ADESSO Le tue storie, le tue emozioni
settimanale di COSTUME E attualità n. 9 ANNO I • 25 SETTEMBRE 2014 • EURO 1,50
MONICA
LEOFREDDI
INCHIESTA.
MATRIMONIO
QUANTO MI COSTI?
DOPO LO
STALKING SONO TORNATA A VIVERE CLARISSA
Sono una
MISS tutta grinta SOLIDARIETÀ.
Belli Alex
UN FIGLIO PER ME E KATARINA
La casa dei
RIFUGIATI
i consigli di stile
DI ENZO MICCIO E CARLA GOZZI
EDITORIALE
“Fin che c’è pensiero c’è dignità, fin che c’è il coraggio di inquietarsi, c’è libertà.” Paolo Crepet
STOP ALLE TORTURE Amnesty international è un’organizzazione non governativa impegnata nel monitoraggio del rispetto dei diritti civili e nel portare aiuto in quei territori dove i regimi tengono oramai ai minimi termini le possibilità di espressione dei propri cittadini. Nel rapporto intitolato “Benvenuti tra le fiamme dell’inferno”, Amnesty rileva le atroci modalità con cui il governo nigeriano arresta, incarcera e tortura abitualmente uomini, donne e bambini. Il metodo nigeriano supplisce una gestione inesistente della giustizia e questi mezzi sono spesso utilizzati dalle autorità per risolvere sommariamente casi giudiziari o semplicemente indagini. Naturalmente queste attività criminali perpetrate da quelli che dovrebbero tutelare l’ordine hanno anche biechi fini economici. Vengono, infatti, spesso pretestuosamente arrestate e incarcerate persone con il solo obiettivo di estorcere del danaro. Polizia ed esercito impegnati in pestaggi sommari, stupri a danni di donne e ragazzine e fucila-
te agli arti. Il rapporto di Amnesty si chiude con una richiesta la governo nigeriano di introduzione del reato di tortura e che si faccia chiarezza sulle denunce grazie a un’indagine seria ed efficace sui fatti riportati. Certamente il lavoro di Amnesty international dovrebbe essere supportato con forza dalle nazioni e aspettiamo di vedere delle iniziative concrete per mettere un definitivo STOP ALLE TORTURE. È quello che ci si aspetterebbe da una comunità internazionale attenta ai problemi di carattere umanitario, anche se la Nigeria, in particolare, è tra quelle nazioni i cui interessi economici determinati dalle ricchezze naturali spesso si scontrano con le necessità di democrazia e libertà. Perché un popolo libero è un popolo sgradito agli interessi economici e forse, mentre guardiamo con sdegno uomini e donne che vengono torturati in un posto così lontano, dovremmo chiederci se anche noi, in fondo, siamo liberi. Andrea Minoia direzione@edizioniadesso.com
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ADESSO SOMMARIO GIOVEDÌ 25 SETTEMBRE 2014 · N. 9
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Foto in copertina Paola Rossi
GABRIELE SALVATORES Incontro con il regista premio Oscar
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70. 74.
STORIE ED EMOZIONI
Il centro Astalli per i rifugiati ATTUALITÀ
La verità su Ebola
ALEX BELLI
Il volto più amato di Centovetrine tra amore, passioni e nuovi sogni
06. FOTO DELLA SETTIMANA Acrobazie subacquee 08. ATTUALITÀ Le foto della settimana 10. FORUM DI ADESSO Lettrici protagoniste 12. LA VITA È ADESSO L’Italia più bella secondo Lorella 15. 16. 18. 22. 24. 26. 34. 38. 40. 42.
FATTI DI UN TEMPO
Accadeva in questa settimana ZAPPING SUL MONDO
Focus oltreconfine PRIMO PIANO
Attualità
FINESTRE SULLA CITTÀ
Microcredito
I TUOI DIRITTI
Ristrutturare casa IMPEGNO PER GLI ALTRI
La giornata del volontariato
60
50
TV E DINTORNI
Elena Sofia Ricci Che Dio ci aiuti
48. BELLEZZA Esfoliazione della pelle 52. TV Ballando con le stelle 54. PERSONAGGI Miccio & Gozzi
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PERSONAGGI
Giulia Arena L’ex Miss alla ribalta 58. CINEMA I film in uscita 62. LIBRI Tutte le novità 64. PERSONAGGI Monica Leofreddi
PERSONAGGI Vittorio Sgarbi 82. 86.
INCHIESTA
Matrimonio, quanto mi costi DONNE DI ADESSO
La casa delle artiste
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PUNTI DI VISTA
Attualità
PERSONAGGI
Costantino Della Gherardesca PERSONAGGI
La nuova Miss Italia MODA
Look & people
PERSONAGGI Francesca Fialdini la nuova regina del mattino di Rai1
PAPA FRANCESCO Il mondo del Pontefice fra novità, viaggi e parole di speranza
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ADESSO
SETTIMANALE N. 9 - 25 SETTEMBRE 2014, anno I Direttore Editoriale ANDREA MINOIA direzione@edizioniadesso.com Direttore Responsabile Sergio Greci Caporedattore Vincenzo Petraglia vincenzo@edizioniadesso.com Redazione redazione@edizioniadesso.com Chiara Mazzei (Cultura e società)
100
Lorella Cuccarini (Storie di solidarietà)
AMORI INDIMENTICABILI Scott e Zelda Fitzgerald, passione estrema
Federica Piacenza (Moda) moda@edizioniadesso.com Progetto grafico KYTORI s.r.l. www.kytori.com - info@kytori.com
89. TEATRO Ghostbusters, il musical 90. NARRATIVA I racconti di Adesso 98. AGENDA
Stefano Fisico (Caposervizio musica e spettacolo)
Grafica ed editing Michele Magistrini (Caposervizio) Sebastian Páez Delvasto Laura Pozzoni
Eventi in Italia
Direzione marketing Ciro Montemiglio Coordinamento tecnico Luciano Giacalone
110 CUCINA CREATIVA La razza è servita
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DONNE D’ITALIA Grazia Deledda, una donna da Nobel
102. GIOCHI Allena la tua mente 104. LA MACCHINA DEL TEMPO
115. BRICONSIGLI Rubinetto rotto, pensaci tu! 116. POLLICE VERDE Mondo bonsai 119. FAI DA TE Fantasia di pallet 120. OROSCOPO
1968: viaggio a ritroso fra musica, curiosità e personaggi
106. SALUTE Pericolo social network 107. PSICO Timidezza canaglia 108. GENITORI E FIGLI Il caos è vita! 109. AMICI ANIMALI La gravidanza del cane 112. LA SPESA CONSAPEVOLE I supermercati del risparmio 114. CASA DOLCE CASA Uno studio da favola Vieni a trovarci su Facebook, cerca la pagina Adesso Settimanale
Ricerca iconografica Carlo Sessa Foto e illustrazioni Maurizio Fiorino, Kikapress, Corbis, Fotolia, The Noun Project Hanno collaborato: Manfredi Barca, Manuela Blandino, Lorenzo Bordoni, Marta Cerizzi, Silvia Coldesina, Federico Crisalidi, Maurizio Fiorino, Serena Fogli, Massimo Lanari, Luca Foglia Leveque, Laura Frigerio, Angela Iantosca, Stefano Padoan, Giulio Serri, Alice Dutto
SO.FIN.COM. S.p.A. Via San Lucio 23, 00165 Roma info@sofincom.com Raccolta Pubblicitaria MediaAdv S.r.l. Via A. Panizzi 6, 20146 Milano Tel. 02.43.98.65.31 - 02.45.50.62.59 info@mediaadv.it Redazione Via Nino Bixio 7, 20129 Milano milano@edizioniadesso.com
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Stampa Poligrafici il Borgo s.r.l. Via del Litografo 6, 40138 Bologna Tel. 051.60.34.001
IL CILENTO Un angolo di Campania tutto da scoprire fra mare e natura incontaminata
Distribuzione per l’Italia SO.DI.P. “Angelo Patuzzi” S.p.A. Via Bettola 24, 20092 Cinisello Balsamo (MI) Tel. 02.66.03.01 Copyright 2014 Sofincom S.p.A. Tutti i diritti riservati. Testi, fotografie e disegni contenuti in questo numero non possono essere riprodotti, neppure parzialmente, senza l’autorizzazione dell’Editore. Settimanale registrato presso il Tribunale di Milano n.89- 14/03/2014. Una copia: 1,50 euro
ADESSO
FOTO DELLA SETTIMANA
ACROBAZIE SUBACQUEE Uno spettacolo emozionante e suggestivo quello che ci regala questa balena, colta in un momento acrobatico dalla fotografa inglese Kate Westaway. Il cetaceo si sta esibendo, infatti, in contorsioni che fanno parte del corteggiamento amoroso, al largo delle coste di Turks e Caicos, nei Caraibi. 6
Foto: Jacqueline Roberts
“Lara è nata sana. Poi ha perso tutto. Ma non i suoi occhi meravigliosi, che oggi ti chiedono aiuto.”
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Aiuta le bambine affette dalla Sindrome di Rett dona al Con una piccola donazione, puoi fare molto.
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Per più di un anno, Lara è stata pura gioia di vivere, come ogni bambino. Poi, quando tutto sembrava perfetto, ha cominciato lentamente a perdere ogni giorno qualcosa: la parola, l’uso delle mani, delle gambe. Aiutami a far qualcosa contro questa sindrome odiosa. Con solo 2 € per ogni SMS o 2 o 5 € per ogni chiamata da rete fissa aiuti la ricerca di una cura che non c’è ancora, sostieni un’assistenza quotidiana che è www.airett.it fondamentale. Grazie, da Nicola Savino.
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Una Settimana in foto
ADESSO
PERSONAGGI
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IL RICORDO DELL’ORRORE
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ORSO NABABBO
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DILLO CON L’ARCOBALENO
1. Un secolo intero è passato dall’inizio della Prima Guerra Mondiale. In memoria di questa tragica data, Papa Francesco ha pregato al cimitero Redipuglia in Friuli Venezia Giulia, sulla tomba di oltre 100mila caduti. “Dopo aver contemplato la bellezza del paesaggio di tutta questa zona, dove uomini e donne lavorano portando avanti la loro famiglia, dove i bambini giocano e gli anziani sognano... Trovandomi qui, in questo luogo, trovo da dire soltanto: la guerra è una follia”. 2. Pensate la sorpresa: uno torna a casa propria, fa un passo in piscina e si trova un orso che se la sguazza bel bello in acqua. È successo in una villa nella contea di Los Angeles. In Italia, gli orsi non se la spassano altrettanto, ci viene da dire. 3. Ormai la lotta all’omofobia coinvolge sempre più squadre e sportivi. Anche l’Arsenal scende il campo: dopo il coming out di inizio anno da parte dell’ex calciatore della Nazionale tedesca, Thomas Hitzlsperger, molti giocatori hanno indossato dei lacci arcobaleno durante il match disputato contro il Manchester City. 4. Vedete queste bellissime bimbe? Sorelline, penserete voi. Macché. Sono zia e nipote. Daisy e Ruby Mae sono figlie della 43enne Alison Wilson e della 25enne Ashley Swarbrick, madre e figlia, entrate in travaglio quasi contemporaneamente. Strana la vita! 5. Ecco a voi Shaun! Sotto questo fantastico cespuglio di lana c’è una pecora australiana che non è stata tosata per ben 6 anni. A scoprire questo maglione di lana Merinos ambulante sono stati due pastori, che hanno poi provveduto a tosare l’animale, ricavandone 23,5 kg di lana. 6. Cristiam Ramos realizza dei ritratti di vip molto belli. Come tanti, direte voi. Ebbene no: perché il giovane artista messicano realizza le sue opere usando... Il dentrifricio! Circa 30 tubetti a quadro e 200 ore di lavoro. Encomiabile. 7. Se la barba fosse davvero simbolo di saggezza, questi gentiluomini britannici sarebbero di gran lunga i più saggi della Terra. Come ogni anno, a Luton, si è tenuto il campionato delle barbe più lunghe e bizzarre d’Inghilterra. Tre le categorie: naturali, artificiali e acconciate.
PERSONAGGI
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ESTATE... IN PARTY
CHE ZIA GIOVANILE!
CHE BARBA!
ADESSO
5
SOTTO LA LANA, UNA PECORA!
6
RITRATTI AL BACIO 9
il Forum
ADESSO
FORUM
uno spazio in cui puoi far sentire la tua voce, chiedere consiglio e dare i tuoi suggerimenti alle altre lettrici.
ALLORA CHE ASPETTI,
SCRIVICI O CHIAMACI. ASPETTIAMO IL TUO PARERE!
DI ADESSO PER DIRE LA TUA O CHIEDERE CONSIGLI Scrivi a Redazione Adesso, via Nino Bixio 7, 20129 Milano Manda una mail a forum@edizioniadesso.com Chiama il NUMERO VERDE GRATUITO 800 32 33 00
ECCO LE RISPOSTE ALLE LETTERE DELLA SETTIMANA SCORSA Pubblichiamo la risposta della nostra lettrice Barbara a Rita, che si è emssa a confronto con un ex compagna di classe e a 54 anni ha scoperto di non essere in forma come credeva... Cara Rita, benvenuta nel club! Io è da una vita che mi metto a confronto con coetanee e non, uscendone sempre sconfitta! Mi sono sempre chiesta come facciano certe donne, pur lavorando e avendo figli, a mantenersi così in forma, a curare così tanto il guardaroba e la messa in piega. Per me sono alieni! Eppure quando le incontro in giro per la strada, sembrano sempre perfette. Se prima provavo una logorante invidia, ora, passatemi il termine, me ne frego. A una certa età, sono stufa di lottare con gli stereotipi e le aspettative degli altri. Sono come sono e vado bene così. Almeno a me. Il mio consiglio? Prenditi per quella che sei e lascia perdere i paragoni. Barbara, Lodi
Qui riportiamo la risposta di Lucia, che a Rita risponde con parole molto diverse... Cara Rita, gli anni passano per tutte, ma non dobbiamo lasciarci andare: anche a livello fisico è importante tenersi in forma e giovanili, per quanto possibile. Fare un pò di movimento, avere una vita sana, dedicarsi alla cura del nostro corpo, sono quasi un dovere di ognuna di noi, secondo me. Poi non ci dobbiamo lamentare se i nostri mariti cercano donne più giovani... Certo che se a casa trovano Maga Magò non sono poi tanto da biasimare! Quindi, rimboccati le maniche e cerca di mantenerti più bella e in forma che puoi... Anche solo per te stessa! Lucia, Brescia
LA DOMANDA DELLA SETTIMANA MIA NUORA È UNA CAFONA Care amiche di Adesso, mio figlio è sposato da 7 anni con una donna che io reputo una maleducata e un’approfittatrice. Leggo spesso su questa pagina di donne che si lamentano delle suocere, ma lasciatemi dire che anche le nuore sanno essere davvero insopportabili. Io sono una che lascia massima libertà ai figli, non sono invadente, non mi intrometto nelle loro vite. Il problema è che mia nuora mi cerca solo quando ha bisogno, mi lascia i nipoti ogni tre per due, senza avvisarmi, e torna a prenderli anche con ore di ritardo. Alcune volte, addirittura, mi ha portato da stirare le camicie di Paolo perché lei... non ne aveva voglia! E si serve da sola di sughi e marmellate che preparo. Non so più come farle capire che non sono la sua colf. Dora, Pesaro
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Informativa ai sensi dell’art. 13, d. lgs 196/2003. I Suoi dati saranno trattati, con modalità anche elettroniche, da Giordano Vini Spa – titolare del trattamento – Via Guido Cane 47 bis/50, 12055 Valle Talloria di Diano d’Alba (CN) – per evadere l’ordine e per attività connesse. Nome, cognome, indirizzo e telefono sono necessari per i predetti fini; se non fornisce i restanti dati avrà, comunque, diritto a ottenere quanto richiesto. Ai sensi dell’art. 58, comma 2, d. lgs 206/2005, Giordano Vini Spa potrà trattare i Suoi dati per inviare proposte d’ordine di propri prodotti e servizi al Suo recapito postale, fatto salvo il Suo diritto di opposizione. Gli incaricati del trattamento sono gli addetti al servizio clienti, al marketing, all’amministrazione e ai sistemi informativi. Ai sensi dell’art. 7, d. lgs 196/2003 potrà esercitare i relativi diritti, fra cui consultare, modificare, cancellare i Suoi dati od opporsi al loro trattamento per fini di invio di materiale pubblicitario e vendita diretta, e richiedere elenco completo e aggiornato dei responsabili, rivolgendosi al titolare all’indirizzo sopra indicato o inviando un’e-mail a privacy@giordanovini.it
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ADESSO IL CENTRO ASTALLI PER I RIFUGIATI, NEL CUORE DI ROMA, È UN LUOGO UNICO DI ACCOGLIENZA PER CHI ARRIVA NEL NOSTRO PAESE
Lorella insieme a padre Camillo Ripamonti, gesuita, responsabile del centro Astalli
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L’Iraq è tornato ad occupare le prime pagine dei giornali di tutto il mondo da quando il fondamentalismo religioso sta prendendo il sopravvento su un paese già in ginocchio. «Diventate musulmani o vi uccidiamo», è la lapidaria minaccia degli uomini del nuovo stato islamico alle comunità cristiane del paese. Che non hanno avuto altra scelta se non quella di scappare. In altre parole, quella di diventare rifugiati. Nella vicina Siria la situazione non è di certo migliore. Quasi la metà dell’intera popolazione è stata costretta a causa della guerra ad abbandonare le proprie case e scappare per salvarsi la vita. Un siriano su otto è fuggito oltre confine, oltre la metà di tutti i migranti forzati sono bambini. Bambini costretti a lasciarsi dietro le spalle tutto: affetti, amici e un Paese in cui chissà quando potranno mai tornare. Quello dei rifugiati è un tema caro a papa Francesco, il cui primo viaggio in Italia da pontefice è stato proprio nell’isola di Lampedusa per «pregare per coloro che hanno perso la vita in mare, visitare i superstiti e i profughi presenti». Papa Bergoglio, in uno dei passaggi più toccanti della sua omelia, ha denunciato la perdita del «senso della responsabilità fraterna» causata dalla «globalizzazione dell’indifferenza». Dopo Lampedusa, papa Francesco ha continuato il suo viaggio ideale nei panni di un rifugiato visitando l’Associazione Centro Astalli, la sede italiana del Servizio dei gesuiti per i Rifugiati (JRS). Si trova nel pieno centro di Roma, a due passi da piazza Venezia. Era il set-
Papa Francesco ha visitato i rifugiati del Centro Astalli nel settembre 2013 e ha ribadito che l’accoglienza non deve essere un affare di pochi, ma interesse di tutti.
tembre 2013 quando il “papa venuto dalla fine del mondo”, senza scorta, è entrato dalla piccola porta di via degli Astalli 14 per scendere le strette e ripide scale che portano alla mensa e agli altri servizi di questa associazione che ogni giorno nutre e assiste circa 400 rifugiati. La mensa è da sempre il cuore del Centro Astalli, crocevia di lingue e nazionalità diverse, dalla Costa d’Avorio all’Afghanistan, ma di storie fin troppo simili. La mia impressione, scendendo quei gradini, è stata quella di scoprire un mondo nascosto che solo papa Francesco è riuscito per un giorno a mettere sotto le luci dei riflettori dei mass media. «I rifugiati sono gli eroi dei nostri tempi», mi racconta padre Camillo Ripamonti, gesuita, responsabile del Centro Astalli. Eroi, spesso invisibili agli occhi di una città frenetica come Roma, nonostante sia impossibile non accorgersi che nel cuore della capitale ogni giorno si forma una lunga fila di uomini e donne che faticosamente cercano di ricomporre la loro vita. Se loro sono lontani dai nostri sguardi e dalle nostre menti, figuriamoci la silenziosa
strage che annienta ogni giorno, nel mare Mediterraneo o nelle regioni desertiche dell’Africa, le vite di uomini, donne e bambini colpevoli solamente di cercare un posto sicuro dove vivere. Per chi ce la fa ad arrivare in Europa la strada verso l’integrazione è tutta in salita. «I rifugiati che arrivano al Centro Astalli hanno alle loro spalle un estenuante viaggio, spesso senza soldi né documenti, e scoprono che per presentare domanda d’asilo devono dimostrare di essere reperibili presso un domicilio. Così, per molti di loro, costretti a vivere in strada o in alloggi di fortuna, via degli Astalli 14 diventa l’indirizzo di residenza», spiega padre Camillo Ripamonti. «Il servizio di accettazione offre il primo fondamentale tassello per proseguire nel lungo cammino burocratico verso l’ottenimento di una forma di protezione. Un foglio di carta che per molti significa non essere più fantasmi, non sentirsi più invisibili». In totale, considerando nell’insieme le sue differenti sedi territoriali (Roma, Vicenza, Trento, Catania e Palermo), il Centro Astalli in un anno risponde alle necessità di circa 34.300 migranti
forzati, di cui quasi 21mila nella sola sede di Roma. «La nostra forza sono gli oltre 450 volontari», dice con soddisfazione Padre Camillo. I volontari servono alla mensa e si occupano anche dei servizi di ospitalità presenti in diversi quartieri di Roma. Il centro di San Saba all’Aventino dispone di 34 posti letto ed è destinato all’accoglienza di uomini richiedenti asilo o già titolari di protezione internazionale o umanitaria, mentre “La Casa di Giorgia” ospita rifugiate sole o con minori. In tutte le strutture l’équipe del Centro Astalli si adopera alla costante ricerca di opportunità formative e lavorative, che a volte rappresentano le prime forme di reale inserimento nella società italiana. La piena e vera integrazione passa anche da un lavoro di formazione sulle nuove generazioni. Per questo il Centro Astalli promuove diversi progetti nelle scuole per gettare le basi di una società interculturale. Una società in cui le diversità etniche, linguistiche e religiose siano considerate una ricchezza e non un ostacolo per il nostro futuro. Lorella
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Apriamo un Flagship Store! Oltre la classica erboristeria! Apriamo uno spazio di salute naturale con l’insegna di un marchio mitico. Erbaflor Peruzzo da più di 60 anni tramanda i segreti della medicina tradizionale e ne produce i rimedi naturali. Oggi cerchiamo partners per aprire spazi che presentino i nostri 500 prodotti esclusivi e divulghino i saperi e i valori in cui crediamo.
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FATTI DI UN TEMPO
ADESSO
ACCADEVA
IN QUESTA SETTIMANA…
di Massimo Lanari
È UFFICIALE, L’AREA 51 ESISTE
LA PASSEGGIATA E L’INTIFADA
EM BR
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Mai come nel 2000 si andò vicino alla pace tra Israele e Palestina. L’accordo, sponsorizzato dal presidente americano Clinton, sfumò per il disaccordo sui confini. Ariel Sharon, ex comandante militare e leader della destra israeliana (Likud) si recò sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme, per sottolineare la sovranità di Israele su quell’area. La rabbia palestinese esplose immediata: era la Seconda Intifada (rivolta, in arabo), in cui le milizie di Hamas e di Fatah (l’organizzazione guidata da Yasser Arafat) si servirono per la prima volta dei terribili terroristi-kamikaze contro autobus, bar e negozi. Nel 2001 Sharon, vinte le elezioni, scatena un’offensiva su Betlemme, Nablus e Jenin, confinando Arafat nel suo quartier generale di Ramallah fino alla sua morte, nel 2004.
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Un anno di scosse, 11 morti, 100 feriti, oltre 80mila edifici danneggiati: il terremoto che colpì Umbria e Marche iniziò il 19 maggio 1997, quando una scossa danneggiò gravemente Massa Martana (Perugia). Il 4 settembre si replica sull’Altopiano di Colfiorito. Ma è nella notte tra il 25 e il 26 che inizia la tragedia: una scossa di magnitudo 5,8, sempre sull’altopiano, provoca alcuni morti. La popolazione è in allarme e la scossa più forte, arrivata alle 11,42 (magnitudo 6,1), distrugge una parte della volta della Basilica di San Francesco di Assisi crolla uccidendo quattro persone e distruggendo alcuni affreschi di Cimabue. Il 14 ottobre il terremoto devasta Sellano. Il 3 aprile 1998, Gualdo Tadino: l’ultimo atto del terremoto infinito.
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A due passi dalle luci e dalla confusione di Las Vegas, c’è uno dei luoghi più misteriosi al mondo: l’Area 51. Una gigantesca area militare di 26mila km2 (come la Sardegna) di cui il Governo americano ha sempre negato l’esistenza. Secondo gli ufologi, lì sarebbero conservati i reperti del disco volante caduto a Roswell nel 1947; e la base sarebbe un vero e proprio centro dove si studia la tecnologia aliena. In questa veste l’Area 51 è stata protagonista di serie tv come X-Files, o film come Independece Day. Nel 1995 il presidente americano Bill Clinton rende pubblici alcuni documenti in cui, per la prima volta, si ammette l’esistenza dell’Area 51, una base segreta per effettuare test militari e sperimentare nuovi aerei da guerra. Altro che ufo.
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Dopo l’8 settembre Napoli, ormai ridotta a un cumulo di macerie, viene occupata dai tedeschi, mentre gli Anglo-americani avanzano da Sud e sbarcano a Salerno. I napoletani, però, reagiscono contro gli occupanti con una serie di agguati. I tedeschi decidono allora di deportare 30mila persone in Germania. Scoppia la rivolta: dal Vomero gli insorti – senza alcuna guida politica - dilagano nelle strade, mentre i tedeschi ammassano migliaia di prigionieri nel vecchio stadio del Littorio. Il 29 settembre i nazisti accettano il rilascio dei prigionieri; gli insorti consentono loro di abbandonare pacificamente la città. Il 1° ottobre gli Alleati entrano a Napoli.
TERREMOTO IN UMBRIA E MARCHE
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LE QUATTRO GIORNATE DI NAPOLI
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L’Italia racconta il mondo
ADESSO
PERSONAGGI
ENIGMA SIGARETTE ELETTRONICHE IL RAPPORTO OMS NE SCONSIGLIA L’USO MA GLI ESPERTI RIMANGONO ANCORA DIVISI
IL CANALE DI SUEZ RADDOPPIA
FARAONICO PROGETTO DA 3 MILIARDI
Sigarette elettroniche sì, sigarette elettroniche no. Se ne parla da tempo e molti dubbi permangono sulla loro reale tossicità e, quindi, sulle conseguenze che possono avere sulla salute dell’uomo. Qualche risposta ai quesiti ancora senza risposta, che dividono anche gli esperti, viene da un recente rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), che arriva dopo una serie di ricerche e di studi realizzati per la sesta conferenza mondiale dei Paesi che hanno sottoscritto la Convenzione per la Lotta al Tabagismo, che avrà luogo a Mosca dal 13 al 18 ottobre prossimi. Un rapporto che in definitiva arriva alla conclusione che sia preferibile limitare l’uso delle e-cig (le sigarette elettroniche). E per questo si raccomanda ai governi di vietarne l’uso nei luoghi chiusi, oltre a proibirne l’uso agli adolescenti e alle donne in gravidanza. Secondo l’Oms il fumo bianco delle e-cig non sarebbe, infatti, semplice vapore acqueo, ma conterrebbe sostanze nocive, fra l’altro poco conosciute, anche se meno pericolose di quello delle sigarette normali. Sotto accusa anche il contenuto di nicotina presente in alcune ricariche. Altro tasto alquanto controverso toccato dall’Oms riguarda i giovani. Secondo il rapporto alcuni particolari aromi, come per esempio quelli al gusto di dolci, frutta e liquore, potrebbe rappresentare un forte richiamo per i giovani, tale da indurli a un maggiore utlizzo delle e-cig. Anzi, secondo l’allarme lanciato da alcuni esperti, per bambini e adolescenti le sigarette elettroniche potrebbe essere addirittura uno stimolo a iniziare a fumare.
UN NUOVO PREMIO PER GEORGE
Il Canale di Suez raddoppia: 42 aziende stanno, infatti, lavorando al progetto di ampliamento di un tratto di 72 chilometri di quello che è uno dei canali più strategici del Pianeta. L’apertura ridurrà da undici a tre ore il tempo di percorrenza del corso d’acqua che separa Suez, nel mar Rosso, da Port Saïd, nel Mediterraneo. I transiti aumenteranno da 49 a 97 navi al giorno. I lavori dureranno cinque anni e puntano a dare nuova linfa vitale all’economia egiziana, che in questo periodo non naviga proprio in acque tranquille. Un’opera faraonica - è proprio il caso di dirlo! - che costerà circa 3 miliardi di euro e che dovrebbe portare nelle casse dello Stato nel 2023 profitti pari a 10,5 miliardi di euro, contro gli attuali 3,9 miliardi. Ma soprattutto garantirà maggiore velocità di trasporto alle navi di tutto il mondo che vi transitano. Il canale ha 145 anni e venne costruito dai francesi, prima di passare in mani inglesi ed essere infine, nel 1956, nazionalizzato dall’Egitto.
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George Clooney, sposo il 27 settembre della bellissima avvocatessa Amal Alamuddin nella surreale cornice di Venezia, riceverà presto un’ulteriore riconoscimento alla sua prestigiosa carriera. Il prossimo 11 gennaio gli verrà, infatti, conferito il Premio alla carriera dalla Hollywood Foreign Press Association durante la cerimonia dei Golden Globe. L’attore regista sceneggiatore e produttore ha già tre Globes al suo attivo, tutti in categorie diverse: Miglior attore in un film drammatico per Paradiso Amaro (2011), Miglior attore non protagonista per Syriana (2005) e Miglior Attore in una Commedia-Musical per Fratello, dove sei? (2000). Clooney, recentemente apparso in Gravity e Monuments Men, sarà presto il protagonista di Tomorrowland per la Disney. Non c’è che dire: questo è un momento davvero intenso e felice, sia professionalmente che umanamente, per il bel George.
PERSONAGGI
ADESSO
SCOTLAND SAVE
E DIO CREÒ
LA GRAN BRETAGNA RESTA UNITA E L’EUROPA TIRA UN SOSPIRO DI SOLLIEVO
BRIGITTE BARDOT SPEGNE OTTANTA CANDELINE
THE QUEEN
Non era una questione soltanto britannica, ma che coinvolgeva l’Europa intera, per via di interessi economici non da poco ma anche perché altre aree geografiche del Continente guardavano con particolare interesse alla vicenda scozzese. In primis la Spagna, da sempre alle prese con la questione dei secessionisti baschi, ma anche altri paesi come Cipro, Belgio, la Grecia e la Romania, particolarmente minacciati da movimenti separatisti in casa propria. Se in Scozia avessero vinto i fautori del “Sì”, il ri-
IL MITO
schio maggiore sarebbe potuto essere quello di emulazione da parte di questi paesi, con i separatisti probabilmente incentivati ulteriormente a rivendicare la propria indipendenza. Così non è stato, la Scozia non ha tradito la Regina Elisabetta, han vinto i “No” (con il 55% dei voti) e il regno, dopo oltre trecento anni di storia, è salvo. Casa Windsor può, quindi, tirare un bel sospiro di sollievo e con essa anche tutta l’Europa.
CICOGNE SURROGATE
SEMPRE PIÙ STAR... GENITORI CON LE MAMME IN AFFITTO Mentre in Italia il dibattito è quanto mai acceso, dopo gli ultimi risvolti legati all’applicazione delle norme in materia di fecondazione eterologa, quella di ricorrere a madri surrogate per avere un figlio proprio è una tendenza sempre più diffusa anche fra i volti noti dello star system internazionale. Il primo dei grandi Vip a diventare padre in questo modo fu Michael Jackson, ma dopo di lui sono stati in tanti a seguire la stessa strada per coronare il proprio sogno di diventare genitori per la prima volta o semplicemente per allargare la famiglia, dando un nuovo fratellino o una sorellina ai propri figli già avuti in modo naturale. Fra questi c’è sicuramente Ricky Martin. Il cantante 42enne è diventato, infatti, padre di due gemelli, Matteo e Valentino, nati tramite una madre surrogata nel 2008. E nonostante la fine della sua relazione con Gonzalez Abella, la popstar pare si prepari, come ha fatto sapere di recente, a dare ai due gemelli una sorellina. La bambina - ha dichiarato - arriverà il prossimo anno, aggiungendo che è ancora alla ricerca della madre surrogata perfetta. Ma come lui sono stati diversi i Vip che hanno fatto la medesima scelta. Come, per esempio, Sarah Jessica Parker, con le sue gemelline Marion e Tabhita, Elton John e David Furnish, e anche l’attrice hollywoodiana Nicole Kidman con Keith Urban.
