoluzione intorno alla Terra, il nostro satellite disegna come

LA SERA DEL 9 SETTEMBRE TUTTI COL NASO ALL’INSÙ

un’ellissi. Il punto nel quale si trova più distante dal nostro pianeta si chiama apogeo, quello in cui si trova più vicina, prende, invece, il nome di perigeo, posizione che consente chiaramente di ammirarla più da vicino. Quando poi la sua posizione in perigeo coincide con l’allineamento che rende possibile vedere il satellite illuminato per intero dal sole (luna piena), si verifica il fenomeno della super luna appunto. Non resta, dunque, che farci trovare, la sera del 9 settembre, tutti col naso all’insù!

COME TI CUOCIO

LO STUDENTE

ALLA FACCIA DELLA CRISI, AFFITTI ALTISSIMI PER GLI STUDENTI FUORI SEDE

LA STRETTA SUL CREDITO SONO SEMPRE MENO I PRESTITI CONCESSI ALLE IMPRESE

In un Paese come il nostro che fatica a riprendersi dalla profonda crisi economica con cui da anni deve convivere, non è certo un dato positivo quello appena diffuso dall’Osservatorio Credito Confcommercio sulle imprese del commercio, del turismo e dei servizi. Secondo i dati dello studio di Confcommercio-Imprese per l’Italia in collaborazione con Format Ricerche, le imprese che non sono in grado di fronteggiare autonomamente il proprio fabbisogno finanziario è aumentato, infatti, dal 48% al 53%. A fronte di un incremento delle imprese che si sono rivolte alle banche per chiedere

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un fido (dal 14,6% al 15,9%), resta molto bassa la quota di quelle che si sono viste accogliere le loro richieste (26,7%), portando la percentuale di imprese effettivamente finanziate a poco più del 4%, mentre aumentano le imprese che si sono viste rifiutare in tutto o in parte la domanda di credito (dal 50,7% al 53%). L’accesso al credito risulta, quindi, difficoltoso, costoso e limitato soprattutto al Sud: 2 imprese su 100 finanziate e ben l’81% di richieste non accolte o accolte con ammontare inferiore. Una situazione che strozza ulteriormente il già traballante tessuto produttivo italiano.

Studiare non è per tutti. E non stiamo parlando solo delle capacità intellettuali o della voglia di mettersi sui libri. A mettere dei paletti alle possibilità di studiare all’università è anche il fattore economico. Secondo l’indagine condotta da Immobiliare.it, in Italia gli affitti per gli studenti fuori sede rimangono molto alti, non curanti della crisi. Milano detiene lo scettro per la città più cara: la media per una singola è di 480 euro mensili, il 26% in più della media nazionale. I prezzi lievitano, naturalmente, quanto più ci si avvicina alle zone centrali. Subito dopo il capoluogo lombardo, troviamo Roma, Firenze e Bologna. Un dato che emerge dall’indagine e fa riflettere è che anche molti giovani lavoratori si inseriscono in questo circuito. Il dato rivela come le paghe iniziali di chi si inserisce nel mondo del lavoro non risultano sufficienti, neanche lontanamente a onor del vero, a crearsi la propria indipendenza a livello abitativo. A chiudere questa classifica, che ha preso in considerazione le 15 città italiane con la presenza maggioe di studenti fuori sede, le siciliane Catania e Palermo, con 180 euro di media per una singola.


PERSONAGGI

ADESSO

NO AL MATRIMONIO

BOLLYWOODIANO

IN PUGLIA, LE SUPER NOZZE DI UNA RICCA INDIANA TRA LE POLEMICHE PER I MARÒ

LA BATTAGLIA DI EFE

LO STATO VUOLE I SUOI SOLDI MA NON RICONOSCE IL SUO MESTIERE 700mila euro: è la cifra della cartella esattoriale ricevuta da Efe Bal, una delle trans più popolari in Italia. E non solo per la sua fama da escort, ma anche per la battaglia che sta conducendo per vedere riconosciuta la sua professione. Il paradosso della situazione risiede nel fatto che lo Stato chiede alla donna turca una cifra spropositata che è determinata dagli introiti di un lavoro che è illegale e, di fatto, è come se non esistesse. Efe non chiede di non pagare: chiede il riconoscimento del proprio mestiere. Contando che una escort, in media, guadagna tra

i 15mila e i 25mila euro al mese, la legalizzazione di questo mestiere porterebbe un enorme introito alle casse statali, stimato, rimanendo bassi, circa in 2,5 miliardi di euro annui. Basti pensare all’esempio della Germania, che grazie alle tasse di queste donne incassa ben 6 miliardi l’anno. La lotta di Efe, combattuta a suon di poster affissi per tutta Milano e pagine comprate sul Corriere della Sera, si inserisce in un dibattito che prosegue da tempo. Se pensiamo che questo è il mestiere più vecchio del mondo, conviene davvero ignorarlo per quieto vivere?

PUBBLICHE INEFFICIENZE

UN’AZIENDA PARTECIPATA SU QUATTRO NON DÀ PROFITTI

È un record di inefficienza tutto italiano che emerge dall’analisi-censimento delle aziende a partecipazione pubblica voluta dal commissario alla spending review Carlo Cottarelli, che ha passato al setaccio 5.264 società. Di queste, è emerso dal censimento, ben 1.424 (quindi circa una su quattro) hanno un rendimento negativo rispetto al capitale investito (Roe). Sono cioè in rosso, non producono profitto. Ci sono inoltre 1.075 società partecipate che non hanno bilanci disponibili,

dislocate senza differenze di sorta in tutte le regioni italiane. Come a dire che le inefficienze non fanno differenza fra Nord, Centro e Sud. Ci sono e basta, dappertutto! Si va dalle aziende per il turismo alle associazioni per la formazione, fino ai consorzi per la tutela dei parchi. La “maglia nera” va alla Cmv Spa di Venezia con un bilancio in rosso di 20 milioni e 316 mila euro, seguita da Fiera di Roma Spa con un bilancio negativo di 15 milioni e 703 mila euro e da Cotral, partecipata dalla Regione Lazio e dal Comune di Roma, in negativo di circa 15 milioni. L’azienda speciale Aprilia Multiservizi ha chiuso il 2012 con un saldo negativo di 10 milioni, il consorzio per la zona industriale di Macomer, partecipata dalla regione Sardegna e dal Comune di Macomer, con uno di 5 milioni. Tra le varie partecipate in perdita anche diverse fondazioni culturali e musicali. La mappa degli sprechi non conosce proprio confini insomma!

Due elefanti, metri e metri di sete preziose, quintali di petali, 800 invitati, tre giorni di festeggiamenti. Non sono i numeri di una messa in scena nuziale per il prossimo film di Bollywood, ma quelli del matrimonio della terza figlia di un magnate indiano. Il teatro di questa immensa festa, dal 3 al 6 settembre, è Fasano, città in provincia di Brindisi. Il matrimonio in grandissimo stile è costato, a quanto pare, ben 10 milioni di euro. Ma non è l’eccessivo sfarzo ad aver suscitato numerose polemiche. Molti, infatti, hanno chiesto a gran voce al sindaco della città, Lello Di Bari, di vietare l’evento come segno di rispetto a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i nostri fucilieri del Battaglione San Marco ancora costretti in India. Polemiche che, però, di fronte agli interessi economici di un business di questo come altri matrimoni vip, cui la Puglia ormai si è abituata, non hanno evidentemente sortito effetto.

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ADESSO

I TUOI DIRITTI

CONDOMINIO

TORNA LA

SOLIDARIETÀ

Una famiglia su quattro non riesce a pagare le spese. La riforma del 2012 ha dato maggiori poteri all’amministratore e reintrodotto la responsabilità anche per i condomini virtuosi di Massimo Lanari

L

a crisi che sta mettendo a tappeto intere famiglie, in realtà, colpisce tutti. E non solo sul lato umano. In condominio, ad esempio, una recente ricerca dell’Anammi (l’associazione degli amministratori di condominio) ha infatti rivelato che un condomino su 4 non paga le spese. Soprattutto nelle grandi città: Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo e Genova. Ai Parioli tanto quanto in periferia. Un dato clamoroso e preoccupante: anche perché in Italia la riscossione di un credito, si sa, è quanto di più difficile si possa concepire. Anche perché qui i debitori sono i nostri vicini, magari degli amici, con famiglia e bambini al seguito.

DECRETI INGIUNTIVI

Che fare, dunque? Dal punto di vista legale, la riforma del condominio (Legge 220/2012) ha dato maggiori poteri all’amministratore, che può ottenere un decreto ingiuntivo immediatamente esecutivo nei confronti del condomino moroso, senza passare per un voto dell’assemblea. Egli, inoltre, può sospendere il condomino dall’utilizzo di servizi comuni usufruibili singolarmente. L’amministratore ha tempo 6 mesi dalla chiusura dell’esercizio annuale per poter agire.

LA SENTENZA DEL 2008

Ma i problemi più gravi nascono in caso di esecuzione di lavori straordinari. Come, ad esempio, il rifacimento del tetto o la tinteggiatura delle facciate. Qui scende in campo un terzo soggetto creditore, l’impresa esecutrice dei lavori. Cosa succede se quest’impresa, a causa di uno o più condomini morosi, non riesce ad essere pagata integralmente per i suoi lavori? Fino a qualche anno fa vigeva il principio della solidarietà passiva dei condomini. In pratica, l’impresa veniva pagata dagli altri condomini, che poi potevano rifarsi su quello moroso. Poi, la sentenza della Cassazione

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9148/2008 ha stabilito che ogni condomino è chiamato a rispondere solo per i propri debiti: quindi, niente più solidarietà. Che l’impresa se la prenda solo con il moroso.

IL NUOVO TESTO

La riforma del 2012 ha cambiato nuovamente le carte in tavola. Secondo il nuovo articolo 63 del Codice Civile, «i creditori non possono agire nei confronti degli obbligati in regola con i pagamenti, se non dopo l’escussione degli altri condomini». Quindi, paga solamente il moroso per la quota di sua spettanza, ma se la riscossione si rivela impossibile, torna in gioco il principio della solidarietà. E quindi pagano tutti gli altri.

LA TRAGEDIA DI NAPOLI L’incuria generata dal mancato pagamento delle spese condominiali spesso mette addirittura in pericolo la vita dei passanti. I recenti casi dei calcinacci caduti in strada a Milano e Napoli – dove all’incuria dei palazzi privati si somma il disastro della manutenzione di quelli pubblici – lo testimoniano. Il 9 luglio scorso il 14enne Salvatore Giordano è morto per i calcinacci caduti dalla Galleria Umberto I di Napoli. Per la tragedia sono stati emessi 40 avvisi di garanzia.



ADESSO

FATTI DI UN TEMPO

ACCADEVA

IN QUESTA SETTIMANA… L’ARMISTIZIO DELLA VERGOGNA «Il Governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio». La guerra dichiarata da Mussolini nel 1940 è finita. Il re e Badoglio fuggono al Sud, in mano agli Angolo-americani; l’esercito, abbandonato e senza ordini, si disgrega al grido di «tutti a casa», mentre il CenETTEMBRE tro-Nord è lasciato nel8S le mani dell’infuriato ex alleato tedesco. È l’inizio della guerra civile e della Resistenza. Secondo Ernesto Galli della Loggia è anche la «morte della Patria», la fine del nostro sentimento nazionale.

1943

8S

ETTEMBRE

ULTIMO DELITTO DEL MOSTRO DI FIRENZE

San Casciano in Val di Pesa (Firenze). Jean-Michel Kraveichvili e Nadine Mauriot sono due giovani francesi che hanno piantato la loro tenda nella piazzola degli Scopeti. Le loro giovani vite vengono spezzate, di notte, da una pistola Beretta calibro 22, la stessa che aveva già stroncato altre sette coppiette. La ragazza viene orrendamente mutilata al seno e al pube. Il ragazzo, inizialmente, viene solo ferito e tenta di fuggire. Il mostro lo insegue e lo finisce. Per quel delitto la giustizia italiana ha riconosciuto come colpevoli Pietro Pacciani e Mario Vanni, con la complicità di Giancarlo Lotti, i «compagni di merende». Ma troppe cose ancora non tornano e sul luogo del delitto, di sicuro, c’era qualcun altro. Forse uno dei mandanti, mai individuati con certezza.

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24

di Massimo Lanari

5S

ETTEMBRE

IL SETTEMBRE NERO DI MONACO

Monaco di Baviera, 1972. Si disputano le Olimpiadi, l’occasione per eccellenza di incontro tra i popoli. I terroristi palestinesi dell’organizzazione Settembre Nero penetrano nel villaggio olimpico e prendono in ostaggio 11 atleti israeliani. Chiedono la liberazione di 234 prigionieri palestinesi da parte di Israele, altrimenti per gli ostaggi sarà la fine. Due atleti sono già morti per aver opposto resistenza. I terroristi si fanno trasportare in elicottero all’aeroporto di Fürstenfeldbruck. Scatta il blitz della polizia tedesca: muoiono cinque terroristi e un poliziotto, gli altri vengono arrestati, ma non si riesce ad evitare il massacro degli ostaggi. Per i complici di Settembre Nero gli Israeliani scateneranno l’operazione «Collera di Dio».

1972

LA FONDAZIONE DI GOOGLE Larry Page e Sergey Brin sono due giovani studenti dell’Università di Stanford, negli Stati Uniti. Hanno sviluppato una teoria sull’analisi matematica delle relazioni tra i siti web. Da questa, nel 1998, nasce Google, il motore di ricerca più famoso del mondo. Il nome deriva da G o o g o l , termine coniato dal nipote del matematico statuniETTEMBRE tense Edward Kasner 4S nel 1938 per identificare il numero 1 seguito da 100 zeri. A Page e Brin sembrò la metafora perfetta della vastità del web. Al momento della registrazione, per errore «Googol» divenne «Google». Da quell’errore è nato un gigante capace di acquisire colossi come Motorola, Android e YouTube.

1998



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FINESTRE SULLA CITTÀ

I MILLE

RIVOLI DI LAMPEDUSA Dove finiscono gli immigrati? In un sistema colabrodo che di fatto ne favorisce la fuga nel resto d’Europa. O la permanenza in Italia tra criminalità e sfruttamento di Massimo Lanari

H

anno già superato quota 100mila gli immigrati sbarcati, nel 2014, sulle coste italiane. Fra tragedie e centri di accoglienza al collasso, è un fenomeno favorito dall’anarchia sulla costa libica che ha trasformato le popolazioni in fuga da Eritrea, Somalia, Siria, Ghana, Congo, Nigeria e Mali in preziosa fonte di guadagno per le organizzazioni criminali. Ma dove finisce un immigrato dopo lo sbarco?

LA PRIMA ACCOGLIENZA

Si comincia con i Centri di primo soccorso e Accoglienza (CSPA), dove gli stranieri vengono sottoposti alle prime cure mediche. Se l’immigrato ha intenzione di chiedere lo status di rifugiato (a causa di guerre, persecuzioni, ecc.), viene trasferito in un Centro di accoglienza per i richiedenti asilo (Cara). Qui viene verificato se l’immigrato possiede o no i requisiti per essere accolto come rifugiato. I centri, però, sono da tempo al collasso e i richie-

denti asilo vengono suddivisi nelle varie strutture di accoglienza messi a disposizione dai Comuni o dalla Croce Rossa. Ogni immigrato costa allo Stato in media 35 euro al giorno, gran parte dei quali finiscono però ai gestori dei centri.

ASILO O NON ASILO

In Italia sono pervenute nel 2013 quasi 28mila richieste d’asilo, di cui circa il 60% ha avuto esito positivo. In caso contrario, l’immigrato diventa un clandestino: la clandestinità, dal 2013, non è più un reato, ma è tornata ad essere una sanzione amministrativa, come avveniva prima del 2009. Scatta quindi il trasferimento nei Cie (Centri di identificazione ed espulsione) per un periodo massimo di 18 mesi. Si procede quindi con l’espulsione, che però solo in una minoranza di casi – a causa dei costi ma anche delle mancanza di accordi con i Paesi di provenienza – si traduce in un accompagnamento fisico alla frontiera. Tutto

si risolve nell’emissione di un foglio di via: se l’immigrato verrà nuovamente fermato dalle Forze dell’ordine, scatterà la procedura penale.

IL MANIFESTO DEI SINDACI

I CSPA, i Cara e i centri comunali sono però delle strutture aperte, non centri sorvegliati come i Cie. Spesso, quindi, gli immigrati si dileguano, addirittura prima di avere presentato domanda d’asilo. Questo perché, in caso di accoglimento, non potrebbero trasferirsi all’estero e dovrebbero rimanere in Italia, dove la crisi non concede loro grandi occasioni – legali - di riscatto. Meglio l’estero, dunque, Francia e Germania in testa, nonostante i due Paesi si rifiutino di condividere con l’Italia il peso del fenomeno. Nella sola Baviera arrivano qualcosa come 300 richieste d’asilo al giorno, e i tedeschi accusano Roma di lasciare volontariamente gli immigrati senza documenti, in modo da “scaricare” le richieste di protezione sugli altri Paesi.

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Milly

Carlucci «BASTA CON LA VOLGARITÀ, IN TV E NELLA VITA DI TUTTI I GIORNI» di Vincenzo Petraglia foto di Roberto Guberti

Due figli, sposata da quasi trent’anni, la padrona di casa di “Ballando con le stelle”, 28


È

Milly Carlucci (60 anni il prossimo 1 ottobre), prima di approdare in televisione ha praticato per diversi anni a livello agonistico il pattinaggio artistico a rotelle. Il 4 ottobre torna al timone di Ballando con le stelle, il cui cast si sta delineando proprio in questi giorni. Fra i nomi, pare già certi, quelli di Giorgio Albertazzi e Teo Teocoli

indubbiamente una delle signore della televisione italiana, oltre che per esperienza e professionalità, anche per eleganza e fair play che mostra con grande naturalezza in ogni situazione, anche la più complicata da gestire. Milly Carlucci, reduce da anni di successi al timone di Ballando con le stelle, si prepara a tornare in pista (la nuova stagione del programma riprende il prossimo 4 ottobre) con una serie di novità, che ci racconta in quest’intervista, insieme con alcuni aspetti inediti della sua vita a telecamere spente... Milly, sei oggettivamente fra le conduttrici più eleganti del piccolo schermo. Che cos’è per te l’eleganza? «È una questione del carattere innanzitutto, un tratto dell’anima, non del vestito che porti. Ci può essere una persona poverissima che è vestita magari con abiti molto umili, ma che può risultare, nei modi di fare, una persona per natura elegante. Come, al contrario, ci può essere una persona ricchissima, che indossa abiti lussuosissimi

e super griffati, che è, invece, volgarissima. L’eleganza è un tratto dell’anima, come dicevo. Rispetto degli altri, senso della dignità e della misura. Elementi che fanno parte del proprio carattere, che sono innati e che, quindi, non si possono apprendere più di tanto. Come dire, si può migliorare, per esempio nel gusto, nell’abbinare colori e vestiti e così via, ma l’eleganza vera, quella a 360 gradi, è innata, si ha o non si ha...». Ne vedi poca in giro? In televisione, per esempio? «La televisione è lo specchio di quello che siamo noi come Paese e sottolinea ciò che già c’è in giro. Purtroppo, c’è stato un periodo della nostra vita sociale, e quindi, di conseguenza, anche della televisione, in cui non si è più sottolineato il valore della meritocrazia e dello sforzo necessario per raggiungere i propri obiettivi. È passato, invece, il concetto dell’arrivo facile attraverso cose anche volgari. Non è, dunque, un caso che, per farsi notare, si facciano a volte cose volgari. Il che, attenzione, non vuol dire trasgressive. Perché ben venga la trasgressione se è,

che torna su Rai1 il 4 ottobre con moltissime novità, si racconta a telecamere spente 29


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come lo è stata in passato, innovativa. Il problema è che talvolta si sceglie di essere o fare cose volgari, il più delle volte anche stupide, poco intelligenti, perché tanto si sa che faranno rumore. È, quindi, questa la questione di fondo: la stupidità fa rumore!». Un consiglio che ti senti di dare a chi vuole intraprendere la carriera televisiva oggi? «È un momento duro per diventare veramente un personaggio importante in quanto l’offerta televisiva è davvero molto variegata, per cui non è facile spiccare fra i tanti concorrenti. L’unico consiglio che mi sento di dare è resistere e non scoraggiarsi, puntando sempre sul proprio talento e sulla propria preparazione. Bisogna continuare a migliorarsi e a investire sulla propria preparazione sempre, anche quando si dovesse cominciare a lavorare a un certo livello». Tu hai un passato da pattinatrice artistica (ha praticato questo sport a livello agonistico per diverso tempo arrivando a vincere anche un titolo italiano a squadre, ndr), una formazione che probabilmente ti ha forgiata allo stile, all’allenamento, al sacrificio... «Sicuramente! Lo sport credo sia fondamentale nel crearti la mentalità giusta per affrontare i problemi che poi dovrai affrontare quando cresci, nella vita e nel lavoro. Nel mondo dello spettacolo c’è sempre l’obiettivo di

arrivare primi, in vetta a quello che si fa. Se lo fai con la mentalità sportiva, riesci a farlo in maniera sana, perché l’atleta non invidia i rivali, vuole semplicemente batterli per il fatto di essere riuscito a migliorarsi. Lo sport è una grande metafora di tutto quello che accade nella vita, dove si corre e si cade, e, dopo ogni caduta, è necessario trovare la forza per assorbire il colpo, rialzarsi e ricominciare con la stessa determinazione». A una donna super professionale come te è mai capitato che sia stata fatta qualche proposta indecente? «Può sembrare strano, ma a me non è mai capitato, nonostante siano tanti anni che lavoro. È che talvolta le proposte indecenti una persona se le cerca anche. Nel senso che in certi casi si ricevono proposte indecenti perché ci si mette nelle condizioni di riceverle o perché si dà l’impressione all’altro di poter permettersi di farle. Comunque, ho visto più persone all’assalto, cioè proporsi in un certo modo per ottenere da chi ha potere decisionale quello che volevano, che il contrario!». Con Ballando sono anni che registrate grande successo di pubblico. Da cosa dipende? Qual è la ricetta del vostro successo? «Il ballo piace e piacciono i personaggi che si applicano per apprendere le basi del ballo e le nuove coreografie di coppia. Dietro quello che si vede, c’è un lavoro incredibile, una macchina

Attivissima anche su Internet, la Carlucci ha lanciato quest’estate due iniziative, ancora in corso, sul suo sito personale www.millycarlucci.net: “Ballerini professionisti cercasi” e “Cronista per caso”, che hanno lo scopo di trovare nuovi talenti ed eventi interessanti legati al mondo del ballo

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La Carlucci con Elisa Di Francisca e Raimondo Todaro, vincitori dell’ultima edizione di Ballando

invisibile che non si ferma mai, cura ogni dettaglio e va alla ricerca sempre di qualcosa di nuovo. Altrimenti, anche i più grandi successi prima o poi finiscono per stancare, diventare noiosi e ripetitivi». A proposito di novità, fra quelle di quest’anno c’è anche quella di coinvolgere le persone comuni... «Sì, coinvolgendo sia professionisti del ballo che semplici appassionati, per contaminare stili, passioni, persone. Perché ogni incontro è sempre arricchente e può portare nuove idee ed energie. Esiste un mondo incredibile fra gli appassionati, fra coloro cioè che non sono professionisti ma amano andare a ballare, alcuni dei quali sono dei veri talenti che meritano di essere portati all’attenzione del grande pubblico. Abbiamo creato due iniziative, “Ballerini professionisti cercasi” e “Cronista per caso”. Il primo per cercare appunto nuovi talenti, il secondo rivolto a chi, visto che in estate l’Italia pullula di eventi, vuole trasformarsi per noi in cronisti per un giorno, andando a scoprire questi eventi e mandandoci poi i propri piccoli reportage attraverso il mio sito Internet personale».


Col tuo sito Internet sei molto attiva e condividi diversi tuoi interessi. Per esempio, quello per il benessere. Qual è la tua ricetta della salute? «Avendo fatto a livello agonistico uno sport piuttosto traumatizzante come il pattinaggio, da quando avevo vent’anni ho cominciato ad avere problemi alla spina dorsale. Tant’è che a trent’anni mi sono dovuta operare e all’epoca una delle raccomandazioni dello specialista fu di non mettere su peso e fare l’attività fisica giusta. Quando soffri, l’unica voglia che hai a cuore è soffrire il meno possibile, per cui da quel momento in poi ho seguito alla lettera i suoi consigli. Il mal di schiena le lo porti dietro a vita e l’unico modo che hai per limitarne i danni e il fastidio è lo stile di vita. Se poi da questo deriva anche una generale migliore forma fisica anche a livello estetico... ben venga». Come donna di casa, invece, come sei? Come te la cavi? «Amo moltissimo stare a casa e occuparmene, ma non sono una grande cuoca. È un’arte che va imparata e io, da ragazzina, sono cresciuta allenandomi prima, e poi cominciando a lavorare. Avevo a mala pena il tempo per studiare e lavorare e mia madre mi diceva sempre: “Non preoccuparti, fa quello che devi fare, ognuno ha le sue chiamate, segui il tuo talento”. Per cui non è stata lì a insegnarmi più di tanto e mi sono dovuta poi un po’ arrangiare quando sono andata a vivere da sola. Diciamo, però, che non sono certo diventata una chef!». E con i tuoi figli (Angelica, 28 anni, e Patrick, 22, avuti dal marito Angelo Donati, ingegnere, sposato nel 1985, ndr), invece, come sei? «Sono una madre che è stata sempre presente. Non li ho mollati mai, anche se credo di avergli lasciato sempre i loro spazi, lasciandoli liberi, per esempio, di studiare a Londra. Sono contenta che siano cittadini del mondo e che inseguano i loro sogni. Angelica ha studiato Economia e ora è una manager, mentre il piccolo si è laureato poche settimane fa, anche lui in Economia, e ora proseguirà gli studi con un master. Per i figli i genitori devono essere sicuramente una guida, ma devono anche essere capaci di lasciar loro lo spazio necessario per poter volare con le proprie ali».

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Sei sposata con Angelo da quasi trent’anni. Il segreto del vostro amore? «Non c’è un segreto, una regola. Non ne possono esistere in questo campo. Diciamo che siamo stati solo fortunati nel trovarci. Siamo due persone molto compatibili, e incontri così non sempre accadono nella vita...». Cosa ti fa perdere le staffe nella vita? «Non perdo mai le staffe. Però mi indigna profondamente la mancanza di affidabilità, la menzogna, la cattiveria, il volerti danneggiare talvolta anche senza motivo. Quel male fine a se stesso fatto per il solo gusto di farlo. Ecco, questo non lo accetto e mi indigna molto». Ma qualche difettino ce l’avrà anche Milly Carlucci, che in pubblico appare sempre composta e perfetta? «Tutto quello che è una dote ha sempre un lato oscuro. La volontà può diventare, per esempio, ostinazione e la precisione trasformarsi in pignoleria. In ogni cosa c’è sempre l’altro lato della medaglia». Sei una persona credente? «Sono una donna cattolica praticante, da quando ero bambina. La fede è un qualcosa di molto importante per me, perché, oltre a offrirmi una prospettiva sulla vita e una graduatoria dei valori ben definita, mi dona anche grande speranza, nei momenti belli come in quelli brutti. E in questi tempi difficili c’è tanto bisogno di speranza. Soprattutto nei giovani, cui noi adulti non riusciamo a offrire le possibilità di cui abbiamo goduto in passato. Bisogna che i nostri giovani tornino a sperare! Capita spesso, infatti, che nonostante si diano da fare in mille modi, non vedano possibilità di realizzarsi. Questo porta a non credere più nel futuro e ciò è gravissimo. Ecco perché è importante che noi della generazione passata ci sforziamo di più per dar loro delle possibilità, spingendoli al contempo a crearsi loro stessi delle nuove chance. Altrimenti questo Paese, senza giovani, non va da nessuna parte!». Milly, che non ama apparire e frequentare i luoghi della mondanità, è sposata da quasi trent'anni con Angelo Donati, ingegnere, da cui ha avuto Angelica, 28 anni, e Patrick, 22, entrambi trasferitisi in Inghilterra per studio e lavoro

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PERSONAGGI

© P. Bruni

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ANTONELLO FASSARI

I MILLE VOLTI DI CESARE CESARONI Da primo rapper italiano a uno degli attori più amati del piccolo schermo di Vittorio Petrone

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ntonello Fassari, il burbero Cesare de I Cesaroni, la fortunata fiction giunta alla sua sesta stagione e appena tornata su Canale 5 (andrà in onda per 12 puntate il mercoledì in prima serata), è, nella sua vita a telecamere spente, un personaggio davvero pieno di sorprese. Sapevate, per esempio, che è stato il primo cantante rap italiano? Forse non lo immaginavate neppure lontanamente. Ed è solo uno degli aspetti inediti che, leggendo quest’intervista, scoprirete dell’attore romano, di recente premiato col CinéCiak d’Oro per La mossa del pinguino, il film che ha segnato l’esordio alla regia cinematografica di Claudio Amendola,...

