n. 7 ADESSO settimanale

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ADESSO Le tue storie, le tue emozioni

s e t t i m a n a l e d i C O S T U M E E at t u a l i tà n . 7 A N N O I • 1 1 S E T T E M B R E 2 0 1 4 • EURO 1,50

FRANCESCO

SPECIALE. MISS ITALIA.

LE PIÙ BELLE

DI SEMPRE E QUELLE CHE HANNO FATTO STRADA ANCHE SENZA CORONA

ARCA sono io il

COMMISSARIO PIÙ AMATO DELLA TV SARAH FELBERBAUM

SUL SET DI

MONTALBANO CON MIA FIGLIA

KLEDI KADIU

CONOSCO L’INFERNO DEI DISPERATI DEL MARE

MANGIAGALLI DI MILANO.

UN AIUTO ALLA VITA

Cristina

Chiabotto IO E FABIO CI SPOSIAMO, MA LONTANO DAI RIFLETTORI

Il 19 settembre festeggia i suoi dieci. anni da Miss che le hanno portato. successo e amore.

moda TENDENZE

PER L’AUTUNNO




Apriamo un Flagship Store! Oltre la classica erboristeria! Apriamo uno spazio di salute naturale con l’insegna di un marchio mitico. Erbaflor Peruzzo da più di 60 anni tramanda i segreti della medicina tradizionale e ne produce i rimedi naturali. Oggi cerchiamo partners per aprire spazi che presentino i nostri 500 prodotti esclusivi e divulghino i saperi e i valori in cui crediamo.

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Il principio attivo dello star bene


EDITORIALE

ADESSO

"Quindi, prima di tutto, lasciatemi esprimere la mia ferma convinzione che l’unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa" Franklin Delano Roosevelt

LA PAURA NON È ANCORA PASSATA Come tutti, ricordo benissimo quella giornata dell’11 settembre del 2001. All’epoca lavoravo a Rds e quel pomeriggio i telefoni della redazione di Milano, improvvisamente, incominciarono a squillare. Decine di telefonate. I colleghi di Roma ci avvisarono di accendere subito la televisione. Guardavo lo schermo mentre ero impegnato in una diretta, che in radio è normalmente una situazione dinamica e di movimento: tutto appariva fermo e statico. Immobile. Lo sguardo fisso sulla tv che mostrava una delle due torri gemelle fumante appena colpita dal jet dove un gruppo di jihadisti aveva deciso, con quel gesto, di dichiarare guerra al mondo intero. All’inizio le notizie erano poche e confuse, ma rapidamente la strada dell’attentato terroristico fu l’unica pista logica che venne identificata come attendibile. E poi le immagini dal Pentagono. Un altro jet era stato dirottato ed aveva causato una voragine di 10 metri proprio nel cuore del sistema di difesa americano. Passavano i minuti, la mancanza di informazioni faceva da sfondo a quelle immagini che si ripetevano sempre uguali creando un senso di angoscia che diventava

difficilmente gestibile. Improvvisamente, dal lato sinistro dello schermo, la scena raccapricciante del secondo jet che sfonda il ventre dell’altra torre raggiunge in un secondo le case di milioni di persone in tutto il mondo. Il disastro era completo: il gesto di un gruppo di terroristi di lì a poco si sarebbe concluso con un crollo. Totale. Definitivo. Immenso. Il crollo delle certezze che fino a quel momento ci avevano accompagnato nella nostra tranquilla esistenza. Il crollo di quel senso di tranquillità che oramai non ci apparteneva e non ci appartiene più. E insieme alle torri che cadevano si alzava una nuvola densa e altissima, che per dimensioni e importanza si poteva paragonare solamente alla paura che da lì in avanti avrebbe accompagnato il mondo occidentale. Oggi sono passati 13 anni da quel terribile pomeriggio e purtroppo ancora in questo periodo siamo ancora ostaggio di quella situazione. Quella guerra, la guerra del terrore e della sopraffazione nel nome della religione non è ancora conclusa. Ha lasciato sul campo troppi morti e troppi feriti. Ed è a tutti coloro che oggi va il mio pensiero. Andrea Minoia direzione@edizioniadesso.com

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ADESSO SOMMARIO GIOVEDÌ 11 SETTEMBRE 2014 · N. 7

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KLEDI KADIU Vis à vis col ballerino che ritorna ad Amici

70. STORIE ED EMOZIONI Alla Mangiagalli di Milano 74. SPORT Martina Grimaldi

Foto in copertina abito Enrico Coveri

28 CRISTINA CHIABOTTO A dieci anni dal titolo di Miss Italia, racconta i suoi progetti nella vita di coppia e nel lavoro

08. FOTO DELLA SETTIMANA 11 settembre 2001 10. ATTUALITÀ Le foto della settimana 12. LA VITA È ADESSO L’Italia più bella secondo Lorella 15. FORUM DI ADESSO Lettrici protagoniste 16. ZAPPING SUL MONDO Focus oltreconfine

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18. PRIMO PIANO Attualità 22. I TUOI DIRITTI Addio al contante? 24. FATTI DI UN TEMPO Accadeva in questa settimana 26. FINESTRE SULLA CITTÀ Car Sharing 40. PERSONAGGI A tu per tu con Francesco Arca 42. MODA

IN TV

Un’altra Vita La serie tutta al femminile 54. CINEMA I film in uscita 58. PERSONAGGI Margherita Vicario 60. TEATRO Ted Neeley

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PERSONAGGI TV

Carlo Conti Il re del piccolo schermo 62. LIBRI Tutte le novità 64. PERSONAGGI Sarah Felberbaum

AMORI INDIMENTICABILI Maria Callas e le sue passioni infelici 86. 89.

DONNE DI ADESSO

Emanuela Biliotti

PUNTI DI VISTA

Il libro su Hollande

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Tendenze d’autunno

48. BELLEZZA Cosmetici e vitamine

SPECIALE MISS ITALIA Le più belle di sempre e quelle che hanno fatto strada anche senza corona

PAPA FRANCESCO Il mondo del Pontefice fra novità, viaggi e parole di speranza

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Collezione Speedy

handmade in italy


ADESSO

SETTIMANALE N. 7 - 11 SETTEMBRE 2014, anno I Direttore Editoriale ANDREA MINOIA direzione@edizioniadesso.com Direttore Responsabile Sergio Greci Caporedattore Vincenzo Petraglia redazione@edizioniadesso.com Redazione Chiara Mazzei (Cultura e società) Lorella Cuccarini (Storie di solidarietà)

82 L’INCHIESTA Questo non è un Paese per giovani. Le nuove, precarie, generazioni soffrono del mancato ricambio nei posti di lavoro. I dati e le testimonianze 90. NARRATIVA I racconti di Adesso 98. AGENDA

Eventi in Italia

1966: viaggio a ritroso fra musica, curiosità e personaggi

Coordinamento tecnico Luciano Giacalone

CUCINA CREATIVA Sapori di Spagna

102. GIOCHI Allena la tua mente 104. GRANDI ITALIANI Fabrizio De André 106. SALUTE Combattere il torcicollo 106. PSICO I sensi di colpa 108. GENITORI E FIGLI Dismorfofobia 109. AMICI ANIMALI Il cane fa il bagnetto 112. LA SPESA CONSAPEVOLE Progetto “La mia Terra” 114. CASA DOLCE CASA Grigio mon amour

Progetto grafico KYTORI s.r.l. www.kytori.com - info@kytori.com

Direzione marketing Ciro Montemiglio

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DONNE D’ITALIA Oriana Fallaci, una vita in prima linea

Federica Piacenza (Moda) moda@edizioniadesso.com

Grafica ed editing Michele Magistrini (Caposervizio) Sebastian Páez Delvasto Laura Pozzoni

100. LA MACCHINA DEL TEMPO

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Stefano Fisico (Caposervizio musica e spettacolo)

115. BRICONSIGLI Vastu Vidya 116. POLLICE VERDE Gli attrezzi indispensabili per il giardino 119. FAI DA TE Centrotavola 120. OROSCOPO

 Vieni a trovarci su Facebook, cerca la pagina Adesso Settimanale

Ricerca iconografica Carlo Sessa Foto e illustrazioni Maurizio Fiorino, Kikapress, Corbis, Fotolia, The Noun Project Hanno collaborato: Manfredi Barca, Manuela Blandino, Lorenzo Bordoni, Marta Cerizzi, Silvia Coldesina, Federico Crisalidi, Maurizio Fiorino, Serena Fogli, Massimo Lanari, Luca Foglia Leveque, Laura Frigerio, Angela Iantosca, Stefano Padoan

SO.FIN.COM. S.p.A. Via San Lucio 23, 00165 Roma info@sofincom.com Raccolta Pubblicitaria MediaAdv S.r.l. Via A. Panizzi 6, 20146 Milano Tel. 02.43.98.65.31 - 02.45.50.62.59 info@mediaadv.it Redazione Via Nino Bixio 7, 20129 Milano milano@edizioniadesso.com

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Stampa Poligrafici il Borgo s.r.l. Via del Litografo 6, 40138 Bologna Tel. 051.60.34.001

TROPEA E LA COSTA DEGLI DEI Spiagge e calette da sogno per gli ultimi bagni d’estate

Distribuzione per l’Italia SO.DI.P. “Angelo Patuzzi” S.p.A. Via Bettola 24, 20092 Cinisello Balsamo (MI) Tel. 02.66.03.01 Copyright 2014 Sofincom S.p.A. Tutti i diritti riservati. Testi, fotografie e disegni contenuti in questo numero non possono essere riprodotti, neppure parzialmente, senza l’autorizzazione dell’Editore. Settimanale registrato presso il Tribunale di Milano n.89- 14/03/2014. Una copia: 1,50 euro



ADESSO

FOTO DELLA SETTIMANA

11 SETTEMBRE 2001 L’attacco terroristico che ha cambiato il corso della storia e la percezione stessa del mondo, mandando ogni nostra certezza... in cenere

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45506 per salvare un piccolo cuore.

Photo by: Annabella Pascale

Il mio.

Nel mondo sono oltre 5 milioni i bambini malati di cuore, ma la maggior parte non ha la possibilità di ricevere cure. Bambini Cardiopatici nel Mondo raccoglie più di 150 medici e volontari, per portare cure, mezzi e conoscenze là dove c'è più bisogno. Manda un SMS o chiama da rete fissa il 45506. Con il tuo aiuto potremo salvare tantissimi piccoli cuori in tutto il mondo. Grazie di cuore! www.bambinicardiopatici.it

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Dal 31 Agosto al 20 Settembre dona:

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chiamando da rete fissa


Una Settimana in foto

ADESSO

PERSONAGGI

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CHE PAURA!

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PRINCIPESSA GIUDICE

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ANDARSENE CON STILE

1. Se gli spaventapasseri fossero spaventapersone, questa fattoria dello Staffordshire sarebbe il luogo più spaventoso del mondo. Ben 3312 manichini di pezza hanno garantito al proprietario l’ingresso nel Guinness dei Primati per aver radunato la più grande quantità di manichini di pezza del mondo e l’assoluta protezione del suo orto dagli uccelli. 2. La principessa Marie di Danimarca ha partecipato, in veste di giudice, a un concorso culinario per ragazzi. La moglie del principe Joachim di Danimarca è apparsa a suo agio in mezzo ai giovani cuochi, assaggiando con gusto a destra e a manca. 3. Dire addio è certamente doloroso. Almeno, facciamolo con stile. Robin Hattswell-Burt, un 70enne della Cornovaglia, ha trasformato il furgone GMC Chevrolet del 1928 in un carro funebre molto originale. 4. George Clooney sarebbe pronto a tornare dietro la macchina da presa per girare un film sullo scandalo intercettazioni sul magnate Rupert Murdoch, proprietario di Sky, e che ha causato la chiusura dello storico tabloid News of The World. 5. Liev Schreiber e Naomi Watts stanno insieme da quasi 10 anni e hanno già all’attivo due figli, ma per il grande passo non hanno voluto mettersi fretta. L’attrice anni fa aveva confermato di aver ricevuto l’anello e la proposta, ma di non voler affrettare le cose. Ora, finalmente, dovremmo esseri: nozze prevste a breve. Con calma, però. 6. È il simbolo della Sicilia per eccellenza, almeno quanto le tipiche arance rosse. Il carretto siciliano sta ormai diventando una rarità, ed è stato celebrato in una sfilata per le vie del centro di Palermo, dove si sono dati appuntamento alcuni proprietari del tradizionale mezzo di trasporto, caratterizzato dalla realizzazione a mano, con intarsiature particolari e colori vivaci. 7. Una chiesa carrarmato. Questa la provocazione dell’artista Kris Kuksi, di Springfield, ideatore dei Churchtanks, chiese e cattedrali impiantate su tank impiegati nella Seconda Guerra Mondiale, esempi di quelli che l’artista stesso ha chiamato realismo fantastico.


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PERSONAGGI

ADESSO

SÌ... MA CON CALMA!

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ESTATE... IN PARTY

VI RACCONTO LO SCANDALO MURDOCH

CHIESARMATE

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EVVIVA IL CARRETTO

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ADESSO

INSIEME A TRENTA ORE PER LA VITA

LA VITA È

ADESSO Grazie al CAV, in trent’anni di attività sono nati circa 17mila bambini

IL CENTRO AIUTO ALLA VITA DELL’OSPEDALE MANGIAGALLI OFFRE QUOTIDIANAMENTE UNA POSSIBILITÀ ALLE MADRI IN DIFFICOLTÀ Continuiamo il nostro “viaggio“ alla scoperte delle vere bellezze del nostro Paese. A volte, facciamo un po’ di fatica perché le meraviglie non sono proprio in primissimo piano; dobbiamo intravederle tra le maglie fitte di una situazione generale preoccupante. Leggevo pochi giorni fa gli ultimi dati Istat riguardo all’allarme demografico in Italia: non solo il tasso di crescita rasenta lo zero ma il numero dei deceduti supera di oltre ottantamila unità quello dei nati.

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Nel nostro Paese non nascono più bambini. Da diversi anni ormai. E un Paese senza figli non ha futuro. Forse, prima di domandarci come far nascere nuovi bambini, dovremmo chiederci come far “nascere” nuove mamme. La maternità dovrebbe essere per una donna il periodo di massima gioia e realizzazione: un evento benedetto e atteso. Purtroppo, spesso non è così. Perché le esperienze di vita sono tante e sfaccettate, e perché le donne a volte si trovano sole ad affrontare un evento più grande di loro. Ne ho avuto una prova tangibile il giorno in cui ho conosciuto gli operatori dell’Opera della Madonnina del Grappa, in provincia di Firenze. Erano beneficiari di un progetto speciale di Trenta Ore per la Vita. Il loro impegno è va-

stissimo ma quel progetto era dedicato nello specifico all’accoglienza delle donne con bambini in stato di bisogno. In occasione di un servizio televisivo, intervistai alcune ragazze madri che erano state accolte: matrimoni interreligiosi finiti male, violenze familiari a volte sfociate in tragedie, errori adolescenziali non accettati. Tante le storie. Alcune molto gravi. Tutte ragazze o donne che, malgrado tutto, volevano il loro bambino. Perché credevano fortemente nel valore della vita. In quell’istituto non sono state giudicate ma hanno trovato un rifugio, un conforto e un aiuto concreto. Situazioni come queste sono meno straordinarie di quanto possiamo immaginare. E non accadono solo in piccoli centri ma anche in grandi città. Esiste poi un’altra faccia della stessa medaglia, che è quella di chi non ce la fa economicamente. La maggior parte delle donne oggi non mette al mondo un figlio perché non può permetterselo. La gravidanza considerata un bene di lusso? No, grazie! Mentre continuiamo ad aspettare dalla politica un provvedimento serio e urgente a sostegno delle donne e delle famiglie, accendiamo un riflettore su alcune realtà che si stanno impegnando concretamente per far “nascere” nuove mamme: i Centri di Aiuto alla Vita. Sono 345 in tutta Italia. Siamo andati a conoscere il CAV della Clinica Mangiagalli di Milano, che è sicuramente il più attivo. Da solo, si occupa di oltre un sesto delle gestanti assistite. Il CAV del Mangiagalli è nato grazie all’impegno di Paola Bonzi, una donna appassionata che dal 1984 sostiene e aiuta le donne in stato di gravidanza con grandi difficoltà psicologiche ed economiche. Il suo desiderio più profondo è sempre stato quello di aiutare le donne e le coppie che dovevano ancora decidere.


Le coppie che si rivolgono al CAV ricevono un supporto materiale di circa 5mila euro l’anno

Anche secondo il suo personale osservatorio, emerge che il 60% delle donne va ad abortire per motivi esclusivamente economici: spesso si tratta di donne con una gravidanza indesiderata, frequentemente lasciate sole a scegliere, col grave rischio di perdere il posto di lavoro. Donne che credono di non avere altra via d’uscita. Invece, una volta arrivate al Centro quasi sempre scelgono di proseguire la gravidanza. Vengono a conoscenza del CAV dopo aver ricevuto informazioni nello stesso ambiente sanitario o attraverso il passaparola di familiari, amici o conoscenti. Capita anche che ci arrivino per caso, magari perché hanno sbagliato il piano dell’ospedale. Infatti, al piano inferiore ci sono gli ambulatori dove prenotare per abortire. Per tutte quelle che ne hanno bisogno, è previsto un progetto di aiuto completo: colloqui mensili di sostegno psicologico, assistenza sanitaria, preparazione alla nascita, assegno mensile di circa 200 euro per 18 mesi, incontri con l’ostetrica, conoscenza del

pediatra, corsi di massaggio del neonato e tutte le “cose per il bambino”, inclusi pannolini e corredino. I numeri parlano chiaro: nei primi trent’anni di attività sono nati più di 17.000 bambini, dei quali Paola e i suoi operatori conoscono nomi e cognomi. Diciassettemila storie importanti che non si dimenticano. Avete presente il numero degli abitanti di una città come Todi o Sorrento? Avrebbero potuto non esistere. Questi centri sopravvivono soprattutto grazie al contributo di sostenitori privati: «Noi del CAV del Mangiagalli riceviamo dalle Istituzioni solo un rimborso pari a un terzo del nostro bilancio. Per il resto, ci impegnamo ad organizzare raccolte fondi e ci avvaliamo della solidarietà di benefattori che sposano i nostri valori», dichiara Paola Bonzi, che anche in un momento di estrema difficoltà economica non smette di pensare al futuro. Vorrebbe creare una cooperativa sociale per dare la possibilità di raggiungere l’autonomia nel mondo del lavoro e aprire una casa di

accoglienza per le coppie. Infatti, oggi esiste solo la possibilità di accogliere madri sole: quando la coppia è stabile, la donna giustamente non accetta di separarsi dal compagno. Questi progetti erano già stati avviati in passato ma poi si sono interrotti per mancanza di fondi. Tra pochi giorni, ci sarà un appuntamento importante per l’associazione: il 15 settembre, a palazzo Isimbardi avrà luogo una cena benefica per celebrare i 30 anni e festeggiare un anno di attività, con 1.134 bambini nati e 2.616 donne assistite. Un evento che costituisce un biglietto da visita per una città che si appresta ad inaugurare l’Expo del 2015. D’altronde, basta vedere le foto di un lavoro di gruppo con le mamme per comprendere la familiarità con le finalità dell’Esposizione Universale: non é anche questa una grande opportunità per promuovere l’immagine dell’Italia nel mondo e per costruire una piattaforma per un dialogo internazionale tra i cittadini e le istituzioni? Lorella

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ANNUNCIO PUBBLICITARIO

Laura, giornalista-repor ter alla radio-televisione tedesca, racconta:

ESCL

Come ho perso 34 CHILI mangiando a volontà, senza medicine - senza fare esercizi - in meno di 5 SETTIMANE! Q

USIVO

1° giorno:

Ho provato di tutto per dimagrire e perdere la mia cellulite: dopo 17 diete e 32 metodi, avevo finito per arrendermi, quando…

uando ho fatto un incontro incredibile che ha CAMBIATO la mia vita! Ma mi lasci prima raccontare come la ragazza “grassottella” che ero (tutte le donne della mia famiglia hanno la tendenza ad ingrassare - e io non facevo eccezione) ha ottenuto all'età di 39 anni, un fisico da modella.

2 gravidanze, una dopo l'altra, e un “look” da elefante! Un chilo al mese: è generalmente ciò che si suppone di prendere durante la gravidanza. Andiamo! Ok vada per 12 se si è magri… Ma allora come è stato possibile che io ne ho presi 26 la prima volta e durante la seconda gravidanza viaggiavo sui 30 chili? Di sicuro lei dirà che ho mangiato per due - che mi rimpinzavo tutto il santo giorno! Ebbene, lo ammetto! Non mi sono mai privata di niente, OK, vado matta per il cioccolato e per i fritti... Ma in ogni modo, è vietato? Fa parte dei piaceri della vita! E questo compensa un po' le noie della gravidanza… E poi, all'inizio, non si pensa che ad una cosa: calmare lo stomaco tra una nausea e l'altra. Dopo, quando si è già deformate, perché ostinarsi? Non è sempre facile da capire: “Sei sicura che ne hai uno?! Devono aver sbagliato nell'ecografia, non è possibile!" Certamente c'erano 2 o 3 persone comprensive, che mi trovavano luminosa, raggiante, magnifica… Ciò non toglie che avevo un look da elefante! Senza parlare delle smagliature, delle caviglie gonfie, la cellulite nelle cosce… Non è bello! Non ci si può più tagliare le unghie dei piedi, depilarsi… e tutta questa colpevolezza: è davvero pesante da sostenere!

Ma ecco il peggio…! Dopo la nascita del mio secondo figlio (nella foto tra le mie braccia), invece di perdere 1 chilo al mese, ho continuato a prendere 1 chilo al mese! Risultato: sfioravo i 90 chili sulla mia bilancia (i giorni in cui avevo il coraggio di salirci). Dopo aver provato TUTTO per dimagrire (diete, tisane, esercizi fisici e quasi 32 metodi), mi ero rassegnata. Deforme, piena di complessi, gonfiata dalla cellulite, ho deciso con mio marito di cambiare le nostre abitudini. “Quest'anno si parte: in vacanza in campagna.” Geniale! Le vacanze in fattoria per ricordare i nostri momenti di giovinezza - e i buoni prodotti della terra con i loro sapori autentici, per dimenticare tutte queste torture inefficaci contro i miei chili.

Ed ecco il meglio! Si figuri che è mangiando alla taverna del luogo, che ho scoperto il “potente elisir” che ha sconvolto la mia vita! Il padrone mi ha detto con un grande sorriso: “Soprattutto, si faccia un piacere! Non esiti a gustare le nostre specialità: nessuno dei

nostri clienti ha mai preso 1 solo grammo, al contrario, dimagriscono!..." Stupefatta, ho ripetuto: “Dimagriscono???” “Sì, e a vista d'occhio a condizione di assumere qualche goccia di questo elisir prima di cominciare il pasto” mi ha assicurato. Unendo il gesto alla parola ha tirato fuori dalla sua tasca un flacone contagocce: “3 gocce, non di più!” direttamente nel mio bicchiere, aggiungendo: “Senò, va troppo velocemente”. Sembra incredibile ma ho mangiato e bevuto come un'ingorda (e ho cominciato la sera stessa) - per constatare sulla mia bilancia il mattino successivo, che avevo perso 1 chilo! Ero stupefatta. Quella taverna era diventata la mia mensa e alla fine delle vacanze avevo perso 15 chili in 15 giorni, MANGIANDO molto abbondantemente mattino, mezzogiorno e sera!!!

… Un concentrato di Aceto di Sidro E' il segreto per DIMAGRIRE MANGIANDO che il padrone della taverna ha voluto svelarmi. Ma quale?! L'Aceto di Sidro della mamma Touflard - chiamata Nonna Madeleine dai suoi numerosi nipoti e pronipoti… Curiosa e da buona giornalista, ho deciso di fare una piccola visita alla mia benefattrice per ringraziarla… Grazie a Nonna Madeleine e al suo Aceto di Sidro ancestrale ultra-concentrato, avevo perso più di 1 Chilo al giorno! E contavo di non fermarmi là… DOVEVO ancora DIMAGRIRE molto velocemente! Ed era indispensabile per me, acquistare qualche boccetta di quel divino elisir!

Per me fu un sogno! Alla fine di 3 settimane: 26 chili in meno! Come spiegare gli effetti spettacolari che 3 goccioline di Aceto di Sidro di Nonna Madeleine mattino, mezzogiorno e sera prima di ogni pasto, possano avere su tutto il suo corpo? E' allucinante! E senza confronto con tutto ciò che esiste già… Questo “rimedio strepitoso” che polverizza i chili ribelli e i buchi di cellulite MANGIANDO secondo la mia fame (facendo anche degli eccessi) è veramente INFALLIBILE! In più, questo elisir stupefacente è totalmente naturale, dunque senza alcun pericolo per la mia salute: il che mi ha incoraggiato per concretizzare il mio obiettivo! Cioè, passare sotto la soglia dei 55 chili… In meno di 5 settimane: Mi sono sciolta come zucchero e ho perso 34 chili così facilmente, come si respira! Tutto assaporando dei piattini deliziosi… Ho persino interrotto il mio trattamento prima della fine, talmente andava velocemente. Anche TROPPO velocemente! Non soltanto ho raggiunto il mio obiettivo con 55 chili annunciati sulla mia bilancia, ma sono anche riuscita a stabilizzare il mio peso a 52 chili tondi tondi! Una vera prodezza che mi rende fiera e completamente raggiante!

Lei comprende ora perché questo incontro con Nonna Madeleine ha cambiato la mia vita!

Io, che venivo chiamata “cicciabomba” a scuola - il “bulldozer” in ufficio - il “grande calibro”, obbligata a vestirmi nei negozi taglie forti… Io, la “grossa del 5° piano”, sono riuscita nell'impossibile: avere alla fine questa “taglia da modella”, che avevo sempre sognato e che si vede nelle riviste.

Tutto mi è riuscito!

!

“Ho perso 34 chili e tutta la mia cellulite in 32 giorni, e non ho più ripreso un grammo. Il mio corpo è letteralmente cambiato”.

–1 chilo

7° giorno:

–7 chili

15° giorno:

–15 chili

Il 1° giorno: è un buon chilo di grassi cattivi e di cellulite che si volatilizzano come per incanto. E mi creda: si vede! Il 7° giorno: 7 chili in meno cioè 1 chilo di perdita al giorno! Senza medicine, senza fare esercizio e MANGIANDO a volontà. Golosa vivevo un VERO sogno ad occhi aperti! Il 15° giorno: 15 chili di PERDITA ammassi di cellulite che sono spariti e già 2 taglie in meno. Straordinario: più mangio e più dimagrisco! Per la sua salute, eviti di mangiare troppi grassi, troppi zuccheri, troppo sale.

Laura 1 mese più tardi, FIERA del suo peso stabilizzato a 52 chili!

SMS: 337 10 64 276

Oggi, sono molto alla moda. Indosso minigonne, tailleurs sexy, jeans attillati, bikini colorati, tacchi alti e scollature vertiginose… Non rifiuto NIENTE! Sono OVUNQUE a mio agio, l'andatura sicura, fiera del mio aspetto e tutto mi riesce!

Invii il suo ordine tramite sms indicando: codice media, codice prodotto, quantità, cognome, nome, indirizzo completo, cap, località, provincia, data di nascita, comune di nascita (solo per italiani), stato di nascita (solo per stranieri). ESEMPIO*: PC1510,C00D,ROSSI,ENRICA,VIALOMBARDIA,9,20123,MILANO,20/03/74,FIRENZE

Nessuno può immaginarsi neanche per un secondo che prima, ero grossa. Ho ritrovato una pelle soda, tonica, una pancia extrapiatta, dei glutei ben torniti e delle cosce filiformi… Gli uomini mi guardano con ammirazione, concupiscenza e mi rispettano.

Da rispedire a: Naturalfit P.O. Box 247 - 3940 AE Doorn - The Netherlands

Sa… non ho un mestiere facile. Ma ora, la mia nuova arma di seduzione è una vera leva che mi apre TUTTE le porte! La mia carriera di giornalista ne ha tratto dei benefici: sono salita di grado, ho più responsabilità e il mio stipendio è quasi raddoppiato! Ma il più felice, è il mio maritino. Si è innamorato del mio corpo ANCORA di più del primo giorno! E quest'anno, le nostre vacanze in riva al mare sono state idilliache. Com'era fiero di me, in spiaggia: non credeva ai suoi occhi. Quanto a me, ho una forma olimpionica, un'energia da vendere ed una gioia di vivere traboccante. Mi sento BELLA come non mai! Ma la cosa più strabiliante, è che dopo aver preso il mio trattamento, il mio peso si è completamente stabilizzato a 52 chili. Ideale! E in più, posso sempre mangiare ciò che voglio, senza pericolo di ingrassare. E' veramente una nuova vita che comincia quando si è magri. Allora, anche lei: scopra l'elisir Aceto di Sidro di Nonna Madeleine e come me, si sciolga a vista d'occhio! E resti magra, per sempre. Laura

Chiami il nr. 02 455 57 028 precisando il suo nome, cognome, telefono e il trattamento che vuole ordinare. Qualora non dovesse ritenersi soddisfatto/a dell’acquisto del prodotto, potrà avvalersi della facoltà di recesso ottenendo il rimborso totale di quanto ha versato (escluse le spese di spedizione e imballo). A tal fine sarà necessario inviarci una raccomandata con ricevuta di ritorno e tutti i prodotti ordinati per cui si intende chiedere il rimborso, entro 30 giorni dal ricevimento del pacco, così come descritto nella distinta di spedizione allegata nel pacco. Eseguita la procedura descritta nella distinta di spedizione, procederemo al più presto ad inviare il rimborso dell’ordine effettuato.

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ECCO LE RISPOSTE ALLE LETTERE DELLA SETTIMANA SCORSA Pubblichiamo la risposta della nostra lettrice Daniela a Carlotta che non sa come spronare il figlio 33enne ad andarsene di casa... Cara Carlotta, penso che tu abbia assolutamente raguone a volere l’indipendenza di tuo figlio. Visto che non ha problemi economici non vedo perchè debba restare a casa con i genitori. Certo, è più comodo farsi fare la lavatrice da mamma e trovare un piatto caldo la sera quando si torna dall’ufficio. Ma crescere vuol dire anche assumersi le proprie responsabiltà e accettare degli oneri che fanno parte dell’essere adulto. Questo glielo devi dire molto chiaramente e metterlo un pò alle strette. Comincia anche a renderlo autonomo in casa: non lavare più le sue cose, non mettergli a posto la stanza, non cucnare per lui. vedimo se così la capisce. Ti sembrerò un pò dura, ma a volte serve il pugno duro per ottenere dei risultati. Buona fortuna! Daniela, Sassari

Qui riportiamo, invece, il parere di Maria Grazia, che non ritiene sia un problema vivere coi propri genitori anche da adulti... Cara Carlotta, io non vedo tutta questa tragedia: se tuo figlio non si sente ancora pronto ad andare a vivere da solo, a prescindere dall’età. credo che sia bene che stia a casa con voi genitori. Io penso che quando troverà una ragazza spontaneamente deciderà di uscire di casa e costruirsi la propria indipendenza. Ma al momento sarebbe solo una spesa inutile ed evitabile. Penso che non sia il vivere da solo a fare di un ragazzo un uomo. Bisogna vedere altre cose. Secondo me sei troppo dura nel tuo giudizio. dagli tempo e vedrai che le cose prenderanno la via giusta in modo del tutto naturale. Maria Grazia, Copertino

LA DOMANDA DELLA SETTIMANA SE IL RAPPORTO LANGUE... COME RAVVIVARLO? Care lettrici di Adesso sono sposata ormai da molti anni. Il nostro rapporto è solido, con gli alti e bassi tipici di ogni coppia. Abbiamo due figli, ormai grandicelli, che epr fortuna non ci hanno mai dato grossi problemi. Una vita semplice, insomma, e abbastanza serena. Inevitabilmente, però, dopo anni il rapporto tra me e mio marito ha subito una trasformazione. L’amore cambia, è normale. Diventa simile a una profonda amicizia. Però a volte penso che mi piacerebbe recuperare quei momenti che un tempo riuscivamo a dedicarci e riprovare le emezioni che ci hanno fatto innamorare. Come potrei ravvivare un pò il nostro rapporto? Aspetto i vostri consigli. Grazie! Giuliana, Trieste

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L’Italia racconta il mondo

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PERSONAGGI

NUOVO LOGO PER LA RINASCITA

UN SIMBOLO RICCO DI SIGNIFICATO CELEBRA LA RICOSTRUZIONE DEL WTC DI NEW YORK

© Polina Merdinova

PROPAGANDA D’ALTRI TEMPI STILE RETRÒ PER I FILORUSSI

La ricostruzione del World Trade Center, a New York, è molto più che un’opera edilizia, molto più di un progetto architettonica. È la ricostruzione di un’identità, che nel lontano ma incancellabile 11 settembre del 2001 è stata drammaticamente lacerata. L’America decide di rialzare la testa e farlo alla grande, per dare prova di essere più forte delle minacce, della paura, dell’orrore del terrorismo. Il progetto di ricostruzione è sicuramente in grande stile: il WTC diverrà un complesso di strutture, tra cui il Reflecting Absence posizionato dove prima sorgevano le due torri abbattute: a sostituirle due cavità quadrate con pareti alte 20 metri e cascate artificiali, il Memorial Plaza con un bosco marmoreo, il Memorial Museum, il Performing Art Center e altri quattro grattacieli. Il logo che è stato ideato per racchiudere il senso profondo di un luogo che è storia è molto semplice, ma, in realtà, pregno di significati. Le cinque bande nere rappresentano i cinque grattacieli contenuti negli oltre 6 ettari del nuovo WTC; i due spazi bianchi nella prima riga ricordano i due fasci di luce che furono proiettati al posto del vuoto lasciato dalle Twin Towers dopo l’11 settembre. Anche l’inclinazione della parte alta del logo non è casuale: è un preciso angolo di 17,76 gradi, perché 1776 piedi è l’altezza del World Trace Center. Il logo, in toto, è una W, di WTC, e ricorda anche un tridente, simbolo di forza e resistenza. Sicuramente non è facile cogliere tutti questi significati a una prima occhiata, ma gli ideatori hanno voluto puntare sulla forza della semplicità.

DONNE ALL’ARREMBAGGIO

Che la propaganda in tutte le guerre sia un’arma potente quanto quele canoniche non è una novità. I leader di tutto il mondo, nei secoli dei secoli, hanno accompagnato le proprie decisioni militari a una macchina informativa potentissima per plasmare le menti delle folle. Nel 2014 ancora non possiamo sottrarci all’orrore della guerra, né al potere della propaganda. La città di Donetsk ne è un esempio. La città è una una delle roccaforti dei separatisti russi e, di conseguenza, una delle zone più calde del conflitto ucraino-russo. Tra le case ridotte in macerie e rifugi improvvisati, trova spazio un’insistente campagna di comunicazione anti-ucraina, fatta di volantini e murales che mirano a scaricare tutte le responsabilità dell’abbattimento dell’ MH17 e ad arruolare nuovi volontari.Guardando questi disegni, sembra quasi di fare un tuffo nel passato e si prova uno strano senso di inquietudine.

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Per tutte le giovani fanciulle inglesi desiderose di dare prova della loro forza e, evidentemente, spaventare l’altro sesso, quest’anno, a Broughton House, vicino a Kettering, si è tenuta la prima edizione di Mudderella. La competizione riprende il famoso Tough Mudder che si tiene negli Stati Uniti, ma la differenza non da poco è che questa versione è dedicata soltanto alle donne.Un’aspra guerra nel fango all’ultimo colpo per dare sfoggio della propria fisicità, arrampicandosi su pareti, strisciando nei campi, trasportandosi a vicenda sulle spalle e saltellando dentro e fuori copertoni, alla guisa dei soldati. Per essere una vera donna, a quanto pare, bisogna infangarsi fino al midollo e digrignare i denti. E pensare che c’è chi ancora crede che le donne siano il sesso debole... Ma è meglio che a queste ragazze tale opinione non venga mai esposta.


