n. 13 ADESSO settimanale

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settimanale di COSTUME E attualità n.13 ANNO I • 23 ottobre 2014 • € 1,50

le tue storie, le tue emozioni

CHRISTIANE FILANGIERI IL MIO RAPPORTO SPECIALE CON DIO GIULIO BERRUTI PER ME È IL MOMENTO DELLA SVOLTA

CINEMA

TUTTE LE NOVITÀ DAL

FESTIVAL DI ROMA

MARCO BOCCI & LAURA CHIATTI UN AMORE...

DA FILM! LIBERA IN PRIMA LINEA CONTRO

LA MAFIA

&

FICARRA PICONE Senza una sana risata

CHE VITA È?



EDITORIALE

“Il coraggio è fatto di paura” Oriana Fallaci

IN EQUILIBRIO TRA CORAGGIO E FOLLIA L’uomo è da sempre in continua evoluzione. E gran parte dello sviluppo delle abilità umane è passato nel corso degli anni attraverso uomini e donne speciali. Hanno deciso di superare i propri limiti fisici e mentali, stabilendo di volta in volta nuovi record da superare. L’equilibrio tra coraggio e pazzia è leggero, quasi invisibile agli occhi di chi, come me, ha un’esistenza tutto sommato tranquilla. Fanno parte di questa categoria molti sportivi (mi perdonino coloro che scordo) come i paracadutisti e in generale sport dell’aria, i nuotatori in apnea, i piloti e soprattutto gli scalatori. Forse tra tutti gli sport estremi, chi pratica l’alpinismo incarna meglio di chiunque altro lo spirito dell’esploratore. E forse più di chiunque altro incarna nel proprio obiettivo di raggiungere la vetta un motivo tangibile che si fa moto-

re della voglia di rischiare. L’Annapurna è una montagna altissima, ostile e splendida. Spaventosa e maestosa come tutte le opere della natura. Questo mostro di roccia ha ucciso 31 persone (numero purtroppo destinato a salire) in Nepal, dove una tempesta di neve ha sorpreso un alto numero di alpinisti intenti a scalare una delle montagne più attarenti e famose per chi pratica questo genere di sport. La mia domanda a voi è questa: è possibile e giusto mettere a repentaglio la propria vita per superare i limiti del proprio fisico e della propria paura? C’è altro modello di sviluppo e crescita delle abilità umane che non passi per la morte o il rischio? Probabilmente no. Sinceramente, se mio figlio mi dicesse: “parto per scalare l’Himalaya” sarei terrorizzato e, seppur certo che non lo fermerei, affronterei le settimane che seguirebbero con la paura nel cuore. Andrea Minoia direzione@edizioniadesso.com

ADESSO



ADESSO SOMMARIO

© Silvia Gelli

Foto cover e sommario © Oriana e Dario Palermo

GIOVEDÌ 23 OTTOBRE 2014 · N. 13

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PERSONAGGI Alessio Vassallo da Il giovane Montalbano al grande schermo

74. STORIE ED EMOZIONI Libera contro le mafie

26 FICARRA & PICONE

Protagonisti al Festival Internazionale del Film di Roma con la commedia Andiamo a quel paese, che chiude la kermesse, i due comici svelano la loro ricetta del sorriso 06. FOTO DELLA SETTIMANA Cinema capitolino 08. ATTUALITÀ Le foto della settimana 10. FORUM DI ADESSO Lettrici protagoniste 12. LA VITA È ADESSO L’Italia solidale vista da Lorella 15. FATTI DI UN TEMPO Accadeva in questa settimana 16. ATTUALITÀ In primo piano News dall’Italia e dal mondo 20. FINESTRE SULLA CITTÀ Tornano le caselle postali 22. I TUOI DIRITTI Genitori e Internet 24. IMPEGNO PER GLI ALTRI Il Sud riparte dal volontariato 30. PERSONAGGI Christiane Filangieri 34. PERSONAGGI Giulio Berruti 36. MODA Look & people 42. BELLEZZA Per un corpo tonico non aspettare domani

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IN ONDA

TEATRO

The Chef con Rosella Brescia, Davide Oldani e Philippe Léveillé

Amanda Sandrelli, i suoi primi vent’anni in palcoscenico

44. IN ONDA Grey’s Anatomy 46. TV Gianni Morandi 50. PERSONAGGI Michela Andreozzi

54. PERSONAGGI Lino Guanciale 58. CINEMA Festival di Roma e film in sala 62. LIBRI Tutte le novità

64 ADESSO... È AMORE Marco Bocci & Laura Chiatti un amore... da film! 87. PUNTI DI VISTA Indimenticabile Troisi 92. NARRATIVA I racconti di Adesso

18

MONDI OPPOSTI Se arabe e israeliane decidono di non sedersi al tavolo della guerra

PAPA FRANCESCO Il mondo del Pontefice fra novità, viaggi e parole di speranza

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ADESSO

SETTIMANALE N. 13 - 23 OTTOBRE 2014, anno I Direttore Editoriale ANDREA MINOIA direzione@edizioniadesso.com Direttore Responsabile Sergio Greci Caporedattore Vincenzo Petraglia vincenzo@edizioniadesso.com Redazione redazione@edizioniadesso.com Chiara Mazzei (Cultura e società) chiara@edizioniadesso.com

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Lorella Cuccarini (Storie di solidarietà)

INCHIESTA Fuga di cervelli: sempre più giovani abbandonano l’Italia alla volta di paesi stranieri. I dati, le cause, come e quanto ciò pesa sulle casse dello Stato. Le possibili vie d’uscite 100. AGENDA

Eventi in Italia

1972: viaggio a ritroso fra musica, curiosità e personaggi

Grafica ed editing Michele Magistrini (Caposervizio) Sebastian Páez Delvasto Laura Pozzoni

104. SALUTE Sinusite, come attenuare i sintomi

Direzione marketing Ciro Montemiglio

110 CUCINA CREATIVA Funghi, re della tavola d’autunno

BRICONSIGLI Le decorazioni per Halloween

105. PSICO Le nuove dipendenze 106. GENITORI E FIGLI Universo piercing e tatuaggi 107. AMICI ANIMALI Un fidanzato per la mia gatta 108. AMICI ANIMALI: DOG FITNESS Fare sport insieme al proprio cane 112. LA SPESA CONSAPEVOLE Vacanze intelligenti scambiando casa 114. CASA DOLCE CASA La tenda che tenta 116. POLLICE VERDE Giardino d’inverno 118. FAI DA TE Prodotti di bellezza a base di zucca 120. OROSCOPO

 Vieni a trovarci su Facebook, cerca la pagina Adesso

Federica Piacenza (Moda) moda@edizioniadesso.com Progetto grafico KYTORI s.r.l. www.kytori.com - info@kytori.com

102. LA MACCHINA DEL TEMPO

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Stefano Fisico (Caposervizio musica e spettacolo) fisico@edizioniadesso.com

Coordinamento tecnico Luciano Giacalone Ricerca iconografica Carlo Sessa Foto e illustrazioni Kikapress, Corbis, Fotolia, The Noun Project Hanno collaborato: Manuela Blandino, Lorenzo Bordoni, Viviana Carfì, Marta Cerizzi, Silvia Coldesina, Federico Crisalidi, Alice Dutto, Serena Fogli, Massimo Lanari, Luca Foglia Leveque, Laura Frigerio, Vittorio Giannella, Angela Iantosca, Laura Muzzupappa, Stefano Padoan, Fabio Quinto, Giulio Serri, Irene Spagnuolo, Roberta Valentini

SO.FIN.COM. S.p.A. Via San Lucio 23, 00165 Roma info@sofincom.com Raccolta Pubblicitaria MediaAdv S.r.l. Via A. Panizzi 6, 20146 Milano Tel. 02.43.98.65.31 - 02.45.50.62.59 info@mediaadv.it Redazione Via Nino Bixio 7, 20129 Milano milano@edizioniadesso.com Stampa Grafiche Mazzucchelli S.p.A. Via Cà Bertoncina, 37 24068 Seriate (BG)

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Distribuzione per l’Italia SO.DI.P. “Angelo Patuzzi” S.p.A. Via Bettola 24, 20092 Cinisello Balsamo (MI) Tel. 02.66.03.01

ABRUZZO Sull’altopiano dell’oro rosso

Copyright 2014 Sofincom S.p.A. Tutti i diritti riservati. Testi, fotografie e disegni contenuti in questo numero non possono essere riprodotti, neppure parzialmente, senza l’autorizzazione dell’Editore. Settimanale registrato presso il Tribunale di Milano n.89- 14/03/2014. Una copia: 1,50 euro


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ADESSO

FOTO DELLA SETTIMANA

FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA Nella capitale, accanto al cinema nazional popolare, vanno in scena anche glamour e bellezza...

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ADESSO

Una Settimana in foto PERSONAGGI

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GALÀ DELLA FICTION E DEL CINEMA

1. Una serata speciale, in cui grandi volti del cinema e del piccolo scher-

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CALCIO ECO

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SOLDATINI ZEN

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mo sono stati premiati per l’attività di questo anno. Il Galà del Cinema e della Fiction in Campania, condotto dal regista Maurizio Casagrande insieme alla bellissima madrina, l’attrice spagnola Rocio Munoz Morales ha visto premiati, tra gli altri, come Miglior film Song’ e Napule, Migliore fiction Gomorra - La serie, Migliore attore di film Luca Zingaretti e Migliore attore di fiction Marco D’Amore, mentre il Premio Speciale all’Eccellenza Artistica è andato al regista Pupi Avati. 2. Quando il calcio diventa eco: a Rio de Janeiro è stato installato da Pavegen un sistema che sfrutta l’energia cinetica prodotta dai passi della persone e la trasforma in impulsi elettrici. Così il campo è illuminato... senza inquinamento! 3. Della serie: fate lo yoga, non fate la guerra. Dan Abramson ha ideato dei soldatini che, al posto delle consuete pose militari, fanno pose di yoga. Sono gli Yoga Joes, i giocattoli pacifisti. 4. Se i bambini, in genere, hanno come cuccioli cani e gatti, Tatum preferisce invece la grandi taglie. Essendo il padre allevatore di tori giganti, la piccola si è abituata alla presenza di questi animali, diventandoci amica. E i tori sembrano gradire le coccole. 5. Il fotografo Elido Turco ha catturato la magia della natura: con una tecnica di rispecchiamento delle immagini, nel suo progetto ”Creature da sogno” rivela il volto di alberti e piante creando, grazie a un effetto ottico, un paesaggio magico. 6. Signore, siete in cerca di un fidanzato? Con magari allegata vacanzina romantica? Ecco l’occasione giusta per voi: Jake Dodridge, 21 anni, mollato dalla ragazza, ha messo all’asta su Ebay la vacanza a Venezia acquistata per lei... lui compreso, naturalmente. Fatevi sotto! 7. Haley Fraser ora ha una mano bionica proprio come quella di Iron Man ma... rosa! La piccola, di 5 anni, è nata senza dita, ma grazie all’associazione no profit E-Nable e l’Università del Wisconsin, ha potuto avere una mano su misura e una vita migliore.


PERSONAGGI

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ADESSO

ESTATE... IN PARTY THAT’S AMORE

5

IL VOLTO DELLA NATURA

7

PRODIGI DELLA TECNOLOGIA

6

AAA FIDANZATA CERCASI

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ADESSO

il Forum FORUM

uno spazio in cui puoi far sentire la tua voce, chiedere consiglio e dare i tuoi suggerimenti alle altre lettrici.

DI ADESSO

ALLORA CHE ASPETTI,

SCRIVICI O CHIAMACI.

ASPETTIAMO IL TUO PARERE!

PER DIRE LA TUA O CHIEDERE CONSIGLI  Scrivi a Redazione Adesso, via Nino Bixio 7, 20129 Milano  Manda una mail a forum@edizioniadesso.com  Chiama il NUMERO VERDE GRATUITO 800 32 33 00

LE RISPOSTE ALLA LETTERA DELLA SETTIMANA SCORSA ECCO LA RISPOSTA DI BARBARA A SIMONA, CHE HA CONOSCIUTO UN UOMO SU INTERNET MA NON HA IL CORAGGIO DI MOSTRARSI Cara Simona, innanzitutto penso che tu abbia sbagliato a inviare la foto della tua amica al posto della tua all’uomo che hai conosciuto in rete. Dovevi prevedere che prima o poi ti avrebbe chiesto di conoscervi... E ora? L’unica soluzione è scrivergli onestamente che, per timidezza, gli hai mandato una foto non tua. Non so che reazione potrà avere, ma a questo punto non hai alternative.

LA DOMANDA DELLA SETTIMANA MI SONO INNAMORATA DELLA COLLEGA Care lettrici di Adesso, nonostante non sia certo una ragazzina, negli ultimi mesi mi sento proprio così. Credo di essermi innamorata di una mia collega, con la quale ho sempre avuto un ottimo rapporto. Ma da qualche tempo, mi sono accorta di ricercare sempre di più la sua compagnia, di voler attirare la sua attenzione e mi sono ritrovata a pensarla anche fuori dall’ufficio. So che non è fidanzata, ma ho paura a farmi avanti, perché se dovesse andare male poi me lo ritroverei davanti ogni giorno. Sapete che imbarazzo?! Cosa mi consigliate? Grazie mille a tutte delle risposte. Un abbraccio Giorgia, Biella

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Barbara, Piacenza

ECCO LA RISPOSTA DI NADIA A SIMONA... Cara Simona, conoscere qualcuno su internet è sempre un rischio. Non fidarti troppo, perchè non sai mai veramente chi ci sia dall’altra parte. Per quanto riguarda la foto, digli la verità e non aver paura di farti vedere come sei. Se il vostro rapporto ha basi solide non sarà quello a fermarlo. Certo è che dovete passare a una conoscenza reale, che è un’altra cosa. Il mio consiglio è quello di andare al primo appuntamento comunque accompagnata da qualcuno e in un luogo pubblico. Oggi come oggi mai essere sprovvedute! Un forte in bocca al lupo. Nadia, Asti


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Informativa ai sensi dell’art. 13, d. lgs 196/2003. I Suoi dati saranno trattati, con modalità anche elettroniche, da Giordano Vini Spa – titolare del trattamento – Via Guido Cane 47 bis/50, 12055 Valle Talloria di Diano d’Alba (CN) – per evadere l’ordine e per attività connesse. Nome, cognome, indirizzo e telefono sono necessari per i predetti fini; se non fornisce i restanti dati avrà, comunque, diritto a ottenere quanto richiesto. Ai sensi dell’art. 58, comma 2, d. lgs 206/2005, Giordano Vini Spa potrà trattare i Suoi dati per inviare proposte d’ordine di propri prodotti e servizi al Suo recapito postale, fatto salvo il Suo diritto di opposizione. Gli incaricati del trattamento sono gli addetti al servizio clienti, al marketing, all’amministrazione e ai sistemi informativi. Ai sensi dell’art. 7, d. lgs 196/2003 potrà esercitare i relativi diritti, fra cui consultare, modificare, cancellare i Suoi dati od opporsi al loro trattamento per fini di invio di materiale pubblicitario e vendita diretta, e richiedere elenco completo e aggiornato dei responsabili, rivolgendosi al titolare all’indirizzo sopra indicato o inviando un’e-mail a privacy@giordanovini.it

Contratto di vendita: il presente contratto è stipulato tra Giordano Vini spa – Via Cane Guido 47bis50, 12055 Valle Talloria di Diano d’Alba (CN) (nel seguito: “Giordano”) - e il consumatore finale. Il contratto è concluso ed esecutivo quando il Cliente restituisce firmato il presente modulo. Prodotti, caratteristiche, prezzi, spese: prezzi dei beni presentati su materiale promozionale comprensivi di Iva e ogni altra eventuale imposta. Potrebbe essere richiesto contributo fisso di spedizione o contributo di imballo per particolare valore merce o volume pacco. Consegna: entro 30 giorni da conclusione contratto. Diritto recesso: Il Cliente potrà esercitare il diritto di recesso entro n. 30 giorni dal ricevimento prodotti, senza oneri, comunicandolo con: (i) dichiarazione esplicita di recesso all’e-mail dirittorecesso@giordanovini.it o a Giordano Vini spa – Servizio Clienti Giordano – Via Cane Guido 47bis50, 12055 Valle Talloria Diano d’Alba CN; telefono: numero verde 800-198.998; (ii) modulo tipo di diritto di recesso (www.giordanovini.it/informazioni/recesso/). Ritiro merce presso Cliente a carico di Giordano. Rimborso prezzo dei prodotti ordinati e spese consegna, entro n. 14 giorni dal momento in cui Giordano ha ricevuto richiesta di recesso. Contratto di vendita integrale su www.giordanovini.it

Giordano Vini S.p.A. - 12055 Valle Talloria di Diano d’Alba (CN) - Tribunale di Alba - C.F., P. IVA e N. Iscrizione Registro Imprese 04642870960 - C.C.P. n. 10429124

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ADESSO

INSIEME A TRENTA ORE PER LA VITA

LA VITA È

ADESSO

LIBERARCI DELLA MAFIA È POSSIBILE. IN PRIMIS, PARTENDO DA UNA RIFLESSIONE SUI CONCETTI DI DIGNITÀ E LEGALITÀ, NON VUOTE PAROLE MA COME VALORI DA VIVERE NELLA QUOTIDIANITÀ «La prima grande riforma da fare in Italia è la riforma delle nostre coscienze». Don Luigi Ciotti non usa mezzi termini. Come sempre. “Libertà, dignità, legalità, trasparenza, giustizia, solidarietà e sviluppo sono tutte parole da riempire con contenuto perché non basta che siano scritte sulla carta, devono diventare carne, vita, diritti e libertà per tutti”. Con queste parole, il prete simbolo della lotta alle mafie e l’illegalità - da 25 anni costretto a vivere sotto scorta - ha presentato gli Stati generali dell’antimafia, che si terranno a Roma proprio in questi giorni, dal 23 al 26 ottobre. Ho conosciuto don Luigi Ciotti lo scorso marzo, in occasione della giornata della Memoria e dell’Impegno per ricordare le vittime delle mafie. L’ho intervistato nel mio programma radiofonico Citofonare Cuccarini. Un incontro prezioso. Che ha lasciato il segno. Don Ciotti è un uomo di grande carisma, capace di parlare alla testa e al cuore delle persone. Da anni, don Ciotti ci invita ad un profondo cambiamento: non essere più «cittadini a intermittenza» ma diventare «cittadini responsabili». In altre parole, non basta l’indignazione del momento: bisogna essere custodi del bene comune. Sempre. Le istituzioni e la politica devono fare la loro parte, ma la prima vera riforma è quella delle nostre coscienze. E bisogna fare in fretta perché questo tempo di crisi avvantaggia le mafie che «hanno tanto denaro da investire». Per l’Associazione Libera, coordinamento di oltre 1600 as-

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sociazioni e gruppi impegnati territorialmente per diffondere la cultura della legalità, gli effetti della recessione economica mondiale sono stati accentuati dallo smarrimento di riferimenti etici e valoriali, in grado di contrastare -soprattutto nelle nuove generazioni- il fascino perverso del modello (apparentemente vincente) del crimine e dell’illegalità. Come contrastare tutto ciò (pacificamente) sarà uno dei

principali temi della terza edizione degli Stati generali dell’antimafia, un appuntamento che l’Associazione Libera offre al movimento antimafia italiano, europeo e non solo, perché le associazioni e le realtà impegnate si ritrovino per confrontare strategie e percorsi. L’obiettivo è proprio quello di mettere in comunione le esperienze per fare valide proposte. Tre giorni in cui ci saranno spazio e tempo per trova-

re soluzioni e realizzare progetti concreti. Progetti che spesso e volentieri nascono proprio a seguito della confisca ai mafiosi di beni mobili o immobili. Progetti che a mio modo di vedere valgono doppio. Perché doppio è il loro significato. Al forte valore simbolico si unisce l’azione concreta nella lotta alla criminalità organizzata. Grazie a Trenta Ore per la Vita ho potuto toccare con mano questa forza straordinaria a Bari. Nel capoluogo pugliese, insieme all’associazione di genitori Agebeo e Amici di Vincenzo e alle istituzioni locali, siamo impegnati nella realizzazione del Villaggio dell’Accoglienza per bambini malati di tumore e le loro famiglie su un terreno di 4mila mq confiscato alla mafia. Ma quanti sono i beni in Italia che potrebbero essere ancora messi a disposizione della collettività? È sempre don Luigi Ciotti a rispondere a questa domanda: 54mila sono i beni immobili sequestrati e 15mila le aziende da recuperare e restituire ad un’utilità sociale. Ma per restituirli alla collettività sono necessari dei cambiamenti legislativi. Don Ciotti si riferisce alla legge sull’uso sociale dei beni confiscati alle mafie. Una legge approvata dal Parlamento grazie alla grande mobilitazione promossa all’epoca da gruppi e movimenti: l’associazione Libera raccolse in quell’occasione un milione di firme. È il segno che noi cittadini, quando vogliamo, possiamo fare la differenza. Questa norma ha affermato, fra gli altri, un principio fondamentale: i beni confiscati non devono essere rivenduti per evitare che, attraverso stratagemmi e manovre, possano tornare in mani mafiose. Per l’Associazione Libera la legislazione in materia di antimafia ha oggi bisogno di nuove misure. Sono certa che le tremila persone che si riuniranno a Roma sapranno mettere nero su bianco proposte valide da sottoporre al mondo della politica. Buon lavoro! Lorella

Uno degli incontri di “ControMafie”, gli Stati generali dell’Antimafia promossi dall’associazione Libera.


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FATTI DI UN TEMPO

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ACCADEVA

IN QUESTA SETTIMANA… di Massimo Lanari

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Vi ricordate l’iPod? Ma sì, quel piccolo strumento che ci si metteva in tasca e dal quale si ascoltavano canzoni in formato mp3. Sembrava ieri quando la Apple lo lanciò sul mercato. Il nome è un omaggio alla navicella spaziale del film 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick al quale il primo, tondo iPod somigliava. Divenne uno dei simboli degli anni 2000, come il walkman negli anni ‘80 e il CD nei ‘90. Ma perché parliamo al passato? Perché l’iPod, ora, è morto. Dopo essere stato venduto in 300 milioni di esemplari, è stato sostituito dalle applicazioni musicali di smartphone e iPhone (telefoni di ultima generazione). Il 10 settembre 2014 è uscito silenziosamente dai cataloghi della Apple. Non un annuncio, non un addio. Tecnologia ingrata.

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A Bascapè, un paesino in provincia di Pavia, un piccolo aereo proveniente da Catania si schiantò al suolo. A bordo c’era l’uomo più potente d’Italia: Enrico Mattei, presidente dell’Eni. Alcuni testimoni parlarono di un’esplosione in volo, ma lo schianto venne archiviato come incidente dovuto a un guasto tecnico. Dopo il 1997, nuove indagini stabilirono però che a bordo ci fu una deflagrazione di origini dolose. Chi uccise Mattei? La sua figura dava fastidio a molti: le multinazionali del petrolio per la sfrontata concorrenza dell’Eni; buona parte del mondo politico, che Mattei teneva in pugno con le tangenti; alcune frange dell’Eni. Ma la sua morte resta tuttora uno dei grandi misteri italiani.

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Già da un anno i fascisti erano padroni dell’Italia. Soprattutto di quella rurale: nella Pianura Padana (a cominciare dall’Emilia), in Toscana e in Umbria gli squadristi avevano ormai fatto piazza pulita del movimento «sovversivo» socialista. Il governo centrale era presieduto da un grigio avvocato piemontese, Luigi Facta, fedelissimo di Giolitti. Il 24 ottobre, dopo un’adunata di camicie nere a Napoli, Mussolini si recò a Milano. I fascisti si radunarono invece a Perugia sotto la guida dei quadrumviri Italo Balbo, Cesare Maria De Vecchi, Emilio De Bono e Michele Bianchi. Quando si mossero verso Roma, il re Vittorio Emanuele III si rifiutò di fermarli con l’esercito come proposto da Facta. Il 30 ottobre Mussolini ricevette dal sovrano l’incarico di formare il nuovo governo.

LA MISTERIOSA MORTE DI E. MATTEI

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Nel 1911 l’Italia dichiarò guerra alla Turchia, con l’obiettivo di conquistare la Libia, allora sotto sovranità ottomana. Il conflitto passò alla storia anche per essere stato il primo ad aver utilizzato l’arma aerea. L’Italia aveva creato la sua aviazione militare già nel 1910, e in Libia inviò 9 aeroplani. Il reparto, guidato dal capitano Carlo Maria Piazza, si imbarcò a Napoli il 12 ottobre e stabilì una base improvvisata nei pressi di Tripoli, in una località chiamata Cimitero degli Ebrei. Il primo bombardamento aereo della storia venne eseguito da Giulio Gavotti che gettò alcune bombe a mano di tipo Cipelli (dal peso di 2 kg) su alcune colonne turche.

LA MARCIA SU ROMA

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IL PRIMO BOMBARDAMENTO AEREO

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ADESSO

PERSONAGGI

IN PRIMO PIANO

di Vincenzo Petraglia

SE INSIEME ALLE DONNE

LE VITTIME SONO ANCHE I BAMBINI

QUASI OGNI GIORNO IN ITALIA SI VERIFICA UN FEMMINICIDIO. E NONOSTANTE A LIVELLO NORMATIVO CI SIANO OGGI MAGGIORI TUTELE, MOLTO RIMANE ANCORA DA FARE, SOPRATTUTTO A LIVELLO CULTURALE. PER ARGINARE UNA PIAGA CHE, CON LE DONNE, COINVOLGE ANCHE I BAMBINI: DAL 2000 SONO, INFATTI, BEN 1.500 I PICCOLI RIMASTI ORFANI Ormai, tranne i casi eclatanti o particolarmente efferati, non fanno quasi più notizia, tanti sono i casi di femminicidio che avvengono nel nostro Paese. Quasi ogni giorno viene, infatti, uccisa in Italia una donna per mano di uomini, nella stragrande maggioranza dei casi, appartenenti allo stesso nucleo familiare o comunque estremamente vicini al mondo della vittima. Uomini accecati fondamentalmente dal desiderio di possesso, che li porta a pensare di poter disporre come vogliono della vita altrui. Per cui al più piccolo segno di “ribellione” da parte dell’altra, sono pronti a far valere la legge, animalesca, del più forte. Una problematica che colpisce, insieme

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con le donne, anche i loro figli. Dal 2000 al 2013, sono, infatti, ben 1.500 i bambini e ragazzi rimasti soli dopo il femminicidio della propria madre. La stima è stata fatta dal Dipartimento di Psicologia della Seconda Università degli studi di Napoli. Ragazzi che rimagono orfani due volte, perdendo in un sol colpo sia le proprie madri che i loro padri, rinchiusi in carcere per il crimine commesso. Vittime silenziose, di cui raramente si parla, di una fra le più grandi e dolorose piaghe sociali del nostro Paese. Dopo il trauma, chi si occupa di questi ragazzi, che, secondo gli esperti, sono in genere ad alto rischio di disturbi da stress post-traumatico cronico, di suicidio,

delinquenza, abuso di sostanze, depressione? Chi provvede, negli anni, al loro mantenimento e alla loro educazione? In genere vengono affidati ai nonni o ai familiari più stretti, talvolta impreparati, perché loro stessi vittime del trauma per la tragedia familiare, a gestire il forte stress emotivo dei ragazzi. I risvolti, dunque, del problema sono molteplici e molto delicati. E nonostante una legge specifica a tutela delle vittime di maltrattamenti e violenza domestica, che certamente ha fatto registrare un notevole passo in avanti in termini di tutela delle donne, moltissimo resta ancora da fare. Perché, al di là di leggi o pene più severe per chi commette certi tipi di crimini, rimane di fondamentale importanza lavorare a livello culturale, per sradicare quella mentalità a cui si accennava prima di dominio e di possesso nei confronti del più debole, di colei, in questo caso, che si ribella al sopruso o semplicemente vuole sottrarsi - in molti casi troppo tardi e chiedendo aiuto solo quando la situazione non è ormai più gestibile - a certe situazioni fortemente a rischio. Un lavoro che deve cominciare a essere portato avanti da subito, tra i bambini e i ragazzi, a scuola, in famiglia, nei luoghi di aggregazione. Ma anche attraverso una comunicazione mediatica più oculata, che passa dalla televisione, che presenta purtroppo spesso ancora oggi la donna come un mero oggetto del desiderio, a Internet e fino alla carta stampata, dove non di rado si trattano certe tematiche guidati soltanto dalla logica sensazionalistica piuttosto che da quella di reale servizio e informazione nei confronti dei propri fruitori. Perché è da qui, da un profondo lavoro culturale ed educativo alla base, che nasce la cultura del rispetto, non solo nei confronti della donna, ma anche in generale nei confronti della diversità, temi su cui evidentemente il nostro Paese non è ancora sufficientemente reattivo.


news dall’italia e dal mondo PREVENIRE È MEGLIO CHE CURARE SE LA SALUTE PERSONAGGI

DOPO LE ENNESIME TRAGEDIE LEGATE ALLE ALLUVIONI MONTA LA POLEMICA, MA LA VERA QUESTIONE È UN’ALTRA

Anche quest’anno le prime piogge hanno portato tragedie di fronte alle quali, come al solito, si scatenano polemiche basate sui “se” e sui “ma”. Ma coi se e coi ma non si fa la storia. Così è quasi del tutto inutile chiedersi di chi sia la responsabilità e se, lanciando prima l’allerta meteo, si sarebbe potuto scongiurare quanto successo a Genova e nelle altre aree del Nord Italia colpite dalle alluvioni. Domande legittime, a cui bisogna dare risposte, ma la questione è più a monte. Le vittime sacrificate alla scellerata azione dell’uomo che ha violentato il già fragile territorio nazionale (per sua conformazione ad alto rischio idrogeologico) costruendo dove non doveva costruire e disboscando dove non avrebbe dovuto disboscare, sono il risultato dell’assenza di una seria politi-

ca di prevenzione. Si preferisce, infatti, correre ai ripari ogni volta che si verifica un’alluvione spendendo milioni e milioni di euro, piuttosto che pianificare per tempo interventi di messa in sicurezza del territorio. Secondo stime della Banca Mondiale e dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale per ogni dollaro investito in prevenzione se ne risparmierebbero 7 per interventi successivi ai disastri. Peccato che negli ultimi 20 anni per riparare i danni di frane e alluvioni l’Italia abbia speso 22 miliardi di euro contro gli 8,4 per interventi di prevenzione. Di questa ulteriore tragedia non può, dunque, che rimanere, per l’ennesima volta, tanto amaro in bocca, mentre di positivo resta solo il ricordo dei tanti giovani volontari che si sono impegnati nello spalare il fango.

LAUREN IN CAMPO

CONTRO IL DESTINO

19 ANNI E MALATA TERMINALE, REALIZZERÀ IL SUO SOGNO DI GIOCARE A BASKET

Potrebbe essere la sua unica e ultima partita, ma intanto il suo sogno si realizzerà: Lauren Hill, 19enne, cui i medici danno poco più di un mese di vita per via di un cancro al cervello, potrà giocare una vera partita di basket grazie alla sua università (la Mount Saint Joseph University, in Ohio, Stati Uniti), che ha anticipato l’inizio del campionato, previsto per il 15 novembre, di due settimane. Quella data avrebbe potuto essere, infatti, troppo lontana per Lauren, che sarà invece in campo il 2 novembre. Storie di ordinaria forza di volontà e solidarietà.

ADESSO

DIVENTA UNA CHIMERA

PER VIA DELLA CRISI SEMPRE PIÙ ITALIANI RINUNCIANO A CURARSI

La crisi morde sempre di più e questo lo sperimentiamo quasi tutti sulla nostra pelle. Che gli italiani siano sempre più poveri lo dimostra un dato allarmante: ad oggi nel nostro Paese sarebbero, infatti, secondo quanto emerge dai dati Istat, ben 5 milioni le persone che rinunciano - perché non possono permettersele - alle cure mediche. E a essere più colpite dalla povertà sarebbero le donne. Secondo l’Osservatorio sulla Donazione Farmaci della Fondazione Banco Farmaceutico, la contrazione delle spese sanitarie nelle famiglie povere ha raggiunto livelli drammatici e rischia di avere gravi conseguenze. Nel “Rapporto sulla povertà in Italia” l’Istat registra come stia crescendo costantemente il numero di persone e di famiglie povere in Italia. Nel 2012 gli individui in povertà relativa sono risultati 9 milioni e 563 mila, pari al 15,8% della popolazione (13,6% nel 2011), 4 milioni e 814mila dei quali in povertà assoluta pari all’8% della popolazione (5,7% nel 2011), con l’11% delle famiglie povere in termini relativi e il 5,2% in termini assoluti. Ne emerge un quadro a tinte fosche con ben 5 milioni di persone appunto che rientrano nella fascia di estrema povertà e indigenza, condizione che impedisce loro di affrontare le spese per le cure mediche. Una piaga sociale non da poco che le istituzioni dovrebbero affrontare con maggiore cura e decisione.

