n. 8 ADESSO settimanale

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ADESSO Le tue storie, le tue emozioni

s e t t i m a n a l e d i C O S T U M E E at t u a l i tà n . 8 A N N O I • 1 8 S E T T E M B R E 2 0 1 4 • EURO 1,50

LORETTA

GOGGI

VAL DI FASSA.

LA PERLA

DELLE DOLOMITI

SONO UNA

DONNA FRAGILE E NON ME NE VERGOGNO

SCATTI DI ENERGIA.

I VIP UNITI

CONTRO IL CANCRO

CATERINA BALIVO

DOPO IL MATRIMONIO I MIEI GIORNI PIÙ BELLI

NICOLA SAVINO

NON SI VIVE

DI SOLO CALCIO

Parodi Cristina

SONO FELICE PER “LA VITA IN DIRETTA” MA PER LA MIA FAMIGLIA NON È UN MOMENTO FACILE

moda TENDENZE

PER L’AUTUNNO-INVERNO


Il caffè verde?Funziona.

Il Caffè Verde è un tonico antiossidante sempre più impiegato per il sostegno del metabolismo da dietologi e nutrizionisti. Presentarci più asciutti e in forma mentre gli abiti diventano leggeri aumenta la nostra autostima, e perdere qualche chilo superfluo fa guadagnare in salute. Forma Fisica

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EDITORIALE

“Nella molteplicità delle attività umane la Natura offre sempre a ciascuno la propria strada” Gaio Sallustio Crispo

BOMBE SULLA SARDEGNA

La Sardegna è risaputo che da anni è utilizzata con disivoltura da truppe per condurre ogni genere di esercitazioni militari. La bellezza e la suggestione del paesaggio di questo luogo che rende orgogliosi gli italiani e invidiosi il resto del mondo è stato deturpato da un incendio di proporzioni importanti causato da un bombardamento nella provincia di Oristano, precisamente a Capo Frasca. La cosa che ritengo grave è che non stiamo parlando di un campo mobile o ti qualche manovra di truppe, ma di bombe e deflagrazioni. Non solo per mani italiane ma anche per quelle di forze militari di altre nazioni. Oltre all’evidente danno al territorio e ai sistemi ecologici della zona, penso sia indubbio che anche un pericolo di tipo sanitario possa esistere. Immagino, infatti, che durante un bombardamento vengano rilasciate

innumerevoli quantità di sostanze nocive e che fare intervenire il nostro Corpo forestale dopo, in risposta ad un’emergenza del genere, sia pericoloso. Oramai è accertato il danno che la regione subisce per via di queste attività militari e le molte cause che da anni affollano i tribunali in tema ambientale ne sono la prova. Esiste un programma che è stato pubblicato sul sito Internet del Ministero della Difesa che riporta dettagliatamente le azioni che verranno coordinate insieme agli Stati alleati: Missili Aster 30, razzi Spada e “semplici” bombardamenti da elicotteri, oltre all’ordinario lavoro degli innumerevoli poligoni di tiro ed esercitazioni marittime. Penso che sia arrivato il tempo che i sardi, insieme ai cittadini della terraferma, mettano un limite a questo scempio di natura e salute. Andrea Minoia direzione@edizioniadesso.com

ADESSO



ADESSO SOMMARIO GIOVEDÌ 18 SETTEMBRE 2014 · N. 8

66 ANA CATERINA MORARIU Vis à vis con l’attrice di Squadra Antimafia 70. STORIE ED EMOZIONI Vip uniti contro il cancro 74. PERSONAGGI Loretta Goggi

28 CRISTINA PARODI La nuova conduttrice de La vita in diretta si racconta fra successi professionali, famiglia e passioni 06. FOTO DELLA SETTIMANA I cacciatori con le aquile 08. ATTUALITÀ Le foto della settimana 10. FORUM DI ADESSO Lettrici protagoniste 12. LA VITA È ADESSO L’Italia più bella secondo Lorella 15. 16. 18. 22. 24. 26. 34. 38.

FATTI DI UN TEMPO

Accadeva in questa settimana ZAPPING SUL MONDO

Focus oltreconfine PRIMO PIANO

Attualità

FINESTRE SULLA CITTÀ

I rischi dell’inflazione I TUOI DIRITTI

60

50

IN TV

X Factor I giudici dell’ottava edizione 52. TV Massimo Ranieri 54. TV E DINTORNI Angelo Vaira 56. CINEMA I film in uscita

Internet e privacy IMPEGNO PER GLI ALTRI

Telefono rosa

68

PERSONAGGI

Carlo Cracco Lo chef più amato della tivù 58. PERSONAGGI Nicola Savino 62. LIBRI Tutte le novità 64. PERSONAGGI Caterina Balivo

GRANDI ITALIANI L’Albertone nazionale 82. 86.

INCHIESTA

Nemico Alzheimer DONNE DI ADESSO

Lara Bonazza

36

GRILLO PARLANTE

I nostri SI & NO MODA

Tendenze Autunno-Inverno

48. BELLEZZA La detersione della pelle ERRATA CORRIGE Sul numero 7, a pag. 76, è stato erroneamente inserito un titolo non corretto. Il titolo giusto dell’articolo era “No ai cristiani insipidi”. Sullo stesso numero, la foto a pag. 98, relativa all’evento “Ecoismi”, si riferiva all’opera L’ombra l’hanno inventata gli alberi, dell’artista Noy Jessica Laufer. Ci scusiamo per l’accaduto.

MONDI OPPOSTI Gli stilisti Elio Fiorucci e Bianca Gervasio a confronto sulle tendenze della moda

PAPA FRANCESCO Il mondo del Pontefice fra novità, viaggi e parole di speranza

80


ADESSO

SETTIMANALE N. 8 - 18 SETTEMBRE 2014, anno I Direttore Editoriale ANDREA MINOIA direzione@edizioniadesso.com Direttore Responsabile Sergio Greci Caporedattore Vincenzo Petraglia vincenzo@edizioniadesso.com Redazione redazione@edizioniadesso.com Chiara Mazzei (Cultura e società)

100

Lorella Cuccarini (Storie di solidarietà)

AMORI INDIMENTICABILI Dario Fo e Franca Rame, una passione intrisa d’arte

Federica Piacenza (Moda) moda@edizioniadesso.com Progetto grafico KYTORI s.r.l. www.kytori.com - info@kytori.com

89. PUNTI DI VISTA Il caso Ferrari 90. NARRATIVA I racconti di Adesso 98. AGENDA

Stefano Fisico (Caposervizio musica e spettacolo)

Grafica ed editing Michele Magistrini (Caposervizio) Sebastian Páez Delvasto Laura Pozzoni

Eventi in Italia

Direzione marketing Ciro Montemiglio Coordinamento tecnico Luciano Giacalone

110 CUCINA CREATIVA Gusto e salute in tavola con le mele

76

DONNE D’ITALIA Anna Magnani, la musa del cinema

102. GIOCHI Allena la tua mente 104. LA MACCHINA DEL TEMPO

115. BRICONSIGLI Recuperare un vecchio mobile 116. POLLICE VERDE I lavori da fare nel post-vacanze 119. FAI DA TE Prodotti per le labbra 120. OROSCOPO

1967: viaggio a ritroso fra musica, curiosità e personaggi

106. SALUTE Fecondazione assistita 107. PSICO Vergogna o sensi di colpa? 108. GENITORI E FIGLI Madri contro figlie 109. AMICI ANIMALI Una tartaruga per amica 112. LA SPESA CONSAPEVOLE Prodotti in scadenza 114. CASA DOLCE CASA Cucina a tutto colore  Vieni a trovarci su Facebook, cerca la pagina Adesso Settimanale

Ricerca iconografica Carlo Sessa Foto e illustrazioni Maurizio Fiorino, Kikapress, Corbis, Fotolia, The Noun Project Hanno collaborato: Manfredi Barca, Manuela Blandino, Lorenzo Bordoni, Marta Cerizzi, Silvia Coldesina, Federico Crisalidi, Maurizio Fiorino, Serena Fogli, Massimo Lanari, Luca Foglia Leveque, Laura Frigerio, Angela Iantosca, Stefano Padoan, Gianluca Schinaia, Giulio Serri

SO.FIN.COM. S.p.A. Via San Lucio 23, 00165 Roma info@sofincom.com Raccolta Pubblicitaria MediaAdv S.r.l. Via A. Panizzi 6, 20146 Milano Tel. 02.43.98.65.31 - 02.45.50.62.59 info@mediaadv.it Redazione Via Nino Bixio 7, 20129 Milano milano@edizioniadesso.com

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Distribuzione per l’Italia SO.DI.P. “Angelo Patuzzi” S.p.A. Via Bettola 24, 20092 Cinisello Balsamo (MI) Tel. 02.66.03.01 Copyright 2014 Sofincom S.p.A. Tutti i diritti riservati. Testi, fotografie e disegni contenuti in questo numero non possono essere riprodotti, neppure parzialmente, senza l’autorizzazione dell’Editore. Settimanale registrato presso il Tribunale di Milano n.89- 14/03/2014. Una copia: 1,50 euro


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ADESSO

FOTO DELLA SETTIMANA

L’ANTICA ARTE DELLA CACCIA Mongolia, provincia di Bayan Ulgii. Il Festival dei cacciatori con aquila fa rivivere il fascino senza tempo di una di queste figure tradizionali della cultura locale, che da secoli utilizzano i loro splendidi rapaci per catturare lupi e volpi

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Foto: Jacqueline Roberts

“Lara è nata sana. Poi ha perso tutto. Ma non i suoi occhi meravigliosi, che oggi ti chiedono aiuto.”

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Aiuta le bambine affette dalla Sindrome di Rett dona al Con una piccola donazione, puoi fare molto.

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Per più di un anno, Lara è stata pura gioia di vivere, come ogni bambino. Poi, quando tutto sembrava perfetto, ha cominciato lentamente a perdere ogni giorno qualcosa: la parola, l’uso delle mani, delle gambe. Aiutami a far qualcosa contro questa sindrome odiosa. Con solo 2 € per ogni SMS o 2 o 5 € per ogni chiamata da rete fissa aiuti la ricerca di una cura che non c’è ancora, sostieni un’assistenza quotidiana che è www.airett.it fondamentale. Grazie, da Nicola Savino.

Dal 14 settembre al 5 ottobre Dona 2 € con SMS da cellulare personale

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Una Settimana in foto

ADESSO

PERSONAGGI

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TU VUÒ FA L’ITALIANO!

1. Sarà il fascino del connubio pizza e mandolino, sarà il senso di ro-

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L’IPPOPOTAMO PIGMEO

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MESSICO DA BRIVIDO

mantcismo che molti luoghi sprizzano ovunque, fatto sta che tanti sono i vip di tutto il mondo che decidono di venire a pronunciare il fatidico sì nel nostro Paese. Da Katie Holmes e Tom Cruise, da Sofia Coppola e Thomas Mars, passando per Jessica Biel e Justin Timberlake, tutti hanno ceduto al fascino nostrano. Ultimi ma non ultimi, saranno George Clooney e Amal Alamuddin a Venezia. Auguri! 2. Olivia è appena nata ed è già una star. Del resto, un esemplare di ippopotamo pigmeo non si vede tutti i giorni. La piccola ha visto la luce al Parken Zoo di Eskilstuna, in Svezia. 3. Ogni anno in Messico si tiene un numero enorme di esorcismi. Solo Città del Messico è protagonista di dieci casi al mese. È stato realizzato un reportage sul lavoro del pastore Hugo Alvarez alle prese con una serie di indemoniati nella Chiesa del Divino Salvatore. Immagine crude e inquietanti. 4. Gli animali ci danno ancora una volta una bella lezione: Larry e Buddy, rispettivamente agnellino e vitellino, rimasti orfani lo stesso giorno, sono diventati come fratelli. Il loro proprietario, nella fattoria del Derbyschire, ha deciso di non ucciderli ma adottarli. Un sospiro di sollievo! 5. Per quest’anno, è stata l’ultima volta che abbiamo potuto ammirare la Super Luna, come in questa foto scattata a Bristol il 9 settembre. Per rivederla in tutta la sua maestosità, dobbiamo aspettare novembre 2016, quando la Terra tornerà altrettanto vicina alla Luna, facendocela vedere così il 14% più grande e 30% più luminosa. 6. “È un piccolo passo per un uomo, ma un balzo da gigante per il whiskey”. Questo il commento del numero uno della Ardbeg Distillery, Bill Lumsden, la società scozzese che, in collaborazione con la Texas Nano Racks, ha fatto maturare per la prima volta del whiskey in assenza di gravità, in orbita sulla stazione spaziale Iss dallo scorso 2011. 7. Il fotografo Bertrand Kulik ha riprodotto alcuni scorci della sua vita quotidiana in modo speciale: usando, cioè, una microlente e delle gocce d’acqua. Il risultato: spettacolare!


PERSONAGGI

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ADESSO

ESTATE... IN PARTY

TENEREZZA SENZA FINE

5

MEGA LUNA

MICRO MONDO

6

INVECCHIAMENTO SPAZIALE

9


il Forum

ADESSO

FORUM

uno spazio in cui puoi far sentire la tua voce, chiedere consiglio e dare i tuoi suggerimenti alle altre lettrici.

ALLORA CHE ASPETTI,

SCRIVICI O CHIAMACI. ASPETTIAMO IL TUO PARERE!

DI ADESSO PER DIRE LA TUA O CHIEDERE CONSIGLI  Scrivi a Redazione Adesso, via Nino Bixio 7, 20129 Milano  Manda una mail a forum@edizioniadesso.com  Chiama il NUMERO VERDE GRATUITO 800 32 33 00

ECCO LE RISPOSTE ALLE LETTERE DELLA SETTIMANA SCORSA Pubblichiamo la risposta della nostra lettrice Stefania a Giuliana che ha chiesto consiglio su come ravvivare il rapporto col marito dopo anni di matrimonio... Cara Giuliana, mi sono ritrovata a fare i tuoi stessi pensieri molte volte. Sono sposata da parecchi anni e credo di avere un rapporto stabile e sereno con mio marito. A volte però ho sentito la necessità di provare qualche emozione in più, perchè fra le mille cose di ogni giorno i sentimenti tendono ad essere come affossati. Allora ho preso in mano la situazione e ho cominciato a dedicare più attenzioni a mio marito, ogni giorno. Ho organizzato qualche weekend per noi due soli, a volte semplici fughe nella casa in campagna, altre volte un paio di giorni in qualche capitale europea. Abbiamo così ritrovato le nostre passioni in comune e ci siamo goduti al di fuori del tran tran quotidiano. Vedendo questo spirito da parte mia, anche lui è migliorato nei miei confronti. Che dire, datti da fare! Stefania, Genova

Qui riportiamo la risposta di Viviana, che ha un parere molto diverso da Stefania sulla situazione... Cara Giuliana, mettici una bella pietra sopra. Dopo anni di matrimonio, tutto cambia. Le emozioni, poi, sono un vero lusso. Io ti consiglio di accettare la situazione per quella che è. Il rapporto diventa abitudine e non c’è molto da fare. Io, personalmente, mi ritaglio qualche spazio in più per le mie passioni, ma ho rinunciato a coltivarle con mio marito. Magari tu sei più fortunata... Viviana, Cesena

LA DOMANDA DELLA SETTIMANA SE L’EX COMPAGNA DI CLASSE È MOLTO PIÙ IN FORMA DI ME.. Care amiche di Adesso, ho 54 anni e mi sono sempre ritenuta una donna ancora piacente, nonostante l’età. L’altro giorno ho incontrato una ex compagna di classe che non vedevo da tempo. È stato praticamente uno shock: lei rasente la perfezione, capelli lucenti e folti, una pelle da sogno e un look sobrio ma moderno. Mi ha raccontato che fa pilates e una sera alla settimana esce ancora con le amiche. Improvvisamnete mi sono sentita brutta, vecchia e apatica... Troppo severa o finalmente ho aperto gli occhi? Rita, Bologna

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ADESSO

INSIEME A TRENTA ORE PER LA VITA

LA VITA È

ADESSO UNA MOSTRA, “SCATTI DI ENERGIA”, PER INFORMARE E SENSIBILIZZARE SU UN MALE ANCORA TROPPO SCONOSCIUTO: IL TUMORE OVARICO

Anche Paola Perego fra i testimonial della campagna “Scatti di energia”

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Esattamente 20 anni fa, il 16 settembre del 1994, nasceva Trenta Ore per la Vita e cominciava un’esaltante avventura che ancora oggi coinvolge una affiatatissima squadra e tante persone, circa un milione, che nel tempo hanno scelto di sostenerla. Colgo l’occasione, per fare a tutti loro i più calorosi auguri di buon compleanno! A proposito di fund raising, in questi giorni si è aperto un acceso dibattito su quali siano, nell’era di Internet, i nuovi modi di fare campagne comunicazione e raccolta fondi. E Ice Bucket Challenge ha rappresentato in questo campo sicuramente un punto di svolta. Nato negli Stati Uniti, prevedeva che ci si lanciasse addosso, a fronte di una donazione, una secchiata di acqua e ghiaccio e che lo stesso protagonista nominasse altre tre persone: una catena solidale, alla quale hanno partecipato milioni di persone in tutto il mondo - famosi e non famosi - che ha permesso di raccogliere, in pochissimo tempo, 100 milioni di dollari da destinare alla ricerca sulla Sclerosi Laterale Amiotrofica. Questa manifestazione ha ottenuto grande successo anche in Italia: oltre un milione e cinquecento mila euro raccolti solo attraverso la rete. Un dato eccezionale. Che ha “misurato” la forza di Internet. Da non sottovalutare poi, l’importanza della campagna di comunicazione: attraverso un gioco estivo -apparentemente una semplice “goliardata”- molte persone sono venute a contatto di una malattia ancora poco conosciuta.


Non sono mancati i detrattori, che hanno interpretato questo gesto come futile e sciocco in confronto ad una malattia invalidante e terribile come la SLA. Forse, però, prima di sterili polemiche, bisognerebbe partire da dove tutto è cominciato e conoscere la genesi di questa gara solidale. L’inventore dell’Ice Bucket Challenge è Pete Frates, un ex campione di baseball che da due anni combatte contro questa malattia. Ora è paralizzato a letto, si nutre con un sondino e muove solo la testa. Attraverso la secchiata di acqua e ghiaccio, Pete ha voluto riprodurre lo shock fisico e muscolare che un malato di SLA vive in ogni attimo della sua vita. Attraverso questo semplice gesto, per pochi secondi, ognuno ha potuto immedesimarsi in quella sensazione angosciante: una mente lucidissima in un corpo paralizzato. Un modo per compatire, nel senso vero della parola: soffrire insieme. Quindi, ben vengano le iniziative dove messaggi importanti siano veicolati anche con il sorriso e il divertimento, purché non si perda di vista il senso più profondo. Questa gara solidale si è propagata naturalmente sul web, in maniera virale: tutti uniti dalla voglia di giocare e di mettersi in gioco. Ma se in prima linea non ci fossero stati i personaggi noti, forse l’Ice Bucket Challenge non avrebbe avuto la stessa potenza comunicativa. Che siano del mondo dello sport, dello spettacolo, della cultura, le persone che mettono la loro immagine a disposizione di progetti di utilità sociale hanno la forza di catalizzare l’attenzione, in poco tempo e in modo decisivo. A proposito di partecipazione collettiva, vorrei segnalarvi un’iniziativa importante lanciata in questi giorni: quella promossa da ACTO, un’associazione che si occupa di diffondere la conoscenza del tumore ovarico. Purtroppo non tutti sanno che si tratta del sesto tumore più diffuso tra le donne ma anche del più insidioso e meno conosciuto. Ogni anno, colpisce nel mondo 250mila donne. Oltre la metà, 150 mila donne, non sopravvive alla malattia. Un dato terribile. Perché? Il tumore ovarico non dà purtroppo sintomi precisi. Spesso, quando sopraggiungono i disturbi, è già troppo tardi. Inoltre, non

esistono ancora strumenti di prevenzione efficaci. Penso, per esempio, a quanto siano stati risolutivi il vaccino o il pap test per il tumore della cervice o la mammografia per il tumore al seno. Ogni anno, in Italia si registrano circa 5.000 nuovi casi di tumore ovarico e nel 75% dei casi il carcinoma ovarico viene diagnosticato quando è già in stadio avanzato perché, lo abbiamo detto, la malattia nelle sue fasi iniziali è asintomatica. Secondo una ricerca promossa da ACTO onlus insieme all’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna, il 70% delle donne italiane, tra i 40 e 65 anni, non conosce i sintomi del tumore ovarico. Per informare e sensibilizzare “l’altra metà del cielo”, è nata Scatti d’energia, campagna lanciata attraverso una mostra fotografica a Milano, che ha visto coinvolti alcuni personaggi noti

(anch’io ho partecipato) che si sono fatti ritrarre dal fotografo di fama internazionale Dirk Vogel. Ognuno è stato portatore di un messaggio forte e positivo per tutte le donne. La mostra fotografica, partita a Milano, farà il giro di tutta l’Italia e continuerà anche nel 2015: Roma, Napoli, Bari le prossime città in cui sarà presentata. Obiettivo principale naturalmente, è quello di coinvolgere tutta la popolazione. Ognuno può realizzare un autoscatto con un proprio messaggio solidale e pubblicarlo sulla pagina facebook creata per l’occasione (www. facebook.com/scattidenergia). Possiamo cogliere l’opportunità per stringerci intorno a tutte quelle donne che oggi stanno combattendo contro un mostro che fa paura; un mostro che, anche in caso di sopravvivenza, può cancellare per sempre la meravigliosa prospettiva di diventare madre. Lorella

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FATTI DI UN TEMPO

ADESSO

ACCADEVA

IN QUESTA SETTIMANA… LA DEPOSIZIONE DI PERÓN IN ARGENTINA

ENTRA IN VIGORE LA LEGGE MERLIN

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«Addio, Wanda!» Così, con un memorabile articolo, Indro Montanelli salutava l’entrata in vigore della Legge Merlin e l’abolizione delle oltre 700 case chiuse che sorgevano nel nostro Paese, sostituite dal reato di sfruttamento della prostituzione. Lina Merlin, senatrice socialista, fu l’anima della battaglia contro le case di tolleranza: sollecitata dalle femministe e appoggiata dai cattolici (dimentichi di tante “tolleranze”, anche nella Roma papalina), la legge vide i soli voti contrari dei monarchici e dei missini. Ma l’utopia di cancellare con una legge il mestiere più vecchio del mondo si rivelò per quello che era, un’utopia appunto. Le prostitute, da allora, hanno inondato incontrollate le strade italiane, un fenomeno frenato solo negli ultimi anni dall’avvento del web.

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Militare e sindacalista, Peròn salì al potere nel 1945 con la rivoluzione dei descamisados. Ispirandosi al corporativismo fascista, era sostenitore di una «terza posizione» tra socialismo e capitalismo: attuò una marcata politica di redistribuzione del reddito, unito a un governo di impronta autoritaria, che diede sia a lui che alla moglie Evita una fortissima popolarità. L’idillio con Chiesa ed esercito, però, si ruppe ben presto e i militari lo destituirono con un golpe. Peròn sarà costretto alla fuga in Spagna e il peronismo verrà bandito: per l’Argentina sarebbe cominciato un ventennio di instabilità che terminò negli anni ‘70 con il ritorno di Peròn e la durissima dittatura militare del generale Videla.

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L’ingegnere milanese Piero Puricelli, conte di Lomnago, aveva in testa un’idea: costruire «una via per sole automobili». Niente carri, bici o pedoni. Benché in Italia circolassero meno di 85mila auto, Puricelli intuì che il boom era dietro l’angolo: nel 1921 fondò la Società Anonima Autostrade e, in appena 15 mesi di lavori, completò il primo tratto dell’odierna Milano-Laghi, da Milano a Varese. Ad inaugurare l’autostrada, il Re Vittorio Emanuele III su una Lancia Trikappa. L’autostrada aveva una sola corsia per senso di marcia; il pedaggio veniva pagato nelle aree di servizio. Tecnici da tutto il mondo giunsero per studiare l’idea italiana: più o meno come accade oggi per la Salerno-Reggio Calabria.

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Fine della Grande Guerra, San Giovanni Rotondo. Uno dei frati del convento, Padre Pio da Pietrelcina, aveva ricevuto le stimmate, le ferite patite da Cristo durante la crocifissione. Diceva di averle avute già nel 1910, ma di aver taciuto per «vergogna». A studiare il fenomeno il Vaticano inviò Luigi Romanelli, primario dell’ospedale di Barletta, ma le analisi si rivelarono inconcludenti. Poi toccò a padre Agostino Gemelli, fondatore dell’Università Cattolica, che però non fu ricevuto e accusò il frate di bluffare. Fu la sua versione a prevalere: nel 1931 a Padre Pio fu vietato di confessare e celebrare messa. La strada per la santità è lunga.

NASCE IN ITALIA LA PRIMA AUTOSTRADA DEL MONDO

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LE STIMMATE DI PADRE PIO

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di Massimo Lanari

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L’Italia racconta il mondo

ADESSO

PERSONAGGI

UNA NUOVA EMERGENZA NEL MONDO L’ALLARME DELL’OMS SULL’AUMENTO ESPONENZIALE DEI SUICIDI

© Polina Merdinova

TANTI AUGURI JENNIFER!

LA ANISTON INCINTA DI TRE MESI

Ogni 40 secondi si suicida nel mondo una persona. È quanto emerge dal rapporto diffuso nei giorni scorsi dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Ogni anno sarebbero, quindi, ben 800mila le persone che muoiono nel mondo a causa di un suicidio. E fra i dati che più colpiscono del rapporto, c’è quello che individua nel suicidio la seconda causa di morte nel 2012 tra le persone che avevano un’età compresa fra i 15 e i 29 anni. Che dimostra quanto il male di vivere che conduce a un gesto così estremo sia evidentemente parecchio diffuso tra le nuove generazioni e in particolare fra gli adolescenti. E non ci vogliono fior di sociologi e psicologi per poter abbozzare una spiegazione, seppur parziale ovvio, a questo fenomeno che probabilmente affonda le sue radici nel confronto dei giovani con modelli di vita, spesso proposti dalla società dei consumi in cui viviamo, che non sempre corrispondono alla realtà della vita di tutti i giorni. È solo una, ovviamente, delle tante possibili concause che possono spingere un giovane a togliersi la vita, in un contesto dove non è mai facile e saggio generalizzare più di tanto. Ci sono casi di suicidio in tutti i paesi del pianeta e il suicidio è la quindicesima causa di morte. Ma il tasso di suicidi nelle diverse parti del mondo è molto variabile e dipende da fattori culturali e sociali. La criminalizzazione del suicidio non aiuta a ridurre i casi, secondo l’Oms. Per esempio l’India, dov’è illegale, c’è un alto tasso di suicidi con 21 casi ogni 100mila persone, mentre la media nel resto del mondo è di 11 ogni 100mila persone.

I MISTERI DELLA MENTE

La bella e simpatica attrice hollywoodiana Jennifer Aniston, a 45 anni sarebbe finalmente rimasta incinta coronando un sogno che pare inseguisse da tempo. Ci è riuscita grazie a una procedura di fecondazione in vitro cui si sarebbe sottoposta insieme con il compagno Justin Theroux e ricorrendo a suoi ovuli che aveva congelato quando era più giovane. A riportare la notizia qualche giorno fa sono stati diversi mass media americani, a partire dalla rivista di gossip “Ok”, secondo cui la Aniston avrebbe iniziato il trattamento di fecondazione assistita sei mesi fa. L’attrice, nota anche per essere stata la moglie di Brad Pitt, non è la prima donna over 40 dello star system a rimanere incinta. E noi in Italia ne sappiamo qualcosa, visto che non mancano gli esempi di (non ce ne vogliano!) “mamme-nonne” (da Gianna Nannini a Carmen Russo e diversi altri volti noti) e visto che siamo anche il Paese con il maggior numero di mamme over 40 nel mondo.

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La storia di Ben McMahon, 22enne australiano di Melbourne, ha davvero dell’incredibile. Finito in coma per un incidente d’auto, dopo due settimane si è risvegliato e ha iniziato a parlare fluentemente il cinese mandarino. I medici non sono ancora riusciti a darsi una spiegazione. Se è vero, infatti, che Ben da piccolo aveva studiato le basi del cinese a scuola, è anche vero che non era mai stato in grado di parlarlo. Appena fuori dal coma era convinto di comunicare nella sua lingua madre e ha raccontato di aver impiegato tre giorni per recuperare la padronanza del suo inglese. Grazie a questa improvvisa padronanza del cinese mandarino Ben è riuscito persino a ottenere un contratto televisivo per condurre un programma sulla mediazione culturale tra Cina e Australia e adesso si trasferirà a Shanghai per studiare economia all’università. Non c’è che dire. La mente è proprio un meraviglioso mistero!


PERSONAGGI

NEW YORK

UN AIUTO PER EBOLA

RECORD LETALE

IL MAGNATE BILL GATES DONA 50 MILIONI DI DOLLARI È una delle più grandi preoccupazioni sanitarie delle ultime settimane per ora circoscritta al solo continente africano anche se casi di contagio di stranieri provenienti dall’Africa si sono verificati pure in alcuni paesi occidentali, per cui lo stato d’allerta rimane massimo in quanto si teme che il virus di Ebola, la mortale febbre emorragica, possa estendersi oltre i confini africani. Il che non attenua certo il problema, visto che la questione di fondo non è in che aree della Terra potrà estendersi, quanto risolvere un problema che riguarda tutti, soprattutto gli africani, di cui forse talvolta ci si dimentica.

ADESSO

È BOOM DI CONSUMO DI EROINA NELLA GRANDE MELA

Il filantropo fondatore di Microsoft ha annunciato che la Fondazione guidata assieme alla moglie Melinda stanzierà 50 milioni di dollari per aiutare i paesi africani alle prese con l’epidemia. Le risorse verranno consegnate alle agenzie delle Nazioni Unite e a diverse organizzazioni che stanno lottando per fermare la diffusione del virus.

NUOVE FRONTIERE TECNOLOGICHE CON GOOGLE GLASS SI APRONO SCENARI IMPENSABILI

Interagire con gli oggetti sfruttando il potere della mente. In altre parole telecinesi. È questo il concetto di fondo su cui si basa la nuova tecnologia sviluppata dalla start-up inglese This Place per controllare con la mente i Google Glass (gli occhiali creati a suo tempo dal gigante Google che consentono di interagire senza l’utilizzo di uno smartphone). Si sta lavorando, infatti, l’app MindRDR (letteralmente lettore di mente) che sarà in grado di sfruttare gli occhiali Google e il sensore di controllo dell’EEG (elettroencefalografia) Neurosky, capace di monitorare l’attività elettrica del cervello. In pratica l’obiettivo, per ora, è di consentire lo scatto

delle foto e la loro condivisione tramite social network senza l’uso di comandi vocali o tattili. Ciò non vuol dire che il nuovo dispositivo è in grado di leggere la mente. Può, però, rilevare i picchi elettrici correlati all’attività cognitiva, il movimento degli occhi e altri parametri. Concentrandosi con lo sguardo su un punto preciso, MindRDR tenderà a comprenderlo come un picco e a identificarlo come un “sì”. Mentre un segnale di rilassamento verrà tradotto come un comando “negativo”. Insomma un bel salto in avanti, certo ancora da migliorare e affinare, che apre non pochi nuovi scenari, in ambito tecnologico, ma soprattutto nelle vite di tutti noi.

L’eroina è diventata la sostanza killer per eccellenza a New York: il bilancio dei morti per overdose del 2013 ha, infatti, raggiunto i livelli più alti in un decennio. In tutto si sono avute 420 vittime, mentre 362 persone si sono iniettati dosi quasi letali. Numeri che preoccupano non poco. I dati sono stati resi pubblici dall’assessorato alla salute della metropoli. Tra le vittime di questa droga, che ha ucciso fra gli altri qualche mese fa anche l’attore Philip Seymour Hoffman, si registra una crescita esponenziale di maschi bianchi. Il bilancio dei morti è più che raddoppiato negli ultimi tre anni, mentre, sempre secondo le statistiche municipali, si è stabilizzato il numero delle vittime (215) per abuso di pillole derivate da oppiacei. L’eroina sembra aver raggiunto, secondi le statistiche, nuove aree della città, mentre fino a una decina di anni fa interessava quasi esclusivamente i quartieri più poveri della city. Il fenomeno si sta diffondendo, infatti, sempre di più anche fra i quartieri bene della Grande Mela, come il Queens per esempio, notoriamente abitato da ceti fra i più abbienti della città, con punte di diffusione appunto tra i bianchi e i ceti alti, ma anche tra gli ispanici di mezza età del Bronx. L’anno scorso, l’incremento maggiore di decessi legati all’eroina si è avuto a Queens, dove sono morte 81 persone contro 53 nel 2012. Un problema di salute pubblica che non può non allarmare.