PERSONAGGI

IL SÌ DEI SÌ

TRE RELIGIONI

FINALMENTE CONVOLATI A NOZZE I BRANGELINA Questo è l’anno dei matrimoni. Ce ne sono a bizzeffe, per tutti i gusti. C’è chi fa in modo che se ne parli per mesi (prima e dopo) e chi lascia tutti a bocca asciutta sposandosi in gran segreto. L’effetto finale, tuttavia, è identico: se ne parla a iosa, si parla sul nulla. Ora almeno è uscita fuori, su People, una foto che ritrae la sposa, accompagnata da qualche indiscrezione sull’abito. A realizzarlo è stato lo stilista italiano Luigi Massi, dell’Atelier Versace, cui l’attrice si dice molto legata. “Luigi è come uno di famiglia per me e non potevo immaginare di farmi fare l’abito per le mie

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IN UNA

UNA CHIESA PER CRISTIANI, EBREI E MUSULMANI

nozze da nessun altro”. Sul velo, i disegni della moltitudine dei suoi bambini. Uno dei quali, sempre a detta di People, avrebbe prestato la cravatta a uno smemorato Brad Pitt che l’aveva dimenticata a casa. Dopo questo scatto che la coppia ci ha gentilmente concesso, aspettiamo altri fondamentali dettagli. Se no come facciamo vivere?

IL SUPER RAZZO PER MARTE L’UOMO CONQUISTERÀ ANCHE IL PIANETA ROSSO

“Siamo ormai in un viaggio di esplorazione scientifica e umana che porta su Marte”. Questo il commento di Charles Bolden, amministratore della Nasa, su un ambizio progetto che prevede lo sviluppo del razzo SLS, il Launch Space System, il vettore protagonista del programma di trasporto di esseri umani dalla Terra a Marte. Il sogno dal sapore molto fantascientifico viene a costare una cifra altrettanto fantascientifica di 7 miliardi di dollari. L’SLS, del resto, è il razzo più potente della storia delle missioni nello spazio della Nasa, di dimensioni enormi e in grado di inviare su Marte una squadra di astronauti.

Il super razzo sarà sviluppato dalla Boeing, che ha già firmato con l’Agenzia spaziale americana un contratto per 2,8 miliardi di dollari. Le dimensioni sono di tutto rispetto: 17 metri, quindi tre volte di più rispetto ai razzi attualmente in uso alla Nasa. Il primo volo di prova è previsto per il 2017, quando ci sarà il trasposto della capsula Orion, senza equipaggio. La Nasa, ad ogni modo, assicura che il team, già al lavoro, sarà pronto per il lancio non oltre novembre 2018. Non possiamo che attendere fiduciosi di assistere a quello che sarà un nuovo piccolo passo per l’uomo e un grande passo per l’umanità.

Un luogo di culto, di incontro, di preghiera che tenta di valicare i confini della temporalità, delle differenze, dei limiti mentali che da sempre generano divisioni e guerre che non sembrano poter trovare una fine. Berlino diventa protagonista di un progetto che ha le sembianze di un’utopia: racchiudere in un solo edificio una chiesa, una moschea e una sinagoga. L’idea, magicamente folle, è stata di un pastore protestante, di un imam e di un rabbino, che contano di costruire la struttura nel 2016, finanziando i lavori solo tramite donazioni. The House of One, questo il nome, rappresenterà un luogo di pace e di dialogo interreligioso, proprio in un momento storico in cui il conflitto Gaza-Israele ha gettato nuova aria su un fuoco che sembra non potersi spegnere mai. La chiesa, la sinagoga e la moschea all’interno della struttura saranno separate, ma ci sarà uno spazio centrale molto ampio dedicato al dialogo e alle iniziative comuni. La realizzazione del progetto ha un costo stimato di 43 milioni di euro e un quantitativo di problematiche ancora più ingente. I tre protagonisti del sogno, però, sembrano essere fiduciosi: “Vogliamo che i nostri figli vivano in un mondo in cui il futuro è la norma”, ha detto l’imam Kadir Sanci, impugnando un mattone tra le mani. Ma a sostenere il loro sogno c’è, senza dubbio, una grande fede che diventa, una volta tanto, forte collante.

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IN PRIMO PIANO

di Vincenzo Petraglia

LA STRAGE DEGLI INNOCENTI

L’OSTENTAZIONE DELLA VIOLENZA E LA STRATEGIA DEL TERRORE SONO, COME HANNO DIMOSTRATO LE RECENTI BARBARIE DELLO STATO ISLAMICO, TORNATE A ESSERE IL FULCRO DELLO SCONTRO FRA OCCIDENTE E ISLAM, CHE COME IN OGNI DIATRIBA NON HA MAI UN SOLO COLPEVOLE. INTANTO A PAGARE SONO I CIVILI. COME I 30 GIORNALISTI UCCISI NEL MONDO IN UN ANNO Un tempo, nel Medioevo, esistevano le pene esemplari. Quelle cioè che venivano comminate in piazza, sul patibolo, allo scopo di fare da monito, per chiunque vi assistesse, affinché ci si guardasse bene dal commettere reati simili, evitando così di finire proprio come il malcapitato di turno. Allo stesso tempo l’esecuzione pubblica aveva la funzione di saziare la sete di “giustizia” della folla nei confronti del presunto malfattore. O, se vogliamo, assolvere un po’ alla funzione che al tempo degli antichi romani avevavo gli spettacoli del Colosseo: dare libero sfogo all’esercizio del potere e della violenza che è, purtroppo, insito nell’animo umano. Oggi è cambiato lo scenario. Si è passati alle piazze e ai patiboli virtuali, ma realissimi. Quelli che, tramite un video e Internet, sono in grado di raggiungere in pochi istanti milioni di persone nel mondo. Proprio com’è accaduto per James Foley e Steven Sotloff, i due giornalisti statunitensi barbaramente decapitati dagli jihadisti dello Stato Islamico come forma di vendetta

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nei confronti di Obama e come monito al ravvedimento dell’Occidente infedele che il presidente americano rappresenta. Proprio in questi giorni ricorre il tredicesimo anniversario degli attentati dell’11 settembre 2001 alle Torri gemelle e al Pentagono, costati la vita a tremila innocenti. Un evento che ha segnato per sempre l’immaginario collettivo. Eppure da allora nulla pare essere cambiato. Anzi, sembrano addirittura aumentati l’ostilità e l’odio fra mondi che ben prima dell’11 settembre erano stati volutamente trasformati in uno scontro fra religioni, un conflitto tra Occidente e Oriente, fra due diversi approcci alla vita. Ora, come nella quasi totalità delle diatribe, la responsabilità di quanto accade non è mai solo di una delle parti in causa, ma di entrambe. Da un lato un ristretto numero di integralisti islamici continua a stravolgere completamente (e a dirlo non siamo noi - ce ne guarderemmo bene da ignoranti in materia! ma profondi conoscitori del testo sacro) lo spirito e le verità del Corano (che in-

neggia più all’amore che alla violenza), predicando odio nei confronti dell’Occidente ed esercitando la strategia del terrore. Dall’altro è anche vero che l’Occidente ha le sue responsabilità per le politiche imperialistiche spesso guidate da meri interessi economici. E ancora, come in passato, stiamo assistendo a un dejà vu da parte di questo Occidente che si sta organizzando per rispondere con ulteriore violenza alle provocazioni di chi lo dipinge come il Male assoluto. Intanto chi ne paga le conseguenze sono soprattutto i civili. Innocenti. Fra questi anche reporter coraggiosi come Foley e Sotloff. E come loro tanti altri che hanno deciso di mettere al servizio della verità la propria vita. Il Committee to protect journalists ha contato dall’inizio del 2014 trenta operatori dell’informazione uccisi su diversi fronti di guerra in tutto il mondo, non ultimi Simone Camilli, 35 anni, morto il 13 agosto a Gaza, e Camille Lepage, 26enne uccisa il 13 maggio durante un reportage nella Repubblica Centrafricana.



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L’Italia racconta l’Italia

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RIVOLUZIONE SCUOLA LA NUOVA RIFORMA PREMIA IL MERITO

Un’ampia trasformazione dell’universo scuola era auspicata da molto tempo da tutti. Da chi, da anni, cerca disperatamente di entrare a farne parte, da chi, anche esterno, si rende conto delle immense lacune del sistema. La riforma scolastica presentata da Renzi cerca di dare una scossa alle paludi del precariato e a un sistema educativo ormai antiquato. Che poi questa soluzione sia realmente efficace, non è dato saperlo per adesso. Il tempo ci darà le risposte. Le parole chiave del

piano di attacco sono formazione, merito e innovazione. Allo stipendio base dei docenti si aggiungeranno circa 60 euro in più ogni tre anni, ai docenti scelti su base di merito e, ogni anno, ci saranno dei bonus per chi svolge attività supplementari. L’aggiornamento professionale, dunque, sarà collegato in qualche modo allo stipendio. Questa è solo una delle modifiche previste. Ci si augura che l’incentivo economico porti a un miglioramento della qualità dell’insegnamento.

SISTEMI IL SUOLO PUBBLICO? IL COMUNE RINGRAZIA E TI FA LO SCONTO

PROBLEMI IN CASA PD

LA GOVERNATRICE DEL FRIULI ALLE PRESE CON GUAI SERI Colei che, agli esordi, venne indicata come il volto giovane del Pd in grado di portare una ventata di aria fresca nelle poltrone dei potenti, in realtà, al momento, sta avendo non pochi guai con i soliti vecchi problemi di sempre della politica. Debora Serracchiani, la governatrice del Friuli Venezia Giulia, si trova alle prese con guai piuttosto seri provocati dalla sua stessa squadra. Il suo assessore alla cultura Gianni Torrenti, infatti, è accusato di truffa aggravata ai danni della Regione. Secondo i pm, prima della nomina, Torrenti avrebbe costituito un’associazione, “Spaesati”, al solo scopo di

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incassare contributi aggirando la legge. I 170mila euro arrivati dalla regione sarebbero poi serviti a finanziare illecitamente “Bonawentura”, la coop di cui l’assessore è stato a lungo presidente. Altro che cultura. Altro che onestà e trasperanza, a quanto pare. per ora la Serracchiani, molto attiva quanto a presenze televisive, ha deciso per la sospensione di Torrenti e non ha accettato le dimissioni. Problemi, come se non bastasse, anche la Corte dei Conti che denuncia le assunzioni sospette di due interinali. Insomma, quando si parla di politica, l’onestà sembra sempre un’utopia.

Forse d’ora in poi saremo tutti quanti incentivati a darci un po’ da fare per sistemare spazi non propriamente nostri, ma pubblici. Se fra condomini, ad esempio, decidiamo di sistemare il marciapiede davanti al palazzo, cancellare qualche deturpante murales e, perché no, tappare qualche buco, non avremo solamente un “grazie” di rimando ma, grazie al decreto legge “Sblocca Italia”, un bello sconto sulla Tasi, la tassa sulla casa. Solito discorso vale per i negozianti: se decidono di prendersi carico del suolo pubblico su cui si affacciano, magari aggiustando e abbellendo qualche aiuola e montando un palco per i concerti, oltre al “grazie” di cortesia, il Comune risponderà con l’annullamento della tassa sui tavolini per qualche mese. Questa piccola devolution del decoro urbano potrebbe rivelarsi una mossa astuta, che permetterà la sistemazione di aree urbane abbandonate a loro stesse, o anche un fallimento totale, se la mancanza di soldi da investire per i cittadini impedirà loro di fare qualsiasi tipo di intervento. L’idea viene dalla Gran Bretagna. Speriamo che gli Inglesi ci abbiano visto lungo.


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ALITALIA,

BYE BYE TORINO!

FINE DEI VOLI ALITALIA DA CASELLE VERSO IL SUD

BABY SITTER DOC

A NAPOLI ARRIVA IL BOLLINO BLU PER TATE CERTIFICATE mine è usato per identificare le donne che mettono la propria casa a disposizione dei bimbi, affinché possano giocare, riposare, mangiare e socializzare. Queste due figure, però, non si improvvisano: vengono finanziati, infatti, dei corsi di formazione per un costo di 200mila euro, dalla Regione Campania su fondi europei. Possono partecipare alla selezione le candidate che abbiano tra i 18 ed i 50 anni e che risiedano in uno dei Comuni previsti dagli ambiti territoriali indicati nell’avviso pubblico. Certo è che, in Campania, si andrà sul sicuro.

IMMONDIZIA, QUANTO CI COSTI? L’ITALIA RISCHIA UNA MULTA SALATISSIMA

60 milioni di euro. Una cifra da capogiro e impensabile per qualunque paese al mondo, per non parlare del nostro, ormai piegato dalla crisi. Questa è, di fatto, la richiesta di condanna per l’Italia di fronte al Corte di Giustizia europea, da parte dell’avvocato generale della Ue per la continua utilizzazione delle discariche abusive. Del resto, gli avvertimenti c’erano stati, ma sono caduti nel vuoto, per la mancata messa in sicurezza dei 218 impianti abusivi. Il salasso sarà operativo nel momento in cui la sentenza passerà in giudicato. Nel 2006, infatti, era entrata in vigore a livello europeo una legge che imponeva l’obbligo di creare una rete adeguata di appositi impianti di smaltimento. Il nostro Paese, naturalmente, non ha provveduto ad adeguarsi e ora corre dei rischi davvero seri. Anche la Grecia, in passato, si era trovata in una situazione simile ma la multa si era limitata a 54mila euro giornalieri e 22 milioni di euro forfettari.

Quello che fa riflettere, oltre all’amarezza per essere sempre agli ultimi posti quanto si tratta di legalità, è che il nostro Paese troppo spesso si trovi a non rispettare dettami che sono alla base della civiltà e della sicurezza generale. La politica italiana sembra essere quella di fare finta di niente, finché possibile. Quando ci troviamo alle strette, però... come ci saltiamo fuori?

© Paolo Cerutti

Se pensavate che fare la baby sitter fosse un lavoretto facile da procurarsi, bhe, è ora che cambiate idea. O almeno, se abitate a Napoli e provincia. Il comune, infatti, ha deciso di creare un esercito di baby sitter certificate che verranno inserite in un apposito elenco a cura dell’ente locale di Piazza Matteotti. Ad affiancare queste trenta fortunate, arriveranno 18 Tagesmutter, parola tedesca che significa “mamme di giorno”. In passato, la tagesmutter era la contadina che accudiva i figli delle altre lavoratrici agricole, mentre queste erano nei campi. Oggi il ter-

L’Italia sarà un po’ meno unita molto presto. Sì, perché Alitalia ha deciso di levare le tende dall’aeroporto Caselle di Torino. Spariscono i voli per Catania, Alghero, Lamezia, Bari, Palermo e Reggio Calabria. A lanciare l’allarme è Sagat, la società che gestisce l’aeroporto di Torino. Dal primo ottobre, dunque, molti voli in meno. Rimarranno quelli giornalieri per Napoli e quelli per Roma e Tirana. Dietro la decisione ci sono, ovviamente, motivi economici. “Sono rotte economicamente poco sostenibili — spiega la compagnia — E nel momento in cui si riducono le dimensioni per aumentare la produttività si tengono le rotte che rendono e si tagliano quelle che perdono”. Fatto sta che in questo modo le rotte per il Sud verranno dimezzate, quelle per la Calabria azzerate, a discapito di almeno mezzo milione di viaggiatori l’anno. Come sempre vince il dio denaro. Perde la gente.

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I TUOI DIRITTI

CON...TANTI

SALUTI

AL CONTANTE

Pagamenti con banconote o assegni vietati oltre i mille euro. Mai per gli affitti. E obbligo di Pos per artigiani e commercianti: istruzioni per l’uso per un’economia sempre più virtuale di Massimo Lanari

C

he siano pagamenti o incassi, agli italiani piace il contante. Da noi, circa il 90% delle transazioni avviene utilizzando le banconote, contro il 60% del resto d’Europa e il 30% degli Stati Uniti. Secondo una ricerca del Politecnico di Milano, ogni anno un italiano compie mediamente 31 transazioni elettroniche tra carte di credito, bancomat e bonifici via internet, contro le 54 della Germania, le 140 della Francia e le 175 del Regno Unito. Perché? Evasione fiscale? Resistenza al cambiamento? O forse l’idea che ogni acquisto deve avere una sua “materialità”, uno scambio immediatamente «a vista del portatore», come recitava la scritta sulle vecchie lire? Forse un po’ tutto questo. I nostri politici, però, da alcuni anni hanno dichiarato guerra al contante, con l’obiettivo di stroncare l’evasione fiscale: ogni transazione elettronica è infatti tracciabile e controllabile, il contante no.

LIMITE MILLE EURO

Prima del 2011 il limite massimo sopra il quale l’utilizzo del contante era bandito era di 2.500 euro. Con la manovra «Salva-Italia» di Monti la soglia è stata abbassata a 1.000 euro, limite valido anche per gli assegni trasferibili. Dunque, se pagate 999,99 euro, potete farlo in contanti. Con un centesimo in più, no. Qualche mese dopo, per salvare boutique e negozi che sopravvivono solo grazie agli acquisti dei turisti russi, americani e giapponesi, è stata introdotta una deroga per i cittadini extracomunitari non residenti, con la soglia che sale a 15.000 euro. Attenzione, però: l’acquirente straniero deve consegnare fotocopia del passaporto e autocertificazione della sua non residenza sul suolo italiano.

PENSIONI E AFFITTI

Il limite vale anche per le pensioni: sopra i mille euro arriveranno direttamente in banca, sul conto corrente. Per gli affit-

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ti, invece, dal 1° gennaio 2014 la legge stabilisce che tutti i pagamenti debbano essere effettuati elettronicamente, anche quelli al di sotto della mitica soglia dei mille euro.

ARTIGIANI E COMMERCIANTI

Dal 1° luglio, inoltre, è scattato l’obbligo per commercianti, professionisti e artigiani di dotarsi di un Pos per il pagamento con carte di credito o bancomat. L’ennesimo onere in cui a guadagnarci, tanto per cambiare, sono le banche (un Pos costa mediamente 20 euro a mese, più commissioni tra lo 0,5 e l’1,5% su ogni transazione). Dunque se l’idraulico, il muratore o il meccanico

vi richiede cifre superiori ai mille euro, teoricamente niente contante. E, in ogni caso, se volete pagare elettronicamente qualsiasi importo superiore ai 30 euro, la controparte non può rifiutarsi.

IL GIALLO DELLE SANZIONI Per chi paga in contanti cifre superiori ai mille euro, si rischia una multa minima di 3mila euro, fino a un massimo del 40% dell’importo versato. Ma per gli artigiani e i commercianti che ancora non hanno il Pos... non è prevista alcuna sanzione.


Senza contenuto.

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FATTI DI UN TEMPO

ACCADEVA

IN QUESTA SETTIMANA… D’ANNUNZIO E LA PRESA DI FIUME Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, Italia e Jugoslavia iniziarono a litigare per il possesso di Fiume. Gabriele D’Annunzio, il poeta-soldato, reagì radunando alcune migliaia di legionari e occupando la città. Nacque così la Reggenza Italiana del Carnaro: nazionalista e socialista, militarista e libertaria, un’anticipazione del Fascismo ma anche del Sessantotto. A Fiume, infatti, circolavano droghe, si praticava il nudismo e veniva proclamata l’uguaglianza sessuale e l’«amore libero», anche per gli omosessuali. Durò poco: nel Natale del 1920 l’esercito italiano sgomberò i legionari. L’annessione all’Italia avverrà solo nel 1924.

Nel 1970 Salvador Allende vinse di un soffio le elezioni presidenziali cilene. Il neo-presidente avviò una politica di nazionalizzazioni, la «via cilena al socialismo», che dopo i primi risultati positivi provocò il crollo della produzione e una fiammata inflazionistica. La rivolta dei camionisti, la protesta dei ceti medi (movimento gremialista) e il conflitto con il Parlamento di centro-destra paralizzarono le istituzioni e gettarono il Paese nel caos. Era tutto pronto per il golpe: il generale Augusto Pinochet, sostenuto dagli Stati Uniti, prese il potere e bombardò la Moneda, il palazzo presidenziale. Allende morì, probabilmente suicida. E Pinochet instaurò una durissima dittatura militare che provocò migliaia di morti.

LA MORTE DI GRACE KELLY Bellissima, figlia di milionari americani, diva del cinema, principessa. E, infine, mito indiscusso. Grace Kelly giunse al successo negli anni ‘50, interpretando film come Mezzogiorno di fuoco e, con Alfred Hitchcock alla regia, Il delitto perfetto, La finestra sul cortile, Caccia al ladro. «Ghiaccio bollente», la chiamava il maestro del brivido. Nel 1956 smise di recitare e sposò Ranieri III di Monaco. Una mattina, contrariamente alle sue abitudini, decise di guidare l’automobile e di fare a meno dell’autista, per far posto a dei vestiti. A Cap d’Ail, al tornante detto «coude du diable» (gomito del diavolo), perse il controllo della vettura e precipitò in una scarpata, capovolgendosi più volte. La figlia Stéphanie si salvò, ma per Grace non ci fu nulla da fare: morirà il giorno dopo in ospedale.

L’ATTACCO ALLE TORRI GEMELLE

Poche date sono entrate nella storia così, nude e crude. Le spiegazioni sono superflue: gli schianti degli aerei, il crollo delle torri, il volto di Osama Bin Laden, sono immagini ancora troppo fresche. Tutti noi ricordiamo dove e con chi eravamo, in quel giorno maledetto. Due aerei-kamikaze si schiantano contro i grattacieli di New York, un terzo fa altrettanto sul Pentagono e un quarto cadde in Pennsylvania. I morti sono oltre 3mila. Dopo quel giorno, una catena ininterrotta di eventi. La guerra al terrorismo islamico, lo «scontro delle civiltà», Al Qaida che colpisce ancora. E poi i conflitti in Afghanistan e in Iraq, ancora drammaticamente attuali.

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FINESTRE SULLA CITTÀ

LA RIVOLUZIONE VERDE

DEL CAR SHARING

di Massimo Lanari

Grande successo nelle nostre città dell’auto condivisa, che permette di risparmiare e parcheggiare quasi ovunque. Ecco come funziona

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ollo, assicurazione, riparazioni, revisioni. E, soprattutto, benzina e gasolio sempre più cari. L’automobile si sta trasformando ogni giorno di più in un lusso. Che fare, allora? Da circa un anno, nelle nostre città, stiamo assistendo a un’autentica rivoluzione: quella del car sharing.

MILANO AL TOP

Secondo uno studio dell’associazione Amoer, con i suoi 90mila utenti Milano è la quarta città in Europa per car sharing, preceduta solo da Berlino (207mila), Londra (120mila) e Parigi (105mila), ben prima di Madrid (8mila) e Roma (2.500). In rapporto alla popolazione, Milano è addirittura la prima città in Europa. Il car sharing è attivo anche a Torino, Genova, Brescia, Padova, Venezia, Parma, Bologna, Firenze, Napoli e Palermo, e l’elenco è in continuo aggiornamento.

ENJOY E CAR2GO

Per capire cos’è il car sharing, met-

tiamo a confronto i due principali operatori, Car2Go (gestito da Mercedes-Benz con una flotta di Smart Fortwo) e Enjoy (gestito da Eni, Fiat e Trenitalia con 500 e 500L). Per accedere al servizio di Car2Go, basta registrarsi sul sito, fornire i dati della propria carta di credito e recarsi presso uno dei punti per il ritiro della tessera. Questa consentirà l’accesso a tutte le auto sparpagliate nella città: un’App visualizzerà le auto a noi più vicine. Dopo aver passato la card vicino al parabrezza, lo sportello si apre. Si parte. Giunti a destinazione, possiamo parcheggiare quasi ovunque e gratuitamente, compresi i parcheggi delimitati da strisce gialle o blu, e perfino nell’area C. Si può uscire anche dall’area soggetta al servizio (ma non dal territorio italiano), l’importante è che alla fine il viaggio abbia termine nell’area stessa. Ma quanto costa? Per l’attivazione si spendono 19 euro, a cui si aggiungono 0,29 euro al minuto o 14,90 euro all’ora. Le auto sono già munite di

IL CONFRONTO CON LA MACCHINA DI PROPRIETÀ Ma il vero confronto è quello tra car sharing e auto di proprietà. Secondo i dati riportati dall’Aci, una Fiat 500 di proprietà che percorre 15mila km all’anno costa annualmente 0,39 euro al km tra acquisto, carburanti, assicurazione, bollo, pneumatici e manutenzione. Se i km sono 5mila, si superano addirittura gli 0,50 euro/km. Come si vede, il car sharing è l’alternativa giusta soprattutto per sostituire “seconde auto” che usiamo solo in città e solo per pochi km all’anno.

carburante, ma con un pieno si ha diritto a 20 minuti di guida gratuita. Con Enjoy il funzionamento è molto simile: qui, anziché le Smart, abbiamo 500 e 500L, quindi possiamo utilizzarle anche se siamo in più di due persone. L’iscrizione è gratuita e tutta online. La tariffa è di 0,25 euro al minuto per la guida e 0,10 euro per la sosta. La tariffa giornaliera è di 60 euro e il rifornimento, esclusivamente in distributori Eni, è gratuito.

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Cristina

Chiabotto «IO E FABIO QUANDO CI SPOSEREMO, LO FAREMO LONTANO DAI RIFLETTORI!» di Vincenzo Petraglia

Intanto si prepara a festeggiare con un nuovo programma televisivo i suoi primi dieci anni da Miss. E qui racconta 28


Cristina Chiabotto (28 anni), eletta Miss Italia il 19 settembre del 2004, ha all’attivo diversi programmi televisivi. Nel 2006 vince, in coppia con Raimondo Todaro, Ballando con le stelle ed è proprio qui che conosce l’attore napoletano Fabio Fulco (44 anni), con cui forma una delle coppie più belle e affiatate del mondo dello spettacolo.

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Abito Enrico Coveri

uest’anno festeggia il decimo anniversario della sua incoronazione. Non come regina. Ma come Miss. Una delle Miss più amate di sempre e che più ha fatto strada. Cristina Chiabotto, che con l’inizio dell’autunno condurrà su La5 il programma tutto al femminile So Glam, So You, dedicato al fashion e al glamour fatto in casa, si racconta in quest’intervista fra ricordi di questo decennio che le ha, come lei stessa dice, letteralmente sconvolto la vita e nuovi progetti. Fra i quali ce n’è uno con un certo Fabio Fulco, il bellissimo attore napoletano, suo fidanzato, con cui forma una delle coppie più belle del mondo dello spettacolo. Cristina, fra qualche giorno spegnerai le tue prime dieci candeline, da quando... «Da quando la mia vita è cambiata radicalmente! Era il 19 settembre 2004 e quel giorno è iniziata la mia favola, che mi accorgo di star ancora vivendo appieno! Non posso, infatti, non pensare a quel momento come l’inizio della mia nuova vita». Tu sei forse la Miss che è rimasta più famosa e conosciuta fra quelle degli ultimi anni. Come mai secondo te?

«Penso non ci siano manuali al riguardo, io ho sempre cercato di essere soltanto me stessa facendo il mio personale percorso e sono fortemente convinta che oltre alla bellezza ci sia dell’altro che in genere colpisce di una persona. Al di là del concorso in sé, penso sia più importante il dopo perché di ragazze belle in giro ce ne sono moltissime, per cui quelle che rimangono più impresse e restano nel cuore delle persone sono quelle che dimostrano di possedere qualcosa in più oltre all’esteriorità, un mondo interiore vivo, palpitante che in qualche modo è capace di comunicare delle emozioni». Cos’è che piace di più di Cristina Chiabotto alla gente? «Forse la solarità ed è molto bello che le persone che mi stanno vicine, e quindi mi conoscono bene, mi dicono che in televisione appaio esattamente come sono nella vita reale di tutti i giorni. Credo che questo piaccia molto agli altri, la mia genuinità, il mio essere quella che sono senza maschere». Cosa ami di più del tuo carattere? «La positività e la solarità appunto. Mi piace sorridere e donare sempre un sorriso, se mi è possibile, a chi mi sta intorno».

come il titolo di più bella d’Italia le abbia stravolto la vita, cambiando molto anche la persona (timida) che era 29


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Cosa meno? «La pigrizia e il disordine che sono parte integrante del mio essere». Vedi cambiamenti nelle miss di oggi rispetto a quando sei stata incoronata tu la più bella d’Italia? «Le miss sono sicuramente cambiate ma le emozioni penso rimangano esattamente le stesse, tutte emozionate di fronte alle telecamere in un contesto a cui non si è certo abituate!» In che cosa le vedi diverse? Pensi che sia cambiato anche il concetto di bellezza? «L’aspetto fisico oggi è diventato un biglietto da visita quasi imprescindibile perché i tempi sono cambiati e la donna attuale è una donna che cura sempre di più il suo fisico e punta molto di più sul suo aspetto estetico». Che cos’è per te la bellezza? Esiste la bellezza oggettiva? «Penso di sì perché, anche se i gusti possono essere diversi e relativizzare ogni cosa, credo che di fronte al bello ci sia una sorta di oggettività di base. Detto questo, penso anche che la perfezione non esiste, anche se tutti noi probabilmente tendiamo a volerla inseguire costantemente. Anche le imperfezioni hanno il loro fascino, anzi sono proprio quelle che ci rendono forse più intriganti, uniche. È importante, secondo me, vivere il proprio aspetto fisico anche con una buona dose di autoironia, senza cercare di assumere il ruolo della bella statuina, altrimenti se si cerca sempre la perfezione, alla fine si finisce per non essere mai soddisfatte di se stesse. E di conseguenza si perde la propria serenità e il proprio benessere psicologico». Bellezza fa sempre rima con eleganza secondo te? «Se parliamo di vera bellezza, la bellezza oggettiva che dicevamo poco fa, direi che eleganza e bellezza vanno di pari passo». L’eleganza è qualcosa che si può apprendere o è un tratto innato della personalità? «Secondo me è un qualcosa di innato, che come tale si può soltanto affinare, ma che non si può costruire, se non c’è almeno una predisposizione di base. L’eleganza è un qualcosa che va al di là di ciò che indossi. Sta nel portamento e in ciò che sprigioni come persona.

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© A. Visconti-NutriAid / Cristina in Madagascar insieme con NutriAid, l’organizzazione umanitaria che si occupa di malnutrizione infantile e di cui è testimonial.

Se sei una persona elegante, anche se hai una scarpa da ginnastica, non perdi il tuo appeal». Che cosa trovi volgare nella vita? «L’eccesso nell’ostentare qualcosa». Cosa pensi delle modelle eccessivamente magre che si vedono sfilare sulle passerelle della moda? Non è questa in qualche modo una negazione della bellezza? «Purtroppo è il risultato di quello che viene chiesto a livello lavorativo a queste ragazze e personalmente preferisco un tipo di bellezza diverso, quello delle modelle bellissime degli anni Novanta, quindi una Cindy Crawford, una Eva Herzigova e tutte le altre di quegli anni, donne con un corpo sinuoso e capace di dare emozioni». Del tuo corpo qual è la parte che ami di più e quale quella che ti piace meno? «Il viso è la cosa che mi piace in assoluto di più, i piedi, invece, mi piacciono un po’ meno forse perché sono un tantino grandi! Calzo 41 anche se alla fine, essendo molto alta (182 centimetri, ndr), penso che comunque siano proporzionati e armonici rispetto a tutto il resto!». Se Cristina fosse un animale quale sarebbe? «Un delfino. Amo l’acqua e la libertà. Un delfino non è, infatti, intrappolato nell’acqua e ogni tanto può uscire per vedere il sole e la luce». Cosa non manca mai nella tua borsa? «C’è praticamente di tutto nella mia borsa. Sono tipo Mary Poppins! Quello che non manca praticamente mai è la mia agenda Anche se sono una piuttosto tecnologica, con iPad e tutto

quanto, ho bisogno sempre di scrivere sulla carta quello che devo fare...». A breve ti vedremo alla conduzione di So Glam, So You. Che cosa vuol dire essere glamour oggi? «Il nostro sarà un programma tutto dedicato al fashion che vede come protagoniste le persone da casa, donne comuni che interagiranno con noi e con le nostre fashion blogger che daranno consigli pratici. Essere glamour oggi significa essere originali e non scontate. Si può essere originali anche con semplicità e non essendo necessariamente artefatte. Ogni cosa, che sia un taglio di capelli o altro, è importante che sia sempre legata a te, a quello che sei. Si può sorprendere gli altri rimanendo fedeli a se stesse». Tornando alla bellezza, tu come te ne prendi cura? «La base ci vuole e io, e per questo dico grazie ogni giorno, sono stata fortunata. Poi certamente bisogna prendersi cura della propria persona cercando di mantenere bene il corpo il più a lungo possibile. E qui scatta l’attività fisica, stili di vita sani, il ricavarsi dei momenti di relax e benessere, l’alimentazione. Per esempio, quando gli altri mi vedono mangiare, mi guardano con gli occhi sbarrati, perché mi piace molto mangiare, anche se ovviamente cerco di mangiar bene e sano». Ti piace solo mangiare o sei brava anche ai fornelli? «Diciamo che sono più brava a mangiare che a cucinare! Nella mia famiglia, avendo per metà origini beneventane, si cucina benissimo e Fabio (Fulco, l’attore napoletano suo fidanzato, ndr) è bravissimo ai fornelli, per


cui... Mi siedo e mangio!». Qual è il cavallo di battaglia di Fabio? Quello con cui ti prende per la gola? «Ci piacciono molto i primi e lui con la pasta è veramente un cuoco provetto. Uno dei nostri piatti preferiti è pasta, pancetta e noci». In cosa siete più simili tu e Fabio? «Siamo molto simili nel modo di intendere la vita. Condividiamo i valori classici legati alla tradizione e alla famiglia». In cosa siete, invece, proprio diversi? «Nell’affrontare certe situazioni, che deriva dai nostri diversi vissuti e dal fatto che lui, essendo un po’ più grande di me (ha 44 anni, mentre Cristina di anni ne ha 28, ndr) ed avendo quindi più esperienza, ha un approccio alla vita diverso. Per esempio, io sono una persona che cerca di risolvere le cose sempre diplomaticamente, quindi anche se qualcosa non mi piace, cerco di farlo capire con delicatezza, senza farlo pesare troppo. Lui, invece, è molto più diretto e meno diplomatico». Cosa apprezzi di più di lui? «Apprezzo la sua forza, la sua costante ricerca di nuovi stimoli, la capacità di non abbattersi, anche nei momenti bui, che pure ha vissuto nella sua esistenza e da cui è sempre riuscito a rialzarsi e a ripartire più forte. Fabio è davvero un gran lottatore! E poi apprezzo molto il suo attaccamento ai valori profondi, veri, della vita». È arrivato per voi il momento del matrimonio? Ci state pensando? «Certo, il desiderio di unirci in tutto e per tutto davanti a Dio c’è e con esso anche quello di creare una bellissima famiglia. E quando arriverà il momento non lo annunceremo al mondo, perché è un qualcosa di molto privato che riguarda solo me, lui e le persone a noi più care e vicine. Non siamo da super party, ma per un matrimonio da celebrare con discrezione, lontani dai riflettori». Quale sarebbe il tuo matrimonio perfetto? «Mi piacerebbe fosse intimo appunto e viverlo in modo un po’ particolare, per esempio all’estero in un luogo originale, e fare poi in seguito in Italia la classica festa un po’ più tradizionale». Quanti figli ti piacerebbe avere? «Sicuramente vorrei più di un figlio. Credo che per un figlio sia bello con-

La Chiabotto in autunno condurrà su La5 il programma tutto al femminile So Glam, So You, dedicato al mondo del fashion e del glamour, con particolare attenzione alle acconciature e alla nail art (decorazione delle unghie). Le telespettatrici potranno interagire da casa con lo studio inviando video e foto al sito Internet www.16mm.it

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dividere le gioie e i dolori con un fratello o una sorella. Spero un domani di essere una buona mamma, presente ma non invadente nella vita dei miei figli, e di riuscire a conciliare tutto.Mi piacerebbe essere una buona madre come lo è la mia con me. È lei il mio modello!». In famiglia voi quanti siete? Intendo, hai fratelli o sorelle? «Una sorella, Serena, di sette anni più piccola di me. Studia giurisprudenza e vorrebbe diventare magistrato. Siamo due bellezze diverse. Lei è molto più nordica di me, bionda e con carnagione chiara. Ha preso da mio padre, piemontese doc, io invece più dalla parte beneventana di mia madre, con una pelle un po’ più olivastra. Siamo davvero legatissime io e Serena, come lo siamo tutti in famiglia, uno dei pochi punti fermi della mia vita, sempre al mio fianco, nei momenti belli come in quelli difficili». C’è stato un momento particolarmente difficile che avete dovuto fronteggiare insieme? «Un momento di grande dolore che è coinciso con un altro di grande gioia. La vita d’altronde è così: ti toglie, ma ti dà anche. Dieci anni fa, poco prima della mia vittoria a Miss Italia, abbiamo perso un mio cugino materno molto caro in un incidente stradale. Aveva 26 anni e io vissi Miss Italia anche un po’ come una missione per riportare il sorriso in casa. Le cose non capitano mai per caso...». Vedi un disegno superiore sulle cose che ci accadono? Sei credente? «Sono cresciuta dalle suore e la mia famiglia è molto credente, per cui ho un rapporto molto stretto con la fede. Ho vissuto il periodo di Giovanni Paolo II, che per me e i miei coetanei è stato sempre un faro, un punto di riferimento». Da giovane quale sei, come vedi il presente di molti tuoi coetanei che sono costretti ad emigrare per realizzare i propri sogni? «È molto triste ma è talvolta un’amara necessità, perché in questo nostro Paese non si danno alle nuove generazioni lo spazio e le opportunità che meriterebbero. Abbiamo un Paese bellissimo e dalle mille risorse, ma non riusciamo evidentemente ad amarci abbastanza come italiani e soprattutto siamo

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© A. Visconti-NutriAid.«Ho sempre creduto che questa mia favola personale avesse un ruolo speciale e non fine a se stesso, per cui se posso mettere al servizio di chi ha bisogno la mia immagine e un po’ del mio tempo, ne sono più che felice».

troppo spesso divisi e non facciamo squadra per valorizzare quanto abbiamo la fortuna di avere. Però, come mia natura, sono ottimista e sono convinta che prima o poi le cose cambieranno. D’altronde noi italiani siamo famosi per la capacità di riuscire a tirar fuori, ogni volta che siamo con l’acqua alla gola, sempre qualcosa di nuovo dal cilindro». Da bambina com’eri? Cosa sognavi di fare? «Ero veramente timidissima, non mi schieravo mai e me ne stavo sempre in disparte per non disturbare e non attirare troppo l’attenzione su di me. Per cui ancora oggi non riesco a capacitarmi come a diciotto anni la mia vita abbia preso il volo in un ambiente dove la timidezza è bene che non ci sia. Da lì si è scatenato nella mia vita una sorta di terremoto che mi ha fatta cambiare molto. Comunque da piccola il mio sogno era diventare psicologa o criminologa, perché mi ha da sempre affascinato la mente umana, quel crinale fra normalità e follia. In generale mi affascina capire cosa c’è dietro ogni cosa, anche gesti estremi. Per esempio, in questi ultimi tempi si parla tantissimo di violenza sulle donne e omicidi che le vedono coinvolte come vittime. Una realtà inquietante e che mi spaventa molto, ma allo stesso tempo vorrei capire cosa passa per la testa a quegli uo-

mini che arrivano a commettere certi inaccettabili crimini». Cosa consigli alle donne vittime di violenza? «Di non accettare neppure un minimo gesto di violenza. A volte uno tende a perdonare perché, da innamorate, non si riesce a guardare razionalmente alla realtà. Però è importante capire che si parte da piccoli gesti di sopruso e di violenza e si arriva poi all’irreparabile. Per cui, alle prime avvisaglie, meglio lasciare e denunciare la persona che ci fa del male». Quando non lavori cosa ti piace fare? «Amo ascoltare musica di ogni genere: italiana, straniera, melodica, rap. E poi mi piace godermi gli affetti, leggere e viaggiare». Il viaggio più bello che hai fatto? «Più di uno. Maldive, Bahamas e Seychelles, come viaggi da turista. E poi un viaggio in Africa, in Madagascar, dove sono andata con l’organizzazione umanitaria NutriAid, di cui sono testimonial. Si occupa di malnutrizione infantile ed è stata un’esperienza magnifica. Ho incontrato bambini che non hanno nulla ma che hanno sorrisi che ti entrano davvero dentro. Ho sempre creduto che questa mia favola personale avesse un ruolo speciale e non fine a se stesso, per cui se posso mettere al servizio di chi ha bisogno la mia immagine e un po’ del mio tempo, ne sono più che felice».