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ADESSO

VOCI A CONFRONTO

MONDIOPPOSTI di Viviani Carfì

SE EBREE E MUSULMANE NON SI SIEDONO AL TAVOLO DELLA GUERRA...

Testimoni silenziose, vittime o partecipanti attive, potrebbero le donne mediorientali arrivare un giorno a parlare la stessa lingua, quella della pace? L’abbiamo chiesto a Dounia Ettaib, musulmana, presidente dell’Associazione delle Donne Arabe d’Italia, e a Daniela Dawan, ebrea, avvocato penalista ed ex-consigliere dell’Unione delle Comunità ebraiche

DANIELA DAWAN «La vita di un bambino israeliano vale quanto quella di un bambino palestinese e auspico, senza alcun dubbio, la fine del conflitto. Perché la guerra provoca morte e distruzione, e non solo a causa dei bombardamenti israeliani, perché anche Hamas vi contribuisce in larga misura facendosi scudo con i civili. Non amo le barriere, i confini, le separazioni». «Non credo affatto che la motivazione del conflitto sia religiosa, non lo è mai stata. Non lo è neppure adesso che la Striscia di Gaza è sotto il giogo di un movimento islamista totalitario e dispotico. Sicuramente la stagnazione del problema – favorita in grande misura dai paesi arabi, in parte anche da Israele e forse dalla politica internazionale – ha concorso a causare l’insorgenza del fondamentalismo islamico che ha radicalizzato il conflitto, incutendo terrore anche tra i palestinesi che vorrebbero raggiungere un accordo di pace con Israele. L’Italia? Ignoro di quali margini di azione goda essendo geograficamente esposta ad ogni genere di ritorsione».

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DOUNIA ETTAIB Quando sentite l’ennesima notizia di bombardamenti, di morte e distruzione tra Israele e Palestina, prevale in voi il senso di appartenenza religiosa e culturale all’una o all’altra parte o il desiderio assoluto di porre fine a questa terribile guerra? Si tratta davvero solo di odio religioso? E in che misura a vostro parere è responsabile la politica internazionale? Cosa ne pensate del comportamento dei paesi europei e soprattutto dell’Italia, nei confronti della questione mediorientale?

«Mi si stringe il cuore per tutti i morti innocenti israeliani e palestinesi. Ma non posso fare a meno di chiedermi perché Hamas resti sempre vivo e beato, perché le sofisticate armi israeliane non riescano ad intercettarlo per porre fine ai suoi atti terroristici, invece di bombardare Gaza e uccidere donne e bambini...». «Sicuramente si nasconde ben altro che l’odio religioso tra ebrei e musulmani e il problema della condivisione della terra tra Palestina e Israele. La politica internazionale ha una responsabilità enorme. Per quanto riguarda l’Italia, è davvero molto strano che faccia finta di ignorare cosa c’è realmente dietro questa guerra: non ho mai sentito nessun discorso politico serio in proposito. Sembra che risolvere il problema tra Palestina e Israele non interessi a nessuno».


VOCI A CONFRONTO

«Le rivoluzioni nordafricane contro tiranni sanguinari hanno consegnato quei paesi all’instabilità e, quel che è peggio, ai fondamentalisti islamici. Quanto a Israele e Palestina, credo che sarebbe meraviglioso se convivessero pacificamente, fianco a fianco. Il futuro è l’esistenza di due stati in cui convivono pacificamente i cittadini di entrambi i paesi. Le perdite sono palestinesi e israeliane, dunque sta a loro decidere di porre fine alla guerra e all’influenza occidentale».

«Le donne sono le sole che possono trovare il modo di percorrere la strada che conduce alla pace. Le donne parlano un linguaggio più emozionale ed universale. I sentimenti, la sofferenza per la perdita di un figlio, di un marito, dovrebbero avvicinarle. Peccato, però, che nel mondo islamico la voce delle donne sia silenziata, nonostante i social network. Se godessero di diritti e di libertà, la pace sarebbe forse già arrivata da un pezzo».

Dai tiranni di un tempo alla Primavera araba e ai nuovi dittatori, dalla guerra civile siriana al terrore dell’Isis: in un simile scenario geopolitico, esiste ancora una reale possibilità che palestinesi e israeliani trovino una via percorribile verso il reciproco riconoscimento e l’accettazione di una convivenza pacifica?

Testimoni silenziose, vittime o partecipanti attive, qual è il ruolo delle donne in questo momento così difficile e delicato? Potrebbero le donne ebree e musulmane arrivare a parlare la stessa lingua, quella della pace? E quanto i social network possono contribuire a diffondere la voce, il pensiero delle donne?

ADESSO

«Con la Primavera araba i vecchi dittatori hanno lasciato il posto a nuovi dittatori che hanno messo nelle mani di gruppi estremisti Egitto, Libia, Tunisa, Yemen, Iraq e Siria. L’Europa e gli Usa accusano i dittatori, spingono i popoli alle rivolte ma non li supportano. In un simile scenario, Palestina ed Israele devono agire e reagire insieme contro gli interessi dello strapotere internazionale».

«Quando le donne si guardano negli occhi, cade ogni distinzione di appartenenza religiosa, politica o culturale. Insieme possono trovare la strada per il dialogo, per insegnare alle nuove generazioni il modo di convivere rispettandosi. Vi sono già molte donne che collaborano per promuovere la pace, sono donne cristiane, ebree e musulmane che scelgono di non sedersi ai tavoli della guerra ma di lavorare insieme per salvare la vita alle persone. I Social network riescono a dare voce a tutti e soprattutto a quelle donne che non possono dialogare diversamente con il mondo esterno».

DANIELA DAWAN

DOUNIA ETTAIB

Avvocato penalista e scrittrice, vive e lavora a Milano. È nata a Tripoli, in Libia, dove ha vissuto la sua infanzia. Si è stabilita in Italia nel 1967 con la famiglia in seguito alla “Guerra dei sei giorni” (tra Israele ed Egitto per la conquista del Canale di Suez). In passato, ha ricoperto l’incarico di consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.

È una manager internazionale e lavora in un mondo di uomini, ma non ha mai smesso di occuparsi di donne. Infatti, da anni è presidente dell’Associazione delle Donne Arabe d’Italia e membro dell’Arab Business Women Association. È nata a Casablanca (Marocco) e dall’età di 8 anni vive a Milano, dove si è laureata in Psicologia e ha conseguito vari master in Islamistica e in Diritto Internazionale.

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ADESSO

FINESTRE SULLA CITTÀ

CASELLE POSTALI?

SÌ, MA HI-TECH!

Piazze, stazioni, aree di servizio e centri commerciali si riempiranno di postazioni per il ritiro di merci acquistate via Internet. Per facilitare le consegne e tagliare le emissioni

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on il boom degli acquisti via internet tornano di moda le vecchie caselle postali. Farsi trovare in casa per la consegna di un pacco, infatti, costituisce sempre più spesso un problema. Ecco allora che, anziché mobilitare parenti, amici e portieri, nelle nostre città si assiste al ritorno hi-tech di queste caselle. A Milano, ad esempio, DHL Express ha installato la scorsa primavera quattro “Packstation” in altrettante piazze della città: Segrino, Amendola, De Angeli e Straffa. «Il progetto – spiega Alberto Nobis, amministratore delegato di Dhl Express Italia – nasce innanzitutto dall’esigenza di fornire un servizio al destinatario, che così non ha l’obbligo di farsi trovare in casa o magari di incaricare qualcuno in grado di ritirare il pacco. In secondo luogo, consente una distribuzione più sicura dei pacchi postali”. L’arrivo al destinatario giusto, insomma. Funziona così: l’utente riceve a casa una cartolina con le istruzioni per il ritiro. Da quel momento ha 5 giorni di tempo per recarsi alla Packstation, che si apre digitando un Pin o un codice a barre personalizzato, oltre alla propria firma con penna digitale. Le postazioni funzionano 24 ore su 24, e così i pacchi potranno essere ritirati comodamente dopo il lavoro. L’idea consente anche di tagliare circa il 60% delle emissioni prodotte dal corriere, visto che i furgoni in questo modo effettuano un’unica consegna anziché effettuare il solito giro di una settantina di clienti. L’azienda prevede, in questo modo, di tagliare il 60% delle emissioni di CO2. L’idea sta decisamente prendendo piede, e in Germania e altri paesi del Nord Europa è già realtà. TNT Express Italy ha previsto entro l’anno l’installazione di circa 400 caselle postali, che diventeranno più di mille nel 2015. L’azienda chiama queste caselle “locker”, e intende

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di Massimo Lanari collocarle in luoghi accessibili come aree di servizio, centri commerciali e stazioni ferroviarie. Chi acquista online un prodotto presso un rivenditore convenzionato con questo network, potrà scegliere il locker più comodo o vicino. Non appena TNT consegnerà il pacco al locker prescelto, il cliente riceverà un’e-mail o un messaggio con un codice di accesso. A questo punto non resterà che recarsi alla casella postale e, entro tre giorni, ritirare il pacco in pochi secondi. Secondo Tony Jakobsen, dirigente di TNT Express Italy, «l’applicazione di 400 locker può condurre immediatamente a un abbattimento del 16% delle emissioni generate da TNT in Italia».

SHOPPING ON LINE Secondo il Politecnico di Milano, anche il 2014 è stato un anno di boom per gli acquisti via internet, con una crescita del 17% rispetto al 2013 e un fatturato di 13,2 miliardi di euro. Bene soprattutto gli acquisti di prodotti informatici (+32%), editoriali (+28%), cibo (+23%), abbigliamento (+21%) e turismo (+11%).


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I TUOI DIRITTI

NO AI GENITORI SOLO SU INTERNET La Cassazione ha stabilito che, quando i coniugi sono separati, il colloquio via Skype tra padre e figlio non può sostituire il contatto fisico di Massimo Lanari

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ra Facebook, Twitter e Skype, la tecnologia ha ormai rivoluzionato il nostro modo di concepire i rapporti umani. Anche nei contesti più delicati come il rapporto padre-figli in caso di separazione. Lo scorso 19 settembre, la Corte di Cassazione ha però affermato un principio: il contatto con il padre non può essere sostituito da una chiamata via Skype. Serve quello vero, fisico, che nessuna tecnologia può sostituire. Il caso era nato da una donna di origini inglesi, residente in Trentino, che dopo la separazione aveva deciso di trasferirsi in Gran Bretagna, portando il figlio con sé. Questo nonostante il bambino fosse in regime di affido condiviso, che prevede il diritto del bambino alla bigenitorialità anche se questo vive con la madre. Secondo la donna, gli effetti dell’allontanamento si sarebbero potuti annullare ricorrendo a frequenti collegamenti via Skype tra padre e figlio.

rispetto a quanto stabilito dal tribunale di Milano il 16 aprile 2013. Lì una madre, dopo la separazione, aveva deciso di vivere in Francia, mentre i figli erano stati affidati al padre. I bambini si erano però sempre rifiutati di vedere la madre, e il Tribunale ha disposto, in via provvisoria, di sostituire l’incontro fisico con quello via Skype una volta alla settimana, alla presenza del padre. Una storia, come si vede, molto diversa dalla prima: ma in entrambi i casi ha vinto il buonsenso.

NO AL TRASFERIMENTO

La Corte di Cassazione però, ha impedito il trasferimento della donna. In casi di questo genere, rispetto ai diritti dei genitori bisogna dare sempre e comunque «preminenza al superiore interesse del minore». E in questo caso il diritto del minore è quello alla «costruzione di un suo rapporto con entrambi i genitori». Cosa che non sarebbe stata possibile ricorrendo ai collegamenti via Skype, che non avrebbero impedito un «sostanziale annullamento della figura paterna e dei processi di identificazione in lui da parte della donna, con possibili danni evolutivi». La madre è stata condannata anche al risarcimento delle spese processuali, 3200 euro.

MA PUÒ ESSERE UTILE

Insomma, non si può essere genitori via internet. Una sentenza che va, apparentemente, nella direzione opposta

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LEGGE INAPPLICATA L’articolo 155 del codice civile sancisce il diritto del minore ad avere un rapporto equilibrato e continuativo con entrambi i genitori, anche in caso di separazione. Con la Legge 54/2006, che ha istituito l’affidamento condiviso, che il giudice è pertanto obbligato a valutare in via preventiva l’affidamento a entrambi i genitori. Troppo spesso, però, la legge rimane inapplicata: alla nozione di «genitore affidatario» i giudici hanno sostituito quella di «genitore collocatario», che di fatto consente alla madre di trascorrere il 90% del tempo col figlio, prendendo tutte le decisioni e i compiti di cura.



ADESSO

IMPEGNO PER GLI ALTRI

IL SUD RIPARTE DAL

VOLONTARIATO

Nuova linfa per il Mezzogiorno: la Fondazione Con il Sud ha stanziato sei milioni di euro che andranno a finanziare 103 iniziative selezionate di Stefano Padoan

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idurre il divario tra Nord e Sud partendo dall’associazionismo: è quello in cui crede la Fondazione Con il Sud, che quest’anno ha indetto la terza edizione del Bando Volontariato per finanziare attività sociali e volontaristiche nelle regioni meridionali. Sei milioni di euro dunque per promuovere e implementare le reti di volontariato, rafforzandone il ruolo e l’impatto nelle comunità locali, per migliorare e ampliare l’offerta dei servizi erogati ai cittadini. Al bando hanno risposto migliaia di organizzazioni di volontariato e, per il piano delle “reti locali”, sono 103 le iniziative che hanno ottenuto il diritto di accedere ai fondi per un totale di 5,2 milioni di euro. 28 progetti saranno avviati in Campania, 24 in Puglia, 20 in Sicilia, 15 in Calabria, 13 in Basilicata, 3 in Sardegna, coinvolgendo circa 800 associazioni in ambiti sociali di particolare rilevanza: dal rafforzamento dell’azione della protezione civile a servizi di consulenza e assistenza psicologica rivolti a donne vittime di abusi, da interventi per favorire l’autonomia delle persone disabili al monitoraggio del rischio idrogeologico e alla prevenzione degli incendi; o ancora servizi per persone in difficoltà socio-economica – immigrati e anziani – come l’assistenza socio-sanitaria e la distribuzione di generi alimentari. Un’altra erogazione da oltre 800 mila euro è andata invece a 9 “reti nazionali”, con l’obiettivo di rafforzare le attività di coordinamento territoriale e sviluppare le comunità locali. Il volontariato è una risorsa sempre più strutturale del nostro Paese: oltre 35 mila associazioni e più di un milione di volontari operano gratuitamente sul territorio, ma la loro presenza è maggiore nelle regioni settentrionali e centrali rispetto che in quelle meri-

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Con il Sud Napoli 2011, Le Terre di don Peppe Diana, Castel Volturno © Sergio D’Amato

dionali, dove troviamo il 28,1% delle organizzazioni e il 23,5% dei volontari complessivi. Partire dal sociale dunque, dichiara il Presidente della Fondazione Carlo Borgomeo, è l’unico modo per immaginare lo sviluppo del Sud Italia: uno sviluppo che parte “non tanto o solo da questioni di reddito, di Pil, ma da migliori condizioni di vita, diritti e opportunità. Il cambiamento passa proprio dalla capacità delle comunità locali di fare rete, di innovare e generare opportunità. Il volontariato è un pezzo importante di questo processo, che fa leva sulla volontà di cambiamento di un territorio”.

Con il Sud Milano 2014, Laboratorio con i bambini © Elisa D’Arrigo

Progetto Asili Nido, Campania © Angelo Cattolico


INSIEME, POTREMO D I A G N O ST I C A R E

UN TUMORE

QUANDO È ANCORA P I Ù P I C C O LO D E L P U N TO A L L A F I N E D I Q U ESTA F R A S E DONA AL

45597

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A I U TA C I A R E N D E R E S E M P R E P I Ù P R EC O C E L A D I A G N O S I , S E M P R E P I Ù S I C U R A L A G UA R I G I O N E . La cosa essenziale di fronte a un tumore è che la diagnosi sia rapida; quanto meno sviluppato è, tanto più è possibile debellarlo. Per questo ti chiediamo di aiutarci ad acquistare un macchinario che individua i tumori prima che raggiungano i 3 millimetri di estensione. Tumori piccolissimi, che troveremo grazie a un tuo piccolo sforzo, che diventerà il dono più grande per migliaia di malati.

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ADESSO

COVER STORY

Mattatori al Festival Internazionale del Film di Roma con la commedia “Andiamo a quel paese”, 26


© Ufficio Stampa Mediaset

© Oriana e Dario Palermo

Salvo Ficarra e Valentino Picone (entrambi 43 anni), partecipano al Festival Internazionale del Film di Roma con la commedia Andiamo a quel paese, di cui sono registi e interpreti, nei cinema dal 6 novembre. I due comici siciliani, a inizio anno torneranno a teatro con Apriti cielo e, da marzo, saranno ancora dietro al bancone del Tg satirico più famoso d’Italia, Striscia la notizia.

Ficarra

&

Picone

«Senza una sana risata che vita è?»

I

l diavolo e l’acqua santa, sfacciato e lapidario l’uno, quanto apparentemente più timido e gentile l’altro. Ficarra e Picone, alias Salvatore Ficarra e Valentino Picone, devono probabilmente proprio a questo essere l’esatto opposto l’uno dell’altro il successo che da anni li accompagna in tivù, come in teatro e al cinema. Proprio sul grande schermo i due comici siciliani tornano con la commedia tutta da ridere, di cui sono registi e interpreti, Andiamo a quel paese, selezionata per chiudere il Festival Internazionale del Film di Roma.

di Vincenzo Petraglia

Salvo, Valentino, perché non dovremmo perderci Andiamo a quel paese? Convinceteci ad andare a vedere il vostro film... FICARRA: «Perché è uno di quei film riusciti bene! Certe volte i film nascono da belle idee, ma poi nel realizzarli capita che si perda sempre qualcosa. In questo caso è stato, invece, un crescendo e sul set è venuta fuori davvero una bella umanità: abbiamo raggiunto 99 ruoli parlanti, fra cui una signora di cento anni accompagnata dalla figlia ultrasettantenne e diverse persone che non avevano mai fatto cinema, cariche di entusiasmo e voglia di giocare con noi. È stata insomma

i comici palermitani svelano il loro antidoto contro una vita da musoni 27


ADESSO

COVER STORY

proprio una bella festa e credo dalla pellicola traspaia e per questo si ride davvero tanto!». Nel film siete due emigranti un po’ anomali, che lasciano la città per trasferirsi in un piccolo paese di provincia... PICONE: «Per andare a sfruttare la pensione della suocera di Salvo e campare alle sue spalle. Un po’ come avviene d’altronde anche nella realtà, dove le pensioni diventano l’ammortizzatore sociale più forte per molte famiglie che altrimenti sarebbero in grosse difficoltà. E poi in paese, si sa, la vita costa molto meno che in città. Fatto sta che il nostro arrivo porterà un bel po’ di scompiglio». Anche se la vostra è un’immigrazione al contrario, tocca un tema attualissimo, quello delle tante persone, soprattutto giovani, che decidono di abbandonare l’Italia per trovare nuove opportunità all’estero. F: «Una problematica che dovrebbe

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farci riflettere molto, soprattutto chi ci governa, perché, mentre a emigrare in passato erano per lo più persone che andavano a fare lavori manuali, oggi assistiamo a un’autentica fuga di cervelli, con giovani laureati e super qualificati che vanno ad arricchire i paesi esteri, mentre l’Italia continua a impoverirsi». Un consiglio o un appello che vi sentite di rivolgere a Renzi... F: «Meglio non lanciargli appelli perché potrebbe raccoglierli! Lui, con tutta questa fuga di cervelli che c’è, purtroppo ha deciso di rimanere in Italia, e non ci ha fatto certo un favore! Io piuttosto farei un appello agli svedesi. Di rinunciare per una volta al loro altissimo pacifismo e invaderci, magari per cinque o dieci anni. Il tempo necessario a rimettere un po’ le cose in ordine e i conti a posto». P: «Renzi, ogni tanto sarebbe bello se facessi quello che dici! Non dico molto, ma almeno una volta su dieci. Si potrebbe fare come per l’estrazione del lotto in tivù. Mettere in un cappello dieci bigliettini con sopra scritte le riforme da attuare, chiamare un bambino, possibilmente non il figlio di un politico che potrebbe anche essere già compromesso, e fargliene estrarre uno. La riforma che si pesca viene realizzata. Almeno così siam sicuri che si faccia per davvero!». Qual è secondo voi il peggior difetto degli italiani? P: «Perseverare nei propri errori, per esempio votando sempre le

stesse persone». F: «Ti potrei dire la superficialità, anche se non è del tutto vero e a dimostrarlo ci sono tante persone e ragazzi, come quelli di Genova e degli altri luoghi alluvionati che hanno spalato fango per giorni, che si impegnano per gli altri e per il futuro di questo Paese. Il problema è che il positivo, tutto il buono che c’è in Italia, fatica a farsi notare e rappresentare in politica. Un po’ come avviene in Sicilia, dove un piccolissimo numero di mafiosi sporca il nome di una regione bellissima e fatta per la massima parte da persone che non hanno nulla a che fare con certe dinamiche». Il nostro più grande pregio, invece? P: «In fondo siamo brave persone, così altruisti che diamo sempre una seconda chance agli altri, una possibilità per migliorarsi, politici compresi, anche se fanno male. Altrimenti non si spiegherebbe perché votiamo certi personaggi. Abbiamo un cuore grande noi italiani, diamo grande fiducia agli altri e così finiamo per... perseverare nella bontà». F: «La volontà di rimboccarsi sempre le maniche e ripartire. Un po’ come hanno fatto i giovani nei giorni scorsi spalando il fango delle alluvioni, proprio come fa tanta gente lungo il proprio cammino, con dignità, per affrontare le difficoltà della vita di tutti i giorni». Valentino, il più grosso difetto di Salvo. «Di essere amico mio. Senza di me lui sarebbe semplicemente perfetto».

© Oriana e Dario Palermo

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Andiamo a quel paese è la storia di due amici che, stremati dalla crisi e dal caro vita, decidono di abbandonare la città e trasferirsi in un piccolo paese di provincia, dando l’avvio a una serie di situazioni esilaranti. Nel cast, fra gli altri, anche Nino Frassica, Fatima Trotta e Francesco Paolantoni.

Non è la prima volta che Ficarra & Picone indossano la duplice veste di registi ed interpreti in un film. È stato così anche per Il 7 e l’8 (2007), La matassa (2009) e Anche se è amore non si vede (2011). In questa foto e in quelle della pagina accanto, scene delle nuova commedia Andiamo a quel paese.


una Sicilia restia al cambiamento, in realtà è una terra molto pluralista». F: «I siciliani, che nonostante i tanti patimenti, hanno un carattere d’oro, aperto». Cosa meno? P: «Certe cose che i siciliani sono stati in grado di produrre. Come la mafia, per esempio, che ci ha resi famosi nel mondo, ma di cui non ci si può certo vantare». F: «Forse il fatalismo dei siciliani, che da un lato ci permette di sopportare con dignitosa sofferenza le cose che accadono, ma dall’altro ci fa scuotere troppo lentamente nei confronti di ciò che non va». Cosa vi fa ridere di più nella vita? P: «Le gaffe involontarie». F: «I bambini e gli animali, soprattutto i cani, con le loro espressioni. Troppo divertenti». Nelle dinamiche di coppia cos’è che vi fa ridere, invece, di più? P: «Il finto potere degli uomini. È bellissimo quando un uomo crede di comandare, anche se in realtà chi decide è sempre la donna». F: «Quello che noi uomini ci inventiamo o taciamo pur di conquistare una donna. Te ne dico una: un mio amico era appassionatissimo di calcio, mentre lei lo odiava. Dunque, nella fase di corteggiamento lui le ha nascosto totalmente questa sua passione professandosi, invece, grande fan della pallavolo. Senonché, appena si sono fidanzati, lui si è svelato, ha tirato fuori tutte le bandiere ed è tornato a essere quello che era». Cosa vi fa ridere di più l’uno dell’altro? F: «La sua lentezza perché è veramente lento, lento, lento. Non immagini quanto. È come una colica renale: parte piano piano e poi non se ne va più». P: «Quando si arrabbia. Più s’arrabbia e più mi fa ridere, perché poi diventa ridicolo». Cosa, invece, sempre l’uno dell’altro, vi fa proprio cadere le braccia? P: «Il suo essere un ritardatario cronico. È veramente sempre in ritardo e dopo

22 anni di onorata carriera puoi immaginare quanto sia diventato insopportabile. E per di più è anche un po’ permalosetto!». F: «Sempre la sua lentezza, e anche la puntualità! È veramente una persona sgradevole perché ha questa cattivissima abitudine di arrivare puntuale, mettendo così in difficoltà l’altro che invece è in ritardo, riversandogli addosso sempre un’ansia incredibile! Ricordatevi, pertanto, sempre di me nei giorni tristi e di lui quando andate in bagno!». Quanto la comicità e la verve vi hanno aiutato nella vita? P: «La comicità fa parte della mia vita, al di là di quello che faccio, e sicuramente il sorriso mi aiuta a spalancare molte porte». F: «Mi ha certamente aiutato più dell’avvenenza fisica. Ho trovato sempre molto bello ridere e prendersi in giro reciprocamente, un po’ come facciamo io e Valentino. Come diceva il caro vecchio Chaplin, “Un giorno senza sorriso è un giorno perso”. Se non ridiamo, cos’altro ci rimane d’altronde?». © Oriana e Dario Palermo

Stessa domanda per te, Salvo. «Una sola intervista non basterebbe a elencarli tutti. Dobbiamo prevedere un’intervista a puntate». Beh, ma qualche pregio ce l’avrà il tuo compagno? «Devo riconoscere che Valentino è estremamente educato». Valentino? P: «Se mi dai un paio d’orette ci penso e te li dico. Sai, non è facile. Trovare i pregi di Salvo è un po’ come cercare un ago in un pagliaio». Ma quando vi siete conosciuti cos’è che vi ha conquistato l’uno dell’altro? P: «Mah, non mi ricordo. Forse il nostro è stato il classico caso di matrimonio d’interesse!». F: «Me lo domando ancora oggi e mi dico: perché? Ho 43 anni e da 22 anni siamo insieme. Praticamente più della metà della mia vita, eppure cosa mi abbia attratto di quest’uomo rimane ancora un mistero». Ma com’è stata la vostra prima volta? P: Ci siamo conosciuti nel ’93 in un villaggio turistico a Giardini Naxos. Lui faceva l’animatore e io ero lì nella serata dedicata ai clienti. Dopo una gag improvvisata, entrammo subito in sintonia e iniziammo a fare cabaret insieme». Parliamo di cinema italiano... P: «Credo sia in ottima salute, anche se i produttori dovrebbero forse avere più coraggio e osare un po’ di più nel dare fiducia ai giovani e alle nuove idee». F: «Concordo con Picone. Noi, per esempio, abbiamo avuto il piacere di lavorare con Edoardo De Angelis, il giovane regista di Perez e Mozzarella story. Ha collaborato con noi alla sceneggiatura di Andiamo a quel paese ed è stato una grandissimo piacere». Quando non lavorate cosa vi piace fare? P: «Stare lontano da Ficarra». F: «Giocare a calcio. Il mestiere di comico, d’altronde per me è un ripiego, perché la mia vera passione è il pallone. Gioco a calcio ovunque e comunque, dalle portinerie ai parcheggi, dagli androni ai campi veri e propri. E anche se sono scarso, gioco come centrocampista in una squadra con la quale organizziamo un sacco di partite amichevoli». Essendo entrambi siculi, cos’è che amate di più della vostra Sicilia? P: «L’apertura mentale. Nonostante nell’immaginario collettivo, anche in quello cinematografico, c’è in genere

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PERSONAGGI

IN TELEVISIONE C’È TROPPA

VOLGARITÀ

New entry ma già consolidata ne I Cesaroni, Christiane Filangieri racconta la sua vita tra set e famiglia di Giulio Serri a vivere con il sorriso. Una donna che può essere presa come esempio da tutti». Spente le telecamere, tolti gli abiti di scena, Christiane corre a casa dove ad aspettarla trova il marito Luca, sposato nel 2010, e il loro piccolo Alessandro di due anni e mezzo, per il quale dimostra di essere una mamma molto dolce e premurosa: «L’armonia in famiglia - ci svela - resta la cosa principale; spero di infonderne tanta al mio “ometto” in modo tale che cresca forte e temprato per affrontare la vita».

IL SUO CARATTERE FORTE E DOLCE L’HA RESA UN PERSONAGGIO TELEVISIVO MOLTO AMATO. E CON UN IDOLO COME GRACE KELLY, IN QUANTO AD ELEGANZA CHRISTIANE NON PUÒ SBAGLIARE...

M

amma tedesca, padre napoletano, Christiane Filangieri è un mix di culture avendo vissuto per un periodo in Brasile, in provincia di Caserta ed ora a Roma. L’attrice è sicuramente uno dei volti giovani dello spettacolo nostrano tra i più apprezzati dal pubblico soprattutto per la sua giovialità, dolcezza e freschezza. Ne sta dando prova tutti i martedì sera su Canale5 dove interpreta il ruolo di Sofia nella fiction campione di ascolti “I Cesaroni” accanto a Claudio Amendola: «Un personaggio - ci racconta - del quale ammiro soprattutto la grande forza. È una giovane vedova, una mamma, è malata di cuore e nonostante tutto questo riesce

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Nata nel 1978, Christiane inizia la sua carriera partecipando nel 1997 al concorso di Miss Italia, dove si classifica terza.

Christiane, che madre sei? «Sicuramente presente. Non essendo, il mio, un mestiere di ufficio riesco a trovare il giusto equilibrio tra casa e set. Ho, poi, la fortuna di avere mia madre e mia sorella che mi aiutano quando sono impegnata con il lavoro. Mi piace insegnare ad Alessandro l’importanza del mangiare sano; per esempio, finché potrò, cercherò di evitargli merendine, bibite gassate e fargli vedere pochissima televisione. A stento guarda solo alcuni minuti di “Cip&Ciop” sul mio iPhone (ride)». Tu, invece, che figlia sei stata?


