settimanale di COSTUME E attualità n.11 ANNO I • 09 ottobre 2014 • € 1,50
le tue storie, le tue emozioni ELIO & GEPPI CUCCIARI SIAMO LA COPPIA
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EVA GRIMALDI CON GABRIEL
SCUOLA PROFESSORI CORAGGIOSI SOLIDARIETÀ
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SONO STATA LA PRIMA
LUCA ZINGARETTI
AL FIANCO DEI RAGAZZI VITTIME DI ABUSO
LUCI E OMBRE DELLA MIA VITA
Clooney Una nuova George
VITA CON AMAL
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EDITORIALE
“Non fuggire i malati di malattie ripugnanti perché anche tu sei rivestito di carne.” Isacco di Ninive
SE LA PAURA È FONDATA Lo spettro di un’epidemia del virus Ebola continua ad essere uno spettro che si agita nello sfondo di ogni continente oramai. Dopo che 100 persone sono state considerate a rischio perché potenzialmente esposte al contagio, in quanto hanno direttamente o indirettamente avuto un contatto con il paziente liberiano ricoverato in Texas, la paura nel continente americano è tangibile, soprattutto perché dalle Hawaii c’è una nuova segnalazione di un sospetto infettato. L’Onu fa sapere per voce di Anthony Banbury (il capo missione in Liberia) che esiste la possibilità che il virus subisca una mutazione e incominci una diffusione per via aerea. La compagnia aerea United Airlines sta contattando tutti e 400 i passeggeri che in qualche modo possono essere entrati in contatto con Duncan,che è stato il primo uomo entrato in territorio americano (proprio a bordo di un volo United) dopo aver contratto il virus. L’organizzazione Save the Children dichiara numeri impressionanti: le persone che vengono contagiate oramai corrono a più di 5 ogni ora e, purtroppo, le previsioni sono di
un possibile raddoppio entro fine mese. Moltissime le persone sotto controllo per verificare l’evoluzione dei possibili sintomi di una febbre emorragica che delineerebbe il conclamarsi della malattia. L’uomo avrebbe contratto il virus in Liberia nell’atto di aiutare una ragazza incinta già ammalata. In aggiunta ai drammi umani questo problema sanitario sta facendo pagare un conto salato anche all’economia: le compagnie aeree stanno continuando a perdere valore in borsa, dove si rischia un deja-vu come ai tempi della Sars asiatica. In questi frangenti il valore della ricerca, specialmente quella sanitaria, rivela tutta la propria forza e utilità. Dobbiamo tutti tenere presente che un domani la vera guerra di sterminio potrebbe non essere operata tramite armi ma con batteri e virus e in questa visione sicuramente drammatica, ma non impossibile, un efficace sistema sanitario potrebbe essere l’unico vero scudo efficace. Andrea Minoia direzione@edizioniadesso.com
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ADESSO SOMMARIO GIOVEDÌ 09 OTTOBRE 2014 · N. 11
66 STORIE ED EMOZIONI Il centro di accoglienza di Milano per minori maltrattati 64. CONTROCORRENTE La Mary Poppins di Firenze 76. PERSONAGGI Marco Columbro 78. DONNE D’ITALIA Anna Maria Mozzoni
26 GEPPI ED ELIO
I protagonisti della Famiglia Addams fra serio e faceto
06. FOTO DELLA SETTIMANA Il bagno nel Gange 08. ATTUALITÀ Le foto della settimana 10. FORUM DI ADESSO Lettrici protagoniste 12. LA VITA È ADESSO L’Italia più bella secondo Lorella 15. FATTI DI UN TEMPO Accadeva in questa settimana 16. ATTUALITÀ In primo piano L’Italia racconta il mondo L’Italia racconta l’Italia 20. FINESTRE SULLA CITTÀ Femminicidio 22. I TUOI DIRITTI Disabilità e disoccupazione 24. IMPEGNO PER GLI ALTRI Fedeli cani guida 30. PERSONAGGI Francesca Chillemi 38. MODA Look & people 44. BELLEZZA BB cream e CC cream
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PERSONAGGI
Paola Marella e i suoi consigli per una casa perfetta 46. IN ONDA Extant 48. TV Fedez, il rapper di X Factor 52. PERSONAGGI Carolyn Smith
PERSONAGGI
Luca Zingaretti e il suo Perez 54. CINEMA I film in uscita 58. PERSONAGGI Marco Lioni 62. LIBRI Tutte le novità
70 ADESSO... È AMORE George Clooney e Amal Allamuddin finalmente sposi 87. PUNTI DI VISTA “Mayor for sale” 92. NARRATIVA I racconti di Adesso
34 PERSONAGGI Eva Grimaldi e Roberta Garzia. Le cougar di Pechino Express
PAPA FRANCESCO Il mondo del Pontefice fra novità, viaggi e parole di speranza
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ADESSO
SETTIMANALE N. 11 - 09 OTTOBRE 2014, anno I Direttore Editoriale ANDREA MINOIA direzione@edizioniadesso.com Direttore Responsabile Sergio Greci Caporedattore Vincenzo Petraglia vincenzo@edizioniadesso.com Redazione redazione@edizioniadesso.com Chiara Mazzei (Cultura e società) chiara@edizioniadesso.com
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Lorella Cuccarini (Storie di solidarietà)
INCHIESTA Tutta un’altra scuola: da Nord a Sud, storie ed esperienze di professori coraggiosi
Federica Piacenza (Moda) moda@edizioniadesso.com
100. AGENDA
Eventi in Italia
Progetto grafico KYTORI s.r.l. www.kytori.com - info@kytori.com
102. GIOCHI Allena la tua mente 104. LA MACCHINA DEL TEMPO
Stefano Fisico (Caposervizio musica e spettacolo) fisico@edizioniadesso.com
Grafica ed editing Michele Magistrini (Caposervizio) Sebastian Páez Delvasto Laura Pozzoni
1970: viaggio a ritroso fra musica, curiosità e personaggi
Direzione marketing Ciro Montemiglio
110 CUCINA CREATIVA Uva, regina d’autunno
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SALUTE Neonati e animali
119. FAI DA TE Magiche candele 120. OROSCOPO
107. PSICO L’importanza del ruolo sociale 108. GENITORI E FIGLI Adolescenti ultrà 109. AMICI ANIMALI Acquario, che passione 112. LA SPESA CONSAPEVOLE Risparmiare con gli orti urbani 114. CASA DOLCE CASA Fantasie di sedie 115. BRICONSIGLI Ikebana, arte made in Japan 116. POLLICE VERDE Le piante perenni
Vieni a trovarci su Facebook, cerca la pagina Adesso Settimanale
Coordinamento tecnico Luciano Giacalone Ricerca iconografica Carlo Sessa Foto e illustrazioni Kikapress, Corbis, Fotolia, The Noun Project Hanno collaborato: Manuela Blandino, Lorenzo Bordoni, Marta Cerizzi, Silvia Coldesina, Federico Crisalidi, Alice Dutto, Serena Fogli, Massimo Lanari, Luca Foglia Leveque, Laura Frigerio, Angela Iantosca, Stefano Padoan, Giulio Serri, Irene Spagnuolo, Roberta Valentini
SO.FIN.COM. S.p.A. Via San Lucio 23, 00165 Roma info@sofincom.com Raccolta Pubblicitaria MediaAdv S.r.l. Via A. Panizzi 6, 20146 Milano Tel. 02.43.98.65.31 - 02.45.50.62.59 info@mediaadv.it Redazione Via Nino Bixio 7, 20129 Milano milano@edizioniadesso.com
94 CAGLIARI Una città sofisticata tutta da scoprire
Stampa Poligrafici il Borgo s.r.l. Via del Litografo 6, 40138 Bologna Tel. 051.60.34.001 Distribuzione per l’Italia SO.DI.P. “Angelo Patuzzi” S.p.A. Via Bettola 24, 20092 Cinisello Balsamo (MI) Tel. 02.66.03.01 Copyright 2014 Sofincom S.p.A. Tutti i diritti riservati. Testi, fotografie e disegni contenuti in questo numero non possono essere riprodotti, neppure parzialmente, senza l’autorizzazione dell’Editore. Settimanale registrato presso il Tribunale di Milano n.89- 14/03/2014. Una copia: 1,50 euro
ADESSO
FOTO DELLA SETTIMANA
NEL BLU DIPINTO DI BLU Jason Taylor ha reso le sue sculture davvero sottomarine. Le Underwatersculptures, in calcestruzzo e acciaio, giaciono al largo di Grenada, piccola isola caraibica, e celebrano una zona coralligena decimata dalle tempeste tropicali
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INSIEME, POTREMO D I A G N O ST I C A R E
UN TUMORE
QUANDO È ANCORA P I Ù P I C C O LO D E L P U N TO A L L A F I N E D I Q U ESTA F R A S E DONA AL
45597
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A I U TA C I A R E N D E R E S E M P R E P I Ù P R EC O C E L A D I A G N O S I , S E M P R E P I Ù S I C U R A L A G UA R I G I O N E . La cosa essenziale di fronte a un tumore è che la diagnosi sia rapida; quanto meno sviluppato è, tanto più è possibile debellarlo. Per questo ti chiediamo di aiutarci ad acquistare un macchinario che individua i tumori prima che raggiungano i 3 millimetri di estensione. Tumori piccolissimi, che troveremo grazie a un tuo piccolo sforzo, che diventerà il dono più grande per migliaia di malati.
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Una Settimana in foto
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PERSONAGGI
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NON SI BUTTA VIA NIENTE
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BIMBI ALLA RISCOSSA
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DESK SAFARI
1. Rob Greenfield ha deciso di dire la sua sugli sprechi di cibo che quotidianamente si perpetrano nel mondo. Partito alla volta degli States, l’attivista si è cibato per un mese intero con il cibo raccolto nei cassonetti dei supermercati americani. Come si può notare, non è certo morto di fame... 2. Certamente i fotografi devono sfoderare una bella fantasia per realizzare foto originali. E Neli Prahova, mamma londinese che ha lasciato il suo lavoro per dedicarsi alla fotografia, di fantasia ne ha da vendere: Neli, infatti, fotografa i neonati immersi in paesaggi da sogno, da lei creati con l’ausilio di diversi materiali. I suoi bimbi, dunque, volano tra le nuvole, si addormentano sulla luna, si trasformano in pirati, astronauti e caballeros messicani e, addirittura, possono venire appesi! 3. La noia a volte genera grandi idee: Mike Whiteside e Ben Robinson, due creativi della compagnia WCRS di Londra, durante i tempi morti in ufficio hanno immortalato i volti dei loro colleghi sovrapposti allo schermo dove campeggiavano i corpi di altrettanti animali. L’effetto è esilarante! 4. Jane Perkins deve essere una che non butta via niente. E meno male! Con bottoni, tappi, giocattoli e altri piccoli oggetti destinati alla pattumiera l’artista ricrea grandi capolavori. Geniale! 5. A breve andranno all’asta due capi intimi appartenuti alla regina Vittoria: una camiciola e un paio di castissimi mutandoni. La regina stessa li diede in dono a un suo attendente per gli anni di servizio alla corona. C’è chi riceve medaglie e chi mutandoni. 6. Chip non avrà mai problemi a passare inosservato. Alto solamente 7 cm, è più piccolo di un wurstel e si candida ad essere il cagnolino più piccolo del mondo. Chi vivrà, vedrà... ma con la lente d’ingrandimento! 7. Il matrimonio tra George e Amal doveva ancora celebrarsi che le loro statuine erano già finite nel presepe più famoso d’Italia. La patinata coppia campeggia infatti in tutto il suo splendore nel presepe di Genny Di Virgilio, che senza sapere gli abiti della coppia... non ci è andato molto lontano!
PERSONAGGI
4
ADESSO
ESTATE... IN PARTY
UN SORRISO RICICLATO
5
PREZIOSI MUTANDONI
7
I SIGNORI CLOONEY AL SÌ
6
MINI CANE
9
il Forum
ADESSO
FORUM
uno spazio in cui puoi far sentire la tua voce, chiedere consiglio e dare i tuoi suggerimenti alle altre lettrici.
DI ADESSO
ALLORA CHE ASPETTI,
SCRIVICI O CHIAMACI. ASPETTIAMO IL TUO PARERE!
PER DIRE LA TUA O CHIEDERE CONSIGLI Scrivi a Redazione Adesso, via Nino Bixio 7, 20129 Milano Manda una mail a forum@edizioniadesso.com Chiama il NUMERO VERDE GRATUITO 800 32 33 00
LE DOMANDE DELLA SETTIMANA MATRIMONIO IN GRANDE? NO GRAZIE!
LA RISPOSTA ALLA LETTERA DELLA SETTIMANA SCORSA Pubblichiamo la risposta della nostra lettrice Greta a Carla, che cerca un consiglio su come aiutare la figlia che mangia sempre meno e mostra dei problemi... Cara Carla, ti parlo per esperienza personale perchè sono passata attraverso gli stessi problemi con mia nipote. Se tua figlia mangia sempre meno, si mostra fissata con la linea e tende a chiudersi sempre più in se stessa, devi prendere in seria considerazione questi segni perché se lasci correre la situazione potrebbe sfuggirle e sfuggirti di mano. Portala quanto prima da un medico, per capire se a livello fisico qualcosa è già compromesso, e poi da uno psicologo. Se non vuole seguiri, imponiti. Non puoi chiudere gli occhi o sperare che stia meglio da sola. Tua figlia deve essere aiutata, da sola non ce la farà a tornare indietro. Agisci e non indugiare ulteriormente. Buona fortuna! Greta, Novara
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Care amiche, la prossima primavera, dopo ben 8 anni di fidanzameto, mi sposerò. Io e il mio compagno, però, abbiamo il desiderio di fare una cerimonia ristretta e intima, con pochi amici e solo i parenti più stretti. La sua famiglia è del sud e mia suocera sta facendo una tragedia perché non intendiamo invitare zii, nipoti, cugini di terzo grado, come loro tradizione. Io non voglio una cosa in grande, non mi rispecchierebbe per niente, ma una festa semplice e intima. Come posso fare a modo mio senza offendere suocera e parenti vari? Grazie a tutte dei consigli! Elena, Imperia
HO TRADITO LA MIA AMICA
Care lettrici di Adesso, so che mi attirerò molte offese con questa lettera ma io per prima non immaginavo di potermi trovare in una situazione simile in vita mia. Da qualche mese porto avanti una relazione intima con un mio collega... che però è anche e prima di tutto il fidanzato di una mia cara amica di vecchia data. Non so come sia potuto succedere, ma sembra impossibile resistere a questa attrazione. A volte penso ci sia anche di più... Forse vorrei essere la sua fidanzata, ma questo è impossibile. Ferirei a morte una persona cui voglio molto bene... e non mi perdonerei mai. Però, allo stesso tempo, non riesco a dire basta... sono una persona orribile? Gioia, Mantova
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1 Eventus Bianco - secco 1 Chardonnay 2013 “Terre Siciliane” - bianco secco 1 Nero d’Avola 2012 “Terre Siciliane” - rosso secco 1 Pinot Rosé Spumante - extra dry 1 Aceto Balsamico di Modena IGP (cl 25) 1 Risotto al Tartufo (g 175) 1 Peperoni Saporiti con Salsa di Olio Extravergine
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Informativa ai sensi dell’art. 13, d. lgs 196/2003. I Suoi dati saranno trattati, con modalità anche elettroniche, da Giordano Vini Spa – titolare del trattamento – Via Guido Cane 47 bis/50, 12055 Valle Talloria di Diano d’Alba (CN) – per evadere l’ordine e per attività connesse. Nome, cognome, indirizzo e telefono sono necessari per i predetti fini; se non fornisce i restanti dati avrà, comunque, diritto a ottenere quanto richiesto. Ai sensi dell’art. 58, comma 2, d. lgs 206/2005, Giordano Vini Spa potrà trattare i Suoi dati per inviare proposte d’ordine di propri prodotti e servizi al Suo recapito postale, fatto salvo il Suo diritto di opposizione. Gli incaricati del trattamento sono gli addetti al servizio clienti, al marketing, all’amministrazione e ai sistemi informativi. Ai sensi dell’art. 7, d. lgs 196/2003 potrà esercitare i relativi diritti, fra cui consultare, modificare, cancellare i Suoi dati od opporsi al loro trattamento per fini di invio di materiale pubblicitario e vendita diretta, e richiedere elenco completo e aggiornato dei responsabili, rivolgendosi al titolare all’indirizzo sopra indicato o inviando un’e-mail a privacy@giordanovini.it
Contratto di vendita: il presente contratto è stipulato tra Giordano Vini spa – Via Cane Guido 47bis50, 12055 Valle Talloria di Diano d’Alba (CN) (nel seguito: “Giordano”) - e il consumatore finale. Il contratto è concluso ed esecutivo quando il Cliente restituisce firmato il presente modulo. Prodotti, caratteristiche, prezzi, spese: prezzi dei beni presentati su materiale promozionale comprensivi di Iva e ogni altra eventuale imposta. Potrebbe essere richiesto contributo fisso di spedizione o contributo di imballo per particolare valore merce o volume pacco. Consegna: entro 30 giorni da conclusione contratto. Diritto recesso: Il Cliente potrà esercitare il diritto di recesso entro n. 30 giorni dal ricevimento prodotti, senza oneri, comunicandolo con: (i) dichiarazione esplicita di recesso all’e-mail dirittorecesso@giordanovini.it o a Giordano Vini spa – Servizio Clienti Giordano – Via Cane Guido 47bis50, 12055 Valle Talloria Diano d’Alba CN; telefono: numero verde 800-198.998; (ii) modulo tipo di diritto di recesso (www.giordanovini.it/informazioni/recesso/). Ritiro merce presso Cliente a carico di Giordano. Rimborso prezzo dei prodotti ordinati e spese consegna, entro n. 14 giorni dal momento in cui Giordano ha ricevuto richiesta di recesso. Contratto di vendita integrale su www.giordanovini.it
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La vendita di vini e alcolici è riservata ai maggiori di 18 anni
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Lorella durante il suo viaggio a Goma, insieme a VIS, Volontariato Nazionale per lo Sviluppo.
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L’IMPEGNO A FAVORE DEI BAMBINI E GLI ADOLESCENTI VITTIME DI ABUSI E MALTRATTAMENTI, IN UN MOMENTO STORICO IN CUI C’È BISOGNO PIÙ CHE MAI DI UN ESEMPIO DI VALORE DA PARTE DEGLI ADULTI
Qualche giorno fa, è stato arrestato dalla squadra mobile di Roma un allenatore di calcio, sorpreso mentre compiva atti sessuali con un minorenne, all’interno dello spogliatoio di un’associazione sportiva. Ho due figli gemelli -un maschio e una femmina- che giocano a calcio ambedue. Naturalmente, la notizia mi ha toccato particolarmente. Si colpisce un bambino in un ambiente apparentemente sicuro, quasi familiare. Sappiamo che non è un caso isolato: molti di questi drammi purtroppo si consumano soprattutto tra le mura domestiche. In Italia, un bambino su cento subisce maltrattamenti. Più della metà sono femmine. Dietro questi numeri non possiamo nasconderci: sono tanti i bambini trascurati, maltrattati, abusati. È quanto emerge dal rapporto “Maltrattamento sui bambini: quante le vittime in Italia?” di Terre des Hommes e Cismai ( Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia). Se a questo aggiungiamo i numeri della piaga del lavoro minorile, sono circa 260mila i minori sotto i sedici anni a rischio sfruttamento, con un tasso che incrementa mano a mano che cresce l’età. Bambini abusati, bambini lavoratori, ma anche bambini di strada, bambini soldato, bambini migranti. In Italia e nel mondo sono descritti in due sole parole: l’infanzia negata, che spesso e volentieri affonda le sue radici nella
povertà ed è indice di disparità sociale. Una realtà che noi di Trenta Ore per la Vita abbiamo provato a raccontare, qualche anno fa, in un libro di dieci favole. Lo abbiamo chiamato Il mondo dei contrari perché è un mondo che non ci piace. Un mondo che non è costruito a misura di bambino. Un mondo che non gli garantisce il diritto a crescere e a sviluppare la sua personalità in un clima di amore e di comprensione, sotto la cura e la responsabilità dei genitori. Un mondo nel quale non può vivere e crescere sicuro. Attraverso questo libro, abbiamo voluto far conoscere ai “nostri” bambini realtà crudeli -ormai non troppo lontane- rassicurandoli però, al tempo stesso, che esiste anche una faccia positiva, rappresentata dal mondo del volontariato sempre in prima linea, in ogni parte del mondo, per combattere le emergenze e il dolore. In quella occasione, sostenemmo alcuni importanti progetti del Volontariato Internazionale per lo Sviluppo: 11 progetti in Italia e 13 nel mondo. Una delle nostre poche esperienze a livello internazionale. Come testimone oculare andai alla scoperta di due realtà salesiane: una missione a Goma, in Congo e un centro di accoglienza in provincia di Colombo, nello Sri Lanka. Al mio arrivo a Goma, dopo un viaggio lungo e avventuroso, fui accolta dal canto gioioso di oltre 800 ragazzi di ogni età. Si trovavano lì soprattutto perché orfani di una guerra, purtroppo non ancora terminata. Furono tre giorni indimenticabili. Avevo bambini “addosso” in ogni momento della giornata: chiedevano solo di essere abbracciati. E di giocare. Un bagno di folla molto diverso da quelli a cui ero abituata. Un’esperienza che consiglio a tutti i giovani che cominciano ad affacciarsi alla vita adulta. Molto diverso, ma altrettanto forte fu l’impatto con i ragazzi del centro di Uswetakeiyawa, a Colombo. Lì venivano accolti i minori abusati, vittime di pedofilia e del commercio sessuale. Erano bambine e bambini con profonde ferite da sanare. Lo si leggeva nei loro occhi. Occhi che non sorridevano mai.
In Italia, insieme al VIS e ad altre associazioni, abbiamo sostenuto diversi centri che accolgono i minori con seri problemi di crescita a causa del disagio sociale. Il modello è sempre lo stesso: la finalità primaria è quella di accogliere il ragazzo così com’è, facendo tutto il possibile per farlo sentire a casa propria. L’accoglienza incondizionata è accompagnata a un progetto educativo personalizzato che lo aiuti a raggiungere una graduale autonomia. E per il suo pieno sviluppo umano, particolare importanza hanno i momenti d’incontro con i genitori, per favorire e rafforzare il legame e per sostenere la famiglia affinché il bambino possa tornare al più presto a casa propria. Ultimo progetto in ordine di tempo è quello che stiamo realizzando a Milano presso il “Centro Diurno Teen” in collaborazione con il CAF Onlus (nella seconda parte del giornale avrete modo
di conoscerlo in maniera più approfondita). Come mamma, ho sperimentato quanto siano preziosi i primi anni di vita, per una sana crescita dei nostri figli. Diversi studi scientifici hanno dimostrato che la fascia di età fra i 12 e 15 anni sia l’ultima finestra di intervento possibile sui minori adolescenti che vivono una condizione di grave disagio, personale e familiare. Un intervento adeguato e puntuale è dunque lo strumento più giusto per permettere a questi ragazzi di diventare adulti, con un bagaglio di esperienze e di emozioni che li aiuti a superare ogni difficoltà del quotidiano. I bambini dovrebbero rappresentare il presente e il futuro del nostro pianeta. Non dobbiamo dimenticarci mai di partire da loro per costruire un mondo migliore. Mai. Lorella
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FATTI DI UN TEMPO
ADESSO
ACCADEVA
IN QUESTA SETTIMANA…
di Massimo Lanari
LA MARCIA DEI QUARANTAMILA
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Dopo anni di scioperi, sindacalizzazione e produttività del lavoro ormai ridotta ai minimi, alla fine degli anni ‘70 la Fiat entra in crisi. Il nuovo amministratore delegato unico, Cesare Romiti, annuncia la cassa integrazione per 78mila operai. I sindacati reagiscono con l’ennesimo sciopero che paralizza la città. Enrico Berlinguer, leader del Pci, si reca ai cancelli di Mirafiori per solidarizzare con gli operai. Dopo oltre un mese di sciopero, però, la città è stremata. Fu così che una piccola manifestazione di protesta contro i sindacati si trasformò in un vero fiume in piena di 40mila persone, tra cui molti impiegati e quadri della Fiat. Per i sindacati fu una sconfitta storica: la vertenza si chiuse con un compromesso, gli scioperi terminarono e a Torino si riprese a lavorare.
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Sono le dieci di sera a Longarone (Belluno). La gente è tutta nei bar a guardare la tv. Sulle loro teste, l’enorme diga del torrente Vajont, un capolavoro dell’ingegneria. Ma nessun ingegnere si era chiesto perché il Monte Toc (marcio, in dialetto) avesse quel nome. Alle 22,39 una gigantesca frana si precipitò nel lago artificiale generando tre enormi onde anomale. La prima, verso l’alto: uno schizzo di 150 metri che lambì le abitazioni di Casso. Una seconda colpì l’altra sponda del lago, distruggendo alcune località. La terza, immane, 25 milioni di metri cubi d’acqua che scavalcarono la diga (rimasta intatta). Un rombo, un odore orribile e uno strano vento precedettero lo schianto. Morirono duemila persone.
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Lo Durante una ricognizione aerea, un U-2 americano fotografò delle postazioni missilistiche sul suolo di Cuba. Fidel Castro aveva permesso l’installazione di missili SS-4 Sandal sovietici dotati di testate nucleari, in grado di colpire le città americane. Il presidente americano Kennedy ordinò la «quarantena cubana», ossia il blocco navale di Cuba. Mai come in quei giorni il mondo andò così vicino alla guerra nucleare. Disperato risuonò l’appello alla pace di Papa Giovanni XXIII. Alla fine il buonsenso prevalse: l’Urss smantellò i missili di Cuba, gli Usa fecero altrettanto con i Jupiter in Italia e in Turchia. Ma gli americani avevano sviluppato dei nuovi sommergibili balistici, i Polaris, che permisero loro di conservare il rapporto di forze di 5 a 1 nei confronti dell’Urss.
IL DISASTRO DEL VAJONT
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Agli inizi del ‘900 la Cina era oramai ridotta a uno stato semicoloniale. Gli occidentali si erano spartiti il territorio sfruttando concessioni e sfere di influenza. Il paese era stato umiliato dal Giappone nella guerra cino-giapponese. Il disastroso straripamento del Fiume Azzurro aveva provocato oltre 100mila morti, mentre il territorio era sconvolto dalle ribellioni. La credibilità della dinastia imperiale dei Qing era ai minimi. Così, quando una parte dell’esercito si ribellò proclamando la repubblica, il millenario celeste impero si sgretolò in pochi giorni. E, Pu Yi, l’ultimo imperatore di appena cinque anni, dovette abdicare.
LA CRISI DI CUBA
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CINA, CADE L’ULTIMO IMPERATORE
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ADESSO
PERSONAGGI
IN PRIMO PIANO
di Vincenzo Petraglia
NON SOLO ARTICOLO 18
STA INFIAMMANDO IL DIBATTITO POLITICO, MA QUESTO NON Ë L’UNICO PROBLEMA CHE VA AFFRONTATO SUL TEMA DEL LAVORO. CE N’É UNO, PER ESEMPIO, DI CUI TROPPO SPESSO CI SI DIMENTICA, QUELLO DELLA SICUREZZA, CHE TORNA IN AUGE, PER POI PUNTUALMENTE SPARIRE DOPO POCHI GIORNI, OGNI QUALVOLTA CI SCAPPA IL MORTO In queste ultime settimane il dibattito politico ruota attorno (e d’altronde come potrebbe essere diversamente, visti i dati allarmanti diffusi di recente ancora una volta dall’Istat: la quota dei disoccupati tra i 15 e i 24 anni ha raggiunto il nuovo record del 44,2%, praticamente quasi un giovane su due) a una questione di cui si parla da tempi immemori. Il fatidico Articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, che regola le tutele a sostegno dei dipendenti, in particolare contro il licenziamento illegittimo, discriminatorio e senza giustificato motivo. Uno scontro che dagli albori della sua introduzione in materia di diritto del lavoro ha infiammato, e non poco, le parti sociali, sindacati in testa. Si tratta indubbiamente di una questione centrale, un dibattito più che legittimo, perché in ballo ci sono i diritti di milioni di lavoratori che rischiano di essere disattesi, ma questo non è l’unico problema che deve affrontare l’Italia nell’ambito del più ampio tema del lavoro. Uno riguarda, per esempio, la sicurezza, dimenticata abitualmente e riportata (per non più di qualche giorno) al centro della discussione, quando si verificano casi di morti bianche, morti avvenute appunto sul luogo di lavoro, come accaduto di recente in varie parti d’Italia. Vittime in molti casi, forse oggi più che in passato, dei tagli su quella sicurezza che ogni datore di lavoro dovrebbe, invece, garantire ai propri dipendenti sul posto di lavoro, investendo innanzitutto in prevenzione. Complice sicuramente la crisi economica, che ormai ha reso la nostra vita pubblica (non tutta, ahinoi, come per esempio quando si parla di auto blu e super diritti per la casta!) e privata tutta un taglio, la sicurezza nell’ambiente di lavoro è un tema che, come si diceva poc’anzi, tranne in caso di tragedie eclatanti, raramente sale alla ribalta nel dibattitto pubblico. Perché è più facile buttare fumo negli occhi agli italiani, parlare di Tfr anticipato, dei presunti 80 euro in busta paga e di altri temi più accattivanti che abilmente
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qualche gran bravo “ceffo” della comunicazione utilizza per accrescee il consenso e incamerare voti. Come se i problemi del Paese fossero un’unica grande campagna di marketing! Nel 2013 sono state, secondo i dati Inail, 660 le morti bianche avvenute in Italia, in calo rispetto al 2012, ma un numero comunque considerevole. Soprattutto se si pensa che un’azienda nel nostro Paese rischia, secondo recenti stime, di essere controllata solo una volta ogni 33 anni, spesso a causa non di una normativa sufficientemente all’avanguardia, quanto, spesso, di carenza di personale che possa dedicarsi ai dovuti controlli. La questione di fondo è che bisognerebbe cambiare il punto di vista sul problema,
sia per quel che riguarda gli imprenditori che per quanto riguarda le istituzioni e la politica. Bisognerebbe, infatti, cominciare a considerare la sicurezza del lavoro come un investimento e non più come un costo. A beneficiarne sarebbero i lavoratori, ma anche gli imprenditori e le casse delle Stato, in quanto si risparmierebbe un bel po’ di danaro fra risarcimenti e spese per infortuni. La prevenzione è sempre la miglior cura. In questo come in altri campi, come quella contro il rischio idrogeologico del fragile territorio del Belpaese, tanto per fare un esempio. Ma noi in Italia, contrariamente a quanto avviene in altre nazioni un po’ più sagge, pare fatichiamo ad afferrare il concetto.
L’Italia racconta il mondo STOP TUTTI UNITI PER REYHANEH AI SEMAFORI PERSONAGGI
LA GIOVANE IRANIANA INGIUSTAMENTE CONDANNATA A MORTE
La storia di Reyhaneh Jabbari, la giovane 26enne iraniana condannata a morte per aver ucciso sette anni fa l’uomo che cercava di stuprarla, richiama alla mente molte altre storie di donne che ingiustamente, in tutti gli angoli del pianeta, subiscono violenze, vessazioni, condanne a morte talvolta, purtroppo, anche per futili motivi. Non è questo il caso, certo, perché si parla di un omicidio. Ma di un omicidio per legittima difesa, avvenuto, peraltro, in circostanze ancora piuttosto dubbie. A Reyhaneh è stata inflitta la pena dell’impiccagione, rinviata dal regime forse anche per l’enorme mobilitazione internazionale. Migliaia le adesioni alle campagne dei social network e su Twitter tantissimi i messaggi per chiedere a Teheran di fermare la mano del boia contro Reyhaneh, per la quale si sono mosse anche molte Ong. La sua vita è appena ancora ad un filo e la speranza è che per lei, come per tutte le altre donne nel mondo che condividono le stesse sorti, si torni prima o poi a ragionare...