Antonello, siamo arrivati alla sesta stagione de I Cesaroni. Da dove deriva il grande successo della vostra fiction? «Dal fatto che cerchiamo di raccontare la società vera, quella di oggi, attraverso la vita di una famiglia che non è una famiglia perfetta. Al di là degli affetti e dell’amore, la nostra è una famiglia dei nostri tempi, una famiglia allargata dove i grandi hanno le loro difficoltà, legate all’educazione dei figli e dei nipoti ma anche legate al lavoro e alla crisi, mentre i piccoli sono alle prese con le difficoltà tipiche del passaggio felice e tragico dell’adolescenza, che riguarda milioni di giovani italiani. Quindi penso ci sia innanzitutto una forte identificazione e

poi credo piaccia molto la chiave comica con cui affrontiamo i problemi, nel senso che risolviamo in modo comico anche delle cose talvolta tragiche. D’altronde il comico scaturisce spesso dal tragico e la comicità, il sorriso, in molti casi aiutano a far arrivare meglio agli altri anche temi di una certa importanza. Meglio di quanto talvolta non si riesca a fare approcciando il problema in modo negativo o troppo serioso». Quali le novità di quest’anno? «Beh, fra le varie novità, ce n’è una grandissima. Arriverà in famiglia un fratello di cui ignoravamo l’esistenza: Annibale (interpretato da Edoardo Pesce, ndr). Lui è omosessuale e anche per questo, soprattutto, in Cesare, creerà un po’ di scombussolamento. Alla fine, comunque, col tempo, si ammorbidirà e dovrà accettare questa nuova realtà, anche perché tutti noi fratelli Cesaroni (Augusto, interpretato da Maurizio Mattioli, Giulio, che ha il volto di Claudio Amendola, Cesare e Annibale appunto, ndr), per vicissitudini varie, ci troveremo a convivere nella stessa casa. Potete immaginare che caos!». Un aggettivo per descrivere Claudio Amendola. «Un numero uno, un campione, uno che sa creare condivisione e fare gioco di squadra».

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Tu sei stato il primo rapper italiano. Cos’avevi in testa in quel periodo? «Ho cominciato a cantare nel ‘75 e ho iniziato a interessarmi di rap verso il 1980. Facevo l’università e mi occupavo di linguistica per cui, sentendo dei brani rap in inglese, mi chiesi perché non si dovesse poterli fare anche in italiano. E così ci provai e venne fuori Roma di notte e poi altri ancora. Penso che come autore fossi anche piuttosto gagliardo. Forse, però, mi mancava un po’ il fisico da rapper!». Antonello Fassari (62 anni), romano doc, è uno dei capisaldi della fiction I Cesaroni, giunta alla sesta stagione e in onda ogni mercoledì in prima serata su Canale 5. Il suo personaggio, Cesare, è famoso per le sue posizioni intransigenti e nelle prime puntate della nuova serie dovrà confrontarsi con una nuova “minaccia”: la scoperta di un fratello omosessuale, di cui ignorava l’esistenza

Qual è la cosa che in assoluto ti ha reso più felice nella vita? «Mia figlia Flaminia!

Che similitudini hai col tuo personaggio. Cesare è un tantino burbero... «In comune abbiamo soltanto la pancia. Per tutto il resto siamo agli antipodi. Io non sono né tirchio né sempre arrabbiato con gli altri e con la vita com’è, invece, lui. Ho, come lui, dei valori saldi, anche se Cesare sembra davvero un uomo dell’800, se non fosse per il fatto che ogni tanto gli altri lo fanno ragionare e lo portano a diventare un po’ più malleabile...».

Cosa fa nella vita? Hai per caso contagiato anche lei con le tue passioni professionali? «No, ha 25 anni e fa la personal chef, dopo aver studiato ed essersi specializzata per quello. È un lavoro che le sta dando grandi soddisfazioni e io sono molto felice per lei».

Cesare incarna un po’ lo stereotipo del “romanaccio” tutto abbacchio, vino e calcio. Ma quanto c’è poi di vero in questo nella realtà romanesca? «Tanto quanto a Napoli la pizza e il mandolino o quanto a Milano la Cassoeula (un piatto tipico meneghino a base di carne di maiale e verza, ndr), che ormai non si fa quasi più. Di romani veraci ne son rimasti pochi, ma forse una delle tipiche cose romane che proponiamo con I Cesaroni è il quartiere, nel senso che a Roma ancora resistono diversi quartieri con la loro identità, mentre, invece, nelle altre città sono del tutto scomparsi perché oggi i quartieri sono più conosciuti per le ronde che come punti in cui ci si ritrova e ci si confronta». Cosa ami di più della sua città? «Certe giornate di sole meravigliose. C’è una poesia di Eduardo De Filippo che dice che solo a Roma si può fare una passeggiata e veder nascere una magia e filosofeggiare della vita senza, per esempio, quel pessimismo tipico napoletano».

Cosa meno? «Il traffico e tutti i comportamenti cittadini legati al traffico. A volte sembriamo dei topolini-cavia messi in dei labirinti e questo comincia a diventare una cosa molto faticosa a maggior ragione per chi proviene dalla periferia o dall’hinterland con ore e ore trascorse fra auto e mezzi pubblici».

© P. Bruni

Cinema, dove hai sperimentato anche la regia, teatro, televisione, radio, musica. Per quale di queste arti batte maggiormente il cuore di Antonello Fassari? «Per nessuna in particolare perché il lavoro più bello è sempre il prossimo! La radio mi piace molto, anche se in realtà ne ho fatta poca, perché è parola e ti porta via con la fantasia. Anche il teatro mi piace moltissimo perché ogni volta ti obbliga a tirare un po’ le somme, a confrontarti con te stesso per capire a che punto sei arrivato».

Conosciuto soprattutto per il ruolo di Cesare Cesaroni, in realtà Fassari ha un passato anche da rapper, attore e autore teatrale e conduttore radiofonico. Diverse le sue interpretazioni anche per il cinema, fra cui quella ne La mossa del Pinguino (2014), per la regia di Claudio Amendola, per la quale ha ricevuto di recente il premio CinéCiak d’Oro. Qui sopra insieme con Maurizio Mattioli

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ADESSO

IMPEGNO PER GLI ALTRI

WWOOFING VIAGGIARE LOW COST

E LAVORARE IN FATTORIA di Lorenzo Bordoni

Vitto e alloggio in cambio di qualche ora di lavoro nei campi. Scopri per te o per i tuoi figli un’esperienza a contatto con la natura, da fare in Italia o all’estero, a costo quasi zero COS’ALTRO C’È DI SPECIALE? Il buon cibo: la possibilità di scoprire una nuova cucina e di gustare piatti diversi preparati da chi ti ospita. Il tempo libero: in fattoria non si lavora a tempo pieno, in questo modo puoi visitare i luoghi del tuo soggiorno. Le relazioni: il Wwofing non ha fine di lucro, è basato sulla collaborazione e sul sostegno reciproco. Un’ottima occasione per stare in armonia con la natura, provare stili di vita ecosostenibili e conoscere tante nuove persone.

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mmagina di trascorrere una vacanza in mezzo alla natura senza pagare vitto e alloggio. Ti piace l’idea? È possibile con il “Wwoofing”, il movimento che mette in contatto i volontari che hanno voglia di prestare la loro collaborazione nei campi e le fattorie biologiche di tutto il mondo.

I VANTAGGI

Il termine sta per World Wide Opportunities on Organic Farms ed è un metodo alternativo per viaggiare low cost che sta prendendo piede anche da noi. Perché piace? È una possibilità per le famiglie che vogliono stare a contatto con la natura ed che vogliono approc-

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ciare stili di vita più sostenibili, e un’esperienza economica e formativa per i nostri ragazzi.

COME FUNZIONA

Si mette a disposizione qualche ora di lavoro nei campi (4-6 ore medie giornaliere) e in cambio si può soggiornare in una fattoria o azienda agricola biologica dove si preferisce a costo quasi zero. Il resto del tempo potete rilassarvi ed esplorare i dintorni. Si può fare in tutte le regioni d’Italia iscrivendosi all’organizzazione Wwoof Italia (www. wwoof.it, la quota associativa costa 35 euro ed é valida 12 mesi) oppure in un altro Paese del mondo contat-

tando i referenti locali (la lista di quelli ufficiali è su www.wwoof.net).

LA FATTORIA CHE FA PER TE

Una volta iscritti, non resta che prendere contatto con la struttura: si può scegliere di fare il formaggio, vendemmiare, lavorare nei campi e molto altro. L’importante è essere curiosi e collaborativi, pronti ad adeguarsi alla vita in fattoria e permanere un minimo di dieci giorni. Perché non provare?



FRANCIS FORD COPPOLA «LE NOSTRE RADICI SONO LA COSA PIÙ IMPORTANTE» di Vincenzo Petraglia

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© Riccardo Puntillo

È per questo, racconta il regista de “Il Padrino”, che tanto nella vita privata quanto in quella artistica resta ancora legatissimo all’Italia


PERSONAGGI

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A

lcuni dei suoi film hanno fatto la storia del cinema. E non a caso è stato insignito da svariati premi e riconoscimenti, come, fra tutti, diversi premi Oscar e, nel 1992, il Leone d’oro alla carriera alla Mostra del Cinema di Venezia. Francis Ford Coppola, autore di pellicole indimenticabili quali Il Padrino, Apocalypse Now, La conversazione, Dracula di Bram Stoker, col suo talento rappresenta, in qualche modo, anche un pezzo di noi, di quell’Italia da cui i nonni partirono all’inizio del Novecento a bordo di un transatlantico per cercare fortuna (che di fatto arrivò) nel Nuovo Mondo. Un legame, con la terra d’origine, rimasto talmente forte da spingerlo ad acquistare a Bernalda, in Basilicata, una vecchia dimora nobiliare, trasformata in un albergo di charme, dove peraltro tre anni fa celebrò le sue nozze la figlia Sofia, regista come lui. Da questo piccolo paese lucano, poco lontano da Matera, il nonno Agostino partì nel 1904 gettando le basi per quella che sarebbe diventata una vera e propria famiglia di artisti: Carmine, padre di Francis, fu flautista e compositore, la sorella del regista è l’attrice Talia Shire (la Adriana di Sylvester Stallone in Rocky, madre a sua volta dell’attore Jason Schwartzman), mentre il celebre attore hollywoodiano Nicolas Cage è il nipote figlio del fratello August. I figli del grande cineasta – sia Gian-Carlo, scomparso nel 1986 a causa di un incidente, che Roman e Sofia appunto – hanno seguito, infine, tutti le orme paterne. Su questo vissuto, sull’anima di una famiglia divisa fra due mondi, «anche se – come lo stesso Coppola ha sottolineato – non si tratta di una storia autobiografica», è incentrato il film al quale il regista sta lavorando proprio in questo periodo, che narra la storia di una famiglia americana di origini italiane fra gli anni Venti e Sessanta a New York... Francis, anche se lei è nato negli Stati Uniti, la sua famiglia è di origine italiana, e un bel po’ di tempo fa decise di fare un viaggio nella terra di origine dei suoi nonni. Che effetto le fece tornare alle sue radici? «Era il 1962 e dopo essere stato qualche mese a Dubrovnik per lavoro, attraversai l’Adriatico in traghetto per giungere in Basilicata. Fu una grandissima emo-

Francis Ford Coppola con la moglie Eleanor

zione perché le mille intriganti e bizzarre storie raccontatemi durante l’infanzia da mio nonno, mio padre e i miei zii, magicamente prendevano forma davanti ai miei occhi». Cosa la colpì di più di quei luoghi? «Al di là della loro bellezza paesaggistica, del cibo e del buon vino, che già mi erano familiari negli Stati Uniti, mi colpì molto la semplicità e la gentilezza delle persone, tutte cose che mi fanno essere orgoglioso delle mie radici!» I tre posti assolutamente da non perdere in Basilicata per Francis Ford Coppola. «Matera, i resti archeologici di Meta-

ponto e, insieme ovviamente con la mia Bernalda (di cui è cittadino onorario dagli anni ’80, ndr), il borgo di Pisticci». I tre posti in Italia da visitare, invece, almeno una volta nella vita? «Firenze, Venezia e Bologna». So che ama molto la gastronomia nostrana. I tre luoghi che gli amanti della buona tavola non dovrebbero mai perdersi per assaggiare alcune delle delizie italiane? «Alba per i suoi tartufi, Firenze per degustare una bella fiorentina e Lecce per la sua straordinaria cucina, oltre che per il suo meraviglioso barocco». Se dovesse stilare la classifica delle


tre cose più importanti per Francis Ford Coppola, cosa metterebbe? «L’amore per la vita, per la famiglia e per la bellezza». Questo attaccamento alla famiglia, deriva probabilmente proprio alle origini italiane dei Coppola... «Sicuramente e, infatti, per tutti noi la famiglia ha un’importanza fondamentale! Per me è la base di tutto ciò che sono e affronto nella vita. Le nostre radici sono quanto di più importante possiamo avere, per capire veramente chi siamo e da dove veniamo». Quanto l’ha resa felice il fatto che sua figlia Sofia abbia deciso di sposarsi (col cantante Thomas Mars, ndr) esattamente tre anni fa nella terra d’origine dei suoi avi? «Per me è stata una grande gioia! L’Italia è stata sempre presente nella nostra famiglia attraverso i racconti, il cibo, i film che ho fatto vedere ai miei figli sin da quand’erano bambini e, credo, attraverso il nostro modo di amarci che ci deriva probabilmente dalla parte italiana che vive in noi. Sofia ha amato da subito la Basilicata e Palazzo Margherita (il palazzo nobiliare da Coppola acquistato a Bernalda e trasformato in albergo di charme, ndr), col suo splendido

giardino, e così non ha avuto dubbi sulla location delle sue nozze. Una scelta più che riuscita perché è stata una cerimonia davvero molto gioiosa». Quali sono secondo Francis Ford Coppola le pellicole che, a parte le sue chiaramente, bisognerebbe assolutamente vedere prima o poi nella vita? «Viaggio in Italia di Rossellini, 8 ½, La dolce vita e I vitelloni di Fellini». Chi sono i suoi registi preferiti, attuali o del passato? «Amo Rosellini, Fellini, Kurosawa, Germi, Visconti e Rosi». Quasi tutti italiani! Fra gli attori nostrani con quali le piacerebbe lavorare? «Con Stefania Sandrelli». Quanto l’ha influenzata, nelle scelte che ha fatto a livello professionale, essere cresciuto in una famiglia di artisti come la sua? «Certamente molto! È stato grazie a mio padre e a mio fratello August (scomparso nel 2009 e padre dell’attore Nicolas Kim Coppola, in arte Nicolas Cage, ndr) che ho conosciuto il mondo dell’opera, dell’arte, dei romanzi e del cinema, che da allora sono stati sempre parte integrante della mia vita. Gli adulti possono fare molto per aiutare i

Apocalypse Now Francis Ford Coppola, nato a Detroit il 7 aprile 1939, è considerato uno dei più grandi registi viventi. Tra i suoi capolavori, Il Padrino (1972) e Il Padrino - Parte II (1974), con i quali si aggiudica rispettivamente ben quattro e sei premi Oscar, La conversazione (1974), Palma d’Oro al Festival di Cannes, Apocalypse Now (1979), premiato con due Oscar e la Palma d’oro a Cannes, e Dracula di Bram Stoker (1992), vincitore di altri tre premi Oscar

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figli a far fruttificare al meglio i propri talenti e io ho avuto la fortuna di vivere in una famiglia che mi ha amato moltissimo, e l’amore aiuta sempre l’arte a manifestarsi». È stato così anche con i suoi figli (Gian-Carlo, scomparso nel 1986 a causa di un incidente, produttore cinematografico, e Roman, come Sofia regista, ndr)? «Hanno maturato tutti la loro scelta singolarmente e senza alcuna intrusione da parte mia. Sono cresciuti con me sui set e hanno pertanto respirato cinema fin da bambini e l’unica cosa che ho fatto, quando erano ancora piccoli, è stato regalargli una telecamera sperando in cuor mio che la utilizzassero per fare magari qualche piccolo documentario. Tutto il resto è venuto da solo e io li ho lasciati sempre liberi di fare ciò che volevano. Penso che a ciascuno faccia un gran bene concedersi un periodo nella vita in cui sperimentare, da puri e semplici dilettanti, il più possibile per capire in cosa si è più portati e specializzarsi poi proprio in quello. Trovo, quindi, sempre sbagliato, da parte dei genitori, spingere i propri figli a percorrere strade che non sentono fino in fondo nelle loro corde». Qual è secondo lei la cosa più importante, un consiglio da tenere bene a mente mentre si gira un film, soprattutto per chi muove i primi passi nel mondo della regia? «Individuare l’essenza di ciò che si sta facendo, condensando in una o al massimo due parole tutto il film. Avendo chiaro quello che è il suo nucleo centrale, la parola chiave che sottende alla

«Trovo sbagliato, da parte dei genitori, spingere i propri figli a percorrere strade che non sentono fino in fondo nelle loro corde»


PERSONAGGI

ADESSO

«L’unico vero rischio che ciascuno di noi corre è sprecare la propria esistenza con molti rimpianti per quello che si sarebbe potuto fare ma che per paura non si è fatto!»

trama, è più facile dare coerenza al proprio lavoro. Per Il Padrino, per esempio, la parola chiave fu successione, per La conversazione privacy, per Apocalypse Now moralità. Fondamentale poi in questo lavoro è la pazienza, perché si matura e si migliora solo sperimentando. Non si finisce mai di imparare in questo mestiere, per esempio attraverso l’uso di nuove tecnologie e altri modi di raccontare. Ed è questo d’altronde il motivo per cui continuo a scrivere e a stare dietro la macchina da presa». Da un po’ di anni ha deciso di dedicarsi al cinema indipendente. Cosa l’ha portata a prendere questa decisione? «Il lavoro deve essere un piacere e la libertà è sempre un qualcosa di impagabile, per cui se mentre si lavora accade che vengano fatte pressioni che impediscono di lavorare come si deve, meglio dare una svolta. Le grandi case di produzione vogliono sempre più spesso decidere tutto, dalla sceneggiatura al cast. Sottrarmi a questo sistema, preservando la libertà di scegliere gli attori che voglio e di definire i piani di lavoro per me più adatti a ogni progetto, è stata quindi una decisione inevitabile.

Oggi il marketing fa scelte dettate solo dagli incassi a discapito della qualità, della motivazione a creare e a dare il meglio di sé. Io per fortuna ho avuto la possibilità di scegliere e se oggi sono un uomo ricco lo devo al mio vino (è, infatti, proprietario di una grande tenuta vinicola in California, ndr), per cui posso continuare a fare cinema solo perché desidero farlo e perché ne traggo vero piacere, non perché ne abbia bisogno per vivere». La sua è stata sicuramente una scelta radicale che non tutti, pur potendoselo in qualche caso permettere, hanno il coraggio di fare... «Ho sempre amato l’avventura e le sfide nella vita per cui non ho mai avuto paura di rischiare. Ho una precisa filosofia al riguardo: l’unico vero rischio che ciascuno di noi corre è quello di sprecare la propria esistenza. Il risultato è trascinarsi lungo il proprio percorso con molti rimpianti per quello che si sarebbe potuto fare ma che per paura non si è fatto». Alcuni dei suoi film sono stati girati in luoghi selvaggi, come, per esempio, Apocalypse Now (nelle giungle filippine, ndr). Fra tutte le location che ha

Oltre che regista, produttore e sceneggiatore, Francis Ford Coppola è impegnato in svariate altre attività fra cui quelle legate al mondo della viticoltura (è proprietario in California di una fiorente tenuta vinicola) e dei resort. Tra questi ce n’è uno anche a Bernalda, in Basilicata, da dove nel 1904 i nonni emigrarono per inseguire il sogno americano

© Lisa Limer

Alcuni dei film di Coppola, come I ragazzi della 56a strada e Rusty il selvaggio, entrambi del 1983, hanno avuto il merito di lanciare una nuova generazione di attori diventati poi celeberrimi, come Tom Cruise, Matt Dillon, Mickey Rourke, Nicholas Cage, Patrick Swayze

utilizzato ce n’è una che le è rimasta più impressa? «Sicuramente le Filippine, una terra che trovo, insieme al suo popolo, bellissima. E poi anche la Sicilia, un posto fantastico da visitare. I siciliani sono persone davvero molto generose e accoglienti». Qual è il Paese che più l’ha sorpresa? «La Siria, oggi purtroppo così martoriata. Ho un ricordo davvero straordinario di Damasco, Palmira e Aleppo. Luoghi bellissimi con gente molto ospitale e dell’ottimo cibo». Se potesse cambiare qualcosa in questo mondo, cosa cambierebbe? «La menzogna. Da essa scaturiscono guerre e ogni tipo di nefandezze a tutti i livelli, sia della società che delle singole vite private degli uomini. Sarebbe, pertanto, molto bello se le persone imparassero a non mentire più!»

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Tendenze a Venezia

Moran Atias in ZAC POSEN

Luisa Ranieri in ARMANI PRIVÉ

BLUE NOTES

Nathalie Rapti Gomez in EMILIO PUCCI

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Sveva Alviti in ALBERTA FERRETTI


MODA

ADESSO

Fiori & CHIFFON

Emma Stone in MAISON VALENTINO HAUTE COUTURE

Bianca Balti in DOLCE&GABBANA

Liya Kebede in ALBERTA FERRETTI

Nieves Alvarez in ALBERTA FERRETTI

Rosa

Stampe

ROSÆ

Alessandra Mastronardi in ALBERTA FERRETTI

Constance Jablonski in ALBERTA FERRETTI

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ADESSO

MODA

Black

Emma Stone in PROENZA SCHOULER alla presentazione di Birdman al 71° Festival del Cinema di Venezia

Giacca con inserti in cocco VLADIMIRO GIOIA In ecopelle CAROLINA WAYSER

Zoe Saldana

COME EMMA

Tronchetto spuntato DIEGO DOLCINI

COPIA IL LOOK Soprabito/scamiciato ESCADA

Violante Placido Decolleté GIANNA MELIANI


di Federica Piacenza

Luisa Ranieri in N°21 - DI ALESSANDRO DELL’ACQUA madrina del 71° Festival del Cinema di Venezia Camicia ROBERTO VERINO

Pantagonna in chiffon OH MY CORSET Clotilde Courau

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COME LUISA

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MODA LOOK Asimmetrica la coppia di orecchini FRANCESCA VILLA

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Sandalo RODOLPHE_MENUDIER In oro rosa, brillanti e ardesia l’anello CHANTECLER Pochette in pelle con patta pitonata LAURA VELA Bustine ESCADA

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Pochette ROBERTO VERINO Decoltè GIANNA MELIANI

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Notti speciali che si vestono di luce preziosa. Pochi dettagli importanti e ben coordinati per un nuovo concetto di LUSSO accessibile 46

still life: TRENDFORTREND.COM

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STELLE

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Durante l’estate, per ottenere un’abbronzatura uniforme ed omogenea, dopo aver utilizzato un buon siero depigmentante, applica sulle macchie cutanee uno stick con fattore di protezione SPF 50 e sul resto del viso un prodotto solare con un buon potere schermante e protettivo. Dopo pochi giorni il viso si sarà abbronzato e le macchie, ben protette, non si saranno scurite.

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l colore della pelle è principalmente determinato dal tipo e dalla distribuzione dei pigmenti di melanina; da essa, dipendono le differenti colorazioni nelle varie razze, oltre che la diversa tonalità, caratteristica di ogni individuo: nero, bruno, rosso, giallo e bianco (assenza di melanina). La formazione di melanina aumenta in risposta a stimoli esterni, come l’esposizione ai raggi ultravioletti: ciò è stato attribuito alla necessità di protezione del DNA dai raggi UV.

MACCHIE SULLA PELLE

Con l’avanzare dell’età o a causa di fattori esterni, la distribuzione di melanina non appare più uniforme e, soprattutto sul viso, possono comparire delle aree più scure dove il pigmento melanico è presente in concentrazione maggiore. Le intense esposizioni solari, il fumo, lo smog, l’assunzione di estrogeni o antibiotici, la gravidanza o la menopausa, l’uso di prodotti sensibilizzanti quali profumi o la predisposizione genetica, possono favorire la comparsa di macchie scure

soprattutto intorno alla bocca, sotto gli occhi e sugli zigomi. Lo studio sugli ingredienti cosmetici ha permesso di individuare e utilizzare alcuni principi attivi specifici per attenuare e prevenire questo inestetismo cutaneo. Di conseguenza, oggi, abbiamo a disposizione prodotti cosmetici assolutamente innovativi che, se utilizzati con costanza, possono dare ottimi risultati. Innanzitutto è indispensabile stimolare il ricambio cellulare; gli alfa-idrossi-acidi (AHA o acidi della frutta) sono in grado di eliminare le cellule cornee superficiali riducendo gli accumuli di melanina e stimolando la produzione di nuove cellule epidermiche: la pelle sarà più omogenea e luminosa. È indispensabile, però, non esporsi al sole per le 48 ore successive onde evitare la comparsa di nuove mac-

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IL SEGRETO DI UN GRANDE SUCCESSO di Stefano Padoan - foto Angelo Di Pietro

Qualche anticipazione della sesta stagione della fiction che da anni tiene con il fiato sospeso il pubblico italiano. Dall’8 settembre il nemico della “Duomo” sarà un’organizzazione segreta denominata Crisalide

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n onda su Canale 5 da lunedì 8 settembre dieci nuove avvincenti puntate di Squadra Antimafia 6. La fiction prodotta dalla Taodue di Pietro Valsecchi nel corso degli anni ha davvero convinto gli spettatori italiani e continua a regalare emozioni e colpi di scena. Dopo aver raccontato tutte le possibili sfaccettature del potere mafioso, questo nuovo capitolo si concentra invece sul tema delicato dei rapporti tra mafia e istituzioni: il vicequestore Domenico Calcaterra (Marco Bocci) e la sua squadra hanno a che

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fare infatti con una branca deviata dei servizi segreti che fa accordi con la criminalità organizzata alle spalle delle forze dell’ordine. Come braccio operativo di questa organizzazione segreta, denominata Crisalide, ritroviamo una vecchia conoscenza della “Duomo”, ovvero l’inafferrabile Filippo De Silva (Paolo Pierobon), ex agente dei servizi creduto morto nella quarta stagione. La Crisalide, che opera in modo totalmente autonomo e senza alcun controllo, vuole assolutamente riconquistare potere all’interno della Commissione

Regionale e per farlo punta su Veronica Colombo (Valentina Carnelutti), sorella del Vicequestore Lara Colombo (Ana Caterina Morariu) che però si trova in carcere per l’omicidio del piccolo Leonardo Abate: problema di poco conto per una rete così potente e ramificata. Più complicato invece risulterà per De Silva estorcere le preziose informazioni di cui ha bisogno alla ex boss Rosy Abate (Giulia Michelini), che si trova in stato catatonico in un ospedale psichiatrico dopo lo shock provocato dal-


la morte del figlio. Nel frattempo, a Catania si fa largo una nuova cosca mafiosa: quella dei Ragno, comandata dai fratelli Ettore (Fabrizio Nevola), Rachele (Francesca Valtorta) e Nicola (Pierluigi Corallo). La famiglia è disposta a tutto pur di prendere il controllo della città e farsi un nome in Sicilia. Le indagini metteranno la squadra a dura prova: l’ossessione di Calcaterra per la Crisalide si ripercuote inevitabilmente sul suo rapporto sentimentale con Lara, mentre l’Ispettore Pietrangeli (Giordano De Plano) correrà grossi rischi infiltrandosi in carcere per tenere d’occhio un componente della cosca Ragno. L’ispettore Sciuto (Dino Abbrescia) si trova invece coinvolto personalmente nelle indagini per via di una sua vecchia conoscenza, Carmela Ragno (Teresa Saponangelo), vicina alla famiglia mafiosa. Infine Francesca (Greta Scarano) ha chiuso la sua storia con Gaetano Palladino e stringe amicizia con Marta (Emilia Verginelli), una coraggiosa attivista antimafia.