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ADESSO

PERSONAGGI

IN PRIMO PIANO

di Vincenzo Petraglia

LA REGOLA DEI DUE PESI E DUE MISURE LA CHIUSURA DI DUE VICENDE CHE APPARENTEMENTE NON HANNO NULLA IN COMUNE CI PORTANO A INTERROGARCI SU COME FUNZIONANO LE COSE IN ITALIA. SONO QUELLE DI FILIPPO PAPPALARDI, RISARCITO CON POCHI SPICCIOLI PER L’ERRORE GIUDIZIARIO CHE LO PORTÒ IN CARCERE PER LA MORTE DEI FIGLI CICCIO E TORE DI GRAVINA, E DI LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO, CUI LA FERRARI HA CONCESSO 27MILIONI DI BUONUSCITA Qualche giorno fa, praticamente quasi contemporaneamente abbiamo assistito a due situazioni che, raffrontate l’una all’altra, sembrano a dir poco paradossali. Due situazioni che apparentemente nulla hanno in comune, ma che forse tanto ci dicono dell’Italia e dei metri di misura che vengono utilizzati per valutare le cose. Due vicende che vedono come protagonisti da una parte Filippo Pappalardi, arrestato il 27 novembre 2007 con la mostruosa accusa di aver ucciso, a Gravina di Puglia, i propri figlioletti Francesco e Salvatore, noti come Ciccio e Tore, rispettivamente 13 e 11 anni. Dall’altra Luca Cordero di Montezemolo, ricco, nobile, bello e famoso, che dopo 23 anni abbandona la Ferrari, per far posto, come presidente del Cavallino rampante, a Sergio Marchionne, amministratore delegato del gruppo Fiat Chrysler Automobiles. Il primo, Filippo, venne arrestato, come si diceva, con la tremenda accusa di aver ucciso i due figli scomparsi nel nulla un anno e mezzo prima. Accusa da cui venne in seguito scagionato, quando i corpicini dei due bambini vennero

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ritrovati in fondo ad un pozzo, dove si realizzò fossero caduti accidentalmente. Ebbene proprio nei giorni scorsi la Corte d’Appello di Bari ha riconosciuto a Pappalardi un risarcimento di 65mila euro per l’ingiusta detenzione. Una cifra irrisoria se si considera l’inferno che quest’uomo ha dovuto subire: Pappalardi rimase, infatti, in prigione fino all’11 marzo 2008, poi il gip concesse i domiciliari derubricando il reato in abbandono di minore seguito da morte. Ma ci volle ancora quasi un mese prima che fosse del tutto scagionato: il 4 aprile l’incubo finì a seguito dell’autopsia. Un lasso di tempo che ha portato praticamente via tutto a quest’uomo. Non solo la libertà, durante i mesi di detenzione, ma soprattutto la dignità come uomo e padre, ricoperta di infamie dal momento in cui, dopo la scomparsa dei figli, i sospetti caddero su di lui. Per il danno subito il legale di Pappalardo aveva chiesto 516mila euro. Di fatto gli sono stati riconosciuti 20.500 euro per la “privazione della libertà personale” (235 euro per 75 giorni in carcere e 117 euro per 25 giorni agli arresti domi-

ciliari), cui si aggiungono 45mila euro complessivi per i “gravissimi danni morali” dovuti “al clamore mediatico della vicenda”, per i danni “personali per non aver potuto vedere almeno per un’ultima volta i corpi dei propri figli”, per i danni sul piano della salute, “avendo sofferto di depressione”, ed economici, “essendo stato sospeso dal posto di lavoro”. Dall’altro lato, a Luca Cordero di Montezemolo sono stati riconosciuti, come buonuscita dalla Ferrari, 27 milioni di euro. Una cifra che non “sconvolge” neppure più di tanto se si pensa ad altre liquidazioni stellari del passato di fortunati super manager italiani, come i 101,50 milioni lordi corrisposti a Cesare Romiti quando lasciò Fiat o i 41 milioni ad Alessandro Profumo di UniCredit. Ora, per carità, avranno sicuramente ricoperto ruoli di resposabilità, ma viene spontaneo chiedersi che valore abbia agli occhi della giustizia la dignità, distrutta, di un uomo che ha perso tutto per via di un’accusa infondata. Viene proprio da pensare che in questo Paese vale la regola del due pesi e due misure!


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L’Italia racconta l’Italia

PERSONAGGI

EXPO PIÙ TRASPARENTE DOPO GLI SCANDALI DELLE TANGENTI UNO STRUMENTO DI CONTROLLO PER I CITTADINI

Dopo gli scandali legati a bustarelle e tangenti che hanno visto coinvolta la macchina organizzativa dell’Expo 2015 di Milano, che, una volta di più, non ci hanno fatto fare una bella figura all’estero e hanno alimentato il classico stereotipo, purtroppo spesso confermato dai fatti, dell’Italia disonesta che circola nel mondo, c’è un nuovo strumento che promette (staremo a vedere!) più trasparenza sulle spese dell’Esposizione Universale, appunto. Si chiama OpenExpo ed è il portale su cui saranno

pubblicate in tempo reale e in formato aperto (quindi consultabili dai cittadini) le informazioni su gestione, progettazione, organizzazione e svolgimento della manifestazione. I dati già disponibili nella sezione “amministrazione trasparente” di Expo 2015 Spa presentano dati su entrate e uscite, acquisti, pagamenti e relativi beneficiari, informazioni sulle opere realizzate (cantieri, importi previsti per la loro realizzazione) ed eventuali varianti nello svolgimento della manifestazione.

LIBRI PREZIOSI

NON PIÙ PER POCHI GRAZIE ALLA DIGITALIZZAZIONE DEI TESTI DEL VATICANO

“SFRUTTA ZERO” GIOVANI PUGLIESI INSIEME CONTRO IL CAPORALATO Il caporalato è una delle più grandi piaghe sociali che attanagliano la nostra agricoltura. Con uomini senza scrupoli che sfruttano soprattutto gli immigrati (ma anche gli italiani bisognosi) che vengono fatti lavorare illegalmente nei campi per un numero spropositato di ore e corrispondendo loro salari davvero irrisori. Una singolare iniziativa per combattere il fenomeno in Puglia è stata pensata da un gruppo di giovani locali, fra cui anche emigranti pentiti in altre parti d’Italia che hanno deciso di tornare nella propria terra dopo aver fatto per anni gli insegnanti precari.

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Si chiama “Sfrutta Zero”, l’etichetta che produce pomodori coltivati e raccolti in modo solidale e rigorosamente fuori dal circuito del caporalato. Questi giovani lavorano, infatti, fianco a fianco con diversi immigrati, cui vengono corrisposti compensi certamente più equi. Precari e immigrati, oltre a raccogliere insieme il prodotto, lo lavorano anche trasformandolo in genuina salsa in bottiglia che vendono tramite i mercati a chilometro zero o anche attraverso il porta a porta. Un’iniziativa che coniuga, dunque, mirabilemente solidarietà e imprenditorialità attiva.

La Biblioteca Vaticana vanta un patrimonio culturale immenso: migliaia di testi classici, preziosi e antichi, che in pochi possono consultare. Presto la musica cambierà, perchè la giapponese Ntt Data Corporation nei prossimi tre anni porterà a termine l’obiettivo di digitalizzare oltre quaranta milioni di pagine dei preziosi testi. L’accordo è stato raggiunto con la Santa Sede e riguarda libri di altissimo valore, tra cui una Divina Commedia illustrata da Botticelli per Lorenzo Il Magnifico e la celebre Bibbia urbinate, capolavoro dell’arte libraria rinascimentale. Il progetto è prezioso in tutti i sensi, in quanto richiede un investimento di 18 milioni di euro, che verranno coperti, in parte, da donazioni private. Non è la prima volta che il Sol Levante mette lo zampino tra le mura vaticane: già 30 anni fa, infatti, fu proprio grazie al contributo economico dell’Oriente che si poté restaurare la Cappella Sistina. Il valore di questo progetto sta nel rendere disponibili numerosissimi testi non più a pochi privilegiati, ma a molti studiosi o anche solo appassionati.


PERSONAGGI

ADESSO

CONTRO LA MAFIA

LA CONFISCA DEI BENI

PER CONTRASTARNE ANCHE IL POTERE COMMERCIALE

TUTOR SCOVA FURBETTI

NUOVI SISTEMI DI CONTROLLO PER CHI NON RISPETTA LE REGOLE

Potrebbe essere una vera e propria rivoluzione d’autunno quella che, se tutto andrà secondo i piani delle forze di Polizia, diventarà uno strumento efficacissimo per scovare i furbi che si aggirano sulle nostre strade senza essere in regola. Tra qualche settimana le telecamere dei Tutor, dei varchi Ztl, del Telepass serviranno anche a scoprire e incastrare chi guida senza casco, o senza assicurazione, o con la revisione scaduta, o con un fanale rotto. In pratica, tutto ruota attorno all’identificazione della targa. Quando un veicolo passa sotto uno dei 600 Telepass della rete autostradale, o

sotto un Tutor, oppure supera il varco di una Ztl cittadina, il numero di targa finisce al Centro nazionale accertamento delle infrazioni (Cnai). Il calcolatore incrocia le banche dati e verifica se il veiocolo ha l’assicurazione in regola, la revisione scaduta e così via. In caso positivo, viene stilato in automatico un verbale di multa e il giorno dopo può essere spedito a casa del trasgressore. Una sorta di Grande Fratello degli automobilisti insomma che è già esiste in altri Paesi europei. In Italia se ne parla da almeno tre anni e per diventare attivo manca ora solo l’ok del Parlamento.

FARMACI GENERICI UN BEL FLOP

VENDUTI AL NORD MA POCO DIFFUSI NEL SUD ITALIA Quella dei farmaci generici è una questione davvero misteriosa. Innanzitutto, precisiamo, li dovremmo chiamare “farmaci equivalenti”, perché questo, di fatto, sono. Ma in Italia, difficile capire perché, proprio non vogliono prendere piede. Le percentuali parlano chiaro: nel nostro Paese questo tipo di farmaci è al 18% contro, per esempio, l’80% degli Stati Uniti. E questa disparità davvero considerevole si ritrova persino all’interno del Bel Paese stesso. Basti pensare che Piemonte, Lombardia, Veneto e Toscana sono al 20% mentre nel Sud, in particolare,

Calabria e Basilicata viaggiano intorno al 6%. Questi farmaci hanno, di fatto, lo stesso principio attivo, la stessa formula, lo stesso modo di somministrazione. Eppure non vanno. Secondo un’indagine di Federconsumatori, i farmacisti non informano opportunamente i pazienti della effettiva equivalenza di questi farmaci. Probabilmente, però, le stesse colpe le hanno i medici e i pazienti stessi, che non dovrebbero mancare di tenersi informati. Morale della favola, il consumo in Italia rimane troppo basso e a pagare è lo Stato, o meglio... noi.

Tre milioni di euro è il valore dei beni mobili e immobili che sono stati sequestrati all’imprenditore Giovanni Filardo di Castelvetrano, cugino del superboss latitante Matteo Messina Denaro, in un’operazione antimafia condotta dalla Direzione Investigativa Antimafia, dalla Guardia di Finanza e dal Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri di Palermo. L’uomo era stato arrestato nel 2010 con l’accusa di associazione a delinquere di tipo mafioso. Una villa, terreni, automezzi, un numero elevato di beni che da questo momento diventano proprietà dello Stato. Il valore dell’operazione risiede, oltre che nel fatto in sé, anche nel tentativo di privare la mafia di quel potere “commerciale” attraverso il quale continuare a delinquere. La mafia, per fatturato, è la maggiore “azienda” italiana. Queste operazioni ne minano, dunque, il potere.

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ADESSO

FINESTRE SULLA CITTÀ

CALANO I PREZZI

di Massimo Lanari

BUONA NOTIZIA? AFFATTO L’Istat certifica l’ingresso in deflazione di dieci città italiane. È il segno di un’economia in profonda crisi, dove il denaro non circola

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orino, Verona, Trieste, Reggio Emilia, Ravenna, Livorno, Firenze, Roma, Bari, Potenza. Dieci città, dieci realtà diversissime tra loro accomunate da un fattore: sono in deflazione. Vale a dire, in queste città i prezzi stanno calando. Il record è di Livorno dove a luglio, rispetto a un anno prima, i prezzi sono caduti dello 0,7%. I prezzi calano, dunque, sembrerebbe una bella notizia. Ma non è affatto così. L’inflazione, infatti, quando non eccessiva e non generata da choc esterni (guerre, improvvisi rialzi del prezzo del petrolio, ecc.) è in genere un effetto collaterale di un’economia dinamica, in buona salute. I commercianti capiscono che c’è denaro in circolazione e quindi aumentano i prezzi. La deflazione, invece, è sintomo di un’economia in profonda crisi: di soldi, in giro, non ce ne sono e quindi i commercianti e le aziende tentano di attrarre le persone abbassando i prezzi. Per i sog-

getti con uno stipendio fisso come pensionati e lavoratori dipendenti c’è solo un piccolo sollievo nell’immediato. Preoccupa in particolare che a calare di più, a livello nazionale, siano i prezzi della frutta fresca (-9%) e delle verdure (-3,8%), complice il pazzo clima estivo e il blocco delle esportazioni in Russia. Ma anche una riduzione della domanda dovuta al diffondersi di nuovi, ed errati, modelli alimentari, soprattutto tra i più giovani. Anche i prezzi dei prodotti alimentari in genere e dei prodotti della casa calano dello 0,6%, il dato peggiore dal 1997. In controtendenza trasporti e ristorazione. Tra le città in cui i prezzi salgono, da segnalare per quanto riguarda i capoluoghi delle regioni e delle province autonome, Bolzano, Messina (+1,1%), Cagliari (+0,8%), Palermo, L’Aquila e Aosta (+0,6%). Ferme Milano e Genova. Questi, dunque, i freddi dati statistici. Voi questi ribassi dei prezzi li avete visti?

L’ESEMPIO DEL GIAPPONE La situazione, va detto, non è nuova per il nostro Paese: ci sono due precedenti. Quello del 1926, causata dalla rivalutazione della lira e voluta da Mussolini per frenare l’inflazione post-bellica; e quello del 1959, anche qui per fermare l’inflazione connessa al boom economico. Tuttavia, il caso più simile a quello italiano è il Giappone tra il 1990 e il 2012, dove i prezzi in 22 anni sono crollati del 12%. Una fase terminata solo recentemente, quando il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha deciso di rilanciare l’economia tagliando le tasse, stampando moneta e deprezzando lo yen in modo da favorire le esportazioni. Risultato, l’economia giapponese galoppa, e anche gli Stati Uniti, che non hanno mai abbandonato questa linea. In Europa, invece, si segue la ricetta opposta. E i risultati si vedono.

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I TUOI DIRITTI

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SE LA PRIVACY È UN’OPZIONE

Con il diffondersi dei social network aumenta la possibilità di comparire in foto sgradite. Ecco come fare per tutelare la nostra riservatezza di Massimo Lanari

L’

utilizzo sempre più massiccio dei social network, da Facebook a Twitter, con la possibilità di pubblicare foto e video di altre persone e di “taggare”, ossia di contrassegnare con nome e cognome coloro che appaiono, pone crescenti interrogativi sulla tutela della nostra privacy. Cosa dobbiamo fare se non intendiamo comparire o essere taggati in una determinata foto? Va detto, innanzitutto, che al web si applicano le regole generalmente valide per gli altri media, stabiliti dal Decreto Legislativo 196/2003.

QUANDO SERVE IL CONSENSO

Per la pubblicazione di una foto, il consenso della persona interessata non è necessario solo in due casi: se si tratta di un personaggio pubblico o istituzionale; e se la persona, è stata fotografata in un luogo pubblico. Dunque, via libera a qualsiasi foto che ritragga persone che circolano in strada, nei parchi o in bar. Se la foto riguarda un evento di interesse pubblico, la foto dovrà ritrarre l’evento in sé e non la persona in particolare. Le tutele aumentano in caso di foto di minori: in questo caso è necessario il consenso dei genitori; va ricordato, tra l’altro, che Facebook consente l’iscrizione solo ai ragazzi dai 13 anni in su. In tutti gli altri casi serve il consenso della persona interessata, e se a pubblicare le foto è un soggetto pubblico o una società per fino commerciali (inclusi i giornali o i siti di informazione), servirà la liberatoria fir-

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mata con il consenso scritto dell’interessato. In caso di pubblicazione illecita, la persona ritratta può chiedere al giudice la rimozione immediata, chiedere gli eventuali danni e presentare querela per diffamazione.

BLOCCARE IL TAG SU FACEBOOK

Per “de-taggarsi” è sufficiente cliccare sull’opzione «Segnala/rimuovi tag» accessibile su ogni immagine. Il contenuto continuerà ad essere visibile, ma almeno il tuo nome sparirà. Per vedere sparire l’intera foto occorrerà contattare la persona interessata, sempre che se ne abbia il diritto secondo le condizioni sopra elencate, e far valere le proprie ragioni.

LE TUE FOTO

La tutela della privacy, su Facebook, inizia però dalle foto che noi stessi pubblichiamo. Quindi, ogni volta che si pubblica una propria foto, fate

attenzione a chi può vederla: il social network offre un’ampia gamma di personalizzazioni che permettono di far vedere il contenuto solo ai nostri amici, ad una cerchia ristretta o addirittura solo a singole persone.

L’ALLARME DEL GARANTE «I giganti di Internet tendono ad occupare, in modo sempre più esclusivo, ogni spazio di intermediazione tra produttori e consumatori, assumendo un potere che si traduce anche in un enorme potere politico, sottratto a qualunque regola democratica». L’allarme è stato lanciato da Antonello Soro, garante per la Privacy. Nel 2013 il Garante ha destinato a Google una multa di un milione di euro per illeciti riguardanti il servizio Street View.


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n porto sicuro per le donne in difficoltà: è Telefono Rosa, associazione nazionale di volontariato nata nel 1988 che ha come obiettivo quello di dare una voce e tutelare le tante vittime femminili della cosiddetta violenza “sommersa”, fenomeno di cui raramente si trova traccia nei verbali degli operatori sanitari o delle forze dell’ordine. Se nei primi anni della sua storia l’organizzazione si è concentrata soprattutto sull’attività di Call Center, che consiste nell’accogliere le molte telefonate che pervengono ogni giorno al numero 06.37.51.82.82, ad oggi i servizi offerti sono molteplici: consulenze gratuite con avvocatesse, psicologhe, sessuologhe e mediatrici culturali, gruppi di auto-aiuto, formazione e sensibilizzazione in scuole e ospedali, attività di progettazione e ricerca sui temi della violenza di genere. L’ente inoltre gestisce per conto del Comune di Roma la “Casa internazionale dei diritti umani delle donne” nella quale vengono ospitate donne straniere con particolari patologie. Ad oggi lavorano per l’associazione

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60 volontarie, 12 avvocate penaliste e civiliste, iscritte al patrocinio a spese dello Stato, 10 psicologhe, 12 mediatrici culturali di diversa nazionalità e 2 funzionarie di banca. L’Associazione nazionale telefono rosa onlus (che ha sede centrale a Roma ma è presente anche a Torino, Verona, Mantova, Perugia, Napoli, Ceccano e Bronte) con il suo sportello telefonico risponde a richieste di aiuto da parte di donne, adolescenti ed anziane che subiscono violenza fisica, psicologica, economica, sessuale, mobbing e stalking. Le operatrici del call center sono volontarie, che ascoltano i problemi ed indirizzano alle consulenze idonee a trattare il caso. Qualsiasi donna può diventare volontaria e dare così un aiuto concreto alle donne e ai loro bambini vittime di violenza: basta seguire uno specifico corso di formazione della durata di tre mesi presso la sede di Roma, al termine del quale partirà un periodo di prova. Per informazioni si può telefonare al numero 06.37.51.82.82 o inviare una mail all’indirizzo: telefonorosa@alice.it.

Da 26 anni l’Associazione si batte in Italia per la difesa della donna

di Stefano Padoan

La presidentessa Gabriella Carnieri Moscatelli


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Cristina

Parodi

SONO FELICE PER “LA VITA IN DIRETTA” MA PER LA MIA FAMIGLIA NON È UN MOMENTO FACILE di Vincenzo Petraglia

La nuova conduttrice del programma di punta dei pomeriggi Rai ci racconta il legame fortissimo 28


Cristina Parodi, 50 anni il prossimo 3 novembre, conduce con Marco Liorni, La vita in diretta, nel pomeriggio di Rai1. Prima di approdare in Rai (la scorsa stagione televisiva con Al Bano nel programma Così lontani così vicini), ha lavorato anche a La7 e prima ancora a Mediaset, dove ha partecipato, nel 1992, alla creazione del Tg5 e ha condotto con successo Verissimo.

È

la nuova padrona di casa de La vita in diretta, che conduce, insieme con Marco Liorni, nel pomeriggio di Rai1. Cristina Parodi, pacata e sempre elegante nei modi, ci racconta la sua vita a telecamere spente divisa fra famiglia (è sposata con l’imprenditore e politico Giorgio Gori, da cui ha avuto tre figli), un passato da promessa del tennis e il suo impegno per chi ha bisogno. Cristina partiamo da principio. Come sta andando con La vita in diretta? Come ti trovi in queste nuove vesti? «Provo grande entusiasmo ed orgoglio per essere arrivata a un programma storico della Rai come questo. È sicuramente molto faticoso, essendo all’inizio ed essendo cambiate molte cose e persone, ma mi pare che la gente stia apprezzando e anche con Marco (Liorni, padrone di casa insieme con lei, ndr), che già conoscevo da tempo, e con tutto il resto della squadra si è creato un bel feeling. Puntiamo molto sull’atmosfera in studio e su un preciso modo di intrattenere e comunicare con il nostro pubblico». Un modo pacato e non aggressivo... «Io e Marco siamo abbastanza simili nel modo di comunicare. È impor-

tante informare e parlare di tutto, ma sempre con eleganza e sobrietà e senza toni troppo morbosi o volgari». Spesso, invece, soprattutto quando si parla di cronaca nera, si tende un po’ a farlo, no? «Purtroppo si tende a scavare fin troppo nella vita delle persone, anche laddove non è necessario farlo. Si può fare informazione senza per forza guardare dal buco della serratura. È giusto che il pubblico venga informato su quello che accade, anche le cose più drammatiche, ma è anche bello, oltre che saggio, non focalizzarsi in modo sproporzionato sul negativo. La persone hanno voglia anche di sorridere e non intristirsi ed è nostro dovere, quando possibile, raccontare storie che allietino i telespettatori». Con La vita in diretta raccontate anche l’Italia delle persone comuni. In che Paese viviamo oggi? «Stiamo attraversando un momento molto delicato, con un nuovo Governo che si sta dando da fare e con tante persone che stanno reagendo alla crisi e rialzando la testa. La situazione è indubbiamente molto difficile ma bisogna anche dare fiducia a questo Paese e non parlare solo del negativo, raccontando, per esempio, anche storie positive. A volte siamo noi italiani

col marito e i figli, da cui proprio questo nuovo successo professionale l’ha portata lontano 29


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per primi che denigriamo la nostra bellissima nazione, che ha potenzialità incredibili che tutti all’estero ci riconoscono. Abbiamo la bellezza, l’arte, la cultura, la moda, la cucina, il design. Bisogna puntare su questo, con l’orgoglio di essere italiani. E se si è orgogliosi di qualcosa, di un Paese, di far parte di un popolo, diventa anche più facile stimolare nei giovani, nelle nuove generazioni, valori positivi e quel rispetto degli altri e delle regole che purtroppo in Italia non sempre abbiamo». Ma secondo te se ci fossero più donne al potere, vivremmo in un’Italia migliore? «Io sono una grande fautrice di una maggiore presenza femminile nei ruoli che contano, anche se non sono assolutamente per le quote rosa. Sono convinta, infatti, che noi donne siamo capaci di arrivare a ricoprire certe cariche attraverso i nostri soli mezzi e la nostra bravura e non perché ci sia una legge che pone vincoli. Abbiamo una testa più organizzativa e multitasking degli uomini, per cui penso che potremmo e daremo sicuramente un bel contributo al Paese». Tramite tuo marito Giorgio (Gori, imprenditore e a lungo dirigente Mediaset, ora anche sindaco di Bergamo, ndr), stai probabilmente toccando con mano quanto sia difficile ammi nistrare la cosa pubblica... «Giorgio fa questo lavoro con grande impegno e passione, anche se ovviamente dirigere una città è molto più complicato rispetto a un’azienda, dove non c’è la burocrazia del settore pubblico. Se a gestire le cose c’è, però, gente brava, motivata e che lavora con passione, tanti di questi ostacoli si superano. Ed è questo lo step che l’Italia ancora non riesce a fare». In amore non ci sono ricette segrete, ma secondo te cosa proprio non può mancare all’interno di una coppia affinché possa funzionare e resistere alle difficoltà e agli inevitabili momenti no? «Come dici tu, ricette segrete non ce ne sono, ci vuole l’amore e la fortuna di incontrare la persona giusta per sé, cosa

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©Roger Lo Guarro

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Cristina in uno dei tanti viaggi fatti con Cesvi (www.cesvi.org), l’organizzazione umanitaria indipendente di cui è testimonial, che opera in tutto il mondo per affrontare ogni tipo di emergenza e ricostruire la società civile dopo guerre e calamità. In questa foto, con i bambini di Haiti.

non sempre facile nella vita. A quel punto, quando si ha questa fortuna, bisogna assecondare l’amore, lasciandolo anche col tempo trasformare. Perché l’amore è in continua trasformazione e si arricchisce, col tempo, di nuove sfumature, che ci arricchiscono come persone singole e come coppie. L’importante è impegnarsi il più possibile per il rispetto dell’altro» .

riesco a fare bene questo lavoro, anche se soffrono quando sono lontana. Questo, per esempio, è un anno particolarmente faticoso per noi come famiglia, visto che La vita in diretta mi porta a essere a Roma. Soprattutto la più piccola ha sofferto di più di questa nuova situazione, ma ne abbiamo parlato e ciò ci ha aiutato ad affrontare meglio questo periodo».

Vista la delicata situazione che sta affrontando l’Italia, sei preoccupata, come madre, per il futuro dei tuoi figli (Benedetta, di 18 anni, Alessandro, 17, e Angelica, 13, ndr)? «Indubbiamente oggi non è un momento facile per i giovani ed è più complicato trovare la propria strada e realizzare i propri sogni rispetto a quando eravamo giovani noi, però sono anche molto fiduciosa e spero che anche i miei figli trovino la loro strada, con determinazione e senza arrendersi di fronte alle difficoltà».

Sei stata fra i pionieri, oltre che volto storico del Tg5. Che ricordi hai di quel periodo? «È stato un periodo irripetibile e partecipare attivamente a un momento così speciale, glorioso e pieno di emozioni che ci ha portato a fondare un Tg è stato un privilegio grandissimo che non capita di vivere tutti i giorni. Enrico Mentana è stato un grande maestro per me e tutti gli altri colleghi persone e professionisti grandiosi. Devo molto a quel periodo».

Che madre sei nei loro confronti? Come ti definiresti? «Avendo sempre lavorato tanto non sono mai stata la classica mamma-chioccia italiana, anche se ciò non vuol dire che non sia stata presente. Tutt’altro. Mi sono sempre organizzata per sapere cosa facevano e trascorrere con loro più tempo possibile. Indubbiamente, lavorando, è più faticoso, ma se poi vedi che i tuoi ragazzi crescono bene, è una doppia soddisfazione. Vuol dire che in fondo io e Giorgio abbiamo fatto un buon lavoro. So che i miei figli sono orgogliosi di me e del fatto che

Come vedi cambiato il mestiere del giornalista rispetto a quel periodo? «Il giornalismo televisivo è cambiato moltissimo per il semplice fatto che sono cambiati i mezzi e la tecnologia rispetto a quando abbiamo iniziato noi nel ‘92. All’epoca non c’era la possibilità di comunicare e avere notizie in tempo reale come avviene oggi con Internet e gli smartphone. Di conseguenza tutto è diventato molto più veloce rispetto al passato». Tu, prima di intraprendere la carriera televisiva, sei stata una tennista a livello agonistico...


Zimbabwe, Harare. La Parodi con un gruppo di bambini. Nella capitale del paese Cesvi sostiene progetti a favore di ragazzi di strada, abbandonati o orfani a causa dell’Aids.

«Sì, sono stata una seconda categoria fino ai diciotto anni e in Piemonte, dove ho vinto parecchie cose, ero la più brava, poi con l’università ho progressivamente tralasciato gli allenamenti e ho percorso nuove strade. È uno sport molto impegnativo che ti costringe a molte rinunce, ma per me è stato una grande palestra perché lo sport, ed è per questo che bisognerebbe che tutti spronassimo i nostri ragazzi a farne, ti insegna che nella vita si può vincere o perdere, ma sempre con correttezza e rispetto per gli altri. E, infatti, sono molto contenta che la mia Angelica faccia ginnastica ritmica a livello agonistico. Si allena moltissimo ed è un vero soldatino!». Come ti mantieni in forma? «Cerco di allenarmi con costanza facendo un po’ di ginnastica e un po’ di moto la mattina presto. A casa mia, a Bergamo, ormai mi ero ben organizzata, ora a Roma, dovrò vedere come fare. Per il momento spero che i ritmi e lo stress della trasmissione mi aiutino a non farmi ingrassare. Comunque per mantenersi bene è importante avere uno stile di vita sano e senza eccessi. Poi conta molto anche se si è felici e soddisfatti nella propria vita affettiva e lavorativa. E io in questo mi ritengo molto fortunata».

Tu e Benedetta in cosa siete più simili e in cosa siete, invece, diverse? «Ci vogliamo un gran bene e siamo molto unite. Lei è più creativa ma è anche un po’ più agitata di me. Per esempio, lei non ama viaggiare, in quanto le mette un po’ d’ansia, mentre io starei sempre con la valigia in mano. Siamo, invece, molto simili per quel che riguarda i valori, che ci

©Fulvio Zubiani

Che rapporto hai con la casa? La cucina per esempio... «Adoro la mia casa e sono molto legata alle mie cose. Nella cucina è mia sorella Benedetta (scrittrice e conduttrice televisiva di programmi dedicati alla cucina, ndr) la celebrità di casa, mentre io sono molto nella media. Sono capace di mettere su un pranzo o una cena con degli ospiti, ma diciamo che cucinare non mi rilassa, come avviene per esempio per Benedetta, e cucino solo perché devo farlo».

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derivano da quanto ci hanno inculcato i nostri genitori, quindi l’importanza della famiglia, la generosità, l’onestà, il rispetto per gli altri, il valore del lavorare sodo per poter realizzare i proprio obiettivi». Quando sei libera e non lavori cosa ti piace fare? «Leggere un bel libro o rimanere a letto la mattina a leggere tranquilla i giornali. Un lusso che poche volte riesco a concedermi a dire il vero. Perché oggi è proprio questo il lusso più grande: poter disporre del proprio tempo. Avere tempo per coccolarci e prenderci cura di noi stessi e delle persone che amiamo. Troppo spesso non ci riusciamo, presi come siamo dal nostro correre quotidiano». So che, quando puoi, ti dai da fare anche per chi ha bisogno... «Collaboro da anni con il Cesvi, l’organizzazione umanitaria di Bergamo impegnata soprattutto in Africa, ma anche in altre parti del mondo, dove porta avanti un lavoro importantissimo nel campo dell’alimentazione, delle emergenze sanitarie, dei problemi delle donne. Ho viaggiato moltissimo con loro per vedere di persona i loro progetti. Sono stata più volte in Africa, ma anche in Afghanistan, Brasile, ad Haiti e in molti altri posti. Mi piace moltissimo lavorare nel sociale, vedere cosa si può fare per aiutare quelli che stanno peggio di noi. Si impara anche a ridimensionare i problemi della propria vita, che sono poca roba rispetto ai problemi molto più drammatici di chi non ha avuto la fortuna di nascere in un Paese come il nostro. Sarebbe bello se anche i grandi della Terra guardassero con più attenzione ai problemi dei paesi più poveri: ci potrebbero essere meno bambini sfruttati col lavoro minorile, meno donne che muoiono di parto, meno esseri umani che perdono la vita per malattie talvolta stupide e innocue in Occidente. Ognuno di noi può, comunque, fare qualcosa per gli altri nel suo piccolo». Il 3 novembre compi cinquant’anni, anche se non si direbbe affatto. Di solito con le cifre tonde si tende a fare un po’ di bilanci, a tirar somme. Tu ti

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Cristina è sposata dal 1995 con Giorgio Gori, imprenditore e a lungo dirigente Mediaset, ora anche sindaco di Bergamo, da cui ha avuto tre figli: Benedetta, di 18 anni, Alessandro, di 17, e Angelica, di 13 anni.

senti in debito o in credito con la vita? «Decisamente in credito. Sono felicissima per quello che ho fatto finora. Mi considero una persona fortunata, ma che allo stesso tempo si è sempre data tanto da fare per raggiungere i propri obiettivi. Sono serena, ho una famiglia ancora unita, un marito che amo, tre figli belli e abbastanza bravi e un lavoro che adoro. Per cui non potrei chiedere di più». Quali sono stati i momenti più belli della tua vita, sia a livello umano che professionale? «A livello personale, la nascita dei figli e l’incontro con Giorgio, mentre a livello professionale, la nascita del Tg5 e questo inizio in Rai. Entrare in una grande azienda pubblica come la Rai mi rende orgogliosissima». Quelli, invece, più difficili? «Per fortuna non ne ho passati tanti di momenti difficili, a parte la perdita di mio papà due anni fa, un dolore davvero molto grande». Sei una persona credente? Che rapporto hai con la fede? «Sono cresciuta a pane e religione, nel senso che i miei genitori mi hanno educata alla fede cattolica e mi piace continuare a credere e frequentare la Messa. Traggo conforto

dalla preghiera e speranza e gioia dal dialogo con Dio». Uno sfizio a livello umano o professionale che prima o poi ti vorresti togliere? «Scrivere un bel romanzo. Sono una lettrice molto vorace e invidio il talento dei bravi scrittori». Se potessi toglierti un sassolino dalle scarpe, con chi te lo toglieresti? «Non ho sassolini nelle scarpe. Sono una persona molto pacifica che vede sempre il bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto». Cosa mi dici dell’esperienza che hai fatto con Così lontani così vicini? Un’esperienza umana credo abbastanza forte... «Fortissima, perché siamo venuti in contatto con persone e storie profonde ed emozionantissime. Un’esperienza che mi ha aiutata a rendermi conto ancora di più dell’importanza della famiglia e dei legami profondi. Io ho un fratello e una sorella a cui sono legatissima e sui quali so di poter contare sempre e, quindi, immagino che gioia immensa – l’ho toccato con mano tramite i protagonisti delle nostre storie – possa provare una persona che ritrova dopo tanto tempo un fratello o una sorella di cui non immaginava neppure l’esistenza».