ADESSO
LA COMMISSIONE EUROPEA “SALVA” IL MADE IN ITALY
Qualche tempo fa la Gran Bretagna aveva proposto in Commissione Europea l’introduzione di etichette alimentari che indicassero con una sorta di semaforo in rosso gli alimenti molto calorici, in giallo quelli da usare con moderazione e in verde quelli sicuri dal punto di vista nutrizionale. Il che va anche bene, per carità, a maggior ragione in un Paese come la Gran Bretagna, dove la qualità e l’attenzione all’alimentazione non sono elevate. Sennonché un provvedimento del genere rischierebbe di danneggiare, e non poco, prodotti del Made in Italy, come formaggi e olio, visto che il parametro più importante per evitare il semaforo rosso sarebbe la quantità di calorie. Rischio evitato, in quanto l’UE non ha approvato il provvedimento. InformazIone pubblIcItarIa
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L’Italia racconta l’Italia
PERSONAGGI
LA MINACCIA INTEGRALISTA CRESCE LO STATO D’ALLERTA ANCHE NEL NOSTRO PAESE che rientrano nelle file degli jihadisti, che potrebbero quindi essere fonte di attentati o nuovi reclutamenti. In Italia sono 50mila le persone che si sono convertite all’Islam, di cui, ovviamente la massima parte, se non la totalità, sono musulmani che predicano la pace e osservano, senza stravolgerlo, il messaggio del Corano. Ciò non toglie che il ministro abbia annunciato una serie di misure a tutela della sicurezza contro la minaccia terroristica, a partire dai controlli più severi sui soggetti considerati a rischio.
GLI ASSI DELLA RACCHETTA DEGLI ANNI ‘70, ‘80 E ‘90 IN CAMPO A GENOVA E MILANO Che si sia appassionati di tennis o meno, non si può non guardare con una certa nostalgia a un passato, non solo tennistico o sportivo, ma anche in generale legato agli indimenticabili stili di vita degli anni ‘70, ‘80 e ‘90. Perché i tempi e i problemi sono cambiati, perché siamo cambiati noi. Per rivivere un po’ delle emozioni di quegli anni, gli intenditori della racchetta potranno tornare a deliziarsi con i colpi e i temperamenti, alquanto “bollenti”, di campioni quali Ivan Lendl, John McEnroe, Goran Ivanisevic e Michael Chang (17 Slam – vale a dire i tornei più importanti del circuito – vinti in totale), tra i quali grandi battaglie sono scaturite in passato sui campi di gioco. L’evento-esibizione, battezzato “La grande sfida” (www.lagrandesfida.net), sarà di scena a Genova e Milano, rispettivamente il 17 e il 18 ottobre. Evento imperdibile per inguaribili nostalgici del tennis di una volta! © Anefo / Croes, R.C.
Lo scenario internazionale legato all’avanzata, e con essa al terrore e agli orrori, dei fondamentalisti islamici in Medioriente è molto complesso e coinvolge sempre più nazioni, non solo occidentali. E, secondo il recente rapporto diffuso dal Ministero dell’Interno sui rischi effettivi che anche il nostro Paese corre, la situazione sarebbe preoccupante, con un livello d’allerta “elevato, anzi elevatissimo”, secondo quanto detto dal ministro Angelino Alfano. Questo perché sarebbero transitati dall’Italia 48 combattenti
NOSTALGICHE EMOZIONI
UNA NUOVA ACCADEMIA
DELLO SPETTACOLO
APPENA NATA A ROMA PER TASFERIRE SAPERI VECCHI E NUOVI AI GIOVANI In tempi di crisi e mancanza di opportunità lavorative, c’è chi cerca di reagire andando controcorrente. Come l’Accademia Spettacolo Italia, appena nata a Roma, che si prefigge di offrire un’occasione importante di formazione ai giovani che vogliono costruirsi una vita professionale nello spettacolo e nella musica in particolare. Si rivolge non solo agli aspiranti cantanti, ma a tutte le professioni che da dietro le quinte concorrono alla buona riuscita di uno spettacolo, di un album o di un concerto. Nata dallo spirito di iniziativa di Massimo Calabrese, Piero Calabrese, Elio Cipri, Gianni Marsili
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e Fulvio Tomaino, uomini che hanno scritto alcuni capitoli della storia della musica degli ultimi 50 anni, l’Accademia sarà l’occasione per “passare” ai giovani l’esperienza maturata in una vita di lavoro, offrendo loro l’opportunità di intraprendere carriere creative e altamente qualificate. Il programma, articolato in masterclass e moduli mensili, sarà arricchito dalla possibilità di stage dedicati e di sperimentazioni live. L’Accademia (www. accademiaspettacoloitalia.it) Italia parte da Roma, ma si sta già lavorando per l ‘apertura di sedi in Toscana, Sicilia, Campania e Lombardia.
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FINESTRE SULLA CITTÀ
FEMMINICIDIO QUELLO CHE I MEDIA NON DICONO Emergenza dovuta a un atavico maschilismo oppure frutto amaro della modernità? I dati smentiscono molti luoghi comuni: l’Italia, ad esempio, è uno dei Paesi meno violenti d’Europa di Massimo Lanari
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a circa un anno le cronache di giornali, tv e siti internet si sono arricchite di un nuovo termine: femminicidio. Ossia l’uccisione di una donna in quanto tale. Il vocabolario della lingua italiana (Devoto-Oli) lo definisce come «qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne l’identità attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte». Ma sarà così? I dati sulla violenza e sulle donne uccise giustificano una definizione così forte, un vero e proprio olocausto femminile?
CONTABILITÀ DELL’ORRORE
Il conteggio delle donne uccise «perché donne», in realtà, non è facile. Basandosi sui dati dell’associazione Casa delle Donne di Bologna, si è passati dalle 101 donne uccise nel 2006 alle 113 del 2008, alle 127 del 2010, alle 124 del 2012. Fino al dato terrificante del 2013: 134 donne uccise, una ogni 2,7 giorni. Secondo uno studio di Eures e Ansa, si tratta soprattutto di madri di famiglia tra i 25 e i 54 anni, uccise da un uomo con il quale avevano una relazione sentimentale. Si uccide più al Nord che al Sud: la poco invidiabile classifica è guidata dalla Lombardia, seguita da Emilia-Romagna, Piemonte e Lazio. Basilicata e Sardegna le regioni meno violente. Si uccide più in città che in provincia, soprattutto a Milano e Napoli. Il violento ha solitamente un’età superiore ai 55 anni, un livello di istruzione medio-alto ed è un operaio o un impiegato. È un dato sorprendente. Il segno che la
violenza sulle donne ha perso quel carattere “di clan” - il «delitto d’onore» che aveva nei decenni passati. E anche l’immigrazione c’entra solo in parte. È un fenomeno frutto della modernità, legato a una società sempre più incapace di concepire i rapporti sociali, a cominciare da quelli più elementari, quelli familiari. Altro che «matrice patriarcale», quindi.
MA NEL RESTO DI EUROPA SI UCCIDE DI PIÙ
Ma la ricerca Eures-Ansa riserva anche un’altra sorpresa. Ci sono infatti Paesi civilissimi che stanno assai peggio di noi: la Francia, ad esempio, 288 vittime nel 2009; e la Germania, 350. I dati dell’Eurostat, poi, lasciano a bocca aperta. In Italia, nel 2010, il tasso
di omicidio di donne era di 0,4 ogni 100mila abitanti: assieme a quello del Regno Unito e dell’Olanda, è il dato migliore d’Europa. Le vittime salgono di poco in Spagna e Francia (0,5) e in Germania (0,6). E anche le iper-femministe Svezia e Norvegia fanno peggio di noi (0,5 e 0,6). I dati diventano drammatici in alcuni Paesi dell’Europa dell’Est come la Romania (1,6), la Lettonia (3,5), la Lituania (3,1), l’Estonia (1,9). Stupiscono i dati di Belgio (0,8) e Lussemburgo (1,7). Segno che il femminicidio, in Italia, non è né un’emergenza, né un fenomeno legato a una presunta “arretratezza” del maschio italiano. È semplicemente un fenomeno inaccettabile, che andrebbe combattuto con più fatti e meno clamore mediatico.
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I TUOI DIRITTI
LA CRISI
COLPISCE ANCHE I DISABILI
La situazione economica complica il funzionamento della Legge 68/1999, che impone alle aziende l’assunzione di quote di personale appartenente alle categorie protette. Ecco cosa dice la normativa di Massimo Lanari
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a Legge 68 del 1999 ha rappresentato, per i disabili, un gigantesco passo in avanti per l’integrazione dal punto di vista lavorativo. Essa riguarda le persone in età lavorativa affette da minorazioni fisiche, psichiche, sensoriali o intellettive che comportano una riduzione della capacità lavorativa superiore al 45%; le persone invalide del lavoro con un grado di invalidità superiore al 33%; le persone non vedenti o sorde; le persone invalide di guerra, civili e per servizio. Tutte le aziende, pubbliche o private, con più di 50 dipendenti devono avere almeno una quota del 7% di questi soggetti; almeno 2 persone se le aziende hanno tra i 36 e i 50 dipendenti; uno tra 15 e 35. La legge, tuttavia, è stata scritta nel 1999. Altri tempi, e altra floridità per le nostre imprese. Ora, con la crisi imperante, cosa succede in caso di crisi aziendali, cassa integrazione e licenziamenti? L’articolo 3 della legge stabilisce che gli obblighi dell’azienda previsti dalla legge sono sospesi in caso di ricorso alla cassa integrazione straordinaria, all’amministrazione controllata e al contratto di solidarietà. “Gli obblighi sono sospesi per tutta la durata degli interventi, in proporzione all’attività lavorativa effettivamente sospesa e per il singolo ambito provinciale”. Questa sospensione si applica anche ai casi di ricorso alla procedura di mobilità. In questo caso tutti gli obblighi occupazionali sono sospesi per l’intera durata della procedura e, nel caso in cui
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quest’ultima si concluda con almeno 5 licenziamenti, restano sospesi per i 6 mesi successivi all’ultimo licenziamento. La cassa integrazione ordinaria, invece, non comporta la sospensione degli obblighi occupazionali. Tuttavia, la circolare del ministero del Lavoro 2/2010, rimette ai servizi provinciali competenti il compito di individuare strumenti alternativi per la soddisfazione dei diritti dei disabili all’interno dell’azienda. E per i lavoratori con disabilità già assunti? In caso di crisi, rischiano il posto o possono andare in cassa integrazione come tutti gli altri? In linea di principio, sì. Tuttavia, ogni volta che avviene un licenziamento, il datore di lavoro è tenuto a darne comunicazione al Servizio Provinciale per il Collocamento Obbligatorio entro 10 giorni e, entro 5 giorni, al Centro per l’Impiego. Il licenziamento è inoltre annullabile se, al momento della cessazione del rapporto, il numero delle persone occupate obbligatoriamente scende al di sotto della quota stabilita dalla legge.
DISOCCUPAZIONE RECORD FRA I DISABILI Tra i disabili è allarme disoccupazione: sono oltre 300mila in Italia i disabili senza un lavoro, e secondo i dati della Fish (Federazione italiana per il superamento degli handicap), solo il 16% dei disabili in età lavorativa riesce a trovare occupazione. Una situazione che è costata all’Italia una condanna da parte della Corte di Giustizia dell’Unione Europea per l’insufficienza delle politiche di inserimento dei disabili.
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IMPEGNO PER GLI ALTRI
CANI GUIDA
COMPAGNI FEDELI
La Scuola nazionale cani guida per ciechi di Scandicci: uno strumento per garantire ai non vedenti autonomia e integrazione di Stefano Padoan
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eminne, Edda, Iris. Sono i nomi dei primi tre cani guida addestrati dalla Scuola Nazionale Cani Guida per Ciechi il 25 Settembre 1929, che andarono a servire utenti provenienti da Firenze, Padova e Palermo. Da allora il centro, con sede a Scandicci (in provincia di Firenze) non si è più fermato, assicurando a molti non vedenti un’adeguata autonomia di movimento attraverso il valido e fedele aiuto di cani addestrati alla guida: un intervento che si propone di favorirne l’inserimento e l’integrazione nelle attività sociali e civili, per
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superare le barriere causate da questa particolare forma di disabilità. La Scuola opera a 360 gradi, dalla formazione dei cani alla creazione dell’affiatamento padrone-guida: oltre a curare l’approvvigionamento, l’allevamento, la selezione e l’addestramento dei cani, organizza infatti presso la propria sede anche dei Corsi d’Istruzione per insegnare ai non vedenti il corretto uso e la giusta cura del cane, nonché a favorire la reciproca conoscenza ed armonia tra i due. L’accompagnamento del disabile prosegue poi con controlli periodici sulle condizioni di salute e sull’efficacia del cane guida. Ma non solo: l’azione del Centro è anche rivolto all’esterno, oltre il mondo della disabilità. Molte infatti sono le iniziative per informare e sensibilizzare le persone su quanto la Scuola fa per le persone affette da cecità, a partire dalle visite guidate
– disponibili anche per scolaresche – per cui è previsto un programma che non solo illustra le attività svolte e le finalità del servizio, ma che permette anche di osservare da vicino il lavoro sul campo degli operatori. I visitatori possono così avere una dimostrazione delle capacità che sviluppano i cani in fase di addestramento con dei momenti di socializzazione. La Scuola è inoltre disponibile a svolgere attività specifiche direttamente nelle scuole, portando nelle singole classi dei percorsi formativi ad hoc per esigenze e fascia d’età. Come rendersi utili? È possibile effettuare donazioni in denaro o attrezzature, ma un primo passo è certamente informarsi sull’importante lavoro della Scuola, che si può contattare al numero 055 4382850 o inviando una mail all’indirizzo di posta elettronica scuola.cani.guida@regione.toscana.it.
Collezione Speedy
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PERSONAGGI
Elio & Geppi
CUCCIARI CON GLI “ADDAMS” GIOCHIAMO A FARE GLI INNAMORATI di Vincenzo Petraglia
In scena con una commedia musicale ispirata alla nota ed eccentrica famiglia degli anni ‘30 creata dal genio di 26
Geppi Cucciari (41 anni) ed Elio (53 anni), al secolo Stefano Belisari, saranno in scena dal 17 ottobre a Milano, e poi in diverse città italiane, con la commedia musicale La famiglia Addams, ispirata ai personaggi anni ‘30 creati da Charles Addams. La versione italiana, con le musiche originali di Lippa, vede alla regia Giorgio Gallione. Le coreografie sono di Giovanni Di Cicco e i costumi dello stilista Antonio Marras. Gli Addams si preannunciano uno degli spettacoli più attesi dell’anno.
© Robert Shami
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eppi Cucciari ed Elio, al secolo Stefano Belisari, sono una coppia formidabile, almeno in palcoscenico, dove li vedremo per un po’ di mesi in scena con La famiglia Addams, ispirata ai gotici personaggi creati da Charles Addams negli anni Trenta e diventati in seguito i protagonisti dell’intramontabile serie tv americana che proprio quest’anno compie cinquant’anni. Geppi, nel ruolo della conturbante Morticia, ed Elio, in quelli del dissacrante Gomez, esordiranno il 17 ottobre al Teatro della Luna di Milano, dove resteranno fino a Capodanno, per proseguire poi la tournée fino a marzo toccando città quali Torino, Trieste, Genova, Bologna, Roma, Firenze, Ancona, Lecce. Ruoli, quelli di Morticia e Gomez, a dir poco eccentrici e con molte stranezze, che calzano a pennello a questa coppia d’eccezione abituata a farci sorridere da anni a suon di battute e pungente ironia...
Elio, Geppi, perché non dovremmo assolutamente perderci il vostro spettacolo? ELIO: «Perché è eccezionale e poi perché avrete la possibilità di vedere sul palco me e Geppi in un musical, occasione più unica che rara. È uno spettacolo che fa ridere ed è fatto davvero molto bene grazie a un cast, sia artistico che tecnico, di altissimo livello». GEPPI: «Perché è un progetto corale bellissimo, divertente e curato in ogni dettaglio. Personalmente, essendo cresciuta a pane e Addams, una storia che ho amato sempre tantissimo, è una gioia immensa poter prendere parte a un progetto musicale che si ispira proprio alla loro storia». Cosa vi diverte di più dei personaggi che interpretate? G: «Nessuno è come sembra e tutto è più facile o difficile di quello che sembra e la famiglia Addams incarna questo concetto alla perfezione. Siamo tutte un po’ Morticia e ogni donna può
Charles Addams, i due artisti confessano il loro amore l’uno per l’altra a suon di stranezze e pungente ironia 27
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darle vita dentro di sé: sensualità, capriccio, cupezza fanno parte di ciascuna di noi. Avere poi affianco un marito come Gomez, amato con così tanta passione, è certamente divertente». E: «La caratteristica che mi piace e allo stesso tempo mi diverte di più è la normalità che si trasforma in anormalità. Gomez e Morticia sono, infatti, una coppia fissa e molto solida, al giorno d’oggi merce molto rara. E questo li trasforma in
una coppia assolutamente non normale. Gomez fa di tutto per mantenere unita la coppia e dimostra un attaccamento smisurato ai valori sacri della famiglia. Il suo ragionare al contrario poi mi fa ridere molto!». La loro eccentricità sicuramente contribuisce, come dite voi, a renderli più uniti che mai. Cosa ammirate di più del rapporto fra Morticia e Gomez? E: «Il loro amore incondizionato, incurante delle opinioni altrui. Loro fanno tutte le cose più strane di questo mondo, tanto che li guardi e dici: questi sono degli alieni! Ma ciò non li scalfisce minimamente. Volendo gli assomiglio e mi rivedo molto in questo loro modo di fare perché nella mia vita sono andato sempre un po’ contromano, pur considerandomi – magari agli occhi degli altri lo sono sempre apparso un po’ meno! – normalissimo». G: «Il loro segreto è il grandissimo amore, la passione, il desiderio. Sono una coppia con regole nuziali molto severe, hanno stabilito di dirsi sempre tutto e nella loro cupezza sono, se ci pensiamo, un’esplosione di gioia, anche se di passione più che di smancerie».
© Robert Shami
Elio, pregi e difetti di Geppi. «Geppi è adorabile ed è una perfezionista in tutto ciò che fa. Per cui direi che non ha difetti, quelli li ho tutti io: sono una frana e non mi ricordo le cose e i nomi delle persone». Stessa domanda per te, Geppi. «Io adoro quest’uomo! L’ho sempre amato e sono una sua grande fan da tempo immemore, per cui come potrei affibbiargli dei difetti? Semplicemente è perfetto così com’è e io sono strafelice di essere, tramite questo spettacolo, al suo fianco!».
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Elio, se Geppi fosse un animale, quale sarebbe? E: «Una tigre o una leonessa, perché ha una grande grinta e poi perché è Leone». G: «Un catopleba (la creatura leggendaria a cui si rivolgeva Elio in una sua famosa vecchia canzone, ndr)!». Elio, che negli Addams interpreta il dissacrante Gomez, si è preso belle soddisfazioni, sempre all’insegna della provocazione e dell’anticonformismo, con la band “Elio e le Storie tese”, da lui stessa fondata, e fra le svariate esperienze professionali c’è anche quella di giudice di X Factor 2010. È sposato e ha due gemelli di 4 anni: Dante e Ulisse.
Datevi l’un l’altra un consiglio spassionato... E: «Di non preoccuparsi troppo delle cose e di buttarsi un po’ di più. Lei è precisissima, che, per carità, è giusto, ma ogni tanto buttarsi fa bene». G: «Elio è delizioso e a me non piace dispensare consigli agli altri, anche perché in genere la vita disattende quasi sempre chi si erge a giudice o sapiente». Ma, alla luce del feeling che dimostrate di avere in palcoscenico, pensate che, se vi foste conosciuti prima, nella vita reale, avrebbe potuto nascere del tenero fra voi? E: «Non sono adatto a questo genere di argomenti, deve dirlo Geppi! Quando il Padre eterno ha distribuito le sue doti, mi ha dato sicuramente grande senso del ritmo, ma ha lesinato non poco in sensualità». G: «Elio sta da 25 anni con la stessa donna, il che oggi è una rarità, per cui penso che, nonostante lo apprezzi moltissimo come uomo e professionista, anche se lo avessi conosciuto prima di sposarmi (nel dicembre 2012 con il giornalista Luca Bonaccorsi, ndr), fra noi non sarebbe potuta nascere che una stupenda amicizia». Voi siete due personaggi brillanti e divertenti. Ma avete anche voi i vostri momenti bui? E: «Andare sul palco è una bolla che, durante le due ore di spettacolo, ti fa scordare tutto, ma, ovvio, nella vita reale ho anch’io, come chiunque altro, le mie preoccupazioni quotidiane. Forse vedere serio uno che fa ridere gli altri fa più impressione, e, infatti, se qualcuno mi vede serio, capita che mi chieda se c’è qualcosa che non va, proprio perché probabilmente si è abituati a vedermi sempre ridere. Ma, a meno che uno non assuma pesantemente droghe, non è che si può andare in giro sempre saltellando e ridendo!». G: «Credo che la gente pensi che un comico nella vita sia come sul palco e, infatti, magari qualcuno rimane deluso quando ci conosce nel nostro quotidiano, perché magari pensa che siamo super euforici e ininterrottamente divertenti e sempre pronti a far ridere. In realtà non è così, per fortuna. Ognuno di noi ha i suoi momenti riflessivi e di quiete...».
Cosa vi fa ridere di più nella vita? G: «Tutte quelle cose che non mi aspetto e in genere mi disorientano». E: «Nella vita reale non è che ci siano così tante cose che mi facciano ridere. Mi divete in genere guardare le cose da un’altra ottica, un po’ come fanno gli Addams, d’altronde. Per esempio, vedere la gente che litiga in macchina, spesso anche per motivi veramente futili, e il bello é che anche i diretti interessati, a lite finita, si rendono conto che era un litigio assurdo. Quindi, diciamo, che mi fa sorridere il lato comico dei litigi, come pure le gaffe o le situazioni imbarazzanti che si vengono a creare nelle cerimonie formali, che sono poi alla fine le cose che fanno ridere i bambini». In fondo gli Addams che porterete in giro per l’Italia è, fra le altre cose, proprio un invito ad andare oltre le apparenze, a guardare le cose secondo un’altra ottica al di là di ogni tipo di standardizzazione... E: «Che è la chiave dell’ironia, il senso comico di questa storia e della vita! Trovo che guardare le cose da un’ottica opposta a quella cui sia abituati sia un ottimo esercizio per tutti. Un esercizio cioè a non chiudersi nel proprio recinto ma a guardare oltre la staccionata. In genere vivere in modo standardizzato dà maggiori sicurezze ma ci impoverisce e
ci priva di molte altre possibili forme di pensiero. E purtroppo in Italia, ma non solo in Italia, si ama vivere nel conformismo. Gli Addams possono essere, dunque, una lezione molto allegra di anticonformismo. Un parola che è sulla bocca di tutti, ma della quale però non si conosce il vero significato. Penso che ci sia molto più conformismo oggi, spesso strisciante, poco evidente, ma molto molto radicato, di altri periodi tradizionalmente ritenuti come molto conformisti, come per esempio gli anni ‘50 e ‘60. Oggi, a mio avviso, l’Italia è un Paese molto più conformista di allora!». Comicità e bellezza in che rapporto stanno? E: «Diciamo che è difficile che un comico sia anche bello, forse anche perché il Padre eterno, quando ha distribuito le sue doti, non le ha date, tranne rare eccezioni, tutte ad un’unica persona. A ognuno i suoi talenti!». G: «La bellezza non è una cosa che mi appartiene e sono perfettamente conscia di non essere affetta da bellezza oggettiva, ma questo non ha certo reso la mia vita meno bella o più difficile! Anzi mi ha portata a sviluppare, come dice Elio, altri talenti e a lavorare forse di più sulla mia vita interiore. Fortunatamente le donne possono conquistare il mondo e risultare attraenti agli occhi degli altri anche con il sorriso che riescono a generare negli altri, con la propria personalità, il fascino, la sicurezza che hanno in loro stesse. La bellezza non è mai lontana dall’intelligenza...».
discriminate!». E: «Le donne hanno sicuramente altre doti rispetto a noi uomini e penso che non sia giusto che i ruoli di potere siano occupati prevalentemente da maschi in quanto maschi. Ma come al solito in Italia arriviamo sempre dopo... Credo, comunque, che un po’ alla volta le cose stiano cambiando e più donne capaci nei ruoli che contano potranno sicuramente dare una bella mano a questo nostro magnifico ma malconcio Paese».
Ma se ci fossero più donne al potere, secondo voi vivremmo in un mondo migliore di quello attuale? G: «Non penso che le donne siano migliori degli uomini e viceversa. Non si può e non si deve mai generalizzare perché la realtà è sempre più complessa di quello che appare. Credo solo che ciascuno dovrebbe avere le sue opportunità in base al proprio merito e alle proprie capacità. Quello che ad oggi è oggettivo è che le donne, a parità di merito, guadagnano meno e sono più
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Quanto è importante, però, ridere, giocare nella vita? G: «È uno dei condimenti più importanti della vita, qualsiasi tipo di esistenza tu abbia deciso di fare. Intendo che tu faccia del sorriso il tuo lavoro o meno. Il sorriso, l’umorismo, il prendere e prendersi in giro, ti infonde serenità. Perché chi sorride è in genere sereno o quantomeno riesce a mettere per un attimo da parte ciò che lo preoccupa. La leggerezza aiuta ad affrontare meglio qualsiasi problema o disavventura della vita». E: «È fondamentale, nella vita, come nel lavoro. Per me che lo faccio poi come lavoro, intrattenere è una cosa fantastica, visto che le cose vanno sempre peggio, fra l’altro. Mi vengono in mente i vari Totò e Aldo Fabrizi, che anche in tempi di guerra avevano, fra le altre cose, l’importante ruolo di far ridere le persone! Credo sia molto bello che ci sia qualcuno in grado di sollevare un po’ gli esseri umani dalle proprie pene».
Geppi, che nella commedia veste i panni della conturbante Morticia, ha un trascorso di giocatrice di pallacanestro di serie A2 e, oltre a essere una graffiante comica, è anche un’artista a 360 gradi, capace di spaziare agevolmente tra cinema, televisione e teatro. È sposata dal 2012 col giornalista Luca Bonaccorsi.
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PERSONAGGI PERSONAGGITV
FRANCESCA
CHILLEMI
DA PICCOLA ERO UN DISASTRO, MA SOGNO DI DIVENTARE UNA MAMMA COME LA MIA di Giulio Serri
Tornata in tv nello scatenato convento di Che Dio ci aiuti, l’ex Miss ci racconta la sua vita tra sogni di bambina e un futuro forse americano
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olare, semplice, spiccatamente mediterranea. In lei c’è quella malia e quel misterioso fascino delle giovani donne del nostro Sud, accarezzate dal sole e profumate di mare. Eccola Francesca Chillemi. Ventinove anni e una naturale prorompente bellezza che le ha fatto vincere la fascia di Miss Italia nel 2003, a soli 18 anni. Da quel traguardo si sono susseguite tante fiction di successo, ultima
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delle quali Che Dio ci aiuti, in onda in queste settimane su Rai1 e arrivata alla terza serie. Così i telespettatori la stanno ancora una volta apprezzando nei panni della spassosa Azzurra Leonardi, alle prese con le avventure del convento gestito dalla vulcanica Suor Angela, interpretata da Elena Sofia Ricci. Alla sua maniera: umile, concreta, da siciliana che si affida più alla saggezza del destino che alle sirene del
successo, Francesca sta percorrendo tutta la gavetta necessaria per diventare quello che sognava fin da bambina a Barcellona Pozzo Di Gotto, in provincia di Messina: una brava attrice. Idee molto chiare anche in fatto di sentimenti: è pendolare per amore tra l’Italia e l’America, dove vive il fidanzato statunitense Jonathan Chetrit: “Gestire una storia a distanza non è affatto facile ma ne vale la pena e mi fa sentire speciale”.
La Chillemi insieme al cast di Che Dio ci aiuti, che racconta le divertenti avventure del convento guidato da Suor Angela, interpretata da Elena Sofia Ricci
Ti stiamo vedendo nella terza serie di Che Dio ci aiuti 3. Che aria si respirava sul set durante le riprese? «C’è stata davvero grande armonia tra tutti gli attori e non posso che ricordare con un pizzico di nostalgia i giorni di lavorazione. Forti dell’ottimo risultato ottenuto nella stagione precedente, ciascuno di noi si è impegnato al massimo e con grande entusiasmo per regalare anche stavolta al pubblico un prodotto televisivo di qualità, una fiction capace di far riflettere, emozionare e divertire al tempo stesso. E poi recitare al fianco di Elena Sofia Ricci è stato un privilegio per me e le mie colleghe. È una donna straordinaria, oltre che una fuoriclasse della recitazione. E sentirle addirittura dire che lavorare al nostro fianco l’ha migliorata, mi ha riempito il cuore di gioia». Ci sono somiglianze tra te e questo ruolo? «È un prodotto leggero ma non superficiale. Si entra nell’anima dei personaggi, si toccano con mano i problemi della vita reale sempre in modo molto delicato. Dietro ad ogni difficoltà c’è sempre un “happy end”, una parte positiva. Ed ecco che le persone si possono immedesimare o riconoscere in alcuni tratti della loro vita».
Questo sceneggiato ha rafforzato in te la fede? «Credo di si. Questa serie è stata per me un’importante avventura professionale ma anche e soprattutto un’esperienza umana davvero formidabile. I temi religiosi che fanno da sfondo alle vicende dei protagonisti mi hanno fatto più volte riflettere». Hai mai conosciuto nella vita reale religiose come Suor Angela? «Da piccola frequentavo un asilo di suore e non potrò mai dimenticarmi di Suor Zelia: l’adoravo, eravamo sempre insieme. Non l’ho mai più rivista perché fu trasferita da Barcellona, ma ho di lei un ricordo dolcissimo». Che impressione ti ha fa un Papa che porta il tuo stesso nome? «Papa Francesco sta portando avanti un messaggio di grande umiltà, purezza e dolcezza. Ma allo stesso tempo sta donando ai fedeli quell’energia che serviva per tornare ad essere vicini alla Chiesa. Mi sto rispecchiando molto nella sua figura». È un periodo difficile per i giovani d’oggi. Come vedi i tuoi coetanei? «Abbiamo bisogno di tanta speranza. Nonostante sia una privilegiata perché grazie a Dio ho sempre lavorato fin da quando avevo 18 anni, vedo il
futuro di noi ragazzi incerto e preoccupante. Credo e spero nello stesso tempo in un cambiamento». Sogni di diventare madre? «Certo, ma soprattutto sogno di essere capace di dare ai miei figli ciò che i miei genitori hanno trasmesso a me. Vorrei essere come la mia mamma Maria, che ha educato me e i miei fratelli insegnandoci i veri valori della vita: l’onestà, il rispetto verso il prossimo, la sincerità nei rapporti umani. Quanti figli vorrei? Tutti quelli che Dio vorrà». Tu che bambina sei stata? «Un disastro! Dovreste sentire i racconti di mia madre in proposito per farvi un’idea chiara di quante ne combinavo. Ero una piccola piena di vita e nessuno era capace di fermarmi. Mamma diceva sempre, in dialetto siciliano, che ero “Spassu di fòra e triulu d’intra i casa”: fuori ero un tesoro, ma in famiglia ero un terremoto». Come hanno reagito i tuoi genitori quando hanno capito che volevi fare spettacolo? «Mia madre all’inizio mi ha sostenuta tanto, poi quando ha compreso che sarei stata spesso lontana da casa ha cominciato a dire: “Ma chi me lo ha fatto fare?” La Sicilia non è poi così
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vicina e non mi capita spesso di poter andare a trovare la mia famiglia». Se non avessi fatto l’attrice, quale lavoro avresti intrapreso? «Non ho un mestiere di riserva anche perché sono cocciuta e batto il chiodo sempre sullo stesso posto. Se dovesse andarmi male con lo spettacolo, forse cambierei vita completamente e mi trasferirei a New York, una metropoli che amo profondamente. Adoro l’aria che si respira negli Stati Uniti, lì si va avanti per meriti e non per raccomandazione». Hai dei modelli a cui ti ispiri? «Claudia Cardinale e Julia Roberts. Con la Cardinale ho, per ora, solo una cosa in comune, la voce roca. Chissà che, con il passare del tempo, non possa avvicinarmi al suo stile». Come ti mantieni in forma? «Mi sforzo di andare ogni tanto in palestra, ma sono poco costante. La mia valvola di sfogo, che mi aiuta anche nel lavoro, è il pilates, un tipo di ginnastica molto utile per migliorare la forma fisica e il benessere psicofisico. Oltre al pilates ricarico le mie energie con lo yoga e gli esercizi dei Cinque Tibetani. Hanno il vantaggio di far lavorare la muscolatura in modo armonico e di attivare l’energia vitale». Chi è veramente Francesca Chillemi? «Una ragazza semplice, entusiasta della vita, una persona a cui piace stare in mezzo alla gente. Non sono solitaria, ombrosa ma molto espansiva. Anch’io, come tutti, ho avuto comunque le mie piccole cadute». Come ti sei rialzata? «Con la fede e la tenacia. Il mio motto è “Finché hai la salute, c’è tutto”. Ogni cosa, anche la più lacerante, la puoi superare se stai bene fisicamente». Se dovessi associare la tua vita ad un colore, quale sceglieresti? «Il rosso: la passione, l’allegria, l’energia. Questa tonalità rispecchia esattamente quella che sono».