Solo in questa sesta stagione assisteremo a un più deciso passaggio al maschile, con Marco Bocci (il Vicequestore Domenico Calcaterra) che affronterà il “nemico pubblico numero uno” Paolo Pierobon (il redivivo agente segreto Filippo De Silva). Un primo segnale della trasformazione era arrivato già nella quarta stagione, quando la serie dalle forti tinte rosa aveva iniziato a colorarsi di azzurro con la morte di Claudia Mares e l’emergere sulla scena di Calcaterra, che aveva preso il comando della “Duomo”. Un’autorità che quest’anno vacillerà parecchio, a causa delle scelte estreme del personaggio che, convinto

ormai di non potersi più fidare di nessuno, perseguirà la sua ricerca di giustizia con metodi personali e poco ortodossi. A segnare però lo spartiacque definitivo in fatto di presenza di genere sarà la fine della sesta stagione, con l’uscita di scena anche di Rosy Abate. Giulia Michelini ha rivelato infatti che, per il dispiacere dei fan, la sua avventura con Squadra Antimafia finirà quest’anno: «Nella nuova stagione rimarrò poco. Rosy Abate, il mio personaggio, aveva dato tutto; mancava solo che diventassi papessa! Devo molto a quel lavoro, mi ha permesso di sparare, amare, essere conosciuta. Però adesso basta».

A distanza di anni dall’esordio della prima stagione, possiamo ormai affermarlo: con Squadra Antimafia la Taodue ha davvero fatto centro. Pietro Valsecchi e soci sono riusciti a confezionare una fiction completa: avvincente e adrenalinica, ma allo stesso tempo attenta allo sviluppo dei personaggi e dei loro rapporti interpersonali. Una serie che possiamo definire senza remore come la massima espressione del poliziesco all’italiana, che non scimmiotta le serie americane ma che mantiene l’impronta nostrana rappresentata dal giusto mix di azione e mélo. Merito anche della scelta di affidare, fin dalla prima stagione, tutti i ruoli di maggior rilievo – protagonista e antagonista – a interpreti femminili: assortimento visto raramente nella televisione italiana, e ancor meno nel genere poliziesco. Puntare sul confronto tra Simona Cavallari e Giulia Michelini, alias Vicequestore Claudia Mares e boss mafioso Rosy Abate, ha premiato e ben presto gli ascolti sono decollati senza più inflessioni. Gli spettatori hanno amato queste figure femminili, personaggi a tutto tondo, donne complesse e dalle storie intrecciate da sempre.

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ADESSO

PERSONAGGI TV

MARCO BOCCI BELLO E INNAMORATO di Manfredi Barca

B

ello, tenebroso, virile, affascinante. Quanti possono essere gli aggettivi per descrivere Marco Bocci? L’attore perugino, da poco convolato a nozze con l’altrettanto bella Laura Chiatti, è tutto questo ma anche di più. Di anno in anno e di stagione in stagione, infatti, si sta ritagliando uno spazio di rilievo nel mondo della tv italiana. Partito dal teatro oltre dieci anni fa ha presto deciso di virare verso la televisione, recitando in film come I cavalieri che fecero l’impresa con la regia di Pupi Avati, Cuori rubati e Los Borgia di Antonio Hernández (nel 2006). Dai film alle serie tv il passo è breve. Così arrivano i primi ruoli in Incatesimo (ottava serie) in cui veste i panni del perfido Adriano Gomez, la miniserie Graffio di tigre e Caterina e le sue figlie 2. Ma la consacrazione arriva nel fortunatissimo Romanzo Criminale – La serie dove riprende il ruolo

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del Commissario Scialoja, interpretato da Stefano Accorsi nell’omonimo film diretto da Michele Placido. Ormai attore conosciutissimo approda nel team di Squadra antimafia - Palermo oggi nel ruolo di Domenico Calcaterra, sin dalla terza stagione. Dalla quinta passa a ruolo di protagonista, sostituendo la brava Simona Cavallari. La nuova serie, in onda dall’8 settembre, vede il vicequestore alle prese con un organizzazione segreta di nome Crisalide, nata all’interno dei servizi segreti deviati. Una serie di puntate mozzafiato in cui il bel Marco saprà mettere a frutto tutto il suo fascino tenebroso. Nel frattempo la sua vita privata va a gonfie vele. Dopo la burrascosa relazione (e altrettanto burrascosa rottura) con la cantante salentina Emma Marrone, infatti, l’attore umbro è convolato a nozze con la collega Chiatti (anch’essa umbra) lo scorso 5 luglio. Cerimonia blindatissima ma da cui è

L’attore umbro insieme con la collega Laura Chiatti, sposata lo scorso 5 luglio, che presto lo renderà anche padre

trapelato, solo poche settimane fa, che i due avrebbero deciso di donare l’ammontare dei loro regali di nozze in beneficenza, precisamente alla struttura di oncologia pediatrica dell’ospedale di Perugia. Belli e generosi, quindi. Se si aggiunge che le voci di corridoio parlano di un bebè in arrivo, anche fortunati.


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ADESSO

CINEMA

COLIN FIRTH, UN LORD INGLESE ALLA CONQUISTA DI HOLLYWOOD

LE DUE VIE DEL DESTINO

UNA STORIA D’AMORE E DI CORAGGIO PER COLIN FIRTH E NICOLE KIDMAN di Stefano Padoan

Nato nel 1960 in Inghilterra e vissuti i primi anni di vita in Nigeria (dove lavorava il padre), Colin Firth inizia la sua carriera negli anni ‘80 a teatro e subito si distingue per lo stile recitativo sobrio e piacevole. Sarà poi l’adattamento della BBC di Orgoglio e pregiudizio del 1995 a fargli raggiungere la fama internazionale, che lo lancerà anche sul grande schermo con film come Il diario di Bridget Jones, L’importanza di chiamarsi Ernest, Love Actually, A Single Man. Un talento in attesa solo della consacrazione definitiva, avvenuta nel 2011 con il Golden Globe e l’Oscar per Il discorso del re. L’attore è sposato con la produttrice e regista italiana Livia Giuggioli e vive tra Londra e Siena.

Nelle sale dal prossimo 11 settembre il dramma biografico basato sulla vita di Eric Lomax, ufficiale inglese catturato dai giapponesi durante la seconda guerra mondiale e impiegato per la costruzione della cosiddetta “ferrovia della morte”

I

l prossimo 11 settembre arriva nei cinema italiani Le due vie del destino - The Railway Man, film diretto da Jonathan Teplitzky e interpretato da Colin Firth e Nicole Kidman. La pellicola è basata sull’omonima autobiografia di Eric Lomax, ex ufficiale inglese (scomparso a 93 anni l’8 ottobre 2012), che fu catturato e torturato dai giapponesi durante la seconda guerra mondiale. Il libro, divenuto best seller internazionale, è uscito in Italia lo scorso 28 agosto edito da Vallardi. 1980, Inghilterra. Eric Lomax (Colin Firth), incontra su un treno l’affascinante Patti (Nicole Kidman). È amore a prima vista, ma ben presto vengono a galla i fantasmi del passato di lui, con cui la donna dovrà fare i conti: Eric, ex ufficiale britannico, è stato un prigioniero di guerra da quando nel 1942 Singapore, in mano agli alleati, si arrende all’esercito giapponese. Per

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l’allora giovane soldato, deportato in Thailandia, iniziarono mesi terribili di torture e lavori forzati nel cantiere della famigerata “ferrovia della morte”, opera in cui persero la vita migliaia di suoi commilitoni. Patti decide di affrontare insieme al marito questo suo trauma, ma i due fanno una scoperta quasi insostenibile: il carceriere di Eric, l’aguzzino che popola i suoi incubi, è ancora vivo. L’uomo sarà così messo di fronte a una scelta: dopo aver visto l’inferno, in lui prevarrà il perdono o la vendetta? I premi Oscar Colin Firth e Nicole Kidman rendono magistralmente l’altalena di emozioni su cui saliamo ad inizio film: dall’orrore della guerra alla salvezza, dall’umiliazione al riscatto, dalla paura all’amore. Drammatico e potente anche il sonoro, in grado di immergerci in pieno nelle atmosfere angoscianti della prigionia di Eric. Una curiosità: dopo il forfait

di Rachel Weisz, a cui era inizialmente stata affidata la parte di Patti, è stato proprio Colin Firth a volere accanto a sé la Kidman. Nel resto del cast spicca Jeremy Irvine (già visto in War Horse) che interpreta il giovane Lomax.

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Eventi speciali a un soffio da Castel dell’Ovo

L’emozione del panorama, gli ambienti eleganti, l’incontro tra originalità, raffinatezza e buon gusto caratterizzano gli eventi che il Royal Continental ospita nei suoi straordinari spazi, che risplendono di un fascino elegantemente vintage, grazie agli interni disegnati da Gio Ponti, uno dei più grandi architetti del Novecento. Location di riferimento per convention e meeting, l’hotel è dotato delle più moderne sale meeting, 13 business suite e spazi espositivi per oltre 200 mq) con luce naturale e vista mare. Due diverse soluzioni per matrimoni e banchetti: le intime sale panoramiche del ristorante Ten al decimo piano dell’hotel e le ampie ed eleganti sale del rinomato ristorante Al Castello , caratterizzato da una vetrata con vista infinita sul mare, dal Vesuvio alla collina di Posillipo con al centro l’isola di Capri. In pieno stile “newyorkese”, il Roof al decimo piano, dal quale godere della splendida veduta sull’antico Borgo dei Marinari e sul leggendario Castel dell’Ovo, ospita la piscina di acqua di mare concepita dall’architetto Gio Ponti. Una soluzione progettuale unica nel suo genere pubblicata nel 1954 sulla copertina di Domus. Posizionato in una delle zone più vivaci e dinamiche di Napoli, il Royal Continental non è un semplice hotel ma un vero e proprio meeting point cittadino con i suoi eventi, degustazioni, mostre, feste ed aperitivi.

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ADESSO

PERSONAGGI Bossari è presidente onorario dell’Aic, Associazione Italiana Celiachia. Anche lui soffre di questa intolleranza, molto diffusa nel nostro Paese, e, attraverso l’associazione, cerca di far capire che si può vivere bene anche da celiaci

DANIELE BOSSARI UN SUPER PAPÀ DIVISO TRA TELEVISIONE E RADIO di Stefano Fisico

«NON BASTEREBBE UNA VITA PER REALIZZARE I SOGNI CHE HO NEL CASSETTO» IL PRESENTATORE CI RACCONTA LA SUA CARRIERA E IL RAPPORTO CON LA FIGLIA STELLA

Q

uando lo si incrocia passeggiando per i corridoi di Radio Italia, dove nel week end conduce la fascia dalle 17 alle 19, tutto si direbbe meno che questo “quasi” quarantenne abbia già sulle spalle 15 anni di tv e numerosi programmi di successo. Ma andiamo con ordine. Daniele Bossari, milanese doc, muove i primi passi nel mondo dello spettacolo partendo prima dalle radio locali per poi approdare a quelle nazionali. L’esordio televisivo avviene nel 1999 su

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Mtv dove conduce una classifica di musica da discoteca. Successivamente si sposta a Mediaset dove, tra i tanti programmi che conduce e a cui partecipa, spiccano Festivalbar, Saranno Famosi e, ultimi ma non ultima, una rubrica all’interno di Verissimo e Mistero.. Daniele, la giornata di 24 ore è stretta per tutte le cose che hai da fare oppure oramai hai preso dimestichezza? «In realtà non basterebbe una vita per realizzare i sogni che ho nel cassetto… probabilmente continuerò in una prossima esistenza! Più una persona impara a conoscere e a scoprire cose nuove più, inevitabilmente, la ricerca continua vedendo anche che non sono mai abbastanza». Hai avuto la fortuna e il pregio di partecipare a trasmissioni di grande successo su numerose reti televi-

sive: ci puoi raccontare quali sono le differenze nel lavorare a Mtv, Rai e Mediaset? «Ci sono tante differenze. Mtv innanzitutto mi ha insegnato a muovermi all’interno di uno spazio chiuso che è quello del monitor televisivo che, di fatto, lo spettatore guarda da casa. Una persona può essere brava ad esprimersi, essere un animale da palcoscenico a teatro… La televisione, però, è un’altra cosa. Quello è stato il mio primo approccio. Si parlava prevalentemente di musica in un’epoca in cui Mtv era un esempio per tutti, creando nuove tendenze grazie ai molti programmi che in quel periodo andavano in onda. Mediaset e Rai sono invece canali più istituzionali: la prima di queste ha fatto esplodere la mia popolarità in termini pratici grazie ai numerosi telespettatori che seguivano i programmi che facevo. Proprio grazie a lei ho iniziato a godere dei privilegi di questo mestiere. Mamma Rai è ancora più generalista e, lavorativa-


mente parlando, ha dei tempi più lunghi rispetto a Mediaset». Di tutti i programmi che hai fatto, in quale ti sei trovato subito a tuo agio e in quale, al contrario, hai dovuto impegnarti maggiormente per farlo “tuo”? «Tutti i programmi di musica mi appartenevano facendo parte del mio dna e arrivando, appunto, dal mondo delle radio. Ricordo anche la mia esperienza a Campioni, talent che si occupava del mondo del calcio, in cui ho dovuto mettermi d’impegno per capire bene le dinamiche e la parte tecnica, pur essendo io un tifoso, ma snaturando il mio metodo lavorativo. Anche quando ho dovuto occuparmi di quiz, sempre stati una mia grande aspirazione, ho cercato di imparare ispirandomi e studiando il grande Gerry Scotti». Quest’estate sei andato in Brasile in occasione dei Mondiali di calcio dove, grazie a Radio Italia, hai avuto la possibilità di conoscere bene i Negramaro. Sappiamo che è nata una bellissima amicizia. Ci puoi raccontare qualcosa di più? «Non era la prima volta che incontravo i Negramaro, ma sicuramente è stata la prima occasione in cui ho avuto l’opportunità di conoscerli meglio in un contesto non istituzionale. Il Brasile è una terra bellissima e la conoscenza fatta con Giuliano Sangiorgi mi ha fatto capire il quanto e il perché è così bravo a scrivere canzoni per sé e per altri. Una persona con una grande sensibilità, con cui ho immediatamente instaurato un bellissimo feeling e con il quale ho potuto condividere quelli che saranno i testi delle canzoni degli album che verranno». Nonostante sia tu che Filippa siate in questo ambiente da molti anni, a telecamere spente preferite stare lontani dal mondo dello spettacolo. Scelta di vita o poco interesse nel far parte di questo ambiente? «È un discorso proprio legato alla nostra intimità: amiamo stare con i nostri amici, lontani da un certo tipo di mondanità in cui non mi sentirei a mio agio. Io sono molto “orso” in questo e tendo ad isolarmi, insieme amiamo stare tranquilli. Grazie al nostro lavoro abbiamo la possibilità durante l’anno di incontrare mol-

Daniele Bossari, 40 anni, è fidanzato con la bella conduttrice svedese Filippa Lagerback, da cui ha avuto la figlia Stella nel 2003

ta gente del nostro ambiente lavorativo. L’altra parte della nostra vita amiamo, quindi, passarla coltivando i nostri interessi comuni». Il 2003 vi ha regalato Stella che, giorno dopo giorno, cresce e diventa grande. Che papà è Daniele Bossari? «Io sono un papà aperto, anche se mi rendo conto che è impossibile essere e rimanere moderni agli occhi della propria figlia: si è pur sempre il genitore anziano che non capisce e con cui, comunque, si entra in conflitto. Con lei, però, ho un bellissimo rapporto e mi piace parlare di qualsiasi cosa. Amo stimolarla in quelli che sono i suoi interessi. Certo è che il fatto che stia crescendo così in fretta mi preoccupa come uomo e come padre: spero di essere pronto ad affrontare quello che è in fondo il cammino della vita che è giusto che faccia. A tal proposito chiedo e mi informo sempre da altri genitori ed amici su come in futuro potrò non essere geloso di lei, cosa che credo sia abbastanza normale! Quando arriverà il momento di vivere il proprio amore e la propria sessualità dovrà farlo con tutta la serenità possibile proprio perché credo sia giusto così».

Sei un grande tifoso del Milan che, come ben sai, spesso ha attraversato momenti di grande difficoltà. Cosa ti aspetti da questa stagione? «Il mio amore per il Milan è viscerale: non sto affatto bene quando la squadra non ottiene risultati. Ma ho personalmente avuto la fortuna di conoscere Filippo Inzaghi prima, quando era calciatore, e poterlo ammirare nella professionalità, grinta e dedizione che ha messo in tutta le sua fantastica carriera. Sono certo che questa cosa avverrà anche ora che ha assunto il ruolo di allenatore, nonostante la rosa non sia qualitativamente eccelsa. Ma sono convinto che se i ragazzi lo seguiranno potremmo prenderci delle soddisfazioni». Dove ti potranno vedere i lettori di Adesso nella stagione oramai alle porte? «Per prima cosa continuerà la mia avventura con Radio Italia, dove ho trovato un ambiente davvero fantastico. Sto già lavorando sulla nuova edizione di Mistero che potrebbe essere posticipata al 2015 e, in anteprima, vi svelo che ho due progetti che riguardano la tecnologia e le persone che nella vita hanno fatto qualcosa di speciale!»

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ADESSO

LA MACCHINA DEL TEMPO

1965 VIAGGIO A RITROSO FRA MUSICA, CURIOSITÀ E PERSONAGGI di Stefano Fisico

ADDIO A MALCOM X

Uno dei più famosi e controversi attivisti statunitensi per i diritti degli afroamericani, viene assassinato il 21 febbraio durante un discorso pubblico a Manhattan. Solo una settimana prima, Malcom, all’anagrafe Malcom Little, e la sua famiglia avevano subito un attentato dinamitardo contro la loro casa. Ai funerali dell’uomo, ucciso da sette colpi d’arma da fuoco a soli 39 anni, parteciparono 1 milione e mezzo di persone. Malcom si era unito al movimento Nation of Islam (NOI), setta islamica militante che sosteneva che la maggior parte degli schiavi africani, prima di venire catturati, erano musulmani e che quindi i neri avrebbero dovuto riconvertirsi all’Islam. Proprio in seguito alla sua adesione alla NOI, Malcom cambiò il suo cognome in X, per rifiutare il proprio cognome da schiavo e simboleggiare l’assenza di un vero e proprio cognome musulmano.

SNOOPY E CO.

Il 1° aprile nasce la rivista Linus e il mondo dei balloon, fino a quel momento rivolto in gran parte ai più piccoli, acquisisce sempre più le caratteristiche della letteratura per adulti. All’inizio degli anni Sessanta il fumetto italiano trovò nella città di Milano una straordinaria fucina di nuovi personaggi, su tutti Diabolik, il celebre ladro in calzamaglia disegnato dalle sorelle Giussani nel 1962. Tre anni dopo l’editore Giovanni Gandini, ammaliato dalla serie Peanuts, che in America spopolava dal decennio pre-

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cedente, decise di lanciarli nel contesto italiano, pubblicandoli nella rivista. Intitolato al personaggio simbolo della striscia di Charles Monroe Schulz, il periodico si distinse subito per le forme raffinate del linguaggio e dei disegni, più vicini a un taglio letterario, come testimoniano le collaborazioni di insigni scrittori quali Umberto Eco ed Elio Vittorini. Da Corto Maltese ai Fantastici Quattro, numerosi fumetti europei e americani trovarono spazio su Linus, accanto alle vignette satiriche di grandi firme come Altan, Jacovitti e Vauro.

ATTRAVERSO IL MONTE BIANCO

Il 16 luglio apre il traforo del Monte Bianco. Lungo circa 11 km e considerato per diversi anni il traforo più esteso al mondo, mette in collegamento l’Italia e la Francia attraverso le comunità di Courmayeur (in Valle d’Aosta) e Chamonix (nell’Alta Savoia). Lo percorrono ogni giorno circa 5mila veicoli. L’opera pubblica è stata al centro del dibattito politico fin dagli inizi del XIX secolo, ma solo grazie al progetto presentato dagli ingegneri Dino Lora Totino e Vittorio Zignoli vede finalmente la luce. I lavori durano sei anni e coinvolgono 350 lavoratori. Ad inaugurarlo sono i capi di Stato dei rispettivi paesi: Giuseppe Saragat per l’Italia, il generale Charles De Gaulle per la Francia. Un grave incidente nel marzo del 1999 ne decreta la chiusura temporanea per tre anni.


Benvenuto a... Nel nascono:

1965 1 APRILE

Simona Ventura

È la Simona nazionale della televisione italiana, amata e chiacchierata ma senza dubbio una delle presentatrici più popolari di sempre del piccolo schermo. Nata a Bentivoglio, in provincia di Bologna, lo sport è il suo primo amore, che la spinge a iscriversi all’ISEF di Torino e a prendere parte a gare di sci. Il fascino non le manca e con esso conquista la fascia di Miss Muretto ad Alassio nel 1986, giungendo quarta due anni dopo. Il suo battesimo televisivo avviene come concorrente ma come professionista compare a 23 anni accanto a Magalli, nel ruolo di valletta, nel programma Domani sposi su Rai Uno. La sua antica passione, lo sport, le apre le porte del giornalismo sportivo, approdando a Telemontecarlo (oggi LA7), dove segue i Mondiali di calcio del 1990 e gli Europei del ‘92. Dopo aver condotto Domenica In insieme a Pippo Baudo, nel 1993 passa a Mediaset, dove la sua popolarità decolla definitivamente grazie a programmi cult quali Mai dire gol, Scherzi a parte, Festivalbar e soprattutto Le iene. Il terzo millennio saluta il suo ritorno in Rai, sul secondo canale, e la piena consacrazione con la conduzione di Quelli che... il calcio (2001-2011) e del reality show L’isola dei famosi (20032011), il cui successo la proietta sul palco dell’Ariston nel 2004. Vincitrice di quattro Telegatti e tre Premi TV come Personaggio femminile dell’anno, nel 2011 lascia la TV pubblica (tra mille polemiche e controversie) e sbarca sul satellite con Sky, per cui figura come giurata nel talent show X Factor e conduce Cielo che gol!, chiuso per gli scarsi ascolti. Tra le sue performance sul grande schermo, si ricordano in particolare quelle nelle commedie Fratelli coltelli e La fidanzata di papà.

4 APRILE

Robert Downey Jr Dal vagabondo più famoso della storia del cinema all’uomo di ferro dei fumetti c’è un filo rosso che si spiega con le sue eccezionali qualità di attore. Nato a New York, nel quartiere di Greenwich Village dove ha come compagno di giochi il cantante Moby, si trasferisce a Londra, dove studia balletto classico. I suo sogni, però, sono legati al cinema e, per seguirli, fa ritorno negli USA. Le migliori prove le offre interpretando il grande Charlie Chaplin in Charlot, che nel 1993 gli vale la prima nomination all’Oscar e un BAFTA, e con America Oggi di Robert Altman, con cui nel 1994 si aggiudica il Golden Globe e la Coppa Volpi alla 50ª Mostra del Cinema di Venezia (entrambi assegnati a tutto il cast). Risucchiato nel tunnel della tossicodipendenza, alla fine del secolo torna in auge con la serie tv Ally McBeal e sul grande schermo prima con la commedia Tropic Thunder (ottenendo nel 2009 la seconda nomination all’Oscar) e poi nei panni del supereroe Iron man e del celebre investigatore Sherlock Holmes, entrambi campioni d’incassi e seguiti da più sequel.

10 AGOSTO

Lorella Cuccarini Nata a Roma, conduttrice televisiva e showgirl, cantante e ballerina, lanciata da Pippo Baudo, ha condotto numerosi show televisivi, per un periodo in coppia con Marco Columbro. Amata dal pubblico per la sua genuinità legata a un talento inequivocabile per lo spettacolo, tra i programmi di successo da lei condotti ricordiamo Paperissima (nei periodi 1990-1992 e 1994-2001), il Festival di Sanremo (1993), Trenta ore per la Vita (trasmissione di beneficenza). A partire dal 2000 ha firmato con la Rai un contratto in esclusiva ed ha intrapreso la carriera teatrale, prendendo parte a numerosi musical. Dall’autunno 2010 alla primavera 2013 ha condotto Domenica in su Rai Uno. Premiata con 12 Telegatti, è ricordata come cantante di sigle memorabili degli anni Ottanta, come La notte vola, Sugar sugar e Liberi liberi. Nel 2014 figura tra i giudici del talent show La pista.


ADESSO

MUSICA

CHE EMOZIONE SCRIVERE PER MINA! di Stefano Fisico

Incontriamo Federico Spagnoli, autore di una canzone del nuovo album della più grande cantante italiana

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n tempo c’era Canzonissima. Ora, invece, Amici, The Voice e X Factor. Le trasmissioni rigorosamente in bianco e nero venivano condotte da Dario Fo e Franca Rame, Paolo Panelli, Corrado e tanti altri volti storici. Dopo di loro, oggi è la volta di Maria de Filippi, Federico Russo e Alessandro Cattelan. Tempi che cambiano, tecnologie che si evolvono. La musica, però, rimane sempre protagonista come lo è, del resto, la voce di una cantante che continua a regalarci grandi emozioni con le sue canzoni. Parliamo di Mina, la grande Mina. Abbiamo fatto qualche domanda a Federico Spagnoli, giovane cantautore milanese che ha composto la canzone di apertura dell’ultimo album della grande cantante, Selfie (termine preso direttamente dagli autoscatti che si fanno e che impazzano sui social). Federico, come ci si sente ad aver composto musica e parole per un’artista così importante? «Per me è stato un sogno diventato realtà, anche perché come musicista seguo Mina da molto tempo. Sono rimasto molto colpito dal modo in cui ha interpretato il brano facendolo suo e dimostrando, se ce ne fosse stato

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bisogno, il suo talento innato nel far “suo” qualsiasi brano». I fatti di tutti i giorni sono per te fonte di ispirazione nello scrivere un pezzo per Mina o hai maturato negli anni una tecnica da cui parti sapendo cosa può piacere all’artista per cui scrivi? «Nel caso di Mina, è bastato rivivere un mio episodio. Per gli altri artisti per i quali sto scrivendo in questo periodo (Mietta, Monica Narandje e Il Volo) in certi casi conta la vita quotidiana, in altri l’artista ti chiede degli argomenti ben precisi e, di conseguenza, devi adattarli alle loro esigenze. In ogni canzone, però, cerco di inserire una piccola parte di me». Il tuo successo è partito all’estero, cantando le canzoni della tradizione popolare italiana di Toto Cutugno e Albano. Quanto è difficile emergere in Italia mantenendo la tradizione melodica musicale che, in questo momento, pare non esistere più? «A 20 anni dalla scomparsa di Domenico Modugno, mi ritengo fortunato nonché onorato di portare avanti questa tradizione. Al giorno d’oggi, però, è un’impresa davvero ardua».

Selfie è il 72esimo album della “Tigre di Cremona”, uscito a giugno di quest’anno. L’album ha riscosso un grande successo. Una curiosità: la canzone scritta da Federico Spagnoli, Questa donna insopportabile, è arrivata al 5° posto su iTunes dell’Azerbaijan

Hai un bellissimo rapporto con Massimiliano Pani, figlio, produttore e autore di Mina. Com’è nata questa collaborazione? «Il mio collaboratore Andy Surdi, celeberrimo batterista di Mia Martini, collaborò con Mina in numerosi album, mantenendo con lei nel corso degli anni un rapporto di amicizia e stima reciproca. Una mattina decise di portarmi a Lugano per farmi conoscere Massimiliano e far ascoltare a lui qualche mio provino. È nata subito una grande empatia che tutt’ora prosegue». Nuova stagione, nuovi progetti? «Assolutamente sì! Un altro singolo nel prossimo album di Mina che sarà tutto da ascoltare, una sorpresa nel febbraio 2015 che spero si realizzi e che mi piacerebbe condividere con i lettori di Adesso».