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«Diligente e rispettosa delle regole. Mia madre è tedesca ma non per questo ho avuto un’educazione rigida. Papà, che è venuto a mancare qualche anno fa, era quello che si definisce un gentiluomo, mi ha insegnato a dire sempre “grazie”. Assomigliava d’aspetto al nostro Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con il quale, per altro, studiò assieme all’università. Dunque, avendo anche vissuto a lungo in un paese della provincia di Caserta, ho avuto delle libertà in più rispetto alle ragazze della mia età. Quando, per esempio, pur giovanissima chiesi ai miei di poter fare qualche lavoretto che mi allontanasse per un po’ da casa, loro non me l’hanno mai negato. Lo stesso fatto di andare a vivere a Roma, appena maggiorenne, non ha mai rappresentato qualcosa di negativo per loro, che al contrario, continuavano ad incoraggiarmi». Quanto conta la stabilità affettiva nella tua vita? «Tantissimo. Per esempio, ho voluto fortemente sposarmi davanti a Dio, proprio perché ritengo che il matrimonio sia prima di tutto un sacramento, una promessa importante. Con Luca ho trovato oltre che un uomo maturo e sensibile, anche una stabilità che mi infonde forza. Un marito che mi aiuta, mi supporta». Sei credente? «Si, ritengo non ci sia cosa più bella che pregare e ringraziare il Signore per quello che ci regala ogni giorno, se non stando a contatto con la natura. Soprattutto mi piace rivolgermi a Dio

quando sono in mezzo a un bosco, in una radura. “Hai tante cose alle quali pensare ma se puoi ricordati anche di me” gli dico». Qual è il segreto del successo de I Cesaroni? «Forse il saper trattare quelli che sono i problemi di tante famiglie di oggi in modo brillante. Per la verità in questa edizione si è abbandonata un po’ la gag romanesca per affrontare anche temi più seri, senza per questo appesantire i toni». Nella serie ti abbiamo vista pure cucinare. Sei una brava cuoca? «Diciamo che me la cavo. Il pollo al forno con patate e birra resta il mio piatto forte ed ecco perché l’ho voluto cucinare anche nella fiction. Un secondo, di origini tedesche, che ho imparato da mia madre». Tv, cinema, teatro. Dove ti trovi più a tuo agio? «Il cinema mi piace molto perché ho modo di approfondire meglio il personaggio che andrò a proporre al pubblico. Di contro, il linguaggio della fiction è più veloce, talvolta ripetitivo. Spero di sperimentare presto il teatro con il quale non ho ancora avuto l’opportunità di cimentarmi realmente: credo sia un’emozione fortissima per un attore». Passi con disinvoltura da ruoli di aristocratica a quelli di insegnante o poliziotta, risultando sempre credibile. Come fai? «Faccio questo lavoro con grande entusiasmo e sono orgogliosa di tutti i progetti che ho intrapreso. Mi è capitato di fare la principessa e la contessa: ruoli aristocratici che credo ogni

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Entrata quest’anno nella consolidatissima famiglia de i Cesaroni, Christiane interpreta Sofia, un vecchio amore di Giulio (Claudia Amendola, sotto).

donna abbia amato sin da bambina. hanno regalato enormi soddisfazioni, anche perché molto legati all’attualità e ai problemi di oggi». Il tuo mito è sempre Grace Kelly? «Si (ride). Spesso sia in tv che al cinema intercetto così tanta volgarità. Basta guardare anche al mondo dei giocattoli, a come acconciano certe bambole. Che esempio possono dare alle bambine Barbie con zeppe altissime e vestiti strappati? Ecco perché la Principessa di Monaco e Audry Hepburn restano i miei miti. Senza arrivare, ovviamente, a quel livello, ma credo ancora nella classe e nella semplicità della figura femminile». Sul tuo sito c’è scritto: “Non sono

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su Facebook”. Con i social network non vai d’accordo? «Per niente! Con la robotica e l’informatica ho un rapporto molto conflittuale (ride, ndr). A parte gli scherzi, sono una persona molto riservata e non mi piace raccontare fatti privati a persone che non conosco». Nel tempo libero cosa fai? «Amo molto passeggiare ma soprattutto adoro stare in silenzio. Quando il mio bimbo dorme, mi capita spesso di accendere una candela e sfogliare una rivista di arredamento. È il mio modo per rilassarmi da un’intensa giornata». La bellezza ti ha mai ostacolata nel tuo percorso artistico? «No, anche perché credo di essere normale, carina il giusto. E poi non ho mai interpretato personaggi da femme fatale. Sono sempre rimasta fedele al mio look acqua e sapone». Cosa sogni come donna e come attrice? «Come donna sicuramente di allargare la mia famiglia e sotto il profilo artistico mi piacerebbe riuscire a portare sul grande schermo un bel personaggio, che sia di commedia o drammatico, non importa. In futuro vorrei fare anche un ruolo in cui possa essere totalmente irriconoscibile». Invecchiare ti spaventa? «Assolutamente no. Non ho mai avuto problemi con la mia età. Dichiaro tranquillamente i miei 36 anni e fa piacere quando te ne danno molti di meno. Anzi, credo di essere stata molto più insignificante a vent’anni che oggi». Se la tua esistenza fosse un colore a quali sfumature la assoceresti? «Al blu. Non mi sono mai piaciute le tinte tenui». Tre cose che ritieni imprescindibili nella tua vita? «La salute, l’armonia e l’entusiasmo. Credo che quando si hanno questi tre elementi si possa davvero partire per terre inesplorate (viaggiare è la mia più grande passione) o comunque si abbia quella marcia in più per guardare lontano».

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GIULIO BERRUTI

«IL CONCORRENTE CHE TEMO DI PIÙ? ME STESSO» L’affascinante attore si mette alla prova a Ballando e vorrebbe vincere anche per la sua insegnante di Roberta Valentini

IL SABATO SERA SI SCATENA SUL PALCO DI “BALLANDO”, MA L’ATTORE SI DIVIDE ANCHE TRA SET, AMORE E UNIVERSITÀ. BELLO E BRAVO!

«M

ia nonna, che ha 80 anni, è entusiasta della mia partecipazione a “Ballando con le stelle”. «Imparare a ballare ti servirà tantissimo, alla mia epoca i ragazzi che non erano capaci, non avevano chances con le ragazze. Così mi ha detto convinta. Speriamo che abbia ragione», racconta divertito

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Giulio Berruti, all’anagrafe Giulio Maria. A guardarlo, con gli occhi blu vivaci e curiosi in contrasto con i capelli neri, 1.90 di muscoli e un pizzico di timidezza che non guasta, non si direbbe proprio che l’affascinante attore abbia bisogno del ballo per avere successo con il gentil sesso. Ma tant’è. Anche lui, ha ceduto alla corte di Milly Carlucci e ogni sabato sera lo vediamo esibirsi insieme agli altri dodici concorrenti in questa decima edizione del talent show di Rai1. Giulio, perché proprio Ballando con le stelle? E perché proprio adesso? «Ero in contatto con la produzione da


PERSONAGGI Giulio Berruti, classe 1984, ha avuto una lunga storia d’amore con Anna Safroncik, una presunta frequentazione con Marianna Di Martino e addirittura una love story ipotetica con l’attrice americana Jennifer Lawrence. Tra danza, recitazione e università, il tempo per l’amore lo trova sempre. Nelle foto sotto con la sua insegnante Samanta Togni.

cinque anni e potrei rispondere che in passato ero troppo impegnato per partecipare, come dicono spesso tanti colleghi, ma la verità è che lo ero solo in parte. Fino ad ora, per me non era il momento giusto ed ero anche spaventato dal fatto di partecipare a un programma del genere sulla rete ammiraglia Rai, in diretta il sabato sera, con milioni di persone che ti guardano e che ti giudicano. Quest’anno, invece, mi sono sentito più preparato, forse anche dopo le mie esperienze all’estero, e mi sono buttato». Durante la prima puntata, ti sei esibito in un tango appassionato con la tua insegnante, Samanta Togni. Com’è il vostro rapporto? «Tra me è Samanta è nata un’intesa speciale. La sto già corteggiando… (ride). Scherzi a parte, oltre a essere una bellissima ragazza e una ballerina straordinaria, è una persona squisita, con un grande senso dell’ironia. Sono un allievo

disciplinato, ma anche un manipolatore, nel senso che quando ho bisogno di una pausa in più, riesco a distrarla e a convincerla a darmi un po’ di tregua. Sono molto contento di ballare con lei e confesso che sarei stato molto più preoccupato se mi avessero messo in coppia con il sergente Titova! (ride, ndr)». Chi temi di più tra gli altri concorrenti e qual è la tua ambizione, vincere o semplicemente partecipare? «Voglio vincere, mi piace! Soprattutto perché Samanta non ha mai avuto la soddisfazione di arrivare prima con un suo allievo, e mi piacerebbe farle questo regalo. Ovvio che si tratta di un gioco, ma anche di una gara, per cui cercherò di dare il massimo. Per quanto riguarda le rivalità, posso dire che il concorrente che temo di più è… me stesso? C’è sempre un po’ di ansia da esibizione e il timore di bloccarmi, anche se nessuno si aspetta che io diventi Fred Astaire».

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È vero che diversi colleghi ti hanno sconsigliato di accettare la sfida di Ballando? «Sì, perché in molti hanno pensato che fosse molto rischioso, non c’è il ciak come sul set, che se sbagli puoi ripetere la scena. Ma ho accettato il rischio, perché penso che questa esperienza mi regalerà una base di solidità, a livello professionale, che mi porterò dietro per il resto della vita». Il 27 settembre hai compiuto 30 anni: un bilancio? «Sono entrato in una fase nuova, molto più pragmatica della mia vita, cerco di pensare meno e di fare di più quello che desidero: è quello il momento in cui si comincia davvero a vivere. Mi sono sempre sacrificato molto fino a questo momento, perché ho portato avanti gli studi universitari, mi sono laureato in medicina nel 2010 e ora sto prendendo la specializzazione in ortodonzia. Infatti arrivo sempre tardi alle prove dall’università e Samanta si arrabbia… Insomma, conciliare tutto con la carriera di attore non è stato semplice, ora vediamo che cosa succederà in futuro». Ti senti più bello o più bravo? «Sto cercando di scardinare lo stereotipo per cui la bellezza non va a braccetto con la bravura. Spero di riuscirci. E tengo a mente l’esempio e il discorso di Mattew MacConaughey la notte degli Oscar, quando ha vinto la statuetta per il suo ruolo in Dallas Buyers Club». Torniamo a Ballando e… a tua nonna: pensi che abbia ragione, quando ti dice che grazie al ballo avrai una marcia in più con le ragazze? «Vorrei dire a mia nonna che i tempi sono un po’ cambiati. Però tutti i miei amici che sono andati in vacanza in Brasile e nei paesi africani si sono trovati in difficoltà con le ragazze del posto, dei veri “ciocchi”. Tanto che, al ritorno dalle vacanze, si sono tutti iscritti a scuola di ballo. Io, invece, lo faccio per lavoro. Non è male, no?» A proposito di ragazze, tra tutti questi impegni, trovi il tempo da dedicare all’amore? «Della mia vita privata non parlo. Però posso dire che lo spazio e il tempo, se uno vuole, per l’amore lo trova sempre. E chissà che ora, chiuse tante porte, non si possa aprire un bel portone (che pare per il bel Giulio si sia in effetti aperto, in quanto frequenterebbe da poco una studentessa di Economia e Commercio, ndr)».

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ICONA di stile Retrò Rosso Amal In tailleur corallo firmato Paule Ka completato dalle décolleté a fiori di Oscar de la Renta per il giorno, la sera splendida a venezia in Alexander Mc Queen

Retrò con dettagli vincenti. Come le macro righe firmate Dolce & Gabbana o la scarpa bicolor di Figini, sul vestitino anni ’60 Moschino


MODA PERSONAGGI

ADESSO

Pantalone La nuova icona di stile?Amal Alamuddin Clooney. L’avvocatessa libanese dallo stile personale inconfondibile detta ormai legge. Fine e sofisticata punta l’accento sugli accessori, di classe e mai banali. Lo stile impeccabile nel day time, al lavoro, nel tempo libero e negli eventi mondani della Sig. ra Clooney.

Impeccabile in completo pantalone, ricordando quello stilosissimo di Stella McCartney con pants ampi e bianchi e cappello a tesa larga da vera diva

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MODA LOOK

CAMMELLO

il passpartout dell’autunno Colore neutro per sua stessa definizione, senza tempo e sempre molto chic, si declina in diverse nuances, dal beige chiaro, al sabbia al color biscotto, da scegliere in base al proprio incarnato. Facilissimo da abbinare, ben si addice praticamente a tutti i colori, dal nero al blu, dal marrone al denim. Perfetto anche in accostamento a colori vibranti come il rosso mattone o il fucsia oppure alle stampe animalier. Con i jeans per un look giovane in versione bon ton, con i pantaloni eleganti per uno stile più ricercato. Ideale come colore da scegliere per le it-bag da giorno, il cammello è sinonimo di raffinatezza per eccellenza. di Federica Piacenza

Guanti in pelle BRUNO CARLO

Cappotto e vestito ANNIE P.

Scarponcino MENGHI

Pantaloni damascati JEAN PAUL Borsa a mano LAURA VELA

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still life: TRENDFORTREND.COM

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Editing by

Karteca Collection

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LL E

Combinare i look di stagione spendendo poco si può e non è mai stato così semplice

di Federica Piacenza

SHOPPING SOTTO I 100 EURO

PE

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SARAH JESSICA PARKER

Chiodo in pelle matelassè con zip

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Tronchetto in suede stampa cocco

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MODA

CASUAL In maglione stampato YAS 69.95 €, o nella versione più chiara color panna VILA 39.95 € su denim ROXY 85.00 €. Da abbinare per le più freddolose allo scarponcino LES TROPEZIENNES 59.90 € e per chi non rinuncia al tacco tronchetto in suède NAF NAF 90.00 €

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DAY & NIGHT

Cappotto finestrato a pied de poule VILA 84.95 € perfetto il mattino come la sera sull’abitino in maglia con maniche in ecopelle ONLY 34.95 €. A scelta tronchetto spuntato con tacco largo LOLLYPOPS 89.00 € o scarponcino in vernice con elastico glitterato LEMON JELLY 94.90 €

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PER UN CORPO

tonico COMINCIA

oggi S

di Manuela Blandino COSMETOLOGA

iamo a fine ottobre, le vacanze sono finite due mesi fa; quanto stress per prepararci alla “prova costume”! Diete dell’ultimo momento, cicli di massaggi a ritmo serrato; abbiamo acquistato tutti i cosmetici pubblicizzati per ottenere un fisico perfetto in sole 8 settimane, ma per molte di noi l’obiettivo non è stato raggiunto. Abbiamo scoperto, nostro malgrado, che il nostro corpo segue dei ritmi fisiologici indipendenti dalla nostra volontà. D’inverno, è facile perdere la forma fisica, fa freddo, quindi mangiamo di più e ci muoviamo di meno; i vestiti nascondono gli inestetismi e ci illudiamo che tutto vada bene. Quando il clima migliora ed iniziamo a togliere i vari strati di vestiti che ben ci nascondevano, ci scopriamo meno in forma di quanto pensassimo, lo specchio diventa il nostro nemico! Quest’anno, però, non ripetiamo gli stessi errori; iniziamo adesso ad aver cura del nostro corpo per poter affrontare in bellezza la prossima stagione estiva.

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BELLEZZA

NOVE MESI PER OTTENERE UN CORPO TONICO

Abbiamo circa 9 mesi per prepararci assecondando i tempi di reazione del nostro corpo. Iniziamo a curare la nostra alimentazione mangiando cibi sani. Non servono diete drastiche, sono dannose sia a livello funzionale sia a livello estetico; le scorciatoie non portano da nessuna parte. Ogni qualvolta noi eliminiamo qualche cibo creiamo un danno sia a livello fisiologico sia a livello estetico. Seguiamo il buon senso ed un sano equilibrio, assecondando il nostro metabolismo. Non serve andare in palestra tutti i giorni per recuperare i mesi di letargo invernale, muoviamoci tutti i giorni, una camminata di 45 minuti ogni giorno ci assicura un buon allenamento e una buona ossigenazione di tutti i tessuti, pelle compresa; la circolazione sanguigna migliora, scorie e tossine vengono eliminate ed il nostro corpo ne trae ottimi benefici; se poi riusciamo ad andare in palestra una o due volte la settimana possiamo garantirci una tonificazione muscolare mirata sulle zone critiche quali addome, glutei, cosce e braccia.

CONSIGLIO Tra i prodotti per la tonificazione cutanea sono disponibili gli “oli secchi”, quei cosmetici composti da oli pregiati, quali argan, avocado, macadamia o jojoba che idratano e nutrono la pelle in profondità e si assorbono rapidamente senza lasciare tracce. Questi oli donano una piacevole sensazione di morbidezza e setosità senza ungere la pelle ed i vestiti. Sono facili da utilizzare sia in estate dopo il sole anche sui capelli, sia in inverno quando la pelle troppo coperta tende a diventare secca, sono realmente efficaci e gradevolmente profumati.

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NOVE MESI PER UNA PELLE PERFETTA

Migliorare la nostra forma fisica è gratificante, ma dobbiamo ricordarci che anche la nostra pelle ha bisogno di attenzioni. Alternare cicli di massaggi a trattamenti rimodellanti e linfodrenaggi aiutano a completare un’azione globale di “remise en forme”. I cosmetici tonificanti si prendono cura della nostra pelle puntando a migliorarne l’elasticità ed il tono. Il burro di Karitè (Shea butter) e l’olio di Avocado (Persea gratissima oil) stimolano le funzioni metaboliche degli strati profondi della pelle esercitando un’azione tonificante ed anti-age. Una o due volte la settimana, durante la doccia, ricordiamoci di massaggiare le zone critiche quali interno coscia, braccia e addome con un guanto di crine, utile per stimolare la circolazione e l’ossigenazione dei tessuti e per predisporre la cute a trarre il massimo beneficio dai cosmetici che applicheremo successivamente. Recenti studi hanno permesso di mettere a punto nuovi ingredienti cosmetici altamente specifici definiti “biomimetici” in quanto mimano l’attività delle nostre cellule cutanee, promuovendo una evidente tonificazione della pelle in quanto stimolano una nuova produzione di collagene ed elastina, la naturale “rete elastica” della nostra pelle. Questi ingredienti sono il “carburante” necessario per riaccelerare la funzionalità delle nostre cellule cutanee riportandole alla loro condizione giovanile. Scienza e bellezza, oggi sono il binomio perfetto per risultati stupefacenti; iniziamo oggi stesso questo facile programma! Otterremo, fra 9 mesi, un corpo tonico, bello e finalmente in forma.

L’OCCITANE MANDORLA HUILE FINESSE 100 ml € 35,00 Questo olio ultra secco arricchito di potenti attivi di origine naturale aiuta a ridisegnare la silhouette e ad eliminare l’aspetto della pelle a buccia d’arancia: le forme sono rimodellate grazie ad un estratto di bacche di rosa e 5 oli essenziali (immortelle, palmarosa, menta, carota e cipresso); il silicio e l’effetto microesfoliante del limone migliorano la tonicità della pelle e l’olio di mandorle dolci ricco di Omega 8 la nutrono in profondità. Risultati: dopo solo un mese di applicazione, la pelle appare più tonica e soda. Plus: con il dosatore spray e la profumazione ultra fresca al fiore di mandorla, il prodotto è un vero esperto di sensorialità. Applicare il prodotto mattina e sera su tutto il corpo con massaggi circolari dal basso verso l’alto, insistendo sulle zone atone.

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IN ONDA

GREY’S ANATOMY

INIZIA L’ERA POST SANDRA OH di Stefano Padoan

Il medical drama di grande successo, dal 27 ottobre torna su Fox Life con l’undicesima stagione. Meredith non ha più al suo fianco l’amica di sempre, la dottoressa Cristina Yang

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arà un Grey’s anatomy sempre più “Grey” quello che ci aspetta su Fox Life a partire dal 27 ottobre: l’undicesima stagione della serie tv americana è infatti incentrata interamente sulla figura della sua protagonista, Meredith Grey (Ellen Pompeo), che dovrà far fronte alla partenza della migliore amica Cristina Yang (Sandra Oh). I fan hanno ancora negli occhi quegli ultimi istanti del ventiquattresimo episodio della decima stagione, quando le due ballano insieme e Cristina, prima di chiudere per sempre la porta dietro di sé, si rivolge a Meredith dicendo “Lui è un sognatore, ma non è lui il sole. Il sole sei tu”. Il “lui” è naturalmente Derek Shepherd (Patrick Dempsey), marito della nostra protagonista. Ma i due non stanno vivendo un buon momento. In apertura dell’undicesimo capitolo del telefilm – che ricomincia esattamente 24 ore dopo la partenza per Zurigo di Cristina – le loro carriere professionali sembra che stiano prendendo strade diverse: lui sta pensando di trasferirsi a Washington per seguire un progetto voluto diretta-

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mente dal Presidente degli Stati Uniti, lei invece non ha alcuna intenzione di lasciare il suo lavoro a Seattle. Come se non bastasse, la vita di Mer sta per essere sconvolta anche da un nuovo incontro: al Grey Sloan Memorial Hospital arriva una nuova cardiochirurga, la dottoressa Maggie Pierce (Kelly McCreary), che si scoprirà ben presto essere nientemeno che sua sorellastra, nata da una relazione clandestina tra sua madre Ellis Grey (Kate Burton) e il primario Richard Webber (James Pickens Jr.). La nostra Meredith dunque si troverà a lottare su più fronti, e senza avere più al suo fianco “la sua persona”, come lei stessa definisce Cristina. Ma siamo certi che ce la farà.

CUORI IN CORSIA

Quando, nel lontano 2005, i vertici del canale statunitense ABC approvarono il progetto Grey’s anatomy, mai avrebbero pensato di aver messo le mani su un prodotto tanto fortunato e longevo. Nato inizialmente come serie da trasmettere nella stagione primaverile (un po’ più scarsa di pubblico rispetto a

BYE BYE CRISTINA

L’undicesima stagione perde uno dei personaggi più importanti e più amati, quello della dottoressa Cristina Yang, interpretata dall’attrice canadese, di origini coreane, Sandra Oh. Un addio sentito non sono su set, ma anche nella realtà: “L’ultima scena tra Meredith e Cristina è importantissima” ha detto la Oh “È stata anche l’ultima scena che io e Ellen abbiamo girato insieme, è stato un momento estremamente emotivo per noi”.


IN ONDA

quella autunno-inverno), Grey’s anatomy venne collocato nel palinsesto americano immediatamente dopo Desperate Housewives, telefilm di successo che avrebbe dovuto trainarne gli ascolti. Ben presto però la serie medica dimostrò il suo valore, rendendo necessario già nel 2006 una ricollocazione nella programmazione. Il nuovo posizionamento diede subito i risultati sperati, dato che all’esordio sconfisse il concorrente CSI: Crime Scene Investigation superandolo negli ascolti di oltre 3 milioni di spettatori. La formula che, a distanza di quasi un decennio, si rivela vincente è semplice: camici bianchi, lettini, sale operatorie, corsie di ospedale... e tanti intrecci amorosi. Meredith, la protagonista, è un chirurgo tanto abile nel suo lavoro quanto disastrosa nel complicarsi la vita sentimentale e un po’ persa nei suoi problemi. Alla sua insicurezza e fragilità contribuisce molto il difficile rapporto con la madre, che l’ha cresciuta con freddezza e rigidità ma di cui, all’inizio della serie, decide di seguire le orme. Da giovane neolaureata si trasferisce in-

fatti da Boston al Seattle Grace Hospital (che cambierà poi nome nel corso della nona stagione), per diventare anche lei specialista in chirurgia. Ma qui la vita professionale e sentimentale inizieranno da subito ad intrecciarsi quando, la sera prima di iniziare il tirocinio, Mer incontrerà in un pub l’affascinante Derek; solo il giorno dopo scoprirà che l’uomo con cui ha flirtato altri non era che il neurochirurgo dell’ospedale, nonché suo supervisore. Medical drama sì, ma non chiamatelo E.R.: rispetto alla più anziana serie della NBC, Grey’s anatomy appare più semplice e leggero, più intimista e meno serioso rispetto ad alcuni temi; e, a differenza del predecessore, i personaggi di maggior rilievo sono donne. Le vicende sono dunque viste dallo sguardo femminile di Meredith che, affidando i propri pensieri alla voce fuori campo, alla fine di ogni episodio regala al pubblico le sue considerazioni personali. E per i fan non è più tempo di rimpiangere la brava Sandra Oh: la vita all’ospedale va avanti e, udite udite, lo farà sicuramente anche per una dodicesima stagione.

Due importanti personaggi della serie: il primario di chirurgia Owen Hunt (Kevin McKidd) e la dottoressa Callie Torres (Sara Ramirez).

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PRIMA VISIONE FOXLIFE

GREY’S ANATOMY 11 Dal 27 ottobre 2014 ogni lunedì a partire dalle 21.00 ritorna l’appuntamento più atteso della stagione televisiva di Foxlife (canale 114 di Sky): la nuova stagione di GREY’S ANATOMY per la prima volta poche settimane di distanza dalla mesa in onda in USA. Grey’s Anatomy è la serie creata da Shonda Rhimes, la geniale penna dietro a successi come Scandal e la nuovissima How to get away with murder (che verrà trasmessa in esclusiva su FOX da gennaio 2015). La serie, giunta all’undicesima stagione, non smette di tenere incollati anno dopo anno allo schermo milioni di spettatori in tutto il mondo. Basti pensare che la premiere dell’undicesima stagione ha registrato negli Stati Uniti ascolti da record pari a 10 milioni solo nel live. La decima stagione si era chiusa con il commovente addio al personaggio di Cristina, che lascia il Seattle Grace Mercy West per un’opportunità di lavoro in Europa. La sua partenza lascia un vuoto incolmabile, soprattutto nel cuore di Meredith e Owen. La dottoressa Grey dovrà affrontare insieme il distacco dalla sua migliore amica e l’arrivo come sua sostituta di una nuova cardiochirurga che altri non è che la figlia di Ellis Grey e Richard Webber, quindi sua sorellastra… sul fronte personale ci sono anche molte nubi nel rapporto con Derek (Patrick Dempsey), che avevamo lasciato nel finale della decima stagione in procinto di allontanarsi dalla famiglia per un prestigioso e irrinunciabile incarico a Washington. Un’importante guest star apparirà poi in questa stagione, si tratta di Geena Davis, che avrà un ruolo ricorrente nelle nuove puntate. FoxLife è solo su SKY (canale 114)

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ADESSO

PERSONAGGI TV

Gianni Morandi, nato a Monghidoro (BO) nel 1944, è una colonna portante della musica leggera italiana, con oltre 50 milioni di copie vendute dei suoi album in Italia e nel mondo. Grande tifoso del Bologna, è stato anche Presidente onorario della squadra. Nella puntata del 30 ottobre sarà al timone di Zelig al fianco di Geppi Cucciari.

UN RAGAZZO

COME NOI A di Stefano Padoan

Monghidoro, l’11 dicembre CANTANTE, ATTORE, 1944, nasceva un ragazzo PRESENTATORE. GIANNI che, con pezzi come MORANDI DA DECENNI È SULLA Andavo a cento all’ora, CRESTA DELL’ONDA, MA NON HA Fatti mandare dalla mamma a ANCORA FINITO DI STUPIRCI. prendere il latte e Scende la pioggia, IL SUO SEGRETO? LA SEMPLICITÀ avrebbe fatto la storia della canzone italiana. Quel ragazzo è ancora qui, con gli occhi sempre sorridenti e con lo stesso entusiasmo di un tempo: il suo nome è Gianni Morandi, showman eternamente giovane che, alle soglie dei settant’anni, non ha alcuna intenzione di smettere di sorprendere il suo pubblico e di regalargli momenti di grande spettacolo. Ed è sicuramente questo desiderio a spingerlo verso una nuova sfida. Il 30 ottobre il cantante emiliano tornerà in televisione per cimentarsi in una cosa per lui totalmente inedita: la conduzione di una puntata di Zelig,

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il programma comico di Canale 5 che, in occasione del suo diciottesimo anno d’età, ha deciso di chiamare per ogni serata una diversa coppia di presentatori. A dividere il palco con Gianni sarà la simpatica Geppi Cucciari, comica di origini sarde attualmente conduttrice di Per un pugno di libri su Rai 3. È proprio vero, Gianni Morandi non riesce a stare lontano dai riflettori: che sia il palco di un concerto o il set di qualche programma televisivo, la voglia di mettersi alla prova è la stessa di sempre. Ma non è certo per egocentrismo o manie di grandezza: a muoverlo è il suo genuino desiderio di stare vicino ai fan e continuare a donarsi a loro nell’unico modo che conosce, ovvero la sua musica e il suo intrattenimento. E il fortissimo legame con il pubblico lo si nota anche dalla sua pagina Facebook, strumento “giovane” che utilizza con spontaneità: che sia per mostrare la raccolta di mele o per annunciare commosso la partenza di Chayakhon (ragazzo thailandese che negli scorsi mesi ha vissuto a casa Morandi tramite Intercultura) il cantante pubblica quotidianamente un pensiero e una foto e racconta così la sua giornata. E lo fa con l’energia – non solo fisica, ma anche mentale – di un ragazzino e da persona semplice qual è: non parla di “selfie” ma di “autoscatti” e usa il “diario” del social network come un diario vero e proprio, mettendo tanto di data all’inizio dei messaggi; e poi si sforza di rispondere proprio a tutti, interagendo in modo delicato, diretto, famigliare. Mai abbandonare i fan, dunque, che ad agosto su Facebook sono arrivati ad essere più di un milione. E Gianni, nel suo stile, ha ringraziato tutti con uno “Stiamo uniti!”.



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IN ONDA

DUE CHEF

PER TUTTI I GUSTI di Laura Frigerio

Intervista ai due giudici di The Chef, il programma tutto italiano che torna su La 5 con tante novità da non perdere

È

tornato, con la sua seconda stagione, “The Chef - talento e passione in cucina”. La gara dedicata agli appassionati di cucina, che ad ogni puntata si scontrano ai fornelli a suon di ricette, va in onda ogni mercoledì in prima serata su La 5. Molte le novità di quest’anno: dalla conduzione di Rossella Brescia all’entrata in scena di Philippe Léveillé al fianco di Davide Oldani. Abbiamo incontrato i due prestigiosi chef per sapere cosa pensano di questo boom del food in tv e non solo... Philippe, per te è la prima volta in tv? «Prima ero solo comparso in una puntata di MasterChef, ospite di Carlo Cracco. Mi ero molto divertito e quindi quando mi è stato offerto il ruolo di giudice in The Chef ho accettato molto volentieri, pur sapendo che questo non è il mio lavoro». E per te, Davide, com’è questo ritorno in tv? «Sono felice di tornare a lavorare in questo programma, anche perché non è un format ma una produzione origi-

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nale e tutta italiana. Ora siamo alla 2a stagione e quindi più rodati, l’approccio è più facile e io sono felice perché quest’anno il focus sarà sulla cucina italiana. Un valore aggiunto per il programma». Com’è il rapporto tra voi? P: «Io e Davide siamo amici da tanti anni, ci stimiamo, ma siamo agli antipodi per quanto riguarda la cucina. In comune abbiamo il fatto di essere dei professionisti e di amare profondamente il nostro lavoro». D: «Ottimo, anche se abbiamo due stili diversi. Mi trovo bene con lui». Il sottotitolo del programma è ‘talento e passione in cucina’. Secondo voi, qual è tra i due l’ingrediente più importante? P: «Per quanto mi riguarda credo che ci voglia prima di tutto tanta passione, il talento arriva in un secondo momento. Questa professione è fatta di tante ore di lavoro, di sacrifici. Io, per esempio, continuo a farne: solo ieri ero nel mio ristorante a Hong Kong e non ho fatto in tempo ad atterrare in Italia che ho fatto un salto in studio (dove prepariamo il pro-

gramma) per vedere se andava tutto bene, per poi tornare al ristorante italiano. Dormo poco, lo ammetto, ma non mi lamento: amando quello che faccio non mi pesa e in più mi regala tante soddisfazioni, sia dal punto di vista professionale che umano. Spero, però, che passi il messaggio che farlo in tv è diverso che farlo realmente, sono due cose ben diverse». D: «Sono fondamentali entrambi (la passione è il punto di partenza e il talento la marcia in più), ma devono essere accompagnati da una sana voglia di rimboccarsi le maniche». Secondo voi a cosa si deve questa passione crescente degli italiani (e non solo) per la cucina? P: «La cucina, prima di tutto, rilassa. Poi ti dà la possibilità di stare tutti insieme a tavola, una cosa che purtroppo si sta perdendo per fretta e mancanza di tempo. Al ristorante si va spesso per confrontarsi e scoprire ricette nuove: sono tanti i clienti che mi chiedono delle dritte o i segreti delle mie ricette e trovo questo scambio con le persone molto bello». D: «Il cibo è l’elemento che salva-


ROSSELLA BRESCIA

Pugliese, classe 1971, la Brescia debutta nel 1992 vicendo il titolo di Miss Sorriso Puglia. Diplomata all’Accademia Nazionale di Danza Classica di Roma, lavora come ballerina in teatro e in tv, approdando alla conduzione nel 2004 con Colorado Cafè su Italia 1. È stata sposata dal 2000 al 2004 col regista televisivo Roberto Cenci. Oggi è legata al coreografo Luciano Cannito.

guarderà sempre l’uomo e ora c’è voglia di saperne di più per poter mangiare sano e stare meglio. Da qui il ritorno ai fornelli». Philippe, lei unisce la tradizione francese con quella italiana. Come è avvenuto l’incontro con la nostra cucina? «È arrivato tramite i primi piatti, perché esistono solo in Italia e io ne sono rimasto fin da subito affascinato». Davide, lei unisce la qualità all’etica, ovvero a dei costi contenuti. Come fa? D: «È semplice: seguo i ritmi della natura e punto principalmente sui prodotti di stagione. Questo permette una maggiore accessibilità nel gusto e di conseguenza anche nei prezzi». La definizione di ‘chef pop’ inizia ad andarle stretta? «Assolutamente no, continua ad essere perfetto per rappresentarmi. D’altra parte sono stato io il primo ad usarlo!» Ai fornelli preferite improvvisare o studiare prima di cucinare? P: «Ho un approccio istintivo, non sono di quelli che devono meditare molto. Io vado d’impulso e sono veloce nell’esecuzione. Poi finisco sempre per essere critico con me stesso, ma in genere non ho bisogno di pensare troppo». D: «Un piatto nuovo lo pensiamo prima. Gli anni di esperienza portano ad avere un approccio più riflessivo». Cos’è per voi il successo? P: «Le stelle Michelin non le considero un riconoscimento a me, ma al mio staff che porto sempre con me in ogni

DAVIDE OLDANI

Milanese doc, si è formato con Gualtiero Marchesi per poi fare una serie di esperienze all’estero. Nel 2003 è tornato a casa e ha aperto a Cornaredo il ristorante ‘D’O’ che mescola la cucina all’etica, fornendo un’alta qualità ad un prezzo ragionevole. Nel 2004 si è aggiudicato una stella Michelin e nel 2008 ha ricevuto l’Ambrogino d’Oro del Comune di Milano.

progetto. E poi c’è una persona speciale che mi supporta e sopporta tutti i giorni, ovvero mia moglie che riesce a godere con me di ogni successo». D: «È vedere la gente al mio ristorante che è felice e soddisfatta. Poi io non sono uno che riposa sugli allori, non mi considero arrivato e ogni sera rappresenta un nuovo esame per me». Philippe, c’è un sogno che ancora non ha realizzato? «I miei sogni come cuoco e ristoratore posso dire di averli già realizzati. C’è però un sogno extra professionale che rimane nel cassetto: prendere una barca e iniziare a girare il mondo con mia moglie e il mio cane. Chissà, forse prima o poi lo farò». Davide, quale sarà il suo coinvolgimento in Expo? «Sono un Ambassador per Expo e per l’occasione preparerò una speciale rivisitazione del risotto alla mila-

PHILIPPE LÉVEILLÉ

Originario di Nantes, ha girato tutto il mondo per poi mettere radici in Italia dove il suo ristorante, ‘Miramonti l’altro’ ha ricevuto ha ricevuto due stelle Michelin nel 2001. La sua cucina riesce a coniugare al meglio le tecniche della cucina francese con i piatti della tradizione italiana. Due anni fa ha aperto ‘L’altro’, il suo primo ristorante a Hong Kong, che sta avendo un grandissimo successo.

nese, quello con lo zafferano: penso possa essere un ottimo benvenuto per gli stranieri che arriveranno nella nostra città e lo realizzeremo con prodotti genuini. Penso che per il nostro paese sia un’occasione unica per fare assaggiare le nostre specialità e ricordare che noi abbiamo una grande tradizione agricola». Prossimi progetti? Magari un libro? P: «A dire la verità sono pigro e di libri non ne sto scrivendo, anche perché non mi piace l’idea di fare il classico volume con le mie ricette. Però se arrivasse il concept giusto lo farei volentieri. Quindi per ora rimango concentrato su questa mia prima esperienza tv». D: «Tante cose. Stiamo ottimizzando il Davide Oldani Cafè a Malpensa e stiamo progettando un nuovo ristorante alle porte di Milano, con un’identità e un’accoglienza tutta italiana».