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LE COUGAR SCATENATE DI
PECHINO EXPRESS «Anche quando noi donne siamo prede, è perché abbiamo deciso di esserlo» di Roberta Valentini
EVA GRIMALDI (53 ANNI) E ROBERTA GARZIA (42 ANNI) FORMANO A PECHINO EXPRESS LA COPPIA DELLE COUGAR E STANNO RISCUOTENDO GRANDE SUCCESSO E SIMPATIA ANCHE NEL PUBBLICO DA CASA. 34
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e hanno ribattezzate “Le Cougar”, le donne-puma. E “ feline” lo sono davvero: «Nel senso che siamo indipendenti, curiose, sempre informate e pronte a metterci in gioco», spiegano. È un momento d’oro, questo, per Eva Grimaldi e Roberta Garzia. Le due attrici, che insieme formano una delle coppie più seguite di Pechino Express 3, il reality d’avven-
tura in onda il lunedì sera su Rai2, condotto da Costantino della Gherardesca, hanno già vinto: per la spontaneità, la simpatia, la capacità di mettersi in gioco, di non prendersi mai troppo sul serio e di non cadere in una dinamica, spesso tipica del mondo femminile, quella della competizione. Insomma, «siamo due maschiacci», come hanno raccontato in questa divertente intervista a due voci.
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R: «Sono fidanzata con un “attempato”, per me niente toy-boy, mai avuti, solo coetanei o persone più grandi. Ma se per cougar parliamo di donna indipendente, sicura di sé, dominante, che sa il fatto suo, allora sì, mi ritrovo nella definizione». Se doveste scegliere un uomo per voi, tra tutti i concorrenti maschi di Pechino Express? E: «Sono la più grande del gruppo, certe esperienze le ho già fatte, per cui dico: Costantino tutta la vita! A parte Costa, forse Emiliano, che ha una cultura della vita quotidiana, e uno dei fratelli, Clementino, un ragazzo carinissimo con cui ho giocato in coppia per una puntata». R: « In realtà, dal punto di vista dell’attrazione, non mi ha ispirato nessuno. Però sono nate delle bellissime amicizie, soprattutto con “I Coreografi” e con “Gli Eterosessuali”, che da quando sono stati eliminati hanno gettato nella disperazione l’universo femminile televisivo». Nel gioco della conquista amorosa, vi sentite più prede o cacciatrici? E: «Beh, forse una cacciatrice, anche se sono una romantica e nel gioco della conquista lascio sempre e solo intuire, non mi mostro mai completamente». R: «Sono stata sia una preda che una cacciatrice. Alla fine, però, penso che siano sempre le donne a scegliere: si tratta di un gioco in cui ci si scambia i ruoli, un rituale. Anche quando noi donne siamo prede, è perché abbiamo deciso di esserlo». Escluse voi, chi vorreste veder vincere? E: «Forse “Gli Sposini”: mi sciolgo davanti al loro amore. Sono la coppia che non scoppia, due persone simpatiche con tanto interesse e amore anche per il prossimo».
R: «Se non li avessero esclusi, “Gli Eterosessuali”, perché sono forti e simpatici. E poi anche “I Coreografi” non mi dispiacciono». Tra tutti i concorrenti, il più simpatico e il più antipatico… E: «Alessandra Celentano è stata una scoperta in senso positivo. Non mi aspettavo certi suoi atteggiamenti fuori dalle righe, lei con il suo rigore da ballerina classica, invece quando la guardo, con la sua fascia in testa, mi viene da ridere. E poi anche Corrado. Gli antipatici, invece, non sono pervenuti: siamo una bel gruppo». R: «La più simpatica è la Celentano, è stata una sorpresa: umana, disponibile, carina, vera… Antipatici? Forse “I Benestanti”, perché li ho conosciuti poco». Che cosa vi aspettate da Pechino Express?
© Frezza e La Fata
Vi descrivete? EVA: «Sono una Vergine rompiscatole». ROBERTA: «E io una Cancro ascendente Vergine, lunatica e stralunata». Che cosa avete pensato quando vi siete conosciute? E: «Ho pensato che ci avesse fatto incontrare il destino. Eravamo in treno, dopo aver partecipato a una puntata pilota di Pechino. E ho scoperto che io e Roberta avevamo lo stesso osteopata, un’amica in comune che è la mia ex cognata, e la stessa esperienza di vita dolorosa, la perdita di un genitore alla stessa età, 23 anni. Ho pensato: “È lei la mia compagna di Pechino, viene con me!”…». R: «A parte le coincidenze, io e Eva abbiamo capito di avere diverse affinità elettive e caratteriali. E poi ho scoperto una donna semplice, simpatica, spontanea, con la sua verità, molto corretta e professionale, lontana anni luce dall’immagine della diva».Ma tu sei la classica italica mamma-chioccia un po’ ansiosa o li lasci liberi di scoprire il mondo? Pregi e difetti della vostra compagna di viaggio? E: «Roberta è un po’ logorroica, fa troppi monologhi, soprattutto quando sono stanca e vuole incitarmi a non mollare. Il pregio? È una ragazza d’oro, onesta, umana, ha uno dei più bei sorrisi degli ultimi tempi: quando sorride, accade qualcosa…». R: «Eva è un po’ troppo testarda, proprio come me, e quindi questo suo “difetto” ci fa scontrare un po’. Però è anche una persona molto positiva, si butta nelle cose e questo non ha prezzo». Siete state ribattezzate “Le Cougar”: vi identificate in questo tipo di donna un po’ aggressivo, che ama relazionarsi con partner maschili molto più giovani? E: «Il fenomeno delle cougar è sempre esistito, solo adesso se ne parla di più, grazie a donne famose come Demi Moore, che hanno scelto partner più giovani. Ma non dimentichiamoci che io ho precorso i tempi, quando ero fidanzata con Gabriel Garko! Comunque, attualmente, mi sento una cougar dal punto di vista caratteriale: nel senso che sono indipendente, felina, prendo l’iniziativa. Sentimentalmente? No comment, lasciamo stare».
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E: «Nulla, ma sono felice che il pubblico stia scoprendo un’Eva Grimaldi diversa, la donna che sono veramente, al di là dell’immagine patinata alla quale erano abituati. Sono nata in una famiglia povera, non ho avuto la possibilità di studiare, da bambina sono cresciuta con i regali della Caritas. Quando ho cominciato a fare l’attrice, mi hanno costruito questa immagine di diva sexy: non rinnego nulla, per carità, ma diciamo che con Pechino mi sono riappropriata delle mie origini, della mia parte più vera: diciamo che Eva ha fatto pace con Milva (il nome di battesimo della Grimaldi, ndr). Poi, magari, arriva qualche nuova proposta di lavoro: un nuovo programma televisivo, un ruolo in una commedia brillante, chissà…». R: «Pechino è una grande esperienza di vita, un viaggio incredibile che mai avrei avuto occasione di fare in questa maniera, un’occasione di incontro con altri mondi e culture, una grande crescita. E poi è un programma che mi dà la possibilità di essere conosciuta come persona dal pubblico a casa, visto che per natura sono molto riservata, oltre a essere un modo per ampliare gli orizzonti professionali». Durante il vostro viaggio ci sono stati diversi momenti difficili. Se pensate alla vostra vita, qual è stato quello più doloroso e quello più felice? E: «Il più doloroso, la morte di mio padre Bruno, quando avevo 23 anni. E poi il divorzio da Fabrizio, il mio ex marito, l’ho vissuto come un vero e proprio lutto. Un lutto che però mi ha dato la possibilità di riavvicinarmi a me stessa, di riscoprirmi, dopo un’esperienza di volontariato in Africa dove ho toccato con mano il dolore della gente povera. Il più felice? Io sono sempre felice, per qualunque cosa, dalla buona salute delle persone care, al contratto di lavoro firmato, fino alla bella giornata di sole». R: «La perdita dei miei genitori, mia madre Nunzia nel ’94 e mio padre Luciano nel 2006 sono i due buchi neri della mia vita. Momenti felici? Beh, tanti. L’ultimo, quello in cui mi hanno detto che avrei fatto Pechino. E poi, la convivenza con il mio fidanzato, Alessandro. L’abbiamo decisa un anno fa e questa nuova situazione mi
dà molta forza e sicurezza: sì, vivere con lui mi rende molto felice, anche perché mi sostiene nel lavoro, rispetta i miei spazi, fa il tifo per me». Se pensate alla maternità… E: «Mi è mancata molto, avrei voluto un figlio durante il mio matrimonio, ma quando si tratta di bambini è Dio che decide, e nel mio caso non è arrivato… Un figlio ora alla mia età? No, penso che i genitori debbano essere giovani. Le adozioni? Sono favorevole, anche ai single e alle coppie gay». R: «Mai avuto grande spirito materno, forse anche per le situazioni di perdita familiare che ho vissuto, però negli ultimi tempi qualcosa è cambiato, anche se lo devo elaborare, perché ho ancora molto da realizzare a livello
professionale. Intanto, faccio le prove generali con il mio cane, Quentin». A parte Pechino Express, a quale programma partecipereste? E: «Mi piace molto Tale e Quale Show. Comunque, dopo Pechino, ho tanti progetti nuovi, anche se non ne posso parlare». R: «Forse mi piacerebbe un programma come Ballando con le stelle. Ma sono aperta a tutti i tipi di esperienze, cinema e teatro compresi». Una tentazione alla quale non sapete dire di no? «I peccati di gola!» (rispondono, ridendo, all’unisono).
La Grimaldi è stata legata, tra il 1997 e il 2001, a uno dei sex symbol assoluti del piccolo schermo, Gabriel Garko, con cui si lasciò pochi mesi prima del matrimonio e col quale è rimasta comunque in ottimi rapporti.
Roberta Garzia, nota soprattutto per il suo ruolo di Gaia in Camera Caffè, ha maturato svariate esperienze in teatro e televisione, dove ha interpretato ruoli in serie quali Carabinieri, Distretto di Polizia, Don Matteo, Il commissario Manara e I Cesaroni.
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MODA
IN BIANCO Non manca nulla a Martina Colombari, tailleur giacca pantalone con tanto di gilet. A ingentilire e impreziosire il tutto borsa e scarpe Roger Vivier
DOPPIOPETTO Color del cielo, seta e panta-capri, questa è la soluzione scelta dalla top model Karolina Kurkova
A VITA ALTA Il pantalone scelto da Ivanka Trump. La figlia del magnate americano rimane sulla scala dei grigi e ravviva con un top/camicia monospalla in seta
STILE Garçoniere
MODA PERSONAGGI
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Sensuali e raffinate rubando dall’armadio di lui. Impazza sempre di più lo stile “garçonniere”, in realtà iperfemminile se giocato con accessori e sovrapposizioni che ingentiliscono la mise fino a portarla all’eleganza più estrema. Nuove rivisitazioni di smoking donna, nuovi materiali che rifrangono luce, tagli precisi che esaltano la linea delle gambe e abbinamenti inaspettati per un look che dimostra carattere senza scoprire nulla.
SMOKING Così vestita Angelina Jolie sarebbe sicuramente entrata nelle grazie di Yves Saint Laurent, l’indimenticabile stilista francese che per primo lanciò lo smoking da donna.
MODA LOOK
Quasi
COME LUI di Federica Piacenza
GAIA TRUSSARDI
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Per l’ispirazione, una sbirciatina all’armadio di lui. Il completo giacca-pantalone non è mai stato tanto attuale. Over o più aderente alla figura è perfetto di giorno come la sera, pratico nelle stagioni più fredde e versatile quanto basta. Ammiccante per natura lo si porta con una camicia, con un sottogiacca ma anche a pelle. Rigorosamente con tacco alto.
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BELLEZZA
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ettonate e molto in voga, BB cream e CC cream sono le protagoniste di molti spot e, ormai, un must per molte donne. Numerose aziende le hanno presentate come una vera rivoluzione nel mondo del cosmetico e del make up. Sono pubblicizzate come prodotti indirizzati soprattutto a ragazze giovani, in realtà sono degli ottimi prodotti per tutte le fasce di età. Vediamo insieme cosa sono e soprattutto a cosa servono e come sceglierle. Fino a pochissimi anni fa, per uniformare e correggere il colorito esistevano solo fondotinta e correttori. Nella maggior parte dei casi, i fondotinta sono delle emulsioni addizionate con pigmenti colorati che determinano la coprenza del prodotto e, in base alla loro percentuale più o meno alta, possono essere liquidi, semi-cremosi, cremosi, compatti o in polvere libera di origine minerale, ottima per le persone con pelle grassa in quanto spiccatamente assorbenti. Da questi prodotti, ritenuti da molte donne troppo “pesanti”, sono nate le creme colorate, le antenate dell’attuale BB cream. La BB cream è stata il primo innovativo prodotto presentato sul mercato ideale per uni-
di Manuela Blandino COSMETOLOGA
formare l’incarnato; ha rivoluzionato il concetto della cosmesi sostituendo i fondotinta e le creme idratanti, con un solo prodotto che può gestire tutte le esigenze della pelle, comprese quelle del trucco. Poi è arrivato il turno della CC cream, che, in parte, ha sostituito la BB cream nelle abitudini quotidiane delle donne.
COS’È LA BB CREAM?
Nel 2012 è stata prodotta, in Germania, la prima BB cream (Blemish Balm Cream o Crema Balsamo Lenitiva), con l’obiettivo primario di lenire e rigenerare la pelle sensibile dei pazienti che avevano subito un trattamento laser in ambito chirurgico e dermatologico. Questa crema è stata subito apprezzata dal mercato della
ESSENCE ALL-IN-ONE CC CREAM CREMA E CORRETTORE VISO 30 ml € 3,45 Crema idratante, colorata e coprente per il viso. La formulazione è leggera e oil-free e mantiene, a lungo, un ottimo effetto opacizzante. La sua innovativa texture multifunzionale dona risultati perfetti: la pelle appare, subito, senza difetti. Questa nuova all-in-one CC cream corregge le irregolarità cutanee e le macchie. I rossori sono attenuati e la pelle è levigata e vellutata. Inoltre, la protezione solare SPF 30, rende questo fondotinta ideale per tutti i tipi di pelle. Il prodotto è dermatologicamente testato.
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BELLEZZA
cosmesi. Si tratta di una miscela ben bilanciata tra un delicato fondotinta, una buona crema idratante ed una efficace protezione solare arricchita con principi attivi antiossidanti. Inoltre, grazie alla sua formulazione, attenua i rossori e le lievi imperfezioni cutanee. Finalmente un prodotto “all in one”: idratazione, protezione e pelle uniforme con un solo gesto.
LA CC CREAM
La CC cream (Corrective Colour o Crema Correttiva) è stata definita la «rivoluzione nel mondo della cosmesi» del 2013. È l’evoluzione della BB cream.e contiene, nella sua formula, tutti i suoi benefici ma ha un plus in più: corregge perfettamente le imperfezioni dell’incarnato. La coprenza è superiore a quella di un normale correttore viso e l’assenza di oli rende questo prodotto perfetto per chi ha una pelle mista o grassa, in quanto dona alla pelle un buon effetto matt (opacizzante) che dura tutto il giorno. Entrambi i prodotti idratano, ma possono sostituire la classica crema viso che usiamo abitualmente? L’idratazione dipende da molti fattori: il tipo di pelle, la stagione e le abitudini personali. Si può utilizzare la BB o la CC cream sia da sola, sia dopo aver applicato sul viso il siero o la crema che meglio garantiscono, alla nostra pelle, comfort e un’idratazione più duratura. Generalmente, in estate è sufficiente da sola. La sera, è buona abitudine detergersi sempre il viso,
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CONSIGLIO Il fondotinta o una crema colorata hanno la funzione primaria di uniformare il colorito della nostra pelle; di conseguenza va scelto sempre in base al reale colore della nostra cute, non in base a quello che si vorrebbe avere, non dobbiamo cambiare colore. Un fondotinta troppo chiaro o troppo scuro contrasterebbe in maniera evidente con il colore naturale di mani, orecchie e collo, con un effetto tutt’altro che gradevole. In base al proprio tipo di pelle si può scegliere un prodotto cremoso, uno opacizzante o uno minerale. Il tono del colore deve essere identico a quello della zona inferiore del viso (margine della mandibola) e va controllato alla luce naturale: se non si vede, è il colore giusto per noi.
qualsiasi prodotto sia stato applicato durante il giorno, e vaporizzare sul viso e sul collo un tonico specifico: questo permette alla pelle di rimanere fresca e tonica e di eliminare le impurità della giornata.
E IN FUTURO?
In America è già in vendita la DD cream, un nuovo prodotto che sorpassa il concetto delle due creme precedenti promettendo faville per la pelle del viso. Adesso ognuna di noi sa quale può essere il prodotto migliore per il suo viso.
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IN ONDA
INCONTRI RAVVICINATI DEL... QUARTO TIPO di Stefano Padoan
C’è tutta la fantascienza di Steven Spielberg in Extant, la nuova serie creata da un giovane sceneggiatore che ha visto prodotta la propria idea dopo aver vinto un concorso per autori
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issioni spaziali, misteriosi alieni, androidi di ultima generazione: devono essere stati questi gli ingredienti che hanno conquistato Steven Spielberg, convincendolo a imbarcarsi nel progetto Extant. In effetti la serie tv, presentata in anteprima italiana al Roma Fiction Fest, condensa tutto l’immaginario fantascientifico più amato dal famoso cineasta americano e getta ponti ideali con film come Incontri ravvicinati del terzo tipo e A.I. – Intelligenza artificiale. Ma c’è una particolarità in più: al centro delle vicende c’è una donna e la sua famiglia, una famiglia capace di cambiare le sorti della storia umana. Molly Woods è un’astronauta di grandissima esperienza, che fa ritorno a casa dopo una missione in solitaria nello spazio durata tredici mesi. Il riadattamento alla vita terrestre e il riallacciamento dei legami famigliari con il marito John (che si occupa di intelligenze artificiali) e il figlio Ethan (in realtà un prototipo di androide), sono tuttavia sconvolti da una notizia inquietante: nonostante l’assoluta solitudine in cui ha operato nell’ultimo anno, la donna scopre di essere incinta. Un dramma personale che però ha una portata ben più ampia ed è destinato a cambiare il corso dell’umanità.
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Dopo la recente messa in onda negli Stati Uniti, Extant è ora trasmessa su Rai 3 dal 18 settembre, a poche settimane dal debutto americano. Un esordio che ha folgorato tutti facendo registrare ascolti vicini ai 10 milioni di spettatori. E pensare che l’autore della serie, Mickey Fisher, fino a poco tempo fa era pressoché sconosciuto: il giovane sceneggiatore ha potuto trasformare in realtà il suo copione solo dopo le selezioni ad un concorso. Un sogno che si realizza dunque, e alla grande se consideriamo che per l’occasione la produzione ha radunato un cast stellare: oltre a Halle Berry, premio Oscar nel 2002 per Monster’s Ball, ritroviamo nei panni del marito Goran Višnjić, ovvero l’amatissimo dottor Luka Kovač nella serie E.R.. Ad affascinare l’attrice è stata certamente la profondità del ruolo. La protagonista è infatti una donna forte, preparata e sicura di sé: un’eroina a tutto tondo insomma – non uno dei tanti anti-eroi che popolano la televisione odierna – ma non per questo un personaggio appiattito e monodimensionale, anzi pur sempre sfaccettato e complesso. Ed è la natura del personaggio Molly a suggerire lo sfondo epico di Extant che, pur trattando una storia famigliare, riesce ad alternare momenti di intimità a tematiche di ampio respiro.
STEVEN SPIELBERG L’attesissima serie Extant nasce, in realtà, da un concorso per sceneggiatori promosso da niente meno che uno dei registi più prolifici, amati e ricchi d’America. Steven Spielberg,regista e produttore di numerosissimi film, molti dei quali diventati cult, è stato inserito al 26º posto nella lista dei cento geni viventi stilata dal The Daily Telegraph. In oltre trent’anni di carriera, grazie ai suoi film ha ottenuto in totale 109 premi, raccolti in ogni parte del mondo. Due gli Oscar vinti come regista, nel 1994 e nel 1999, per Schindler’s List e Salvate il soldato Ryan.
Goran Višnjic, divenuto celebre con il personaggio del dottor Luka Kovac di E.R., interpreta ora John, l’ingegnere appassionato di intelligenza artificiale, sposato con l’astronauta Molly Woods (Halle Berry).
Ne è passato di tempo da quel lontano 2009, quando E.R. - Medici in prima linea chiuse i battenti dopo quindici gloriose stagioni, privando il pubblico italiano di alcuni dei personaggi più amati degli anni 2000. Se però del dottor Doug Ross alias George Clooney possiamo seguire la luminosa carriera e ogni tanto rincrociamo sullo schermo anche Noah Wyle (interprete di John Carter), dell’affascinante dottor Luka Kovač avevamo decisamente perso le tracce. A riportarlo sugli schermi del Bel Paese ci pensa nuovamente la Amblin, la casa di produzione di Steven Spielberg che, dopo averlo portato alla ribalta nelle corsie del County General Hospital, ha pensato a lui per la sua nuova serie televisiva. Eccolo dunque ricomparire in Extant nei panni del professor John Woods, marito della protagonista Molly (Halle Berry). I tratti distintivi che l’hanno reso così popolare negli anni da “medico in prima linea” ci sono ancora tutti: capelli corvini che disegnano un ciuffo sbarazzino, occhi grigi che danno vita a uno sguardo magnetico... e persino il camice bianco; non più da dottore
però, ma da ingegnere robotico che sta sperimentando un nuovo prototipo di umanoide. Ma il camice non è l’unica divisa che l’attore quarantaduenne ha indossato nella sua vita: il dottor Kovač ha infatti un passato da soldato dell’esercito croato. Nato a Sebenico, figlio di un autista di autobus e di una commessa, a 18 anni Goran accetta volontariamente di prolungare di alcuni mesi
il servizio militare per combattere come parà nella guerra jugoslava. Solo terminato il conflitto si iscrive all’Accademia d’Arte Drammatica di Zagabria e inizia a recitare in teatro esordendo, a soli 21 anni, nei panni di un sorprendente Amleto. Da lì al set di E.R. (1999) il passo sarà breve. Smessi i panni da medico, però, l’attore croato ha avuto la chance di tornare in azione, in un ruolo vicino al passato militare: prima di approdare a Extant, infatti, è stato vicino a interpretare James Bond in Casino Royale, ingaggio poi ottenuto come è noto da Daniel Craig.
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PERSONAGGI TV
IL RAPPER DAL CUORE TENERO
DA ROZZANO A X FACTOR PASSANDO PER I CONTEST RAP. CONOSCIAMO PIÙ DA VICINO FEDEZ, L’IDOLO DEI TEENAGER NUOVO GIUDICE DEL TALENT DI SKY: OLTRE AI TATUAGGI C’È DI PIÙ 48
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di Stefano Padoan
ono 16 i chilometri che separano Rozzano, città poco a sud di Milano, dagli studi di X Factor. Mai questa distanza appariva più incolmabile quando, il 15 ottobre 1989, nasceva nel capoluogo lombardo Federico Leonardo Lucia, ragazzo di periferia destinato
a diventare, a soli 22 anni, un idolo dei teenagers; tanto da approdare al popolare talent attualmente in onda su Sky Uno, nella veste illustre di giudice. Un successo che parte dal basso dunque, costruito inizialmente nella scena hip hop indipendente: Federico, in arte Fedez, muove i primi passi nel mondo della musica partecipando a diversi contest di freestyle – gare in cui i rapper si sfidano a colpi di rime improvvisando su una base musicale – e incide il suo primo EP nel 2006. I primi dischi sono invece del 2011, quando a stretto giro di boa escono La penisola che non c’è e Il mio primo disco da venduto; nel 2013 poi arriva Sig. Brainwash – L’arte di accontentare, che contiene una delle sue più grandi hit, Faccio Brutto. Un titolo che appare azzeccato per l’immagine di Fedez, un ragazzotto che si presenta con il volto pieno di piercing e il corpo ricoperto di tatuaggi. Ma chi sta imparando a conoscere il rapper dalle prime serate di X Factor 8 si è già reso conto che sotto l’aria da duro si nasconde un animo delicato e dalla lacrima facile. Sensibilità apprezzata anche da una grande artista come Gianna Nannini che, superati i pregiudizi iniziali sulla sua musica, con lui ha stretto un’insospettabile liaison artistica sfociata nel pezzo a due Nuvole di fango. E, a detta di entrambi, ne è nata una bella amicizia. Ma Fedez, che nei suoi testi per adolescenti ha finora affrontato temi leggeri o con un certo qualunquismo, sta diventando grande. La sua ultima fatica discografica è infatti Pop-hoolista, uscito questo settembre: il titolo tradisce il taglio maggiormente impegnato dell’album, che prova ad affrontare temi di attualità. Lo stesso cantante lo definisce il suo disco “più politico”; un nuovo interesse che non ha perso tempo a dimostrare, esprimendosi recentemente con parole di moderata stima nei confronti del Movimento 5 Stelle: “Nella non scelta italiana è la scelta migliore, ma non accetto acriticamente tutte le sue posizioni”. Intanto, però, Fedez ha composto una canzone per il raduno grillino al Circo Massimo di Roma del 10, 11 e 12 ottobre.
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PERSONAGGI TV
VI SVELO I SEGRETI DI UNA CASA PERFETTA Intervista alla conduttrice-agente immobiliare Paola Marella, che è tornata con la edizione di Shopping Night Home Edition. In onda, naturalmente, su Real Time di Laura Frigerio
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a architetto degli interni ad agente immobiliare, fino a conduttrice televisiva. Questo è il percorso fatto da Paola Marella, volto diventato familiare grazie ad una serie di programmi in onda su Real Time e diventati un cult come Cerco casa disperatamente e Vendo casa disperatamente. Ora Paola è tornata (ogni mercoledì alle ore 22.10) con la 2a stagione di Shopping Night Home Edition (che conduce con Max Viola) ed è già un successo. Noi l’abbiamo intervistata per parlare del
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programma, ma anche per avere da lei qualche consiglio su come arredare con creatività senza svuotare il portafoglio... Cosa c’è di nuovo in Shopping Night Home Edition rispetto alla prima stagione? «È un’edizione completamente cambiata, in cui interagiamo maggiormente con i concorrenti e cerchiamo di dare qualche spunto in più anche a chi ci segue da casa per arredare i propri spazi. Le coppie in gara avranno come sempre pochi minuti
per scegliere tutto l’occorrente per arredare una stanza e poi si batteranno per portarsi via più oggetti possibile. Devo dire che è tutto molto coinvolgente e io mi sono divertita dal primo all’ultimo momento. Spero che anche i telespettatori riescano a percepire il grosso lavoro che è stato fatto per migliorare il format». Quanta gente si è presentata ai casting? «Parecchia. Si vede che la scorsa stagione è stata vista ed è piaciuta! In tanti si sono iscritti, ma poi c’è stato
naturalmente un lavoro di selezione». Che criteri avete usato? «Abbiamo cercato di scegliere dei concorrenti molto diversi tra di loro, uscendo anche dalla classica coppia marito e moglie. Ci sono quindi fidanzati, coppie di fatto, persone che vivono insieme, madri e figlie, fratelli e via dicendo. Si è poi presentata gente di tutte le età, anche se le coppie mature erano meno: d’altra parte durante il programma devi correre tutto il tempo e quindi non è facile da affrontare fisicamente». Lei come si è trovata con i concorrenti? «Molto bene, tanto che si è creato facilmente un clima di familiarità. Ci sono stati dei momenti in cui ho bacchettato delle figlie ventenni che trattavano male le madri (tra l’altro della mia età e quindi mi ci sono im-
medesimata), ma anche dei giovani fidanzati che non si comportavano benissimo con la loro dolce metà». Quanti erroracci sono stati fatti? «Rispetto alla prima stagione le coppie partivano avvantaggiate, dato che conoscevano i meccanismi del gioco e soprattutto lo store Cargo. Di errori ce ne sono stati, ma sono giustificati: la gara è stressante e farebbe inciampare anche degli addetti ai lavori. In generale diciamo che sono stata piacevolmente sorpresa. C’è chi parte considerando i vincoli di una stanza come le finestre e le porte e chi sa come sfruttare al meglio il nostro atelier di stoffe».
UNA DONNA, UNA GARANZIA
Paola Marella è diventata, negli ultimi anni, sinonimo di stile ed eleganza per quanto riguarda l’arredamento e la sistemazione di case e appartamenti. Mediatrice immobiliare, è diventata celebre come conduttrice per vari programmi su Real Time che, dal 2006, hanno conquistato il pubblico femminile grazie alle proposte e ai consigli per tutti i tipi di case e tasche. Cerco casa disperatamente, seguito da Vendo casa disperatamente e, oggi, Shopping Night Home Edition svelano tutti i trucchi per un arredamento alla moda e alla portata di tutti. La Marella è anche autrice di due libri, entrambi pubblicati da Rizzoli, Arredo casa disperatamente e Welcome Style.
Mi vuole dire che gli italiani hanno davvero lo stile nel sangue? «Si, di questo ne sono convinta. L’italiano la casa l’ha nel cuore e ama tutto quello che la riguarda. Una cosa che non si può dire, per esempio, dei nordeuropei». Oggi però, con la crisi, secondo lei si può però arredare risparmiando? «Per fortuna oggi abbiamo l’opportunità di fare delle belle cose non spendendo tanto. C’è un vero e proprio universo di rivestimenti e materiali per tutte le tasche. Poi ci sono le mode che spesso ci vengono in aiuto: basti pensare al vintage, che rivaluta quegli oggetti d’arredo che maga-
ri hai dimenticato in cantina. Poi i mobili un po’ vecchiotti si possono rinnovare con tessuti colorati. Dalla nostra parte ci sono anche i vari store che vendono cose carine da appendere alla parete che costano pochissimo. E poi ogni cosa ci può ispirare: io per esempio sono affascinata dalla bellezza delle pagine della domenica del Corriere, perché con quelle si potrebbero persino vestire delle pareti. Se prendete come punto di riferimento le riviste, sappiate che non dovete per forza spendere una fortuna per avere un risultato simile: i giornali servono soprattutto per avere spunti, quelli che cerchiamo di darvi anche con noi con Shopping Night». Lei ormai è diventata un punto di riferimento per gli italiani. Cosa le dicono quando la incontrano per strada? «La prima cosa che mi dicono è che sono più bella dal vivo e questo mi fa sorgere il dubbio di non essere particolarmente telegenica. Scherzi a parte: ogni volta mi trattano con affetto e mi raccontano le loro cose, come una loro vicina di casa e questo mi fa molto piacere». C’è altro che bolle in pentola? «Un nuovo programma, Changing Rooms, che andrà in onda subito dopo Shopping Night, sempre su Real Time in prima serata».
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PERSONAGGI
LA DANZA
È UNA COSA SERIA Vip tremate! Carolyn Smith torna a giudicare le celebrità che si cimentano con la danza... sempre più severa! di Stefano Fisico
LA PIÙ “SPIETATA” DEI GIUDICI DI BALLANDO CON LE STELLE CI RACCONTA LA SUA PASSIONE PER DANZA E DISCIPLINA E CI STILA UNA SORTA DI CLASSIFICA...