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SPECIALE MISS ITALIA

CHI È LA PIÙ BELLA DEL REAME? LE MISS DI IERI E DI OGGI di Chiara Mazzei

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IL 14 SETTEMBRE RITORNA, SU LA7, IL CONCORSO CHE ELEGGE LA PIÙ BELLA D’ITALIA. UNA FULL IMMERSION TRA LE NOVITÀ DI OGGI E LE CURIOSITÀ DEL PASSATO

C’

è chi lo innalza a paradigma della commercializzazione del corpo femminile, chi lo stigmatizza per i canoni estetici imposti, chi ne fa una bandiera dell’emancipazione femminile e chi, invece, coglie semplicemente l’occasione per vedersi qualche bella donna. Amato ed odiato, Miss Italia rappresenta, comunque un appuntamento fisso del palinsesto televisivo e, soprattutto, un’occasione che offre visibilità a moltissime aspiranti attrici, showgirl, conduttrici

o, perché no, fidanzate di. Il concorso, giunto alla 75esima edizione, si presenta quest’anno con grosse novità e ataviche conferme. Cambiano le regole, negli anni, cambiano i canoni estetici, le taglie e le misure ammesse. Cambiano i conduttori, la location, la rete televisiva che trasmette l’evento. Ma certe cose non cambiano mai. Ad esempio le polemiche. Quelle sono come il mascarpone nel tiramisù. Non si scappa. Possono essere legate alle ingiustamente escluse, alle assurdamente incluse, ai conduttori più o meno idonei, alle regole più o meno al passo coi tempi. Eppure ogni anno è sempre un gran battibeccare intorno a un appuntamento che, di fatto, incuriosisce un po’ tutti. Se non altro per vedere, poi, che fine farà la reginetta o il colpo di coda della seconda o della fuori classifica che, a sopresa,

emerge oscurando la vincitrice. Pensare che il concorso nasce nel 1939 col bellissimo nome 5000 lire per un sorriso, per sponsorizzare un dentifrici. Viene sospeso poi durante il secondo conflitto mondiale, per riemergere poi come Miss Italia nel 1946. Da quel lontano anno, molti sono stati i cambiamenti, atti soprattutto ad adeguare il concorso alle mutazioni dei tempi, ai nuovi contesti sociali e culturali cui inevitabilmente è andato inconro il Paese. È del 2002 la scelta di non ammettere al concorso le miss minorenni, così come quest’anno, finalmente, vengono ammesse anche le trentenni. Dagli inizi degli anni ‘90 il concorso fa campagne contro l’anoressia, ma bisogna aspettare il 2011 perché possano accedere alla gara anche le taglia 44. Facendo due semplici calcoli di

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proporzione, fa un pò specie pensare che ci sia voluto così tanto per ammettere una taglia assolutamente normale per delle donne alte intorno al metro e ottanta. Meglio tardi che mai. Nel 1994 un altro traguardo importante, che permette al concorso di stare al passo coi tempi: vengono ammesse anche le miss madri e sposate. Quest’anno è un anno di prime volte: prima volta su La7; prima volta con la conduzione di Simona Ventura; prima volta in cui l’età massima delle partecipanti è 30 anni (contro i 26 fino all’anno scorso); prima volta in cui sono ammesse ragazze nate in Italia da genitori stranieri che, per motivi burocratici, non hanno ancora ottenuto la cittadinanza italiana pur avendone diritto. Ci piace credere che questa nuova regola non darà adito alle imbarazzanti polemiche sulla necessità di difendere la tipicità della bellezza italiana che già hanno infangato il concorso di bellezza a Livorno, che ha visto vincitrice la bellissima Cioma Ukwu, rea di essere di origine nigeriana e, pertano, di colore, cosa che ha fatto inorridire i paladini della razza ariana, pardon, italiana. In attesa di scoprire chi sarà incoronata bella fra le belle, facciamo un tuffo nel passato per scoprire qualche curiosità del concorso.

mente definita la Loren, qualche grande parte in qualche film diciamo che l’ha fatta. Correva l’anno 1983 quando una prorompente e e sicilianissima Maria Grazia Cucinotta si aggiudicava solo il terzo posto del podio, battuta da Raffaella Baracchi. Raffaella chi? Direte voi. Ma Maria Grazia le sue rivincite se le è presa eccome. Oggi produttrice di successo, è comparsa a questo Festival di Venezia nelle vesti di spumeggiante pin up all’età di 46 anni. Chapeau, Maria Grazia! Il 1960, invece, vede vittoriosa Layla Rigazzi.Un nome che vi dirà poco niente. Qualcosa di più, invece, dovrebbe dirvi Stefania Sandrelli colei che, nella sua carriera, ha recitato con registi del calibro di Monicelli e Bertolucci. Ebbene, anche lei non vinse. Ma, alla fine, importa davvero?

ILLUSTRI PERDENTI

Come spesso succede nei concorsi e nelle gare, siano esse di bellezza, di musica o di qualsiasi talento al mondo, non è detto che il vincitore sia, effettivamente, colui che poi avrà il maggior successo. Nella storia di Miss Italia esiste una lunga schiera di giovani bellezze che, pur non avendo vinto il concorso, hanno trovato un immenso successo come attrici o conduttrici. Della serie ride bene chi ride ultimo, certe miss si saranno mangiate i gomiti sul momento ma in seguito, in cuor loro, avranno fatto una sonora pernacchia a chi le ha battute sul podio ma poi non ha messo piede nel mondo delle celebrità. È il caso, per cominciare col botto, di una certa Sophia Loren che nel 1950 si dovette accontentare della fascia di Miss Eleganza perchè la corona della più bella andò ad Anna Maria Bugliari. La quale, però, dopo piccole parti in piccoli film, fece perdere le sue tracce. Mentre quella “spilungona troppo magra, male impostata”, come era stata clamorosa-

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MARTINA COLOMBARI Nata a Riccione nel 1985. la Colombari è sposata da 10 anni con l’ex calciatore del Milan Billy Costacurta, dal quale ha avuto il figlio Achille. Dopo aver vinto la corona di Miss Italia nel 1991, ha, fra le altre cose, sfilato per grandi nomi quali Versace, Armani, Cavalli e Blumarine.


SPECIALE MISS ITALIA

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LE PIÙ AMATE

La stragrande maggioranza delle Miss non ce le ricordiamo. Neanche sforzandoci immensamente, potremmo ricordare i loro nomi o i loro volti. Capita. Non tutti sono votati a diventare celebrità. Altre, invece, hanno saputo sfruttare questa esperienza come un trampolino di lancio e la propria bellezza come passpartout per quelli che erano i loro reali obiettivi. È questo il caso di Roberta Capua, che vinse il concorso nel 1986, seguendo le orme della madre che lo vinse nel ‘59. Altre miss amatissime, Martina Colombari, reginetta nel ‘91, Anna Valle, nel ‘95, e Cristina Chiabotto, nel 2004: belle, bellissime, ma con anche qualcosa da dire.

UN’OTTIMA ANNATA

Per i vini ci sono annate per cui gli intenditori pagherebbero cifre esorbitanti. Beh, nel concorso di Miss Italia ci sono annate che hanno sfornato una serie di personalità destinate a ricoprire ruoli importanti nel mondo dello spet-

La reginetta del 2012, la siciliana Giusy Buscemi

LA PATRON PATRIZIA MIRIGLIANI RACCONTA MISS ITALIA... SIAMO GIUNTI ALL’EDIZIONE NUMERO 75. COSA È RIMASTO UGUALE E COSA È CAMBIATO? Di uguale è rimasta la concezione e la filosofia di Miss Italia, il concetto di tradizione che si perpetua ogni anno. Di diverso ci sono sicuramente le ragazze, le donne che si mettono in gioco: capiscono che la bellezza è una delle chance che hanno e va usata per avere una possibilità in più. CHE QUALITÀ DEVE AVERE UNA MISS DEL 2014? Deve essere una Miss dei giorni nostri, consapevole delle problematiche del mondo odierno ed inserita nel contesto culturale odierno. Mi piace dire che la Miss di oggi deve essere sociale ed ecoglobal, social non solo nell’utilizzo dei social network, ma nel modo di comunicare, che oggi è completamente diverso.

IN CHE MODO VIENE TUTELATA LA FIGURA FEMMINILE NEL CONCORSO? In tutti questi anni abbiamo sempre tutelato la figura della donna. Attraverso il concorso vogliamo valorizzare l’immagine femminile e sono contenta di poter dire che tutte le ragazze che abbiamo portato al successo hanno fatto delle buone scelte di vita. UNA CONDUTTRICE COME SIMONA VENTURA QUALE VALORE AGGIUNTO APPORTA ALLA TRASMISSIONE? Io penso che tutto ha successo quando arriva nel tempo e nel luogo giusto. Siamo ritornati in onda a settembre, che è il moemnto ideale, in un periodo storico giusto per raccontare una donna diversa, in una tv, La7, che dà molta libertà. In questo contesto, Simona Ventura è una donna ironica e adatta per parlare alla gente.

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SPECIALE MISS ITALIA Da sinistra, dall’alto, Gina Lollobrigida, Sophia Loren, le finaliste del 2014, Anna Valle e Lucia Bosè.

tacolo e non solo. Il 1947, ad esempio. Vinse la splendida Lucia Bosé, che ebbe, poi, una carriera sfolgorante nel mondo del cinema, recitando con Antonioni, Bunuel e Fellini, per citarne solo alcuni. Ma quello fu anche l’anno di altre partecipanti di tutto rispetto. Al secondo posto, infatti, si classificò Gianna Maria Canale, che ha recitato in molti film di successo. E il bronzo è andato a nientemeno che la nostra Gina Lollobrigida, icona del cinema italiano come poche altre nella storia. Se non bastasse, in gara quell’anno era presenta anche Silvano Mangano. Insomma, poker d’assi per quella edizione. Ci sono, dunque, ottime annate, che regalano donne destinate a lasciare un segno nel mondo dell’arte. E poi ci sono annate che regalano altrettante celebrità, tutte insieme. Il 1997, 50 anni dopo la Loren, il concorso ha sciorinato una cinquina non indifferente Vinceva Claudia Trieste, che non trova però un futuro nel mondo delllo show business. Ma fra tutte quelle gambe affusolate e i sorrisi ammiccanti, ce ne furono alcuni che un futuro l’hanno trovato eccome. Bisogna essere grandi attrici? Studiare all’accademia? Prendere lezioni di dizione? Macché. Basta innamorarsi perdutamente della persona giusta. Vedi Elisabetta Gregoraci, la show girl sposata con Flavio Briatore che, corona di miss o no, sicuramente problemi non ne ha. Il 1997 sforna anche Silvia Toffanin, che si accasa, invece, con Pier Silvio Berlusconi. E anche in questo caso, ci sentiamo di poter affermare che, in barba alla corona da reginetta, problemi non ce ne sono. Ecco che tra le miss di quell’anno spunta anche una certa Mara Carfagna. Lei va oltre. Macché letterina, macché Buona Domenica. Lei entra direttamente in politica. Si taglia i capelli corti ed ecco che si trasforma in una perfetta parlamentare. Infine, a completare la squadra ‘97, due talenti che si sono affermati con le loro capacità al di là del bel viso e dell’avvenenza fisica. Sono Annalisa Minetti, divenuta cantante, e Christiane Filangeri, brava attrice che ritroveremo nei Cesaroni.

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CINEMA PERSONAGGI VENEZIA

FRANCESCO ARCA SONO UN RAGAZZO FORTUNATO di Laura Frigerio

L’attore toscano, premiato alla 71ª Mostra del Cinema di Venezia, si racconta e ci parla in anteprima dei suoi prossimi progetti

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rancesco Arca ha la fama di “bello e impossibile”, ma in realtà è un ragazzo molto semplice e dolce, che sta cercando di ritagliarsi il suo posto nel mondo del cinema a piccoli passi, mettendo il talento (e non la fisicità) al primo posto. Un talento, il suo, che è stato premiato alla 71a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove come ogni anno si è tenuta la cerimonia dei Premio Kinéo dedicati al cinema italiano... Alla Mostra del Cinema di Venezia hai ricevuto il Premio Kinéo Diamanti per il cinema come migliore

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attore protagonista. Che emozione è stata per te? «È stato tutto così bello, che alla fine ero stravolto. È stata la mia prima volta a Venezia e devo dire che andarci per prendere un premio come questo, tra l’altro per un film che ho amato così tanto come Allacciate le cinture, è stata un’emozione fortissima». Allacciate le cinture è anche stato il tuo vero e proprio esordio sul grande schermo, giusto? «Si, a parte una piccola esperienza nel cinema indipendente, questo è il mio primo film per il cinema. È stato un lavoro lungo seguito poi da una pro-

mozione intensa, il tutto orchestrato da un regista come Ferzan Ozpetek. È stato il mio battesimo del fuoco. Ora però basta guardare il passato, preferisco rivolgere il mio sguardo al futuro, verso quello che ci sarà». E sai già cosa ci sarà? «Beh si, un’idea me la sono fatta, anche perché ho diversi progetti in cantiere». Ce ne puoi svelare qualcuno o è ancora tutto top secret? «Un paio sono ancora top secret, nel senso che al momento non ne posso parlare (anche per scaramanzia!), ma posso dire che uno è televisivo e


CINEMA VENEZIA

l’altro cinematografico. Diciamo che continuo a seguire entrambi i binari». Ti rivedremo ne Le tre rose di Eva e in Rex? «Ne Le tre rose di Eva no, perché il ‘mio’ Bruno Attali ha lasciato la Toscana con la sua famiglia e non ha alcuna intenzione di tornare. È invece confermata la mia terza stagione di Rex, tanto che dovrei tornare sul set tra poco. Ci tengo molto a questa fiction, perché stiamo parlando di una serie tv storica che ormai viene esportata in ben 104 paesi. La Rai poi ci tiene parecchio e io, lo devo ammettere, ne sento un pochino la responsabilità». Com’è girare le scene con questo eroe a quattrozampe? «Con il cane le tempistiche si allungano molto, ma credo che sia inevitabile. Ogni scena con lui va girata come minimo 10 volte se non di più, anche perché devi stare sempre attento e avere tanta pazienza, perché devi dargli il tempo di capire quello che succede in modo tale che possa seguire i tuoi movimenti. Naturalmente viene seguito da un addestratore, che è sempre con lui. Devo dire che il set di Rex si sta rivelando una grande palestra attoriale per me. D’altra parte lo dicono tutti che recitare al fianco di animali (ma anche di bambini) ti fa crescere». A proposito di palestra. Tu hai indubbiamente il physique du role, ma hai dovuto fare un allenamento

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particolare per entrare nei panni del commissario Marco Terzani, amante della boxe? «Dal punto di vista atletico non ho fatto nulla, mentre ho seguito dei corsi per maneggiare la pistola e quest’anno ho preso un maestro d’armi personale per poter essere il più possibile vicino alla realtà». Al teatro ci hai mai pensato? «In realtà ho già fatto tre piccole esperienze nei teatri off, un circuito che continuo a frequentare per poter imparare. Al momento non ho ambizioni di calcare altri palcoscenici, perché non ho ancora la tecnica per farlo». Sei stato più volte paragonato a Gian Maria Volonté. Che effetto ti fa? «Per me è un onore, anche se il paragone è soprattutto a livello estetico, di intensità di sguardo. D’altra parte stiamo parlando di un mito, uno dei più grandi attori della storia del cinema italiano». Quali sono i tuoi film ‘cult’? «Questa è la classica domanda che mi mette in difficoltà, perché ce ne sarebbero tantissimi. Quelli però che considero epocali sono C’era una volta in America e I soliti sospetti». Se dovessi sognare in grande, con chi vorresti lavorare un giorno? «Vorrei tornare sul set con un regista turco di nome Ferzan Ozpetek! Lui è stato un maestro per me e amo lo

Francesco Arca, classe 1979, ha esordito nel 2004 a Uomini e Donne di Maria De Filippi, esperienza cui sono seguiti diversi ruoli sul grande schermo e in tivù, fra cui quello ne Il commissario Rex.

sguardo che ha sul mondo e sugli esseri umani». Tu sei molto amato dal pubblico, soprattutto femminile. Cerchi di creare un contatto con i tuoi fans o tendi a tenere le distanze? «I miei fans sono importantissimi per me e non potrei mai trascurarli. Sono molto attivo sui social network, in particolare su Twitter e Instagram, che tengo come fossero un diario. A volte parlo del sociale o di politica, ma poi aggiorno chi mi segue su quello che faccio, su dove vado in vacanza e via dicendo». Avresti pensato, qualche anno fa, che saresti arrivato fin qui? «A dire la verità no. Devo dire che sono stato anche molto fortunato nel mio percorso di attore, perché questo è un mestiere difficile e conosco tanti ragazzi talentuosi che escono dal centro sperimentale ma poi non trovano lavoro. Io non ho fatto alcuna scuola (anche perché quando ho iniziato a recitare non ero giovanissimo) e ho cercato di imparare sul campo, andando avanti passo a passo senza farmi troppe aspettative. Sono felice di come sono andate le cose fino a questo momento, ma se domani dovesse finire tutto quanto non me ne dispererei, ma sarei consapevole di avere fatto un’esperienza bellissima».

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MAMMA che stile

IN SPIAGGIA come in passerella. Birkin lime stretta in una mano e il figlio Liam Elijah dall’altra, Claudia Galanti attende il tender che li porterà allo Yacht del compagno, l’imprenditore multimilionario franco-svizzero Arnaud Mimran.

BIONDISSIME E COORDINATE Jerry Hall e Georgia May, rispettivamente ex moglie e figlia di Mick Jagger

COME SORELLE Yasmin e Amber Le Bon. La top model più invidiata degli anni ’80 per aver sposato Simon Le Bon, posa con la figlia avuta dal marito e che ha seguito le sue orme sulle passerelle.


MODA PERSONAGGI SORRIDENTE Non sbaglia un colpo nemmeno per accompagnare le figlie all’asilo Sarah Jessica Parker. La diva di Sex and the City, sfoggia una mise ineguagliabile: un sorriso contagioso mentre stringe a sé la piccola Marion seguita dall’altra gemellina Tabitha per mano alla tata.

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BELLISSIMA SEMPRE E COMUNQUE Gisele Bündchen all’uscita dall’aeroporto con l’ultimogenita Vivian Lake, avuta dall’altrettanto bellissimo marito, Tom Brady, quarterback per i New England Patriots.

Si può essere tutto: mogli, mamme, lavoratrici e non perdere un pizzico del proprio fascino. Anzi, spesse volte … Aumenta! ZOOM sulle coppie più chic dello star system, rigorosamente formate da Madre & Figlia/o 43


NELL’ARMADIO i trends e i pezzi Miranda Kerr

Sfilata Dior AI 2014/15

In bouclé M Missoni

In pitone Vladimiro Gioia

“il ROSSO è nuovo nero”

In pelle metallizzata J Brand Gilet Simonetta Ravizza

“non solo pelle” ... ma anche lana bouclé o denim.

Bordeaux Doria 1905

Cortissimo De Tomaso

Caban UNITED COLORS OF BENETTON

... perfetto non solo per accessori e dettagli , è una scelta azzeccatissima anche per un capospalla Senza dita Bruno Carlo

still life: TRENDFORTREND.COM

La giacca più famosa dal Grease di Olivia Newton Jones in poi si conferma MUST di stagione


irrinunciabili per il prossimo autunno /inverno di Federica Piacenza

Pitonata Rodolphe Menudier

Tigrata MARKS&ANGELS In pelle SALAR MILANO

Jessica Chastain A maschera NATASHA MORGAN

Eco UNITED COLORS OF BENETTON

In cavallino Becatò

Bianca Brandolini d’Adda Zebrata MARKS&ANGELS

... non più solo leopardato o solo maculato ma anche zebrato, tigrato, pitonato , stampa cocco e addirittura giraffati. Lo stile animalier dilaga

Borchiata Richmond

“il secchiello”

Giraffate FABIO RUSCONI

“zoo metropolitano” Con zip WHITE IN 8

... capace, capiente, comodo e indimenticabile è di nuovo qui. La IT BAG anni ‘80 è tornata 45


MODA LOOK

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MiniME

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Il piacere e il divertimento di vestirsi uguali. Temi, colori, fantasie e stampe per GRANDI E PICCINI, in un gioco di ruoli in cui sembra di vedere doppio.

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BELLEZZA

COSMETICI e vitamine Q

di Manuela Blandino COSMETOLOGA

uesta settimana vorrei affrontare con voi un argomento tecnico, perché per acquistare i cosmetici in maniera consapevole, è necessario conoscere alcuni elementi. Di fronte ad un espositore con decine di marchi, spesso ci dirigiamo verso quelli che, grazie alla pubblicità, ci sono più noti. Spesso, però, la scelta è fatta sull’onda della novità presentata in quel momento ma, non sempre, il prodotto è giusto per le necessità della nostra pelle. Iniziamo a capire cosa ci racconta l’etichetta, soprattutto la formula, e in poco tempo, saremo in grado di scegliere, finalmente, il prodotto cosmetico giusto per noi.

La nostra pelle è un tessuto che va nutrito e idratato. Vitamine e sali minerali sono un reale toccasana: oggi, queste sostanze possono essere utilizzate nelle creme e nei sieri e apportare, quindi, il loro beneficio anche per via cutanea. Sono numerosissimi i cosmetici che puntano “sull’effetto vitamina”. Analizziamo, insieme, la funzione delle vitamine utilizzabili nei prodotti di bellezza. La Vitamina A protegge la cute e la mantiene sana prevenendo e contrastando l’invecchiamento cutaneo. Spesso è associata alla Vit. E perché, in sinergia, attaccano i Radicali Liberi, cioè i veri responsabili dell’invecchiamento di organi e tessuti. Essi sono dei dannosi frammenti molecolari che attaccano le strutture organiche sane innescando un pericoloso “effetto domino”: ogni Radicale libero, per neutralizzarsi crea un nuovo frammento molecolare ma, le Vitamine A ed E ci proteggono, bloccando questa degenerazione ed attivando una efficace rigenerazione dei tessuti. Sono

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vitamine presenti nelle creme e nei sieri idratanti e in quelli anti-age e, nelle formule le troverete sotto i seguenti nomi: Retinyl Palmitate per la Vit. A e Tocopherol per la Vit. E. Le Vitamine del gruppo B migliorano la qualità dell’epidermide, in quanto riequilibrano il film idrolipidico ed il pH cutaneo dello strato corneo superficiale. Sono vitamine che favoriscono un rinnovamento cellulare migliore e creano le condizioni ideali affinché la pelle rimanga sana. Sono utilizzate, con successo nei prodotti per pelle grassa grazie alla loro capacità per migliorare la texture cutanea. Nelle formule cosmetiche le troverete con i seguenti nomi: Panthenol, Biotin e Riboflavin. La Vit. C o acido ascorbico, ha dimostrato, in vitro, un reale effetto anti-age in quanto stimola le cellule cutanee profonde a produrre nuovo collagene, inoltre ha un efficace effetto schiarente ed anti-radicalico. È una vitamina sensibile alla temperatura, alla luce ed all’aria, quindi, per sfruttare al meglio le sue qualità, è meglio scegliere prodotti monodose, senza conservanti, meglio se liofilizzati.

CIELO ALTO Concentrato Multivitaminico Anti-età Orizya Siero intensivo ideale per proteggere i capelli dall’invecchiamento. Riequilibra il cuoio capelluto e combatte i radicali liberi grazie all’associazione delle Vitamine A ed E; l’estratto di Ippocastano svolge una importante azione stimolante sul cuoio capelluto, e la Vit. F in sinergia con le vitamine del gruppo B idratano e ristrutturano. La Vitamina H, inoltre, aiuta a mantenere i capelli sani e forti e a regolare la secrezione sebacea. L’estratto di peonia, infine, svolge un’azione lenitiva, mentre le proteine del riso e l’estratto di miele contribuiscono a rendere i capelli morbidi e setosi.

In questi prodotti, generalmente, la Vit. C (Ascorbic Acid) è pura, bisogna, però, ricordarsi che, dopo averla attivata, questa vitamina va utilizzata entro 24 ore per sfruttare al 100% le sue fantastiche qualità. Un gruppo di vitamine, assolutamente insospettabile, è quello degli acidi grassi essenziali o Vit. F, oli che vengono estratti dal Lino, Mais, Soia, Argan, Girasole, ecc. Essi giocano un ruolo fondamentale nella costituzione delle membrane cellulari e nel mantenere la pelle morbida, compatta ed elastica. Nelle formule cosmetiche sono individuabili grazie al loro nome botanico; ad esempio: Argan Oil, Helianthus annuus oil, Zea Mays oil, ecc. Come abbiamo visto, le vitamine, utilizzate nei cosmetici, associate ad un’alimentazione sana e bilanciata, ci donano infiniti benefici che sono indispensabili per mantenere in salute il nostro corpo e la nostra pelle.



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PERSONAGGI TV

UN’ALTRA VITA UNA FICTION TUTTA AL FEMMINILE di Stefano Padoan - foto Ralph Palka

Parte su Rai1 la serie in sei puntate dalle tinte decisamente rosa che vede nel cast Vanessa Incontrada e Loretta Goggi

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n Sei donne protagoniste, tre generazioni a confronto. Questi i “numeri” di Un’altra vita, nuova serie in sei puntate di Rai1 diretta da Cinzia Th Torrini che prende il via l’11 settembre. La rete ammiraglia della Rai per aprire la nuova stagione televisiva ha puntato su un intreccio di medical drama, commedia, romanticismo, dramma psicologico, racconto familiare dalle tinte marcatamente femminili. Una sorta di Jane Eyre in chiave contemporanea, in cui domina sulle vite delle protagoniste un mistero intricatissimo, proprio come il grande classico letterario di Charlotte

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Bronte. «Questo progetto – racconta la regista fiorentina – mi ha dato la possibilità di raccontare, come artista donna, una storia molto al femminile, vista con gli occhi delle donne. Molto raro avere in tv sei attrici protagoniste, sei personaggi femminili con tutte le loro sfaccettature». Scritta da Stefano Bises, Ivan Cotroneo e Monica Rametta, la serie racconta una storia di cambiamento. Protagonista della vicenda è Vanessa Incontrada. L’attrice interpreta Emma, medico in un ospedale di eccellenza, costretta a rimettersi in gioco per far fronte allo scandalo che manda in pezzi la sua

vita quando il marito Pietro (Cesare Bocci) viene arrestato per corruzione. Emma sceglierà di abbandonare gli agi della vita borghese trasferendosi, con le tre figlie, da Milano a Ponza. Su quest’isola sconosciuta, inizialmente ostile, riuscirà lentamente a ritrovare se stessa, complice l’incontro con Antonio (Daniele Liotti), uomo anch’egli in fuga da un passato turbolento. Nel cast anche Loretta Goggi e Francesca Cavallin. Cinzia Th Torrini, famosa per aver diretto Elisa di Rivombrosa e Terra Ribelle, racconta come è stato lavorare con l’attrice di origini spagnole: «Con Vanessa Incontrada


si è creato subito uno straordinario feeling: insieme abbiamo scavato nell’anima di questa madre, ripensando alle nostre madri». Un’intesa che è destinata a durare, almeno su un altro set: quello di Anna e Yusuf, miniserie in due puntate che la regista dirigerà sempre per Rai 1, ancora con Vanessa Incontrada e con Adel Bencherif.

VANESSA INCONTRADA E LORETTA GOGGI, TUTTO IL ROSA DELLA FICTION

Età diverse, ma stesso spirito e forza d’animo: sono le due attrici principali di Un’altra vita, fiction che per sei puntate a partire dall’11 settembre appassionerà il pubblico di Rai 1. Vanessa Incontrada, che segna con questa fiction il suo ritorno in tv dopo un periodo di sostanziale “digiuno”, è Emma, una donna con tre figlie che scappa da Milano per rifugiarsi sull’isola di Ponza, dove inizia una nuova vita. L’altra, Loretta Goggi, è Elvira, suocera vecchio stampo ma anche nonna amorevole, che la insegue e prova a riportarla a casa. Una coppia inedita per la tv italiana, che nella serie mette in scena le infinite sfumature dell’animo femminile in una storia di passione: una celebrazione della capacità delle donne di affrontare le avversità con grinta e tenacia. «Emma è un personaggio che mi si addice - ammette la Incontrada - Vive due vite: la prima a Milano, dove lavora come medico in un ospedale. La seconda incomincia dopo lo scandalo che coinvolge il marito: con le sue ragazze sbarca a Ponza, dove comincia a lavorare nel presidio medico dell’isola. Ma la nuova vita sarà tutta da inventare e costruire. Anch’io in effetti sono andata via da una grande città come Barcellona e ora vivo in una piccola realtà come Follonica. È bellissimo, ma all’inizio ti devi abituare al fatto che tutti sanno tutto di tutti…». L’attrice poi si sofferma sul carattere del suo personaggio: «È una donna con mille sfaccettature: ha una forza straordinaria ma anche una estrema dolcezza, è risoluta e tosta e ha momenti di sconforto in cui cerca solo protezione. Insomma, è stato come recitare tanti ruoli in uno solo». Loretta Goggi è una vecchia cono-

Vanessa Incontrada, classe 1978, e Loretta Goggi, del 1950, protgoniste assolute della nuova fiction Rai

scenza della tv, ma erano 15 anni che non recitava in una serie. «Elvira racchiude in sé tre aspetti - spiega l’attrice - È una donna sola, determinata e ambiziosa per quello che riguarda la carriera del figlio; è poi una nonna tenera con le sue adorate nipoti, per le quali prepara le imbattibili polpette di nonna Elvira. Però è anche una suocera: in fondo stima sua nuora Emma, ne ammira la forza e la voglia di ricominciare, ma cerca di convincerla

a tornare a Milano, a tenere unita la famiglia nonostante tutto. E non le risparmia taglienti frecciatine». «Ci siamo tutti innamorati di Loretta - racconta Vanessa a proposito della collega – Nelle scene dove dovevo risponderle male, spesso non ce la facevo!» Il feeling sul set tra le due è stato dunque immediato e si è allargato a tutte le donne della troupe: una complicità che siamo sicuri arriverà anche ai telespettatori.

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PERSONAGGI TV

CARLO CONTI IL RE DEL VENERDÌ SERA di Stefano Padoan

IL MATTATORE TOSCANO TORNA SU RAI1 CON TALE E QUALE SHOW PER FAR DIVERTIRE IL PUBBLICO CON LE IMITAZIONI DELLE CELEBRITÀ

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al 12 settembre Carlo Conti torna a condurre Tale e Quale Show, il programma di Rai 1 che sfida i vip ad una gara di imitazioni. Una trasmissione riuscitissima per uno dei migliori conduttori italiani, in attesa di condurre il suo primo Festival di Sanremo, giunta ormai alla quarta edizione. Con una media di 6.5 milioni di spettatori e il 31% di share fatti registrare nella passata stagione, il format si presenta come uno dei più amati dal pubblico italiano, sempre curioso di scoprire insospettabili doti imitative nei vip che ogni anno si cimentano nella sfida. Tale e Quale

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Show è un varietà in cui i concorrenti, volti noti al grande pubblico, si mettono in gioco per riuscire a trasformarsi ogni settimana in un personaggio famoso diverso. Un’impresa che richiede abilità innata ma anche allenamento, che i protagonisti svolgono seguiti da coach specializzati. Per questa attesissima edizione, Carlo Conti ha reclutato un cast che promette di riservare non poche sorprese. Confermati i componenti della Giuria, l’organo preposto a valutare le performance dei concorrenti: Loretta Goggi, Christian De Sica e Claudio Lippi. Tra i concorrenti ci saranno invece Rita Forte, Luca Barbareschi, Veronica Maya (ex conduttrice di Verdetto Finale), Roberta Giarrusso (vista in serie tv come Carabinieri e Squadra Antimafia), Serena Rossi (Carmen in Un posto al sole) e l’attrice Michela Andreozzi; c’è molta attesa anche per la partecipazione di Sergio Assisi (star di Capri ed ex compagno

Nato a Firenze il 13 marzo 1971 ha debuttato come dj. Oggi è spostao con la costumista Franceca Vaccaro, da cui ha avuto il suo primogenito Matteo

di Gabriella Pession), dell’ex vincitore di Amici Valerio Scanu e della showgirl Raffaella Fico: l’ex compagna di Mario Balotelli, dal quale ha avuto la figlia Pia, e oggi fidanzata con Gianluca Tozzi (figlio di Umberto), ha infatti visto salire le sue quotazioni dopo aver mostrato le sue doti canore con il singolo Rush. Completano la lista dei contendenti il conduttore televisivo Alessandro Greco, Gianni Nazzaro e il vincitore della prima edizione di X Factor Matteo Becucci.