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PERSONAGGI

Si può essere donne anche senza avere una carrozzina davanti!

«DONNE, IMPARIAMO TUTTE A COCCOLARCI UN PÒ DI PIÙ» di Roberta Valentini

PAROLA DI UNA DELLE GRANDI RIVELAZIONI DI TALE E QUALE SHOW, CHE HA IMPARATO DALLE PROPRIE SCELTE SBAGLIATE IN FATTO DI UOMINI A RINNAMORARSI DI SÉ E DELLE SUE CURVE, FINCHÉ NON È ARRIVATO L’UOMO DEI SUOI SOGNI!

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È

spiritosa, arguta e risolta con se stessa. «A 47 anni ho capito che mi piaccio e se potessi tornare indietro agli anni dell’adolescenza, quando mi vedevo mille difetti, mi coccolerei e mi bacerei tutti i giorni». A dire così è Michela Andreozzi, una donna in eterno movimento tra cinema, teatro, radio e tivù. E, ora, anche cantante-imitatrice grazie alla sua partecipazione a Tale e Quale Show, il talent condotto da Carlo Conti, in onda il venerdì sera su Rai1. Un appunta-

mento al quale Michela si presenta con grandi entusiasmo e passione, calandosi ogni settimana nelle vesti e nella voce di una grande protagonista della musica italiana o internazionale. Una bella sfida «per me, che non mi fermo mai e l’unico anno sabbatico che ho preso è stato quello dalle relazioni sbagliate con gli uomini, prima di incontrare “quello giusto”, Massimiliano Vado, un mio collega. Un anno di amicizia, prima di accorgerci che ci eravamo innamorati», racconta sorridendo.

© Assunta Servello

MICHELA ANDREOZZI


© Assunta Servello

Michela Andreozzi (47 anni) è un’artista in eterno movimento tra cinema, teatro, radio e tv. Ora è anche cantante-imitatrice grazie alla sua partecipazione a Tale e Quale Show, il talent condotto da Carlo Conti su Rai1.

E allora, cara Michela, partiamo dall’amore: è vero che tra te e Massimiliano, galeotto è stato il set? «Sì, ci siamo “scontrati” sul set di Stai lontana da me, il film con Brignano e Ambra Angiolini, diretto dal regista e comune amico Alessio Maria Federici. Io e lui, per copione, eravamo una coppia e così ci siamo baciati e sposati ancor prima di metterci insieme. Abbiamo fatto le prove generali un anno prima che cominciasse la nostra storia. Che vi devo dire? Siamo i Brangelina italiani! (ride, ndr)». Come mai questa amicizia così lunga, in un’epoca in cui, sempre di più, tutto si consuma velocemente? «Perché quando l’ho conosciuto, stavo vivendo il classico anno di riflessione dopo due o tre relazioni sbagliate. Ero in una fase zen, in cui avevo bisogno di “fidanzarmi” di nuovo con me stessa. Per cui siamo diventati amici e abbiamo coltivato una relazione in crescita, non certo basata sul “rimorchio”. Per questo ci abbiamo impiegato dodici mesi a capire che era nato l’amore, in maniera naturale e graduale. A quel punto, siamo andati quasi subito a vivere insieme».

Non solo un anno di pausa dalle relazioni, ma anche dal sesso. Che cosa hai scoperto, grazie a questi dodici mesi di castità, prima di innamorarti di nuovo? «Ho scoperto che la castità non è facile, ma utile. Nella mia vita “ho fatto il rock’n’roll”, ma mi ero anche resa conto di non voler più fare scelte sbagliate, quindi ho detto no a tutta una serie di situazioni e persone che non facevano per me, dal toy boy all’uomo che si presentava in un modo e poi si rivelava essere altro. È stato un anno istruttivo e meraviglioso». Ora che vivi in coppia, al matrimonio non pensi mai? «Massimiliano e io siamo molto felici così, quindi, perché smuovere le cose? E poi già sono stata sposata dieci anni fa, con il videomaker dei miei lavori. Lui si è risposato e ha due figli bellissimi, e tra noi è nato un ottimo rapporto, tanto che collaboriamo ancora insieme». Non hai fatto mistero che, nella tua vita, non potrai essere madre: ti manca la maternità? «Ho scoperto di non poter avere figli quando ero sposata, per un problema

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fisiologico. Con il tempo ho elaborato questo “lutto” e ho scelto di parlarne pubblicamente per condividere e aiutare tutte quelle donne che si trovano nella mia stessa situazione e che, magari, si sentono prive di valore all’idea di non poter avere un figlio. Ecco, la mia piccola battaglia è quella di far capire che si può essere donne anche senza avere una carrozzina davanti. Bisogna cercare le proprie qualità e coltivarle, essere materne, accoglienti, dolci e femminili con il mondo, indipendentemente da…» A proposito di figli, che cosa ne pensi delle adozioni e delle coppie arcobaleno? «Un figlio ha bisogno di amore e basta, da qualunque parte e in qualunque modo arrivi. Detto questo, apprezzo chi adotta, perché ci vuole tanto coraggio, grande cuore e generosità». Dalla vita privata a quella professionale: come stai vivendo questa nuova esperienza a Tale e Quale Show? «Mi piace, mi diverto, sono sempre stata una fan del programma fin dalla sua seconda edizione e ho chiesto io alla mia agenzia di avvertirmi quando ci fossero stati i provini. Mi sono preparata per dieci giorni e mi hanno scelto alla prima selezione, quando so che tanti colleghi hanno dovuto ripetere la prova più volte». Qual è il tuo obiettivo in questa nuova avventura? «In realtà, non voglio vincere, ma sicuramente punto a salire in classifica e ad arrivare in finale. La mia ambizione è quella di essere ricordata dal pubblico televisivo, che è ben diverso». Tra tutti i concorrenti, chi è il più papabile per la vittoria? «Secondo me, Valerio Scanu ha ottime possibilità, perché vocalmente è molto duttile, si trasforma fisicamente: ha interpretato una Anna Oxa pazzesca, per esempio». Quali altri concorrenti ti ispirano di più? «Trovo che Serena Rossi sia molto brava e che Alessandro Greco sia perfetto per il programma. E poi c’è Matteo Becucci, un uomo pacifico, buono, con una superiorità vocale incredibile. Trovo interessante anche Raffaella Fico, una ragazza carina, riservata, che si

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E allora lui, come farebbe un coach, mi ha guardata negli occhi e mi ha detto: “Da questo momento, tutto quello che farai, sarà il nostro omaggio e il nostro abbraccio a lei, quindi hai una grande responsabilità”. Insomma, ti fa sentire sempre supportata…» Dalla tv al cinema: ti abbiamo visto, ultimamente, nel film Fratelli unici, con Raoul Bova e Luca Argentero. È vero che hanno tagliato la scena in cui baciavi Luca? «Purtroppo sì, che peccato! Ma tanto ho recuperato, perché ho diretto Luca nel mio primo cortometraggio da regista, Dietro un grande uomo, dove affronto il tema di tutte le grandi donne

che si nascondono dietro i grandi uomini». Ma che cosa si prova a baciare un uomo bello come Argentero? «Posso solo dire che è il mio uomo preferito dopo il mio fidanzato. Vi sembra politicamente corretto? E comunque Massimiliano mi ha dato il suo benestare» (ride, ndr). Dopo Tale e Quale Show, dove ti vedremo? «Nel nuovo film di Carlo Vanzina, Torno indietro e cambio vita, con Raoul Bova, Giulia Michelini e Max Tortora, che nel film sarà mio marito. Intanto, sto scrivendo un altro cortometraggio, che spero sia un po’ più lungo del primo che ho girato, e poi spero sempre in un ruolo cinematografico più da protagonista. Per una comica non è facile, ma mi sto allenando anche per questo…» Un’ultima domanda fuori dal coro: Michela Andreozzi si sente sexy? E che cosa è, per lei, la seduzione? «Sexy io? Sì, tantissimo. Mi piaccio molto e sono felice di essere formosa e di avere imposto un modello di donna normale in cui tutte si possano riconoscere. Che cos’è la seduzione? Come vivi la vita, se hai curiosità, desiderio di conquistare le cose… Se vivi un rapporto fisico con l’esistenza, con la natura e con la persona che ti sta accanto, sei seducente per forza, qualunque età tu abbia e di qualunque forma o taglia tu sia…».

© Marco Sommella

© Barbara Gravelli

appassiona a quello che fa. Lei è stata una scoperta: i media l’hanno tartassata per il suo vissuto privato e, invece, quando la conosci, ti rendi conto che quello che le è successo è stato più grande di lei. Sta sempre insieme al suo fidanzato e si impegna molto. Comunque, ho un bel rapporto con tutti, non c’è competizione». Il rapporto con Carlo Conti? «Beh, Carlo è un uomo che c’è sempre: prima, durante e dopo il programma. Sa tutto quello che succede e ti sostiene. Quando è mancata la mamma di Loretta, è stato lui a prendermi da parte e a darmi la notizia. Io ho avuto un momento di panico, ero senza parole.

Michela è legata sentimentalmente al collega Massimiliano Vado (44 anni), conosciuto sul set del film “Stai lontana da me” di Alessio Maria Federici, con Brignano e Ambra Angiolini. «Nel film – racconta – eravamo, per copione, una coppia e così ci siamo baciati e sposati ancor prima di metterci insieme».

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LINO GUANCIALE

«SENZA NOI TRENTENNI NON SI VA DA NESSUNA PARTE» di Giulio Serri

Il protagonista di Che Dio ci aiuti tra cinema, televisione e fede. E una certa idea per salvare il nostro Paese da un destino altrimenti segnato...

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attuta pronta, ironico, perspicace, un ragazzo profondo e determinato. È un momento d’oro per Lino Guanciale, impegnato in queste settimane nella terza serie di Che Dio ci aiuti, la fiction campione d’ascolti del giovedì sera di Rai1. Ancora una volta lo stiamo apprezzando nei panni del razionale professor Guido Corsi alle prese con le paturnie della sua futura sposa Azzurra (Francesca Chillemi) e le avventure del convitto di cui è superiora la scoppiettante suor Angela (Elena Sofia Ricci): «Per fortuna – ci

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tiene a precisare Lino mentre lo incontriamo tra un pausa e l’altra del set – sono molto più simpatico del mio personaggio e prendo la vita con maggiore leggerezza». Ma quello con il convento più famoso d’Italia non è l’unico impegno per l’attore abruzzese, che a soli 35 anni può vantare già una carriera tutta in ascesa. A gennaio lo vedremo, infatti, nella fiction in sei puntate La dama velata, accanto a Miriam Leone, e a primavera nell’attesa terza parte di Una grande famiglia, dove si riformerà l’amatissima coppia dei coniugi Benedetti Valentini con

Sarah Felberbaum. Ma il suo primo amore resta il teatro e quella magia del palcoscenico che lo porta a girare perfino nelle scuole e nelle case di riposo, laddove i ragazzi imparano a crescere e dove un sorriso può fare molto per cambiare una giornata. Il cast di Che Dio ci aiuti è tutto al femminile. Come ti sei trovato beato tra le donne? «Molto bene. Certo, un uomo non sopravvive in mezzo ad una folla di donne se non riesce a mettersi sulla loro stessa lunghezza d’onda, anche perché


PERSONAGGI TV

le ragazze tendono sempre a fare gruppo e a lasciarti spesso senza argomenti (ride, ndr). A parte gli scherzi, lavorare con il gentil sesso è una fortuna perché un set con tante signore e signorine significa un posto di lavoro più gentile, ma non per questo più calmo (ride ancora, ndr)» Lino e il professor Corsi non hanno proprio nulla in comune? «Se guardiamo nel profondo posso rispondere l’ironia, la timidezza nell’esprimere i sentimenti, una certa idea di rigore deontologico: tratti sia miei che del personaggio». Secondo te qual è il segreto del successo di questa fiction? «Di base c’è una grande sintonia tra il pubblico e questo tipo di scrittura. Ai telespettatori credo piaccia questo registro di commedia romantica, vispa, intelligente, di ritmo. In ogni episodio si affronta un tema di attualità, un rilievo etico, di vita comune ma sempre raccontato in chiave leggera. Il merito sta nella regia di Francesco Vicario e in Elena Sofia Ricci in testa: in questi anni siamo sempre riusciti a portare avanti un lavoro molto curato ma sempre con il sorriso. È un set, infatti, dove si ride moltissimo e forse anche questo è un segreto: se non ti diverti in prima persona è difficile che tu possa coinvolgere gli altri». Questa serie ha cambiato il tuo rapporto con la spiritualità? «Più che altro mi sono sentito stimolato a lavorare su punti di vista che però non mi appartengono. Nonostante, infatti, sia stato cresciuto in una famiglia molto cattolica, non condivido la fede e sto attraversando una fase un po’ critica sotto il profilo spirituale. Resto, comunque, molto sensibile e rispettoso di questo mondo: ascolto con attenzione soluzioni, orientamenti, moniti di Papa Francesco e nutro stima ed affetto per alcuni miei amici che hanno scelto la strada del sacerdozio». Ma una suora sui generis come Angela l’hai mai incontrata? «Così esuberante come lei no, ma ho in mente sicuramente suor Novella, la mia maestra dell’asilo. Per me fu una specie di seconda mamma. Di contro non mi ricordo più il nome della religiosa più burbera che ha determinato la mia fuga da quell’istituto alle elementari (ride, ndr). Sotto questo punto di vista il rapporto un po’ vessatorio

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L’attore (35 anni) interpreta in “Che Dio ci aiuti”, la fiction campione d’ascolti del giovedì sera di Rai1, il professor Guido Corsi, alle prese con le paturnie della sua futura sposa Azzurra (Francesca Chillemi, con lui in questa foto).

che suor Angela ha nei confronti del mio personaggio credo faccia parte di un retaggio della mia infanzia». Teatro, cinema, tv. Dove ti senti più a tuo agio? «Il teatro è la mia vita, uno strumento al quale non riuscirei mai a rinunciare. Ogni anno cerco sempre di fare incastri pazzeschi per riuscire a ritagliarmi del tempo per la mia compagnia. Da oltre dieci anni, infatti, lavoro con il regista Claudio Longhi cercando di portare in scena spettacoli dalla forte connotazione educativa e sociale: organizziamo laboratori nelle scuole, nei centri anziani, con le istituzioni culturali più varie. In questo senso mi sento più che altro un “educ-attore”, una definizione buona per il lavoro teatrale che cerco di portare avanti. Poi il cinema e la televisione sono arrivati nel momento della mia vita in cui li aspettavo e li cercavo: mi diverte moltissimo misurarmi con entrambi». Dunque, cosa bolle in pentola? «Nel 2015 doppio appuntamento su Rai1. Per la regia di Carmine Elia sono protagonista maschile de La dama velata, una fiction in sei puntate con Miriam Leone: una storia ambientata all’inizio del Novecento eppure modernissima. E poi a primavera sarò ancora una volta nei panni di Ruggero Benedetti Valentini de La Grande famiglia, accanto a Sarah Felberbaum: quest’anno la nostra coppia non sarà presente per tutta la serie, ma solo in

alcuni episodi, per dare spazio a nuovi intrecci narrativi. Infine, sempre l’anno prossimo, porterò in scena uno spettacolo sulla Grande Guerra, partendo da Modena. Un modo per riflettere sul primo conflitto mondiale del quale ricorre il centenario». La famiglia ti ha incoraggiato nelle tue scelte lavorative? «Mio padre è medico e sarebbe stato molto felice se avessi intrapreso la sua professione. Feci anche il test di ammissione e lo superai. Solo che a quel punto non me la sentii e gli dissi che avrei fatto altro. Inizialmente non la prese bene, ma poi capì e decise di aiutarmi. Tutti in famiglia mi hanno sostenuto, a cominciare dalle mie nonne, le uniche che fin dall’inizio erano convinte che non avrei mai indossato il camice bianco». Non è un periodo facile per i tuoi coetanei. Che giovani vedi? «Credo che la mia generazione abbia tutt’oggi una forte responsabilità. Sospetto, infatti, che questa lunga crisi, non solo economica, non possa che essere superata se non partendo dal nostro apporto. Siamo portatori di valori tra il mondo dei nostri genitori, prettamente analogico e quello dei ragazzi di oggi totalmente nativi digitali. Ecco perché la nostra cucitura è fondamentale, un’occasione da non perdere, senza il nostro slancio si rischierebbe un appiattimento culturale forte».

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Con Marina Massironi, Sergio Muniz e Anna Galiena è in scena al Teatro Manzoni di Milano fino al 9 novembre con l’esilarante pièce teatrale “Tres”.

TEATRO

AMANDA SANDRELLI «IN TEATRO SONO A CASA» di Stefano Fisico

L’attrice si racconta, dalla grande passione per il palcoscenico al suo essere donna e professionista in continua ricerca

S

e avete voglia di divertirvi, stupirvi e vedere all’opera degli attori di livello, lo spettacolo “Tres”, in scena al Teatro Manzoni di Milano fino al 9 novembre, è quello che fa per voi. Un intreccio di situazioni esilaranti e irriverenti che vedono protagoniste tre straordinarie attrici, Amanda Sandrelli, Anna Galiena e Marina Massironi, affiancate dall’affascinante, quanto bravo, Sergio Muniz, sotto la regia di Chiara Noschese. Abbiamo incontrato Amanda Sandrelli che ci ha raccontato qualcosa di più del suo personaggio, Angela, e dell’amore ventennale per il teatro... Che donna è Angela? «Le tre donne di Tres potrebbero essere tre facce di una stessa donna. Angela è la più “sfigata” delle tre, che già ai tempi della scuola era la più imbranata, la meno glamour e capace di vestire. Nel corso degli anni non è cambiata, rimasta vedova e sempre in lacrime, la commedia ci regalerà delle

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sorprendenti novità su questo personaggio». Cinema e teatro nella tua vita. Dove hai trovato più difficoltà? «Sicuramente ho trovato più difficoltà nel cinema, iniziando mio malgrado molto giovane, a diciannove anni, appena terminato il liceo, non capendo da che parte incominciare. Iniziare insieme a due geni come Massimo Troisi e Roberto Benigni in Non ci resta che piangere credo sia stato il massimo. Da li è stata poi una strada in salita, cercando di imparare e circondandomi di persone capaci, divertendomi senza mai decidere che quello fosse il mio mestiere. Ora che sono vent’anni che faccio teatro posso dire che è sicuramente la cosa che mi viene più facile, e che sicuramente è la mia casa». Tu hai lavorato con grandi registi e grandi attori. Se potessi sottrarre qualcosa ad alcuni di loro, da quali e cosa vorresti attingere?

«Mi dicono che uno dei miei pregi sia prendere il buono dalle persone, e di questo sono molto fiera. Tutti gli incontri sono stati importanti, per il cinema,essendo scomparso di recente, voglio ricordare Giuseppe Bertolucci con il quale ho fatto L’amore in corso e con il quale ho vinto il premio Sacher, un premio piccolo ma di qualità. Per quanto riguarda il teatro, i registi Lorenzo Gioelli , Duccio Camerini e Angelo Longoni». Prendendo spunto dalla commedia teatrale, credi che per completarsi una donna debba necessariamente mettere al mondo un figlio? «Assolutamente no. Fisiologicamente e biologicamente è una necessità di creazione che arriva. Penso possa essere trasferita in una creatività più razionale, artistica, e quindi non credo che una donna si senta realizzata solo se diventa madre. Certo è che bisogna pensarci, quando una donna ha un lavoro e si sente serena e tranquilla, e quindi intorno ai 35/40 anni».

© Marina Alessi

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CINEMA

ROMA CAPITALE DEL CINEMA Redazione FilmUp.com

I

l Festival internazionale del film di Roma è oramai da nove anni l’appuntamento fisso dell’autunno cinematografico. Un appuntamento che trasforma la nostra bella capitale in una passerella glamour su cui sfilano tante stelle del cinema italiane e internazionali per presentare le loro ultime fatiche. La rassegna, che, cominciata il 16 ottobre, si chiude il 25, ha aperto e chiuso le danze con due pellicole italiane, entrambe commedie. Infatti, il film a cui è spettato l’onore di dare il via al festival è stato Soap opera di Alessandro Genovesi, che ha per protagonisti gli eccentrici abitanti di una palazzina, le cui storie si intrecciano nella notte di capodanno. Tra gli altri abbiamo Francesco ancora innamorato della ex Anna, che a sua volta scopre di essere incinta di un altro. Francesca, che ha appena perso il fidanzato, morto suicida, e, infine, l’esuberante Alice, attrice di soap opera con una irrefrenabile passione per gli uomini in divisa. Quel-

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lo di chiusura è, invece, il nuovo film dei comici Valentino Picone e Salvatore Ficarra, Andiamo a quel paese, in cui i due sono amici che, stremati dalla crisi e dal caro vita, decidono di abbandonare la città e ritornare al loro piccolo paese d’origine, dove pensano che la

vita sia meno dispendiosa e sia più facile andare avanti… Devono ricredersi presto però! Queste due pellicole non esauriscono la presenza italiana al festival. Nella sezione “Cinema d’Oggi”: La foresta di ghiaccio Claudio Noce, con Emir Kusturica e Ksenia Rappoport,

e I milionari di Alessandro Piva, con Francesco Scianna e Valentina Lodovini; per “Gala”, Buoni a nulla di Gianni Di Gregorio, Tre tocchi di Marco Risi e Giulio Cesare – Compagni Di Scuola di Antonello Sarno.Tra le pellicole internazionali, Time Out Of Mind, in cui Richard Gere interpreta un senzatetto, e Black and white, con un cast stellare che comprende Kevin Costner e Octavia Spencer, e in cui il protagonista, Elliot, dopo la morte della moglie, si trova coinvolto nella causa di affidamento per la nipotina, che ha sempre vissuto con lui dalla morte della figlia. Tra gli altri film più interessanti, L’amore bugiardo – Gone girl di David Fincher, sulla scomparsa di una donna e sui sospetti sul marito, ed Escobar: Paradise Lost con Benicio del Toro e Josh Hutcherson, in cui un giovane si innamora di una ragazza, senza sospettare che questa sia la nipote di uno dei più pericolosi trafficanti di droga al mondo...

Escobar - Paradise lost

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A cura della Redazione di

FILMUP .com

your movie magazine

FILM IN SALA DAL 23 OTTOBRE GUARDIANI DELLA GALASSIA Regia di James Gunn Genere: fantascienza Cast: Chris Pratt, Zoe Saldana, Dave Bautista Per sfuggire all’ostinato Ronan, un essere malvagio la cui sfrenata ambizione minaccia l’intero universo, l’esploratore spaziale Peter Quill è costretto ad una scomoda alleanza con quattro improbabili personaggi: Rocket, un procione mercenario; Groot, un umanoide dalle sembianze di un albero; la letale ed enigmatica Gamora e il vendicativo Drax il Distruttore. THE JUDGE Regia di David Dobkin Genere: drammatico Cast: Robert Downey Jr., Leighton Meester, Robert Duvall Il rapporto contrastante padre figlio in un film che basa la sua forza quasi interamente sulla splendida interpretazione di due grandi attori. The Judge parla di onore, ma ancor prima del difficile rapporto tra due persone che non si parlano da 20 anni e che vengono riunite da un grande dolore: la morte della

madre del protagonista, un Robert Downey Jr. ironico, graffiante ed intenso e alla sua migliore interpretazione dopo Charlot e Sherlock Holmes. Un artista versatile e completo capace di catalizzare l’attenzione dei fan sia in ruoli comici che drammatici, e in quest’occasione il suo avvocato Hank Palmer nel dramma regala anche risate.

BUONI A NULLA Regia di Gianni Di Gregorio Genere: commedia Cast: Gianni Di Gregorio, Marco Marzocca, Valentina Lodovini Quante ingiustizie deve ancora subire il povero Gianni? Dai colleghi d’ufficio, alla vicina di casa pestilenziale, alle pretese impossibili della ex moglie, le angherie quotidiane sono infinite. Marco invece è un uomo buono e gentile. Innamorato di Cinzia, la giovane collega che lo schiavizza e lo illude. Bisognerebbe imparare a farsi rispettare, ma come si fa? Da soli è difficile, ma unendo le forze... SOAP OPERA Regia di Alessandro Genovesi Genere: commedia Cast: Fabio De Luigi, Cristiana Capotondi, Diego Abatantuono Soap Opera è una commedia brillante che racconta gli odi, gli amori, gli equivoci, gli intrecci e le complicate traiettorie emotive che collegano tra di loro i bizzarri abitanti dello stesso palazzo, a poche ore dal capodanno.

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Libri

I CONSIGLI

DELLA SETTIMANA

di Luca Foglia Leveque

DEBORAH LEVY

A NUOTO VERSO CASA GARZANTI, 2014

KATARINA BIVALD

LA LETTRICE CHE PARTÌ INSEGUENDO UN LIETO FINE

SPERLING & KUPFER, 2014 Sara ha una grande passione: la lettura. Vorrebbe passare la sua vita tra le pagine dei libri che tanto ama... ma è giunto il momento di uscire fuori dal guscio, di lasciare la Svezia, il paese natale che in 28 anni non ha mai abbandonato. Si ritrova così in America: vuole conoscere Amy Harris, un’anziana donna, appassionata di libri come lei. Tra loro c’è stata una fitta corrispondenza, un rapporto epistolare pieno d’affetto. Giunta nello stato dell’Iowa, nella località dove vive la sua amica di penna, avrà una brutta e triste sorpresa. Amy è morta. E lei è sola, in un posto che non conosce, con in mano un libro... al funerale di una donna che non ha fatto in tempo a incontrare. Non le rimane che vivere quella nuova esperienza, lontana da casa, in un luogo che la metterà alla prova e le darà l’opportunità di conoscersi meglio. pp. 399 - € 16,90

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143 pagine dense, scure, come l’acqua della piscina che apre il romanzo di Deborah Levy. Kitty Finch è una creatura strana, un essere con una grande voce, fatta di urla e silenzio, racchiusa in un corpo esile. È misteriosa, a tratti isterica, non risulta simpatica... eppure il suo personaggio rimane incollato alla mente. In una giornata tranquilla, Nina, la figlia di un noto poeta, Joe Jacobs, guarda quasi ipnotizzata un corpo riemergere dalla piscina della sua residenza estiva. Quello che teme essere il cadavere di una donna, dalla lunga chioma ricciuta e rossa, è il corpo bello e sinuoso di Kitty. La ragazza si era fatta introdurre nella villa perchè pensava di avere con Joe un contatto che va oltre lo spirito, oltre il corpo. Il loro legame è fatto di poesia. Lui scrive ciò che lei pensa... e Kitty ha una poesia da fargli leggere. L’intrusa non verrà scacciata, verrà accolta nella villa estiva per qualche giorno, viene invitata dalla moglie di Joe a rimanere... sarà un errore? Con A nuoto verso casa (fi-

nalista al Booker Prize) Deborah Levy ha conquistato fama, notorietà e critiche piene di entusiasmo. Pubblicato in Italia da Garzanti, tradotto da Stefania Cherchi, questo è un libro che si legge e non si dimentica. Kitty è un personaggio di fantasia, ma la penna di Deborah Levy l’ha resa viva. pp. 143 - € 16,940

RISCOPRIAMOLI BANANA YOSHIMOTO

N.P.