Le curve mozzafiato, i fluenti capelli biondi e l’inconfondibile broncio, con le labbra carnose che le si aprivano sugli incisivi lievemente separati, hanno fatto di Brigitte Bardot un mito intramontabile, senza ombra di dubbio una delle più grandi icone sexy di sempre. Un mito che resiste all’incedere del tempo, visto che BB, come veniva chiamata, nata il 28 settembre 1934, spegne le sue prime 80 candeline. Figlia della buona borghesia parigina, Brigitte tenta inizialmente la strada di modella per poi passare al cinema con piccoli ruoli, finché non arriva Roger Vadim, suo primo amore, che la vuole protagonista di Et Dieu créa la femme (1956), film che la rende popolare in tutto il mondo e la proietta subito fra le più ambite e acclamate icone sexy di sempre. La Bardot diede l’addio al cinema nel 1972 e due anni più tardi, quarantenne, posò per Playboy prima di ritirarsi a vita privata e dedicare le sue energie agli animali. Si è sposata quattro volte: con Roger Vadim, Jacques Charrier, Gunter Sachs e Bernard D’Ormale, esponente dell’estrema destra francese, cui è legata da quarant’anni. Ebbe storie d’amore con Jean-Louis Trintignant, Raf Vallone e Serge Gainsbourg, che scrisse per lei Je t’aime moi non plus, poi incisa con Jane Birkin. Una vita da favola insomma, di un mito senza tempo. Auguri Brigitte!
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ADESSO
PERSONAGGI
IN PRIMO PIANO
di Vincenzo Petraglia
QUANDO L’ITALIA ERA IL GIARDINO D’EUROPA
DECENNI DI INCURIA E ANCHE POCA LUNGIMIRANZA HANNO PORTATO IL NOSTRO PAESE A IMMOLARE MOLTE DELLE SUE RICCHEZZE PAESAGGISTICHE, PATRIMONIO ASSOLUTO DEL BELPAESE, IN FAVORE DELLO SFRUTTAMENTO INDUSTRIALE ED ENERGETICO. UNA VIOLENZA CHE CONTINUA TUTTORA, COME DIMOSTRANO RECENTI MISURE GOVERNATIVE Non sono passati molti giorni dallo spiaggiamento di un gruppo di sette capodogli nel mare di Vasto, sulla costa adriatica. Grazie allo sforzo collettivo della guardia costiera e dei tanti volontari accorsi, quattro di questi enormi cetacei, che possono raggiungere una lunghezza anche di venti metri, sono riusciti a riprendere il largo, ma per tre, di cui una femmina in gravidanza, non c’è stato purtroppo nulla da fare. Un episodio che si aggiunge a quello del 2009 in Puglia, quando altri sette capodogli si arenarono sul litorale garganico tra Ischitella e Cagnano Varano. Due episodi che aprono una serie di interrogativi che dividono gli esperti. Alcuni ritengono fenomeni come questi del tutto naturali, altri li legano all’opera sempre più invasiva dell’uomo sui fondali dell’Adriatico, dovuta in particolare alla pesca intensiva e soprattutto alle esplorazioni petrolifere e all’attività estrattiva. Secondo alcuni studiosi, infatti, lo spiaggiamento dei capodogli sarebbe da ricondurre al disorientamento causato da gas accumulati nel sangue conseguenti a un’emersione
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troppo rapida, che ha provocato un’embolia nei mammiferi, simile a quello che avviene ai sub dopo una mancata decompressione. Riemersione dovuta probabilmente allo spavento causato da rumori troppo forti provenienti dai fondali. Come quelli degli air-gun, per esempio, tecnica che consente alle navi di ispezionare i fondali marini per capire cosa contiene il sottosuolo, molto utilizzata dalle aziende che affollano la dorsale adriatica a caccia di giacimenti petroliferi. Si tratta di spari fortissimi e continui di aria compressa che mandano onde riflesse da cui vengono poi estrapolati i dati sulla composizione del fondale. Una tecnica, denunciano i biologi, può essere molta dannosa per la fauna marina, perché può causare lesioni, e soprattutto la perdita dell’udito o dell’orientamento. L’Assomineraria si è affrettata a smentire queste ipotesi appellandosi al fatto che l’attività di ricerca di idrocarburi va avanti in totale sicurezza da oltre 40 anni e non ha mai determinato alcuna problematica ambientale. Resta il fatto che le analisi sui cetacei hanno, però, rilevato livelli al-
tissimi di metalli pesanti tossici: mercurio, cadmio, titanio, piombo, argento, cromo. Segno che il nostro mare in perfetta salute proprio non è. E quel che è più grave è constatare come l’ambiente e la salvaguardia del paesaggio, una delle assolute ricchezze del “giardino d’Europa”, così com’è stato soprannominato il nostro Paese, siano messi in secondo piano rispetto a mega progetti di sfruttamento energetico (basti solo pensare al gasdotto che giungerà sulle coste del paradiso marino di San Foca, in Puglia, o al recente “Sblocca trivelle” con cui il Governo intende raddoppiare l’estrazione petrolifera in Basilicata e Sicilia), dimenticandosi, talvolta, che oltre al petrolio, ci sarebbe anche la strada delle fonti energetiche alternative. Strada che paesi più saggi di noi (vedi Germania) stanno percorrendo da tempo con successo. Il che non vuol dire negare del tutto l’importanza e la necessità degli idrocarburi, ma solo impegnarsi un po’ di più per salvaguardare l’immenso patrimonio naturalistico di cui disponiamo, già troppo violentato fino a questo momento.
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ADESSO
L’Italia racconta l’Italia
PERSONAGGI
EXPO 2015 CI RISIAMO! NUOVA FIGURACCIA AGLI OCCHI DEL MONDO E NUOVO AVVISO DI GARANZIA PER CORRUZIONE
Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Proverbio mai più azzeccato per inquadrare quella cattiva predisposizione tutta italica a trasgredire le regole, fare i furbetti e perseverare nei propri errori. Così è arrivato, dopo gli scandali che già hanno più volte colpito l’Expo, l’ennesimo avviso di garanzia ai danni del commissario delegato Antonio Acerbo, per corruzione e turbativa d’asta in relazione al progetto “Vie d’acqua”. Per ora è solo un’ipotesi investigativa, ma gli italiani sono veramente di questo andazzo!
UOMINI
CORAGGIOSI
ORGOGLIO ITALIANO
IN PASSERELLA
L’EX PILOTA DI FORMULA UNO ALEX ZANARDI E LA SUA SFIDA
DALLE SFILATE MILANESI TANTE NOVITÀ E VOGLIA DI PUNTARE SUI TALENTI NAZIONALI Dopo New York e Londra, dal 17 al 22 settembre, è stata la volta di Milano nelle presentazioni e anticipazioni di tutta la moda donna che vestiremo la prossima primavera-estate 2015. 67 sfilate e 78 presentazioni per un totale di 138 collezioni che caratterizzano questo importantissimo evento che anima da sempre la capitale meneghina, che per sei giorni si trasforma nel più cosmopolita dei crocevia mondiali. Sorprendente e mai scontata la moda italiana vince ancora. Dai rassicuranti tagli sobri di Re Giorgio Armani, che anche dopo tanti anni non si smentiscono, con la loro vestibilità perfetta, seppur innovativi, ai colori caldi e freddi mixati da Frida Giannini per Gucci, che nella sua scala colori non opta per le mezze misure e impone aranci, rossi verdi e blu. Lo stile dei designer italiani è davvero inconfondibile, una cassa di risonanza che detta ancora oggi le leggi dell’estro creativo mondiale. Alessandro dell’Acqua, fa scuola con la sua collezione N”21 e non è un caso forse che sia anche alla direzione creativa di Rochas, marchio francese, sì, ma dai bozzetti che portano firma italiana. Tante le no-
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vità. Stilisti che sono cresciuti e ormai si sono imposti come Sergei Grinko, e altri che si sono consacrati proprio in questo settembre 2014. È il caso di Stella Jean, stilista italo-haitiana che ha portato in passerella “un viaggio che parte e arriva a casa”, come dice lei. In collezione tutti i color caldi e l’entusiasmo di Haiti, su tagli che ripercorrono la storia della moda italiana anni 50’ e 60’. No, non è vero che la moda italiana è rimasta indietro, il cambio generazionale c’è, i nuovi direttori creativi anche, le visioni pure. Occorre fiducia, occorre applaudire prima in casa nostra, essere critici nell’osservare e vedere che, seppur in scala maggiore, ciò che viene proposto all’estero è una costola di ciò che già noi vestivamo tempo addietro. Nulla si inventa, ma tutto si può far rivivere. La moda è arte e queste sfilate lo hanno dimostrato. Focus sul prodotto, sulla vestibilità e finalmente sulla “mettibilità”, senza giochi scenografici, senza confondere con show imponenti per spostare l’attenzione da ciò che realmente si è chiamati a valutare: la moda. (F.P.)
Ci sono uomini che più di altri di fronte alle difficoltà trovano energie nuove per reinventarsi e porsi nuovi obiettivi e sfide. Come Alex Zanardi, l’ex pilota di Formula Uno vittima nel 2001 di uno spaventoso incidente in pista, a bordo di un cart, che gli tranciò entrambe le gambe. Dopo una lunga riabilitazione, Alex è tornato a in pista, si è messo alla prova con successo nei panni di conduttore televisivo, con Sfide, e ha conquistato nel 2012 la medaglia d’oro nel paraciclismo alle Paraolimpiadi di Londra. Dall’11 ottobre l’impavido atleta emiliano parteciperà alla gara di triathlon più dura al mondo, l’Ironman delle Hawaii: 3,86 km a nuoto, 180,2 in bici e 42,195 di corsa a piedi. Tanto di cappello, Alex! E grazie per l’esempio di vita che ci dai.
PERSONAGGI
ADESSO
POVERA
VERONICA!
SOLO 70MILA EURO AL GIORNO PER LA EX MOGLIE DEL CAVALIERE
NOZZE NULLE PER I MAMMONI
LA CASSAZIONE CONTRO GLI UOMINI MORBOSAMENTE ATTACCATI ALLA MADRE La suocera vi fa impazzire? Vostro marito è morbosamente legato alla madre, al punto di trascurare i suoi doveri coniugali? Donne, è arrivata la legge! Sì, perchè la Cassazione ha stabilito che il matrimonio in chiesa si può annullare nei casi in cui viene riconosciuto e dimostrato un legame eccessivo tra il marito e sua madre. Mammoni d’Italia, tremate! Oggi le donne, infatti, hanno la legge dalla propria e non saranno più costrette a sopportare le ingerenze della suocera. Il caso che ha scaturito questo provvedimento riguarda una coppia di Mantova, in cui la donna ha
potuto riscontare questo tipo di problematica solo dopo le nozze. Il matrimonio è nullo, recita la Cassazione, se il legame è «tale da generare problematiche sessuali e comportamenti anaffettivi verso la moglie ignara di questa patologia del partner». La mammite è, dunque, riconosciuta come patologia. E in Italia, naturalmente, le cifre parlano chiaro: il 30% dei matrimoni finisce a causa della suocera. E il 46,6% ci fa guadagnare un bel 5° posto nella classifica europea per il numero di giovani tra i 25 e i 34 anni che vivono con “mammà”. Sveglia!
BYE BYE BOSINA
CHIUDE I BATTENTI LA SCUOLA TUTTA PADANA
Due milioni di euro al mese, per campare, sarebbero pochi per chiunque. Eppure Veronica Lario è chiamata a questa ardua sfida: vivere con soli 70mila euro al giorno. Lo hanno deciso i Giudici della Corte d’appello che hanno applicato uno sconticino a Silvio Berlusconi nell’ambito del divorzio con l’ex moglie. Se prima, infatti, l’ex premier doveva 3 milioni di euro al mese alla Lario, ad oggi può ritenersi un pò più contento per una decurtazione del 33% sull’assegno. Il motivo della maxi cifra risiede nel fatto che in caso di separazione, alla parte debole dev’essere consentito di mantenere uno stile di vita pari a quello goduto durante il matrimonio. A quanto pare, quando la Lario era la signora Berlusconi, 3 milioncini al mese, fra la casa, lo shopping ed affini, dalle tasche le uscivano. E allora non sia mai che da single venga meno alle buone abitudini. Ora che la Corte si è espressa, bisognerà fare qualche taglio. Oppure Veronica ricorrerà in appello. Staremo a vedere.
Un altro duro colpo per la dura e pura Lega. La Bosina, scuola fondata nel 1998 dalla moglie di Umberto Bossi, Manuela Marrone, quest’anno non riapre le porte agli studenti. La “Libera scuola dei popoli padani” affonda nei debiti e portà giù con sé un po’ tutta la baracca leghista. La famiglia del fu leader Bossi, infatti, ormai da mesi, versa in condizioni decisamente infauste e con essa l’ideale leghista del superuomo. L’ex leader indagato per truffa allo Stato; il giovane Renzo, per gli amici Trota, indagato per la laurea albanese non tanto ortodossa. E, se non bastasse, altra batosta: il concorso di Miss Padania, la più bella tra le belle di pura razza padana, non si fa più. Il castello di carte vacilla, si sgretola, crolla. Questi 800mila euro di debiti della scuola Bosina vanno, dunque, a posare un altro macigno su una famiglia che voleva rappresentare il manifesto della graniticità fisica e morale. Questo granito, ormai, ha crepe da tutte le parti.
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FINESTRE SULLA CITTÀ
CARITÀ? NO,
MICROCREDITO
Cresce in Italia il fenomeno della concessione di piccoli prestiti che consentono alle categorie in difficoltà di aprire una propria attività. Nessuna ipoteca: a garantire è l’onorabilità della persona di Massimo Lanari
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i scrive «credit crunch», si legge chiusura dei rubinetti del credito da parte delle banche. Un fenomeno che attanaglia ormai l’Italia dal 2009, con una violenta stretta nell’estate del 2011. Prestiti non concessi, aziende e cittadini passati ai raggi X, interessi altissimi, spese nascoste ovunque: eppure, se si vuole aprire un’attività, il modo di dire addio a tutto questo c’è. È il microcredito, vale a dire la concessione di piccoli prestiti a categorie svantaggiate, solitamente snobbate dagli istituti di credito, finalizzati all’apertura di un’attività economica che consenta alla persona di affrancarsi dalla povertà. L’idea, che consente di aiutare i poveri in maniera non assistenzialista, è dell’economista bengalese Muhammad Yunus, premio Nobel per la pace nel 2006. Ma il fenomeno ha preso piede anche in Italia, soprattutto nelle nostre città: secondo uno studio dell’Emn (European microfinance network), in Italia sono stati concessi 64,6 milioni di euro di microcrediti, più del doppio rispetto al 2012 (25 milioni) e addirittura 14 volte tanto rispetto al 2011 (4,9 milioni). I prestiti concessi nel 2013 sono stati oltre 14mila: quindi, la media di ogni prestito è di 4.600 euro, un piccolo aiuto per acquistare un furgone, qualche attrezzo da lavoro o affrontare le prime spese di una ristrutturazione. Il boom si spiega, appunto, con il «credit crunch», che ha trasformato il microcredito da strumento rivolto a immigrati, ex detenuti o ex tossicodipendenti in vera e propria opportunità per tanti Italiani, soprattutto giovani,
disoccupati e vittime di usura. In Italia, l’Ente nazionale per il microcredito (www.microcreditoitalia.org) ha contato ben 182 “microbanche”: in testa c’è la Lombardia con 30 iniziative, seguita dalla Toscana e dal Veneto. Tra i principali soggetti, Banca Popolare Etica, Pangea Onlus, Micocredito di Solidarietà e una serie di inizative attivate da Caritas, Comuni e Regioni in tutta Italia. Il microcredito destinato al lavoro autonomo può avere un ammontare massimo di 25mila euro. Non vi devono essere garanzie reali (pegno o ipoteca) ma solo personali, etiche: la concessione del microcredito è infatti affiancata da un’attività ausiliaria di assistenza e monitoraggio dei soggetti beneficiari. C’è anche il microcredito per le famiglie, dove il tetto massimo è di 10mila euro. I tassi di interesse
variano solitamente tra il 3 e l’8% all’anno, il minimo indispensabile per coprire tasse e spese.
STORIE DI ORDINARIA IMPRENDITORIALITÀ Bed&breakfast, band musicali, piccoli negozi e attività artigianali: c’è di tutto nelle attività finanziate con il microcredito. A Padova, ad esempio (grazie a PerMicro), un filippino ha acquistato un minibus per trasportare i clienti del suo bed&breakfast e ha installato l’aria condizionata nelle camere. Un’addestratrice di cani padovana ha invece utilizzato il microcredito per realizzare una palestra per i nostri amici a quattro zampe.
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I TUOI DIRITTI
RISTRUTTURAZIONI PADRONI A CASA NOSTRA
Accorpare o dividere immobili, da oggi, sarà più facile, grazie al decreto Sblocca Italia. Così sarà più facile risparmiare su Imu e Tasi di Massimo Lanari
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ra le novità del decreto Sblocca Italia, c’è una piccola rivoluzione nella normativa che regola i lavori di manutenzione edilizia nelle nostre case.
LE NUOVE REGOLE
Prima novità, la possibilità di effettuare lavori di accorpamento o divisione degli immobili fornendo una semplice comunicazione di inizio lavori, firmata da un geometra, un architetto o un ingegnere. Il decreto equipara le due operazioni alla manutenzione straordinaria, a condizione che non vi sia un cambio di destinazione d’uso (non vale, cioè, se si vuole accorpare un ufficio a una casa): risultato, si segue una più spedita procedura semplificata. Finora, invece, bisognava ricorrere al permesso di costruire, che richiedeva tempi lunghi e consentiva ai Comuni di chiedere gli oneri di costruzione, non previsti invece per le manutenzioni straordinarie. Non solo. All’ “invadenza” dei Comuni, che potevano effettuare verifiche sulla regolarità delle opere e bloccare i lavori, si sostituisce un regime secondo cui è il professionista ad assumersi la responsabilità della regolarità del progetto. Saranno poi gli eventuali controlli successivi ad accertare l’eventuale presenza di irregolarità. La comunicazione di inizio lavori può essere addirittura presentata dopo il loro avvio o a lavori ultimati, pagando però una penale.
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SCACCO ALLE TASSE
L’accorpamento, oggi, risulta quantomai vantaggioso per estendere l’esenzione dall’Imu sulla prima casa a tutto l’immobile accorpato. La divisione, invece, viene sempre di più utilizzata per ridurre la propria prima casa (e la relativa Tasi) e, con la parte restante, ricavarne un altro appartamento da mettere in affitto.
TRE CASI
Ridefiniti anche i criteri che distinguono una manutenzione straordinaria, che dà diritto al bonus fiscale (vedi box a fianco), da una ordinaria. In sintesi, la manutenzione ordinaria si ha quando i lavori non incidono sull’aspetto esterno o la pianta interna dell’immobile. Rientrano in questo caso, ad esempio, la sostituzione delle piastrelle e dei sanitari di un bagno. La manutenzione straordinaria si ha invece quando si modifica la pianta
LE REGOLE DEL BONUS Per accedere alla detrazione fiscale del 50% occorre che i lavori siano di manutenzione straordinaria, oppure siano delle ristrutturazioni. In questi casi, si potrà accedere anche al bonus per i mobili. La manutenzione ordinaria può godere dell’agevolazione solo se riguarda parti comuni di edifici residenziali. dell’immobile ma senza aumentare la superficie utile, con l’abbattimento o la costruzione di pareti. La ristrutturazione, infine, comporta l’aumento di superfici e volumetrie, anche in caso di chiusura di un balcone con una veranda: in questo caso la procedura è più complessa e serve l’autorizzazione del Comune.
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IMPEGNO PER GLI ALTRI
LA GIORNATA DEL
VOLONTARIATO
VIII edizione dell’iniziativa dedicata alle associazioni piemonotesi di Stefano Padoan
Forum Del Volontariato
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na giornata interamente dedicata all’informazione e all’incontro con tutte le realtà di volontariato che operano in Piemonte. È l’ottava edizione della Giornata del Volontariato piemontese, evento promosso da Regione Piemonte insieme al Consiglio
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Regionale del Volontariato previsto per domenica 28 settembre in contemporanea in tutte le città della regione. La manifestazione quest’anno si svolgerà nell’inedita modalità Open Day, formula pensata per avvicinare i cittadini al mondo dei volontari e al lavoro solidale svolto per aiutare i meno
fortunati. Ad essa parteciperanno più di tremila associazioni per un totale di oltre 500 mila volontari coinvolti, che operano sia nei paesi del Terzo Mondo (Africa, Sudamerica, Asia) sia sul territorio italiano. Le associazioni apriranno dunque le loro porte ai cittadini per presentare i servizi e le attività da loro svolte. Sarà possibile conoscere meglio queste realtà che si attivano sul campo, chiedere come partecipare ai progetti organizzati e sostenere economicamente le iniziative presentate. L’Open Day serve per pubblicizzare e dare visibilità all’operato delle organizzazioni di volontariato, spesso lasciate nell’ombra da media e istituzioni. Le opportunità, per chi fosse interessato a questa avventura solidale, sono davvero tante e a molti ha letteralmente cambiato la vita. Per la Regione Piemonte questo primo Open Day rappresenta il primo passo verso la costruzione di un nuovo modello di Welfare nel quale tutti i cittadini ed i soggetti del Terzo Settore possono divenire attori di un processo di rinnovamento delle Politiche Sociali, partecipando attivamente alla progettazione, al finanziamento e alla realizzazione della nuova rete di servizi territoriali. Vi saranno punti informativi in ogni capoluogo del Piemonte, da Torino a Cuneo, da Alessandria ad Asti, da Novara a Vercelli, da Biella a Verbania. Per maggiori informazioni telefonare al numero 011.5618404, oppure scrivere un’email all’indirizzo forum.volontariato@libero.it.
ADESSO
COVER STORY
Alex
Belli
PER ME E KATARINA È IL MOMENTO DI AVERE UN BAMBINO di Vincenzo Petraglia
L’affascinante protagonista di “Centovetrine”, da un anno e mezzo sposato con la splendida modella slovacca, svela il 28
© Paola Rossi
Alex Belli (31 anni) è legato da diversi anni alla splendida modella slovacca Katarina Raniakova (30 anni), che ha sposato l’anno scorso e con la quale progetta ora di allargare la famiglia. Insieme formano una delle coppie più belle e ammirate del mondo dello spettacolo.
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© Paola Rossi
indubbiamente uno dei volti più belli del piccolo schermo, amatissimo dal pubblico per il ruolo di Jacopo Castelli, interpretato in Centovetrine, la soap giunta alla quindicesima stagione, in onda al pomeriggio su Canale 5. Ma Alex Belli non è solo un attore. È anche fotografo, musicista, cavallerizzo provetto, marito innamoratissimo e aspirante padre. Un ragazzo, insomma, dalle mille risorse, come scoprirete in quest’intervista... Alex, Centovetrine è un successo che dura da quindici anni. Da cosa dipende secondo te? «Credo dipenda innanzitutto dalla scrittura e dalla passione e la dedizione che noi attori mettiamo sul set per dare anima e credibilità a storie ben scritte. Abbiamo degli sceneggiatori bravissimi e, quindi, storie che appassionano il pubblico. Sono storie nelle quali le persone si identificano molto e in cui c’è sempre un po’ la componente “Cenerentola”. Nel senso che, attraverso i nostri personaggi e le loro esperienze, da casa si può sempre un po’ sognare. Con la classica storia d’amore fra il ricco e la ragazza povera che come una Cenerentola incontra il suo principe azzurro, ma non solo. In Centovetrine l’amore vince sempre e penso che questo sia
il messaggio più bello che arriva nelle case di chi ci segue. Perché, nonostante gli intrighi e le lotte di potere, che in fondo sono parte integrante anche delle nostre vite reali, alla fine a trionfare è, in qualche modo, sempre l’amore e la giustizia, cosa che purtroppo nella vita di tutti i giorni non sempre accade. Ecco perché siamo una sorta di oasi di sogno per i nostri amici spettatori». Quali le novità in vista? Ci puoi fare qualche anticipazione? «Ne avremo tante. Una fra tutte, mi riguarda da vicino: Jacopo, dopo aver ritrovato l’amore, si sposa (la puntata andrà in onda il 2 ottobre, ndr) con Fiamma (interpretata da Caterina Misasi, ndr), una donna che ha avuto una storia molto difficile, ma che finalmente ha la possibilità di riscattarsi, anche se nuove prove attenderanno entrambi». In cosa ti assomiglia Jacopo e in cosa proprio no? «Siamo due persone completamente diverse. Lui è ingegnere, è preciso, metodico, calcolatore, talvolta cinico, mentre Alex Belli vive spesso alla giornata, immerso in un mondo artistico che dà un’impostazione completamente diversa alla sua esistenza».
suo desiderio di paternità insieme al suo essere un uomo dai mille, insospettabili volti 29
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Questo tuo ruolo un po’ noir contrasta, se vogliamo, col volto un po’ da angelo che ti ritrovi, no? «Il contrasto è sempre vincente, perché dà sapore al personaggio. Altrimenti sarebbe come andare a vedere un film di cui si sa già in anticipo il finale. I colpi di scena occupano sicuramente un ruolo fondamentale all’interno di Centovetrine. Jacopo Castelli è un continuo sorprendere per quello che fa e che, col tempo, diventa. Non è solo il personaggio noir che tutti conosciamo, ma è capace di risolvere anche i problemi, suoi e della famiglia, trasformandosi talvolta in un vero beniamino». La bellezza, a maggior ragione in un mestiere come il tuo, sicuramente agevola. Ma ti è mai stata anche d’intralcio? Per esempio, precludendoti certi tipi di ruoli... «Beh, sicuramente se hai un certo tipo di fisicità rischi di diventare un po’ improbabile e poco credibile, per esempio, in un ruolo da mafioso. Anche se la sfida di questo nostro mestiere è proprio quella: essere trasformisti, cambiare pelle. Però è indubbio che certi ruoli ti vengono preclusi, come d’altronde capita che una persona che ha un viso con tratti somatici duri non possa aspirare a interpretare il classico principe azzurro! Detto ciò, sicuramente l’estetica in questo lavoro è una componente molto importante, ma non fondamentale. Se la bellezza non ha sostanza, rimane fine a se stessa. È più importante quello che comunichi tramite il viso, gli occhi, il fisico, di quanto tu oggettivamente possa essere bello». Quando non lavori cosa ti piace fare? «Faccio il fotografo. Ho uno studio tutto mio a Milano e lavoro come fotografo di moda. Diciamo che la mia vita si svolge per metà davanti alla macchina da presa, quando sono sul set, e per metà dietro l’obiettivo della macchina fotografica». Quando è cominciata questa tua passione? «Ha preso vita, intendo come lavoro a tutti gli effetti, negli ultimi cinque anni, praticamente quasi in concomitanza con Centovetrine. Anche se di
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L’attore è uno dei volti più amati di Centovetrine, giunta alla 15esima stagione e in onda alle 14,10 su Canale 5. Nella soap interpreta il fascinoso quanto “noir” Jacopo Castelli, con in serbo numerose sorprese, prima fra tutte il matrimonio con Fiamma Brera, interpretata da Caterina Misasi. Nel 2012 Alex è stato anche fra i concorrenti di Ballando con le stelle.
fatto è una passione che nasce molto prima, quando lavoravo come modello e, quindi, ero io a essere scattato davanti all’obiettivo. È lì che mi sono innamorato di quest’arte. Ho cominciato a fare l’assistente fotografo e a imparare cos’è davvero la fotografia. Questa è un’arte che nasce innanzitutto dall’idea, dalla visione, dallo sguardo che il fotografo ha sul mondo, più che dalla tecnica in sé, che rappresenta, ovvio, la base del mestiere. Io ho avuto la fortuna, facendo il modello, di venire in contatto con i più grandi fotografi del nostro tempo, da cui ho cercato di assorbire il più possibile». Che ricordo hai di quel periodo? «Stupendo! La moda è un mezzo di influenza delle persone e di comunicazione davvero fortissimo. Lavorare in quel sistema ti porta in giro per il mondo e per di più ti pagano per farlo. Io sono stato davvero ovunque e il lavoro di modello mi ha anche permesso di finanziare i miei studi e le mie passioni». Per i maschi forse l’ambiente della moda è un po’ diverso rispetto a quello delle modelle, ancora oggi, troppo spesso indotte a mangiare pochissimo... «C’è stato un periodo in cui, dopo le bellezze esplosive di Naomi Campbell, Claudia Schiffer e delle altre, sono andate le androgine, senza fianchi e senza forme, che a me personalmente non sono mai piaciute, ma per fortuna le cose ora stanno cambiando e si è tornati a cercare di più le for-
me. Irina Shayk ed altre top model, donne davvero stupende, sono lì a dimostrarlo. Certo è che sia i modelli che le modelle devono avere un bel fisico, per cui devono stare attenti con l’alimentazione, soprattutto con certe cose che possono far mettere su peso. Però devo dire che di anoressia io non ne ho mai vista tantissima, almeno non più di quanta ce ne sia in media in altri ambiti al di fuori della moda. Il problema di fondo è che nella moda regna il dio fotoritocco, nel senso che certe immagini che arrivano al grande pubblico non corrispondono alla realtà. Pelli perfette, gambe o fisici perfetti talvolta sono appunto il frutto del fotoritocco, perché c’è un continuo ambire alla perfezione da parte della fotografia. E questo può generare nelle persone complessi, insoddisfazione e, quindi, comportamenti poco sani, come ad esempio i disturbi alimentari, proprio perché si cerca di emulare immagini che, come dicevo, non sono talvolta neppure reali al cento per cento. Questo è bene che si sappia: le cose spesso non sono così come appaiono!». Ti è mai capitato di ricevere proposte indecenti negli ambienti della moda? «No, anche perché credo dipenda sempre dall’approccio che si ha nei confronti degli altri. Una persona pensante, come credo di essere io, è difficile che si trovi in situazioni sbagliate. Nella moda incontri gente che ti fa lavorare perché vai bene per quel lavoro, non perché si creino di per sé situazioni ambigue. Una cosa che ha giocato sempre a mio favo-
©AxB Production
re è che non ho mai avuto il bisogno spasmodico di fare le cose. È ovvio che se vai disperatamente alla ricerca di qualcosa, è più probabile che si incorra in problemi o situazioni strane, ambigue...». La bellezza ti ha mai creato disagio o rivalità con i tuoi coetanei? Che so, magari durante l’adolescenza... «Da adolescente non ero poi così bello! La musica era un po’ la mia droga, per cui ero preso solo da quello e non mi curavo di tutto il resto, quindi penso che anche il mio aspetto fisico, prima che cominciasse a delinearsi meglio, ne risentisse in qualche modo!». Deduco, però, che la bellezza, nel momento in cui è sbocciata, ti abbia sempre e comunque spianato la strada con le donne... «Beh, non posso negare che il primo impatto aiuti, ma penso sia tutto un insieme di cose a fare il resto. E cioè l’approccio che ho in generale con le donne, che per me sono delle autentiche dee e tratto, pertanto, come tali. Un approccio, per conquistare intendo, che a me, comunque, non serve più, visto che mi sono bruciato molto presto e la mia dea io l’ho già trovata. Sono diversi anni, infatti, che sto con la stessa donna (la splendida modella slovena Katarina Raniakova, di 30 anni, mentre lui ne ha 31, ndr), che ho deciso di sposare, molto giovane, l’anno scorso. Dunque, ormai gioco a fare il conquistatore solo attraverso i miei personaggi sul set, dove tutto è lecito e dove puoi concederti di dire e fare quello che magari nella vita non hai mai osato fare». Cosa apprezza di più di te tua moglie? Qual è, semmai ne avete una, la vostra ricetta della felicità? «Quello che ci lega di più è la non monotonia, che è poi la chiave vincente per far funzionare un rapporto. Oltre all’amore e alla passione, ci legano gli interessi comuni, che ci hanno portati, quando ci conoscemmo, a decidere di andare a convivere subito, praticamente a un mese dal nostro incontro. Facciamo molte cose insieme. Per esempio, lei segue con me lo studio fotografico e condividiamo tante altre cose, tutte diverse e stimolanti.
Alex, ha fra le sue tante passioni, anche la fotografia, che ha trasformato in lavoro. A Milano ha, infatti, aperto uno studio fotografico di moda (www.axbproduction.com). Un mondo, quello del fashion, a cui è stato sempre molto legato. Ha, infatti, cominciato la sua carriera come modello, professione che lo ha messo in contatto con i più grandi fotografi del mondo. Inquesta foto, l’attore in un suo autoscatto.
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È questo che dà sale al nostro rapporto, che rinnova è dà linfa vitale al nostro amore».
te a fondo. Abbiamo quattro cavalli e sono veramente parte integrante della famiglia».
E Katarina come ti ha conquistato? «Katarina è una moglie con la M maiuscola, perché sente moltissimo i valori della famiglia, della casa, dell’uomo, probabilmente anche perché viene dalla Slovacchia, dove questi valori sono ancora molto sentiti. Mi sento pertanto l’uomo più fortunato del mondo, perché è bella dentro e fuori e perché ho la consapevolezza di avere al mio fianco una donna che vive per me. Io sono il suo re e lei è la mia regina. Katarina è una presenza fondamentale nella mia vita e insieme abbiamo affrontato ogni cosa, momenti belli e meno belli, uscendone ogni volta più forti e uniti di prima. Dietro ogni uomo stabile c’è d’altronde sempre una grande donna. E io senza di lei probabilmente non avrei mai fatto alcune cose che, invece, sono stato contento di fare».
I cavalli sono spesso utilizzati anche come terapia contro alcuni tipi di disturbi. Tu cosa ami di più di questi animali? «Sono degli animali fantastici, con un’intelligenza avanzatissima. Il cavallo ti sente, ha una comunicazione telepatica con le persone e con gli altri cavalli. Quando, infatti, lo cavalchi, è come se diventassi un tutt’uno col suo corpo, devi pertanto anche tu saper ascoltarlo, rispettarlo ed essere capace anche di farlo divertire».