CINEMA

© la Biennale di Venezia - Foto ASAC

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VENEZIA 71 MADE IN ITALY

A cura della Redazione di FilmUP.com

Ritorna in laguna il grande cinema e sfilano anche molte delle star più amate di Hollywood

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a ormai ben settantuno edizioni la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia chiude la nostra estate, portando in laguna tanto glamour, star internazionali e anche cinema d’autore. Sul red carpet veneziano quest’anno abbiamo potuto ammirare star hollywoodiane come la bellissima e talentuosa Emma Stone, Michael Keaton e Alejandro González Iñárritu, rispettivamente protagonisti e regista del film d’apertura Birdman, il mito vivente Al Pacino, interprete di ben due pellicole, The Humbling e Manglehorn, e la radiosa e affascinante Milla Jovovich in attesa del suo secondo figlio che ha sfilato per Cymbeline. Quello che colpisce particolarmente quest’anno, però, è la massiccia presenza di produzioni italiane, già a partire dai tre interessanti film in concorso e che presto arriveranno al cinema: Anime nere di Francesco Mun-

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zi, Hungry Hearts di Saverio Costanzo e Il giovane favoloso, firmato da Mario Martone, già autore di Noi credevamo, presentato proprio al Lido nel 2010. In Anime nere, come in un western ambientato ai giorni nostri, prende vita l’avvincente storia di una famiglia criminale calabrese. Di famiglia si parla anche in Hungry Hearts con la coppia composta da Jude e Mina, americano lui italiana lei. Due giovani che si conoscono, si innamorano e si sposano. Le loro vite cambiano radicalmente quando nasce il loro bambino e Mina si convince di doverlo proteggere ossessivamente da tutto. Nei panni di Mina una delle attrici italiane più capaci, Alba Rohrwacher, vincitrice proprio al Festival del premio Pasinetti nel 2010 e nel 2013 con, rispettivamente, La solitudine dei numeri primi e Via Castellana Bandiera. Infine, Il giovane favoloso, interpretato da un convincente Elio Germa-

no, è incentrato su una delle figure più interessanti e affascinanti della nostra letteratura, il poeta Giacomo Leopardi, autore di capolavori come Il sabato del Villaggio, L’infinito e A Silvia. Ma la presenza degli italiani non si esaurisce con le tre pellicole in concorso; infatti sono numerose le produzioni nostrane anche in sezioni collaterali, a partire da film fuori concorso come Perez., Italy in a Day - Un giorno da italiani, edizione italiana di un progetto di Ridley Scott firmato da Gabriele Salvatores, Senza nessuna pietà con uno straordinario Pierfrancesco Favino nei panni di Mimmo e La trattativa di Sabina Guzzanti, che, come sempre, è riuscita a suscitare un vespaio con i temi scottanti che porta sul grande schermo. In questo caso La trattativa del titolo è quella tra stato e mafia. Ha fatto discutere anche la pellicola con l’affascinante Isabella Ferrari presentata nella sezione Orizzonti, La vita oscena, che racconta il percorso di formazione di un ragazzo che attraversa, in un mondo allucinato, traumi e dolori, spingendosi a cercare la morte come il suo poeta preferito, per poi arrivare alla rinascita. Sempre la sezione Orizzonti ospita il documentario Belluscone - Una storia siciliana, mentre le Giornate degli autori hanno in programma I nostri ragazzi, diretto dal regista Ivano De Matteo, che vanta un cast interessante comprendente Alessandro Gassman, Luigi Lo Cascio e Giovanna Mezzogiorno. Protagoniste della storia raccontata da De Matteo sono le famiglie di due fratelli che, come ogni anno, seguono un rito: riunirsi e mangiare in un ristorante di lusso. Sono incontri vuoti però, dove la conversazione si mantiene superficiale. Ma quest’anno tutto cambia dopo che delle telecamere di sicurezza riprendono una bravata dei rispettivi figli e l’equilibrio delle due famiglie va in frantumi, costringendoli per la prima volta ad uscire dal vuoto rapporto e dalla superficiale armonia che li univa. Per concludere, sempre alle Giornate degli autori, anche la pellicola di Felice Farina, Patria, che racconta gli ultimi trent’anni della vita del paese attraverso le parole di tre uomini, estremamente diversi tra loro, che, per protesta, passano la notte in cima alla torre di una fabbrica.


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RECENSIONI FILM

HUNGRY HEARTS Il film di Costanzo parte con i migliori auspici: l’incontro tra i due protagonisti nel bagno di un ristorante cinese è fresco, originale e introduce in maniera efficace caratteri e atmosfera. Dopo qualche breve sequenza ci troviamo già davanti ad una coppia consolidata che si appresta ad affrontare la nascita di un bambino e qui il film cambia tono e direzione: dall’incontro sentimentale si passa ad atmosfere progressivamente sempre più angosciose e al racconto di un’ossessione che mangia vivi, letteralmente, i due giovani e il loro rapporto.

Il film di Francesco Munzi è un oggetto ambiguo: da un lato si inserisce perfettamente nel filone di film/serial sulla mafia che dal “Gomorra” di Garrone costituiscono ormai un ‘genere’ nel cinema italiano e, in fin dei conti, non aggiunge nulla di nuovo, né stilisticamente né sul piano narrativo. Dall’altro sembra reclamare un’indipendenza da essi, gettando uno sguardo quasi da antropologo sul contesto e i personaggi che tratteggia, interessandosi più allo sfaldarsi di un nucleo famigliare che alle guerre tra i clan.

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LA TRATTATIVA Questa volta si ripresenta con tutta la sua ambizione per ripercorrere le tappe che hanno portato alla cosiddetta trattativa Stato-mafia dei primi anni Novanta, con l’ascesa al potere di Forza Italia di Silvio Berlusconi. Per realizzare un’opera che parli di politica ma che possa raggiungere nel contempo un grande risultato di pubblico, la Guzzanti si serve di quella forma di cui è ormai maestra, muovendosi a cavallo tra il documentario e la satira. Belluscone - Ciccio Mira

BELLUSCONE, UNA STORIA SICILIANA Il critico cinematografico Tatti Sanguineti arriva a Palermo per ricostruire le vicissitudini del film mai finito di Franco Maresco: Belluscone. Una storia siciliana. Un’opera ambiziosa che nelle intenzioni del regista palermitano avrebbe dovuto raccontare il rapporto unico tra Berlusconi e la Sicilia, mettendo insieme una galleria di personaggi in cui spiccano il fedele Marcello Dell’Utri, vari pentiti di mafia e un’infinità di cantanti neomelodici irriducibilmente berlusconiani. Con lo stile ironico, dissacrante e provocatorio del suo autore, il film intreccia il viale del tramonto di Berlusconi, le sorti dello sfortunato Ciccio Mira (impresario palermitano, sostenitore indefesso del Cavaliere e nostalgico della mafia di un tempo) e il destino artistico dello stesso Maresco, che sceglie di eclissarsi, dopo aver capito l’inutilità dell’ennesima battaglia contro i mulini a vento della politica, in un’Italia che nella “cultura” berlusconiana si è a lungo riconosciuta e continua a riconoscersi.

La trattativa - Sabrina Guzzanti

Anime nere Aurora Quattrocchi - Peppino Mazzotta - Francesca Casciarri

ANIME NERE Tra i colli calabresi, in un piccolo borgo dell’Aspromonte, si snoda la vicenda di tre fratelli, Luigi, Rocco e Luciano. Tutti e tre sono coinvolti nel mondo della criminalità organizzata e si avvicinano ad esso ognuno in maniera diversa. Luigi e Rocco, i più piccoli, si sono trasferiti a Milano e vivono grazie a spaccio di droga e denaro sporco; il maggiore, Luciano, è rimasto nel paese di origine, cercando di prendere le distanze dal mondo dei due fratelli.

Hungry Hearts

Il coraggio e le scelte registiche sono ammirabili: scegliendo di raccontare la vicenda tramite grandangoli, fish-eye e prospettive distorte, Costanzo sperimenta nel linguaggio e nell’uso espressivo dell’immagine, collezionando più di una sequenza efficace e, soprattutto, tessendo un’atmosfera soffocante e ‘repellente’ che specchia appieno l’animo del film.

IL GIOVANE FAVOLOSO La breve vita di Giacomo Leopardi, dalla Recanati della biblioteca paterna fino alla Napoli del colera e del Vesuvio. Un Giacomo Leopardi che, cresciuto in casa sotto lo sguardo implacabile del genitore Monaldo, incarnato dal Massimo Popolizio di Romanzo criminale (2005), possiede i connotati di Elio Germano sotto la regia del napoletano classe 1959 Mario Martone, il quale torna al grande schermo a quattro anni dal mastodontico Noi credevamo (2010). Un Giacomo Leopardi, quindi, vissuto quasi come in prigione e che, dal momento in cui in Europa il mondo cambia e scoppiano le rivoluzioni, comincia a cercare disperatamente contatti con l’esterno, lasciando a ventiquattro anni il comune marchigiano di nascita per ritrovarsi accolto dall’alta società italiana alla quale, però, non si adatta.

Il giovane favoloso - Elio Germano - Mario Spada


Italy in a Day

ITALY IN A DAY - UN GIORNO DA ITALIANI Italy in a Day è il film collettivo di Gabriele Salvatores prodotto da Indiana Production e Rai Cinema in associazione con Scott Free che racconta l’Italia vista dagli italiani il giorno 26 ottobre 2013. Sono arrivati 44197 video, per un totale di 2200 ore di immagini, ne sono stati selezionati e montati 632 che sono andati a comporre i 75 minuti definitivi del film. “Oggi, sommersi da qualsiasi tipo di immagine, non è forse il montaggio, quindi il racconto, la vera anima di un film?” dice Gabriele Salvatores.

I NOSTRI RAGAZZI Due fratelli, opposti nel carattere come nelle scelte di vita, uno avvocato di grido, l’altro pediatra impegnato e le loro rispettive mogli perennemente ostili l’una all’altra s’incontrano da anni, una volta al mese, in un ristorante di lusso, per rispettare una tradizione. Parlano di nulla: alici alla colatura con ricotta e caponatina di verdure, l’ultimo film francese uscito in sala, l’aroma fruttato di un vino bianco, il politico corrotto di turno. Fino a quando una sera delle videocamere di sicurezza riprendono una bravata dei rispettivi figli e l’equilibrio delle due famiglie va in frantumi. Come affronteranno due uomini, due famiglie tanto diverse, un evento tragico che li coinvolge così da vicino? Un film provocatorio, liberamente ispirato al libro La cena di Herman Koch, che entra violentemente nella realtà borghese della famiglia scardinandone le fondamenta. «Sono sempre stato affascinato dalle “famiglie” intese come riproduzioni in miniatura della società che le circonda. Io vengo da una di queste. Una numerosa famiglia che mi ha sedotto con le sue grandi contraddizioni.»

La vita oscena - Turetta

LA VITA OSCENA Andrea, figlio di una hippy e di conseguenza “nipote dei fiori”, vede la sua vita invasa dalla presenza della Morte, che gli sottrae prima il padre con un ictus e poco dopo la madre, stroncata da un cancro. Abbandonatosi a una quotidianità solitaria e ormai priva di qualsiasi punto di riferimento, tenta il suicidio fumando una sigaretta dopo aver provocato una fuga di gas, ma il suo corpo si rifiuta di morire e il ragazzo si ritrova catapultato a Milano grazie al suo talento di poeta. Non essendosi rassegnato all’idea della vita, riprova a raggiungere i genitori con un’overdose di cocaina, ma il suo cuore regge ancora, tanto da concedergli due giorni di vita da sprecare tra prostitute e masochismi. L’idea da cui muove il film è senza dubbio ambiziosa e stimolante: adattare un romanzo di formazione rifiutando la forma di narrazione classica per procedere, invece, solo attraverso immagini, atmosfere, voci fuori campo. I nostri ragazzi

PATRIA L’operaio di destra che, per protesta o, forse, per rabbia cieca, si arrampica sulla torre della fabbrica torinese che chiude e licenzia i propri dipendenti presenta i connotati di Francesco Pannofino; mentre è il Roberto Citran visto, tra l’altro, in Notturno bus (2007) e Zoran, il mio nipote scemo (2013) ad incarnare il collega e rappresentante sindacale di carattere e fede politica del tutto opposti che, accorso per salvarlo dalla caduta, gli si ritrova accanto. Insieme ad un ipovedente ed autistico custode assunto come categoria protetta ed interpretato dal Carlo Giuseppe Gabardini de Il cartaio (2004) e Si può fare (2008), il quale li raggiunge per fargli compagnia nell’arco di una notte che, nell’attesa dell’arrivo di qualche giornalista, li porta a ripercorrere gli ultimi trent’anni di storia italiana.

SENZA NESSUNA PIETÀ Mimmo fa il muratore e vive a stretto contatto con un ambiente criminale capeggiato dallo zio e dal cugino. Costretto, a malincuore, a dar loro una mano nelle loro attività, incontra un giorno Tania, giovane ragazza chiamata ad ‘intrattenere’ il cugino, con la quale si ritroverà in un’avventura imprevista. Senza nessuna pietà non è di certo un film perfetto… Eppure il film di Alhaique ha un’innegabile vitalità, un cuore pulsante che, nonostante tutto, solleva il film dall’anonimato e lo distingue da buona parte dei prodotti a lui affini per stile e contenuto. Questa forza è riposta nello sguardo affettuoso che il regista ha sui personaggi e in quelle scelte che indirizzano il film verso l’intimo e il sentimento, verso il racconto di due spiriti solitari che s’incontrano, piuttosto che nell’affresco approssimativo della vita criminale.

A cura della Redazione di

FILMUP .com

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PERSONAGGI TV

MARGHERITA VICARIO LA NUOVA CESARONI di Chiara Mazzei

© Ufficio stampa Mediaset

La giovane attrice è la new entry che porterà non poco scompiglio nei prossimi episodi dell’amata serie televisiva. E ci racconta com’è la famiglia dietro le quinte...

S

arà la new entry della nuova stagione dei Cesaroni, la famiglia romana più amata d’Italia che dal 3 settembre è tornata sugli schermi televisivi. Come se non bastessero i già numerosi figli, parenti e amici che rendono la serie un turbillon di storie e personaggi, ecco che fa capolino una ragazza dal sorriso disarmante che si scoprirà essere figlia di Giulio, il capo famiglia interpretato da Caudio Amendola. Margherita Vicario entra a far parte della grande famiglia Cesaroni come Nina e non mancheranno gli equvoci, i colpi di scena e

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le sorprese cui ci siamo abituati negli anni. Ma non lasciatevi ingannare da quel viso sbarazzino: Margherita ha già alle spalle una importante carriera da attrice e cantante... Abbiamo scoperto con lei il clima dietro le quinte de I Cesaroni e tutti i sogni di una ragazza molto determinata... Margherita, come è stato entrare a far parte di una fiction di cui eri fan da ragazzina? «Quando ero piccola di certo non mi immaginavo di ricoprire un ruolo all’interno della serie che guardavo

sempre. È stata un’esperienza molto bella e divertente, come far patrte di una vera e propria famiglia allargata». I Cesaroni sono ormai una famiglia vera e propria. È stato difficile inserirsi in un cast già molto affiatato? «In realtà è stato semplice perchè il gruppo è davvero accogliente e in particolare con Claudio mi sentivo come protetta e capivo che stavamo andando nella direzione giusta. Quando in scena c’è un “vecchio” Cesaroni è tutto molto naturle e semplice, mentre nelle


PERSONAGGI

ADESSO

scene con i personaggi nuovi è stato tutto un po’ più rischioso». Com’è Claudio dietro le quinte? «Molto premuroso e attento, mi ha dato tanti consigli utili. Soprattutto nelle scene più emotive, in cui ci vuole un’attenzione particolare, è stato prezioso. Anche se si tratta di una commedia, ci sono scene più delicate che non vanno recitate con leggerezza. Anche in questi casi, lui è stato molto bravo e accogliente». Secondo te qual è il segreto del successo della serie? «Sicuramente il fatto che le storie sono vicine a quelle del pubblico. Già quando ero solo spettatrice, ne apprezzavo la schiettezza: non c’è ipocrisia, le relazioni tra fratelli, tra padri e madri, sono vere, nel bene e nel male, mentre spesso in tv sono edulcorate e un po’ appiattite. Nei Cesarono i personaggi sono reali, non si fanno problemi ad

Torna l’appuntamento fisso con la famiglia romana che ha fatto innamorare milioni di italiani. Margherita Vicario ne entra a far parte a tutti i diritti essere anche antipatici o cinici». Nel 2011 hai vinto i premi come Miglior atrice, miglior film e migliori musiche originali per il corto Se riesco parto (all’interno del concorso 48hoursfilmproject, ndr). Come è nato? «È un corto piccolissimo e molto istintivo, fatto per una gara molto divertente e adrenalinica che si svolge in 48 ore. Il concorso l’ho fatto per caso e vinto per caso. È da quando ho 17 anni che canto e scrivo canzoni. Non la considero una carriera alternativa, ma una passione che non trascuro». Quali sono state le figure che ti hanno guidata nel mondo dello spettacolo?

Margherita sul set de I Cesaroni: «Non avrei mai immaginato di ricoprire un ruolo nella serie che da piccola guardavo sempre e che mi piaceva tanto!»

«Io ho studiato all’Accademia e quella è stata un’esperienza formativa fondamentale. Ci sono delle figure di riferimento che stimo ed apprezzo. Amo molto le registe donne, perché hanno una sesnibilità particolare, che riconosci subito. Tra queste, Valeria Bruni Tedeschi e Valerie Donzelli. In campo musicale, adoro Roberto Angelini, compositore, musicista e cantautore, un grande punto di riferimento per me». Progetti per il futuro? «Diciamo che adesso è il momento di raccogliere quello che ho seminato. Sono molto curiosa di vedere come procedono i Cesaroni. Poi sono anche al festival di Venezia con il film di Diego Bianchi Arance e Martello, una black comedy molto divertente». Se ti potessi togliere un difetto? «Non mi toglierei un difetto fisico in sé, ma la mia paura di averne uno. Perchè trovo sempre un difettino». Quindi quando ti riguardi sullo schermo sei un severo giudice di te stessa? «Certamente mi giudico, riguardandomi ma credo sia importante fidarsi di chi lavora con te. Se il regista dice che una scena è buona, anche se non sono convinta di me stessa, è bello fidarsi di chi ti guida».

ATTRICE, MUSICISTA E... DONNA INNAMORATA Margherita Vicario, nata a Roma nel 1988, ha recitato una piccola parte anche nel film di Woody Allen To Rome with Love, del 2012. Nella vita privata, è legata da tempo all’attore Pietro Sermonti, classe 1971, volto celebre della fiction Un medico in famiglia, che ha conosicuto la Vicario subito dopo la rottura con Alessia Marcuzzi.

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TEATRO

ESSERE GESÙ

MI HA CAMBIATO LA VITA di Angela Iantosca

Ted Neeley, dopo 40 anni, torna a dare il volto al Messia nel musical Jesus Christ Superstar. E ci racconta come quel ruolo l’abbia trasformato nel profondo...

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o sguardo fermo, lucente, la tunica bianca e poi quella sua voce che blocca i pensieri, fa accapponare la pelle, ti lascia con il respiro a metà. Anche chi recita con lui ne subisce il fascino, sente la forza di chi da 40 anni veste i panni di Gesù. Dopo aver calcato per la prima volta ad aprile un palco italiano con Jesus Christ Superstar, Ted Neeley tornerà nuovamente al Sistina di Roma con il ruolo che lo ha reso noto in tutto il mondo. Uscito nel 1973, il film racconta l’ultima settimana di vita di Gesù. Cosa ha rappresentato per te questo personaggio? «Ha rappresentato tutto. Io sono un uomo del Texas, un musicista. Da giovane avevo una band e non avevo nessuna conoscenza del teatro. Un giorno andai a Los Angeles, per seguire degli amici che dovevano fare dei provini a teatro. Una volta arrivato, gli amici mi hanno spinto sul palco dicendo di cantare qualcosa... Ho cantato qualcosa. E il regista mi ha detto: “Canta qualcos’altro per far vedere la tua passione”. Allora ho cantato una canzone di Stevie Wonder, For once in my life. Stavo scendendo dal palco e il regista mi ha chiesto di cantare una canzone

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d’amore per mostrare tutta la mia passione. Ed io ho cantato la stessa canzone con un’altra intonazione... Il regista mi chiese quale fosse la mia estensione vocale. Io gli feci un acuto e fui preso per il musical Hair. Poi con lo stesso regista feci Jesus Christ Superstar. La mia vita è cambiata totalmente grazie a quel provino. Poi, durante le riprese del film in Israele, sul set, ho conosciuto la donna che ho sposato e da cui ho avuto mia figlia Tessa. La mia vita è cambiata come uomo, come persona, come padre, come membro di una famiglia». Prima di diventare un film, il musical è stato rappresentato a teatro. Come era il pubblico degli anni Settanta? «Quando abbiamo rappresentato il musical a Broadway la prima volta, il 12 ottobre del 1971, fuori dal teatro ogni sera trovavamo moltissima gente a protestare. Temevano che questo musical intaccasse la spiritualità. Io mi avvicinavo alle persone e chiedevo se avessero visto lo spettacolo. Loro mi rispondevano di no, allora gli chiedevo di entrare come miei ospiti e, dopo, di farmi le domande sulle cose che li lasciavano perplessi. Tutti quelli che hanno visto lo spettacolo lo hanno amato e sono tornati con gli amici!»

Ted Neeley, nato nel 1943 torna a indossare i panni di Gesù dell’intramontabile musical di Lloyd Webber e Tim Rice, ora riallestito da Massimo Piparo al Sistina per i vent’anni della prima edizione italiana.

Come è cambiata la tua idea di Gesù? «Ho avuto l’opportunità di approfondire molto in questi anni. Ho imparato le storie della Bibbia sin da quando ero bambino, ma ogni volta che vengo invitato ad una presentazione ho la possibilità di accedere a nuovi testi, come quelli del Mar Morto, il Vangelo agnostico, e approfondire l’interpretazione del personaggio. Ogni volta la reazione del pubblico è un’esperienza utile alla rappresentazione». Dove dobbiamo cercare all’interno dello spettacolo la spiritualità, la speranza? «La spiritualità non la dobbiamo cercare nello spettacolo. La spiritualità, se c’è, è dentro di noi».



Libri

I CONSIGLI

DELLA SETTIMANA

di Luca Foglia Leveque

GABRIELLE ZEVIN

LA MISURA DELLA FELICITÀ NORD, 2014

NICOLAS BARREAU

LA RICETTA DEL VERO AMORE FELTRINELLI, 2014

Henry, timido e un po’ impacciato, è uno studente della Sorbonne con due grandi passioni: i libri e Valérie Castel. Lei, bellissima e solare, vede nel ragazzo solo un ottimo amico e niente altro. E come se non bastasse si è invaghita di un facoltoso italiano. L’amore di Henry è senza speranze? In suo aiuto arriverà un piccolo libro acquistato lungo la Senna, un manuale in grado di rivelare la ricetta dell’eterno amore. All’innamorato non rimane che invitare la sua futura dolce metà a cena, nella speranza di vedere coronato il suo sogno... La ricetta del vero amore, di Nicolas Barreau, è un libricino curioso, una breve storia romantica intervallata da alcune ricette. Per chi ama Parigi, le storie rosa e ovviamente la buona cucina. pp. 107 – 9 €

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A.J. Fikry non è più quello di un tempo. Da quando sua moglie è morta, in un tragico incidente stradale, il suo carattere è cambiato radicalmente. È diventato scontroso, si arrabbia per poco e non sopporta più nessuno. Eppure deve portare avanti la sua attività nell’isoletta dove, un tempo, dimorava felicemente. Ha una piccola libreria, Island Book, una volta fonte di benessere e ora solo specchio di ciò che ha perduto. Lui, che nutriva una grande passione per i libri e la letteratura, non riesce più ad amare il suo lavoro e i suoi clienti, che pian piano si stanno dileguando. Una cliente inattesa, però, cambierà nuovamente la sua vita: la piccola Maya, abbandonata dalla madre nella libreria, riporterà nella vita di Fikry la gioia e l’allegria. Essere padre sarà un’esperienza unica e importante e il sorriso della piccina riporterà l’amore ovunque. Il libraio, arrabbiato con la vita, avrà modo di elaborare il suo lutto e di tornare ad amare i libri. Gabrielle Zevin, autrice di questo romanzo, ci pone molti quesiti: è possibile ritrovare la gioia di vivere? La serenità può essere

riconquistata? La misura della felicità ci offre ricchi spunti e l’opportunità di leggere la storia di un cambiamento. Forse non ci fornisce una risposta ma di sicuro è un invito alla riflessione: la felicità, probabilmente, è ovunque... e in fondo ogni vita non è che un libro in attesa di un lieto fine. pp. 313 – 16 €

RISCOPRIAMOLI MARION ZIMMER BRADLEY

LA TORCIA TEA, 1994

Tra i molti libri scritti da Marion Zimmer Bradley, conosciuta anche come la regina del fantasy, impossibile non ricordare La Torcia, un vero gioiello. Il romanzo ci porta nell’antica Grecia, più precisamente a Troia. Cassandra, sfuggita alla distruzione della sua città, è un’anziana donna pronta a raccontare la sua vita a un aedo incredulo, e la vicenda, vista con i suoi occhi, ci dona nuove sfumature. Cassandra ci parlerà di Apollo,

della maledizione che la rende capace di vedere il futuro senza essere creduta, ricorderà il periodo trascorso con le amazzoni e molto altro. Questo libro non è una rivisitazione dell’Iliade ma un lungo racconto su come la verità, spesso, possa avere più di un volto. Soprattutto quando le narratrici sono due grandi donne, una sacerdotessa e una regina. pp. 500 - € 12,00



SARAH FELBERBAUM

«MI PREPARO A DIVENTARE UNA MAMMA MULTITASKING» di Laura Frigerio

L’attrice, alla Mostra del Cinema di Venezia per i premi Kinéo, racconta la sua nuova vita con la piccola Olivia (e non solo)

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arah Felberbaum è il ritratto della felicità. L’abbiamo incontrata alla 71a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove ha ricevuto il Premio Kinéo Diamanti al Cinema come migliore attrice non protagonista per il film Una piccola impresa meridionale di Rocco Papaleo. Era da qualche mese

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che non la si vedeva: a tenerla lontana dai riflettori l’arrivo della piccola Olivia (nata il 14 febbraio, giorno di San Valentino), figlia del calciatore Daniele De Rossi, suo compagno da ormai tre anni. Ora però Sarah è tornata ed è pronta ad affrontare questa sua nuova vita tra set e pannolini.

Com’è, per un’attrice giovane come te, venire premiata in un contesto come quello della Mostra del Cinema di Venezia? «Sono felicissima ogni volta che mi trovo a Venezia, perché amo tutto di questo grande festival, anche la sua frenesia che a volte non mi permette nemmeno di respirare! E naturalmente mi fa sem-


PERSONAGGI

ADESSO

Sara Felberbaum, 34 anni, è fidanzata col calciatore della Roma e della nazionale Daniele De Rossi, dal quale ha avuto a febbraio di quest’anno la figlia Olivia.

pre piacere prendere dei premi, anche perché nel momento in cui inizierò a non riceverne più sarà quello in cui mi dovrò fare un paio di domande. Poi aggiungerei che essere premiata proprio ora, dopo una piccola pausa lavorativa, è una bella spinta positiva per me». Una dolce pausa dovuta alla nascita della tua piccola Olivia. Come ti trovi nella nuova dimensione di mamma? «Pensa che la trasferta veneziana ha corrisposto alla prima volta che mi sono staccata da lei e non hai idea di quanto è stata dura. È che quando non è con me mi manca da morire. Io questa bimba l’ho voluta fortemente, mi sono goduta pienamente la gravidanza e devo dire che è stato tutto meraviglioso. Ora sto per tornare in pista e quindi, per forza di cose, mi trasformerò anch’io in una mamma multitasking: mi sto organizzando per creare un sistema che mi faccia stare tranquilla e che mi permetta sia di lavorare che di stare accanto a lei. Avere una bambina ti fa fare delle scelte diverse, sia dal punto di vista del tempo che dell’attenzione: questo vuol dire che invece di 5 progetti ne scelgo 3, preferibilmente di qualità, che mi piacciono e che mi danno qualcosa. Mi sembra una cosa naturale, a meno che una non voglia scappare di casa». Vuoi dire che la porterai con te sul set? «Si, a ottobre tornerò a girare le nuove puntate de Il giovane Montalbano e me la porterò con me a Ragusa. Non potrei mai stare così a lungo senza di lei, poi così lontano! Naturalmente mi farò aiutare da qualcuno, nonne o babysitter... vedremo» . Altre fiction in vista? «Nei miei programmi, per il momento, questa mini-serie e Una grande famiglia, che ho deciso di finire per una questione personale, perché mi spiaceva troncare personaggio dall’oggi al domani». Tra l’altro in Una grande famiglia il tuo personaggio, Nicoletta Rengoni,

è diventata mamma. In pratica la fiction si è mischiata alla realtà... «Eh si, anche perché mentre giravo le puntate con il pancione io ero già incinta e mi guardavo stranita, pensando al fatto che nel giro di poco tempo sarei diventata così anch’io». Qual è il ruolo che, in assoluto, ti è piaciuto di più fare fino ad ora? «Quello di Valbona in Una piccola impresa meridionale di Rocco Papaleo, perché per la prima volta mi sono sentita libera, finalmente lontana da quell’immagine classica che si ha di me. Mi auguro, in futuro, di avere altre occasioni del genere». Molte attrici, una volta diventate madri, hanno dichiarato di sentirsi con una marcia emotiva in più, che ha influenzato anche l’approccio alla recitazione. È così anche per te? «Lo sperimenterò a breve e me lo auguro davvero. Avere un figlio cambia la vita, ti arricchisce dal punto di vista umano, emotivo e sentimentale e, dato che nella recitazione si mette sempre

un pizzico di se stessi, penso che sia inevitabile sentire l’influenza di questo nuovo status». Come vivi l’attenzione dei media nei confronti della tua vita privata? Ti dà fastidio? «Diciamo che nulla e nessuno mi dà fastidio, semplicemente cerco di ‘concedermi’ alle persone giuste nei momenti giusti. Mi piace fare interviste, posare per servizi fotografici ecc quando c’è un buon motivo, come nel caso della promozione di un film. Per il resto non mi interessa più di tanto esserci e apparire a tutti i costi. Con questo non voglio dire che mi nascondo, anzi vivo una vita molto tranquilla alla luce del sole e lo stesso il mio compagno. Il fatto è che ormai tutti hanno imparato a conoscere noi e le nostre abitudini, quindi alla fine risultiamo piuttosto noiosi anche per i paparazzi». Un aggettivo con cui ti definiresti in questo momento della tua vita? «Felice, tremendamente felice».

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ADESSO

PERSONAGGI

Sei diventato un idolo per le nuove generazioni. Come te lo spieghi? «Penso abbiano contribuito un mix di cose. La mia tecnica, l’essere stato il primo a portare un certo tipo di danza in televisione, la mia storia un po’ particolare per un italiano, ma molto simile a tanti miei compaesani».

KLEDI KADIU

OGGI DOVREMMO ANDARE UN PO’ TUTTI A LEZIONE DI UMILTÀ di Vincenzo Petraglia

IL BALLERINO SCOPERTO DA MARIA DE FILIPPI E GIUNTO IN ITALIA NEL ‘93 A BORDO DI UNA CARRETTA DEL MARE, RICORDA LE DIFFICOLTÀ DEGLI INIZI, CUI RIMANE PROFONDAMENTE GRATO...

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ledi Kadiu è un personaggio posato, positivo, un professionista serissimo che ha faticato non poco per diventare quello che è, soprattutto se si considera il suo percorso, cominciato anni fa a bordo di una delle carrette di mare che dall’Albania negli anni Novanta sono giunte sulle nostre coste. La sua è una storia a lieto fine. Quelle di molti suoi connazionali e di quanti in questo periodo giungono in Italia anche da altre

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nazioni spesso non hanno esiti così felici. Kledi ne è consapevole e ringrazia ogni giorno per la fortuna che ha avuto. Forse è anche per questo che non si ferma mai. Presto lo vedremo ad “Amici di Maria De Filippi” nelle vesti di docente di danza e a inizio ottobre in tournée teatrale con “Contemporary Tango”. Ma sono tanti altri e variegati i suoi progetti, come ci racconta in quest’intervista. Quest’anno ritorni ad Amici come prof. Il primo amore non si scorda mai... «Sono molto legato ad Amici innanzitutto perché c’è voglia di condividere coi ragazzi che hanno la passione per questa magnifica disciplina che è la danza. Amici è l’unico talent all’interno del quale si studia l’arte, la danza, il canto».

Qual è l’insegnamento più grande che la danza può dare a un giovane? «Quello di inculcare certi valori: disciplina, rinuncia a tante cose, sacrifici, in un tempo come il nostro dove manca la costanza e la pazienza. La danza è una disciplina che fortifica molto il carattere perché ti aiuta ad esercitare la forza di volontà, la determinazione, il rispetto per te stesso, il tuo corpo e gli altri. Oggi i consigli vengono quasi presi come un’offesa e non si accettano più, mentre invece la danza ha a che fare proprio con le correzioni, la critica, da cui scaturisce il miglioramento, la crescita come artista e come persona. La danza allena, dunque, anche all’umiltà e penso che questo sia un insegnamento molto importante. Avendo una scuola di danza (la Kledi Dance, che ha appena aperto una seconda sede a Roma e ha diverse scuole affiliate in Italia, ndr), mi confronto costantemente con ragazzi e genitori e talvolta il problema maggiore sono proprio i genitori, sempre pronti a difendere i propri ragazzi e talvolta anche un po’ presuntuosi perché credono di poter dare lezioni loro agli insegnanti. Ecco, questo è un atteggiamento che la danza non agevola affatto, perché si basa sul rispetto e l’educazione». Quanto è importante il sacrificio per poter riuscire? «È uno dei punti fondamentali di questa disciplina, un qualcosa che mi accompagna ancora oggi, tutti i giorni. La danza costa tante rinunce a partire dai divertimenti perché il tuo corpo ha bisogno di essere sempre al meglio, quindi un certo numero di ore di sonno, corretta alimentazione e così via. E poi devi stare sempre con la valigia in mano, pronto per partire». Come hai fatto tu nel ’93 lasciando la tua Albania… Che ricordo hai del primo periodo trascorso in Italia? «Beh, all’inizio non è stato facilissimo


PERSONAGGI

ADESSO

“Dietro a ogni persona che diventa qualcuno c’è sempre un’altra persona che l’ha aiutata o le ha dato fiducia”

Nato a Tirana il 7 aprile 1974, entra giovanissimo all’Accademia Nazionale di Danza. Nel ‘92 diventa solista nel Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Tirana.

anche a causa del problema della lingua, delle tradizioni e dei diversi modi di vivere, ma quella fase della mia vita mi è stata comunque molto utile per capire tante cose. Dopo un’esperienza piuttosto deludente con una pseudo-compagnia di Mantova che mi aveva fatto promesse mai mantenute e dopo un anno e mezzo di lavoro senza permesso di soggiorno piano piano ho cominciato a trovare la mia strada con compagnie non prestigiose ma che mi davano da mangiare. Penso di essere stato fortunato lasciandomi guidare soprattutto dal mio istinto, così è arrivata la televisione e l’incontro con Maria (De Filippi, ndr) che in un certo senso mi ha cambiato la vita». In che modo? «Penso che dietro a ogni persona che diventa qualcuno ci sia sempre un’altra persona che l’ha aiutata o le ha dato fiducia. Maria ha avuto la grande intuizione, dopo avermi visto ballare a Buona Domenica, di introdurre il ballo in maniera ironica nella televisione. È stata all’inizio una sorta di scommessa, che però ha funzionato alla grande».