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aper danzare e ballare è un sogno per molti, che sin da piccoli sperano poi di farne un mestiere. Il fatto che nel nostro paese moltissime persone svolgano un lavoro impiegatizio può far capire che non tutti siano riusciti a coronare il sogno di ragazzi. La passione e l’amore per queste discipline, però, rimangono e
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da grandi si possono coltivare seguendo i programmi che, mai come in questi anni, impazzano in tv. Uno di questi accompagna il sabato degli italiani da qualche anno, con grandi risultati sia in termini di audience, che di share. Stiamo parlando di Ballando con le Stelle che festeggia la decima edizione. Tante le coppie nuove che si sfideranno a ritmo di tango, bachate e flamenco. Nella conduzione Milly Carlucci sarà affiancata da Paolo Belli, e a esprimere giudizi più o meno positivi non poteva mancare Carolyn Smith. Dal 2007 ti passano davanti concor-
renti di Ballando con più o meno talento. Cosa ci dice di quelli di quest’anno? «Ancora non conosco le abilità nella danza dei nuovi concorrenti, ma credo che quest’anno sia l’edizione più completa ed interessante. C’è davvero un bel cast, merito di Milly e della sua squadra che, ogni anno fanno davvero un bel lavoro». Sei considerata il giudice “severo” di Ballando. Questo deriva dalla tua formazione o credi che sia meglio avere polso duro per far capire che non si sta giocando? «Entrambe le cose. Fin dall’inizio della
mia carriera di ballerina e sportiva, mi è stato insegnato come la disciplina sia fondamentale nella vita e nello sport. Bisogna dedicarsi completamente, senza avere scuse per evitare di fare qualcosa. Questo principio mi appartiene ed è nel mio dna. La danza è una cosa molto seria e richiede tanta disciplina ed intelligenza, i vip non devono prendere questa gara come un gioco!». Fra i tanti concorrenti che hai giudicato negli anni, il più talentuoso? «Sara Santostati». Il più sorprendente? «Kaspar Capparoni». Il più tenace? «Ronn Moss ed Emanuele Filiberto Di Savoia». Il più deludente? «Non è educato dirlo. Ma, ahimè, c’è più di una persona… o meglio, mi correggo: ci sarebbe una bella e lunga lista! (Ride, ndr)». Tu hai iniziato con la danza classica, per poi passare a modern jazz, afro e latino americana. Ti sarebbe piaciuto continuare con il tutu e le punte o sei felice di aver intrapreso un altro tipo di danza? «Non mi sono pentita di aver intrapreso la strada che ho scelto, perché la mia danza “ballroom dancing” è il ballo più completo di tutti, anche se in generale la gente (non i ballerini) non le dà molto peso ed importanza, perché ahimè non viene informata dai media. Questo mi dispiace tanto. Dopo aver intrapreso la nostra disciplina, si può facilmente entrare nel mondo di tutti gli altri tipi di danza. Noi siamo più completi». Ti piacerebbe fare il concorrente a Ballando? Se sì, chi vorresti fosse il tuo insegnante? «Credo sia impossibile, perché so già ballare (ride, ndr) e, quindi, non potrei mai essere una concorrente di Ballando con le stelle. Però sarebbe molto interessante. Lo farei, principalmente, per poter provare ad essere dall’altra parte della situazione. Ascoltare ed applicare quello che l’insegnante mi insegnerebbe, per capire e migliorarsi. Essendo la maestra di una buona parte degli in-
segnanti di ballo, sarebbe l’esame più completo». Dal tuo lato severo di giurato, passiamo a quello tenero della vita privata. Quando è nato questo amore per i cani? Se dovessi consigliare una razza alle nostre lettrici, quale sarebbe? «Da sempre amo i cani. Il motivo? Danno tanto amore, non tradiscono mai e sono dei veri amici per la vita. Totalmente l’opposto della razza umana. Consiglio ai vostri lettori di andare in un canile vicino a casa ed adottare un amico a quattro zampe. Ci sono tanti animali che hanno bisogno di una casa e di tanto amore!». Se dovessi descriverti con 3 aggettivi? «Sincera. Onesta. Fedele». Un altro amore è quello per i tatuaggi:
ne hai moltissimi. Da cosa parte l’idea di farne uno nuovo? «Ho già fatto, di recente, due nuovi tatuaggi sul valore della vita. Parte sempre da un messaggio significativo e, credo, dal mio cuore». Sappiamo della tua passione per il Blackpool dance festival, una competizione di ballo che si svolge in Inghilterra. Tra tutte le coppie che hai avuto di fronte a Ballando, chi potrebbe parteciparvi con ottimi risultati? «C’è già chi partecipa al Blackpool dance festival all’interno del gruppo dei maestri (miei allievi) con ottimi risultati, tipo Stefano Di Filippo che ha vinto questo festival della danza, poi Yulia Muzikhina (finalista) e tanti altri che hanno ottenuto dei risultati davvero ottimi! Se parliamo dei vip, manderei Andreas Giles, Sara Santostati e tanti altri!».
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CINEMA
AMOREODIO
IL DELITTO DI NOVI LIGURE
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icuramente quello che successe il 21 febbraio 2001 in una villetta di Novi Ligure è uno degli episodi di cronaca di cui si è maggiormente parlato in questi anni nel nostro paese e che tuttora continua a suscitare polemiche attorno alle figure dei due ex fidanzatini Erika e Omar. I due, al momento dei fatti adolescenti di 16 e 17 anni, orchestrarono e portarono a termine il brutale omicidio della madre di lei, Susanna, e del suo giovane fratellino, Gianluca, appena undicenne. La donna fu colpita con 40 coltellate, mentre Gianluca subì un tentativo di annegamento e poi fu finito con ben 57 coltellate. Sembra che nei piani della giovane ci fosse anche l’assassinio del padre che sarebbe rientrato più tardi, ma Omar si tirò indietro perché stanco e ferito in seguito alla lotta con il piccolo Gianluca. A quel punto Erika inscenò una rapina a opera di due extra comunitari, finita in tragedia. La sua ricostruzione dei fatti però, complici anche le numerose contraddizioni dei suoi racconti, fecero nascere subito sospetti negli inquirenti, fino a quando furono proprio i due fidanzati-
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Redazione FilmUp.com ni a tradirsi durante una conversazione registrata attraverso intercettazioni ambientali. Una storia terrificante, in cui i due protagonisti per lungo tempo si sono accusati vicendevolmente, ma di cui, come emerso dalle indagini, erano parimenti responsabili. Ora a portare sul grande schermo questo fatto di cronaca nera ci pensa il regista
Cristian Scardigno con Amoreodio, che, liberamente ispirato a questo episodio, ricostruisce i fatti che hanno portato al brutale duplice omicidio del 2001 fino al fermo dei due assassini, in un continuo intreccio tra amore e odio. In questo racconto conosciamo i due protagonisti,
i cui nomi sono stati modificati in Katia e Andrea, e seguiamo la loro storia con un misto di rabbia e incredulità. Vediamo come la giovane sia sempre più insofferente in una situazione familiare in cui si sente costantemente attaccata e limitata, in particolar modo dal rapporto problematico con la madre, con cui litiga frequentemente. Vediamo anche con quanta facilità riesce a convincere il giovane fidanzato a commettere una tale atrocità; quanto sia abile a far leva sui sentimenti del giovane nei suoi confronti e con quanta lucidità e ferocia organizzi lo sterminio della sua famiglia. I due personaggi sono delineati molto bene da Scardigno, al suo primo lungometraggio, e interpretati in maniera convincente dai giovanissimi Michele Degirolamo, qui alla sua prima esperienza, e Francesca Ferrazzo, attrice dal 2008. Una pellicola che cerca di ricostruire la genesi di questo efferato delitto, su cui ancora oggi ci sono molti dubbi, e di indagare sul carattere e sulle dinamiche di coppia degli autori del crimine.
FILM IN SALA DAL 9 OTTOBRE I DUE VOLTI DI GENNAIO Regia di Hossein Amini Genere: thriller Cast: Viggo Mortensen, Kirsten Dunst, Oscar Isaac Grecia 1962. Tre esistenze si incrociano in un torbido triangolo: quella di Chester, elegante e carismatico consulente d’affari americano, di sua moglie Colette, giovane seducente e inquieta, e di Rydal, una guida turistica in fuga dai fantasmi del passato. Tra le rovine del Partenone, Rydal resta affascinato dalla bellezza di Colette e impressionato dalla ricchezza e raffinatezza del marito. Ma non tutto è come sembra… AMORE, CUCINA E... CURRY Regia di Lasse Hallstrom Genere: commedia Cast: Charlotte Le Bon, Helen Mirren, Manish Dayal In Amore, cucina e... curry Hassan Kadam interpreta un genio della gastronomia, che non sbaglia mai un colpo. La famiglia Kadim, emigrata dall’India e guidata dal capofamiglia, Papa, si stabilisce nel caratteristico villaggio di Saint Antonin Noble Val, nel
sud della Francia. Un posto incantevole e raffinato, il luogo ideale dove aprire Maison Mumbai, un ristorante indiano a conduzione familiare. Ma le cose cambiano nel momento in cui Madame Mallory, l’algida titolare e cuoca del rinomato ristorante francese Saule Pleureur, non si intromette. Le sue implacabili proteste contro il nuovo ristorante indiano che dista solo 30 metri dal suo danno luogo ad un’accesa battaglia fra i due locali.
MAZE RUNNER - IL LABIRINTO Regia di Wes Ball Genere: fantascienza Cast: Will Poulter, Dylan O’Brien, Kaya Scodelario Quando Thomas si sveglia intrappolato in un enorme labirinto insieme ad un altro gruppo di ragazzi, non ha memoria del mondo esterno se non per degli strani sogni su un’organizzazione misteriosa conosciuta come W.C.K.D.
A cura della Redazione di
FILMUP .com
your movie magazine
THE EQUALIZER - IL VENDICATORE Regia di Antoine Fuqua Genere: azione Cast: Denzel Washington, Chloe Grace Moretz, Haley Bennett Denzel Washington interpreta McCall, un uomo che crede di essersi lasciato alle spalle un passato torbido, per condurre una vita tranquilla. Ma quando incontra Teri, una ragazza minacciata da una banda di feroci malavitosi russi, non starà lì a guardare: deve aiutarla. Forte delle sue abilità che ha sempre messo al servizio di chi cerca vendetta e contro chi brutalizza gli indifesi, McCall esce dal suo ritiro autoimposto e risveglia il suo desiderio di giustizia. Se qualcuno ha un problema e non ha nessun altro a cui rivolgersi, McCall è pronto ad aiutarlo. Lui è il Vendicatore.
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per cronaca spesso negativa. In realtà si tratta di una città straordinaria. Non è un caso se ultimamente le cose più interessanti riguardanti le arti visive vengono proprio da lì».
LUCA ZINGARETTI
MI RIMETTO IN GIOCO L’attore torna al cinema con Perez e ci racconta quanto sia importante per lui questa nuova fase della sua vita di Laura Frigerio
È
un personaggio pieno di luci ed ombre quello che Luca Zingaretti porta al cinema con Perez, film di Edoardo De Angelis (già regista di Mozzarella Stories), presentato in anteprima alla 71esima Mostra del Cinema di Venezia. Al centro la storia di un avvocato controverso che, per salvare la figlia che si è fidanzata con un malvivente, arriva a fare il classico patto con il diavolo. Noi abbiamo fatto due chiacchiere con Zingaretti per sapere cosa rappresenta per lui questo ruolo, in un momento così particolare della sua carriera... Perez è l’ennesima dimostrazione che il cinema italiano gode di ottima salute...
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«In effetti questa è un’ottima annata per il nostro cinema, nonostante le difficoltà produttive si facciano sentire sempre di più. Siamo felici di avere avuto la possibilità di presentare persino in una vetrina prestigiosa come quella della Mostra del Cinema di Venezia il nostro film, che per me è stata un’esperienza molto importante, sia dal punto di vista professionale che umano». Un film tra l’altro ambientato a Napoli, città che in questo periodo ha gli occhi puntati addosso. Risulta quindi di estrema attualità... «Si poteva fare solo a Napoli, città in cui si respira un entusiasmo unico e ha ancora tanti lati da raccontare al grande pubblico, che purtroppo la conosce solo
Quanto Perez, il tuo personaggio, rappresenta la società attuale? «Nel mondo di oggi l’etica sta lasciando spazio alla legge di natura che, come ben sappiamo, hanno poco a che fare con la socialità. Perez rappresenta pienamente questa tendenza e accantona la dimensione sociale per abbracciare uno stile di vita che ha per motto ‘mors tua vita mea’». È stato difficile immergersi nella sua dimensione? «Non è stata di certo una passeggiata, ma ho avuto la fortuna di lavorare con un regista come Edoardo De Angelis, che era pronto a farmi rialzare nel momento in cui fossi inciampato. E per un attore, lo sappiamo, è facile inciampare, soprattutto quando si trova di fronte a certe storie. Nel corso della mia carriera ho lavorato con un sacco di registi, anche bravissimi, ma Edoardo è uno dei pochi che sa come gestire ‘l’animale attore’, ti dà sicurezza. Per fortuna qui si partiva da basi solide, con una sceneggiatura ben scritta, un ottimo regista e un cast di bravi attori al meglio delle loro possibilità. Io per entrare in sintonia con Perez ho lasciato per un attimo da parte il mio bagaglio artistico, mi sono annullato, perché qui era necessario partire da zero e quindi mi sono ritrovato (idealmente) nudo come mamma mi ha fatto. E dopo aver fatto tabula rasa mi sono fatto trascinare dal racconto e dalla visionarietà del regista, tanto che quando abbiamo iniziato le riprese ero emozionato come se fosse la prima volta, fresco di
PERSONAGGI
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a lavorare anche su tutto il resto. È per questo che non smetto nemmeno di dire che il ruolo di Perez per me è stato un regalo prezioso: da qui parte una nuova fase della mia vita professionale (e non solo)». Troppi Montalbano? «A dire la verità no, perché alla fine in 14 anni de Il Commissario Montalbano abbiamo realizzato solo 22 prime serate (poche per una tv generalista con determinati ritmi), che poi sembrano di più semplicemente per il fatto che la Rai non smette di mandarle in replica, ma noi non siamo coinvolti in questa scelta. Quando non ero sul set di Montalbano ero occupato con qualche altro lavoro, ma ora ho deciso di rallentare i ritmi e cambiare approccio. Voglio esplorare e vivere. In fondo sono ancora un giovane virgulto del cinema italiano!»
Accademia. Ogni mattina andavo sul set non sapendo cosa mi sarebbe successo, dove sarei andato a parare anche perché si girava per lo più in sequenza. In pratica il mio personaggio l’ho costruito direttamente ‘sul campo’, giorno dopo giorno». Nel film c’è una scena tragicomica in cui ti ritrovi ad uccidere (per finta) un toro. Com’è andata in realtà? «Non ti dico la paura che ho avuto! Soprattutto perché erano due le scene da girare: una con un toro vero e l’altra con quello finto. Con me c’era Gianpaolo Fabrizio e quindi, per fortuna, non ho affrontato tutto da solo e mi sono fatto coraggio, soprattutto nel momento in cui mi sono trovato davanti circa 100 bufale, di cui solo una se ne stava ferma. Abbiamo passato delle nottate difficili, ma alla fine la scena ce la siamo portati a casa e noi eravamo sani e salvi!». Continui a ribadire l’importanza
di questo film per te. Ci spieghi il motivo? «Un paio di anni fa mi sono ritrovato a farmi la classica domanda: ‘dove sto andando?’ e ho cercato di darmi una risposta. Fino a quel momento mi ero limitato ad accettare ruoli (anche molto belli) che mi venivano offerti, ma io sentivo l’esigenza di fare altro. Ero stanco di ‘vivere di rendita’, volevo rimettermi in gioco e tornare a vivere l’aspetto più creativo del mio lavoro. Da qui la scelta di fare il produttore (in questo caso proprio di Perez) e ora coltivo il mio progetto più grande, ovvero un film tutto mio da regista: al momento sto scrivendo la sceneggiatura, ma a breve mi metterò
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MUSICA
LA VITA “IN DIRETTA” È BELLA Marco Liorni entra ogni giorno in casa degli italiani con la Tv di qualità che piace a lui di Giulio Serri
PROFESSIONISTA ATTENTO E SENSIBILE, PAPÀ E COMPAGNO AFFETTUOSISSIMO, IL CONDUTTORE ROMANO CI RACCONTA LA SUA VITA IN DIRETTA E QUELLA DIETRO LA PORTA DI CASA...
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entile con gli ospiti, disponibile al confronto, disinvolto nel trattare i più disparati argomenti. Marco Liorni è simbolo di una televisione che prova a rinnovarsi nei suoi contenuti e nel suo linguaggio senza per questo dimenticare educazione, buongusto ed eleganza. Tanta gavetta, alla radio e sul piccolo schermo, per un volto sempre più apprezzato dai telespettatori. Ogni
pomeriggio, infatti, il conduttore entra in punta di piedi nelle nostre case assieme a Cristina Parodi, con la Vita in diretta, lo storico rotocalco giornalistico di Raiuno nel quale si susseguono con buon ritmo storie, personaggi e testimonianze dell’Italia di oggi. Uno spaccato quanto mai fedele di un Paese che, nonostante mille difficoltà, cerca di guardare avanti con fiducia. E tra riunioni di redazione, scalette che cambia-
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no a seconda dei fatti di cronaca e della battente attualità, Marco trova qualche minuto di tempo per raccontarci un po’ del suo mestiere. Ne emerge, oltre che il ritratto di un uomo solido, perbene, padre di tre figli e compagno affettuoso per la sua Giovanna, un professionista dell’informazione che porta avanti un messaggio importante: raccontare il volto umano della contemporaneità.
mo di venti minuti su un programma che dura circa tre ore. Ne parliamo senza mai dimenticare il buongusto, con il contradditorio giusto fra tutti i protagonisti senza urtare la sensibilità del pubblico che ci segue. Perché attira? Perché dentro c’è la vita, le pulsioni più profonde dell’animo umano. E poi c’è il racconto dei fatti che sta alla base del linguaggio giornalistico».
Come sta proseguendo l’avventura della Vita in Diretta? «Molto bene. Di questo programma mi piace soprattutto la possibilità di stare dentro al racconto di questo nostro Paese. Di provare a capire da quale parte stiamo andando, ragionare insieme agli ospiti su temi importanti cercando di coinvolgere anche il pubblico da casa nelle storie che raccontiamo. Mi dispiacerebbe se testimonianze profonde per la nostra collettività scorressero via senza essere colte nella loro completezza».
La Vita in diretta è un po’ un osservatorio privilegiato sul Paese. Che Italia vedi? «Una nazione che deve ritrovare il prima possibile la sua anima, il suo centro e la propria identità. Mi sembra un momento ancora molto critico ma nello stesso tempo mi pare di intravedere i germogli per un domani migliore. Spesso bisogna toccare il fondo per trovare la forza necessaria per cambiare. Ma da qualche parte questa spinta propulsiva esiste e fa parte del racconto della Vita in diretta andare a scovare chi ci mette energie, voglia, talento per rimettere in moto questo Paese. Dalla
Con Cristina Parodi c’è grande sintonia… «Sì, mi sono sempre trovato molto bene con Cristina e quando ho scoperto che sarebbe stata lei la mia compagna anche in questa nuova avventura ne sono stato felicissimo. Appena ci siamo rivisti siamo scoppiati a ridere e ci siamo detti: “Dove eravamo rimasti?”»
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politica, all’imprenditoria a tutti gli agenti sociali». Che tv ti piace? «Una televisione di qualità, dove qualità sta a significare la cura del dettaglio. Un tratto che può benissimo essere intercettato anche in un programma leggero d’intrattenimento: l’importante è che le cose si facciano bene, con onestà». Con la radio, è invece, solo un “arrivederci”? «Sì, ne sono convinto. È un mezzo straordinario ma era impossibile, almeno fino a maggio, riuscire a farla coincidere con l’impegno quotidiano della Vita in diretta. Anche in questo caso prediligo il racconto rispetto al mero flusso musicale di canzoni». 60 anni di Rai. Un tuo particolare ricordo? «Legato a mio padre, che ho perso qualche mese fa. Mi viene in mente il giovedì sera quando assieme a tutta
Quali sono i temi che ti stanno più a cuore? «I problemi sociali affrontati senza rischiare di cadere nel noioso o nel retorico. Mi piacerebbe parlare di scuola, di giovani che vorrebbero entrare nel mondo del lavoro ma che trovano un muro fuori. Un programma come il nostro potrebbe essere l’occasione per non farli sentire soli, trovare insieme delle soluzioni. Senza dimenticare mai i moniti di Papa Francesco. Insomma, riuscire a parlare di cose importanti con leggerezza, ma non per questo con superficialità». Come mai la cronaca nera attira così tanto? Voyeurismo, morbosità o voglia di stare informati? «Nelle nostre scalette la cronaca nera viene trattata, in media, per un massiMarco Liorni con le figlie, Emma e Viola avute dalla compagna Giovanna Astolfi.
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PERSONAGGI
la famiglia riunita guardavamo Il Rischiatutto del grande Mike. Era una televisione bella, condivisa, il giorno dopo andavi a scuola e tutti avevano visto lo stesso spettacolo. Oggi, al contrario, andiamo sempre di più verso palinsesti personalizzati». Fin da bambino sognavi di fare televisione. Un destino segnato? «Già. Il mio gioco preferito era quello di realizzare modellini di telecamere e poi li facevo vedere alla mia famiglia. Inscenavo studi televisivi con tanto di messa in onda. Ma non è finita, mi improvvisavo anche conduttore radiofonico per i miei genitori. A pensarci bene ho questa doppia passione, tra radio e tv, da sempre e sono stato molto fortunato a realizzare il sogno della mia infanzia». Che padre sei? «Sono tre papà diversi (ride, ndr). Con Niccolò, che frequenta il quarto liceo, ho sperimentato per la prima volta la paternità. Parliamo poco, scherziamo molto e ci sfottiamo reciprocamente. Quando non possiamo ci sentiamo su WhatsApp e siamo capaci di fare discorsi molto profondi sulla fede e sulla politica. Con Emma, che va in quinta elementare, mi diverto a fare i compiti: è una bimba molto spiritosa, quasi una comica nata. E poi c’è Viola che ha 4 anni ed è molto “papona”: la strapazzo di coccole». I tuoi figli ti vedono in televisione? «Niccolò mi prende in giro, Viola mi saluta dal teleschermo; Emma fa domande sulle storie che conduco e mi imita». Pensi alle nozze con Giovanna? «Certo! Il matrimonio è nei nostri progetti e lo faremo non tanto per le nostre figlie ma per noi. Con Giovanna stiamo insieme da 15 anni e abbiamo voglia di ufficializzare il nostro rapporto». Infine, cosa ti rende felice? «Vedere le persone al servizio di qualcun altro. Come ha ribadito più volte Papa Francesco: tutto ciò che è il contrario della pervasiva indifferenza mi fa sentire bene».
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Marco Liorni, romano, classe 1965, ha vinto tre Telegatti, per Trenta Ore per la Vita, Saranno Famosi e Grande Fratello, e un Oscar della Tv per la Vita in Diretta.
Libri
I CONSIGLI
DELLA SETTIMANA
di Luca Foglia Leveque
SOPHIA LOREN
IERI, OGGI, DOMANI. LA MIA VITA RIZZOLI, 2014
PATRICK WHITE
IL GIARDINO SOSPESO BOMPIANI, 2014
Patrick White, premio Nobel per la letteratura nel 1973, è morto molti anni fa. Eppure è ancora tra noi, con i suoi libri più noti (L’occhio dell’uragano, La mano di una donna) e con un romanzo inedito che ha visto la luce recentemente. Il giardino sospeso ci porta in Australia, alla fine della seconda guerra mondiale. L’adolescente Gilbert Horsfall, inglese di nascita, viene scaraventato da un continente all’altro. Non ha più la madre, non ha più un padre, è solo. Affidato alle cure della Signora Bulpit, dovrà esplorare in solitudine un mondo nuovo. Un mondo che non gli appartiene. L’arrivo di Eirene, sua coetanea, sconvolgerà il suo cuore, il suo modo di vedere le cose. L’ultimo romanzo di White ci porta nello sguardo di due giovani anime pronte al confronto e pronte a conoscere l’amore. pp. 185 - € 18
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Viscontessa di Pozzuoli, nobildonna di Caserta, marchesa di Licata Scicolone Murillo, Lella tra le pareti domestiche, Sophia Loren in tutto il mondo. Tanti nomi e cognomi per un volto che è celebre da ben più di mezzo secolo, che è sinonimo di divismo. La Signora Loren, con la S maiuscola, ha appena compiuto ottant’anni e ha deciso di festeggiarsi con un’autobiografia appassionata e piena di ricordi. Ci apre il baule delle sue memorie, dei suoi segreti più malinconici e felici. La sua vita, iniziata in un bianco e nero di miseria e fame, si è presto trasformata in una ricca e colorata scena hollywoodiana. Sophia non ci nega nulla e si mette a nudo: la vediamo bambina a Pozzuoli, ragazzina in cerca di fortuna a Roma, giovane donna tra le braccia (ma solo per la finzione cinematografica) di un uomo bellissimo e pieno di carisma, Cary Grant. Tra un ciak nel deserto e uno a Madrid, tra un Oscar e un altro, la diva italiana per eccellenza ripercorre la sua esistenza straordinaria, felice, ma non priva di ombre. Ci ricorda, e ricorda a se stessa, quanto sia stato
faticoso lavorare per essere un’attrice, un’artista. Lei ha realizzato due sogni: quello di sua madre (mammina, come amava chiamarla) e il suo. Ha scoperto e vissuto tutti i suoi ruoli: ragazza, donna, diva, star, madre, nonna. Non ha mai smesso di credere, non ha smesso di ridere. La copertina del libro ci offre un sorriso unico, come la sua carriera, come la sua storia. Irripetibile. pp. 332 - € 19
RISCOPRIAMOLI ROSSELLA CANEVARI
NO PANIC
NEWTON COMPTON, 2009 Crisi di panico, ansia... mostri terribili e temibili che incutono terrore. Bianca però non ha più paura. La sua nuova vita è ricca di impegni lavorativi, legati al mondo dell’arte contemporanea. Sta bene, è guarita, anche grazie al suo ex psichiatra, ora compagno di vita. Almeno, così pensa. Basterà poco per tornare a rivivere il dramma, basterà poco per sfilacciare un quotidiano di finta armonia. Bianca ricadrà nella trappola mentale delle crisi
di panico. Per mettere ordine nel suo mondo, per farlo veramente, dovrà essere forte e scavare dentro se stessa. Rossella Canevari, autrice televisiva e scrittrice, ci porta nel cuore di un male moderno e molto diffuso. No panic potrebbe essere il diario di tante donne (ma anche di molti uomini), perché la paura afferra chiunque e lo fa spesso. È un romanzo che parla di tormento, ma soprattutto di coraggio. pp. 232 - € 12,90
PRESTIFACILE è un iniziativa pubblicitaria e promozionale alla quale aderisce l’Agenzia in Attività Finanziaria con n° d’iscrizione OAM A9357 mandataria dell’intermediario Mediocredito Europeo S.p.A. L’iniziativa si limita a pubblicizzare un servizio non erogato direttamente dal titolare della campagna pubblicitaria. Il marchio Prestifacile è concesso in uso. Per ulteriori informazioni e circa le condizioni contrattuali e le informazioni europee di base sul credito ai consumatori, si rimanda ai fogli informativi presenti in filiale nonchè al contatto con l’intermediario autorizzato. I prestiti a protestati e cattivi pagatori sono negati ai lavoratori autonomi, poichè concessi esclusivamente nella forma della Cessione del Quinto dello stipendio o della pensione. Messaggio Pubblicitario promozionale.
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CONTROCORRENTE
ZIA CATERINA
UN SORRISO PER I BIMBI di Angela Iantosca
Mary Poppins? Patch Addams? No, semplicemente lei, una vera istituzione a Firenze, che col suo coloratissimo taxi ha come mission quella di alleviare le sofferenze dei piccoli malati di tumore
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l suono festoso di un clacson precede il suo arrivo a bordo di un taxi colorato: Milano25 spunta all’improvviso, come nella più tradizionale delle favole. La strada si anima, la gente osserva, alcuni ragazzi si fermano e ricambiano allegri il saluto della donna alla guida di quella strana macchina. Lei si affaccia dal finestrino sorride con gli occhi, con la bocca, con i gesti e protende le braccia verso di loro. Qualche passante guarda curioso, perché non tutti lo sanno (soprattutto gli stranieri), ma Caterina Bellandi a Firenze è una istituzione, una parte fondamentale della città, forse la sua parte più allegra. Ma chi è Caterina? Una Mary Poppins, un po’ Patch Adams, con la fantasia di Alice nel paese delle meraviglie e la dolcezza della Fata Turchina, zia Caterina è una taxista. Ma non una qualunque. Eh no. Perché a bordo della sua macchina regolarmente modificata con adesivi, pupazzi, palloncini,
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scritte, messaggi di amore e speranza, salgono bambini speciali! «Tredici anni fa ho perso il mio compagno, Stefano, per un tumore ai polmoni. In una di quelle ultime giornate mi ha chiesto di proseguire la sua attività di taxista, lasciandomi in eredità la sua macchina. Ero perplessa all’inizio, ma poi ho deciso di farlo. Dopo la sua morte ho cominciato a girare per le strade di Firenze e a portare la gente dove mi chiedeva, come tutti i tassisti». Poi, un giorno, a bordo di Milano25 – questa la sigla - sale una famiglia. «Salgono Paolo e Barbara e la loro figlia Costanza. Parlando scopro che un altro fratello, Tommasino, era morto di tumore cerebrale. È stato un attimo. Lì ho capito il motivo per il quale Stefano mi aveva lasciato il taxi. Questo dovevo fare. Dovevo portare gratuitamente i bambini malati, facendoli sognare, distraendoli da quel viaggio verso l’ospedale, verso esami
dolorosi. Facendo capire che li capivo, che sapevo cosa era quella sofferenza e che insieme avremmo potuto affrontare tutto. Per le corse normali pensai che ci sarebbe stato tempo, anche di notte, se non ero con i miei bambini!» Milano25, quindi, diventa un taxi degno delle migliori favole e Caterina per tutti diventa Zia Caterina. A bordo trovi Minnie, Topolino, maiali, bambole, mentre sui video scorrono le immagini dei film della Walt Disney. Intorno palloncini colorati, ferma capelli fantasiosi e quel tintinnio continuo dei bracciali che porta la Zia. «Di bambini speciali ne ho portati tantissimi. Molti di loro sono nati al cielo, come dico sempre io. Si fa fatica a parlare di morte, fa paura, si tende a rimuovere questo pensiero. Come tutto ciò che riguarda le malattie, la disabilità. Ma chi è ora in cielo è ancora con noi. Perché noi portiamo avanti il loro ricordo, perché insieme abbiamo vissuto tanto». Per questo quei bambini viaggiano con lei: sono moltissime le foto di quegli angeli incollate sul parabrezza…
Qui sopra, un’istantanea di Zia Caterina durante il suo viaggio in Terra Santa, nel quale ha incontrato molti bambini ammalati ricoverati in ospedale.
Caterina, da anni, si dedica a portare il sorriso tra i bambini malati di tumore, i supereroi come li chiama lei, in giro con il suo taxi fra le vie di Firenze e tra le corsie d’ospedale.
Ma il rapporto con i supereroi, così come Zia Caterina chiama i bambini speciali, non finisce con una corsa in ospedale o in aeroporto. «I supereroi vengono a Firenze per delle analisi, per una biopsia, per curarsi. E sono coraggiosi, forti, pieni di energia, perché riescono ad affrontare tutto con il sorriso. Perché un sorriso è in grado di cambiare il corso delle cose. Quando vengono a Firenze per farsi curare in alcune delle strutture presenti sul territorio molto ben accreditate rimangono un anno in cura e poi nei dieci anni successivi tornano ogni 6 mesi per gli accertamenti. Un periodo lungo durante il quale
nascono dei rapporti fortissimi. Loro mi chiamano ed io arrivo oppure gli faccio delle sorprese. Ci vediamo per andare al cinema, in pizzeria, per fare una passeggiata o per realizzare un loro sogno. Li vado a trovare in ospedale anche per un semplice abbraccio. Perché amore e sorrisi sono la ricetta migliore. Per questo provo sempre a creare incontri. Mi spiego, non possono andarsene in cielo senza aver sperimentato l’amore… Allora quando organizzo con loro delle serate cerco sempre di far conoscere ragazzi che potrebbero innamorarsi. Se sali in cielo dopo esserti innamorato, potrai dire di aver vissuto…»
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STORIE PERSONAGGI ED EMOZIONI
BAMBINI
SI DIVENTA di Chiara Mazzei
L’IMPORTANTE LAVORO DEL CAF DI MILANO AL FIANCO DEI RAGAZZI VITTIME DI ABUSI E MALTRATTAMENTI
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addy Clarke, protagonista dell’omonimo romanzo di Roddy Doyle, è un ragazzino di 10 anni che vive in una piccola cittadina di provincia in Irlanda. A Barrytown combina marachelle coi compagni, vesseggia il fratellino Sinbad, che ama e odia, impara quella delusione cocente che solo l’amicizia e l’amore disillusi ti sanno dare e scopre sulla propria pelle che quando i genitori liti-
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gano è una cosa bruttissima. Che vorresti fermare a tutti i costi. E allora pensi che se magari stai sveglio tutta la notte loro non litigheranno. Ti bagni il pigiama con l’acqua gelata per avere freddo e non addormentarti. Ci riesci. Mamma e papà non litigano. Ce l’hai fatta! L’aspetto meraviglioso di questo romanzo è la capacità dell’autore di raccontare una storia col punto di vista del bambino, ricreando quei meccanismi
mentali che appartengono solo all’infanzia e che poi cancelliamo e dimentichiamo, trovandoli addirittura assurdi nella maturità. Eppure leggendo quelle pagine ci si trova a pensare e a sorprendersi: è vero, anche io ragionavo così. E se ora non dormire per evitare che i genitori litighino ci può sembrare solo una cosa insensata, da bambini un atteggiamento del genere ha una sua logica inoppugnabile.