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In una società come la nostra dove siamo tutti sempre più concentrati sul nostro orticello e sempre più a fatica riusciamo a guardare oltre il recinto del nostro ego, arriva un emendamento al Jobs act, approvato nei giorni scorsi in commissione Lavoro al Senato, che introduce le cosiddette “ferie solidali”. Tra colleghi sarà, cioè, possibile donarsi i giorni di riposo in più, eccedenti quindi quelli previsti dal contratto nazionale. La norma è ispirata alla legge Mathis, entrata in vigore da qualche mese in Francia dopo il caso del padre a cui i colleghi hanno ceduto giorni di permesso retribuito per permettergli di stare vicino al proprio figlio malato di tumore, consendogli così sia di mantenere il posto di lavoro, che di non vedersi abbassare eccessivamente lo stipendio a causa delle assenze. Un provvedimento che ha come obiettivo quello di consentire a chi ha un figlio minore ammalato di stargli vicino, anche se ha terminato il periodo massimo di riposo a cui avrebbe diritto. Una novità a costo zero per il bilancio dello Stato tramite cui si potrà anche nel nostro Paese prevedere la possibilità da parte di un dipendente (sia pubblico che privato) di rinunciare a uno o più giorni di ferie per farne “regalo” a un collega che abbia specifiche esigenze familiari, come, per esempio, in caso di figli minori affetti da gravi malattie, handicap o vittime di incidenti che necessitino di presenza fisica e cure. Proprio un bell’esempio di civiltà insomma!

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Ruota attorno al pagamento di un miliardo e 92 milioni di dollari, effettuato da Eni nel 2011 per ottenere la concessione Opl-245 il nuovo filone di inchiesta sulla presunta corruzione internazionale della nota compagnia petrolifera nostrana in Nigeria. Una cifra che, secondo l’ipotesi di reato prospettata dalla Procura di Milano e sulla quale si sta indagando, i vertici del Cane a sei zampe avrebbero sborsato come tangente in cambio del lasciapassare per condurre tutta una serie di esplorazioni al largo delle coste nigeriane. Sotto la lente dei magistrati i vertici, presenti e passati, del colosso petrolifero per una vicenda che risale al 2011 e che, secondo, la Procura, presenta diversi punti oscuri. In particolare il versamento di cui si diceva effettuato da Eni nell’aprile di quell’anno al governo nigeriano, in seguito girato, secondo gli inquirenti, alla Malubu, società fino a quel momento titolare della stessa concessione Opl-245 e riconducibile all’ex ministro del petrolio nigeriano. Eni ovviamente ribadisce la sua estraneità a qualsiasi condotta illecita in relazione all’indagine preliminare in corso. Ma certo, se quanto ipotizzato dalla Procura dovesse corrispondere al vero, non sarebbe il primo caso di multinazionali disposte a spocarsi le mani e a pagare maxi tangenti in nome del bussiness, spesso anche insaguinato, del dio petrolio.


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MONDIOPPOSTI di Vincenzo Petraglia

LA MODA OGGI È VERAMENTE CAPACE DI INNOVARE? Nella settimana delle sfilate milanesi Elio Fiorucci, uno degli innovatori per eccellenza del fashion, a confronto con Bianca Gervasio, direttore creativo di Fragiacomo e fra i nuovi talenti del Made in Italy

ELIO FIORUCCI

BIANCA GERVASIO

«Per innovare basta poco, per esempio io ho modificato un pantalone jeans noto per essere un abito da lavoro unisex e l’ho fatto diventare un perfetto strumento di seduzione femminile, solo cambiandone la vestibilità. Così ho reso le donne più belle e più libere di tutto il mondo. Perdonate l’immodestia ma non sono presuntuoso, sono sicuramente un amante della bellezza femminile».

Cosa vuol dire oggi innovare davvero nella moda?

«Portare un tocco nuovo, uno stile personale e coerente a un progetto di collezione, il che significa parlare anche con i tessutai, creare modifiche ai tessuti, plasmare le materie prime, realizzare cuciture diverse dai metodi tradizionali. Significa, quindi, essere costantemente al lavoro con i tecnici e i modellisti. Se realizzata così l’innovazione c’è e si riesce a portarla avanti quotidianamente, a piccoli passi».

«La bellezza oggi, sia per la donna che per l’uomo, è un bene che si può spendere in ogni occasione e, assieme all’intelligenza, è capace di renderci la vita meravigliosa. Riguardo le tendenze, penso che giochino un ruolo molto importante lo sportswear e tutto ciò che libera la bellezza del corpo. Ciò rappresenta un segnale inequivocabile di energia e voglia di vivere appieno la vita. Cosa chiedono oggi le donne al mondo della moda? Comodità e classe, per poter essere naturali, non dimenticandosi mai che sono il centro della felicità del mondo».

Sono cambiati i canoni della bellezza, quali le tendenze che vanno per la maggiore e cosa chiedono oggi le donne al mondo del fashion?

«I canoni di bellezza cambiano continuamente. Oggi i fisici migliori non sono più, per fortuna, scheletrici, ma quelli dall’immagine sana, quindi prevalentemente magri ma con le curve ben scolpite in palestra o leggermente curvy. Le tendenze? Eleganza costruita, rigore, ritorno al sartoriale, cura del dettaglio, black and white o colori sfumati, geometrie e tessuti doppiati, che danno forza e volume alla figura senza esasperarla. Oggi le donne vogliono sentirsi belle, ma sicure. E, quindi, cercano eleganza semplice e pratica, senza inutili sovrastrutture».

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«Ora la moda e il low cost sono una questione di organizzazione. Tutti i paesi producono, vendono e consumano. Su tutto il pianeta non è più una questione di cultura locale, vincerà il migliore: il più veloce, il più bravo. Viva il mondialismo anche nella moda! H&M, Zara, Ovs ed altri marchi hanno cambiato il mondo, facendo moda di qualità a un prezzo democratico. Una tendenza che si espanderà sempre e sempre di più».

Si può conciliare trendy e low cost per rendere la moda un po’ più “democratica” e, quindi, accessibile? Gli stranieri forse riescono a farlo meglio di noi...

«Si possono assolutamente conciliare trendy e low cost, gli stranieri riescono a farlo meglio per tipo di cultura, noi italiani abbiamo un tipo di impostazione più artigianale che ci porta ad essere maniaci dei dettagli e, quindi, a essere inevitabilmente più costosi. La moda è diventata già molto accessibile con i gruppi Zara e H&M, ma abbassare i prezzi per i brand di moda non è semplice se si vuole garantire la qualità».

«Penso che si dovrebbe innanzitutto semplificare ed eliminare tutti gli impedimenti stupidi che hanno finora impedito all’Italia di essere simile alla Germania. Non si può dare spazio ai giovani stilisti se non si crea lavoro e se non si riforma lo statuto dei lavoratori, che è l’impedimento più grosso alle nuove assunzioni. Ora è come se l’imprenditore dovesse ogni volta firmare un contratto di matrimonio senza la possibilità di divorzio. Tutto ciò ha paradossalmente finito per penalizzare proprio i lavoratori che, pur di lavorare, hanno dovuto subire ogni angheria».

Le istituzioni sostengono a sufficienza il Made in Italy e si dà abbastanza spazio ai giovani stilisti per esprimersi?

«Oggi c’è una concorrenza spietata, ci sono molti più stilisti di una volta, quindi già alla base è più complicato emergere, ma vedo molto impegno da parte, per esempio, della Camera nazionale della moda, di Altaroma, Vogue, per aiutare i giovani a emergere. Il Made in Italy è una grande risorsa e bisogna supportare le imprese di tutta la filiera, spesso costrette a chiudere per eccesso di tasse: concerie, tessutai, laboratori fatti da sarti, tecnici della calzatura e modellisti, senza cui noi stilisti non potremmo rendere reali i nostri sogni creativi, che poi diventano sogni da indossare per le donne di tutto il mondo».

LE BIOGRAFIE

BIANCA GERVASIO

Il suo nome è legato a uno dei marchi moda più innovativi di sempre che ha rivoluzionato lo stile dei giovani di tutto il mondo. Classe 1935, milanese, partendo dai jeans e cambiandone la vestibilità, dà vita negli anni ‘70 allo “stile Fiorucci”, che adotta come marchio i famosi due angioletti, un’immagine vittoriana reinterpretata dall’architetto Italo Lupi. Dopo la cessione, nel 1990, del marchio a una società giapponese, crea nel 2003 il nuovo marchio Love Therapy.

Pugliese, di Molfetta, 34 anni, è dallo scorso anno direttore creativo di Fragiacomo, la nota casa milanese di calzature fondata nel 1956. Dopo anni di studi, prima a Trani e poi a Milano, all’istituto Marangoni e allo Ied, a soli 27 anni viene nominata direttore creativo di Mila Schön e negli anni ha saputo conquistare critica e pubblico attraverso collezioni originali e accattivanti che la rendono uno dei giovani grandi talenti della moda italiana.

RO Photo: OLIVIE

TOSCA

NISTUDIO.co

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ELIO FIORUCCI

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DNA di stile MAGNETICA Lei è Elettra Wiedemann, figlia dell’attrice Isabella Rossellini e nipote dell’indimenticabile Ingrid Bergman

REGALE Charlotte Casiraghi ha davvero tanto della mamma Carolina di Monaco, ma è innegabile lo charme ereditato 38 tutto da nonna Grace Kelly.

CINEMATOGRAFICHE Dakota Johnson, figlia di Melanie Griffith e nipote della celebre Tippi Hedren, attrice amatissima da Alfred Hitchcock che ne fece la protagonista di Marnie e Gli Uccelli, due dei suoi capolavori.


MODA PERSONAGGI

ADESSO

DI CLASSE Harper’s Bazaar per una delle sue copertine sceglie Emma Ferrer. Impressionante la somiglianza con la nonna Audrey Hepburn, madre di suo padre

FASCINO E AVVENENZA Per la bellissima Riley Keough , nipote di Priscilla Presley, ex moglie del Re Elvis, e figlia della figlia Lisa Marie.

Si dice che la mela non cada mai lontano dall’albero e a ben guardare questi ritratti non si può che confermare che lo stile, come la BELLEZZA, passano attraverso la trasmissione genetica, che non si perde nemmeno saltando una generazione.


e...

Denim sbiancato CAROLINA WYSER

Polacchino AGL

KRIZIA A/I 2014-15

Maglione macro check UNITED COLORS OF BENETTON

BALMAIN A/I 2014-15

Zaino in pelle FABIO RUSCONI

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... il nero

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di Federica Piacenza

AUTUNNO INVERNO 2014/15

Il bianco


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ARGENTO

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Sandalo GAETANO PERRONE

Maxi cappotto a un bottone UNITED COLORS OF BENETTON Abito blu china con collana applicata NENETTE

A tracolla o a mano il bauletto MAURO GASPERI Mocassino in vernice AGL

HERVÉ LEGER A/I 2014-15

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ETRO A/I 2014-15

NINA RICCI A/I 2014-15

Abito in maglia JESSICA CHOAY

BURGUNDY, il nuovo bordeaux

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NUDE classico Stivale in suede O_JOUR

SONIA RYKIEL A/I 2014-15

vincente

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Qualcosa di

METAL

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DALL’ALTO: - LAURA BIAGIOTTI A/I 2014-15 - STELLA JEAN A/I 2014-15 - ROBERTO CAVALLI A/I 2014-15


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ADESSO

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ADESSO

BELLEZZA

DETERSIONE step e consigli U

na corretta detersione è il primo gesto di bellezza, momento indispensabile per contribuire a proteggere la cute dai segni dell’invecchiamento. Con un buon detergente, si rimuovono le impurità che si sono depositate sul nostro viso durante la giornata. Sebo, trucco, smog, agenti atmosferici inquinanti sono sostanze che ostruiscono i pori e che riducono l’ossigenazione e la rigenerazione cutanea. Creme, fiale e maschere, da sole non sono sufficienti a rendere l’epidermide perfetta. Ogni tipo di pelle richiede dei detergenti specifici. Purtroppo, è molto comune non struccarsi prima di andare a dormire. Non basta lavare via il trucco la mattina dopo, perché è proprio durante la notte che la nostra pelle si rigenera e si rinnova. Se durante le ore di sonno il nostro viso rimarrà coperto di trucco, è come se lo tenessimo chiuso in un sacchetto di plastica. Ecco le fasi di una buona detersione.

PRIMA FASE

Il latte detergente ha una formulazione arricchita da oli simili al sebo quindi è in grado di rimuovere il trucco e le impurità senza alterare il film idrolipidico. Basta inumidire il viso con acqua tiepida, emulsionare il prodotto sulla pelle, sciacquarlo bene e tamponare delicatamente il viso con un asciugamano.

SECONDA FASE

La lozione tonica è una soluzione di acque aromatiche, senza alcool, in grado di ristabilire il pH cutaneo e di preparare la pelle a ricevere i cosmetici specifici successivi quali sieri, fiale e creme. Per chi non ama il latte detergente o semplicemente va di fretta, sono state create le Acque Struccanti o le Soluzioni Micellari, delle formulazioni detergenti facili e rapide. È sufficiente inumidire due dischetti di cotone e passarli su tutto il viso e gli occhi. In pochi secondi la pelle è ben detersa e il trucco è stato eliminato senza bisogno di risciacquo. In un solo passaggio detergiamo e tonifichiamo la pelle, con formulazioni oil free che non ungono, perfette per chi ha la pelle tendenzialmente grassa. Inoltre, sono comodi quando si viaggia: possiamo mettere in valigia un solo prodotto per avere una detersione perfetta!

CONSIGLIO Siete in vacanza, avete finito il vostro tonico preferito e volete acquistarlo al vostro rientro? Esiste un metodo molto semplice per preparare una delicata lozione tonica che sostituirà temporaneamente il vostro prodotto. Preparate una camomilla, lasciando a lungo in infusione la bustina. Una volta raffreddato, diluitelo con una tazza di acqua fredda e aggiungete qualche goccia di limone. Ecco pronto il sostituto del vostro tonico! Questa soluzione, però, durerà, tenuta in un luogo fresco, solo 3 giorni.

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ADESSO

PERSONAGGI TV

X FACTOR

A CACCIA DEL TALENTO VERO di Stefano Padoan

Dal 18 settembre su Sky Uno riparte uno dei talent canori più amati in Italia. Nell’ottava edizione ancora più spazio alla musica

S

embra passata un’eternità da quel 12 dicembre 2013, quando il palco di X Factor consacrava vincitore della settima edizione il giovane Michele Bravi. L’attesa impaziente dei fan è però ormai giunta al termine: da giovedì 18 settembre Sky Uno trasmetterà la nuova stagione. L’edizione di quest’anno si preannuncia ricca di novità, a partire dalla giuria rinnovata per due quarti. A fianco dei “veterani” Morgan e Mika ci sono Victoria Cabello e il rapper Fedez, che si cimentano per la prima volta nel consueto doppio ruolo

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che spetta ai giurati del programma: quello di capisquadra degli aspiranti cantanti e allo stesso tempo di rigidi censori delle loro performance. X Factor 8 inoltre punta più che mai sulla qualità: scelta che si è notata fin da subito con l’istituzione dell’X Factor On the Road, venti tappe in giro per l’Italia per scovare i talenti canori più nascosti e sorprendenti. Le selezioni degli aspiranti concorrenti, che si sfidano sul palco a suon di musica sotto il giudizio dei giudici, è poi proseguita con le due audizioni svoltesi a Bologna, Roma e Torino, che hanno fatto registrare

un boom di iscrizioni e un autentico bagno di folla: 60 mila richieste di partecipazione e 5000 fan nella sola tappa bolognese. Solo cento sono però i talenti approdati ai Bootcamp milanesi, i “campi reclute” andati in scena in una formula totalmente rinnovata: al forum di Assago la seconda fase delle selezioni si è trasformato in uno show vero e proprio, per la prima volta aperto al pubblico. Le prime puntate del talent show si aprono proprio facendo rivivere al pubblico queste prime fasi delle selezioni, svoltesi nei mesi estivi. Dalla quinta puntata inizie-


ranno invece le serate live in diretta e l’avvincente sfida entrerà nel vivo. Una gara che sarà sempre più orientata alla preparazione non solo vocale dei concorrenti, ma anche alla costruzione di un’immagine di artista vendibile nel mondo discografico. Ecco spiegato l’ingresso di una nuova figura che va ad affiancare quelle dei giudici e dei vocal coach nel team a sostegno di ogni squadra: i producer musicali (il produttore), che progetteranno e seguiranno un percorso musicale personalizzato per ogni concorrente, dalle scelte dei brani fino agli arrangiamenti.

LARGO A VICTORIA E FEDEZ

L’ottava edizione di X Factor sembra già partita con il piede giusto: basta guardare la nuova giuria che dovrà guidare le squadre e giudicare le performance dei concorrenti. Ai due veterani Morgan e Mika, che rappresentano davvero una certezza per i fan, si affiancano quest’anno due new entry che il pubblico non vede l’ora di ammirare all’opera: la simpatica Victoria Cabello e il giovane rapper idolo degli adolescenti Fedez. Metà della giuria è dunque cambiata, mentre rimane saldo alla conduzione l’ex v-jay di Mtv Alessandro Cattelan. Il rinnovato gruppo dei giurati pare un mix perfetto di esperienza e di novità; ad ognuno è già stata assegnata la categoria di cui si dovrà occupare: Mika-Over 25, Morgan-Gruppi, Victoria-Under 24 Donne e Fedez-Under 24 Uomini. Se dei primi due gli spettatori hanno ormai imparato ad amare le loro stranezze e bizzarrie, per i nuovi giurati cresce la curiosità. A Victoria Cabello spetta un compito arduo, quello di sostituire il “mostro sacro” Simona Ventura sugli scranni dei giurati: avvicendamento tra le due che, ironia della sorte, era già capitato per la conduzione di Quelli che il calcio. L’ex giurata, dopo cinque edizioni, ha deciso di rinunciare al programma: “Ho scelto di non fare X Factor perché dopo

foto di Luca Cattoretti Fedez, nome d’arte di Federico Leonardo Lucia, 24 anni, approda come nuovo giudice a X Factor insieme a Victoria Cabello che, con questo programma, torna alle origini. La conduttrice infatti, debuttò come veejay a Mtv.

cinque edizioni volevo prendermi una pausa. Ho pensato che se rimani sempre dietro un bancone, sembra che sappia fare solo quello”. Scherza poi sulla difficile eredità della Cabello: “Per me sarebbe difficile sostituire sempre la stessa persona e poi è inevitabile il confronto: se entri nella camera di qualcuno, tutti si ricordano di chi c’era prima di te”. Il super-tatuato Fedez ha invece già fatto irritare Morgan con un’uscita poco felice: “Morgan senza X Factor non c’è” ha dichiarato, sottolineando la lunga liaison che lega il cantante al programma. L’ex Bluvertigo, vera e propria star dello show avendo vinto con un suo concorrente cinque delle sei edizioni a cui ha preso parte, ha replicato: “È vero, la mia vita e X Factor sono indistinguibili... Ma io dico che anche X Factor senza Morgan non esiste”. Poi però ha dichiarato, tra il serio e il faceto: “Per me quest’anno sarà l’ultima edizione”. Ci sarà da credergli?

SICUREZZA CATTELAN Cambiano i giudici, cambiano i concorrenti, ma ormai Alessandro Cattelan è diventato una certezza del programma Sky. Il conduttore, che da sempre si occupa di musica, ha dimostrato negli anni di saper gestire perfettamente le tensioni che si possono generare fra i giudici e qualsiasi dinamica, prevista o meno, dello spettacolo. Simpatico, accattivante, professionale: pollice in su!

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ADESSO

PERSONAGGI TV

SOGNO O SON DESTO 2 IL RITORNO DI RANIERI di Stefano Padoan

IL NOTO ATTORE E CANTANTE NAPOLETANO TORNA IN TV CON TRE SERATE DI GRANDE SPETTACOLO

È

davvero teatro in tv quello che offre Massimo Ranieri su Rai 1. Nel corso di tre appuntamenti in prima serata, da sabato 13 a sabato 27 settembre, il cantante e attore partenopeo porta sul piccolo schermo Sogno e Son Desto 2, lo show televisivo tratto dallo spettacolo teatrale di grande successo scritto proprio da lui con la collaborazione di Gualtiero Peirce. Il programma all’esordio a gennaio 2014 ha messo subito d’accordo tutti, pubblico e critica: con una media di 4 milioni e mezzo di spettatori a puntata e uno share del 19,5% il oneman-show d’impronta napoletana ha dato seriamente del filo da torcere a C’è posta per te di Canale 5. Dopo una prima edizione di così grande successo non si poteva non replicare. Una delle principali novità di questa edizione sarà la presenza fissa di due

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grandi nomi del panorama musicale che affiancheranno il conduttore: Morgan, consolidato compagno d’arte di Massimo Ranieri (e al momento giudice di X Factor), e Simona Molinari, voce e presenza raffinata che regalerà momenti di grande emozione. Nel corso delle tre puntate il protagonista darà vita a numerosi duetti canori con artisti-amici insieme ai quali renderà omaggio ai beniamini della tradizione musicale italiana, da Domenico Modugno a Fred Buscaglione, da Giorgio Gaber al Quartetto Cetra. Inoltre, con la sua affabulazione magistrale regalerà momenti di teatro e varietà, spaziando dalle macchiette agli intensi sonetti di Shakespeare. Ma non solo: saranno molti i colpi di scena e le esibizioni inattese con gli ospiti più disparati, come ad esempio la grande performance di ballo tip-tap che si preannuncia di alto livello. A proposito del corpo di ballo, Massimo Ranieri ha scelto Nicolò Noto come primo ballerino, che torna in tv dopo la vittoria ad Amici nella categoria ballo. Tantissimi gli ospiti del mondo della musica, due per tutti: Gianna Nannini, la straordinaria

Massimo Ranieri, pseudonimo di Giovanni Calone, è nato, quinto di otto figli, a Napoli nel 1951.

artista conosciuta a livello internazionale, ed Elisa, una delle voci italiane più raffinate ed eleganti. A questi si aggiungeranno altri nomi prestigiosi di attori e attrici incontrati da Ranieri nel suo lungo e felice percorso artistico.


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ADESSO

TV E DINTORNI

ANGELO VAIRA LA PRIMA PAROLA CHE HO DETTO È STATA “CANE”

Di Angela Iantosca

La tv, l’enciclopedia e la passione per gli animali che lo unisce alla compagna Rosita Celentano

A

Quattrozampeinfiera, in programma il 20 e 21 settembre a Napoli, non poteva mancare Angelo Vaira, la star di Cambio Cane in onda su FoxLife, che, nel weekend dedicato agli animali presso la Mostra d’Oltremare, presenterà i primi quattro volumi di Think dog, una collana edita da De Agostini dedicata al mondo dei cani. Parliamo della collana edita da De Agostini, di che si tratta? «Ero sorpreso, insieme a diversi bravi colleghi, della mancanza di alcuni titoli fondamentali sui cani pubblicati all’estero e mai arrivati in Italia. È nata quindi l’idea di creare una collana specializzata che traduca in italiano i migliori libri di cinofilia estera, così che il cinofilo italiano potesse attingere al pensiero e all’esperienza dei migliori trainer e comportamentalisti del mondo. Con la mia preziosa agente, Valeria Raimondi, monitoriamo l’editoria estera. Io mi occupo di scegliere i testi in base alla loro validità, sia a livello

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scientifico che pratico, e ne scrivo la prefazione, così da fornire la giusta chiave di lettura. La collana prende il nome del mio approccio, Il mondo dalla prospettiva del cane, e i testi scelti portano tutti allo stesso punto: una relazione col cane basata su intelligenza ed empatia». Che rapporto ha lei con il mondo animale? «Gli animali ci riportano l’anima a casa. L’etologia cognitiva conferma che da essi possiamo imparare la natura della compassione, dell’amore, dell’altruismo, del senso delle norme di gruppo. Il rapporto con gli animali è fondamentale, non solo per me, ma per tutta l’umanità. Possiamo leggere una grande verità nelle parole di Gandhi: grandezza e progresso morale di una nazione lo si può giudicare da come tratta gli animali». Ha animali in casa? «Ho tre amici cani e Jean Pierre, un meticcio disabile che cammina su un carrellino sprizzando vitalità da tutti i pori. Poi ci sono il chihuahua Morphi-

ne e il barboncino toy Euphoria, i cani adottati dalla mia compagna». È una passione che condivide con la sua compagna? «Sì ed è la base da cui siamo partiti e che ci ha fatto conoscere. Rosita ama i cani e tutti gli animali. Condividiamo molti principi sulla vita, l’alimentazione, il gioco, il lavoro... Una relazione molto fortunata e gioiosa». Se avete degli animali, chi si occupa di accudirli? «Entrambi. Lei si occupa maggiormente di alimentazione e cure, io di gioco e passeggiate. Ma siamo piuttosto interscambiabili in tutto». Avere degli animali è un modo per mantenersi in forma? «Lo è ogni volta che te ne vuoi occupare bene. Le passeggiate quotidiane, le coccole, la socializzazione al parco, il gioco e l’accudimento contribuiscono al sistema cardiocircolatorio, immunitario e a una mente sana. Una corretta relazione col cane libera nel corpo sostanze benefiche, diminuisce la probabilità di contrarre infarti, depressione, influenza ecc. Poi, a seconda delle tendenze comportamentali del cane, ci si può organizzare per fare sport e fitness insieme». Che età aveva quando ha cominciato ad occuparsi dei cani? «La prima parola che ho detto è stata cane. Forse non è stato esattamente così, ma siamo molto vicini alla realtà. Fin da piccolissimo ero fortemente attratto dai cani ed o cominciato a studiarli all’età di otto anni. Credo sia un rapporto che continua da vite precedenti!». A CUCCIA DI CUORI Su La5, tutti i giorni alle 17.00, arriva A cuccia di cuori, un nuovo programma in cui si racconta la vita di cani e gatti che rimangono soli o vengono abbandonati, finendo nei canili gestiti dall’Enpa, che si prende cura di loro nell’attesa di un’adozione. Nel corso della trasmissione veterinari, educatori e volontari si dedicano con professionalità e amore all’assistenza di tutti gli ospiti del rifugio.


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ADESSO

CINEMA

LE ANIME NERE DI MUNZI SFIDANO L’APE MAIA E LE TARTARUGHE NINJA Redazione FilmUp.com

O

rmai siamo entrati nel vivo della stagione cinematografica e ogni settimana la sfida si fa sempre più interessante, con i Blockbuster più attesi che devono vedersela con produzioni italiane come il nuovo film di Francesco Munzi, di cui abbiamo parlato la settimana scorsa nello speciale dedicato agli italiani a Venezia. Una pellicola, Anime nere, che colpisce lo spettatore, “girata nel paese che la letteratura giudiziaria e giornalistica stigmatizza come uno dei luoghi più mafiosi d’Italia, uno dei centri nevralgici della ‘ndrangheta calabrese: Africo”, come afferma lo stesso regista. Una pellicola che racconta la storia di tre fratelli, figli di pastori, vicini alla ‘ndrangheta, e della loro anima scissa. Vivono in un posto in cui una banale lite dà origine ad una vera e propria faida, che fa ripiombare la famiglia nel dramma a tanti anni dalla morte del padre. Di tutt’altro genere Un ragazzo d’oro di Pupi Avati, con protagonisti Riccardo Scamarcio, Cristiana Capotondi e la star internazionale Sharon Stone. Scamarcio è Davide Bias, figlio di uno sceneggiatore di serie B, creativo consumato dal sogno di scrivere qualcosa di “bello e vero”. La sua occasione arriva inaspettatamente quando muore il padre e conosce l’affascinante Ludovica, un’editrice che gli propone di scrivere un libro au-

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tobiografico su cui suo padre aveva intenzione di lavorare prima di morire. Lo scriverà lui stesso, ma come se a farlo fosse suo padre. Per lui è un’occasione per riconciliarsi con la figura paterna ma che non riesce comunque ad acquietare i suoi demoni e le sue inquietudini. Da temi impegnati si passa velocemente a toni più leggeri grazie alla trasposizione cinematografica di due famosi cartoni animati che hanno accompagnato l’infanzia di molti di noi: L’ape Maia e le Tartarughe Ninja. Il primo è un film d’animazione, presentato in anteprima nazionale al Roma Fiction Fest 2014, che promette di regalare emozioni ai bambini di ieri e di oggi attraverso le avventure della simpatica Ape Maia che si trova ad affrontare le difficoltà di essere anticonformista in un ambiente in cui la diversità non è ben vista. Tartarughe Ninja, invece, riporta sul grande schermo uno dei franchise più amati in Italia e nel mondo intero, a 30 anni di distanza dalla pubblicazione del primo fumetto. Dietro la macchina da presa Jonathan Liebesman (La Furia dei Titani e World Invasion), bravo a mescolare live action e CGI 3D e a dirigere artisti del calibro di Megan Fox e il premio Oscar Whoopi Goldberg. Quando New York ha bisogno di eroi, le Tartarughe ninja rispondono. Un improbabile quartetto di combattenti, che portano i nomi dei

più grandi artisti di tutti i tempi, pronti a combattere la criminalità della Grande Mela e, in particolare, i diabolici piani di Shredder. Basato sulla serie di romanzi gialli best seller di Lawrence Block, La preda perfetta - A Walk Among the Tombstones vede nei panni dell’ex poliziotto Matt Scudder l’attore Liam Neeson, che oramai sembra essersi abbonato ai ruoli da duro dopo il fortunato Io vi troverò. Scudder, diventato un detective privato, ma senza licenza, accetta malvolentieri un incarico: aiutare un trafficante di eroina a dare la caccia agli uomini che hanno rapito e poi brutalmente assassinato la moglie. Durante le sue indagini scopre che questa banda di criminali si è macchiata di numerosi delitti simili e deciderà di scovarli e fermarli, prima che possano fare altre vittime. Concludiamo questa breve panoramica sulle uscite della settimana parlando del lungometraggio diretto da R.J. Cutler, che dirige la talentuosa Chloe Grace Moretz in Resta anche domani. La Moretz presta il suo volto a Mia Hall, la cui preoccupazione più grande è la scelta tra proseguire i propri studi alla Juilliard o rimanere accanto al suo grande amore Adam. In seguito ad un evento cruciale però la sua vita cambia completamente e la giovane si troverà a dover fare una scelta molto più grande, in cui la posta in gioco è la sua stessa vita.