Cosa pensi di questa situazione che vede coinvolti così tanti disperati che giungono sulle nostre coste in cerca di un futuro migliore in Europa? «Non è cambiato molto rispetto a vent’anni fa. Io non credo minimamente a quest’Europa unita. Non è un’unione effettiva, ma solo formale. Tutti parlano di Europa unita ma forse l’Europa non vuole essere unita, tanto è vero che il problema dell’immigrazione è diventato un problema soltanto italiano. Parliamo di Unione eppure vengono considerate clandestine persone che cercano di trovare una via di libertà e una vita più dignitosa. Credo che tutti abbiano il diritto di scegliere dove andare a vivere, a maggior ragione se vengono da paesi in cui non vengono garantiti diritti e libertà...». Cosa ti piace di più del nostro Paese? «Il sole, il mangiare e la bellezza, che è dappertutto». E delle donne italiane? «La bellezza e la passione, mentre non mi piace che diano troppa importanza alla sicurezza economica nel momento in cui devono fare scelte importanti quali matrimonio e famiglia. Tranne che non si tratti di una semplice avventura,

se uno non può offrirgli stabilità spesso non viene considerato. Il rischio così è che l’amore passi in secondo piano». Come ti vedi fra dieci anni? «Regista, con una famiglia e dei figli». È questo tuo desiderio di paternità che ti ha portato a diventare ambasciatore dell’Unicef? «Amo i bambini e l’esperienza con l’Unicef è arricchente. Qualche tempo fa sono stato con loro in Bangladesh per visitare alcuni progetti in tre aree molto problematiche di quel Paese: la prostituzione minorile, il traffico dei bambini e lo sfruttamento del lavoro dei minori. Ciò che l’Unicef sta facendo insieme alle Ong presenti sul territorio è grandioso in un Paese in cui su 160 milioni di abitanti, che vivono su una superficie grande quanto il Nord Italia con gravissimi problemi, quindi, di sovraffollamento, ben 63 milioni sono bambini. Una piaga immensa, quindi, che l’Unicef sta cercando di alleviare togliendo questi bambini dalle strade, perché spesso le famiglie, che arrivano ad avere anche 11-12 figli, non riescono a sfamarli, per dargli affetto, cibo e istruzione».

Che tipo è Maria? «È una persona molto tranquilla che accetta tutti i consigli che le vengono dati. Nei miei confronti è stata sempre un ottimo consigliere per quel che riguarda le proposte lavorative che ho ricevuto negli anni anche se io, da buon testardo e istintivo quale sono, non sempre l’ho ascoltata, pagandone in qualche caso le conseguenze». Kledi negli ultimi anni ha condotto su Rai5 il programma Danza e in autunno torna fra i banchi di Amici nel ruolo di docente. Il 2 ottobre, con debutto a Milano, parte anche la sua tournée teatrale di Contemporary Tango.

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MARIA

Callas

Gli amori travagliati di una diva

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di Serena Fogli

aria Callas, la divina. Quando si parla di lei, si narra della sua incredibile voce, unica, piena, potente e drammatica. Si parla della sua presenza sul palcoscenico, così coinvolgente da muovere a commozione anche gli spettatori meno propensi a versar lacrime. Maria Callas ha ammaliato per tutta la sua vita un pubblico sempre pronto ad ascoltarla eppure, forse, non erano né la fama né la gloria immortale quello che la diva, in cuor suo, cercava. Allevata come enfant prodige da una madre che voleva a tutti i costi il successo per una figlia naturalmente dotata nel canto, Maria Callas, non conosce né infanzia né giovinezza e, forse per questo, inseguirà per tutta la vita il sogno di un amore da favola e di una famiglia tutta sua. Una vita privata tormentata, un’esistenza che si rivela attraverso le numerose lettere che indirizza sia agli amici che ai suoi amori impossibili. IL PRIMO AMORE, LA DEVOZIONE DELLA SCOPERTA Maria Callas nel 1947 non è ancora una diva e non ha l’aspetto con il quale la ricordiamo oggi: sovrappeso e sgraziata, ha una voce splendida che non è ancora stata scoperta. Eppure, quando arriva a Verona per interpretare La Gioconda di Ponchielli, Giovanni Battista Meneghini, industriale del luogo, si

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Anna Maria Cecilia Sophia Kalogeropoulou nasce a New York il 2 dicembre del 1923. Tra i suoi cavalli di battaglia Puccini e Verdi.


innamora perdutamente di quella che è destinata a diventare il più grande soprano del ‘900. Meneghini si offre di aiutarla, diventando inizialmente il suo manager e dopo qualche anno suo marito: l’uomo crede in lei e fa di tutto per portare alla luce il potenziale ancora nascosto di una diva in erba. I due si sposano nel 1950 e presto arriva il successo e la trasformazione di una donna che diventa un mito: Maria Callas perde 28 chili e acquista la grazia e l’eleganza con la quale il mondo la conoscerà. La grande diva scriverà molte lettere a Meneghini e queste, oltre a rappresentare un vero e proprio diario d’epoca sulle rappresentazioni teatrali in cui la Callas cantava e recitava da protagonista, ritraggono l’immagine di una donna innamorata e devota ad un marito verso il quale manifesta tutta la sua riconoscenza. Eppure né il primo amore né il matrimonio sopravvivono al sopraggiungere di una tempesta che prende il nome di Aristotele Onassis. ARISTOTELE ONASSIS: IL GRANDE AMORE Fu un semplice incontro a decretare la fine del matrimonio con Giovanni Meneghini. È il 1957 e la coppia viene invitata a bordo del lussuoso panfilo di Aristotele Onassis, ricchissimo e potente armatore greco. Celebre per il suo grande fascino e per le innumerevoli conquiste femminili, anche la cantante cade nella “rete magica” del milionario e se ne innamora perdutamente. Un incontro travolgente, tanto che ai suoi amici, anni dopo, confesserà: «Finché non ho incontrato Onassis non sapevo cosa fosse l’amore». Eppure, non fu un rapporto felice, anzi molti vedono in esso la causa del lento deterioramento della carriera della Callas, una cantante che fino a quel momento aveva stregato il pianeta con la sua voce. Saranno dieci anni di passione, di tradimenti, dieci anni in cui Maria vive con la promessa mai mantenuta di un matrimonio, con la speranza di veder coronato l’amore più grande della sua vita. Probabilmente Onassis non ricambiava questo amore così travolgente, capace di sconvolgere l’universo di una diva che a poco a poco perde la verve che l’aveva contraddistinta da sempre. Gli anni al

La Callas col suo grande amore, l’armatore greco Aristotele Onassis. I due sono stati anche protagonisti di una serie televisiva con la Ranieri e Daron. Qui a sinistra l’altro amore non corrisposto, Pasolini.

fianco di Aristotele Onassis sono molto difficili per la donna, che sembra portare sul palco i suoi problemi personali. Cominciano le debacle artistiche, arrivano gli spettacoli lasciati a metà e gli improvvisi cali di voce. Tuttavia, tra alti e bassi, la stella di Maria Callas non si spegne, tanto che la sua voce continuerà ad andare in scena nei teatri di tutto il mondo fino al 1974.

“Aristo, amore mio. Questa non è la lettera di una bambina, qui c’è una donna ferita, stanca e famosa che ti offre i sentimenti più freschi e più giovani che qualcuno mai abbia provato. Non lo dimenticare mai e stammi sempre vicino così tenero come in questi giorni in cui mi fai sentire la regina del mondo. Amore mio, ho bisogno del tuo affetto e della tua tenerezza. Sono tua. Fai di me ciò che vuoi. La tua Anima Maria”

È il 1968 l’anno della grande rottura, l’anno in cui dopo essersi allontanato dalla diva, Onassis decide di sposare Jacqueline, vedova di John Fitzgerald Kennedy. Per l’epoca fu un vero e proprio scandalo. Maria Callas si sentì tradita nel profondo del suo essere, lei che aveva aspettato dieci anni per essere portata all’altare, vede infranto per sempre il suo sogno di vivere una vita finalmente serena al fianco dell’uomo di cui era innamorata. L’AMORE IMPOSSIBILE, PIER PAOLO PASOLINI Quando si incontrano per la prima volta per girare Medea (film uscito nel 1968), Maria Callas era una diva in discesa, troppo turbata dall’amore non ricambiato di Aristotele Onassis. Quello con Pier Paolo Pasolini fu un vero e proprio incontro d’anime ma, ancora una volta, un amore impossibile. Anche a lui Maria Callas dedicò delle lettere, destinate però a rimanere inchiostro su carta. L’omosessualità di Pasolini non era un segreto, ma questo non fu sufficiente a spegnere il fuoco di un amore che rimase platonico. Un uomo irraggiungibile che provava per la grande diva la più profonda devozione e la più tenera amicizia, ma niente di più. Pasolini non cambiò per Maria Callas e tra i due rimase vivo un amore fraterno, tenero, solo assaporato nella mente di una donna alla costante ricerca di un sentimento vero e sincero.

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ADESSO

STORIE PERSONAGGI ED EMOZIONI

METTERE IN MOTO LA VITA CON LA VITA

IL CENTRO AIUTO ALLA VITA “MANGIAGALLI” DI MILANO AL SERVIZIO DELLE TANTE MAMME IN DIFFICOLTÀ... di Chiara Mazzei

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a maternità è un concetto che, per la maggior parte di noi, richiama sensazioni di gioia, tenerezza, speranza. L’idea di una nuova vita che arriva è già di per sé un’esperienza entusiasmante e felicissima, che precede un cambiamento profondo e inestimabile. Per molti, ma non per tutti. Per molte future, e fortunate, mamme che hanno come maggiore preoccupazione la scelta del nome e il colore della carrozzina del piccolo che arriverà, ci sono altrettante future mamme che vivono con estrema angoscia la vita che portano in grembo. Perché le preoccupazioni legate a questa nuova vita sono tante, troppe. Sono di carattere materiale, perché non ci sono i soldi, che quando si parla di crescere un figlio servono in gran quantità. Sono di carattere psicologico, perché magari c’è una brutta malattia di mezzo e l’incertezza di una vita futura ricca di sofferenza e tribolazioni. Sono moltissime le donne che devono affrontare difficoltà spesso più grandi di loro rispetto alla gravidanza. Donne giovani, meno giovani, italiane e straniere, che si ritrovano sopraffatte da problematiche dalle quali sembra impossibile trovare una via d’uscita. La legge 194 del 22 maggio 1978 consente alla donna l’interruzione volontaria di gravidanza entro i 90 giorni dalla gestazione. Se lo Stato è riuscito ad intervenire, in questo modo, sulla possibilità di scelta della donna, di fatto non c’è nessun tipo di intervento che prevenga questo tipo di soluzione estrema e venga in aiuto alle donne

Almeno due donne, ogni giorno, si rivolgono al Cav per trovare uno spiraglio di luce e rinunciare all’aborto.

che si ritrovano in questa difficilissima situazione. Sì perché l’aborto, in molti casi, non è una scelta. È una decisione forzata dalla situazione in cui la donna versa. Il 60% degli aborti, in Italia, avviene per motivi economici. Questo significa che 6 bambini su 10 non vengono alla luce perchè la madre o entrambi i genitori non sono nelle condizioni economiche per crescere un figlio. Questo pensiero dà i brividi. Ne parlo insieme a una donna molto speciale. Questo termine è spesso abusato, ma per Paola Bonzi sento di poterlo usare con grande serenità. Paola è la fondatrice e direttrice del Cav, il centro aiuto alla vita all’interno dell’ospedale Mangiagalli di Milano. Questa realtà è nata ben 30 anni fa, dalla sua esperienza personale che l’ha portata a vivere drammaticamente la seconda gravidanza. A causa di una grave malattia, infatti, Paola è diventata progessiva-

Le donne che si rivolgono al Cav sono straniere ma anche italiane che, per problemi economici o psicologici, conducono una gravidanza difficile e hanno bisogno di un supporto.

mente cieca. Quando ancora non sapeva di aspettare suo figlio, ha assunto massicce quantità di medicinali che avrebbero potuto compromettere gravemente la salute del bambino. Paola ha vissuto, pertanto, quei 9 mesi con un’angoscia inesprimibile. «Ho sperimentato la solitudine della gravidanza» ci racconta «sebbene avessi mio marito e non fossi effettivamente sola. Ma questo tipo di angoscia profonda legata a una gravidanza difficile è un tipo di esperienza che puoi sperimentare solo tu che la vivi». Suo figlio, fortunatamente, nacque forte e sano. Ma Paola non dimenticò il suo profondo disagio e decise di dedicarsi ad aiutare le donne nella sua stessa situazione. Da quel lontano giorno, il Cav riceve quotidiamente moltissime donne che vivono una gravidanza difficile, per qualsiasi motivo. Il sostegno che viene offerto, preziosissimo, è sia di tipo materiale che psicologico. In questi 30 anni di attività, sono nati ben 17mila bambini. 17mila vite che non avrebbero mai otuto essere tali senza l’aiuto di Paola e del team di professionisti che accoglie e aiuta le mamme in difficoltà. «Colloqui, sussidi, accoglienza: grazie a tutto questo se le persone arrivano qui, dopo decidono di tenere il bambino. Perché si tratta di persone bisognose: se tu dai loro quello di cui hanno bisogno, il bambino lo tengono. Il punto è poter offrire alle persone una scelta. Perché loro prima di venire qui non la hanno». È il caso, ad esempio, di Camilla, un nome inventato per una ragazza che proprio in questi giorni è stata indirizzata a Paola perché decisa ad abortire. Camilla ha 25 anni ed è italiana. «Perché c’è la favola che siano tutte straniere le donne in difficoltà ma non è assolutamen-

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Paolo Bonzi, fondatrice e direttrice del Centro aiuto alla vita dell’ospedale Mangiagalli, attivo da 30 anni per aiutare le madri in crisi.

UN GALÀ PER AIUTARE LA VITA

te vero», precisa la direttrice. Camilla è incinta di 7 settimane e ha deciso di abortire, perché non vede alternativa. Sua madre è morta quando aveva 5 anni e lei è cresciuta con il padre e due fratelli maggiori. La giovane dice di ammirare il padre perché, tutto solo, ha mandato avanti la famiglia. Ma, di fatto, questo padre, ora che ha saputo che la figlia aspetta un bambino, la sta cacciando di casa. È assolutamente irremovibile: Camilla se ne deve andare di casa. Il fratello avrebbe una stanza per ospitarla. La sorella un’intera casa molto grande fuori Milano. Ma entrambi la pensano come il padre: Camilla si deve arrangiare. Questo bambino, naturalmente, ha un padre. Questi, però, ha lasciato la giovane prima di sapere che fosse gravida e, una volta scoperto, ha dichiarato semplicemente di avere già una nuova ragazza. Camilla lavora come commossa a chiamata. Il mese di agosto ha lavorato solo 4 giorni. Non ha, pertanto, nessuna indipendenza economica. Io sono completamente sola. Queste le parole di Camilla, che hanno stritolato il cuore di Paola che la ha ascoltata a lungo. La storia di questa ragazza è paradigmatica della lotta che il Cav porta avanti ogni giorno: Camilla si sente in un vicolo cieco: senza possibilità. Il Cav esiste per offrire questa via alternativa. Una scelta. Che può essere

presa come no, ma almeno esiste. Camilla ha visto la fotografia di un bambino alla stessa età gestazionale del suo ed è scoppiata a piangere. Perché lei questo bimbo lo vuole. E così scegli l’altra via. Una casa ce l’avrà grazie al Cav, che offre a queste donne degli appartamenti in condivisione. Per lei, Paola ha studiato un progetto di aiuto che prevede un sussidio fino all’anno di età del bambino. Un corredo, un passeggino, i pannolini, un tetto sotto cui stare: tutto quello di cui ha bisogno, a patto che frequenti dei colloqui di sostegno psicologico di gruppo. Camilla se ne è andata sollevata. Se ne è andata sentendosi non più sola. E, soprattutto, con una vita dentro di lei che un giorno sarà uomo. 5000 euro è il prezzo di questa vita. Suscita rabbia e indignazione pensare che questa cifra irrisoria determini l’esistenza di un essere umano. Per il Cav i soldi cominciano a diventare un problema. Paola ci racconta di come viva con angoscia la possibilità di dover chiudere i battenti per motivi economici. Ragioniamo sul fatto che lo Stato è completamente latente ed è molto grave che, in moltissimi ambiti che spesso raccontiamo su queste pagine, le associazioni di volontariato debbano sopperire a queste lacune istituzionali. In alcuni casi, le problematiche non sono di tipo economico ma psicologico.

«È un problema sociale, economico, politico. Non è una questione di opinioni. Un bambino non è un’opinione» 72

Lunedì 15 settembre alle ore 19.30, presso Palazzo Isimbardi a Milano, avrà luogo la seconda edizione del Galà del Cav. Un’occasione per festeggiare l’attività svolta nel 2013, con 1.134 bambini nati e 2.616 donne assistite. L’aiuto ad ogni gestante impegna mediamente risorse per € 5.000. Grazie all’incasso del Galà 2013, il Cav ha potuto assistere compiutamente 12 mamme fino al compimento del primo anno di vita del bambino.Pertanto è fondamentale la partecipazione di tutti a questo evento, cui parteciperanno anche i consoli dei 10 paesi più aiutati dal Cav. Per iscriversi: http://galacavmangiagalli2014. com/iscrizione tel: 02.54120577

Paola mi racconta un’altra storia che dà molto da riflettere. Una coppia di genitori si presentò al Cav decisa ad abortire, perchè i medici avevano diagnosticato al bambino un garve problema al cervello per cui c’erano moltissime possibilità che il bimbo passasse la sua vita in uno stato vegetativo. «Parlammo a lungo e alla fine quella donna mi chiese che cosa avrei fatto nei suoi panni. Le dissi che quel figlio non era mio, ma suo, ma io potevo prometterle che, se l’avesse tenuto, noi non l’avremmo lasciata sola. Non la vidi più per molt tempo - continua poi un giorno mi chiamarono dicendo che c’era una donna ricoverata che chiedeva di me. Andai ed era lei. “Domani torno a casa col mio bambino” mi disse “che è nato completamente sano». Così come il bambino di una donna straniera che voleva abortire perché senza casa e senza lavoro. Grazie al Cav, una splendida bimba è nata. «Come si chiama tua figlia?» le ha chiesto la coppia, perché volevano dare lo stesso nome alla bimba in onore di Paola. «Cristiana», ha risposta la direttrice con qualche esitazione. Perché i due sono musulmani. E Cristiana, con grande gioia dei genitori, diventa il nome della piccola. Di queste storie a lieto fine, fortunatamente, ce ne sono tante. E danno un pò di speranza in questo contesto davvero drammatico. Se esistono, tuttavia, dobbiamo dire grazie solo a Paola e chi lavora con lei.



LA RAGAZZA D’ORO di Chiara Mazzei

LONTANA DALLE PAGINE PATINATE, MARTINA GRIMALDI È UNA MACCHINA CHE CONTINUA A SFORNARE GRINTA E... MEDAGLIE

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iovanissima, classe 1988, ma con una grinta e una determinazione che la rendono una grande campionessa, Martina Grimaldi è sicuramente uno dei maggiori orgogli italiani nel nuoto. Bolognese doc, si allena nella sua città natale con le Fiamme Oro, di cui fa parte. A guardare il suo palmares, sembra di avere a che fare con una professionista di vecchia data: Martina ha vinto una sfilza infinita di medaglie, l’ultima delle quali conquistata agli Europei di Berlino nella 25 km. E, se non bastasse, è la prima nuotatrice italiana ad aver vinto una medaglia alle Olimpiadi nel nuoto di fondo. Lontana dalle pagine patinate dei giornali, preferisce fare notizia coi suoi risultati, piuttosto che con le love story reali o presunte. Una splendida atleta e una ragazza con la testa sulle spalle, dotata di quella capacità di sacrificio che corona un talento genuino, Martina ci racconta la dura vita da atleta e la dedizione per uno sport che le sta regalando immense soddisfazioni. Quest’anno hai conquistato un oro

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importante a Berlino. Cosa significa per te questa medaglia? «Quest’anno si è ripetuta un pò la stessa storia dei mondiali dell’anno scorso a Barcellona (in cui Martina ha vinto l’oro per la 25 km ma si è piazzata solo dodicesima nella 10 km, ndr). La 10 km è l’unica gara olimpica ed è quindi la più importante, quella cui sono più legata. Ho iniziato questi Europei di Berlino con un decimo posto e da parte mia c’era la voglia di riscattarmi, anche perché a livello fisico stavo bene. Avevo un’altra gara e me la volevo giocare dando tutto. Quindi sono contentissima di questo oro, anche perchè mi ha dimostrato che stavo bene. Nella 10 km ho gestito male la gara e ho pagato questo errore». La vita di uno sportivo è piena di sacrifici. Quali sono per te quelli più grandi, che ti pesano di più? «Io penso che finché c’è la passione alle spalle non li chiami sacrifici. Certo, non puoi uscire tutte le sere, hai degli allenamenti duri ogni giorno e molto spesso non hai il week end libero come gli altri ragazzi, però io non riesco a Martina Grimaldi nel suo palmares conta 2 ori ai Mondiali e 3 agli Europei.

chiamarli sacrifici. E poi le persone che mi stanno intorno e mi vogliono bene capiscono il tipo di vita che faccio e la accettano». Quindi non rimpiangi di non aver avuto una giovinezza “normale”? «No, per adesso sono contenta così. Il nuoto mi ha dato comunque tanto e non sto parlando solo in termini di risultati. Mi ha insegnato tutta una serie di comportamenti e modi di vivere fondamentali. Mi ha insegnato a gesti-


PERSONAGGI

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Nata a Bologna nel 1988, la Grimaldi fa parte del gruppo sportivo Fiamme Oro. e ha all’attivo numerose medaglie d’oro nel nuoto di fondo.

re la mia vita in maniera matura. Ad esempio, quando andavo a scuola, mi dovevo allenare diverse ore al giorno e avevo poco tempo per studiare. Se non sei responsabile e non impari a gestire il tempo non puoi farcela. A volte se hai molto tempo ti perdi e non concludi nulla o tendi a rimandare. Se ne hai giusto un pizzico, impari a gestirlo al meglio». Da Dubrovnik 2008 sei sempre stata sul podio. Come vivi le aspettative che, inevitabilmente, ogni volta si creano sulle tue prestazioni? «Il 2009 è stato un anno di risultati importanti, essendo arrivata terza al mondiale. L’anno seguento sono arrivata prima al Mondiale in Canada e dopo solo tre settimane avevo gli Europei. Sono entrata in acqua molto tesa, come se tutti guardassero solo me e sono

andata malisismo. In quel moento ho capito che c’era qualcosa da cambiare. Con Fabio (Cuzzani, il suo allenatore, ndr) ho cercato di lavorare anche sulla preparazione mentale per affrontre al meglio questo tipo di situazione. è fondamentale saper gestire la tensione e l’emozione in generale prima di entrare in acqua, soprattutto dopo che hai raggiunto un certo tipo di risultato. Ogni gara è a sé. tutto può succedere». Quali sono state le persone più importanti nel tuo percorso di sportiva? «Sicuramente i miei genitori, che mi hanno sempre sostenuta, il mio allenatore, con cui ho lavorato moltissimo per raccogliere questi risultati e miei amici più cari, che mi sono sempre stati vicini e hanno compreso il tipo d vita che faccio».

C’è un obiettivo che non hai ancora raggiunto e ti sei prefissa per il futuro? «La laurea. Ero iscritta a Scienze Statistiche ma tra gli allenamenti e le gare non riuscivo a seguire le lezioni, stavo via molto tempo e ho dovuto interrompere gli studi. Quindi mi propongo di riprendere e arrivarci in fondo». Come vedi la Martina del futuro? «Dopo il nuoto, non so ancora che strada prenderò. Già sono molto grata alla Polizia di Stato che mi assicura un lavoro, quando avrà termine la mia carriera sportiva, e questo in un momento come quello attuale è già tanto. Starà a me decidere se continuare in Polizia o uscire e trovare qualcosa di diverso. Sicuramente, come tutte le ragazze del mondo, mi vedo anche con una famiglia».

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Papa Bergoglio in compagnia dei calciatori della nazionale Gigi Buffon e Andrea Pirlo.

NON CONFORMATEVI A QUESTO MONDO

Il punto di partenza è l’esortazione di San Paolo ai cristiani di Roma: «Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio». Papa Francesco ha spiegato che «in effetti, noi cristiani viviamo nel mondo, pienamente inseriti nella realtà sociale e culturale del nostro tempo, ed è giusto così». Ma questo comporta un rischio: quello di diventare «mondani, il rischio che “il sale perda il sapore”, come direbbe Gesù, cioè che il cristiano si “annacqui”, perda la carica di novità che gli viene dal Signore e dallo Spirito Santo. Invece dovrebbe essere il contrario: quando nei cristiani rimane viva la forza del Vangelo, essa può trasformare “i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita” (San Paolo). È triste trovare cristiani “annacquati”, che sembrano il vino allungato, e non si sa se sono cristiani o mondani, come il vino allungato non si sa se è vino o acqua».

UNA LETTURA AL GIORNO

NO AI CRISTIANI

Eternità del Vangelo o appiattimento sullo spirito dei tempi? di Massimo Lanari

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l messaggio cristiano è eterno, non cambia. Eppure, di fronte al mutare dei tempi, per la Chiesa vengono spesso invocate parole d’ordine come «aggiornamento», «apertura», «modernizzazione». La stessa elezione di Papa Francesco è

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stata vista da molti come una svolta, potenzialmente decisiva per un cambiamento di rotta su temi come famiglia e bioetica. Ma qual è il giusto rapporto tra eternità del messaggio e necessità di aggiornarsi? Lo ha spiegato Papa Francesco nell’Angelus dello scorso 31 agosto.

Tornando all’interrogativo iniziale, Papa Francesco fornisce questa risposta: «È necessario rinnovarsi continuamente attingendo la linfa dal Vangelo. E come si può fare questo in pratica? Anzitutto proprio leggendo e meditando il Vangelo ogni giorno, così che la parola di Gesù sia sempre presente nella nostra vita. Ricordatevi: vi aiuterà portare sempre il Vangelo con voi. Un piccolo Vangelo, in tasca, nella borsa, e leggerne durante il giorno un passo». Senza dimenticare «la Messa domenicale, dove incontriamo il Signore nella comunità, ascoltiamo la sua Parola e riceviamo l’Eucaristia che ci unisce a Lui e tra noi; e poi sono molto importanti per il rinnovamento spirituale le giornate di ritiro e di esercizi spirituali. Vangelo, Eucaristia e preghiera. Non dimenticare: Vangelo, Eucaristia, preghiera».


IL MONDO DI FRANCESCO

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UN SÌ

davanti a FRANCESCO Per la prima volta Bergoglio celebrerà una ventina di matrimoni in Vaticano. Ma come si fa ad entrare in questa cerchia ristretta di fortunati? Preparate carta e penna e...

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l 14 settembre Papa Francesco celebrerà per la prima volta alcuni matrimoni in Vaticano. I fortunati saranno una ventina di coppie della diocesi di Roma, che si sposeranno nella Basilica di San Pietro. Un evento certamente non inedito, ma abbastanza raro per un Pontefice: l’unica eccezione fu Giovanni Paolo II, che celebrò molti matrimoni in pubblico, in particolare nell’ottobre del 1994 durante il primo Incontro mondiale delle famiglie. Per le coppie, siamo sicuri, ci saranno consigli memorabili. Anche perché il tema della famiglia è in cima alle preoccupazioni di Papa Francesco. Lo scorso giugno, di fronte ad alcune coppie che stavano celebrano le nozze d’argento, Bergoglio si era scagliato contro le coppie cristiane «che non vogliono bambini» in nome della «cultura del benessere», preferendo dare il loro amore a «due gatti» o a «un

TUTTI IN CAMPO PER LA PACE cagnolino», oppure anche «partire per scoprire il mondo» o «avere una villa in campagna».

COME FARE DOMANDA

Sono moltissime le coppie che scrivono in Vaticano chiedendo che la loro unione venga santificata dal Papa. Anche se le occasioni da dedicare a queste gioie, visti gli impegni di Bergoglio, sono davvero poche, e la burocrazia sempre in agguato. Comunque, per provarci occorre farsi spedire una lettera di idoneità dal proprio parroco, la quale attesti che sposi e testimoni siano fedeli attivi e zelanti nella vita parrocchiale. Allegata alla richiesta ci dovrà essere anche un’altra lettera, scritta dai fidanzati, nella quale si spiegano i motivi che li hanno indotti alla richiesta. La stessa procedura vale anche per battesimi e cresime. Indirizzo: Prefettura della Casa Pontificia, 00120, Città del Vaticano.

Da Maradona a Messi, da Roberto Baggio a Totti. Tutti in campo per la Partita interreligiosa della pace, l’evento di solidarietà voluto da Papa Francesco in persona che si è tenuta allo stadio Olimpico di Roma. Bergoglio, grande amante del calcio e tifosissimo del San Lorenzo, ritiene lo sport più bello del mondo uno strumento fondamentale che consente l’incontro di popoli e culture diverse. Peccato che qualcuno abbia risposto picche. L’egiziano Mohamed Aboutreika, centrocampista del Baniyas (Emirati Arabi), si è rifiutato di giocare assieme all’israeliano Yossi Benayoun, ala del Maccabi Haifa. Tra i più attivi organizzatori dell’evento, l’ex interista Javier Zanetti.


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PERSONAGGI

le Donne D’ITALIA

di Serena Fogli

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na donna che non ha avuto paura di prendere posizione, una giornalista che si è seduta al cospetto dei potenti del mondo facendo domande scomode, provocando e rispondendo a provocazioni: Oriana Fallaci, prolissa scrittrice dei nostri tempi, è stata una donna forte e una giornalista controversa. Ha raccontato la storia mentre accadeva, prima donna inviata speciale al fronte.

Oriana Fallaci, donna contro

L’INFANZIA ANTAGONISTA, LA GIOVINEZZA E GLI INSEGNAMENTI DELLA RESISTENZA ITALIANA «Sono un soldato, lo sono fin da ragazzina, quando nella mia famiglia di antifascisti diventai anche io un partigiano, un soldato» Un’infanzia e un’adolescenza tra i partigiani, nel pieno della guerra a cavallo della liberazione. Perché Oriana Fallaci, piccola e fragile in sella alla sua bicicletta, salda sulle gambe da ragazzina, pedala e attraversa l’Arno a piedi per consegnare munizioni e bombe ai partigiani nascosti: un attivismo che, a soli 14 anni, nel 1943, le vale un riconoscimento d’onore dall’Esercito Italiano. La resistenza sarà la sua scuola, i partigiani i suoi maestri tanto che, diventata una giornalista affermata, ha dichiarato: «la Resistenza è scesa su di me come la pentecoste sugli apostoli. Mi ha fatto diventare quella che sono». La resistenza insegna alla giovane Oriana Fallaci che la libertà è il bene più grande, da difendere ad ogni costo. Una libertà che la donna insegue grazie al giornalismo che, negli anni della sua gavetta, è soprattutto affare da uomini, tanto che le poche donne impegnate nei quotidiani sono confinate nella gabbia dorata della cronaca rosa e della moda. Eppure la penna di Oriana va ben oltre e presto si fa notare per le opinioni dissacranti: dopo l’esordio al Mattino dell’Italia centrale, il licenziamento arriva presto perché, giovanissima, si rifiuta di scrivere un articolo di elogio su Palmiro Togliatti. Oriana Fallaci non scende mai a compromessi, neanche all’inizio della carriera: sarà questa la forza che la contraddistinguerà per tutta la vita. A soli 24 anni approda a L’Euro-

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CURIOSITÀ AMORI SFORTUNATI: LA FRAGILITÀ SENTIMENTALE DI UNA GIORNALISTA D’ASSALTO

Il primo amore, il più devastante, è per Alfredo Pieroni, giornalista corrispondente da Londra: un sentimento a senso unico, un amore non ricambiato che fa disperare la giovane. Nel 1958 la giornalista scopre di essere incinta: Pieroni, non vuole saperne del bambino ma sarà il destino a decidere per tutti: mentre si trova a Parigi, perde i sensi e il bambino. Comincia un periodo di nera depressione, durante il quale la giornalista tenterà anche il suicidio. Quando si riprenderà, volerà in Vietnam per seguire la guerra dal fronte. Qui conoscerà Francois Pelou, un giornalista francese per il quale perde la testa. Pelou è sposato e, benché la loro storia adultera prosegua per molti anni, alla fine sceglie di tornare dalla sua famiglia. Sarà Alekos Panagulis, tuttavia, l’amore “ufficiale” di Oriana Fallaci. Combattente ed eroe della resistenza greca, ai due non sarà dato modo di vivere a pieno questo amore, perché Alekos morirà in un sospetto incidente stradale nel 1976. Nel 1983, mentre si trova a Beirut, Oriana conosce Paolo Nespoli, destinato a diventare un grande astronauta. La scrittrice dà una chance a Nespoli, di 28 anni più giovane di lei: i due andranno a vivere insieme a New York e rimarranno uniti fino al 1991 quando, dopo la partenza di lui per la Germania alla volta dell’Agenzia Spaziale Europea, Oriana decide di interrompere la relazione. peo, un settimanale che forte degli ideali del dopoguerra, trova nel suo nome la dichiarazione d’intenti di un giornalismo dall’ampio respiro, capace di oltrepassare gli italici confini a favore di una scrittura dall’impianto internazionale. Sarà proprio per L’Europeo che Oriana Fallaci, a soli 27 anni, realizzerà un reportage sulla repressione in Ungheria. La giornalista comincia una vita fatta di viaggi e spostamenti che, nel solo 1960, la porteranno a percorrere cinquantamila chilometri per una ricca inchiesta sulla condizione della donna nel mondo. UNA VITA IN PRIMA LINEA: A COLLOQUIO CON I POTENTI DEL MONDO Gli anni ‘60 vedono crescere la popolarità di Oriana Fallaci, una giovane donna che sembra non aver mai paura, né quando parla con i potenti della Terra, né quando si ritrova, da sola con la sua forza, in situazioni pericolose come quelle della guerra. Un decennio di grande rinnovamento sociale, un periodo di grandi scoperte, un’epoca che porterà l’uomo sulla Luna. E Oriana Fallaci macina chilometri, corre ovunque ci sia qualcosa da raccontare, investita dalla sacra missione di portare la verità ai suoi lettori con una disinvoltura quasi patologica: perché è per chi legge i suoi articoli che Oriana Fallaci si sente autorizzata a fare qualsiasi tipo di domanda. La vedremo in Vietnam, prima donna inviata al fronte come reporter, giornalista d’assalto che vuole raccontare tutto ciò che entra nel suo campo visivo: prima per L’Europeo, poi per Il Corriere della Sera, Oriana Fallaci metterà nero

su bianco anche i conflitti mediorientali e le insurrezioni in America Latina. Sarà proprio qui che, nel 1968, rimane gravemente ferita nel massacro di Tlatelolco a Città del Messico: creduta morta fu portata in obitorio, dove un prete si accorse che la giovane Oriana respirava ancora. E poi le interviste con i grandi della Terra, il più delle volte giudicate insolenti o sfacciate. Come quando si ritrovò a intervistare l’ayatollah Khomeini, al cui cospetto la giornalista, essendo donna, dovette presentarsi con il chador: Oriana Fallaci, definì l’uomo un tiranno e, per protesta, si tolse il velo. Un amore spasmodico per la verità che

si traduce in uno stile enfatico ma sincero, magniloquente e allo stesso tempo sentito, denso di opinioni e punti di vista. Molti l’hanno amata, altrettanti l’hanno odiata. In un continuo rapporto di scambio dialettico, Oriana Fallaci è sempre stata una delle scrittrici e giornaliste più controverse dei nostri tempi. L’EREDITÀ DI UNA SCRITTRICE CONTROVERSA Negli ultimi anni della sua vita Oriana Fallaci diventa un personaggio scomodo: libera nel suo scrivere, non appartiene a nessuna fazione politica. Una donna non schierata, le sue dichiarazioni

In occasione dell’intervista all’ayatollah Khomeyni, la Fallaci si tolse il velo in segno di protesta.