C’è qualcosa, un desiderio, che come coppia volete prima o poi realizzare? «Beh, sicuramente avere un figlio! E ormai siamo quasi maturi per poter fare un piccolo “nanetto malefico” che riempia la nostra casa e la nostra vita. Abbiamo sistemato ultimamente un po’ di cose e abbiamo quasi finito di sistemare la nostra casa, per cui il momento potrebbe essere quello giusto. Noi siamo pronti, poi si vedrà...». Com’era da bambino Alex Belli. Cosa sognava fare da grande? «Il mio grande amore è stato sempre la musica e il desiderio di fare l’attore ha preso forma piuttosto tardi. Prima ho studiato pianoforte al conservatorio e la passione per il mestiere che faccio oggi è arrivata dopo i vent’anni, dopo essere arrivato a Milano (è originario di Parma, ndr) ed essermi avvicinato al mondo della pubblicità». Fra le altre cose tu sei anche un cavallerizzo provetto... «Sì, la mia famiglia si occupa da sempre di cavalli e purtroppo oggi ho poco tempo per farmi vedere, come invece vorrei, sia dai miei cari che dai miei cavalli, però, quando riesco ad andarci, cerco di godermeli veramen-
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Come ti mantieni in forma? «Ogni anno tiro fuori qualcosa di nuovo perché in genere tendo ad annoiarmi e la palestra mi ha stufato da tempo. Ho fatto boxe, sport durissimo, e da un po’ di tempo a questa parte mi sono appassionato degli sport legati all’acqua e alla tavola. Quest’estate, per esempio, mi sono dedicato all’Idroscalo di Milano allo wakeboard, una sorta di mix fra sci nautico e snowboard. Davvero divertente!». E col ballo, invece, come va, dopo l’esperienza di due anni fa fatta a Ballando con le stelle? «Non ballavo prima e non ballo oggi e diciamo che in discoteca il bancone del bar è il mio
amico più ambito e fidato! Quando Milly mi chiamò, le avevo detto che stava prendendo un pezzo di legno, ma lei mi disse che stavano cercando proprio quello. Per cui accettati ed è stata una bella esperienza, che rifarei volentieri. D’altronde si va a Ballando per divertirsi e far divertire la gente a casa». In questo periodo c’è un po’ la moda delle secchiate d’acqua ghiacciata legate alla ricerca sulla Sla, ma so che tu tieni in modo particolare anche a qualcos’altro... «Sì, all’Admo, Associazione donatori midollo osseo, perché, nonostante tutte le secchiate d’acqua per la Sla, ci sono tante altre associazioni che fanno del bene e meritano di essere conosciute e sostenute per l’importante lavoro che svolgono. Sono particolarmente legato a questa associazione, anche perché lo scorso anno abbiamo avuto una persona molto vicina a Centovetrine che si è ammalata di leucemia. La ricerca e il suo sostegno sono fondamentali per combattere le malattie del sangue e salvare molte vite umane».
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PUNTI DI VISTA
Femminicidio. Se ne parla tanto. Se ne scrive troppo. Ma di concreto, ad oggi, si fa ancora poco. Troppo poco. Non c’è giorno, infatti, in cui non si senta di una donna uccisa brutalmente dall’ex compagno. La colpa? Aver messo la parola “fine” ad una storia perché l’amore era finito. O semplicemente cambiato. Uomini, quindi, che non si rassegnano, fino all’esasperazione e al desiderio di non far vivere chi ha compiuto una scelta. Giusta o sbagliata che sia, però, è una scelta. Che comporta oneri e onori. Che implica un cambiamento. Che significa, talvolta, stare da sole, affrontare e risolvere i problemi senza una spalla. Le donne, però, quando scelgono lo fanno perché sono
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convinte. Sanno quello che vogliono. E preferiscono la solitudine all’infelicità. Sanno stare da sole ed essere serene, anziché con un compagno a fianco ed infelici. Quello che manca, in una società che sempre più condanna chi sceglie, è la consapevolezza che solitudine non significa tristezza, bensì conoscenza di sé. Ed è quello di cui hanno bisogno anche gli uomini. Mancano leggi per punire un atto, ma manca anche la prevenzione. Ecco, cari amici maschi: imparate a conoscervi, a fare delle scelte, a prendere delle posizioni. Solo se e quando riuscirete a fare questo, nei quotidiani la parola “femminicidio” sarà sempre meno presente.
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PERSONAGGI PERSONAGGITV
LA NUOVA
REGINA DEL MATTINO di Chiara Mazzei
Partita la nuova stagione di “Uno Mattina”, al posto di Elisa Isoardi ne prende le redini Francesca Fialdini, che ci racconta la gioia per questa nuova avventura nonostante le critiche...
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a cominciato da solo due settimane un’avventura non facile, quella a Uno Mattina, con la grinta di chi sa il fatto suo e sa, soprattutto, di avere tutte le carte in regola per guidare una nave così importante, e con l’umiltà di chi sa che ha sempre da imparare e si pone al servizio del pubblico. Un pubblico di cui ha rispetto e stima, come emerge dalla chiacchierata con Francesca Fialdini, nuova compagna di Franco Di Mare nella conduzione del programma mattutino di Rai 1. Francesca ha sostituito Elisa Isoardi e, contro
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le pretestuose polemiche di chi vedeva altri volti, magari più noti, al fianco di Di Mare impone ogni giorno una grande professionalità, condita con la giusta dose di empatia e simpatia che non fanno rimpiangere nessuna delle precedenti conduttrici. Anzi... Abbiamo fatto una chiacchierata con Francesca, scoprendo una giornalista e, prima di tutto, una donna coi fiocchi... Francesca, è cominciata questa nuova avventura a Uno Mattina. Una prima impressione? «È un’esperienza avvincente ed en-
tusiasmante. Non ci si ferma mai. Non c’è tempo per riposarsi, bisogna sempre studiare su quello che si propone, sulle storie che si raccontano. Io sono una che non si perdona gli errori, quindi la prendo con determinazione e voglia di imparare. Mi sento in dovere di essere sempre preparata nel mio lavoro, per rispetto di chi lavora con me e del pubblico, di cui ho un’idea molto alta». Che rapporto hai instaurato con Franco Di Mare? «Con Franco ci stiamo conoscendo, cerchiamo di calibrarci. Lui è una cer-
vicino e incoraggiarmi in questa nuova avventura. Mi ritengo molto fortunata anche se abbiamo poco tempo per vederci. Quello che mi dà è solido, vero e importante». Se pensi al futuro, c’è qualcosa che non hai ancora fatto ma ti piacerebbe? «Ho due pallini, in realtà: il primo è scrivere un libro, ma lo farò se e quando avrò qualcosa da dire, quando avrò collezionato storie che vale la pena far conoscere. L’altro è il teatro: recitavo da ragazza e mi è rimasta la passione. Poi, chiaramente, ho dovuto fare una scelta e ho preso una strada diversa. Però, avendo il tempo, sarebbe bello tornare a recitare anche a livello non professionale... perché l’emozione che ti dà il pubblico dal vivo è davvero unica». Se ti dovessi descrivere con tre aggettivi quali sarebbero? «Sicuramente determinata, perché in mezzo a tante difficoltà sono riuscita a raggiungere i miei obiettivi. Sensibile, o meglio empatica, perché riesco a pormi in questo modo coi personaggi che incontro e... cocciuta! Perché se mi metto in testa qualcosa la devo fare!»
©Fotoagiperufficiostamparai
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tezza del programma e una certezza come professionista. Ha un’esperienza importante alle spalle, è un po’ un mentore per me. Sono molto affascinata dalle cose che, da ciò che racconta... Apparteniamo a due scuole diverse senza dubbio, perché io ho un approccio più asciutto e diretto, mentre lui più colorito, ma penso sia positivo, almeno ci compensiamo a vicenda». Qual è l’aspetto del tuo mestiere che ti piace di più, in particolare in riferimento a questa esperienza a Uno Mattina? «Conoscere le persone. Per me è bellissimo entrare in contatto con le persone, conoscere le loro storie... Ogni persona è una scoperta, un viaggio, una storia da raccontare. Chi hai di fronte ti stupisce sempre ed è importante farsi stupire». Hai alle spalle un’esperienza anche molto diversa, quella con Fabio Volo... cosa ti ha lasciato? «Tanto divertimento! L’idea che si possa fare una tv comica, sarcastica però informando la gente. Fabio ha tentato di portare un modello televisivo molto poco italiano, più americano direi, e a me è piaciuto molto anche perché tirava fuori un lato di me molto più divertente, simpatico e leggero che in genere non traspare. Quando si spengono le telecamere, in realtà, mi diverto molto anche con la troupe di uno Mattina e Franco...».
Hai una conduttrice che vedi un po’ come punto di riferimento? «Questa è una domanda difficile, perché quando penso a quando ero bambina mi vengono in mente delle persone che mi sono rimaste nel cuore. Ma ora come ora non ho un vero e proprio modello; cerco, più che altro, di cogliere gli aspetti migliori delle persone che stimo. Una giornalista che mi piace molto è Cristina Parodi, perché trovo che sia molto elegante e mai volgare. Anche quando affronta temi più delicati ha un approccio sobrio». Sei una donna molto riservata per quanto riguarda la tua vita privata... riesci a mantenere la tua intimità intatta nonostante la tua celebrità? «Per il momento sì. Per me si tratta anche di una questione di rispetto nei confronti delle persone che mi stanno vicino e mi vogliono bene... non è detto che a loro faccia piacere dover comparire solo perché sono vicino a me. Al momento ho vicino una persona che mi sa prendere, sa prendere soprattutto gli sbalzi d’umore che posso avere in questo periodo così intenso e particolare sul lavoro... Una persona che sa starmi
Francesca Fialdini, nata a Massa nel ‘79, insieme a Di Mare
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PERSONAGGI
«QUEST’ANNO SAREMO UN PO’ PIÙ CRUDELI» Costantino Della Gherardesca, “Pechino Express”, l’amore per i viaggi, la gente e un’Italia troppo poco liberal di Maurizio Fiorino
PECHINO EXPRESS È RIPARTITO PIÙ AVVENTUROSO CHE MAI E IL SUO CONDUTTORE CI RACCONTA COME VIVE LUI IL VIAGGIO
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partita la terza edizione del divertentissimo reality show condotto da Costantino della Gherardesca, poliedrico conduttore e giornalista scoperto anni fa da Piero Chiambretti. Come sempre, protagoniste indiscusse sono le otto coppie che, accompagnate da Costantino per il secondo anno consecutivo al timone
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della trasmissione, si stanno mettendo in gioco per arrivare alla meta finale. Budget giornaliero: due euro. Percorso stimato: 8mila chilometri, alla scoperta di Myanmar, Malesia, Singapore e Indonesia. Mica un gioco da ragazzi. «E quest’anno saremo un po’ più crudeli», scherza Costantino. «L’anno scorso io ero pieno di graffi e lividi mentre i concorrenti sembravano appena usciti da un salone di bellezza». Le coppie di personaggi famosi e non stanno affrontando prove e missioni difficili, muovendosi in autostop e contando sull’accoglienza delle popolazioni. Un’edizione assolutamente imperdibile.
Cos’è per te il viaggio? «Per me il viaggio è avere delle sorprese, scoprire dei nuovi luoghi e dei nuovi modi di vivere, punti di vista. Il viaggio è documentare e vedere con gli occhi propri le altre culture, gli altri paesi, le altre religioni e non credere a quello che si legge nei giornali o a quello che si percepisce dai film americani». Qual è stato il viaggio che ti ha cambiato la vita? «Sono due. Il primo è quello che ho fatto durante la prima edizione di Pechino Express in India, c’erano cinquanta gradi, ti dico solo questo. E poi quando
sono andato da solo per due settimane in Nepal a diciassette anni. Ricordo che c’era ancora il re. Stavo in un monastero buddista e sai, partire da solo a diciassette anni e andare in quei posti lì, è un’esperienza liberale». Se non vivessi in Italia, in quale altro posto ti piacerebbe vivere? «Ad Hanoi, in Vietnam, che trovo una città molto elegante, o a San Francisco. O forse a Glasgow, in Scozia. In assoluto San Francisco è la mia città preferita ed è l’unica città d’America ad essere rimasta veramente liberal. Anche se adesso, per colpa di quelli di Google, è diventata una delle città più care negli Stati Uniti. La gente che ci vive è disperata per il caro affitti, gli artisti se ne vanno per lasciare il posto ai dirigenti di aziende che hanno imparato che è più bello vivere in città che a San Jose». Attraverso Pechino Express sostieni che vorresti mostrare la vera faccia di alcuni paesi che vivono di luoghi co-
muni americani. «In particolar modo l’Iran. Noi abbiamo voli diretti verso l’Iran quindi sia io che tu possiamo andarci tranquillamente. Molti miei amici omosessuali ci sono andati, sai? Ovviamente non puoi fare sesso in pubblico ma non puoi farlo neanche a Milano in San Babila. È un paese meraviglioso che si sta cercando di aprire grazie al primo ministro Rohani.».
E secondo te gli altri, come vedono l’Italia? Qual è la nostra vera faccia? «La vedono come un paese in crisi e lo siamo anche grazie alla nostra xenofobia. Ma rimane pur sempre il paese del design, soprattutto per i cinesi. Loro hanno tutto: sedie, poltrone, tavoli. Tutta roba finto italiana. E poi la cucina, ovviamente».
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PERSONAGGI
DALLA SICILIA CON FURORE «Bella e basta... Non basta! L’Italia vuole una Miss completa» di Chiara Mazzei
LA NUOVA MISS DI GRINTA E DETERMINAZIONE NE HA DA VENDERE. BELLA, DILIGENTE (E SINGLE) CI HA RACCONTATO DEI SUOI SOGNI - CHE CHIAMA OBIETTIVI - E DEL CONCORSO DIETRO LE QUINTE...
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ncora un pò sottosopra per il recente scossone che ha subito la sua vita, Clarissa è comunque una ragazza dalle idee molto chiare che non sembra per niente spaventata da questa nuova vita da Miss Italia. Ha sbaragliato tutte le concorrenti, imponendosi come la terza reginetta siciliana di fila. Una ragione, una garanzia di bellezza insomma.
Innanzitutto, complimenti per la tua esultanza Clarissa. Invece che portare le mani al viso e scoppiare in lacrime, hai esultato come se avessi fatto strike. Che grinta! «Sono decisamente grintosa! (ride, ndr) Per me Miss Italia non è stata il classico sogno di bambina, come per molte altre ragazze. Per me è stata una sfida e, come per ogni sfida, è necessaria una grande grinta per vincerla».
CLARISSA MARCHESE, 20 anni, siciliana, è la classica bellezza mediterranea. Nata a Sciacca e figlia di un pizzaiolo, Clarissa è la terza siciliana di fila che vince l’ambita corona.
Questa popolarità che ti è piovuta addosso la vivi con ansia, ne sei spaventata, o ti eccita? «Mi eccita! Se mi avesse spaventato non avrei partecipato. Queste settimane sono state molto dure, lontano dalla famiglia. Abbiamo lavorato tanto, è stato molto stancante, abbia subito forti pressioni... se non sei forte e determinata nella tua scelta non ce la fai a sopportare tanto stress, rischi di crollare».
Perché hai deciso di partecipare a questo concorso? «Volevo provare qualcosa di diverso, di nuovo. Mi sono sempre focalizzata sullo studio alle superiori e ora sulla laurea e quello rappresenta il mio obiettivo. Ma a un certo punto mi sono detta: perché non provare altro? Proviamoci e... riusciamoci!» Nel tuo futuro c’è anche la facoltà di Logopedia a Parma, giusto? «Mi sto andando ad iscrivere proprio ora! Mi sono posta l’obiettivo della laurea e lo voglio assolutamente raggiungere». Se vuoi fare la logopedista perché hai partecipato a Miss Italia? Per mettermi alla prova e scoprire i miei talenti. Mi aspetta un anno impegnativo, in cui avrò molte occasioni di mettermi alla prova. Magari scoprirò di sapere recitare o fare la conduttrice, non lo so. Sicuramente in futuro conseguirò la laurea, ma se scopro di essere portata per un altro lavoro seguirò i miei talenti. Ognuno di noi scopre la sua strada. Io cerco solo di darmi più possibilità».
chè avevano il compito di mettere alla prova le ragazze, per trovare quella che fosse più in grado di diventare Miss Italia 2014, una miss completa. Bella e basta non basta più! Ci cuole determinazione e carattere. Una miss a 360 gradi che rappresenti il Paese». Com’è stata Simona Ventura con voi ragazze dietro le quinte? «Simona è stata molto disponibile. Quando ci ha parlato ci ha fatto capire che lo spettacolo lo avremmo fatto noi ragazze e non lei da sola, quindi tutte dovevamo contribuire al successo del Concorso. E sicuramente ce l’abbiamo fatta perchè è andata benissimo».
Sogni per il futuro? «Più che sogni, direi obiettivi. La laurea in primis, come ho già detto e poi... quello che verrà in base ai talenti che scoprirò di avere!» Anche tu hai un fidanzato da rassicurare, come altre Miss diventate improvvisamente celebri? «No, sono single. Ho preferito prendermi i miei tempi» Le occasioni non ti mancheranno. Un difetto che ci puoi rivelare? «Sono impaziente. Davvero mi scoccio ad aspettare le persone, a stare ai ritmi altrui se non sono come i miei...» Bhe, allora in bocca al lupo con il lavoro che ti aspetta quest’anno!
I giudici di Miss Italia quest’anno sono stati particolarmente pungenti. Alcune ragazze erano in grossa difficoltà. Tu come te la sei cavata? «Io, in realtà, ho avuto un solo confronto coi giudici perchè sono sempre passata direttamente alle fasi successive grazie al televoto. Penso che i giudici siano stati così pungenti per-
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TRENCH mania IN PELLE Beige e sottilissima il trench scelto da Margareth Madè. Un tocco di stile e carattere su fun classico senza tempo.
IN VERNICE e nella tonalità tanto di moda quest’anno: il burgundy. La scelta della socialitè londinese Poppy Delevingne è sicuramente la più modaiola
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MODA PERSONAGGI PROFILATO e corto quello scelto dall’ex modella Helena Christensen.
Ecco il capospalla preferito dalle celebrities per la MEZZA STAGIONE. Il buon vecchio impermeabile non perde di smalto e si conferma anche per questo autunno un must immancabile nel guardaroba delle dive.
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IN SUEDE e color del cielo per Blake Lively. Classico nel taglio originale per tessuto e colore
Olivia Palermo
DOCET La socialitè e fashion blogger newyorkese ancora una volta detta moda. Ecco le prime anticipazioni dell’autunno 2014
di Federica Piacenza
still life: TRENDFORTREND.COM
Camicia e jeans in denim effetto usato CURRENT ELLIOTT
Cappa senape 0’70ST
Polacchino burgundy AGL
MODA
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Parka CURRENT ELLIOTT
Con stampa floreale NENETTE
Abito in pelle DE TOMASO
Smanicato in pelliccia SIMONETTA RAVIZZA
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MODA LOOK
Hai detto AUTUNNO?
still life: TRENDFORTREND.COM
di Federica Piacenza
Trench in pelle ROBERTO VERINO Guanti con borchie BRUNO CARLI Sleeper GAETANO PERRONE
Trench classico e antipioggia ADD Cappello pied-de-poule DORIA 1905 Polacchino con piume e tacco trasparente AGL
Trench in tessuto ESCADA Borsa senape M MISSONI Tronchetto bicolor DIRK BIKKEMBERGS
Si dice autunno si legge TRENCH. Lungo, corto, nel classico beige o colorato, in nylon come tradizione vorrebbe o in pelle, suède, tessuto. Il capo antipioggia per eccellenza che ha fatto la storia della moda, non passa ma si trasforma, e anzi rinnova il suo look. 46
Karteca Collection
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BELLEZZA
PAROLA D’ORDINE
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esfoliare
li esfolianti sono prodotti cosmetici specifici per rimuovere le cellule cornee superficiali della pelle che, subito, appare visibilmente più levigata, liscia e luminosa: questo perché viene stimolato il rinnovamento cellulare e, contemporaneamente, viene promossa la sintesi di elastina e collagene, potenziando l’attività dei fibroblasti a livello del derma. L’esfoliazione cutanea, inoltre, si rivela un prezioso alleato per favorire un migliore assorbimento dei prodotti applicati di seguito. Gli esfolianti si dividono in varie categorie: vediamo quali sono e come scegliere il prodotto più adatto.
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LO SCRUB
È un prodotto cremoso o oleoso che contiene micro-granuli atti a rimuovere fisicamente lo strato superficiale della cute. I granellini possono essere di origine vegetale o sintetica. L’azione dello scrub può essere più o meno intensa in base all’energia che si applica nel massaggiare il prodotto sulla pelle. Per il viso è bene sceglierlo in formulazione cremosa con burro di Karitè e oli nobili per evitare microtraumi o rossori durante la fase del massaggio del prodotto sulla pelle.
di Manuela Blandino COSMETOLOGA
CONSIGLIO I peeling naturali si possono preparare anche in casa: è sufficiente un po’ di sale, un po’ di zucchero o qualche cucchiaio di bicarbonato per ottenere la base di un buon esfoliante, pratico, semplice ed economico. A questi ingredienti, si può aggiungere olio di mandorle dolci o di oliva, yogurt, succo di limone o qualche goccia di oli essenziali di lavanda, rosa o arancio amaro per rendere ancor più piacevole il trattamento esfoliante fatto in casa.
PEELING CHIMICI
A base di acidi della frutta, vanno utilizzati con attenzione poiché eliminano le cellule superficiali interrompendo i legami presenti tra di loro. Devono rimanere sulla pelle per un tempo minimo ed essere sciacquati bene per neutralizzare l’azione degli acidi della frutta. Dopo questo tipo di trattamento (di solito eseguito dalle estetiste) bisogna proteggere bene la pelle e idratarla a fondo.
L’ERBOLARIO CREMA GOMMAGE PER LA PULIZIA PROFONDA DELL’EPIDERMIDE DEL CORPO Questo delicatissimo gommage deterge e insieme leviga la pelle di tutto il corpo. I finissimi micro-granuli ricavati dal guscio della Mandorla asportano dalla superficie cutanea cellule morte, impurità e micro-ispessimenti che possono ostacolare la respirazione dell’epidermide. Arricchito dagli estratti di Kigelia africana e Tè verde, questo trattamento regala una pelle liscia, stimolata e levigata, completamente ricettiva e pronta per l’azione della specialità rassodante che avrete scelto per continuare in bellezza.
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PERSONAGGI TV
CHE DIO CI AIUTI TORNANO LE AVVENTURE DI SUOR ANGELA di Stefano Padoan
Riparte su Rai1 la fiction più “santa” della televisione. Dal 25 settembre venti nuovi episodi delle vicende di Elena Sofia Ricci alias Suor Angela
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all’esordio di dicembre 2011 ad oggi la fiction Che Dio ci aiuti ne ha fatta di strada. Prodotta da Rai Fiction e Lux Vide, la serie con Elena Sofia Ricci aveva ai tempi potuto avvalersi di un testimonial d’eccezione per presentarsi al pubblico italiano: nientemeno che Don Matteo, che nell’episodio conclusivo dell’ottava stagione dedicata al prete di Gubbio aveva incontrato Suor Angela e Suor Costanza (Valeria Fabrizi). Una benedizione con i fiocchi che era indubbiamente servita per “propiziarne” il debutto, ma ora Che Dio ci aiuti
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può tranquillamente camminare con le proprie gambe. Correre anzi, se consideriamo la media di quasi sette milioni di spettatori a serata che ha raggiunto la seconda stagione. Per il terzo capitolo ci sarà un nuovo convento per le riprese, ma la stessa qualità e voglia di stupire di sempre. Elena Sofia Ricci e compagne di avventura infatti si sono spostate per effettuare le riprese di questi venti nuovi episodi, in onda a partire dal 25 settembre: dal convento di Modena a quello di Fabriano, in provincia di Ancona. Ma la location delle riprese non è l’unica novità: ai personaggi
che abbiamo imparato a conoscere, come Margherita (Miriam Dalmazio), Azzurra (Francesca Chillemi), Guido (Lino Guanciale) e Suor Costanza (Valeria Fabrizi), si affiancano in questa terza stagione alcune new entry. Una novità che farà battere i cuori delle spettatrici sarà Andres Gil, noto al grande pubblico per la sua partecipazione a Ballando con le stelle 2013 e soprattutto per il suo ruolo nella serie tv per ragazzi Il mondo di Patty. L’attore vestirà i panni di Carlo, un medico italo argentino che stringerà un forte legame con Margherita. Anche Margherita è un medico ed è sposa-
Riparte su Rai1 la seguitissima fiction Che Dio ci aiuti che vede tra i protagonisti, oltre alla Ricci anche Francesca Chillemi e Valeria Fabrizi
ta con Emilio, atleta che però verrà a scoprire di essere cardiopatico. Altro ingresso tutto da scoprire poi quello di Riccardo Alemanni, che i fan di Un medico in famiglia hanno conosciuto nella nona stagione nei panni di Tommy. Ad uscire di scena invece sarà Chiara, che si è fatta suora alla fine della seconda stagione, e il fascinoso medico Francesco. Smentita invece la notizia che ad aggiungersi al cast ci sarebbe stata suor Cristina Scuccia, vincitrice dell’ultima edizione di The Voice.
UNA SUORA DAVVERO SPRINT
La Suor Angela di Che Dio ci aiuti non è proprio quella che possiamo definire una sorella come tante. La sua è una storia particolare: ex carcerata, ha conosciuto la sua vocazione dopo una vita difficile, caratterizzata da cattivi incontri e da scelte infelici. Ma di certo non è una tipa che si arrende facilmente. Il personaggio interpretato da Elena Sofia Ricci è infatti determinato, ha fatto pace con il suo passato ma non lo ha dimenticato. Anzi, come dimostra la sua intraprendenza, ha fatto tesoro delle sue esperienze e il suo operato nasconde un grande dono: saper trasformare il male fatto e subìto nella vita precedente in bene e aiuto per gli altri. Lo si nota fino dagli esordi della serie tv, quando la nostra Suor Angela si trova a dover far fronte alla crisi di vocazioni che sta mettendo in ginocchio il Convento degli Angeli di Modena: la struttura rischia di chiudere e non sembrano esserci soluzioni. Ma la suora ha una grande idea: trasformare il convento in un convitto universitario, dotato addirittura di bar. Trovata però che, se da un lato fa diventare il convento un punto d’incontro della più varia umanità, comporta inevitabilmente effetti collaterali: la presenza delle ragazze ospiti del convento movimenta in modi sempre imprevedibili la tranquilla vita del conven-
to. Solo la prontezza di spirito della protagonista e delle sue consorelle permette ogni volta di far fronte alle nuove emergenze, siano essi casi polizieschi o drammi umani di stampo più sentimentale o sociale. Suor Angela si ritrova in pratica a far da madre a tre giovani ragazze, Giulia, Margherita e Azzurra, dai caratteri (e dai problemi) completamente opposti; ad esse si aggiungono poi Nina e Chiara, altre due ospiti del convitto. La nuova stagione riprenderà da dove si era interrotta la precedente: Margherita, da poco sposata con Emilio, sarà alle prese con la sua prima gravidanza mentre Azzurra tenterà di coronare il suo sogno d’amore con Guido. Nuove sfide invece per Suor Angela, che dovrà insegnare in un liceo e sarà ancora più immersa nei problemi dei giovani d’oggi.
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PERSONAGGI TV
MILLY
E LE SUE STELLE di Stefano Padoan
LA CONDUTTRICE, COLONNA PORTANTE DEL POPOLARISSIMO SHOW DI RAI 1, PRESENTA UN’EDIZIONE 2014 PIENA DI NOVITÀ. LE DANZE SI APRIRANNO SABATO 4 OTTOBRE
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i aspetta un autunno a ritmo di danza con la decima edizione di Ballando con le stelle, varietà di Rai 1 che prende il via sabato 4 ottobre. Padrona di casa dello show, che fin dagli esordi si è rivelato una vera e propria punta di diamante della rete ammiraglia di casa Rai, è come sempre Milly Carlucci, conduttrice che ha dimostrato di saper entrare facilmente nelle case degli italiani. Altra riconferma è quella di Paolo Belli, simpatica spalla che ancora una volta accompagnerà con la sua sapienza musicale le sfide dei protagonisti, 12 vip che si cimentano nella difficile ma affascinante arte del ballo in coppia affiancati da maestri professionisti. In ogni puntata poi è previsto un superospite “Ballerino per
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una notte”, un grande personaggio che eseguirà una coreografia insieme ad un maestro della danza. Se tra le file della giuria le presenze sono quasi tutte confermate (certi Ivan Zazzaroni, Fabio Canino e Carolyn Smith), regna ancora l’incertezza sul fronte concorrenti. Ad ufficializzare i primi nomi è intervenuta dai primi di settembre proprio Milly Carlucci, che dal suo account twitter ha iniziato a diffondere dei simpatici indovinelli per permettere ai fan di identificare i primi concorrenti. Si sono scoperti così i nomi del famoso comico Teo Teocoli e dell’attrice statunitense Katherine Kelly Lang, ovvero Brooke Logan in Beautiful (che aveva già calcato il palcoscenico nel 2007 come “ballerina per una notte”). Tra gli ufficiali anche Marisa Laurito,
conduttrice lanciata da Renzo Arbore con Quelli della notte, e Giorgio Albertazzi, il gigante del teatro che, nonostante l’età, pare ancora in ottima forma. Ed ad esibirsi sul palco ci saranno anche l’atleta olimpionico Andrew Howe e l’attrice e presentarice Giorgia Surina, moglie dell’attore Nicolas Vaporidis. Sempre più insistenti le voci su Alena Seredova, che dopo l’addio al marito Gigi Buffon (il portiere di Juventus e nazionale ora è insieme alla giornalista sportiva Ilaria D’Amico) potrebbe unirsi al cast.
La sua tecnologia è sempre più sofisticata. La tua vita sempre più semplice Quanto tempo dedichi ogni giorno alla pulizia dei pavimenti? Da oggi quel tempo puoi riservarlo alle tue passioni. Lascia che il nuovo Roomba® serie 800, il robot aspirapolvere più intelligente al mondo, faccia il lavoro sporco al posto tuo. Grazie a sistemi all’avanguardia come iAdapt e Aeroforce Performance System, Roomba si orienta da solo in casa tua e si adatta alle diverse superfici - persino alle frange dei tappeti e alla moquette - assicurandoti una pulizia impeccabile anche negli angoli più inaccessibili. Per un’igiene senza sorprese. E una vita piena di scoperte.