FILM IN SALA DAL 18 SETTEMBRE ANIME NERE Regia di Francesco Munzi Cast: Marco Leonardi, Peppino Mazzotta, Fabrizio Ferracane, Anna Ferruzzo, Giuseppe Fumo, Barbora Bobulova Come in un western ambientato ai giorni nostri, dove il richiamo delle leggi del sangue e il sentimento della vendetta hanno la meglio su tutto, prende vita la storia di una famiglia criminale calabrese. Una vicenda che inizia in Olanda, passando per Milano, fino in Calabria, sulle vette dell’Aspromonte, dove tutto ha origine, e fine. Anime Nere è la storia di tre fratelli, figli di pastori, vicini alla ndrangheta, e della loro anima scissa. Luigi, il più giovane, è un trafficante internazionale di droga. Rocco, milanese adottivo, dalle apparenze borghesi, imprenditore grazie ai soldi sporchi del primo. Luciano, il più anziano, che coltiva per sé l’illusione patologica di una Calabria preindustriale, instaurando un malinconico e solitario dialogo con i morti. Leo, suo figlio ventenne, è la generazione perduta, senza identità. Dagli avi ha ereditato solo il rancore e il futuro è un treno che per lui sembra già passato. Per una lite banale compie un atto intimidatorio contro un bar protetto dal clan rivale. In qualsiasi altra terra, sarebbe solo una ragazzata. Non in Calabria, tantomeno in Aspromonte. È la scintilla che fa divampare l’incendio. Per Luciano è di nuovo il dramma che si riaffaccia dopo tanti anni dall’uccisione del padre. In una dimensione sospesa tra l’arcaico e il moderno i personaggi si spingono fino agli archetipi della tragedia. TARTARUGHE NINJA Regia di Jonathan Liebesman Cast: Megan Fox, Will Arnett, Alan Ritchson, William Fichtner, Noel Fisher, Whoopi Goldberg, Abby Elliott, Jeremy Howard, Pete Ploszek, Danny Woodburn Gli eroi con carapace unici nel loro genere sono tornati! Dalle fogne di New York emerge una nuova generazione di Tartarughe Ninja. Ritornano in una nuova versione che fonde le radici nude e crude e sotterranee delle Tartarughe con il forte senso di allegria che le ha trasformate negli idoli action più amati al mondo… e le porta cowabunga-ndo in un’avventura live-action piena di battaglie di grandi dimensioni e di effetti visivi e speciali all’avanguardia. Questo reboot pieno d’azione, che racconta la storia di come le Tartarughe siano nate in un laboratorio ma poi siano diventate dei fratelli indissolubilmente leali, arriva sul grande schermo sotto l’egida del mega-produttore Michael Bay.

LA PREDA PERFETTA A WALK AMONG THE TOMBSTONES Regia di Scott Frank Cast: Liam Neeson, Stephanie Andujar, Boyd Holbrook, Dan Stevens, Astro, Frank De Julio, Mark Consuelos, Whitney Able, Sebastian Roché, Marina Squerciati, Ólafur Darri Ólafsson, David Harbour Agli inizi degli anni ’90, lo scrittore Lawrence Block firma il romanzo “A Walk Among the Tombstones” [in Italia edito con il titolo “Un’altra notte a Brooklyn”], il decimo della serie di gialli best-seller che tratteggia

L’APE MAIA - IL FILM Regia di Alexs Stadermann, Simon Pickard Cast: Kodi Smit-McPhee, Noah Taylor, Richard Roxburgh, Jacki Weaver, Miriam Margolyes, Justine Clarke, Andy McPhee, Coco Jack Gillies E’ difficile trovare un soggetto inedito, ma ancora più difficile ridare vita a personaggi storici senza incappare nell’errore della banalità e in questo caso l’operazione miele può considerarsi dolcemente riuscita. In “L’Ape Maia – Il Film” i valori dell’amicizia, della natura e della libertà sono gli stessi dell’anime originale, ma la computer grafica riesce a regalare 90’ piacevoli agli spettatori grandi e piccini. Maia è una piccola ape che non riesce a vivere all’interno dell’alveare, come un pesce fuor d’acqua, che vuole vivere libero nel mare del mondo. Nel prato, sinonimo della società, trova un amico sincero nella cavalletta Flip.

i casi della turbolenta vita privata di Matthew Scudder e del suo intimo desiderio di riscatto personale. Il quattro volte vincitore del premio Edgar spiega che il personaggio dell’ex-poliziotto Scudder è destinato a popolare ancora a lungo la sua mente di scrittore: “Ho iniziato a scrivere di Matthew Scudder a metà degli anni ’70. Devo ammettere che a volte, in questi anni, ho pensato che la serie si fosse esaurita, che fosse arrivata al capolinea, salvo accorgermi, poi, che in realtà avevo ancora tanto da dire e da raccontare su questo personaggio”.

UN RAGAZZO D’ORO Regia di Pupi Avati Cast: Sharon Stone, Riccardo Scamarcio, Cristiana Capotondi, Giovanna Ralli, Tiziana Buldini, Christian Stelluti, Ascanio Balbo, Guia Zapponi, Viola Graziosi, Alessia Fabiani Convive quotidianamente con ansia e insoddisfazione: per tenerle a bada, solo le pillole. Neanche la fidanzata Silvia (Cristiana Capotondi) sa come sollevarlo dalle sue insicurezze. Quando il padre improvvisamente muore, da Milano il giovane si trasferisce a Roma dove incontra la bellissima Ludovica (Sharon Stone)… A cura della Redazione di

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PERSONAGGI TV

NICOLA SAVIN0

LA VITA NON È SOLO PALLONE di Stefano Fisico

Il conduttore torna alla conduzione di “Quelli che il calcio” con la stessa verve ironica e tante novità...

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a gavetta sembra essere un percorso obbligatorio per tutti coloro che vogliono entrare nel mondo dello spettacolo. Alcuni trovano scorciatoie, altri non si fanno mancare nessun tipo di esperienza. Il protagonista di questa intervista di gavetta ne ha fatta veramente tanta. Negli ultimi anni, però, forte di questa lunga esperienza che l’ha fatto crescere e grazie alle doti che lo distinguono, sta raccogliendo ottimi consensi, frutto di tanto lavoro e caparbietà. Ma andiamo con ordine. Nicola Sa-

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vino, che per molti di voi è la figura che vi tiene compagnia la domenica pomeriggio su Rai2 con Quelli che il calcio, inizia a muovere i primi passi nell’ambiente radiofonico nel 1984. Radio Deejay è la radio a cui è più legato e dove possiamo ascoltarlo nel suo radio show ogni mattina dalle 10 alle 12 in compagnia di Linus. In tv collabora come autore in diverse trasmissioni di successo tra cui Festivalbar, Zelig Circus e Le Iene, per poi passare alla vera e propria conduzione, come nel caso di “Quelli che il calcio”.

Nicola, sono passati trent’anni dal giorno in cui hai deciso di intraprendere questo mestiere. Tirando un po’ le somme, cosa ci puoi dire? «Che il nostro è un lavoro fatto di grandi sacrifici, in cui qualcosa devi lasciare. Io ho lasciato la giovinezza, avendo iniziato a 16 anni in radio, i miei coetanei andavano a divertirsi in paninoteca mentre io lavoravo. I risultati poi non possono che non arrivare quando il lavoro e la dedizione sono cosi costanti». Da sempre la radio è un’ottima palestra professionale. Tu che sei


PERSONAGGI

partito dal ruolo di registra radiofonico, quando hai capito che anche come autore e conduttore saresti riuscito ad emergere? «Quando ho iniziato come regista radiofonico avevo un modo di far regia “invadente”, nel senso che ero molto propositivo. Lì ho capito di aver qualche caratteristica creativa che si avvicinava a quella dell’autore televisivo, ma mai avrei pensato di poter andare in onda. Ho semplicemente vinto una timidezza che avevo facendo piccole cose e grazie poi a Simona Ventura che è stata la prima che mi ha mandato in onda e creduto in me. Senza di lei probabilmente sarei stato ancora dietro le quinte a fare l’autore». Claudio Cecchetto, Fiorello, Claudio Bisio, Simona Ventura. Quattro personaggi diversi tra loro, ma icone del mondo dello spettacolo. Tu hai lavorato con loro: cosa ti ha colpito di più delle loro personalità? «Sono tutti a loro modo molto combattivi, non mollando mai, non facendosi deprimere da un eventuale congiuntura negativa. Questa è un po’ la loro caratteristica principale. Portatori di grinta e grande leggerezza, pronti a divertirsi e a ridere molto. Anche con Claudio, che di tutti è sicuramente il più serio, insieme ci siamo fatti grandi risate».

Parliamo della nuova edizione di Quelli che il calcio. Cosa ti aspetti, ma soprattutto quali sorprese ci riserverà questa lunga stagione? «Mi aspetto di portare “l’altra domenica”, una domenica alternativa non fatta di cronaca o di politica, ma fatta di divertimento, essendo l’unica proposta in tal senso della televisione generalista. Racconteremo sempre a modo nostro il calcio, ma quello su cui puntiamo decisamente in questa stagione è parlare di attualità. Se dovesse succedere qualcosa di sabato, noi lo racconteremo alla nostra maniera la domenica, divertendoci».

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Nato a Lucca nel 1967, Savino è cresciuto a San Donato Milanese. Sposato dal 2009 con Manuela Suma, è papà della piccola Matilda.

A proposito di sport, tu come te la cavi? «Cerco di mantenermi in forma il più possibile! Vado a correre abitualmente, faccio pesi in palestra, nuoto e vado in bicicletta. Lo sport insegna sani principi e valori e quindi sarebbe bellissimo se anche nel nostro Paese gli si desse più spazio, a partire dalla scuola. Per far conoscere, apprezzare e praticare anche altri sport. Perchè non si vive solo di calcio!». E se tua figlia Matilda ti chiedesse di andare in curva? «Non ho nessun tipo di paura al riguardo, nel senso che non temo assolutamente la curva e non lo trovo assolutamente un posto pericoloso. La curva è fatta di diecimila persone e di questi nemmeno un centinaio sono facinorosi, la restante parte sono tutte delle brave persone! Io personalmente ho frequentato le curve degli stadi da quando avevo quindici anni e mi ha fatto bene perché mi ha fatto per molti versi svegliare!» Chiudiamo con una curiosità: tra le tantissime imitazioni fatte, a quale sei più legato? «Sicuramente a quella di Giampiero Galeazzi... Un vero mito!».

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PERSONAGGI

© Chico De Luigi

CARLO CRACCO LA CUCINA È STILE

di Stefano Fisico

A quello che è uno degli eventi più fashion della capitale della moda non poteva mancare uno degli chef più apprezzati d’Italia, che ci racconta il “Good Food in Good Fashion”...

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iamo nel pieno della Settimana della moda milanese e con essa sono tante le iniziative collaterali tutte da “gustare”. Come, fino al 23 settembre, Good Food in Good Fashion, parte del format Milano Gourmet Experience, un progetto promosso dall’Associazione Maestro Martino, rappresentata dallo chef Carlo Cracco e istituito per promuovere le eccellenze agroalimentari lombarde e il Made in Italy attraverso la cucina d’autore. Un percorso che vedrà la sua massima espressione nel 2015 per l’Expo e che coinvolgerà la città con un vero e proprio palinsesto di eventi basati sulla Milano Gourmet Experience con contaminazioni tra moda, design, cultura, arte, food, territorio. Carlo, è appena partita la settimana della moda, cosa ti aspetti da questa seconda edizione del Good Food in Good Fashion? «Ci aspettiamo una grande partecipazione da parte di tutti gli organizzatori, ma non solo. Le griffes di moda insieme a tutta la parte del food and bevarage, ristoranti, alberghi e ospitalità, devono saper trasmettere un messaggio unico, quello dell’eccellenza».

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Chi e come può partecipare a questa serie di eventi? «Tutti attraverso i vari alberghi che hanno aderito a questo evento. Troveranno aperitivi, antipasti e stuzzichini che verranno serviti assieme e che sono il frutto di quello che in realtà è la mostra, ovvero l’unione delle eccellenze. Proprio per questo il lavoro dei vari Chef è stato impegnativo per cercare e pensare piatti in linea con la mostra» Il fatto che sia possibile degustare piatti e prodotti di eccellenza ad un prezzo accessibile è un modo per far conoscere e migliorare la cultura gastronomica italiana? «Si, è sicuramente un modo per far capire alla gente che la moda e il cibo possono essere accessibili a tutti. Così facendo si incrementa e democratizza il numero di persone che possono far vivere la città durante gli eventi che riguardano la moda, attraverso il cibo, le bollicine, il vino, diventando così una vera festa». Non mancano molti mesi ad Expo2015: credi che le persone siano consapevoli della grandezza e opportunità di tale evento? «No, non sono ancora consapevoli e questo per colpa dei lavori non ancora ultimati. Da qui il pensiero che man-

Carlo Cracco, è nato l’8 ottobre del 1965 ed è uno dei più apprezzati chef del nostro Paese. Insieme a Joe Bastianich e Bruno Barbieri, dal 2011 è uno dei giudici di MasterChef Italia.

chi ancora diverso tempo a Expo2015, quando in realtà è ormai alle porte. Lo sforzo che dovremo fare tutti una volta che partirà, sarà quello di stare uniti e valorizzare i pregi e non i difetti». Ogni epoca ha i suoi supereroi e miti. Dopo Pop star, veline e calciatori, oggi ci sono gli chef. Ti senti supereroe? Quale messaggio daresti ai giovani che intraprendono il tuo mestiere? «Trent’anni fa noi eravamo più o meno al penultimo gradino della scala sociale, ora sicuramente siamo sul podio. Questo vuol dire che qualcosa è cambiato e un percorso è stato tracciato. Tutti coloro che intraprendono questo mestiere possono migliorarlo grazie alla dedizione, alla curiosità e alla volontà di sperimentare ogni giorno».



Libri

I CONSIGLI

DELLA SETTIMANA

di Luca Foglia Leveque

ROBERTO GIACOBBO

LA DONNA FARAONE MONDADORI, 2014

KIMBERLY MCCREIGHT

LA VERITÀ DI AMELIA NORD, 2014

Amelia è una studentessa modello, brillante e sveglia. E per la gioia di sua madre, l’avvocatessa Kate Baron, non ha mai creato problemi. E allora quell’improvvisa telefonata ricevuta dalla scuola privata frequentata da sua figlia? Che senso ha? Amelia sospesa per ben tre giorni? È un’assurdità, le sembra impossibile, eppure è così. Kate lascia una riunione di lavoro e si precipita a scuola. Quella che sembrava una normale giornata, come tante, si rivelerà essere l’inizio di un tunnel doloroso. Kate arriva a scuola, ma sua figlia, nel frattempo, si è tolta la vita gettandosi dal tetto dell’istituto... un misterioso sms, qualche giorno dopo l’accaduto, informerà la signora Baron che Amelia non si è suicidata, è stata uccisa. La ragazzina, all’apparenza tranquilla, nascondeva molti segreti e sua madre farà di tutto per arrivare alla verità. pp. 398– 16,40 €

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Roberto Giacobbo, celebre giornalista e scrittore, ha portato i telespettatori nell’antico Egitto molte volte, cercando di svelare misteri antichi e appassionanti. Con questo romanzo ci catapulta nuovamente indietro nel tempo, di ben 3500 anni, tra piramidi e segreti sepolti dalla sabbia... Hatshepsut è bellissima e potente, è una futura donna faraone, e la sua relazione amorosa con un uomo di basso lignaggio non è ben vista dai dignitari di corte. La passione però è forte e lei non ha intenzione di rinunciare ai suoi sentimenti, e non vuole allontanare il suo amato Senenmut: ottenuta la carica di faraone, lo nomina architetto e gran sacerdote. Senenmut userà la sua posizione di prestigio per rendere il loro legame indissolubile ed eterno. L’imponente mausoleo che ha progettato per accogliere le spoglie della donna faraone, vicino Luxor, nasconde un cunicolo che porta alla sua tomba. Niente e nessuno potrà dividerli. Basterà occultare la verità e renderla inaccessibile a tutti, anche ai posteri. Millenni dopo, Francesco, semplice guida turistica italiana,

si ritroverà a indagare sulla scomparsa della mummia di Hatshepsut dal museo egizio del Cairo. Sarà l’inizio di un giallo a sfondo archeologico intricato e che lo porterà a contatto con società segrete e personaggi poco raccomandabili. La donna faraone è un libro che ci porta nel cuore del più grande mistero del mondo: l’amore. pp. 188 – 17 €

RISCOPRIAMOLI MARGARET MAZZANTINI

NON TI MUOVERE MONDADORI, 2001

Una semplice caduta, un volo, verso il vuoto. Angela, una studentessa di 15 anni, in una mattina come tante, cade dal motorino ed entra in coma. Suo padre, un rinomato chirurgo, è al lavoro... nello stesso ospedale dove la ragazza viene ricoverata d’urgenza. Timoteo prega, si dispera, si annulla. L’amore per la figlia lo porterà in un tunnel fatto di memorie lontane. Mentre attende il responso tagliente del destino, ricorda... vede il volto

bello e imperfetto di Italia, una donna conosciuta per caso. Una donna pronta a strapparlo da una vita felice, da un matrimonio quasi perfetto, da giornate limpide eppure non trasparenti. Forse Timoteo voleva altro. E si racconta, si apre, con il pensiero, a una figlia che potrebbe perdere. Ha già perso molto... e ricordare, in un momento di disperazione, è tutto ciò che gli rimane. pp. 295 - € 10,00



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PERSONAGGI

CATERINA BALIVO

«DOPO IL MATRIMONIO SONO FELICE PIÙ CHE MAI» di Maurizio Fiorino

L’attrice, sposa novella, ci racconta tutte le novità della sua trasmissione “Detto Fatto” e ci rivela «Ai fornelli sono una frana!»

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onostante non viva più a Napoli da diversi anni, Caterina Balivo mantiene le caratteristiche della donna partenopea per eccellenza. Solare, divertente e sempre con la battuta pronta. La incontriamo a pochi giorni dall’inizio di Detto fatto, un successo di pubblico strepitoso che la conduttrice trentaquattrenne spera di ripetere anche quest’anno. E da fine novembre partirà una nuova trasmissione in prima serata, Il più grande pasticcere che

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è ancora in fase di preparazione ma, ci assicura la signora Balivo, «sarà una grossa sorpresa. Un programma di alta pasticceria come non ne esistono in Italia. Ne vedrete delle belle!» Caterina, innanzitutto svelaci le novità di questa edizione... «Beh, a parte i nuovi tutor? Innanzitutto la scenografia! I tutor del programma avranno a disposizione quattro pedane poste ai quattro angoli dello studio che verrà quindi suddiviso in altrettante zone: la pedana del fai-da-te, la zona

flower, quella beauty e infine la pedana cucina. Questa è la scenografia dei miei sogni e rispecchia l’anima del programma: innovativo, spensierato e luminoso. Come vedi, sono eccitatissima». La terza edizione di Detto fatto, un nuovo format alle porte e ti sei appena sposata. Ti senti felice? «Non ti nascondo che, facendo corna, lo sono come non mai. Questa è la dimostrazione che bisogna credere in ciò che si fa. Le prime settimane di Detto Fatto non sono andate bene come avevamo


previsto, eppure sui social network eravamo i più seguiti. Ci siamo detti: qui c’è qualcosa che non quadra. Io, insieme a tutto il mio meraviglioso staff, non abbiamo mai smesso di tenere duro. Il tempo è stato galantuomo e gli ascolti ci hanno premiato». Ci hai anticipato le quattro pedane dello studio. In quale area ti trovi più a tuo agio? «La mia pedana preferita ovviamente è quella del beauty. Non tralasceremo nulla: dai capelli alle sopracciglia tatuate, dai massaggi facciali fai-da-te alla cura del corpo. Abbiamo anche pensato, dopo lo strepitoso successo dei libri, di lanciare una vera e propria linea di cosmetici “Detto fatto”, così chiunque a casa può realizzare le proprie creme. Poi adoro la pedana cucina e anche qui, grandi novità: dai piatti per bambini a quelli orientali, con un occhio di riguardo particolare alle pizze, etniche e vegetariane per esempio». A proposito di cucina, che rapporto hai coi fornelli? «Prossima domanda? Scherzi a parte, a livello di lifestyle sono perfetta ma, ecco, diciamo che cucinare non è il mio forte...se ho bisogno chiamo Tommaso Arrigoni, il nostro chef, e facciamo prima!» In effetti gira voce che non sei proprio una cuoca provetta... «Sono bravissima a fare la pasta con olio e parmigiano. Guarda che non è facile, giuro!» Come concili l’impegno quotidiano del lavoro e la vita di famiglia? «Il mio progetto è arrivare alla fine dell’anno fortificando Detto fatto e, allo stesso tempo, tenere unita la famiglia. Un po’ quello che fanno tutte le donne sposate che lavorano e hanno figli. Io, rispetto a loro, sono certamente più fortunata. E semmai dovessi avere qualche problema, ho i miei tutor...» La novità più attesa è “la pagella”: sarai sottoposta ad alcune prove e verrai giudicata... «Esatto. E aggiungo che le prove saranno a sorpresa, riguarderanno tutte le discipline e arriveranno quando meno me l’aspetterò. Sono terrorizzata. Tutti i giorni sotto torchio, pensa che bello!»

Classe 1980, ha sposato lo scorso 30 agosto il compagno Guido Maria Brera, con rito civile a Capri.

Come ti spieghi il successo della trasmissione? «Questo è un programma che non ti capita, ma lo scegli. Cerchiamo di fare tutto col sorriso perché chi è a casa a quell’ora, magari durante la pausa del lavoro, ha bisogno di leggerezza e di rilassarsi insieme a noi. Il segreto credo stia qui, nella leggerezza. E allo stesso tempo si impara qualcosa. Noi tutte a casa ci ritroviamo alle prese con i problemi legati alla quotidianità. Io stessa ho imparato molte cose dalla mia trasmissione. Ho addirittura organizzato un matrimonio seguendo i consigli di Detto fatto». So che sei ossessionata dalla privacy e che non ti va di parlare del tuo matrimonio... «Vorrei evitare di parlare della mia vita privata, ma come non dirti che è stato il giorno più bello della mia vita? Anzi i tre giorni più belli, trascorsi a Capri con mio marito e mio figlio di due anni. E

per restare in tema, è stato un matrimonio prima fatto e poi detto». Hai acquistato il tuo abito da sposa on line... «Esatto, è stato tutto organizzato da me. E a proposito di moda e dettagli, stiamo creando una rubrica di moda dove aiuteremo chi ha un armadio “scombinato” a rimetterlo a posto senza spendere tanti soldi. La moda non è la taglia 38 o la 40, ci tengo molto a dirlo. Con piccoli accorgimenti, anche in pochi minuti, una donna può valorizzarsi. In fondo siamo italiani, abbiamo lo stile nel dna». Sprizzi energia da tutti i pori: come ti prepari a mesi ininterrotti di televisione? Palestra? Yoga? Mangi sano? «Niente di tutto questo o meglio, non solo. Il mio segreto è la ginnastica facciale ogni sera prima di andare a dormire. Visti gli impegni e la prima serata, tra qualche settimana mi sa che dovrò cominciare a farla anche di mattina».

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PERSONAGGI

ANA CATERINA MORARIU «ADORO I RUOLI D’AZIONE!» di Laura Frigerio

LA POPOLARE ATTRICE TORNA IN TV CON “SQUADRA ANTIMAFIA” E CI SVELA IL SEGRETO DEL SUCCESSO DELLA SERIE, CON UNO SGUARDO AL FUTURO...

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quadra Antimafia ha appena esordito su Canale 5 con la sesta stagione e, come ci si aspettava, ha confermato il suo successo. Al centro stavolta il tema delicato (e purtroppo estremamente attuale) dei rapporti tra mafia e istituzioni. A portare avanti le indagini sempre i vicequestori Domenico Calcaterra (Marco Bocci) e Lara Colombo, che ancora una volta ha il volto e l’anima di Ana Caterina Morariu. L’attrice rumena, natura-

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lizzata italiana, è riuscita nella difficile impresa di riempire il vuoto lasciato da Simona Cavallari diventando un punto di riferimento per la serie. Quale occasione migliore per fare due chiacchiere con la nuova beniamina del pubblico, per scoprire qualcosa in più di lei? Che sapore ha questo ritorno in tv con Squadra Antimafia? «Un sapore gustosissimo! È davvero una bella sensazione. Il primo giorno della messa in onda mi sono messa davanti alla tv curiosissima, perché (lo ammetto) non avevo idea del risultato, dato che l’abbiamo girata per otto mesi non-stop e poi è passato qualche tempo dall’ultimo ciak. Da quello che ho visto non posso che ritenermi soddisfatta per

il lavoro che abbiamo fatto». Sei diventato un idolo per le nuove generazioni. Secondo te qual è il segreto del successo di questa serie, che si conferma di anno in anno? «È la qualità. Si tratta di una fiction ben girata, con una trama avvincente e personaggi intriganti, in continua evoluzione. E dietro c’è davvero una squadra affiatata, oltre che attori veramente in gamba, con cui sono riuscita a instaurare un bellissimo rapporto non solo professionale ma anche umano». Ti ricordi quando ti sei imbattuta per la prima volta nel vicequestore Lara Colombo? Ci hai pensato un po’ ad accettare questo ruolo o l’hai fatto subito? «Ci ho pensato veramente poco! Sono rimasta subito colpita dalla sua persona-


lità e non vedevo l’ora di avere un ruolo d’azione, cosa che capita raramente per noi donne, soprattutto in Italia». Lara ti assomiglia in qualcosa o è totalmente diversa da te? «Siamo molto lontane ed è proprio per questo che ho voluto interpretarla. Lara Colombo è una donna chiusa e introversa, mentre io (come puoi notare) sono solare ed espansiva, molto chiacchierona. E poi c’è tutto il suo background familiare ed emotivo che è diverso dal mio. Però, come ti dicevo, è stato proprio questo aspetto ad attirarmi: ho lavorato molto per cercare di capire le sue fragilità e portarle davanti alla macchina da presa». Prima hai sottolineato che è raro trovare ruoli d’azione per le donne. È quindi difficile per voi attrici uscire dai cliché femminili? «Purtroppo si. Noi donne siamo piene di sfumature, ma queste purtroppo non vengono quasi mai colte dai registi italiani, che non fanno altro che dipingerci come sfortunate, cornute o intente a fare la lavatrice. Questo è estremamente riduttivo e lontano dalla realtà. E poi noi siamo anche divertenti, non passiamo tutto il tempo a piangere e disperarci!» Quali sono i personaggi, tra quelli che hai interpretato, che ami di più? «Sono legata un po’ a tutti, anche per-

“Noi donne siamo piene di sfumature. Ma i registi italiani ci dipingono sempre come disperate, cornute o intente a fare la lavatrice” ché li ho scelti con grande attenzione e seguendo quello che mi diceva il cuore. E così ho provato a passare dal ruolo di figlia e fidanzata ne Il mio miglior nemico di Carlo Verdone a quello della Madonna nella fiction La Sacra Famiglia». Sei molto amata dal pubblico e quindi la domanda nasce spontanea: come vivi la popolarità? «Con tranquillità. Capita che la gente mi riconosca per strada, ma non è mai invadente. Io poi cerco di tenere separati il lavoro (con la visibilità che esso comporta) dalla mia vita privata, quella in cui vado a fare la fila in posta, pago le tasse e coltivo i miei affetti, che non ci tengo ad esporre». Ti piace invece il lato glamour della tua professione? «Lo trovo divertente. Penso che lo sarebbe per qualunque donna che si trova, all’improvviso, a vestirsi come una principessa! Mi ricordo ancora quando ho indossato uno splendido abito rosso di Valentino ai David di Donatello. Poi ovviamente nella vita di tutti i giorni preferisco abbandonare il tacco 12 e vestirmi più casual». Quali sono le attrici che hanno rap-

presentato per te un punto di riferimento? «Meryl Streep e Cate Blanchett per il loro talento versatile e la capacità di non deludere mai le aspettative. E poi ci sarebbe anche Kate Winslet, che ho sempre amato per il suo modo di porsi: lei è una delle poche a Hollywood (e non solo) a non essere ossessionata dai kg di troppo e dalle rughe. Io la penso come lei: non si possono avere 20 anni per sempre e bisogna accettarlo». A proposito di anni: dieci anni fa ti saresti immaginata di arrivare fin qui? «Devo dire di no. Sono felice del percorso che ho fatto e delle scelte che ho preso man mano». Hai ancora qualche sogno nel cassetto? «Si, trovare tempo per fare un bel viaggio, magari in Madagascar». Invece quali sono i tuoi prossimi progetti lavorativi? «A Natale mi vedrete in Si accettano miracoli, il nuovo film di Alessandro Siani. E poi, per non farci mancare niente, ho partecipato ad una web serie dal titolo Dirsi Addio: si tratta di un progetto molto interessante, in cui ho recitato al fianco di Giorgio Marchesi».

Nata in Romania nel 1980, figlia di una nota ballerina, Ana Caterina parla quattro lingue: rumeno, italiano, inglese e francese.

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GRANDI ITALIANI

L’ALBERTONE

nazionale

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Un giovane Alberto Sordi nella commedia di Luigi Comencini “La bella di Roma” (1955)

e chiudiamo gli occhi, la sua voce ci rimbalza in testa profonda e chiarissima. Unica e inconfondibile, come del resto fu lui. Alberto Sordi. Un attore, un doppiatore, un romano verace, una macchietta e un personaggio che abbiamo sentito tutti familiare. Sarà per la battuta sempre pronta, concretissima e calata nel contesto, sarà per quelle espressioni del viso che si aprivano su mondi interi, sarà per la risata genuina e gli occhi dietro cui si intravedeva un animo profondo. Sarà quel che sarà, ma Alberto Sordi è stato, ed è, amato dall’Italia intera. I Vitelloni, I soliti Ignoti, La grande guerra, film che sono rimasti nel nostro patrimonio artistico e che ci presentano un interprete straordinario. Ma Sordi è stato, prima di tutto, un uomo che si è fatto sentire vicino alla gente,

di Chiara Mazzei

che tutti abbiamo potuto sentire e chiamare nostro. Personaggio indimenticabile di molte pellicole, ma anche personaggio in sé per sé. «È stato l’attore più grande ma è soprattutto stato uno straordinario autore, l’artefice del suo personaggio con cui ha attraversato più di 50 anni di storia italiana». Mario Monicelli, con queste poche parole pronunciate in occasione della morte dell’attore nel 2003, ha saputo cogliere l’essenza dell’uomo e del personaggio. Sicuramente atipico. Niente di più lontano dalla mondanità, dal mondo patinato delle celebrità, dai party, le donne, il lusso. Alberto Sordi è un romano di quelli veraci, in tutto e per tutto.Interessato alla sostanza, alla bellezza della vita semplice. Trastevere è il suo quartiere, Valmontone il paese in cui passa la sua infanzia. Ma a lanciarlo nel mon-


do della nona arte, agli inizi, non sarà la sua verve interpretativa, che nasce in lui fin da piccolo, ma la sua voce. Alla fine degli anni ‘30, infatti, vince un concorso indetto dalla Metro Goldwyn Mayer per doppiare la voce di Oliver Hardy, l’esilarante e grassottello Ollio che ha accompagnato la giovinezza di molti di noi. Del resto aveva studiato canto lirico e si era esibito come basso per diverso tempo in gioventù. Nel 1936 incise persino un disco di fiabe per bambini e coi soldi guadagnati si trasferì a Milano per iscriversi al corso di recitazione all’Accademia dei Filodrammatici. Ricordando quell’esperienza, molti anni dopo, a Maurizio Costanzo raccontò che l’insegnante di dizione lo chiamò in disparte e gli disse «Lei dice guèra, ma si dice guèrra». Al che lui non poté che ammettere «Me se strigne ‘a gola a di’ guèrra». A quanto pare gli insegnanti non gradirono questi restringimenti tracheici e Sordi verrà espulso proprio a causa della sua dizione di influsso potentemente dialettale. Non ce ne vogliano i sostenitori dell’Accademia della Crusca e dell’ars oratoria, ma a noi Sordi piaceva così. Bello romano de Roma. Albè, per la gente di borgata che lo incontrava per le vie e lo venerava come una divinità, cui però ci si poteva avvicinare. È lui stesso a raccontare

un episodio bizzarro accadutogli una notte in città. «Ero in piazza Navona, il cuore della città. A un certo punto vedo spuntare, prima a destra e poi a sinistra, quattro ceffi che non promettevano niente di buono. Questi ti fanno blu, mi sono detto. Per fortuna, arrivato a pochi passi da me, uno dei ceffi mi riconosce: “Albe’ – grida – Albertone bello, ma dove cavolo vai a quest’ora di notte?” E rimettendo in tasca qualcosa, che poteva essere una pistola o un coltello, mi dà una gran botta sulla spalla. Così fanno anche gli altri manigoldi. “Andiamo a bere qualcosa!” dice uno coi baffi. “No, grazie – mi difendo – ho un gran mal di testa, fate finta che ho accettato”. Qualche volta anche i teppisti hanno un’anima». Di risate, senza dubbio, ce ne ha fatte fare tante. Anche perché Sordi aveva la capacità di trovare il comico ovunque, di ridere sopra ogni cosa. Come lui stesso affermò, «la nostra realtà è tragica solo per un quarto: il resto è comico. Si può ridere su quasi tutto». Il suo italiano medio è un essere umano divertente quanto odioso, pietosamente basso nei suoi comportamenti e tuttavia quasi giustificabile per un buon cuore di fondo che non si può negare. Ma sotto quella faccia un pò da schiaffi, dietro a quella fucina di risate, c’era an-

che un uomo solo. Sordi, in effetti, non si sposò mai. Come lui stesso ammise, «Dubito fortemente di poter essere matrimoniabile». E anche sul set poche furono le donne all’altezza del grande attore. Eccezionale fu Franca Valeri ne Il vedovo , di Dino Risi, e, annoverabili in questa stretta cerchia, Monica Vitti e Silvana Mangano, in grado di duettare col gigante della commedia italiana a livelli recitativi altissimi. Se non fu prodigo di lusinghe verso il gentil sesso, alcuni, in vita, lo accusarono di essere altrettanto avaro di denari. Lui si difese dicendo che lo tacciavano di avarizia «perché i soldi non li sbatto in faccia alla gente, come fanno certi miei colleghi».Vero è che nel 1992 creò una Fondazione per la ricerca sulle patologie della vecchiaia e l’assistenza agli anziani. Senza troppi clamori, un segno tangibile di grande sensibilità.