Quello che è inconfutabile è che i bambini e gli adolescenti vivono le situazioni che creano loro sofferenza in modo profondo e, spesso, sfogano il loro malessere con reazioni fuori dalla logica comune o, per lo meno, adulta. E questi drammi possono lasciare ferite profonde, che non si riemarginano con facilità e danno luogo a problemi che tendono a protrarsi a vita. È fondamentale, dunque, intervenire a tempo debito per aiutare questi bambini ad affrontare la sofferenza che gli è stata inflitta, a gestire le problematiche dovute a situazioni spesso molto gravi senza snaturare se stessi o sviluppare reazioni malate. Bambini maltrattati dai loro coetanei, bambini esclusi. Giovani che subiscono soprusi e angherie da parte di altri adolescenti o degli adulti. Spesso loro non sanno neanche chiedere aiuto. Eppure ne hanno assoluto bisogno. Il CAF è nato ed esiste da 35 anni proprio per dare una risposta a tutte queste situazioni e, soprattutto, allungare una mano a tutti i minori costretti a vivere drammi più o meno grandi. Si tratta del primo Centro in Italia dedicato all’accoglienza e alla cura di minori vittime di maltrattamento e abuso: ben 800 sono quelli che ha accolto e curato in tutti questi anni. Il Centro rappresenta un rifugio che diventa spazio in cui vivere in sicurezza le proprie angosce ed emozioni, per poter ricostruire, piano piano, delle relazioni sociali e umane basatesulla fiducia e il rispetto. «Più del 50% dei bambini che accogliamo - ci spiega Luisa Pavia, Amministratore delegato di CAF Onlus - sono vittime di trascuratezza, che può essere sia materiale, fisica, che affettiva». Ci sono bambini lasciati dalla mattina alla sera davanti a una televisione. Bambini abbandonati su una sedia a far nulla. Bambini obesi perchè imbottiti di bevande e cibi comodi per i genitori ma assolutamente deleteri per la salute dei figli. «Poi ci sono bambini vittime di violenza assistita, presenti, cioè, in situazioni di violenza tra adulti o fra un adulto e un altro minore - continua la dottoressa Pavia - Lo stress e la paura che questi bambini vivono si possono trasformare in comportamenti e relazioni malati da subito o una volta adulti, perché un bambino che ha subito violenza può diventare un uomo violento». È per questo motivo che è fondamen-
Da quando è nato, nel 1979, il CAF ha accolto e curato circa 800 minori, vittime di maltrattamenti di vario tipo.
tale intervenire subito: il bambino non è solo accolto, ma anche curato. Perché dopo aver subito il trauma della sovversione di quelli che sono i principi naturali della famiglia e della comunità, ha bisogno di ritrovare l’equilibrio e la sicurezza che gli potranno permettere di fidarsi ancora del prossimo e instaurare rapporti sani con gli altri. Il CAF, dunque, accoglie bambini tra i 3 e 12 anni in Comunità Residenziali dove si propone un’educazione fatta di riti e ritmi quotidiani attraverso i quali il bambino ha la possibilità di ricostruire se stesso e la sua parte sociale. Oltre all’attività
educativo-pedagogica, il CAF offre un sostegno psicologico finalizzato alla comprensione e alla cura del trauma subito dal minore. Al CAF arrivano anche bambini che hanno subìto maltrattamento psicologico, «quando le sgridate vanno ben oltre la normalità e divengono costanti. Al Cento arrivano bambini silenziosi, calmissimi, fermi immobili... dove li metti stanno, insomma. E capiamo che diventare invisibili è diventata una modalità di sopravvivenza per loro. Ecco, al CAF possono tornare a fare i capricci, a correre, giocare, essere spensierati... a fare
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STORIE PERSONAGGI ED EMOZIONI
La porta dell’accoglienza e della protezione ha un numero:
45503
Manda un SMS o chiama da rete fissa questo numero. Sostieni con noi l’accoglienza dei minori vittime di maltrattamenti.
i bambini insomma». Una bassa, ma purtroppo presente, percentuale di minori accolti riguarda coloro che hanno subito abuso sessuale, cui si dedicano degli educatori altamente specializzati in grado di accogliere e gestire le confidenze del bambino e aiutarlo a gestire questo dolore che, inevitabilmente, si ripercuote anche sull’adulto consapevole che lo ascolta. Infine, le percentuali più basse riguardano i bambini che subiscono la cosiddetta patologia delle cure, ovvero vengono curati troppo o troppo poco dai genitori, e maltrattamento fisico. «I bambini che arrivano da noi sono come soldati che hanno fatto la guerra, pieni di ferite e cicatrici - mi racconta Luisa - e allora noi diciamo che al CAF bambini si diventa, perché cerchiamo di restituire loro l’infanzia. Sono dei piccoli eroi e noi lavoriamo per trasformare le loro cicatrici in medaglie». E non finisce qui. Perché oltre ai minori
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ci si occupa anche delle famiglie, qui. Delle famiglie d’origine, che vengono seguite attraverso un attento lavoro psicologico ed educativo, per recuperare, dove è possibile, le capacità genitoriali e inserire nuovamente il minore in un contesto familiare “guarito”, approfondendo le motivazioni personali, familiari e sociali che non hanno permesso di offrire cure adeguate e sicurezza ai figli. Gli specialisti, inoltre, si prendono cura anche delle famiglie affidatarie che attraversano momenti di crisi e difficoltà e hanno dunque bisogno di un supporto. Da 3 anni è attivo un servizio di affido in collaborazione col Comune di Milano con il quale si intercettano famiglie disponibili all’affidamento. Viene fatta una selezione e, in seguito, la formazione delle famiglie che vengono seguite ed accompagnate durante tutto il periodo di accoglienza del minore. Quest’anno, poi, con Trenta Ore
UN SMS PREZIOSO Per la prima volta in Italia, tre organizzazioni no profit si mettono insieme per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema delicato dell’accoglienza dei minori allontanati dalle famiglie a causa di maltrattamento e altri gravi traumi. Sono l’Associazione CAF Onlus, L’Impronta Onlus e la Cooperativa Sociale il Segno, riunite per l’occasione in una Associazione Temporanea di Scopo. Fino al 12 ottobre si potranno donare quindi 2 euro per ogni sms inviato al 45503 da cellulare, mentre per ogni chiamata effettuata allo stesso numero tramite un telefono di rete fissa Telecom Italia, Infostrada e Fastweb si potranno donare 2 o 5 euro, da rete fissa Teletu e TWT si potranno donare 2 euro. Basta davvero poco per dare un aiuto importante a queste associazioni che svolgono un lavoro preziosissimo.
Per La Vita è stato attivato il progetto TEEN, grazie al quale è stata ristrutturata una comunità residenziale per ragazzi dai 13 ai 18 anni. Si tratta di una comunità mista, con ragazzi e ragazze, “in” Milano e non fuori città, come ci tiene a sottolineare Luisa Pavia, un luogo in cui accogliere adolescenti che provengono sia dal Centro stesso che dall’esterno e che hanno subito situazione di stress familiare. «Anche in questo spazio spiega Luisa - il lavoro con le famiglie è fondamentale, perché dobbiamo aiutare questi ragazzi a costruire il loro futuro. Diciamo che mentre al centro per i bambini lavoriamo sul passato per affrontarlo e gestirlo, qui si guarda al domani». E quello che costruisce il CAF è un futuro davvero migliore, perché i bambini e i giovani di oggi sono gli adulti di domani. Un concetto molto semplice, che in molti, in primis le istituzioni, sembrano dimenticare.
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È AMORE
the
LOVE story
Il più
romantico
DEI SÌ
di Irene Spagnuolo
S
Dopo mille anticipazioni, veritiere e non, finalmente George e Amal si sono sposati
on desta eppure trema anche la tastiera a scrivere di un matrimonio così. Di quelli che lasciano a bocca aperta e cuore in fibrillazione. Lui e lei apparentemente molto lontani e invece talmente vicini da pronunciare il fatidico sì e infilarsi l’anello al dito. Che alle volte bisogna scovare le affinità e gli incroci per accorciare le distanze. E –a rendere proprio fatale la combinazione- accelerare i tempi, visto che George Clooney e Amal Alamuddin in un anno, o forse meno, sono riusciti a conoscersi, fidanzarsi e convolare a nozze. Forse l’amore era già scritto nei risvolti del loro dna, chissà. George Clooney nasce il 6 maggio 1961 a Lexington, nel Kentucky, figlio di Nina Warren (miss in concorsi di bellezza) e Nick (anchorman e presentatore televisivo). Debutta presto come comparsa in alcune serie tv ma diventa famoso come Douglas “Doug” Ross nella fortunatissima E.R. Medici in prima linea, ruolo che lo consacra al mondo come sex symbol. Il fascino e le doti non gli mancano: da lì a Hollywood il passo è breve e la strada di Clooney è un crescendo di film, premi, successi. Lo ricordo in Un giorno, per caso (1996) accanto a Michelle Pfiffer e nell’horror dello stesso anno Dal tramonto all’alba con Harvey Keitel. E, ancora, in The Pacemaker (1997) con Nicole Kidman e Out of Sight (1998), conturbante spy-story con Jennifer Lopez. Poi di film in film fino al grande risultato commerciale di Ocean’s Eleven nel 2001 seguito da tre esperienze ben riuscite alla regia: Confessioni di una mente pericolosa (nel 2003), il politico Good night and good luck (nel 2005)e The Monuments Men uscito quest’anno. L’attività di regista continua comunque a convivere con la recitazione. Con Syriana, film di Stephen Gaghan, conquista nel 2006 l’Oscar come miglior attore non protagonista. E con il film Michael Clayton nel 2008 un Golden Globe e la prima candidatura all’Oscar come migliore attore (la seconda gli arriva nel 2010 con Tra le nuvole e la terza nel 2012 con Paradiso amaro. Ma l’elenco è ancora lungo. Da Fratello, dove sei? che gli vale
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È AMORE
Sul motoscafo Amore George Clooney e Amal Alamuddin appena arrivati a Venezia, prima del ‘si’
un Golden Globe nel 2000 a Prima di sposo poi ti rovino (2003), sempre dei fratelli Coen, con Catherine Zeta-Jones. Si rivede in splendida forma in L’uomo che fissa le capre (2009) e nel fantascientifico Gravity (2013) con la brava Sandra Bullock sua grande amica. Una nota a parte merita forse Idi di marzo, da lui scritto diretto e interpretato, che irrompe nelle sale cinematografiche nel 2011 consegnandoci una lucida e sferzante storia sui meccanismi e sui valori (più o meno perduti) della democrazia americana in piena campagna per le primarie presidenziali. Già, al di là della forza glamour, a Clooney dobbiamo riconoscere notevoli qualità umane e professionali. Da sempre George Clooney è noto peraltro per l’attivismo sociale e l’impegno umanitario: dal conflitto del Darfur alla raccolta fondi per il terremoto di Haiti e per le vittime dello tsunami
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è incessante la sua dedizione per le cause benefiche. Promotore e sostenitore di campagne e organizzazioni no profit contro le atrocità di massa fonda ‘Not on out Watch’ con, tra gli altri, Don Cheadle, Matt Damon, Brad Pitt. Proprio con Don Cheadle viene premiato con il Peace Summit Award dai Premi Nobel della Pace a Roma nel 2007 e, il 31 gennaio 2008, è nominato Messaggero di Pace delle Nazioni Unite. Non si risparmia, Clooney. A marzo del 2012 in qualità di presidente di Unite to end genocide partecipa a una manifestazione davanti all’Ambasciata sudanese a Washington perché il Presidente del Sudan apra le frontiere e consenta l’accesso di aiuti umanitari: lui e il padre forzano il blocco di sicurezza della polizia e vengono arrestati. Clooney è subito uscito su cauzione ma la notizia fa naturalmente il giro del mondo.
Sul fronte più leggero associamo la faccia e la voce seducenti di George Clooney anche ad alcune popolari pubblicità: dai marchi Toyota e Fiat, al Martini con il celebre tormentone ‘No Martini no party’, a Nespresso e Fastweb. Che ci ha fatto sognare eccome!
Parallelamente all’intensa presenza sui set e in video e al fervore delle sue missioni di pace corre la sua vita sentimentale. Dopo il matrimonio con Talia Balsam, che dura quattro anni (dal 1989 al 1993) dichiara che non si sarebbe più risposato. In effetti diventa lo scapolo d’oro di Hollywood e non solo: le donne di mezzo pianeta ambirebbero a un matrimonio con l’aitante George ma, nonostante le mille storie reali o presunte, nessuna donna sembra riuscire nell’impresa. Non mancano le voci sulla sua omosessualità ma George lo abbiamo sempre visto in compagnia di donne, una dopo l’altra, in relazioni di un anno o due al massimo: la modella Lisa Snowdon, l’attrice Krista Allen, la modella Sarah Larson, la nostra showgirl Elisabetta Canalis, l’ex wrestler Stacy Keibler, tanto per citare alcune tra le più note visto che di flirt, anche con donne estranee allo star system, pare se ne possano contare molte di più. La sua resistenza alla vita di coppia è breve, infatti il legame più lungo della sua biografia è quello con Max, il maialino domestico cui George era affezionatissimo. Almeno fino alla fine del 2013 quando, appunto, incontra Amal Alamuddin e ne viene folgorato. Amal è libanese - nata a Beirut il 3
febbraio 1978 - ma vive a Londra. Avvocato, dato tra i cento più potenti del mondo, specializzato in diritto internazionale e diritti umani, non è un volto famoso come quello di George ma gode di una posizione e di un curriculum di tutto rispetto. Dalla madre giornalista e dal padre docente universitario cresce con ottima cultura, parla arabo, francese e inglese, è legale di Julian Assange e di Yulia Tymoshenko, ha ricoperto incarichi internazionali di rilievo (è stata tra l’altro consigliere di Kofi Annan quando era Segretario Generale delle Nazioni Unite) e da agosto 2014, se non avesse rifiutato l’incarico, sarebbe stata membro della Commissione ONU per l’esame delle violazioni del diritto bellico nel conflitto israelo-palestinese della striscia di Gaza. Un profilo di alto spessore, una vita non chiacchierata, quella di Amal. Giovane, bella, intelligente, autorevole, questo è tutto quello che ufficialmente si sa di lei. Non si parla di ex fidanzati, ancor più quindi sembra che la freccia di Cupido abbia fatto il colpo grosso: una novella dell’amore e il sexy George. Dopo qualche mese di frequentazione i due si sono fidanzati ufficialmente ad aprile 2014 con tanto di viaggio passionale e festa al Caffè Habana a
Finalmente anellati...
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È AMORE
Malibù, ristorante di proprietà degli storici amici di George, Cindy Crawford e Rande Gerber. E, per onorare la ricchezza del sentimento, con un diamante costato una cifra da capogiro. Con tanto di baci e coccole, roba che Clooney in pubblico ha sempre elargito con parsimonia, quella con Amal è diventata subito una love story di respiro profondo, almeno davanti ai fotografi e ai fan. Insomma si sono presentati cotti a puntino e determinati a unirsi solennemente. Con rito civile e quindi perfetto punto di equilibrio tra lui, ateo, e lei, di fede drusa. Una coppia particolarmente seguita qui da noi perché Clooney, oltre che amatissimo dal pubblico italiano, è anche un po’ nostro connazionale soprattutto da quando, ad aprile di quest’anno, il Comune di Laglio gli ha conferito la cittadinanza onoraria. D’altra parte Laglio è la seconda residenza del bel George che risiede a Los Angeles, in California, ma da dodici anni ha acquistato nell’amena località sul lago di Como Villa Oleandra, sua maison per i periodi di vacanza. Cosa può provare la donna Amal, avvocato dedito a cause delicate e complicate e al serio ambiente legale, al braccio di uno degli uomini più desiderati dall’universo femminile? Improvvisamente catapultata sulle copertine, tenuta sotto tiro in ogni posa, invidiata e attesa ad ogni occasione mondana, Amal, che in verità non è affatto sprovveduta in fatto di sex appeal, mostra un aplomb notevole, sfodera larghi sorrisi e non perde un colpo in classe. Però quale donna non vorrebbe sapere cosa pensa, quanto ama, come sta davvero? George, diciamolo, fa scivolare brividi di attrazione lungo la schiena. Il principe dei sogni. A occhi aperti e chiusi. Come l’ha stregato Amal? Ecco, bisogna proprio scovare affinità e incroci. Perché gli incastri da mille e una notte possono celare o svelare alchimie ideali per traguardi a lungo termine. Per Clooney infatti, che si definisce liberale, appoggia il partito democratico e ha apertamente sostenuto la campagna elettorale di Barack Obama, non si esclude una prossima corsa
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Amal, tra look e sorriso, svela una personalità forte, affascinante, originale. Forse quella che, appunto, ha conquistato, il sexy George.
alla carica di Governatore della California e, chissà, addirittura alla Casa Bianca. Non sorprenderebbe troppo, in effetti. E una sposa come Amal Alamuddin ha le carte in regola per il ruolo di first Lady. Sospetti non perfidi se consideriamo l’immagine, la vita e il profilo pubblico dei due. Così anche l’enorme battage mediatico sul matrimonio può far parte di
una forte manovra ‘promozionale’. I dettagli sulle nozze Clooney-Alamuddin si sono susseguiti a ritmo forsennato, riflettori puntati sulla romantica Venezia per un week end di festa nelle più prestigiose location della laguna, il Cipriani tanto caro a lui e Palazzo Papadopoli, lussuoso resort a 7 stelle della catena Aman. Curiosità e gossip sono schizzati alle stelle perché George e Amal fanno
TUTTE LE DONNE DELLO SCAPOLONE D’ORO Ci ha messo un bel pò di tempo e di fidanzate per decidersi il bel George, ma alla fine ce l’ha fatta. Ed ecco la lista delle vittime mietute sul cammino lungo l’altare (da sinistra in senso orario): Talia Balsam (nonché prima moglie); Céline Balitran, (parigina, studentessa di legge e hostess di un bar di lusso); Lisa Snowdon, (modella e attrice inglese); Sarah Larson, (cameriera e spogliarellista a Las Vegas); la nostrana Elisabetta Canalis (appena convolata a nozze col chirurgo Perri); infine, Stacy Keibler (ex wrestler).
blindare la città, vietano scatti non autorizzati e attentati alla riservatezza, offrono l’esclusiva del servizio di nozze a Vogue America (perché il ricavato sia destinato a finalità umanitarie) ma fanno circolare un’abbondanza di notizie e ‘indiscrezioni’. Infatti fin dal loro arrivo i canali più visitati della
Terra sembrano un set nel clou delle riprese di un kolossal e lì, fuori dagli spazi di privacy assoluta, si concedono raggianti ai flash sul motoscafo Amore. Con loro, naturalmente, uno stuolo di vip: Rande Gerber (testimone dello sposo), Cindy Crawford, Matt Damon, Bono Vox, Bill Murray
1994-1999: George Clooney nei panni di Douglas ‘Doug’ Ross nella serie tv E.R. Medici in prima linea, il ruolo che lo consacrerà come sex symbol e gli aprirà le porte di Hollywood
e Anna Wintour. E una carovana di fan e paparazzi, tra cui un Fabio Volo in veste di spione romantico. Spettacolo nello spettacolo la sfilata di abiti meravigliosi: da Giorgio Armani che veste lui, a Giambattistista Valli, Dolce&Gabbana e McQueen che vestono lei. Cerimonia privata in un gran galà serale all’Hotel Aman e successiva ufficializzazione a Cà Farsetti sul Canal Grande entrambe celebrate da Walter Veltroni. Su tutto il pezzo forte delle musiche che hanno allietato la festa, When I fall in love di Nat King Cole, la migliore dichiarazione d’amore possibile! Nonostante illazioni o riserve insomma, George Clooney e Amal Alamuddin, indiscussi divi da white carpet, stuzzicano l’immaginario fiabesco dell’amore. Suvvia, possiamo rinunciare a godere dell’illusione di un vero colpo di fulmine? L’incantesimo di un matrimonio da film accarezza tutti. E, ne sono sicura, il sipario non calerà su questa coppia di egregio rango e travolgente charme. Che questa, ha detto Ramzi -il papà della sposa- è ‘una buona notizia in mezzo al male che ci circonda’. Nel bagno di euforia gli unici umori contrari sono stati quelli dei dipendenti del Comune di Venezia che, cogliendo l’enorme visibilità, ai fotografi hanno dato in pasto i loro cartelli di protesta. Ma questa è un’altra storia...
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PERSONAGGI
MARCO
COLUMBRO BISOGNEREBBE TORNARE ALLA VECCHIA TIVÙ di Stefano Fisico
CHIACCHIERATA CON UNO DEI PIÙ AMATI PERSONAGGI TELEVISIVI DI SEMPRE, CHE ANCORA OGGI HA MOLTO DA DIRE E INSEGNARE IN FATTO DI TV E NON SOLO...
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i sono personaggi che il pubblico ha conosciuto grazie al tubo catodico e che, con la quotidianità del vederli giorno dopo giorno nei programmi, quasi sono diventati membri aggiunti della famiglia. Lo è stato per Corrado, Mike Bongiorno, Sandra e Raimondo. Lo è ancora oggi per Raffaella Carrà,
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Lorella Cuccarini e Antonella Clerici. Di questa categoria fa parte anche Marco Columbro, un nome che lega ognuno di noi a ricordi importanti di programmi e di un’ Italia che oggi non c’è più. Marco, hai 40 anni di carriera alle spalle. Come ti senti? Hai ancora la stessa energia di quando debuttasti nel lontano 1974? «Beh, la stessa energia proprio non direi, anche perché in quel periodo degli anni ‘70 ero un giovane di 24 anni con tante speranze e tanti sogni che fortunatamente ho realizzato in gran parte. È giusto dire che senza l’aiuto delle persone che
incontri durante il tuo cammino professionale non ci sarei riuscito, proprio perché ti hanno dato la famosa possibilità di farle. Certo seppur con meno energie, non mancano entusiasmo e voglia nei diversi progetti di cui mi occupo e mi occuperò». Secondo te come si può recuperare l’entusiasmo di quel tempo artisticamente molto bello? «Per prima cosa farei tornare in tv il varietà, che come dice la parola è un programma di eventi vari e quindi abbiamo musica, sketch, balli, ospiti di vario genere, e così via. Due ore di show in cui puoi divertire e interessare. Ahimè da 15
Marco Columbro, classe 1950, ha condotto insieme a Lorella Cuccarini Buona Domenica e Paperissima. Fra i due c’è anche un sincero e duraturo rapporto di amicizia. In basso a sinistra, con l’amico Enzo Iacchetti.
anni questo tipo di programma è sparito per molti motivi, primo fra tutti, il costo che è molto elevato e che necessariamente si scontra con il momento attuale che sia le case di produzioni che le televisioni stanno vivendo. Nessuno mai investirebbe qualche milione di euro per un paio d’ore di programma». Il modo di fare tv che oggi è profondamente cambiato. Credi che nella televisione attuale sia necessario insultarsi ed essere cafoni per fare ascolti? «La cafonaggine non è mai stata una qualità, e Lorella ed io ne siamo gli esempi. Il nostro modo di entrare nelle case degli italiani univa ironia e simpatia. Purtroppo può capitare di cadere in momenti di televisione molto estrema. Ricordo negli anni ‘90 gli schiaffi di Sgarbi o le torte in faccia di Marina Ripa di Meana. Erano sporadici, non come oggi. Quando si ricerca la lacrima o l’incazzatura a tutti i costi, capisci che c’è qualcosa che non va e che la qualità non è più il cardine di questa televisione». Di tutte le persone che hai incontrato durante il tuo percorso professionale, quali sono state quelle con cui hai legato maggiormente e perché? «In tutti questi anni ho lavorato maggiormente con donne e devo dire che con poche ho legato in modo particolare. Sicuramente la prima è Lorella, con cui abbiamo condiviso vent’anni
© Ufficio Stampa Mediaset
di vita professionale e con cui abbiamo stabilito un rapporto vero di amicizia. La seconda è Elena Sofia Ricci, con la quale abbiamo lavorato per diversi anni in quella che fu la prima fiction prodotta da Mediaset e che registrò ascolti pazzeschi che era Caro Maestro.Tra gli uomini sicuramente Carlo Conti, con cui ho lavorato ultimamente e che ha dimostrato di essere un grande professionista». Dal 21 ottobre torni al Teatro Sistina insieme ad Enzo Iacchetti con Il Vizietto - La Cage aux Folles. Ti aspettavi un successo del genere? «Il mio amore per il teatro ha fatto in modo che negli ultimi anni gran parte del mio tempo lo passassi in questo mondo che apprezzo moltissimo, essendo uno dei pochi ambienti dove si può essere creativi e avere un margine di libertà difficile altrove. Per quanto riguarda il Il Vizietto, immaginavo potesse essere uno spettacolo di successo, ma quando ci dissero che in pochi giorni era già tutto esaurito, la gioia fu molta, al punto di avere avuto oltre 30mila presenze. Di questo ringrazio Enzo Iacchetti, compagno di scena eccezionale con cui si è trovata subito una grande sintonia, e il regista Massimo Romeo Piparo che ha allestito una grande squadra di professionisti». Altri progetti? «Farò un altro spettacolo che si chiama
La stessa ora il prossimo anno, insieme a Gaia De Laurentis. Lo feci nel 2000 per una stagione e dovetti interromperlo a causa della mia malattia. La ritengo una commedia molto bella che verrà apprezzata dal pubblico». Credi che meditare e ricercare il proprio io sia possibile in una società così frenetica come quella odierna? «Si può fare benissimo, l’importante è volerlo sentendo l’esigenza e la motivazione.La mia ricerca spirituale va avanti da più di 35 anni e ho avuto il piacere di conoscere tanti maestri orientali e occidentali che mi hanno dato i loro insegnamenti e che sono serviti per crearmi una piccola cassaforte cui attingo nei momenti più duri della mia vita. Oggi come oggi non credo sia importante seguire una religione, io non sono religioso, ma fare una propria ricerca spirituale in quanto essere divini, come siamo tutti, e quindi considerandosi alla pari l’uno con l’altro nel rispetto totale». Hai una bellissima storia con Marzia. Quale pensi sia la virtù che apprezza maggiormente di te e la cosa che invece digerisce meno? «Di me credo che apprezzi che sono una persona sincera e che sia sempre me stesso. La fa imbestialire quando mi si avvicinano delle donne: in quel caso aguzza le antenne, cercando di far capire che io sono “roba sua”».
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le Donne D’ITALIA di Serena Fogli
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S
enza di lei, probabilmente, le donne italiane avrebbero dovuto lottare molto più duramente per liberarsi dal giogo di un mondo dominato esclusivamente dagli uomini. Spesso ci si dimentica di Anna Maria Mozzoni e non è raro imbattersi in chi non conosca affatto la forza di questa donna, pioniera del femminismo nell’Italia ottocentesca. Eppure essa ha dedicato la sua vita alle donne e la forza che ha speso nella sua battaglia deve essere, ancora oggi, un monito al miglioramento della condizione femminile in Italia e nel mondo intero.
Mozzoni
Anna Maria
la pioniera del femminismo italiano
L’INFANZIA E LA PRESA DI COSCIENZA Lombarda d’origine, Anna Maria Mozzoni impara fin da bambina cosa significhi essere donna. Pur appartenendo a una famiglia nobile, infatti, i genitori la rinchiudono in un collegio femminile così da risparmiare il denaro destinato agli studi dei fratelli maschi. Quella in collegio sarà un’esperienza negativa per la bambina che, confinata tra le mura di un ambiente chiuso, gretto e reazionario, una volta riconquistata la libertà rinnegherà con forza l’istruzione ricevuta, diventando così padrona del suo destino. Sarà la biblioteca di casa la sua vera scuola, sarà qui che farà il suo primo incontro con lo spirito rinnovatore dell’illuminismo, con il pensiero di Giuseppe Mazzini e con i rivoluzionari romanzieri dell’epoca. Passeranno ben pochi anni prima che Anna Maria capisca quanto le donne abbiano bisogno di giustizia e di parità in un’Italia in cui appartenere al gentil sesso significa non aver libertà di giudizio, non aver diritto all’istruzione e all’accesso equo nel mondo del lavoro, dover sottostare, sempre e comunque, al volere prima della famiglia, poi di un marito spesso scelto dai propri genitori.
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DA DONNA A PIONIERA DEL FEMMINISMO «Non dite più che la donna è fatta per la famiglia, che nella famiglia è il suo regno e il suo impero! Le son queste vacue declamazioni come mille altre di simil genere! Ella esiste nella famiglia, nella città, in faccia ai pesi e ai doveri; di questi all’infuori, ella non esiste in nessun luogo» scriveva con una penna infuocata Anna Maria Mozzoni nel suo libro La donna e i suoi rapporti sociali, pubblicato nel 1864 a soli 27 anni. Un libro che segnò un’epoca e aprì la strada al femminismo in Italia: un volume rivoluzionario, pubblicato ben cinque anni prima che Stuart Mill scrivesse La servitù delle donne, considerato oggi la bibbia del femminismo nel mondo. Anna Maria Mozzoni, in un’Italia appena unificata, appare sempre di più simile alle suffragette americane e inglesi di quegli anni, e fa della sua rivoluzionaria visione del mondo una missione di vita. Militante attiva sul piano politico e sociale, sa che una donna esclusa dal sapere sarà altresì esclusa dalla vita politica di un paese totalmente in mano agli uomini, estranei al concetto dell’emancipazione femminile e della parità dei sessi. Nel corso della sua vita è stata donna instancabile, sempre pronta a fondare associazioni e a capeggiare movimenti, a sottoscrivere documenti, a parlare apertamente sia alle donne che agli uomini, sempre pronta a rivendicare l’indispensabile presa di coscienza destinata a cambiare l’Italia e a traghettare gli italiani nella contemporaneità di un mondo fatto di pari opportunità. Nel 1877 la vediamo presentare in parlamento la sua prima mozione per estendere il voto alle donne, poi ripetuta nel 1906 insieme a Maria Montessori, un’altra grande pioniera del femminismo in Italia: «perché siamo cittadine, perché paghiamo tasse e imposte, perché siamo produttrici di ricchezza, perché paghiamo l’imposta del sangue nei dolori della maternità, perché infine portiamo il contributo dell’opera e del denaro al funzionamento dello Stato», si legge nel documento presentato ai
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CURIOSITÀ LA VITA PRIVATA DI UNA DONNA BATTAGLIERA
«Bella no, ma non brutta; faccia larga, un po’ schiacciata. Giovine, così, così; il suo busto, stretto in un corsetto di maglia abbottonato dietro, non manca di qualche leggera curva […] e non giurerei che sul collo e intorno agli occhi non ci sia qualche ruga indiscreta. Ma se c’è, ne sono causa i gravi pensieri per […] le lotte per la redenzione della donna». Così scriveva La Stampa nel 1881 per descrivere la figura di Anna Maria Mozzoni, una donna che ha lottato tutta la vita per l’emancipazione femminile. Ma com’era la Mozzoni nel privato? Che cosa si può raccontare della sua vita al di fuori della militanza politica? Nonostante fosse un personaggio pubblico, si conosce poco della sua vita privata. Anche perché, dal 1873 le sue apparizioni si diradano, così come i suoi contributi scritti per i giornali e le riviste con le quali collaborava. Torna pienamente alla vita pubblica che aveva caratterizzato la prima parte della sua vita solo nel 1876: ma cosa è successo in questi tre anni? Ad avanzare qualche ipotesi è Franca Pieroni Bortolotti che, nel 1975, scrive nell’introduzione all’antologia La liberazione di una donna che, probabilmente, in quegli anni la Mozzoni dà alla luce una figlia, Beatrice, frutto della relazione con Gaspare Stampa che, però, muore poco dopo la nascita della bambina. Tuttavia questa rimane solo un’ipotesi, perché Anna Maria Mozzoni fece intendere che la bimba fosse solo una figlia adottiva, accolta in famiglia e naturalizzata da sua madre solo molti anni dopo.