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2 ANNI
GARANZIA
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PERSONAGGI TV
ENZO & CARLA UNA VITA A TUTTO STILE di Stefano Fisico
Il re e la regina del fashion tornano più agguerriti che mai. I loro consigli per essere perfette in ogni occasione
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a vita ci insegna quotidianamente che ognuno di noi ha determinati talenti che, non necessariamente, sono come quelli degli altri. Anzi: il fatto di essere diversi ci rende unici. Si può, quindi, svolgere la professione del ragioniere se si ha facilità con numeri e calcoli, fare la professoressa se si eccelle in lingue italiane o straniere, e cosi via dicendo. Enzo Miccio e Carla Gozzi, partiti mercoledì scorso con l’ottava edizione di Ma come ti vesti? ed in onda tutte le settimane su Real Time (Canale 31 Digitale Terrestre Free, Sky
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canali 131 e 132, Tivùsat Canale 31) non sappiamo in cosa fossero più portati, ma sicuramente eccellono in stile ed eleganza. E noi abbiamo fatto una chiacchierata con loro per farci dare degli spunti di stile per la nuova stagione... Enzo e Carla, che cos’è secondo voi l’eleganza? Enzo: «È un’attitudine innata che non riesce a donarti nessun outfit, nessun abito, e non è legato all’abbigliamento». Carla: «Diciamo subito che ogni epoca ha la sua eleganza, e quella di oggi per me è naturalezza, originalità, uni-
cità e valorizzazione. Negli anni ‘50 o ‘60 era uno status, oggi ci può essere un’eleganza Pop, che però deve mantenere le caratteristiche che ho menzionato poco fa». E cosa per voi è trash o kitsch? E: «La poca naturalezza. Se tua fai una cosa con naturalezza e disinvoltura anche il look meno adatto può essere passabile. Quando una persona non è a proprio agio o impacciata è una cosa terribile». C: «Quando diventiamo eccessivi nella nostra comunicazione visiva. L’esempio è nel numero ideale di ac-
PERSONAGGI
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Classe 1962, Carla Gozzi è una conduttrice, blogger e scrittrice modenese. Dal 2008 conduce Ma come ti vesti? con Enzo Miccio. Esperta di moda, svolge anche attività di style coach.
quindi di tanto in tanto con alcuni di loro ci si sente. Il segreto sta nel volere realmente cambiare look e vedersi diversi impegnandosi nel mantenerlo. Il paragone è simile a quello di una persona che va in palestra e si allena da sola o con un personal trainer. Invogliato e seguito dal personal, i risultati arriveranno sicuramente, mentre in caso contrario difficilmente. Con un Coach Stylist valgono le stesse regole». E: «Abbiamo fatto una edizione di Ma come ti vesti qualche anno fa dove nelle ultime puntate riinvitavamo i vecchi concorrenti e abbiamo visto che tutto sommato hanno provato a seguire i consigli che gli avevamo dato».
cessori da indossare che è due , e che invece molto spesso non viene rispettato a favore di bracciali, braccialetti, collane, collanine e via dicendo». Al di fuori del programma, vi è mai capitato di rincontrare qualcuno di cui avete curato il look che non vi ha, poi, seguito nei consigli? C: «Mi è capitato di rincontrare una ragazza dopo diverse stagioni in cui aveva partecipato, e che era meglio di come l’avevamo conosciuta, ma non come l’avevamo lasciata al termine della trasmissione. Diciamo che comunque nei giorni in cui giriamo instauriamo un rapporto di amicizia le persone che dobbiamo “sistemare” e
di nuovo anno? E: «Questa stagione che sta arrivando ci porta ad indossare il classico Trench che è ultra femminile e sensuale». C: «In questa stagione per lui e per lei abbiamo come massimo trend la maglieria. Per lei abito in maglia e cardigan molto lunghi, mentre per lui pantaloni in velluto millerighe e pullover con scollo a V, tutto in colori naturali». Ragazzi, dite la verità: dopo otto stagioni di programma, in cui ne avre-
Prima di diventare esperti di stile ed eleganza, voi avete avuto mai un periodo da “ma come ti vesti?!” C: «Fortunatamente o per indole sono sempre stata attenta al look, al punto di essere quasi noiosa. Sin dai tempi del liceo le mie compagne mi dicevano che ero davvero puntigliosa sul modo di vestirmi e sul modo in cui osservavo le altre». E: «Devo dire che anche da ragazzino ero un grande fanatico dell’abbigliamento, cosa che sicuramente mi è stata trasmessa da mia madre e tutta la mia famiglia. Mi sono sempre creato io i miei outfit anche con originalità. Da ragazzino ero un vero patito di camicie di seta, cosa che ora non sopporto indossando solo camicie di cotone. Da piccolo ero abituato ad andare in sartoria, a causa della mia conformazione fisica, molto alto e molto magro, avevo la possibilità di crearmi e realizzarmi il look scegliendomi stoffe, chiacchierando con la camiciaia e sarto. Un ricordo è quello del primo smoking che mi sono fatto fare per i miei 18 anni che ho personalizzato al massimo.». Ci stiamo avvicinando alle stagioni fredde. Cosa non deve mancare nell’armadio in questo fine e inizio Celebre anche come wedding planner, Miccio, nato nel 1971, ha frequentato l’Istituto Europeo di Design di Milano
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TV E DINTORNI
te viste di tutti i colori, pensate che ci possa essere qualcosa in grado di stupirvi ancora? E: «Assolutamente si. Noi ci confrontiamo con un materiale umano inimmaginabile. Pensate che molto spesso mi chiedono se le cose che vediamo durante il programma sono realmente vere e se esistono delle persone così. Questo vi fa capire il perché della mia riposta!». C: «Devo dire che nonostante siano passati diversi programmi e stagioni, io sono la prima a stupirmi di come ci possano essere ancora così tanti casi di Ma come ti vesti».
SOS STILE: ALCUNI CONSIGLI PRATICI PER EVITARE PERICOLOSI SCIVOLONI AL MATTINO PER UNA COLAZIONE...
• Si applica il dress code del Matinée con colori solari che riguardano i fiori come peonia, color orchidea, rosa. Per gli accessori consigliate le borse a mano, mai la pochette, mentre le scarpe devono essere chiuse e non certamente i sandali. • Possibile outfit: gonna e camicetta con un gemellino se siamo in mezza stagione. La camicia bianca è un must e deve esserci sempre nel guardaroba, rubatela piuttosto al vostro fidanzato .
A UN PRANZO DI LAVORO
• Le scarpe che devono essere rigorosamente chiuse, se si indossa la gonna o l’abito ci vogliono i collant perché la gamba non deve mai essere nuda. • Sempre giusto un capospalla come una giacca, anche non molto strutturata. Sotto la giacca abbinare un top. • Colori adatti sono il blu e bianco, un dress code internazionale valido per lui e per lei. • Evitare assolutamente gli eccessi: profumo troppo intenso, scollature troppo provocanti, camicie troppo aperte. No ad aderenze eccessive e a tubini o pantaloni di una taglia in meno.
A UN APERITIVO CON AMICI
• Il dress code più fashion. In questo periodo molto sì ai colori inglesi come il verde inglese, il blackcurrant, il verde blu laguna, o colori che ricordino la bandiera inglese. • Per gli accessori andiamo verso una stagione in cui le borse saranno più grandi e potranno essere utilizzate anche per eventi e cocktail. La particolarità è che devono avere degli accenni metallici o decorate. • Un’idea per l’outfit di lei è gonna morbida e sandali, mentre per lui giacca spezzata, jeans denim blu scuro non troppo usurato, camicia scura. • Il little black dress è il must! Se abbiamo l’aperitivo dopo il lavoro, indossiamo già ad inizio giornata un tubino nero che ha grande versatilità, personalizzando con un bijoux, un paio di sandali, perfetto per tutti i tipi di aperitivi.
A UNA CENA DI GALA
• Per la donna un abito lungo va sempre bene, mentre lui sarà perfetto con uno smoking o tight nero. • Occasione giusta per una mise speciale: un’organza mille foglie un po’ fluttuante, che ti faccia sentire femminile, che scivoli sulle gambe, magari con uno spacco importante vedo non vedo. • Fondamentale: personalizzare in base alla propria silhouette, mettendo in evidenza quello di bello che abbiamo. Ricordiamoci che a parte l’outfit una carta importante la può giocare il beauty.
A UNA PRIMA TEATRALE
• Per una prima della Scala di Milano, sicuramente abito lungo per lei e tight per lui, in colori saturi quali melanzana, verde tappeto, verde velluto, blu notte. Colori scuri che ben si ambientano con il contesto. • L’abito lungo può stare bene a tutte le donne purché sia proporzionato, possibilmente sartoriale con tagli particolari in tinta unita. Non siate mai banali.
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CINEMA
PARTY GIRL
STORIA DI UNA SESSANTENNE
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a pellicola che la Bim Distribuzione porta in sala da questa settimana, Party girl, è la vera storia, solo in parte romanzata, adattata per la finzione cinematografica, di Angélique, una donna sessantenne ancora innamorata della vita e di tutto quello che questa ha da offrirle; ama le feste, ama gli uomini e fa un lavoro insolito, è, infatti, un’entraîneuse, invita gli uomini a bere in un cabaret alla frontiera tra Francia e Germania. Con il passare del tempo e l’avanzare dell’età i clienti diminuiscono, eccetto il fedele Michel, un habitué da sempre innamorato di lei che finalmente trova il coraggio di chiedere la sua mano. Ed è proprio da qui che è nata l’idea di fare questo film, dal singolare matrimonio di Angélique, la madre di uno dei registi, Samuel Théis, che ha deciso di capitolare e convolare a nozze a sessant’anni. Ed è stata la stessa Angélique ad avere l’idea di mettere in scena la sua vera famiglia, di cui i tre registi hanno raffigurato i tratti con attenzione e delicatezza, tanto che ogni componente della fami-
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Redazione FilmUp.com glia interpreta se stesso. Questo per dare al film quel gusto di realtà che nasce dalla spontaneità degli interpreti, che in questo caso erano chiamati a impersonare personaggi di cui conoscevano ogni sfaccettatura e che avrebbero potuto raffigurare, una volta dimenticata la presenza delle telecamere, con estrema naturalezza.
Nella stessa ottica, anche gli interpreti scelti per gli altri personaggi sono stati selezionati tra attori non professionisti. Espediente grazie al quale, unitamente al fatto che non esisteva un vero e proprio copione, le scene che scorrono sullo schermo riescono a trasmettere una straordinaria sensazione di autenticità.
Party girl è il bilancio della vita di una donna, complessa e ricca di sfaccettature, che ha conosciuto solo l’ambiente notturno e che si è decisa a sistemarsi solo in tarda età. Ne esce fuori il ritratto di una persona anticonformista, che sfugge a qualsiasi parametro di riferimento, che non è solo una mamma, ma anche una donna, una seduttrice, a volte anche in famiglia. Una donna esuberante e appassionata che ha portato queste sue caratteristiche anche sul set, tanto da dover essere in alcuni casi limitata dai registi. Attraverso la sua storia, Marie Amachoukeli, Claire Burger e Samuel Théis volevano mettere in discussione temi universali come l’amore, la famiglia, la libertà, il senso del limite. Angélique è libera o egoista? Spontanea o sconsiderata? Generosa o irresponsabile? A noi piace pensare che sia semplicemente una donna; una donna che ha amato tanto e continua ad amare, la vita così come gli uomini.
FILM IN SALA DAL 25 SETTEMBRE LUCY Regia di Luc Besson Genere: azione - fantascienza Cast: Scarlett Johansson, Morgan Freeman, Amr Waked, Min-sik Choi, Pilou Asbæk Da Nikita e Léon fino a Il quinto elemento, l’autore e regista Luc Besson ha messo in scena alcune delle più memorabili e crude protagoniste del cinema d’azione. Oggi, Besson dirige Scarlett Johansson in Lucy, un thriller d’azione che racconta la storia di una donna casualmente coinvolta in loschi affari ma comunque in grado di prendersi la rivincita sui propri ricattatori, trasformandosi in una spietata guerriera capace di superare ogni logica umana.
A cura della Redazione di
FILMUP .com
your movie magazine
JOE Regia di David Gordon Green Genere: Drammatico Cast: Nicolas Cage, Tye Sheridan, Gary Poulter Come Classe 1964, una lunga carriera alla spalle e numerosi premi cinematografici vinti, Nicolas Cage è uno degli attori più famosi di Hollywood e il cinema è nel suo DNA. Infatti, l’interprete di Stregata dalla luna nasce come Nicholas Kim Coppola, nipote per parte di padre di Francis Ford Coppola, regista di capolavori come Il padrino e Apocalypse Now, giusto per citare alcuni titoli, e cugino di Sofia Coppola (Lost in transaltion) e Jason Schwartzman (Rushmore). Una lunga car-
riera, appunto, che non conosce particolari battute d’arresto, anche se non sempre con scelte riuscite e prodotti di qualità. Ora torna nelle nostre sale nel nuovo film di David Gordon Green (Prince Avalanche), Joe, nel quale interpreta un ex detenuto che incontra sulla sua strada un giovane con alle spalle una famiglia problematica, con un padre ubriacone e manesco. Tra i due si instaura un rapporto solido e profondo, con il Joe del titolo che sostituisce la figura paterna, diventando in qualche modo quel padre di cui il ragazzo, Gary, ha bisogno. Una toccante storia basata sull’omonimo romanzo di Larry Brown, in cui ancora una volta Cage può dimostrare la sua bravura e versatilità.
PONGO IL CANE MILIONARIO Regia di Tom fernandez Genere: commedia Cast: Eloy Azorin, Manuel Baqueiro, Maria Castro Dopo aver vinto una colossale fortuna alla lotteria, il simpatico cane Pongo vive una vita lussuosa, concedendosi ogni tipo di divertimento. Il suo patrimonio è amministrato dal buon Alberto che cerca di indirizzare il cane verso scelte “responsabili”. Un giorno Pongo riceve la proposta di un ricco uomo d’affari senza scrupoli, Montalban, che vuole utilizzare l’immagine del cane per produrre una serie di giocattoli e gadget. Pongo e Alberto non acconsentono, ma Montalban non accetta rifiuti…
LA BUCA Regia di Daniele Ciprì Genere: commedia Cast: Valeria Bruni Tedeschi, Sergio Castellitto, Rocco Papaleo Un cane arruffato diventa inconsapevole pretesto dell’incontro di due umanità disordinate e precarie. Morso dall’animale, Oscar, avvocato burbero sempre alla ricerca di spunti truffaldini, vuole trarre profitto dall’incidente e fare causa al malcapitato proprietario, Armando. Quando però lo scaltro avvocato scopre che Armando è in realtà un povero disgraziato appena uscito di galera dopo aver ingiustamente scontato una pena di 30 anni, l’obiettivo cambia e la posta in gioco si alza: perché non intentare una causa milionaria ai danni dello Stato?
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PERSONAGGI
GIULIA ARENA: «DA GRANDE VOGLIO FARE
Nata a Pisa ma di origini siciliane, Giulia Arena, venti anni, è iscritta alla facoltà di Giurisprudenza all’Università Catolica di Milano.
LA CONDUTTRICE»
di Stefano Fisico
La Miss Italia uscente, su La7 con la trasmissione “Mode e Modi”, ci svela come vede il suo futuro
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a appena dovuto cedere la corona alla conterranea Clarissa Marchese (siciliana come lei), ma non sembra dispiaciuta dato che il lavoro non le manca. Giulia Arena, Miss Italia 2013, torna infatti su La7 al timone del magazine Mode e Modi (dal 27 settembre, ogni sabato alle ore 11) e ci racconta cosa vuole fare ‘da grande’... Che effetto ti ha fatto risalire sul palco di Miss Italia? «Strano ed emozionante. Sembra ieri che mi trovavo con queste stesse persone fresca di corona e invece è già passato un anno». Che anno è stato per te? «In questi mesi ho fatto un percorso eccezionale, che mi ha fatto crescere molto. Dietro a Miss Italia c’è una squadra straordinaria, che finisce per diventare la tua seconda famiglia, dato che ti segue passo dopo passo». Cosa pensi dell’ultima edizione? «Devo dire che alla fine mi piacevano tutte le ragazze arrivate in finale, anche perché molto diverse tra di loro e con una storia da raccontare. D’altra parte la figura femminile, anche in Italia, è cambiata e si va oltre lo stereotipo del-
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la ragazza della porta accanto. Lo stesso vale per le Miss mute e io ne sono la dimostrazione, dato che sono una grande chiacchierona!» E infatti hai iniziato una brillante carriera come conduttrice... «Diciamo che ci provo, dato che ho ancora tanto da imparare. In ogni modo sono stata riconfermata alla conduzione di Mode e Modi, un magazine in onda su La7 che si occupa di nuove tendenze. Ho iniziato a maggio, quando ero ancora in carica e ora si è arrivati alla seconda stagione. È interessante, perché non si parla solo di moda e c’è persino una sezione culinaria che conduco con Andy Luotto. Sono felice di fare questa mia prima esperienza su La7, perché è una fucina di idee nuove per la tv». Hai dei modelli, dei punti di riferimento? «Ce ne sono diversi, tra cui proprio Simona Ventura, che ha condotto l’ultima edizione di Miss Italia. Lei è una grande donna, che ha dimostrato di essere qualcosa in più di un semplice paio di gambe, cosa purtroppo rara in un paese come il nostro! Ha una grande esperienza che si è tradotta in pura professionalità e mi piacerebbe tanto diventare, un giorno, come lei».
Molte tue colleghe Miss si sono dedicate alla recitazione. Tu non ci hai mai fatto un pensierino? «Ho avuto qualche proposta in questo senso, ma ho preferito essere coerente con me stessa e continuare per la strada che sembrava più adatta a me. La conduzione è più nelle mie corde ed è troppo presto per pensare eventualmente ad altro. Mi è stata data una matita in mano e ho iniziato a scrivere il mio percorso, ma non è ancora il momento di dare un tratto decisivo». Quindi non hai studiato dizione in questi mesi? «No, gli unici libri che ho visto sono stati quelli della facoltà di Giurisprudenza, dato che ho continuato a studiare!» Mi vuoi dire che, tra i vari impegni di Miss, sei riuscita a continuare in parte la tua vita di prima? «Ci ho provato. Ho fatto anche di tutto per mantenere intatte le mie amicizie, perché per me era fondamentale. Diventare Miss Italia ti sconvolge la vita, soprattutto a 20 anni e io volevo che i cambiamenti fossero graduali e che non sconvolgessero i rapporti interpersonali. Temevo di non riuscire in questa cosa e invece ce l’ho fatta e sono molto felice».
Libri
I CONSIGLI
DELLA SETTIMANA
di Luca Foglia Leveque
CAMILLA BARESANI
IL SALE ROSA DELL’HIMALAYA BOMPIANI, 2014
ASLI PERKER
SOUFFLÈ
SONZOGNO, 2014 Marc è rimasto solo, la sua Clara non c’è più. Lei amava cucinare, amava andare al mercato per il semplice gusto di fare la spesa. Parigi, senza di lei, non è più la stessa, la vita non è più la stessa. A New York, invece, Lilia deve scontrarsi con la dura realtà: suo marito, dopo un ictus, è rimasto semiparalizzato. I loro figli adottivi, freddi e distaccati, non sembrano disposti a darle una mano. Dove troverà la forza di andare avanti? Ferda ama la sua Istanbul, ama la sua famiglia, la figlia lontana... e ama anche quella madre che, da sempre, soffre di ipocondria. Tre mondi differenti, uniti da un unico grande amore per la cucina. Tre esistenze segnate da un quotidiano amaro e doloroso, ma anche dalla voglia di vedere e assaporare la dolcezza della vita. pp. 302 - € 16,50
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Giada, noncurante del mondo che la circonda, cammina sui suoi tacchi firmati Ferragamo. È una fredda serata di febbraio, è una tipica serata milanese: tutto è grigio, piove e il futuro scivola veloce, assieme all’acqua, in un presente che non avrebbe mai voluto immaginare. Mentre si appresta a prendere la metropolitana, per raggiungere il centro di Milano, in una via poco illuminata, viene aggredita e rapita. Chi sono gli uomini che l’hanno sequestrata? E cosa vogliono? Se fosse rimasta a casa! Se non fosse uscita per procurarsi il sale rosa dell’Himalaya, unico ingrediente mancante di una cena praticamente perfetta, non sarebbe lì a porsi tutte quelle inutili domande. Giada ha paura, teme il peggio, ma non vuole cedere: è una ragazza forte e lo dimostrerà. E poi il successo la attende, è a portata di mano, lei ha già organizzato tutto... Aveva pianificato la sua ascesa come imprenditrice, stava per sedurre un uomo importante, aveva studiato tutto nei minimi dettagli... Senza tenere conto, evidentemente, che il destino spesso e volentieri si fa beffe dei
nostri piani e usa piccoli e impercettibili particolari per renderci prigionieri di una vita non più nostra. Camilla Baresani, scrittrice e giornalista, ci dona pagine salate, amare. Ha descritto la violenza, ha analizzato il malessere, ha reso visibile il dolore di una donna consapevole della sua forza e pronta a rivalutare se stessa. Nel bene e nel male. pp. 179 - € 17
RISCOPRIAMOLI ANNA RICE
INTERVISTA COL VAMPIRO TEADUE, 1995
Negli ultimi anni siamo stati invasi da orde di vampiri di ogni tipo: le saghe fantasy incentrate sulla figura del pallido non-morto sono innumerevoli, note e meno note. In principio fu Bram Stoker con Dracula, poi venne Anne Rice. Fu lei, nel lontano 1976, a riesumare (è proprio il caso di dirlo) la figura del mostro sanguinario per un libro divenuto, nel corso degli anni, un vero bestseller. Intervista col vampiro racconta la storia di Louis de
Pointe du Lac. Siamo nel 1791, il giovane Louis è il proprietario di una grande piantagione a New Orleans. Pieno di tormenti per la morte del fratello, di cui si sente responsabile, non brama altro che la fine. Il suo desiderio verrà soddisfatto, almeno in parte. Il bellissimo Pointe du Lac viene scelto da Lestat, un vampiro, come compagno di viaggio. Un viaggio verso una nuova vita, immortale. pp. 361 - € 9,00
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PERSONAGGI
MONICA LEOFREDDI
«SERVE PIÙ TUTELA ALLE DONNE VITTIME DI STALKING» di Giulio Serri
La conduttrice torna alla Rai con “Torto o Ragione” dopo un periodo di pausa dovuto anche a una brutta esperienza di stalking...
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on professionalità, garbo e pacatezza racconta tutti i giorni di dispute tra privati cittadini in merito alle piccole e grandi beghe del vivere civile. Cause che rappresentano perfettamente uno spaccato della società italiana dei giorni nostri e delle sue continue evoluzioni. È un gradito ritorno in video quello di Monica Leofreddi, in onda dal lunedì al venerdì alle 14,45 con “Torto o Ragione”, il nuovo tribunale di Rai1. Dopo qualche anno in cui si era allontanata dalla televisione per accudire la sua famiglia e un periodo difficile a
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livello personale, caratterizzato da problemi di salute e ripetute ed ossessive minacce di uno stalker (l’uomo è stato condannato lo scorso maggio ad un anno e sei mesi di reclusione), è tornato a risplendere il sorriso sul viso della conduttrice romana, apprezzata dal pubblico per il suo stile educato e solare. Il merito, oltre al lavoro che ha ripreso a darle soddisfazioni, è soprattutto dell’affetto dei suoi cari, in primis dei figli Riccardo e Beatrice, di 5 e 2 anni e del compagno, il dentista Gianluca Delli Ficorelli, presenza rassicurante da anni al suo fianco.
Sei tornata in video dopo un po’ di tempo. Come stai affrontando questo ritorno? «Nonostante i 32 anni passati in Rai, vivo il mio mestiere con l’emozione di sempre. Ogni volta mi sento come una ragazzina alla prima esperienza. Onestamente non mi aspettavo questa chiamata da Rai1 ed è stata una piacevolissima sorpresa tornare in video. Soprattutto mi piace l’idea di condurre un programma quotidiano, dove si crea con il pubblico un rapporto molto stretto, per la gente diventi quasi una di famiglia. E poi conosco bene la fascia oraria
del primo pomeriggio avendo condotto per sette anni L’Italia sul 2. Ecco, spero si vada a riconfermare quel legame che mi ha fatto sentire così affettuosamente apprezzata dagli italiani durante quel periodo. Tengo a ringraziare Veronica Maya, la collega che mi ha preceduto in questo genere di programma, perché mi ha permesso di prendere in mano una trasmissione che, nonostante le modifiche che abbiamo apportato nel titolo e nei contenuti, era già di successo». Sei stata, purtroppo, vittima di stalking. Da dove bisogna ripartire per lenire questa piaga sociale? «Da subito! Serve una rete di istituzioni, figure professionali specializzate in aiuto alla donna che denuncia. Occorrono allontanamenti dalla vittima più restrittivi e maggiormente controllati. Nel mio caso, se avessi voluto proteggermi al 100% dal mio maniaco avrei dovuto assumere delle guardie del corpo. Tutto questo è assurdo perché la vittima resta sempre in balia di quello che le può accadere. Ecco perché a seguito di una denuncia bisogna che l’intervento sia immediato. Non per forza si deve trattare di carcere, andrebbero bene anche seri percorsi di rieducazione per queste persone con problematiche psichiche. Questa fase di richiesta d’aiuto è più importante che il dibattimento in aula: spesso, infatti, i processi arrivano quando è già troppo tardi». Sei una delle poche conduttrici a non essere presente sui social networks. È una tua scelta? «Sono pigra e poco avvezza alle nuove
Monica ha iniziato a condurre programmi sportivi in emittenti private per poi approdare in Rai come inviata di “Unomattina” e condurre trasmissioni di successo come “ La domenica sportiva”, “L’Italia sul 2”, “Se sbagli ti mollo”, “Piazza Grande”
tecnologie. Rischierei di non rispondere. Facebook non mi piace, Twitter potrebbe stimolarmi di più. Ma non mi chiedere come funziona perché non ci sono mai entrata! Aspetterò che crescano i miei figli per provare ad introdurmi in questo mondo….» Quanto ha contato la famiglia d’origine nelle tue decisioni? «È sempre stata fondamentale. Proprio per seguire i miei affetti ho deciso di dare uno stop alla mia vita lavorativa. Poi devo ringraziare i miei genitori che mi hanno sempre incoraggiato in ogni decisione. Anche se in realtà da piccola non ho mai sognato di fare la conduttrice televisiva. Volevo diventare maestra o psicologa tanto che ho conseguito il diploma magistrale e mi iscrissi a psi-
cologia. Ma qualcuno lassù ha voluto diversamente: la televisione, infatti, non l’ho mai cercata ma è arrivata per caso accompagnando un’amica ad un provino. Forse è anche per questo che non mi piace assolutamente l’aspetto mondano o festaiolo legato al mio mestiere». È sempre vivo in te l’interesse per la psicologia delle persone? «Sono una donna molto introspettiva. Mi interessa approfondire la mia essenza e anche quella degli altri e soprattutto delle donne. Amo sondare le emozioni dell’animo umano». Che madre sei per i tuoi figli? «Purtroppo per loro sono un sergente di ferro ( ride, ndr)». I tuoi bimbi sono nati quando avevi 43 e 46 anni. Che cosa ha significato diventare madre in età tardiva? «Intanto è l’ennesima prova che non tutto dipende dalla nostra volontà. Da anni Gianluca e io provavamo ad allargare la famiglia, senza successo. Il fatto che i piccoli siano arrivati tardi è stato forse un limite dal punto di vista fisico, perché rispetto a una donna più giovane ho qualche energia in meno, ma un vantaggio sotto il profilo psicologico. Conto, infatti, su una maggiore consapevolezza e maturità». Un tuo ricordo legato all’infanzia? «Tutti i miei primi giorni di scuola. Conservo ancora tutte le foto da bambina, con mio padre che mi accompagnava e mi portava i fiori. Ora, tutti i giorni, continua a guardarmi e proteggermi dall’alto».
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PERSONAGGI
GABRIELE
SALVATORES IL VERO PROBLEMA DELL’ITALIA È L’INDIFFERENZA di Laura Frigerio
IL REGISTA CI PARLA DEL SUO FILM COLLETTIVO PRESENTATO ALLA 71ESIMA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA, CHE VEDREMO PRESTO ANCHE IN TV...
2013. Dei 44.197 video arrivati ne sono stati selezionati e montati 632, con un risultato meraviglioso che potrete vedere al cinema (come evento) il 23 settembre e in tv (su Rai3, in prima serata) il 27 settembre.
li italiani oggi hanno bisogno di essere raccontati, ma soprattutto di raccontarsi. Ne è convinto Gabriele Salvatores, che alla 71esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ha presentato in anteprima Italy in a Day, film collettivo che vede protagoniste persone comuni che hanno risposto all’appello lanciato dal regista di riprendersi nella loro quotidianità in un giorno preciso, ovvero il 26 ottobre
A Venezia la gente usciva dalla visione di Italy in a Day commossa. Ti aspettavi questo impatto emotivo? «A dire la verità non mi aspettavo che facesse piangere così tanta gente, ma sono felice di questa reazione. Questo mi ha fatto pensare che, probabilmente, quando si tocca la realtà veramente e con sincerità, senza troppe costruzioni, le cose arrivano direttamente al cuore. D’altra parte vengono affrontati temi che riguardano tutti noi e quindi è facile ritrovarsi. Questo film alla fine crea un contatto di-
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retto tra la realtà di queste persone che ci raccontano la loro giornata e chi le guarda». Tu invece ti sei emozionato mentre lo preparavi? «Si, almeno due volte, anche per motivi personali. In particolare mi ha toccato quella signora anziana con l’Alzheimer che non riconosce i figli (di cui uno si chiama proprio Gabriele, come me). Poi il caso ha voluto che mi ritrovassi davanti questo video girato in Piazza Plebiscito a Napoli dove si intravedono le case dei quartieri spagnoli tra cui c’è anche quella in cui sono nato io e non potevo non montarla». C’è qualcosa che ti ha sorpreso durante la selezione dei video? «Devo ammettere che mi aspettavo cose più trash e una maggiore rabbia (anche
“Il cinema dovrebbe riprendersi la responsabilità del suo grande potere: rievocare i nostri fantasmi”
non indirizzata) e invece la tendenza era quella che avete visto. Probabilmente siamo talmente invasi da talk show e polemiche sui giornali, che nel momento in cui a una persona si chiede di riprendere la propria giornata preferisce parlare di sé. Poi ho notato che sono stati soprattutto gli anziani e i giovani a mandarci materiale, come se la parte produttiva di questo paese non avesse voglia di raccontarsi». In questo film ci sono anche tanti bambini, anche al momento della nascita. Volevi lanciare un messaggio di speranza? «Si, l’intento era questo. Ci sono arrivati tantissimi filmati con dei bambini e abbiamo preso i più spiritosi e curiosi per fare una metafora ben leggibile. Lo stesso messaggio viene lanciato dall’Etna che proprio il 26 ottobre 2013 ha deciso di aprire un nuovo cratere. Il vulcano ribolle sotto e ogni tanto fa vedere le fiamme: cosa c’è di più simbolico?». Come vedi questa Italia in crisi (ormai perenne)? «C’è chi dice che viviamo in una Italia depressa, ma io credo che questo sia solo un eufemismo. Il vero problema, secondo me, è l’indifferenza che considero una malattia pericolosa. La crisi economica ha fatto nascere paure che prima erano in parte solo sopite e quindi
ognuno sta cominciando a coltivare il proprio orticello senza badare agli altri. Infatti, se ci fate caso, nel film non vedete video di persone ricche e questo non perché non volessi mettere ma semplicemente perché non mi sono arrivati. Chi ha messo a posto la propria vita non ha alcun interesse a comunicare» Ci parli dell’intervento dell’astronauta Luca Parmitano? «Lui era già in contatto con alcune testate tv e giornalistiche, così anche noi gli abbiamo chiesto di mandarci qualcosa. Mi piaceva idea di avere un italiano che girava intorno al pianeta, come uno che lo attraversava in nave e una ragazza che invece decide di stare tutto il giorno sotto le coperte». Di solito voi cineasti siete molto critici nei confronti dell’uso di smartphone ecc per fare filmati. Ora, dopo questa esperienza, ti sei ricreduto? «Ammetto che sono rimasto sorpreso dalla qualità delle immagini. Insomma, alla fine i telefonini servono a qualcosa! Però dipende sempre dall’uso che ne fai: devi avere almeno la consapevolezza di raccontare a qualcosa. Forse oggi il racconto della realtà lo fanno meglio questi
mezzi, oltre che la tv e il web. Hanno una funzione diversa rispetto al cinema. Vi faccio un esempio: se io ora volessi occuparmi dell’ISIS e di quello che sta succedendo in Iraq non potrei farlo in maniera efficace con il cinema, perché tra la realizzazione e l’uscita nelle sale passerebbe almeno un anno e mezzo. Il cinema ha minore immediatezza, ma in compenso dovrebbe riprendersi la responsabilità del suo grande potere, ovvero quello di rievocare i nostri fantasmi, quello che sta dentro di noi, per dargli forma». A proposito di grande cinema. Ci puoi già anticipare qualcosa su Il ragazzo invisibile, il tuo nuovo film? «Il ragazzo invisibile è un gioco, il tentativo di confrontarsi con l’archetipo moderno narrativo (e commerciale) del supereroe da calare nella realtà. Ho scelto l’invisibilità perché è il super-potere più economico, ma anche più intimo, dato che può essere uno stato dell’anima. Mi ricordo ancora quando avevo 14 anni e avrei voluto tanto essere invisibile in alcune occasioni o mi sentivo tale perché nessuno mi prendeva in considerazione».
Italy in a day è un film collettivo che vede protagoniste persone comuni che hanno risposto all’appello lanciato dal regista di riprendersi nella loro quotidianità.
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PERSONAGGI
DOTTOR JEKYLL
& MR. SGARBI «Siamo governati da una massa di delinquenti incapaci, privi di cervello. Questo è il problema maggiore dell’Italia» di Massimo Lanari
QUAL È QUELLO VERO? IL CRITICO D’ARTE, L’AFFASCINANTE DIVULGATORE O L’INGUARIBILE ATTACCABRIGHE TELEVISIVO? SCOPRIAMOLO MENTRE VITTORIO DICE LA SUA SUI MUSEI, I POLITICI E MOLTO ALTRO...