FELTRINELLI, 2002 Banana Yoshimoto è una celebrità indiscussa della letteratura nipponica e mondiale. Dal suo esordio, con Kitchen, sono passati quasi tre decenni... eppure questa prolifica scrittrice non ha mai smesso di stupire i suoi lettori. Uno dei suoi romanzi più famosi è sicuramente N.P. Sarao Takase, scrittore giapponese morto suicida in America, ha lasciato incompiuto il suo capolavoro... N.P. ovvero una raccolta di racconti. I racconti dovrebbero

essere 100, ma ne mancano tre. Dove sono finite le parti mancanti del libro? Kazame, protagonista della vicenda, era la giovane compagna di un traduttore morto anch’egli suicida... l’uomo che possedeva il 98° racconto di Takase! La conoscenza con Otohiko e Saki, i figli gemelli dello scrittore scomparso, sarà l’unico modo per venire a capo del mistero che circonda il libro perduto. pp. 168 - € 7



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ÈPERSONAGGI AMORE

L’amore

LAMPO

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PERSONAGGI

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di Irene Spagnuolo

P

the

LOVE story Laura e Marco... Amore, altare e pancione in meno di un anno

er Marco Bocci e Laura Chiatti ci vuole una tastiera lampo e passionale. Si, sono una coppia incalzante ed eccitante. Questione di sguardi e baci, che non vengono uguali a tutti, inutile girarci intorno. C’è chi ispira romanticismo a gogò, chi rappresenta l’incastro perfetto, chi stuzzica fantasie carnali. Scusate l’audacia ma a me Marco e Laura toccano le corde dei desideri e dei piaceri. Nulla di peccaminoso, l’arte di certa sottile, seducente, ammiccante affinità è riservata a una chimica incantevole che governa in un botto tutti i sensi. E su di loro, tanto gradevoli in grazie, si spalma e si irradia a meraviglia. Lui, Marco Bocciolini in arte Marco Bocci, perugino di Marsciano classe 1978, inizia con il teatro e ne fa ancora molto (grandissimo il successo in Ultima stagione in serie A ma onore al merito anche per Un re in ascolto, La fine della fiera e Non lo dico a nessuno) ma raggiunge maggiore popolarità con cinema e fiction tv. Sul grande schermo debutta nel film ‘ cavalieri che fecero l’impresa (2001) diretto da Pupi Avati e a seguire lo rivediamo, tra gli altri, in La bella società (2010) e C’è chi dice no (2011) ma, soprattutto, fa molti ruoli per il piccolo schermo che lo consacrano definitivamente al grande pubblico: Cuori rubati, Los Borgia Caterina e le sue figlie, Ho sposato uno sbirro’, Incantesimo 8 e Romanzo criminale. Approda poi nei panni di Domenico Calcaterra in Squadra Antimafia-Palermo oggi dove trovano conferma bravura e sex appeal. Italo, la storia di un cane che ha commosso l’Italia (2013) e Io rom romantica (2014) – opera prima di Laura Halilovic - sono le ultime fatiche cinematografiche, intanto in questi giorni è in tv nella sesta fortunatissima serie della Squadra. Lei, Laura Chiatti, perugina di Castiglione del lago, 32 anni in splendida forma, inizia con la musica ma nel 1996 vince il concorso di bellezza Miss Teenager Europa e prende la strada della recitazione. Dopo l’esordio in tv nella soap Un posto al sole ancora in Compagni di scuola e Incantesimo 7, passa al cinema con

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È AMORE

Mai più come prima (2004) e ‘Passo a due’ (2005). Da lì la vediamo in un film dietro l’altro di registi importanti dove si misura in ruoli molto diversi che ne rivelano il talento e le poliedriche qualità: L’amico di famiglia di Paolo Sorrentino nel 2006, Baària di Giuseppe Tornatore e Gli amici del bar Margherita di Pupi Avati nel 2009, ‘Io, loro e Lara’ di Carlo Verdone nel 2010, Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana (2012), Il volto di un’altra di Pappi Corsicato. Nel frattempo compare ancora in tv nella miniserie Rino Gaetano-Ma il cielo è sempre più blu, nel film Il mattino ha l’oro in bocca, alla conduzione del varietà Riusciranno i nostri eroi e nella serie Braccialetti rossi. Fresco di sala cinematografica Pane e burlesque di Manuela Tempesta. Curriculum e fama da seri professionisti, entrambi prediligono, alle luci della ribalta e della capitale nella quale vivono, la realtà più genuina e

tranquilla della loro patria d’origine, l’Umbria, che continuano infatti a frequentare appena gli impegni lo consentono. La scintilla tra loro scocca a dicembre 2013. A testimoniarlo un tatuaggio sul braccio di Laura ‘stop 6.12.13’ che parrebbe la data del primo bacio galeotto. Negli stessi giorni si rompe infatti il fidanzamento di Marco con la cantante Emma Marrone alla quale si era legato dopo la storica compagna ‘non famosa’ Alessandra e alcuni presunti flirt con partner di lavoro. Laura aveva chiuso la lunga relazione con il cestista Davide Lamma, suo compagno dopo l’ex tronista ora attore Francesco Arca. Insomma, pronti entrambi per una grande love story a giudicare dai rapidissimi sviluppi: la frequentazione si fa subito assidua e si mostrano calienti e affiatati. Non solo. Nel giro di pochi mesi convolano a nozze. Fedeli alla loro regione, si sposano a Perugia nell’Abbazia di

San Pietro il 5 luglio 2014: è un matrimonio vivace e molto rock al quale partecipano tanti volti noti, da Carlo Verdone a Valeria Golino, Riccardo Scamarcio, Dino Abbrescia, Giulia Michelini, Andrea Sartoretti e molti altri. Stupendi, teneri e radiosi, lui in un elegante Armani scuro, lei con

Laura Chiatti in Gli amici del bar Margherita film scritto e diretto da Pupi Avati. Qui di fianco, Bocci all’ultimo Festival di Sanremo

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Marco Bocci e Laura Chiatti sposi a Perugia, il 5 luglio 2014, nell’Abbazia di San Pietro

un classico abito lungo bianco con tre metri di strascico e scarpa oro su tacco vertiginoso. Mix perfetto di tradizione e modernità, con cena a base di specialità locali, musica e balli sotto le stelle, sorrisi a profusione. Proprio durante la festa Laura annuncia la sua gravidanza. Ecco, amore, altare e dolce attesa in meno di un anno: praticamente un vero e proprio colpo di fulmine. Se le indiscrezioni trapelate al Maratea Film Festival saranno confermate il nascituro sarà un maschietto. Già, si direbbe che Marco e Laura non siano molto loquaci in fatto di vita privata e, tutto sommato, non c’è che da dare loro ragione. Teniamoci con pazienza le ansie su fiocco e nome, le rose fioriranno a suo tempo. Che in fondo la coppia è già stata chiacchierata e paparazzata abbastanza, anche in quel loro modo piccante di stare vicini vicini… che senza ombra di dubbio ci dice assai più delle parole. Come ai primi rumors anche alla notizia della gravidanza si scatena qualche nota acida. Il riferimento è a Emma Marrone, per due volte ex di uomini che in tempo record si sono accasati e sono diventati papà: prima di Marco Bocci era stata la volta di Stefano De Martino, che ha impalmato Belen Rodriguez dal quale ha avuto il piccolo Santiago. D’altra parte ci siamo ormai

Un amore al bacio

rassegnati alle svolte, agli amori che finiscono, agli incontri che si rivelano infatuazioni passeggere. Le ‘cattiverie’ su Emma sono fuori luogo, naturalmente. Non è fortuna o sfortuna, forse è solo vita. Ed Emma Marrone merita (alla grande) e troverà l’uomo giusto per lei, quello delle grandi gioie e dei passi importanti. Intanto ci sono loro, gli sposi novelli futuri genitori. Sotto i riflettori per bravura e charme. Quello che si legge nei loro abbracci è attrazione assoluta, urgente e meravigliosa. La bella Laura l’ha descritto bene, l’istinto che muove cuore e corpo: l’anima gemella si riconosce al volo, è vero. Questione di pelle o giù di lì. Marco è l’uomo che non passa inosservato, sexy e tenebroso da mettere in allerta tutti i sensi. Se il feeling c’è la combinazione tra due così è praticamente irresistibile. Io ho spiato negli archivi perché su questa storia dei richiami fatali sono sempre attenta e curiosa. Guardo i ‘dettagli’ tra gli attimi rubati perché le foto svelano atmosfere, incandescenze e pruriti molto più delle dichiarazioni. Che io non posso certo sminuire i loro precedenti legami sentimentali, per carità, ma posso cogliere quella magia che si vede tra loro. Ci vuole una tastiera passionale infatti. Più delle lunghe condivisioni tra Marco e Laura quello che ci saltella davanti è un eros felice, una complicità allegra, una sintonia intensa. Non c’è un lungo racconto ma un intenso scossone. È questo che mi colpisce! Marco è un uomo da brivido e sogno e non stento a credere che Laura, nell’immaginario maschile, eserciti altrettanto fascino. Insieme non sono solo due avvenenti vip, sono due che ci fanno venire voglia di quel tipo di coccole, armonie e trasporto. Nulla di scandaloso, signore e signori. Una love story che si rispetti è anche voluttà. Spesso le coppie, anche le più amate e convincenti, hanno un’immagine pubblica assai più tiepida di quella di Marco e Laura. Posano in atteggiamenti più sobri, relegano l’intimità all’alcova, tengono a bada anche le più dolci effusioni. Loro no. O forse sono semplicemente talmente sensuali da lasciar prorompere ovunque e comunque tutte le loro focose emozioni. Non è spudoratezza, è un’alleanza ottimi-

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È AMORE

sta, euforica, positiva. Ecco, l’elettricità che corre tra loro è davvero particolarmente forte. Frizzante, direi. Mi piace, l’amore a fior di vista. Che non è una garanzia, so bene anzi che taluni dubitano dei fuochi improvvisi e rapidi, ma è pur sempre una straordinaria avventura. E in questi tempi grigi fa bene a tutti, l’onda godereccia dei sentimenti avvolgenti e travolgenti. Nel vezzo o nella perfidia con cui siamo avvezzi a considerare le coppie di spettacolo terreno vacuo e precario, tanta carnalità fa levare i calici e brillare gli occhi. E poi forse la bella, ardente e solare Laura è quella che può tener testa a quella faccia da rubacuori mascalzone – proprio il genere che fa impazzire le donne dalla notte dei tempi – di Marco, diciamolo. Comunque i nostri due amati beniamini hanno una fede al dito e un bambino in arrivo, non si sono tirati indietro in fatto di promesse e impegni. Hanno davanti la più grande delle gioie da vivere e sicuramente la più duratura: un figlio è per sempre e, con buona pace di chi ha poca fiducia nell’ardore, trovo che nascere in un nido a calamita sia una bella occasione! Bella scelta quella di girare un assegno di svariate migliaia di euro, frutto di doni di nozze, al Comitato Chianelli di Perugia nella cui struttura di Oncoematologia pediatrica si sono recati in visita poche settimane dopo rinnovando l’impegno a mantenere la loro solidarietà. Era già nota la vicinanza della Chiatti ai bambini del Chianelli e Marco ha mostrato uguale attenzione e disponibilità. Al di là della donazione, che chi è privilegiato può avvertire come dovere morale, credo valga su tutto il pensiero e il tempo dedicato. E bello il loro profilo generale: ‘star’ per mestiere rimasti umili e simpatici, con i piedi per terra e uno speciale rispetto per la vita, quella vera, lontano da ciak e cineprese. Questo vogliamo noi, very normal people: love story favolose ma autentiche, con un uomo e una donna uniti da quei valori nei quali ancora possiamo con forza riconoscerci. Altro che un ruolo da macho o da bellissima, adoriamo l’idea che Marco e Laura siano un po’ come noi. A inseguirli, decisamente molto gettonati dai gossippari, li si trova una

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È AMORE

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tra le braccia dell’altro per le vie di Roma, nella loro Umbria, con gli amici. Con quell’aria beata da folgorati da Cupido che attizza più di qualsiasi palcoscenico. E saperli zelanti, scrupolosi, posati lavoratori del set esprime quello che della loro personalità ha decretato forse le loro migliori conquiste: la solidità umana e culturale, quella buona vecchia educazione di provincia che non dovremmo mai sottovalutare e superare. L’amore viscerale di Marco per la recitazione, la serena verve di Laura mescolati con la sapienza dei sentimenti sono lo sfondo ad effetti speciali di un quadretto familiare work in progress. Il piccolo Bocci, secondo le fonti più attendibili, potrebbe vedere la luce tra dicembre e gennaio. Il pancino in effetti cresce, anche se il fisico di Laura resta quello magnifico al quale siamo abituati. Insomma, ancora un poco di pazienza e ci scioglieremo davanti a quel fusto da urlo e a quei ricci ribelli di Marco alle prese con il passeggino e le incombenze da papà… Sulla mamma un’enorme certezza: sarà dolce come lo zucchero! Chiatti Bocci: un amore al bacio. E che bacio.

Laura celebra il suo amore per musica e canto duettando con Al Bano sul palco dell’Ariston al Festival di Sanremo nel 2013

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PERSONAGGI PERSONAGGI

DEVO TUTTO A QUESTO MESTIERE...

COMPRESO L’AMORE! di Laura Muzzupappa

In concorso a Roma con “Fino a qui tutto bene”, l’interprete di Mimì Augello ne“Il giovane Montalbano” si racconta a 360 gradi

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in gara al Festival Internazionale del Film di Roma con Fino a qui tutto bene, un lungometraggio che vuole essere uno spaccato generazionale sui trentenni, ma Alessio Vassallo è conosciuto e amato dal grande pubblico soprattutto per avere indossato i panni di Mimì Augello nella popolare fiction tv Il giovane Montalbano. Istintivo e passionale nella vita, figlio della sua Sicilia... Alessio, raccontami un po’ Fino a qui tutto bene… «È la storia di cinque trentenni che, dopo aver vissuto e studiato nella stessa casa, stanno per prendere strade diverse. È il loro ultimo weekend insieme, un ciclo si sta chiudendo, quel tempo così spensierato della loro vita sta per finire. Presto dovranno assumersi delle responsabilità, ma porteranno sempre nel cuore il ricordo di uno dei periodi più felici della loro esistenza. Fino a qui tutto bene

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è una commedia delicata e divertente, realizzata a basso costo dal regista anglo-italiano Roan Johnson e con interpreti davvero in gamba come Paolo Cioni, Silvia D’Amico, Guglielmo Favilla, Melissa Anna Bartolini e la mia conterranea Isabella Ragonese». Il film racconta di una generazione con le sue difficoltà, le sue aspirazioni, i suoi interrogativi. Chi sono i trentenni di oggi? «Da quello che vedo in giro tra i miei coetanei, credo ci sia un po’ di tutto. Mi sembra una generazione molto spaccata. Intorno a me ci sono trentenni che sono riusciti a realizzare quello che desideravano, altri che non sanno cosa fare e magari vivono ancora in famiglia. Molti brancolano nel buio con una prospettiva di futuro nebulosa e incerta. Io credo che questo accada anche perché oggi i giovani hanno troppi stimoli esterni. Il rischio è che entrino in confusione, soprattutto nell’età in cui bisogna prendere Alessio Vassallo (31 anni) è impegnato in questo periodo sul set della seconda serie de Il giovane Montalbano, ispirata ai libri di Andrea Camilleri (con lui in foto) e nella quale interpreta Mimì Augello, personaggio molto amato dal pubblico femminile.

© Fabrizio di Giulio

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PERSONAGGI

delle decisioni importanti. E alla fine, per voler fare tante cose, non ne fanno bene nessuna». Nella storia del film tu sei un giovane vulcanologo che partirà per l’Islanda, dove lo attendono un lavoro e uno stipendio sicuri. E nella vita, ti senti realizzato? «Direi di sì. Sono sempre stato autonomo, avevo solo diciannove anni quando ho lasciato Palermo per trasferirmi a Roma, dove vivo da undici anni. Diciamo che non sono mai stato un “mammone” o un “papone” e adesso non riuscirei più ad abitare con i miei genitori. Certo, sono felice quando torno a casa in Sicilia, però so che oggi non potrei rinunciare ai miei spazi, né alla mia indipendenza. Mi piace la vita che conduco. E poi la recitazione è stata la mia fortuna. Ho deciso di fare una cosa sola e di farla bene, ho scelto la mia strada». Quando e come ti è arrivata la “chiamata” al mestiere di attore? «A 17 anni sono stato operato di appendicite. In ospedale a Palermo, nel letto accanto al mio, c’era un insegnante di teatro, anche lui operato di appendicite. Parlando, mi disse: “Perché non vieni a fare un corso di teatro da me?”. Io ero timido e poi non ero mai andato a teatro. Ma in quel momento mi si è aperto un mondo: avevo appena capito che la recitazione era un magnifico canale attraverso il quale potermi esprimere. Così, dopo il diploma liceale, sono partito per Roma e sono entrato nell’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”. Passavo le serate a recitare poesie solo per sentire come usciva il suono di

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In questa foto, con la fidanzata e collega Lorena Cacciatore, alla quale è legato da sei anni. Per loro galeotto fu il set della soap opera Agrodolce. «Il fatto di essere entrambi palermitani – racconta – ci agevola molto per via dei ritmi lenti che ci accomunano e a cui nessuno dei due è disposto a rinunciare».

quei versi dalla mia bocca. È così che ho cominciato ad assaporare il gusto di fare questo mestiere. Facendo teatro per me stesso». Qual è stata la tua prima esperienza importante su un set? «La più significativa è stata a 23 anni, dopo essere uscito dall’Accademia. Ero coprotagonista, con Giuseppe Fiorello, del film tv La vita rubata, ispirato a una storia vera: l’omicidio di mafia di Graziella Campagna, una ragazza di 17 anni, uccisa con cinque colpi d’arma da fuoco perché aveva scoperto che la lavanderia dove lavorava in realtà era una copertura per attività criminali. È stata un’esperienza unica ed emozionante per me, la ricordo sempre con grande affetto. Ancora oggi sono in contatto con Pietro e Pasquale, i fratelli di Graziella, e

partecipo con impegno alle loro battaglie contro la malavita organizzata». Ne Il giovane Montalbano, tu hai interpretato Mimì Augello, un personaggio che ha conquistato il pubblico femminile di Rai1. Attualmente stai girando in Sicilia la seconda serie, che vedremo nel 2015. Che effetto ti fa essere di nuovo su quel set? «È un po’ come tornare a scuola. Rivedere le stesse location, ritrovare tutti gli attori della prima serie, con cui siamo diventati amici... È davvero molto bello. Non perché lo faccio io, ma Il giovane Montalbano è uno dei prodotti migliori che siano stati realizzati per la tivù. Poi quest’anno i gialli sono ancora più appassionanti, ma non posso anticipare nulla, sennò mi ammazzano (ride, ndr). I personaggi, firmati da Andrea Camilleri, sono ancora più definiti, quindi scopriremo dei lati di Mimì Augello che nella prima serie non abbiamo visto. È stato emozionante rientrare in questo ruolo, soprattutto quando Gianluca Tavarelli, il regista, ha battuto il mio primo ciak. Superato quello, è andato tutto liscio». Alessio, tu sei nato a Palermo. Riconosci nella Sicilia di Montalbano la tua terra? «Sì, anche se il paesaggio siciliano cambia molto da una zona all’altra dell’isola. Io sono del palermitano, che è visivamente diverso dal ragusano, dove stiamo girando la fiction. Quindi, da questo punto di vista, la

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Sicilia di Montalbano non somiglia granché alla Sicilia della mia infanzia e della mia adolescenza. Invece, quella che riconosco in pieno nei luoghi di Montalbano è la “sicilianità”, ovvero un modo di essere unico al mondo, spesso anche “surreale” per chi lo vede dal di fuori. In tal senso, posso dire che la mia terra vive e pulsa in tutti i personaggi raccontati da Camilleri». Che valore dai all’amicizia? «Io credo molto di più all’amore che all’amicizia. Ho tanti amici, due o tre strettissimi, a cui voglio davvero bene. Ma penso che un amico possa sempre voltarti le spalle. Secondo me, anche l’amico più caro, quello con cui hai condiviso tutto, può avere una punta invisibile di invidia. Ma questo è umano, forse è anche giusto che sia così. Invece, è più difficile che tuo padre, tua madre o la tua compagna siano gelosi dei tuoi successi. L’ho sempre pensata in questo modo, ma non perché io abbia avuto delle delusioni particolari. In ogni caso, credo più all’amore che all’amicizia». Da diverso tempo, sei legato a Lorena Cacciatore, un’attrice conosciuta sul set della soap opera Agrodolce. Galeotta fu la Sicilia anche per quanto riguarda i sentimenti? «Gira che ti rigira… vai a destra e vai a sinistra, siamo due palermitani che sono finiti insieme! Moglie e buoi dei paesi tuoi (ride, ndr)! Anche se, facendo lo stesso mestiere, non è così facile. Eppure, nel bene e nel male, noi andiamo avanti da sei anni. Con i nostri momenti di crisi, come tutti. Ma in questi sei anni, siamo cresciuti tanto, insieme. Siamo maturati. E forse, il fatto di essere entrambi palermitani ci ha agevolato. Sì, siamo lenti tutti e due. Siamo lentissimi. Io adoro essere lento, rimandare tutto a domani. Quando sono a Roma o mi capita di andare al Nord, dove tutti vanno a mille, mi confondo. Io sono lento e Lorena pure. In quello, siamo perfetti». Alessio, insomma, a conti fatti… Fino a qui tutto bene? «Faccio sempre mio il titolo di questo film che ho girato l’anno scorso, quando compivo trent’anni. Fino a quando ne hai venti, tutto è ammissibile. Perché è vero che a trent’anni arriva il primo, fatidico giro di boa. Perciò, la mia risposta è: “Fino a qui tutto bene”. Con momenti alti, con momenti bassi, ma veramente mi è andato tutto bene. E adesso? Chissà… Speriamo!»

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L’attore palermitano è fra i protagonisti di Fino a qui tutto bene, la commedia del regista anglo-italiano Roan Johnson in concorso al Festival Internazionale del Film di Roma e in uscita al cinema il 6 novembre. Fra gli altri interpreti, Paolo Cioni, Silvia D’Amico, Guglielmo Favilla, Melissa Anna Bartolini e Isabella Ragonese.


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STORIE PERSONAGGI ED EMOZIONI

“LIBERA”

PER UN’ITALIA SENZA MAFIA di Chiara Mazzei

L’ASSOCIAZIONE GUIDATA DA DON CIOTTI ORGANIZZA, A ROMA, GLI STATI GENERALI DELL’ANTIMAFIA

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oi italiani, viaggiando, abbiamo un’unica certezza: che ogni volta che risponderemo alla domanda “Di dove siete?” avremo come risposta un trasognato “Ah, Italia!” seguito a ruota dalle tre parole magiche “Pizza, mandolino, mafia!” Evidentemente nell’immaginario comune straniero, noi qua ci cibiamo solo di pizza, o al massimo spaghetti; giriamo imbracciando un mandolino col quale imboniamo le folle e, dul-

cis in fundo, siamo tutti un po’ delinquenti. Gli stereotipi sono quello che sono, si sa, ma tutto sommato la dicono lunga sulla percezione che da fuori si ha del nostro (fu) Bel Paese. La cosa che più sgomenta di questa brutale semplificazione di una nazione intera è l’assimilare due aspetti culturali a un terzo che, di fatto, diventa anch’esso questione di cultura. Come la pizza fa parte della nostra tradizione culinaria e ci identifica in qualche modo, così


la mafiosità diventa essenza peculiare di un popolo tout court. E non si può nascondere che questa associazione immediata cui veniamo costantemente sottoposti – Italia, paese della Mafia – ci svilisce e ci stanca. Ci offende a morte. Eppure, così è. La Mafia è una questione atavica, una di quelle cose che sembra non avere un inizio né una fine, che c’è sempre stata e sempre ci sarà. «La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine». Queste sono le parole di uno dei personaggi che maggiormente leghiamo alla lotta contro la Mafia: Giovanni Falcone. Parole che non devono mai sembrarci utopiche, mai sconfitte. Come sconfitto non è mai stato quest’uomo che per tutti noi, insieme ad altri, è diventato un eroe nazionale. Queste parole, al contrario, devono darci coraggio, infonderci quella forza e quel coraggio che si rendono necessari prima di una grande battaglia. La Mafia è, a tutti gli effetti, un’azienda. E, per quanto possa sembrare mostruoso, è l’azienda italiana che fattura di più annualmente. Ben 180 miliardi di euro l’anno, stando agli ultimi calcoli, con un utile al netto di 100 miliardi. Secondo l’indagine di Unimpresa «La “Mafia spa” è una vera e propria holding company, è la più grande azienda italiana e la prima banca d’Italia. Condiziona il mercato, fa i suoi prezzi e butta fuori i concorrenti. Solo il ramo commerciale della criminalità organizzata rappre-

Roberto Saviano sarà uno dei partecipanti a ControMafie, a Roma dal 23 al 26 ottobre. Lo scrittore, nato a Napoli nel 1979, racconta la realtà della Camorra e della criminalità organizzata.

senta quasi il 10% del Pil nazionale, superiore a quello di Estonia, Slovenia, Croazia, Romania». Ma questi dati ci parlano dell’aspetto economico, materiale. Ci parlano della Mafia come entità finanziaria. Cosa che sicuramente è. Ma non solo. La Mafia è, prima di tutto, un problema culturale. Ed è a questo livello che va combattuta. Su questo campo, uno dei più duri che la storia abbia mai visto, dal 1995 combatte la sua battaglia, con tenacia e profonda convinzione, l’associazione Libera. Nata con l’intento di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia, oggi

Libera è “un coordinamento di oltre 1500 associazioni, gruppi, scuole, realtà di base, territorialmente impegnate per costruire sinergie politico-culturali e organizzative capaci di diffondere la cultura della legalità”. È una battaglia che si combatte sui campi del pensiero, della teoria, del confronto dialogico. Ma anche sul campo del fare, della concretezza delle azioni. La legge sull’uso sociale dei beni confiscati alle mafie, l’educazione alla legalità democratica, l’impegno contro la corruzione, i campi di formazione antimafia, i progetti sul lavoro e lo sviluppo, le attività antiusura, sono alcuni dei concreti impegni che Libera porta avanti da quasi vent’anni. Un’azione capillare, a 360 gradi, un’azione continua che non conosce sosta. Dal 23 al 26 ottobre, un appuntamento estremamente importante: Libera convoca gli Stati generali dell’antimafia, ControMafie, quattro giorni di impegno, di confronto e studio per fare il punto sulla lotta alle mafie e alla corruzione nei loro risvolti sociali, politici, economici e culturali: sei aree tematiche, 30 gruppi di lavoro con il contributo di oltre 200 relatori tra educatori, operatori sociali, magistrati, docenti universitari, forze di polizia, giornalisti, donne e uomini di cultura, imprenditori, rappresentanti di associazioni e sindacati. Come sottolineato dall’associazione stessa, “Non una semplice contrapposizione alle mafie e alla corruzione, pur necessaria, ma una contemporanea presa di coscienza del ruolo fondamentale

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STORIE PERSONAGGI ED EMOZIONI

2014 ROMA | 23 | 24 | 25 | 26 | OTTOBRE

ne. Accanto al lavoro dei magistrati, ci deve essere un lavoro costante dei cittadini e della collettività. La Mafia è tante cose. Ha avuto la capacità di attraversare la storia perché ha saputo riciclarsi continuamente. È importante, dunque, accendere i riflettori sulle aree dove la Mafia lucra grosse somme di denaro senza bisogno di uccidere, infiltrandosi attraverso la corruzione». Fondamentale, quindi, uno spazio in cui fare il punto della situazione, in cui i 30 gruppi rappresentano il vero cuore dell’attività: dall’elaborazione del lavoro di questi gruppi infatti usciranno le proposte che poi finiranno nel Manifesto. Il numero dei gruppi è raddoppiato, i temi da affrontare moltissimi, l’impegno profuso enorme. E largo spazio anche ai giovani: novità di quest’anno sarà, appunto, Giovani Contromafie, un giorno prima dell’inizio degli Stati generali dell’Antimafia. una giornata tutta dedicata ai ragazzi, provenienti da tutta Italia, che potranno confrontarsi sui temi che verranno proposti a Contromafie e fare delle proposte, per valutare anche il loro ruolo in questa società che si contrappone alla delinquenza. Un’Italia libera si può. Ma deve partire da noi.

COME AIUTARE LIBERA

che oggi giocano parole come “libertà” e “dignità”, “cittadinanza” e “responsabilità”, “informazione” e “democrazia”, “legalità” e “trasparenza”, “giustizia” e “verità”, “solidarietà” e “sviluppo”, la cui piena realizzazione è la sola via per arrivare alla sconfitta di mafie e corruzione”. Molti i personaggi che daranno il loro contributo all’appuntamento di Contromafie. Apertura in plenaria venerdì 24 ottobre, all’Auditorium della Conciliazione, con la relazione introduttiva di Luigi Ciotti. Al presidente di Libera, seguirà un intervento di Roberto Saviano, che dal 2006 vive sotto scorta proprio a causa del suo costante impegno nella lotta contro la Camorra. E ancora Rosi Bindi, Pietro Grasso, Ignazio Marino e Nicola Zingaretti, la commissaria per la Giustizia dell’Ue, Martine Reicherts,

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Stefano Rodotà e molti altri. Molte voci che si uniscono in una sola, fortissima. Non un convegno, dunque, ma uno spazio di confronto a distanza di 5 anni dall’ultima edizione che si svolse nel 2009. «Molte cose sono cambiate, in questi anni» ci spiega Lorenzo Frigerio, responsabile di Contromafie, «il potere delle mafie si è rafforzato, anche se si spara e si uccide di meno. Perchè rispetto a venti anni fa, in cui si è messo in atto un passaggio politico tra Prima e Seconda Repubblica e loro sparavano per regolare i conti e trovare un interlocutore, oggi fanno leva sul potere economico». Ma questo non ci deve scoraggiare, perché al contempo «si è rafforzato anche il tessuto di cittadini, associazioni e realtà che ad essa si contrappone». In questo senso, diventa fondamentale rafforzare la prevenzio-

Il contrasto alle mafie richiede condivisione e corresponsabilità. Dalle donazioni ai gadget, tanti sono i gesti di solidarietà e partecipazione a cui puoi aderire per sostenere le attività di Libera. I fondi raccolti verranno utilizzati per la costituzione di nuove cooperative sociali, per creare un futuro ai tanti giovani che lavoreranno sui terreni confiscati alle mafie, per le campagne contro la corruzione, per i progetti di sport pulito. C’è anche la possibilità di scegliere delle bomboniere molto speciali: per matrimoni, cresime, comunioni, battesimi, anniversari o lauree, si può offrire un sostegno concreto al quotidiano impegno nella lotta alle mafie e alla corruzione e nella realizzazione dei percorsi di riutilizzo sociale dei beni confiscati. Per info: tel. 06/69770320 sostieni@libera.it www.libera.it


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ottobre

INSONNIA REPORT

Fabio Concato in concerto al Teatro Cicconi

SABATO 22

NOVEMBRE ORE 21.00

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Confermato l’evento con il noto cantautore al Teatro Cicconi per il 22 Novembre, primo concerto marchigiano del tour 2014 di Fabio Concato. Sant’Elpidio a Mare apre le danze della stagione autunno/inverno con uno degli artisti più raffinati della musica Pop italiana grazie al promoter Nicola Convertino dell’Insonnia Agency e l’organizzazione in loco di Simonetta Romanelli e Valdete Andrade e Gabriele Aramini. Da programma sembra che questo concerto sia il primo di una serie di eventi che verranno organizzati tra Sant’Elpidio a Mare (Teatro Cicconi), Cascinare (Palazzetto dello Sport) e Casette D’Ete, si parla di concerti, manifestazioni per bambini e programmi televisivi in differita nazionale. Lo start di queste iniziative non poteva essere migliore, con Fabio Concato e i suoi capolavori in musica, come solo lui può fare; Fabio non poteva non essere un grande artista date le origini, infatti il padre (Gigi Concato) era chitarrista e autore jazz e la madre era una giornalista e poetessa. L’autore di “Domenica Bestiale” e “Fiore di Maggio” allieterà gli elpidiensi con circa 2 ore di repertorio tra vecchio e nuovo, il tutto all’insegna della “qualità”. Concato vanta una carriera di successi con più quasi 19 album all’attivo, 2 partecipazioni a Sanremo e duetti importanti con Anna Oxa, Antonella Ruggiero, Eugenio Finardi, il grande Josè Feliciano, Lucio Dalla, Michele Zarrillo, Pierangelo Bertoli, Rossana Casale, Samuele Bersani e Toquinho...trent’anni di carriera all’insegna della sensibilità nel raccontare “le cose”, le vicissitudini dei senza tetto o dei bambini maltrattati, insomma Fabio ha voluto sempre imprimere sul pentagramma i problemi del quotidiano ma con una colonna sonora dalle tinte tenui, evanescenti, diluita nell’amore che ha per i bambini e per la vita. Un concerto da non perdere per staccare dai problemi di tutti i giorni e prendersi 2 ore di svago e di sana cultura. INFO: NICOLA CONVERTINO 392.0827262


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Cantautore toscano, da molti anni svolge la professione di Guida Turistica a Firenze,trascorrendo,tuttavia, parte del suo tempo a Città del Capo, in Sudafrica, dove il padre si era trasferito negli ultimi anni della vita.

INSONNIA REPORT

SAMUELE SOCCI DA FIRENZE A CITTÀ DEL CAPO Le sue passioni sono varie ed eclettiche e,oltre alla musica, includono l’Arte, i viaggi, la buona cucina, il cinema italiano del periodo 1950-1980, lo yoga e lo studio dell’esoterismo. Musicalmente parlando, dopo aver mosso i primi passi nella scena underground fiorentina dei primi anni ‘90, Samuele realizza nel 1996 il suo primo lavoro solista su etichetta Larione 10, distribuita da Sony Music, grazie allo storico produttore fiorentino Sergio Salaorni, il primo ad aver creduto nelle sue qualità artistiche. L’album si contraddistingue per una forte impronta acustica, con largo uso di pianoforte e di violini ad accompagnare melodie e testi ricercati e raffinati ma allo stesso tempo molto immediati ed orecchiabili. Due brani dell’album, LA LA LA e VATTENE VIA, ottengono un notevole ed inaspettato successo radiofonico, con un conseguente lungo tour nelle radio di tutta la penisola ed articoli e recensioni usciti sulle più importanti riviste musicali italiane. La cover di IMPRESSIONI DI SETTEMBRE viene elogiata anche da Franco Mussida, chitarrista della PFM, nonchè autore del brano assieme a Mogol. Nel 1997, sempre su etichetta Larione 10/Sony, esce il singolo, IN ME, e, due anni dopo, è la volta di CHIEDIMI!, brani entrambi molto influenzati dal sound di Barry White e della discomusic anni ‘70. Nel 1999,inoltre, Samuele stringe amicizia con Beppe Cantarelli, arrangiatore ed autore per artisti di fama mondiale quali,tra gli

altri, Mina ed Aretha Franklin, che lo invita ad entrare nel suo Millennium Choir, con il quale,in compagnia di stars americane, partecipa a svariati eventi in giro per l’Italia, il più importante dei quali è sicuramente l’esibizione in mondovisione nella Sala Nervi nel giorno di Natale del suddetto anno, sotto la direzione di Maurice Jarre e di Renato Serio. Nel 2001, dopo essersi laureato in Lingue e Letterature Straniere(inglese e spagnolo) presso l’Università di Pisa, Samuele comincia a lavorare come accompagnatore turistico e,successivamente, dopo averne conseguito l’abilitazione, come Guida Turistica di Firenze, professione che svolge tuttora con enorme soddisfazione e successo, tanto che spesso ha l’opportunità di mostrare le meraviglie di Firenze a personaggi importanti del mondo della finanza, della politica, dell’informazione, dello sport e dello spettacolo statunitensi. In questi anni, tuttavia, Samuele non ha mai smesso di comporre e registrare canzoni e,finalmente, nel 2014 decide di tornare sulle scene con RESURREZIONE

SAMUELE SOCCI

la sua nuova uscita discografica

RESURREZIONE


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MASSIMO FERRARI Massimo Ferrari rappresenta il Sanremo Music Awards alla finale dell’Humor Festival e conquista il secondo posto

Il mese scorso c’è stata la finale del prestigioso concorso denominato Humor Festival, nella cittadina del Mar Nero Gelendzhik. Alla prestigiosa finale hanno partecipato 7 nazioni provenienti da tutto il mondo con 7 altrettanti campioni. Per l’Italia, quest’anno abbiamo avuto il cantautore Massimo Ferrari che ha duettato con una bravissima cantante russa, interpretando un suo cavallo di battaglia “Luna”, brano tratto dal suo nuovo EP intitolato “7”. Massimo ha rappresentato l’Italia e il contest “Sanremo Music Awards” per l’edizione 2014, infatti quest’anno a Sanremo Massimo ha proprio vinto un “Awards” che gli ha permesso poi di rappresentare l’Italia a Gelendzhik. Tre giorni di finali che sono culminate con un vincitore e con l’esibizione dei vincitori sulla piazza principale della cittadina, in diretta tv. Un’occasione e una responsabilità per il giovane cantautore che lo ha riempito di gioia ma anche di tanta emozione, lo abbiamo sentito proprio in queste ore: “… sono emozionatissimo, ma tanto felice, ci vogliono anni per raggiungere dei traguardi e non sai mai se un giorno riuscirai mai ad esprimerti nei palchi di tutto il mondo… oggi inizia una nuova era per me, sento che il mondo mi sta vicino..grazie a tutti quelli che mi hanno sostenuto in questi anni”. Il patron del contest Nicola Convertino ci parla un po’ dell’iniziativa: “…anche quest’anno il Sanremo Music Awards è stato invitato come tra i Festival più prestigiosi al mondo, la cosa mi riempie di orgoglio e ancor più mi rende felice la partecipazione di Massimo Ferrari a questo contest internazionale perché merita attenzione internazionale anche lui come altri artisti in passato…noi organizzatori in fondo siamo solo degli attori non protagonisti, il palco è degli artisti ed è giusto che siano loro ad avere i riflettori puntati, noi dobbiamo solo fare in modo che cose vadano nel verso giusto, un bocca al lupo per Massimo e per il Sanremo Music Awards”.