LE DONNE D’ITALIA
«Negare alla donna una completa riforma nella sua educazione, negarle più ampii confini alla istruzione, negarle un lavoro, negarle una esistenza nella città, una vita nella nazione, una importanza nella opinione non è ormai più cosa possibile»
deputati. L’opera della Mozzoni, tuttavia, non è solo politica, ma anche sociale: nel corso della sua vita ha fondato molte associazioni e leghe (come la Lega promotrice per gli interessi femminili, fondata a Milano nel 1881) col fine di far prendere coscienza alle donne del suo tempo di tutti i diritti che si vedevano negate nel neonato stato Italiano. L’EREDITÀ DI ANNA MARIA MOZZONI «Negare alla donna una completa riforma nella sua educazione, negarle più ampii confini alla istruzione, negarle un lavoro, negarle una esistenza nella città, una vita nella nazione, una importanza nella opinione non è ormai più
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cosa possibile; e gli interessi ostili al suo risorgimento potranno bensì ritardarlo con una lotta ingenerosa, ma non mai impedirlo». Era questo che scriveva Anna Maria Mozzoni nel 1864. Oggi, 150 anni dopo, la società italiana appare molto diversa da quella in cui viveva una donna in costante lotta col potere costituito. Questo è il motivo per il quale non va dimenticata, perché è una di quelle donne che, con la sola forza di volontà e tanta determinazione, ha cambiato le sorti del nostro paese. Una donna che ha visto nella nascente modernità una spinta all’affermazione di diritti da sempre negati, una donna forte, capace di gettare le basi della contemporaneità e del diritto di scelta di cui gode oggi l’universo femminile.
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TUTTA UN’ALTRA di Angela Iantosca
Aule che cadono a pezzi, professori vessati e sottopagati, programmi non sempre al passo coi tempi. Di problemi il sistema scolastico italiano, si sa, ne ha tanti. E a farne le spese sono ragazzi e docenti. Eppure non mancano le esperienze positive. Da Nord a Sud, abbiamo voluto raccontarvi le storie di chi, tra prof e presidi, in Aspromonte come a Scampia, rimane in trincea per dare un futuro migliore al nostro Paese
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a scuola è cominciata. Le aule si sono popolate nuovamente di ragazzi, pieni di aspettative. Qualcuno di loro ha già segnato sul diario quanti giorni mancano alle vacanze natalizie, qualcuno a quell’esame di Maturità che fa tanta paura. Qualcun altro, da quest’anno, ha iniziato a scandire il tempo in base agli esami universitari. Intanto da un po’ non si fa altro che parlare di riforma, cambiamento, di assegnazione di cattedre. Ma la vera scuola è quella che si fa tutti i giorni in trincea. È quella di quei professori e di quei presidi che trascorrono giornate intere a scrivere progetti, sognare i sogni dei giovanissimi dei quali hanno
la responsabilità all’interno di quelle mura, troppo spesso fatiscenti. È quella di chi cerca di trattenerli, di non farli sbadigliare, di farli tornare a casa con la voglia di raccontare i viaggi fantastici che hanno compiuto stando seduti al banco. Perché in una Italia di cui si parla sempre troppo spesso male dei prof, c’è chi, senza lamentarsi, fa volare i propri studenti oltre i libri, le loro parole, rendendo possibile anche l’impossibile. QUI SAN LUCA È l’agosto del 2011. Mimma Cacciatore si sta lavando i capelli, i suoi capelli rossi e ricci, quando riceve una telefonata e le comunicano che entro pochi giorni diventerà preside della
“Corrado Alvaro” di San Luca. Mimma è calabrese, di Vibo Valentia, e sa cosa significa quella parola. Conosce tutto ciò che è accaduto e accade a San Luca, cuore della ‘ndrangheta, a pochi chilometri dal Mar Jonio, primo passo verso l’Aspromonte, la montagna che custodisce tanti e talvolta oscuri segreti. La scuola, materna, elementare e media divisa in due plessi è distrutta: le porte non ci sono, i banchi e le sedie vengono regolarmente fatti volare fuori dalle finestre, gli interruttori vengono strappati ogni giorno, lungo le pareti del bagno cola di tutto dai piani superiori, il giardino è impraticabile, ci sono muri che sono stati sollevati senza un perché, forse per rendere inaccessibili ale della struttura
E INTANTO AUMENTANO I “NEET” Al di là delle storie controcorrente che abbiamo voluto raccontare, e di cui comunque pullula l’Italia, i problemi oggettivi della scuola nostrana sono molti, come dimostrano anche alcuni recenti dati. Secondo l’Education at a Glance: Oecd Indicators 2014, pubblicato dall’Ocse, la percentuale dei 15-29enni senza attività lavorativa e che sono usciti dal sistema d’istruzione o non sono iscritti a corsi di formazione (i cosiddetti NEET – Neither employed nor in education or training) è aumentata del 5% tra il 2008 e il 2012. L’età più colpita quella tra i 20-24enni. Nel 2012, nei Paesi Bassi solo il 7% dei giovani 20-24enni non studiava e non lavorava, in Austria e Germania, l’11%. Nello stesso anno, in Italia il 14% dei 17enni aveva già abbandonato la scuola (la media Ocse è del 10%). Ciò fotografa evidentemente un sistema scolastico che non riesce a rispondere pienamente alle esigenze del territorio. A tutto ciò si aggiunge un altro dato: la spesa per studente, nel 2011, nella scuola primaria, secondaria e post secondaria non terziaria era inferiore del 4% rispetto al 1995. Nell’insieme, la spesa pubblica e privata per studente è aumentata in termini reali tra il 1995 e il 2008 (+8%), prima di registrare una netta diminuzione tra il 2008 e il 2011 (-12%). Di sforbiciate, insomma, ne sono state fatte, e a risentirne non può che essere la qualità del sistema formativo italiano.
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PERSONAGGI L’INCHIESTA
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SCUOLA
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alla quale è stato anche dato fuoco. I professori sono terrorizzati dalla situazione che da anni è immobile. «Quando arrivo – racconta la Cacciatore – trovo una scuola inguardabile. Più volte la pulisco io stessa, insieme ai bidelli. Vado a bussare alla porta del sindaco, ora in carcere. Dice di volermi aiutare, ma, dopo mesi di promesse ed estenuanti richieste e battaglie da parte mia, l’unica collaborazione che mi offre sono i gabinetti chimici nel cortile della scuola elementare perché i bagni sono fatiscenti (antigienici secondo l’Asl) e i bambini rischiano di ammalarsi. Nessuno mi dà retta qui. E allora io mi rivolgo fuori, in Provincia, in Regione, al Ministero e in Prefettura: scrivo, telefono a interlocutori sconosciuti, tutti devono sapere cosa capita a San Luca, altrimenti non cambierà mai niente per quei ragazzi. Trovo tante persone di cuore e grazie a loro la scuola elementare viene ristrutturata». Ma la vera difficoltà è ricostruire la mentalità: «È più difficile ricostruire la mentalità degli insegnanti, stanchi e avviliti. Convoco il consiglio di classe per sospendere degli allievi che hanno picchiato i compagni, costringendomi a chiamare medici e Carabinieri. Ma di fronte a me un muro di silenzio. I professori mi svelano i loro timori a quattrocchi, nulla che finisce a verbale: “Sapete di chi è figlio quel ragazzo?”, “E poi che ci succede?”, “Sospendetelo voi: qui si fa così”. Spiego loro che serve una decisione collegiale: lo dice la legge. E se neanche io rispetto le leggi, nessuno mi rispetterà. Per avere la prima sospensione passano mesi. Non cambia le cose, ma è un simbolo». Sono trascorsi tre anni e ora le cose, gradualmente, sembrano essere migliorate: «Quando sono arrivata – racconta la preside – i ragazzini sputavano per terra quando sentivano pronunciare la parola “carabiniere”. Oggi li porto con me a manifestazioni in cui si celebrano carabinieri caduti per mano della ’ndrangheta. Alcuni di loro sono venuti dal Papa lo scorso inverno. Le cose stanno migliorando, soprattutto nella scuola elementare, dove è più facile intervenire. Spesso i bambini delle scuole medie sono già “perduti”. Comunque sono riuscita a convincere
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Mimma Cacciatore, preside della scuola “Corrado Alvaro” di San Luca, in Calabria, insieme con Papa Francesco. Nella sua terra di batte per dare un futuro diverso ai ragazzi di un territorio non facile, da sempre alla prese con la ‘ndrangheta.
i commissari del Comune ad aprire un centro di aggregazione che da gennaio scorso accoglie bambini dai 6 ai 13 anni. Ma lo Stato deve fare di più. Sono stanca, sto consumando la mia vita. Mi sento amata da questa gente, che ricambio con tanta dedizione, ma non tollero la loro abitudine al silenzio. Detesto questa maledetta omertà che voglio sbriciolare. Come faccio a portare avanti le battaglie, se accanto a me c’è solo silenzio? Non giustifico chi viola la legge, ma comincio a capirli: ci sono troppi disoccupati, gli adolescenti stanno sempre per strada o alla bettola del paese. Gli unici svaghi sono le sale gioco. Senza interventi concreti dello Stato non avranno futuro. Allora porto i miei alunni in giro: a vivere l’arte e la cultura». LA “LUCE” DI SCAMPIA Rosalba Rotondo è di Napoli. Vive in centro, ma da trent’anni è qui, a Scampia. Ha scelto di rimanere, anche quando le hanno proposto scuole più semplici, come quelle del Vome-
ro, perché è troppo facile dirigere una scuola dove i problemi sono minori. È qui che bisogna esserci con determinazione e amore. «Prima insegnavo lettere. Poi, da sei anni sono diventata preside dell’Istituto Comprensivo “Ilaria Alpi – Carlo Levi”, scuola di pace e amore, come dico sempre io». E che sia una scuola di pace l’ha voluto mettere in evidenza anche con uno striscione appeso all’entrata. Nel plesso ci sono le elementari e le medie. Ma lei è anche preside della scuola di recupero all’interno del carcere di Secondigliano. Siamo a pochi metri dalle “Vele” e da quella piazza intitolata a Giovanni Paolo II, oggi Piazza Ciro Esposito, eppure qui si respira un’aria diversa. «Siamo nel cuore del quartiere. Ma Scampia – dice la Rotondo – è cambiata molto negli ultimi anni. Non è più così come troppo spesso viene rappresentata. I problemi ci sono, è ovvio, ma c’è tanta gente di cuore, disposta a mettersi in gioco. Fino a poco tempo fa Scampia era la piazza di spaccio più grande d’Europa. Oggi
PERSONAGGI L’INCHIESTA non è più così. Si sono spostati altrove. E questo grazie alle Forze dell’Ordine che ci sono state accanto e che hanno mostrato una presenza costante. Ma è proprio ora che abbiamo bisogno, più di sempre, dello Stato. Perché il vuoto di potere che si è creato deve essere colmato dalle istituzioni. Qui bisogna creare delle alternative di lavoro. Per questo a scuola noi operiamo soprattutto in tale direzione: io scrivo moltissimi progetti per avere soldi dal Ministero, dalla Comunità europea per formare i ragazzi, per permettergli di lavorare sulle loro abilità che devono essere potenziate e che devono sottrarli alla strada». Un aiuto concreto, dunque. «Tra le start-up che ho promosso, grazie ai fondi europei, c’è anche un wedding plannig for poor, corsi per pianificare cerimonie di matrimonio per chi non se le può permettere. Lo stesso vale per i laboratori per abiti da cerimonia, per estetiste e parrucchiere: la legalità gliela dobbiamo far respirare, in modo che rimangano a scuola fino a sera, invece di andar-
sene in giro chissà dove». E la scuola, così, diventa «un faro luminoso», come dice la Rotondo, acceso dalle sette e mezza del mattino fino alle nove di sera per 1.400 persone. «Dal mio istituto è nata anche l’Orchestra dei ragazzi di Scampia che è andata a Sanremo con Gigi Finizio! Mentre da poco è nata l’associazione in ricordo di Ciro Esposito, “Ciro Vive”, che qui da noi ha studiato». Cosa dire, dunque, di Gomorra, il film di Matteo Garrone girato nel territorio e che tante polemiche continua a suscitare? «Siamo stanchi – reagisce la preside – di queste rappresentazioni. Bisogna creare vere opportunità. Pensate che il 90% dei ragazzi che ha lavorato in Gomorra è in carcere o fa una vita da balordo! Abbiamo bisogno di altro. Parliamo della bellezza, dell’aria più leggera che qui si sta respirando, di ciò di cui abbiamo bisogno, di quei ragazzi che dovrebbero crescere nella normalità, di quei genitori che vorrebbero emanciparsi dal passato, ma nessuno glielo permette, di questa terra di cui si
C’È CHI S’INVENTA LE SPONSORIZZAZIONI Di fronte ai forti tagli che negli ultimi anni hanno colpito la scuola, c’è chi si ingegna per alleviare le spese delle famiglie e garantire una qualità scolastica accettabile. Ha suscitato sorpresa e ilarità lo sponsor che da quest’anno si trova sul libretto delle giustificazioni del “Fracastoro” di Verona, un liceo scientifico con 1200 allievi nel cuore della città. Da settembre 2014, infatti, sulla quarta di copertina si trova la pubblicità della “Speedy Pollo”, un’azienda che produce polli surgelati da friggere, grazie a cui il costo del libretto è stato abbattuto, determinando un minore esborso da parte dei genitori. Eh sì, perché ogni anno le famiglie, per i loro fi-
gli devono versare un “contributo volontario” di 180 euro. Che, grazie al “pollo”, sono diventati 150. «Il papà di due ragazzi che lavora in una azienda – spiega il preside Tiziano Albrigi – ha pensato di proporre la sponsorizzazione e siamo riusciti a raggiungere un accordo. Sono molte le spese alle quali la scuola deve affrontare. E non parlo di spese straordinarie, ma ordinarie di cui dovrebbe farsi carico lo Stato. Dunque, per far fronte a tutto, compresi la manutenzione dei laboratori e la stampa del libretto delle giustificazioni, abbiamo pensato che uno sponsor poteva essere utile. Motivo per il quale ora ne aspettiamo altri!».
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parla sempre in termini negativi, dove nessuno racconta ciò che di positivo c’è, dalle associazioni, alla gente che sceglie di rimanere, ai ragazzi che studiano, si diplomano e si laureano”. I MECCANICI PIÙ BRAVI DEL MONDO? STUDIANO A MARANELLO L’Istituto Ferrari di Maranello è un’eccellenza in Italia. Nato negli anni Sessanta, per volontà del fondatore della Ferrari, ben presto è diventata una scuola pubblica e ogni anno è subissato di richieste da tutta Italia e anche da altri paesi del mondo. Perché qui, grazie all’ottima preparazione, i giovani rischiano di dover scegliere tra più proposte di lavoro, quando ancora sono tra i banchi di scuola. Come Pedro Espinoza che, per metà sudamericano e per metà romagnolo, finito il ciclo di studi sta valutando tre proposte lavorative che lo porteranno a lavorare, comunque, in prima classe! Come lui anche gli altri che nel corso dell’anno hanno la possibilità di partecipare a stage in Giappone o in aziende locali: «Merito – spiega il professor Filippo Sala, uno dei responsabili del successo della scuola – del territorio, della volontà di sperimentare ed eccellere e delle molte possibilità lavorative che così è in grado di offrire». Con lui i ragazzi studiano meccanica, ma partono sempre prima dalla pratica per arrivare alla teoria: «Vengo dal lavoro in Fiat. Sono un pragmatico. Con i ragazzi costruiamo prototipi che poi portiamo in giro per il mondo, sperimentando su strada il loro funzionamento. Non lavoriamo solo su macchine a quattro ruote, ma anche a due, come moto e bici. Stiamo molto attenti al tema del risparmio energetico e della mobilità sostenibile, per questo spesso realizziamo prototipi ad energia solare».. Un istituto, dunque, proiettato nella ricerca e nel futuro della meccanica che realizza ogni anno decine di prototipi. E dà speranza, per il futuro, dipinto quasi sempre a tinte fosche, sapere che in Italia ci siano tante altre eccellenze come questa, da cui si può e si deve ripartire e di cui evidentemente ancora non si parla abbastanza.
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PUNTI DI VISTA Mayor for sale. O almeno: for rent. È la nuova politica di Bill De Blasio, sindaco di New York: il primo cittadino ha, infatti, ufficialmente messo in affitto la sua brownstone a Brooklyn, sul mercato al prezzo mensile - non proprio economico - di quasi 5.000 dollari al mese. Tre piani, altrettante camere da letto, un solo bagno al terzo piano e un giardinetto sul retro che, però, non ammette animali e fumatori. La casa di De Blasio si trova a Park Slope, un bucolico quartiere del borough da qualche anno invaso dagli hipsters in fuga da Manhattan. Un piccolo problema per una città ossessionata dal mercato immobiliare
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come New York: De Blasio in campagna elettorale ha fatto della lotta al caro casa uno dei capisaldi della sua piattaforma contro le diseguaglianze. Ha inoltre posticipato a lungo il trasferimento della famiglia Gracie Mansion sostenendo che Brooklyn era simbolo di “paese reale”, non del mondo di fantasia dei big di Wall Street che abitano nei grattacieli. E quanto a metter case sul mercato dell’affitto, lo stesso sindaco ha dichiarato guerra a AirBnb, la piattaforma online popolarissima in Europa: “Problemi di tasse, sicurezza, polizia”, aveva detto alcuni mesi fa. Un nuovo modo per combattere la crisi?!
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DIO BENEDICA
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nonni? Un aiuto per tante famiglie nell’educazione dei figli, una sorta di “welfare state” fatto in casa sempre disponibile. O, all’opposto, persone malate e stanche, da accudire, magari con l’aiuto di una badante. Ma se limitassimo a questi due aspetti il ruolo del nonno, cadremmo nella più arida e materialista delle visioni. Perché i nonni, in realtà, sono molto di più: trasmettono valori, donano saggezza ai nipoti, sono un tesoro di esperienza da valorizzare. In altre parole, sono la fonte di quella parola ormai quasi sconosciuta nel nostro mondo: tradizione. Lo ha ricordato Papa Francesco qualche giorno prima del 2 ottobre, festa dei nonni. «Ai nonni, che hanno ricevuto la benedizione di vedere i figli dei figli, è affidato un compito grande: trasmettere l’esperienza della vita, la storia di una famiglia, di una comunità, di un popolo; condividere con semplicità una saggezza, e la stessa fede». Pensiamo, ad esempio, all’Albania: «In quei Paesi sono stati i nonni a portare i bambini a essere battezzati di nascosto, a dare loro la fede. Bravi! Sono stati bravi nella persecuzione e hanno salvato la fede».
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I NONNI di Massimo Lanari
CASE DI RIPOSO, POLMONI DI UMANITÀ
Siamo lontani mille miglia dalla concezione dell’anziano come peso, spesso da scaricare a badanti o case di riposo. «Mi sento vicino ai tanti anziani che vivono in questi istituti, e penso con gratitudine a quanti li vanno a visitare e si prendono cura di loro. Le case per anziani dovrebbero essere dei “polmoni” di umanità in un paese, in un quartiere, in una parrocchia; dovrebbero essere dei “santuari” di umanità dove chi è vecchio e debole viene curato e custodito come un fratello o una sorella maggiore. Fa tanto bene andare a trovare un anziano! Guardate i nostri ragazzi: a volte li vediamo svogliati e tristi; vanno a trovare un anziano, e diventano gioiosi». L’abbandono degli anziani è invece «una vera e propria eutanasia nascosta»,
l’effetto di «quella cultura dello scarto che fa molto male al nostro mondo. Si scartano i bambini, si scartano i giovani, perché non hanno lavoro, e si scartano gli anziani con la pretesa di mantenere un sistema economico “equilibrato”, al centro del quale non vi è la persona umana, ma il denaro. Siamo tutti chiamati a contrastare questa velenosa cultura dello scarto».
SENZA RADICI, NESSUN FUTURO
Pensiamoci bene: «Un popolo che non custodisce i nonni e non li tratta bene è un popolo che non ha futuro. Perché non ha futuro? Perché perde la memoria, e si strappa dalle proprie radici. Ma attenzione: voi avete la responsabilità di tenere vive queste radici in voi stessi! Con la preghiera, la lettura del Vangelo, le opere di misericordia. Così rimaniamo come alberi vivi, che anche nella vecchiaia non smettono di portare frutto».
BERGOGLIO “NIPOTINO” DI BENEDETTO XVI Durante la cerimonia con i nonni, era presente anche il Papa emerito Benedetto XVI: «Ho detto tante volte che mi piaceva tanto che lui abitasse in Vaticano, perché era come avere il nonno saggio in casa», ha detto Papa Francesco.
IL MONDO DI FRANCESCO
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INTRIGHIIN VATICANO
Il Papa ordina la rimozione di monsignor Livieres Plano, vescovo paraguayano accusato di aver protetto un sacerdote pedofilo. Ma dietro la decisione potrebbe esserci dell’altro BERGOGLIO E L’OPUS DEI La rimozione di Livieres Plano, membro dell’Opus Dei, non ha impedito a Francesco di inviare un messaggio per la beatificazione di Álvaro del Portillo, primo successore di Josemaría Escrivá de Balaguer alla guida dell’opera. La cerimonia è avvenuta a Madrid di fronte a 300mila persone. L’esempio del beato del Portillo «ci incoraggia a non temere di andare controcorrente e di soffrire per l’annuncio del Vangelo». L’Opus Dei incarna l’ala tradizionalista della Chiesa; mentre i gesuiti, dalle cui file proviene Bergoglio, hanno fama di progressisti (anche se nei secoli passati erano considerati tra i più ortodossi). Ma Francesco, lo si vede anche da questi gesti, desidera solo una cosa: l’unità.
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eanche il tempo di metabolizzare l’arresto dell’ex monsignore Wesolowski, accusato di pedofilia, che Papa Francesco fa saltare un’altra testa. È quella di monsignor Rogelio Ricardo Livieres Plano, vescovo di Ciudad del Este, in Paraguay. Una «gravosa decisione» motivata da «serie ragioni pastorali». Il vescovo è stato accusato di aver coperto un sacerdote argentino accusato di pedofilia.
UN VESCOVO CHE DIVIDE
Ma dietro alla rimozione potrebbe esserci dell’altro. Livieres Plano, membro dell’Opus Dei, da tempo si era scagliato contro il resto della Chiesa paraguayana, da lui accusata di «disordine dottrinario» e di aver sposato le teorie marxiste della Teologia della Liberazio-
ne, movimento cattolico-marxista già combattuto da Giovanni Paolo II e dallo stesso Bergoglio. Livieres Plano ha addirittura accusato in diretta tv il vescovo di Asunción, Pastor Cuquejo, di essere omosessuale. Mentre, negli scorsi anni, si era scagliato contro il presunto appoggio dato dalla Chiesa paraguayana a Fernando Lugo, ex vescovo di San Pedro Apóstol, candidato della sinistra e presidente del Paraguay dal 2008 al 2012.
CONTRO LA COMUNIONE AI DIVORZIATI
La rimozione del vescovo intende quindi mettere ordine in una Chiesa, quella paraguayana, profondamente dilaniata. Ma sembra anche una sorta di messaggio per situazioni più vicine a quelle di casa nostra. Risale infatti a qualche giorno prima la pubblicazione del libro Per-
manere nella verità di Cristo dei cardinali Gerhard Ludwig Müller (prefetto della Congregazione per la dottrina della fede), Walter Brandmüller (presidente emerito del dicastero di Scienze storiche), Raymond Leo Burke (prefetto della Segnatura apostolica) Velasio De Paolis (presidente emerito della Prefettura degli affari economici) e Carlo Caffarra (arcivescovo di Bologna). Nel mirino dei cardinali le aperture sulla comunione ai divorziati del cardinale Walter Kasper, teologo molto vicino a Francesco e membro della stessa Congregazione per la dottrina della fede. Francesco ha replicato chiedendo ai vescovi di «non sprecare energie per contrapporsi e scontrarsi ma per costruire e amare». Il caso paraguayano, ora, potrebbe fare scuola. E rafforzare l’appello di Papa Francesco all’unità.
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I PARADOSSI DELLA FEDE
FRANCESCO
UN PAPA CONTRO IL
CLERICALISMO IL COMMENTO DI MONSIGNOR GUIDO GALLESE VESCOVO DI ALESSANDRIA
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asta carrierismi, vescovi-principi e sacerdoti incapaci di vivere in maniera feconda la loro missione. La chiesa è una grande famiglia: fedeltà, amore e fecondità spirituale devono essere le sue basi Credo che noi “addetti ai lavori” siamo quelli che stimolano maggiormente Papa Francesco ad alcune delle sue “uscite” più caratteristiche. Il 18 settembre, ad esempio, incontrando i partecipanti al convegno per nuovi vescovi, ha detto alcune cose interessanti. Prima di tutto, l’importanza della stabilità: «Quando latita il pastore o non è reperibile sono in gioco la cura pastorale e la salvezza delle anime. [...] Per favore non siate vescovi con scadenza fissata, che hanno bisogno sempre di cambiare indirizzo». Nella medesima occasione, lo scorso anno, aveva detto: «Per favore, noi pastori non siamo uomini con la “psicologia da principi”. Per favore! Uomini ambiziosi, che sono
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sposi di questa Chiesa, nell’attesa di un’altra più bella o più ricca... ma questo è uno scandalo! Se viene un penitente e ti dice: “Io sono sposato, vivo con mia moglie, ma guardo continuamente quella donna che è più bella della mia. È peccato, Padre?” Il Vangelo dice: è peccato di adulterio. C’è un “adulterio spirituale”? Non so, pensate voi. Non siate nell’attesa di un’altra più bella, più importante, più ricca. State bene attenti di non cadere nello spirito del carrierismo! È un cancro, quello!» Bisogna dire che l’idea di paragonare il desiderio di un’altra diocesi all’adulterio spirituale è insieme simpatica e graffiante! Si accosta con l’altra immagine presa dal contesto familiare riguardante i sacerdoti: alcuni, «dimentichi della paternità episcopale o magari stanchi di cercarla invano, ora vivono come se non ci fossero più padri o si illudono di non aver bisogno di padri”. Dopo l’adulterio spirituale dei vescovi, i preti che non si sentono figli. Ma ci sono anche coloro che non si sentono padri e madri. Così disse Papa Francesco ai
seminaristi e alle novizie religiose: «La radice della tristezza nella vita pastorale sta proprio nella mancanza di paternità e maternità che viene dal vivere male questa consacrazione, che invece ci deve portare alla fecondità», arrivando a concludere: «Per favore, non siate “zitelle” e “zitelli”!» A noi sembra che la consacrazione sia una cosa “di un altro pianeta”, eppure Francesco parla ai consacrati prendendo come riferimento la vita di famiglia; e, prima di lui, Benedetto XVI aveva parlato dell’amore di Dio prendendo come riferimento l’amore di coppia. Certo è che se guardiamo la nostra società constatiamo che l’adulterio, il disconoscimento della figura paterna e la crisi della maternità e della paternità sono tutti fenomeni che negli ultimi anni hanno subito una forte accelerazione. E se tornassimo a ripensare e a curare maggiormente i nostri rapporti familiari? Non sarebbe forse meglio? Forse – e lo suggeriscono anche gli psicologi – vi troveremmo la chiave per vivere meglio la nostra vita. Tutti. Persino noi vescovi...
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CAPITOLO XI
“M
o provato a chiamarti... ma niente. Appena puoi richiamami, ho una bella notizia per te...” Dora lesse il messaggio di Sabrina e richiuse gli occhi. Aveva dormito tutto il pomeriggio, era caduta in un letargo di nostalgia, malinconia e qualche breve sogno. Aveva sognato di salire su una mongolfiera, di vedere il mondo dall’alto, di percepire il vento, di essere la brezza che la spingeva verso la bellezza infinita di tutte le cose... e poi di perdere il controllo della situazione. Di non poter tornare più con i piedi per terra! E di essere in balia di un temporale. “Che sogno assurdo, eppure mi sembra molto chiaro!” Il messaggio! Sabrina doveva dirle qualcosa di importante? Ma cosa? Sorrise... le sembrava una situazione vissuta di recente. Era ancora intorpidita, con la bocca impastata, e gli occhi semichiusi. Si sgranchì un pochino, bev-
le rimaneva che attendere. Mandarle un messaggio? No, era tempo di sistemare casa. Iniziò mettendo via pennelli e colori. Ammirò il suo nuovo quadro: niente male. Semplice e bello, era veramente soddisfatta! “Brava Dora, sei riuscita a dipingere e dipingerti, sei riuscita a tirare fuori il tuo malessere... creando qualcosa di buono. Per fortuna...” Pensò al viso di Rosaria, alla sua espressione triste, ai suoi occhi blu e immensi. Le sue parole avevano spento l’entusiasmo di quello sguardo pieno di stelle. “Il quadro di oggi non va bene come regalo. No, lo terrò per me, ci vuole altro per farmi perdonare, per dirle quanto... le voglio bene. Le comprerò dei cd... conosco bene i suoi gusti!” Sentì il campanello suonare, come impazzito. Forse era Sabrina! Era venuta a darle la lieta novella di persona.