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LE DONNE D’ITALIA

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«Su ogni esperienza personale lascio brandelli d’anima e partecipo a ciò che vedo o sento come se riguardasse me personalmente e dovessi prendere una posizione (infatti ne prendo sempre una basata su una precisa scelta morale)» non appartengono né alla destra né alla sinistra. Una scrittrice che con la sua penna combatte le tirannie e si infiamma laddove il principio della libertà viene violentato. Una scrittrice scomoda che, soprattutto dopo gli attentati dell’undici settembre, si schiererà contro quella che chiamava la nuova colonizzazione islamica. Alcuni la accuseranno di razzismo, altri di difendere la cultura occidentale: la sua trilogia sulla cultura islamica (La rabbia e l’orgoglio, La forza della ragione e Oriana Fallaci intervista Oriana Fallaci) dà inizio a un dibattito senza precedenti in Italia e nel mondo, un j’accuse personale in cui, ancora una volta, è la libertà che la scrittrice difende. E forse è questo il più grande insegnamento lasciato da una delle più significative giornaliste dei nostri tempi: la libertà di dire ciò che si pensa, il coraggio di combattere per ciò in cui si crede, la dedizione e la forza per una missione che deve essere viva in ognuno di noi.

LE LETTURE CONSIGLIATE LETTERA A UN BAMBINO MAI NATO Uno dei libri più celebri di Oriana Fallaci che, pubblicato nel 1975, ha venduto 4 milioni di copie nel mondo. È il monologo drammatico di una donna alle prese con la maternità inaspettata, un dialogo tra con il bambino che porta dentro di sé. PENELOPE ALLA GUERRA Pubblicato nel 1962, e primo romanzo di Oriana Fallaci, si tratta del racconto coraggioso di un amore anticonvenzionale UN UOMO Bestseller che farà conoscere Oriana Fallaci in tutto il mondo. È la storia di Alekos Panagulis, compagno della Fallaci ed eroe della resistenza greca.

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questo

NON Ăˆ

UN PAESE PER GIOVANI In Italia, si sa, si rimane attaccati alle poltrone come in pochi altri paesi al mondo. A farne le spese sono le nuove leve, precarie a vita e costrette a rinegoziare continuamente il proprio presente e futuro e, non di rado, ad emigrare. I dati di un sistema che rischia di tranciare definitivamente le ali alle nuove generazioni, paralizzando un Paese che giĂ di suo fatica a innovarsi

di Angela Iantosca

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PERSONAGGI L’INCHIESTA

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iamo over 30, giovani, ma non troppo e ancora precari. Precari nel lavoro, nella casa, negli affetti. Siamo il popolo delle partite Iva, a caccia sempre dei pagamenti, consapevoli che è meglio saper far tutto, che ci possiamo permettere solo una stanza in affitto in un appartamento da condividere, che per la maternità non è il momento giusto, schiacciati tra anziani che non mostrano nessuna intenzione di abbandonare i loro posti di comando e giovanissimi, quelli della generazione Y, che ci stanno con il fiato sul collo. L’Italia, ahimè, non è un paese per giovani e l’ho capito quando anni fa, per lavoro, mi sono trovata a Boston. Il capo della Symphony Hall aveva 30 anni. Sì 30. Quando l’ho visto, ho pensato si trattasse dell’assistente e che a breve avrei conosciuto il legittimo titolare di quel posto, una cariatide, verosimilmente. E invece no. Lì, per la prima volta, mi sono sentita imprigionata: ero troppo anziana per l’America (dove la carriera comincia prestissimo) e troppo giovane per l’Italia. LA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE IN ITALIA Possiamo dire che il 2014 per il nostro Paese è l’anno del record: con quel 43,7%, secondo i dati provvisori dell’Istat di giugno, si è raggiunto il livello più alto dall’inizio delle serie storiche nel 1977. Tra i disoccupati, oltre uno su cinque ha meno di 25 anni. I ragazzi in cerca di occupazione sono 701 mila, l’11,7% dei loro coetanei. A loro si aggiungono 4 milioni e 376 mila inattivi, che hanno un peso sempre maggiore tra i giovani (fino al 73,2%). Allargando lo sguardo al resto d’Europa, si nota che la disoccupazione giovanile si attesta, ad

aprile 2014, al 23,5%, contro il 23,9% dello stesso mese del 2013. Ma ciò che colpisce è il divario con nazioni come la Germania (7,9%) e l’Austria (9,5%) cui si contrappongono, oltre a noi, Croazia (49%), Spagna (53,5%) e Grecia (56,9%). LAUREATO E DISOCCUPATO Secondo la XVI Indagine di Alma Laurea sulla condizione occupazionale dei laureati in Italia, pubblicata nel 2014, il 44,4% lavora, il 26,7% non lavora e non cerca, il 29% non lavora, ma cerca. Lavora il 45,3% degli uomini e il 43,7% delle donne. E veniamo al tipo di contratto. Autonomo effettivo risulta l’11,1% e con un contratto a tempo indeterminato il 22,3%. Ha un contratto formativo il 9,6% dei laureati, non standard il 26,5%, parasubordinato l’8,5. Mentre non ha contratto il 12,4% di essi. Per quanto riguarda il guadagno, gli uomini raggiungono i 1.056 euro, mentre le donne arrivano a 827 euro. Ma quanti pensano che sia utile la laurea per il lavoro che svolgono? Il 45,1%, mentre il 28,9 pensa che non sia per nulla efficace. Di fronte alla crisi del lavoro, una grande maggioranza dei giovani si dichiara disponibile a lavori manuali, quelli che forse un tempo non avrebbero preso in considerazione. E non è importante che siano coerenti con la preparazione perseguita, purché siano discretamente pagati. A dircelo è il Rapporto Giovani, l’indagine curata dall’Istituto Toniolo in collaborazione con Ipsos e il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo, che esplora la complessa condizione dei giovani di oggi. L’indagine, condotta su un campione di 1.727 giovani di età 19-30 anni, ha messo in evidenza come oltre l’80% degli intervistati sia pronto a svolgere

DI CHI È LA COLPA? A sentir i giovani, sono varie le responsabilità riguardo le mancanze di opportunità lavorative per le nuove generazioni. Secondo il Rapporto Giovani, il 30% pensa che il problema principale sono i limiti strutturali del mercato che offre poche occasioni, bassa qualità e contratti brevi e precari. In secondo luogo

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viene la situazione economica complessiva, al terzo posto la “preferenza data ai raccomandati”, al quarto la “minore esperienza” (15,4%). Concorrenza degli immigrati e regole troppo rigide si attestano attorno al 5% delle risposte. Solo un intervistato su cento ritiene che i giovani rifiutino alcuni lavori.

un lavoro di tipo manuale. Tre su quattro vedrebbero bene un’attività in cui potere esprimere la propria creatività. E ciò indipendentemente dai percorsi formativi. Oltre la metà dei maschi e quasi il 60% delle femmine considera scarse le possibilità in linea con la propria preparazione che l’Italia offre ai giovani. E a far da discriminante è la classe sociale: il 90% di coloro che appartengono a una fascia bassa pensano che il Paese offra possibilità “scarse” o “limitate” relativamente alla propria preparazione. I giovani di fascia alta hanno un po’ più di fiducia: il 20% le ritiene “adeguate”. CERVELLI IN FUGA Sempre più giovani sono pronti a far le valigie e andar via alla ricerca di

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Quasi il 50% dei giovani italiani si dichiara pronto ad emigrare all’estero per migliorare le proprie opportunità di lavoro. Un dato che la dice lunga sul malessere generale delle nuove generazioni, strette nella morsa della precarietà e della mancanza di lavoro.

per esempio, i 44,6 della Francia, secondo i dati Eurostat, l’organismo statistico europeo) che fatica a rinnovarsi e a promuovere l’innovazione. Con altissimi costi sociali e forti ritardi in termini di competitività rispetto a paesi occidentali senz’altro più evoluti di noi sotto questo punto di vista.

QUANDO IL CINEMA RACCONTA LA REALTÀ

quelle occasioni che l’Italia non riesce a dare loro. Per stanchezza, disamore o per insoddisfazione, l’italiano che non riesce a lasciare il patrio lido sembra sempre più lontano. Infatti, quasi il 50% dei giovani si dichiara pronto ad andare all’estero per migliorare le proprie opportunità di lavoro. Solo meno del 20% non è disposto a trasferirsi. I più propensi a muoversi oltre confini sono i giovani del Nord (si sale oltre il 52%) e di sesso maschile (oltre la metà dei maschi contro un terzo delle ragazze). Meta? L’Europa, che molti sperano possa essere rilanciata, vedendo finalmente realizzato quel progetto degli Stati Uniti d’Europa. Per oltre il 60% è un luogo di opportunità di studio e lavoro. La mobilità interna favorita dall’Unione è considerata positivamente dalla maggioranza degli intervistati, soprattutto tra i più giovani. Secondo i dati raccolti dall’Asso-

ciazione Italents, tra i fattori che spingono ad andarsene all’estero più che il maggior reddito in sé (indicato dal 50% degli intervistati), conta la presenza di meccanismi più trasparenti e meritocratici di reclutamento e carriera (80%). La possibilità di disporre di migliori strumenti e condizioni per svolgere al meglio la propria attività ottiene il 75% dei consensi. Al di là delle opinioni, resta il preoccupante dato di fatto di questa emorragia di talenti che rischia di continuare a impoverire il nostro Paese se non si darà finalmente concretezza a riforme strutturali del mercato del lavoro fino a questo momento soltanto annunciate e che non hanno ancora prodotto risultati apprezzabili. Con la conseguenza che questa nostra Italia continuerà a essere un Paese gerontocratico (basta solo dire che l’età media dei nostri manager è la più alta d’Europa: 47,9 anni contro,

GLI INDESIDERATI Ecco quali sono, secondo il Rapporto Giovani, i lavori che mai si consiglierebbero a un amico. Pochissimi spingerebbero a fare il telefonista di call center (3,5%), l’operatore di fast food (4,2%), il distributore di volantini (1,6%). Al limite, a parità di stipendio, meglio l’operatore ecologico (4,6%). Piuttosto che occupazioni manuali di basso livello nel settore dei servizi, spesso legati a condizioni di precarietà e sfruttamento, ci sono il lavoro operaio (6,9%) o quello agricolo (7,7%). Tra i lavori di profilo medio-basso, la preferenza per i maschi va comunque all’impiego in fabbrica come tecnico specializzato (27,1%), mentre per le donne prevale l’attività di commessa o cassiera (31,6%).

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L’Italia vanta l’età media dei manager più alta d’Europa: 47,9 anni contro, per esempio, i 44,6 della Francia, secondo i dati Eurostat. Indicatore, questo, della difficoltà del nostro Paese a innovarsi e a lasciare spazio ai giovani.

La problematica della mancanza di opportunità per i giovani del nostro Paese è molto avvertita a tutti i livelli. Tanto che anche la settima arte ha rappresentato più volte la realtà precaria dei giovani sul grande schermo. Tra gli ultimi ad averne parlato (in chiave ironico-amara) c’è Smetto quando voglio (2013) di Edoardo Leo. Un successo di critica e pubblico perché ha saputo cogliere il dramma di migliaia di ragazzi preparati ma impiegati in lavori che non implicano nessuna “fatica” mentale e che decidono di svoltare applicando le proprie conoscenze al “servizio” della comunità giovane, mettendo sul mercato una droga legale di loro invenzione. Una spassosa escalation di vicende che non potranno che portare ad un finale drammatico. Anche Giovanni Veronesi si cimenterà sul tema del lavoro giovanile. Dopo aver condotto quest’estate su RadioDue il programma Non è un paese per giovani, a breve comincerà le riprese di un film con lo stesso titolo, per parlare soprattutto di fuga di cervelli.


PERSONAGGI L’INCHIESTA

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GENERAZIONE MILLE EURO Colloquio con Alessandro Rimassa, autore del libro-cult diventato il punto di riferimento dei giovani precari È il 2006 quando viene pubblicato per Rizzoli il romanzo scritto da Antonio Incorvaia e Alessandro Rimassa che racconta la storia di Claudio, 27 anni, una laurea, una casa condivisa con altre persone e mille euro al mese di stipendio. Da allora Generazione mille euro è diventato un modo per indicare una fetta sempre più ampia di persone che sopravvive ogni mese con dieci pezzi da cento. Abbiamo raggiunto Alessandro Rimassa, che nel frattempo ha scritto anche altri libri, fra cui, l’ultimo, È facile cambiare l’Italia (2014), per sapere cosa è cambiato in questi otto anni nel nostro Paese. Il romanzo nasce dall’esperienza personale? «Nasce dall’osservazione della realtà, dalla necessità di raccontare una situazione esistente e di cui non si parlava. Vivere con mille euro al mese sembrava quasi una malattia contagiosa!». Da allora cos’è cambiato? «La situazione è sicuramente peggiorata, sia da un punto di vista retributivo che dei contratti. Stiamo assistendo a un abbassamento dei compensi e a un ampliamento della precarizzazione dei contratti. Inoltre si sta sviluppando un divario tra persone garantite in tutto e per tutto e persone non garantite, che non sono solo i giovani al primo impiego, ma anche quelli che rientrano nel mondo del lavoro, i quarantenni, le donne. Il paradosso odierno è trovare in uno stesso ufficio due scrivanie con stesse mansioni e contratti diversi». Di che natura è la crisi che stiamo vivendo? «Per prima cosa la crisi che stiamo vivendo dal 2009 è la deflagrazione economico-finanziaria che nasce da una crisi culturale. Quindi, quella che viene spacciata per crisi economica da risolvere con interventi di natura finanziaria, in realtà è il risultato di una crisi culturale che nasce nel 1990. Le soluzioni, pertanto, devono essere culturali e non possono essere immediate. Questo cosa significa? Che bisogna mettere al centro nuovi valori, l’economia della condivisione, la co-progettazione, il lavoro insieme, l’inclusività della società. Che non significa creare una società marxista o post marxista, ma libera, basata su grandi libertà, con il merito al centro e la trasparenza come valore fondante. Da qui emergeranno i migliori». Nella crisi nascono opportunità? «Tante! Tre anni fa ho condotto su Sky Generazione S, dove si parlava di giovani che fanno impresa in Italia. Quando ho cominciato, temevo che non avremmo superato la quarta puntata: invece abbiamo raccontato cento storie. In Italia ci sono tante menti, ancora nel sottobosco, perché i grandi media preferiscono parlare di crisi, invece di chi riesce a fare impresa, delle nostre risorse, notizie che infonderebbero speranza e fiducia. Anche il racconto diventa quindi fondamentale». Rimanere o fuggire dall’Italia? «Io in verità non ho paura della fuga dei cervelli. Piuttosto vorrei che si realizzasse la circolazione dei cervelli. Se qualcuno decide di andare all’estero, noi dovremmo diventare attrattivi per sostituire quei cervelli andati via con altre menti giovani. Oggi andare all’estero è più facile perché la burocrazia è molto più semplificata, le tasse sono minori, le possibilità di più. A chi rimane per aprire un’impresa, però, bisogna riconoscere che si tratta di un gesto politico molto forte e importante. Allora dobbiamo pretendere dalle istituzioni un premio. Dall’altra parte dobbiamo spingere affinché si costruisca un Paese con terreni di possibilità. Lo Stato non deve darci qualcosa, ma creare terreni fertili».

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PERSONAGGI

Emanuela

Biliotti

L’amore per i libri antichi nel cuore di Milano Foto e testo di Maurizio Fiorino

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on si può certo dire che Emanuela Biliotti sia una donna come le altre. Laureata in lettere classiche, si è poi specializzata in medicina alternativa per poi occuparsi di tutt’altro: antiquariato. Non contenta, è ritornata alla medicina alternativa e, agli inizi del Duemila, decide di occuparsi nuovamente di antiquariato, specializzandosi in libri antichi. Hai proprio le idee chiare, le dico ironico. «Certo» risponde lei, facendo spallucce.

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Da undici anni gestisce un delizioso negozio a Milano dal nome inequivocabile, “Libri senza data”. Lo gestisce talmente bene che, a prima vista, sembra di trovarsi dinanzi a una libreria messa su da chissà quanta gente. Invece, mi assicura, fa tutto da sola e mi prega di scattarle poche fotografie. «Le odio, davvero» fa con un sorriso, «sono proprio necessarie?» Le domando subito che tipo di clientela entra in un negozio di libri antichi, mentre cerco di farle qualche ritratto di

nascosto. «Di tutti i generi. Dal ragazzo che ha voglia di leggere un buon romanzo al collezionista che è a caccia della prima edizione del suo autore preferito, fino allo studioso di una determinata epoca che cerca libri per capire ciò che sta studiando. Vengono addirittura persone per comprare libri di arredamento». Libri di arredamento? «Certo. Gente che ha appena preso casa e magari vuole arredarla con libri di un determinato colore e formato, da poter inserire nelle proprie librerie».


DONNE DI

Vendere libri antichi non è facile come sembra: bisogna imparare, anzitutto, a trovarli. «All’inizio compravo di tutto, intere librerie, ma volevo tenere tutto per me. Col tempo, ovviamente, sono cambiata. Ma cercare libri e comprarli è un gioco d’azzardo». Quando Emanuela non è in negozio è in giro a cercare libri antichi. «Con questo lavoro dissacro il politically correct. Per anni si pensava fosse, come dire, immorale vendere le biblioteche dei propri parenti defunti. Certo, mica tutto ha un valore». Cosa è buono, e cosa no? «Innanzitutto una prima edizione, soprattutto quelle fino agli anni Settanta, deve essere in condizioni decenti e avere una sovracopertina. Se non ce l’ha, si vende a due euro. Non è il caso, che so, di Se questo è un uomo di Primo Levi ovviamente» risponde, sbuffando allegramente quando si accorge che la sto fotografando. «I più ricercati tra gli italiani sono Pasolini, Calvino, Pavese e qualche romanzo di Sciascia. Poi, in generale, tutto ciò che è futurismo, sdoganato una ventina di anni fa». E i meno ricercati? «Il più invenduto di tutti è Fogazzaro. Seguito da Enzo Biagi. Ma devi proprio farle le foto?» risponde, precipitandosi a prendere un catalogo dal titolo Collezione Dario Fiori. Capisco che farebbe di tutto pur di non lasciarsi fotografare. «Prima

mi hai chiesto quale fosse la cosa di cui vado più fiera. Eccola» dice orgogliosa, mostrandomi il catalogo della splendida collezione di riviste politiche degli anni Settanta appartenuti a Dario Fiori, celebre collezionista “con la rara sensibilità che va al di là dell’accumulo”, come si legge nella prefazio-

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ne. Emanuela ha gestito tutta la collezione ripromettendosi di non venderla mai, per nessuna ragione al mondo, ad un privato. «Doveva, e deve, essere di tutti. Per questo quando ho ricevuto la chiamata della celebre Università di Yale, ho ceduto». Che rapporto hai coi collezionisti? «Di rispetto. Non bisogna mai dimenticare che l’ossessione dei collezionisti è produttiva: grazie a loro si ha la possibilità di avere nelle mani cose preziose che altrimenti sarebbero finite nella spazzatura o, nel migliore dei casi, nel dimenticatoio». Alla fine Emanuela cede, e si mette in posa. Tuttavia l’occasione per smetterla di farsi fotografare, dopo qualche secondo, è mostrarmi alcuni libri preziosi che possiede in negozio. Si tratta di alcuni incunabuli del Quattrocento e di una prima edizione dell’Etica di Aristotele, del Cinquecento. Valore? «Qualche migliaio di euro. Ma prendili pure. Accarezza la carta, sfogliali, cosa aspetti?» mi invita, poggiando uno dei preziosi libri in mano e sfidando il mio immobilismo, fingendo di non accorgersi del mio terrore al solo pensiero di sfiorarlo. Probabilmente è la sua vendetta per averle scattato troppe fotografie.

La libreria di Manuela è un luogo in cui gli appassionati si sentono a casa e si curamente trovano pane per i loro denti

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PUNTI PERSONAGGI DI VISTA

Lui, lei, l’altra. E da pochi giorni anche l’altro. Il classico ménage à trois in salsa francese si arricchisce di un quarto elemento: un libro. E che libro. Si intitola “Merci pour ce moment” ed è l’ultima opera di Valérie Trierweiler, storica giornalista di “Paris-Match” nonché ex compagna di Francois Hollande, attuale presidente francese che, dallo scorso gennaio, è oggetto della cronaca rosa di tutto il mondo per il suo tradimento. Un capo di stato fedifrago, insomma, che ha cornificato la compagna con una giovane attrice. Sulla carta, nulla di rivoluzionario. Quello che, però, non aveva evidentemente calcolato, era la potenziale vendetta della ex. Che ha scelto l’arma

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più fine, pungente e che sa usare meglio: la scrittura. In trecentoventi pagine l’ex Valérie fa un ritratto spregevole dell’ex compagno, descritto come bugiardo, a volte volgare, capace di spingerla sull’orlo del suicidio per poi inviarle fino a ventisette messaggi d’amore al giorno per poterla “riconquistare come un’elezione”. Parole che fanno tremare la Francia ma soprattutto la sedia di Hollande. Ma che, sotto sotto, fanno gioire tutte quelle donne che, negli ultimi anni, hanno vissuto situazioni analoghe. Valérie, è proprio il caso di dirlo: grazie per questo momento. Il tuo libro è sul comodino delle cornute di tutta Europa. 89


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PERSONAGGI NARRATIVA

I colori di DORA di Iris Blu

CAPITOLO VII

A

prì gli occhi pian piano e poi guardò la sveglia. Erano solo le dieci del mattino e il suo turno sarebbe iniziato quattro ore più tardi. Rimanere a letto? Le sarebbe piaciuto, molto ma aveva un sacco di cose da fare... ad esempio riordinare la cucina! La cena della sera prima era stata bella ma molto impegnativa, soprattutto dal punto di vista emotivo. Dora aveva ascoltato con attenzione Sabrina, l’aveva ascoltata con il cuore. Aveva visto nei suoi occhi qualcosa di nuovo: fragilità. La capiva bene, perché lei si sentiva sempre fragile. Come aiutarla? Cercando di starle accanto. Cos’altro avrebbe potuto fare? Si chiese anche cosa fare per se stessa... era giunto il momento di cambiare qualcosa, lo sentiva. Il tempo! Ecco, doveva trovare più tempo per sé. Spendeva le sue giornate libere riordinando casa, facendo la spesa e niente

saprà darmi delle dritte, ne sono sicura”. Si alzò dal letto controvoglia, si sentiva un po’ indolenzita e aveva un leggero cerchio alla testa. Aprì il terzo cassetto del suo amato comodino in stile finto indiano e prese il termometro... “Caspita, ho la febbre! Non ci voleva proprio”. Prese il cellulare e chiamò il suo medico di famiglia, “risponde lo studio del Dottor... per i prossimi giorni, causa vacanza, lo studio aprirà dopo le ore 15.00 senza appuntamento. Il medico verrà sostituito dal Dottor...”Dora lasciò un messaggio in segreteria, chiedendo una visita a domicilio. Uscire con la febbre e rischiare di stare peggio? Assolutamente no! Andò in cucina e iniziò a preparare la sua solita colazione abbondante, una sua sana abitudine. Amava bere caffè caldo, mangiare yogurt magro e un sacco di frutta. Ogni tanto si concedeva

LA VITA SPESSO CI PONE DAVANTI PERSONE CHE SEMBRANO ESSERE LÌ PER CASO...

E INVECE IL CASO NON ESISTE.

altro. “Devo trovare il modo di dedicare più spazio alla mia arte... devo riuscirci. Devo tirare fuori la mia parte forte! C’è, anche se gli altri mi dipingono spesso come quella sensibile e delicata e bla bla bla. Io sono anche altro. E voglio dimostrarlo, soprattutto a me stessa.” Si stupì per quel suo pensiero pieno di grinta e di entusiasmo e decise di stendere un piano di battaglia. Le balenò in mente un’idea: passare dal full-time al part-time! Avrebbe guadagnato meno soldi ma avrebbe avuto, durante la settimana, qualche ora da dedicare ai suoi quadri e alla pittura. “Devo chiedere consiglio a Sabrina, lei

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delle merendine, ma non era la norma. La linea? No, non era quello il motivo. Lei era una di quelle persone dal fisico longilineo, sempre e comunque. Nonostante il suo corpo fosse portato ad avere un peso costante, amava nutrirsi bene e cercava di non eccedere mai: cene con amiche a parte, si intende. Mangiò tutto, abbastanza velocemente, e poi si sdraiò sul divano. Carta e penna! Aveva bisogno di schiarirsi le idee e di vedere, anche se solo su di un foglio, il suo futuro prendere forma. Fece uno schema delle ore che avrebbe avuto a disposizione, grazie al passaggio al part-time, e di come le avrebbe utilizzate. Dieci

ore la settimana tutte per lei, per disegnare, per dipingere, per perfezionarsi e per guadagnare soldi con l’arte... sì, ma come? Aprire un sito web? Una pagina Facebook con le sue opere? “Sì, aprirò un sito web che....” L’idea la riempì di entusiasmo, si sentì piena di energie e per un attimo si dimenticò del suo malessere passeggerò. Sorrise e si addormentò, come se nulla fosse. Emilia controllò tutto un’ultima volta e poi iniziò il conto alla rovescia: mancavano meno di 24 ore alla partenza... La casa era in ordine e quella sera avrebbe dormito a casa del suo compagno. Non aveva molto da fare se non passare dal Bar Nuvole, giusto per un’occhiatina veloce. “Chissà quei due che combinano e se vanno d’accordo, meglio fare un salto. Mi prenderò un caffè, oggi faccio la cliente!” Mise in moto l’auto e si diresse, con tutta calma, verso il centro. La città aveva ripreso il suo ritmo frenetico e l’aria era molto pesante. “Prima o poi me ne andrò da questo posto, lo so. Vorrei una casetta in riva al mare. Sarà banale... ma è un sogno bellissimo”. Chissà qual era il pensiero di Carlo su un possibile trasferimento in una località diversa. Ci pensò quasi seriamente. Si vide con un bel gonnellino di fiori e un cocktail di frutta in mano. “Figurati, lui ama la vita frenetica dei grandi centri abitati... però magari tra una decina d’anni... chi può dirlo”. Le sue fantasie durarono fino all’arrivo. E poi, tornata con i piedi per terra, de-


cise di archiviare la sua vita da sogno in riva al mare per occuparsi d’altro. “Buongiorno ragazzi, tutto bene?” Emilia entrò nel suo locale con degli enormi occhiali da sole... “Ciao Emilia, stai benissimo così! Hai già il look da spiaggia a quanto vedo!” Sara, che stava raccogliendo tazze e piattini da un paio di tavoli, le si avvicinò e la guardò con un’aria strana... diversa dal solito. Non le sembrava imbarazzata come due giorni prima, anzi, la trovava molto rilassata. “Sara, ti trovo proprio bene, hai un’espressione molto distesa. Dimmi la verità... ti è successo qualcosa di bello?” La ragazza arrossì ma non disse nulla. In quel momento Claudio sbucò dal retro del locale con delle bibite in mano. “Ciao cugina, ti manca il lavoro?” il ragazzo, sorridente, posò le bibite sul bancone e guardò Emilia con aria furba... “Sono venuta per un saluto e un buon caffè, lo prepari tu? Dai, vediamo se hai la caffeina nel sangue, come la sottoscritta. Visto che ci sono, vi chiederò anche due cose su alcuni ordini...” Sara le fece qualche domanda sulla sua vacanza in Grecia e poi riprese a pulire i tavoli. Il locale era quasi vuoto. Dopo una certa ora si svuotava, per riempirsi nuovamente verso la pausa pranzo.

Emilia sfogliò uno dei quotidiani, ma lo fece senza prestare attenzione alle notizie. Era più interessata a capire se il suo sospetto fosse fondato o meno. La situazione la divertiva e le fece pensare a quanto la vita fosse strana, piena di piccole coincidenze, di casualità a volte irrilevanti e altre volte di vitale importanza. La vita spesso ci pone davanti persone che sembrano essere lì per caso... e invece il caso non esiste. Tutto sembra calcolato, già dipinto su una tela. Ma i pittori, si chiese Emilia, siamo sempre noi? Claudio le servì un caffè niente male... “Bravo, devo dire che è ottimo!” lo guardò piena di soddisfazione, “continua così e non deludermi. Il mio bar ha un sacco di clienti che impazziscono per il mio caffè e i miei cappuccini... ti affido la mia reputazione. In ogni caso c’è Sara qui con te... dimmi, come ti sembra? Ti è simpatica?” Claudio la fissò per un attimo. “Certo, è una ragazza molto simpatica e mi sembra in gamba. Andremo d’accordo, non preoccuparti, parti pure con il cuore leggero”. Emilia si arrese, ma solo per il momento. Avrebbe indagato al suo rientro... Era sempre stata curiosa anche se non si riteneva una pettegola: amava conoscere i dettagli. La sua giustificazione era questa... Si alzò tirando un lungo respiro di sollievo, si rimise gli occhiali da sole e disse ciao alla sua preziosa seconda casa. “Ci vediamo presto ragazzi... e ricordatevi di contattare quei due fornitori!” Salutò Sara e Claudio con affetto e si diresse verso l’uscita. La città aveva ripreso i suoi ritmi e lei, finalmente, stava per riposare. Si avvicinò all’automobile e poi, prima di aprire la portiera, si fermò un istante. Da quanto non riusciva a fare una lunga passeggiata? Una vita intera, si rispose. Fece dietrofront e iniziò a camminare senza una meta apparente. Dopo una decina di minuti si mise a guardare delle vetrine: un negozio di intimo, uno store musicale, elettrodomestici e un negozio di vestiti usati... Ammirò un abito stile anni venti, la bigiotteria anni settanta e un curioso kimono da cerimonia. I prezzi erano esorbitanti. “Sì, belli, ma non sono il mio

genere. Per niente!” Qualcosa però la spinse a visitare il negozietto. Era lunedì mattina, però era aperto. All’apertura della porta, spinta lentamente, un campanello annunciò la sua presenza. Emilia però non vide nessuno. Si guardò attorno, affascinata. Il negozio aveva un qualcosa di natalizio, di festoso. Sembrava che qualcuno avesse appena festeggiato il suo compleanno e poi fosse fuggito via, dimenticandosi di riordinare. Era caotico ma pieno di armonia. Luci colorate dappertutto, pareti variopinte, bigiotteria e abiti sgargianti appesi ovunque. Su una mensola vide un mazzo di tarocchi... “C’è nessuno? Sto dando un’occhiata”. Decise di palesare la sua presenza ma non ottenne risposta. Guardò ancora le carte, disposte a ventaglio: non credeva all’oroscopo, allo zodiaco, ai tarocchi. Però decise di dare una sbirciata al suo futuro... “Buongiorno, mi scusi, ero sul retro e non ho chiuso la porta. In genere il lunedì mattina il negozio è chiuso ma devo fare alcuni lavoretti. Vedo che ha pescato una carta... posso sapere quale?” Emilia, presa di sorpresa, stringeva ancora quella figura piena di simboli. “Oh, mi scusi, che maleducata. Io ho un bar qui vicino e stavo facendo due passi. Piacere, sono Emilia” disse arrossendo. “Io sono Massimo piacere, mi dia la carta... amo leggere il futuro. Una sola figura dei tarocchi può dire tanto, lo sapeva?” Emilia gli consegnò quel cartoncino con fare timido: una cosa assolutamente non da lei. Sarà stata la situazione o forse l’aspetto più che belloccio del negoziante. Non lo sapeva. Però si ritrovò con il volto rosso e il fare titubante. Ovviamente solo per pochi istanti, giusto il tempo di riprendersi... “Sì, ero curiosa, anche se non credo a queste scioc... a queste cose”. Massimo sorrise, guardandola a lungo “È uno degli arcani maggiori e di sicuro cela un messaggio per lei. Una persona del suo passato sta per tornare, come un fulmine a ciel sereno. Non è detto che sia una cosa negativa, però deve stare attenta, molto attenta”. Emilia perse il sorriso, il suo volto cambiò nuovamente espressione. Proprio il giorno prima, durante la cena con le sue amiche, aveva ripensato a un uomo che non vedeva da tempo, da tanto, tanto tempo. Continua nel prossimo numero...


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PERSONAGGI LUOGHI

Tropea, detta la “perla del Tirreno”, è arroccata a sessanta metri di altezza su un costone di tufo a picco sul mare ed è un suggestivo intrico di viuzze e palazzi nobiliari barocchi. Sull’isolotto Santa Maria si erge, scenografico, il santuario Santa Maria dell’Isola, che nel medioevo era un importante monastero benedettino.

TROPEA E

LA COSTAfraDEGLI DEI natura e mito di Vincenzo Petraglia

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L’INCONTRO DELL’ULTIMO TRATTO DELL’APPENNINO CON IL TIRRENO DÀ VITA A UNO DEI PIÙ SPETTACOLARI AMBIENTI MARINI DELLA CALABRIA. UN EDEN NATURALISTICO CHE FA DA SFONDO A CITTADINE DALLE ORIGINI ANTICHISSIME E DALLA PRELIBATA GASTRONOMIA

M

are blu intenso, aguzze scogliere che si gettano a picco in piscine naturali dalle abbaglianti sfumature turchesi. Calette con strisce di fine sabbia bianca accessibili solo via mare o attraverso ripidi sentieri e sullo sfondo, all’orizzonte, le sagome della isole Eolie che si ergono dal mare col vulcano Stromboli in primo piano e a sudovest, quando il cielo è terso, l’imponente silhouette dell’Etna, oltre lo Stretto di Messina. Intorno i colori e i profumi inebrianti della macchia mediterranea completano il quadro paesaggistico davvero ragguardevole che fa da scenario a Tropea, in provincia di Vibo Valentia, Calabria. Luogo ideale, affacciato su uno degli angoli più affascinanti del Tirreno, per fare gli ultimi bagni dell’estate.

LA COSTA DEGLI DEI

Quest’angolo di Calabria gode di un clima davvero straordinario che consente nei profondi valloni dell’entroterra la crescita di rare specie endemiche, fra cui anche grandi felci preistoriche, mentre nel periodo delle grandi fioriture mediterranee spiccano ginestre, orchidee, iris, bouganville, ibiscus, oleandri, oltre a mirto, rarissime palme nane, fichi d’India, uliveti, aranceti e vigneti. Un autentico eden botanico in una terra che per la sua estrema bellezza paesaggistica e naturalistica è stata, non a caso, soprannominata la Costa degli dei. Un promontorio che, estendendosi da Pizzo Calabro fino a Nicotera, si protrae verso la punta estrema dello Stivale e fa da spartiacque tra il Golfo di Sant’Eufemia a nord e quello di Gioia Tauro a sud. Qui si affacciano alcune fra le località balneari più rinomate dell’intera Cala-

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LUOGHI

La Costa degli dei è uno spettacolare susseguirsi di scogliere a strapiombo su un mare dalle tonalità caraibiche, dovute ai profondi fondali sabbiosi. Molte di esse custodiscono, incastonate come perle preziose, deliziose spiagge e calette, alcune delle quali raggiungibili solo via mare. Tra le più suggestive, quelle di Riace e Formicoli, nella frazione Santa Domenica.

bria che da sole attraggono ben il 40% del turismo regionale, pur conservando angoli di natura selvaggia grazie ad una cementificazione più controllata che altrove. Tra queste spicca Tropea, detta la “perla del Tirreno”.