ALBERTO E IL TUCA TUCA

Sordi e la Carrà insieme a Canzonissima 71

Correva l’anno 1971 e a Canzonissima la Raffa nazionale propone un ballo ideato da Gianni Boncompagni , che vuole essere un pò sexy e un pò giocoso. La Rai, dalla terza puntata, decide di censurarlo. Solo quando arriva come ospite del programma Alberto Sordi e chiede di poterlo ballare con Raffaella, il direttore Giovanni Salvi decide di concedere l’autorizzazione per farlo riproporre. Così dopo le censure e le polemiche iniziali, il Tuca Tuca diventa un autentico fenomeno popolare, che a distanza di anni mantiene tutta la sua ironia e la sua carica maliziosa. Ringraziamo, dunque, il non “matrimoniabile” Alberto Sordi. In Un americano a Roma, Sordi interpreta Nando Mericoni, pronunciando la celebre frase “Maccarone, m’hai provocato e io ti distruggo adesso, maccarone! Io me te magno...!”

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ADESSO

STORIE PERSONAGGI ED EMOZIONI

LA SFIDA AL NEMICO SILENZIOSO di Chiara Mazzei

L’attore Claudio Santamaria fra i testimonial della campagna “Scatti d’energia”, per sensibilizzare nei confronti del tumore ovarico. Qui di fianco, l’attrice Anna Boniuto.

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U

n concetto oramai diffuso ed assodato è l’importanza fondamentale dell’informazione e della prevenzione rispetto a qualunque tipo di malattia. Sappiamo che dobbiamo essere a conoscenza dei controlli cui dobbiamo sottoporci, delle malattie maggiormente diffuse, dei rischi cui andiamo incontro se adottiamo determinati stili di vita o se ci trascuriamo. Eppure, nel 2014, ci sono malattie diffusissime di cui, in pratica, molte persone ignorano l’esistenza. È il caso del tumore all’ovaio. Noi donne siamo, più che giustamente, bombardate dalle campagne di sensibilizzazione riguardo il tumore al seno e informate, magari non altrettanto fortemente, su quello all’utero. Ma molte di noi quasi ignorano o tendono a non considerare il tumore all’ovaio. Eppure questo tipo di carcinoma è altrettanto distruttivo. Altrettanto lacerante. E anch’esso, come quello al seno e all’utero, va a ledere una parte del nostro corpo del tutto particolare, perché legata al nostro essere donna e, pertanto, assolutamente delicata. ACTO, l’Alleanza contro il tumore ovarico, dal 2010, conduce un’importantissima battaglia proprio in questo senso. La missione di questa onlus è quella di creare un’alleanza fra pazienti, medici e ricercatori, strutture sul territorio, imprese, semplici uomini e donne di buona volontà affinché collaborino, ciascuno secondo le proprie competenze, a un progetto comune contro il cancro all’ovaio. Questo tipo di carcinoma

Roberta Nicoli (qui sopra, a sinistra) ha vinto la sua battaglia contro il cancro ed è tra le socie fondatrici di Acto.

«La condivisione e l’informazione sono fondamentali» origina dal tessuto di rivestimento della superficie dell’ovaio oppure della tuba. Un grosso problema rispetto a questo tipo di male risiede nel fatto che spesso i sintomi vengono scambiati per altro, in quanto non specifici, ad esempio per una semplice colite. Anche Roberta Nicoli, una delle socie fondatrici e attualmente membro del Consiglio direttivo di Acto, mi racconta che la malattia l’ha scoperta assolutamente per caso. Accompagnando la madre a un controllo dal ginecologo, decide di fare una semplice visita di routine. E scopre di avere una massa enorme nell’addome, ben 14 cm. Roberta non aveva nessun caso in famiglia della malattia, né mutazioni dei geni. Mi spiega che esiste un collegamento forte tra lo stress e questa, come molte altre, malattia. Dalla scoperta, naturalmente, ha inizio il lungo percorso di cura. Un percorso che solo chi ha vissuto può comprendere a pieno. «Ti si disintegra la testa quando ti dicono che hai un tumore. E dopo la disgregazione prendi la situazione in mano ed affronti il percorso». E così Roberta ha cominciato a cercare il centro ospedaliero giusto per la sua malattia, che poi ha trovato nell’Istituto europeo di oncologia del professor Veronesi. Si è operata, ha rimosso tutto, ovaie e utero. E poi la chemio. «Perdi i capelli, le sopracciglia, le ciglia... tutto. Ti senti totalmente nuda. Ma sono andata avanti con la mia vita: alla mattina mi montavo, con parrucca

e trucco, e alla sera mi smontavo». Un doppio colpo, violentissimo e distruttivo, al suo essere donna. Da una parte la necessità di levare delle componenti del corpo, utero e ovaie, che non sono organi o parti qualunque, ma quelli che caratterizzano il nostro essere femmine, in grado di procreare. Sono la fonte della vita. Dall’altro lato, il colpo di perdere i capelli, le ciglia, anch’essi elementi che determinano la femminilità del corpo. «Togli alla donna quello che fa di lei una donna. Devi recuperare un’immagine di te in cui non ci sono più queste caratteristiche. E c’è il rischio che una donna si perda un po’, perché è un po’ come toglierle l’identità». L’aspetto psicologico della malattia è importante quanto quello medico. Roberta, da psicoterapeuta, lo sa bene e proprio per questo sta lavorando per introdurre un referente psicologico che assista e segua le donne che ne hanno bisogno. Roberta ha vinto la sua battaglia ed oggi sta bene. In seguito alla sua esperienza, ha cominciato l’avventura di Acto, che a distanza di 4 anni rappresenta una realtà fondamentale e un punto di riferimento per la lotta a questo tipo di tumore. «Quello che è importante - mi spiega - è trovare un’equipe specializzata per affrontare il problema e per questo bisogna rivolgersi ai centri giusti. Con Acto cerchiamo di informare le persone e indirizzarle nei posti giusti». Oggi Acto è collegata a molti ospedali in tutta Italia e

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Tra i testimonial dell’iniziativa (in foto), Lucreazia Lante della Rovere e Marina Ripa di Meana, Emma Marrone, Francesco Renga, Massimiliano e Doriana Fuksas.

UNA MALATTIA SUBDOLA

crea una rete di confronto e informazione che dà sostegno a chiunque si trovi ad affrontare questo problema. Roberta vi si dedica perché lei ne è uscita, grazie al coraggio che ha trovato dentro di sé, alla forza infusale dalla famiglia, dalla figlia in particolare, grazie al percorso medico giusto e tempestivo e, mi dice, «nessuno meglio di chi ha passato questa esperienza può sapere come affrontarla». Quello che Roberta mi infonde e, attraverso queste righe vorrei infondere a voi che leggete, è un forte messaggio di speranza. Perché dopo lo sgomento, oltre la rabbia e la disperazione, la battaglia contro questo male, molte volte, trova un finale felice. E le donne che si imbattono in questa difficoltà devono sapere che possono stare bene, possono sconfiggere il nemico o imparare a conviverci. La stessa positività, condita a una grinta meravigliosa, mi viene trasmessa da Daniela. Un’altra donna che, come Roberta, un giorno, per puro caso, ha scoperto di avere un tumore ovarico. Da-

niela era in forma, stava benissimo, mi racconta. Eppure, facendo un esame che non c’entrava nulla, ha ricevuto questa doccia fredda. Si ritrova catapultata in una specie di incubo, in cui i medici, per primi, le danno poche speranze e le dicono che si trova in una situazione più che drammatica. Quella forza che non riceve da chi la assiste, Daniela la trova in se stessa. «Non voglio dargliela vinta. Non mi annienti». Comincia a documentarsi, naviga ore e ore su internet, leggendo, cercando di capire come ne può uscire. Ha una gran paura di non farcela. Fin quando, sempre per caso, si imbatte nel sito di Acto e trova la sezione dedicata alle testimonianze di alcune donne che ce l’hanno fatta. Una valanga di ottimismo le si riversa addosso. «Testimonianze di persone vive» mi dice emozionata. Ecco la carica che le serve. Si mette in contatto con Acto, ne conosce alcune figure di riferimento, tra cui Roberta stessa. Daniela ha dovuto fare tutto da sola, perché all’ospedale non la hanno indirizzata verso alcuna associazione. E per sua fortuna ha trovato Acto e ha incontrato altre donne come lei. Delle guerriere che sono passate attraverso la tempesta riuscendo nell’impresa più ardua: rimanere se stesse, mantenendo la qualità della propria vita inalterata, alla fine. Nonostante tutto. Nonostante non ci sia più l’utero e non ci siano le ovaie. Nonostante siano spariti i capelli e tutti i peli per un lungo periodo. Nonostante l’intervento, la terapia, la chemio. Ce l’hanno fatta e sono rimaste donne. La mostra fotografica ideata per sensibilizzare sul tumore ovarico ha, dunque, lo scopo di portare all’attenzione di tutti questa malattia di cui ancora troppo poco si parla. Molte le facce note che hanno deciso di contribuire. Dalla no-

Il tumore ovarico è una malattia particolarmente subdola. A causa dei sintomi non specifici e non riconosciuti, la diagnosi molto spesso viene fatta quando il tumore è a uno stadio già avanzato. A differenza degli altri tumori femminili, come quello al seno, che possono contare su una maggiore informazione e, di conseguenza, una maggiore prevenzione, questo tipo di carcinoma è addirittura ignorato dal 60% delle donne in Italia. Questo male colpisce circa 250mila donne al mondo. Guarire si può e bisogna lottare. Le storie di Roberta e Daniela, che qui raccontiamo, ne sono una prova.

stra Lorella Cuccarini a Francesco Renga, passando per Claudio Santamaria e Paola Perego, molti vip si impegnano per informare, perché, come mi ha fatto notare Daniela, informare e condividere è fondamentale. Le foto delle celebrità, opera del famoso fotografo Dirk Vogel, viaggeranno in una mostra itinerante da Milano a Napoli. Ma anche le persone comuni sono invitate a partecipare a Scatti d’energia, questo il titolo della mostra, condividendo su facebook una foto in cui invitano, con l’aiuto di un cartello con un messaggio, a combattere questo male silenzioso che oggi, solo nel nostro Paese, conta 5mila nuovi casi all’anno. L’ignoranza è nemica di tutto, in questo caso della vita stessa. Sentiamoci in dovere di conoscere, approfondire, condividere e parlare. Perché ci può salvare la vita.



LORETTA GOGGI

SONO UNA DONNA FRAGILE E NON ME NE VERGOGNO di Giulio Serri

FRA LE PROTAGONISTE DELLA FICTION RAI “UN’ALTRA VITA” E NUOVAMENTE NELLE VESTI DI GIUDICE A “TALE E QUALE SHOW”, RACCONTA LA SUA RINASCITA DOPO IL PERIODO NON FACILE SEGUITO ALLA SCOMPARSA DEL MARITO GIANNI

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alento poliedrico e signora indiscussa dello spettacolo italiano, Loretta Goggi, ha trovato, dopo un periodo complicato per via della scomparsa, nel 2011, del marito (Gianni Brezza, suo compagno e marito per ben 32 anni), la voglia di rialzarsi. In questo periodo la vediamo nei panni di brillante giurata in “Tale e Quale Show”, nei venerdì sera di Rai1 accanto a Carlo Conti, e nella fiction “Un’altra vita”, in onda il giovedì sera sempre su Rai1, dove interpreta Elvira, la suocera dal temperamento carismatico divisa tra l’amore del figlio (Cesare Bocci) e l’affetto per i nipoti e la nuora (Vanessa Incontrada). Una storia di rinascita proprio come quella di cui è stata protagonista Loretta che a tal proposito

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ci dice: «Ho ricominciato con calma, non obbedendo ad alcun impulso, affrontando il dolore fino in fondo, anche perché non mi piacciono le persone che reagiscono come prova di forza, forse anche fingendo. Le cose vanno fatte sedimentare e allora anche un vuoto insopportabile può diventare una forza che ti viene proprio dal mantenere dentro lo sforzo che hai compiuto per risalire. E poi chi abbiamo tanto amato resta con noi sempre. Perché si muore per la terra, non per l’anima».

Che aria si respirava sul set? «Straordinaria. Abbiamo recitato a Ponza, una delle più belle isole italiane nelle quali abbiamo trascorso buona parte dello scorso anno. Ho scoperto in Vanessa Incontrada una ragazza speciale, Daniele Liotti e Cesare Bocci si sono confermati due colleghi molto talentuosi».

Sei ritornata davanti alla macchina da presa dopo quattordici anni. Cosa ti ha colpita di più del personaggio di Elvira che interpreti nella fiction? «È una donna all’antica, di grande carattere. Sa essere madre, suocera, nonna, senza mai risultare stucchevole o autoritaria. Tutto merito degli sceneggiatori. Un’altra vita credo sia davvero la storia di una rinascita, che esprime una grande liberazione e invita a reagire, a riappropriarsi dei valori veri della quotidianità e di quella parte più semplice e umana del nostro modo di esistere». Loretta Goggi è nata il 29 settembre 1950: conduttrice, attrice, imitatrice, cantante. In questo periodo è su Rai1 con la fiction Un’altra vita e con Tale e Quale Show. L’anno scorso ha pubblicato il libro Io nascerò (Ed. Piemme), scritto dopo la scomparsa, nel 2011, del marito Gianni Brezza, con cui ha condiviso 32 anni di vita.


PERSONAGGI

ADESSO

E poi c’è l’appuntamento con Tale e Quale Show… «Credo si tratterà dell’ultima edizione perché quando un programma ha un notevole successo poi il troppo storpia. Ormai siamo diventati una famiglia e il merito è tutto di Carlo Conti, la persona che più in assoluto ha voluto il mio ritorno in televisione dopo la morte di mio marito Gianni. Sono felicissima che finalmente presenterà Sanremo, credo organizzerà un grande festival perché si tratta di una brava persona, con un buon orecchio musicale, oltre che un ottimo professionista». Parlando della tv di oggi, cosa pensi dei talent show? «La hit parade dei grandi è talmente limitata, pertanto ho paura della quantità di personaggi che questi programmi sfornano a ritmo continuo. In questo modo si inflaziona il sistema e non si riesce a dare la possibilità a nessuno di emergere veramente. E poi c’è un’omologazione dello stile che è impressionante, soprattutto nelle interpretazioni canore». Quale credi sia il segreto del tuo successo artistico? «L’umiltà che porto avanti in 53 anni di carriera. Ho cominciato che ne avevo appena dieci. Figlia di un impiegato della Camera dei deputati e di una casalinga, ho imparato a far tutto passo dopo passo, fino al boom dello sceneggiato La freccia nera. Dunque, a prescindere dal talento, poiché di artisti bravi e completi ne esistono, credo che la gente abbia capito la mia sincerità. Il pubblico comprende, infatti, quando fingi o sei te stessa». Di cosa vai più fiera nella tua vita lavorativa? «Dei miei no, che mi hanno aiutata a crescere. E poi di essere stata la prima donna ad avere condotto un quiz e il Festival di Sanremo del 1986». A proposito di canzoni, la tua “Maledetta primavera” è un cult… «Un brano che continua a darmi soddisfazioni. Recentemente è passata nelle classifiche Siae degli evergreen. Il brano con il quale arrivai seconda al Sanremo del 1981 sta nell’olimpo della musica

Loretta debutta in tv, recitando in alcuni sceneggiati Rai, nel 1960, a soli 10 anni. Nel ‘68 diventa famosa interpretando La freccia nera e nel ‘72 incanta tutti a Canzonissima soprattutto grazie alle sue imitazioni di personaggi come Mina, Sandra Mondaini, Patty Pravo e Ornella Vanoni. Il 1981 è l’anno di Maledetta primavera, presentata a Sanremo e diventata una delle canzoni cult del nostro Paese.

assieme a pezzi dal calibro di Volare, O sole mio, Torna a Surriento. Mi meraviglia molto questo fatto perché non sono mai stata una cantante pura». Ti definisci una donna fragile. Talvolta la fragilità può essere una risorsa? «Non sono guarita dalla mia fragilità, ho solo pensato potesse essere la mia spinta a crescere. Quando sei fragile sei curioso, dubbioso, debole, umile. Questa sfaccettatura del carattere mi ha permesso di analizzare tanti aspetti della mia vita, sia professionale che privata, ed ho capito che essere fragile mi ha aiutata a essere quella che sono». L’Italia ce la farà? «Ho notizie di sempre più famiglie di Roma, del così detto ceto medio, costrette ad andare la domenica a mangiare alla mensa della Caritas. Noto prezzi che continuano ad aumentare e salari della gente fortemente inflazionati. Credo bisognerebbe abbattere il costo del lavoro, però non sono una politica, ma una semplice cittadina attenta al bene comune. Resto comunque fiduciosa soprattutto per i nostri giovani affinché possano ritrovare quella speranza che, come ci insegna Papa Francesco, è forza motrice della vita».

Come ti mantieni in forma? «Adoro camminare, mi procura gioia. Sia in città che sulla spiaggia. Quando sono al mare sono capace di farmi sei chilometri a piedi nudi: attività che fa benissimo alla circolazione, alla muscolatura. Per quanto riguarda l’alimentazione, a pranzo mangio quasi sempre piatti freddi: tonno e pomodori, una bella insalata con dello stracchino o formaggio light, mentre per cena mi concedo la pasta e le proteine di carne e di pesce». Ma chi è davvero Loretta Goggi? «Ce ne sono tante di Goggi (ride) e nel tempo sono nata e morta diverse volte. Prima c’era la Loretta cresciuta con i genitori fino a 29 anni, poi quella con Gianni che dal 1979 al 2011 ha scoperto l’ironia, l’apertura verso il prossimo di cui prima era diffidente ed ora la donna sola che torna neonata e sta lasciando alla vita il compito di plasmare ricordi e ricchezze interiori». Le tre cose che valgono di più nella tua vita? «Al primo posto metto la fede, perché la mano di Dio mi accompagna sin da quando sono nata. Poi la salute e l’onestà intellettuale, perché detesto le ingiustizie, il compromesso e le ipocrisie».

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ADESSO

PERSONAGGI

le Donne D’ITALIA

di Serena Fogli

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P

ianti e corse disperate, urla strazianti e risate contagiose, scatti d’ira e sguardi carichi di tensione: chi è stata Anna Magnani se non tutti i personaggi che ha interpretato per il grande schermo? Prima italiana a vincere l’Oscar come miglior attrice protagonista, l’indimenticata Nannarella ha lasciato le pellicole a parlare di sé, un universo di celluloide capace di renderla celebre in tutto il mondo, regina e icona del neorealismo, simbolo del cinema italiano della rinascita. Le onnipresenti occhiaie, i capelli nerissimi e indomabili, un’espressività innata per uno dei volti più caratteristici del cinema del ‘900: un giornalista americano una volta disse che la superba recitazione della Magnani era in grado di far dimenticare agli spettatori che non era una donna bellissima. Eppure Anna Magnani era bellissima, splendida nelle sue interpretazioni capaci di bucare lo schermo, capaci di arrivare alla testa e al cuore di generazioni di spettatori colpiti dall’incredibile verve di un’attrice tutta tormento e passione.

Anna Magnani, la musa del cinema

DAL TEATRO AL SUCCESSO: ROMA CITTÀ APERTA Una donna vulcanica, uno sguardo penetrante davanti alla macchina da presa: Nannarella, questo il vezzeggiativo che le è stato donato una volta raggiunta la celebrità, un tempo è stata una bimba abbandonata dalla madre alle cure della nonna, senza mai conoscere l’identità paterna, col pensiero fisso a una mamma lontana. Un’adolescenza al conservatorio, e una giovinezza passata a studiare alla Reale Scuola di Recitazione intitolata a Eleonora Duse: Anna Magnani sa che il luogo perfetto per lei è il palcoscenico ed è a teatro che apprenderà i rudimenti di un arte che scorre, innata, nelle sue vene. Stancatasi presto dell’ambiente accademico, comincerà a girare l’Italia per accontentarsi dei ruoli più vari sui palcoscenici di tutta la penisola. La gavetta per Anna Magnani è lunga, tanto che, approdata al cinema nel 1934, deve aspettare il 1945 per veder nascere il suo mito. Grazie alla maestria di Rossellini un’Anna Magnani quasi quarantenne diventa,

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CURIOSITÀ ANNA MAGNANI E L’AMORE, UN RAPPORTO TORMENTATO

«Ho scelto questo mestiere perché volevo essere amata, per ricevere quell’amore sempre mendicato», disse una volta. Dopo un matrimonio finito male con il regista Goffredo Alessandrini, che la tradiva nonostante la fede al dito, una relazione con l’attore Massimo Serato, che la abbandonerà incinta, è Roberto Rossellini a rubare il cuore di Nannarella. Il maestro del neorealismo italiano al cinema, regista che ebbe il merito di mostrare al grande pubblico le incredibili doti della Magnani con Roma città aperta. Quello tra i due fu un amore intenso ma tormentato, durante il quale Anna non riuscì mai a saziare la sua sete di sentimenti. Dopo pochi anni, senza dire niente, Rossellini la lasciò, abbandonandola da sola in una stanza d’albergo per raggiungere Ingrid Bergman, sua nuova musa. «L’amore. Toglietemi tutto. La carriera, la politica, Mike Bongiorno, il festival di Sanremo. Ma l’amore no. L’amore è la pioggia, il vento, è il sole e la notte. L’amore è respiro e veleno». Durante i mesi passati negli USA sarà poi il bacio a Marlon Brando a destare scalpore, e qualche sorriso. L’attore ha raccontato che la Magnani «senza alcun incoraggiamento da parte mia, cominciò a baciarmi con grande passione... appena tentavo di sottrarmi, si stringeva ancora di più e mi mordeva il labbro. Continuavamo a oscillare avanti e indietro, mentre lei cercava di portarmi verso il letto. Alla fine per staccarla da me l’afferrai per il naso e cominciai a strizzarlo con tutte le mie forze. Presa alla sprovvista, fece un balzo e io riuscii a sfuggirle» ha commentato così: «Lei muore prima di toccare a terra, mentre sta volando, leggera ed elegante, spinta da una forza quasi inarrestabile, ad afferrare in volo la mano del suo uomo per trarlo via, unico e solo, da quella massa di derelitti». Anna Magnani, dopo Roma città aperta, diventa la donna che racconta un paese appena uscito dalla guerra: con personaggi che narrano sia la sofferenza della distruzione che la rinascita e la voglia di riscatto, Nannarella diventa il volto dell’Italia che torna a sognare, il simbolo di un cinema che diventa famoso in tutto il mondo.

finalmente, Nannarella, simbolo ed icona del cinema neorealista. Roma città aperta, un film che vale all’attrice un nastro d’argento e la tanto meritata celebrità per una scena che diventerà una delle sequenze più famose del cinema italiano e internazionale: siamo a Roma in piena occupazione tedesca, Sora Pina (il personaggio interpretato dalla Magnani) corre dietro al camion sul quale è prigioniero suo marito; una corsa disperata e poi uno sparo, e la Magnani cade a terra, senza vita. Una scena straziante e piena di pathos che Ascanio Celestini Anna Magnani in Roma città aperta, il capolavoro di Rossellini del1945

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LE DONNE D’ITALIA

LA STRADA VERSO L’OSCAR: LA ROSA TATUATA Nannarella diventa così uno dei volti più celebri del cinema italiano: lavora con i più grandi registi del tempo, diventando una vera e proprio musa del cinema neorealista. È ovunque apprezzata, tanto che, dopo il 1945, si susseguono molti premi e riconoscimenti. L’onorevole Angelina di Luigi Zampa, L’amore di Rossellini e l’intenso Bellissima di Luchino Visconti sono solo alcune delle pellicole in cui le urla disperate, le risate canzonatorie e gioiose, gli sguardi bassi o penetranti rivivono indelebili e indimenticabili grazie all’eternità del cinematografo. E poi arriva Hollywood e il trionfo. Il temperamento rude e affascinante di Nannarella conquista Tennessee Williams, celebre scrittore e sceneggiatore statunitense che scrive un’opera teatrale, La rosa tatuata, ispirandosi proprio a lei, con un ruolo costruito su misura per un personaggio capace di esaltare tutte le doti espressive di una Magnani al massimo delle sue capacità interpretative. La pièce diventa una sceneggiatura e... Un film da Oscar! Perché nel 1956 Anna Magnani vince l’Oscar come miglior attrice protagonista: un’interpretazione autentica e toccante che diventa un trionfo. È la prima Italiana a vincere un Oscar e una delle poche ad apparire nella celebre Walk of Fame a Hollywood. La morte della Magnani lascia un vuoto incolmabile nel mondo della cultura: tanti hanno raccontato di lei, sospirando ad ogni parola quasi a far vivere ancora quello sguardo intenso e malinconico che fece di Anna Magnani, semplicemente, Nannarella. «Confusi con la pioggia / sul selciato / sono caduti / gli occhi che vedevano / gli occhi di Nannarella / che seguivano / le camminate lente / sfiduciate / ogni passo perduto / della povera gente. / Tutti i selciati di Roma / hanno strillato. / Le pietre del mondo / li hanno uditi»: così Eduardo De Filippo saluta Anna Magnani che, stroncata da un tumore al pancreas, muore il 26 settembre 1973. Il mondo intero piange la scomparsa di un’attrice come ne erano mai nate, di un’interprete dall’innato talento, della più grande attrice che il ‘900 abbia mai regalato al cinema.

ADESSO

«Ho capito che non ero nata attrice. Avevo solo deciso di diventarlo nella culla, tra una lacrima di troppo e una carezza di meno. Per tutta la vita ho urlato con tutta me stessa per questa lacrima, ho implorato questa carezza»

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mente, spiegandogli che ciò che ha detto o ha fatto non è buono». In quel «personalmente» c’è una delle più care raccomandazioni di Papa Francesco: «Evitare il clamore della cronaca e del pettegolezzo». Nel parlare occorre utilizzare «delicatezza, prudenza, umiltà, attenzione nei confronti di chi ha commesso una colpa, evitando che le parole possano ferire e uccidere il fratello». Perché «anche le parole uccidono».

INTERVIENE LA COMUNITÀ

ERRARE È

UMANO

anzi, cristiano di Massimo Lanari

O

rmai, a un anno e mezzo dalla sua elezione al soglio pontificio, possiamo dirlo: Papa Francesco è il Papa della quotidianità, che cala gli insegnamenti del Vangelo nella vita di tutti i giorni, anche nelle situazioni apparentemente più banali. Proprio come faceva Gesù Cristo con le parabole. Durante l’Angelus

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dello scorso 7 settembre, ad esempio, Bergoglio ha posto un interrogativo tanto semplice quanto vasto: «Come correggere un altro cristiano quando fa una cosa non buona».

NIENTE PETTEGOLEZZI

Quali sono, dunque, le “regole d’ingaggio” di ogni buon cristiano? Prima di tutto, «parlargli personal-

Ma se questo non basta? «Gesù suggerisce un progressivo intervento: prima, ritorna a parlargli con altre due o tre persone, perché sia più consapevole dello sbaglio che ha fatto». Se ancora non è sufficiente, ecco il terzo passo: «Bisogna dirlo alla comunità». E, infine, «se non ascolta neppure la comunità, occorre fargli percepire la frattura e il distacco che lui stesso ha provocato, facendo venir meno la comunione con i fratelli nella fede». Insomma, carità ma anche fermezza, una posizione che ricorda da vicino lo storico discorso della Piana di Sibari, quello della scomunica nei confronti di tutte le mafie. Ma perché questo coinvolgimento progressivo della comunità? «Lo scopo è quello di aiutare la persona a rendersi conto di ciò che ha fatto, e che con la sua colpa ha offeso non solo uno, ma tutti. Ma anche aiutarci - a noi - a liberarci dall’ira o dal risentimento, che fanno solo male: quell’amarezza del cuore che porta l’ira e il risentimento e che ci portano ad insultare e ad aggredire». E insultare «non è cristiano».

CHI È SENZA PECCATO...

Ma attenzione. Questo atteggiamento non deve trasformarci in implacabili moralizzatori sempre pronti a puntare il dito. «In realtà, davanti a Dio siamo tutti peccatori e bisognosi di perdono. Tutti! Gesù infatti ci ha detto di non giudicare. La correzione fraterna è un aspetto dell’amore e della comunione che devono regnare nella comunità cristiana, è un servizio reciproco che possiamo e dobbiamo renderci gli uni gli altri». Questo è il messaggio fondamentale: «La stessa coscienza che mi fa riconoscere lo sbaglio dell’altro, prima ancora mi ricorda che io stesso ho sbagliato e sbaglio tante volte».


IL MONDO DI FRANCESCO

ADESSO

STOPdelle pergamene al business

Dal 2015 le benedizioni per matrimoni e anniversari si potranno acquistare solo presso l’Elesimoneria vaticana. E il ricavato andrà ai poveri

BIZZARRE POLEMICHE

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el XVI secolo il business delle indulgenze, vale a dire il perdono dei peccati in cambio di denaro, provocò l’indignazione di Martin Lutero e la scissione dei protestanti dalla Chiesa di Roma. Ora, a far discutere, è il business delle benedizioni, sul quale sta per arrivare la scure non di un novello Lutero, ma dello stesso Papa Francesco. La vendita delle pergamene con le benedizioni del Papa, da regalare in occasioni di matrimoni e anniversari, viene effettuata a prezzi compresi tra i 10 e i 50 euro: ne vengono vendute circa 340mila all’anno, per un giro d’affari che si aggira sui 5 milioni di

euro. Il Vaticano, secondo Repubblica, incasserebbe però solo 50-60mila euro, il resto andrebbe tutto ai venditori.

LA LETTERA

Dal 2015, quindi, non sarà più possibile ordinare presso uno dei negozi esterni al Vaticano la pergamena con la benedizione, come stabilito da una lettera inviata ai venditori autorizzati dall’elemosiniere pontificio, il vescovo Konrad Krajewski. Chiunque vorrà la benedizione dovrà rivolgersi direttamente all’Elemosineria, cosa possibile già oggi, e potrà averla a un prezzo compreso tra 7 e 25 euro, a seconda delle dimensioni. E il ricavato andrà ai poveri.

Cosa ci tocca sentire. Secondo alcuni sacerdoti friulani, il Papa non doveva celebrare messa nel Sacrario di Redipuglia (Gorizia) perché il cimitero che commemora centinaia di soldati italiani morti durante la Prima guerra mondiale «fu voluto e inaugurato da Mussolini in persona». I morti, con la loro scritta «presente» sulle tombe, sembrano «pronti a combattere di nuovo per l’idolo fascista di una “patria” che non ha nulla a che fare con la “Patria” delle donne e degli uomini che s’impegnano per la giustizia, la libertà, la democrazia, i diritti umani uguali per tutti». Pierluigi Di Piazza, presbitero noto per le sue posizioni ultra-progressite, ha scritto queste parole in una lettera inviata a Bergoglio. Dunque, secondo Di Piazza, quello di Patria sarebbe un concetto «fascista». E Bergoglio non dovrebbe azzardarsi ad entrare né alla Stazione Centrale di Milano, né all’Eur. E voi di Latina, scordatevi una visita di Papa Francesco.