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Lipari è tutto tranquillo. Il mare è cristallino. Le spiagge, formate in realtà da ciottoli di pietra lavica, sono piene di turisti. Le vie del paese sono animate da un continuo viavai. Tutto tranquillo, dicevamo. Almeno fino all’arrivo dell’uragano Sgarbi. Quando inviti Vittorio Sgarbi, non sai mai quale Sgarbi ti troverai di fronte. Il dottor Jekyll, il grande esperto d’arte, il divulgatore, capace di spiegare il senso di un’opera d’arte con parole semplici, che puntano dritte al cuore. Oppure mister Hyde, il polemista aggressivo, tanto amato dai talk show e dai salotti televisivi sempre alla ricerca di una rissa da trasmettere in diretta. A Lipari, evidentemente, de-
vono amare il secondo Sgarbi: lo invitano per parlare delle ceramiche greche decorate dal Maestro di Lipari, e poi tengono chiuso il museo dove questi capolavori sono esposti. Sgarbi, però, telefona a Crocetta, presidente della Regione Sicilia, smuove mari e monti e alla
fine qualcuno gli consegna un mazzo di chiavi per entrare nel museo. «I musei, nella mia visione, devono essere gratuiti come le biblioteche. E aggiungo: se le farmacie hanno il turno di notte, perché i luoghi dell’arte no? Sono l’origine della sanità mentale. Perché in uno Stato lai-
co trovo le chiese aperte in qualunque momento e i musei invece sono sempre chiusi? Se il mondo è pieno di capre è per questo». Prima dell’increscioso episodio abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con lui. Sgarbi, come mai da queste parti? «Sono venuto per inaugurare una parte del vecchio carcere, le cui celle sono ora diventate uno spazio espositivo permanente per l’arte contemporanea. Tra le opere esposte ce ne sarà una di Tahar Ben Jelloun, di cui conosco i lavori letterari (è l’autore del celebre Il razzismo spiegato a mia figlia, ndr) e anche qualche quadro. Parlerò anche del Maestro di Lipari, pittore greco che ha realizzato vasi particolarmente suggestivi che sembrano denotare la presenza di un’antica scuola di pittura locale, dove a dominare è l’azzurro, il mare e la coscienza della natura isolana di questi luoghi». L’idea di utilizzare antiche costruzioni, come la fortezza di Lipari, per l’arte contemporanea le piace? «Assolutamente sì. Anche perché, esattamente ai nuovi spazi dedicati all’arte contemporanea, c’è il Museo archeologico eoliano (quello al centro della polemica, ndr), fondato da Luigi Bernabò Brea. Ed è stato proprio Brea ad inventare la museologia archeologica moderna, mescolando l’antico con il nuovo: Lorenzo Zichichi (figlio del celebre fisico Antonino, ndr), che ha organizzato l’iniziativa, mi sembra mosso dallo stesso spirito». Da ambasciatore dell’arte dell’Expo di Milano, ha proposto il temporaneo spostamento dei Bronzi di Riace nel capoluogo lombardo. Ne è nata una polemica furibonda. «La polemica nasce solo dalla zucca vuota di Renzi e dalla stupidità pseudomarxista di una serie di benpensanti che si coprono dietro il principio della difesa del territorio. Sono loro che hanno detto no allo spostamento. Ma è un discorso insensato. I Bronzi di Riace appartengono all’umanità e oggi sono sequestrati a Reggio Calabria, dove pochissimi vanno a vederli. Milano ha invece bisogno di 3-10 pezzi di assoluta bellezza provenienti dal resto d’Italia per farli vedere a tutto il mondo. E magari invogliare i visitatori a organizzare, in futuro, un viaggio in Calabria o altrove. Non è promozione del territorio, questa?»
Ha in mente anche altre opere? «Sì, la Chimera di Arezzo. Ho intenzione di chiederla al Museo archeologico di Firenze, e già mi immagino le proteste dei soliti idioti». Milano non ha abbastanza da far vedere? «Assolutamente no. Abbiamo già Leonardo, Michelangelo, Caravaggio, Bramante, i futuristi. Ma Expo è un evento universale che promuove Milano e l’Italia tutta». Lei ha una particolare passione per Caravaggio... «Sì, al grande artista ho recentemente dedicato il libro, Il punto di vista del cavallo. Caravaggio. Lui viveva nel Seicento ma allo stesso tempo ne era fuori, lo paragono a Pasolini. C’era in lui una forza, una visione del mondo che solo nel Novecento verrà interpretata nella maniera più efficace e compiuta. Di più: si può dire che Caravaggio abbia inventato la fotografia, rappresentando la realtà così com’è, anche da punti di vista insoliti».
Lei, fino al 2012, è stato sindaco di Salemi (Trapani). Alla cittadina ha lasciato in eredità una delle più grandi collezioni di film al mondo, arrivata direttamente da New York. Ora, dove lei voleva costruire una cineteca aperta a tutti, c’è un canile... «E pensare che avevo fatto di tutto: avevo trovato i 750mila euro per l’acquisto, avevo dato lavoro ad alcuni ragazzi del posto per inventariare, digitalizzare e archiviare tutti i film. Poi, un bel giorno, i ministri Cancellieri e Alfano si inventano che a Salemi c’è la mafia e sciolgono il Comune. Arrivano dei commissari che sono così incapaci da non fare nulla per rendere vivo il paese, ma anzi creano un canile nei locali del museo. Siamo governati da una massa di delinquenti incapaci privi di cervello, questo è il problema dell’Italia». Abbiamo sbagliato tutto. Non c’è nessun dottor Jekyll e nessun mister Hyde. Vittorio Sgarbi è Vittorio Sgarbi, prendere o lasciare.
Fra i più preparati critici d’arte del nostro Paese e provocatore per eccellenza, Vittorio Sgarbi (62 anni) si batte da sempre per la salvaguardia e la valorizzazione dell’immenso patrimonio artistico nazionale.
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STORIE PERSONAGGI ED EMOZIONI
CENTRO ASTALLI UNA CASA PER I RIFUGIATI di Chiara Mazzei
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no dei drammi maggiori dei nostri tempi è la disumanizzazione. Perdiamo un pò della nostra umanità quando ci incattiviamo con un poveraccio che ci chiede l’elemosina o l’ennesimo omino che ci vuole vendere una rosa. Quando urliamo contro lo zingaro che ci vuole lavare il vetro a tutti i costi. Perdiamo la nostra umanità quando vediamo un nuovo barcone di emigranti che sbarca sulle nostre coste, le lunghe file di africani che aspettano cibo e quasi ci facciamo prendere dallo sconforto pensando “E ora dove li mettiamo?” Per quanto possa sembrare una frase spietata, tutti almeno una volta l’abbiamo pensata. E non è neanche troppo colpa nostra. Non siamo cinici o cattivi, siamo, più di tutto, un Paese ormai piegato, stanco, in ginocchio. E quasi ci scocciamo di vedere questi derelitti che vengono nel nostro Paese e riusciamo a vedere solo come bocche da sfamare, povertà che si aggiunge alla povertà. È una logica triste, amara, di cui siamo più vittime che promotori, perché afflitti da una situazione economica e sociale ai limiti della tollerabilità. E l’aspetto più amaro è proprio la perdita della nostra umanità, in quel sentimento che dovrebbe essere proprio di ogni uomo di empatia e compassione nei confronti degli altri essere umani. Perché, al di là di ogni retorica possibile, questo siamo.Umani. Spesso dimentichiamo che la condizione in cui viviamo è dettata da semplici contingenze che nulla hanno a che vedere con la qualità del nostro essere.
Beatrice, congolese, è una delle rifugiate politiche accolte nel Centro Astalli di Roma. Lo scorso settembre ha avuto il privilegio di incontrare il Santo Padre durante una sua visita alla struttura.
Abbiamo avuto la fortuna (anche se a questo punto, mica tanto) di nascere in Italia piuttosto che in un Paese del Terzo Mondo. Non siamo in guerra, non viviamo sotto la minaccia di atrocità di qualsiasi tipo. E via discorrendo. A noi è andata così. Ad altre persone, no. Chi sono, alla fine, i rifugiati? Non ci fermiamo mai a pensare che queste persone non emigrano dalla loro terra tanto per fare, ma hanno motivazioni politiche, economiche, sociali estremamente serie e spesso drammatiche. Per lo più, sono costretti ad andarsene. Non vogliono, ma devono. Ecco chi sono. E noi, molte volte, prima di partorire pensieri disumani e disumanizzanti, dovremmo pensare che “rifugiato” è una parola per indicare un essere umano come noi, che ha avuto la sfortuna di nascere e crescere in un contesto molto più difficile. Per fortuna, o meglio, per forte volontà, in Italia ci sono realtà che vanno oltre questi sentimenti bassi di cui molti ci macchiamo e accolgono a braccia aperte chi arriva nel nostro Paese per trovare, appunto, un rifugio. È questo il caso del Centro Astalli di Roma, la sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati-JRS, impegnato da oltre trent’anni in attività e servizi che hanno l’obiettivo di accompagnare, servire e difendere i diritti di chi arriva in Italia in fuga da guerre, violenze e spesso anche dalla tortura. Non solo. Oltre all’impegno quotidiano e concre-
to verso queste persone, il Centro fa un enorme sforzo di sensibilizzazione per far conoscere all’opinione pubblica chi sono i rifugiati, la loro storia e i motivi che li hanno portati fin qui. Per farci tornare, dunque, umani. Questa sorta di casa aperta a tutti è sorta nel 1981, per concretizzare l’invito di padre Pedro Arrupe sj, allora Padre Generale della Compagnia di Gesù: nell’autunno del 1980, profondamente colpito dalla tragedia di migliaia di boat people vietnamiti in fuga dal loro Paese devastato dalla guerra, esortò i gesuiti di tutto il mondo «a portare almeno un po’ di sollievo a questa situazione così tragica». Proprio da questo stimolo nasce il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati-JRS, che oggi opera in oltre 50 Paesi del mondo. Rispetto ai primi anni di attività, il Centro Astalli ha ampliato e diversificato i servizi offerti, grazie all’impegno costante di oltre 450 volontari. In totale, considerando nell’insieme le sue differenti sedi territoriali (Roma, Vicenza, Trento, Catania e Palermo), il Centro Astalli in un anno risponde alle necessità di circa 34.300 migranti forzati, di cui quasi 21.000 nella sola sede di Roma. Sono tanti, tantissimi, e le loro storie lasciano sgomenti, tristi, con un sentimento fortissimo di compassione che supera ogni diffidenza e indifferenza. Ho avuto il piacere di conoscere una donna che mi ha suscitato un senso di stima profonda. E infinita compassio-
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COME DARE UNA MANO
ne. È Beatrice, è congolese, laureata in Economia dello sviluppo ed è arrivata in Italia 8 anni fa. E nel nostro Paese non ci è venuta per sua volontà, ma perché costretta. Beatrice lavorava in una ONG come formatrice, aiutando a sensibilizzare all’educazione civica la popolazione. Durante la campagna elettorale che si è svolta nel 2006, ha tenuto discorsi pubblici appoggiando un candidato. «In Congo dicono che c’è la democrazia - mi dice - ma non è così. Il mio compito in quella situazione era aiutare la popolazione, perchè molti comprano i voti, mentre io spiegavo alla gente i loro diritti». Si è spinta evidentemente oltre, per i criteri di democrazia congolesi, ed è stata arrestata. Le chiedo, ingenuamente, se ha subito un processo. Macché. Mi racconta una situazione ai limiti del paradossale, di carceri legali e carceri non legali, in cui non sai neanche dove sei finito e perché. Sparisci, semplicemente, e la tua famiglia non sa neanche dove sei. Le chiedo se è stata torturata e mi risponde di sì, con la voce che sembra provenire da un altro mondo. Interiore, lontanissimo. Non insisto. Lei ne è uscita perché i suoi genitori hanno mobilitato un colonnello dell’esercito per capire dove si trovava e liberarla. Ma anche fuori dalla prigione, Beatrice capisce di non essere al sicuro. Si nasconde in un convento ma dall’altra parte del Congo una donna, che ha avuto l’ardire di parlare come lei, viene uccisa. La cosa la spaventa, la annienta. È ora di lasciare il suo paese e le propongono di chiedere asilo in Italia. Qui, al Centro Astalli, la accolgono e la indirizzano attraverso le procedure burocratiche per ottenere l’asilo politico. Ottenuto quello, al Centro impara la lingua e si dà da fare per trovare un lavoro. Inutile dire che la
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laurea non le viene riconosciuta. Per cui si improvvisa donna delle pulizie, badante e molto altro. Finché sfinita dal lavoro ma tenace e determinata come solo una donna che ne ha passate tante può essere, decide di iscriversi all’Università e diventare infermiera. Il test, si sa, è durissimo. «Matematica, fisica... ho dovuto prepararmi duramente, col mio capo che mi scoraggiava dicendo che era difficile per gli Italiani, figurarsi per me... Ma io ho sacrificato tutto, ho studiato tantissimo e ce l’ho fatta. Ero determinata, sentivo un forte desiderio di riscatto dentro di me e se non avessi provato me ne sarei pentita per sempre». Ora sono anni che studia, è fuori corso e ha avuto non pochi problemi con le tasse e gli affitti. Ma non è sola. Grazie al Centro Astalli ha trovato una casa e un lavoro con cui mantenersi. Il Centro Astalli è il mio punto di riferimento per tutto. Per qualsiasi cosa, so che posso andare da loro. Qui Beatrice, nel settembre 2013 ha avuto l’opportunità di incontrare il Papa. «È una persona generosa, semplice, aperta; ha voluto ascoltare la storia di ognuno di noi e si vedeva che aveva a cuore quello che gli raccontavamo. Quando gli ho detto dei miei studi - continua - mi ha detto che pregherà perché diventi una brava infermiera. E gli ho detto di pregare per farmi rivedere almeno un mio familiare». Perchè Beatrice, naturalmente, sente una profonda solitudine, avendo dovuto abbandonare tutta la sua vita e scappare via. Mi racconta, con stupore ed entusiasmo, che la preghiera di papa Francesco ha funzionato: a luglio di quest’anno ha rivisto suo fratello, dopo molti anni, ed è stata una gioia infinita. «Non riuscivo a smettere di piangere dalla gioia. Ora
Lo scorso settembre Papa Francesco ha visitato il Centro e ha ricordato come l’accoglienza e l’assitenza non siano un dovere di pochi specialisti, ma un interesse comune. “Queste persone ci ricordano sofferenze e drammi dell’umanità”, ha detto il Papa, “Ma quella fila ci dice anche che fare qualcosa, adesso, tutti, è possibile. Basta bussare alla porta, e provare a dire: Io ci sono. Come posso dare una mano?”. Tutti possono diventare volontari. Per informazioni, contattate P. Camillo Ripamonti, responsabile dell’accoglienza dei volontari, scrivendo a: volontari@ondazioneastalli.it
prego per rivedere i miei genitori. La preghiera del Papa è potente... Può funzionare!» Beatrice mi racconta di non avere avuto grossi problemi di integrazione, ma si sente comunque molto sola. Mi dice che ha incontrato due tipi di persone qui in Italia: quelle cattive, che non ti considerano un essere un umano, con un bagaglio di vita sulle spalle, per cui non sei niente, e quelle umane, per cui conti come essere umano. Beatrice vorrebbe tornare nel suo Paese, se la situazione cambiasse perchè, come recita un detto congolese, “È sempre una gioia essere a casa propria”. Ma le condizioni non lo permettono. Mi dice, addirittura, che ci sono spie persino in Italia che segnalano dei nomi che vengono inseriti in una lista nera e nel caso si provi a tornare in Congo vengono fermati e sequestrati. Oggi vive una vita quasi normale. Dopo la chiusura e lo sconforto dei primi tempi, adesso Beatrice si è inserita nella comunità congolese a Roma, frequenta la Chiesa, svolge attività anche col Centro Astalli, andando nella scuole a raccontare la sua storia per sensibilizzare i giovani sull’argomento. Questa è una storia tra mille e mille. Una sola vita, piccola e immensa. Che ci fa capire come dietro a un rifugiato non ci sia una sanguisuga pronta ad impoverire ulteriormente la nostra terra, ma una persona, con un vissuto che noi neanche immaginiamo, che lotta quotidianamente e può rappresentare una risorsa importante per il nostro Paese, la comunità, per tutti noi. Prima di lasciare liberi i pensieri disumani, allora, recuperiamo il nostro essere umani e “com-patiamo”.
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FA PERSONAGGI LA COSA GIUSTA
L’EMERGENZA EBOLA È VIVA PIÙ CHE MAI Medici Senza Frontiere lancia l’allarme: si deve agire adesso! di Chiara Mazzei
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uando un pericolo si allontana da noi, non vuole dire che sia sparito nel nulla. Non è, semplicemente, più una nostra contingenza ma lo diventerà per qualcun’altro. Questo semplicissimo concetto non è tuttavia di così facile comprensione sia per la gente comune, per tutti noi che, da tradizione, ci preoccupiamo di un problema solo finché ci riguarda e dopo di che ce lo buttiamo alle spalle per concentrarci sul matrimonio della Canalis o il derby di turno, sia per i governi, le istituzioni, italiane e internazionali, che sembrano sempre alle prese con problemi più gravi ma, più che altro, si limitano a produrre un’enorme quantità di parole che non sfociano mai in nulla. È questo anche il caso dell’ebola. Se ne è parlato moltissimo in agosto, quando l’epidemia ha raggiunto l’apice e è sorta la preoccupazione che si diffondesse anche oltre i confini africani, nella fattispecie nel nostro continente. Paura alle stelle, tv e giornali che non parlano di
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altro. Poi basta. Silenzio. L’ebola è stata completamente debellata? Macché. L’epidemia è viva più che mai e continua a mietere vittime. Medici Senza Frontiere lancia un allarme ben preciso: a sei mesi dall’inizio della peggiore epidemia di ebola di sempre, la situazione è ancora assolutamente critica, la comunità internazionale deve muoversi e smetterla di ignorare il problema. Da quando l’epidemia è stata ufficialmente dichiarata, il 22 marzo in Guinea, ha mietuto più di 1.500 vittime. Oggi il virus non si è arrestato, ma continua a mietere vittime in Guinea, Liberia, Nigeria, Sierra Leone e Senegal. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che l’epidemia è un’“emergenza di salute pubblica internazionale”, ma l’impegno a livello mondiale per affrontare questo problema è pericolosamente inadeguato. Come troppo tardiva è stata la risposta quando l’epidemia ha preso il via, come ci ha spiegato il Presidente di MSF Loris De Filippi.
«L’epidemia è scoppiata in Guinea nel dicembre 2013. C’è stato un ritardo generale nella reazione da parte di tutti, dall’OMS e la comunità internazionale. Noi siamo discreti, non creiamo una confusione mediatica, però abbiamo fatto un appello ben preciso alle Nazioni Unite, ma siamo stati costretti a ripeterlo dopo soli 15 giorni perché non siamo stati ascoltati. La situazione è sempre più grave, bisogna agire adesso». In particolare, in Liberia c’è una situazione particolarmente drammatica, «incredibile» ci racconta De Filippi «Siamo arrivati al punto in cui siamo costretti a mandare a casa pazienti potenzialmente infetti col rischio dunque che muoiano o contagino i familiari e altre persone, perché non abbiamo possibilità di riceverli e curarli». In questi giorni il presidente Obama ha dichiarato che manderà in Africa Occidentale 3mila soldati, insieme a medici, infermieri e operatori per contrastare questa terribile epidemia. Qualcosa,
L’informazione della popolazione è fondamentale: molte persone vengono contagiate a causa del contatto coi cadaveri durante i funerali.
EBOLA - CAPIAMO COS’È Che cos’è? È una febbre emorragica molto grave e spesso mortale. È un virus estremamente contagioso che può uccidere fino al 90% delle persone che lo contraggono. Come viene trasmessa? L’Ebola può essere contratta sia dagli esseri umani che dagli animali. Non si trasmette per via aerea. La trasmissione tra esseri umani avviene attraverso il contatto diretto con sangue, secrezioni o altri liquidi corporei di una persona affetta da Ebola. Quali sono i sintomi? Inizialmente i sintomi non sono specifici e questo rende molto difficile la diagnosi. Febbre, debolezza, dolori muscolari, mal di testa e mal di gola, a cui possono seguire vomito, diarrea, sfoghi cutanei, mal funzionamento epatico e renale e, in alcuni casi, sintomi emorragici.
dunque, sembra che si stia smuovendo a livello internazionale. «Sì, ma quando? E come?» si chiede il Presidente di MSF «Noi abbiamo circa 2mila operatori che lavorano su questa crisi nei cinque paesi coinvolti, ma noi non bastiamo. Non ce la facciamo». Lo scopo della campagna promossa da MSF, dunque, è proprio quello di portare l’attenzione sull’argomento. De Filippi ci dice di aver chiesto anche un incontro con il premier Renzi e il ministro Mogherini, per capire quale possa essere il contributo dell’Italia in questo frangente. Sono indispensabili ospedali da campo con isolamento e per questo servono forze sia civili che militari. «La nostra priorità è salvare le vite delle persone infette. Siamo in azione giorno e notte, ma le nostre forze sono al limite. Per vincere questa battaglia serve una
massiccia mobilitazione internazionale e l’aiuto di tutti noi». Per dare un contributo è possibile, dal 22 settembre al 4 ottobre, inviare un sms al numero 45507 e donare così 2 euro. I fondi raccolti contribuiranno alla distribuzione di kit medici e igienici su vasta scala, l’invio sul campo di personale specializzato e alla realizzazione di nuovi ospedali da campo, strutture d’isolamento e laboratori mobili per la diagnostica. Un modo semplice e veloce per dare un aiuto veramente importante. Non facciamo finta di niente. Diamo una mano.
Dopo quanto tempo dall’esposizione al virus si manifestano i primi sintomi? I sintomi possono manifestarsi in un periodo compreso tra i 2 e i 21 giorni dopo il contatto. Come viene curata l’Ebola? Non esiste alcun trattamento specifico o vaccino che abbia un’efficacia comprovata sugli esseri umani e sia registrato per l’utilizzo sui pazienti. Il trattamento standard per l’Ebola è limitato ad una terapia di supporto. Qual è la probabilità di morire per Ebola? Il tasso di mortalità tra i casi accertati varia dal 25% al 90%, a seconda del ceppo.
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PERSONAGGI
le Donne D’ITALIA di Serena Fogli
Grazia Deledda,
la piccola grande donna 76
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CURIOSITÀ L’AMORE IMPOSSIBILE DI GRAZIA DELEDDA Un sentimento che nasce in modo epistolare, per diventare un amore frainteso e a senso unico. Stanis Manca, questo il nome del giornalista del quale una giovane Grazia Deledda si innamora, senza però essere corrisposta. Lui, aristocratico, alto, biondo e grassoccio. Lei, bassa e sgraziata e soprattutto inesperta: perché scambia la curiosità tutta giornalistica di lui per romantico interesse sentimentale. Lei ha vent’anni, lui qualcuno di più ed è già inserito nel mondo editoriale romano, dove lavora presso la redazione della Tribuna. È lo strano fenomeno letterario di una caparbia, giovane e determinata scrittrice sarda a portare Stanis Manca a contattare Grazia Deledda per un intervista. La gentilezza, l’affabilità e il modo galante di Stanis fanno a credere alla giovane scrittrice che lui provi qualcosa per lei. È l’inizio di un lungo scambio epistolare, la maggior parte delle volte, però, a senso unico: sono 41 le lettere che, dal 1891 al 1909, Grazia Deledda indirizza al suo gigante biondo, senza però ricevere risposta. Oggi, la testimonianza di un amore mai consumato ma anzi solo immaginato è un libro nel quale si può leggere tutto lo struggimento di una giovane donna alle prese con un sentimento non corrisposto. Intitolato Amore lontano. Lettere al gigante biondo ed edito da Feltrinelli, questo volume tutto epistolare è un modo per entrare nel privato di una giovane Deledda e nei labirinti segreti del suo cuore.
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na donna taciturna e schiva ma con un carattere forte e determinato, una donna capace di identificarsi con la sua terra, fino a prenderne le sembianze e trasfigurarsi in essa. Grazia Deledda, probabilmente, non sarebbe esistita senza la sua Sardegna, un universo piccolo ma sconfinato, un angolo di paradiso nel mezzo del mar Mediterraneo. Premio Nobel per la letteratura nel 1926, la scrittrice sarda è stata capace di rendere viva una terra che diventa miniera di un’innata e sconfinata fantasia. UNA BAMBINA CHE DIVENTERÀ PREMIO NOBEL È Nuoro, isola nell’isola, a dare i natali a Grazia Deledda, una bambina curiosa che aspetta con ansia le giornate insieme al fratello in giro a scorrazzare per le campagne della Barbagia, una bambina che assorbe i discorsi dei grandi in una famiglia abituata a ricevere ospiti di ogni tipo. Grazia Deledda ascolta e archivia nella sua mente di bimba l’universo casalingo del quotidiano. Una bambina che adora suo padre, un imprenditore ma anche un uomo colto, la cui biblioteca diventerà il motore primigenio di una fantasia letteraria acerba ma desiderosissima di imparare. Grazia Deledda è diversa dalle altre bambine, una diversità che si acuirà poi nell’adolescenza: il carattere forte della futura scrittrice rende difficile il suo vivere in una famiglia dal forte impianto patriarcale, in cui la figura della donna era relegata a quella di moglie, madre e angelo del focolare.
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Eppure Grazia vuole studiare e, dopo aver frequentato le scuole elementari, riesce ad ottenere dal padre la possibilità di ricevere lezioni private in casa. Sarà questa una delle prime vittorie di Grazia, futuro premio Nobel e cantrice di un’isola che sa d’incanto. Sono quelli dell’adolescenza gli anni in cui Grazia Deledda comincia a scrivere le sue prime novelle, materiale grezzo ma allo stesso tempo sublime, stadio embrionale di una scrittura capace di conquistare chi si ritrova a scorrerla con gli occhi. Un’adolescente che supera lo scoglio del dialetto sardo per apprendere l’italiano, per emanciparsi linguisticamente da una terra che diventerà però il paesaggio e la protagonista delle sue narrazioni. A soli 17 anni la Deledda vede pubblicato il suo primo racconto, Sangue sardo, sulla rivista L’ultima moda: è l’inizio di una grande storia al sapore di letteratura, quella di una donna che, all’inizio del ‘900, ha lo strano “vizio” della scrittura. UNA DONNA MODERNA DI INIZIO NOVECENTO Ha vinto il Nobel per la letteratura ed è stata descritta come una delle donne più moderne del suo tempo. Eppure la modernità di Grazia Deledda è una modernità atipica, perché non è collettiva. Se le altre donne di inizio novecento lottavano per la libertà del genere fem-
minile nella sua totalità, Grazia Deledda è una scrittrice che lotta esclusivamente per se stessa. Così come quando era adolescente, non si sente affine all’universo femminile e, conseguentemente, neanche alle sue battaglie per l’emancipazione. Lei, figura atipica in un modo che muta di giorno in giorno, moderna nel suo essere diversa, volge però i suoi occhi e la sua immaginazione al passato e alla tradizione, alle radici di una terra che sente sua in tutto e per tutto. Grazia Deledda nei suoi romanzi racconta la famiglia patriarcale, narrando però un mondo in cui sono le donne le vere protagoniste e la vera forza di una società al maschile, in cui però l’uomo appare fragile e in balia della sorte. La rivoluzione moderna di Grazia Deledda è interiore, è una lotta a una visione antica della donna, relegata alla casa, lontana dalle arti. La caparbietà di Grazia Deledda trova la sua massima ricompensa nel premio più ambito, il Nobel per la letteratura: siamo nel 1926 e Grazia
Un ritratto di famiglia con marito e figlio
LE DONNE D’ITALIA
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«Talvolta mi avviene di pensare con commozione, che se io conto qualcosa nella letteratura italiana, lo devo tutto alla mia Isola santa. L’ho nel cuore, come si ha nel cuore la casa della madre e del padre» Deledda affronta tre giorni di viaggio per raggiungere Stoccolma e ricevere la massima onorificenza alla quale uno scrittore può ambire. Una donna sarda, piccola e minuta, poco abituata alla mondanità. E una scrittrice un po’ spaesata quella che sale sul palco a ritirare il Nobel, una donna capace però di fare breccia nel cuore degli astanti. Un cronista dell’epoca descrive così la premiazione della scrittrice: «poi, dopo un breve inchino e senza alcun sorriso, profondamente emozionata risaliva a passi molto cauti la scalinata e riprendeva posto accanto agli altri premiati, mentre le veniva tributato l’applauso più lungo e più intenso di tutti. La sua personalità semplice e simpatica aveva chiaramente e completamente conquistato tutti i cuori».
LE LETTURE CONSIGLIATE COSIMA (1937) Entrare nel mondo di Grazia Deledda non è semplice. Per farlo però possiamo affidarci ai suoi libri e alle pagine dei suoi numerosi romanzi. In particolare, Cosima è una autobiografia romanzata che, scritta in terza persona, ci fa entrare in punta di piedi nell’infanzia e nell’adolescenza del futuro premio Nobel. Pubblicata pochi mesi dopo la morte della scrittrice, Cosima è un mezzo privilegiato per conoscere l’universo interiore di Grazia Deledda che, pur sentendo costantemente il bisogno di emanciparsi, con questo volume torna al suo passato e alla sua Sardegna, facendoci scoprire
un percorso di formazione senza il quale, probabilmente, la Deledda scrittrice non sarebbe mai esistita. CANNE AL VENTO (1933) Uno dei romanzi più celebri della Deledda il cui titolo già rivela la profondità della tematica: il paragone, infatti, è quello fra le fragili canne alla mercé del vento e la condizione dell’uomo, sempre in balia degli eventi del destino. Il romanzo, che fu pubblicato a puntate nel 1913 su L’Illustrazione italiana, ha come protagonista un antieroe che ricorda gli umili manzoniani, sullo sfondo della Sardegna rurale di primo Novecento.
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L’ULTIMA FRONTIERA «A
dell’egoismo
me che importa?» È la frase più volte pronunciata da Papa Francesco per dipingere lo spirito materialista e spietato di ogni conflitto. E lo ha ripetuto nel Sacrario militare di Redipuglia, di fronte alle tombe di migliaia di soldati. I gradoni con la scritta «Presente», i cimeli che testimoniano l’amara vita delle trincee, migliaia di nomi scolpiti nel marmo, le tre croci che sovrastano tutto dall’alto. Il Sacrario militare di Redipuglia è forse il più toccante dei nostri monumenti. Vi sono seppellite oltre 100mila soldati italiani, lanciati all’assalto in disperati attacchi frontali contro le mitragliatrici austriache durante la Prima guerra mondiale. È stato questo il luogo scelto da Papa Francesco per celebrare la messa durante la sua visita in Friuli-Venezia Giulia.
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di Massimo Lanari
L’IMPULSO DISTORTO
«Dopo aver contemplato la bellezza del paesaggio di tutta questa zona, dove uomini e donne lavorano portando avanti la loro famiglia, dove i bambini giocano e gli anziani sognano… Trovandomi qui, in questo luogo, vicino a questo cimitero, trovo da dire soltanto: la guerra è una follia». Quindi ha proseguito: «La cupidigia, l’intolleranza, l’ambizione al potere… Sono motivi che spingono avanti la decisione bellica, e questi motivi sono spesso giustificati da un’ideologia; ma prima c’è la passione, c’è l’impulso distorto. L’ideologia è una giustificazione, e quando non c’è un’ideologia, c’è la risposta di Caino: “A me che importa del mio fratello?” A me che importa … . “Sono forse io il custode di mio fratello?” La guerra non guarda in faccia a nessuno: vecchi, bambini, mamme, papà… “A me che importa?”».
NESSUNA IDEOLOGIA
Papa Francesco sembra scorrere con la mente quei nomi incisi nella pietra, uno ad uno. «Tutte queste persone, che riposano qui, avevano i loro progetti, avevano i loro sogni… Ma le loro vite sono state spezzate. Perché? Perché l’umanità ha detto: “A me che importa?”Anche oggi, dopo il secondo fallimento di un’altra guerra mondiale, forse si può parlare di una terza guerra combattuta “a pezzi”, con crimini, massacri, distruzioni… Ad essere onesti, la prima pagina dei giornali dovrebbe avere come titolo: “A me che importa?”» Perché dietro ogni guerra si nasconde l’avidità. Nessuna ideologia o ideale romantico. «Dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, e c’è l’industria delle armi, che sembra essere tanto importante! E questi pianificatori del terrore, questi organizzatori dello scontro, come pure gli imprenditori delle armi, hanno scritto nel cuore: “A me che importa?”».
IL MONDO DI FRANCESCO
STADIO per il santo padre
ADESSO
uno
Il nuovo impianto del San Lorenzo, a Buenos Aires, sarà intitolato al suo primo tifoso. Perché in casa Bergoglio il calcio è una cosa seria
IL MATRIMONIO NON È UNA FICTION
I
l San Lorenzo, la squadra argentina di cui Papa Francesco è tifosissimo, ha deciso di costruire un nuovo stadio. E di intitolarlo a chi? Ma a Papa Francesco, naturalmente. La dirigenza del club calcistico argentino ha deciso infatti di costruire il nuovo impianto nel quartiere di Boedo, a Buenos Aires, al posto dell’odierno Pedro Bidegain. Il Papa Francisco ospiterà una squadra tutt’altro che di secondo livello: per la prima volta nella sua storia, e con Bergoglio sulla cattedra di Pietro, il San Lorenzo si è infatti aggiudicato la Copa Libertadores, ossia la Champions League sudamericana. Può vantare giocatori del calibro del velocissimo Héctor Villalba, o come l’ex centrocampista offensivo
del Catania Pablo César Barrientos; o, infine, il centrocampista “d’esperienza” Leandro Romagnoli.
RADICI RELIGIOSE
La passione di Papa Francesco per il calcio risale all’infanzia: in un’intervista del 2013 Bergoglio dichiarò che nel 1946 non si perse una partita del San Lorenzo, quando la squadra giocava al vecchio stadio Gasómetro. Anche perché tifo e fede, nel caso del San Lorenzo, hanno davvero molto in comune. La squadra fu infatti fondata agli inizi del ‘900 da un prete salesiano, Lorenzo Massa, e i colori sociali del club, il rosso e l’azzurro, si ispirano a quelli del manto della Madonna.