TROPEA LA BELLA

Arroccata a sessanta metri di altezza su un costone di tufo a picco sul mare, questa suggestiva cittadina affonda le sue radici in epoca greca. Il borgo è un groviglio di viuzze (vinei) e palazzi nobiliari barocchi con portali di granito, cortili e balconi in ferro battuto. Largo Migliarese offre una splendida vista sulla baia e sull’isolotto Santa Maria. Qui è arroccato il santuario Santa Maria dell’Isola, nel medioevo monastero benedettino. Nella bella Cattedrale, che risale al XII secolo, l’icona miracolosa di scuola giottesca della Madonna di Romania, protettrice della città. La sera l’atmosfera del borgo è davvero piacevole: i

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vicoletti lastricati brulicano di localini e ristoranti all’aperto in cui è possibile degustare i buonissimi piatti della tradizione gastronomica locale. A ridosso del borgo, oltre alle spiagge Del mare piccolo e Le Roccette, proprio sotto al paese, ci sono anche quelle della Marina del convento e L’Occhiale, fra le più ampie di Tropea e divise l’una dall’altra dalla Grotta del Cavaliere.

LA MERAVIGLIA DEL CAPO VATICANO

Fulcro e “gioiello” della Costa degli dei, emblema di una natura dalla bellezza primordiale, è Capo Vaticano, nel comune di Ricadi, la punta estrema del promontorio, ultimo tratto in superficie dell’Appennino che improvvisamente precipita nel Tirreno dando vita a spettacoli naturalistici unici con vertiginose scogliere, meravigliose insenature, calette, pinnacoli rocciosi e grotte naturali.

In una di queste, sullo Scoglio Mantineo, proprio di fronte al Capo, la leggenda narra visse la profetessa Manto a cui si rivolgevano i navigatori prima di affrontare lo Stretto di Messina, insidiato dai mostruosi Scilla e Cariddi dell’Odissea, personificazione dei vortici del mare. E il Capo, dal latino vaticinium, che significa oracolo, responso, deve il nome proprio alla leggendaria presenza della sibilla. Il susseguirsi di scogliere a strapiombo su un mare dalle tonalità caraibiche, dovute ai profondi fondali sabbiosi, è davvero spettacolare e custodisce suggestive cavità naturali, quali la Grotta dello scheletro, fra Tropea e Santa Domenica di Ricadi. Per metà sommersa dall’acqua quando i raggi del sole vi penetrano rende, infatti, la pelle di chi vi fa il bagno pallida ed evanescente. Fra le falesie di granito si trovano, incastonate come perle preziose, deliziose spiagge e calette, alcune delle quali raggiungibili solo via mare, volendo an-


Capo Vaticano, dal latino vaticinium, che significa oracolo, responso, deve il nome alla leggendaria presenza della sibilla Manto, a cui si rivolgevano i navigatori prima di affrontare lo Stretto di Messina, insidiato dai mostruosi Scilla e Cariddi dell’Odissea, personificazione dei vortici del mare.

che tramite escursioni organizzate che partono dal porto di Tropea. Fra le più suggestive quelle di Riaci e Formicoli nella frazione Santa Domenica, Torre Marino, Grotticelle e Santa Maria. Vale la pena raggiungere, eventualmente anche in macchina, il belvedere nord, punta estrema del Capo: 120 metri a picco sulla minuscola e bianchissima Praja ‘l Focu e sui faraglioni che fanno da cornice alle numerose altre calette. La vista è davvero spettacolare, soprattutto al tramonto quando il disco infuocato del sole lentamente si immerge nel mare tingendo tutto il paesaggio d’arancio. La Costa degli dei, con i suoi fondali, rappresenta un paradiso anche per gli appassionati delle immersioni. In pros-

simità dei numerosi scogli affioranti si possono, infatti, fare immersioni adatte anche ai principianti. Si vedono murene, polipi, stelle marine, rosse o viola, e anche aragoste e cicale. Al centro della baia di Grotticelle, proprio ai piedi della punta estrema del Capo, la Secca del Monaco, una grande spaccatura sferzata da forti correnti che sprofonda rapidamente fino a 80 metri, mentre nei pressi dello Scoglio di Riaci, a una trentina di metri di profondità, giace il relitto U’ Vapori, un vaporetto affondato durante la Seconda guerra mondiale. Fra le sue lamiere si nasconde talvolta il pesce balestra, o “pesce porco”, piuttosto raro nel Mediterraneo.

PERSONAGGI

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NON SOLO MARE

Questo angolo di paradiso è reso ancora più affascinante dal fatto che nel giro di nemmeno mezzora si passa dal mare alla montagna. La Calabria d’altronde ha sì 780 chilometri di coste, ma è costituita per il 90% da montagne e colline, ed è proprio nell’entroterra, spesso trascurato dai visitatori, che si cela la sua anima più autentica. Da Capo Vaticano un intreccio di strade mulattiere asfaltate sale fin sui pianori del Monte Poro (711 metri), famoso anche per la sua gastronomia rurale. Da qui si gode uno dei panorami in assoluto più straordinari sulla costa. Lo sguardo spazia senza ostacoli dal Golfo di Sant’Eufemia allo Stretto di Messina e, nelle gior-

TOUR DELLE GOLOSITÀ La gastronomia locale è una vera apoteosi per il palato. Olio, agrumi, ortaggi, fra cui spiccano la lattuga gigante e la rinomata cipolla rossa di Tropea Igp col suo gusto dolce dovuto al terreno sabbioso in cui è coltivata. Si tratta di un prodotto dalle singolari proprietà organolettiche e del quale l’Università della Calabria ha studiato i molteplici effetti terapeutici (toccasana per cardiopatie, diabete e malattie da invecchiamento). Nei ristoranti viene servita in insalate di pomodori, frittate o crostate, in rondelle impanate e fritte o nell’imperdibile fileja (pasta fresca) alla tropeana. Per chi ama i gusti forti, da non perdere sono la ‘nduja di Spilinga, insaccato di carne di maiale spalmabile conciato con grasso e peperoncino, il piccantino di pesce, detto anche “Rosa di mare” o “Neonata” (pesce ghiaccio e peperoncino), e il pecorino del Monte Poro, ricavato da allevamenti allo stato brado e acquistabile direttamente nelle aziende agricole sui pianori del monte. Fra i vini, ottimo è il Doc Lamezia.

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LUOGHI

nate limpide, addirittura fino all’Etna. Sul Poro è bello “perdersi” fra le strade interne e raggiungere Spilinga, patria della ‘nduja, insaccato di carne di maiale spalmabile conciato con grasso e tanto peperoncino, per poi proseguire, per chi ama le suggestioni montane, verso i boscosi paesaggi delle Serre Calabre, protetti da un parco naturale regionale. Fra questi scenari si trova la Certosa di Serra San Bruno, fondata nel 1091 dal padre dell’ordine dei Certosini e ancora oggi abitata dai monaci di clausura. Per tale ragione gli ambienti conventuali non sono visitabili, ma lo è il Museo della Certosa, che custodisce interessanti cimeli legati alla storia dell’ordine e del suo fondatore.

PIZZO E VIBO TUFFO NELLA STORIA

Pizzo Calabro è una delle cittadine più vivaci della costa con viuzze brulicanti tutto l’anno su cui affacciano balconi con panni stesi al sole. È famosa per il suo tartufo-gelato artigianale. Cuore di cioccolato ricoperto di gelato alla nocciola e al cioccolato spolverato di cacao. Piazza della Repubblica è un salotto a cielo aperto con una ventina di gelaterie che vi affacciano. Ercole, Belvedere, Dante le più rinomate. All’ingresso del

Uno scorcio della Certosa di Serra San Bruno, immersa fra i boschi.

96 vanta origini antichissime, di cui Vibo Valentia restano importanti vestigia, soprattutto greche.


La Costa degli dei, con i suoi fondali, rappresenta un paradiso per gli appassionati delle immersioni. In prossimità dei numerosi scogli affioranti si possono, infatti, fare bellissime immersioni, adatte anche ai principianti. Si vedono relitti affondati, oltre a murene, polipi, stelle marine, aragoste e numerose altre specie ittiche.

di Corso Umberto I, fra cui spicca Villa Gagliardi. A chi interessa l’archeologia, il Museo archeologico nazionale “Vito Capialbi” offre un bel tuffo nella storia con reperti molto interessanti provenienti dalle aree sacre e dalle necropoli dell’antica città greca. Ha sede nel castello normanno-svevo, dalla cui altura si domina tutta la valle, per un ulteriore suggestivo tuffo nelle più grandi ricchezze di questa terra: la natura rigogliosa e il mare.

COME DOVE QUANDO

borgo, in riva al mare, la chiesetta di Piedigrotta, voluta come voto alla Vergine da alcuni marinai scampati alla furia del mare. È scavata nel tufo, nel quale sono state ricavate anche suggestive sculture che ne ornano gli interni. A Pizzo il 13 ottobre 1815 venne giustiziato Gioacchino Murat nel suo ultimo tentativo di riconquistare il regno perduto. A lui è dedicato un museo nel bel castello-fortezza aragonese (fu eretto nel 1492) dove scontò la sua prigionia prima della fucilazione. Vibo Valentia ha origini antichissime.

È l’antica Veipone, trasformata poi in Hipponion dai greci, prezioso scrigno di arte e storia. Il Parco delle rimembranze custodisce i resti del tempio dorico (VI secolo a.C.) dedicato alla dea Proserpina. Il Duomo di San Leoluca, risalente al IX secolo ma più volte rimaneggiato, custodisce un trittico marmoreo rinascimentale del Gagini raffigurante san Giovanni, la Madonna delle Grazie e la Maddalena. Suggestivi sono anche la cinquecentesca chiesa San Michele, col suo bel campanile a tre ordini sovrapposti, e i bei palazzi gentilizi nei dintorni

Suggestioni di Pizzo Calabro al tramonto. Nel castello aragonese il 13 ottobre 1815 venne giustiziato Gioacchino Murat, che qui scontò la sua prigionia in seguito al tentativo, fallito, di riconquistare il regno perduto.

I RISTORANTI

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ALBERGHI · Hotel Rocca Nettuno via Annunziata, Tropea 0963/99.81.11 www.roccanettuno.com. · Capo Vaticano Resort Thalasso & Spa località Tono, Ricadi, 0963/66.57.60 www.capovaticanoresort.it. · Agriturismo A casa janca Riviera Prangi, località Marinella, Pizzo Calabro, 0963/26.43.64 www.acasajanca.blogspot.it.

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ANIMA MUNDI

PISA - 12/27 SETTEMBRE

Si terrà dal 12 al 27 settembre la XIV edizione di Anima Mundi, la rassegna internazionale di Musica Sacra organizzata dall’Opera della Primaziale Pisana e affidata alla direzione artistica di Sir John Eliot Gardiner. Un programma ambizioso e importante, con cinque concerti nella Cattedrale e due nel Camposanto Monumentale, che intende così celebrare la posa della prima pietra della Cattedrale Pisana, di cui ricorre il 950° anniversario.

Eventi in SETTIMANA di Chiara Mazzei

STREETFOOD DAYS NOVEGRO PARCO ESPOSIZIONI DI NOVEGRO (MI) 12/14 SETTEMBRE

Un progetto patrocinato da EXPO 2015 che ha l’obiettivo di promuovere il buon cibo da strada italiano e internazionale, unendo i paesi e le culture del mondo attraverso la condivisione di esperienze di gusto e la valorizzazione delle eccellenze alimentari diffuse sul territorio (aziende, consorzi, realtà produttive locali), la tradizione più autentica del cibo semplice, fatto con prodotti genuini, come già si usava. Info: streetfoodontheroad.net

ECOISMI ROMA FICTIONFEST

ROMA - 13/19 SETTEMBRE

Le sale dell’Auditorium ospiteranno il meglio della serialità televisiva italiana e internazionale, di cui verranno proiettate numerose anteprime. Sul pink carpet il pubblico avrà l’occasione di incontrare i propri beniamini, mentre si rinnova lo spazio dedicato a giovani e giovanissimi che, nei primi due giorni della manifestazione, diverranno protagonisti assoluti. Molte le masterclass e i focus dedicati alle nuove frontiere dell’audiovisivo, con spazi di incontro tra broadcaster e buyer a impreziosire una manifestazione unica nel panorama italiano.

per innescare una riflessione sulle dinamiche ecologiche e sostenibili.

PARCO NATURALE DELL’ISOLA BORROMEO CASSANO D’ADDA (MI) FINO AL 28 SETTEMBRE

Un evento internazionale di arte conL’ombra l’hanno inventata gli alberi Noy Jessica Laufer temporanea, il cui filo conduttore è il binomio uomo-natura. La rassegna prevede la realizzazione di dodici opere site-specific in piena sintonia con l’area del Parco. Ecoismi vuole essere un punto di incontro tra la cultura contemporanea e le radici profonde del territorio. Le opere realizzate saranno capaci di creare un rapporto naturale e osmotico tra l’arte e il contesto ambientale, culturale ed identitario locale e avranno una valenza estetico-conoscitiva, in relazione ai processi e alle trasformazioni che riguardano l’ambiente e la condizione presente,

FESTIVAL DELLA FILOSOFIA

MODENA-SASSUOLO-CARPI– 12/14 SETTEMBRE Un termine apparentemente desueto come quello di “gloria” si rivela dispositivo efficace per mettere a fuoco una questione cruciale dell’esperienza contemporanea: la celebrità. In programma a Modena, Carpi e Sassuolo in 40 luoghi diversi delle tre città, la quattordicesima edizione del festival prevede lezioni magistrali, mostre, spettacoli, letture, giochi per bambini e cene filosofiche. Gli appuntamenti sono quasi 200 e tutti gratuiti.Tra i protagonisti Bodei, Bauman, Augé, Galimberti, Severino, Bianchi, Baricco e Bergonzoni. Se le lezioni magistrali sono il cuore della manifestazione, un vasto programma creativo, coinvolgerà narrazioni e performance, musica e spettacoli dal vivo, di cui saranno come d’abitudine protagonisti alcuni beniamini del pubblico

CONSIGLIACI UN EVENTO

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 Scrivi a Redazione Adesso, via Nino Bixio 7, 20129 Milano  redazione@edizioniadesso.com  Chiama il NUMERO VERDE GRATUITO 800 32 33 00


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ADESSO

LA MACCHINA DEL TEMPO

1966 VIAGGIO A RITROSO FRA MUSICA, CURIOSITÀ E PERSONAGGI di Stefano Fisico

L’ALLUVIONE DI FIRENZE

Il 4 novembre l’ondata di maltempo che investe da giorni l’intera penisola, riserva alla Toscana, e in particolare alla provincia di Firenze, i suoi effetti più disastrosi. Con l’eccezione del giorno di Ognissanti, piove ininterrottamente da fine ottobre e la sera del 3 novembre il livello dell’Arno inizia a salire pericolosamente. Durante la notte, la situazione precipita e l’Arno rompe gli argini, invadendo prima le campagne attorno a Firenze e poi i vari quartieri del centro storico. La città, colpita da un’ondata di piena (con punte di 4000-4500 metri cubi al secondo), si risveglia sotto cinque metri d’acqua e con le vie di comunicazioni in tilt. Oltre alle vittime, 34 in tutto (17 nel capoluogo, altrettante in provincia), si contano gli ingenti danni materiali alle infrastrutture e agli edifici. L’elenco delle alluvioni dell’Arno è abbastanza lungo: la prima di cui si ha notizia risale al 1333 ed è considerata la più catastrofica per Firenze: tra le numerose costruzioni distrutte, il celebre Ponte Vecchio, che venne ricostruito 12 anni più tardi.

NASCE STAR TREK

L’8 settembre del 1966 viene trasmesso sul canale americano della Nbc il primo episodio di una delle serie tv più famose di tutti i tempi: Star Trek. La voce del capitano James Kirk (impersonato da William Shatner), che aggiorna il diario di bordo dell’Enterprise, farà da prologo a tutti e 29 gli episodi della prima stagione. Accanto a lui in

questo viaggio attraverso il cosmo, alla ricerca di nuove forme di vita e di civiltà, ci sono tra gli altri il vulcaniano Spock (Leonard Nimoy) e il Dr McCoy (DeForest Kelley). Lo scenario avveniristico di Star Trek non conquista subito il pubblico americano, tant’è che alla terza stagione se ne deciderà la chiusura, nonostante il gradimento in crescita. Oltreoceano, invece, il telefilm diverrà subito un cult, alimentando la nascita di fanclub, siti, riviste. Tutto ciò, unito ai contenuti rivoluzionari rispetto allo stile di vita e al modo di pensare degli anni ‘60, ne farà qualcosa di più di un successo televisivo, bensì un laboratorio di tecnologia e di filosofia sociale che anticipano il futuro.

FINE DELLA CENSURA ECCLESIALE

Il 4 febbraio Paolo VI abolisce l’Indice de libri proibiti, un elenco di pubblicazioni proibite dalla Chiesa cattolica, che fu creato nel 1558. Lo scopo di tale indice era quello di ostacolare la diffusione di contenuti giudicati immorali, per evitare la contaminazione della fede cattolica. Moltissimo gli scenziati, letterati e pensatori italiani e non finiti all’indice: fra gli altri, persino Dante, Bocaccio, Machiavelli, Defoe, Hugo e Russeau. Con la fine dell’Inquisizione Romana, sostituita con la Congregazione per la dottrina della fede, viene soppresso così anche l’indice, non senza l’opposizione dei porporati più conservatori. Fra gli ultimi autori inclusi c’era anche Moravia.


Benvenuto a... Nel nascono:

1966 27 SETTEMBRE

Jovanotti

Da “ragazzo fortunato” (dal titolo di una delle sue canzoni più note) e mattatore di discoteche ad artista impegnato nel sociale, nel dialogo culturale e nelle problematiche giovanili. È cresciuta così la carriera artistica di Lorenzo Costantino Cherubini, in arte Jovanotti, nato a Roma e famoso come cantante e rapper. Lanciato da Claudio Cecchetto, la sua è stata una continua ascesa dai pezzi più giovanili e rap, come Ciao mamma e Penso positivo, a quelli più impegnati e romantici (tra cui le più recenti A te e Come musica), firmando anche colonne sonore di famosi film come Baciami Ancora. Evoluzione musicale e testuale si affiancano in un crescendo di bravura e sensibilità. Attivo pacifista, collabora con numerose associazioni e organizzazioni, come Emergency, Amnesty International, Lega Anti Vivisezione (LAV). Tra i riconoscimenti ottenuti, due volte il Premio Mogol.

8 NOVEMBRE

Gordon Ramsay Se non si dà il massimo, e anche di più, ai fornelli, averlo come giudice è un incubo! Nato a Johnstone, in Scozia, con la sua abilità culinaria si è costruito un impero finanziario e una carriera televisiva di successo. Calciatore mancato, per via di un grave infortunio al ginocchio, indossa la divisa da chef all’inizio degli anni Ottanta, facendosi le ossa a Londra e a Parigi. Aperto il primo ristorante nel 1993 a Londra (quartiere Chelsea), ottiene tre stelle Michelin, cui se ne aggiungeranno altre 10 (una però gli sarà tolta successivamente) in vent’anni di attività. Il numero dei locali, che apre in giro per l’Europa e non solo (due in Italia), cresce di pari passo alla sua fama mediatica, costruita con programmi come Cucine da incubo, la versione americana del talent show MasterChef e Cucina con Ramsay.

20 FEBBRAIO

Cindy Crawford Tra le top model più affascinanti di sempre e tra le più ricche in assoluto, con un patrimonio di oltre 100 milioni di dollari. Nata a DeKalb, nell’Illinois, inizia la sua carriera come modella mentre studia ingegneria chimica alla Northwestern University. Lasciati gli studi, si trasferisce a New York nel 1986, continuando la carriera di modella e divenendo, dal 1989, il volto di Revlon. Prima top model a posare nuda per Playboy, appare sulle copertine delle migliori riviste, quali Vogue e People, risultando terza nella classifica delle 50 persone più sexy degli anni Novanta. Al cinema non ottiene lo stesso successo, recitando in film leggeri come l’italiano Body Guards - Guardie del corpo (2000) di Neri Parenti. Nel 2002 lancia sul mercato il profumo Cindy Crawford di Wella e tre anni dopo firma una linea di arredamento per la casa. Nel privato, ha un matrimonio fallito con l’attore Richard Gere.

17 APRILE

Paola Perego Volto popolare della televisione italiana, dove lavora come conduttrice da oltre vent’anni alternandosi tra le emittenti private e quelle pubbliche. Nata a Monza, a sedici anni comincia come modella e in seguito come valletta televisiva accanto ai comici Ric e Gian in Ric e Gian graffiti e Teo Teocoli ne Il guazzabuglio, sul canale Antenna 3 Lombardia. Passata alla Fininvest nel 1984, si fa conoscere con il programma di approfondimento sportivo Calciomania e sposa il calciatore Andrea Carnevale, da cui si separa dopo che il giocatore viene accusato di spaccio di stupefacenti. La popolarità arriva grazie alla conduzione di Forum (dove sostituisce Rita Dalla Chiesa per sei stagioni), Buona domenica e dei reality show La Talpa e La Fattoria. Testimonial dell’Airc e dell’Aism, è tra le fondatrici di una cooperativa per istituire un centro diurno per adolescenti in difficoltà. Dopo aver condotto La vita in diretta, sarà al timone di Domenica In.


ADESSO

GIOCHI

CRUCIVERBA 2

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ORIZZONTALI

1. Sfogo... giovanile 4. Fuori misura, irregolare 10. Il rumore di un tuono 15. Perfide in poesia 16. Bocconcini di pasta casalinga 17. Maria che fu un noto soprano 18. Un fabbricato rustico 20. Il primo e l’ultimo dell’anno 21. Guru di gran fama 22. Cosparso di peli ispidi 24. Prosciugare un terreno 26. Incontaminata 27. I romani lo chiamavano Nettuno 29. Coda di cavalli 30. Il miglior amico dell’uomo 31. Eseguire un prelievo di sangue 32. Era detto Campeador 33. Gancetto per la pesca 34. Pianta che ci fornisce un sedativo 35. Alimento quotidiano 36. Nord-Est 37. Ricondotto 38. Lo vende il ciarlatano 39. Nell’ipotesi in cui 40. Somiglianti 42. Può travolgere chi scia fuori pista 44. Anno Domini 46. Mal di testa

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47. Il grande filosofo di Mileto 48. Riacutizza i reumatismi 50. Divinità celtica 51. Capace, idoneo 52. Un volontario della solitudine 53. Il primo fu Adamo

VERTICALI

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1. Prefisso che enfatizza 2. Mucchio di cose vecchie 3. Il nome che Ulisse dichiarò a Polifemo 4. Ha i mesi contati 5. Segnale galleggiante 6. Una noce senza vocali 7. Starnazza in cortile 8. Il vecchio nome dello Zimbabwe 9. Milano 10. Frutti in caschi 11. Ancora più in là 12. Pianta dal succo amarissimo 13. Tasso annuo nominale 14. Dio egizio che sposò Iside 16. Escursione fuori porta 17. Manifestazione come il festival di Sanremo 19. Si prestano ai malati 21. Un ortaggio aromatico 23. Una grave malattia epidemica 25. Manifestazione d’ilarità

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27. La figlia di Picasso 28. Cordame in marina 29. Un rivestimento per pavimenti 30. Un gioco con le carte 31. Finisce tutto in schiuma 32. Il Don noto personaggio di Guareschi 34. Si scambiano fra conoscenti 35. Leone americano 37. Musico un celebre Bolero 38. La paura... più familiare 39. Perdite di peso 40. Pregiata fibra tessile 41. Ha tradito Otello 43. Laboratorio in breve 45. Dimensione... abbreviata 46. Compagnia Italiana Turismo 48. Antica città sumerica 49. Chiudono tardi Il Don noto personaggio di Guareschi

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ADESSO

GIOCHI

CRUCIPUZZLE

Trova e cancella nello schema tutte le parole sotto elencate, tenendo conto che possono essere disposte orizzontalmente, verticalmente o diagonalmente e che possono essere lette in tutte le direzioni possibili. A fine gioco resteranno inutilizzate alcune lettere, leggendole in ordine otterrai una frase.

E F A B B R I C A U E C E

C A N A S T A A R C I

L R T E I O F B E L L O C

A O E D S C M E S S A R A

Z T E U V A L L E V E R B

N R I N G R A Z I A R E L

E O A G R N T G R B A R T

I P I U U E I E E N R E A

C O O N P C N T S S R O M

C N E G I E A S C I R S U T P U R A A N E M O V R I E C A S L A V I A L E T B I L E

S A D P P G O O S T T D O

S A P O N E A N N O

A C U D O N D M I I A O N

V I O S E L N A U Z D R T

C O L P A R O N E N A E E

B N O C A C P O A L L E O R M A A U E R

G A T T O O F N P I E D E

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MADRE TERESA DI CALCUTTA UNA REALTÀ. LA VITA È UN SOGNO. FANNE

S A R T I A M E

O R M E C H I A O S D R E E I D S S A I A N A T O A D C I D I M I T

B O A C A L L A N T O N A R E O N E R E C A P A F U M S I M I E F A L T A L A U O

L I N O L E U M

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T O A S N I R I D E

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LATINO LIBRO MAGGIO MESSA MONTE ODORE PIEDE POPOLO PORTO REALE RIDERE RINGRAZIARE SCIENZA SCOPO SERIE STARE VALLE

AZIONE BELLO BREVE CARNE CAUSA COLPA COMUNE CORRERE CREARE DISTINGUERE FABBRICA FONDO FREDDO GAMBA GATTO GESTO GRUPPO

G A T T O O F N P I E D E

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C O L P A R O N E N A E E

4 9 8 7 5 2 3 6 1

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V I O S E L N A U Z D R T

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SUDOKU

A C U D O N D M I I A O N

1 8 7 9 4 6 2 3 5

S A D P P G O O S T T D O

2 9 5 7 8 3 6 1 4

C O O N P C N T S S R O M

4 3 6 2 5 1 9 7 8

I P I U U E I E E N R E A

6 4 2 5 7 9 3 8 1

E O A G R N T G R B A R T

3 5 1 8 6 2 4 9 7

N R I N G R A Z I A R E L

8 7 9 1 3 4 5 2 6

Z T E U V A L L E V E R B

5 6 8 3 9 7 1 4 2

A O E D S C M E S S A R A

7 1 3 4 2 5 8 6 9

L R T E I O F B E L L O C

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E F A B B R I C A U E C E

SOLUZIONI 103


ADESSO

Mozzo dell’Albatros

GRANDI ITALIANI

Lo chiamavano I

1960. Un giovane De André si affaccia al mondo universitario, senza una chiara idea degli studi da intraprendere.

FABER

l cantore dei vinti è una delle definizioni che più felicemente si sposa a Fabrizio De André. Perché cantò davvero tutti i vinti del mondo, come ne fosse il paladino e l’unica voce. Le sue canzoni, come fossero poesie musicate, ci raccontano di ladri e puttane, uomini soli ed emarginati sociali. Persone che hanno sbagliato, nell’accezione comune di errore, ma sono pur sempre uomini e donne che andrebbero cnosciuti e compresi, più che giudicati. Proprio contro il giudizio, come atto di potere borghese, De André di scaglia tutta la vita, a difesa di chi è socialmente più debole. “Si sa che la gente dà buoni consigli sentendosi come Gesù nel tempio, si sa che la gente dà buoni consigli se non può più dare il cattivo esempio”. Bocca di Rosa ci regala tra le righe più belle

di Chiara Mazzei

del cantautore e diventa, nell’immaginario collettivo, il paradigma di tutte le persone emarginate in quanto giudicate dalla società benpensante. Furono, probabilmente, le sue simpatie anarchiche e libertarie ha dettargli questo amore verso gli ultimi, insieme alla sua profonda sensibilità che lo portò a scrivere pezzi che incanterebbero anche i cuori più duri. Le sue tendenze politiche, tuttavia, gli crearono non pochi guai. Si iscrisse, nel 1957, alla Fondazione Italiana Anarchica di Carrara e sostenne economicamente per anni il periodico A/Rivista Anarchica, ma venne additrittura spiato dai servizi segreti perché ritenuto un simpatizzante delle BR. In qesto clima di sospetto, l’acquisto di un appezzamento di terreno a Tempio Pausania viene considerato un tentativo di creare un rifugio per appartenen-


ti ai movimenti extraparlamentari di sinistra. Ma la lotta del cantautore era di tutt’altro tipo: nell’abum Storia di un impiegato troviamo anche attacchi al terrorismo, come mezzo che invece che indebolire il potere di chi combatte lo rafforza. La battaglia di De André è combattuta esclusivamente sugli accordi delle sue canzoni, su quelle cantilene che sembrano quasi cullarti e ti spiazzano per la semplice efficacia dei versi. La sua pistola è la sua voce, caldissima, profonda, impossibile da confondere. Questa sensibilità non è solo parole, non è vuota retorica. Lo dimostra nel corso di una delle esperienza più drammatiche della sua vita: il rapimento, insieme alla compagna Dori Ghezzi, ad opera dell’anonima sequestri sarda. La coppia verrà tenuta prigioniera per ben quattro mesi, terminati grazie al pagamento di un riscatto di 550 milioni di lire da parte del padre di Fabrizio. Ma, in modo sorprendente ma del tutto coerente con le sue convinzioni più intime, al processo De André decide di perdonare i suoi carcerieri, che non erano altro che umili pastori, e, insieme al padre, non si costituisce nemmeno parte civile contro di loro. «Noi ne siamo venuti fuori, mentre loro non potranno farlo mai». Non riservò, però, la stessa magnanimità ai mandanti, in quanto persone economicamente agiate e si

costituì parte civile in primo grado contro i capi della banda, tra cui vi erano un veterinario toscano e un assessore comunale sardo del PCI. Riferimenti all’esperienza del rapimento e alla vita e le relazioni con la Sardegna faranno parte dell’album noto come L’indiano (dall’immagine di copertina). Ma il luogo del cuore di De André rimarrà sempre la sua Genova, di cui fu il cantore, l’amante, la voce. La Genova del quartiere Pegli, dove nacque nel 1940, degli anni del liceo classico, diverso da quello ferquentato dall’amato fratello Mauro, perché lui prendeva 10 in tutto e Fabrizio non voleva paragoni. La Genova in cui cresce e cerca la sua strada. «Ho fatto un po’ di tutto: ho frequentato un po’ di medicina, un po’ di lettere e poi mi sono iscritto seriamente a legge dando, se non mi sbaglio, 18 esami. Quasi laureato dunque poi ho scritto Marinella, mi sono arrivati un sacco di quattrini e ho cambiato idea... Da quel momento ho cominciato a pensare che forse le canzoni m’avrebbero reso di più e soprattutto divertito di più». La sua Genova che lo ama ancora, come e più di prima. Pensare che lui, che aveva una straordinaria capacità comunicativa, ebbe notevoli difficoltà ad esibirsi in pubblico. Alla sua naturale timidezza, si aggiunge un problema all’occhio sinistro, leg-

germente più chiuso del destro, a causa di una ptosi palpebrale. Ad aiutarlo a combattere le sue paure, sarà la penombra del palco e molto, molto whisky in corpo. De André, infatti, diventa presto schiavo dell’alcol, fino al giorno della morte del padre, cui aveva promesso di smettere. Si spegne a gennaio del 1998, a causa di un calcinoma polmonare. Al suo funerale parteciparono oltre 10mila persone. Tra esse, molti amici e celebrità, tra cui l’amico di una vita Paolo Villaggio, che disse «Io ho avuto per la prima volta il sospetto che quel funerale, di quel tipo, con quell’emozione, con quella partecipazione di tutti non l’avrei mai avuto e a lui l’avrei detto. Gli avrei detto “Guarda che ho avuto invidia, per la prima volta, di un funerale”».

L’AMORE DI UNA VITA

Fabrizio con la carissma amica Fernanda Pivano, scrittrice, giornalista e traduttrice.

Dori Ghezzi, sposata il 7 dicembre 1989

Mentre registra l’album Canzoni, nello studio a fianco al suo sta registrando un nuovo disco da solista Dori Ghezzi. Artefice del primo incontro tra i due sarà l’amico in comune Cristiano Malgioglio. «Cominciamo a parlarci e a vederci sempre più spesso, ma restiamo solo buoni amici. Lui non mi ha mai detto una parola d’amore, ma i suoi silenzi diventano sempre più eloquenti. Morale: nasce un amore grande, grande per davvero...». Questi i primi passi di un legame fortissimo che sfocerà nel matrimonio il 7 dicembre 1989, dopo quindici anni di convivenza. Testimone di nozze di Fabrizio, l’amico Beppe Grillo, cui il cantante ricambierà il favore alle nozze insieme con Parvin Tadjk.

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ADESSO

SALUTE

TORCICOLLO ECCO I RIMEDI NATURALI

Che la causa sia un colpo d’aria o ore e ore passate davanti al computer, i dolori al collo sono tra i più rognosi. Ecco come combatterli

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iorni e giorni davanti a un computer o una tastiera, per di più con una postura scorretta. Oppure un colpo d’aria improvviso. Per non parlare di artriti e reumatismi. Le possibili cause di un torcicollo sono tante, e nei casi più gravi, come quello dovuto a un’ernia cervicale, si deve ricorrere addirittura all’intervento chirurgico. Ma niente paura: per il torcicollo i rimedi naturali esistono. Tecnicamente il torcicollo è una contrattura muscolare o un’infiammazione che interessa la zona delle vertebre cervicali, ricca di tendini e legamenti. Dato che il collo è associato con la trachea, la gola, il torcicollo può sorgere quando una di queste parti del corpo è colpita da un disturbo. Ecco i principali rimedi naturali.

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di Massimo Lanari

MASSAGGIO. Un primo tentativo può

essere l’esecuzione di un massaggio dolce, seguendo la direzione naturale dei muscoli, che può dare un po’ di sollievo alle parti contratte migliorando la circolazione sanguigna. ASCIUGAMANO ASCIUTTO. Arrotolate un asciugamano asciutto e utilizzatelo per sostenere la testa quando siete seduti sul divano, su una sedia o nel letto. GHIACCIO. Se il problema sono i gonfiori dei muscoli, applicate del ghiaccio. Un sacchetto di piselli surgelati è perfetto. Iniziate con gli impacchi secchi poi, se non sono efficaci, passate a quelli caldi. BORSA DELL’ACQUA CALDA. Anche la cara vecchia borsa dell’acqua calda può esserci utile: provatela a metterla sul collo per 15-20 minuti ogni 2-3 ore. DOCCIA CALDA. Una bella doccia calda può contribuire ad alleviare la tensione dei muscoli del collo. PASSEGGIATA. A volte i muscoli del collo si bloccano in una determinata posizione. Una breve passeggiata può aiutare i muscoli a sbloccarsi. RUOTARE IL COLLO. Ruotate delicatamente la testa e il collo prima in senso orario e poi antiorario: serve ad allungare i muscoli rigidi. SEMI DI LINO. Tritate dei semi di lino e applicateli sulla parte bassa del collo, poi passatevi intorno una garza e tenetela per una notte intera. SALE GROSSO. Applicate su una benda umida e calda del sale grosso e tenetela al collo per 7-8 ore. ARNICA. Fate un leggero massaggio con dell’arnica, applicate abbondantemente sul collo e lasciate assorbire.

PREVENIRE È MEGLIO Piuttosto che intervenire, meglio adottare comportamenti e posture in grado di scongiurare il torcicollo. Eccoli. Dormire sulla schiena, con un cuscino specifico o, in caso di dolore, anche senza. Questo aiuta i muscoli del collo a rilassarsi.Quando siete seduti, cercate di stare dritti con la zona lombare. Evitate di rimanere nella stessa posizione, anche se corretta, per troppo tempo. Evitate gli spifferi, soprattutto durante il sonno. Occhio anche all’aria condizionata. Sollevate gli oggetti facendo forza sulle ginocchia e non sulla schiena. Al telefono usate auricolare o vivavoce.


LIBERARSI DEL SENSO DI COLPA

PSICO

ADESSO

di Silvia Coldesina PSICOLOGA

A volte i primi giudici implacabili dei nostri comportamenti siamo noi stessi. Impariamo a riconoscere i meccanismi di autocolpevolezza sbagliati

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er colpa si intende un’azione che va contro un preciso dettame etico, morale o giuridico e che ha conseguenze lesive; stando a questa definizione, quindi, la colpa sarebbe un comportamento, un’azione, qualcosa legato all’area del fare più che del pensare. Eppure sappiamo bene che la colpa scatena un turbinio di emozioni, sentimenti e pensieri che occupano la mente e che influenzano la nostra quotidianità, sia in termini di tono dell’umore, che di stati ansiosi, che di ripercussioni sul sonno. Ciò fa quindi pensare che la colpa, o meglio il senso di colpa, sia una questione soggettiva più che oggettiva, legata al nostro mondo interno, quello delle emozioni e dei sentimenti, più che a quello delle azioni.