ALZHEIMER

L’EPIDEMIA del secolo di Angela Iantosca

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PERSONAGGI L’INCHIESTA

Complici gli stili di vita, sono sempre di più le persone che ne soffrono e il 21 settembre se ne celebra la giornata mondiale. Abbiamo voluto compiere un viaggio nel difficile mondo che coinvolge i malati e i loro familiari attraverso il racconto di chi l’ha sperimentato in prima persona. L’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce, la ricerca, gli scenari futuri.

Q

uarantaquattro milioni le persone affette nel mondo da demenza; un nuovo malato ogni 4 secondi per un totale di 7,7 milioni all’anno. Entro il 2030 saranno 75 i milioni di malati per arrivare a 135 milioni nel 2050. Solo in Italia, oggi, sono un milione. Questi i numeri delle demenze, tra cui l’Alzheimer, la malattia che cancella la memoria, il passato, il presente e il futuro. Che annienta la dignità e la consapevolezza del sé. A dirlo l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) e l’Alzheimer’s Disease International, secondo un’indagine compiuta nel 2010. Quelli maggiormente colpiti i paesi in via di sviluppo: ad oggi, il 58%

vive nei paesi a reddito medio-basso, ed entro il 2050 la cifra salirà al 74%. Una vera e propria epidemia sulla quale l’Oms, due anni fa, ha lanciato l’allarme, richiamando l’attenzione dei governi. Perché un numero così elevato di malati significa una spesa sociale di 600miliardi di dollari all’anno. E i dati sono destinati a crescere in proporzione all’allungamento della vita: il rischio di demenze è di uno a otto per gli over 65 e di 1 a 2,5 per gli over 85. COSA S’INTENDE PER DEMENZA? «È una sindrome – spiega Gabriella Salvini Porro, presidente Federazione Alzheimer Italia - che può essere causata da una serie di disturbi progressivi che colpiscono memoria, pensiero, comportamento e la capacità di svolgere le attività quotidiane». E tra le demenze, il primato spetta all’Alzheimer. In Italia si contano 600mila malati. «Il problema principale è che si tratta di una malattia di cui non si conoscono le cause e che riguarda una delle parti più misteriose del nostro corpo: il cervello», aggiunge la Porro. Molteplici le cause e tali da renderla diversa per ogni paziente. «Alla base ci possono essere il Dna, l’ambiente, la vita, l’istruzione. Ma può esserci anche una causa scatenante, che può essere la pensione, la morte di un genitore, qualsiasi cosa che ti stressa al punto da rendere manifesta la malattia che c’era già!». ALLEATI CONTRO L’Alzheimer è una malattia che si sta diffondendo talmente rapidamente da aver spinto le potenze internazionali, lo scorso dicembre, a dar vita ad un’alleanza “per unire governi, settore sanitario e sociale, organizzazioni non profit e società civile per affrontare la sfida della demenza”, ha commentato Marc Wortmann, direttore esecutivo della Global Alzheimer’s and Dementia Action Alliance, che nasce in risposta

SOS ALZHEIMER Il 21 settembre si celebra la Giornata mondiale dell’Alzheimer, per non dimenticare chi dimentica. La ricerca, infatti, fondamentale in una malattia per molti versi ancora così poco conosciuta. Sono diverse le associazioni che si propongono di sostenere la ricerca, i malati e le loro famiglie.

Tra queste: - Federazione Alzheimer Italia (www.alzheimer.it) - Associazione italiana malati Alzheimer (www.alzheimer-aima.it) - SOS Alzheimer (www.sosalzheimer.it)

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a quanto deciso dai leader mondiali nello storico vertice del G8 sulla demenza dello scorso dicembre a Londra, in cui sono state decise le misure da intraprendere per affrontare l’epidemia mondiale di questa problematica. I passi previsti sono: sviluppare un piano internazionale e aumentare i finanziamenti per la ricerca al fine di identificare entro il 2025 una cura o terapia che modifichi il decorso della malattia; creare una nuova figura di Responsabile mondiale sulla Demenza a sostegno di un approccio innovativo che coordini le esperienze e gli sforzi di tutti i paesi coinvolti; invitare l’Oms e l’Ocse a dichiarare la demenza una minaccia per la salute pubblica e sostenere i paesi a incidere sui loro sistemi sanitari e sociali al fine di migliorare l’assistenza e i servizi alle persone con demenza. In Italia, per ogni malato di Alzheimer si spendono circa 60mila euro l’anno. Una cifra che tiene conto sia dei costi diretti per acquisti di prestazioni e servizi, sia di quelli indiretti (ore di assistenza e sorveglianza monetizzati). I primi, pari a 15mila euro, incidono per il 25% e sono sostenuti prevalentemente dalle famiglie. Mentre, i secondi sono legati per la quasi totalità all’assistenza prestata dai care giver, termine con il quale si indicano i familiari che prestano assistenza ai malati e che in Italia, nel 74% dei casi, sono donne. UN PERCORSO AD OSTACOLI L’Alzheimer è una beffa, una vendetta contro l’uomo che tenta di sconfiggere il tempo cancellandogli la memoria. E allora quell’uomo che tutto vuole sapere, che vuole superare le colonne d’Ercole, andare oltre se stesso, lasciare traccia di sé ai posteri viene ridotto a un involucro senza ricordi, ad un corpo di adulto che torna bambino, che cerca rifugio nel ventre materno, che si raggomitola sempre di più, fino a confondersi con la terra. Questo è l’Alzheimer. «Quando mi dissero che mio padre ne era affetto – spiega Francesca, una giovane donna romana che ha toccato con mano in famiglia la malattia – non capii, lo scrutavo e cercavo di prevedere quando non mi avrebbe più riconosciuta, di immaginare cosa avrei potuto provare. Poi quel giorno è arrivato. E si è portato via tante cose». Camminare accanto ai malati di Alzheimer è uno dei percorsi più difficili


Entro il 2030 saranno 75 i milioni di malati, per arrivare a 135 milioni nel 2050. Solo in Italia, oggi, sono un milione. Questi i numeri delle demenze, tra cui figura anche l’Alzheimer.

e dei parenti sarebbe di grande conforto. Essere soli di fronte a questo buco nero è un’esperienza terribile che manda in crisi qualsiasi equilibrio familiare».

di fronte ai quali la vita ci può porre: difficile accettare la malattia, difficile aiutarli, difficile non apparire come i “nemici”. Perché sono i familiari a dover, giorno per giorno, sottrarli alla vita, togliendo loro responsabilità, patente, documenti, identità. «Quasi tutte le associazioni confederate alla Federazione Alzheimer Italia sono formate da familiari di malati, perché l’esperienza personale è fondamentale per aiutare gli altri. La nostra missione, dunque, è migliorare la qualità di vita dei malati e delle famiglie, con una serie di attività. La cosa fondamentale, tuttavia, rimane la diagnosi precoce per preparare la famiglia e la persona», spiega la Presidente Gabriella Salvini Porro. Una delle prime difficoltà nella quale ci si imbatte è, infatti, la mancanza di informazioni o di informazioni corrette. «Noi abbiamo una linea telefonica – conclude la Porro – e in questi anni abbiamo ricevuto centinaia di migliaia di richieste. Non ci limitiamo a dare informazioni generiche, ma facciamo un vero e proprio counseling sociale, legale, psicologico. Sul sito abbiamo inserito un database di strutture alle quali rivolgersi». MA COME COMINCIA? «Un giorno – racconta Francesca – ha dimenticato di venirci a prendere a scuola, un giorno ha lasciato la macchinetta del caffè sul fuoco, un giorno ha smesso di allacciarsi le scarpe, poi non riusciva più a fare i conti, a scrivere, a firmare, a vestirsi. È come un uomo che torna indietro, ma solo nella mente, diventa un

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bambino, con un corpo da adulto e la forza di un adulto. Dimentica tutto ciò che ha imparato. Conserva solo i ricordi del passato, ma gradualmente anche quelli svaniscono. Ricordo che capitava che usciva di casa per fare una passeggiata, senza dire niente, e più di una volta non tornava a casa. In quei casi, abbiamo dovuto attivare amici, parenti ed anche i Carabinieri. Perché hanno una resistenza incredibile e non hanno la percezione della fame, della stanchezza. Camminava moltissimo, dimenticandosi di sé. La cosa più difficile è il confronto con il mondo esterno alla casa: c’è chi ti dice di abbandonarli, tanto non capiscono, c’è chi ti giudica, c’è chi si impressiona e si allontana, senza capire che, come in tutte le malattie, la vicinanza degli amici

LA DIAGNOSI E LE CURE «È una malattia complessa da spiegare – dice Claudio Mariani, professore di Neurologia presso l’Università degli Studi di Milano, Ospedale Sacco – e quando si avverte qualcosa di strano, di solito si va dal medico curante, quasi mai dallo specialista. Così si perde moltissimo tempo, finché si arriva nelle Uva (Unità Valutazione Alzheimer) regionali o presso le Uvd (Unità Valutazione Demenze). Alcuni esami vanno ad escludere altre patologie, come delle vascolopatie. A quel punto il paziente viene sottoposto a una Tac e poi a dei test psicologici. Si fa prima una diagnosi di demenza. Il 60% delle volte si tratta di Alzheimer. Dopodiché, se c’è una diagnosi clinica, si procede con i farmaci sintomatici che nella migliore delle ipotesi danno una temporanea stabilizzazione, ma non influiscono sul decorso della malattia». La diagnosi precoce è ovviamente fondamentale. Ad agosto presso l’Ebri, European Brain Research Institute, fondato a Roma nel 2002 da Rita Levi Montalcini, è stato individuato il sito intracellulare dove cominciano a formarsi le specie molecolari tossiche che danno inizio alla patologia. Quindi nella fase precoce del morbo sarà possibile in futuro colpire attraverso sonde molecolari mirate le


PERSONAGGI L’INCHIESTA

strutture patologiche prima che vengano fuori dalla cellula. L’obiettivo del team italiano è creare una Cittadella dell’Alzheimer press il Regina Elena a Roma e continuare le ricerche in questa direzione. Per quanto riguarda le cure, non esiste una terapia farmacologica risolutiva, ma molto si può fare per il malato e la sua famiglia che, all’improvviso, si trova a convivere con una persona nuova, sconosciuta. «Si procede di solito – racconta Francesca – per tentativi. Spesso si comincia con gli antidepressivi, perché la depressione frequentemente è l’anticamera della malattia. Poi il nostro medico di famiglia si rese conto che qualcosa non andava e ci indirizzò da uno psicologo e da un neurologo. Sembra incredibile, ma a mio padre è stata diagnosticata la malattia grazie a dei test psicologici specifici. La cura migliore, comunque, al di là delle medicine, rimane sempre l’amore: l’Alzheimer cancella i ricordi, ma non l’istinto di andare verso chi è in grado di regalare un abbraccio. Con mio padre ho dovuto imparare a comunicare in un altro modo, senza parole. E forse solo allora ho cominciato a conoscerlo veramente. E in quell’oblio mi ha insegnato molto. Come solo un padre sa fare». Una nuova speranza per i malati arriva dalla cannabis. La scoperta arriva dai neuroscienziati dell’University of South Florida. L’esperimento ha dimostrato che dosi estremamente basse di Thc (il principio attivo della marijuana) pos-

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Una nuova speranza per il trattamento della malattia arriva dalla cannabis, sulla quale si stanno conducendo esperimenti negli Stati Uniti d’America.

sono rallentare o addirittura arrestare lo sviluppo della patologia, riducendo la produzione di beta-amiloide. Questa proteina, normalmente presente in forma solubile nel cervello degli anziani, nelle persone affette da Alzheimer forma delle placche che sono la causa del declino psico-cognitivo tipico dei pazienti. Allo stesso tempo, il Thc potenzia la funzione mitocondriale, necessaria per trasmettere segnali neuronali e mantenere in salute il cervello. Inoltre, ci tengono a sottolineare i ricercatori, a queste dosi estremamente basse, i benefici terapeutici della cannabis prevalgono ampiamente sui rischi di tossicità e di perdita della memoria. Si tratta ovviamente soltanto di un esperimento, che come tale non può ancora offrire garanzie di cure generalizzate, ma che rappresenta sicuramente una delle tante strade che la ricerca sta cercando di percorrere per venire a capo di quella che è a tutti gli effetti una delle patologie del secolo.

L’IMPORTANZA DELLA PREVENZIONE Secondo i ricercatori dell’Università di Cambridge, tra i fattori di rischio della malattia neuro-degenerativa, ci sono elementi imputabili allo stile di vita, come fumo o mancanza di esercizio fisico, sui quali si può agire. Sembra che, riducendo del 10% alcuni di questi fattori ben 9 milioni di casi di Alzheimer entro il 2050 potrebbero essere evitati. Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista medica “The Lancet”, stila la lista dei sette fattori di rischio della patologia: diabete, ipertensione e obesità nella mezza età, inattività fisica, depressione, fumo e scarsa attività intellettuale. Molti di questi elementi dipendono da scelte di vita che si possono determinare. Secondo i ricercatori di Cambridge un caso su tre di Alzheimer è addebitabile proprio a cattive abitudini o stili di vita e, dunque, si tratta di casi aggirabili, soprattutto attraverso la prevenzione.

MALATI FAMOSI Margaret Thatcher, primo ministro del Regno Unito fino al 1990 e unica donna a aver ricoperto quel ruolo, si è ammalata di Alzheimer. Tutti ricordano le parole di Carol, la figlia della Lady di ferro: «Mia madre ora dimentica tutto. Confonde le guerre di Falklands e Jugoslavia. E bisogna ricordarle ogni volta che il marito è morto nel 2003». Altro malato di fama internazionale fu Ronald Reagan che annunciò alla nazione di essere malato: «Ora cavalco verso il tramonto», disse. Come loro, tanti altri tra cui l’attrice Monica Vitti, lo scrittore Gabriel Garcia Marquez, Peter Falk (il tenente Colombo), e Charlton Heston, l’amato Ben-Hur.

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PERSONAGGI

Lara

Bonazza Un amore in cucina

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Foto e testo di Maurizio Fiorino


DONNE DI

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«È

buonissima questa brioche. Vedi: la pasta sfoglia è come piace a me, friabile, e si può sfilare, vuol dire che la lievitazione è stata lenta». Fare colazione con Lara Bonazza significa anche questo. Ci incontriamo in un bar a Porta Venezia, lei arriva e va via in motorino, leggera come il vento di questa strana estate. In questi giorni è carica come non mai e chi ha il piacere di conoscerla, sa che è già di per sé carica di natura. Chef a domicilio e organizzatrice di catering per eventi, lei e Roberto Di Mauro (suo amico e insegnante professionista dei laboratori delle cucine alberghiere), stanno lanciando una scuola di cucina a dir poco rivoluzionaria. «Non volevamo fare la solita scuola, ce ne sono già troppe. Così abbiamo pensato dieci corsi dedicati, tra l’altro, a chi vuole imparare la cucina senza glutine o a chi vuole passare da vegetariano a vegano. Ma anche cucina tradizionale, dolci e i sughi. Ce n’è per tutti i gusti». Ho conosciuto Lara qualche mese fa per lavoro. Lei avrebbe cucinato quattro dolci, io li avrei fotografati per una rivista. È stato uno dei lavori più piacevoli e allo stesso tempo difficili. Piacevole perché Lara lo è, difficile perché è stata dura non affondare le mani in quei dolci. Alla fine, probabilmente inteso il mio malessere, Lara mi regalò una torta di mele. Al bar non sta ferma un secondo, neanche quando beve il caffè marocchino che, dall’euforia, dimentica sul tavolo per finirlo qualche minuto dopo, tiepido. Mi racconta di quella volta che ha organizzato una cena per una coppia di fidanzati. «Lui doveva chiederle di

sposarlo, tutte le portate erano in riferimento alla loro storia d’amore. Si è cominciato coi pop-corn, visto che il loro primo appuntamento fu al cinema. Conservato all’interno del box dei popcorn c’era anche il biglietto. E così via, ogni portata era un tuffo nella loro storia. Finché lui non le ha chiesto di sposarlo, a fine cena». E tu? «Io pensavo: ad avercelo un uomo così», scherza. In realtà ha un uomo che la sostiene e la ama alla follia, e Lara ricambia. Entrambi condividono l’amore per i loro due cagnolini: Benito e Dafne. «Io ero dietro la porta della cucina a spiare. E a piangere, ovvio». Un rapporto, quello con la cucina, che l’ha affascinata

La passione per l’arte culinaria ha spinto la giovane Lara a dare vita a corsi di cucina e a prodotti molto innovativi.

sin da piccola, per questo forse quando parla di cibo le luccicano gli occhi. «Io amo stare tra i fornelli e ricercare nei visi delle persone che mangiano il lampo di felicità che un buon piatto può regalare. La cucina è passione, è un’opera d’arte che prende forma tra le mie mani» racconta. «La mia più grande maestra è stata mia nonna. È lei che mi ha insegnato la cucina tradizionale, quella vera, fatta di pochi ingredienti». Il suo pezzo forte sono proprio i tortelli di sua nonna, quelli di zucca alla mantovana. Qualche anno fa Lara gestiva un’azienda che le assorbiva tutte le energie, e cucinare per gli amici era il suo unico rifugio. Così decise di frequentare una scuola di cucina tutte le sere, dopo il lavoro. «A volte ero distrutta, dopo aver spostato bancali tutto il giorno. Poi ho venduto l’azienda e mi sono domandata cosa ne sarebbe stato di me. Fui assalita dal panico e dalla paura, ma in quei giorni ho anche pensato il fatidico: o adesso, o mai più. Ed eccoci qui». Alla fine le ammetto che la sua torta di mele la mangiai nel tragitto da casa sua a casa mia. In metropolitana, senza neanche un tovagliolo. È stata una delle torte di mele più buone che avevo mai mangiato in vita mia. Insieme a quella di mamma, e non è poco.

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PUNTI PERSONAGGI DI VISTA

La data è già stata scelta: 13 ottobre. La liquidazione pure: 27 milioni. Dopo 23 anni, la storia d’amore tra la Ferrari e Luca Cordero di Montezemolo si conclude con un breve comunicato e una conferenza stampa: numeri da capogiro, qualche pacca sulla spalla, tanti complimenti e soprattutto un grazie “per il lavoro svolto”. Al suo posto Sergio Marchionne, l’italiano d’America che da alcuni anni sta cercando di portare una ventata di aria fresca nel nostro Paese e soprattutto in un’azienda

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che, di fatto, ha costruito l’Italia stessa. I suoi maglioncini blu a girocollo hanno già fatto il giro del mondo, le sue dichiarazioni pure. “Cambiare per innovare” sono i verbi che più sembrano contraddistinguere le sue azioni. L’ultima proprio in Ferrari: un cambio per tornare a vincere. Vada per il cambiamento, ma Marchionne riuscirà a vincere anche questa volta? Lui vuole farcela, senza se e senza ma. Cercando anche di mantenere una promessa pressoché fondamentale: mantenere Ferrari un marchio italiano.

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PERSONAGGI NARRATIVA

I colori di DORA di Iris Blu

CAPITOLO VIII

U

scì dallo studio medico, rilassata e di ottimo umore: le analisi andavano tutte bene, era all’ottava settimana di gravidanza e tutto era nella norma... Sabrina era colma di gioia. La attendeva una settimana di ferie, tutta per sé. Non sarebbe partita ma avrebbe avuto il tempo di fare alcune cose lasciate in sospeso: comprare un nuovo televisore, cambiare lavatrice e chiamare sua madre... Per le prime due le sarebbe bastato sfogliare un catalogo online e digitare il numero di una carta di credito. Niente di più semplice. Per il terzo punto, invece, la situazione era ben diversa. Non aveva a disposizione nessun catalogo per soddisfare le sue esigenze, nessun discorso pronto e soprattutto nessuna voglia di sentire la sua “dolce mammina”, come amava chiamarla. Si sentivano di rado

glio è un uomo inaffidabile, mi ha tradito con mia cugina (chissà cosa dirà di lei!) e io voglio fare tutto da sola. Come sempre... tutto da sola”. Si rese conto di essere davanti allo studio medico già da un paio di minuti, concentrata sui suoi pensieri e con il telefono in mano. Sbloccò la tastiera del suo costosissimo cellulare e chiamò... un taxi. Sua madre? Avrebbe pensato alla lavatrice, al televisore e poi al resto. “Sì, buongiorno, avrei bisogno di un taxi. Mi trovo in via...” La sua auto sarebbe arrivata in soli tre minuti e nel giro di un quarto d’ora sarebbe giunta a casa. Per prima cosa, pensò con soddisfazione, si sarebbe rilassata sul divano. Musica, un cappuccino, qualche biscotto... e una bella dormita no stop, senza sveglie! Guardò nuovamente il cellulare e prese una decisione: avrebbe cancellato il

A VOLTE SI ENTRA IN UN LABIRINTO, IN UN LUOGO DOVE LA LUCE SEMBRA VOLER FUGGIRE VIA, E POI SI RITROVA LA STRADA DELLA SPERANZA. e si vedevano ancora meno. Da quando Sabrina, donna molto tenace e indipendente, aveva deciso di lasciare il suo paesino per una città, i rapporti con la madre erano peggiorati. Drasticamente. Non avevano mai avuto un buona intesa, anzi... una diceva bianco e l’altra nero, una amava le sfide e l’altra la tranquillità, una era molto religiosa e l’altra atea. Spesso le differenze uniscono e altre volte dividono, completamente. Sabrina pensò al momento in cui avrebbe dovuto dire a sua madre le ultime novità. “Potrei non dirle nulla... no, mi sembra una pessima idea. Le dirò esattamente come stanno le cose: il padre di mio fi-

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numero del suo ex. Certo, lo ricordava a memoria. Ma il gesto era importante, fondamentale e l’avrebbe fatto. Nessuno avrebbe messo i piedi in testa a Sabrina, nessuno. Il taxi arrivò, puntualissimo. Sabrina aprì la portiera dell’auto e si accomodò, “Salve, vado in via... anzi, no. Per cortesia, mi porti in centro. Ha presente il museo d’arte contemporanea? Mi porti lì davanti... grazie.”. “Certo! Ci vorranno venti minuti, grosso modo”. Il conducente le sorrise dallo specchietto e partì. Voleva assolutamente vedere la mostra di cui le avevano tanto parlato... e non andava in un museo da un sacco di tempo! In fondo, per dormire, aveva a

disposizione tutto il pomeriggio! Le sarebbe piaciuto andarci con Dora, avrebbe apprezzato tantissimo la sua compagnia. Sabrina amava l’arte, tutta, ma non era di certo un’intenditrice. Aveva letto recensioni molto positive sulle opere esposte e sull’allestimento. Il tema della mostra era Il labirinto dell’erede. Ovvero opere prestigiose, importanti, famose, accostate a quelle di artisti emergenti... alcuni giovani artisti non avevano mai esposto un quadro. Sì, arte e bellezza le avrebbero fatto bene... Guardando fuori dal finestrino si accorse del grigiore in cui viveva. Era in quella città da circa dieci anni... e per la prima volta, quell’ammasso di palazzoni e grattacieli, le apparve differente. Quella era la città del suo primo lavoro, dove si era laureata, dove aveva compiuto i vent’anni e anche i trenta, quello era il posto dove aveva conosciuto il primo grande amore e anche il secondo... lì, tra quelle vie affollate, aveva trascorso momenti tristi, felici, spensierati, momenti di tenerezza e altri malinconici. E li aveva passati, il più delle volte, con le sue amiche. Sotto quel cielo avrebbe dato alla luce il suo primo figlio e sotto quel cielo sarebbe diventata madre. E forse, proprio per quell’ultimo pensiero, ora le sembrava tutto diverso. Quel grigiore, che non l’aveva mai spaventata e che forse non aveva mai notato, ora le metteva addosso una grande tristezza. Non era semplicemente un velo, posto tra il cielo e la metropoli, ma un modo di percepire e vedere le cose, uno stile di vita. Le andava ancora bene? Perché stava pensando a tutte quelle cose?


Sì, aveva proprio bisogno di una boccata d’aria... diversa. Il museo le avrebbe giovato! “Signora, siamo arrivati. Sono 22 euro...”, il tassista le sorrise nuovamente e dopo aver intascato il suo compenso scese dall’automobile e andò ad aprirle la portiera. “Lei è molto gentile, spero di rivederla, a presto”. “È stato un piacere, grazie a lei e buona giornata, signora...” Sabrina si diresse verso la cassa del museo, pagò il suo biglietto ed entrò, in attesa di meravigliarsi. E si sarebbe meravigliata... eccome! Il percorso somigliava a un labirinto pieno di curve e angoli. A ogni angolo si poteva trovare l’opera di un artista sconosciuto, o poco noto, con una breve descrizione... e subito dopo un quadro, oppure una scultura, di un rinomato genio dell’arte. Sabrina non credeva ai suoi occhi: aveva bisogno di tutto quel colore, di quell’atmosfera ovattata e quasi sacra... pensò al grigiore che aveva appena abbandonato e si sentì sollevata. Il paradiso era a portata di mano. Dora amava l’arte... e come darle torto? “Io non sarei mai capace di fare qualcosa di così bello, sono totalmente impedita! Per fortuna ho altre doti”. Si fermò davanti a un quadro mera-

viglioso. Raffigurava un enorme sole iridescente e dei cavalli. Era un dipinto molto semplice eppure di grande impatto emotivo, le aveva donato una grande pace, un grande senso di calma interiore... lesse il nome dell’artista. Era un emerito sconosciuto. “Caspita, complimenti allo sconosciuto!” Il museo era praticamente vuoto, c’erano pochissime persone, e la cosa non le dispiaceva affatto. Al lavoro sentiva ogni giorno decine e decine di persone: via e-mail, via webcam, al telefono... finalmente un po’ di pace! All’improvviso si ritrovò davanti a una curva che l’avrebbe portata in una specie di tunnel privo di luci. Sull’ingresso c’era esposto un cartello luccicante con dipinti dei fiori e una parola: Eden. Sollevò un drappo nero ed entro nel tunnel. Sulle pareti si potevano intravedere dei disegni fluorescenti. Erano piante e fiori. Erano solo due o tre metri di oscurità, niente di più, però l’ambiente era quasi magico, fatato. Alzò un drappo bianco e si ritrovò in una stanza enorme: dal soffitto pendeva un lampadario a tema floreale, un gigantesco fiore luminoso, che per un attimo scambiò per un’astronave spaziale. Era veramente d’effetto! “Wow, niente male... però forse per il mio salotto è troppo.” “Lo trova bello anche lei? Io lo trovo un po’ kitsch. Però non è male... in ogni caso deve solo illuminare la stanza e queste opere magnifiche. Si dia uno sguardo in giro, vedrà, si dimenticherà in un istante di questo lampadario”. La signora, un po’ eccentrica, guardò Sabrina con affetto. Sabrina ricambiò lo sguardo e allungò la mano... “Piacere, io sono Sabrina...” “Il piacere è mio. Io sono la contessa di... ma puoi chiamarmi Ilo. È un diminutivo del mio nome e mi chiamano tutti così, da sempre”. La contessa, una donna sulla cinquantina, aveva un viso delicato e gentile ed enormi occhi azzurri. Indossava un abitino rosso e una lunga sciarpa rosa, tempestata di piccole gemme colorate. Sui capelli, di un castano chiaro e ricciuto, luccicava un grande fermaglio a forma di pavone... Sabrina era incantata: quel look era ec-

cessivo eppure sobrio nello stesso tempo. Ma come faceva a portare tutto così bene? Lei, agghindata a quel modo, non sarebbe uscita di casa nemmeno per un milione di euro... soprattutto in pieno giorno! “Sabrina, posso avere il piacere di farti da cicerone? Amo l’arte... sono una pittrice e gallerista. In passato ho lavorato anche come talent scout... tu invece cosa fai di bello nella vita? Sei anche tu un’artista?” “No, no... amo l’arte, senz’altro. Ma non sono assolutamente portata e non posso definirmi nemmeno un’appassionata! Lavoro per una casa farmaceutica e sono una manager... attualmente in vacanza, per tutta la settimana! Sì, accetto il suo invito, anzi, la ringrazio”. “Dammi pure del tu, ti prego... ho collaborato con il museo per l’allestimento e la ricerca di alcuni pezzi di questa mostra. Sono tornata a dare un’occhiata al mio pezzo preferito. È un quadro che ho comprato in un mercatino delle pulci. Eccolo là, è quel quadro con i gigli e le rose... avviciniamoci! Guarda, gigli con lo stelo spinato, e dietro ai petali bianchissimi ombre blu di rose che stanno, forse, per fiorire. È incantevole e semplice. E questi fiori, sembrano vivi! Non trovi?” Sabrina rimase a bocca aperta. “Chi è l’autore... o l’autrice?” Possibile che Dora non le avesse detto nulla? Che non avesse detto nulla a nessuno? L’autore di quel dipinto era lei, ne era sicura. “Non si sa... non c’è la firma. Vorrei tanto poter conoscere l’artista che ha dipinto questa magnifica natura. Credimi, è un’opera piena di talento...” “Ilo, io forse, posso aiutarla...” La contessa guardò Sabrina esterrefatta. Aveva detto di amare l’arte ma di non essere un’intenditrice. Come avrebbe potuto aiutarla? Sabrina sorrise alla sua nuova amica e poi guardò il quadro. Era meraviglioso, ed era stato creato da una persona speciale. Una sua amica, un’amica che amava tanto. Forse quell’incontro avrebbe cambiato il destino di Dora, per sempre. Non era una coincidenza! A volte si entra in un labirinto, in un luogo dove la luce sembra voler fuggire via, e poi si ritrova la strada della speranza. Sabrina stava passando una bella giornata. Non vedeva il sole ma poteva percepirne il calore. Continua nel prossimo numero...


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PERSONAGGI LUOGHI

La Val di Fassa offre scenari veramente unici fra alcune delle pi첫 maestose e note cime dolomitiche, come quelle del Gruppo del Sella, del Sassolungo, del Catinaccio con le Torri del Vajolet e della Marmolada.

VAL DI FASSA la perla delle Dolomiti

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© Fototeca Trentino Sviluppo S.p.a. - Foto di Pio Geminiani

di Vincenzo Petraglia

È UNA DELLE PIÙ SPETTACOLARI VALLI DEL TRENTINO, ATTORNIATA DALLE FANTASIOSE VETTE DELLE DOLOMITI, DICHIARATE PATRIMONIO UNESCO. PARADISO DEGLI ESCURSIONISTI DI TUTTO IL MONDO, MA ANCHE DI COLORO CHE VOGLIONO SEMPLICEMENTE RIGENERARSI ANIMA E CORPO IMMERSI NELLA NATURA, MAGARI ANCHE INSIEME AI PROPRI BAMBINI

È

una delle valli più affascinanti del Trentino, incastonata fra alcune delle vette più spettacolari di quelle Dolomiti che in tanti ci invidiano nel mondo e che non a caso sono state inserite nella lista dei patrimoni dell’Unesco. La Val di Fassa, nella parte nord-orientale del Trentino, ai confini con le province di Bolzano e di Belluno, è un magnifico intreccio di paesaggi mozzafiato, svariate possibilità di fare sport all’aria aperta con attività adatte veramente a tutti, anche alle famiglie con bambini, antiche tradizioni e gustosa enogastronomia. E l’autunno, ormai alle porte, è forse uno dei momenti più belli per godersi quest’angolo di paradiso montano, con le foreste che pian piano si tingono di giallo e arancio e la luce che assume quella particolare brillantezza tipica di questo periodo dell’anno.

TRA BOSCHI E VETTE SPETTACOLARI

Boschi a perdita d’occhio, montagne di scenografica perfezione, prati verdissimi e specchi d’acqua che quasi si confondono con l’azzurro del cielo. La Val di Fassa offre scenari veramente unici, incastonata fra le più maestose e note cime dolomitiche, come quelle del Gruppo del Sella, del Sassolungo, del Catinaccio con le Torri del Vajolet e della Marmolada. Maestose pareti di roccia scolpite nei millenni da Madre Natura, paradiso degli escursionisti di tutto il mondo e capaci di emozionare per la loro bellezza chiunque passi da queste parti. Soprat-

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LUOGHI

© Fototeca Trentino Sviluppo S.p.a. - Foto di Pio Geminiani

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La Val di Fassa, nella parte nordorientale del Trentino, ai confini con le province di Bolzano e di Belluno, è un magnifico intreccio di paesaggi mozzafiato e splendide foreste.

tutto quando danno vita al fenomeno chiamato “Enrosadira”, quando cioè le cime si colorano, all’alba e al tramonto, delle più incredibili sfumature di rosso. Sentieri e vie attrezzate consentono di salire sulle cime dolomitiche, alcune raggiungibili anche con efficienti impianti di risalita, e godersi panorami davvero mozzafiato. I sentieri, con livelli di difficoltà adatti veramente a tutti, dai meno avvezzi alla montagna fino ai più esperti, partono praticamente da tutti i paesi della valle: Canazei, Moena, Soraga, Mazzin, Vigo, Campitello e Pozza di Fassa. Caratteristici con i loro “tobiè” (fienili, in ladino, il dialetto locale), antichi edifici rurali annessi alle abitazioni in molti casi perfettamente conservati, sono tutti immersi in suggestive e ri-

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lassate atmosfere. Ideali per rigenerarsi anima e corpo.