«Il matrimonio è simbolo della vita, della vita reale, non è una fiction!» Papa Francesco lo ha sottolineato alla Basilica di San Pietro, durante la celebrazione del matrimonio di 20 coppie. «Non è un cammino liscio, senza conflitti, no, non sarebbe umano. È un viaggio impegnativo, a volte difficile, a volte anche conflittuale, ma questa è la vita! L’amore di Gesù, che ha benedetto e consacrato l’unione degli sposi, è in grado di mantenere il loro amore e di rinnovarlo quando umanamente si perde, si lacera, si esaurisce», ha proseguito. «L’amore di Cristo può restituire agli sposi la gioia di camminare insieme, perché questo è il matrimonio: il cammino insieme di un uomo e di una donna, in cui l’uomo ha il compito di aiutare la moglie ad essere più donna, e la donna ha il compito di aiutare il marito ad essere più uomo». Infine, un consiglio: «È normale che gli sposi litighino ma vi consiglio: mai finire la giornata senza fare la pace. È sufficiente un piccolo gesto, e così si continua a camminare».
CARO MATRIMONIO
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PERSONAGGI L’INCHIESTA
ADESSO
di Angela Iantosca
QUANTO MI COSTI? Per sposarsi occorre talvolta un vero capitale, motivo per cui molti decidono di non farlo o di indebitarsi fino al collo pur di arrivare a pronunciare il fatidico sì. Ma in tempi di crisi e di spending review ci si ingegna per trovare idee e modi per nozze low cost. I trucchi e le nuove tendenze per risparmiare anche oltre il 60% sulle normali tariffe nuziali
FIORI D’ARANCIO VIP Mentre c’è chi sogna l’abito bianco e non può permetterselo, c’è chi spende più di un milione di euro solo per le bibite. Accade in tutto il mondo, dove le star o le figlie dei potenti della Terra hanno la possibilità di “investire” cifre da capogiro per avere ciò che desiderano. Sono molti i nomi: da Brad Pitt e Jennifer Aniston a Tom Cruise e
Katie Holmes (in foto), fino alla figlia del ricco indiano che si è sposata in Puglia qualche settimana fa suscitando non poche polemiche per l’eccessivo sfarzo e i 10 milioni di euro spesi per i festeggiamenti delle nozze. Sprechi che fanno ancora più inorridire se si pensa alla durata dei matrimoni delle star e ai costi dei loro divorzi!
C’
è chi si dice “sì” arrampicato su una roccia e chi in fondo al mare perché lì si è conosciuto il proprio partner. C’è chi lo fa mentre scia, chi in chiesa e chi in comune, chi con amore e chi senza, chi perché aspetta un figlio e chi perché lo vorrebbe. Come è o come non è, in Italia per i matrimoni si continua a spendere: nonostante il loro lauto costo, nel giro di un anno il numero dei matrimoni è aumentato dell’1%, movimentando un business di circa 8 miliardi di euro annui. MA QUANTO COSTA SPOSARSI? Secondo Federconsumatori nel 2014 un “matrimonio tradizionale”, con cento invitati, può costare fra i 35mila e i 59mila euro. Perché ogni aspetto di quel giorno ha un peso non indifferente. A cominciare dall’abito della sposa che può costare da 2.800 a 6.500 euro, escludendo le scarpe e la lingerie. Il bouquet da 230 a 680 euro, il pranzo o la cena da 14 a 19mila euro. Le bomboniere, per qualcuno irrinunciabili, vanno da 1.700 a 3.000 euro, la musica da 1.200 a 1.900 euro, il noleggio dell’auto da 770 a 1400 euro. Trucco e parrucco intorno ai 700 euro (che poi si sa che lo stesso servizio “erogato” un altro giorno costerebbe un terzo!). Insomma, se volete sposarvi sappiate che quel giorno lo ricorderete a lungo, per molti motivi. In base a uno studio realizzato da PrestitiSupermarket.it risulta che il 2% di chi richiede prestiti lo fa per un matrimonio e che l’importo medio richiesto in questo caso è pari a 10.700 euro. Una tendenza, questa, che è in crescita al Sud e in diminuzione al Nord: nel primo caso la percentuale delle domande di prestito per finanziare un matrimonio è passata dal 28 al 31% del totale in dodici mesi, mentre nel secondo caso la richiesta di prestiti personali per un matrimonio al Nord-Est si è contratta dal 18 al 10%.
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QUANDO L’ABITO È GRATIS Da sessant’anni nel Monastero di Santa Rita da Cascia, in Umbria, le suore raccolgono abiti da sposa per donarli o prestarli a chi non se ne può permettere uno. Inizialmente la donazione era a favore delle ragazze povere cresciute nel monastero, ma poi suor Maria Laura, responsabile degli abiti, con le sue consorelle ha deciso di aprire al pubblico. Sono numerosissime le donne che si recano da lei per cercare l’abito giusto. E sempre più bussano persone che vogliono recuperare il vero significato del matrimonio, rinunciando a inutili spese, come Paola che ha saputo di questo servizio da una sua amica e ora ha deciso di tenere l’abito per darlo poi alla sorella quando si sposerà. Al servizio offerto da Cascia se
MATRIMONI LOW COST Nonostante la richiesta di prestiti, la crisi sta modificando le abitudini degli italiani e molte persone stanno capendo di poter rendere indimenticabile quel giorno anche spendendo meno. Facendo delle scelte più oculate, infatti, si può risparmiare oltre il 60% sul budget medio, arrivando a spendere “solo” 12mila euro, o poco più. Vediamo come. Ci sono moltissime idee, a cominciare dalle partecipazioni che si possono sostituire con un sms o un’email. Al posto delle inutili bomboniere (chi di voi non le archivia per poi tirarle fuori quando la sposa ci viene a trovare a casa?), si può optare per qualcosa fai da te, come dei sacchettini profumati per il cassetto: facili da fare ed economici. Oppure si possono scegliere delle bomboniere solidali, acquistandole presso enti che ci facciano sentire anche in pace con la coscienza. Altro prezzo da abbattere quello delle foto e del video: se ci pensate, tra i vostri amici troverete sicuramente qualcuno disposto ad immolarsi per la causa e a trascorrere tutto il giorno con la macchina fotografica in mano (potrebbe essere quello il suo regalo!). Per l’abito, poi, si può decidere di comprarlo in un outlet, noleggiarlo o cercarlo su Internet. Per gli addobbi, ci si può organizzare con chi si sposa lo stesso giorno prima di noi: con questo stratagemma si può arrivare a dimezzarne il prezzo. Se, invece, non c’è nessuno con cui dividere, è bene optare per i fiori di stagione, che costano meno. E veniamo all’auto. Che ne dite di una macchina prestata da amici? O una vecchia Cinquecento o un mezzo di trasporto alternativo? Una coppia a Roma è arrivata in
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n’è aggiunto un altro, a Treviso, presso un convento che i frati non vogliono rendere noto, per evitare la presenza di troppi curiosi. Qui, ad accogliere le donne, una laica, Marta che, dopo aver preso per il suo matrimonio l’abito a Cascia e aver raccontato la storia ai frati della sua città, è stata invitata a fare lo stesso sul posto.
chiesa in metropolitana! Quello che incide più di tutto sulle spese di un matrimonio è, però, il costo del ricevimento. Per risparmiare su questa voce la prima cosa da fare è selezionare gli invitati, scegliendo solo quelli più “intimi”. Una nuova tendenza di questi ultimi tempi è sposarsi in casa. Un ritorno al passato, all’insegna dei matrimoni di un tempo, un po’ retrò forse, ma che consentono sicuramente un notevole risparmio dal punto di vista economico. Se la casa degli sposi non permette di ospitare tutti, si può sempre chiedere a qualche parente di prestare per una giornata la casa in campagna o la villetta al mare. Per il cibo, si può optare per un buffet bio in giardino, un pranzo a km zero in agriturismo o un semplice aperitivo. Oppure, per gli sposi più “mattinieri”, si può anche scegliere una cola-
zione-brunch. Altrimenti c’è sempre il picnic da organizzare alla fine della cerimonia dietro la chiesa! Se siete un po’ all’antica e preferite il ristorante, scegliete un giorno infrasettimanale, così si risparmia il 20%. Altra soluzione è il matrimonio 2 in 1: la novità di questi ultimi anni è la scelta di “condividere” il proprio matrimonio con un’altra coppia di amici o parenti che intende sposarsi. In questo modo entrambe le coppie possono risparmiare fino al 42% della spesa convenzionale. Se si sceglie un matrimonio stile retrò, si possono, invece, recuperare, per vestirsi, gli abiti dei propri nonni. Altra novità che ha già preso piede lo scorso anno, per quanto riguarda l’organizzazione dei matrimoni, è la sensibilità sempre più forte nei confronti dell’ambiente. L’ultima moda, infatti, è quella di organizzare cerimonie e festeggiamenti a impatto zero. Dal mezzo prescelto per recarsi in chiesa o comune, alle bomboniere, per la cui realizzazione sono preferibili prodotti artigianali locali. Passando per le partecipazioni, rigorosamente in carta riciclata e inchiostro green, fino ad arrivare alla scelta di location per il ricevimento vicino alla chiesa. Infine, gli addobbi: al posto di fiori recisi, meglio noleggiare delle piantine in vaso. A NOZZE, MA CON RISERVA L’Istat ci dice che nel 2012, nonostante i dubbi, le remore e le oggettivi maggiori difficoltà economiche degli italiani, sono stati celebrati nel nostro Paese
Secondo Federconsumatori nel 2014 un “matrimonio tradizionale”, con 100 invitati, può costare in Italia fra i 35 e i 59mila euro, una spesa per la quale molte coppie sono disposte anche a indebitarsi.
La crisi economica sta modificando le abitudini degli italiani, così sono sempre più in voga stratagemmi e tendenze per risparmiare. Facendo scelte più oculate (dalle bomboniere agli inviti, fino a banchetti nuziali del tutto inediti) si può, d’altronde, risparmiare oltre il 60% sul budget medio.
207.138 matrimoni, 2.308 in più rispetto al 2011. Un aumento che si inserisce, però, in una costante diminuzione registrata negli ultimi vent’anni. Tuttavia, c’è da dire che l’aumento del numero delle nozze rispetto al 2011 è dovuto alla ripresa dei matrimoni in cui uno o entrambi è di cittadinanza straniera. Diminuiscono ancora le prime nozze tra sposi entrambi di cittadinanza italiana, che sono state 153.311 nel 2012. Negli ultimi cinque anni il loro numero è diminuito di oltre 39 mila unità. Questa diminuzione spiega da sola il 91% del calo totale dei matrimoni nel periodo 20082012. Le nozze sono sempre più tardive. L’età media al primo matrimonio degli uomini è pari a 34 anni e quella delle donne a 31 anni. Al Nord i matrimoni con rito civile (53,4%) superano quelli religiosi e al Centro sono ormai uno su due (49,4%). E per sicurezza reciproca, si conferma la prevalenza dei matrimoni in regime di separazione dei beni (oltre due su tre). IL BOOM DEL WEDDING TOURISM C’è un nuovo fenomeno in crescita: il turismo in Italia legato ai matrimoni. Negli ultimi anni stanno aumentando i wedding planner stranieri che propongono matrimoni nel Belpaese e stan-
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no esplodendo i siti Internet dedicati a questa particolare formula di turismo. Diversi tour operator si stanno inoltre specializzando in questo particolare segmento, mentre anche le amministrazioni pubbliche si stanno adeguando, mettendo a disposizione location e servizi su misura a pagamento. Se per il turismo nel suo complesso il 2012 è stato un anno difficile, con cali consistenti sia in termini di presenze che di fatturato, il wedding tourism ha segnato ancora dati in crescita, come emerge da una ricerca effettuata da Jfc, società specializzata nello studio e nei servizi applicati al turismo. «L’immagine dell’Italia nel mondo – afferma Massimo Feruzzi, amministratore unico di Jfc – è un fattore di straordinario impulso per il wedding
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tourism, se è vero che nel 2012 si sono celebrati ben 6.180 matrimoni di stranieri che hanno scelto il nostro Paese per consacrare la loro unione. Questo ha generato oltre un milione e 221mila presenze e un fatturato complessivo per il segmento di 315 milioni di euro. Si tratta di uno dei pochi settori che non hanno risentito della crisi, in grado di generare la presenza di turisti provenienti da oltre 25 paesi del mondo». Ma quali sono i luoghi più richiesti in Italia per sposarsi? La Toscana, con ben il 43,5% delle preferenze, la Costiera amalfitana (9,9%), l’Umbria (7,7%) e il Veneto (7,5%), con Venezia e Verona, seguito a ruota dai laghi di Como e di Garda. Un’opportunità, insomma, non da trascurare per il nostro Paese.
LA STORIA / DEBORAH E UMBERTO, SPOSI A DISPETTO DELLA CRISI Deborah è giovanissima quando incontra in Sicilia Umberto. Sono entrambi campani. Già si erano notati anni prima, ma erano davvero due bambini. Hanno saputo aspettare e il destino li ha fatti incontrare di nuovo. «In pochi mesi – spiega Umberto Nettuno che ora di anni ne ha 25 – abbiamo deciso di sposarci, ma poi abbiamo dovuto rimandare i nostri progetti, a causa delle difficoltà economiche». Umberto non ha famiglia e vive con la nonna, è un ragazzo onesto, lavoratore, e non si arrende di fronte alla crisi. Deborah, dal canto suo, che vorrebbe diventare psicologa, decide di rinunciare al sogno universitario per cominciare a lavorare e mettere da parte i soldi per sposarsi, senza sprechi, ma senza rinunciare all’irrinunciabile. «Per un anno – racconta – ho lavorato in un centro commerciale vicino casa mia, a Caserta. Mia mamma ci ha dato la casa e a giugno di quest’anno siamo riusciti a sposarci, spendendo sui 12mila euro». Per l’abito ha speso duemila euro: «Quando l’ho visto – racconta – mi è piaciuto moltissimo e mi piangeva il cuore al pensiero che sarebbe rimasto lì nell’armadio inutilizzato. Per questo ho pensato di portarlo da una sarta per adattarlo e farlo diventare un abito da sera». Quello di Umberto e Deborah è stato un matrimonio semplice, ma non sono mancati i cantanti e addirittura un drone, ultima trovata per realizzare le riprese dall’alto. Anche loro
hanno fatto ricorso a un wedding planner per rendere tutto perfetto: «Le partecipazioni – dice Deborah – le abbiamo realizzate noi, mentre come bomboniera abbiamo optato per dei porta bon bon». E ora, finalmente felici insieme, Deborah sta pensando di tornare a studiare. In fondo ha solo 22 anni e tutta la vita davanti. Insieme, s’intende, al suo Umberto!
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PERSONAGGI
La casa
delle artiste
Unite nel nome di Alda Merini
Foto e testo di Maurizio Fiorino
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DONNE DI
ADESSO
C’
è una strana energia nella piccola palazzina di via Mogolfa al numero 32, tra il Naviglio Grande e quello Pavese. All’interno di essa tante donne si muovono come in un film di Pedro Almodovar. C’è chi è impegnata a stilare la lista dei futuri corsi ed eventi, chi organizza un banchetto, chi va avanti e indietro senza sapere bene cosa fare o dove andare, chi si interroga su dove mettere il divano che sta arrivando, e chi ancora parla di fotografia o pittura e arte in generale. Negli ultimi tempi tutte queste donne sono unite da un unico filo denominatore: l’Alda. Già, perché “La casa delle artiste” è, soprattutto ma non solo, la “Casa Museo Alda Merini”. Sono loro ad aver vinto l’appalto indetto dal comune di Milano per gestire il museo dedicato a una delle milanesi più celebri nonché la poetessa dei navigli. È Mara Sansonetti, milanese doc e amante dell’arte in tutte le sue forme, ad accompagnarmi nel percorso dedicato alla poetessa che della palazzina occupa l’intero secondo piano. Sa la vita di Alda Merini a memoria. Piccoli aneddoti divertenti, poesie, percorsi di vita e manicomio. Al piano di sotto, intanto, Daniela Gilardoni è frenetica per l’organizzazione della sua mostra. Femminista convinta e una vaga somiglianza a Patti Smith. «Sarà a Siziano, io sono di lì. Vieni, vero?». Una mostra di che, le domando. «Lavoro il vetro da trentacinque anni. Sai come si dice, no? artista del vetro e padrona del fuoco» risponde, poi torna a piegare gli inviti della mostra. Pochi metri più in là Alessandra Di Consoli e Valentina Camilli ascoltano divertite. La prima
è una fotografa di origini cilene e a Milano da quando aveva tre mesi, la seconda è una bibliotecaria, progetta spettacoli teatrali per bambini, organizza mostre ed eventi. «Il progetto de “La casa delle artiste” nasce dal desiderio e dal bisogno di valorizzare, produrre e promuovere l’arte soprattutto femminile, ma non solo, proponendosi di fare attività di utilità sociale» mi dicono all’unisono. L’ultima ad arrivare è Bruna Colaccio, anch’essa milanese doc, medico pediatra, «sedicente poetessa» dice, «ti raccomando sottolinea sedicente» e attuale presidente dell’associazione. «È nato tutto un paio di anni fa» mi svela. «Ci siamo trovate alle prese con una pittrice in difficoltà economiche. Una stupenda e bravissima pittrice, sottolinea anche questo. Ci siamo guardate negli occhi e ci siamo dette: come fare per aiutarla? Ed ec-
coci qui». I racconti su Alda Merini si sprecano. Si sa, da queste parti è ancora una leggenda e lo sarà per sempre. «Una volta cercavo il numero di telefono di una donna che ha un negozio sui Navigli, amica della poetessa. Lo avevo perso. Sai dove l’ho ritrovato? Sulla porta di casa di Alda Merini che adesso sta al piano di sopra. Lo aveva scritto lei col rossetto» scherza, spiegandomi che la poetessa appuntava tutti i numeri di telefono sui muri di casa. “La casa delle artiste” vive di volontarie e di libere offerte. «È difficile tirare avanti, ci sono le spese di gestione e di mantenimento» mi dicono, illustrandomi subito dopo gli eventi che ci saranno quest’inverno e il restauro che vorrebbero apportare al piano superiore, quello dedicato ad Alda. Alla fine, rapito dal loro entusiasmo, mi iscrivo anche io.
In questa pagina, istantanee della casa museo dedicata alla grande poetessa meneghina Alda Merini (21 marzo 1931 – 1 novembre 2009)
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TEATRO
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IL RITORNO DEI
GOSTBUSTERS di Stefano Fisico
TORNANO I MITICI ACCHIAPPAFANTASMI: UNO SPETTACOLO IMPERDIBILE TRA MUSICA ANNI ‘80 E COMICITÀ
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opo l’anteprima dello scorso giugno, ritorna al Teatro Nuovo di Milano dal 28 settembre l’originale GHOSTBUSTERS Live – The Eighties Rock Musical, spettacolo che ci farà rivivere la storia dei famosi acchiappafantasmi che da Milano proseguirà poi per Montecatini, La Spezia, Torino e altre città in via di definizione. Un cast composto di 27 elementi tra attori, musicisti e ballerini, armati di zaini protonici, trappole e rilevatori di energia psicocinetica, riporterà il pubblico nella New York infestata da presenze ectoplasmatiche. Gli appassionati avranno la possibilità di ritrovare sul palco una fedele riproduzione dello screenplay originale dell’omonimo film diretto nel 1984 da Ivan Reitman. Lorenzo, sei contento del lavoro svolto e cosa credi di riuscire a dare a chi verrà a vedere lo spettacolo? «Sono certamente soddisfatto del risultato finale. E i consensi ricevuti da addetti ai lavori e non, dopo le anteprime di giugno, hanno confermato la nostra fiducia sulla bontà del progetto. Vogliamo dare a chi viene a teatro una serata di puro divertimento, lasciargli una sensazione di serenità ed entusiasmo che lo riaccompagni fino a casa. Lo spettatore di
Ghostbusters Live avrà modo di rivivere l’esperienza del film nella sua interezza: la sfida maggiore è stata proprio quella di riportare a teatro la fedele successione delle scene, conservando integra quella che riteniamo una sceneggiatura perfetta. Ad aiutarci in questo scopo sarà la musica dal vivo (alla colonna sonora originale si affiancano pezzi rock-pop degli anni ‘80, dagli Smiths ad Alice Cooper), l’umorismo eccessivo e scanzonato, intriso di nonsense e cultura nerd, la fedele riproduzione sul palco della centrale degli acchiappafantasmi e le creature che, ci siamo accorti, mandano in visibilio il pubblico più giovane». Tre motivi per non perdersi questo musical? «Soltanto tre? Allora sarò schematico: il cast di 27 elementi che riunisce musicisti, attori e ballerini di rara intensità; le atmosfere eccessive, tipicamente anni ‘80, ricreate anche grazie ai costumi di Nadia Baiardi, alle coreografie di Comasia Palazzo e all’arrangiamento musicale curato dal maestro Pietro Ubaldi; infine l’espressione di Ray quando Gozer il Distruggitore gli domanda “Sei tu un dio...?”». Sia a teatro che al cinema, si tende spesso a riproporre rivisitazioni di successi di anni passati. Mancanza di idee o paura di proporre qualcosa che magari non funziona? «Credo si debba distinguere tra forme e modi di rivisitazione. Sono sempre
meno g l i spettacoli nuovi che riescono ad imporsi nella scena teatrale non solo italiana. Si pensi a Broadway e al West End, da sempre le culle del teatro musicale mondiale: anche qui si nota il moltiplicarsi di revival. In Italia questo fenomeno è destinato a crescere esponenzialmente proprio perché siamo ancora ben lontani dal possedere una vera e genuina cultura musical e si cerca di puntare a spettacoli che il pubblico conosce e riconosce. Quando abbiamo scelto di mettere in scena Ghostbusters non avevamo fatto riflessioni di natura commerciale, ma ci siamo limitati a domandarci: “qual è lo spettacolo che avrei da sempre voluto vedere a teatro?”, e poiché la maggior parte di noi è figlio di quegli anni, il nostro pensiero è automaticamente tornato all’infanzia. Aggiungo poi che con riferimento a Ghostbusters Live non si può parlare di una rivisitazione di uno spettacolo già esistente, ma di un riadattamento/rigenerazione in chiave di musical di un film cult, con tutte le difficoltà che ne derivano».
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PERSONAGGI NARRATIVA
I colori di DORA di Iris Blu
CAPITOLO IX
I
gatti giocavano tra loro, senza prestare attenzione alla loro padrona. Si azzuffavano, si rincorrevano e sembravano divertirsi un mondo. Rosaria li guardava con occhi colmi di tenerezza. Si sentiva triste. Non aveva più risposto al suo ammiratore virtuale, non aveva ancora parlato con Andrea della sua decisione di cercarsi un’occupazione... e non aveva idea di come cercare lavoro. Si sentiva spenta, stanca, piena d’idee ma molto confusa. “Da dove iniziare? Agenzie interinali? Meglio di no...” Di certo le avrebbero offerto solo lavori di pochi mesi in qualche call center. Andò nella stanza riservata agli ospiti e iniziò a cercare dei vecchi appunti. Aveva scritto delle canzoni, un sacco di canzoni, e le aveva tenute in un cassetto (nel vero senso della parola!) per troppo tempo.
una casalinga dedita solo ai lavori domestici? Non se la sentiva di dare la colpa ad Andrea. Non poteva essere così... doveva prendersi le sue responsabilità e l’avrebbe fatto quel giorno! “Per prima cosa metto in ordine i vecchi appunti e poi prenderò lezioni di chitarra... sono troppo arrugginita. Cercherò dei video sul web, è pieno di corsi online a costo zero... poi inizierò a registrare i miei pezzi. E magari ne scriverò di nuovi!” Il trillo del suo cellulare la riportò con i piedi per terra. Guardò il display: era Andrea. “Ciao amore, sono io, tutto bene?” avrebbe voluto dire di sì, dirlo con sincerità... “Sì, bene. Quando torni? Saresti dovuto tornare ieri... mi sento sola. Per fortuna ci sono i mici a farmi compagnia.” La conversazione non durò molto. An-
LE SCESE UNA LACRIMA, UNA SINGOLA LACRIMA SOLITARIA.
NON LA FERMÒ, NON LA ASCIUGÒ.
LA LASCIÒ LÌ, SUL SUO VISO, APPESA SU UNA TELA DI PENSIERI E DI SOLE.. “Voglio provarci, ho una voce discreta... posso incidere qualche demo casalingo, senza pretese, e poi inviarli in giro. Senza aspettative! Mi terrò occupata, farò qualcosa che mi piace e non dovrò dare spiegazioni. A nessuno!” L’idea le piaceva, le piaceva tantissimo. Aprì l’armadio, scostò dei vestiti, e tirò fuori una vecchia chitarra. Non suonava da tempo, da molto. Guardò lo strumento, lo osservò con stupore... perché aveva abbandonato le sue aspirazioni? Cosa l’aveva portata a trasformarsi in
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drea sarebbe tornato il giorno dopo, in serata, prolungando la sua assenza più del dovuto. In genere stava via solo due o tre giorni... e quello era già il quarto! La tradiva? Rosaria iniziò a farsi delle domande: “non mi trova più desiderabile? Mi arrabbio troppo spesso? Forse sono io quella che in realtà lo trascura? Settimana scorsa ero così stanca che...” No, sciocchezze. Andrea avrà anche avuto qualche difetto, come tutti, ma era un bravo ragazzo. Mise da parte i suoi inutili dubbi e im-
bracciò la chitarra. Che bella sensazione! Iniziò a suonare lo strumento... le note la trasportarono altrove, in un mondo senza futuro né passato: fatto di un presente pieno di armonia e pace. Sì, la musica sarebbe stata la sua salvezza. La sua insoddisfazione non era legata al matrimonio, non era legata al rapporto conflittuale con i familiari del marito. Semplicemente, non si era dedicata del tempo... tutto per sé. “Però, me la cavo ancora bene, altro che ripetizioni!” Si guardò in un grande specchio ovale, nel centro della stanza. E si vide sorridere, finalmente. Suonava e sorrideva, incantata da se stessa. Suonò per una buona mezz’ora e poi, stranamente serena, si addormentò sul letto degli ospiti. Si assopì, senza pensieri, senza pensare a niente. Si sarebbe svegliata parecchie ore dopo, rilassata come non mai. Aveva ritrovato un po’ di sé, con un semplice gesto. “Carlo, passami la protezione per favore... quella alta! Non voglio scottarmi.” Lui, con gli occhi chiusi e la bocca quasi spalancata, stava dormendo beato. Emilia osservò il suo uomo. Era bianco come il latte, con qualche capello grigio, un filo di pancia... non proprio George Clooney! Eppure lei lo trovava addirittura bellissimo. Sì, perché era romantico, sempre puntuale, premuroso ed estremamente generoso. Era un tipo leggermente introverso eppure solare. Lo adorava e la faceva sentire felice. Cos’altro poteva desiderare? Aveva un compagno fantastico al suo fianco, un’attività che stava andando a gonfie vele, rapporti umani ottimi... la sua vita aveva un solo grande neo: un gemello che non vedeva e
sentiva da anni. Abitava nella sua stessa regione, a qualche ora di distanza... eppure non si rivolgevano la parola da un secolo. Per cosa poi? Per un’eredità mal spartita. Una casa in montagna per lei e solo qualche migliaio di euro per lui. Emilia, coricata su una sdraio piena di sabbia ancora umida, guardava il mare. Osservava le onde rincorrersi verso la riva. Avrebbero dovuto godere della loro corsa, della loro vita, e invece sembravano animali imbizzarriti in competizione tra loro... Lei non si era mai sentita in competizione con il fratello... o forse sì? Aveva curato sua nonna, quando stava bene e quando stava male. L’aveva amata sinceramente, l’aveva accudita con affetto e tenerezza. Il fratello, Beniamino, invece non si era mai interessato alla sua anziana parente. “Nonna Candida è stata fin troppo generosa con te...” Emilia, quando venne aperto il testamento, disse al fratello queste parole. Gli voleva bene, erano cresciuti assieme, ma non amava il suo essere egoista e superbo. Come si era permesso di lamentarsi? Come aveva osato dirle “vendi la casa e facciamo a metà, dimostrami di non essere attaccata ai soldi...” Lei non aveva neanche valutato l’idea.
Amava quel posto, lì aveva trascorso giornate di sole, giornate felici, giornate fatte di scoperte... “Nonna che fiore è questo? Nonna, guarda che strano insetto! Guarda! In città non ne ho mai visto uno così!” Che ricordi... Perché Beniamino non aveva compreso che il solo pensiero di vendere quella proprietà era inimmaginabile? Forse non ricordava le stesse cose? Eppure avevano trascorso parte delle loro vacanze assieme, lì, su quei monti meravigliosi. Lei ricordava nubi colorate, paesaggi silenziosi e bellissimi, ricchi di mutamenti impercettibili... animali sbucare dal nulla, piante scosse dal vento, temporali, nottate piene di stelle. Cose semplici che non aveva più, se non nella mente. E lui? Cosa le aveva chiesto? Di vendere. Emilia si era dimostrata disposta a condividere la casa... di viverla assieme. Sarebbe stata di entrambi. Lui invece voleva denaro contante e sonante. Ma dovette accontentarsi di ciò che nonna Candida gli aveva lasciato... “Caro fratello, non sei neanche stato furbo. Sei stato solo... lasciamo perdere.” Chiuse gli occhi e cercò di pensare ad altro. “Un uomo che non vedi da tanto sta per tornare, sarà lui? Speriamo di no. Non ho voglia di vederlo, non ne ho proprio voglia. Non adesso.” Quando sentiva i genitori, entrambi pensionati da pochi anni, oramai non parlava più di Beniamino. E loro facevano altrettanto. Era riuscito a fare terno! Aveva chiuso con lei e i genitori. Le scese una lacrima, una singola lacrima solitaria. Non la fermò, non la asciugò. La lasciò lì, sul suo viso, appesa su una tela di pensieri e di sole. “Tutto bene?” Carlo le tese la mano. “Sì, pensavo alla mia famiglia e mi sono un po’ incupita.” Lui apprezzava la sua sincerità. Emilia era una donna molto trasparente, una donna che non indossava maschere. Neanche sul lavoro... era sempre garbata, gentile, ma se qualcuno le mancava di rispetto di certo non nascondeva il suo
disappunto. E lo faceva sempre rimanendo una signora. “Stasera ti porto in quel ristorantino sul mare. Voglio farti mangiare bene e farti assaggiare un vino fantastico! Non è il solito locale per turisti, mi sono informato. Fidati!” Carlo le sorrise e le strizzò l’occhio con fare furbo. “Ah! Mi fido completamente di te, lo sai bene.” Tornò a sorridere, l’ombra di suo fratello era scomparsa, inghiottita dalle onde del mare. Evaporata assieme a quella lacrima amarissima. Lei l’avrebbe voluto ancora nella sua vita. Per condividere le gioie, i dolori, il maturare assieme. Forse era stata troppo dura con lui. Beniamino era egoista ed egocentrico, difetti non da poco. Ma erano i difetti di suo fratello e lei li conosceva bene, aveva imparato ad amarli. Se lui non fosse stato anche permaloso fino alla nausea... Lui aveva deciso per tutta la famiglia, uscendo di scena, non facendosi più sentire. “Non puoi obbligare qualcuno a cambiare, ad amarti in maniera diversa, a vedere il mondo con i tuoi occhi. Per lui, sono stata io ad aver sbagliato. Per lui, papà e mamma, sono stati dei pecoroni pronti a darmi sempre ragione. Non ha pensato a noi, ha pensato solo a se stesso. La verità, nuda e cruda, è questa.” “Ti vedo nuovamente assente, non riesci a rilassarti? Tra poco è l’ora dell’aperitivo, potremmo berci qualcosa di fresco e leggermente alcolico. E poi passare in hotel per una doccia. Vedrai che dopo cena starai benissimo... voglio vederti serena. Come sempre.” “Sei veramente... dolcissimo.” Lei scoppiò a ridere. Era una risata spontanea, piena di gioia. Era un moto di allegria che traspariva dagli occhi e non solo dalle labbra, coperte da un leggero velo di crema protettiva. Emilia si illuminò tutta, proprio mentre il sole stava quasi per tramontare. Rise e guardò gli occhi castani, dolci e profondi del suo Carlo. Era sincera, come sempre. Ed era sincero anche il suo cuore. Un cuore che sentiva la mancanza di un fratello amato ma mai perdonato. Continua nel prossimo numero...
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PERSONAGGI LUOGHI
MAGICO
CILENTO 92
L’Oasi del Wwf di Morigerati, nel cuore del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, è un vero eden naturalistico, abitato dalla più importante colonia di lontre d’Italia. Si sviluppa intorno al fiume Bussento, che nasce dal Monte Cervati e si inabissa in un gigantesco inghiottitoio, per riapparire infine in superficie, dando vita alla spettacolare Grotta della Risorgenza e a uno strepitoso canyon con rapide e cascate.