Libri

I CONSIGLI

DELLA SETTIMANA

di Luca Foglia Leveque

CRISTINA CASSAR SCALIA

LA SECONDA ESTATE SPERLING & KUPFER, 2014

MADDIE DAWSON

NON C’È NIENTE CHE NON VA, ALMENO CREDO GIUNTI, 2014

Dopo il bestseller Facciamo finta che non sia successo niente (Giunti 2011), Maddie Dawson torna con Non c’è niente che non va, almeno credo. Jonathan ama collezionare tazze da tè, è un artista fallito, è belloccio e forse un po’ eccentrico. Rosie coltiva l’amore per la poesia e insegna inglese. Sono due innamorati come tanti, con una casa da mandare avanti e piccole insoddisfazioni legate al lavoro. Ciò che li rende diversi, rispetto alle coppie che conoscono, è il loro appartamento dallo stile universitario e il fatto che non sono adolescenti ma due quarantenni, non sposati, che vivono come se fossero ancora dei ragazzini. Una misteriosa telefonata però sta per cambiare le carte in tavola. Forse per Jonathan è arrivato il grande momento: qualcuno vuole aiutarlo, qualcuno ha notato il suo talento! Deve solo trasferirsi... per entrambi è arrivato il tempo di cambiare, ma non sarà un gioco. pp. 384 – 15,90 €

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Nel cuore di Lea c’è un vuoto enorme, c’è l’ombra di un amore clandestino che non ha avuto il coraggio di portare alla luce. Sono passati vent’anni da quell’estate del 1962. A Capri tutto era perfetto: amici, sole, mare, paesaggi meravigliosi... e un uomo appena conosciuto capace di farle perdere la testa. Ricorda Giulio, bello e premuroso, lo porta dentro di sé come se fosse passato solo un giorno dal loro ultimo incontro. Ne ricorda lo sguardo e la tenerezza, ne ricorda la forza e il sorriso. A quei tempi lei era sposata a un uomo che non la meritava, questo è vero. Ma era comunque impegnata. E questo pensiero l’ha tormentata per molte, moltissime, ragioni. Ora però, a distanza di due decenni, è libera, e il casuale incontro con l’amore di un tempo le stravolge la vita. Pensare al passato sarà inevitabile ma sarà anche l’unico modo per poter vivere appieno una passione che nasconde un segreto e che merita un lieto fine. La seconda estate, esordio letterario di Cristina Cassar Scalia, è un romanzo rosa capace di coinvolgere per le am-

bientazioni ricercate e ben ricostruite (si svolge quasi completamente in una Capri romantica e suggestiva) ma anche per la trama ricca di dettagli e colpi di scena. Lea, il personaggio principale, è pronta a farci vivere un sogno, il suo sogno. Ci mostrerà la sua vita, le sue debolezze e le sue gioie. E fare il tifo per la sua felicità sarà inevitabile. pp. 480 – 16,90 €

RISCOPRIAMOLI LUISELLA VÈROLI

ALDA MERINI. RIDEVAMO COME MATTE LA VITA FELICE, 2011 Con Ridevamo come matte Luisella Vèroli ci parla di un’amica molto cara e lo fa con grande rispetto. La sua, però, non è semplice deferenza: il suo è amore puro, è vera amicizia. Tra ricordi, fotografie e tanta poesia ci viene svelata una Merini diversa, ancora una volta. Si ripercorrono alcuni momenti della vita della poetessa milanese ma senza morbosità e con molta maestria. L’autrice, che definiva Alda la

Sirena dei Navigli, ha scritto questo libro per ricordare una compagna di viaggio. Ed è riuscita nel suo intento, completamente. Il testo, poetico e toccante, è vivo e rimarrà tale. Proprio come Alda Merini, che ha scritto migliaia di versi nella speranza di poter donare e mostrare al mondo il suo dolore, la sua gioia e soprattutto il suo cuore. pp. 261 - € 10,00



PERSONAGGI

© Maria La Torre

ADESSO

VITTORIA SCHISANO

«L’AMORE, QUALUNQUE ESSO SIA, NON È PECCATO» L’attrice, che fino a tre anni fa si chiamava Giuseppe, dopo aver portato a termine il suo percorso di cambiamento con un’operazione in Spagna lo scorso marzo, racconta la sua esperienza di rinascita. E intanto è a Venezia con il film “La vita oscena”

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a sua è una storia molto forte. Fino a 27 anni è stato Giuseppe. Un bel ragazzo che di professione faceva l’attore. Oggi, a distanza di tre anni, fa sempre lo stesso mestiere ma non si chiama più Giuseppe. Si chiama Vittoria. Vittoria Schisano ed è una bellissima attrice che in questi giorni è anche alla Mostra del Cinema di Venezia, al fianco di Isabella Ferrari, Iaia Forte e Clement Metayer, per il ruolo interpretato nel film La vita oscena di Renato De Maria. Negli ultimi anni Vittoria ha

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di Vincenzo Petraglia

compiuto la sua metamorfosi, la sua rinascita, come la chiama lei, sottoponendosi in Spagna a un intervento chirurgico che le ha permesso di riappropriarsi di quel corpo che non aveva mai sentito suo fino in fondo. Perché, sin dall’infanzia, il sogno di Giuseppe-Vittoria è sempre stato, come ci racconta in quest’intervista, quello di essere donna, attrice, ma soprattutto una persona vera. Vittoria, quando hai capito che il tuo corpo non era quello che volevi?

«Avevo cinque anni, volevo essere come mia sorella più grande e sognavo di fare l’attrice. Ma come spesso capita, nessuno spiega nulla quando si è piccoli. Nessuno racconta, per esempio, che ci possono essere persone che nascono in corpi che non sono i loro. È così che accadono poi tante tragedie, a partire dai ragazzini che si suicidano perché non comprendono e, quindi, non accettano la loro diversità. La reazione che ho avuto negli anni a ciò che sentivo è stata, quindi, sempre di allontanarmi dall’idea che io, un


© Federico Chiesa

Vittoria Schisano (30 anni), all’anagrafe fino a non molto tempo fa col nome di Giuseppe. Tre anni fa, infatti, la decisione di cominciare il percorso che l’ha condotta, lo scorso marzo, a cambiare sesso attraverso un’operazione chirurgica a Barcellona

ragazzo, potessi desiderare di essere donna, semplicemente perché pensavo che ciò non fosse razionalmente possibile. Ho cercato di esorcizzare questi pensieri facendo essere Giuseppe sempre e sempre più uomo, tramite la barba per esempio. Fino a quando, tre anni fa, la svolta. Stavo girando la fiction Canepazzo e a un certo punto, di fronte allo specchio, non mi sono più riconosciuto. Il mondo continuava a dirmi che dovevo andare in quella direzione, ma non era quello che volevo. Così ho cominciato a non mangiare, a non lavarmi. A farmi del male insomma. Perché il mio vero me rifiutava quella vita. Oggi ho trent’anni e a 27 ho avuto il coraggio di dire a me stessa la verità e sono rinata. Ho cominciato il mio percorso di rinascita: gli ormoni, l’operazione (lo scorso marzo, ndr) nella clinica del chirurgo Ivan Manero a Barcellona, la serenità e la libertà di essere fino in fondo me stessa. La vita e una e non andrebbe sprecata mai, nel pieno rispetto di se stessi e degli altri, ovvio. Più che una scelta la mia è stata

una verità che emergeva. Ecco perché è arrivata come uno tsunami. L’alternativa era morire annegata o imparare a nuotare. Non con le pinne, ma con il tacco 12. E devo dire che si nuota molto bene! Giuseppe oggi lo vivo come un fratello». La famiglia come ha preso la tua decisione di cambiare sesso? «Mia sorella e mio fratello sapevano dentro di loro che prima o poi avrei vuotato il sacco, per cui non sono rimasti neppure troppo sorpresi. Sono miei complici da sempre! Mio padre, che purtroppo è venuto a mancare lo scorso novembre, quando gliel’ho detto mi ha chiesto: “Tu pensi di essere felice dopo?”. E io gli ho risposto: “Non so se sarò felice, ma so che sarò finalmente me stessa”. Sicché lui mi disse che, se pensavo fosse la mia strada, allora avrei dovuto percorrerla fino in fondo. Per mia madre, invece, il “funerale” di Giuseppe non è stato semplice, anche se oggi è arrivata a dirmi che se prima amava Giuseppe, oggi Vittoria la ama

due volte, perché, ha detto, le ha insegnato molto ed è essere orgogliosa di essere sua madre. In famiglia ci sono anche i miei nipotini, due ragazzine di 7 e 9 anni e un maschietto un po’ più grandicello. Loro non si sono quasi neppure accorti del cambiamento, perché ai loro occhi, soprattutto per le più piccole, conta solo se sei una brava o una cattiva persona. E questo la dice lunga sul pregiudizio! Non nasciamo con gli stereotipi, ma è la società che ce li inculca. La diversità non è mai un limite, è invece ricchezza!». Un consiglio che ti senti di dare in generale alle famiglie... «Un bravo genitore è la persona che vuole vedere suo figlio felice e sereno. Ognuno ha un progetto per il proprio figlio, ma sopra ogni cosa dovrebbe mettere il benessere fisico e mentale non suo, ma del figlio appunto. Quanto più la freccia cade lontano dall’arco, tanto più il genitore avrà fatto bene il suo lavoro, perché i figli non sono il nostro prolungamento ed è bene che facciano scelte diverse da quelle che avremmo voluto per loro, siano esse sessuali, di lavoro o altro. È solo che a volte i genitori sono egoisti e non ascoltano abbastanza i propri ragazzi, che vanno, invece, aiutati a capire le cose. Se mi dai gli strumenti per scegliere e crescere, mi dai anche la possibilità di vivere meglio. E, invece, tante volte è più comodo non affrontare certi argomenti!». Nel nostro Paese, forse complice anche la presenza del Vaticano, su certe tematiche si fa fatica ad adeguarsi ai tempi... «L’Italia è molto più avanti di quello che si pensa, molto di più di quanto non lo siano le istituzioni. E lo dimostra la solidarietà e l’affetto delle persone che ricevo quotidianamente. Alla bellezza siamo tutti abituati, la cosa che ci sorprende ancora è, invece, la bellezza interiore. Se fai un percorso come il mio, dove sei vista all’inizio un po’ come il diavolo, e, con pazienza, fai capire il senso di certe scelte attraverso ciò che dici, allora gli altri comprendono, abbattono tutti i pregiudizi e capita di

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PERSONAGGI

incontrare mamme che ti dicano: “Ti vorrei come figlia!”. Sorprendente, no?. Quando ci penso mi viene ancora la pelle d’oca per l’emozione. Pensa che a novembre, quando mi sono lasciata col mio compagno, la mia ex suocera è venuta da me e mi ha detto: “Mio figlio è un idiota”. Sono una persona onesta e ho deciso di vivere nella verità, di essere sincera, e credo le persone questo lo apprezzino molto. Bisogna amarsi per poter dare la possibilità agli altri di amarci per quello che siamo!». Ti senti, quindi, pienamente accettata da tutti? Anche dalla Chiesa? «Accettata e anche applaudita. Il parroco che mi ha fatto la prima comunione mi porta ad esempio in parrocchia, perché, dice, porto un messaggio positivo, di speranza. Anche per i giovani. Quello che d’altronde dovrebbe fare la Chiesa: dare conforto, non condannare. Nessuno sceglie di nascere eterosessuale, omosessuale o con altri orientamenti. Si nasce in un certo modo e basta, per cui se la medicina, come nel mio caso, ti può aiutare a essere fino in fondo te stessa, non vedo dove sia il problema. Fermo restando che non è un bisturi a renderti donna, ma sei donna nella tua testa, nella tua anima. Io l’unica differenza che faccio nelle persone è quella del cuore. Tanto, se sei una brutta persona, lo sei in qualsiasi modo tu decida di vivere la vita, uomo o donna che sia. Resta certamente un nodo da sciogliere in Italia: quello politico ed istituzionale, che non mette le persone nella condizione di poter scegliere liberamente. Io, per esempio, per poter cambiare sesso, sono dovuta andare in Spagna».

“Di fronte al dolore si può decidere di vivere o campare. Le scelte coraggiose aiutano a vivere” non è peccato, qualunque esso sia. E anche la Chiesa sta facendo molti passi in avanti su questo punto, motivo per cui, da credente quale sono, continuo ad andare in chiesa, dove per fortuna si trovano sempre persone che professano il vero amore». Con questo tuo approccio sei diventata punto di riferimento per molte persone che vivono esperienze simili alla tua... «E per questo ringrazio Dio, perché mi rendo conto di aiutare delle persone con quello che faccio e dico e perché ho realizzato il mio sogno: mettere a disposizione degli altri la mia esperienza. Di fronte al dolore si può decidere di vivere o campare. Le scelte coraggiose aiutano a vivere. Quando sei bella e piaci non solo agli uomini ma anche alle donne e ai bambini, è una grande vittoria. Certo affianco alle molte donne che mi amano, ce ne sono anche che mi detestano probabilmente perché mi vedono come una minaccia per i loro uomini, anche se a loro dico di stare tranquille, perché un uomo per stare con me, con la storia che ho alle spalle, deve essere uomo due volte».

Ma sei libera o impegnata in questo periodo? «Libera come l’aria...». Ti senti una donna felice adesso? «Mi sento una donna felice, ma prima di tutto una donna serena che ha fatto pace con se stessa e la vita. A volte sono semplicemente felice di essere viva. A Giuseppe non capitava mai perché viveva a metà. Lui non aveva paura di morire, Vittoria sì...». Ti abbiamo vista in questi giorni a Venezia con la pellicola La vita oscena... «Un’esperienza molto bella, al fianco di Isabella Ferrari. Un film a cui tengo davvero molto perché mostra, fra l’altro, le fragilità e le debolezze delle persone». Un ruolo che ti piacerebbe prima o poi interpretare? «Finora ho più o meno sempre fatto la bella. Mi piacerebbe mettermi alla prova nel ruolo di una mamma, una moglie o, perché no, di una suora. Avrei poi un altro sogno: andare a Sanremo. Significherebbe che il nostro Paese è cambiato sul serio, a tutti i livelli!».

Cosa dovrebbe fare, quindi, la politica? «Semplicemente adeguarsi alle persone vere e da questo scaturiranno norme adeguate a tutelare i diritti di ognuno. Fino a quando ciò non avverrà, ci saranno sempre adolescenti che si toglieranno la vita, come più volte avvenuto di recente. In Italia le persone reali sono pronte ma la politica non è capace di mettersi al loro passo, talvolta anche per interessi personali e legati a individui ultraconservatori che magari di giorno vanno in Chiesa e la sera si drogano o vanno a escort. L’amore

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Vittoria ha all’attivo già diversi ruoli televisivi e sul grande schermo. In questi giorni è a Venezia con la pellicola di Renato De Maria La vita oscena, dove interpreta una escort e nella quale ci sono, fra gli altri, anche Isabella Ferrari, Clement Metayer e Iaia Forte


PERSONAGGI TEATRO

ADESSO

GIOVANI TALENTI CRESCONO

DANIELE CARTA MANTIGLIA

MANTOVANO, CLASSE 1992, UNICO ITALIANO NEL MUSICAL DI ROMAN POLANSKI IN SCENA A PARIGI DA OTTOBRE di Angela Iantosca

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ono giovani, ma già si sono affermati in ambito internazionale. Sono i “nostri” performer, quei poco più che ventenni che alle spalle hanno già anni di teatro e musical. Sanno cantare, recitare, ballare, non solo in italiano e sui nostri palchi, ma anche all’estero. Come Daniele Carta Mantiglia che quando ancora frequentava il Liceo Classico della sua città, Mantova, se ne andava in tour con il musical Peter Pan di Bennato, per arrivare oggi ad essere l’unico protagonista italiano, non di madrelingua francese, del musical del premio Oscar Roman Polanski “Le Bal des Vampires”, adattamento del film cult “Per favore, non mordermi sul collo” del 1967. Ma come si arriva ad ottenere una parte come questa? «Grazie ai bandi pubblici che la produzione aveva divulgato. Un’amica mi ha

segnalato le audizioni. Dopo una prima fase di preselezioni con materiale inviato via web, sono arrivate le tre convocazioni a Parigi nell’arco di 1 mese. Lì ho lavorato sulla pronuncia del francese, sull’esecuzione musicale e sull’interpretazione della canzone e, alla fine, ho cantato di fronte a Roman Polanski, sul palco del Teatro Mogador! È stato un periodo lungo, intenso e difficile, soprattutto perché per me era una cosa nuova sostenere un provino in una lingua diversa dall’inglese. Ma alla fine è andato tutto bene e mi è stato assegnato il ruolo di Alfred che nel film fu di Polanski!»

vista. Dopo mi sono avvicinato anche alla prosa, al cinema, al canto. Quando ho scoperto Notre Dame de Paris di Cocciante, ho deciso di cominciare a studiare, prima pianoforte, poi prosa e teatro. Dal 2012 fino alla mia partenza per Parigi, ho frequentato l’Accademia Nazionale d’arte drammatica “Silvio D’Amico”».

Come si è mostrato il regista premio Oscar? «Esattamente come lo immaginavo: una persona semplice, molto auto ironica, rispettosissima dei ruoli e delle funzioni di tutti».

La prima performance importante? «Nel 2007, a 15 anni, sono entrato a far parte del cast di Giulietta e Romeo di Riccardo Cocciante, dove ero uno degli interpreti selezionati per il ruolo di Romeo. Se fino a quel momento la possibilità di una carriera era soltanto un sogno, con quell’opportunità è divenuta più tangibile. È stata una meravigliosa esperienza, che ho vissuto in modo intenso e alla quale guardo con amore e nostalgia: una bella scuola in un anno e mezzo di tournée».

Sono anni che ti seguiamo nei tuoi tour: come hai cominciato? «Per “colpa” dei miei nonni, che sin da piccolo mi facevano ascoltare Mozart, Beethoven, Bach, Händel, Vivaldi e di mio padre che, senza aver mai studiato, suonava e suona il pianoforte in modo sorprendente. Ma a determinare il mio amore per l’arte è stata la Madama Butterfly di Puccini: è stato amore a prima

Emozionato per il debutto a Parigi di metà ottobre? «La prospettiva di essere tra i protagonisti, di uno dei miei musical preferiti, in una delle città che più amo, con un regista premio Oscar è esaltante. Sono emozionato e anche un po’ preoccupato. Ma sono sicuro che con l’aiuto di tutto l’entourage di Stage Entertainment France andrà tutto perfettamente».

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i r o Am

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Ind

SANDRA

e Raimondo

Un’unione più forte di tutto di Serena Fogli

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na coppia inossidabile nella vita e sul piccolo schermo, un sodalizio artistico che diventa simbiosi per un uomo e una donna che in quarantotto anni di matrimonio hanno rappresentato la purezza dei sentimenti e la personificazione vivente di un amore sincero. Un’immagine mai oscurata dalle pagine del gossip nostrano con presunti tradimenti o pettegolezzi: Sandra e Raimondo, due nomi che sono sempre stati pronunciati insieme. Indiscussi protagonisti prima in teatro e poi in televisione, Sandra Mondaini e Raimondo Vianello, una delle coppie più solide dello show business: lui, il gentlemen della televisione italiana, lei, minuta nel suo apparire, era l’esuberanza esplosiva di uno scricciolo di donna.. FU UN COLPO DI FULMINE? Gli animi più romantici immagineranno sicuramente un amore che nasce al primo incontro, un classico colpo di fulmine capace di far scontrare due strade che fino a quel momento procedevano separate. E invece il sentimento tra Sandra e Raimondo nasce in sordina, lentamente, come un albero millenario che, per crescere alto e forte, deve prima affondare le sue radici su un solido terreno ricco di nutrimento. I due, infatti, si incontrano per la prima volta nel 1958 grazie a un amico comune,

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Sandra Mondaini, milanese doc, nel 1991 è stata insignita, col marito, della Medaglia d’oro del Comune

Ugo Tognazzi. Entrambi lavorano in teatro, sul palcoscenico dello spettacolo Sayonara Butterfly. Tuttavia passerà un anno prima che i due si scambino una parola. Poi scocca la scintilla per entrambi e, da quel giorno, non si sono più lasciati. Galeotto fu un pranzo in trattoria con l’amico Gino Bramieri. È in questa occasione informale che Raimondo, quasi bruscamente, dichiara a una giovane Sandra i suoi sentimenti. «Al terzo mese di tournée, una sera al ristorante mentre si mangiava tutti insieme e dopo aver ordinato una cotoletta, mi guarda e mi dice: “Lo sai che sono innamorato di te?”. Dopo di che si volta verso Gino Bramieri e comincia a parlare del più e del meno, come se non esistessi». Passano tre anni durante i quali i due lavorano insieme a teatro e sul piccolo schermo, consolidando sempre più un sentimento che li porterà a diventare

una delle più famose coppie italiane. Eppure Raimondo Vianello non si decide a sposare la sua Sandra: lei ha già trent’anni e non vuole fare la fine della zitella quindi, spazientita, fa i bagagli e torna a Milano da sua madre. Raimondo, messo alle strette, capisce che sta perdendo l’amore della sua vita. «Di notte fissava la data del matrimonio, e la mattina diventava vago. Così un giorno scappai a Milano dalla mia mamma. Subito Raimondo mi telefonò annunciando che ci saremmo sposati il 28 maggio del 1962», racconterà Sandra qualche anno dopo, per ricordare il giorno in cui lui, finalmente, le fece la grande proposta. E infatti i due, come da copione, nel 1962 convolano a nozze in una Roma che profuma di primavera. Testimone dello sposo sarà Ugo Tognazzi, l’uomo grazie al quale i due si incontrarono per la prima volta.


Subito dopo la morte di Sandra, nel 2010, viene intitolato a Sbirulino l’asilo nido comunale di Milano Due, il quartiere di Segrate dove la coppia viveva da anni La sit com Casa Vianello è andata in onda per quasi 20 anni, dal 1988 al 2007

COPPIA NELLA VITA E SUL PICCOLO SCHERMO Coppia fissa nella vita reale, Sandra e Raimondo lo diventano anche sul palcoscenico. Che sia in teatro o in TV, il loro sodalizio artistico li porta al successo in pochissimo tempo. Un successo di coppia, forse il primo in Italia, un successo meritato perché non è mai accaduto che la fama di uno oscurasse la personalità dell’altro, e viceversa. Una simbiosi che si nutriva di un modo di fare spettacolo elegante e garbato, mai volgare. Il successo di Sandra e Raimondo in TV si fa forte del perfetto gioco delle parti che nasce tra i due in modo molto naturale: gli spettatori, incollati allo schermo, non capivano dove finisse la finzione e incominciasse la realtà. Le incredibili battute di Raimondo e il celebre borbottare di Sandra sono ormai momenti indimenticati della televisione italiana, in una coppia che ha fatto della risata il collante di un amore forte e duraturo.

“Non abbiamo mai smesso di ridere, è il segreto per stare bene insieme: noi ridevamo delle stesse cose”

Sandra Mondaini

La celebre coppia del “che noia, che barba” negli anni ‘80 si sposta dalla TV pubblica alla neonata televisione privata, con una sit-com che, in onda dal 1988 al 2007, è diventata la serie più famosa e longeva della televisione italiana. Casa Vianello, 389 episodi di pura comicità durante i quali è messa in scena la vita di coppia di Sandra e Raimondo, tra battibecchi, equivoci e doppi sensi. Celebre tanto quano il loro amore, l’indimenticata scena finale di ogni episodio è ancora oggi una pietra miliare della TV italiana. I due sono a letto e lei si lamenta col marito della sua vita, noiosa, piatta, grama. A concludere il dialogo con un impassi-

bile Raimondo che legge la Gazzetta dello sport, un sarcastico “buonanotte” seguito da Sandra che scalcia rumorosamente sotto le coperte. L’ADDIO AL PUBBLICO E LA FINE DI UN AMORE LEGGENDARIO Dopo più di cinquant’anni di onorata carriera, nel 2008 Sandra e Raimondo si ritirano dalle scene. Dovrebbe essere il momento del meritato riposo e invece è la malattia a turbare la quiete della coppia più bella della TV. Passano solo due anni e Raimondo lascia Sandra, per sempre. È il 14 aprile del 2010 quando, al San Raffaele di Milano, Raimondo si spegne. Al suo fianco Sandra, distrutta dal dolore. Quello trasmesso in TV è un funerale straziante in cui, costretta sulla sedia a rotelle, Sandra Mondaini continua a ripetere il nome del marito. Il dolore è troppo e, dopo soli cinque mesi, scompare anche Sandra che, finalmente, si ricongiunge con l’amore più grande della sua vita.

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ADESSO

STORIE PERSONAGGI ED EMOZIONI

CUORE

IL BUONO DI SCAMPIA UN’OPPORTUNITÀ DI RINASCITA PER I DETENUTI GRAZIE AL MAESTRO DI JUDO GIANNI MADDALONI. LE STORIE DEI PROTAGONISTI di Chiara Mazzei

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«I

o non spero, io credo». Questo è Gianni Maddaloni, un uomo le cui forza di volontà e tenacia hanno costruito qualcosa che era difficile sperare, quasi impossibile immaginare, ma qualcosa che è diventato realtà perché «io non spero, credo, che se fai qualcosa di buono per gli altri riesci senza dubbio». Gianni è una di quelle persone la cui sola voce trasmette un carisma e un’energia immensi, una forza che viene da dentro ed è capace di temprare l’acciaio. Gianni è una di quelle persone, rare, che ti possono salvare. «Se solo l’avessi conosciuto prima...» è la frase che ho sentito ripetere a tutti gli uomini con cui ho parlato, detenuti che stanno svolgendo i servizi sociali nella palestra di Maddaloni, a Scampia. Quella Scampia che sentiamo nominare continuamente e sempre in negativo. La Scampia terra di nessuno, abbandonata al suo triste destino di delinquenza, emarginazione, solitudine. La terra in cui essere bambini è una cosa difficilissima, perché da subito sei costretto a scontrarti con una realtà di sofferenza dove, per campare, sei quasi obbligato a rinnegare la legge e ogni principio morale. E proprio nel cuore di questa terra infausta c’è la palestra di Gianni Maddaloni, una luce che illumina il buio della desolazione circostante. La luce che ti mostra che un’altra realtà c’è e può esistere, può affermarsi su quel male che sembra quasi inevitabile. La realtà che ha costruito Maddaloni insegna proprio questo: possiamo scegliere una strada diversa e costrui-

Gianni Maddaloni insieme ai figli Serena e Braiz (seduti a terra) e un allievo della scuola

re qualcosa di buono in mezzo a tanto male. E, soprattutto, una seconda possibilità deve essere data a tutti. Gianni, a quanto pare, non è solo il padre di Pino (medaglia d’oro alle Olimpiadi di Sidney), Marco e Laura (anch’essi pluripremiati nel judo), Serena e Braiz. Ha una moltitudine di figli che forse neanche lui immagina, una schiera di detenuti ed ex che hanno avuto la fortuna di incontrarlo sulla propria strada e che in lui hanno davvero trovato una figura paterna. Ascolto le storie di quattro uomini, chi giovane, che un po’ meno. Con il loro forte accento napoletano, mi raccontano di quanto è stato difficile crescere in una terra come Scampia, di come, in alcuni casi, sembrava che la delinquenza fosse l’unica strada percorribile per dare da mangiare alla propria famiglia. Dalle loro voci, squillanti ma a tratti spezzate, ascolto il racconto del carcere, di quella

Gioacchino Alfano, sottosegretario del Ministero della Difesa, ha consegnato, a luglio, un premio all’etica di Gianni Maddaloni, che è stato anche il maestro della medaglia d’oro olimpica di judo Pino Maddaloni (suo figlio)

sofferenza profonda che ti lacera da dentro e cui molti non resistono. Eppure, da tutti loro, trapela una gratitudine fortissima nei confronti di un uomo che loro chiamano, con grande reverenza e una stima incondizionata, il Maestro. L’incontro con Giovanni Maddaloni è avvenuto, quasi per tutti, grazie a persone di famiglia che speravano di aiutare i propri cari a trovare una dimensione umana durante la detenzione e, soprattutto, sperimentare una via diversa da quella che li aveva portati all’arresto. Per Antonio, ad esempio, è stata la fidanzata a trovare un contatto con il progetto di Maddaloni. «Voleva che potessi avere una seconda chance per ricominciare. Da parte mia la volontà di cambiare c’era tutta». Oggi le giornate di Antonio si dividono fra le pulizie che fa in mattinata, al centro sportivo, e il servizio ai diversamente abili che svolge il pomeriggio. L’incontro che Gianni nella sua palestra rende possibile, quello fra persone che stanno scontando una pena, per lo più per spaccio e rapina, e disabili che hanno bisogno di attenzioni e compagnia, è un esperimento che può sembrare, e in effetti è, molto coraggioso ma che ha trovato felicissimi risvolti. «Loro mi fanno sentire utile, cosa che non ho mai provato nella mia vita... Mi fanno capire l’altro senso della vita, quello vero» racconta Antonio. «Quello che ho vissuto non è facile... mi vengono i brividi solo a pensarci. Il carcere è una giungla. Gianni per me è come un padre: mi ha mostrato un’altra realtà, mi sta cambiando il modo di pensare. Gianni mi fa capire che bisogna crederci sempre». E insieme agli altri detenuti, che svolgono il servizio con lui, Antonio forma una vera e propria squadra,

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in positivo, ci tiene a precisare. Una squadra che ogni mattina Gianni va a visitare prima di andare al lavoro, per fare un discorso di incoraggiamento, per dare loro la carica prima del lavoro quotidiano. Un padre e un grande amico, questo è Gianni anche per Gennaro, che sta scontando una pena di 5 anni. «Lui ti

Massimo. Lui è un pò più grande degli altri e si reputa immensamente fortunato ad aver conosciuto Gianni. Posso sentirla, quasi toccarla con mano, la sua sofferenza, mentre mi racconta della vita in carcere, della durezza di un mondo in cui ti senti mancare l’aria, una realtà cui i più fragili non resistono. «È come se

«Gianni è un vincitore nella vita ed io voglio seguire una persona del genere» aiuta senza volere niente in cambio, cosa difficilissima non solo a Scampia credo, ma dappertutto», mi racconta il giovane (e come dargli torto). «Il Maestro ci insegna che la libertà non ha prezzo. Lui non si ferma all’apparenza, non giudica una persona solo perché è in carcere. In molti casi è stata l’esigenza a portarci a sbagliare. Avevo 23 anni e dovevo occuparmi di tutta la mia famiglia. Lavoravo in un ristorante, 12 ore al giorno, per 100 euro la settimana. Non ce la facevo, era impossibile campare». La difficoltà di sopravvivere, di stare fuori dai guai in una terra che di possibilità ne offre davvero poche, è il comun denominatore fra le storie di questi uomini. Così come anche il modo in cui ciascuno di loro vive questa possibilità di riscatto al Centro sportivo Maddaloni. «Fare servizio ai diversamente abili è un’esperienza molto forte... non pensavo mi avrebbe appagato così tanto. Se li tratti come amici, vedi in loro una felicità autentica che ti riempie il cuore. In un certo senso, riesci a sdebitarti del torto che hai fatto alla società» ha raccontato Gennaro. E lo stesso vale per il suo compagno di squadra,

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fossi in un mare in tempesta, ti sentissi affogare, senza forze...e Gianni, per me, è stato quell’appoggio cui aggrapparmi. Gianni mette davanti a noi il giusto e ci insegna ad apprezzare e cose importanti. Ci sono alcuni che, dopo questa esperienza, tornano comunque a delinquere. Ecco, per loro non c’è nessuna giustificazione. Sono persone destinate alla sofferenza». Chiedo a Massimo, come ho fatto con gli altri, come vede il suo futuro, una volta uscito di galera. Mi dice che di tempo per riflettere ne ha avuto tanto. È stato in carcere 4 volte, sempre per lo stesso reato, e sostenere questa sofferenza è diventato impossibile, anche per un senso di vergogna nei confronti dei propri figli. «Quando ci pensi, sai che tu devi cambiare e il cambiamento deve partire da te, ma ci vuole un aiuto, come quello che ho ricevuto da Gianni. Lui mi ha insegnato che la vita ha un valore e ci vuole poco per fare tanto. Io sono un essere umano, anche se ho sbagliato, e per il futuro sono ottimista: sono pronto a metterci tutta la buona volontà e non ho paura di rientrare nella società... Gianni è un

vincitore nella vita ed io voglio seguire una persona del genere». La stessa determinazione la ritrovo anche nelle parole di Raffaele, 41 anni, che porta su di sé anche il peso di aver dato un cattivo esempio al figlio, 19 anni, anch’esso in carcere. Nella sua voce sento la forza e la risolutezza di chi ha imparato dai suoi errori e si sente una persona nuova. «Non ho mai conosciuto una persona come il Maestro. Sto lavorando, sto bene, sono un’altra persona». A conti fatti, Gianni Maddaloni offre alla città di Napoli qualcosa di estremamente prezioso: un’alternativa positiva. Va a colmare, persino, delle pesanti lacune statali, garantendo un’opportunità forte di recupero e reintegrazione nella società. Quasi tutti i detenuti con cui ho parlato mi hanno confidato di avere un sogno per il proprio futuro: lavorare al fianco di Maddaloni per aiutare altre persone che si trovano nella loro attuale situazione. «Se vuoi sapere come lo vorrei, il futuro - dice Gennaro - ti dico accanto al Maestro, per aiutare i ragazzi che hanno vissuto la mia stessa storia». Ma i fondi non ci sono e assumere è un’utopia. «Come lo vedo, invece, il futuro: all’estero, alla ricerca di un lavoro onesto».