UN TUFFO FRA ANTICHE LEGGENDE E TRADIZIONI

La Val di Fassa è la terra dei Ladini, una minoranza etnica tutelata, che continua a difendere con orgoglio le proprie radici culturali, linguistiche e gastronomiche. Le tradizioni popolari ladine affondano le loro radici nella cultura celtico-retica che si ritrova in una miriade di affascinanti leggende tramandate nei secoli e che hanno popolato questi luoghi di racconti legati al mondo della natura e dei fenomeni a cui non sempre in passato l’uomo riusciva a dare spiegazioni razionali. Così boschi, creste, scarpate sono state animate da “vivenes”, creatu-

re femminili belle e gentili che abitavano i monti e i corsi d’acqua, “bregostènes”, esseri femminili brutti e dispettosi, “stries”, donne perfide e malvagie, o da “morchies”, nani, e “salvans”, uomini selvatici e bifronti. Storie tramandate di generazione in generazione nelle lunghe sere invernali trascorse al caldo della “stua” (la stanza da giorno dove si raccoglieva la famiglia), raccontate ai bambini soprattutto dalle donne, perno della famiglia, che hanno avuto un ruolo fondamentale nel mantenere viva la lingua ladina e la cultura locale. E non è un caso che le leggende ladine siano incentrate spesso su protagoniste femminili. Storie e leggende che sono state raccolte anche in diversi libri. Come quelli di Hugo de Rossi, che nel 1912,


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© Fototeca Trentino Sviluppo S.p.a. - Foto di Ronny Kiaulehn

PERSONAGGI La valle offre l’opportunità di cimentarsi veramente in ogni tipo di attività all’aria aperta. Dalle passeggiate poco impegnative in pianura ai trekking per i più esperti. Dall’arrampicata sulle pareti dolomitiche alla mountain bike.

dopo scrupolose ricerche sulle storie locali narrate dagli anziani, le pubblicò in “Fiabe e leggende della Val di Fassa”, e Karl Felix Wolf (1879-1966) autore del popolare “I Monti Pallidi”. Tradizioni che rivivono a tutt’oggi, anche per i turisti, tramite diverse manifestazioni organizzate nella valle, sentieri tematici, come il “Trekking delle leggende”, un anello escursionistico di 200 chilometri, che deve il proprio nome ai numerosi racconti mitologici di queste zone e che attraversa i paesaggi dolomitici di San Martino di Castrozza e le valli di Fiemme e di Fassa. O attraverso l’instancabile lavoro di salvaguardia delle tradizioni locali portato avanti dall’Istituto Cultu-

rale Ladino e dal Museo Ladino, a Vigo di Fassa, che propone interessanti collezioni etnografiche fra costumi tradizionali, filmati e percorsi multimediali.

UN EDEN PER GLI AMANTI DELLA VACANZA ATTIVA

La valle offre l’opportunità di cimentarsi veramente in ogni tipo di attività all’aria aperta. Dalle passeggiate poco impegnative in pianura ai trekking per i più esperti. Dall’arrampicata sulle pareti dolomitiche alla mountain bike. Dalle passeggiate a cavallo al deltaplano e al parapendio. Ce n’è insomma per tutti i gusti. Anche per chi vuole semplicemente rigenerarsi anima e corpo in uno

dei tanti centri benessere super attrezzati che si trovano nella valle. Fra i trekking più entusiasmanti quelli che si sviluppano intorno al Passo del Pordoi, cui si può arrivare anche in auto percorrendo stretti tornanti panoramici immersi in una natura maestosa. Da qui si sviluppano due sentieri: quello del Gruppo del Sella e il Viel del Pan. Il primo risale la costa della montagna sino a raggiungere la terrazza del Rifugio Maria, a 2950 metri di quota, da cui si gode una delle più belle viste sulle nostre Alpi. Vi si può giungere anche in funivia e proseguire a piedi per il Rifugio Forcella, che si trova in una piccola valle formata dai detriti del ghiacciaio

ARTIGIANATO E GASTRONOMIA DA GOURMET La cultura dell’artigianato artistico in legno è la vera peculiarità della Val di Fassa. Gli artigiani locali espongono le loro opere (statue, bassorilievi, mobili, crocifissi o oggetti di arredamento per la casa) in piccole botteghe, dove si può ancora respirare quell’atmosfera che ricorda i vecchi mestieri. Tra le più caratteristiche creazioni artistiche locali spiccano sicuramente le “faceres”, le maschere lignee tipiche del Carnevale Ladino, da indossare o da appendere alle pareti come dei quadri. Molti e gustosi i prodotti dell’enogastronomia locale. Non si può andare via dalla valle senza aver assaggiato un bel piatto fumante di polenta cucinata nel paiolo di rame o senza aver degustato uno degli invitanti taglieri di salumi e formaggi locali. E ancora i gustosi canederli, la zuppa d’orzo, i tradizionali ravioli “cajoncie”, i crauti, che accompagnano salsicce, costine e carrè di maiale. E, per i più golosi, sono un must lo strudel, le frittelle di mele e le “fortaes”, dolci fritti dalla caratteristica forma a chiocciola.

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Una delle peculiarità della valle è rappresentata dall’artigianato. I manufatti in legno sono delle vere e proprie opere d’arte.

che danno vita a un paesaggio “lunare” di grandissima suggestione. Coloro che cercano emozioni uniche devono assolutamente spingersi oltre e puntare al Rifugio Capanna Fassa, che si raggiunge in circa un’ora e dove si può anche pernottare. Situato sulla cima del Piz Boè, la più alta del Gruppo del Sella, a 3152 metri di altitudine, il rifugio offre una visione a 360 gradi su tutto il circondario: la vista spazia dalla Marmolada al Catinaccio, dal Sassolungo alle Tofane, dal Puez al Civetta. In assoluto uno dei panorami più belli delle Dolomiti. Se si giunge fino a qui, vale la pena pernottarvi perché lo spettacolo di cui si gode al tramonto e all’alba è un’esperienza quasi mistica. Da togliere veramente il fiato! Un altro bel sentiero, che parte sempre dal Passo del Pordoi e giunge a Portavescovo, nei pressi di Arabba, posizionata nella valle retrostante, è quello del Viel del Pan, che dà la possibilità di percorrere in circa tre ore (si tratta di un percorso piuttosto semplice e poco impegnativo) l’itinerario che in passato veniva utilizzato dai commercianti di farina del bellunese per attraversare più rapidamente le valli, senza dover percorrere le strade La Val di Fassa è la terra dei Ladini, una minoranza etnica con proprie radici culturali, linguistiche e gastronomiche che derivano dalla cultura celtico-retica, popolata da affascinanti leggende in molti casi ispirate dalla maestosità della natura circostante.

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COME DOVE QUANDO

I RISTORANTI

· Kaiserstube Strèda Dolomites 66, Canazei 0462/60.11.06 www.kaiserstubecanazei.it. · Malga Panna Strada de Sort 64, Moena 0462/57.34.89 – 346/3.79.50.73 www.malgapanna.it. · Dò Vea Strada di Bagnes 14, Pozza di Fassa 0462/76.37.77.

ALBERGHI

più lunghe del fondovalle. Lungo il percorso si trovano diversi punti di ristoro, dove si può sostare per godersi il paesaggio e assaporare le specialità del luogo in tipiche malghe di montagna. Molti dei sentieri intorno alla valle sono percorribili anche in mountain bike. Ce ne sono sia di impegnativi, per i più esperti, che per coloro, comprese le famiglie con bambini, che amano le pedalate tranquille, come per esempio la “Pista ciclabile delle Dolomiti” che, in

47 km, unisce Fassa alla vicina Val di Fiemme, per un tempo medio di percorrenza di circa tre ore. Per i più allenati ci sono, invece, l’appassionante escursione guidata Sellaronda Mountainbike Tour e i quattordici itinerari fassani del “Dolomiti Lagorai Bike”: mille chilometri di sentieri oltre i 2000 metri di quota fra le cime di Fassa, Lagorai, Pale di San Martino e Monte Corno, che offrono paesaggi e punti panoramici davvero spettacolari.

· Hotel Foresta Strada de la Comunità de Fiem 42, Moena 0462/57.32.60 www.hotelforesta.it. · Hotel Bernard Strada Roma 24, Canazei 0462/60.11.12 www.hotelbernard.com. · Hotel Cèsa Edelweiss Strèda Ciadenac 1, Campitello di Fassa 0462/75.05.23 www.cesaedelweiss.it.

GLI EVENTI DA NON PERDERE

· RIFUGI DEL GUSTO (fino al 5 ottobre). In undici rifugi alpini della valle, oltre ad assaporare i piatti tipici locali, vengono organizzate anche escursioni tematiche insieme con guide alpine ed esperti del territorio. · SIMPOSIO TOP WINE (11 ottobre). Gli appassionati del vino si ritrovano a quota 2950 metri sulla “Terrazza delle Dolomiti” del Rifugio Maria (raggiungibile dal Passo Pordoi con la funivia) per assaggiare i migliori vini del Trentino.

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UFFICIO INFORMAZIONI TURISTICHE APT VAL DI FASSA Canazei Strada Roma, 36 0462/60.95.00 www.fassa.com.

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Eventi in SETTIMANA

NmObre Ml 1I8LsA t t e e da NI GIOVANTINI SEGANapproda uno dei Reale A Palazzo rtisti di fine ‘800, a io magg ri ompleta oramica c n a p a n u con opera. della sua

di Chiara Mazzei

STRADIVARIFESTIVAL

CORTOLOVERE LOVERE (BG) 25-27 SETTEMBRE

CREMONA 14 SETTEMBRE - 12 OTTOBRE

MERCATINO DEI SAPORI D’EUROPA CERVIA 19-21 SETTEMBRE

Il meglio della produzione enogastronomica ed artigianale europea sarà in mostra nel centro storico di Cervia, dove per tre giorni si respirerà un’aria internazionale con l’opportunità di incontrare culture e abitudini di diversi paesi. Oltre 100 commercianti ambulanti provenienti da tutta Europa e dalle regioni italiane proporranno i prodotti tipici dei loro luoghi d’origine. venerdì

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XI° edizione mercatino dei sapori d’Europa ARGENTINA AUSTRIA BELGIO BRASILE ECUADOR EGITTO FRANCIA FINLANDIA GERMANIA GRAN BRETAGNA

GRECIA INDIA IRLANDA ISRAELE LITUANIA MESSICO OLANDA POLONIA REP. CECA RUSSIA

SENEGAL SLOVENIA SPAGNA THAILANDIA UCRAINA UNGHERIA

Le regioni d’ITALIA

Con il contributo della

COUS COUS FESTIVAL SAN VITO LO CAPO ( TP) 23- 28 SETTEMBRE

Protagonista indiscusso di questo Evento che si ripete ormai da 17 anni, alla fine di settembre, è il cous cous, piatto ricco di storia ed elemento di sintesi tra culture, simbolo di apertura, meticciato e contaminazione. Durante tutta la settimana sono previsti, oltre alla gara gastronomica tra chef di diversi paesi, momenti di approfondimento dedicati ai cous cous del mondo, incontri culturali, talk show e seminari. Il tutto condito da tanta musica con spettacoli di grandi artisti e concerti che, sempre nel segno della multiculturalità, animano tutte le serate.

Torna l’autunno e torna l’iniziativa organizzata dal Museo del Violino di Cremona, lo STRADIVARIfestival, un appuntamento che quest’anno si presenta in una veste nuova, ad un anno esatto dall’apertura del Museo. 17 giorni di festival, 40 eventi per oltre 40 ore di musica, con un repertorio che spazia dalla musica classica al jazz, dal tango al crossover, fino ai compositori contemporanei, con più di 60 artisti internazionali, che si esibiranno nell’Auditorium Giovanni Arvedi e in Città. Da non perdere.

Il Festival Internazionale del Cortometraggio, che si tiene presso il Teatro Crystal di Lovere, è dedicato ai giovani registi e agli interpreti emergenti. A guidare la selezione dei corti in concorso quest’anno sarà il regista e documentarista Silvio Soldini, presidente di giuria, affiancato da Terzo Segreto di Satira e Alessio Fava. La presentazione, invece, è affidata a Sara Allevi. Ancora una volta, il Festival sarà vicino alle associazioni di volontariato, quest’anno la Fondazione Oprandi ha invitato a partecipare a cortoLovere l’Associazione Italiana Persone Down, fondata nel 1979 e oggi rappresentata in 48 sezioni in tutta Italia.

FESTIVAL FRANCIACORTA IN CANTINA 20-21 SETTEMBRE

I visitatori avranno la possibilità di conoscere la Franciacorta percorrendo la Strada del Franciacorta con i suoi castelli e monasteri, attraverso i moltissimi eventi organizzati dalle cantine. Un week end per tutti. Le cantine daranno vita ad un fine settimana originale e ric-

co di iniziative da non perdere. La prenotazione delle visite è obbligatoria contattando direttamente le cantine. Le cantine saranno aperte, salvo diverse indicazioni, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 19.00. Per info: info@festivalfranciacorta.it

CONSIGLIACI UN EVENTO

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DARIO FO &

Franca Rame «Ci vorrebbero tre vite per raccontare la nostra storia»

È

di Serena Fogli

la storia di un amore magico, la storia di un amore travolgente e infinito, la storia di un amore che diventa un incredibile sodalizio artistico per una coppia che, insieme, è diventata una forma d’arte: perché Franca Rame e Dario Fo sono stati capaci di essere una sola persona. L’uno inscindibile dall’altra, due anime affini, in grado di travolgere il mondo della cultura con un modo di fare teatro in cui l’arte del palcoscenico e l’impegno sociale e politico diventavano una cosa sola. Li abbiamo visti sempre insieme, sul palco e nella vita privata: eppure non è facile raccontare la storia di questo grande amore che ha reso Dario Fo e Franca Rame una sola e irripetibile entità. IL PRIMO AMORE, LA DEVOZIONE DELLA SCOPERTA Quando si passa una vita a teatro, anche il teatro diventa vita... e amore. Perché Franca Rame e Dario Fo si conoscono sul palcoscenico, tra le quinte, nel caos delle prove della compagnia Sorelle Nava e Franco Parenti. Siamo nel 1951 e Franca Rame è bella, bellissima: una bellezza classica, un fascino innato, il portamento di chi è nato sul palco di un teatro. Sono molti i corteggiatori che ronzano intorno all’attrice allora ventiduenne, così tanti che Dario Fo rimane in disparte. E non perché non sia

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La coppia si è sposata nel 1954 a Milano, trascorrendo tutta la vita insieme fino all morte di Franca Rame ne 2013.


Dario Fo ha vinto il Premio Nobel per la letteratura nel 1997, con la motivazione “Perché, seguendo la tradizione dei giullari medievali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi”

rimasto colpito dal fascino di Franca, ma perché, semplicemente, è convinto di non aver alcuna speranza di farsi notare tra la folla di pretendenti. Eppure Franca Rame, determinatissima, ha già messo gli occhi su di lui e rimane in attesa di un invito, di un segnale, di un semplice cenno, ma niente. Perché Dario continua a ignorarla? Perché l’unico da cui è attratta non la degna di uno sguardo? Franca Rame ha solo 22 anni nel 1951, eppure, come farà poi tante altre volte nella sua vita insieme a Dario, prende in mano le redini della situazione. «Ma perché non mi invita a prendere un caffè, a cenare insieme dopo lo spettacolo?”. Allora, una sera, lo buttai contro il muro dietro le quinte, come di solito fanno gli uomini con le donne, e gli diedi un gran bacio. “Meno male”, ridevo dentro di me, “che non mi ha detto: signorina come si permette? Si tolga dalla mia bocca!”. Poi ci siamo innamorati». Un bacio che rimane fisso nella mente e nella memoria dell’attore milanese, tanto che in un’intervista rilasciata più di trent’anni dopo l’episodio dichiarerà: «È stata lei ad acchiapparmi. Quel bacio mi ha tramortito. Se ci penso, non mi sono ripreso neanche adesso che sono passati più di trent’anni». Un bacio che li ha uniti nella vita e nel lavoro, un bacio che è diventato una delle più belle storie d’amore mai raccontate. IL MATRIMONIO NELLA VITA E NELL’ARTE Poco più di due anni di fidanzamento e poi il matrimonio, celebrato nel 1954 nella chiesa di Sant’Ambrogio a Milano. Dario Fo e Franca Rame cominciano la loro vita insieme, ognuno influenzando in maniera indelebile la vita dell’altro. Franca Rame, figlia d’arte e sul palco da quando aveva solo 8 giorni, sconvolge il mondo di Dario Fo e la concezione che il Fo attore aveva del palcoscenico e della scrittura. Franca Rame diventa compagna di vita e censore ultimo dei pezzi scritti dal marito. «Il mio esame fondamentale, ogni volta che scrivo qualcosa, è lei, a tal punto che io la notte prima non dormo», dichiara scherzosamente Dario Fo riferendosi alla moglie durante un corso di teatro. Eppure anche il mondo di Franca Rame cambierà, perché entra in collisione con l’universo stralunato ma attento di Dario Fo: un attore che sembrava un

pesce fuor d’acqua nel mondo teatrale degli anni ‘50, un attore che leggeva, si informava, un attore che non voleva solo intrattenere il pubblico ma anche informarlo. È la nascita di un grande sodalizio artistico, tanto che, oggi, è molto facile porsi una domanda: Dario Fo e Franca Rame sarebbero esistiti come personalità artistiche l’uno senza l’altra? Una domanda certamente retorica che però fa capire quanto questa coppia profondamente legata sia stata, in realtà, una cosa sola. VITA PUBBLICA, AMORE PRIVATO Il teatro, il palcoscenico, gli scritti, la militanza politica. Sono questi i mezzi attraverso i quali abbiamo conosciuto Franca Rame e Dario Fo, coppia nella vita e sul palco. Ma cosa possiamo dire della loro vita privata? Qual è il segreto di un amore così sentito e duraturo, di un amore capace di rendere due persone una cosa sola? Quanto sappiamo del privato di una coppia così pubblica e aperta ad abbracciare il mondo intero? In un’intervista rilasciata nel 2010 Dario Fo parla del suo matrimonio: «Io e Franca siamo stati fortunati. Di crisi ce ne sono state, ne abbiamo avute di continuo. Molte però sono liti che

prevedono solo quattro risate». Come quella volta, nell’’89, che dopo un litigio furibondo Franca Rame, in diretta TV ospite di Raffaella Carrà, dichiara di voler lasciare Dario Fo. Eppure non si sono mai lasciati, sono sempre rimasti uniti, coppia nel lavoro e nella vita. Un amore che comincia con un abbraccio e un bacio rubato, e che termina allo stesso modo. Perché è tra le braccia di Dario Fo che muore, Franca Rame, la mattina del 29 maggio 2013. Dopo sessant’anni passati insieme, a Franca Rame manca il fiato e muore tra le braccia di suo marito che le grida «Respira! Respira forte!». Dario Fo ha affidato a un racconto scritto dalla moglie il saluto alla donna che, con lui, era diventata una cosa sola. Un racconto in cui, la parte finale, rappresenta una vera e propria dichiarazione di amore eterno: «Il Padreterno è deluso e irato quindi si rivolge ad Adamo e gli chiede con durezza: “E tu? ...che decisione avresti preso? Parlo con te, Adamo sveglia! Preferisci l’eterno o l’amore col principio e la fine?” E Adamo quasi sottovoce risponde: “Ho qualche dubbio ma sono molto curioso di scoprire questo mistero dell’amore anche se poi c’è la fine».

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1. I sacchi delle cornamuse 5. Non obiettivo nel giudicare 10. Pura, incontaminata 15. Un rumoreggiare sommesso 17. Piacevolmente spiritosi 18. Fondo di canoa 19. Indubbia, sicura 20. Marsupiale australiano 22. Provetta, capace 24. Un tratto di... tempo 25. Mostra in centro 26. Nubi bianche d’alta quota 27. L’abitazione del feudatario 28. Stazione termale 29. Città capoluogo della Valle omonima 30. La città col Palazzo Te di Giulio Romano 31. La Golda statista israeliana 32. Cozzo, collisione 33. Uno stile del nuoto 34. Pezzo degli scacchi 35. Fra Mao e Tung 36. Locali per vini 37. Saltano spesso ai collerici 38. In noi e in voi 39. Contenitore del cuoco 40. É lunga per l’insonne 42. Oggettino ornamentale

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43. La casa dei fiori 44. Sono pari nella somma 45. Che offende il comune senso del pudore 47. Si risente per poco 49. Un mobile a piazze 50. Ha per capitale Varsavia 51. Lo zar “terribile”

VERTICALI

1. È simile al clarinetto 2. Passati 3. Rovigo 4. Esitante, titubante 5. Robusti, resistenti 6. Lo è la stagione... che costa di più 7. Madre di cugini 8. É soggetto dell’autobiografia 9. Errore madornale 10. Non messo... a fuoco 11. C’è quello Pontino 12. Acquistato da lui 13. Iniziali del Tasso 14. Dare una mano 16. Quella di Siena è un colore 17. La piazza dei greci 20. L’armatura della volta 21. Ippolito scrittore 23. Quelle innevate attirano gli sciatori 24. Imbarcazione di lusso

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25. Come la battuta comica 27. Il frutto del furto 28. Obbediva alla sua padrona 29. Rete involontaria 30. Lo copre la barba 31. I salti più pericolosi 33. L’entità del disastro 34. Oscura, tenebrosa 36. Segno con la testa 37. La regola... di Bellini 39. Il pittore Mondrian 40. Scuri al massimo 41. Dio egizio di Tebe 42. Nuovo Catasto Territoriale 43. Senatore in breve 46. La fine della frase 47. Bagna Torino 48. Il cuore del girovago Città capoluogo della Valle omonima

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GIOCHI


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LA MACCHINA DEL TEMPO

1967 VIAGGIO A RITROSO FRA MUSICA, CURIOSITÀ E PERSONAGGI di Stefano Fisico

NASCE LA MITICA FIAT 125

Dopo l’immenso successo dell’Alfa Giulia, che fece il suo ingresso sul mercato nel 1962, la Fiat decide di rispondere con un’auto altrettanto allettante e moderna e sforna la 125. La vettura nasce a seguito di una grande sfida: la dirigenza Fiat, infatti, affida all’ingegner Dante Giacosa, grande progettista, nonché maestro nell’arte dell’arrangiarsi, il compito di progettare, in soli 18 mesi, un nuovo modello in grado di arrestare il calo di vendite subito, ma che non richiedesse la costruzione di nuovi impianti per produrlo. La 125 viene presentata ufficialmente il 22 aprile del 1967, con tre mesi di anticipo sul tempo ipotizzato e Giacosa vince la scommessa. L’auto riscuote un buon successo di pubblico e critica e fu, oltretutto, una delle primissime automobili a montare di serie il tergicristallo con comando ad intermittenza.

IL PRIMO TRAPIANTO DI CUORE

Christiaan Barnard, un medico sudafricano, entra nella storia della medicina eseguendo il primo trapianto di cuore su un essere umano. Il fortunato paziente si chiamava Louis Washkansky, affetto da grave cardiopatia e bisognoso di un cuore nuovo. L’occasione arrivò quando un padre generoso decise di donare il cuore della figlia 25enne in seguito a un incidente stradale, che aveva già ucciso la moglie. Il 2 dicembre 1967 Barnard entrò in sala operatoria per eseguire il difficile trapianto e, ad operazione con-

clusa, esclamò: «Funziona!» La notizia fece il giro del mondo, nonostante la morte del paziente avvenuta 18 giorni dopo, a causa di una polmonite, conseguenza del rigetto del corpo estraneo da parte del sistema immunitario. Da quel momento le ricerche si concentrarano sui farmaci antirigetto, raggiungendo il risultato con la scoperta della ciclosporina. Il primo trapianto in Italia venne effettuato nel 1985 dal professor Vincenzo Gallucci.

NASCE IL BANCOMAT

Un gesto per noi normalissimo, ma assolutamente rivoluzionario. Il 27 giugno entra in funzione a Londra il primo bancomat. Non erano ancora i tempi delle carte plastificate, quindi per farlo funzionare si adoperava uno speciale assegno recante un numero identificativo dell’utente. Il Bancomat fa il suo esordio a Enfield Town (zona nord di Londra) per la Barclays Bank. A sviluppare il primo Atm (Automated teller machine), era stata la società inglese De La Rue, a seguito della geniale intuizione di un impiegato, John Shepard Barron, che si era stufato delle file interminabili in banca per ritirare i soldi. L’uomo, tuttavia, non depositò mai il brevetto e non ricavò mai nulla dalla sua straordinaria invenzione, tranne un’onorificenza ottenuta nel 2005 dalla Regina Elisabetta. In Italia, l’apparecchio comparve nove anni dopo e la prima a dotarsene fu la Cassa di Risparmio di Ferrara.

Christiaan Barnard


Benvenuto a...

Nel

1967 nascono: 14 NOVEMBRE

Max Pezzali Parafrasando un suo cavallo di battaglia, i suoi “anni d’oro” li vive nell’ultimo decennio del secolo scorso, quando costruisce prima in gruppo e poi da solista la sua fama di stella del pop italiano, con più di 7 milioni di dischi venduti. Molto attivo in TV, con trasmissioni come Le strade di Max e Nord sud ovest est - Tormentoni on the road (su Italia 1), nel 2013 dà alle stampe la sua autobiografia I cowboy non mollano mai - La mia storia.

14 MAGGIO

Valeria Marini Attrice, showgirl e stilista, è una protagonista delle cronache rosa italiane per i suoi rapporti con personaggi noti, il più recente dei quali si è concluso nel 2014 a meno di un anno dal matrimonio. Romana di nascita ma originaria della Sardegna, dopo il diploma inizia a lavorare come modella con lo pseudonimo di Lolly. Lanciata a teatro dalla commedia I ragazzi irresistibili come attrice sexy e svampita, diviene popolare in questo ruolo grazie a Pier Francesco Pingitore che la sceglie come primadonna del Bagaglino.

8 NOVEMBRE

Giovanni Floris Nella schiera degli anchorman italiani più apprezzati, il suo mestiere è raccontare la politica. Nato a Roma, da famiglia di origini sarde (suo padre Bachisio è stato un famoso autore televisivo), si forma come allievo di illustri accademici del diritto, tra cui l’ex ministro della Difesa Antonio Martino. Dopo alcune collaborazioni con L’Espresso e Il Messaggero, nel 1996 viene assunto in RAI, dove per la radio prima si occupa di economia e in seguito conduce i programmi Radio anch’io e Baobab. Per lungo tempo è inviato all’estero, in particolare negli USA, e alla fine di questo periodo approda in TV, dando vita al talk show politico Ballarò. Trasmessa sulla terza rete dal 2002, la trasmissione diventa la principale ribalta per la politica nazionale, grazie anche al duraturo rapporto con il comico Maurizio Crozza e il sondaggista Nando Pagnoncelli. Ha all’attivo anche diversi saggi, il più recente è Oggi è un altro giorno (Rizzoli 2013).

28 OTTOBRE

Julia Roberts Nell’universo rosa di Hollywood è tra le stelle più brillanti di sempre. Nata ad Atlanta (in Georgia), Julia Fiona Roberts, il suo nome completo, è una protagonista assoluta del cinema da oltre vent’anni. Dopo un decennio di pellicole romantiche e commedie più o meno riuscite, tra cui Il matrimonio del mio migliore amico e Notting Hill (con Hugh Grant), il nuovo millennio le regala l’ambita statuetta grazie alla magistrale interpretazione di un’agguerrita segretaria di uno studio legale in Erin Brockovich - Forte come la verità (2000). Per anni prima tra le attrici più pagate al mondo, la classifica 2013 stilata dalla rivista Forbes la vede al 10° posto, con 11 milioni di dollari.


ADESSO

SALUTE

FECONDAZIONE ASSISTITA SI PUÒ FARE (QUASI) TUTTO Il 9 aprile la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la parte della Legge 40/2003 che vietava la fecondazione eterologa. In attesa di un Decreto da parte del Governo, ecco cosa si può fare e cosa no di Massimo Lanari

QUANDO RICORRERVI

Prima di ricorrere alla fecondazione assistita, occorre essere sicuri dell’inefficacia di quella naturale. Dopo un anno di tentativi andati a vuoto, è il momento di rivolgersi a uno specialista. Il primo passo, solitamente, è l’avvio di rapporti mirati nel periodo ovulatorio.

FECONDAZIONE INTRAUTERINA

È la tecnica più semplice. La donna assume alcuni ormoni che stimolano la produzione di follicoli ovarici. Nel periodo dell’ovulazione si eseguono frequenti ecografie per capire qual è il momento giusto e, entro 36 ore, si procede con l’inseminazione. Gli spermatozoi vengono selezionati e iniettati nel collo dell’utero. La tecnica presenta possibilità di successo piuttosto basse (8-12%) e un elevato stress psicologico per la coppia.

LA FIVET

La fecondazione in vitro ha successo in circa il 30% dei casi. Si esegue in appositi centri e, solitamente, c’è una lista d’attesa che può durare anche un anno. Alla donna vengono somministrati farmaci per la produzione di più follicoli e quindi di maggiori quantità di ovociti. Questi vengono esaminati in laboratorio, selezionati e collocati in un recipiente dove gli spermatozoi possano penetrare negli ovociti. L’embrione che così si forma dovrà essere iniettato nell’utero entro 72 ore.

L’ICSI

Vi si ricorre per i casi più gravi, soprattutto dal lato maschile. La procedura è la stessa della Fivet, con un’unica differenza: gli spermatozoi vengono scelti dal biologo, che poi li inserisce dentro gli ovuli.

LIMITI CADUTI

Sia per la Fivet che per l’ICSI, nel 2009 la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il limite della Legge 40 che imponeva la produzione di non più di tre embrioni, da impiantare in un unico intervento. Nel 2013 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha bocciato anche il divieto di diagnosi preimpianto per le coppie portatrici di malattie genetiche.

LA FECONDAZIONE ETEROLOGA

La stessa legge aveva vietato in Italia anche la fecondazione eterologa, ossia il ricorso a un donatore di ovulo o spermatozoo esterno alla coppia. Il limite ora è caduto. Si può dunque ricorrere a un donatore maschile in caso di problemi irrisolvibili per l’aspirante papà. O di un ovulo femminile, che però verrà impiantato nell’utero dell’“altra” mamma. Consentita anche la doppia donazione per entrambi.

LIMITI RIMASTI Ad oggi, gli unici limiti rimasti sono: - L’accesso alla fecondazione assistita riservato solo alle coppie con problemi di fertilità; - Il divieto di diagnosi preimpianto, salvo casi di malattie genetiche; - Il divieto per i single; - Il divieto a ricorrere all’utero in affitto, ossia l’impianto dell’embrione nato da fecondazione assistita a un’altra donna, che dopo il parto restituirà il bimbo alla coppia; -II divieto di compiere esperimenti sugli embrioni.

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PSICO

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PERCHÈ CI VERGOGNIAMO?

di Silvia Coldesina PSICOLOGA

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Un sentimento giusto in quelle situazioni che rischiano di metterci in difficoltà, ma nocivo se rispecchia un problema interiore

a vergogna è un’emozione complessa e, spesso, difficile da riconoscere; si tende a confonderla con il senso di colpa, ma in realtà hanno una natura e un significato profondamente diversi. Entrambi hanno in comune il fatto che sono legate all’area delle relazioni, però, mentre il senso di colpa riguarda come ci sentiamo in merito a qualcosa che abbiamo fatto ad un’altra persona, la vergogna influisce su come ci sentiamo per come riteniamo di essere considerati da un’altra persona. Quindi quando ci si sente in colpa si ritiene di aver fatto o di non aver fatto qualcosa di sbagliato, mentre quando si sperimenta la vergogna ci si sente sbagliati a tutti gli effetti: “non ho

QUANDO LA VERGOGNA È NORMALE

fatto qualcosa di sbagliato, io sono sbagliato”! Eppure quando pensiamo alla frase “mi vergogno” la prima cosa che ci viene in mente è il concetto di pudore: infatti la vergogna nasce come il sentimento sano che ci consente di tutelare il nostro spazio privato, la nostra privacy e che risuona come un campanello di allarme quando ci sentiamo scoperti, inadeguati a quel momento o a quella situazione. Ci vergogniamo quando facciamo una brutta figura, quando qualcuno ci vede in desabillé senza il nostro consenso, quando ci sentiamo fuori luogo in una determinata situazione. Perché allora la vergogna non si limita ad essere questo, un sentimento che funziona come una difesa da situazioni che sono passibili di metterci in difficoltà? La vergogna è un’emozione che nasce dal confronto tra l’immagine che si vuole dare e il giudizio che l’altro dà di questa immagine proposta. I bambi-

ni, ad esempio, si vergognano a rispondere al telefono perché non si sentono ancora pronti a reggere il confronto con un adulto dall’altra parte del filo, perché non sanno che cosa dire e cosa rispondere alle domande che vengono rivolte loro, ma non vogliono dare di sé l’immagine di essere piccoli: quando la reazione degli altri non è quella sperata si inizia a provare vergogna. Ma se l’immagine che proponiamo non ci rappresenta realmente, ma piuttosto si basa su un ideale di perfezione che vorremmo raggiungere, non sarà possibile trovare una risposta soddisfacente da parte degli altri, rimanendo quindi delusi di sé, fomentando i frequenti vissuti di inadeguatezza. È a questo punto che la vergogna, da normale e utile meccanismo di allarme, diventa un elemento di sofferenza patologico e invalidante che rischia di compromettere la vita affettiva e relazionale..