LA NOTA STONATA, IN REALTÀ, ERA
UN CONCERTO DI ACCORDI MERAVIGLIOSI
ve un bicchiere di acqua frizzante e poi prese il telefono in mano. “Una bella notizia? Capita nel momento giusto. Non sono arrabbiata con Rosaria. Sono arrabbiata con me stessa, ho fatto bene a esporre il mio pensiero ma avrei potuto farlo in maniera differente. Ho riversato su di lei le mie frustrazioni, sono stata sincera con lei ma non sono stata sincera con Dora...” Compose il numero di Sabrina e attese una risposta. Uno squillo, due squilli, tre... “Dai, non tenermi sulle spine, rispondi Sabri...” Niente. Probabilmente la “Rossa” era impegnata, avrebbe visto la sua chiamata e poi l’avrebbe ricontattata. Non
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Aprì la porta, un uomo, sui trentacinque anni, la guardava sorridente. “Salve, sono il medico fiscale, ho trovato il portone aperto e poi ho chiesto al custode. Posso entrare?” “Certo, entri pure, mi sono appena svegliata, scusi il disordine... si accomodi pure!” Caspita, era veramente un bel tipo, molto interessante. Era arrossita, ma cosa le prendeva? Il dottore si mise a sedere sul divano e poggiò una borsa sul tavolino di ciliegio. “Le piacciono i fiori, signora?” l’uomo la guardò sorridendo, la guardò con occhi grigi. Era un colore strano, quello di nuvole che stanno per schiarirsi, era
addirittura impressionante. “Oh, si riferisce a tutti i quadretti appesi in giro? Sì, amo molto i fiori... sa, sono una pittrice.” “Caspita, complimenti, sono veramente belli. Molto belli. Le devo chiedere i documenti... per cosa è rimasta a casa? “Influenza, il medico mi ha dato tutta la settimana... non ho più febbre. Anche se sono ancora un po’ stanca e spossata. Ma non ci siamo già visti? Scusi la domanda...” Già, quello sguardo, quel sorriso, tutto nuovo e tutto già visto. Si sentì... elettrica. Un fulmine l’aveva colpita, una scarica proveniente da un’altra dimensione. “Già visti? Non mi pare, non so. Ho un viso molto comune, forse le ricordo qualcuno...” Un viso comune? Dora non aveva mai visto un volto così espressivo... le sembrava un attore, uno di quelli capaci di bucare lo schermo. “Evidentemente mi sbaglio! Mi scusi... non volevo essere inopportuna.” “No, non si scusi... bene, il dottore le ha dato tutta la settimana... e io confermo i giorni di malattia. Così potrà riposare, e magari dipingere un po’... Dovrebbe firmare questo foglio, poi potremo salutarci.” “Certo, firmo subito.” Il dottore le porse una penna e lei la prese, guardandolo dritto negli occhi. Per un attimo, un solo secondo. Era arrossita, nuovamente. “Bene, allora possiamo salutarci. È stato un piacere conoscerla, signora pittrice... si riposi e cerchi di stare bene. Ho una conoscente che lavora in un call cen-
ter, s o b e n e quanto possa essere stressante. Soprattutto per chi ha aspirazioni di tutt’altra natura!” La fissò, lui era sicuro di non averla mai vista. Ne era certo. Non aveva detto nulla... ma anche lui aveva percepito qualcosa di strano. Era un dottore, certo, ma non amava credere alle coincidenze. Quella ragazza aveva qualcosa di speciale, qualcosa di diverso, sembrava un fiore delicato. Una creatura piena di grazia, sullo sfondo di una città triste e spesso grigia. “Sì, sono molto stressata, ma sono sicura che pian piano... le cose andranno meglio.” “Io ho appena comprato casa... ho una grande parete bianca, tutta vuota. Vorrei comprare un quadro. Le andrebbe di... sì, insomma, di dipingere qualcosa per me? Non ho voglia di appendere un poster o qualche stampa dozzinale. Che ne dice?” Disse tutto con tono pacato, quasi monocorde. Negli occhi di lui c’era gioia, una gioia che Dora aveva percepito in quelle parole pronunciate, apparen-
temente, tutte nello stesso modo. La nota stonata, in realtà, era un concerto di accordi meravigliosi. “Caspita, mi piacerebbe molt o . Sono lusingata.” Dora, a quella proposta, si era illuminata. “Volentieri, non ho mai ricevuto una richiesta del genere... non da uno sconosciuto.” “È vero, in realtà non ci siamo presentati. Mi chiamo Ben, Beniamino.” “Piacere, sono Dora. Beh, l’hai letto sul documento” sorrise, sentendosi invasa da una strana euforia. Si era completamente dimenticata di Rosaria, del messaggio di Sabrina, del suo call center... “Bene, si è fatto tardi. Posso lasciarti il mio biglietto da visita? C’è il numero di telefono e anche l’indirizzo e-mail.” “Certo, grazie mille... e buon lavoro.” “Chiamami domani, verso l’ora di pranzo. Vorrei darti qualche indicazione sul quadro, così mi dirai anche quanto dovrò darti. Spero di non essere stato sfacciato... beh, troppo sfacciato.” Si mise a ridere e la salutò con un semplice ciao. Dora chiuse la porta. Le sembrò di aver chiuso anche una parte della sua vita... che strana sensazione! “È un déjà vu... è come se... l’avessi già conosciuto. Non mi era mai capitato, con nessuno, mai prima d’ora. Caspita! Ho rimorchiato in malattia! Da non crederci, vorrei tanto raccontarlo alle ragazze, anche a Rosaria.” Emilia era ancora in vacanza, Sabrina non aveva ancora richiamato e Rosaria... era passata solo mezza giornata dal loro litigio. Aveva già provato a chiamarla, non le sembrava il caso di insistere. Non subito. Avrebbe atteso il giorno dopo. Erano successe un sacco di cose: un litigio, un nuovo quadro, un incontro inatteso...
“Beniamino... e se volesse solo un quadro? Forse mi sto facendo delle illusioni. Ho ancora i segni del cuscino sul viso!” Aprì la portafinestra del suo piccolo balcone e guardò i suoi fiori. Aveva una decina di piccole piante, tutte ben curate. Con una mano accarezzò delicatamente il petalo bianco di un fiore. L’altra mano era impegnata a giochicchiare con il biglietto da visita di Ben. Il cognome! Che strano! Lo stesso cognome di Emilia. “Magari sono parenti... no, ma figurati. È un cognome comune, come tanti. Emilia non ha molti parenti. In città c’è sua cugina con il figlio Claudio... e basta. Fratelli non ne ha... sto usando un po’ troppo la mia immaginazione.” Era quasi ora di cena. Decise di mangiare della pasta in bianco e niente altro. Si trascinava in casa con un fare diverso dal solito. Si sentiva quasi trasportata dal vento e per un attimo le parve di avere le ali ai piedi. Non la smetteva di sorridere, non la smetteva di pensare a lui. Lui aveva dipinto il sorriso sul volto di Dora. Un sorriso che lei non aveva da tempo. Cercò di non fantasticare troppo, cercò di non costruire castelli in aria. Ma lo sforzo si rivelò vano, inutile. Quante volte si era illusa? Quante volte aveva perso la speranza? Tante, troppe. Eppure sentì che era arrivato il momento di non cedere al pessimismo, al vittimismo, si sentì padrona del suo destino. In fondo stava solo pensando a un’eventuale nuova amicizia, a un eventuale nuovo rapporto umano. In quel pensiero non c’era niente di male, niente di strambo! “Tutti sognano a occhi aperti, tutti lo fanno... sognare mi permette di andare avanti, di dipingere. Forse mi permetterà anche di trovare l’amore, l’uomo giusto per me.” L’uomo giusto per lei, il ragazzo perfetto, forse era arrivato. Era giunto, come un segno del destino. Un destino che le avrebbe portato molte cose belle. Ma anche dell’altro... Dora aveva guardato in quegli occhi grigi, in quelle iridi quasi familiari. Quello sguardo, per lei, sarebbe diventato importante, sarebbe diventato motivo di felicità. Per un’altra persona, invece, sarebbe stato diverso. Molto, molto diverso. Continua nel prossimo numero...
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PERSONAGGI LUOGHI
CAGLIARI la sofisticata SOSPESA TRA CIELO E MARE, IN UN CONTESTO NATURALISTICO DI GRANDE SUGGESTIONE CON SALINE E LAGUNE ABITATE DA MIGLIAIA DI FENICOTTERI ROSA, IL CAPOLUOGO SARDO, IN BILICO FRA ANTICO E MODERNO, È UNA VERA SORPRESA, TUTTA DA SCOPRIRE, CON UNA VIVACISSIMA VITA CULTURALE, PUNTO DI PARTENZA IDEALE ANCHE PER ESPLORARE I MERAVIGLIOSI DINTORNI
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no degli aspetti che più colpiscono e affascinano di Cagliari è la luce. Così brillante da attraversare in modo unico l’aria e conferire ai colori una vivacità davvero inebriante. A maggior ragione in questo periodo, con l’autunno che rende l’aria più rarefatta e i colori ancora più nitidi. Il capoluogo sardo, candidato a essere Capitale europea della Cultura per il 2019, è una vera scoperta, in qualsiasi periodo dell’anno si decida di visitarlo. Con la sua vibrante vita all’aria aperta impastata di profumi e di mare. La sua vivacità culturale, come dimostra la presenza di frequentatissimi caffè letterari e spazi per l’arte. I suoi gioielli artistici e architettonici, che compongono un sofisticato
di Vincenzo Petraglia
affresco urbanistico dove si fondono antico e moderno, sia per le nuove architetture realizzate in città sia per le svariate strutture di archeologia industriale sapientemente recuperate e trasformate in trendy contenitori per l’arte e il bon vivre, che hanno coinvolto anche grossi nomi dell’architettura internazionale come Zaha Hadid, Rem Koolhaas e Renzo Piano. Ma Cagliari non è soltanto questo. È anche punto di partenza ideale per andare alla scoperta dei tanti gioielli naturalistici che la circondano e che anche in autunno non deludono per bellezza e unicità.
TRA ARTE E CAFFÈ LETTERARI
Fondata dai Fenici, Car El, la “Città di Dio”, sembra quasi volersi arrampicare
verso il cielo con i suoi palazzi che si rincorrono verso il punto più alto della città, l’antico quartiere Castello, da cui si domina tutta Cagliari e il ragguardevole scenario naturalistico che la circonda, fra mare, saline e lagune incantate diventate habitat naturale di numerose specie animali, tra cui gli elegantissimi fenicotteri rosa, diventati uno dei simboli cittadini. Il viaggio alla scoperta della città può partire proprio da qui, andando a zonzo fra le piazze e le vie medievali del Castello (Casteddu nel dialetto locale), uno dei quattro quartieri storici del capoluogo (gli altri sono Stampace, Marina e Villanova), che tra le sue mura custodisce alcuni dei più preziosi tesori artistici cagliaritani. Dalla Cattedrale di Santa Maria, risalente al 1200, anche se
DELIZIE CAGLIARITANE La tavola locale, come d’altronde tutta quella sarda, è ricchissima. Un’autentica passione dei cagliaritani sono i ricci di mare e l’autunno e l’inverno sono fra i periodi migliori per degustarli. Altre tipicità imperdibili, oltre ai buonissimi formaggi, ai vini e ai vari tipi di pane, fra cui il celeberrimo pane carasau, sono la bottarga, le grigliate miste col pesce della baia, la fregola (un tipo di pasta simile al cous cous) con le arselle, i culurgiones (ravioli ripieni di patate), i malloreddus (gnocchetti) con salsiccia e pecorino, il porceddu (maialino di latte) arrosto. E, fra i dolci: pabassina, a base, fra le altre cose, di mandorle e uva passa, e sea-
das (pecorino fritto in una sfoglia croccante ricoperta di miele). Per degustare o acquistare molti dei prodotti tipici locali vale la pena fare un salto al popolarissimo Mercato di San Benedetto, in via Cocco Ortu.
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LUOGHI
Candidata a Capitale europea della Cultura per il 2019, Cagliari affascina con le sue suggestioni sospese fra antico e moderno e la sua pullulante vita all’aria aperta. I quartieri storici Castello, Stampace e Villanova sono il “covo” della movida cagliaritana con lounge bar e locali adatti a tutti i gusti.
nei secoli rimaneggiata, e i vicini Arcivescovado e Palazzo Reale (oggi sede della Provincia), alla trecentesca Torre dell’Elefante, passando per quella di San Pancrazio e fino alla neoclassica Terrazza Umberto I, lo splendido belvedere ricavato dalla costruzione dei Bastioni di Saint Remy sulle vecchie mura spagnole. Godersi il panorama da qui o in cima alla Torre di San Pancrazio, al tramonto, è un’esperienza quasi mistica, con le acque del mare e della laguna che si tingono d’arancio restituendo al paesaggio riflessi di surreale suggestione. Poco distante si trova la Cittadella dei Musei, un must per chi passa da Cagliari e per chi ama l’arte e la storia. Si tratta di un complesso monumentale ricavato nel vecchio Arsenale sabaudo che ospita
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i musei più importanti della città: il Museo Archeologico, il più importante al mondo per la civiltà nuragica, il Museo Etnografico regionale, che conserva tessuti, gioielli e mobili antichi, il Museo d’Arte Siamese “Stefano Cardu”, dove si possono ammirare dipinti, manoscritti, sculture buddhiste, argenti, porcellane e armi appartenenti alle diverse civiltà dell’Asia, e la Pinacoteca Nazionale, con la sua collezione di arte e scultura contemporanea, nella quale spiccano i “retabli”, espressione della migliore pittura sarda d’ispirazione catalano-valenzano. Chi ama l’arte a Cagliari ha solo l’imbarazzo della scelta. Nel quartiere Villanova, celato fra le alte mura dell’ex mattatoio, si trova l’ExMà, uno dei salotti culturali più innovativi e trendy della città. Situato nel cuore di Cagliari, l’ex macello è stato tra i primi spazi urbani a essere restaurati (cui ne sono seguiti in città molti altri che hanno visto coinvolti anche celebri architetti), trasformato nel 1993 in uno splendido centro polivalente che ospita esposizioni temporanee
d’arte, spettacoli, rassegne cinematografiche, concerti, sfilate di moda, laboratori didattici e creativi, convegni di grande richiamo. La Galleria Comunale d’Arte è, invece, un must per chi vuole ammirare, fra gli altri, i capolavori di maestri quali Boccioni, Balla, Morandi, Carrà, Sironi e De Pisis. Cagliari è un pullulare di antiquari e botteghe artigiane (a tal proposito non perdetevi una passeggiata in Via La Marmora!), localini e caffè, alcuni dei quali molto cari ai cagliaritani. Come, ad esempio, l’Antico Caffé, fondato nel 1855. Si trova al civico 10 di piazza Costituzione ed è uno dei caffè letterari più famosi della città, punto di riferimento degli scrittori che hanno dato vita alla nouvelle vague sarda. Castello, Stampace e Villanova sono il “covo” della movida cagliaritana con lounge bar e locali per tutti i gusti. Fra tutti, il Caffé degli Spiriti (Bastione di S. Remy), un lounge bar molto trendy con amache e divanetti, e il Libarium Nostrum (via S. Croce 33), per aperitivi e after dinner con splendida vista sulla città.
NATURA, MARE E STORIA
L’autunno può essere la stagione perfetta per andare alla scoperta di alcuni dei tanti tesori custoditi nei dintorni del capoluogo, che magari con la calura estiva si tralascia, giustamente, di esplorare. Cagliari è un ecosistema perfetto, una città sospesa tra cielo, terra e mare. Intorno ad essa si estendono, infatti, lagune e oasi naturalistiche uniche in Europa. E nelle vecchie Saline, che al tramonto si colorano di sfumature rosso-porpora, hanno trovato il loro habitat ideale migliaia di eleganti fenicotteri rosa, situazione in genere poco comune data la vicinanza dell’area urbana. La città è incorniciata, a ovest, dallo stagno di Santa Gilla, tra le più interessanti aree umide europee, autentico paradiso del birdwatching, dove vivono tantissime specie di uccelli, come cormorani, aironi e, appunto, fenicotteri rosa, e, a est, in direzione Quartu Sant’Elena, dal parco naturalistico del Parco naturale regionale Molentargius-Saline, per secoli il bacino più ricco in Sardegna per l’estrazione del sale dalle acque del
Il capoluogo sardo è il punto di partenza ideale per andare alla scoperta, anche in autunno, di angoli di mare incontaminato dove fare, se si trova la giornata giusta, magari anche qualche bagno “tardivo”. Come, a 25 km, Mari Pintau, col suo mare color smeraldo, e Villasimius (50 km), rinomata per la bellezza e la particolarità delle sue spiagge e del suo mare.
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Uno dei luoghi più cari ai cagliaritani è il Poetto, la vera spiaggia cittadina, con la sua lunga distesa di sabbia fine e i suoi locali chic. Dalla non lontana Sella del Diavolo si gode una delle viste più spettacolari su Cagliari e il suo particolarissimo circondario.
COME DOVE QUANDO
I RISTORANTI
· Italia via Sardegna, 28 070/65.79.87 - www.ristoranteitaliacagliari.it · Luigi Pomata viale Regina Margherita, 14 070/67.20.58 - www.luigipomata.com · Dal Corsaro viale Regina Margherita, 28 070/66.43.18 - www.dalcorsaro.com
Nella Saline intorno a Cagliari, che al tramonto si colorano di sfumature rosso-porpora, hanno trovato il loro habitat ideale migliaia di fenicotteri rosa, diventati di diritto uno dei simboli della città.
mare, interrottasi solo nel 1985. Il Parco è inserito dal 1977 nella Convenzione Ramsar per la sua rilevanza come luogo di sosta, svernamento e nidificazione degli uccelli negli stagni di Molentargius, intorno a cui si snodano anche suggestivissimi sentieri fra natura e archeologia industriale. E si affaccia sul Poetto (dalla vicina Sella del Diavolo si gode una delle viste più spettacolari su Cagliari), la vera spiaggia cittadina e fra i luoghi in assoluto più amati dai cagliaritani, sia per la sua lunga distesa di sabbia fine che per i lidi e i locali chic che su di essa si susseguono. Sebbene le dune di
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sabbia bianchissima siano ormai solo un nostalgico ricordo, rappresenta un luogo ancora magico, affacciato su un mare dalle splendide sfumature. Cagliari può essere il punto di partenza ideale, anche in autunno, per andare alla scoperta di angoli di mare incontaminato dove fare, se si trova la giornata giusta, magari anche qualche bagno “tardivo”. A est, a circa 50 chilometri, si può raggiungere Villasimius, rinomata per la bellezza e la particolarità delle sue spiagge e del suo mare, ma ancora prima, più o meno a metà strada, anche la spiaggia di Mari Pintau, che affaccia su uno sbalorditivo caleidoscopio di sfumature che vanno dallo smeraldo al turchese. Spostandosi, invece, da Cagliari in direzione sud-ovest si può raggiungere, dopo circa 35 chilometri, Nora, la spettacolare area archeologica, in parte sommersa dal mare, con i resti della città di epoca fenicio-punica, anticamera delle meravigliose spiagge di Chia.
ALBERGHI · Hotel Miramare via Roma, 59 070/66.40.21 - www.hotelmiramarecagliari.it · Hotel Regina Margherita viale Regina Margherita, 44 070/67.03.42 - www.hotelreginamargherita.com · B&B Fior di Loto viale Trieste, 56 070/7.56.71.66 - 335/7.85.01.99 www.fiordilotocagliari.com
GLI EVENTI DA NON PERDERE
· MARIA LAI - RICUCIRE IL MONDO. DAGLI ANNI QUARANTA AGLI ANNI OTTANTA (Palazzo di Città, piazza Palazzo 6, fino al 2 novembre). La mostra espone molte delle opere della Lai (1919-2013), la più significativa interprete dell’arte sarda.
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UFFICIO INFORMAZIONI TURISTICHE · INFO POINT COMUNE DI CAGLIARI Via Roma, 145 070/6.77.73.97 - 338/6.49.84.98 www.cagliariturismo.it
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nuale app tro Torna l’an classica e il maes i rt a ic s n la mu rdi. Co ce seppe Ve n perdere iu G o n ia emil da no collaterali ed eventi
KEYS TO ROME
ROMA • FINO AL 10 MAGGIO
La mostra internazionale Keys to Rome, Le chiavi di Roma, ovvero l’Impero visto e vissuto dai suoi 4 punti cardinali, a Roma si sdoppia e si focalizza inevitabilmente su La città di Augusto. Il tema generale è il racconto della cultura romana e delle sue diversità, solida base per la formazione di una vasta entità geopolitica ed economica, unificata dalla stessa lingua, dallo stesso diritto, dalla stessa moneta, attraverso filmati, sistemi di interazione naturale e tattile, restauri virtuali, applicazioni mobile. Un gioco interattivo porta il visitatore a ricontestualizzare alcuni raffinati reperti, parte della collezione permanente, all’interno dello scenario 3D del Foro di Augusto.
Eventi in SETTIMANA di Chiara Mazzei
tutta Italia. Un intero “villaggio” dove immergersi nella cultura dello Yoga, prendersi tempo per se stessi, conoscere e praticare, sentirsi bene. Info: www.yogafestival.it
MATERA BALLOON FESTIVAL
MATERA • 9-12 OTTOBRE
Quattro giornate ad alta concentrazione di energia con eventi sportivi, arte, cultura, cibo a km zero, e naturalmente avvincenti competizioni aerostatiche con oltre dieci equipaggi di mongolfiere da tutta Europa, che sorvoleranno Matera e la Murgia due volte al giorno. L’edizione di quest’anno sarà una manifestazione a misura di bambino e pensata anche per le persone disabili, sorde e ipovedenti. Presenti anche installazioni create con il riciclo delle vele dei palloni aerostatici, per la prima volta in Italia direttamente dalla città catalana di Igualada, dove si tiene l’European Balloon Festival, partner del MBF.
classico del giallo teatrale, un perfetto gioco a incastri tra umorismo, suspense e forte tensione narrativa. Con regia di Ennio Coltorti, Corrado Tedeschi, Ettore Bassi e Miriam Mesturino portano in scena uno spettacolo avvincente, un lavoro che è stato definito dalla critica “due terzi thriller, un terzo commedia”.
FIERA INTERNAZIONALE DEL TARTUFO BIANCO ALBA • 11 OTTOBRE 16 NOVEMBRE
YOGA FESTIVAL
MILANO • 10-12 OTTOBRE
Tre giornate di attività per un pubblico ampio, curioso e motivato: incontri con Maestri internazionali, classi di Yoga gratuite, lezioni di cucina energetica e vegana, workshops, conferenze, performance di musica e di teatro, contatti con scuole e centri di
TRAPPOLA MORTALE
MILANO - TEATRO CARCANO • 3 - 12 OTTOBRE
Dal testo di Ira Levin, autore dell’indimenticabile Rosemary’s Baby, un
Moltissimi gli eventi in programma per quello che si conferma uno degli appuntamenti enogastronomici maggiori in Italia e non solo. Molti gli chef di fama mondiale che metteranno a disposizione il loro talento in incontri, cene e aperitivi. Non solo cultura del cibo, ma anche cultura a tutti i livelli, con mostre, incontri e concorsi letterari. Programma completo su www.fieradeltartufo.org
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1. Raggruppa donatori di sangue 4. Sterminato campo erboso 11. Grossi rapaci notturni 15. È Levante in Giappone 16. Gradevole, piacevole 17. Varietà di quarzo di colore violetto 19. Fanno del remo un premio 20. Ostacoli da ippodromi 21. Li evoca il medium 22. Molta forma una folla 23. Allentare girando 24. Contengono azoto 25. Passi destinati al transito di autoveicoli 27. Si dipingono in teatro 28. Verso di passerotto 29. Guidano i naviganti 30. Imprese da rocciatori 31. Resta in fondo 33. Azienda Autonoma 34. Lo è il volto segnato dalle sofferenze 35. Ne è principe il demonio 37. Azienda Sanitaria Locale 39. Dotato di notevole preparazione 40. Maria, celebre soprano 42. Reggio Calabria 43. Cambiare, mutare
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44. Lo coltiva il contadino 45. Un successo dei Beatles 46. Chi la perde si arrabbia 47. Anno Domini 48. Rifatte dal nulla 50. La taglia chi scappa 51. La Polizia federale degli USA 52. Un nome di donna 53. Felino maculato 54. Coppie... di scarpe
VERTICALI
1. Cibo in gelatina 2. Tu e lui 3. In mezzo alla fila 4. Scrivono versi 5. Radici mangerecce 6. Antenati 7. I Giapponesi lo bevono verde 8. Derubato 9. Copiato nei gesti 10. Ventilare un ambiente 11. Ci sono anche quelle scolastiche 12. Abitudini consolidate 13. Doppie in affitto 14. L’Ortis delle ultime lettere 16. Monte su cui salì Mosè
18. Alcuni sono mancini 20. Un orto al coperto 21. Rese note, palesate 22. Il sacro calice 23. Un verbo degli sterratori 24. I confini di Assisi 26. Afa senza fine 27. Un Un insetto fufu anche un antico sigillosigillo egizioegizio insettoche che anche un antico 28. È un problema del piede 30. Imbrattano i muri 31. Un animale che scava 32. Imbrogliare al gioco 34. Telefilm a puntate 35. La prima parola del pargoletto 36. La fine di Antinea 38. Soci senza pari 39. Personaggi fiabeschi 40. Fra tiepido e rovente 41. Il mobile che si offre 43. Anello nuziale 44. Tessera per il bancomat 45. Schermo a cristalli liquidi 46. Un coro senza fine 47. Sigla bancaria 49. Rendono rigida la riga 50. Cagliari 51. Tra mi e sol
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GIOCHI
CRUCIPUZZLE
Trova e cancella nello schema tutte le parole sotto elencate, tenendo conto che possono essere disposte orizzontalmente, verticalmente o diagonalmente e che possono essere lette in tutte le direzioni possibili. A fine gioco resteranno inutilizzate alcune lettere, leggendole in ordine otterrai una frase celebre di Socrate
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Io so di non sapere. Socrate R I A A M E T P I R I I T A R N A R I A T E T O M O C A C A M C A L M O R D A R D O
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LA PERSONAGGI MACCHINA DEL TEMPO
1970 VIAGGIO A RITROSO FRA MUSICA, CURIOSITÀ E PERSONAGGI di Stefano Fisico
L’INCIDENTE DI GIOIA TAURO
In un afoso pomeriggio di luglio, il treno Freccia del Sud Palermo-Torino con a bordo 200 persone, molte delle quali dirette a Lourdes per un pellegrinaggio, va incontro a un tragico destino a pochi metri dalla stazione di Gioia Tauro dove si compirà una strage. Un forte sobbalzo e in un attimo il convoglio si spacca in due tronconi, con le prime cinque carrozze che rimangono in piedi ferme mentre le altre deragliano in diverse direzioni, impattando i pali dell’elettricità come in un flipper impazzito. Sei passeggeri ci rimettono la vita, altri 70 rimangono feriti. Grazie alle rivelazioni di un pentito nel 2001, la Corte d’Assise di Palmi condanna tre imputati per strage, tutti e tre già deceduti.
EVVIVA PIPPI!
Domenica 6 settembre per la prima volta Pippi Calzelunghe appare in TV: capelli rossi, occhi azzurri e un viso lentigginoso che conquista con la sua irresistibile simpatia. Orfana di madre e con il padre marinaio impegnato nei mari del sud, Pippi vive nella grande e pittoresca Villa Villacolle, insieme a due inse-
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parabili amici: Zietto, un cavallo a pallini neri, e il Signor Nilsson, una scimmietta. Non andando a scuola, Pippi vive continue avventure in cui riesce ad averla vinta su energumeni e malintenzionati grazie alla sua forza erculea (con un braccio solo riesce a sollevare il cavallo!).
LO CHIAMAVANO TRINITÀ
Martedì 22 dicembre esce al cinema Lo chiamavano Trinità. Bambino è un ladro di cavalli evaso dal carcere, che si finge sceriffo; quando vede arrivarsi addosso suo fratello, i suoi piani saltano ed è costretto a difendere gli agricoltori dal prepotente Maggiore Harriman. Alla fine troverà un validissimo alleato proprio nel fratello, perché lui è... Trinità, la mano destra del Diavolo. Diretto da Enzo Barboni, Lo chiamavano Trinità debuttò nelle sale italiane il 22 dicembre 1970, portando una piccola grande rivoluzione nel genere western. Per la prima volta le vicende di pistoleri e cowboy dell’ovest d’America lasciavano entrare la comicità, grazie alle scazzottate e alle battute memorabili della coppia d’oro Bud Spencer e Terence Hill.
© Nationaal Archief, Den Haag, Rijksfotoarchief: Fotocollectie Algemeen Nederlands Fotopersbureau (ANEFO), 1945-1989
Benvenuto a...
Nel
1970 nascono: 13 GENNAIO
Marco Pantani
Nato a Cesena (Emilia-Romagna), è stato un ciclista su strada, noto anche al grande pubblico. Il pirata (soprannome dovuto all’uso della bandana) è stato un grande scalatore, ha vinto la medaglia di bronzo ai Mondiali in linea del 1995, un Giro d’Italia e un Tour de France nello stesso anno. La sua carriera, con 46 vittorie, e la sua vita sono state, però, segnate dall’uso di sostanze dopanti e stupefacenti e da uno stato depressivo. Un arresto cardiaco nel 2004 l’ha fermato per sempre. Da quell’anno, per ricordare a tutti gli appassionati delle due ruote il grande campione, il Giro d’Italia assegna alla più significativa salita il titolo Montagna Pantani.
25 AGOSTO
Claudia Schiffer Modella e attrice di fama mondiale, nata a Rheinberg, nella Germania centro-occidentale. La sua carriera raggiunge l’apice negli anni Novanta, giovandosi oltre che della sua bellezza ed del suo indubbio fascino, anche della straordinaria somiglianza con Brigitte Bardot. Tra le modelle più famose e più ricche del mondo, nel 2010 annuncia il suo ritiro dalle passerelle, restando nell’ambiente come creatrice di una linea di capi in cashmere, venduta in tutto il mondo. Protagonista di alcuni film e programmi televisivi, nel 1995 lancia i Fashion Café, una catena di ristoranti la cui proprietà condivide con le colleghe Christy Turlington, Naomi Campbell ed Elle Macpherson.
22 MAGGIO
Naomi Campbell Icona del mondo della moda e delle celebrità internazionali, è la modella di colore più famosa della storia, per la prestigiosa rivista People tra le 50 donne più belle del mondo. Soprannominata la Venere nera, nasce a Streatham, un quartiere di Londra, e cresce con la madre Valerie (ballerina di origini giamaicane), abbandonata dal compagno poco prima della nascita di Naomi. Ammessa nel 1980 a studiare danza alla Italia Conti Accademy of Theatre Arts, sei anni più tardi la sua immagine campeggia sulla copertina di Elle. A soli sedici anni è già una star delle passerelle, ricercata dai fotografi di tutto il mondo. Prima donna di colore ad apparire sulla copertina della rivista Vogue (sia in Francia che in Inghilterra) e sul Time Magazine, sfila per le case di moda più rinomate ed entra nella ristretta cerchia delle modelle più pagate di tutti i tempi, con un patrimonio di 48 milioni di dollari.
31 MAGGIO
Paolo Sorrentino Regista di indiscusso talento, in coppia con l’inseparabile Toni Servillo rappresenta l’immagine del cinema italiano contemporaneo nel mondo. Napoletano doc, Paolo Sorrentino prende contatto con il set a 24 anni girando il primo cortometraggio, Un paradiso. Il contratto con la Indigo Film segna l’uscita del primo film, L’uomo in più (che gli regala nel 2002 il Nastro d’argento come Miglior regista esordiente), e l’inizio del lungo sodalizio artistico con Servillo, con cui gira i suoi capolavori: da Le conseguenze dell’amore (vincitore di 5 David di Donatello nel 2005) a Il divo che lo impone sulla scena internazionale, grazie al Premio della giuria al Festival di Cannes 2008 e alla nomination all’Oscar per il Miglior trucco. L’incontro con la celebre statuetta è soltanto rimandato: nel 2014, insieme al suo attore feticcio, ritira l’Oscar per il Miglior film straniero, assegnato a La grande bellezza (2013).
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SALUTE
NEONATI E ANIMALI SI PUÒ FARE!
Il contatto tra il nostro cucciolo e un cane o un gatto fa bene e non comporta rischi. Purché si adotti qualche precauzione... di Massimo Lanari
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arrivo di un bebè in casa, oltre alla gioia e a qualche notte insonne, porta con sé anche un interrogativo: e ora come faccio con il cane e il gatto? La loro presenza può essere nociva per il bambino? In linea di principio, no. Ma bisogna utilizzare qualche precauzione. Se in famiglia esiste una predisposizione alle malattie allergiche, soprattutto a quelle al pelo di animali, c’è il rischio che anche il bambino contragga l’allergia. Quindi, nel primo anno di vita del bambino, l’American College of Allergy sconsiglia di tenere in casa un animale, soprattutto il gatto. Se lo avete già, tranquilli, nessun provvedimento drastico: bisogna però raddoppiare le attenzioni sia sulla pulizia della nostra casa (pulendo più spesso con l’aspirapolvere e utilizzando un depuratore d’aria), sia sull’igiene del nostro micio, lavandolo spesso con dell’acqua – con le inevitabili, prevedibili proteste – e curando la pulizia della zona dietro alle orecchie. Altrimenti, se i genitori non sono allergici, la presenza di un animale può essere addirittura benevola per il nostro bambino: è stato infatti dimostrato che chi vive in campagna o nei piccoli centri è meno soggetto ad allergie di chi vive in città e questo, tra l’altro,
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per la presenza più forte di animali domestici. Quanto alle malattie, non c’è alcun rischio per il nostro bambino. Basta attuare delle semplici regole di buonsenso: 1. Preservate l’igiene evitando che gli animali adottino comportamenti “da esseri umani”, come dormire sul letto, leccare i piatti, frequentare il bagno e la cucina; 2. Non dimenticatevi dei controlli periodici dal veterinario, da fare anche in assenza di bambini piccoli; 3. Non lasciate mai il bambino solo con il cane o con il gatto. L’animale, anche se buono ed educato, è sempre imprevedibile; 4. Fate attenzione quando il bambino cerca di giocare con il cane o con il gatto;
5. Usa la massima attenzione se il cane è abituato a saltare addosso o a correre addosso alle persone, o se l’animale è particolarmente esuberante; 6. Evita in ogni modo che il bambino disturbi l’animale mentre sta mangiando o dormendo; 7. Controllate che la culla sia stabile e, se avete un gatto, copritela con una rete per evitare che il micio la scambi per un rifugio; 8. Fate mangiare il bambino e l’animale piuttosto distanti; 9. Prima dell’arrivo del bambino, fate vedere all’animale la stanza o il passeggino, in modo da abituarlo al futuro arrivo; 10. Per evitare che l’animale si ingelosisca, continuate a dargli attenzioni, magari quando il piccolo dorme.