È UNO DEGLI ANGOLI PIÙ INCONTAMINATI DELLA CAMPANIA, PROTETTO DAL PARCO NAZIONALE DEL CILENTO, VALLO DI DIANO E ALBURNI, PATRIMONIO UNESCO E MIX STRAORDINARIO DI POSSENTI MONTAGNE CHE DIGRADANO VERSO IL MARE, CREANDO BAIE E CALETTE ANCORA FRUIBILI IN QUESTO PERIODO PER GLI ULTIMI BAGNI DELL’ANNO. A FARGLI DA CONTORNO PITTORESCHI BORGHI MARINARI E GIOIELLI ARCHEOLOGICI ED ARTISTICI TUTTI DA SCOPRIRE...
C
di Vincenzo Petraglia
i sono luoghi poco conosciuti ma capaci di regalare grandissime emozioni per la bellezza che li caratterizza e l’energia che sono in grado di sprigionare. È il caso del Cilento, in provincia di Salerno, suggestivo mix di selvagge montagne, impenetrabili foreste e mare strepitoso, ancora fruibile, anche in questo periodo, per gli ultimi bagni dell’anno. Uno dei maggiori appeal di quest’angolo di Campania è dato proprio dalla possibilità di poter coniugare mare incontaminato e stupendi paesaggi montani, all’interno dei quali si celano anche suggestivi borghi-presepe e importanti resti archeologici.
UN PARCO PATRIMONIO UNESCO
L’area è protetta dal Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, istituito nel 1991 e che con i suoi oltre 181mila ettari rappresenta uno dei parchi più estesi d’Italia, caratterizzato da una varietà paesaggistica davvero notevole. Non è un caso che dal 1998 il Parco sia stato dichiarato patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, custodisce di specie botaniche anche rare, come la Primula palinuri. Si passa nel giro di pochi chilometri dalle bellissime aree protette della costa ai giganti montuosi Alburni e Cervati che sfiorano i duemila metri. Molte le possibilità, adatte a tutti i gusti, offerte dal territorio per vivere appieno la natura. A partire dal trekking, con sentieri panoramici di grande suggestione. Ma anche mountain bike, gite a cavallo, torrentismo e rafting sui fiumi Sele,
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LUOGHI
Il tratto di costa che da Capo Palinuro si estende per oltre 30 chilometri fino a Scario, passando da Marina di Camerota, è uno spettacolare susseguirsi di spiagge, calette e imponenti falesie, alcune delle quali “scolpite” nei millenni dal mare e dagli agenti atmosferici in fantasiose e suggestive forme.
Tanagro e Calore. Il cuore più selvaggio del Parco custodisce ambienti davvero spettacolari come le gole del Calore e la forra del Diavolo, presso Centola, oltre a moltissime grotte carsiche, alcune delle quali visitabili, come quelle dell’Angelo, fra Polla e Pertosa, di Castelcivita e di Morigerati. Queste ultime si trovano all’interno dell’omonima Oasi del Wwf, che rappresenta uno degli eden naturalistici del Parco, abitata dalla più importante colonia di lontre in Italia. L’oasi si sviluppa intorno al fiume Bussento, che nasce dal monte Cervati, in prossimità di Caselle in Pittari, e si inabissa in un gigantesco inghiottitoio, per riapparire in superficie a Morigerati, dove crea la spettacolare Grotta della Risorgenza e uno strepitoso canyon con rapide e cascate. Un vero spettacolo!
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DA PALINURO A SCARIO
Oltre trenta chilometri di magnifica costa si snodano da Capo Palinuro a Scario, passando da Marina di Camerota, con lunghe spiagge sabbiose che si alternano a calette raggiungibili solo via mare o con ripidi sentieri. Sono separate le une dalle altre da scogliere che si gettano a picco in un mare dalle sfolgoranti sfumature turchesi, da anni Bandiera blu. Falesie mozzafiato, alte anche cinquanta metri, come quelle della penisola di Capo Palinuro che, con la sua inconfondibile forma a pentadattilo dominata da un faro, si protende tormentata e maestosa verso il mare. Un vero eden subacqueo: i suoi ricchi fondali, ricoperti da praterie di posidonia oceanica, gorgonie e coralli rossi, costituiti in alcuni punti da particolari formazioni rocciose dette
“flysch del Cilento”, celano moltissime cavità create dall’impeto del mare. Fra queste la grotta Azzurra e quelle della Cattedrale, degli Occhi, del Sangue, dei Monaci e dell’Argento. La costa è molto frastagliata e custodisce stupende calette come quelle dell’Arco Naturale, Longa e del Buon Dormire. Più a sud, oltre la foce del fiume Mingardo, in direzione Marina di Camerota, si trovano arenili sabbiosi fra i più ampi del Cilento, perfetti per chi ama un mare meno impegnativo. Fra questi la spiaggia della Vela, cala d’Arconte, cala Finocchiara e soprattutto cala del Cefalo: ben cinque chilometri di fine sabbia dorata con sfumature corallo. Il passo è breve per arrivare a Marina di Camerota, con le sue spiagge a ridosso dell’abitato: Calanca, Marina delle Barche, Lentiscelle
VIAGGIO NEL GUSTO Il Cilento è una terra straordinaria anche sotto il profilo della gastronomia con prodotti tipici capaci di rendere davvero uniche le tavole. Proprio le abitudini alimentari dei cilentani furono a lungo studiate dal biologo americano Ancel Keys, unanimemente indicato come principale teorizzatore della dieta mediterranea, riconosciuta nel 2010 dall’Unesco patrimonio immateriale dell’Umanità. Lo studioso, giunto in Italia nel 1945, visse, infatti, per ben 28 anni a Pioppi, un villaggio di pescatori del comune di Pollica, dove osservò tutti i benefici per la salute forniti da un’alimentazione di tipo mediterraneo. Fra i tantissimi prodotti tipici del parco nazionale un posto fondamentale lo occupa il fico bianco del Cilento, da mangiare fresco oppure essiccato e ripieno di noci, mandorle e finocchietto selvatico, ricoperto di cioccolato o infilato in stecche passate al forno. E ancora il carciofo tondo di Paestum Igp e il carciofo bianco del Basso Tanagro, il cece di Cicerale, il fagiolo di Controne, l’olio Dop del Cilento, ottenuto dalle olive pisciottane, i vini Doc Castel San Lorenzo e Doc Cilento, i liquori all’alloro. Buonissimi i formaggi fra cui il caciocavallo podolico, il pecorino, il cacioricotta e la mozzarella ca’ mortedda (avvolta, cioè, nelle foglie di mirto). Mentre tra i salumi, è assolutamente da provare la soppressata di Gioi.
Il Parco del Cilento, Vallo di Diano e Alburni è stato dichiarato nel 1998 patrimonio dell’Umanità dall’Unesco e, oltre a natura e mare spettacolari, è un ricco scrigno d’arte e archeologia. Tappe cilentane imperdibili sono la Certosa di Padula, gli scavi dell’antica Velia e il borgo di Teggiano.
© Teggiano Unesco - Giovanni Lo Buglio
e delle Sirene. La cittadina è un intricato dedalo di strade lastricate che ha conservato il fascino del classico borgo marinaro. Dal porticciolo partono escursioni alla scoperta della costa sud, oltre torre dello Zancale, una delle tante costruite nel ‘500 come difesa dai saraceni. È da questo punto che si aprono i più selvaggi
scenari dell’Area marina protetta Costa degli Infreschi e della Masseta, che si estende fino a punta Garagliano, vicino Scario. Si tratta di uno sbalorditivo rincorrersi di scogliere che improvvisamente precipitano in mare frantumandosi in mille anfratti e strette insenature che rendono la costa un susseguirsi di
vertiginose voragini, faraglioni e pinnacoli rocciosi, anfratti, grotte naturali e calette solitarie di ciottoli bianchissimi. Come cala Fortuna e cala Monte di Luna, incastonata con i suoi scogli affioranti fra falesie alte fino a 150 metri: scenari da fiordi scandinavi ma nel cuore del Mediterraneo! E ancora la minuscola spiaggetta del Pozzallo, che a fatica si fa largo fra le rocce, cala Bianca e, oltre il promontorio degli Iscotelli, con la sua forma a emiciclo chiuso da due bracci rocciosi, lo spettacolare porto naturale degli Infreschi, con affioramenti di falesie sottomarine. Deve il nome alle fresche sorgenti d’acqua dolce che si riversano nella baia, caratterizzata da acque limpidissime e piscine naturali dalle sfumature fra il turchese e lo smeraldo. Proseguendo verso Scario, si susseguono incantevoli spiaggette come quelle della Sciabica, della Risima, del Marcellino, dei Gabbiani, punto di ritrovo di centinaia di gabbiani che per qualche misteriosa ragione l’hanno eletta loro “dimora”, la bellissima spiaggia della Carcarella, della Molara e della Grotta dell’Acqua, così detta per la cavità che la sovrasta, dove fra stalattiti e stalagmiti sgorga una sorgente. Giunti a Scario ci si può godere un po’ di sano relax. Il borgo, frazione del comune di San Giovanni a Piro, è la classica cittadina di pescatori dove il tempo sembra essersi fermato. Il porticciolo, su cui si affacciano palazzotti vagamente neoclassici dai colori vivaci, è delizioso e passeggiare sul lungomare un’esperienza davvero pacificante. Ai colori sgargianti del
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LUOGHI Le imponenti vette del Parco, tra cui quelle di Alburni e Cervati che sfiorano i duemila metri, offrono la possibilità di percorrere sentieri panoramici di grande suggestione. Ma sono molte le attività all’aria aperta in cui ci si può cimentare: mountain bike, gite a cavallo, torrentismo e rafting sui fiumi Sele, Tanagro e Calore.
lungomare fanno da sfondo le imponenti pareti rocciose del Bulgheria (1225 metri), sede di panoramiche arrampicate e meta di splendide passeggiate che offrono alcuni dei colpi d’occhio più belli sul Golfo di Policastro, con la vista che spazia fino a Maratea, in Basilicata, con la ciclopica sagoma bianca del suo Cristo attorniata da imponenti vette, e Praia a Mare con l’isola di Dino, in Calabria.
NON SOLO NATURA
A circa 45 km da Scario si trova uno dei gioielli italiani dell’architettura monastica barocca, la Certosa di San Lorenzo a Padula. Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, di fronte alla quale non si può non restare colpiti, per via soprattutto dell’armonia e dell’estremo sfarzo che la caratterizzano. Fondata nel 1306 da Tommaso San Severino, anche se portata al suo massimo splendore architettonico nel XVII secolo, è talmente grandiosa (occupa una superficie di oltre 50mila metri quadri) da sembrare, con la sua facciata manierista, quasi una reggia. Una “reggia del silenzio” (la regola dei monaci certosini contempla, infatti, la clausura), com’è stata definita. Splendide le fughe dei chiostri e lo scenografico scalone ellittico in stile vanvillitiano, oltre alla biblioteca dal raffinato pavimento in cotto e maiolica del ‘700. Il Cilento è anche archeologia e borghi di grande suggestione. Fra Marina di Pisciotta e Acciaroli, a meno di un chilometro da Marina di Ascea, una spiaggia bianca lunga cinque chilometri, si trova l’area archeologica della città dei filosofi Parmenide e Zenone, l’antica colonia Elea, fondata dai greci nel 540 avanti Cristo e ribattezzata in seguito Velia dai romani. Fra le sue rovine spiccano la Porta rosa, la via Sacra e le mura, l’agorà, i resti di un teatro e di un tempio ionico. Non lontano si trova Acciaroli, il borgo marinaro dove soggiornò Ernest
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COME DOVE QUANDO
I RISTORANTI
· Da Carmelo Località Isca 14, Palinuro 0974/94.04.05 www.ristorantebebdacarmelo.it · U’ Zifaro Lungomare Marconi 43, Scario 0974/98.63.97 · Cantina del Marchese Via del Marchese, Marina di Camerota 0974/93.25.70
ALBERGHI Hemingway (la gente del posto sostiene che, nello scrivere Il vecchio e il mare, lo scrittore si sia ispirato proprio a un pescatore del luogo), grazioso intreccio di case costruite con pietre prese dal mare e dotate di particolari passerelle. Sorge su uno degli angoli più belli del basso Tirreno con baie, spiaggette e fondali accattivanti. Godersi un tramonto dal porto, magari assaporando un gelato al gusto
del caratteristico fico bianco del Cilento, può rivelarsi un’esperienza davvero unica. Altro borgo da non perdere, fra quelli dell’entroterra, è sicuramente Teggiano, stupendo borgo medievale punteggiato da palazzi nobiliari di grande pregio e ben tredici chiese, alcune delle quali autentici gioielli architettonici, e immerso in un contesto naturalistico davvero ragguardevole.
· Hotel Relais Pian Delle Starze Località Starza, via Monte di Luna, Marina di Camerota 0974/93.23.50 www.hotelrelaispiandellestarze.it · Albergo Santa Caterina Via Indipendenza 53, Palinuro 0974/93.10.19 www.albergosantacaterina.com · Agriturismo Palazzone Località Palazzone, Scario 0974/98.65.30 e 340/2.94.85.36 www.agriturismopalazzone.com
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UFFICIO INFORMAZIONI TURISTICHE PARCO NAZIONALE DEL CILENTO, VALLO DI DIANO E ALBURNI Via Montesani Vallo della Lucania 0974/7.19.92.00 www.cilentoediano.it
Qui sopra, la Certosa di San Lorenzo a Padula, patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Di fianco, il pittoresco borgo marinaro di Acciaroli, fra i più suggestivi della costa.
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Eventi in SETTIMANA di Chiara Mazzei
IL TEMPO DELLE DONNE MILANO 26-28 SETTEMBRE
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La prima edizione nazionale de Il Tempo delle Donne, evento del Corriere della Sera, avrà luogo negli spazi della Triennale e del Teatro dell’Arte, con il patrocinio del Comune di Milano. Il Tempo delle Donne - Storie, idee, azioni per partecipare al cambiamento è un progetto del Corriere della Sera che ha scelto di costruire sulle donne e con le donne una grande inchiesta, che raccoglie e incrocia le voci di personalità pubbliche, esperte, artiste, giornaliste e giornalisti, lettrici e lettori. Per conoscere Il Tempo delle Donne, le inchieste, il programma dettagliato, le prenotazioni: iltempodelledonne.corriere.it, vivimilano.it
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di Serena Fogli
lei piaceva essere raccontata, a lui raccontare di lei e trasfigurarla in ogni suo romanzo. Lei, musa, moglie e amante. Lui, scrittore instancabile e autore di alcuni dei romanzi più incredibili dei nostri tempi. Scott e Zelda Fitzgerald, la coppia d’oro degli anni ruggenti, un amore ostinato e contro ogni logica che ha reso i Fitzgerald icona di un’intera generazione. Un amore che li ha uniti per la vita, travolgendo due spiriti tormentati fino al più triste degli epiloghi. Oggi Scott e Zelda sono sepolti l’uno di fianco all’altra, con un epitaffio a ricordare l’afflizione di un amore sublime: «così continuiamo a battere l’acqua, barche controcorrente, risospinte senza posa dal passato». IL PRIMO INCONTRO, L’AMORE A PRIMA VISTA Siamo nel 1919 e Francis Scott Fitzgerald è un semplice ufficiale dell’esercito, stanziato in Alabama. Qui, durante una serata danzante al Country Club di Montgomery, incontra Zelda Sayre, diciassettenne sfrontata e bellissima, figlia di un noto giudice della zona. Per lui è amore a prima vista: basta uno sguardo per rimanere abbagliato dalla luce azzurra irradiata dagli occhi di lei, una luce che avrebbe guidato e travolto il cammino di uno scrittore in erba, un bagliore di vitalità
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che lo fece diventare uno dei più grandi romanzieri dell’epoca. «Mi sono innamorato del suo coraggio, della sua sincerità e dell’abbagliante rispetto che aveva per se stessa» disse una volta Scott Fitgerald, parlando di quello che aveva provato guardando Zelda per la prima volta. Eppure non fu semplice per il bel sottotenente in uniforme conquistare il cuore della frivola Zelda: perché a lei piaceva stare al centro dell’attenzione e amava sentirsi ammirata e corteggiata. È l’inizio di un intenso scambio epistolare in cui un giovane Scott Fitzgerald rimane senza un soldo pur di riempire di regali Zelda, che alla prima proposta
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©Metropolitan Magazine, 1922
di matrimonio declina freddamente facendolo piombare nella più completa disperazione. Dovrà diventare il celebre Fitzgerald, scrittore affermato e icona di un’intera generazione per riuscire a sposarla. E infatti il 3 aprile 1920, dopo un lungo corteggiamento la pubblicazione del primo romanzo di lui, i due si sposano all’improvviso, si trasferiscono a New York e danno inizio a un lungo periodo di eccessi e di mondanità. In breve tempo, Scott e Zelda diventarono il fulcro della vita mondana dell’epoca scandalizzando i perbenisti per il loro atteggiamento anticonformista.
©Gordon Bryant, Shadowland, 1921
Uno dei maggiori protagonisti del XX secolo, scrittore e sceneggiatore, Scott Fitzgerald visse un amore tormentato con Zelda, che sposò nel 1920
GLI ANNI DEGLI ECCESSI Pietro Citati, autore de La morte della farfalla, scrive che i due «erano la stessa persona, con due cuori e due teste; e questi cuori e queste teste si volgevano appassionatamente l’una verso l’altro, l’uno contro l’altro, fino ad ardere in un unico rogo». Perché non è un mistero il fatto che il grandissimo sentimento che univa la coppia ebbe anche il potere di travolgerli e distruggerli. Perché Scott e Zelda vivevano in un romanzo, in una storia che tessevano insieme, mischiando il melodramma alla realtà del quotidiano. «Ogni suo difetto si accompagnava a un’energia passionale che lo annullava. Il suo egoismo la portava a stare al gioco con grande durezza; la sua mancanza di autocontrollo mi incuteva addirittura rispetto e la sua arroganza era ripetutamente spezzata da istanti preziosi di rimorso e di autoaccusa, in un modo che quasi quasi mi piaceva. La sua influenza su di me era immensamente grande» scrive Scott Fitzgerald parlando della moglie. E infatti Zelda era la musa senza la quale, probabilmente, nessun romanzo di Fitzgerald sarebbe mai nato, il tassello indispensabile ad
una creatività quasi cannibale. Tra un romanzo e l’altro i due vivevano con il piede puntato sull’acceleratore: come quando furono cacciati dagli hotel che li ospitavano per il troppo baccano, come quando Zelda, di notte completamente vestita, si buttò nella fontana di Union Square a New York, come quando sperperarono una fortuna per vivere la mondanità parigina degli anni ‘20. IL TRAGICO EPILOGO Sono la coppia d’oro degli anni ‘20, eppure il loro amore è tormentato fin dall’inizio, costantemente in bilico tra l’apatia e la passione più sfrontata. Lei pensava che stando accanto a uno scrittore di successo avrebbe avuto modo di far fluire la sua vena creativa, lui si ispirava all’eccentrico comportamento di lei, saccheggiandone i diari alla ricerca di storie e dialoghi che potessero vivere all’interno dei suoi romanzi. Eppure dopo i primi anni di eccessi l’incantesimo si spezza: lui è un bevitore incallito e lei comincia a dare i primi segnali di squilibrio mentale. Inizia un periodo difficile
per la coppia, fatto di alcool, litigi violenti, gelosie e accuse reciproche. La situazione precipita quando Zelda prima tenta il suicidio con dei sonniferi poi, sopravvissuta, tenta di dirottare l’auto che guidava Scott verso un dirupo. Entrambi si sentono abbandonati l’uno dall’altra: Zelda, da sempre musa di uno scrittore di successo, sente di non avere più il controllo della sua vita e Scott sente di non riuscire più a sopportare i repentini cambi di umore di lei. Nel corso degli anni ‘30 i due si amano e si lasciano con un odio sempre più feroce, ma nessuno dei due può fare a meno dell’altro. Lei entra ed esce dalle cliniche psichiatriche, lui sempre più dipendente dall’alcool, continua a scrivere opere che diventano pietre miliari della letteratura. Poi, inaspettata, arriva la morte. Scott, staccatosi da Zelda, si era invaghito di una giovane cronista con la quale va a vivere ad Hollywood. Ma ormai era diventato l’ombra del celebre scrittore di un tempo: è stanco e malato, dedito all’alcool e assillato dai sempre più crescenti debiti. Sarà un attacco di cuore a portarlo via, a soli 44 anni. Zelda ne è devastata, tanto che non riesce a raggiungere il funerale del marito. Zelda, ormai sola, morirà otto anni dopo in un rogo divampato nell’ospedale psichiatrico nel quale era ricoverata. Entrambi se ne vanno velocemente lasciando dietro di sé tutto il potere romantico del più tormentato degli amori mai raccontati.
©Kenneth Melvin Wright, Minnesota Historical Society, settembre 1921
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GIOCHI
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1. Balzi improvvisi 6. La mossa vincente che si annuncia! 16. Con Jerry nei “cartoons” 17. Il custode del palazzo 19. Ha chicchi gialli 20. La Persia oggi 22. La metà di VI 23. Grande Raccordo Anulare 24. Li trainavano i cavalli 25. La provoca la Luna 26. Un messaggino al cellulare 28. Avvoltoio delle Ande 29. L’impugnatura della spada 30. Noto favolista greco 32. Avanza nelle divisioni 33. In fondo ai barili 34. Lo è il teen-ager 36. Brescia 37. Le prime di Yokohama 38. Che non si trovano perchè non ci sono 39. Il cobalto in chimica 40. Il nome di una Orfei 41. Con Buenos nel nome della capitale argentina 42. Il Groening creatore dei “Simpson” 44. Pallida, emaciata
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47. Azienda Consorziale Trasporti 48. La santifica il cristiano 49. Facsimile... umano 50. Piano di Assetto Idrogeologico 52. Associazione Trasporto Aereo 54. Quello di leone era un Riccardo 55. Clapton noto chitarrista 56. Sopportato a malapena 59. Associazione Nazionale Magistrati 60. Aereo militare senza armamento 61. Un indumento di lana
VERTICALI
1. Le valutazioni dei periti 2. Se ne fanno collane rosa e rosse 3. Un verbo che unisce 4. Tipi senza eguali 5. Centouno in cifre 6. Spinte, incentivi 7. I limiti dei colleghi 8. Angolo in breve 9. Amato o costoso 10. Agenzia investigativa Usa 11. Le vocali d’oro 12. Paolo lo fu di Francesca 13. Poco sveglio 14. C’è quello al piattello
15. Wanda della vecchia rivista 18. Pronta alla lite 21. Nuova classicamente 24. Incidono sui prezzi 27. Si fa al mercato 28. Spiccioli di dollaro 30. Un comune rampicante 31. Porto di Roma antica 32. Una pregiata qualità di mela 34. Eroica compagna di Garibaldi 35. Un modo per trovare 36. Entrano negli occhielli 37. Il nome di Arafat 38. Il capitello con le volute 39. Abbigliamento semplice e sportivo 40. Una è la disco 42. Precedette la Cee 43. Insidia il guardaroba 45. Erano neri come Otello 46. Il nome di Disney 50. In seguito, dopo 51. Il mitico fondatore di Troia 53. Azienda Trasporti Municipali 56. La provincia di Rovereto 57. Era senza fine 58. I confini dell’Oceania
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GIOCHI
CRUCIPUZZLE
Trova e cancella nello schema tutte le parole sotto elencate, tenendo conto che possono essere disposte orizzontalmente, verticalmente o diagonalmente e che possono essere lette in tutte le direzioni possibili. A fine gioco resteranno inutilizzate alcune lettere, leggendole in ordine otterrai una frase celebre di Steve Jobs.
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Siate affamati, siate folli. Steve Jobs A C C N A I G R A O O R S C E T E N I R E A C T A T E R A R E
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SACRO SALIRE STARE STATO STORICO TEATRO TEMPO TESTA TRATTO VERITĂ€ VISTA
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MEZZO MORIRE NOSTRO ONORE PEZZO PIANO POETA PORRE PORTA PORTO PRATO PREOCCUPARE PROVA
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LA PERSONAGGI MACCHINA DEL TEMPO
1968 VIAGGIO A RITROSO FRA MUSICA, CURIOSITÀ E PERSONAGGI di Stefano Fisico
IL TERREMOTO IN SICILIA
Nella notte tra il 14 gennaio e il 15 gennaio un violento terremoto devasta la regione del Belice nella Sicilia occidentale, un’area compresa tra le province di Palermo, Trapani e Agrigento. Due scosse di terremoto, una all’ora di pranzo e l’altra a tarda sera, di potenza devastante, portano alla distruzione pressoché totale dei centri di Poggioreale, Montevago, Santa Margherita Belice, Santa Ninfa, Gibellina e Salaparuta che vengono rasi al suolo. Quasi 400 morti e un migliaio di feriti, circa 98.000 persone rimasero senza tetto: una ferita nel cuore della gente che ancora oggi non dimentica.
NASCE L’AVVENIRE
Mercoledì 4 dicembre viene fondato il quotidiano Avvenire con l’obiettivo di parlare con un’unica e autorevole voce a tutti i cattolici italiani. La Conferenza Episcopale Italiana, promosse la fusione de L’Italia di Milano e L’Avvenire d’Italia di Bologna, per dar vita a questa nuova testata a diffusione nazionale. L’idea fu di Papa Paolo VI, che aveva colto l’importanza di uno strumento di comunicazione con le grandi masse in tempi che cambiavano velocemente.
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Il giornale, nonostante segua le linee della dottrina cattolica, è indipedente dalle gerarchie.
A MODO SUO, SINATRA
Lunedì 30 dicembre 1968 Frank Sinatra incide My Way. Nemmeno lui, The Voice (il suo soprannome più celebre), sospettava che sarebbe diventato l’inno del mito americano del self made man, dell’uomo che si è fatto da sé e che ha vissuto tutta la vita «a modo suo», senza rimpianti.
Benvenuto a...
Nel
1968 nascono: 25 SETTEMBRE
Will Smith
Nato a Filadelfia è tra gli attori più amati dai giovani. Il rap è la sua prima passione, ma ben presto scopre di essere portato di più per la recitazione. Ventenne si trova nei panni del protagonista della fortunata serie TV Willy, il principe di Bel Air, che lo rende popolare. Sul grande schermo si specializza nelle pellicole d’azione e di fantascienza, da Independence Day a Men in Black. Dove sfodera realmente le sue doti di attore, conquistando pubblico e critica, è nei ruoli drammatici. Due su tutti Alì e La ricerca della felicità, che gli valgono la nomination all’Oscar come migliore attore protagonista.
25 AGOSTO
Raz Degan Divenuto famoso per un celebre spot televisivo in cui ci invitava simpaticamente a farci i fatti nostri sul perché bevesse quel liquore, Raz Degan, nato in Israele, si è poi affermato come modello prima e nel mondo del cinema poi recitando in varie pellicole italiane e statunitensi. Nella vita privata è legato dal 2002 alla conduttrice Paola barale, con la quale aveva avuto una crisi in seguito a un flirt con l’attrice Kasia Smutniak.
15 MARZO
Sabrina Salerno Cantante e showgirl dal fisico prorompente, è stata un sex symbol degli anni Ottanta, che l’hanno vista alla ribalta in TV e sui palcoscenici.Nata a Genova, a sedici anni è eletta miss Liguria e l’anno dopo esordisce sul piccolo schermo con W le donne e Premiatissima. Lanciata come cantante da Claudio Cecchetto con il singolo Sexy Girl, nel 1987 pubblica il primo album, Sabrina, trascinato dal brano dance Boys, che rimane negli anni il suo cavallo di battaglia più noto. Al cinema compare in diverse commedie, da Grandi magazzini a Fratelli d’Italia, mentre in TV arriva a condurre trasmissioni come Bellezze sulla neve e Cocco di mamma. Nel 1991 sale anche sul palco dell’Ariston con il brano Siamo donne, in coppia con Jo Squillo. Vincitrice di un World Music Awards e tuttora molto conosciuta all’estero per la sua scelta di cantare in inglese, con 20 milioni di dischi venduti è tra gli artisti italiani che hanno venduto di più all’estero.
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Maria Grazia Cucinotta Nata a Messina, attrice, produttrice cinematografica e regista. La sua fama è mondiale, oltre che per la sua bellezza, anche per il suo ruolo nel film Il Postino con Massimo Troisi. Classificatasi al terzo posto di Miss Italia nel 1987, viene scelta da Renzo Arbore, come valletta, per il programma cult Indietro tutta!. Partecipa, poi, ad Abbronzatissimi 2 ed è scritturata per il film di Troisi che le dà la celebrità massima. Ottiene, poi, dei ruoli importanti sul grande schermo, con I laureati (1995) di Leonardo Pieraccioni, e sul piccolo schermo, in fiction che la vedono recitare accanto a Raul Bova e Gigi Proietti. Nel 1997 posa per il calendario di Panorama. Nel 2000 partecipa al film Ho solo fatto a pezzi mia moglie, con Woody Allen e Sharon Stone. Nel 2009 fa da madrina al Festival del Cinema di Venezia. Nel 2014 è protagonista del drammatico La moglie del sarto di Acrese Massimo Scaglione.
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SALUTE
SOCIAL NETWORK A RISCHIO DEPRESSIONE I
Una ricerca italiana e una scozzese puntano il dito contro l’uso prolungato di Facebook e Twitter: generano stress e insoddisfazione della propria vita di fronte di Massimo Lanari agli (apparenti) successi degli altri
social network nuocciono gravemente alla salute? Sembrerebbe di sì, sfogliando le pagine della ricerca svolta da due ricercatori dell’università La Sapienza di Roma, Fabio Sabatini e Francesco Sarracino. O meglio: un uso prolungato di Facebook e Twitter avrebbe serie ripercussioni sulla nostra salute, diminuendo il nostro benessere individuale e spalancando le porte alla depressione. L’uomo, infatti, è un animale sociale, ma le relazioni con i nostri simili devono essere reali e non limitarsi al virtuale: sono queste le conclusioni dello studio intitolato “Online networks and subjective well-being”, basato su un
questionario rivolto a un campione di ben 24mila famiglie italiane. Parlare con i nostri amici sui social network, dunque, va bene, ma solo per darsi appuntamento e intraprendere relazioni interpersonali in carne e ossa. Già uno studio della Napier University di Edinburgo, due anni fa era arrivata alla stessa conclusione: secondo i ricercatori scozzesi, richieste di amicizia, contatti da persone indesiderate, giochi, aggiornamenti di stato, condivisione di video e foto genererebbero addirittura stati di fastidio, ansia, frustrazione e, nei casi peggiori, insoddisfazione di sé e depressione. Nel campione preso in considerazione, un utente su 10 ha am-
messo di soffrire di ansia collegata al social network; 3 utenti su dieci, inoltre, dichiarano di sentirsi in colpa per le amicizie rifiutate. Nonostante l’ampliamento della propria rete di amici sia alla base dei social network come Facebook, 1 utente su 10 confessa di essere infastidito dalle nuove richieste di amicizia. Lo stress, infatti, aumenta al crescere di amici o di followers. Non solo: la visione continua delle vite e dei successi (spesso solo apparenti) degli altri, aumenta il grado di insoddisfazione per la propria vita. Allo stesso tempo, però, i social network sono oramai entrati nelle nostre vite, e un loro rifiuto integrale rischia di provocare un ulteriore isolamento delle nostre vite individuali. Come uscirne, allora? Secondo gli esperti occorre innanzitutto disattivare quelle applicazioni che necessitano aggiornamenti troppo frequenti, come i giochi; occorre poi limitare il tempo trascorso su questi siti, ricavando magari delle fasce orarie dedicate; infine, far progredire le relazioni instaurate sui social facendole diventare reali. Incontrarsi, scambiare quattro chiacchiere, fare sport, andare al ristorante. La vita reale, insomma.
MEDICINA SOCIAL
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Attenzione all’utilizzo dei social network anche quando si parla di medicinali. Anche questo fenomeno è stato studiato dai ricercatori, nello specifico dall’università della Pennsylvania: confrontarsi su sintomi o discutere online di farmaci o effetti collaterali può infatti indurre il paziente a una pericoloso cambio (nel 28% dei casi) o peggio ancora interruzione della terapia (13%). Ogni caso, invece, fa storia a sé: e nessuno come il vostro medico di fiducia può aiutarvi.