• La vergogna è un normale sentimento se sperimentata in momenti precisi, non se diventa una costante quotidiana La scarsa fiducia nelle proprie capacità e nelle proprie potenzialità, unitamente all’eccessiva importanza che viene data alle critiche altrui, genera vergogna. Una maggior fiducia nei propri punti di vista contribuisce ad accrescere un’immagine di sé più capace di affrontare le varie situazioni e a creare più stima verso se stessi.

PER DIRE LA TUA O CHIEDERE CONSIGLI AI NOSTRI ESPERTI  Scrivi a Redazione Adesso, via Nino Bixio 7, 20129 Milano  redazione@edizioniadesso.com  Chiama il NUMERO VERDE GRATUITO 800 32 33 00

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PERSONAGGI GENITORI E FIGLI

SE LA MADRE È GELOSA DELLA FIGLIA

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ella mia pratica psicoterapeutica ho spesso a che fare con il sentimento di gelosia, sia sotto forma di possessività, sia mescolandosi ai sentimenti della rivalità e dell’invidia, che portano con sé la rabbia per qualcosa che si desidera ma che non si ha. E questi vissuti li trovo molto spesso nel rapporto madre-figlia. Pensiamo a quando alcune madri raccontano con ostentata soddisfazione di essere state scambiate per sorelle delle proprie figlie, oppure al frequente atteggiamento delle madri verso le figlie adolescenti di assumere il ruolo di “amica”. O ancora, riflettiamo su come mai in alcune madri insorga un episodio depressivo quando le figlie si fidanzano. Questi atteggiamenti eludono il bisogno che l’adolescente ha della figura genitoriale, compito non facile che comprende la capacità di tollera-

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re attacchi e confronti e di rimettersi in discussione da parte dell’adulto. Si tratta spesso di donne che hanno subito una “ferita narcisistica”: una vita matrimoniale infelice o inappagante oppure un’insoddisfazione in campo personale, sentimentale o professionale. Tale disillusione colpisce una donna già impegnata a venire a patti con quella che viene definita la “depressione normale della mezza età”: si tratta del riconoscimento dei propri limiti e della finitezza dell’esperienza umana. Occorre compiere un primo bilancio tra passato e presente, un primo confronto con coloro che ci hanno preceduto (i genitori) e con coloro che pretenderanno il “nostro” posto (i figli, specie quelli del nostro stesso sesso). Vissuti negativi che pervadono il legame con la propria figlia svolgono un forte peso nel determinare infelicità e difficoltà a vivere il ruolo materno.

di Federico Crisalidi PSICOLOGO E PSICOTERAPEUTA

RITRATTO DI UN RAPPORTO COMPLESSO Come comportarsi se la madre vive sua figlia come una minaccia o una rivale? Che significato dare a queste emozioni? Questo sentimento, così tormentato e angosciante, abita nel cuore di molte mamme: a provarlo sono soprattutto donne che hanno rinunciato presto alla loro sessualità o che non hanno mai trovato soddisfazione nella loro femminilità. Ma si tratta anche di un sentimento normale: è possibile che una donna, nel momento in cui mette al mondo una bambina, annulli il suo essere donna e la sua femminilità? L’ambivalenza dei sentimenti è una parte integrante dell’amore materno: è molto comune quindi che una madre provi anche un pizzico di invidia, oltre a desiderare per la propria figlia bellezza, intelligenza, amore, salute. È importante che l’ambivalenza materna sia identificata, accolta, chiamata con il suo nome, per impedire che dei sentimenti tenuti nascosti e considerati “inammissibili” si trasformino in atteggiamenti dannosi. Ad esempio, una madre che non accetta il passare del tempo tratta la figlia come perennemente bambina, illudendosi in questo modo di fermare lo scorrere del tempo. Il modo più efficace per affrontare questa conflittualità è che la madre continui ad essere donna, figlia, lavoratrice, amica oscillando tra questi ruoli che sono costantemente in divenire.


UNA TARTARUGA PER AMICA

ANIMALI

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Non solo cani e gatti: le tartarughe di terra sono animali domestici altrettanto conosciuti e diffusi nelle nostre case. Ecco alcuni consigli per prendersene cura

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ra gli animali domestici più conosciuti e diffusi in molte case con giardino ci sono le tartarughe di terra: forse sono un po’ meno carine e affettuose dei più tradizionali cani e gatti ma sono ugualmente bisognose di cure e soprattutto sono molto longeve. Esistono molte specie di tartarughe di terra ma quella più diffusa da noi è certamente la Tartaruga di Hermann (Testudo hermanni), caratterizzata da un carapace, cioè il guscio, dal tipico colore giallo-arancio con macchie nere diffuse. L’AMBIENTE IDONEO Se desideri tenere in giardino un esemplare di tartaruga, l’ideale sarebbe riservargli una zona in parte esposta al sole e in parte ombreggiata. Tieni presente che le tartarughe amano crogiolarsi al sole ma quando la temperatura supera i 27 °C diventano apatiche e cercano un po’ di fresco nella vegetazione, scavando piccole buche o riparandosi negli anfratti. Inoltre è sempre consigliabile recintare

di Marta Cerizzi

la zona per proteggere le tartarughe da attacchi di eventuali predatori come ad esempio i ratti. IN LETARGO Quando arriva l’autunno e le temperature tendono ad abbassarsi, le tartarughe di terra smettono di mangiare e incominciano a diventare sempre più inattive: si stanno preparando ad andare in letargo. Dunque se da un giorno all’altro non dovessi vedere più la tua tartaruga in giardino non spaventarti perché significa che si è interrata o si è nascosta in luogo protetto. Il letargo è una fase metabolica assolutamente necessaria per questi rettili e va impedito solo in caso di malattia mettendo l’animale in un terrario riscaldato per tutto l’inverno. Se invece la tua tartaruga non ha problemi di salute e va normalmente in letargo si risveglierà la primavera successiva. LA GIUSTA ALIMENTAZIONE Le tartarughe di terra sono animali erbivori che in natura si nutrono di piante ed erbe selvatiche ma anche di frutti e bacche che cadono dagli alberi e che integrano, ogni tanto, con qualche insetto, lombrico o lumaca. Le tartarughe sono particolarmente ghiotte di trifoglio, tarassa-

MASCHIO O FEMMINA? Le tartarughe di terra raggiungono la maturità sessuale intorno ai 10 anni per cui quando sono piccole non è facile stabilirne il sesso. Per riuscirci bisogna osservarne la grandezza oltre ad altre caratteristiche morfologiche come coda, unghie e muso. In particolare la coda nel maschio è grossa, lunga, appuntita e con uno sperone all’estremità mentre nella femmina è più corta e piccola.

SPECIE A RISCHIO Dal 1992 è obbligatorio denunciare il possesso di tartarughe di terra al CITES (Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione) perché la Testudo hermanni è inserita nella lista rossa delle specie minacciate di estinzione.

co, cicoria e radicchio rosso, tutte verdure adatte alla loro alimentazione per l’alto contenuto di calcio e per le fibre in esse contenute. Adorano mangiare poi anche lattuga, pomodori, meloni, anguria, fragole, lamponi, more, albicocche, fichi e ciliegie. Le tartarughe non bevono troppo frequentemente ma bisogna sempre lasciare a disposizione una vaschetta con dell’acqua in cui si possono immergere.

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CUCINA CREATIVA

Mele, che delizia

MINI GUIDA ALLA SCELTA

Acidule, dolci, succose... Ce n’è per tutti i gusti! Ma proprietà nutritive e virtù sono sempre le stesse...

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eggera, gustosa e saziante: la mela è definita un frutto senza stagione perché è reperibile durante tutto l’anno, ma il suo periodo d’oro è quello della naturale maturazione, che va da fine agosto a metà ottobre: approfittiamone per farne scorta. CARTA D’IDENTITÀ Amica della salute e della bellezza, la mela ha un apporto calorico bassissimo: soltanto 40 calorie per 100 grammi. La proprietà altamente saziante ne fa una preziosa alleata di chi tiene alla linea, è inoltre ricca di sali minerali e vitamine del gruppo B: favorisce la digestione, mantiene l’acidità dell’apparato digerente, combatte l’impoverimento di unghie e capelli. Grazie alla presenza di vitamina C aiuta le vie respiratorie, previene inoltre le malattie cardiovascolari e il cancro sempre per mezzo della vitamina C e della pectina.

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IL MITO E LA STORIA La mela ha donato un aspetto al generico “frutto” dell’Eden: il merito va a Hugo Van Der Goes che nel 1470 dipinse ne “La Caduta dell’Uomo” un melo con foglie e frutti nel biblico Giardino. Questo frutto ha poi rappresentato la discordia fra le tre dee greche Era, Atena ed Afrodite, ognuna bramosa di essere definita “la più bella” da Paride. Simboleggia - oltre alla beltà - amore, fortuna, salute, saggezza, ma è anche legata al concetto di fertilità, sin dai tempi degli antichi Romani. Ed è proprio grazie alle conquiste dell’Impero Romano che intorno al 100 a.C. le mele giunsero in Occidente, rimaste fino ad allora nel continente asiatico. Sono presenti nel mondo con circa 7mila tipologie, duemila delle quali si possono trovare nel territorio italiano, ma in commercio la varietà si riduce a una casistica certamente più limitata.

Tra le varietà più comuni e più apprezzate c’è la Golden Delicious, la più diffusa in Italia e nel mondo: ha la buccia di un giallo intenso, è molto profumata, dolce e succosa. Ottima sia cotta che cruda, si usa soprattutto per realizzare dolci e torte. La Granny Smith, di origine australiana, è la più croccante delle mele, dal sapore dolce-acidulo, perfetta come ingrediente di una maxi insalata. Altra pregiata varietà è la Renetta, dal colore rosso o anche giallo-verde, a seconda del punto di maturazione: poco zuccherina e acidula da cruda, risulta dolce e compatta se cotta, molto adatta alla preparazione dello strudel. Per la merenda la più appropriata è sicuramente la Royal Gala, da gustare cruda, perché soda e quindi buona da mordere. Più farinosa invece la Stark Delicious, che in compenso è molto succosa e si conserva a lungo.


Ricette a cura di Cookinglaura blog.alice.tv/cookinglaura

TORTA MORBIDA DI MELE

Le ricette

CROSTATA DI CREMA PASTICCERA E MELE Ingredienti per 6 persone Per la frolla, mescolate nel mixer a lame o Per la pasta frolla nell’impastatrice tutti gli ingredienti eccetto l’uovo, • 200 gr di farina che aggiungerete per ultimo. Lavorate velocemente, • 100 gr di zucchero formate una palla e fatela riposare in frigo per 1 ora. • 1 uovo Preparate la crema. Nella casseruola mescolate i tuorli • 100 gr di burro con lo zucchero, aggiungete la farina, i semi raschiati • 1 presa di sale dal baccello di vaniglia tagliato in due per il lungo e per ultimo il latte freddo. Cuocete sul fuoco medio fino Per il ripieno a quando non si sarà addensata e fate raffreddare. • 3 tuorli Stendete con il mattarello la pasta frolla e foderate • ½ lt di latte una tortiera di 20 cm di diametro. Versate la crema e • ½ baccello di vaniglia sistemate le mele a raggiera. Cuocete in forno caldo a • 65 gr di farina 180° per 40 minuti. Servite la crostata una volta che si • 120 gr di zucchero è raffreddata. • 3 mele

Ingredienti per 6 persone • 4 mele • 140 gr di burro • 250 gr di farina • 180 gr di zucchero • 3 uova intere • 1 cucchiaio di whisky • la buccia grattugiata di un limone • ½ bustina di lievito Per completare: • zucchero a velo • gelato alla vaniglia Montate il burro a temperatura ambiente con lo zucchero finché non diventa spumoso. Aggiungete le uova una alla volta, poi la farina, il lievito, il whisky e il limone, continuando a montare ancora per 5 minuti. Aggiungete all’impasto le mele sbucciate e tagliate a cubetti e cuocete in uno stampo da plum cake per 45 minuti in forno caldo a 180°. Servitela fredda o tiepida con una pallina di gelato alla vaniglia.

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e mele sono sicuramente il frutto più bistrattato. Eppure anche loro hanno una stagione nella quale danno il meglio di sé, l’autunno. In questo periodo sono dolci, succose e croccanti. Ottime in un’insalata freschissima o profumate in tante torte, tutte diverse e con questo straordinario frutto come protagonista. Provate le due versioni di torta che vi propongo, una morbida e profumata di limone e liquore, perfetta servita tiepida con una pallina di gelato alla vaniglia, l’altra a base di frolla friabile e con un morbido ripieno di crema pasticcera alla vaniglia e le mele in superficie. Belle e buone, da provare entrambe!

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SPESA PERSONAGGI CONSAPEVOLE

SPESA FURBA CON L’ACQUISTO DEI PRODOTTI IN SCADENZA Consigli utili e spunti su come usare al meglio i propri soldi per comprare prodotti di qualità, ma risparmiando di Gianluca Schinaia

Risparmiare in cucina non significa rinunciare alla qualità. È arrivato il momento di pensare all’ambiente ed evitare gli sprechi: una pratica utile anche al nostro portafoglio. La spesa intelligente è un modo nuovo di guardare ai prodotti di ogni giorno, in cui la data di scadenza spesso inganna il consumatore. Pensate che all’anno ogni italiano mediamente butta nella spazzatura circa 600 euro in prodotti che scadranno prima di essere consumati: il dato è stato reso noto da Legambiente e Università Bicocca di Milano, nell’ambito del progetto “Ridere in casa”, la prima guida antisprechi in campo alimentare. PROSSIMO ALLA SCADENZA? NON VUOL DIRE CATTIVO! A decidere quando un cibo scade sono gli stessi produttori e lo fanno seguendo quello che dispone la legge: per cui sono le aziende ad effettuare analisi sugli alimenti e a decidere quando il cibo non è più adatto al consumo. Viene quindi fissata una data (giorno, mese, anno) che è scritta sull’alimento, insieme – nei casi

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LE SPEZIE CHE PROFUMANO: L’IDEA

più particolari – alle particolari regole di conservazione. Vuol dire che le proprietà del prodotto hanno subito alterazioni fisiche (cambio del colore e della consistenza), chimiche (per esempio, l’ossidazione degli alimenti con grassi), biochimiche e microbiologiche. E quando questo succede per una cattiva conservazione o perché è passato il tempo utile per il consumo, il cibo scaduto smette di essere perfettamente commestibile. Ma se acquistiamo i cibi entro la data di scadenza, questi sono ancora buoni: ci sono molti supermercati che mettono a disposizione dei clienti un angolo delle offerte con questi prodotti a prezzi scontatissimi. Approfittiamone!

Da tempo si usano i sacchetti di spezie per profumare i cassetti dove riponiamo i nostri indumenti. Ma che ne dite di usare le spezie scadute nelle faccende domestiche? Ad esempio il rosmarino, utilissimo per eliminare le macchie di sudore dalle camicie. O i chiodi di garofano, il timo e la noce moscata, che una volta polverizzati possono essere usati sui tappetti per profumarli.

L’INIZIATIVA PER NON SPRECARE

Richiamare l’attenzione sul reale significato delle scadenze dei prodotti utilizzando anche l’impulso della convenienza economica. È stato l’obiettivo de “Il piacere di non sprecare”, iniziativa messa in campo in 275 punti vendita del Piemonte e della Valle d’Aosta dove quest’estate è stato possibile acquistare prodotti prossimi alla scadenza: cibi scontati fino al 30 per cento!


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PERSONAGGI CASA DOLCE CASA

Un fumetto sulla sedia

Se la tinta unita la fa da padrone nel design di una casa moderna, non mettiamo limiti alla nostra immaginazione: per rinnovare armadi e tavoli possiamo dedicarci al decoupage e ricoprire ad esempio le sedie con pagine di riviste o addirittura con vecchi fumetti oppure ancora possiamo scegliere di ricorrere a pitture spray, stickers e stencil. Non solo gusto vintage, dunque, o decorazioni floreali, ma largo spazio alla fantasia più colorata.

CUCINA A TUTTO COLORE FINITA L’EPOCA DEL BIANCO O NERO, LA NUOVA TENDENZA PER GLI ELETTRODOMESTICI DELLA CASA SONO ROSSO, BLU E GIALLO di Manfredi Barca

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bbiamo sfogliato pagine di cataloghi con sfilze di cucine in tutte le tonalità del bianco. Poi siamo passati addirittura al “total black”: dal forno al frigorifero, il protagonista era il nero. Con la novità della prossima stagione, invece, si volta pagina: anche in cucina possiamo dare il benvenuto al colore. E allora spedite il bianco e nero in soffitta e… osate!

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NUANCE FORTI E DECISE

Parliamo di mobili da cucina ma anche e soprattutto dei piccoli elettrodomestici: tostapane, mixer, gelatiere, frigoriferi. Con una piccola spesa e poco ingombro possiamo portare buonumore ai fornelli. Tra i colori più apprezzati spicca il rosso in tutte le sue tonalità, passando per il rosa e il fucsia. Dalle tinte unite alle fantasie, non mancano i tocchi di blu, giallo e verde per rallegrare il nostro ambiente domestico. Bellissima la collezione Whirlpool in collaborazione con l’azienda di tessuti d’arredamento Jannelli&Volpi: i frigoriferi e i congelatori sono decorati con pannellature in texture tridimensionali a rilievo ispirate a coloratissime carte da parati.

COME RINNOVARE IL LOOK

Il colore, poi, è un ottimo espediente di rinnovamento fai da te. Se abbiamo una cucina un po’ datata e non possiamo permetterci di sostituirla, lasciamo spazio ai pennelli. Possiamo cambiare il colore delle pareti o del soffitto: qui azzardare non comporta grandi rischi. Una volta stanchi, possiamo sempre ridarci sopra una mano di bianco. Ma anche la mobilia può subire un rinnovo: ci sono aziende che senza spese esagerate cambiano il colore delle ante o aggiungono nuovi moduli. Anche in questo caso, lasciatevi trasportare da questa ondata arcobaleno e optate per colori decisi. Scegliete il bordeaux, il ciclamino, il viola e avrete presto aggiunto un tocco di glam alla vostra casa.


PERSONAGGI BRICONSIGLI

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NUOVA VITA PER IL VECCHIO MOBILE

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di Serena Fogli

on tutto è perduto, nemmeno con i vecchi mobili. Perché basta un po’ di buona volontà e qualche conoscenza di base per ridare nuova vita a un vecchio mobile in legno e rinnovare così l’arredamento di casa senza acquistare nuovi complementi d’arredo. Chi l’ha detto, infatti, che bisogna essere esperti di fai da te per darsi al bricolage? E allora continua nella lettura, armati degli attrezzi del mestiere e rimetti a nuovo i mobili di casa! Per restaurare un mobile dovremo sverniciarlo, trattarlo con un antitarme, stuccarlo, verniciarlo e lucidarlo.

possibile, così da avere più possibilità di azione. Dopo aver applicato lo sverniciatore, rimuovi la vernice con una spatola per poi eliminare gli eventuali residui con un pezzo di carta vetrata.

STEP 1: LA SVERNICIATURA

STEP 3: LO STUCCO

È possibile che il tempo non sia stato clemente con la vernice di cui è ricoperto il nostro mobile di legno: ecco perché, prima di effettuare qualsiasi tipo di restauro, è necessario sverniciarlo. Per farlo basterà procurarsi uno sverniciatore, venduto in qualsiasi negozio dedicato al bricolage, e applicarlo sulle superfici del mobile. Per effettuare questa operazione con più facilità, smonta il mobile fin dove è

STEP 2: L’ANTITARME

Applicare l’antitarme permetterà di far durare più a lungo il nostro restauro, evitando così che il tempo vanifichi il nostro lavoro. Adagia il mobile su un telo di nylon e, con un pennello, stendi l’antitarme su tutta la superficie del mobile. A questo punto chiudilo nel telo e lascia agire il prodotto per dieci giorni circa. È facile che un vecchio mobile sia scheggiato o graffiato. Per evitare che tali imperfezioni siano visibili una volta terminato il restauro, è bene passare uno stucco specifico per il legno su ogni scheggia, graffio o buco, utilizzando una spatolina. Lascia asciugare lo stucco per circa 3 ore. A questo punto, armati di carta vetrata e livella la superficie del mobile in modo da eliminare le eventuali sbavature deri-

vanti dall’applicazione dello stucco. STEP 4: LUCIDATURA E VERNICIATURA Il nostro mobile è ora allo stato grezzo: è tempo di lucidarlo e verniciarlo! Scegli quindi un impregnante per legno della tonalità che più ti piace e stendi la prima mano con un pennello di medie dimensioni, ricordandoti di dipingere sempre sempre nel lato del legno. Lascia asciugare e poi passa un’altra mano di colore e il risultato ti lascerà senza parole! Dopo che anche la seconda mano si sarà asciugata, passa alla gommalaccatura, da effettuare con una spugnetta o un pennello, sempre seguendo le venature del legno. Questa operazione va effettuata molto velocemente, perché la gommalacca si asciuga in modo molto rapido!

STEP 5: LA CERA

Dopo che il mobile sarà totalmente asciutto, stendi un velo di cera d’api sulle sue superfici e lascia agire per un paio di giorni, per poi passare tutto il mobile con un semplice panno di lana. Il nostro mobile è ora completamente restaurato!

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ADESSO

POLLICE PERSONAGGI VERDE

Coltivazione in serra o in esterno?

Le succulente possono essere tranquillamente curate in una piccola serra, purché si abbia l’accortezza di riunire specie e varietà con necessità climatiche simili. Ad esempio, molte euphorbiaceae hanno bisogno di temperature superiori ai 15°C, mentre molte piante succulente, se il clima è secco, possono affrontare anche inverni molto rigidi, nei quali le temperature scendono molto al disotto dello zero. Questo ci apre alla possibilità di lasciarle in serra fredda per l’intero periodo invernale. La temperatura per le succulente è fondamentale e maggiormente riusciremo a fornirgli un clima ideale, più semplicemente otterremo uno sviluppo armonico e ricco di fiori.

TEMPO DI CURA PER LE NOSTRE SUCCULENTE

di Andrea Lattanzi

CONCIMAZIONI, POTATURE, TALEE E RINVASI. PER GARANTIRSI PIANTE FORTI E RIGOGLIOSE È NECESSARIO SEGUIRE ALCUNE REGOLE FONDAMENTALI

F

initi i giorni agostani di mare o di montagna è tempo di tornare a casa e al lavoro. Ma, per gli appassionati di giardinaggio, questo significa anche riprendere la cura delle piante. Le succulente, impropriamente chiamate piante grasse, a settembre sono ancora in fiore e attraversano una fase di crescita attiva. Per questo motivo, se durante l’estate erano state sospese le concimazioni, adesso si presenta l’opportunità di intervenire con fertilizzanti e preparare al meglio le nostre piante per l’inverno.

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TALEE E RINVASI. ALCUNE SEMPLICI REGOLE

Ricordiamoci che la talea è un’operazione che si può compiere con ogni tipo di succulenta ma questo deve avvenire con metodi diversi a seconda del tipo di pianta che si vuol rigenerare. Se per molte succulente è sufficiente una talea di foglia, per quanto riguarda le cactacee, ad esempio, bisogna attendere che la pianta produca autonomamente un germoglio da impiantare nel terreno. Possiamo approfittare di settembre anche per potature e rinvasi, stando ben attenti alle porzioni di pianta che ci accingiamo a tagliare e alle dimensioni del vaso in cui vogliamo trapiantarla, propor-

zionate alla sua grandezza e a quella delle sue radici.

ATTENZIONE AI MATERIALI

Anche il materiale e la forma che scegliamo per il rinvaso sono due variabili da prendere in considerazione: in linea di massima si dovrebbero utilizzare vasi in plastica che, a differenza di quelli in terracotta, garantiscono una minor traspirazione dei nutrienti. La forma del vaso, invece, dipende dallo sviluppo delle radici: vasi bassi e larghi per quelle succulente che generano radici orizzontalmente e vasi alti e profondi per quelle piante grasse provviste di radici carnose e particolarmente allungate.




PERSONAGGI FAI DA TE

LABBRA DA

ADESSO

BACIARE di Serena Fogli

U

n viso bello e luminoso non può far ameno di labbra morbide e curate. E invece, quando si pensa alla salute del viso, ci si dimentica molto spesso di loro: eppure anche le labbra hanno bisogno delle giuste cure e dei giusti prodotti per essere sempre belle e soprattutto idratate. Prepariamo tutto ciò che ci serve direttamente a casa. Come? Sfruttando il potere di prodotti totalmente naturali grazie all’autoproduzione! Impariamo quindi a dar vita a uno scrub, a una crema idratante e a un balsamo per labbra 100% homemade. Ma fai attenzione, perché dopo averle provate, non potrai più fare a meno di queste ricette di bellezza! SCRUB Labbra screpolate? È giunto il momento di dire per sempre addio alle pellicine. Perché è sufficiente utilizzare un semplice scrub per ovviare al problema, spesso causato dal troppo vento, dal troppo sole (o dal troppo freddo!) e dalla salsedine. Preparare

in casa uno scrub per labbra è semplicissimo! Hai bisogno di due soli ingredienti per la tua ricetta di bellezza: miele e zucchero di canna. Mescola in una tazzina o in un piccolo contenitore due cucchiaini di miele e un cucchiaino di zucchero e amalgama il tutto. Il tuo scrub e già pronto e non ti resta che passare all’azione: passalo sulle labbra con movimenti circolari, facendo attenzione a non fare troppa pressione, così da evitare lesioni e fastidi. Risciacqua con acqua tiepida e il gioco e fatto! CREMA IDRATANTE Dopo lo scrub e bene idratare le labbra… Con una crema fatta in casa con soli ingredienti naturali! Prima di procedere alla preparazione, procurati tutto ciò di cui hai bisogno: cera d’api vergine (si trova anche in farmacia), olio di mandorle dolci e un’essenza profumata di tuo gusto. Grattugia quattro cucchiai di cera d’api e versali in una ciotola resistente al calore, alla quale aggiungerai anche due cucchiai di olio di mandorle. Lascia sciogliere

tutto a bagnomaria, per poi aggiungere qualche goccia dell’essenza che preferisci: la tua crema idratante è pronta! Ora puoi riporla in un vasetto sterilizzarlo e utilizzarla in un massimo di dieci giorni: ricorda, infatti, che è priva di conservanti. BALSAMO Per tenere le labbra sempre idratate abbiamo bisogno di un balsamo. Sai che puoi prepararlo in casa? Potrai usarlo all’occorrenza proprio come un normale burrocacao. L’unica differenza risiede nel fatto che il nostro balsamo è naturale al 100%! Per preparalo in casa hai bisogno esclusivamente del burro di karité e di un’essenza profumata (puoi scegliere quella che preferisci). È sufficiente mescolare due cucchiaini di burro di karité a tre o quattro gocce di olio essenziale fino a quando il composto non sarà diventato cremoso. Una volta pronto, riponilo in una scatolina di metallo o in un vasetto di vetro e utilizzalo quando ne sentirai il bisogno!

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A LL NE OR

NI NO VA

34 9. .0 22

OROSCOPO

dal 18 al 24 settembre

VERGINE

TORO

dal 21/3 al 20/4

dal 21/4 al 20/5

Il coraggio non vi manca in questa fase della vostra vita ed è dovuto, per molti di voi, a un aumento della sicurezza in voi stessi. Finalmente, avete capito che siete voi a decidere chi siete, al di là dei vostri capelli, dell’abbigliamento o del lavoro che fate. Voi sapete chi siete. E siete belli. Mostratelo a tutti.

Lavorate quotidianamente sulla vostra testardaggine e i risultati si vedono. Chi vi sta attorno, scoprirà il vostro lato più tenero e chi già lo aveva notato non potrà non innamorarsene. Oltre agli ottimi risultati sugli altri, constaterete di stare meglio con voi stessi e piacervi di più. Bravi.

Grazie a un’occasione speciale, avete colto l’opportunità per dare nuovo slancio a un rapporto per voi importante. Vi sentite particolarmente amati e propensi ad amare. Cavalcate questa onda sentimentale positiva per rafforzare un sentimento che avete costruito sempre più saldo nel tempo.

ARIETE

dal 23/8 al 22/9

denaro

amore

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salute

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denaro

amore

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salute

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amore

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salute

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GEMELLI

CANCRO

LEONE

dal 21/5 al 21/6

dal 22/6 al 22/7

dal 23/7 al 22/8

Avete rinunciato a un rapporto molto importante, un affetto vero che negli anni si era dimostrato tale. Ora vi siete lanciati su altri lidi, più attraenti probabilmente. Ma io vi consiglio qualche riflessione sulle amicizie e sulle persone. Non è tutto oro quello che luccica. E chi luccica un pò meno, da voi scartato, potrebbe essere un vero amico perso. Fate attenzione.

L’amore va a gonfie vele, anche grazie al fatto che avete raccolto quelle sicurezze di cui siete sempre molto bisognosi. Cercate di godere di queste gioie, senza pretendere in continuazione conferme da parte del partner. Non è detto che chi non fa dichiarazioni e proclami non tenga a voi. Andate oltre.

È tempo di togliervi qualche sassolino dalla scarpa. Visto che il coraggio e la sicurezza non vi mancano, questo è il momento per tirarli fuori e fare valere il vostro punto di vista. Spesso ha senso sorvolare, passare sopra le cose e non darci peso. Ma quando ci vuole, ci vuole. Fatevi sentire!

denaro

amore

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salute

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BILANCIA

denaro

amore

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salute

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SCORPIONE

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SAGITTARIO

dal 23/9 al 22/10

dal 23/10 al 21/11

dal 22/11 al 20/12

La grande attenzione che riservate alle persone care è un gesto molto bello che tutti apprezzano. Abbiate la stessa solerzia anche verso voi stessi. Scacciate la pigrizia che spesso vi attanaglia e prendetevi maggior cura di voi. Partite dal corpo: una sana alimentazione e del movimento fisico vi gioverebbero molto. Forza e coraggio.

Ma quella famosa idea che sembrava così impellente e importante, dove è andata a finire? Avete lasciato che la quotidianità soffocasse il vostro sogno, il vostro progetto. Basta trovare scuse: riprendete in mano la situazione e anche se lì per lì il lavoro e l’impegno vi sembrano eccessivi, affrontate una cosa alla volta e ce la farete.

Se la routine vi soffoca, fate in modo che non sia così. Lamentarsi non ha mai portato da nessuna parte. Dovete essere voi stessi a dare un giro di volta e trovare nuovi stimoli. Ad esempio, recuperate un vecchio hobby lasciato da parte. Potrete ritrovare un po’ dell’entusiasmo che vi serve.

denaro

amore

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CAPRICORNO

denaro

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ACQUARIO

denaro

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PESCI

dal 21/12 al 19/1

dal 20/1 al 18/2

dal 19/2 al 20/3

La vostra sensibilità è una delle migliori doti che potete vantare. Ancora una volta, avete dimostrato di sapere stare vicino a chi ha bisogno di voi. Magari quando ne avrete bisogno, non riceverete le stesse attenzioni. Ma voi proseguite così. Essere così è già un premio.

L’ironia è uno dei vostri punti di forza. Usatela sia con la leggerezza che si deve allo scherzo che con astuzia, per fare arrivare messaggi che non possono essere comunicati direttamente. Invece che fare delle scenate, usate questa arma affilata. Avrete successo.

Questa settimana sarete colti da svariati sbalzi d’umore, che vi faranno oscillare tra una contentezza quasi infantile e un malumore altrettanto infantile. Capita a tutti. Ma cercate di darvi una regolata ed essere fiduciosi. I motivi di buio si stanno diradando. È sereno all’orizzonte.

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amore

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LAURA



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