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ANDREA LYBRA

Il leader dei Dhamm (001) si racconta in esclusiva dopo un lungo periodo di silenzio. “Aspetto l’amore... aspetto Sanremo”

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PERSONAGGI

FUGA DI CERVELLI di Valentina Carfì

Nell’ultimo anno i connazionali emigrati all’estero sono stati 95mila con un incremento percentuale a due cifre e qualcuno già compara il fenomeno alla grande emigrazione che tra il 1860 e il 1976 portò fuori dal Belpaese ben 29 milioni di italiani. I nuovi migranti sono, però, molto diversi dal passato. Sono soprattutto giovani super scolarizzati e qualificati. Una grave perdita che costa allo Stato ben 250 milioni di euro all’anno e inficia il futuro stesso del nostro Paese in termini di innovazione e competitività. I dati, le cause, le possibili vie d’uscita

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PERSONAGGI L’INCHIESTA

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E NON SOLO... I I giovani non ci stanno e senza pensarci oltre lasciano l’Italia, un Paese vecchio, fermo, stagnante e congelato, dove l’unico dato che continua a crescere è quello della disoccupazione che in agosto ha raggiunto il 44%. Nell’ultimo anno quasi 95 mila italiani, il doppio esatto dei lavoratori stranieri immigrati in Italia (43 mila), hanno deciso di varcare i patri confini alla ricerca di opportunità e salari adeguati alle loro competenze o semplicemente alla ricerca di un lavoro, di un’esperienza professionale. Sono i cosiddetti cervelli in fuga ma ci sono anche gli unskilled, quelli senza specializzazione e aperti a qualsiasi mansione. Qualcuno parla addirittura di diaspora e la compara alla grande emigrazione iniziata nel 1860 e continuata sino al 1976 che portò fuori dal Belpaese quasi 29 milioni d’italiani, pari a 232 mila all’anno. Ma i nuovi migranti italiani sono molto diversi dai loro avi con la valigia di cartone e lo spago.

LA NUOVA EMIGRAZIONE ITALIANA Dall’attento identikit del Rapporto “Italiani nel mondo 2014”, presentato di recente dalla Fondazione Migrantes della Cei, emerge chiaramente che se le motivazioni che spingono oggi i giovani a partire sono le stesse di un tempo, completamente differenti sono i loro background formativi e gli obiettivi che vogliono raggiungere. Sono laureati con master post-universitari, parlano più lingue straniere, hanno già fatto esperienze all’estero con i progetti Erasmus e Leonardo, ma soprattutto sanno che la loro formazione merita qualcosa di meglio di quanto il loro Paese è in grado di offrire. Il 60% sono uomini, non sposati dai 18 ai 34 anni (il 36%) e dai 35 ai 49 anni (il 26,8%). Ma ci sono anche tante donne, la maggior parte provenienti dal Friuli (52%). Famiglie intere con minori di cui il 13% hanno meno di 10 anni. Siamo di fronte a un fenomeno senza precedenti, che aumenta di anno in anno: dal 2008 al 2011 le partenze stimate

erano circa 50mila all’anno, pari a 4.000 al mese, 140 al giorno, nel 2012 sono salite a 78.941 e nel 2013 c’è stato un ulteriore aumento del 16%. La meta resta ancora l’Europa con la scelta primaria del Regno Unito e la modernissima Londra, cuore palpitante dell’alta finanza internazionale: ben 44 mila italiani, il 71,5% in più rispetto all’anno scorso, hanno richiesto il national insurance number, necessario per lavorare. Seguono la Germania con 11.731 nuovi iscritti che segnano una crescita dell’11,5%, la Svizzera (10.300, +15,7%) e la Francia (8.402, +19%). FUGA DI TALENTI Dall’Italia, dunque, non solo si emigra ancora, ma si registra un aumento delle “partenze eccellenti” perché sono soprattutto i nostri migliori cervelli a scappare. Sempre più spesso, finiti i master o gli stage, decidono di non tornare più in patria. In un mercato del lavoro altamente internazionalizzato lo scambio potrebbe essere nor-

LE MAGNIFICHE DIECI Immaginiamo per un momento che la “fuga di cervelli” diventi il “ritorno di cervelli”, rientrati con il valore aggiunto di un’esperienza internazionale. Cosa manca a noi italiani e cosa, al ritorno, i giovani potrebbero portare con sé per migliorare il Paese? «Potrebbero innanzitutto cambiare – afferma Leopoldo Innocenti, giornalista e autore del libro Auf Wiedersehen Italia. In fuga verso il futuro, edito da Armando Mondadori – la nation branding, la percezione cioè che si ha del nostro Paese, perché i giovani sono molto delusi dell’Italia che non ha mantenuto le promesse fatte. Di conseguenza cercano altrove quello che non possono trovare qui: il senso civico collettivo, un’ideologia di gruppo, d’identità. Alcuni paesi vicini, seppur dotati di minor eccellenza, risultano più funzionali grazie al senso di appartenenza, a quel collante che la delusione da noi ha cancellato». Secondo un’indagine della World Value Survey, sono quattro i parametri da considerare nella scelta del Paese in cui emigrare: 1. Il Pil pro-capite del Paese di destinazione. 2. Il rapporto debito/Pil. 3. L’apertura al business. 4. L’accettazione degli immigrati. Delle prime dieci nazioni della classifica 7 su 10 non sono europee: Qatar, Australia, Svezia, Kuwait, Singapore, Stati Uniti, Olanda, Germania, Nuova Zelanda e Taiwan. Spiccano, inaspettatamente, due paesi arabi, Qatar e Kuwait, perché il loro Pil pro-capite è il più alto del mondo grazie al petrolio. L’Australia è molto appetibile per tutti

i parametri considerati, come la Nuova Zelanda. Ottimo il piazzamento della Svezia grazie all’altissima accettazione degli immigrati. Singapore primeggia per la libertà economica, mentre Taiwan ha un buon rapporto debito/Pil. Gli Stati Uniti restano una delle migliori destinazioni per gli italiani e Olanda e Germania hanno un buon punteggio in tutti i parametri considerati.

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L’INCHIESTA

FERMARE L’ESODO È POSSIBILE: L’ESEMPIO DELLA SILICON VALLEY Tenere i piedi per terra e concentrarsi sui punti di forza italiani, questo è quanto hanno chiesto a Matteo Renz, durante la sua recente visita nella Silicon Valley, i fuggitivi 2.0 italiani. Cinquemila, tra ricercatori, ingegneri, imprenditori e designer, arrivati nella patria di Apple, Facebook, Twitter, Yahoo, Google e Ebay e che non torneranno più indietro. Sono loro ad indicare le soluzioni per incentivare i giovani ricercatori affinché non lascino l’Italia: «Bisogna contrastare le baronie universitarie e aprire gli atenei ai giovani ricercatori italiani e stranieri, smettendola di trattarli come fossero stagisti con stipendi da fame», dice Francesco La Capra, vice-presidente della Peaxy di San Jose. La California non si può replicare: è un altro pianeta, ma si possono utilizzare modelli a formula mista, dove l’Italia diventa il serbatoio della ricerca dando lavoro a ingegneri e imprenditori tecnologici senza farli

male, ma il fatto allarmante è che nessuno sceglie l’Italia come meta per fare un master o un’esperienza di lavoro. I pochissimi stranieri che arrivano sono indirizzati esclusivamente verso i settori in cui il Made in Italy resta leader indiscusso come quello del fashion, dell’alimentare e dell’automobile. Tutto il resto del capitale umano che raggiunge l’Italia alla ricerca di un lavoro ha un livello bassissimo d’istruzione: il più basso di tutto il capitale umano diretto in altri paesi europei. L’Italia è un esportatore di talenti con enormi problemi ad attrarre i ricercatori e i professionisti qualificati. Insomma, i cervelli se ne vanno e non sono compensati dai cervelli stranieri entranti. Una perdita di capitale umano stimata per circa 250 milioni di euro all’anno. Esportando talenti l’Italia perde risorse, perché i soldi che spende per istruirli non rientreranno più. L’Ocse (l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) da uno studio del 2009, ha stimato che uno studente universitario italiano costa allo Stato circa 6.500 euro l’anno che moltiplicato per i quattro anni di studio e per 6.552 (il numero di laureati italiani trasferiti all’estero nel 2008) fa circa 170 milioni di euro.

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MA PERCHÉ SI PARTE? Alla base di questa fuga c’è un mix di fattori economici e sociali: la mancata crescita del Pil italiano, un tasso di disoccupazione giovanile altissimo, la crescita costante del precariato, l’aumento del fenomeno del sotto inquadramento e gli scarsi investimenti nella ricerca (solo l’1,2% del Pil contro una media del 2% degli altri paesi europei). A ciò vanno aggiunti la mancanza di meritocrazia e la bassissima mobilità sociale e l’Italia diventa davvero poco attraente anche per gli stranieri. I vari governi hanno promosso, uno dopo l’altro, varie iniziative per incentivare il ritorno di ricercatori residenti all’estero, tipo uno stipendio particolarmente generoso e un contratto di quattro anni. Ma senza grandi risultati. «La vera sconfitta – sostiene Antonio Nicita, professore di Politica Economica alla Sapienza di Roma e dal 2014 Commissario dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni – è quando non si sostiene il giovane con borse di studio, prestiti d’onore, reti di assistenza. Quando lo si lascia da solo a costruire le sue opportunità di formazione estera o non si danno a tutti le stesse possibilità. E, ovviamente, quando si è incapaci a far

spostare dall’Italia e istituire il quartier generale nella Silicon Valley con capitale americano. «Un modello che punta sul software, per esempio, costa pochissimo – conferma Fabrizio Capobianco, chief executive di Tok.tv a Palo Alto – e si può creare a casa, in un bosco, al mare. Proprio come abbiamo fatto con Funambol, che ha cento ingegneri a Pavia e il quartier generale in Silicon Valley». Per arrivare a tanto, occorre snellire la burocrazia e creare un sistema fiscale che premi le aziende che assumono nel settore tecnologico. «I giovani di talento, sia a livello imprenditoriale che accademico, cercano ambienti limpidamente meritocratici – conclude Gabriele Bodda, direttore di Baia (Business Association Italy America) – in cui sia possibile emergere senza che l’età, le origini o le parentele possano essere un intralcio o peggio una spinta».

rientrare i cervelli che hanno acquisito elevate specializzazioni utili al Paese». Altra problematica connessa a queste è la non sufficiente valorizzazione di chi in Italia decide di restare. Nella ricerca, nelle istituzioni e nelle imprese italiane lavora, infatti, ancora un capitale umano fatto di cervelli che non sono “fuggiti”, che sono sopravvissuti alle mille difficoltà, che riescono persino a competere, se pur con pochissime risorse mantenendo risultati medio-alti e in alcuni casi anche eccellenti. «Ma siccome non sono “in fuga” – continua Nicita – nessuno se ne preoccupa o ne valorizza il contributo. Dovremmo, invece, pensare ai cervelli e non alle fughe, valorizzare le esperienze di formazione italiane integrandole con quelle estere. Incoraggiare a far partire e a far rientrare i nostri giovani e anche i meno giovani, magari offrendo doppi percorsi, sia in Italia che all’estero». SOS RICERCA All’emergenza “fuga di cervelli” si aggiunge quella della ricerca nel nostro Paese. Come restare competitivi in un mondo globalizzato che richiede sempre più conoscenza e innovazione? Aumentando gli investimenti nella ricerca,


PERSONAGGI L’INCHIESTA

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creando partnership tra pubblico e privato, dando priorità alla meritocrazia e all’internazionalizzazione. Delle 287 borse assegnate nel 2013 dal Consiglio Europeo della Ricerca ai neo-dottori, soltanto 17 sono state conferite agli italiani, facendo scivolare il nostro Paese al decimo posto dietro Belgio e Spagna e molto lontano da Inghilterra, Germania e Francia. Nel tentativo di collaborare all’inversione di rotta, la Fondazione Cariplo ha stanziato, all’inizio di aprile, un fondo di due milioni di euro per incrementare l’attrattività della ricerca lombarda e della competitività di giovani ricercatori. «È un’assoluta priorità – sottolinea Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione – valorizzare i nostri talenti e bloccare il costante flusso di uscita dei cervelli per non minare il futuro scientifico e culturale dell’Italia con evidenti ricadute economiche». Una goccia nel mare, certo, ma tante gocce virtuose come queste possono fare molto per il nostro Paese. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Enrico Moretti, professore di economia alla Berkeley University della California e autore de La nuova geografia del lavoro, edito da Mondadori, che dice: «I cervelli italiani all’estero siano un grande patrimonio che con gli incentivi giusti tornerebbe. Ma non ci sono le condizioni». In Europa, d’altronde, è stata operata la liberalizzazione del lavoro senza operare sulle barriere linguistiche e culturali che esistono tra i paesi, pertanto i lavoratori che possono davvero circolare liberamente sono pochissimi. Manca la cultura aperta degli Stati Uniti. Lo stesso problema ha il Giappone che si basa solo su personale autoctono e, infatti, si trova in piena stagnazione economica. L’Italia è un Paese periferico, solo le piccole imprese con meno di 15 impiegati riescono a sopravvivere, ma non appena tentano di evolversi, d’innovarsi e d’ingrandirsi sono soggette a enormi costi diretti e indiretti e, quindi, a trasferirsi altrove. Questa condizione ha fatto invecchiare il panorama industriale italiano. L’Italia deve lavorare sulle ragioni strutturali che le impediscono di crescere. Italia e Germania producono macchine industriali richiestissime da Brasile, Cina e India, dove si apre una fabbrica al giorno. Ma il mercato internazionale preferisce le macchine tedesche, perché le nostre non sono abbastanza innovative. Un’ulteriore occasione d’oro perduta!

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EBAN WOODBATH 1994-2014 ANNIVERSARY

WOODBATH


RICORDANDO MASSIMO

Ricordare, rivivere e, perché no, sorridere. Pensando a lui, a chi l’ha conosciuto e, soprattutto, a chi ha avuto la fortuna di poterci lavorare insieme. Sono questi i presupposti della mostra “Il postino. Salina, la metafora della poesia”, raccolta, pressoché unica, dei bozzetti dei costumi, delle scenografie e delle foto appositamente realizzati per il film-capolavoro Il Postino, che a tutti fece conoscere uno degli attorisimbolo del nostro paese, Massimo Troisi, tragicamente scomparso dieci anni fa. Il suo inconfondibile accento napoletano, la sua ironia, la passione per l’arte del recitare torna a vivere proprio grazie a questa esposizione: un’unione dei bozzetti degli abiti di scena, realizzati dalla costumista Gianna Gissi, delle scenografie create da Lorenzo Baraldi e dalle foto scattate da Mario Tursi, raccolte presso la Galleria d’arte “La nuova Pesa” a Roma. Un viaggio nel tempo, nei luoghi (l’inconfondibile isola di Salina), nelle emozioni e nelle storie raccontate da chi ha reso viva una storia, portata sugli schermi di tutto il mondo anche da Massimo. Di cui si parla, ma spesso ci si dimentica. Sono passati dieci anni, ma la sua risata è nel cuore di tutti gli italiani. Ed è giusto ricordarlo così: un artista che amava il suo lavoro e quello di chi lo aiutava a renderlo unico.

PUNTI PERSONAGGI DI VISTA

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PERSONAGGI IL MONDO DI FRANCESCO

PAROLA AI VESCOVI

P

er descrivere la ventata di novità che, con Papa Francesco, sta spirando sulla Chiesa cattolica, molti storici hanno scomodato un paragone: quello con il «conciliarismo». Con questa parola si indica la dottrina secondo la quale la massima autorità della Chiesa non è costituita dal Papa, bensì dal Concilio ecumenico, ossia la riunione di tutti i vescovi della cristianità. Ma attenzione: Bergoglio non ha certo ribaltato le gerarchie tra Papa e Concilio, affossando il dogma dell’infallibilità pontificia stabilita dal Concilio Vaticano I (1870). Ha però inaugurato una linea meno “decisionista” rispetto ai predecessori, in cui il peso del dialogo con i vescovi appare maggiore. Basta osservare l’importanza, anche mediatica, che sta assumendo il Sinodo straordinario dei vescovi sulla famiglia, aperto lo scorso 5 ottobre. Famiglia, coppie di fatto, comunione ai divorziati risposati, contraccezione, omosessualità: temi della massima importanza che il Sinodo sta dibattendo, mettendo in mostra le varie correnti presenti all’in-

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di Massimo Lanari

terno della Chiesa. Quasi fossimo a un Concilio.

DUE LINEE

La questione della comunione ai divorziati risposati sembra essere quella più dibattuta. Lo ha ammesso lo stesso padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa del Vaticano: «Si confrontano due “linee”. Una per la quale in presenza di un legame matrimoniale valido non è ammissibile una nuova unione perché la coerenza della dottrina è richiesta dalla fedeltà alla Parola del Signore; e un’altra linea che, pur non negando l’indissolubilità del matrimonio, vede la misericordia come chiave per operare il discernimento nelle situazioni difficili affrontate secondo la loro specificità». Il realismo con cui si sta affrontando la questione va però oltre il classico dibattito conservatori-progressisti.

LE CONCLUSIONI DEL PRIMO ROUND

Dalla lettura della relazione riassuntiva sulla prima settimana di lavori del

Sinodo, pronunciata da Péter Erdő, arcivescovo di Budapest, emergono infatti alcuni aspetti interessanti. «Nel Sinodo è risuonata chiara la necessità di scelte pastorali coraggiose. Riconfermando con forza la fedeltà al Vangelo della famiglia, i padri sinodali, hanno avvertito l’urgenza di cammini pastorali nuovi, che partano dall’effettiva realtà delle fragilità familiari, riconoscendo che esse, il più delle volte, sono più subite che scelte in piena libertà». Nessuna sconfessione della dottrina fin qui seguita, quindi. Ma aggiornamento rispetto alle nuove realtà sociali: «Non è saggio pensare a soluzioni uniche o ispirate alle logica del “tutto o niente”». Insomma, il matrimonio resta indissolubile e la dottrina non cambia. Ma sulla comunione ai divorziati si dovrà valutare caso per caso, con un’attenzione particolare per «la sofferenza di coloro che hanno subito ingiustamente la separazione e il divorzio». Così, dunque, si è conclusa la prima settimana del Sinodo. La prossima settimana vi diremo cosa è emerso dal secondo, e decisivo, round.


IL MONDO DI FRANCESCO

ADESSO

UN PAPA IN MUSICA

Dai canti religiosi alla discomusic, dal tango ai neomelodici passando per il rap: tutti pazzi per Bergoglio. Ma il risultato non è sempre all’altezza

U

n gelato, uno stadio, valanghe di murales. E poi ancora film, poesie, magliette, gigantografie, nomi di figli. Ne siamo scuri: fosse ancora vivo, Andy Warhol, nei suoi celebri e coloratissimi ritratti pop, un posto tra Marilyn Monroe e Che Guevara glielo avrebbe trovato volentieri. E se anche Leo Messi gli dedica una maglia, poteva l’italica creatività perdere l’occasione di dedicare una canzone a Papa Francesco? Certamente no. Una valanga di canzoni.

UMBERTO NAPOLITANO

L’ultima è arrivata da Umberto Napolitano, che a dispetto del nome non viene né dalla Campania, né dal Quirinale, ma da Brescia. Nel 1977 infiammava le

nostre classifiche con Come ti chiami. Ora, con Il Papa dell’umiltà, si colloca a metà strada tra il pop e i neomelodici cantando «Sei il Papa dell’umiltà / Sei il Papa che sta tra noi / Sei un dono di Dio, Francesco!». In un passaggio della canzone Napolitano (il cantante) sconfina perfino nel rap, così: «Francesco guidaci sei il nostro Papa / Con te la via è ben delineata / Amaci tutti come un buon fratello / Perché è l’amore a fare il mondo bello / Francesco portaci nel futuro / Perché con te ci appaia meno duro / Francesco donaci la speranza / Quando da soli preghiamo in una stanza».

DA CATANZARO A RIO

La prima canzone dedicata a Papa Francesco arriva però da Catanzaro: fu

composta lo scorso anno per la Giornata mondiale della gioventù di Rio de Janeiro, da Maurizio Scicchitano. Assieme a suo fratello don Piero e ai suoi collaboratori artistici, tra i quali Ernesto Vitolo, tastierista di Pino Daniele, e la splendida voce di Mirella Schisano, ha firmato Come puoi, dal testo più impegnato: «E operando lieto nella gratuità / Un domani nuovo fiorirà / Come puoi / Dona agli altri il tuo sorriso / Come puoi / Ciò che hai sia condiviso».

CHE CONFUSIONE...

Se dalla chiesa passiamo alla balera, il tango, manco a dirlo, è d’obbligo. E la struggente voce di Francesco Loris, in Per te Papa Francesco così si rivolge a Bergoglio in evidente stato di confusione linguistica: «Sei arrivato dall’Argentina / Dalla terra de Madre de Dios / Dove andiamo vuol dire vamos / Allora vamos con Dio e Gesù». E c’è anche il Francesco in versione discoteca. In La Canzone di Papa Francesco di Carmelo Maisano, un imitatore del Pontefice canta «Me trovo con gli amici in piazza San Pietro / Se vado a Milano yo prendo la metro!» A questo punto non ci resta che citare Battisti: «Ti stai sbagliando chi hai visto non è / Non è Francesco»...

IL PAPA E LE GUARDIE SVIZZERE Al termine dei lavori del Sinodo, un giorno Papa Francesco si è fermato ad intrattenere un colloquio con le guardie svizzere, stringendo loro le mani. Le guardie, però, per tradizione e regolamento non possono muoversi dalla loro posizione quando sono in turno come alabardieri. Comprensibile, dunque, il loro imbarazzo.


ADESSO

PERSONAGGI I PARADOSSI DELLA FEDE

CARI PRETI,

PIÙ PRATICA

MENO TEORIA IL COMMENTO DI MONSIGNOR GUIDO GALLESE VESCOVO DI ALESSANDRIA

G

esù ha detto agli apostoli: «Vieni e seguimi!». Non «vieni, ti spiego». Papa Francesco ci incoraggia ad «essere» e non solo a «fare» i sacerdoti. In un’epoca come la nostra è una distinzione fondamentale. Anche per i fedeli A pochi giorni dall’assemblea dei vescovi italiani sulla vita e la formazione dei sacerdoti, Papa Francesco ha spiegato due cose molto semplici ma pungenti. La prima. Gesù ha detto: «Vieni e seguimi!». Non «vieni, ti spiego», né «seguimi, ti istruisco». Contro la nostra impostazione occidentale – e quindi molto cerebrale – il Santo Padre dice che la formazione «non è un atto unilaterale, con il quale qualcuno trasmette nozioni, teologiche o spirituali», ma si tratta di fare come Gesù ha fatto con i suoi discepoli, ovvero: «Fa’ come faccio io!». Il metodo che la Chiesa vuole adottare con i suoi ministri è un’esperienza discepolare perché «i sacerdoti non smettono mai di essere discepoli di Gesù». L’ESSENZA DELLA MISSIONE La seconda. «La missione dei ministri

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ordinati è l’evangelizzazione, in ogni sua forma». Essa parte in primo luogo dall’essere per poi tradursi in fare: «Si tratta di “essere” preti, non limitandosi a “fare” i preti». Negli anni iniziali del consumismo Erich Fromm si interrogava: «Avere o essere?». Oggi, nella società tecnologica, la domanda è cambiata: «Fare o essere?». Siamo abituati a cercare procedure per risolvere i problemi, il cosiddetto «know how», ovvero sapere come fare. QUALE FORMAZIONE Devo farvi una confessione. Nell’udire queste parole mi è venuto in mente che la formazione dei sacerdoti, spesso, è troppo teorica. E quindi sterile. Non solo. Quante volte, meditando sul Vangelo, ho sentito con dolore la distanza di esso dalla nostra vita! Ma come fare quando le cose non sono come dovrebbero essere, ovvero sempre? La prima cosa che dobbiamo fare è non giudicare. Il Papa ha twittato il 7 ottobre: «Chiediamo al Signore la grazia di non sparlare, di non criticare, di non spettegolare, di voler bene a tutti». Poi dobbiamo amare, partecipare, aiutare. Come dice il Papa, uscire! E I NOSTRI SEMINARI? Ma queste parole mi hanno ispirato anche un’altra suggestione: a parlare sia-

mo tutti bravi, vivere è decisamente più complicato. Qui si dice che per vivere il sacerdozio ci vuole qualcuno che lo insegni facendolo semplicemente vedere. Se guardo ai nostri seminari come un marziano appena arrivato sulla Terra, trovo che essi rispondono ad un giusto bisogno di istruzione: ed ecco la facoltà teologica, gli studi. Rispondono anche al fatto che la crescita avviene in comunità: ed ecco il vivere assieme, il rettore e la comunità educante come esempio di sacerdoti. Manca però il lato pastorale: Gesù ha educato facendo vedere agli apostoli la sua pastorale, i momenti in cui si ritiravano dalla folla erano eccezioni. L’IMPORTANZA DELLA CONTINUITÀ Noi invece non facciamo fare quasi mai pastorale ai seminaristi assieme ai loro formatori. Perciò, quando il seminarista diventa prete, fa un po’ a modo suo. Ecco perché, quando un vescovo cambia un parroco, capita spesso che esso imposti la pastorale in modo differente dal predecessore, creando sofferenze anche gravi nella comunità. Che, ad ogni cambiamento di parroco, vede sconvolgere i propri punti di riferimento: una ricchezza di prospettive che diventa assenza di continuità nella pastorale.



ADESSO

NARRATIVA

I colori di DORA di Iris Blu

CAPITOLO XIII

R

osaria si era svegliata di pessimo umore, di un umore più grigio del cielo di quella mattinata piovosa. L’acqua cadeva senza sosta da ore, picchiettando sulle sue finestre pulite di fresco solo il giorno prima. Dora l’aveva contattata via sms più di una volta... ma lei non aveva risposto. Non ancora. Non se la sentiva di affrontarla, non le andava di discutere nuovamente. Si mise a sedere sul bracciolo del suo divano color avorio antico, con le gambe incrociate e una mano sotto il mento. Guardava, quasi ipnotizzata, i suoi gatti intenti a osservare la pioggia. Dopo un lungo respiro si alzò e si diresse verso la sua grande libreria. Erano almeno tre settimane che non leggeva niente. “Con tutto il tempo che ho a mia disposizione... potrei leggere tutti questi libri in pochi mesi...” Forse Dora non aveva poi tutti i torti.

tardi, sono sola... passi da me verso le 19.30? Fammi sapere... a presto. Rosaria. Inviò il messaggio e attese. “Ah già, stavo per scegliere un libro... cosa posso leggere? Ecco, questo libro di Isabel Allende mi sembra perfetto! L’ho preso un paio di anni fa e non l’ho ancora letto.” Si sdraiò sul divano, senza pensare alla sua casa praticamente perfetta, pulita, ordinata. Si mise a leggere e non fece altro, per un paio d’ore. Si immerse in quelle parole meravigliose, in quella storia dal sapore esotico, in quell’intreccio familiare costruito con arte e talento. “Che libro meraviglioso...” Dora non aveva ancora risposto, ma non voleva pensarci. “Avrà le sue cose da fare...” Lesse ancora qualche pagina e poi andò nella camera dove custodiva la sua preziosa chitarra... “Avevo deciso di cercare un lavoro... e invece ho rispolverato il mio interes-

RIFLETTERE CON ONESTÀ SU CIÒ CHE SI PROVA REALMENTE... NON TANTO VERSO GLI ALTRI, MA VERSO SE STESSI.