ADESSO

FA LA COSA GIUSTA

ETINOMIA di Chiara Mazzei

IN VAL DI SUSA LA COSTRUZIONE DI UN’ECONOMIA PIÙ ETICA E SOLIDALE. GRAZIE ALL’IMPEGNO DI UN’INTERA COMUNITÀ

La valorizzazione dei prodotti locali è uno dei punti di forza di Etinomia

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ell’immaginario collettivo il concetto di imprenditoria viaggia di pari passo con quello di ricchezza e agio, con una spolverata di spietatezza e cinismo che non possono mancare nello stereotipo del Paperon de Paperoni di turno che si è fatto strada seguendo la fredda logica del mercato. Beh, abbandonate questa idea, almeno qui ed ora, per ascoltare questa storia che ha un profumo completamente diverso. E sì, dimenticate tutti quei nomi, tutt’altro che simpatici, che affollano le cronache politiche e mondane del Bel Paese, per fare spazio a nomi che non vi diranno molto al momento ma vi offriranno un panorama completamente diverso e un po’ di fiducia nel genere umano. Questa è la storia di Etinomia, un sogno in grande che nasce e cresce in Val di Susa e il cui nome già ne rivela il significato più profondo: Etica + Economia. Un binomio che sembra quasi un’utopia ma è, invece, una realtà possibile, che con grande impegno molti uomini e donne si sforzano di affermare quotidianamente. Imprenditori, commercianti, agricoltori, artigiani hanno unito le forze per promuovere un’economia che abbia un

cuore etico, che ponga al centro l’uomo e lo spazio in cui vive in una logica di rispetto e umanità che scongiuri l’imporsi delle logiche di sfruttamento e consumismo. Un’economia, insomma, al servizio delle persone, per creare una realtà migliore sotto il segno dell’onestà e della trasparenza. Siamo nel mondo delle fiabe, starete pensando. No, siamo in Val di Susa. Qui coloro che hanno deciso di aderire al Manifesto Etico, partecipano alle attività e ai gruppi di lavoro in base alle proprie predisposizioni e competenze. Come ci ha raccontato Daniele Forte, Presidente di Etinomia, questa nasce in seno al movimento No Tav, ma non dallo spirito di protesta quanto più da una forte spinta propositiva. «Abbiamo cercato di capire come un complesso di valori ben precisi potesse diventare una proposta economica». E in effetti la proposta ha avuto un grosso successo. La Val di Susa si è rivelata il contesto ideale per sviluppare un’idea così coraggiosa e la crisi, certamente, ha giocato un ruolo fondamentale, per la necessità di un ritorno ai valori di solidarietà, del rispetto della dignità e una economia basata più sulla cooperazione che sulla concorrenza.


I gruppi di lavoro di Etinomia coprono molteplici settori del reale e puntano alla promozione di un modello etico che valorizzi l’uomo e i territorio

Il lavoro di Etinomia si basa sui gruppi di lavoro, cui tutti possono partecipare, che si estendono a numerosi settori, tutti, però, rigorosamente vissuti e interpretati in chiave etica. Ed è così che l’agricoltura promossa è quella rispettosa della terra, non invasiva e che esclude l’uso di prodotti nocivi per l’ambiente. Nel campo dell’energia e dell’ambiente, i progetti sono volti al risparmio e all’efficientamento energetico, all’utilizzo delle nuove tecnologie e delle applicazioni per il miglioramento della qualità della vita e la riduzione dei consumi. Anche nell’edilizia, Etinomia offre consulenza e sviluppa progetti per il recupero del patrimonio edilizio esistente e degli interventi paesaggistici. E ancora dal sociale, passando per il turismo e la cultura, i gruppi operano in modo del tutto gratuito e si basano sul lavoro di volontari. Da gennaio 2012, quando è nata, Etinomia, grazie all’impegno di questi gruppi di lavoro, ha dato vita a moltissimi progetti che promuovono l’economia locale, il rispetto dell’ambiente e della salute dell’uomo e lo sviluppo del territorio, ispirandosi a principi di solidarietà sociale. Questo è il caso, ad esempio, di Genuino Clandestino, una realtà composta da piccoli produttori di ortaggi, frutta, latte e derivati, che nasce in risposta all’eccessiva burocratizzazione della filiera alimentare, nel solco del dibattito tra ciò che è legale e ciò che non lo è, attraverso la promozione di prodotti “clandestini”, la cui genuinità è riconosciuta attraverso meccanismi quali l’autocertificazione partecipata. «Genuino Clandestino ha dato il via al dibattito sul tema della fiducia tra chi compra e chi produce. Il tema della certificazione è sicuramente molto complesso e bisogna capire se e come la burocrazia rappresenta un ostacolo» ci

spiega il presidente Forte. Sicuramente, il meccanismo secondo il quale si va dal contadino per comprare le uova si basa su un tipo di fiducia che va ben oltre marchi ed etichette. Sarebbe importante capire come questo tipo di modello si possa inserire in un’economia a più ampio raggio, superando tutte le trafile burocratiche che più che una tutela spesso si trasformano in un forte ostacolo. Altro progetto interessante è quello che riguarda la coltivazione della canapa, un recupero molto importante per il territorio. L’associazione Canapa in Valle di Susa ha l’obiettivo di reintrodurre la coltivazione della canapa e i suoi numerosi usi, dall’alimentare ai tessuti, passando per cordami, passamanerie e cosmesi. Sono anche stati attivati corsi di formazione per la tessitura manuale. Il progetto ha come obbiettivo ricreare la cultura

della canapa attraverso collaborazioni con le scuole, i musei, i parchi, le realtà associative, turistiche, artistiche e ricreative del territorio, tracciando sentieri di scoperta e di visita. Etinomia, dunque, è riuscita a creare una fitta rete di associazioni e progetti che, negli ambiti più disparati, hanno tutti un unico fondamento: operare nel rispetto di valori etici ben definiti. Potrebbe funzionare questo modello anche in grande scala? «Noi abbiamo intuito come poter far funzionare questa idea nella realtà della Val di Susa. Ma la nostra è sicuramente una realtà particolare, in cui c’è un senso di appartenenza alla comunità molto forte e dei valori etici altrettanto consolidati. Questo modello - spiega il Prsidente - è replicabile anche altrove o su larga scala solo se si presentano condizioni simili, di una comunità che si riconosce dietro valori forti. La società contemporanea è molto improntata sull’individualismo, un valore non costruttivo che non può funzionare, se non recuperiamo quella realtà di appartenenza che è propria della nostra Valle». Pensare che questo tipo di approccio all’economia e a tutti i settori possa prendere piede su scala nazionale, è sicuramente un pò ottimista. Ma è bene pensare che i grandi cambiamenti si realizzano partendo dal piccolo, da quello che ciascuno di noi può fare anche nella quotidianità. Non resta di augurarci di diventare tutti un pò valsusini.

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PERSONAGGI

LA MIA VITA IN MUSICA

di Angela Iantosca

TULLIO DE PISCOPO, ALLA SOGLIA DEI 50 ANNI DI CARRIERA, RACCONTA IN UN LIBRO LA SUA VITTORIA SUL CANCRO

È

il re del ritmo, quello suonato alla batteria, quello che deve tenere con una forchetta, mentre è a tavola, o quello che scandisce con le mani. Tullio De Piscopo è un’icona della musica che ti fa ballare, sorridere, cantare. Per quei suoni esotici, quelle mescolanze di Oriente e Occidente e quella sua allegria propria di un napoletano doc. Da qualche mese sei tornato con un progetto nuovo, un libro, Tempo! La mia vita (Hoepli editore). «Il libro era tanto che ce l’avevo nella testa e molti me lo chiedevano. Ma noi artisti siamo un po’ pigri. Poi ho avuto questo grande problema: mi è venuto a trovare l’ignoto, il tumore. Non me l’aspettavo, è stata una cosa tremenda. Ho tenuto tutto nascosto. Ma poi ho sentito il bisogno di gridare e dire la verità, senza avere paura. E l’ho fatto scrivendo. È stata una liberazione: il libro era un passo che dovevo fare». Come sei cambiato, con la malattia? «Ascolto la musica con un altro orecchio, vedo con altri occhi tutto ciò che succede intorno a me. Sono migliorato: sto meglio nel cuore e nella testa». Quanto ti ha aiutato la famiglia? «La famiglia è stata molto importante: l’amore di mia moglie, delle mie figlie e l’amore dei miei quattro nipotini mi hanno dato la forza. Non ero pronto ad

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andare via. E per reagire, pensavo a loro, mi facevo coraggio. E sorridevo da solo, come un matto, perché il sorriso fa bene alla salute e non costa niente». Sei tornato alla musica dopo la malattia? «Quando sono uscito dall’ospedale, a fine novembre 2012, i medici mi hanno detto di non suonare per un po’, almeno fino al febbraio successivo. Ma, appena sono andato a casa, mi sono messo a suonare la batteria e il 26 dicembre sono salito sul palcoscenico a fare le prove per il grande evento che mi ha portato di lì a poco con Pino Daniele a Napoli! La musica mi ha salvato e non puoi disfarti dell’abito. Perché la musica è come un vestito che mi sono cucito addosso».

il tempo di amarci, di sorridere, di guardarci negli occhi. Ora voglio recuperare il tempo che non ho dedicato alle mie figlie, perché quando loro sono nate io dovevo farmi ascoltare, farmi vedere. Trovare il tempo per i miei nipotini. Il più piccolo ha 2 anni e si chiama Marco, la più grande ne ha 8 e si chiama Giulia, poi ci sono Matteo, di 4 e Vittoria, di 3». Che differenze ci sono tra essere padre e nonno? «Una diversità enorme. Da nonno di-

Il tempo ha scandito e scandisce tutta la tua vita. Cosa rappresenta per te, oggi, la parola tempo? «Il ritmo, il tempo sono stati sempre importanti. Ma con la malattia penso a questa parola e penso al tempo che ognuno di noi ha. Penso che dobbiamo trovare De Piscopo è uno dei batteristi italiani più apprezzati all’estero. Per festeggiare i suoi 50 anni di carriera uscirà con tre CD musicali


PERSONAGGI

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Chiudendo gli occhi, quali sono i ricordi più belli? «Le scorribande con i miei amici, gli scugnizzi, i sapori, la pizza che vendevano sui banconi per le strade di Napoli, i sapori che poi mi sono mancati quando nel 1970 mi sono trasferito a Milano… E poi il vociare della gente e i clacson il cui suono è riconoscibile in tutto il mondo. È cambiata molto Napoli da allora. Pensa che quando la immagino in quegli anni, la vedo in bianco e nero». Nostalgia? «Ogni tanto ho nostalgia. Io tornerei pure, ma non essendoci più nessuno e avendo perso la scommessa di fare una casa degna di Giuseppe De Piscopo...» Prossimi impegni? «Continuo a promuovere il libro, ho in programma dei concerti e poi, da settembre, torno in studio di registrazione per realizzare tre cd con i miei 50 anni di carriera: nel primo i grandi successi del passato; nel secondo brani inediti e nel terzo la musica strumentale che non è soggetta a moda, come il jazz e la musica classica». venti coccolone, ti cambia la vita. È bello assaporare la crescita dei nipoti, osservarli. A volte li guardo da lontano, perché ho tempo di fare tutto questo». Quale era il tuo sogno di giovane ragazzo che si affacciava al mondo della musica? «Quando ero piccolo, la cosa che volevo più di tutto era avere successo, per poter comprare una casa a mio padre e mia madre, una casa degna di loro. Io sono cresciuto in una casa in cui non avevamo neanche un bagno, una doccia, eravamo in zona Porta Capuana. Allora sognavo una casa in cui avrei fatto una stanza enorme con al centro una doccia. Ma mio papà è morto nel 1979 e non ho fatto in tempo. Avrei potuto portare almeno mia mamma in una casa nuova e grande a Napoli, ma lei non si è voluta spostare da quella casa dove era morto il marito e un figlio, a soli 21 anni. Mia madre ha deciso di vivere fino alla fine dei suoi giorni in quella casa: se ne è andata nel 2006, dopo aver vissuto lì per 70 anni». Nato a Napoli nel 1946, Tullio De Piscopo è anche insegnante di batteria alla scuola Nam di Milano

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PERSONAGGI

le Donne D’ITALIA di Serena Fogli

Maria Montessori,

una donna proiettata nel futuro 78


L

ibertà, creatività, sperimentazione. In una sola parola, Maria Montessori, donna proiettata nel futuro. Maria Montessori, un’acuta scienziata, una pioniera del femminismo, una semplice donna che, in un’epoca dominata dagli uomini, riesce ad affermare indelebilmente le proprie idee e a gettare le basi di un nuovo metodo educativo per l’infanzia, utilizzato ancora in tutto il mondo. Maria Montessori è oggi sinonimo di tenacia e dedizione: fu tra le prime donne italiane a laurearsi in medicina e a farsi largo in un settore professionale prettamente maschile. Femminista in un’Italia di fine ‘800, la scienziata conquista l’attenzione del mondo bandendo la severità e la rigidità da una scuola che, fino a quel momento, sapeva solo piegare i bambini sotto il peso della ferrea disciplina e di una conoscenza spesso esclusivamente mnemonica. Sola in un mondo di uomini, Maria Montessori è ricordata non solo per le sue rivoluzionarie teorie nel mondo dell’educazione, ma anche per il coraggio con il quale è stata capace, con spaventosi sforzi, di portare avanti le proprie idee. Già da giovanissima mostra un’incredibile determinazione, forte della quale sfida l’irremovibile padre, che per lei vede un semplice futuro da maestra. Ma Maria voleva entrare all’università e iscriversi alla facoltà di medicina. Una donna dalla forte tenacia, con la quale sosterrà la sua causa anche di fronte al Ministro della Pubblica Istruzione che, preoccupato dell’eventuale presenza di una donna tra tanti giovani aspiranti medici di sesso maschile, non vedeva di buon occhio l’iscrizione di una donna in facoltà. Una donna che, pur di non vedersi preclusa l’opportunità di studiare, supplica un intervento di Papa Leone XVII. LA MAMMA DI TUTTI I BAMBINI DEL MONDO Maria Montessori si laurea in Medicina nel 1896, ma non sarà questo il campo al quale dovrà la sua celebrità. Nonostante i giornali dell’epoca la de-

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CURIOSITÀ IL FIGLIO SEGRETO DELLA MONTESSORI

finiscano “una vezzosa medichessa chirurga”, la Montessori saprà andare oltre le sue graziose apparenze per mostrare le proprie capacità oltre all’innata grazia e femminilità che la contraddistinguono. Appena laureata diventa assistente alla clinica psichiatrica universitaria di Roma e comincia ad interessarsi ai bambini con problemi psichici e di apprendimento: le grandi capacità dimostrate la portano a dirigere al fianco del collega Giuseppe Montesano la scuola ortofrenica di Roma, un istituto nel quale venivano formati gli insegnanti che poi si sarebbero occupati dell’istruzione dei bambini più problematici. Un esperimento unico a livello europeo che pone le basi del famoso metodo Montessori, rivoluzionario metodo di insegnamento infantile. Sono questi gli anni in cui la scienziata ebbe l’intuizione che la rese immortale ai posteri: perché non applicare il metodo di insegnamento utilizzato per i bambini con problemi psichiatrici anche con i bimbi sani? Una folgorante idea d’avanguardia che pone le basi dell’educazione moderna e contemporanea. LA CASA DEI BAMBINI E IL METODO MONTESSORI «Prima l’educazione dei sensi, poi l’educazione dell’intelletto» Maria Montessori è ormai una scienziata stimata nell’ambiente accademico e nel mondo culturale dell’epoca. Lasciata la dirigenza della scuola ortofrenica, nel 1907 apre a Roma la prima “casa dei bambini”, una scuola molto speciale in cui la giovane e acclamata scienziata femminista applica concretamente il metodo d’insegnamento che la renderà famosa in tutto il mondo. Con l’aper-

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Maria Montessori, che dedica l’intera esistenza alla scoperta dell’infanzia e alla cura dei bambini, è una donna che diventa madre in gran segreto, il 31 marzo 1898. Una maternità nascosta e celata agli sguardi indiscreti dell’opinione pubblica, un figlio nato fuori dal matrimonio e tenuto lontano dai riflettori dell’epoca, un bambino che vede la luce dopo la relazione con il collega Giuseppe Montesano, con lei alla direzione della scuola ortofrenica di Roma. Ma perché la donna, così vicina ai bambini e così interessata al loro benessere, abbandona il suo bambino alle cure di una famiglia della campagna abruzzese? Siamo alla fine del 1800 e un figlio illegittimo, nato al di fuori del sacro vincolo matrimoniale, avrebbe distrutto Maria Montessori come donna, scienziata e sostenitrice di riforme sociali votate all’emancipazione della figura femminile. La pedagoga, pertanto, rinunciò a suo figlio in nome di un ideale più grande, rinunciò al suo bambino per curare tutti i bambini del mondo. Tuttavia, pur senza rivelare la sua identità, fu sempre vicina al figlio, che presentava al mondo come nipote. Sarà con il suo testamento che la scienziata riconoscerà finalmente il figlio ormai adulto e lo indicherà come erede e continuatore della sua opera educativa.

Nata a Chiaravalle il 31 agosto 1870, la Montessori è stata l’artefice del famoso metodo educativo che prende il suo nome


LE DONNE D’ITALIA

«È il bambino che fa l’uomo, e non esiste nessun uomo che non sia fatto a immagine e somiglianza del bambino che era un tempo»

tura della “casa dei bambini”, la donna ebbe il merito di modificare il rigido e severo impianto scolastico dell’epoca per aprire le porte a un metodo capace di favorire i naturali talenti dei bambini. Un metodo in cui il concetto di ferrea disciplina, così come conosciuta fino ad allora, si modifica per lasciare il posto a un’immagine diversa del bambino, in cui l’innata spontaneità e la vulcanica creatività diventano la leva primigenia sulla quale agire per instillare l’amore per le regole, la conoscenza e l’apprendimento, in cui l’errore diventa il motore primigenio al cambiamento e all’autocorrezione. Ed ecco che i bambini imparano a sperimentare e a compiere scoperte in modo autonomo, anche grazie all’ambiente in cui si trovavano a studiare, in cui l’arredamento, progettato su misura per loro, ne stimola le capacità, in cui il gioco diventa creativo e un mezzo votato all’apprendimento. Nel metodo di Maria Montessori l’esperienza sensoriale diventa centrale, perché è attraverso l’esperienza e la curiosità che i bambini apprendono concetti e nozioni. Non bisogna tuttavia pensare che abbia ideato una scuola in cui è tutto concesso: la libertà dei bambini ha confini precisi ed uguali per tutti. Il rispetto per l’ambiente e per il lavoro altrui e l’amore per l’interesse collettivo sono alcune

delle poche regole di disciplina su cui si basa il rivoluzionario metodo educativo di Maria Montessori, un metodo grazie al quale l’insegnante scende dal suo trono-cattedra per aiutare e sostenere il bambino, consigliando una strada senza mai imporla. COSA RIMANE OGGI? Ma cosa rimane degli insegnamenti di Maria Montessori? Il metodo della scienziata è tuttora una realtà, tanto che, a più di cento anni dalla sua ideazione, sono più di 20.000 le scuole che, in tutto il mondo, applicano i dettami educativi di un modus operandi che ancora oggi ap-

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© Bundesarchiv, Bild 102-10200

pare rivoluzionario. La scienza, tuttavia, non è il solo campo nel quale ha lasciato la sua impronta di pioniera. La scienziata e pedagoga, infatti, è forse una delle prime femministe italiane, una donna che già negli ultimi anni dell’800 rende evidente che la posizione della donna nel mondo deve cambiare, ponendo le basi di quella che poi sarà una vera e propria rivoluzione nei costumi e nei diritti del gentil sesso. Non più una donna che veste i panni di angelo del focolare, ma una donna capace di pensare, di far valere le proprie opinioni, di salire la scala sociale per ricoprire cariche importanti, al fianco degli uomini, come suo pari.

Maria Montessori è la prima e unica donna effigiata sulle banconote italiane, emesse dal 1990 al 1998

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I NUOVI

POVERI

SEPARATI O DIVORZIATI SEMPRE PIÙ UOMINI FINISCONO PER STRADA

È il dramma di chi in Italia, fra mantenimento a mogli e figli, mutui sulle spalle, spese di avvocati e bollette da pagare, non trova una via d’uscita. I numeri del fenomeno e l’impegno di chi cerca di riequilibrare un sistema forse un po’ troppo sbilanciato in favore delle donne di Angela Iantosca

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PERSONAGGI L’INCHIESTA

I

ndossano ancora l’abito migliore. Sono eleganti, raffinati e con lo sguardo sempre basso. Seduti alla mensa della Caritas mangiano tutto ciò che stabilisce il menu: un primo, un secondo, la frutta e il dolce. Poi si alzano e vanno via, portando con sé un po’ di pane e le loro storie. Fino a poco tempo fa avevano un tetto, un piatto sicuro, una famiglia. Ora non riescono ad arrivare a fine mese e i conti non tornano mai. Sono i separati, costretti a trovare ogni giorno misure alternative alla loro pena, per renderla il più lieve possibile. Le statistiche ci dicono che questi nuovi poveri del XXI secolo sono per lo più italiani e più o meno divisi equamente tra uomini e donne: fanno fatica a pagare le bollette, non riescono a riscaldare l’abitazione, fanno un pasto completo una volta ogni due giorni e, se ci sono figli, non godono degli stessi diritti delle madri… Secondo il tredicesimo Rapporto sulla povertà e l’esclusione sociale in Italia della Caritas Italiana, pubblicato nel marzo 2014, il 61,8% degli utenti della Caritas è straniero. Mentre tra gli italiani, ad aver più bisogno sono quelli del sud del Paese. A bussare alla porta in prevalenza le donne (54,4%), i coniugati (50,2), i disoccupati (61,3), persone con domicilio (81,6). Hanno figli il 72,1% di essi. Ed ecco il “nostro” dato: il 15,4% degli utenti è separato o divorziato. DATI ALLARMANTI Nel corso del 2013 la Caritas ha realizzato la prima indagine nazionale sulla condizione di vita dei genitori separati, finalizzata a far emergere il legame tra rottura del rapporto coniugale ed alcune forme di povertà. La rilevazione ha coinvolto la rete

Caritas e quella dei Consultori familiari d’ispirazione cristiana. Dai dati empirici si è evidenziato un forte disagio occupazionale degli intervistati (il 46,1% è in cerca di un’occupazione) e una crescita del numero di persone che vive in coabitazione con familiari ed amici (dal 4,8% al 19,0%), ricorre a strutture di accoglienza o dormitori (dall’1,5% al 18,3%) o vive in alloggi impropri (dallo 0,7% all’5,2%). Non solo. Il 66,1% degli intervistati dichiara di non riuscire a provvedere all’acquisto di beni di prima necessità (prima della separazione tale percentuale riguardava solo il 23,7% degli intervistati). Tra gli utenti Caritas tale percentuale sale all’81,7%. Dopo la separazione aumenta il ricorso ai servizi socio-assistenziali del territorio: centri di distribuzione beni primari (49,3%), mense (28,8%) e gli empori o magazzini solidali (12,9%). FEMMINE CONTRO MASCHI A questo punto la domanda sorge spontanea: c’è una differenza tra madri e padri separati? I dati ci dicono di sì. Per far luce sulle condizioni di uomini e donne dopo la separazione e per capire se la verità è nei dati ufficiali che parlano di un maggiore disagio delle donne o nelle notizie che spesso si sentono in tivù di un maggiore disagio degli uomini, la Caritas, tra dicembre 2012 e settembre 2013, ha deciso di approfondire la condizione di vita dei genitori separati, facendo ricorso non solo al mondo delle Caritas, ma anche a quello dei Consultori familiari. Dall’analisi è emerso un mondo maschile di 50enni che fa fatica anche a farsi da mangiare, stirare o fare una spesa sensata, un mondo maschile non in grado di far fronte alle spese di mantenimento e allo stesso tempo di provvedere a una nuova sistemazione

COSTA TROPPO? E IO NON DIVORZIO PIÙ! Secondo i dati sulle separazioni in tribunale, in tre anni sono scese da 104.502 a 98.370. Rispetto al 2009-2010, le separazioni giudiziali, che pongono fine con sentenza al contenzioso della coppia, scendono dell’8% circa, mentre quelle consensuali calano del 4,3%. Il motivo? Divorziare costa troppo, sia in termini di avvocati, sia per

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ciò che accade dopo la separazione: nuova casa, nuove spese, assegni di mantenimento… e allora, forse, se si riesce, meglio continuare a vivere sotto lo stesso tetto, purché ognuno possa fare la propria vita. Una tendenza che pare sempre più diffusa fra le coppie che, per risparmiare, preferiscono fare i cosiddetti “separati in casa”.

abitativa, come si è evidenziato presso la Caritas diocesana di Fano. Altra problematica quella della genitorialità, al rapporto con i propri figli quindi, per il quale a Torino è stato attivato il progetto “àncòra Papà” della Caritas, con l’intento di sopperire alla necessità di un luogo dove sperimentare appunto la propria genitorialità. PRIMA E DOPO I livelli di disoccupazione risultano alti sia per i maschi (45,1%) che per le femmine (47%) separate. Anche la dimensione abitativa evidenzia delle situazioni di gravi criticità vissute sia sul piano della sistemazione che su quello del grado di affaticamento rispetto agli oneri di spesa fissi (mutuo, affitto, pagamento delle

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Tiberio Timperi, 50 anni, da sempre lotta per i diritti dei padri separati. Sull’argomento, ha scritto, con Maria Pia Sabatini, il libro Amarsi sempre! Sposarsi?

utenze di luce, gas, ecc.). Rispetto al pre-separazione, quando il 43,7% degli intervistati viveva in abitazioni di proprietà e il 42% in affitto, la situazione nel post separazione risulta decisamente alterata. Dichiara di aver cambiato abitazione l’87,7% degli uomini contro il 53,1% delle donne. E, scendendo nel dettaglio delle situazioni, si evidenzia che si dimezza la percentuale di coloro che vivono in una casa di proprietà (si passa dal 43,7% al 20,3%). Diminuisce poi notevolmente la percentuale delle persone in affitto (dal 42% al 26,7%) e aumentano vistosamente le situazioni di precarietà abitativa: cresce il numero di persone che vivono in coabitazione con familiari ed amici (dal 4,8% al 19,0%), che ricorrono a strutture di accoglienza o dormitori (dall’1,5% al 18,3%), che vivono in alloggi impropri (dallo 0,7% all’5,2%).