CAPIRE L’ORIGINE DEL SENSO DI COLPA • Comprendere quale situazione ha generato il senso di colpa e da dove esso derivi realmente è il primo passo per affrontarlo al meglio.

PER DARE IL GIUSTO VALORE A SE STESSI È IMPORTANTE... • Riconoscere che non si può piacere a tutti e scegliere le persone il cui parere interessa davvero • Imparare a riconoscere i propri bisogni e distinguerli da quelli degli altri: “questa cosa interessa davvero a me o la sto facendo per accontentare qualcuno?” • Cercare di esprimere con maggior spontaneità i propri sentimenti ed emozioni • Dare valore al proprio punto di vista

Come nasce il senso di colpa? Durante tutta l’infanzia apprendiamo le cose principali che ci porteremo dietro per tutta la vita, come ad esempio parlare e camminare, e piano piano apprendiamo come relazionarci con gli altri; gradualmente, sviluppiamo anche un senso di etica, di morale, che è strettamente soggettivo e che è formato dall’insieme di regole e principi derivanti sia dall’educazione che dalle convenzioni sociali e le esperienze. Un bambino che, durante il gioco, fa inavvertitamente del male a un amichetto, inizia a sperimentare il dispiacere per il dolore causato all’altro, memorizzando così la sequenza sia di azioni che di emozioni che hanno condotto a tale sperimentazione. Per tale compito è importante la funzione dei genitori, che oltre a insegnare la morale ai figli, ne fungono da esempio, contribuendo così alla formazione di una sorta di giudice interiore che ci richiama o ci condanna quando facciamo qualcosa che secondo lui non è corretta. Stante ciò, emerge chiaramente come il senso di colpa abbia una funzione sana nella vita delle persone, cioè quella di uscire dalla logica degli antichi “mors tua vita mea” per avere un campanello d’allarme che ci avvisa quando stiamo facendo qualcosa che non è giusto o che rischia di ferire un’altra persona, consentendoci così di riparare; strettamente connesso al concetto di colpa c’è anche quello di riparazione, cioè il passaggio successivo che consente di riparare a quanto fatto: quante volte da bambini ci è stato insegnato a chiedere scusa? Cosa succede però quando la colpa assume unicamente una connotazione distruttiva per se stessi, quando cioè ci si sente costantemente con la coscienza sporca per ogni minima cosa? Quando non si riesce a elaborare il senso di colpa, a

comprendere da cosa derivi, o a trovare una modalità ripartiva, ci si ritrova in un vicolo cieco caratterizzato da costante dolore, sofferenza e impotenza. Le donne, in particolar modo, sono una fabbrica di sensi di colpa, tendono a crearsene in continuazione, perché dotate spesso di elevata sensibilità verso l’altro ed empatia, rischiando però poi di trovarsi incastrate in una spirale di dolore. Il senso di colpa non sparisce da solo: va affrontato, analizzato nelle sue origini, compreso, e solo allora cesserà di essere un aguzzino che tormenta, senza tuttavia sparire, ma ridimensionando quella quota di dolore che tanto fa soffrire.

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ADESSO

PERSONAGGI GENITORI E FIGLI

SE NON SI ACCETTA IL PROPRIO CORPO S

uo figlio sta ore a sistemarsi i capelli, a guardarsi insistentemente il seno o gli addominali, si guarda allo specchio e si vede brutto. Questo specchio deformante, la paura di essere poco mascolini o femminili, rappresenta in realtà un meccanismo tipico dell’adolescenza, legato all’angoscia con cui è vissuta la trasformazione puberale.Tali preoccupazioni derivano dalla difficoltà a gestire il corpo sessuato che arriva loro come uno sconvolgimento. Gli adolescenti si chiedono: sono normale? Sono come gli altri? Il corpo è al centro degli scambi relazionali, è fondamentale avere un aspetto e forme uguali ai coetanei. Per questo l’adolescente vive una grande fragilità nel sentirsi guardato: si sente giudicato e esaminato, è dipendente dallo sguardo esterno perché deve rimandargli la normalità, indipendentemente da cosa per lui significhi essere normale. L’autostima dipende dall’aspetto esteriore e quindi ciò che non corrisponde alle proprie aspettative e desideri, all’idea comune nel gruppo di mascolinità/femminilità, può provocare una forte autosvalutazione, ansia o persino depressione. Spesso i ragazzi dicono apertamente in cosa si sentono poco attraenti, altre volte, invece, si guar-

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dano allo specchio in segretezza e si tormentano perché si sentono orribili o persino deformi, descrivendo le loro preoccupazioni come “intensamente dolorose” o “tormentose”. Si parla allora di dismorfofobia: è una preoccupazione eccessiva che interessa sia maschi che femmine, per un difetto nell’aspetto fisico, sia esso reale o soltanto percepito. Ogni parte del corpo può diventare motivo di preoccupazione: riguarda in genere i capelli, l’acne, asimmetrie o sproporzioni del viso, eccessiva peluria, la forma o le misure del naso, del seno, delle natiche, del pene. Occorre allora distinguere una normale e transitoria preoccupazione per il corpo legata all’adolescenza da un disturbo più profondo, in cui le pre-

di Federico Crisalidi PSICOLOGO E PSICOTERAPEUTA

occupazioni possono farsi così pressanti da portare il ragazzo ad effettuare continui controlli, dal guardarsi allo specchio molte volte durante la giornata al chiedere continue ruscire

COME AIUTARE IL PROPRIO FIGLIO SE NON SI PIACE l primo sguardo “normalizzante” è quello dei genitori: la famiglia non dovrebbe negare queste paure, altrimenti l’adolescente potrebbe non sentirsi compreso, ma neanche confermagliele o enfatizzarle. Contenere questo tipo di angosce: la preoccupazione sul corpo non va enfatizzata troppo perché è fisiologica nell’adolescenza. Non concentrarsi esclusivamente sul “sintomo”: il motivo originario che sta dietro al sintomo non è legato realmente ad una parte del corpo, è il simbolo di qualcos’altro. Mostrare un atteggiamento adulto: ovvero di chi sa che ogni adolescente passa per queste paure e queste problematiche: tale atteggiamento infonde coraggio e fiducia nel ragazzo. Aiutare il ragazzo a comprendere cosa possono significare queste preoccupazioni: un corpo che sta cambiando, che inizia a vivere stimoli sessuali, del mondo adulto, che fanno paura. Chiedere un aiuto a noi psicoterapeuti: se è vero che il figlio non deve essere patologizzato, in quanto una certa quota di dismorfofobie fa parte dell’adolescente, è altrettanto vero che esistono precisi campanelli di allarme. È importante comprendere che intensità sta assumendo il disagio per evitare possibili disturbi futuri, quali anoressia o vigoressia o anche comportamenti ossessivi.


ANIMALI

ADESSO

TEMPO DI BAGNO QUANTI E COME?

Per la salute e il benessere del tuo amico a quattro zampe la cura del pelo e un buon bagno sono importanti, ma non bisogna esagerare...

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hi ha un cane spesso tende a farsi una domanda: ogni quanto posso fargli il bagno? Non esiste una regola fissa che stabilisce quante volte un cane debba essere lavato, tieni presente però che troppi bagni possono causare problemi di irritazione cutanea. I veterinari consigliano di lavare il cane una volta al mese se non addirittura ogni due mesi: fare il bagno troppo frequentemente può provocare secchezza alla pelle e dermatiti. D’inverno poi è preferibile lavare il proprio amico a quattro

di Marta Cerizzi

zampe il meno possibile perché potrebbe prendere freddo, soprattutto se il mantello non viene asciugato perfettamente: un solo bagnetto per tutta la stagione invernale può essere sufficiente. Prima di decidere la frequenza dei lavaggi devi comunque tenere presente diversi fattori come, ad esempio, se il cane è abituato a vivere in giardino oppure è sempre in casa, se soffre di dermatiti, se produce molto sebo e via dicendo. La cosa migliore che puoi fare è rivolgerti al tuo veterinario di fiducia per chiedere come comportarti e per farti suggerire alcuni prodotti da usare: infatti non è bene applicare uno shampoo qualsiasi ma si deve utilizzare uno shampoo con ph neutro, specifico per il pelo del cane. Se non vuoi portare il tuo amico peloso dal toelettatore, puoi provvedere a lavarlo tu stessa a casa nella vasca da bagno, in un lavandino capiente oppure in un ampio catino, all’aperto, durante la stagione calda. Molti cani non amano affatto l’acqua per cui ti conviene abituare il cane fin da piccolo a fare il bagno: in questo modo non vivrà l’esperienza in maniera traumatica. Se vedi che il cane si agita e ha paura cerca di mantenere la calma: parlagli dolcemente e accarezzalo per rassicurarlo. Quando il cane si sarà

SPAZZOLIAMO IL PELO Prima di fare il bagno al tuo cagnolino spazzola con cura tutto il pelo: in questo modo eliminerai i peli morti rendendo molto più facile l’operazione di lavaggio. Se trovi dei nodi prova a sbrogliarli aiutandoti con le mani e, solo se non ci riesci, ricorri all’uso delle forbici.

QUANDO METTERE GLI ANTIPARASSITARI È bene lasciar passare almeno tre o quattro giorni tra l’applicazione degli antiparassitari a fiala o spray e il bagno: la pelle del cane, senza lo strato protettivo del sebo, è molto sensibile agli agenti chimici dei prodotti studiati per eliminare pulci, zecche e parassiti.

tranquillizzato, inizia a bagnare il pelo con acqua tiepida partendo dal fondoschiena, passando poi a zampe, petto e infine alla testa: una volta che il pelo sarà inumidito puoi versare piccole dosi di shampoo massaggiando dolcemente. Puoi anche aiutarti con una spugna per frizionarlo meglio: ti servirà soprattutto per detergere il muso perché ai cani non piace avere il getto dell’acqua diretto su quella parte del corpo e oltretutto c’è il rischio di far entrar acqua nelle orecchie causandogli fastidiose otiti. Procedi quindi con il risciacquo eliminando completamente ogni residuo di detergente, tampona il manto con un asciugamano e infine passa accuratamente il phon facendo attenzione a non avvicinarti troppo alla cute per non scottarla.

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CUCINA CREATIVA

COME SI BRINDA IN SPAGNA

La cucina spagnola Alla scoperta dei profumi della cucina iberica

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n insieme di culture e sapori, che si basa su materie prime di altissima qualità mixate e impreziosite da contaminazioni delle varie popolazioni che nei secoli hanno calpestato la penisola iberica: tutto questo è la cucina spagnola, apprezzata e conosciuta in tutto il mondo. All’inizio del ‘500, grazie alla sua posizione geografica, avamposto europeo sull’Atlantico, la Spagna attraverso la sua gastronomia ha promosso all’interno del vecchio continente l’ingresso di prodotti provenienti dalle Americhe come la patata, il pomodoro, il mais e il cacao. Ogni zona della penisola Iberica ha le sue peculiarità in cucina: le regioni affacciate sul mare prevedono piatti a base di pesce e carne, preparazioni più variegate rispetto a quelle delle regioni dell’interno, che impiegano essenzialmente maiale, agnello e legumi. Alcuni piatti però potete trovarli praticamente ovunque: uno tra tutti la Pa-

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ella, la ricetta più famosa della cucina spagnola: si tratta di un piatto unico a base di riso accompagnato da carne, pesce e verdure: il suo nome deriva dalla paellera, la pentola impiegata per la sua preparazione. Altra preparazione importante è il cocido, una sorta di bollito di carne che varia da regione a regione. Per i piatti di pesce si fa largo uso di baccalà e merluzzo, e tra le minestre la più classica è la sopa de ajo (zuppa d’aglio) e il gazpacho (zuppa di vegetali crudi servita fredda, a volte come aperitivo). Una sorta di espressione concreta della gioia di vivere della popolazione iberica sono le tapas: il termine corrisponde al nostro aperitivo, ma per gli spagnoli si tratta di un vero e proprio rito, da consumarsi in un locale con gli amici prima di cena. Storicamente questi stuzzichini sono nati in Andalusia nell’ottocento per accompagnare lo sherry, il celebre liquore dolce: la “tapa” era il piattino con cui si copri-

Una cucina così variegata e gustosa non può non avere un corredo di vini di tutto rispetto: e infatti la Spagna non ha molto da invidiare alla produzione vinicola di altre regioni del mediterraneo. Tra i nomi più conosciuti, ricordiamo il Ribera del Duero, prodotto nella alta valle del Duero, lo sherry dell’Andalusia e i pregiati spumanti della Catalogna. Una menzione a parte merita la sangria, bevanda spagnola famosa in tutto il mondo: si prepara con vino, spezie e frutta e offre il suo meglio se sorseggiata ghiacciata. Solitamente si ottiene mixando frutta e vino rosso, ma in Catalogna si utilizza il vino bianco o lo spumante. Un’altra bevanda tipica è il tinto de verano, il “vino estivo” ottenuto miscelando il vino rosso o bianco con aranciata o limonata gassata.

va la ciotola che conteneva i cibi per tenere lontane le mosche. Attualmente si degustano con un bicchiere di vino, possibilmente attorno ad un tavolo rotondo, in piedi, per favorire la convivialità. Le preparazioni possono essere le più svariate: si spazia dai frutti di mare (mariscos) alle olive verdi e nere passando per la celebre tortilla, la frittata con patate, che si serve calda ed è solitamente il piatto forte. Quelle che vanno per la maggiore sono il queso manchego, formaggio di pecora e il celebre jamon serrano, il prosciutto crudo di montagna tagliato con il coltello.


PAELLA VALENCIANA

Le ricette

Ricette a cura di Cookinglaura blog.alice.tv/cookinglaura

GAZPACHO ALLA MIA MANIERA Ingredienti per 4 persone • 4 pomodori perini ben maturi • 1 grosso cetriolo • ½ cipolla rossa • 1 piccolo peperone • 30 gr di olio • aceto (1/3 di una tazzina da caffé) • acqua • sale Pelate i pomodori immergendoli per 30 secondi in acqua bollente e scolandoli. Nel frullatore mettete tutte le verdure insieme e cominciate a frullare aggiungendo l’olio, l’aceto, il sale e e acqua fino ad avere una consistenza cremosa. Fate raffreddare bene in frigo e servite ghiacciato con piccoli cubetti delle stesse verdure. È ottimo anche con uno spiedino di verdure e mozzarella.

Ingredienti per 6 persone • 300 gr di riso carnaroli (o riso “bomba” se riuscite a trovarlo) • 300 gr di calamari freschi tagliati a rondelle • 500 gr di gamberi freschi • 300 gr di carne di pollo tagliata a cubetti (coscia disossata) • 700 gr tra cozze e vongole • 1 peperone rosso • 1 cipolla media • 1 spicchio di aglio • zafferano • 1 tazza di piselli surgelati • olio extravergine di oliva • sale Sgusciate a crudo i gamberi, mettete da parte le cose e bollite le teste e i carapaci per 20 minuti in 1 lt di acqua leggermente salata, aromatizzata con cipolla, carota, sedano e prezzemolo (brodo di gamberi). Filtrate, aggiungete lo zafferano e mettete da parte. Aprite le cozze e le arselle mettendole insieme a fuoco alto in una larga padella. Basteranno 5 minuti. Spegnete, filtrate il liquido e aggiungetelo al brodo di gamberi. Nella paellera fate soffriggere la cipolla tritata e lo spicchio di aglio intero in 5 cucchiai di olio, aggiungete il peperone e fate cuocere altri 5 minuti. Aggiungete la carne e fate rosolare a fuoco vivace per 5 minuti, aggiungete i calamari e fate cuocere altri 5 minuti, poi unite tutti gli altri ingredienti, lasciateli insaporire brevemente e salate leggermente. Unite il riso, fate tostare per 3 minuti poi coprite con 600 ml di brodo di gamberi e lasciate cuocere per 15 minuti scoperto, a fuoco medio, senza mai mescolare. Lasciar riposare 5 minuti prima di servire.

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ia nonna era spagnola, quindi fin da bambina ho vissuto immersa in questa meravigliosa cultura e lingua. Penso che la cucina spagnola sia divina, e ancora di più in estate, perché ha dei piatti molto conviviali e freschi, ideali da essere gustati insieme agli amici. Le ricette che vi propongo sono molto conosciute ma sono esattamente come le ho imparate dai miei parenti. Provate il gazpacho come ve lo sto proponendo, senza aglio e soprattutto senza il pane, che a mio parere lo appesantisce molto. Servitelo con uno spiedino di pomodoro, peperone e mozzarellina di bufala. I vostri ospiti ne saranno conquistati!

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SPESA PERSONAGGI CONSAPEVOLE

DA EATALY ALL’EXPO: I SENZATETTO COLTIVANO VERDURE BIO DI QUALITÀ

Il progetto “La mia Terra” dell’associazione Milano in Azione punta a restituire una vita normale a chi da tempo l’aveva perduta di Andrea Lattanzi

La frutta e la verdura fanno bene e questo lo sapevamo già. Che potessero diventare fonte di riscatto sociale e di inserimento nel mondo del lavoro per i senzatetto forse no. Eppure, è proprio questo il senso del progetto La Mia Terra, promosso dall’associazione onlus Milano in Azione a partire dal marzo 2014. Nei 13mila metri quadrati dell’orto del parco delle Groane, infatti, a lavorare la terra per ottenere prodotti biologici sono tre senzatetto che, a quanto pare, stanno operando nel migliore dei modi possibili. Dopo aver ricevuto il patrocinio dell’Expo 2015, l’iniziativa ha ottenuto anche una collaborazione con Eataly e i frutti del loro lavoro quotidiano sono stati commercializzati nel punto vendita Smeraldo di via XXV aprile. Ma non solo. Gli organizzatori spiegano anche che è stato avviato un per-

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corso di cooperazione con i gruppi di acquisto solidale (gas) di Bollate, col Distretto economia solidale (Des) di Groane e con vari negozi di commercio equo-solidale, in modo da garantire ai prodotti un ampio e variegato bacino di utenza nella zona. «I nostri bravissimi operatori - riferiscono dall’associazione Mia - sono riusciti a produrre con l’aiuto di esperti del settore una grande quantità e varietà di ortaggi: piselli, zucchine, borragine, erbette, insalate, coste, patate, catalogne, melanzane e molto altro». Tra le tante iniziative a cui hanno partecipato figura anche il laboratorio per bambini Piantala anche tu! e la festa SuperMilano! rassegna culturale dedicata alle realtà della zona nordovest del capoluogo lombardo. Frutta e verdura fanno bene un po’ a tutti per tanti motivi. Da oggi, ne conosciamo uno in più.

MERCOLEDÌ E SABATO LA VENDITA È A KM ZERO Al fine di sostenere il reinserimento sociale dei senzatetto, il lavoro nell’orto avviene in cambio di una normale retribuzione. Di essi, due sono impiegati a tempo pieno mentre uno si dedica al progetto in maniera part time. Importantissimo risulta l’apporto di agronomi professionisti che li affiancano nel parco delle Groane, insegnandogli tecniche e trucchi del mestiere, oltre, naturalmente, all’aiuto proveniente dai volontari dell’associazione Mia. Il mercoledì e il sabato l’orto apre al pubblico per una vendita diretta dei prodotti ivi coltivati. Per maggiori informazioni e per acquistare i prodotti direttamente online è sufficiente scrivere a progettolamiaterra@gmail.com.


INFORMAZIONE PUBBLICITARIA PERSONAGGI

ADESSO

CASTAGN E COTTE PELATE Un tempo le castagne erano molto più utilizzate rispetto ai nostri giorni e spesso erano un alimento di base, mentre oggi sono utilizzate più che altro nella preparazione di dolci e dessert o come un piccolo pasto nella stagione invernale. Oltre ad essere un alimento super energetico per via del suo contenuto di amido, le castagne contengono molte vitamine, in maggioranza del gruppo B, e molti sali minerali. Utili per chi si sente stanco, svogliato o deve riprendersi dopo una degenza, chi ha carenze di minerali, per rinforzare i muscoli, chi è anemico e per gli sportivi. Un alimento che LIFE cerca di rivalorizzare in funzione delle altissime proprietà curative e terapeutiche. Oltre che in farina ed essiccato, LIFE propone questo frutto, tipico del nostro paese, anche morbido. Queste castagne, scelte per la loro alta qualità, sono pelate con un nuovo procedimento, confezionate sotto vuoto e cotte nel sacchetto, così tutto il sapore e le qualità nutrizionali del frutto vengono preservate intatte. Nessun additivo, colorante o conservante, è stato utilizzato nelle lavorazioni di questo prodotto. Le castagne cotte pelate LIFE sono l’ideale, oltre che come ingrediente per la preparazione di ricette gustose, anche come snack tra i pasti, ideale per studenti, per chi pratica sport, per chi è sempre in movimento durante la giornata e non ha il tempo di fermarsi per una pausa. Il prodotto, rigorosamente scelto sul nostro territorio, è senza conservanti e senza glutine.

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PERSONAGGI CASA DOLCE CASA

Se si scelgono i colori giusti, tuttavia, imbiancare può davvero diventare il modo più semplice ed economico per donare nuova vita alla propria abitazione. Un colore ben azzeccato non solo rinfresca gli ambienti e ridona luminosità alle pareti, ma riesce davvero a trasformare le nostre stanze in qualcosa che non avremmo mai immaginato. Ma come scegliere il colore? Oltre al gusto personale bisogna anche tenere conto dell’arredamento, delle suppellettili, dell’esposizione solare dell’appartamento. Tuttavia, per le sue buone caratteristiche di versatilità, c’è un colore che convince sempre di più. Si tratta del grigio che, considerato erroneamente un non-colore dalle connotazioni fredde e austere, è in realtà un colore vitale, capace di adattarsi agli arredamenti e le finiture di ogni stanza. In quanto colore neutro e naturale, il grigio è sufficientemente chiaro da garantire la luminosità della stanza e allo stesso tempo è una tinta in grado di valorizzare meglio del bianco gli oggetti, le forme e i materiali a cui viene accostato, specialmente se di toni molto accesi come rosso, verde e blu.

MILLE SFUMATURE DI GRIGIO... IN CASA! L’ULTIMA TENDENZA IN FATTO DI TINTEGGIO È IL GRIGIO: UN COLORE CHE, SE SAPIENTEMENTE ABBINATO, PUÒ DARE UN QUALCOSA IN PIÙ AI VARI AMBIENTI DI CASA di Stefano Padoan

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innovare le stanze di casa. Quante volte, per assecondare la nostra voglia di cambiamento, abbiamo spostato mobili, sostituito le tende, stravolto la disposizione degli spazi. Tra i vari interventi di manutenzione, l’imbiancatura viene vista raramente come un’occasione per cambiare radicalmente l’aspetto di una casa.

Con le tonalità del grigio inoltre si può giocare molto di più di quanto non si creda: dal grigio perla traslucido, in grado di catturare anche il più piccolo riverbero di luce, si può arrivare senza timore fino al grigio scuro, che è lecito usare a patto che lo si limiti ad una sola parete della stanza per non renderla troppo buia. Sorprendente poi è la sua resa anche quando è impiegato in bagno, regno del bianco per eccellenza: il colore dona un tocco di eleganza e crea un’atmosfera rilassante. Il grigio però può prestarsi a mille sfumature diverse: da quelle fredde che si basano solo sul dosaggio tra bianco e nero a quelle calde se viene addizionato con i colori primari. È per questo motivo che è un errore pensare di associarlo unicamente al bianco o al nero, scelta che anzi potenzierebbe l’effetto austero e metallico delle tonalità cosiddette “luce” e “ombra”.


PERSONAGGI BRICONSIGLI

ADESSO

VASTU VIDYA UNA CASA IN ARMONIA A

rredare casa non significa solo gusto, design e funzionalità ma anche equilibrio e armonia. Se stai pensando di ristrutturare il tuo appartamento, puoi optare per stilemi architettonici diversi da quelli occidentali e scegliere di porre le fondamenta della tua dimora su discipline antichissime, come ad esempio il Vastu Vidya, secondo cui le leggi della natura e i suoi elementi influenzano le abitazioni, per cui strutturare le stanze e l’arredamento secondo determinati principi può rendere una casa più armonica ed equilibrata, capace di arricchire la mente e lo spirito di chi vi abita.

LA CUCINA

Posizioniamo la cucina a sud-est o comunque lontano dall’ingresso di casa: è da qui, infatti, che entrano quelle energie in grado di influenzare

di Serena Fogli

negativamente i cibi che portiamo in tavola. La zona dedicata al consumo dei pasti, tuttavia, dovrebbe essere posizionata ad ovest e mai al centro della stanza. L’ovest è infatti il punto cardinale della trasformazione: e cosa significa mangiare se non trasformare il cibo per renderlo parte integrante del nostro essere? Anche i colori sono molto importanti: la parte della cucina nella quale si mangia dovrebbe essere tinteggiata di verde, una tonalità che ci aiuta a godere maggiormente il momento del pasto, rilassando il corpo e favorendo la digestione.

LA CAMERA DA LETTO

Deve essere esposta a sud-ovest, il punto della casa in cui entra meno energia, perché è qui che il sole tramonta. In questa stanza, infatti, è necessario favorire il riposo ed allontanare le tensioni, così da creare un ambiente capace di proteggere chi vi soggiorna. Facciamo spazio ad elementi naturali

e scegliamo un pavimento in parquet. Per quanto riguarda l’arredamento, è bene evitare materiali in grado di riflettere l’energia, come il metallo che, accelerando il flusso energetico, non favoriscono il riposo notturno. Il letto, poi, deve essere orientato con la testata ad est, così da favorire la circolazione sanguigna e riposare meglio.

IL BAGNO

La miglior collocazione per il bagno, luogo della purificazione, è il nord-est: tale punto cardinale è direttamente connesso all’elemento dell’acqua che, oltre ad essere energizzante, è anche un veicolo di purezza. Per quanto riguarda gli elementi d’arredo, in bagno non si può rinunciare alla presenza di uno o più specchi: lo specchio, infatti, è un elemento acquoso e quindi connesso al concetto di purificazione. I colori da utilizzare per tinteggiare questa stanza della casa sono i blu e gli azzurri perché, ancora una volta, ricordano l’acqua.

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ADESSO

POLLICE PERSONAGGI VERDE

GIARDINAGGIO...

USA GLI ATTREZZI GIUSTI!

di Stefano Padoan

UNA CASSETTA BEN FORNITA È LA VERA CHIAVE DELLA PROSPERITÀ DEL NOSTRO GIARDINO. CIÒ CHE È DAVVERO INDISPENSABILE E QUALI, INVECE, LE COSE DI CUI SI PUÒ FARE A MENO

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more, tempo e dedizione. Sono tutte doti fondamentali per essere un abile giardiniere, ma la passione è nulla senza un elemento: una cassetta degli attrezzi ben fornita. Senza i giusti utensili si rischia infatti di effettuare un intervento sbagliato, di faticare molto più di quanto non si dovrebbe o semplicemente di metterci molto più tempo. Conoscenza delle tecniche e pazienza quindi non bastano: devono essere supportate da un equipaggiamento all’altezza della situazione. Come prima cosa è indispensabile una buona vanga per lavorare il terreno o piantumare alberi e arbusti: ne esistono sia di forma triangolare che quadrata, mentre una versione un po’ più

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capiente è il badile, utile per spostare consistenti quantità di terra ed altri materiali. Per ripulire il manto erboso dalle foglie servirà poi un rastrello, che serve anche per livellare il terreno prima della semina. È invece la zappa lo strumento giusto per smuovere ed arieggiare il terreno. Tra gli attrezzi da giardinaggio più sofisticati c’è poi il sarchiatore, che, grazie ad una lama adatta a penetrare in profondità, recide alla radice le erbe infestanti. Una carriola è invece utile solo se ci si prende cura di uno spazio verde medio-grande, dove spostare grandi quantità di terra potrebbe rivelarsi complicato. Per eseguire una corretta potatura di siepi, alberi e arbusti serve poi una potatrice, mentre per interventi di mi-

nore entità sui fiori basta una semplice forbice; ne esistono di moltissimi tipi, addirittura i modelli a martinetto riducono gli sforzi per recidere una qualsiasi pianta. Assolutamente fondamentale è poi tutto l’occorrente per assicurare al proprio giardino una corretta irrigazione: innaffiatoio e tubo di plastica da giardinaggio dovrebbero bastare. Tra i mezzi meccanici ricordiamo invece il tagliaerba, il decespugliatore, l’aspirafoglie, l’arieggiatore, la motozappa, il biotrituratore... tutti macchinari non essenziali in un piccolo fazzoletto verde, ma di sicura utilità. Da ultimo non dimenticare mai l’abbigliamento adatto: stivali di gomma, guanti da giardino e cappello per le giornate di sole.



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PERSONAGGI FAI DA TE

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un centrotavola

per ogni stagione di Serena Fogli

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er un pranzo domenicale con i parenti, per una cena informale con gli amici o per una qualsiasi occasione conviviale, una tavola ben apparecchiata ci farà sentire delle perfette padrone di casa. Perché affidare la buona riuscita di un pranzo esclusivamente al buon cibo quando possiamo giocare anche la carta della messa in scena? Rendiamo creativa e originale la nostra tavola con un centrotavola che richiami i profumi e i sapori di stagione: anche gli occhi vogliono la loro parte! Realizziamolo con le nostre mani e con quello che abbiamo in casa. Ecco qualche idea dalla quale prendere spunto, una per ogni stagione dell’anno. CENTROTAVOLA ESTIVO Pensiamo all’estate e ai colori di questa bellissima stagione, pensiamo al caldo e ai colori del mare e della vegetazione rigogliosa e scegliamo i limoni e il lime per dar vita a un centrotavola dai profumi estivi. Hai bisogno di un vaso di vetro trasparente, due limoni,

altrettanti lime e di fiori gialli con un gambo abbastanza lungo. Riempi il recipiente a metà con dell’acqua e, dopo aver tagliato a rondelle limoni e lime, versali all’interno del vaso. A questo punto adagia i fiori nel recipiente e... il centrotavola è pronto! UN TOCCO AUTUNNALE Se pensiamo all’autunno, sono le tonalità dell’arancione e del marrone a venirci in mente. Sono i colori della terra e della natura che si prepara all’inverno, per una stagione che porta con sé i sapori di una bellezza intrinsecamente decadente. Ci serviranno dei bicchieri, delle foglie tipicamente autunnali (i parchi ne sono pieni!) delle candele bianche e un po’ di spago. Prendi le foglie e avvolgile intorno al bicchiere, assicurandole con lo spago. Poi adagia le candele sul fondo del bicchiere, accendile e...il tuo centrotavola è pronto per essere messo in tavola e mostrato agli ospiti! COLORIAMO L’INVERNO L’inverno è una stagione fredda che, spesso, porta con sé la tipica tristezza della natura ancora addormentata. È il

momento giusto per portare un po’ di colore in tavola, soprattutto se si sta avvicinando il Natale. Procurati un paio di piccole lanterne laccate di rosso, all’interno delle quali inserirai delle piccole candele debitamente accese. Posizionale e in punti diversi della tavola apparecchiata, abbassa le luci della sala da pranzo ed ecco arrivare la giusta atmosfera per consumare una calda cena invernale. SBOCCIA LA PRIMAVERA Primavera, ovvero la stagione della rinascita, dei fiori che sbocciano e della natura che torna a vivere. Celebriamo quindi questo momento tutto speciale con un centrotavola dal sapore floreale. Ci servono vecchie lampadine, guarnizioni, colla a caldo, fiori colorati e un vassoio. Rimuovi i filamenti interni della lampadina e incolla il bulbo di quest’ultima alla guarnizione, con la colla a caldo. Prendi un vassoio e incollaci sopra l’oggetto ottenuto. A questo punto riempi d’acqua le lampadine e posiziona un fiore all’interno di ognuna: non è una bellissima idea?

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dall’11 al 17 settembre

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dal 21/3 al 20/4

dal 21/4 al 20/5

Forse dovreste ponderare di più una decisione sulla quale state fantasticando da tempo. Certe idee sono molto più brillanti al sicuro nella nostra testa che non nella realtà. Affidatevi al consiglio degli amici e di chi vi vuole bene. In questo momento, potrebbero essere più lungimiranti.

Vi lamentate in continuazione delle solite cose e scaricate tutta la vostra negatività sulle persone che vi sono più vicine. Provate ad ascoltare di più chi cerca di farvi ragionare e non ingigantite problemi che, a ben gaurdare, sono molto relativi. Ne trarrete immediati vantaggi in termini di serenità.

Sbagliare è umano, perseverare diabolico. Smettetela, dunque, di essere diabolici, perchè è arrivato il momento di imparare dai vostri errori. Questa settimana compiti per casa: applicarvi per non essere recidivi negli atteggiamenti sbagliati.

ARIETE

dal 23/8 al 22/9

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GEMELLI

CANCRO

LEONE

dal 21/5 al 21/6

dal 22/6 al 22/7

dal 23/7 al 22/8

Un buon momento per fare quell’investimento che avete in mente da tempo. Alla faccia della crisi, tutto il mondo cospira a vostro favore. Per chi cerca lavoro, arriveranno presto piacevoli novità. Nel frattempo, tirate fuori tutta la vostra grinta e un briciolo di spensieratezza, utili a dissipare le nuvole delle preoccupazioni.

Buono non è sinonimo di sciocco. Almeno, non dovrebbe, caro cancerino. Essere troppo accondiscendente e paziente verso chi fa sempre i propri comodi non solo non ti ripagherà ma non è nemmeno giusto. Cerca di importi un po’ più di sano egoismo. Non è giusto che l’ultima ruota del carro sia sempre tu.

Al lavoro raccoglierete qualche importante soddisfazione legata a dei progetti su cui avete investito notevoli energie. Concedetevi, dunque, un piccolo regalo per coccolarvi un po’ e recuperare le energie, dopo questi giorni di intenso impegno. Anche a casa la serenità familiare contribuirà a rafforzare questo momento positivo.

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BILANCIA

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SCORPIONE

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SAGITTARIO

dal 23/9 al 22/10

dal 23/10 al 21/11

dal 22/11 al 20/12

Avete passato un periodo molto duro e, anche se siete riusciti a cambiare aria, ancora non vi levate di dosso quella coltre di nervosismo e tensione che vi ha accompagnato gli ultimi tempi. Basta: la porta è chiusa e ora è tempo di rinascere. Non avete più scuse per tutta questa tensione.

Vi è capitato di prediligere delle compagnie che sul momento vi sono sembrate migliori ma, se riflettete un attimo, capirete non lo sono affatto. Cercate di non viaggiare col paraocchi e tornate a quelli che sono gli affetti più vecchi. Saranno meno attraenti, ma sicuro più veri.

Le relazioni familiari vi procureranno qualche tensione in settimana. La vostra tendenza ad accumulare scontento senza manifestarlo apertamente porterà a un rottura a breve. Il consiglio è quello di non aspettare di esplodere, ma palesare il vostro malessere interiore.

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CAPRICORNO

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ACQUARIO

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PESCI

dal 21/12 al 19/1

dal 20/1 al 18/2

dal 19/2 al 20/3

Le aspettive troppo alte non vi hanno mai spaventato e vi mostrate sempre in grado di esserne all’altezza. Attenzione però a non strafare in questa sicurezza: ricordate che c’è sempre da imparare e niente è scontato. La perfetta forma fisica è comunque dalla vostra.

Non fate cadere dall’alto ogni cosa che fate. Un detto saggio dice che tutti siamo importanti, ma nessuno fondamentale. Pertanto, guardatevi intorno e cercate di apprezzare anche il lavoro di chi vi sta attorno, sia esso in ufficio o tra le mura domestiche.

In certi casi avete le idee molto meno chiare di quello che pensate. Potreste prendere, pertanto, delle sonore cantonate. Cercate di mettervi più in discussione e, soprattutto, di osservare meglio la realtà. Potreste avere delle grosse sorprese...

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amore

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