Rosaria si era arrabbiata, molto. Ma cosa aveva scatenato la sua collera? L’avere ragione o l’avere torto? Il non essere compresa, capita? O forse, più semplicemente, il non capire se stessa? Non poteva certo paragonare la sua vita a quella di Dora... perché erano palesemente differenti! “Ok, metterò da parte il mio orgoglio ferito... la chiamerò io, adesso!” Fece un altro lungo respiro, prese il cellulare e chiamò la sua amica. Dora non ripose... “Le manderò un messaggio.” Ciao... ti andrebbe di parlare un po’? Vorrei chiarire, parlare, ascoltarti. Magari davanti a un bicchiere di vino bianco. Andrea tornerà molto

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se per la musica... una vera fortuna. È vero, sono fortunata e per molto tempo non ho usato il mio tesoro: il mio tempo, la mia passione. Scriverò una nuova canzone, parlerò di Dora e del suo grande amore per la pittura! Sarà un bel modo per dirle ti voglio bene e scusami, scusami tanto.” Iniziò a canticchiare un motivetto e poi, con carta e penna, stese un testo. Non era molto convinta, quelle parole, buttate giù velocemente, le sembravano solo un melenso pastrocchio... “Ascolterò un po’ di musica, mi aiuterà a rilassarmi. Forse mi verrà l’ispirazione per scrivere qualcosa di buono...” Accese il suo portatile e cercò qual-

che video su youtube. Aveva salvato una playlist con le più belle canzoni di Laura Pausini. “Beh, visto che ci sono darò un’occhiata a Facebook...” Aprì la sua pagina e diede una sbirciatina alle ultime novità... sua cugina si lamentava del lavoro, l’amico di un amico litigava per un commento non gradito a un post... insomma: nessuna novità da quel social network. E il suo spasimante virtuale? Non gli aveva più risposto, era stata di parola. Almeno fino a quel momento...“Gli mando solo un ciao, giusto per non fare la figura della maleducata.” Mentre digitava quelle poche lettere, sulla tastiera bianca e immacolata del suo bellissimo portatile, ebbe un brivido. “Caspita, è online. Adesso, ovviamente, mi risponderà... e forse è proprio quello che voglio.” Inviò il suo messaggio: ciao e scusa se non ho più risposto! Ero molto presa dalla casa e da altre piccole faccende. Buona giornata. La risposta non si fece attendere molto... Ah, eccoti! Pensavo ti fossi stufata delle nostre chiacchiere... forse mi sono spinto troppo oltre ma non penso di essere stato offensivo o altro. Se ti ho dato fastidio, ti prego, perdonami. Oggi sono a casa, non lavoro. Sono preso anch’io da tante cose da fare! Buona giornata a te. Ascolterò Laura e ti penserò. A presto. Aveva capito che non era più il caso di flirtare con una donna sposata? Era un vero gentleman? “Bene, forse ho risolto... meglio così. Non posso permettermi il lusso di fare la sciocca! Sono innamorata di Andrea e sono una brava ragazza... lo sono sempre stata!” Già, non aveva mai tradito Andrea. Non aveva mai neanche pensato a quella eventualità. Il suo concetto d’amore era


semplice e chiaro: fedeltà e rispetto. Forse tutta la tensione dell’ultimo periodo era dovuta proprio a quella innocente cotta virt u a l e . Se ne era sbarazzata con poche parole. Era stata distaccata ma non troppo fredda, aveva cercato di fare un passo indietro... in realtà non si era mai lasciata andare molto. Aveva risposto sempre con fare timido, imbarazzato... basta sensi di colpa! Era ora di pensare ad altro. Si rimise a scrivere e a canticchiare. Iniziò a fare dei vocalizzi per schiarirsi la voce e poi... finalmente il messaggio di Dora! Ciao, sono felice di sentirti. Veramente tanto! Mi è successa una cosa bellissima... verso le sei dovrebbe passare Sabrina! Posso venire con lei? Tanto tra noi non ci sono segreti! Deve dirmi una cosa importante e bella che mi riguarda... vorrei condividerla con te... mi ha solo accennato qualcosa al telefono! Non vedo l’ora di conoscere i dettagli! Baci. Dora. P.S. In realtà le novità da raccontarti sono almeno due... Wow! Una bella notizia! Anzi no, addirittura due! Rosaria era quasi commossa. La sua amica si meritava il meglio... solo poche ore prima era ancora un po’ arrabbiata e adesso era al setti-

mo cielo per Dora. Si fece una risata e si diede della matta. Pensò a quanto fossero delicati gli esseri umani, così mutevoli e fragili. Così tormentati, a volte, da cose inutili e prive di significato. Pensò a quanto fosse importante riflettere con chiarezza e onestà su ciò che si prova realmente... non tanto verso gli altri, ma verso se stessi. Aveva davanti a sé uno specchio, aveva davanti a sé un’immagine meravigliosa: era ancora giovane, bella e circondata d’amore. Tra le sue amiche era sicuramente la più fortunata. Doveva ammetterlo... forse aveva frainteso la parole di Dora... aveva dato a quella discussione un significato che rifletteva il suo stato d’animo, pieno di sensi di colpa. Canticchiò, scrisse e riscrisse il testo, provò a stendere una melodia. Non era per niente soddisfatta! “Ci riproverò domani...” Il pomeriggio volò in un baleno, stappò un’ottima bottiglia di bianco e preparò il tavolo per l’aperitivo. I bicchieri di cristallo aspettavano solo di essere riempiti. Citofono, campanello, porta... eccole lì, le sue amiche. Sabrina e Dora! “Permesso...” Dora, con un filo di voce e lo sguardo sorridente, entrò per prima. Rosaria l’abbracciò, le diede un bacio sulla guancia. “Che bello vederti, vedervi... ho appena stappato una bottiglia di vino bianco, deve essere ottimo. Ci sono stuzzichini e patatine! Accomodatevi...” Le ragazze si misero subito a loro agio! “Io berrò solo un goccio di vino... ti ricordo che... non posso strafare!” Sabrina strizzò l’occhio a entrambe e intanto si accarezzò il ventre. “Caspita, hai ragione! Ti verso solo mezzo bicchiere, giusto per un brindisi. Dora ti ha detto della nostra discussione?” Sabrina la guardò negli occhi, con un fare quasi materno “Sì, mi ha detto tutto. Se volete parlarne, fate pure. Oppure iniziamo dalla mia novità? Beh, in realtà riguarda Dora! Le ho detto qualcosa

al telefono...” “Ti prego, raccontami tutto! Sono emozionatissima...” Dora trangugiò mezzo bicchiere di vino e poi iniziò a singhiozzare. Si guardarono tutte e tre e scoppiarono a ridere. “Ho conosciuto una donna molto affascinante, una pittrice, gallerista, talentscout e, udite udite, anche contessa! Ci siamo messe a parlare al museo d’arte contemporanea... lei ha comprato un quadro, trovato in un mercatino, e l’ha prestato al museo per la mostra Il labirinto dell’erede... l’opera è senza firma (Dora, poi mi spiegherai perché!). Ho riconosciuto subito l’artista... ovvero la nostra Dora! La contessa vuole assolutamente conoscerti, è entusiasta del tuo lavoro e del tuo talento.” “Caspita, ma è una cosa meravigliosa, Dora sei felice?” Rosaria le strinse la mano e poi le riempì nuovamente il bicchiere. “Sì, è un’ottima notizia! Non vedo l’ora di conoscerla... quel quadro... beh, se non ricordo male l’ho dipinto un paio di anni fa. Ero in una piazza, zona sud della città... sì, ho partecipato a un concorso del comune: ma non mi sono nemmeno classificata tra i primi dieci! Non ho firmato il quadro per pura dimenticanza! Ero così demoralizzata che... ho regalato il quadro a una signora! Le piaceva molto e voleva acquistarlo... io invece le ho detto: tenga pure! E me ne sono andata a casa. Se è finito in un mercatino, evidentemente, non doveva piacerle poi molto...” “Cosa importa com’è andata! Ti ha portato bene, molto bene!” Sabrina le diede una pacca sulla spalla e le sorrise.” “Domani la chiamerò e le darò il tuo numero di telefono... se vuoi ti accompagno! E la tua novità? Non mi hai ancora detto niente, racconta!” Dora arrossì “Ho conosciuto un uomo molto interessante, si chiama Beniamino...” “Ma non eri in malattia? Dove l’hai conosciuto?” Rosaria la guardò perplessa. “L’ho conosciuto a casa mia, è il medico fiscale che è passato l’altro giorno per la visita... non è assurdo?” Le ragazze la guardarono sbalordite! “Ora vi racconto tutto...” Dora socchiuse le palpebre e poi le fissò con un sguardo trasognato e il cuore pieno di emozione. Continua nel prossimo numero...

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PERSONAGGI LUOGHI

SULL’ALTOPIANO dell’oro rosso testo e foto di Vittorio Giannella

VEDERE PRATI FIORITI IN AUTUNNO? SI PUÒ. OGNI ANNO A NAVELLI E DINTORNI ACCADE UN MIRACOLO: MIGLIAIA DI CROCHI BLU FIORISCONO PER REGALARE UNA TRA LE SPEZIE PIÙ PREGIATE E USATE AL MONDO, LO ZAFFERANO. BASTA LASCIARSI GUIDARE DAL PROFUMO PER SCOPRIRE BORGHI FORTIFICATI SILENZIOSI E PAESAGGI MOZZAFIATO. IL TUTTO INCASTONATO TRA LE SELVAGGE VETTE INNEVATE DEL PARCO NAZIONALE DEL GRAN SASSOMONTI DELLA LAGA, IN ABRUZZO

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e meraviglie si scoprono quasi per caso. Come per la piana di Navelli, in provincia de L’Aquila, in Abruzzo, sconosciuta ai più ma nota ai buongustai di mezzo mondo perché qui si coltiva l’oro rosso, lo zafferano. L’estate è ormai un ricordo, ma su questo altopiano a 800 metri d’altitudine, dall’aspetto brullo, stretto tra montagne acuminate, la natura è in attività per realizzare un miracolo: far sbocciare milioni di corolle blu, i Crocus sativus, che danno lavoro per due o più settimane tra fine di ottobre e metà novembre a una novantina di agricoltori della cooperativa locale. A Civitaretenga, piccolo borgo di duecento anime che domina la piana sottostante a pochi chilometri da

Navelli, che a sua volta è un delizioso borgo medievale, esiste un agriturismo, che si chiama Casa Verde, gestito da soci della cooperativa, che permette di pernottare e assistere a tutte le fasi della raccolta e della lavorazione della spezia. Arriviamo nel tardo pomeriggio, fa freddo, c’è aria di neve, una socia ci avvisa che all’alba si comincerà a raccogliere i fiori perché nei prossimi giorni è previsto maltempo. Ci alziamo col buio e dopo un buon caffè ci avviamo verso i campi. Il motivo di questa levataccia sta nel fatto che i boccioli devono essere raccolti ancora chiusi e con la rugiada, perché la luce diretta del sole li rovinerebbe. È impressionante vedere le mani di questi raccoglitori che a ritmo di tre al secondo staccano con delicatezza le


PERSONAGGI

corolle screziate senza danneggiarne il prezioso contenuto. Gina, una socia, apre un bocciolo e ci mostra i tre stimmi rossi, praticamente lo zafferano, che dovranno essere staccati con cura. «Produrre un chilo di zafferano – spiega Gina – vuol dire aprire ben 200mila boccioli, operazione che si fa la sera, davanti al camino acceso, con donne e uomini che passano ore a raccontarsi le storie di una vita». Il primo a portare qui i preziosi bulbi era stato nel XIII secolo il monaco domenicano Santucci, originario di Navelli e, racconta Gina, «al contrario di altri luoghi dove il bulbo viene coltivato perennemente, qui gli stessi vengono cavati selezionati e reimpiantati ad agosto, una procedura più lunga e faticosa». Gina

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Tra fine ottobre e metà novembre intorno a Navelli, in provincia de L’Aquila, è il tempo della raccolta del pregiatissimo zafferano locale, rinomato in tutto il mondo e utilizzato dai migliori chef del pianeta per insaporire le proprie creazioni con questa magnifica, oltre che benefica, spezia, il cui prezzo si aggira attorno ai 12mila euro al chilo. Il primo a portare in zona i preziosi bulbi fu un monaco domenicano di Navelli nel XIII secolo.

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PERSONAGGI LUOGHI

Tutto l’altopiano è punteggiato da deliziosi borghi medievali fortificati immersi in silenziosi paesaggi incastonati tra le selvagge vette innevate del Parco nazionale del Gran Sasso-Monti della Laga. Fra questi quelli di Navelli (qui di fianco), Civitaretenga e Santo Stefano di Sessanio.

è felice perché in mattinata è entrato a far parte della cooperativa un ragazzo di 38 anni che abbassa l’età media dei soci. Gli stimmi rossi messi su una retina fine possono essere essiccati, un’arte che solo l’esperienza tramandata da secoli potrà trasformare questi bastoncelli, Dop dal 2004, in merce preziosa, pesata con strumenti da gioielleria, visto il prezzo attuale si aggira attorno ai 12mila euro al chilo. Gina è “la signora dello zafferano” e ci viene spontaneo chiederle dove assaggiare un po’ di delizie gialle, sì gialle, perché lo zafferano col calore acquista questo tipico colore. Senza indugi guarda in alto verso la montagna e ci suggerisce un agriturismo di Ofena, quattro tornanti più su. Qui la cucina casalinga, con prodotti tipici del territorio è ancora ben radicata, e infatti assaggiamo zuppe e arrosti rustici e fumanti, sagnette (un tipo di pasta locale) ai ceci colorati di zafferano, pecorini e formaggi deliziosi, come il canestrato Dop di Casteldelmonte.

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VERSO IL GRAN SASSO Continuando la salita nel cuore del Parco nazionale Gran Sasso-Monti della Laga, fino ai mille metri d’altitudine, raggiungiamo Santo Stefano di Sessanio, che ci appare dopo un tornante a gomito, con il campanile che sfiora il cielo blu cobalto e i tetti a tegole che si fondono e mimetizzano perfettamente con l’ambiente circostante e i campi geometrici di lenticchie. Un luogo armonico, dove nulla è fuori posto, dichiarato tra i dieci borghi più belli d’Italia. Che sia stato abitato dalla fiorentina famiglia dei Medici lo intuiamo dai numerosi stemmi apposti sulle finestre, logge e portali che si vedono girovagando negli stretti vicoletti del borgo, con l’aria impregnata del fumo dei caminetti che bruciano stocchi di faggio. Santo Stefano di Sessanio fu abbandonato dagli abitanti che emigrarono negli anni ‘50 in cerca di fortuna,

ma ammaliò, in occasione di una gita in moto, qualche anno fa, l’imprenditore italo-svedese Daniel Kihlgren, che l’ha trasformato in albergo diffuso ridando nuova vita ai vecchi palazzi che punteggiano il borgo. Lo ha recuperato talmente bene che non è stato minimamente scalfito dall’ultimo terribile terremoto del 6 aprile 2009. La notte giunge in fretta e promette tormente di neve, col vento che prova il suo concerto tra le piccole fessure di una finestra. La prima neve della stagione qui può, infatti, arrivare anche molto presto. Su, a 1500 metri di quota, Campo Imperatore è una piana magnifica circondata da alte cime che solleticano le nubi. In fondo si individua la vetta più alta di tutto l’Appennino: il Gran Sasso, un bastione di rocce di quasi tremila metri, che cela il ghiacciaio più meridionale d’Europa, il Calderone, riflesso in uno

dei tanti laghetti circolari utilizzati per abbeverare il bestiame che pascola semibrado sulla piana nella bella stagione. Si resta estasiati dalla grandezza degli spazi e dal paesaggio estremamente scenografico, luoghi che raccontano di viandanti e briganti, di tormente e bufere che quassù non incontrano ostacoli. Con una breve passeggiata si arriva al cospetto della solitaria chiesa di Santa Maria della Pietà a Rocca Calascio, location di numerosi film. Il vento è teso, gli steli d’erba secchi ed elastici. Piegandosi, indicano la direzione del vento, infreddoliti pensiamo che a Navelli l’ultimo fiore è stato colto, per un anno i campi riposeranno, mentre i chili di zafferano prodotti faranno il giro del mondo per insaporire i piatti dei migliori chef del pianeta e degli intenditori di questa magnifica, oltre che benefica, spezia...

Qui sopra, lo splendido borgo Santo Stefano di Sessanio, trasformato in albergo diffuso. Pernottarvi può rivelarsi un’esperienza davvero indimenticabile. Sopra, Rocca Calascio, luogo di grande suggestione e location di svariati film, e, in alto, una delle raccoglitrici di zafferano.

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PERSONAGGI

Sextantio Albergo Diffuso - foto di Mario Di Paolo

COME DOVE QUANDO

I RISTORANTI

· Antica Taverna via dell’Osteria, 13 Navelli - 0862/95.91.71 navelli.anticataverna.it · Il Cantinone via Boragno, 7 Santo Stefano di Sessanio 0862/89.91.16 · Agriturismo “Sapori di campagna” contrada Colonia Frasca, Km 7800 Ofena - 0862/95.42.53 saporidicampagna.com

Le cascate del torrente stiffe, uno dei gioielli naturalistici dell’area

FRA MITO E LEGGENDA Narra la leggenda, a proposito del fiore di zafferano, che un bel giovanotto di nome Croco stava attraversando la fitta foresta che attorniava Atene per recarsi a far visita ai genitori, quando, all’improvviso, vide in una radura alcune ninfe intente a cantare e danzare. Fu colpito da tanta bellezza e si innamorò di Smilace, la più bella e spigliata del gruppetto. Per molto tempo, tralasciando amici e famiglia,

Croco si recò nella foresta per incontrare la sua prediletta, ma la ninfa immortale, dopo qualche anno di adorazione, si stancò dell’umano spasimante, diventato ormai per lei un peso più che un piacere. Così, dopo un’ennesima lite, stizzita, trasformò Croco in un fiore lilla col cuore rosso fuoco. Sarebbe questa, dunque, secondo la leggenda e per la gioia dei più romantici, l’origine della preziosa spezia...

GLI ALBERGHI

· Sextantio Albergo Diffuso Santo Stefano di Sessanio 0862/89.91.12 - sextantio.it · Agriturismo Casa Verde Via Umberto I, 9 Civitaretenga - 0862/95.91.63 casaverdesarra.it · Albergo Diffuso “Rifugio della Rocca” Località Rocca Calascio Calascio - 338/8.05.94.30 o 340/4.69.69.28 rifugiodellarocca.it

GLI EVENTI DA NON PERDERE

· Le vie dello zafferano Sabato 1 novembre, molti dei ristoranti dei paesi dell’altopiano serviranno menù a 25 euro per cene con piatti a base di zafferano accompagnate da concerti. Domenica 2, a San Pio delle Camere, possibilità di partecipare in prima persona alla raccolta dello zafferano e percorso enogastronomico per le vie del borgo con degustazioni delle creazioni dello chef William Zonfa, nominato ambasciatore dello zafferano. Info: 320/8.76.06.58.

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EUROCHOCOLATE PERUGIA • FINO AL 26 OTTOBRE

Torna, a Perugia, l’appuntamento più dolce dell’anno. Per il ventunesimo anno consecutivo, Eurochocolate richiamerà nel capoluogo umbro migliaia di golosi di tutte le età accomunati dall’irresistibile passione per il cioccolato. MasterChoc è il tema scelto per l’edizione 2014 che utilizza una femminile immagine vintage per illustrare il claim “Non faremo torte a nessuno” e che al contempo guarda avanti, proponendo alcune significative anticipazioni della propria presenza ad Expo Milano 2015.

Eventi in SETTIMANA di Chiara Mazzei

comunità neolitiche affacciate sulla costa orientale dell’Adriatico, col fine di individuare una possibilità di incontro e di reciproco arricchimento.

LA FAMIGLIA ADDAMS

MILANO - TEATRO DELLA LUNA • FINO ALL’8 DICEMBRE

Per la prima volta in Italia la commedia musicale che ha ottenuto un grande successo a Broadway. La versione italiana, con la regia di Giorgio Gallione e le musiche originali di Andrew Lippa, vedrà come brillanti protagonisti Elio e Geppi Cucciari, rispettivamente nel ruolo di Gomez e di Morticia. I testi di Marshall Brickman & Rick Elice sono tradotti e adattati da Stefano Benni. Gli abiti di scena sono disegnati dallo stilista Antonio Marras.

LA BELLA ITALIA

BRESCIA - GALLERIA AGNELLINI •

27 OTTOBRE - 21 FEBBRAIO

linea l’importanza degli artisti italiani del secolo scorso che seppero imporre il proprio stile e le proprie idee in un panorama internazionale, conservando quella sensibilità che lega la pittura italiana al mondo della poesia e dell’immaginario e privilegiando l’arte piuttosto che decretando teorie. La mostra propone alcune opere di Balla, Sironi, De Chirico, Morandi.

IL MERCANTE DI VENEZIA ROMA - TEATRO QUIRINO • 21 OTTOBRE - 7 NOVEMBRE

Il capolavoro shakesperiano portato in scena dal maestro Giorgio Albertazzi, nei panni del mercante Shylock, con la regia di Giancarlo Marinelli. “Giorgio Albertazzi - ha detto il regista - ha fatto del “Mercante” un perfetto ibrido che sembra ora scritto da Strindberg e ora da Sartre, passando per la lussuria di Baffo e per i giocosi azzardi di Goldoni”. Biglietteria: tel. 06.6794585 Info: www.teatroquirino.it

ADRIATICO SENZA CONFINI

CASTELLO DI UDINE • FINO AL 22 FEBBRAIO

Il percorso espositivo intende far conoscere le più importanti acquisizioni di decenni di indagini archeologiche nell’Adriatico orientale, compiute da parte degli archeologi di Italia, Slovenia e Croazia. La mostra ha il proposito di rileggere la storia collettiva delle

Mario Sironi, Dinamismo di una figura, 1915

L’esposizione offre un percorso attraverso la pittura italiana del Novecento, presentando 34 opere dai primi anni del secolo fino al 1970. Il titolo sottoCONSIGLIACI UN EVENTO  Scrivi a Redazione Adesso, via Nino Bixio 7, 20129 Milano  redazione@edizioniadesso.com  Chiama il NUMERO VERDE GRATUITO 800 32 33 00

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LA PERSONAGGI MACCHINA DEL TEMPO

1972 VIAGGIO A RITROSO FRA MUSICA, CURIOSITÀ E PERSONAGGI di Stefano Fisico

IL PADRINO

Sembrava condannato ad allungare la lista dei soliti gangster movie, oggi è invece considerato un film culto del genere e una pietra miliare del cinema. Il padrino fece entrare il fenomeno “mafioso” tra i colossal di Hollywood senza che il termine “mafia” venisse pronunciato una sola volta nella pellicola. Non il solito film sulla mafia, tutto pallottole e sangue, bensì il tragico racconto di un’intera famiglia che mostrava le diverse facce di Cosa Nostra e che non poteva esaurirsi in una sola pellicola. Costato 8,5 milioni di dollari, Il padrino ne incassò il primo anno 81 milioni solo negli USA, arrivando a una cifra complessiva di tutti gli incassi internazionali e delle successive ristampe di circa 2 miliardi di dollari.

SCANDALO WATERGATE

Un vigilante scopre cinque scassinatori in azione nella sede del Partito Democratico al Watergate Hotel di Washington. Ben presto la polizia si rende conto di non trovarsi di fronte a un banale tentativo di furto, ma a una vera e propria azione di spionaggio orchestrata dallo staff del presidente

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Richard Nixon (membro del Partito Repubblicano), poi costretto alle dimissioni. L’operazione rientra in una più vasta azione di boicottaggio nei confronti del movimento pacifista, contrario alla guerra in Vietnam, che l’amministrazione Nixon è intenzionata a portare avanti. La vicenda sale alla ribalta della cronaca grazie a due reporter d’assalto del Washington Post, Bob Woodward e Carl Bernstein, insigniti del premio Pulitzer proprio per l’inchiesta Watergate.

BLOODY SUNDAY

La tragica domenica del 30 gennaio, ricordata anche dalla splendida canzone degli U2, in cui, a Derry, nell’Irlanda del nord, il 1º Battaglione del Reggimento Paracadutisti dell’esercito britannico aprì il fuoco contro una folla di manifestanti per i diritti civili, colpendone 26. 14 i morti, di cui ben 6 minorenni. I presenti all’avvenimento, tra cui molti giornalisti, affermarono che i manifestanti erano completamente disarmati. Nel 2003 un ex paracadutista inglese confessò di aver sparato a Barney McGuigan, che sollevava un fazzoletto bianco, uccidendolo.

©Kenneth Allen


Benvenuto a...

Nel

1972 nascono: 27 SETTEMBRE

Gwyneth Paltrow Nata a Los Angeles, è nel novero delle attrici più colte e ricercate dai registi, eletta nel 2013 Donna più bella dell’anno dalla rivista People. Dopo alcuni ruoli secondari, come la giovane Wendy di Hook - Capitan Uncino (1991), si mette in mostra come protagonista del film Emma (trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di Jane Austen). L’anno 1998 la lancia definitivamente tra le star di Hollywood con le splendide prove di recitazione che dà in Sliding Doors e Shakespeare in Love, che le regala un Oscar e un Golden Globe come Migliore attrice protagonista. È stata sposata col cantante dei Coldplay, Chris Martin, da cui ha avuto due figli.

11 NOVEMBRE

Alessia Marcuzzi Nata a Roma, è un personaggio popolarissimo della tv italiana, dov’è apprezzata per la sua autoironia, unita alla bella presenza scenica. Esordisce su Telemontecarlo e negli anni Novanta diventa uno dei volti più noti di Italia Uno. Raggiunge il successo con vari programmi come Mai dire gol, Festivalbar e Le Iene. In seguito ha recitato in diverse fiction, tra cui Carabinieri. Ha fatto la testimonial per numerosi spot pubblicitari ed ha posato nuda per alcuni calendari. Dal 2006 prende in mano il timone del reality show Grande Fratello, conducendolo per sette edizioni. Ha due figli, Tommaso, avuto dal calciatore Simone Inzaghi, e Mia, avuta dal dj e conduttore Francesco Facchinetti.

23 GIUGNO

Fabio Volo Da mattatore radiofonico ad autore di successo, è uno dei protagonisti del mondo dello spettacolo e della cultura. Nato a Calcinate, in provincia di Bergamo, Fabio Bonetti inizia come cantante e assume il nome d’arte “Volo”, derivandolo dal titolo di un suo singolo dance degli anni Novanta. Messosi in luce a Radio Capital, nel 1998 sbarca in TV con Le iene e ne diventa un personaggio di punta per tre edizioni. Il 2000 saluta il suo esordio di scrittore e i numeri lo spingono a proseguire: il primo romanzo, Esco a fare due passi, vende 300mila copie. Apprezzato anche sul set come attore (nel 2002 è candidato al David di Donatello per Casomai) e sceneggiatore, in alcuni casi di film tratti dai suoi libri, dal 2000 è protagonista su Radio Deejay del programma Il Volo del mattino. Nel 2013 pubblica, per Mondadori, il settimo libro La strada verso casa.

29 DICEMBRE

Jude Law

Quando l’eleganza del teatro classico inglese incontra il gusto per l’azione e gli effetti speciali del cinema americano. Così si riassume il percorso artistico di David Jude Heyworth Law, nato a Londra, e da qui partito alla volta degli USA, dopo una lunga gavetta sui palcoscenici inglesi. Nel 1999 è tra i nominati all’Oscar di Miglior attore non protagonista per Il talento di Mr. Ripley, sfiorando nuovamente la statuetta (stavolta di protagonista) nel 2004 con Ritorno a Cold Mountain. La sua popolarità si consolida con pellicole come A.I. - Intelligenza artificiale (2001), Sleuth - Gli insospettabili (2007) e Sherlock Holmes (2009 e 2011). Nella cronaca rosa, è diventato celebre per aver tradito la fidanzata storica, Sienna Miller, con la baby sitter, fatto di cui si scuserà pubblicamente.

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ADESSO

SALUTE

SINUSITE EVITARE L’ESCALATION

Importante, innanzitutto, combattere il normale raffreddore, Ricorrendo a rimedi naturali come tisane, fumenti e bagni caldi di Fabio Quinto

S

enso di pressione al volto, naso che cola continuamente con muco giallastro, mal di testa, tosse grassa, naso che si tappa. Sono i sintomi della sinusite, effetto del rigonfiamento dei seni paranasali, cavità rivestite di mucosa che si trovano all’altezza del naso, degli zigomi e sulla fronte. È un’infezione che si può presentare sotto varie forme e che va affrontata con adeguati trattamenti farmacologici. Tuttavia, esistono varie precauzioni per prevenire questa patologia oppure limitarne gli effetti. LE CAUSE Quando si viene colpiti da un raffreddore o da un’allergia, i tessuti dei seni paranasali si gonfiano e producono una maggiore quantità di muco, esattamente come avviene all’interno del naso. Il sistema di lubrificazione dei seni può bloccarsi e quindi il muco può rimanere intrappolato all’interno dei seni. Tutto ciò facilita lo sviluppo di batteri, virus e funghi, che possono provocare la sinusite.

un fattore di rischio e occorre prendere tutti gli accorgimenti del caso. I RIMEDI Quando si presentano i sintomi tipici della sinusite occorre innanzitutto consultare il nostro medico, che potrà prescrivere gli adeguati trattamenti farmacologici. Tuttavia, in aggiunta, possiamo ricorrere anche a dei rimedi naturali. Primi fra tutti, i fumenti o suffumigi, davanti a un pentolino d’acqua bollente e coprire la testa con un asciugamano. Nell’acqua va aggiunto dello zenzero, dell’aglio o dell’eucalipto con foglie di timo e gemme di pino. In alternativa potete utilizzare degli inalatori a getto

di vapore, che consentono di inalare acque termali (con acqua sulfurea o acqua di mare) e oli essenziali come lavanda, eucalipto elicriso, propoli, limone, camomilla e bicarbonato. Per questi usi va bene anche l’aerosol. Per combattere la sinusite potete anche massaggiare le parti indolenzite con del tea tree oil; oppure potete applicarvi una pastella a base di polvere di cannella. Tenete conto, poi, che bagni e docce calde aiutano a decongestionare le muscose, grazie ai vapori caldi. Infine, le tisane: tarassaco e liquirizia sono ottimi per combattere le tossine, mentre il decotto di marrubio, issopo e tussilagine è ottimo per fluidificare il muco.

LA PREVENZIONE Alcuni accorgimenti possono prevenire questa infezione. Soprattutto d’inverno, quando i riscaldamenti rendono l’aria all’interno della nostra casa più secca del normale. In questo caso provate a utilizzare l’umidificatore, in modo da mantenere un’umidità attorno al 4550%. Così facendo impedirete all’aria secca di irritare i seni paranasali, rendendoli meno soggetti alle infezioni. La sinusite non è contagiosa, ma a scatenarla sono spesso raffreddori: lavatevi quindi spesso le mani e scegliete un’alimentazione ricca di vitamina C, fondamentale per rafforzare il nostro sistema immunitario. Anche la rinite allergica è PER DIRE LA TUA O CHIEDERE CONSIGLI AI NOSTRI ESPERTI

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PSICO

LE DIPENDENZE

ADESSO

DEL NUOVO MILLENIO

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Se in passato il concetto di dipendenza si legava solo alle droghe, oggi riguarda anche lo shopping, Internet, il gioco... tutto ciò con cui creiamo un rapporto morboso e nocivo

n passato il concetto di dipendenza veniva sempre associato al mondo delle droghe: il tossicodipendente era una persona che non poteva fare a meno della sostanza per sopravvivere, anche se essa gli provocava più malessere che benefici, anche se lo riduceva ad una condizione di reietto sociale, spettatore in disparte ai margini delle vite altrui. Con il trascorrere del tempo e il propagarsi della cultura consumistica, sono emerse molte nuove forme di dipendenza, più subdole e meno riconoscibili, poiché legate ad oggetti socialmente riconosciuti e condivisi, che non generano dipendenza fisica ma psicologica. Ciò che quindi lega le nuove dipendenze, o new addiction come vengono attualmente chiamate, a quelle del passato è un rapporto perverso e nocivo per il proprio sé con qualcosa che diventa oggetto fondamentale per la propria esistenza, senza il quale essa perde di significato e valore. Che sia dipendenza da gioco (e non solo gioco d’azzardo al casinò, ma anche i banali gratta e vinci o le slot machine nei bar), da shopping, dalla pornografia o da internet, la sostanza, le dinamiche che sono alla base, sono pressoché le

medesime. Ogni soggetto, infatti, ha le proprie caratteristiche personologiche che conducono allo sviluppo di una dipendenza e, nella fattispecie alla dipendenza da quel determinato oggetto o condizione, tuttavia l’investimento affettivo che genera la costante ricerca dell’oggetto è il medesimo. Trattandosi di attività lecite e socialmente accettate, spesso non ci si rende conto del legame che si instaura, troppo concentrati sull’immediata sensazione di piacere e benessere che la fruizione comporta, liberando così la mente dalle difficoltà e dai problemi; tale liberazione, proprio come avviene sotto l’effetto di droghe o alcol, è però magica e poco reale: allo svanire dell’effetto, dell’inebriante sensazione di benessere derivante dalla vincita al lotto o dall’acquisto

di Silvia Coldesina PSICOLOGA

dell’ennesimo abito costoso, la realtà fa di nuovo capolino, con tutti i suoi problemi e le difficoltà che si trascina dietro. La ricerca di stati di alterazione della coscienza diventa quindi l’obiettivo della quotidianità, l’immediata soddisfazione del bisogno di evadere e di sentire la scarica dell’emozione positiva diventa l’unico scopo della vita che, altrimenti, appare come cupa e difficile da tollerare. Da soli è difficile rendersi conto di essere affetti da una problematica di dipendenza e quando gli altri se ne accorgono è perché il proprio funzionamento sociale è stato contaminato, perché l’oggetto della dipendenza ha acquisito un’importanza tale da superare le relazioni amicali, quelle amorose, le attività svolte quotidianamente come gli hobby e il lavoro, inficiandole e peggiorandone la qualità.

SI CARATTERIZZANO PER - Compulsività del comportamento, cioè bisogno di metterlo in atto ancora e ancora - Sensazione di benessere quando il comportamento compulsivo viene messo in atto - Presa di coscienza delle ripercussioni negative, ma incapacità di non mettere in atto il comportamento

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ADESSO

GENITORIN E FIGLI

IL CORPO È MIO, LO GESTISCO IO! Il significato psicologico di tatuaggi e piercing: il corpo è una tela su cui gli adolescenti dipingono i propri stati d’animo e che il genitore si sforza di decifrare

Q

uante volte nel mio studio mi sono imbattuto nelle preoccupazioni delle madri di fronte alla scoperta di un piercing o tatuaggio del proprio figlio, piangendo e reclamando che il suo corpo è di“proprietà” materna, il tutto aggravato dal fatto che era stato posto il totale veto familiare a qualunque forma di modifica corporea. Sembra che proprio da adolescenti si inizi il rito dell’abbellire il corpo con piercing e/o tatuaggi, come mai? Bisogna considerare alcuni elementi molto importanti: le motivazioni psicologiche ai cambiamenti fisici dell’adolescenza e il significato psicologico del

I

di Federico Crisalidi PSICOLOGO E PSICOTERAPEUTA

tatuaggio/piercing. La nuova attenzione dell’adolescente che con apprensione vive il cambiamento del proprio corpo sentendosi spesso inadeguato, sbagliato, anormale, per cui subentra la voglia di modificare il proprio corpo, è come se il ragazzo dicesse: “non riesco a fermarlo ma posso abbellirlo come voglio!” In questo modo il tatuaggio psicologicamente può avere quattro funzioni: una funzione esorcizzante, una terapeutica, una comunicativa e una funzione di tipo sociale. In parallelo con la nuova attenzione al corpo che cambia, c’è anche il bisogno, tipico in questa fase, di una maggiore

autonomia. Si parte proprio con qualche prova di indipendenza e man mano si acquista, anche attraverso il gruppo dei pari, una crescente indipendenza nei confronti dei genitori. “Il corpo è mio e lo gestisco io!” Alla pratica del tatuaggio e al piercing può essere dunque assegnato il compito di simboleggiare questo bisogno fisiologico. Ma ci può essere, in più, una componente di sfida, si affronta il dolore, il rischio e il divieto degli adulti. È interessante vedere come nell’antichità, specialmente nelle tribù, ma ancora oggi, tutto questo segnarsi sul corpo faceva parte di un rito obbligatorio per gli adolescenti che andavano verso l’età adulta, spinti proprio dai genitori, aveva lo scopo di farli diventare grandi affrontando prove e dolori, entrando allo stesso tempo a far parte del gruppo. Nella nostra società tatuaggi e piercing possono essere una prima e rapida forma d’approccio, un modo per presentarsi al mondo, un biglietto da visita: “questo sono io!”