Anche rispetto all’accesso ai beni di prima necessità (cibo e vestiario) si evidenziano situazioni di grave difficoltà. Dalle interviste fatte emerge che già prima della separazione una percentuale non trascurabile di intervistati aveva sperimentato situazioni di grave fatica: il 23,7% ammette, infatti, di aver avuto problemi nell’acquisto di cibo e vestiario. Nel post separazione, però, tale percentuale sale addirittura al 66,1%. Tra gli utenti Caritas (escludendo quindi gli intervistati della rete consultori) a sperimentare situazioni di grave deprivazione sono 8 intervistati su 10 (l’81,7%). Per far fronte a tali difficoltà, in molti fanno riferimento a servizi socio-assistenziali o di volontariato del territorio.

rapporti con i figli che non si delinea nello stesso modo per i padri e per le madri. Questo non solo perché durante il matrimonio gli uni e le altre avevano per lo più differenti responsabilità e modalità di rapporto e presenza con i figli, ma anche perché dopo la separazione, mentre le madri si trovano spesso a fronteggiare la quotidianità della presenza dei figli e della responsabilità nei loro confronti, i padri, viceversa, sono obbligati a ridefinire i rapporti in assenza della quotidianità (anche dopo l’introduzione della legge sull’affido condiviso). Anche nella rilevazione condotta sui servizi Caritas e i consultori si evince che la separazione influisce negativamente sul rapporto tra padri e figli: il 68% degli ex mariti intervistati riconosce un cambiamento importante a seguito della separazione (a fronte di un cambiamento percepito solo dal 46,3% delle donne). E tra loro il 58,1% denuncia un peggioramento nella qualità dei rapporti (le madri al contrario riconosco per lo più un miglioramento). IL PUNTO DI VISTA DELL’ESPERTO Giorgio Aldo Maccaroni, presidente Avvocatura italiana per i diritti delle famiglie, da anni si occupa di separazioni e di affido familiare. Nel corso della sua attività di avvocato ha incontrato moltissime storie di sofferenza e di riappacificazione, cercando sempre

GENITORI A METÀ Ma la separazione e il divorzio portano con sé (anche) una ridefinizione dei

SEPARATI, MA INNAMORATI... Nel Paese dei furbetti in cui viviamo, non stupisce che ci sia anche chi fa finta di separarsi solo per ottenere benefici fiscali. Secondo l’Associazione avvocati matrimonialisti (Ami), il fenomeno riguarda il 7% dei separati, oltre 12mila persone, che, per ottenere sgravi fiscali, si separano. Da quel momento Marco, romano, ci racconta mantenendo l’anonimato, come ha, per esempio, potuto detrarre dal suo reddito l’assegno annuale di mantenimento concordato di 20 mila euro, pagando un’Irpef (considerando le detrazioni per i figli e le varie addizionali comunali e regionali) molto più bassa. Per i figli sono arrivate agevolazioni per quanto riguarda asili, mense scolastiche, soggiorni estivi, sussidi scolastici, ticket sanitari. Come lui, tanti. Alla faccia di chi vorrebbe separarsi, ma non può, perché, facendolo, probabilmente rischierebbe di finire sotto ai ponti!

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L’avvocato Giorgio Aldo Maccaroni, presidente dell’Avvocatura italiana per i diritti delle famiglie. Da anni si occupa di separazioni e di affido familiare


PERSONAGGI L’INCHIESTA

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ANCHE L’ARTE SCENDE IN CAMPO Valerio Mastrandrea, nel film Gli equilibristi (2012), ci aveva raccontato cosa significa avere uno stipendio di 1200 euro e affrontare una separazione, arrivando a mendicare. Un film, quello di Ivano De Matteo, emozionante, intenso, duro. Anche Carlo Verdone, con Posti in piedi in Paradiso (2012), ci aveva raccontato lo stesso spaccato, con una chiave ironica, ma amara, fotografando la vita di tre uomini costretti per varie vicende ad allontanarsi dalle famiglie d’origine e a convivere, tra gag, incomprensioni, difficoltà ed una vita che non sa più di vita. Segno di come anche l’arte senta l’esigenza di raccontare questo fenomeno sociale sempre più evidente nel nostro Paese. E anche alcuni personaggi televisivi, come Tiberio Timperi che ha fondato l’Associazione “RagazzoPadre”, hanno abbracciato la causa di pari dignità e trattamento di fronte alla legge, in questo specifico ambito, degli uomini nei confronti delle donne.

di suggerire, laddove si presentassero le condizioni, la strada della riconciliazione e dell’accordo e, soprattutto, l’interesse superiore del minore. «Ormai abbiamo casi di coniugi – spiega l’avvocato Maccaroni – che non possono neanche esercitare il diritto di porre fine alla loro storia perché impossibilitati da un punto di vista economico. Quando si presentano di fronte a me delle coppie, cerco sempre di capire se la rottura è sanabile. Laddove non sia possibile trovare un punto di incontro, si procede alla separazione, tutelando i minori, se ci sono, e, a volte, anche i padri troppo spesso penalizzati dai tribunali». Con lo scopo di evitare l’eccessiva discrezionalità dei giudici, in merito a decisioni economiche e di affido, l’avvocato ha presentato delle proposte di legge e degli emendamenti alla

legge sul divorzio breve, in corso di approvazione definitiva in Parlamento. «Troppo spesso – continua Maccaroni – la vita degli uomini dipende dai giudici che tendono a fissare un contributo eccessivo che deve essere versato dal marito alla moglie per i figli. Per questo, nell’articolo 316 bis del Codice civile, abbiamo fatto introdurre una novità e cioè che, oltre al fatto che i genitori devono adempiere ai loro obblighi in proporzione alle rispettive possibilità economiche, il contributo perequativo eventualmente dovuto all’altro coniuge deve essere commisurato al periodo di permanenza del minore presso ciascun genitore. Per quanto riguarda l’affidamento dei figli minori, attualmente la legge stabilisce, nell’articolo 337 quater del Codice civile, che il giudice può stabilire l’affidamento esclusivo senza troppe

formalità, solo nel caso in cui ritenga che l’affidamento all’altro sia contrario all’interesse del minore. Per questo – conclude – abbiamo presentato un emendamento, facendo aggiungere che l’affidamento esclusivo può essere stabilito solo nel caso che siano stati emessi dei provvedimenti limitativi o ablativi della responsabilità genitoriale e non, quindi, in base al solo criterio dell’interesse del minore». Una problematica fortemente correlata alla tematica è il divorzio breve, da cui da anni si parla in Italia e che comporterebbe sicuramente anche un minor aggravio, non solo in termini economici, per tutte le parti in causa. «Ormai – spiega l’avvocato – possiamo dire che è quasi legge. Stiamo aspettando solo la definitiva approvazione da parte della Camera. Come ulteriore emendamento, oltre quelli sopra citati, abbiamo chiesto che, nel caso in cui il matrimonio duri solo tre anni e non vi siano figli minori, ciascun coniuge non deve all’altro niente a titolo di mantenimento. Occorre, infine, ricordare il disegno di legge governativo secondo cui gli avvocati potranno occuparsi delle separazioni consensuali senza figli, senza dover più ricorrere al giudice. Una bella proposta, utile per snellire il lavoro dei tribunali. La cosa importante è che si vada verso un cambiamento che non penalizzi troppo i padri, ma che ponga i genitori sullo stesso piano. Per questo sono felice quando la gente comune, ma anche gli addetti ai lavori donne difendono la categoria dei padri».

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PERSONAGGI

Rosalba

Cusato

Un aiuto a chi vive il dramma dell’immigrazione

Foto e testo di Maurizio Fiorino

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l giorno in cui incontro Rosalba Cusato, al porto di Crotone sono sbarcati circa 1400 extracomunitari di varie nazionalità, recuperati in mare nell’ambito delle operazioni di soccorso Mare Nostrum. Tra loro due donne incinte e un feto morto, partorito durante il lunghissimo ed estenuante tragitto. Per esso – non si conosce il sesso né la nazionalità – viene bandita una piccola cerimonia e una preghiera sulla banchina di riva. «È una situazione terribile, ma non

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c’è tempo da perdere a fare chiacchiere: bisogna agire». Una vocazione a rimboccarsi le maniche e a darsi da fare, quella di Rosalba, innata. Non sono trascorsi nemmeno quattro anni da quando organizza il primo progetto on the road insieme ad un gruppo di amici di parrocchia. In principio erano semplici giri in macchina, una volta o due a settimana, per portare cibo e assistenza a chi ne aveva bisogno. «Non so perché è iniziato tutto. Non c’è spiegazione ad alcune cose,

accadono e basta. Soprattutto quando si ha a che fare con gente che muore di fame. Che senso ha chiedersi perché lo facciamo? Avrebbe senso chiedersi perché c’è gente che non lo fa». Dopo qualche mese, complice la Caritas, acquistano il primo camper. Da venti, trenta pasti al giorno, si comincia a fare sul serio: oggi si arriva anche a centocinquanta piatti di pasta al giorno. Vanno in giro tutte le sere, trecentosessantacinque giorni l’anno. Non c’è caldo afoso o pioggia che li


DONNE DI

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fermi. Tutto in nome della beneficenza. «Siamo in vita grazie alle donazioni dei privati, tutto qui». Ogni sera, intorno alle sette, i volontari del “Camper della speranza” si ritrovano lì dove è cominciato tutto: nel piazzale antistante la Chiesa di Santa Rita. Alcuni portano qualcosa da mangiare e da offrire a chi ne ha bisogno, oltre che al loro sorriso e buonumore. «Non è semplice. È bellissimo ciò che facciamo, certo, ma in ogni caso sai che stai andando incontro alla disperazione. Ma non ho mai avuto paura, neanche per un attimo». Il CIE (Centro di Identificazione ed Espulsione) di Crotone è uno dei centri di accoglienza più popolosi d’Europa. In città, la tensione dovuta all’emergenza extracomunitari è così tesa che si taglia con un coltello. Molti di loro hanno trovato rifugio in un enorme capannone nei pressi della stazione ferroviaria e vivono in situazioni drammatiche. «C’è poco da essere razzisti. In principio davamo da mangiare soltanto agli extracomunitari. Oggi vengono tantissimi italiani. Ma noi non facciamo questo genere di differenze, sono gli altri a farle. Quando si aiuta, non si guarda al colore della pelle». Oltre ad offrire pasti caldi, il folto gruppo di volontari offre vestiti, coperte, scarpe. Addirittura assistenza sanitaria e legale. E da pochi mesi la cooperativa sociale di cui Rosalba fa parte ha lanciato un nuovo progetto. “Casa Emmaus” è un luogo di ritrovo volto ad aiutare i molti senzatetto della città. «In realtà abbiamo cominciato con “Casa Emmaus”, poi ne abbiamo prese in affitto altre due, “Casa Bakita” e “Casa Betania”. Non sono solamente luoghi dove dormire, bensì posti di orientamento e di sostegno. Ovviamente, così come col camper, non usufruiamo di nessun aiuto statale». È dura tirare avanti con pochi soldi. Per fortuna c’è l’entusiasmo. «Se va via quello, siamo rovinati» ride Rosalba che, dopo tutti questi anni, ha fatto il callo alle situazioni più estreme. Con una sola eccezione. «Ancora oggi, quando vedo i bambini che vengono incontro al camper morti di fame, mi sento morire». Rosalba e le altre volontarie ogni sera, a Crotone, portano cibo e assistenza a italiani e stranieri in condizioni di grande povertà

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PUNTI PERSONAGGI DI VISTA

ADESSO

Carrette del mare. Che, nella maggioranza dei casi, da piccole imbarcazioni di basso livello, solitamente usate da pescatori per brevi tragitti, si trasformano in Caronte del ventunesimo secolo. Traghettano persone che fuggono da paesi senza presente e futuro, alla ricerca di qualcosa che forse sanno non riusciranno mai ad ottenere, guidati soltanto da una flebile speranza di una vita migliore. La maggior parte di loro si inabissa, molti scompaiono, altri vengono salvati dalla Marina Militare e dalla Guardia Costiera, portati a riva e accuditi. Episodi quasi giornalieri che si protraggono da molti mesi a cui, però, l’Italia non riesce più a far fronte. Chiede aiuto all’Europa che promette di intervenire e aiutare il Belpaese. Ma tra alcuni mesi. Il disgelo in tema di immigrazione, dopo un lungo inverno di incomprensioni, sembra essere arrivato. Riuscirà l’Unione Europea, in questa tematica così spinosa, ad essere veramente unita? Se ne riparla a novembre.

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RELATIVISMO NEMICO Papa Francesco si scaglia contro i limiti dello stile di vita occidentale

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di Massimo Lanari

pertura e dialogo ma anche consapevolezza della propria identità cristiana. Durante il suo ultimo viaggio in Corea, Papa Francesco ha affrontato l’argomento con un discorso quantomai “ratzingeriano”, scagliandosi contro il relativismo e la cultura del futile.

LA DITTATURA DELL’IO

Nel 2005, nella sua ultima messa da cardinale, il futuro Benedetto XVI individuava il vero cancro della nostra epoca nel relativismo, ossia nell’assenza di certezze che rendono l’individuo e le sue voglie l’unico arbitro delle nostre vite. «Avere una fede chiara, secondo il credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare qua e là da qualsiasi vento di dottrina, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie». Insomma, una vera e propria anarchia morale distruttiva per qualsiasi identità collettiva, religiosa e non.

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I TRE NEMICI

Coloro che si aspettavano un cambio di rotta da parte di Bergoglio sono rimasti delusi. Nel santuario di Haemi, in Corea del Sud, il Papa ha ribadito che «non possiamo impegnarci in un vero dialogo se non siamo consapevoli della nostra identità». Una consapevolezza resa difficile da tre nemici. «Il primo è l’abbaglio ingannevole del relativismo, che oscura lo splendore della verità e, scuotendo la terra sotto i nostri piedi, ci spinge verso le sabbie mobili della confusione e della disperazione». Un relativismo «pratico, quotidiano, che in maniera quasi impercettibile indebolisce qualsiasi identità». Gli altri due avversari sono strettamente connessi al relativismo. La superficialità, ossia «la tendenza a giocherellare con le cose di moda, gli aggeggi e le distrazioni, piuttosto che dedicarsi alle cose che realmente contano». Infine, «l’apparente sicurezza di nascondersi dietro risposte facili, frasi fatte, leggi e regolamenti. Gesù ha lottato tanto con questa gente che si nascondeva dietro le leggi, i regolamenti, le risposte facili: li ha chiamati ipocriti».

UN PAPA SEMPRE PIÙ GENEROSO

Papa Francesco ha donato 1 milione di dollari ai cristiani e agli yazidi dell’Iraq, perseguitati dai fondamentalisti dell’Isis. Lo ha annunciato il cardinal Fernardo Filoni, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, inviato dal Pontefice in Iraq per esprimere la sua vicinanza alle popolazioni. Il gesto ha scatenato una serie di polemiche sul web da parte di chi pensa che tanta generosità doveva essere riservata a chi soffre di fame e vive in povetà nel nostro Paese.


IL MONDO DI FRANCESCO

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NIENTE SECCHIATE, GRAZIE

«Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra» con un tweet Papa Francesco prende le distanze dall’esibizionismo dei Vip in materia di beneficenza

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a Matteo Renzi a Valentino Rossi, da Mark Zuckerberg a George W. Bush. Tutti a tirarsi secchiate d’acqua gelata per promuovere la raccolta di fondi per la ricerca contro la Sla (sclerosi laterale amiotrofica), la terribile malattia in grado di paralizzare progressivamente l’attività muscolare dei soggetti colpiti. È l’Ice bucket challenge, la nuova moda benefica lanciata da alcuni ragazzi americani tra cui Corey Griffin, paradossalmente annegato qualche giorno dopo in seguito a un tuffo in mare. Ebbene, Papa Francesco non ha aderito a quest’iniziativa. E non tanto, alla sua età, per timore dell’acqua gelata. Quanto perché «un cristiano sa dare. La sua vita è piena di atti generosi – ma nascosti – verso il prossimo».

LO DICE IL VANGELO

Francesco ha scelto Twitter per rilanciare questo messaggio, che altro non è che la frase pronunciata da Gesù: «Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere

da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà». La direzione presa dai vip, ormai da settimane, sembra, purtroppo, tutt’altra. Sono molti a prensare, infatti, che non siano poche le pseudo celebrità che, tramite questo gesto gogliardico, cerchino di attirare attenzione su di sé. A onor del vero, bisogna menzionare anche alcuni vip che hanno deciso di fare una donazione all’associazione senza fare bella mostra di sé con un video burlone sui social network. Fra questi, Pierfrancesco Favino e Kledi: il ballerino non è andato troppo per il sottile e ha pubblicamente accusato che tenta di farsi pubblicità in questo modo.

UN CONFORTO DA PARTE DEL PAPA Il Papa ha telefonato ai genitori di James Foley, il giornalista americano barbaramente sgozzato dai terroristi dell’Isis in Iraq, per esprimere la sua vicinanza in questa tragica vicenda. I genitori, John e Diane Foley, si sono detti «commossi e grati» per la telefonata. Come i genitori, James Foley era profondamente cattolico.


ADESSO

PERSONAGGI LUOGHI

GARGANO

Un caleidoscopio di emozioni di Vincenzo Petraglia

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PROTETTO DALL’OMONIMO PARCO NAZIONALE, QUEST’ANGOLO DI PUGLIA CUSTODISCE MAGNIFICHE FORESTE A UN PASSO DA MARE E SPIAGGE STREPITOSE, SENZA DIMENTICARE I NUMEROSI BORGHI MEDIEVALI DALL’IRRESISTIBILE FASCINO

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l Gargano è un caleidoscopio di emozioni, colori, paesaggi che con la loro varietà e bellezza quasi stordiscono. Una terra di profondi contrasti e dalle tante anime, con un unico filo rosso ad accomunarle tutte però: lo stupore, che si prova innanzitutto di fronte all’estro con cui la natura si è divertita a scolpire quest’angolo d’Italia in provincia di Foggia, ma anche dinanzi al modo in cui l’uomo, sin dalla preistoria, ha cercato di addomesticare queste terre selvagge costellandole, più nei secoli passati per la verità che negli ultimi decenni, di autentici gioielli artistici e architettonici.

MARE E SPIAGGE DA SOGNO

C’è innanzitutto l’anima legata al mare, quella forse più nota, anche perché la più immediatamente percepibile. La penisola garganica, che con i suoi 170 chilometri di perimetro si protende nell’Adriatico disegnando il famoso Sperone d’Italia è uno spettacolare susseguirsi di abbaglianti scogliere calcaree che si gettano a picco in un mare dalle sfolgoranti sfumature turchesi dando vita a contrasti cromatici di grande impatto e soprattutto a una serie sconfinata di solitarie calette incastonate come perle fra strette insenature ed anfratti, molte delle quali raggiungibili soltanto via mare o tramite ripidi sentieri. Ma mare in Gargano significa anche ampie spiagge sabbiose (sono 67 i chilometri totali di spiagge e 82 quelli di costa rocciosa), gran parte delle quali più facilmente accessibili e ben attrezzate: lunghissimi nastri sabbiosi incorniciati da acque cristalline, più volte Bandiera blu, grotte marine, verdi pinete e imponenti faraglioni che come autentiche cattedrali rocciose emergono dal mare nelle loro fantasiose I colori sgargianti del Parco nazionale del Gargano, che abbraccia anche le Isole Tremiti (in foto)

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ADESSO

LUOGHI

Uno scorcio della magnifica Baia delle Zagare, con gli inconfondibili faraglioni di calcare che emergono dal mare a pochi metri dalla battigia, diventati il simbolo stesso del Parco nazionale del Gargano

forme. Fra le spiagge più spettacolari, quelle, entrambe a Mattinata, della Baia delle Zagare, con i suoi due possenti faraglioni che a pochi metri dalla riva, vegliano su un mare dalle mille sfumature smeraldo e turchesi, e della Baia di Vignanotica, un’incantevole spiaggia di sabbia mista a ghiaia e ciottoli bianchissimi incorniciata da un mare cristallino e da un’abbagliante falesia calcarea. Splendida è pure Portogreco, a Vieste, una delle più belle spiaggette del Gargano, raggiungibile solo a piedi o via mare e custodita, come una perla preziosa, fra profonde falesie a picco sul mare. Come anche, sempre a Vieste, Cala San Felice, nei cui pressi si trova lo scenografico “Architiello”, un arco naturale scavato nella roccia dal mare. A Peschici, la Spiaggia di Zaiana è spiaggia “giovane” per antonomasia, ideale per chi ama un mare poco impegnativo e dotato di ogni comfort e per chi vuole coniugare la classica tintarella a vivaci momenti

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di movida in riva al mare. Ovviamente queste sono solo alcune delle più belle, perché il numero e la varietà di spiagge e calette garganiche è davvero sconfinata.

IL PARADISO DELLE TREMITI

Fa parte del parco nazionale anche l’Area marina protetta delle Isole Tremiti, a circa 20 km dalla costa nord del promontorio del Gargano. È un altro gioiello inestimabile fatto di baie e scogliere mozzafiato, grotte marine, natura selvaggia, ma anche arte e storia, di cui rimangono importanti testimonianze, e soprattutto mare incontaminato dalle mille sfumature turchesi con fondali fra i più belli del Mediterraneo. Le “perle dell’Adriatico”, così come sono state soprannominate per la loro bellezza, sono San Nicola, con la stupenda abbazia medievale di Santa Maria a Mare, fondata nel 1045 dai benedettini, San Domino, rinomata per la bellezza delle coste e della vegetazione lussureggiante che la

caratterizza, Capraia, nota, invece, per la ricchezza dei suoi fondali, autentico eden subacqueo, Cretaccio, poco più che uno scoglio, ma con fondali molto interessanti, e Pianosa che, a differenza delle altre quattro, tutte molto vicine fra loro, è la più distante (a circa 20 km, quasi al confine con le acque internazionali), peraltro non visitabile, se non attraverso apposite autorizzazioni, in quanto riserva marina integrale. Le frastagliate coste rocciose dell’arcipelago sono punteggiate da meravigliose grotte marine, di cui si può andare alla scoperta anche tramite gite in barca organizzate in loco. Le isole, da sempre amate e frequentate da Lucio Dalla, hanno ispirato almeno quattro dei più grandi successi dell’artista bolognese: 4 marzo 1943, La casa in riva al mare, Com’è profondo il mare e Luna Matana, quest’ultima incisa nella sua villa affacciata su cala Matano, una delle più belle insenature di San Domino.


ADESSO

PERSONAGGI Vieste, con le sue case bianche, le piazzette, le scalinate e i suoi intricati vicoli, è uno dei borghi marinari più suggestivi del Gargano

COME DOVE QUANDO

I TOTEM ARBOREI DELLA FORESTA UMBRA

Affianco all’anima, più estroversa e appariscente del Gargano, legata al mare, ce n’è un’altra, più intima e segreta, non per questo meno affascinante. È quella che bisogna un po’ andarsi a cercare percorrendo strade talvolta anche molto tortuose ma capaci di donare indimenticabili squarci panoramici. È quella della natura incontaminata, dei boschi e delle foreste sconfinate (di cui, purtroppo, una

parte andata distrutta nel 2007 a causa di un vastissimo incendio), come la straordinaria Foresta Umbra, che ammantano le parti interne più in quota del promontorio del Gargano. Custodi di colossi vegetali che il particolarissimo microclima garganico aiuta a far crescere in maniera abnorme (si parla, infatti, di macrosomatismo, gigantismo vegetale cioè) e i cui sottoboschi pullulano di caprioli, volpi e cinghiali, faine, ricci e tassi, oltre a picchi, poiane, sparvieri, gufi reali ed allocchi. A questi si aggiungono

La Foresta Umbra, nell’entroterra del promontorio garganico, è un autentico santuario di biodiversità

I RISTORANTI

· Il Trabucco di Mimì, località Punta San Nicola, Peschici, 0884/96.25.56 www.altrabucco.it. · Locanda al Dragone, via Duomo, Vieste, 0884/70.12.12, www.aldragone.it. · Li Jalantuúmene piazza de Galganis 9, Monte San’Angelo, 0884/56.54.84, www.li-jalantuumene.it.

ALBERGHI · La Locanda della Castellana, località Valle Castellana, Peschici, 0884/96.30.20, www.lalocandadellacastellana.it. · Hotel Punta San Francesco, via San Francesco 2, Vieste, 0884 701422, www.hotelpuntasanfrancesco.it. · Bed & Breakfast Malì, via Carlo di Durazzo 25, Monte Sant’Angelo, 340/7.29.10.19, www.bbmali.it.

GLI EVENTI DA NON PERDERE

· FESTA DI SAN MICHELE ARCANGELO In occasione della festa del 29 settembre dedicata all’Arcangelo Michele, giungono a Monte Sant’Angelo migliaia di pellegrini e il Comune e il comitato festa organizzano, da sabato 27 a martedì 30 settembre, una serie di iniziative collaterali con concerti, mercatini e fuochi di artificio.

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UFFICIO INFORMAZIONI TURISTICHE PARCO NAZIONALE DEL GARGANO Monte Sant’Angelo Via Sant’Antonio Abate 121 0884/56.89.36 www.parcogargano.it

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LUOGHI Un suggestivo scorcio di Peschici, piccolo borgo-presepe a picco sul mare

esemplari di molte altre specie animali come quelle che nidificano, per esempio, fra gli strapiombi rocciosi: il falco pellegrino, la rondine rossiccia, il corvo imperiale e, in alcune zone, il biancone, anche noto come aquila dei serpenti. Una fauna che qui ha trovato il suo habitat ideale anche grazie alla straordinaria biodiversità garganica. Qui trova, infatti, posto ben il 31% degli habitat naturali e il 33% delle specie di flora esistenti in Italia (sono state catalogate oltre 2mila specie vegetali, fra cui ben 87 tipi di orchidee selvatiche, che pongono la penisola garganica al primo posto nel nostro Paese per numero di specie presenti di questo delicatissimo fiore).

FRA BORGHI MEDIEVALI E ANTICHE TRADIZIONI

C’è una terza anima del Gargano, che ne abbraccia a sua volta altre, riguardanti più nello specifico l’uomo: quelle delle tradizioni popolari, molte delle quali rivivono in suggestivi appuntamenti durante tutto l’anno (il 23 settembre, a San Giovanni Rotondo, si celebra l’anniversario della morte di Padre Pio, e, il 29 settembre, a Monte Sant’Angelo si tiene la tradizionale festa dedicata all’Arcangelo Michele, che, secondo la tradizione, apparve nel V secolo nella grotta su

L’abbagliante falesia calcarea che fa da quinta naturale alla splendida Baia di Vignanotica

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Le Tremiti, a circa 20 km dalla costa nord del promontorio del Gargano, è un ricco scrigno di arte, splendide grotte marine e fondali tra i più belli del Mediterraneo

I MILLE MODI PER VIVERE IL PARCO La costa del Gargano dà il meglio di sé vista dal mare con baiette selvagge, scogliere e insenature che spesso si possono raggiungere soltanto in barca. La costa, per la sua estrema varietà, con ampie spiagge sabbiose che si alternano a piccole cale e scogliere, riesce a soddisfare davvero ogni esigenza. Per coloro che, oltre al relax, sono alla ricerca di una vacanza all’insegna di sport e avventura le occasioni non mancano: surf, windsurf, kitesurf, immersioni, canoa e, a terra, possibilità di trekking, mountain bike, passeggiate a cavallo e così via. Spesso i villaggi e gli alberghi offrono essi stessi questi servizi o sono convenzionati con operatori del settore. Ecco, comunque, un paio di riferimenti di operatori attivi sul territorio che organizzano tour in mare o nell’entroterra: Explora Gargano di Vieste 348/1.92.75.20 oppure 340/7.13.68.64, www.exploragargano.it e l’Agenzia Tour di Peschici 0884/96.20.08 oppure 342/7.66.29.11, www.tourgargano.it.

cui venne poi eretto il celebre santuario micaelico), delle eccellenze enogastronomiche (vedi box sotto), delle luminose cittadine marinare a picco sul mare e degli stupendi borghi-presepe dell’entroterra, abbarbicati su alture da cui si godono panorami di disarmante bellezza. Fra questi, davvero suggestivi sono i borghi marinari di Vieste, con le sue case bianche, le piazzette, le scalinate e

il dedalo di vicoli brulicanti, soprattutto la sera, di ristoranti e localini all’aperto, e Peschici, il piccolo borgo-presepe affacciato sul mare, che offrono anche la possibilità di fare esperienze molto particolari. Come, per esempio, cenare negli antichi trabucchi, “palafitte” in legno a picco sul mare un tempo utilizzate dai pescatori per calare in acqua le reti. Come pure i borghi di Mattinata, Rodi Garganico, Vico del Gargano, Monte Sant’Angelo, quest’ultimo Patrimonio

dell’umanità dell’Unesco e luogo di grandi pellegrinaggi devozionali verso l’Arcangelo Michele. Aspetto che si lega imprescindibilmente all’anima principale del Gargano nel suo insieme, la natura, che con la maestosità dei suoi paesaggi ha trasformato questo luogo in una terra mistica frequentata nei secoli da monaci e santi, pellegrini e crociati, papi e sovrani che, diretti in Terra Santa, l’hanno costellata di autentici capolavori d’arte: abbazie, monasteri, eremi, chiese e santuari, come, appunto, quello, spettacolare, di Monte Sant’Angelo.