PSICO
ADESSO
TIMIDEZZA CANAGLIA Determinata, in buona parte, dalla paura, la timidezza è una caratterista normale che puà diventare patologica. Le tecniche per affrontarla al meglio di Silvia Coldesina PSICOLOGA
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a timidezza è una condizione psicologica che si instaura quando, nelle relazioni con gli altri, ci sentiamo preoccupati, a disagio, in imbarazzo, con conseguente attivazioni di comportamenti di ritiro. Le persone timide, infatti, interagiscono poco, evitano di parlare in gruppo, sfuggono le situazioni sociali, sono schive con gli estranei e, comunque, sempre in imbarazzo. Di per sé è una caratteristica, non un dato patologico, ma se portata agli estremi può tradursi in ansia sociale, con conseguente sofferenza sul piano emotivo e relazionale. La timidezza deriva principalmente da esperienze infantili, dallo stile educativo proposto dai genitori e dal modo in cui sono stati affrontati determinati episodi legati al contesto sociale, come l’asilo o la scuola; le prime esperienze di socializzazione sono molto importanti per
plasmare quello che diventa il proprio approccio alle relazioni sociali e che si tende poi a riproporre anche successivamente. Recenti studi sostengono che la timidezza, dopo i 18 anni, rimane un tratto caratteriale stabile, che non si modifica con il passare del tempo. Il fondamento che ne è alla base, l’emozione da cui essa è generata, è fondamentalmente la paura. Paura di non essere all’altezza, di essere giudicati, di lasciarsi andare, di fidarsi, di perdere il controllo sulle proprie emozioni, di essere rifiutati dall’altro, spesso anche paura di avere paura in una determinata situazione. E poi ad essa subentra l’ansia, con sintomi quali sudori freddi, respiro accelerato, battito cardiaco alle stelle, giramenti di testa, desiderio di fuggire. Quando abbiamo paura di qualcosa, l’istinto ci rimanda come prima soluzione la fuga. Scappare è un rimedio nelle situazioni che generano timore, perché consente di portare in salvo il proprio corpo; lo stesso avviene
nelle relazioni: quando siamo timidi è perché abbiamo paura di affrontare una determinata situazione e reagiamo fuggendo, evitando cioè la situazione stessa che rappresenta un pericolo. Quando il timore è legato a un contesto specifico, come ad esempio la comune fobia di parlare in gruppo, il comportamento di evitamento sarà limitato ad una specifica situazione, senza perciò avere significative ripercussioni sulla vita sociale di una persona; certo si tenderà ad evitare una situazione che può comportare anche soddisfazioni ed emozioni positive, tuttavia si può vivere tranquillamente anche senza affrontare la platea. Quando però la timidezza è allargata a tutto il versante relazionale, quando cioè ci si sente a disagio sempre quando si interagisce con le altre persone, allora evitare la situazione comporterà un ritiro sociale, un’assenza di legami affettivi che sono fondamentali per il nostro benessere.
STRATEGIE CONTRO LA TIMIDEZZA • Stare bene con se stessi, accettarsi e apprezzarsi è il primo passo per stare bene anche con gli altri. • Ridurre i pensieri negativi su di sé • Focalizzare quali sono le situazioni in cui ci si sente particolarmente timidi, provare ad affrontarle una alla volta annotando le emozioni scaturite • Scegliere alcune persone di cui ci si può fidare e interagire con esse.
PER DIRE LA TUA O CHIEDERE CONSIGLI AI NOSTRI ESPERTI Scrivi a Redazione Adesso, via Nino Bixio 7, 20129 Milano redazione@edizioniadesso.com Chiama il NUMERO VERDE GRATUITO 800 32 33 00
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PERSONAGGI GENITORI E FIGLI
MAMMA,CHE CAOS! I
n principio era il Caos, ovvero un miscuglio universale e indefinibile che racchiudeva cielo, mare e terra. Caos era una divinità che generò molti figli: Eros, il Giorno, la Notte, Urano (il Cielo) e Gea (la Terra). Grazie ai figli di Caos iniziò a delinearsi il Cosmo, l’Universo, lasciando così la situazione di Caos per “l’ordine”. Questa breve introduzione mitologica ci aiuta a comprendere che non esiste un ordine senza esser passati da un disordine. Le madri continuamente si lamentano dicendo “riordina la tua stanza!”, “non ho mai trovato niente in quel mucchio di cose, ma come fa?”, e poi la frase
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di Federico Crisalidi
Il disordine dei nostri figli non è sempre da PSICOLOGO E PSICOTERAPEUTA demonizzare, perché spesso fonte anche di creatività emblematica, capace di placare ogni ansia e rabbia: “Adesso gli butto tutto, così finalmente diventerà più ordinato”. In realtà gli adolescenti disordinati sono figli sani: quelle belle camere nel pieno del caos corrispondono proprio al caos psichico tipico di questa età, oltre ad essere un modo personale, fiero, di affermazione e differenziazione dai propri genitori, spesso molto ordinati. Spesso poi gli adolescenti più disordinati diventano da adulti molto ordinati, come se il disordine nell’età dell’adolescenza servisse solo a “tener lontana” ancora per un po’ quella mentalità perfezionista tipica degli adulti. È interessante notare come, fin dall’in-
fanzia, laddove noi percepiamo disordine nella mente di un bambino ciò corrisponde a una distribuzione “tattica” degli oggetti: il peluche nel letto per non sentirsi solo, il robot per terra come difensore notturno dai mostri, le scarpe vicino alla porta per scappare più velocemente... sono queste le modalità con cui nella propria cameretta i futuri adolescenti si difendono dalle proprie paure e angosce. Si dovrebbe parlare allora di caos “intelligente”, di una confusione che ha un senso: il senso di una mente in costruzione, in cui il caos è sinonimo di creatività, di esplorazione di infinite possibilità, di un ordine che si produrrà solo nel tempo.
LA CAMERA DI TUO FIGLIO COME AIUTO PREZIOSO - Non bloccare o colpevolizzare questa fase. Occorre mettere da parte le proprie idee di ordine e pulizia e non ostacolare questo processo. In realtà, è più fisiologica una cameretta disordinata di una sempre in un ordine ossessivo. - Evitare minacce o ricatti. Si rischia di ottenere un effetto opposto, facendo sentire il ragazzo castrato nel suo modo di essere, vivere e percepire il proprio spazio esteriore ed interiore. - Osservare l’“evolversi” del disordine/ordine. Per i genitori è un segnale di aiuto per osservare come il proprio figlio si senta a livello emotivo e psicologico. - Provare insieme ad arrivare ad un accordo comune. È necessario stabilire delle regole affinché l’accumulo di oggetti non superi una soglia inaccettabile,ad esempio programmando di tanto in tanto momenti di riordino e pulizia, ma poi il ragazzo deve essere lasciato libero di gestire il proprio spazio come meglio crede. In questo modo, potrà sentirsi libero nel suo ordine/disordine e voi genitori potrete insegnare il rispetto per gli oggetti e gli spazi propri e altrui.
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ANIMALI
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IL MIO CANE DIVENTA MAMMA La gravidanza e il parto della nostra cagnolina sono probabilmente le esperienze più emozionanti da vivere: ecco alcuni consigli utili per affrontare serenamente questi momenti
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e la tua cagnolina aspetta dei cuccioli, devi prepararti a gestire al meglio la sua gravidanza controllandone lo stato di salute per tutto il periodo. Una gestazione serena e tranquilla aiuterà la tua amica a quattro zampe a partorire dei cuccioli forti e sani.
di Marta Cerizzi
gono la loro linea fino all’ottava settimana, mentre altre presentano l’ingrossamento del ventre e delle mammelle già a partire dalla quarta settimana.
DURANTE LA GESTAZIONE Devi sapere che la gestazione di una cagna dura dai 58 ai 63 giorni ma, a seconda della razza, può arrivare anche a 65 o addirittura 68-70 giorni. La gravidanza viene diagnosticata dal veterinario con un’ecografia intorno al 45° giorno dalla data dell’accoppiamento. Ci vuole del tempo prima che la cagnolina possa manifestare i segni di una gravidanza: alcune femmine, soprattutto se aspettano pochi cuccioli, manten-
PLACENTA E CORDONE OMBELICALE Quando il cucciolo nasce viene espulsa anche la relativa placenta: la madre rompe subito il sacco amniotico in cui il cucciolo è avvolto per farlo respirare, inoltre ingoia la placenta e il pezzo di cordone ombelicale unita ad essa. Se però la cagna si rifiuta devi farlo tu eliminando il sacco con le mani e legando, e poi tagliando, il cordone ombelicale a un centimetro di distanza dall’addome del cucciolo.
FALSA GRAVIDANZA Molto comune in certe cagne è la falsa gravidanza che spesso si ha dopo un accoppiamento risultato sterile: le caratteristiche esteriori di una falsa gravidanza sono molto simili a quella vera e solo il veterinario può rendersene conto.
TRANQUILLITÀ E ALIMENTAZIONE Durante la gravidanza la cagna diventa più calma, diminuisce l’attività fisica e tende a dormire di più per cui cerca di farle fare una vita tranquilla evitandole sforzi fisici prolungati o improvvisi come i salti. Oltre a diventare più mansueta cercherà costantemente la tua presenza e manifesterà un notevole aumento di appetito. Dovrai quindi prestare attenzione all’alimentazione integrandola, a partire dal 45° giorno, con appositi integratori per la gravidanza ricchi di proteine. IL MOMENTO DEL PARTO Nelle ultime due settimane di gestazione la cagnolina dimostrerà un certo impedimento nei movimenti e una diminuzione dell’appetito. Quando il momento della nascita si avvicina l’animale inizia a diventare più nervoso:
nelle 24 ore precedenti al travaglio l’attività motoria si intensifica e la temperatura corporea scende di uno o due gradi. La cagnolina cerca il luogo ideale dove partorire, mettile dunque a disposizione un comodo giaciglio come ad esempio una scatola di legno abbastanza grande da poter contenere madre e cuccioli. Durante il travaglio la cagna rimane distesa su un fianco e tende a presentare un respiro rapido alternato a momenti in cui è più lento e profondo. A seguito delle contrazioni dell’utero e degli altri muscoli i cuccioli vengono espulsi uscendo a intervalli regolari, uno ogni 20-60 minuti. Spesso i tentativi di aiutarla possono risultare solo d’intralcio per cui evita d’intrometterti: la cagne partoriscono naturalmente ma se dovessero esserci complicazioni non evitare a rivolgerti al veterinario.
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CUCINA CREATIVA
Razza per tutti!
Un pesce economico, digeribile e adatto anche ai bambini
F
ritta, in padella o al forno, la razza è un pesce molto versatile da utilizzare in cucina. Povera di calorie, ne ha circa 80 per 100 grammi, è facilmente digeribile ed è anche una buona fonte di minerali e vitamine. La potete trovare in commercio in qualsiasi momento dell’anno, fresca o congelata, intera o già sfilettata.
UNA SPECIE DA SCOPRIRE La razza è un pesce cartilagineo di medie dimensioni, non supera quasi mai il metro di lunghezza, e fa parte della famiglia dei Raidi. Si trova in molti mari, dall’Atlantico al Mediterraneo, anche se preferisce quelli temperati. In tutto, ne esistono quasi 600 specie, ma la più comune è quella chiodata, che vive sui fondali sabbiosi a poca profondità. Questo pesce ha diverse forme, da quella trapezoidale a quella romboida-
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VARIANTI REGIONALI
le, una coda lunga e sottile e la pelle rugosa. Da giovane si ciba di piccoli crostacei, mentre gli adulti prediligono granchi, gamberi e anche piccoli pesci.
IN CUCINA Le sue carni bianche, delicate e digeribili, sono prive di lische e per questo sono molto adatte per l’alimentazione dei bambini. Inoltre, rispetto agli altri pesci, la razza è molto più economica e si adatta a numerose preparazioni. Ottima per insaporire zuppe e minestre, si può anche impanare, cucinare in umido o usare come base per un sugo veloce con cui condire la pasta. L’unica difficoltà che presenta è la sua pulizia, che deve essere accurata a causa delle numerose cartilagini. Nel caso fosse di grosse dimensioni è consigliabile farla riposare in frigorifero per uno o due giorni in modo da rendere la carne più tenera.
La pasta e broccoli in brodo d’arzilla è un piatto natalizio tipico del Lazio. In romanesco, infatti, “arzilla” significa proprio razza. In Sardegna, invece, la si usa per preparare l’“agliata di razza”, o razza lessa. In Sicilia è conosciuta come pigara petrosa, in Veneto come baracola o raza spinosa e in Abruzzo si conosce come baraccola o rasia.
COME PULIRE LA RAZZA
Il dorso e la coda della razza sono irte di spine: il modo migliore per eliminarle è quello di far prima sbollentare il pesce e poi togliergli la pelle. Le “ali” vanno poi tagliate a parte e possono essere fritte o fatte bollire.
Ricette a cura di Cookinglaura blog.alice.tv/cookinglaura
RAZZA, AVOCADO E POMODORO
Ingredienti per 4 persone • 1 kg di razza • 1 avocado ben maturo • 30 gr di cipolla di Tropea • 2 pomodori ramati • il succo di mezzo limone • olio extravergine di oliva • peperoncino (facoltativo) • sale
Le ricette
L
a razza è un pesce dalle mille virtù. La sua polpa delicata contiene pochissimi grassi e si presta a preparazioni semplici o dietetiche ma anche raffinate. Il fatto poi di non avere lische, ma solo una cartilagine facilmente eliminabile, lo rende particolarmente gradito ai bambini. Insomma, un pesce poco conosciuto e non sempre facile da trovare ma che andrebbe rivalutato anche per il suo prezzo, che si aggira tra i 5 e i 10 euro al chilo. Il consiglio di Cookinglaura è di provare a cucinare la razza, cimentandovi in queste due semplici ricette, una tipica della tradizione sarda (in particolare della zona di Oristano) e l’altra più moderna ma molto gustosa.
Lessate la razza come nella ricetta precedente, poi sfilettatela e riponetela in una larga ciotola. Condite con olio, sale e peperoncino tritato (possibilmente fresco). Aprite l’avocado in due, eliminate il nocciolo e tagliate la polpa a dadini irregolari che bagnerete subito con il succo di limone per non farli ossidare. Tagliare il pomodoro a piccoli dadini, dopo aver eliminato i semi. Tritate la cipolla finemente. Unite alla razza l’avocado, il pomodoro e la cipolla e mescolate bene, regolando di sale e unendo altro olio, se necessario. Far riposare la preparazione in frigo un paio di ore e servirla dopo averla fatta stemperare mezz’ora a temperatura ambiente.
BURRIDA DI RAZZA ALL’ORISTANESE Ingredienti per 4 persone Fate lessare il pesce in abbondante acqua salata, calcolando circa 25 minuti a partire dal bollore. • 1kg di razza Sfilettatelo e sistematelo in un unico strato dentro una • 500 gr di pomodori pelati pirofila che possa andare in tavola. • 20 gr di uvetta Preparate il condimento: in una pentolina fate soffriggere • 20 gr di pinoli la cipolla e l’aglio, entrambi tritati in cinque cucchiai di • 1 piccola cipolla olio; aggiungete i pomodori pelati, mezzo bicchiere di • 1 spicchio di aglio aceto, i pinoli, l’uvetta e l’alloro. Regolate di sale e di • ½ bicchiere di aceto peperoncino, poi fate cuocere scoperto per 15’ circa. • ½ baccello di vaniglia Versate la salsa bollente sul pesce e fate riposare • 1 cucchiaio di zucchero almeno un giorno prima di mangiarlo (toglietelo dal frigo • peperonicino, una foglia di almeno un’ora prima, altrimenti non sentirete bene i alloro, olio extravergine di sapori). oliva, sale
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SPESA PERSONAGGI CONSAPEVOLE
I CAMPIONI DEL
RISPARMIO
L’inchiesta della principale associazione di consumatori italiana ha stilato una classifica dei supermercati in base alla convenienza e segnala le catene e i punti vendita più attenti al portafoglio dei clienti di Stefano Padoan
Tutti noi vicino a casa abbiamo più di un supermercato tra cui scegliere. E quando proviamo a fare confronti per capire quale dei due è il più conveniente, il problema è sempre lo stesso: alcuni prodotti sarebbe meglio comprarli in un punto vendita e per altri risparmieremmo di più dall’altra parte. Una soluzione non molto comoda, ma è difficile capire quale sia il più conveniente in generale. In questo ci viene in aiuto Altroconsumo, che anche quest’anno ha effettuato la consueta indagine sui prezzi dei grandi magazzini su vasta scala: 909 supermercati, ipermercati e discount in 98 città italiane e 108 categorie merceologiche prese in esame per un totale di oltre un milione di prezzi controllati. Uno sforzo notevole per restituire ai consumatori un quadro quanto più realistico possibile della grande distribuzione in Italia, che per il 2014 individua come più economiche le catene U2 e Auchan. Questi supermercati si dimostrano i più convenienti in due delle tre classifiche stilate dall’associazione dei consumatori: quella relativa ai prodotti di marca e quella che prende in considerazione solo gli articoli a marchio proprio. Nel caso del carrello “griffato” si trovano buoni prezzi anche all’Iper e
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all’Esselunga (al quinto posto), mentre i più cari sono Crai, Dimeglio e Billa dove l’incremento di spesa varia dal 7 al 10%. Tra i supermercati maggiormente diffusi Carrefour si attesta al dodicesimo posto e Ipercoop al quindicesimo. Nella seconda rilevazione invece emerge che si ottengono risparmi di tutto rispetto anche comprando solo prodotti a marchio Coop, Conad e Bennet, mentre Esselunga scende in nona posizione costando il 25% in più rispetto ai punti vendita U2 in cima alla classifica. Nella speciale
graduatoria dedicata agli hard discount spiccano invece Eurospin, Penny Market, Prix Quality e Lidl, tutti allo stesso livello di convenienza. Come dato generale Altroconsumo rileva che, se una famiglia acquistasse solo prodotti discount o primo prezzo, potrebbe spendere meno della metà rispetto a chi compra solo marchi noti: il suo risparmio annuale potrebbe toccare così i 3500 euro annui. Da un punto di vista territoriale, la città migliore per fare la spesa – con un costo annuo a famiglia di circa 5.400 euro – è Verona, davanti a Firenze e Pistoia. Maglia nera invece a Sicilia, Lazio, Liguria e Abruzzo.
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PERSONAGGI CASA DOLCE CASA
UNO STUDIO DA FAVOLA di Alice Dutto
SPAZI, LUCE, COLORE E ARREDI. TUTTO QUELLO CHE SERVE PER RENDERE SPECIALE QUESTO ANGOLO DELLA CASA
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no studio in casa è lo spazio ideale dove potersi concentrare, lavorare e studiare. Bisogna però fare attenzione a quali mobili scegliere, così come alla posizione e alla luce presente nella stanza. Ecco alcuni consigli per rendere questo ambiente confortevole e accogliente.
IL LUOGO GIUSTO
- Se la vostra casa non è sufficientemente grande da avere una stanza adibita a studio, potete lo stesso ritagliarvi uno spazio tutto per voi recuperando un angolo in salotto o nella camera da letto. - Non scegliete una posizione buia:
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cercate di collocare il vostro studio in un luogo dove ci sia una finestra, in modo che sia illuminato il più possibile da luce naturale. - Aggiungete un po’ di colore: potreste dipingere la parete del vostro studio di una tinta vivace, come il giallo o il verde, oppure scegliere degli arredi colorati per movimentare lo spazio.
I “MUST HAVE”
- Preferite una sedia ergonomica con schienale regolabile, in modo da poterla adattare alle vostre esigenze ed evitare dolori posturali. - Prendete un tavolo spazioso, soprattutto se dovete lavorare con il computer. - Se lo spazio è ridotto sfruttate il muro, comprando uno scrittoio da parete, magari richiudibile. - Scegliete una lampada da scrivania a led o con le lampadine a basso con-
sumo. È importante che la vostra postazione sia sempre ben illuminata per evitare di affaticare gli occhi. - Scegliete una scrivania con i cassetti o un piccolo mobiletto per archiviare i vostri documenti e avere spazio per la cancelleria.
GADGET E ACCESSORI
- Sbizzarritevi con tutti i gadget presenti in cartoleria: quaderni colorati, matite e penne non possono mancare! - Ne esistono di tantissime forme e colori: sono i porta cavi per i cellulari e tablet, che vi aiuteranno a mantenere l’ordine, evitando che sotto il tavolo si formi un groviglio inestricabile di fili. - Prendete anche un po’ di classificatori, così avrete sempre a portata di mano bollette e documenti personali. - Appendete una lavagnetta sulla parete, lì potrete scrivere i vostri appunti e tenere sotto controllo tutte le vostre urgenze.
PERSONAGGI BRICONSIGLI
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RUBINETTO ROTTO? PENSACI TU! N di Serena Fogli
on c’è bisogno di avere un uomo in casa per effettuare i piccoli lavori di riparazione domestica di cui ogni casa ha periodicamente bisogno. Basta un po’ di buona volontà, i giusti attrezzi e puntuali indicazioni per diventare abili anche nelle questioni che sono da sempre affidate alla cura maschile: è tempo di tirar fuori la nostra cassetta degli attrezzi “in rosa” e, cacciavite e chiave inglese alla mano, diventare provette aggiusta-tutto! Siete pronte ad avere il pieno controllo della vostra casa? Per esempio, quante volte vi è capitato di assistere inermi al mal funzionamento del rubinetto del lavello in cucina? Quante volte avete aspettato interi minuti prima che si riempisse la pentola dell’acqua per cuocere la pasta? Il rubinetto, come ogni oggetto di casa, ha bisogno di manutenzioni periodiche per evitare che si intasi: oggi impareremo a pulire e a riparare il rompigetto così da evitare di incorrere in questo problema..
Ma cerchiamo prima di tutto di capire con cosa abbiamo a che fare. Cos’è il rompigetto? Si tratta di un piccolo strumento a forma cilindrica che, posto all’estremità inferiore del rubinetto, miscela l’acqua all’aria al fine di migliorare la prestazione del rubinetto stesso, aumentando la pressione ed evitando inutili sprechi d’acqua. Questo accessorio, composto da diversi pezzi e dotato di piccole reti, trattiene le impurità e le scorie: talvolta, può capitare che queste si incrostino insieme al calcare, impedendo all’acqua di fluire liberamente. Quando si verifica questo fenomeno, non è detto che sia necessario sostituire il rompigetto: prima possiamo smontarlo, verificarne le condizioni e, eventualmente, pulirlo e riassemblarlo al rubinetto. Ecco come fare!
sia molto incrostato e quindi duro da svitare, puoi utilizzare un utensile chiamato “chiave a rullino”. Per evitare che la parte finale del rubinetto si graffi, proteggila con del nastro adesivo. Ricordati di mettere il tappo allo scarico del lavandino, così da evitare che i vari pezzi che compongono il rompigetto cadano al suo interno.
STEP 2: LA PULIZIA
Quando avrai finalmente tra le mani il rompigetto, smonta tutte le parti di cui è composto, così da procedere alla pulizia di ogni singolo pezzo. Prendi mentalmente nota del modo in cui sono assemblati i pezzi, così da riuscire poi a rimontarli correttamente dopo. Ora riponi i pezzi che compongono il rompigetto in un bicchiere pieno d’aceto, in modo da sciogliere gli eventuali residui di calcare: puoi lasciarli in ammollo nell’aceto tutta la notte. Se non noti miglioramenti, puoi utilizzare anche dell’anticalcare, aiutandoti nelle operazioni di pulizia con uno spazzolino, da passare su ogni parte.
STEP 3: IL RIASSEMBLAGGIO FINALE
Ora che il rompigetto è pulito, puoi rimontarlo sul rubinetto, assicurandoti di posizionare correttamente anche la guarnizione di gomma. Ora l’acqua dovrebbe fluire senza problemi: ecco ripristinata la serenità in cucina!
STEP 1: SVITARE IL ROMPIGETTO
Cerca di svitarlo con le mani, così da staccarlo dal rubinetto. Nel caso
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POLLICE PERSONAGGI VERDE
Significato e filosofia
“Bonsai” deriva da due parole giapponesi “bon”, che significa “vaso”, e “sai”, che vuol dire “coltivare”. Il significato letterale è dunque “coltivare in vaso”. Coltivare una di queste piante in miniatura è considerata una vera e propria arte il cui obiettivo finale è quello di suscitare una sensazione di pace e serenità in chi le guarda.
GUIDA PRATICA ALLA SOPRAVVIVENZA DEL BONSAI di Alice Dutto
QUANTE VOLTE DEVE ESSERE INNAFFIATO? BISOGNA CONCIMARLO? ECCO TUTTO QUELLO CHE C’È DA SAPERE SULLA CURA DI UN BONSAI PER NON FARLO MORIRE
I
bonsai sono miniature di alberi che vengono coltivate in piccoli vasi per molti anni. La tecnica bonsai, nata in Cina e migliorata successivamente in Giappone, si fonda sulla capacità di modificare la forma delle piante per ottenere le dimensioni volute, senza compromettere il loro funzionamento e l’equilibrio vegetativo.
COME SCEGLIERE QUELLO GIUSTO
Non tutti i bonsai sono uguali, quando sceglierete il vostro tenete conto delle condizioni di temperatura e umidità in cui vivranno. Alcune piante hanno bisogno di un clima temperato, mentre altre lo preferiscono rigido. Prima di iniziare a col-
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tivarne uno, accertatevi che la specie che avete scelto sia adatta al luogo dove lo farete vivere. Le specie più facili da coltivare sono: ginepro, pino, abete e cedro.
CURE DI BASE
- La prima cosa a cui fare attenzione quando ci si prende cura di un bonsai è la posizione. In genere, queste piante hanno bisogno di molta luce e dunque è meglio metterle in un luogo soleggiato, anche se non esposto direttamente alla luce. Nel caso si trattasse di un bonsai da interno, mettetelo accanto a una finestra. - Un’altra domanda frequente riguarda l’innaffiatura. Contrariamente a
quanto si pensa, non hanno bisogno di troppa acqua, altrimenti marciscono. D’inverno si possono innaffiare una o due volte la settimana, d’estate si può aumentare a tre e negli altri giorni è bene vaporizzare l’acqua sulle foglie. - Ogni tre anni è bene cambiare il vaso e la terra. - La potatura è la parte più delicata nella cura di un bonsai. Si esegue all’inizio della primavera e consiste nell’eliminazione di tutti i rami che disturbano l’estetica della pianta. - Aggiungete del concime liquido ogni quindici giorni in modo da nutrire la pianta. Il concime solido va invece usato una volta al mese.
PERSONAGGI FAI DA TE
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riuso creativo
i pallet
di Serena Fogli
C
hi l’ha detto che i materiali di scarto devono necessariamente finire in pattumiera? Basta un po’ di inventiva e un pizzico di manualità per dar vita a oggetti di ogni tipo. È questa la base del riciclo creativo, una nuova disciplina ecologica al 100% che, mescolando sapientemente fantasia, spirito green, fai da te e autoproduzione, riesce a dar vita a complementi d’arredo originali e soprattutto… Unici! Oggi ci occupiamo dei pallet, ovvero i bancali di legno solitamente utilizzati dalle industrie per imballare e trasportare gli oggetti più diversi. Poiché tali bancali sono spesso destinati alla discarica, è possibile procurarseli con facilità e trasformarli in ciò che desideriamo. Ecco alcuni spunti. I PALLET DIVENTANO... UN LETTO Opportunamente puliti e levigati, i bancali di legno hanno tutte le carte in regola per diventare la base del nostro letto, in una camera che mutua
il suo stile dall’arredamento minimal giapponese. Per un letto matrimoniale abbiamo bisogno di quattro grandi bancali, che potremo colorare di una tonalità di nostro gradimento. Solo dopo che si saranno asciugati uniremo i pallet tra loro, utilizzando un avvitatore e viti lunghe circa 18 cm. A questo punto potremo posizionare sopra la nostra nuova struttura il materasso e... il letto è pronto per essere utilizzato! UN TAVOLINO DA SALOTTO Sarà sufficiente procurarsi due tipi di pallet, uno a cinque liste e uno a sette liste. Quello a sette liste diventerà la base del nostro tavolino, mentre di quello a cinque liste ne utilizzeremo solo una parte: è sufficiente staccare le due basi dal pallet a cinque liste e, con l’ausilio di un avvitatore, posizionarle capovolte sulle base esterna del bancale a sette liste, così da dare maggior altezza al nostro tavolino. Capovolgiamolo ed ecco pronto il nostro complemento d’arredo! Il tocco in più? Verniciamolo con un colore che si adatti all’arredamento del nostro salotto.
UN DIVANO PER IL GIARDINO I bancali di legno sono ottimi per la costruzione di complementi d’arredo da esterno, in quanto oggetti creati per far fronte agli urti e alle intemperie. Oltre ai pallet, da unire tra loro con viti e avvitatore, dovremo procurarci dei cuscini, grandi abbastanza per ricoprire i bancali che, semplicemente, fungeranno da struttura del nostro divano. Potremo dipingere i pallet del colore che più ci aggrada, aggiungendo in questo caso un ulteriore step, ovvero passare (dopo che la pittura si sarà asciugata) una vernice trasparente per rendere il nostro divano impermeabile all’acqua. È opportuno posizionare i pallet vicino ad una parete di supporto, che fungerà da schienale del nostro divano. Se non disponiamo di una parete e anzi vogliamo posizionare il divano al centro del nostro giardino, potremo utilizzare altri bancali per realizzare lo schienale del nostro divano da esterni: basterà assicurare i pallet sul lato lungo dei bancali che fungono da “seduta” e il nostro divano è pronto!
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TE IT IG BR
OT RD BA
4 .3 09 8. -2
OROSCOPO
dal 25 settembre al 01 ottobre
BILANCIA
TORO
dal 21/3 al 20/4
dal 21/4 al 20/5
Lasciate alle spalle alcune preoccupazioni che da qualche tempo vi assillavano, potrete finalmente guardare avanti e concentrarvi sui nuovi progetti in cantiere. Per i single, potrebbe essere un buon momento per nuovi incontri. Chi è già in coppia, vivrà un momento particolarmente sereno e stimolante col partner.
Questa settimana vi aspettano numerosi impegni familiari, che vi toglieranno non poche energie. Vi sentirete stanche e penserete di non farcela più. Ma tenete duro: entro breve, molte questioni si risolveranno e potrete finalmente tirare un sospiro di sollievo. Stringete i denti!
Siete preoccupati per dei problemi, anche di salute, che affloggono i vostri cari. Di carattere, tendete a tenere tutto dentro e non date a vedere l’ansia che, in realtà, vi divora. Un consiglio: non accumulate tensione perché arriverete ad esplodere. Confidate le vostre preoccupazioni a qualcuno per alleggerirne il peso.
ARIETE
dal 23/9 al 22/10
denaro
amore
salute
denaro
amore
salute
denaro
amore
salute
GEMELLI
CANCRO
LEONE
dal 21/5 al 21/6
dal 22/6 al 22/7
dal 23/7 al 22/8
Se l’autunno porta acciacchi a molti, non è il vostro caso. Vi sentite molto in forma e siete determinati a mantenere questa condizione. Cercate di coinvolgere in questo vortice di positività, sana alimentazione e forma fisica il vostro partner che, al contrario, si sta dimostrando alquanto pigro. Ne gioverà anche il rapporto di coppia.
Questa settimana vi troverete ad affrontare contesti che non vi vanno particolarmente a genio. Cercate di combattere la vostra tendenza a chiudervi a riccio, pensando che anche situazioni lontane dal vostro essere possono portarvi qualcosa di positivo, come una nuova conoscenza o anche solo del sano svago.
Il meglio deve ancora venire. Se già vi state entusiasmando per la novità del momento, sia essa un nuovo amore o un progetto lavorativo, sappiate che prenderà presto il volo. Si profilano grandi soddisfazioni e un periodo di serenità, come desideravate da tempo. Godetevi l’attimo e avanti così, a tutta birra!
denaro
amore
salute
denaro
amore
salute
denaro
amore
salute
VERGINE
SCORPIONE
dal 23/8 al 22/9
dal 23/10 al 21/11
dal 22/11 al 20/12
Vi trovate ad affrontare una situazione che a stento capite: dall’altra parte un muro, un’incognita. Come comportarsi? A volte bisogna solo fare scorrere le cose in libertà, vedendo che piega prendono. Perché l’animo umano, talvolta, è impossibile da decifrare. Voi siete un libro aperto. Non dipende da voi il resto.
Fino alla fine, non si smette mai di imparare e voi, qualunque sia la vostra età, continuate a crescere, come donne, uomini, professionisti, mogli, figli. L’atteggiamento giusto è proprio questo: bando alle lamentele facili, agli entusiasmi che si spengono in un lampo... Prendete in mano la vostra vita e modellatela a vostro piacimento.
Quest’anno dovrete fare qualche rinuncia in più del solito e magari dire addio a qualche extra che, fino ad ora, avete potuto concedervi. Non siete i soli, per cui non vi fissate troppo: tutto sommato, scoprirete che si può stare molto bene anche con qualcosa in meno.
denaro
amore
salute
CAPRICORNO
denaro
amore
SAGITTARIO
salute
ACQUARIO
denaro
amore
salute
PESCI
dal 21/12 al 19/1
dal 20/1 al 18/2
dal 19/2 al 20/3
Chi non fa, non sbaglia. Questo vecchio detto mantiene viva la sua infinita saggezza. Anche per voi, amici del Capricorno. Non vi affliggete eccessivamente per un compito andato male o non bene come desideravate. L’importante è imparare dagli errori. Non siate troppo severi con voi stessi. Andrà meglio alla prossima.
Spesso siete rassicuranti per chi vi sta attorno, in famiglia e sul lavoro. Forse non vi rendete conto fino in fondo di questa grande qualità. Questa settimana sarete un po’ messi alla prova in questo senso e rischierete di perdere la pazienza con persone che contano troppo su di voi.
Vi siete imbarcati in una sfida davvero grande e a tratti temete di non farcela. Il talento lo avete, la tenacia e la determinazione anche. Spesso la bruta realtà non sembra tenerne conto, ma voi non lasciatevi abbattere. Tutto andrà a posto, se saprete ascoltare il vostro intuito e le persone che più vi conoscono.
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