PSICO
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DIMMI CHE RUOLO HAI E TI DIRÒ CHI SEI
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I ruoli sociali che ciascuno di noi assume aiutano a definire la propria identità e quando vengono meno possono portare destabilizzazioni. Ecco come capirle e affrontarle
gni persona, nel corso della propria vita, assume diversi ruoli ben delineati nelle interazioni sociali, veste cioè dei panni di qualcuno che lo può rappresentare o meno, a seconda delle scelte. Si parla di ruolo, utilizzando un termine che deriva dal mondo del teatro e che quindi richiama un concetto di finzione piuttosto che di sincerità, proprio perché soggetto alla volontà della persona e al suo desiderio di mostrarsi o meno per ciò che è. Vi sono persone che scelgono, infatti, di recitare il ruolo che assumono nella vita senza mai mettere in gioco realmente se stesse, a volte per difesa, altre per trarre dei vantaggi personali. Madri, mogli, amanti, casalinghe, lavoratrici e via dicendo, sono solo alcuni dei vari panni che una donna deve quotidianamente indossare per affrontare le varie situazioni della vita. Questi personaggi rappresentano il ruolo che si ricopre all’interno della società, una sorta di parte con un preciso copione che varia a seconda dei contesti, ma che ha una base comune di partenza che è dettata dalla propria personalità. Si potrebbe metaforicamente considerare il ruolo sociale come un vestito, che si indossa sopra la propria identità e che si cambia
a seconda delle varie circostanze. Ognuno ha quindi il proprio modo di impersonare quel ruolo, che è strettamente personale e unico proprio perché basato sulle caratteristiche di ogni individuo; ogni donna ha il proprio modo di essere madre, ad esempio, e anche se si condividono i valori di riferimento con altre donne, resta comunque il dato di realtà che sono tutte differenti, ognuna con le proprie modalità. Con il trascorrere del tempo e l’avanzare dell’età adulta, iniziano a diminuire sempre di più i ruoli da impersonare, con un conseguente effetto di destabilizzazione. Avere un proprio status a livello sociale dà sicurezza, aiuta a mantenere più solida anche la propria identità: sapere di aver un
di Silvia Coldesina PSICOLOGA
ruolo, infatti, comporta delle aspettative da parte degli altri che ci aiutano a gestire la relazione in maniera efficace. Ma quando i figli crescono, hanno sempre meno bisogno di una madre protettiva ed accudente; quando se ne vanno di casa, anche il ruolo più pratico di stirare e riordinare inizia a venire meno; quando si va in pensione viene meno lo status lavorativo e con esso anche la percezione di sé come utile, fattivo e produttivo. È a questo punto che diventa importante ricercare altri ruoli, mantenere attiva la ricerca di situazioni sociali che restituiscano attese e aspettative da parte degli altri, contribuendo così al mantenimento di un senso di sè vitale, unito alla percezione di utilità personale.
IL VOLONTARIATO FA BENE ANCHE A CHI LO FA Mantenere relazioni sociali consente di mantenere attiva la sfera dell’affettività con un conseguente · vissuto di benessere. Svolgere attività di volontariato, in base ai propri interessi e alle proprie passioni, rafforza l’immagine di sé positiva e l’autostima e contribuisce a mantenere un ruolo sociale definito e riconoscibile.
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PERSONAGGI GENITORI E FIGLI
MIO FIGLIO È UN ULTRÀ
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Il comportamento dei fanatici del pallone spesso è dovuto alla volontà del giovane di farsi accettare di Federico Crisalidi in un gruppo. Capiamo insieme come e perché PSICOLOGO E PSICOTERAPEUTA
adolescenza è l’età su cui fanno maggior presa i fenomeni di fanatismo sportivo violenti. Che consapevolezza c’è dietro questi gesti? Come mai soprattutto gli adolescenti e i giovani in generale aderiscono a questi movimenti? Dal punto di vista psicologico, gli elementi fortemente attrattivi dei fenomeni “ultrà” sono molteplici. Per iniziare, il senso di appartenenza a un gruppo ben identificato e solidale: questi offrono infatti con grande facilità di accesso una identità di gruppo a ragazzi fragili, incapaci ancora di costruirsi da sé una identità individuale, e quindi disperatamente bisognosi di trovarne una, qualsiasi essa sia. L’appartenere a un gruppo può dare grande gratifica-
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zione a ragazzi in disagio, dando loro senso di accettazione del gruppo che compensa il difetto di auto-accettazione e autostima. Questi sono i meccanismi psico-sociologici che hanno dato vita ai movimenti più disprezzati e contestati quali gli “skinhead”: giovani esaltati nella loro forza fisica, forti nella solidarietà del proprio gruppo d’appartenenza, in esasperata opposizione verso ogni forma di diversità minacciante la propria identità. Inoltre, i movimenti ultrà, come dice la parola stessa, offrono ai giovani la possibilità, o meglio la certezza, di eccessi e diniego di ogni forma di restrizione e regole; protetti dal branco, nello stadio ma anche altrove, sono attuabili comportamenti altrimenti non consentiti e
non tollerati: uso di droghe in pubblico, libere manifestazioni verbali aggressive e violente, comportamenti violenti e pericolosi, espressioni di sentimenti di razzismo, fino all’opposizione alle forze dell’ordine, che invece di essere viste quali garanzie di sicurezza, vengono provocate e attaccate in quanto rappresentanti di autorità con cui stare in eterno conflitto. E si arriva così al sentimento di ribellione, la voglia degli adolescenti di rompere le regole sociali e genitoriali, sentimento universale ma espresso in modo più o meno violento, perciò è fondamentale che i genitori trovino un approccio corretto per insegnare e condividere con i propri figli i significati delle regole sociali.
STILI EDUCATIVI GENITORIALI - Provate a essere genitori autorevoli, esigenti e controllanti ma che sanno anche essere accoglienti e attenti alle esigenze dei figli. La comunicazione su regole e ruoli deve essere bidirezionale e condivisa. I figli di genitori autorevoli tendono ad avere fiducia in se stessi, autocontrollo e ad essere soddisfatti. - Cercate di non essere genitori autoritari, esigenti ma sordi alle esigenze dei figli, perché se la comunicazione è unilaterale, i ruoli e le regole sono stabiliti rigidamente e imposti dall’alto, senza condivisione dei significati, i figli sono scontenti, chiusi e sospettosi e mal sopportano regole e restrizioni. - Provate a non essere troppo permissivi, poco esigenti e per nulla controllanti, accoglienti e sensibili alle esigenze dei figli sì ma che raramente rinforzano e fanno rispettare le regole. I figli di genitori permissivi sono meno autosufficienti e con minor autocontrollo.
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ANIMALI
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PASSIONE ACQUARIO
Hai deciso di comprarne uno per creare in casa tua un suggestivo angolo naturale? Ecco alcuni consigli per fare la scelta migliore di Marta Cerizzi e più adatta ai tuoi desideri
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uella per gli acquari è una passione molto sentita visto che nelle case degli italiani ci sarebbero circa 500mila acquari e almeno 16 milioni di pesci, rendendo così il nostro Paese uno dei principali importatori di pesci d’acquario in Europa. L’acquario permette di avere in casa propria un piccolo angolo di mare ricco di piante, conchiglie e pesci colorati. Poter osservare da vicino il loro muoversi nell’acqua ha un effetto rilassante e antistress sull’umore, ma bisogna sapere che gestire un acquario domestico richiede un impegno costante oltre che un certo investimento economico iniziale. ACQUARIO MARINO O D’ACQUA DOLCE? Le La prima cosa che devi decidere è se preferisci un acquario di acqua salata oppure di acqua dolce: nel primo caso realizzerai un habitat marino con coralli, pesci tropicali ed esseri invertebrati, nel secondo caso invece costruirai un habitat ricco di piante e pesci di lago o di fiume. Per allestire un acquario di acqua dolce servono in media circa 200-300 euro, mentre per un acquario marino il costo può salire di molto, a seconda del tipo
di pesci e della struttura scelta, variando da un minimo di 200 a un massimo di 10mila euro. Gli acquari marini sono molto più scenografici e spettacolari ma sono anche i più difficili da curare: se sei alla prima esperienza forse ti conviene iniziare scegliendo un acquario d’acqua dolce. LA ZONA IDEALE Un altro elemento importante da valutare, prima di comprare un acquario, è capire qual è la zona migliore della casa dove posizionarlo. Il posto ideale dovrebbe essere una zona tranquilla, per assicurare una vita pacifica ai pesci, ma soprattutto buia e fresca perché la luce diretta del sole fa proliferare le alghe che, accumulandosi, finiscono con lo sporcare il vetro costringendoti così a pulire l’acquario di frequente. È anche importante scegliere di collocare su un mobile robusto l’acquario che deve essere sostenuto da una struttura sicura, adeguata e stabile. QUALE MODELLO? Esistono acquari di varie forme e dimensioni progettati per soddisfare qualsiasi esigenza d’arredo. Hai davvero
ACCESSORI PER L’ACQUARIO Cerca di riservare secchi, recipienti e retini ad uso esclusivo dell’acquario in modo da non contaminarli con detergenti che risulterebbero dannosi, se non addirittura letali, per i pesci.
IL MANGIME Controlla quotidianamente lo stato di salute dei pesci e somministragli il mangime una o due volte al giorno, distribuendolo in più punti in modo da permettere a tutti gli esemplari presenti nell’acquario di nutrirsi. I mangimi artificiali in scaglie, granuli e pastiglie sono i più utilizzati perché facili da reperire: si tratta di alimenti ben bilanciati ma è consigliabile integrarli con altri alimenti come i cibi liofilizzati.
l’imbarazzo della scelta tra modelli aperti e chiusi, cioè con o senza coperchio, e tra vasche dalla forma a cubo o a parallelepipedo. Una volta scelto l’acquario che preferisci dovrai allestirlo introducendo sabbia, rocce, piante e altri elementi d’arredo. Dovrai inoltre controllare il corretto funzionamento del filtro biologico, dell’impianto di illuminazione e del termoriscaldatore che assicura la giusta temperatura dell’acqua. Infine, solo dopo che si sarà creato l’equilibrio biochimico e climatico ideale, potrai introdurre i pesci.
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CUCINA CREATIVA
Uva, regina d’autunno
L’UVETTA
Bianca o nera, provatela al naturale o usatela per preparare squisiti dolci
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el mondo esistono moltissime varietà di uva di colori, forme e usi differenti. È composta dall’80% di acqua e poi carboidrati, fruttosio e glucosio, elementi che la rendono non adatta ai diabetici. Contiene poi fibre, proteine e un piccola traccia di grassi. Questa frutta è poi ricca di potassio e, in quantità inferiori, di rame, fosforo e ferro. Non mancano poi le vitamine, soprattutto la C e quelle del gruppo B. L’uva è anche un potente antiossidante, perché combatte l’azione dei radicali liberi rallentando il processo di invecchiamento. È consigliabile mangiare l’uva fresca, perché solo in questo stato mantiene tutte le sue caratteristiche di sapore e proprietà nutritive.
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IN TAVOLA Potete decidere di mangiare l’uva fresca, in macedonia, oppure berne il succo. Con l’uva fresca matura si prepara il vincotto: si fa cuocere il mosto per molte ore finché non diventa molto dolce e poi lo si usa per la preparazione di alcuni dolci tradizionali. Un piccolo trucco da usare per evitare che l’uva maturi troppo velocemente e marcisca è quello di avvolgerla in un foglio di carta e chiuderla in un sacchetto di plastica. Altrimenti, il modo migliore per conservarla è in frigorifero. Particolari specie di uva vengono poi utilizzate per fare il vino, da abbinare con cura ai piatti che porterete in tavola. La regola generale vuole che il vino rosso si beva con i piatti di carne e quello bianco con il pesce.
Quando viene essiccata al sole o con getti d’aria, l’uva si deidrata e diventa uva passa. In cucina viene utilizzata nelle preparazioni dolci, ma anche per insaporire piatti di carne e insalate estive. È ricca di calcio, ferro, fosforo, potassio e vitamina A. Non deve però essere assunta come sostituto dell’uva. A causa della disidratazione, infatti, non solo si riduce il contenuto di acqua, ma si alza la concentrazione di zucchero e di calorie (50 grammi contengono circa 100 calorie, contro le 30 dell’uva fresca). Quindi, bisogna stare attenti a non esagerare con la quantità di uva passa assunta per evitare di ingrassare.
Ricette a cura di Cookinglaura blog.alice.tv/cookinglaura
CHEESECAKE IN COPPA ALL’UVA
Le ricette
Ingredienti per 4 persone • 400 gr di formaggio tipo Quark • 200 gr di panna montata non zuccherata • 80 gr di zucchero a velo • 1 baccello di vaniglia • 4 biscotti tipo digestive o sablé • Un grosso grappolo di uva nera senza semi • Foglioline di menta
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Lavorate il formaggio con lo zucchero a velo e i semini della vaniglia, poi aggiungete la panna montata e mettete da parte. Sistemate un biscotto sul fondo di ciascuna coppetta, poi coprite con la crema livellando bene e fate riposare in frigo. Decorare all’ultimo con gli acini d’uva e con le foglioline di menta.
n autunno l’uva ci riserva bellissime sorprese. Sia la bianca che la nera sono adattissime per accompagnare formaggi stagionati o per arricchire insalate, magari con noci e pancetta croccante. Questo frutto è perfetto per decorare una semplice crostata di crema o una focaccia lievitata, ma secondo me è ai piatti salati che conferisce raffinatezza ed eleganza, sia nel gusto che nell’aspetto. Ed è per questo che, accanto ad un dolce abbastanza tradizionale come questa cheesecake in coppa, vi propongo un abbinamento che può sembrare azzardato ma è in realtà azzeccatissimo: le sardine in saor di uva. Provatele, scoprirete che si tratta di un abbinamento perfetto!
SARDINE IN SAOR D’UVA
Ingredienti per 4 persone
• 12 sardine fresche • 1 cipolla rossa • 20 acini di uva senza semi • 20 gr di pinoli • Peperoncino • 1 foglia di alloro • Semi di coriandolo • Pane grattugiato • 4 cucchiai di aceto di vino bianco • 4 cucchiai olio extravergine di oliva • Sale
Diliscate le sardine e apritele a libro. Passatele nel pane grattugiato, sistematele su una teglia in un solo strato e fatele cuocere in forno caldo a 200° per 7 minuti. In una padella fate soffriggere a fuoco basso la cipolla tagliata a fette con l’olio per 5 minuti, aggiungete i pinoli, l’uva, l’alloro, il peperoncino e il coriandolo. Salate, bagnate con l’aceto e fate cuocere scoperto per 5 minuti. Versate il saor caldo sulle sardine sistemate in una pirofila e fate riposare il piatto per una giornata prima di servirlo a temperatura ambiente.
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SPESA PERSONAGGI CONSAPEVOLE
ORTI URBANI,
RISPARMIARE È NATURALE Stare a contatto con la natura, portare in tavola il frutto del proprio lavoro, condividere ed economizzare: coltivare un orto urbano ha molti vantaggi. Ma come si fa? di Stefano Padoan
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hi di noi non sogna di poter tornare, almeno per qualche ora, a una vita più a contatto con la natura, a cimentarsi nel lavoro dei campi di una volta? Negli ultimi anni, complice anche la crisi economica e l’aumento della disoccupazione, sempre più persone – soprattutto abitanti delle grandi città – sentono l’esigenza di riassaporare l’antico legame con la terra e con i ritmi della natura, che solo pochi decenni fa rappresentavano la quotidianità del nostro paese. Così in tante aree verdi di moltissime città italiane sono spuntati i cosiddetti orti urbani, appezzamenti di piccole e medie dimensioni dove chiunque può sporcarsi le mani e provare la soddisfazione di coltivare da sé frutta e verdura. Bologna
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e Roma, Padova e Cagliari, Genova e Otranto: secondo la Coldiretti sono oltre 18 milioni gli orti condivisi italiani, di cui solo 1384 a Milano e dintorni. Queste aree, spesso inutilizzate o non curate a dovere, acquistano nuova vita grazie a novelli “contadini di città” che, organizzati autonomamente o in piccoli gruppi, coltivano assieme agli ortaggi anche una ritrovata gioia di stare insieme e di rinsaldare i valori comunitari e di vicinato. E, ultimo ma non meno importante, mettono in piedi un’attività che consente non solo di risparmiare, ma talvolta anche di generare un guadagno economico. Ma come si realizza un orto urbano? È importante innanzitutto individuare un terreno ampio a sufficienza da poter compensare
rapidamente costi di gestione e investimento iniziale: le dimensioni ideali non devono essere inferiori ai 10.000 metri quadri, per poterci ricavare 90/100 orti da 80 mq lasciando liberi altri 2000 mq da utilizzare per compostiere, camminamenti e aree comuni. Il prezzo di un terreno agricolo di queste dimensioni si aggira attorno ai 120/140 mila euro; altri costi di avviamento sono rappresentati dall’impianto di irrigazione (4500 euro), lampioncini e cassette degli attrezzi (25.000 euro). Considerando però un prezzo medio di affitto di 350 euro l’anno ad appezzamento, un ricavato annuale di 31500 euro permetterebbe di ammortizzare in poco tempo i costi iniziali, senza considerare che il valore di un terreno curato dura nel tempo.
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PERSONAGGI CASA DOLCE CASA
FANTASIA DI SEDIE PENNELLO, COLORI E VECCHI GIORNALI SONO QUELLO CHE VI SERVE PER RINNOVARE LE VOSTRE SEDIE E DARE TUTTA UN’ALTRA ATMOSFERA ALLA VOSTRA CUCINA di Alice Dutto
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vete presente quelle vecchie sedie che tenete in cantina? Bene, è arrivato il momento di ridecorarle! Bastano pochi strumenti e un po’ di pazienza per dare una nuova vita a questi elementi d’arredo che volevate buttare. Non solo diventeranno più belli, ma saranno in grado di dare un nuovo aspetto alla vostra cucina.
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DI COSA AVETE BISOGNO
La prima cosa che dovete fare è dotarvi dei giusti attrezzi da lavoro. Vi serviranno: la carta vetrata, che potete sostituire anche con una paglietta di metallo, dell’acquaragia, un pennello morbido di medie dimensioni, la vernice colorata, il mordente, ossia della vernice trasparente per proteggere le sedie, e molti fogli di giornale per non sporcare.
LA FASE DI PREPARAZIONE
Prendete la vostra sedia di legno e lavatela con un panno imbevuto in una soluzione di acqua e sapone. Una volta eliminate tutte le macchie di sporco, lasciatela asciugare. A questo punto, utilizzate la carta vetrata, o la paglietta di metallo, per eliminare tutte le tracce di vernice vecchia. Quest’operazione
serve anche per livellare la superficie delle sedie ed eliminare graffi e ammaccature. Nel caso in cui ci fossero dei buchini, riempiteli con dello stucco apposito per il legno.
UN TOCCO DI COLORE
Prendete il pennello e cominciate a stendere più mani della vostra vernice colorata. Tra una stesura e l’altra dovrete attendere che il colore si asciughi. In linea di massima, due mani sono sufficienti. Per un risultato più creativo potrete anche realizzare delle sedie a pois o a righe, di colori diversi rispetto alla base. Potete anche fare dei disegni a mano libera, ma se preferite un risultato più naturale, dopo avere pulito la sedia vi consigliamo di applicare della vernice trasparente.
PERSONAGGI BRICONSIGLI
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IKEBANA, L’ARTE GIAPPONESE DEI FIORI O di Serena Fogli
ggi voliamo in Giappone per apprendere i rudimenti di un’arte antichissima, capace di rendere le composizioni floreali delle vere e proprie opere d’arte. Stiamo parlando dell’Ikebana, una tecnica e disciplina che nasce nei paesi del sol levante nel VI secolo. L’Ikebana, che letteralmente significa “fiori viventi”, rende i fiori recisi e il modo in cui questi sono disposti nel vaso delle vere e proprie sculture vegetali: l’elemento naturale, supportato dal vaso scelto per la composizione, diventa una sorta di elemento concettuale capace di lasciare senza parole chi si ritrova ad ammirarne le fattezze. L’Ikebana mutua parte del suo essere dalle discipline zen, differenziandosi moltissimo dall’arte occidentale delle composizioni floreali, in cui è l’abbondanza degli elementi e dei colori utilizzati a rendere piacevole alla vista una composizione di fiori. Al contrario, l’Ikebana si basa sulla perfezione della linea e sull’armonia da essa creata grazie alle giuste proporzioni di ogni elemento rispetto ad un altro.
I FIORI UTILIZZATI
L’Ikebana, contrariamente a quanto accade nel mondo occidentale, per le sue composizioni preferisce non utilizzare i fiori già sbocciati, opta per semplici boccioli o fiori non ancora schiusi: il momento dell’apertura del fiore, infatti, è il simbolo positivo della vita che nasce e che cresce e quindi elemento ineliminabile in un arte che rende “viventi” i fiori recisi.
LA STRUTTURA
La struttura di una composizione floreale Ikebana ricalca il simbolismo mutuato da quest’arte, che è triplice: sono il cielo, l’uomo e la terra gli elementi attorno ai quali si inserisce la struttura della composizione. Ecco che, quindi, essa deve avere un ramo centrale, disposto verticalmente, che rappresenta il cielo; tale elemento è importantissimo e, chiamato “Shin”, rappresenta il cosiddetto asse compositivo dell’opera. È poi presente un asse intermedio (“Soe”) che, posizionato vicino allo Shin, rappresenta l’uomo; il Soe, più piccolo rispetto allo Shin, deve posizionarsi lateralmente e in avanti rispetto all’asse principale, inclinandosi ad esso. Lo stelo più corto, detto “Hikae” o terziario, rappresenta la Terra e si posiziona alla base degli altri due.
IL VASO E L’AGGIUNTA DEI FIORI
Nell’Ikebana la scelta del vaso è di fondamentale importanza: per accogliere le composizioni floreali è opportuno scegliere un vaso sobrio, dai colori tenui o molto scuri, così da non distogliere l’attenzione dai fiori e dai rami. Il vaso, in particolare, rappresenta il supporto al quale sono fissati i tre elementi simbolici che, sistemati nella maniera sopra esposta, danno l’impressione di essere un unico bellissimo tronco. Ai rami è possibile aggiungere i fiori, così da arricchire l’intera composizione. Si raccomanda l’uso di boccioli o di fiori appena schiusi. Il vaso, inoltre, deve essere visibile solo dal lato frontale: conseguentemente è opportuno posizionare l’intera composizione a ridosso di una parete e non in mezzo alla stanza.
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POLLICE PERSONAGGI VERDE
Quale fa per te? Ciclamino. La caratteristica principale di questa pianta è di fiorire d’inverno. Il ciclamino, infatti, resiste bene alle basse temperature. Lavanda. Si dice lavanda e si pensa subito alla Provenza. Questa pianta dai mille utilizzi cresce facilmente anche nel nostro paese. La potete usare per profumare l’armadio o come rimedio naturale anti-zanzare, è ottima anche come ingrediente per una buona tisana. Rosa rugosa. Resistente al gelo, può raggiungere anche il metro di altezza. Le sue foglie hanno delle caratteristiche venature da cui deriva l’appellativo “rugosa”. I suoi fiori sono abbastanza grandi e possono nascere singoli o a piccoli gruppi. Il colore prevalente è il bianco e il profumo molto delicato. Le sue bacche sono commestibili e vengono usate per preparare marmellate e liquori.
PIANTE PERENNI, BELLE E FACILI di Alice Dutto
SE NON AVETE IL POLLICE VERDE, MA NON VOLETE RINUNCIARE A UN BALCONE FIORITO SCEGLIETE LE PIANTE PERENNI: SONO BELLE E FACILI DA CURARE
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vere delle piante in salute senza troppi sforzi è possibile: basta scegliere quelle giuste. Provate con le perenni, cioè con quelle che hanno uno sviluppo pluriennale, come i ciclamini che rinnovano il loro fusto, ma mantengono le stesse radici. A differenza delle piante annuali, che devono essere sostituite, quelle perenni rimarranno nel vostro balcone o nel vostro giardino per molto tempo.
VISTE DA VICINO
Le piante perenni resistono molto bene al freddo della stagione invernale. Coltivarle è davvero molto semplice: è suf-
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ficiente piantarle nel giardino o in un vaso e poi aspettare che crescano. Alcune fioriscono fin dal primo anno in cui vengono piantate, mentre altre hanno necessità che passi un po’ più di tempo.
COME COLTIVARLE
Esistono molti tipi diversi di piante perenni: per questo è molto importante che vi facciate consigliare da un esperto su quali comprare, a seconda di dove le metterete a dimora, e poi informarvi riguardo alle cure di cui hanno bisogno. Dal momento che rimarrà nel vostro giardino per lungo tempo, riservatele uno spazio dove potrà crescere indisturbata nel corso del tempo. Prima
di piantarle, aggiungete al terreno qualche pallina di argilla per migliorare il drenaggio dell’acqua, poi aggiungete un po’ di concime organico (va bene anche del compost domestico), che servirà per nutrire le piante.
QUANDO INNAFFIARLE
Per quanto riguarda l’innaffiatura, date acqua alle vostre piante regolandovi con l’osservazione del terreno. Se è un periodo piovoso, potete non innaffiare le piante, se c’è siccità è bene dare acqua. Tuttavia, quando le piante saranno cresciute, potrete innaffiarle solo d’estate o in momenti di estrema scarsità d’acqua.
LAURA
PERSONAGGI FAI DA TE
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magiche candele di Serena Fogli
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na casa illuminata dalla luce delle candele possiede un’atmosfera diversa, più calda e rilassante. Una cena consumata in compagnia della fiamma viva di un lume ha un fascino magnetico e primordiale, capace di rendere più intimo e accogliente lo spazio della tavola apparecchiata. La maggior parte delle candele in commercio, tuttavia, possono essere un pericolo sia per la salute che per l’ambiente: prodotte a partire dalla paraffina, che è ottenuta dalla distillazione del petrolio, o dalla stearina (che può avere origine animale) sono oggetti poco ecologici ed etici. Ecco perché, per non rinunciare all’uso delle candele in casa, possiamo produrle con le nostre mani utilizzando ingredienti alternativi ma in grado di svolgere un ottimo lavoro in quanto a illuminazione. Tiriamoci su le maniche e impariamo a realizzare candele di ogni tipo e profumazione, rigorosamente biologiche e atossiche! Come materiale di base possiamo utilizzare la cera di soia, naturale e soprattutto non tossica.
STEP 1 - TUTTO QUELLO DI CUI ABBIAMO BISOGNO Prima di cominciare, procurati la cera di soia, due pentolini e un cucchiaio di legno, un filo di cotone molto spesso con il quale realizzeremo gli stoppini, l’olio essenziale (la profumazione sceglila tu!) e piccoli contenitori in vetro che saranno l’involucro delle nostre candele fatte in casa. STEP 2 - SCIOGLI LA CERA, PREPARA GLI STOPPINI Il primo passo è quello di far sciogliere la cera: tagliala a pezzettini e mettila in un pentolino, nel quale dovrai farla sciogliere a bagnomaria, mescolando di tanto in tanto fino a che non sarà diventata liquida. Mentre la cera si scioglie, taglia gli stoppini di cotone della lunghezza desiderata, facendo attenzione al fatto che devono ricoprire tutta la lunghezza della candela e fuoriuscire da essa per almeno 4 cm. Quindi, misura l’altezza del recipiente di vetro che utilizzerai, aggiungi 4 centimetri ed ecco la misura perfetta per i nostri stoppini! Una volta che la cera si sarà
fusa e facendo attenzione a non scottarti, immergi gli stoppini nel pentolino, cosicché si ricoprano totalmente di cera. Ora lasciali asciugare su un foglio di giornale, così da non sporcare il tuo piano di lavoro. STEP 3 - LA BASE DELLA CANDELA E L’ESSENZA PROFUMATA A questo punto andiamo a creare la base della nostra candela, versando pochissima cera nei vasetti e inserendo, subito dopo e al centro, gli stoppini precedentemente preparati e raffreddati. Ora possiamo passare alla fase della profumazione: è sufficiente versare nel pentolino contenente la cera ancora liquida l’olio essenziale che preferiamo (menta, lavanda, mughetto, limone e chi più ne ha più ne metta!) e mescolare fino a che l’essenza si sarà amalgamata completamente. STEP 4 - LA CERA NEI VASETTI! Ora versa la cera profumata all’interno dei vasetti, facendo attenzione che gli stoppini rimangano verticali. Ora non ti resta che lasciar raffreddare e… Ecco pronte le tue candele profumate! Facile no?
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GH HU
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8 .6 10 2. -1
OROSCOPO
dal 9 al 15 ottobre
ARIETE
TORO
dal 23/9 al 22/10
dal 21/3 al 20/4
dal 21/4 al 20/5
Se il vostro compleanno cade in questa settimana, preparatevi non a un giorno ma un intero week end di spensieratezza, affetto incondizionato e, perché no, un briciolo di follia. L’umore sarà alle stelle e la forma fisica al top. Godetevela tutta!
Riprendere gli esercizi quotidiani e le sane abitudini ha già cominciato a giovare al vostro corpo, nonché alla mente. Vi manca solo qualche controllo di routine, che non va mai rimandato, e potrete contare su una condizione di salute perfetta. Bravi!
Fate in modo che la vostra casa abbia un cantuccio tutto a vostra disposizione, per fuggire da figli assillanti, mariti non autonomi, mogli isteriche o semplicemente dalla miriade di pensieri che vi hanno turbato tutta la giornata. Regalatevi un angolo tutto vostro. Ne gioverete.
BILANCIA
denaro
amore
salute
denaro
amore
salute
denaro
amore
salute
GEMELLI
CANCRO
LEONE
dal 21/5 al 21/6
dal 22/6 al 22/7
dal 23/7 al 22/8
Prendetevi tempo per mettere a fuoco un problema che vi dà pensiero da tempo: fatelo a pezzi e ricomponetelo. Trovare una soluzione definitiva sarà meno arduo di quanto immaginaste. In questo compito, fatevi dare una mano da chi vi conosce bene e vi vuole bene.
Non dovete affliggervi per un’esclusione di cui, in fondo, non vi importa più di tanto. Concentratevi sul fatto che non sempre vale la pena prendersela, in particolare per persone che meritano poco o niente. Le vostre amicizie sono altre. Certe persone sono solo comparse nella vostra vita. Perché prendersela, dunque?
L’insofferenza e il nervosismo che state accumulando a causa del lavoro rischiano di intaccare la vostra sfera privata. Inutili litigi su inutili questioni col partner vi faranno capire che è ora di risolvere qualche problema lavorativo. La vita di coppia non deve risentine!
denaro
amore
salute
denaro
amore
salute
denaro
amore
salute
VERGINE
SCORPIONE
dal 23/8 al 22/9
dal 23/10 al 21/11
dal 22/11 al 20/12
Ultimamente la grinta non vi manca: è una caratteristica positiva da sfoggiare con chi tende ad imporsi ingiustamente su di voi; un pò meno positiva se usata a sproposito su persone che si rivolgono a voi solo per uno sfogo. Andateci piano e usate un po’ di tatto.
Se vi siete sentiti urtati nella vostra sensibilità e non compresi, a buon diritto, cercate di chiarire con il vostro “carnefice” per evitare strascichi duraturi di una questione in fondo in fondo banale. Parlare è il primo passo. Capirsi, poi, auspicato ma non scontato. In bocca al lupo!
A volte la vostra riservatezza è scambiata per supponenza o addirittura stranezza, soprattutto sull’ambiente di lavoro, dove le persone non vi conoscono a fondo. Non sarebbe male qualche sforzo in più da parte vostra per farvi conoscere ed entrare in relazione con le persone.
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amore
salute
CAPRICORNO
denaro
amore
SAGITTARIO
salute
ACQUARIO
denaro
amore
salute
PESCI
dal 21/12 al 19/1
dal 20/1 al 18/2
dal 19/2 al 20/3
La settimana vi riserva una buona forma e un umore alto. Per chi sta cercando una promozione e un avanzamento di ruolo, le stelle potrebbero predisporre tutte le cose nel modo giusto per il vostro successo. È il momento buono per prendere il volo!
L’impegno e l’energia che investite sul lavoro e nelle relazioni sociali, presto, avranno un importante ritorno. Sul lavoro verrete apprezzati e una nuova e stimolante opportunità vi verrà servita su un piatto d’argento.
Una settimana che si pofila all’insegna delle vecchie amicizie e di piacevoli Amarcord. Le serate in compagnia di affetti veri vi potranno distrarre da alcune preoccupazioni che vi attanagliano da tempo. Non perdete mai la fiducia, perché tutto andrà a posto.
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