UNA TERRA DA GOURMET Moltissimi i prodotti tipici del Gargano, alcuni diventati presidio Slow Food, come, per esempio, gli agrumi del Gargano, le fave di Carpino e il gustosissimo caciocavallo podolico del Gargano, dal sapore intenso sapore, frutto di una stagionatura che può variare da qualche mese a tre anni (in alcuni casi anche otto o dieci anni). Buonissimi sono, fra i formaggi, anche il canestrato, da consumare fresco o grattugiato in base alla stagionatura, e il cacioricotta. E che dire delle paste fresche e del pesce appena pescato? Molto rinomati sono, infine, il pane di Monte Sant’Angelo, con le sue forme croccanti che si mantengono a lungo e che raggiungono anche i sei chili di peso, e le ostie ripiene, cialde preparate a Monte Sant’Angelo con acqua e farina farcite di mandorle, miele, cannella e chiodi di garofano.

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Eventi in SETTIMANA di Chiara Mazzei

BLUES A BALUES MILANO FILMFESTIVAL

MITO

MILANO 4-14 SETTEMBRE

MILANO–TORINO 4-21 SETTEMBRE

Milano e Torino si uniscono in un binomio all’insegna della musica: 18 giorni ricchi di concerti che celebrano la musica in ogni suo genere. Festival di tutte le musiche, MITO SettembreMusica è il luogo ideale per ripercorrere le storie della musica attraversando i differenti generi: dall’antica alla classica e alla contemporanea, dal jazz alle espressioni più innovative della musica elettronica, il tutto a prezzi sempre accessibili.

Oltre al Concorso lungometraggi, aperto solo a opere prime e seconde di registi provenienti da ogni parte del mondo, e al tradizionale Concorso cortometraggi, riservato a registi under 40, il 19° Milano Film Festival prevede focus e rassegne fuori concorso. Per i più piccoli in programma anche il milano film festivalino e per gli appassionati di musica di musica con i concerti sul Sagrato e PARKLIVE, un festival di concerti e dj-set in programma ogni sera al Parco Sempione.

ACMÈ

SARZANA (SP) 5-7 SETTEMBRE

TEVERETRÒ

ROMA LUNGOTEVERE 4-6 SETTEMBRE

Il Tevere si tingerà di atmosfere vintage: gli anni ‘40 ‘50 saranno i protafonisti della prima edizione di questo Festival di Musica e Cultura Vintage promosso da La Bottega degli Artisti e dall’Associazione Culturale Le Souffle. In programma spettacoli di burlesque, varietà, proiezioni cinematografiche, dj set e concerti rock&roll e swing, con in più la possibilità di partecipare a corsi gratuiti di swing, lindy hop e rock&roll.

Il nome stesso racchiude lo spirito di questa iniziativa: in greco antico akmé significava “il fiore degli anni, la giovinezza”, ogreativi Musicisti Eccetera, una definizione che accoglie in sé le molte espressioni della creatività presenti all’interno della manifestazione. Acmé è un festival che si svolge ogni anno nella meravigliosa Cittadella di Sarzana (SP) nella quale i giovani under 35 hanno l’opportunità di esporre la propria creatività attraverso mostre di fotografia, pittura, fumetti, concerti, teatro e artigianato giovanile.

BOLOGNA – 6-7 SETTEMBRE

Giunto alla 12^ edizione, il tradizionale appuntamento di fine estate dedicato al blues, che anche quest’anno porta a Bologna alcuni tra gli artisti più significativi della scena blues nazionale e non solo. Il festival, organizzato dall’associazione Serena 80 e realizzato grazie al sostegno del Comune di Bologna, sabato 6 e domenica 7 settembre, vedrà una specifica sezione dedicata al blues elettrico e al rock/blues: il terzo appuntamento di “Jimi Hendrix Live”. I concerti saranno ad ingresso gratuito e si terranno a Bologna al Giardino Davide Penazzi.

SAGRA DELLA GIAREDA REGGIO EMILIA 3-8 SETTEMBRE

L’evento si svolge in occasione della festa della Natività della Madonna (8 settembre). L’area circostante la Basilica della Beata Vergine della Ghiara si anima delle manifestazioni programmate per l’ormai tradizionale sagra “dlà Giareda” che da 30 anni ospita importanti iniziative commerciali, artistiche e culturali. Solenni funzioni liturgiche, mostra mercato dell’artigianato artistico e dei mestieri tradizionali. L’evento si svolge lungo Corso Garibaldi, nel centro storico della città.

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1. Incredulo, dubbioso 7. Un bel fiore bianco 13. Un pronome dimostrativo 14. Può essere da bagno 15. Associazione Sportiva 16. Bianca non spara 17. Piccolo veliero 19. Il serpente dell’incantatore 21. Il colpevole 22. I resti della demolizione 23. “Passi” per auto 24. Taranto 25. Aggettivo del mese di maggio 26. Titolo per il Pontefice 27. La aprono le grandi ditte 28. Bruno di capelli 29. Scambi di merce 30. Si riduce diluendo 32. Prestanti, forti 33. La regione del Chianti 34. Il cuore di Nerone 35. Frutti violetti 36. Assemblate, costruite 37. 549 romani 38. La risposta a un “grazie” 39. Il Primo tra i pugili 40. La scimmia di Tarzan

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41. Le vocali in cima 42. Guadagnata in gara 43. Gradevoli odori 44. Lo studia l’attore 45. Medicamento per gli occhi

VERTICALI

1. Avanzi, residui 2. Penisola di fronte al Giappone 3. Copricapo di guerriero 4. A te dovuta 5. É ottimo in mezzo 6. Combatterono in Terrasanta 7. Patrio, originario 8. Vendite all’incanto 9. Sigla da assicuratori 10. Concludono la musica 11. Difesa dal bodyguard 12. Un grande profeta biblico 14. Scrisse L’isola misteriosa 15. Lavorato col vomere 17. Ripari per le sentinelle 18. Onesti e fidati 19. Locali sempre freschi 20. Ricopre l’erba in inverno 22. Malattia non grave 23. Tipico dolce siciliano 25. Fenomeno d’illusione ottica

26. Il teatro lirico di Napoli 27. Vuote o frivole 28. Sono fatte di vimini 29. Si aromatizza con il luppolo 30. La preda del dongiovanni 31. Soffitta 32. Antica strada romana 33. Dolci che si affettano 34. Li scandiscono i jazzisti 36. Il Thomas che scrisse Tonio Kröger 37. Christian dell’alta moda 39. Questo o quello 40. Sigla della Croce Rossa 42. Vicenza 43. Viale senza vie

Il teatro lirico di Napoli


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Risolvi i cruciverba tenendo presente che a numero uguale corrisponde lettera uguale.

CRITTOGRAFATI

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GIOCHI


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PERSONAGGI NARRATIVA

I colori di DORA di Iris Blu

CAPITOLO VI

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osaria uscì di corsa dalla doccia, sgocciolando sul pavimento lucido del bagno. Erano solo poche gocce... eppure le sembrò di aver rovinato il lavoro di ore. “Non voglio diventare una di quelle casalinghe ossessionate dall’ordine... è solo un po’ d’acqua. Chi se ne importa!” Tra Facebook, pulizie e canzoni, il pomeriggio era letteralmente volato e ora si ritrovava quasi in ritardo: finalmente avrebbe visto Dora e le altre. E si sarebbe certamente rilassata. Ne aveva bisogno, lo sentiva. Si vide sorridente, alzare il calice e brindare alla loro serata. “Cosa mi metto?” Si sarebbe vestita di rosso, il suo colore preferito. Si asciugò velocemente e ringraziò, con un pensiero, il parrucchiere che le aveva consigliato quel taglio di capelli cortissimi. Il nuovo look le donava e le dava un’aria sbarazzina.

un anello da sogno, le aveva chiesto la mano e vissero per sempre felici e contenti. Più o meno. Si erano sposati quattro anni prima, dopo solo un anno di conoscenza. All’epoca lui le era parso perfetto: sempre elegante, galante, con la battuta pronta e pieno di tenerezza. I soldi? Sì, era ricco, non gli mancava nulla e non le faceva mancare nulla: vacanze, vestiti, una carta di credito per le sue spese personali... Si sentiva in colpa. Ma perché? Andrea le avevo offerto l’opportunità di lasciare un lavoro che detestava ma non le aveva mai proibito di cercarsi un’altra occupazione. Forse. “Non è proprio così... lui voleva una casalinga perfetta, impeccabile, tutta ricettari e detergenti per la casa!” Era insoddisfatta… Come capiva Dora! Anche lei calata in una realtà non proprio adatta alla sua personalità e alla sua

A VOLTE BASTA POCO PER RAGGIUNGERE

IL CUORE DI UNA PERSONA,

A VOLTE BASTA ESSERE SEMPLICI E ALLUNGARE UNA MANO COME PER DIRE:

CI SONO E CI SARÒ SEMPRE. Si mise un filo di rossetto, rosa chiaro, e poi si abbottonò la camicetta di raso. Non amava abbronzarsi, cercava sempre di conservare il suo colorito pallido. Andrea, suo marito, si era innamorato di quel visino etereo e di quei colori che la natura aveva ordinato con sapiente maestria: chioma corvina, occhi blu scuro e carnagione bianchissima. Sabrina, spesso, la chiamava affettuosamente la nostra Biancaneve. A Rosaria il nomignolo non dispiaceva affatto. Ogni tanto si era sentita veramente la protagonista di una favola... Un uomo belloccio, sexy e benestante si era innamorato di lei, le aveva regalato

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vena creativa. Certo, non poteva fare paragoni. Dora guadagnava poco più di mille euro mentre lei non aveva nessuna preoccupazione economica. “Io voglio lavorare, voglio tornare... a scrivere! Ecco cosa voglio”. Aveva sempre coltivato la passione per la musica e la scrittura. Suonava la chitarra e amava comporre poesie e testi musicali. Una carriera come cantautrice? Le sarebbe andato bene anche un lavoro più semplice... ad esempio come addetta stampa per qualche casa discografica! Perché non provarci? Mise in borsa il cellulare, salutò i suoi amati mici e uscì assieme ai suoi sogni.

Dora abitava a pochi passi, sarebbe andata a piedi. Nonostante la distanza non fosse molta si vedevano poco. Lei era sempre presa e l’amica aveva orari di lavoro assurdi. Osservò il cielo: nonostante la luce dei lampioni, poteva scorgere alcune stelle. E la sua luce? Era un po’ offuscata ma sarebbe tornata a brillare. Nel frattempo Dora, Sabrina ed Emilia stavano parlando animatamente. “Sergio non ti merita ma crescere questo bambino da sola... sei sicura di volerlo fare?” Dora pronunciò quelle poche parole molto lentamente, le scandì talmente piano che Sabrina ebbe la sensazione di vederle prendere forma nell’aria. Erano parole, sillabe, ed erano poche. Ma avevano un peso insopportabile. “Sì, sono sicura di quello che faccio. Non si tratta di un semplice tradimento... c’è anche dell’altro. Ecco...” Qualcuno aveva bussato, era Rosaria. “Ragazze, finalmente, che bello vedervi!” Andarono tutte a salutarla, con un sorriso e un abbraccio. La padrona di casa le offrì subito un bicchiere di vino bianco. “Ragazze accomodatevi, il primo sta per essere servito, ho preparato dei tagliolini al nero di seppia e un risotto alla pescatora!” Dora servì il tutto in grandi piatti bianchi, niente di speciale. Eppure si sentiva felice: aveva imbandito la tavola come se fosse Natale, non trascurando nessun dettaglio. Certo, l’argomento della serata non sarebbe stato proprio leggero. Ma sarebbero riuscite a tirare su il morale di Sabrina, di questo non dubitava.


“Bene, b u o n appetito ragazze... berrò un solo goccio di vino, giusto per il brindisi. A noi quattro, anzi a noi cinque...” Sabrina alzò il calice e così fecero anche le altre ragazze. Rosaria però non capì. “A noi cinque? Che succede? Sei incinta?” Bastò un semplice cenno con il capo per provocare in Rosaria un’espressione prima incredula e poi gioiosa. Quanto avrebbe voluto poter dire la stessa cosa. “Bene... ora vi racconto tutto, senza tralasciare niente!” Tra una forchettata e l’altra Sabrina finalmente rivelò tutti i dettagli. “Sergio mi tradiva da un anno, con mia cugina Cristina. Vi rendete conto? E io le ho anche trovato un lavoro nella mia azienda! Mi sono fatta in quattro per raccomandarla ed ora lavora nell’amministrazione... dovrebbe occuparsi di amministrare altro e non gli uomini già impegnati. E sono sua cugina, siamo cresciute assieme, come ha potuto!? L’ho affrontata, ovvio. E le ho tirato uno schiaffo, davanti a tutti, nel bar aziendale. Che figuraccia ragazze, che figuraccia...” Sabrina cercò di respirare lentamente e di rilassarsi. Rabbia, ricordi, emozioni... si sentì frastornata. E per un attimo restò in silenzio.

“E lui? Cosa gli hai detto? In ogni caso devi cercare di stare bene, lo so è banale, ma devi farlo”. Rosaria la guardò con amore e le tese una mano. Sabrina accettò quel gesto con altrettanto affetto. A volte basta poco per raggiungere il cuore di una persona, a volte basta essere semplici e allungare una mano come per dire: ci sono e ci sarò sempre. “Ho affrontato anche lui, certo. Mi sono presentata due settimane fa a casa sua, con tutti i suoi costosissimi regali. Tutto, gli ho ridato tutto. Non ho voluto niente. Anche questo bambino, è mio e non suo. Non gli dirò mai nulla...” “Ma verrà a saperlo, è inevitabile. E Sergio è un avvocato, ti darà del filo da torcere. Cerca un compromesso, non incaponirti”. Dora lo disse tutto d’un fiato, come per paura di non trovare la forza di pronunciare quelle frasi. Era un momento delicato, se ne rendeva conto. Ma era anche il momento giusto e rimandare non sarebbe stato corretto. Doveva dire a Sabrina ciò che pensava e cercare di darle il giusto consiglio. Sabrina abbassò lo sguardo e si mise una mano, la sinistra, sul ventre. “È presto per sentire calcetti, lo so. Eppure... questa gravidanza ha dato alla mia vecchia esistenza un calcio definitivo. Intendo in positivo. Certo, i problemi non mancheranno, ne sono conscia. Ma sapete cosa vi dico? Sono felice, sono tremendamente felice. Come non lo sono da tempo. Non mi importa niente del mio ex e di quello che sarà. Io voglio vivere per questa creatura che porto dentro di me. E nessuno mi impedirà di essere serena, nessuno”. Quelle parole ebbero il potere di svuotarla ma anche di rigenerarla. Aveva espresso il suo punto di vista. Ed era l’unico veramente importante. Chissà, magari avrebbe cambiato idea. Al momento non lo sapeva. Era sicura solo di una cosa: voleva stare bene. “Ecco, questa è la Sabrina che conosco: determinata e testarda. Io sono dalla tua parte e lo sarò sempre, anche quando prenderai una decisione sbagliata. Perché può capitare, lo sai vero?” Emilia le parlò senza guardarla, aveva lo

sguardo fisso sul suo secondo bicchiere di vino, leggermente frizzante. Tra una parola e l’altra aveva fissato le bollicine del suo calice, chiedendosi una cosa: perché i problemi non svaniscono così in fretta, proprio come queste bollicine? Perché ci complichiamo la vita? E perché permettiamo al prossimo di complicarcela? Le bolle scomparvero, a decine e decine, senza lasciare traccia né alcuna risposta alle sue domande. Ci fu un attimo di silenzio. Prontamente interrotto da Rosaria. “Devo raccontarvi anch’io una cosa. Non è niente di straordinario, insomma... non so! In realtà non è nulla... mi sono presa una cotta virtuale per un tizio che ho conosciuto su Facebook! Ecco, l’ho detto. Che vergogna, mi vergogno e non so perché”. “Se vuoi ti posso fornire due o tre motivi per farlo, devi solo darmi il permesso di aprire bocca!”, Sabrina le fece l’occhiolino e scoppiò a ridere. “Dai vogliamo tutti i dettagli! Racconta, racconta...” Rosaria si lasciò andare e si confidò, travolgendo le amiche con un fiume di parole: raccontò dello scambio di messaggi, assolutamente romantici e innocenti all’inizio e un po’ smielati e probabilmente provocatori in un secondo tempo. Non svelò il nome del suo amante. Non le sembrava il caso. Svelò solo l’iniziale... S. Dopo essersi confidata si rese conto che in fondo non c’era niente di reale. Erano solo messaggi. Si sentiva un po’ in colpa, disse anche quello, ma sicuramente più leggera. “Basta, cancellerò il mio account, anzi no, lo bloccherò così non potrà più contattarmi. Mi sembra la soluzione ideale. Voi cosa ne dite?” “Di sicuro non rimarrai incinta via mail... questa mi sembra un’ottima cosa”. Il sarcasmo di Emilia aveva colpito ancora. Risero tutte, anche se Rosaria lo fece con un po’ di amarezza. Si sentiva alleggerita ma non si sentiva ancora sicura. Per bloccare quell’insicurezza non c’erano tasti, nessun filtro. Avrebbe dovuto affrontare i suoi dubbi e di conseguenza anche suo marito Andrea. E avrebbe dovuto farlo guardandolo negli occhi. Continua nel prossimo numero...


ADESSO

SALUTE

L’INSONNIA? SI COMBATTE A TAVOLA I consigli per una cena in grado di farci riposare bene e ripartire pimpanti al mattino. Tante conferme e qualche sorpresa... di Manfredi Barca

L’

insonnia è un disturbo che colpisce oramai 12 milioni di italiani. E, nella maggior parte dei casi, la causa principale è uno stile di vita sbagliato, ricco di stress e soprattutto di un’alimentazione sbagliata. Soprattutto a cena. Ecco quindi una serie di consigli che possono aiutarci a combattere questo disturbo.

CENA LEGGERA

Primo, non abbuffarsi. Alimenti ricchi di grassi, infatti, causano una digestione difficoltosa e quindi un sonno disturbato da frequenti risvegli.

LATTE E FORMAGGI

Il triptofano è un aminoacido in grado di alzare il livello di serotonina nel cervello, sostanza che favorisce il riposo e aiuta il nostro corpo a regolare al meglio l’alternanza sonno-veglia. Latte, formaggi e latticini sono ricchi di questa sostanza.

PANE E PASTA

La produzione di serotonina aumenta se, ai cibi ricchi di triptofano, abbiniamo anche i carboidrati. Via libera, dunque, a quantità moderate di pane e pasta anche a cena.

BANANE

Ricche di magnesio e di potassio, le banane aiutano a rilassare i muscoli. Sono quindi ideali se la sera vi sentite a pezzi dopo una giornata di lavoro o un allenamento in palestra. Numerose ricerche hanno poi dimostrato che il consumo di banane aiuta a tenere la gola aperta durante la notte, riducendo il rischio di apnee notturne.

ALBICOCCHE

Le albicocche sono il frutto calmante per eccellenza grazie alla presenza di potassio, bromo e vitamina B.

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AVENA

I fiocchi d’avena sono delle fonti naturali di melatonina, sostanza fondamentale per rilassare i nostri nervi.

CILIEGIE

Anche le ciliegie sono una fonte naturale di melatonina. Il succo di ciliegia, poi, è una vera chicca: secondo uno studio dell’Università della Louisiana, consumarlo per due volte al giorno per due settimane ha aumentato il sonno di persone con disturbi di ben 90 minuti a notte.

CAVOLO

Il cavolo è ricco di acido folico, sostanza antiemorragica utile, anche lei, per il rilassamento del sistema nervoso.

SPEZIE E TISANE

Le spezie a maggiore azione rilassante sono il basilico, la maggiorana e l’origano. Per un sovrappiù di relax, dopo cena prendetevi una bella tisana: camomilla, melissa, malva e biancospino sono l’ideale per facilitare un buon sonno. Va bene anche il miele.

DA EVITARE

L’alcol ha effetti positivi, è vero, ma durano solo 3-4 ore, dopodiché comincerà un sonno disturbato con un risveglio precoce al mattino. Meglio limitarsi al classico bicchiere di vino rosso. Nemico giurato del sonno, il caffè: la caffeina, aumentando la frequenza cardiaca, ha effetti eccitanti. Per gli stessi motivi occorre evitare altre bevande stimolanti come tè, cioccolata e coca-cola.

TRE ORE E POI A LETTO

Certo, bisogna evitare anche il rischio opposto: dormire digiuni non è affatto salutare. Dopo aver mangiato, inoltre, l’ideale è coricarsi dopo almeno tre ore.


PSICO

ADESSO

COSA PENSANO GLI ALTRI DI ME? di Silvia Coldesina PSICOLOGA

VIVENDO ASSOGGETTATI AL GIUDIZIO DEGLI ALTRI...

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in da piccoli siamo sottoposti alle aspettative altrui e del mondo che ci circonda; i nostri comportamenti influenzano da subito le reazioni degli altri, che come al solito ci danno indicazioni sull’accettazione o meno di quanto da noi proposto. Si sente spesso la frase “devi essere il bambino bravo della mamma” indicando che un bambino “non bravo” non può essere il prediletto dalla madre; ciò comporta già da piccoli lo sviluppo della tendenza ad adeguarsi alle aspettative degli altri, in virtù della spinta naturale, del desiderio incontrollabile di essere amati. E proprio come i bimbi apprendono che se vogliono essere amati devono soddisfare le aspettative della madre, così, crescendo e diventando adulti, si tende a riproporre la medesima dinamica in tutte le relazioni. Quando si adottano dei comportamenti solo per adeguarsi alle richieste altrui, il risultato è una scarsa soddisfazione e un aumento della frustrazione. Soddisfare ciecamente le aspettative dell’altro, dinamica che tendenzialmente viene messa in atto per sentirsi più buoni e accettati, non comporta il fatto di essere soddisfatti, perché non derivando da un bisogno interiore risulta sempre frutto di un condizionamento esterno, un qualcosa che arriva dal di fuori e che in qualche modo ci viene imposto senza che neppure ce ne accorgiamo. Il tutto per continuare a recitare un ruolo, mantenere una

facciata di perfezione agli occhi di tutti, perfezione che, come sappiamo bene, non è raggiungibile. Per quanto infatti cerchiamo disperatamente i pareri di tutti e ci sforziamo per essere all’altezza delle aspettative degli altri, non riusciremo mai ad accontentare tutti quanti, in primis noi stessi. Il bisogno di ricevere l’approvazione altrui diventa, in quest’ottica, il bisogno primario, nascondendo quelli che sono in realtà i bisogni fondamentali dell’individuo, che si adopera a tal punto per soddisfare quest’unica realtà da concentrare meno energie sulla formazione di una propria reale identità che rimane quindi celata. Cercare costantemente l’approvazione di tutti deriva dalla mancanza di approvazione verso se stessi: se sono degno di essere amato dagli altri allora sono degno di amore, perché qualcun altro me lo riconosce: perché non posso riconoscermelo da solo? Perché non posso riconoscere che valgo, che sono abile, sufficientemente buono e degno di amore senza dovermelo sentir dire dagli altri? Spesso perché i primi a giudicarsi non abbastanza siamo proprio noi stessi, guidati da un implicabile giudice interiore che ci pone dei metri di paragone inarrivabili e che quindi non potremo mai soddisfare. L’accettazione e l’amore verso se stessi sono il primo passo per riuscire a raggiungere la piena soddisfazione personale. Essenziale è poi iniziare a selezionare:

• Non siamo noi stessi, ci nascondiamo e nascondiamo i nostri bisogni dietro a una maschera • Viviamo in uno stato di costante insoddisfazione perché i reali bisogni non vengono mai soddisfatti • Assistiamo impotenti a un conflitto interiore tra ciò che siamo, che viene così represso, e un ideale di perfezione che non si può raggiungere

PER DARE IL GIUSTO VALORE A SE STESSI È IMPORTANTE... • Riconoscere che non si può piacere a tutti e scegliere le persone il cui parere interessa davvero • Imparare a riconoscere i propri bisogni e distinguerli da quelli degli altri: “questa cosa interessa davvero a me o la sto facendo per accontentare qualcuno?” • Cercare di esprimere con maggior spontaneità i propri sentimenti ed emozioni • Dare valore al proprio punto di vista

selezionare cosa ci interessa, quali sono i nostri bisogni e quali sono le persone il cui parere ci interessa davvero. Il fatto di avere stima e sicurezza delle proprie idee non comporta, tuttavia, una cieca chiusura al mondo: il confronto è comunque arricchente e come tale va vissuto. Il parere delle persone a cui teniamo o che stimiamo è fondamentale per avere un corretto confronto con la realtà e renderci anche conto di eventuali errori, senza però cadere nella cieca e passiva adesione.

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FIDANZATI 2.0 QUANDO L’AMORE NASCE ON LINE PERSONAGGI GENITORI E FIGLI

di Federico Crisalidi PSICOLOGO E PSICOTERAPEUTA

COME PROTEGGERE I NOSTRI FIGLI DALLA RETE

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empre più spesso i ragazzi si conoscono e si innamorano su internet. Conoscersi tramite questo mezzo ha il suo fascino, dà una certa sensazione di mistero e attesa, il desiderio dell’altro viaggia nell’immaginario, perché manca il contatto fisico, che nella vita reale degli adolescenti è il primo canale attraverso cui passa l’innamoramento. L’altro si svela poco a poco. C’è poi l’importanza assoluta della parola scritta, la complicità e il dialogo intimo vengono prima di tutto: ci si scrive appassionatamente e ci si sente ascoltati in modo totale. Distanza, mistero, intimità, ascolto, nutrono intensamente il bisogno di sognare a occhi aperti degli adolescenti. I ragazzi che si conoscono in questo modo hanno aspettative molto elevate, un ideale grandioso della relazione che si è creata, a causa della mancan-

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za di riferimenti più concreti che permettano una valutazione più obiettiva. E poi si sa, l’adolescenza è l’età dei grandi eccessi, delle emozioni e dei sentimenti vissuti con grande coinvolgimento, passando rapidamente da un sentimento all’altro. Ma il pericolo di idealizzare chi sta dall’altra parte dello schermo e di incorrere in una delusione è sempre in agguato, soprattutto per gli adolescenti più sprovveduti e ingenui. Solo una minoranza di queste relazioni sopravvive alla “prova realtà” perché interagire attraverso la rete consente di rimanere nell’ombra, indossare una maschera e fingersi diversi da quello che si è. Di fronte alla delusione di un incontro andato male, molti adolescenti iniziano ad evitare gli incontri di persona, preferendo la realtà digitale poiché apparentemente più sicura e piacevole.

Educate i vostri figli all’uso consapevole di internet. Gli adolescenti di oggi sono nati nell’era digitale ma, pur essendo strumenti che conoscono molto bene, hanno bisogno di apprendere un uso consapevole e critico di questi mezzi, conoscendone potenzialità e limiti. Capire con quale motivazione il ragazzo utilizza internet. Ci si può andare per curiosità, per gioco, pur avendo una vita reale soddisfacente: in questi casi il ragazzo ha un suo equilibrio personale e quindi è sufficientemente in grado di non prendere abbagli. Dico abbastanza perché non dobbiamo mai scordaci che si tratta pur sempre di ragazzi, in cui la personalità è ancora in formazione. Diversa è la situazione di ragazzi che stanno vivendo un periodo di crisi o che hanno relazioni amorose o amicali conflittuali o deludenti: qui la motivazione è spesso un segnale di sentimenti di ansia, delusione, frustrazione, disistima, che il ragazzo non riesce ad affrontare e che il genitore dovrebbe cercare di cogliere per poterlo aiutare. Esiste la “internet addiction” (dipendenza da internet). Il genitore dovrebbe sempre monitorare il tempo che il figlio passa sul web perché questa attività tende spesso ad occupare tutto il tempo personale, a discapito della vita reale, in quanto rappresenta il segnale di disagi più profondi.


ANIMALI

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VOGLIO UN GATTO! MA QUALE?

Hai deciso di prendere un gatto di razza ma non sai quale scegliere? Prima di comprarne uno, impara a conoscere le diverse razze per fare la scelta giusta

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di Marta Cerizzi

sistono moltissime razze feline e prima di decidere di comprare un gatto è importante farsi un’idea delle loro caratteristiche fisiche e caratteriali: conoscendo meglio le razze potrai fare una scelta più responsabile. Una prima fondamentale distinzione da tenere a mente è che i gatti si possono dividere in due grandi gruppi: le razze naturali e quelle artificiali. Mentre le razze naturali sono il risultato di mutazioni spontanee, quelle artificiali nascono dal desiderio dell’uomo di apportare dei cambiamenti estetici o comportamentali in una razza che viene dunque sottoposta a ripetuti incroci. Tra le razze naturali vi sono il Turco Van, il gatto Norvegese delle Foreste, il Bobtail Giapponese a coda corta e il Maine Coon. Nel gruppo delle razze artificiali si trovano invece il Bengala, l’Exotic, il Persiano, il Devon Rex e il Ragdoll. Oltre a questa principale suddivisione ne esiste un’altra che fa riferimento al luogo di provenienza dell’animale: si parla dunque di razze orientali e di razze occidentali. Le razze orientali sono caratterizzate da un corpo snello e dal pelo corto, ne sono un esempio il Balinese, il Bengala, il Ceylon, il Burmese e il Bombay. Le razze occidentali sono più nuove rispetto quelle orientali e provengono per lo più dal Nord America e dalla Gran Bretagna e comprendono ad esempio l’American Curl, lo Sphynx, l’American Bobtail, il Maine Coon, il British Shorthair, lo Scottish Fold, il Devon Rex e molti altri. Al giorno d’oggi queste classificazioni risultano tuttavia superate e si tende a fare riferimento alla suddivisione stabilita dalla FIFe, la Federazione Internazionale Felini, in quattro categorie: razze a pelo lungo, razze a pelo semilungo, razze a pelo corto e razze tipo Siamese e

I COLORI DEL MANTO I gatti possono presentare una colorazione del mantello monocromatica, cioè avere un colore uniforme dalle radici alle punte oppure una colorazione diluita con il colore che aumenta verso le punte. Altri tipi di colorazione del mantello sono la colorazione tipped, con la base bianca e le punte colorate, la colorazione shaded con la base bianca e il colore che inizia nella parte intermedia del pelo, la colorazione smoke con il pelo scuro e il sottopelo chiaro e la colorazione ticket, con alternanza di zone colorate e zone più chiare.

I DISEGNI DEL MANTELLO In base ai disegni del mantello si possono identificare quattro principali gruppi di felini: i party-colour, con alternanza di zone chiare e scure, i tortoise-shell, che ricordano le macchie del guscio di una tartaruga, i pointed, che presentano le estremità più scure rispetto al resto del corpo e i tabby con la pelliccia rigata.

Orientale. Importanti per classificare una razza felina sono inoltre la colorazione e i disegni del mantello. Quando sceglierai il gatto di razza dei tuoi sogni non affidarti solo all’aspetto fisico perché ogni razza possiede una personalità ben precisa che potrebbe anche non adattarsi alle tue esigenze e alle tue abitudini. Rivolgiti dunque alle associazioni nazionali feline o ai club della razza desiderata per avere consigli e per sapere a quale allevamento rivolgerti. Infine, tieni presente che prendersi cura di un gatto di razza è spesso molto impegnativo in quanto richiede cure e alimentazioni specifiche che, se ignorate, possono comprometterne la salute.

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Pasta fredda, l’allegria in tavola

VELOCE, FACILE DA PREPARARE E DALLE INFINITE VARIANTI È IL PIATTO ESTIVO PER ECCELLENZA. MA COME SI PREPARA UN’INSALATA DI PASTA PERFETTA?

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rimo piatto o piatto unico da preparare a pranzo o a cena, la pasta fredda è la soluzione più pratica e veloce per non perdere tanto tempo ai fornelli e non rinunciare al gusto. Portata ideale nel periodo estivo, può essere preparata anche in anticipo e conservata in frigorifero. La sua ricetta è estremamente personalizzabile: bastano infatti pochi ingredienti ed un po’ di fantasia e il gioco è fatto! Ma come si prepara una perfetta pasta fredda? Ecco qualche trucchetto: L’utilizzo di pasta di buona qualità consente un migliore assorbimento del condimento. Anche per questo si preferisce sempre la pasta corta, perché si lavora meglio ed è meno scivolosa della pasta lunga • Per evitare che la pasta sia troppo cotta, scolatela qualche minuto prima rispetto a quanto riportato sulla confezione

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• Non salate l’acqua fin quando non avete versato anche la pasta in modo tale da permettere a quest’ultima di insaporirsi per bene • Prima di condirla fatela freddare. Il modo migliore è quello di tenerla in frigo dopo averla mescolata con un filo di olio di oliva. Se avete i minuti contati, passatela velocemente sotto un getto di acqua fredda corrente e poi scolatela per bene • Mentre aspettate che la pasta si raffreddi, preparate il condimento in una ciotola in modo che tutti gli ingredienti riescano ad amalgamarsi per bene tra di loro • Maionese, formaggi, insalata, pomodori e mozzarella aggiungeteli solo qualche minuto prima di servire la pasta perché tendono a inacidirsi o, nel caso della mozzarella, a tirare fuori il siero • Portate la pasta in tavola dopo averla tolta dal frigorifero almeno mezz’ora prima

Ideale ricetta svuota-frigo, la pasta fredda si può realizzare praticamente con tutto: verdure, formaggi, pesce, carne e persino frutta fresca. Basta trovare gli ingredienti che stuzzicano di più il palato, accompagnarli con il giusto mix e in tavola avremo un piatto fresco, saporito e colorato. Prosciutto cotto a dadini, cubetti di mozzarella, wurstel a fettine, olive verdi e nere a rondelle, tonno, capperi, pomodori a dadini, philadelphia, striscioline di salmone, peperoni a cubetti, insalatine miste sottaceto, mais, pisellini, fagioli bianchi...un filo di olio, basilico fresco e timo a pezzettini e l’insalata di pasta o pasta fredda sarà uno spettacolo da vedere e assaporare. Farfalle, fusilli, sedani, conchiglie, tortiglioni e gnocchetti sardi sono i tipi di pasta corta che meglio si prestano alla realizzazione di questo piatto.


LE RICETTE

PENNE ALLE VERDURE ESTIVE Ingredienti per 4 persone 300 gr di penne 1 melanzana 1 grossa zucchina 1 peperone rosso basilico,olive nere capperi sotto sale 1 spicchio di aglio peperoncino, olio extravergine di oliva,sale 1. Per prima cosa preparate il condimento. In una padella antiaderente, fate soffriggere a fuoco molto basso lo spicchio di aglio in 3 cucchiai di olio, aggiungete le verdure tagliate a cubetti regolari di circa ½ cm, sollevate la fiamma e fate cuocere per circa 10 minuti sempre mescolando, senza aggiungere liquido. 2. Salate alla fine e regolate con peperoncino a piacere. 3. Cuocete la pasta secondo le indicazioni sopra descritte e condite con le verdure, olio, le olive, i capperi dissalati e strizzati, il basilico. 4. Fate riposare a temperatura ambiente mescolando ogni tanto e conservate in frigo avendo cura di tirarla fuori una mezz’ora prima di servirla. Una variante “alla greca” prevede il solo uso della melanzana, pomodoro fresco a cubetti e formaggio feta sbriciolato. MEZZE MANICHE CON GAMBERI, PESTO DI ERBE E POMODORINI

Ricette a cura di Cookinglaura blog.alice.tv/cookinglaura

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a pasta fredda è un’ottima e appetitosa soluzione per un pranzo leggero in estate, ma anche da portare in ufficio per la pausa pranzo o lasciare pronta per la cena. La preparazione è semplice e veloce ma richiede alcuni accorgimenti nella cottura, che trovate

nella pagina a fianco, per evitare che scuocia o resti collosa. Ricordatevi comunque di farla riposare due-tre ore fuori dal frigo prima di servirla lasciandola a temperatura ambiente (e non fredda di frigorifero). Ecco a voi due ricette fantastiche e insolite, che vi piaceranno sicuramente!

Ingredienti per 4 persone 300 gr di mezze maniche 2 pomodori san marzano 300 gr di code di gambero sgusciate Un mazzetto di erbe miste (basilico, menta, erba cipollina, origano fresco o maggiorana) 10 mandorle ½ peperoncino fresco 30 gr di olio extravergine di oliva, sale 1. Saltate le code di gambero in un padellino antiaderente con due cucchiai di olio a fuoco vivo per 2 minuti. 2. Frullate nel mixer le erbe mondate, le mandorle, il peperoncino, l’olio rimasto e una presa di sale, ottenendo un pesto leggero. 3. Tagliate a piccoli cubetti regolari il pomodoro.prima di servire. 4. Cuocete la pasta come indicato sopra e condirla con il pesto, i gamberi e i pomodori. Far riposare alcune ore prima di servire.

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SPESA PERSONAGGI CONSAPEVOLE

SHARE,

IL NEGOZIO DI ABITI USATI DOVE LA SOLIDARIETÀ È DI MODA

A Milano, nel quartiere multietnico di viale Padova, ha aperto un negozio di vestiti un po’ speciale: solo capi usati a prezzi contenuti per salvaguardare l’ambiente e finanziare progetti di inclusione sociale

di Stefano Padoan

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he Milano fosse la capitale della moda nessuno l’ha mai messo in dubbio. Ma che proprio in questa città il buon gusto nel vestirsi avrebbe incontrato la solidarietà, questa è un’impresa riuscita solo a Share, iniziativa della Cooperativa Sociale Vesti Solidale (che fa parte del Consorzio Farsi Prossimo). Share, acronimo di “Second HAnd REuse” (riuso di seconda mano) che in inglese vuol dire anche “condividere” è un negozio di abbigliamento che punta tutto sul riciclo e il riuso, per fare del bene da un lato all’ambiente e dall’altro alle persone in difficoltà. Esposti nell’esercizio commerciale di via Padova 36 si trovano solo abiti usati in perfette condizioni, di qualità e

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spesso anche di marca, che si possono acquistare a prezzi davvero stracciati: da 1 euro per gli accessori ad un massimo di 12,50 euro per un cappotto. Un modo per risparmiare e ridurre gli sprechi (ogni kg di indumenti salvato dalla discarica permette di risparmiare 3,6 kg di CO2 e 6mila litri d’acqua) ma senza dimenticare i più bisognosi. L’attività garantisce infatti un’occupazione a fasce deboli di popolazione come ex detenuti, disabili, persone in uscita dalle comunità, disoccupati di lunga durata, rifugiati politici, donne fragili. Ma non solo: i proventi della vendita sono interamente destinati a finanziare alcuni progetti socio-assistenziali di Caritas Ambrosiana. Grazie a Share quindi chiunque può

accedere a indumenti di prima scelta, ma la sua carica innovativa non si esaurisce certo qua: il negozio rappresenta un nuovo modello di consumo, critico ed eco-sostenibile. Optare per un vestito di seconda mano non è più solo un intelligente ripiego anticrisi, ma una scelta precisa compiuta da consumatori consapevoli e responsabili, che non si accontentano di vestire bene ma che attraverso l’abbigliamento vogliono esprimere uno stile di vita alternativo. E noi ci auguriamo che l’idea sia contagiosa: se l’esperienza milanese dovesse risultare vincente, Farsi Prossimo sarebbe pronta a replicare il progetto in altre città italiane, per creare così un vero e proprio franchising della solidarietà.


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Scopri sul nostro sito e su tutti i nostri social tante ricette e segreti per realizzare torte da maestro


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PERSONAGGI CASA DOLCE CASA

e ricavarne delle pezze per le pulizie di casa. Sono ideali infatti per lavare i vetri e per asciugare piatti, stoviglie e lavandini. Il tessuto li rende perfetti anche per raccogliere la polvere: potete usarli come stracci per pavimenti. BORSINE PORTA TUTTO Se piegate gli asciugamani a metà nel senso della lunghezza e ricucite, potrete realizzare una piccola pochette dove conservare trucchi o accessori per la doccia oppure, con gli asciugamani più ampi, una borsina in cui riporre slip e calze durante i viaggi o un paio di scarpe.

LA SECONDA VITA DEGLI ASCIUGAMANI PER I FREQUENTI LAVAGGI HANNO PERSO MORBIDEZZA E RESISTENZA, MA TANTI SONO ANCORA GLI USI CHE SE NE POSSONO FARE IN CASA. ECCO I NOSTRI CONSIGLI!

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astano un po’ di fantasia e di abilità con ago e filo per dare nuova vita agli asciugamani vecchi che non utilizziamo più. Spesso, infatti, a causa dei frequenti lavaggi, gli asciugamani tendono a rovinarsi, perdendo morbidezza e capacità assorbente soprattutto nelle parti centrali che sono le più utilizzate. Eppure, per questi oggetti apparentemente inutili, c’è la possibilità di un secondo e differente impiego. Ecco alcune idee per un riciclo creativo utile ed originale:

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di Manfredi Barca

CIABATTINE PER GLI OSPITI Per realizzare questa idea pratica e deliziosa, utilizzate una sagoma del piede da ritagliare in cartoncino e poi tagliate l’asciugamano seguendo il perimetro. Ricordatevi di tagliare anche una striscia rettangolare che poi cucirete in modo da poter infilare il piede. Potete utilizzare un altro asciugamano vecchio e dell’ovatta per l’imbottitura. Stracci per le pulizie: Il modo più semplice per riciclare asciugamani vecchi è quello di ritagliarli in tanti rettangoli

COPERTE E COPRI-ABITI Se avete tanti asciugamani vecchi che non sapete come utilizzare, basterà cucirli insieme per realizzare un’originale coperta. Se avete in casa cani o gatti, possono essere riciclati anche come fondi per le loro cucce. Inoltre, cucendo fra loro degli asciugamani creando una sagoma rettangolare, otterrete un comodo copri-abiti. UN PRATICO GUANTO SCRUB Tagliato a metà e avvolto intorno alla mano, il vecchio asciugamano diventerà un comodo guanto scrub per massaggiarvi sotto la doccia. Con ago e filo potete anche cucire su tre lati due rettangoli di tessuto, lasciando libero un lato per infilarci una mano. PARASPIFFERI E FERMAPORTA FAI DA TE Per realizzare un colorato paraspifferi, basta arrotolare un asciugamano e usare tanti nastri in modo da chiudere in fondo e ai lati. Per il fermaporta, tagliate l’asciugamano a forma di triangolo in modo da avere una base da riempire con qualche sasso e stoffa, poi cucite il sacchetto sui lati e chiudete con un nastro. TAPPETINI PER LA DOCCIA Se di cucire proprio non avete voglia, potete usare gli asciugamani vecchi come pratici tappetini per la doccia o la vasca da bagno.


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RIPOSTIGLIO IN DELIRIO? RIORGANIZZIAMOLO!

è ma non si vede, e anche se non lo vediamo (o ne ignoriamo la presenza) è fondamentale per mantenere ordine tra le mura domestiche. Stiamo parlando del ripostiglio o sgabuzzino. Il ripostiglio è un ambiente di casa spesso bistrattato, riempito alla rinfusa degli oggetti più diversi, senza alcun criterio. Al suo interno alcune di noi ripongono tutto ciò che viene utilizzato quotidianamente o settimanalmente per pulire, altre vi adibiscono un piccolo locale lavanderia… Insomma, gli usi del ripostiglio sono davvero molteplici.Ma come fare per avere un ripostiglio ordinato e ben organizzato? Esistono alcuni piccoli trucchi per risparmiare spazio e rendere funzionale il poco che abbiamo a disposizione. L’IMPORTANZA DELLA LUCE Per definizione lo sgabuzzino è cieco: al suo interno molto raramente è presente un’apertura verso l’esterno e quindi una

di Serena Fogli

fonte di luce naturale. Per ovviare allo spazio angusto e alla mancanza di luce, ridipingi le pareti del ripostiglio con tonalità molto chiare: questo renderà naturalmente più luminoso l’ambiente. In secondo luogo è opportuno prestare particolare attenzione all’illuminazione che, attraverso semplici faretti, deve essere direzionata verso i punti strategici della stanza, così da non farci perdere tempo quando siamo alla ricerca di un particolare oggetto. SCEGLI IL GIUSTO ARREDAMENTO Il ripostiglio non deve essere un confuso accatastarsi di oggetti uno sopra l’altro. Organizza lo spazio utilizzando scaffali, ganci o mensole a muro, così da sfruttare lo spazio su tutta l’altezza delle pareti. Allo stesso modo, una volta montati i complementi d’arredo, non riempirli immediatamente di oggetti che, al contrario, puoi organizzare all’interno di scatole di plastica

trasparente (così da capire subito cosa contengono) opportunamente etichettate. Ovviamente nei ripiani alti degli scaffali vanno riposti gli oggetti che vengono utilizzati più raramente, così da avere a portata di mano tutto ciò che ci serve nell’immediato. MANTIENI L’ORDINE NEL TEMPO L’ordine e l’organizzazione sono questione di cura e costanza. Ecco perché è fondamentale trattare lo sgabuzzino come qualsiasi stanza della casa e pulirlo almeno una volta l’anno. La pulizia ci farà capire di quali oggetti non abbiamo più bisogno, quali vanno buttati e quali venduti o regalati a chi ne ha maggiore necessità di noi. Anche questo è un modo per far spazio in casa! Pulire e riordinare il ripostiglio, inoltre, ci permetterà anche di fare un piccolo inventario cartaceo di quanto contiene: potremo consultarlo ogni qual volta ci servirà un oggetto e non sappiamo dove l’abbiamo riposto.

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POLLICE PERSONAGGI VERDE

SETTEMBRE, NELL’ORTO È

TEMPO DI PREPARATIVI IN VISTA DELL’INVERNO

di Stefano Padoan

A INIZIO AUTUNNO GIÀ FERVONO I LAVORI NELL’ORTO: FONDAMENTALE ACCOMPAGNARE BENE IL TERRENO IN QUESTA FASE DI TRANSIZIONE DALLA STAGIONE DELL’ABBONDANZA AI MESI DI FREDDO. ECCO I CONSIGLI SU COSA SEMINARE E COSA TRAPIANTARE IN QUESTO PERIODO

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iamo ancora con la testa un po’ in vacanza, ma a farci tornare alla vita di tutti i giorni ci pensa il nostro orto, che dai primi di settembre reclama la nostra attenzione e ci chiede uno sforzo mentale che ancora ci piacerebbe rimandare: programmare pensando alla stagione invernale davanti a noi. Questo mese segna un importante passaggio, quello dall’estate all’autunno e per questo richiede una particolare attenzione alla cura dell’orto. L’estate di quest’anno, sicuramente anomala da un punto di vista climatico, dovrebbe nei primi giorni di settembre regalare le ultime soddisfazioni in fatto di raccolto, erbe aromatiche e pomodori su tutti. Ma bisogna affrettarsi a cogliere questi

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ultimi frutti per passare subito alla semina delle varietà che potranno essere raccolte ad autunno inoltrato oppure in primavera. A settembre si possono seminare direttamente in pieno campo cavolo verza, indivia, lattughino da taglio, prezzemolo, radicchio, ravanelli, rucola, scarola e spinaci; da preparare invece nell’ambiente protetto del semenzaio carote, cime di rapa, cipolle, rape e bietole. Con l’autunno alle porte, stagione considerata ideale per i trapianti poiché i terreni conservano ancora un po’ di calore estivo e contemporaneamente assorbono nutrimento dalle prime piogge del mese, sarà possibile trapiantare cavoli, cicoria, finocchi, porri e radicchio. Lavorare la terra con uno sguardo al cielo: il

calendario lunare. Come sappiamo, la luna influenza lo sviluppo delle nostre coltivazioni ed è fondamentale sapere quali sono i periodi migliori per la semina e il raccolto. Le tradizioni contadine ci insegnano questa regola generale: con luna crescente (dall’1 all’8 settembre e dal 26 in poi) si seminano tutte le piante che si sviluppano al di sopra della superficie del terreno come bietole, cavoli, spinaci, lattughe, cicorie; mentre con luna calante (dall’11 al 23 del mese) vanno seminate tutte le piante che si sviluppano sotto terra (carote, cipolle, aglio, ravanelli…). Per il trapianto meglio occuparsi in luna crescente di finocchi e radicchio e solo successivamente dei porri, che saranno raccolti in primavera.



“MIAMI DIARIES” DI MARTA LOCK

FOTO MASSIMO DE CEGLIE

TRE AMICI, UN DESTINO COMUNE E LA CAPACITÀ DI USCIRE INSIEME DALLE DIFFICOLTÀ

“Miami Diaries porterà il lettore a guardare la realtà con occhi nuovi, appassionandosi alle vicende dei protagonisti...” Lena Ceglia, critico letterario e blogger “... Tra risa, pianti e scenate non potete perdervi questo romanzo ” Cristina Rotoloni, critico letterario e blogger

Libro vincitore alla XV edizione del Premio internazionale di poesia e narrativa “Tra le parole e l’infinito”

FRANCO TOZZUOLO EDITORE


PERSONAGGI FAI DA TE

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I dischetti

struccanti? L

a giornata di ogni donna è scandita da ogni sorta di impegno: tra il lavoro, la cura della casa, la spesa, il momento del pranzo e della cena, i passatempi e la cura delle persone care, a volte rimane ben poco tempo da dedicare a noi stesse. Eppure, la sera, benché stanche della giornata appena trascorsa, non dobbiamo dimenticarci l’ultima e fondamentale azione da compiere prima di andare a letto: struccarci e pulire la pelle dai residui di make up e di sporco. Abbiamo bisogno del latte detergente e dei dischetti di cotone che, insieme, svolgono un egregio lavoro. Siamo abituate a comprare questi prodotti al supermercato o nei negozi dedicati alla cura della persona. Eppure esiste un modo per preparare parte di ciò che ci seve per struccarci direttamente a casa. Come? Con l’autoproduzione! È sufficiente un po’ di manualità, un po’ di creatività e un pizzico di inventiva per dar vita con le nostre mani a degli utilissimi dischetti struccanti lavabili fai da te!

A giovarne sarà la nostra pelle… ed anche il portafogli! STEP BY STEP Utilizzare i dischetti di cotone lavabili anziché quelli usa e getta è un grande risparmio in termini di denaro. Dopo l’utilizzo, infatti, i dischetti possono essere lavati insieme alla biancheria ed essere riutilizzati quante volte vogliamo. Realizzarli in casa è molto semplice ed economico! Abbiamo bisogno di stoffa, in particolar modo di pezzi di flanella o di vecchi asciugamani in microfibra. Armiamoci poi di forbici a zig zag e ago e filo (anche la macchina da cucire va benissimo!) e cominciamo a lavorare ai nostri dischetti struccanti lavabili. Per prima cosa ritagliamo la flanella o il vecchio asciugamano di microfibra a forma di cerchio, della dimensione classica dei dischetti di cotone usa e getta. Possiamo utilizzarne uno come matrice, ma anche un bicchiere o una tazza andranno benissimo per il nostro scopo. Utilizzare le forbici a zig zag anziché le classiche forbici ci consen-

Li faccio io! di Serena Fogli

tirà di evitare di dover cucire l’orlo dei nostri dischetti, quindi si tratta di un gran risparmio di tempo e di fatica! A questo punto, i nostri dischetti lavabili sono pronti! Volendo, però, possiamo personalizzarli e renderli più carini. Come? Procurandoci e utilizzando della semplice stoffa colorata, meglio se in cotone. Ritagliamola della stessa misura dei nostri dischetti e cuciamola sulla flanella con ago e filo o con l’ausilio della macchina per cucire. In questo modo, un lato del dischetto (quello in flanella o in microfibra) sarà utilizzato come base per il latte detergente mentre l’altro, in stoffa, renderà più bello e più creativo un oggetto di uso comune. L’IDEA IN PIÙ Le vostre amiche rimarranno sicuramente soprese all’idea dei dischetti di cotone lavabili: perché non ne create anche per loro? Gradiranno sicuramente il regalo! In alternativa potete trovarvi tutte insieme e cucire in compagnia: è un ottimo modo per fare anche quattro chiacchiere!

ERRATA CORRIGE: Sul numero 4, nell’intervista ad Attilio Fontana, sono state pubblicate per errore, nella parte finale, alcune domande e risposte che non gli appartenevano. Ci scusiamo dell’accaduto con l’artista e con i lettori.

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OROSCOPO

dal 4 al 10 settembre

VERGINE

TORO

dal 21/3 al 20/4

dal 21/4 al 20/5

Negare l’evidenza non vi porterà da nessuna parte. Ammettete di esservi sbagliati in quel giudizio o ammettete di aver sbagliato in quel determinato frangente. Le persone non sono tutte giudici implacabili pronti a punirvi. In realtà, apprezzeranno le vostre ammissioni.

Se vi vengono affidati incarichi di una certa responsabilità, significa che siete in grado di portarli a termine. Quindi state sereni e credete in voi stessi, ricordandovi che chi non fa non sbaglia. Nel week end avrete una piacevole sorpresa da una vecchia conoscenza.

Se vi è stata data una seconda possibilità, non sprecatela. Cercate di capire cosa è andato storto e sfruttate questa nuova occasione che si presenta per dimostrare che avete imparato dai vostri errori. Non vi spaventate: quello che vi viene chiesto è molto meno gravoso di quel che pensiate.

ARIETE

dal 23/8 al 22/9

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GEMELLI

CANCRO

LEONE

dal 21/5 al 21/6

dal 22/6 al 22/7

dal 23/7 al 22/8

Avete fatto la scelta giusta decidendo di ritagliarvi qualche spazio dalla famiglia. È bene non trascurare se stessi e le proprie passioni anche a costo di imporsi, talvolta, sul partner. Da queste piccole fughe, trarrà molto giovamento il vostro spirito un po’ ribelle. Basta, alla fine, tornare all’ovile.

Ultimamente siete soggetti a troppi acciacchi. Che sia la gola, lo stomaco o la testa il vostro punto debole, dovete fare in modo di risolvere il problema ed evitare continue ricadute. Consultate uno specialista e prendetevi più cura del vostro corpo. Non è più tempo di rimandare.

Talvolta sarebbe bene valutare anche l’opinione altrui e non dare per scontato che sia la propria quella corretta. Un punto di vista esterno potrebbe aiutarvi a risolvere una questione che vi preoccupa, sempre che siate disposti a non tapparvi le orecchie.

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BILANCIA

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SCORPIONE

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SAGITTARIO

dal 23/9 al 22/10

dal 23/10 al 21/11

dal 22/11 al 20/12

Fossilizzarsi sui soliti litigi, le soliti incomprensioni e i soliti battibecchi di sempre vi condurrà di sicuro al manicomio e non ad una risoluzione. A volte è più utile gettarsi tutto alle spalle e ricominciare da capo. Se siete impantanati, inutile agitarsi nel fango. Un salto e via!

Se l’insicurezza sul lavoro e nei rapporti vi fa vacillare, mantenete la calma perché, prima cosa, c’è sempre da imparare; secondariamente, se qualcosa vi preoccupa in una relazione, basta affrontare il problema a quattr’occhi. Più facile farlo che dirlo. Non indugiate!

Avete voglia di attirare l’attenzione ed essere, una volta tanto, i protagonisti. L’occasione ci sarà, il fascino e il talento non vi mancano. Attenzione a non strafare: il successo, anche relazionale, si raggiunge con l’eleganza e la sobrietà. Il troppo stroppia. Sempre.

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CAPRICORNO

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ACQUARIO

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PESCI

dal 21/12 al 19/1

dal 20/1 al 18/2

dal 19/2 al 20/3

Non siete particolarmente entusiasti di un rapporto che si trascina senza motivazioni che si possano definire tali. Se non siete convinti, nessuno vi punta una pistola alla tempia. Fate un passo indietro e capite cosa volete realmente. Accontentarsi non è mai un bene.

Fate in modo che il passato non gravi troppo sul presente con il suo carico di paure e timori, spesso infondati. Le persone e le situazioni non sono mai le stesse. Quindi armatevi di coraggio e gettatevi nella novità. Che vada bene o che vada male, sempre meglio di stare in un angolo ad aspettare.

Certe decisione possono essere durissime da prendere. Non troverai la risposta da nessuna parte, se non in te stesso. A volte la lontananza fisica schiarisce le idee, altre le aggroviglia ancora di più. Cerca di guardare dentro di te e ritrovare il tuo equilibrio. Il resto verrà da sé.

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