COME AIUTARE TUO FIGLIO

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- È inutile minacciare o ricattare, si rischia di ottenere un effetto opposto, facendo sentire il ragazzo castrato nel suo modo di essere, alla prima occasione userà una ripicca preso dalla rabbia e motivato a trasgredire la legge superiore. - Ascoltare il ragazzo cosa vuole farsi, consigliandolo, analizzando insieme i pro e i contro di farsi un tatuaggio o piercing, ma cercando di non essere giudicanti o di imporre il proprio stato di sdegno. - Il tatuaggio è il simbolo di qualcosa, capire cosa in questo momento il ragazzo sta manifestando, il significato di cosa si vuole fare sul proprio corpo. La pelle diventa una lavagna su cui il mondo può leggere cosa vuole comunicare il ragazzo. - Cercare insieme a lui un posto igenico, dove andare insieme a farlo senza rischiare di prendere infezioni


ANIMALI

ADESSO

SE LA GATTA SI FIDANZA Sai come funziona il corteggiamento e l’accoppiamento tra gatti? Ecco alcune informazioni utili se vuoi che la tua gatta diventi mamma di alcuni teneri mici

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e stai pensando di far accoppiare la tua gatta perché desideri dei micini da accudire, sappi che il corteggiamento del maschio è abbastanza violento ma è comunque la femmina a stabilire le regole del gioco decidendo se concedersi e quando. TEMPI MATURI Una gatta raggiunge la maturità sessuale molto presto, intorno ai sei mesi di età, mentre il maschio matura più tardi, verso i nove mesi. Quando la gatta va in estro, cioè entra in calore, emette feromoni che attraggono i maschi che entrano in competizione per potersi accoppiare con lei. La femmina in estro appare particolarmente affettuosa, emette miagolii intensi, fa effusioni strofinandosi contro le persone e aumenta la frequenza delle emissioni di

di Marta Cerizzi

urina. Durante questo periodo la micia cerca continuamente le coccole e, se toccata, tende a mettersi in posizione accovacciata, con la coda rialzata, come se fosse pronta per l’atto sessuale. IL CORTEGGIAMENTO Le gatte non si concedono tanto facilmente: i maschi devono affrontare estenuanti lotte con gli avversari per conquistare l’amata tant’è che il pelo del collo nel maschio in calore s’infoltisce per proteggersi da graffi e morsi. Il rituale del corteggiamento può durare diverse ore, se non addirittura giorni, ed è tutt’alto che dolce: si susseguono finti attacchi alternati ad una serie di inseguimenti finché la femmina non viene immobilizzata e presa con i denti per la collottola, in questo modo la gatta è costretta ad assumere la posizione acco-

vacciata per agevolare il coito che dura pochi secondi. Le gatte durante l’accoppiamento possono sembrare sottomesse ma non lo sono affatto: se il maschio sceglie il momento sbagliato, e la femmina non si sente pronta, può andare incontro ad un rifiuto deciso ed essere perfino attaccato violentemente dalla femmina stessa. UNA SCELTA RESPONSABILE Tieni presente che una gatta in un anno può avere fino a tre cucciolate, arrivando a partorire decine e decine di cuccioli che rischiano di andare incontro ad una vita da randagi. Valuta pertanto l’opzione di sterilizzare la tua gatta e non pensare che sia una pratica contro natura: lo è molto di più rinchiuderla in casa, nel timore che possa rimanere incinta, impedendole così di sfogare i propri istinti.

I CICLI RIPRODUTTIVI I cicli riproduttivi delle gatte possono subire variazioni a seconda della razza di appartenenza e sono fortemente condizionati dall’esposizione al sole. Ecco perché le gatte entrano in calore in primavera fino all’autunno, quando le giornate si fanno più lunghe e ci sono più ore di luce. Quanto alle gatte domestiche, essendo sottoposte di continuo alla luce artificiale, è possibile che vadano in estro anche tutto l’anno.

GATTE MONOGAME? Le gatte, pur di garantire il proseguimento della specie possono arrivare ad accoppiarsi con più maschi alla volta, tuttavia si possono verificare casi di monogamia tra gatti: se due mici di sesso diverso vivono in armonia nella stessa casa possono giurarsi fedeltà per sempre.

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PERSONAGGI PET FITNESS

FATE SPORT CON I VOSTRI CANI di Angela Iantosca

ALDO LA SPINA Addestratore

EDUCATORE CINOFILO, RIEDUCATORE COMPORTAMENTALE CI SPIEGA IL DOG FITNESS

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mate gli animali e fate fatica a conciliare i suoi tempi con i vostri? Nessun problema. A voi ci pensa il dog fitness, che significa fare sport insieme al vostro cane. A parlarcene il comportamentalista Aldo La Spina, caposcuola degli educatori cinofili, primo in Italia ad aver introdotto l’educazione gentile del cane, le medicine naturali (Shiatsu, agopuntura, fiori di Bach), l’idroterapia in piscina e la riabilitazione per gli animali da compagnia. Aldo, cos’è il Dog Fitness? «Dog Fitness significa mantenersi in forma insieme al proprio cane. È un modo per fare movimento insieme al nostro amico a quattro zampe e per coinvolgerlo nella nostra attività senza lasciarlo a casa da solo, ma sfruttando l’occasione per godere della sua compagnia e aiutarlo a mantenere la salute». Come scegliere gli esercizi giusti? «Bisogna conoscere bene il cane, valutarne le condizioni e caratteristiche con l’aiuto del veterinario e magari anche dell’educatore cinofilo; allo stesso tem-

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po, conoscere bene noi stessi, andare dal medico e, per chi ce l’ha, consultare il personal trainer, per mettere a punto un programma adeguato. Non tutti i cani sono adatti alla corsa, alcuni si stancano troppo, come quelli piccoli, i cuccioli, gli anziani; anche una semplice camminata nel parco va fatta nel modo corretto, e può diventare un momento educativo verso il cane». Che cosa si fa nel Dog Fitness? «Si cammina, anche in gruppo; si corre insieme facendo sì che il cane stia con noi, adeguando il nostro passo al suo e insegnandogli a fare lo stesso con noi; si nuota e ci si tuffa insieme, si può perfino andare con il cane a fianco della nostra bicicletta… ma non sulle strade, dove è vietato». C’è un segreto? «Il segreto è fare una corretta preparazione graduale: il cane impara man mano quando è il momento di sguinzagliarsi nella corsa e quando il momento di fermarsi. Inoltre, bisogna conoscere i limiti e le potenzialità del proprio cane (per esempio, il Terranova adora l’acqua; con i pastori occorre fare attenzione perché tendono a inseguire le persone). Le diverse razze hanno sviluppato attitudini che emergono nel momento in cui si fa movimento insieme, e che occorre anche coltivare per il loro benessere». Quando è cresciuto il fenomeno?

«Negli ultimi decenni la convivenza con il cane è cambiata completamente, seguendo i cambiamenti sociali. Prima era un fenomeno soprattutto rurale e utilitaristico – cane da guardia, da pastore, da caccia, da difesa… oggi il cane è soprattutto urbano e da compagnia». Che risposta abbiamo in Italia? «L’Italia sta rispondendo molto bene a queste nuove esigenze. Basti pensare ai centri di educazione cinofila che – anche grazie al mio lavoro ormai quasi trentennale – stanno sorgendo ovunque; alle piscine per cani, che permettono loro di nuotare e fare riabilitazione fisica in caso di traumi; alla nuova attenzione al comportamento e all’etologia del cane da parte di professionisti come veterinari, operatori di canili, dog-sitter. I proprietari stessi sono sempre più attenti a non considerare il cane come un oggetto o un giocattolo, ma come un essere vivente sensibile che vive con noi e che ci può aiutare a vivere meglio». Ci sono cani da temere o il pericolo sono i padroni e come li addestrano? «Non esistono cani pericolosi di per sé. I cani che possono danneggiare gli esseri umani hanno subito traumi, abbandoni, violenze e maltrattamenti. Il cane impara da noi per imitazione, direi per osmosi: quello che gli proponiamo – o propiniamo – lo bevono come spugne perché noi siamo il loro punto di riferimento».


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Sua MAESTÀ il fungo Delicati e gustosi, i funghi si prestano a numerose preparazioni in cucina

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orcini, prataioli, champignon: di funghi ne esistono migliaia di varietà. Il loro gusto delicato e il loro profumo sono in grado di donare un aroma intenso a ogni pietanza. Tuttavia, bisogna stare attenti a quelli che si mettono nel piatto: alcuni, infatti, sono velenosi, ma di certo non li troverete al mercato. Quelli commestibili sono molto versatili: li potete usare per preparare un buon sugo per condire le tagliatelle o per farne un contorno per arrosti e selvaggina.

BENESSERE E LEGGEREZZA A ridotto contenuto di calorie e grassi, i funghi possono inserirsi in un regime alimentare equilibrato amico della bilancia. Come sempre, però, è bene non esagerare: si consiglia di non mangiarli

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più di 2-3 volte a settimana, perché non sempre sono di facile digestione. I funghi sono poi anche ricchi di sostanze preziose per il nostro organismo, come il fosforo, il potassio, le vitamine del gruppo B, le fibre e gli amminoacidi essenziali. A TAVOLA Crudi o cotti, i funghi sono una vera prelibatezza. È consigliabile prepararli entro le 24-48 ore dalla raccolta per poterne gustare appieno il buon sapore. Alcune varietà si possono mangiare al naturale, condite solo con un po’ d’olio. La maggior parte dei funghi, però, deve essere cotta dai 15 ai 20 minuti per evitare disturbi. La preparazione più classica e versatile è quella dei funghi trifolati, ideale per accompagnare la cacciagione, la polenta o anche il pesce.

FUNGHI SECCHI

Basta davvero poco per preparare i funghi essiccati. Procuratevi delle varietà grosse e mature, come i porcini, che dovrete tagliare per l’altezza in fette da circa 5 mm. Disponetele su una rete o su un canovaccio pulito, senza esporle direttamente alla luce del sole per evitare un’essiccazione troppo rapida. Durante la notte, poi, mettete tutto in un luogo chiuso e asciutto. Quando saranno pronti, conservateli in sacchetti per alimenti. Per farli rinvenire metteteli in una tazza piena di acqua tiepida e lasciateli così per qualche minuto. Poi strizzateli con le mani: saranno pronti per essere utilizzati.


Ricette a cura di Cookinglaura blog.alice.tv/cookinglaura

PERSONAGGI

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SPAGHETTI CON FUNGHI CARDONCELLI, ZUCCA E SALSICCIA

Le ricette Q

uante varietà di funghi ci riserva questa stagione! Coltivati o selvatici, possono essere mescolati insieme o utilizzati separatamente per dare ai piatti autunnali un carattere più o meno deciso. Controllateli bene quando li comprate: devono essere sodi e turgidi, dal profumo intenso. Provate gli champignon, considerati un po’ anonimi e insapori, crudi nell’insalata con dadini di pancetta croccante e nocciole, oppure saltati nel burro e messi in cocotte con delle uova da cuocere al forno. Oppure cimentatevi in queste due saporite ricette, realizzate con funghi selvatici dal sapore molto diverso ma egualmente ottimo.

Ingredienti per 4 persone • 300 gr di spaghetti grossi • 300 gr di funghi cardoncelli • 200 gr di polpa di zucca • 300 gr di salsiccia fresca • 1 spicchio d’aglio • olio extravergine d’oliva • sale, pepe In una padella fate soffriggere l’aglio intero in quattro cucchiai di olio, aggiungete la zucca tagliata a dadini piccoli e fate rosolare per due minuti, poi aggiungete la salsiccia, continuando la cottura per altri tre minuti, infine aggiungete i funghi e cuocete ancora per 5 minuti sempre mescolando, aggiungendo, se necessario, poca acqua. Salate e pepate alla fine. Cuocete gli spaghetti in abbondante acqua salata, scolateli al dente e versateli nella padella del condimento con un mestolo di acqua, facendoli mantecare bene. Completate, se volete, con parmigiano stagionato, grattugiato grossolanamente.

CRESPELLE AI PORCINI E RICOTTA DI CAPRA Ingredienti per 6 persone • 250 gr di farina • 4 uova • 400 ml di latte • 500 gr di ricotta di capra • 200 gr di porcini freschi • 50 gr di parmigiano grattugiato • Erba cipollina, prezzemolo • 1 spicchio di aglio • sale e pepe

Per le crespelle, mescolate le uova con la farina e aggiungete il latte freddo fino ad ottenere una pastella liquida. Scaldate una padella antiaderente da 20 cm di diametro, versateci una noce di burro e un mestolino di pastella, facendo girare il pentolino in maniera da formare una crespella tonda. Fate cuocere finché i bordi non saranno dorati, poi giratela con una paletta di legno e fate cuocere brevemente anche dall’altra parte. Continuate così fino ad esaurimento del composto, ungendo sempre la padella con pochissimo burro. Saltate i funghi porcini a lamelle non troppo sottili in tre cucchiai di olio aromatizzato con uno spicchio di aglio intero, fate cuocere per 5 minuti a fuoco forte, sempre mescolando, salate e pepate solo alla fine. Lavorate la ricotta con sale e pepe, aggiungete le erbe aromatiche, i funghi e il parmigiano, lasciandone da parte due cucchiai. Spalmate il composto sulle crespelle, arrotolatele e sistematele in una pirofila leggermente imburrata. Completate con qualche fiocco di burro e i due cucchiai di parmigiano messi da parte e fate gratinare al grill fino a doratura.

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SCAMBIO CASA

E VADO IN VACANZA! Con la crisi cresce il fenomeno dello scambiar casa, soprattutto tra le giovani generazioni e grazie al web: ecco come fare per viaggiare a costo quasi zero

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ai proprio bisogno di un weekend al mare ma la crisi ti costringe a rinunciarvi? La soluzione è lo scambio casa, ovvero la scelta di andare in vacanza “barattando” per un breve periodo la propria abitazione, prima o seconda, in città, al mare o in montagna. Uno chalet di montagna per un bilocale a Milano, un attico a Roma in cambio di un bungalow ai Caraibi: ogni scambio, purché reciproco e gratuito, è lecito. Lo scambio casa è così un modo economico, sociale e condiviso di viaggiare, che permette di azzerare i costi del pernottamento e ridurre molto anche quelli del vitto, poiché non si è costretti a mangiare sempre fuori. La pratica non è recente – è nata negli anni ’50 in Europa – ma è naturalmente con lo sviluppo di internet che i contat-

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di Stefano Padoan

ti e i baratti sono diventati sempre più facili e frequenti. Abbandonate così cornetta telefonica e carta da lettere per accordarsi tra loro, i turisti che scelgono di fidarsi del prossimo ora possono contare su una serie di servizi online che, in modo facile e garantendo la massima trasparenza, assicurano degli scambi proficui e senza brutte sorprese. Uno dei portali di home exchange più noti è homeexchange. com (fondato nel 1992 in California), che conta circa 55mila iscritti in oltre 150 Paesi del mondo; l’iscrizione sul suo sito italiano, Scambiocasa.com, è annuale e costa 7.95 euro al mese e può essere effettuata dopo un periodo di prova gratuito di 14 giorni, durante il quale l’utente prende familiarità con il meccanismo e può scoprire tutte le potenzialità del servizio. Homelink.

it, altro network del settore attivo dal 1953, che in Italia ha un migliaio di associati e 14mila iscritti nel mondo, chiede invece una quota annuale di 120 euro (60 euro per l’iscrizione di sei mesi, 220 euro per due anni). Una volta divenuti soci, è possibile vedere le case messe nel circuito, accedere al profilo di chi si propone per scambiare la casa e creare la propria scheda cliente, con le foto dell’abitazione ma anche con tutte le informazioni relative al nucleo famigliare, alle proprie esigenze, ai servizi offerti come la possibilità di avere un’auto a disposizione. A quel punto si potrà iniziare ad inviare e ricevere proposte. E se pensi che la tua abitazione sia poco appetibile, aspetta a dirlo: il fascino che il nostro Paese suscita all’estero è sempre irresistibile.


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PERSONAGGI CASA DOLCE CASA

LA TENDA CHE TENTA È L’ELEMENTO D’ARREDO CHE PERMETTE DI CAMBIARE COMPLETAMENTE L’ASPETTO DI UNA STANZA. FATE ATTENZIONE A COLORE, FANTASIE E TESSUTI PER UN RISULTATO DA ARCHITETTI di Alice Dutto

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er rivoluzionare completamente una stanza non serve cambiare la disposizione dei mobili o il colore delle pareti. C’è un dettaglio molto più economico e veloce per renderla più accogliente, colorata o, addirittura, più grande: le tende. È importante dunque fare attenzione a quali si usano per valorizzare al meglio gli ambienti di casa.

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LA SCELTA DEL COLORE

Il colore è di sicuro l’elemento che incide maggiormente sul risultato finale. Le tende più tradizionali, che stanno bene proprio dappertutto, sono quelle bianche, che lasciano filtrare la luce naturale in tutta leggerezza. Se le volete colorate fate attenzione ad abbinarle correttamente alle tinte dei mobili già presenti nella camera. Potete optare per colori complementari, ma è meglio evitare quelli molto accesi se la finestra è piccola e lo spazio ristretto. In questo caso, preferite tinte tenui, come il beige o il color crema, che ben si accordano con ogni genere di locale.

UNA QUESTIONE DI FANTASIA

Anche per quanto riguarda le fantasie e le decorazioni fate attenzione a non

di Alice Dutto

esagerare e scegliete sempre quelle che meglio si abbinano con l’ambiente circostante. Qualunque sia il colore e il motivo che sceglierete, ricordatevi di riprenderlo in qualche dettaglio dell’arredamento, come i cuscini del divano o gli strofinacci della cucina. Una scelta di gusto che darà un effetto più omogeneo e gradevole alla vista: sembrerà tutto più coerente e ordinato.

L’IMPORTANZA DEI MATERIALI

Di cotone, broccato, lino e seta. I materiali con cui è possibile realizzare le tende sono moltissimi. Più leggero lo sceglierete, maggiore sarà la luminosità nella stanza. Broccati e tessuti, invece, impediranno di vedere all’interno della casa e vi garantiranno una maggiore privacy, ma renderanno più cupi gli ambienti.


PERSONAGGI BRICONSIGLI

HALLOWEEN FAI DA TE È

una festa che proviene dall’altra parte del mondo, è la notte degli spiriti, dei fantasmi e delle spaventose creature che popolano le tenebre: è la notte di Halloween! Festività proveniente dalla tradizione americana, da qualche anno Halloween sta prendendo piede anche in Europa: nei negozi sono già apparse le prime decorazioni a tema, i bambini si preparano ad andare di casa in casa per il classico “dolcetto o scherzetto” e i più grandi cominciano ad organizzare feste e party… Da paura! Anche noi non vogliamo essere da meno: rimboccatevi le maniche perché abbiamo deciso di far diventare le vostre case tremendamente paurose, pronte ad accogliere gli impavidi bambini che busseranno alla vostra dimora la sera del 31 ottobre!

LA ZUCCA INTAGLIATA

La zucca intagliata è il simbolo di Halloween per eccellenza: negli Stati Uniti è conosciuta come il nome di Jack O’ Lantern e la notte del 31 ottobre, debitamente illuminata, è esposta sui davanzali delle finestre o fuori dalla porta di casa. Partecipiamo anche

noi a questa tradizione d’oltreoceano e impariamo a intagliare la zucca con le nostre mani. Procurati quindi una zucca di medie dimensioni, facendo attenzione alla sua forma: deve essere regolare, così da agevolare il nostro lavoro. Avrai poi bisogno di un pennarello nero, di un coltello per tagliare e di un cucchiaio per svuotare. Per prima cosa lava la zucca, poi, con il pennarello, disegna un cerchio del diametro di 10-15 cm sulla parte superiore della zucca, mantenendo come centro il picciolo della stessa. A questo punto, con un coltello seghettato, taglia la zucca in orizzontale, seguendo i bordi del cerchio. Creata l’apertura, comincia a svuotare la zucca della polpa e dei semi servendoti del cucchiaio, raschiando bene le pareti. Ora che la zucca è vuota, possiamo cominciare a intagliarla. Sempre con il pennarello, disegna occhi e naso a forma di triangolo e successivamente la bocca, scegliendo un’espressione terrificante. Ora, con il coltello, segui i bordi del disegno, intaglia la zucca e, delicatamente, elimina le parti in eccesso facendo pressione verso l’interno. La nostra zucca è quasi pronta: per migliorare l’effetto e rendere la

ADESSO

di Serena Fogli

tua creazione ancora più terrificante non ti resta che porre al suo interno un lumino acceso e… Che la magia abbia inizio!

I FANTASMI

In una perfetta casa a tema Halloween possono forse mancare i fantasmi? Realizzarli è davvero semplicissimo! Procurati dei palloncini neri e gonfiali con l’elio, in modo che, una volta pronti, riescano a librarsi nell’aria e a muoversi al passaggio del vento. Prendi delle vecchie lenzuola bianche e ritaglia dei quadrati abbastanza grandi da ricoprire tutta la superficie del palloncino, facendo avanzare anche della stoffa verso il basso. A questo punto disegna sulla stoffa due forme ovali, che rappresentano gli occhi dei fantasmi, e ritaglia il tutto con le forbici. Utilizza ora della colla vinilica per attaccare la stoffa al palloncino e… Il gioco è fatto! Puoi far svolazzare i tuoi fantasmi in casa, nel caso sia in programma una festa a tema, o assicurarli con un filo fuori dalla porta, dalle finestre o in giardino così da accogliere nel migliore dei modi i bambini che busseranno per il classico “dolcetto o scherzetto”.

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ADESSO

POLLICE PERSONAGGI VERDE

IL GIARDINO D’INVERNO

di Alice Dutto

COME PREPARARE IL GIARDINO ALL’INVERNO? QUALI SONO I LAVORI DA FARE E GLI STRUMENTI DA UTILIZZARE? ECCO TUTTE LE RISPOSTE PER PROTEGGERE FIORI E PIANTE

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estate è finita e voi siete riusciti a far sopravvivere le vostre piante nonostante il caldo e le vacanze? Benissimo, ora è il momento di proteggerle dal freddo dell’inverno che sta arrivando.

DENTRO E FUORI

Dopo aver eliminato fiori, foglie e rami secchi, spostate le piante più delicate in uno spazio riparato, come una serra o la veranda di casa. Le piante che rimarranno all’esterno devono essere riparate per evitare che soffrano.

PREPARATE IL TERRENO

Raccogliete le foglie secche che si sono accumulate e usatele per fare del compost domestico con cui nutrire le vostre piante. Dopo vangate il terreno per farlo respirare e permettere agli uccelli di individuare con più facilità gli insetti nocivi da eliminare.

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LA POTATURA

Appena le temperature si abbassano, cominciate a potare gli alberi da frutto. Munitevi di una forbice da giardiniere e di un troncarami: con la prima diradate la parte centrale della pianta, eliminando i rami più giovani e facendo così filtrare la luce. Con il secondo togliete i rami più grossi, che rischiano di ostacolare lo sviluppo degli altri. Alcuni giardinieri poi eseguono la potatura delle rose in questo periodo, mentre altri preferiscono la primavera. Se decidete per l’autunno, accorciate le piante di almeno due terzi, in modo da proteggerle dal vento che potrebbe spezzarle.

LA PACCIAMATURA

Il lavoro più importante per proteggere le piante è la pacciamatura. Si tratta di materiale organico che si distribuisce intorno al fusto delle piante per evitare che siano troppo dan-

neggiate dal freddo. Si usano: torba, stallatico maturo e foglie secche. Nei vivai o nei negozi di giardinaggio ci sono dei sacchi già pronti a base di corteccia di pino. Stendete il mix di elementi con una forca e fate un mucchietto attorno al tronco di 3-10 centimetri d’altezza. La pacciamatura si può fare anche con materiali diversi come i teli di plastica o, se si vuole impattare di meno sull’ambiente, con quelli biodegradabili.

COSA PIANTARE

Si possono avere fiori anche in inverno: procuratevi i bulbi e le piante a fioritura invernale e il colore non smetterà mai di essere il protagonista del vostro giardino. Questo è anche il momento ideale per creare delle talee e dare vita a nuove nuove piante: ad esempio, potete fare quelle di rosmarino o di menta.



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FAI DA TE

zucca, bellezza a portata di mano

di Serena Fogli

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a zucca è la regina dell’autunno e questo è il periodo perfetto per portarla in tavola realizzando piatti sani e gustosi. Le proprietà della zucca, tuttavia, non sono esclusivamente culinarie perché possiamo farne anche il nostro segreto di bellezza! Questo ortaggio, infatti, vanta innumerevoli proprietà benefiche per la pelle del viso e del corpo perché è in grado di idratare, purificare e levigare l’epidermide. Inoltre, grazie ai suoi particolari componenti, la zucca contrasta i radicali liberi e, di conseguenza, l’invecchiamento precoce. Perché non farne quindi l’ingrediente base di maschere e creme corpo? Basta davvero poco tempo per preparare in casa tutto ciò di cui abbiamo bisogno per nutrire la nostra pelle: le ricette sono semplici e dal sicuro effetto benefico! MASCHERA PER IL VISO Preparare una maschera per il viso a base di zucca è davvero molto semplice. Oltre a questo ortaggio, la nostra ricetta di bellezza prevede l’uso di due

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cucchiai di yogurt e due di miele. Per preparare questa maschera per il viso avrai bisogno di quattro cucchiai di zucca cotta al vapore, da unire, in una ciotola, allo yogurt e al miele. Schiaccia la polpa aiutandoti con una forchetta e, con un cucchiaio, amalgama bene tutti gli ingredienti fino a quando non si sarà formata una cremina senza troppi grumi. La nostra maschera di bellezza è pronta: non ti resta che applicarla sulla pelle pulita del viso e lasciarla agire per una ventina di minuti. Risciacqua e poi utilizza la tua abituale crema idratante. La tua pelle avrà acquistato un grado di morbidezza in più! SCRUB VISO La zucca è perfetta anche per realizzare un ottimo scrub per il viso: essendo ricca di antiossidanti, è ottima per eliminare le cellule morte della pelle e favorire la rigenerazione cellulare. Per preparare lo scrub hai bisogno di 200 g di zucca senza buccia, 3 o 4 cucchiai di zucchero di canna e un cucchiaio di olio d’oliva. Taglia la zucca e cuocila in forno per una

ventina di minuti o almeno fino a quando non si sarà ammorbidita. A questo punto, dopo averla fatta raffreddare, puoi frullarla e aggiungere lo zucchero e l’olio. Mescola fino a quando gli ingredienti non si saranno amalgamati e applica lo scrub sul viso con movimenti circolari. Sciacqua la pelle e sentirai subito la differenza! TRATTAMENTO PER IL CORPO La zucca non solo è ottima per la pelle del viso, ma è perfetta anche per quella del corpo, perché in grado di nutrirla in profondità. Per realizzare questo trattamento corpo, uniremo alla zucca anche la cannella, che ha proprietà antibatteriche, e l’olio di cocco, dal potere superidratante. Utilizziamo 400 g di purea di zucca alla quale devono essere uniti 200 g di olio di cocco e un cucchiaino di olio essenziale di cannella. Mescola il tutto fino a quando non otterrai un composto omogeneo e, a questo punto, applicalo sulla pelle massaggiando con movimenti lenti e profondi. Lascia agire il trattamento per circa dieci minuti e poi risciacqua con acqua tiepida.


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OROSCOPO

dal 23 al 29 ottobre

BILANCIA

TORO

dal 23/9 al 22/10

dal 21/3 al 20/4

dal 21/4 al 20/5

A volte ritornano è il leitmotiv della settimana. Un vecchio amore, un amico del passato, una questione lavorativa che pensavate chiusa, torneranno alla ribalta più agguerriti che mai. Che i risvolti di questa sorpresa siano positivi o negativi, dipende solo da voi.

Ultimamente siete stati molto presi da impegni lavorativi e familiari, che vi hanno sottratto molte energie. Dovreste concedervi un po’ di pausa, dedicarvi del sano relax e ritagliare uno spazio tutto per voi. Cominciate a dire qualche no. Non ucciderà nessuno e aiuterà la vostra salute (fisica e mentale).

Qualche problema finanziario vi sta dando preoccupazioni: alternate momenti di ottimismo a momenti di grande sconforto. Cercate di avere fiducia che tutto si metterà a posto e non trascinate nel pessimismo anche le persone che vi stanno accanto. A volte tendete ad ingigantire i problemi.

ARIETE

denaro

amore

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GEMELLI

CANCRO

LEONE

dal 21/5 al 21/6

dal 22/6 al 22/7

dal 23/7 al 22/8

Quando vi viene spontaneo giudicare gli altri, provate, prima, a mettervi nei loro panni. Spesso degli atteggiamenti che voi trovate scorretti dipendono solo da insicurezza o difficoltà a relazionarsi con gli altri. Siate più clementi, dunque, con chi se lo merita.

Ricordate che dalla ragione è un attimo passare al torto. Se, a buon diritto, siete esasperati da una situazione, affrontatela in maniera matura attraverso un confronto, invece che accumulare tensione e rabbia ed esplodere tutto in un colpo. Imparate questa lezione per la vostra vita in generale.

Sempre più spesso ripensate ad una vecchia amicizia andata a rotoli soprattutto a causa del vostro temperamento a tratti troppo irascibile e possessivo. Se volete recuperare un rapporto, un primo importante passo potrebbe essere lavorare sui vostri lati caratteriali più spigolosi.

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amore

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VERGINE

SCORPIONE

dal 23/8 al 22/9

dal 23/10 al 21/11

dal 22/11 al 20/12

Le occasioni di rinascita sono dietro ad ogni angolo, ma prima è necessario che siate voi stessi propensi a rinascere. Le delusioni vi hanno lasciato brutti segni, ma confidate ancora nelle persone valide e positive. In giro ce ne sono tante!

Il mantra della settimana per voi deve essere: andare oltre. Vi siete sentiti sopraffatti dall’arroganza altrui? Delusi e amareggiati dal comportamento di chi amate? Innervositi sul lavoro da atteggiamenti poco professionali? Tutto deve scivolarvi addosso come acqua. Voi siete oltre. Basta andarci.

Per voi, amici del Sagittario, la settimana sarà decisamente positiva. Un buon equilibrio col vostro corpo, raggiunto e consolidato, vi aiuterà a sentirvi particolarmente in pace col mondo. Da questa base, sarà facile sviluppare incontri molto interessanti.

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CAPRICORNO

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SAGITTARIO

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ACQUARIO

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PESCI

dal 21/12 al 19/1

dal 20/1 al 18/2

dal 19/2 al 20/3

Nel week end vi verrà voglia di novità: improvvisate un giretto romantico col partner oppure una gita avventurosa con gli amici. Anche solo un paio di giorni in luoghi per voi inesplorati vi daranno una carica immensa.

La settimana si prospetta densa di avvenimenti. Molti impegni lavorativi che, tuttavia, potranno portarvi anche nuove, interessanti, conoscenze. Non lasciatevi scappare nessuna occasione.

Periodo densissimo sul lavoro: scadenze, questioni delicate da risolvere, nuove idee da tirare fuori dal cilindro. Se siete con la lingua di fuori, cercate di tenere duro perché a breve potrete riprendere fiato. E con soddisfazione.

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PRESTIFACILE è un iniziativa pubblicitaria e promozionale alla quale aderisce l’Agenzia in Attività Finanziaria con n° d’iscrizione OAM A9357 mandataria dell’intermediario Mediocredito Europeo S.p.A. L’iniziativa si limita a pubblicizzare un servizio non erogato direttamente dal titolare della campagna pubblicitaria. Il marchio Prestifacile è concesso in uso. Per ulteriori informazioni e circa le condizioni contrattuali e le informazioni europee di base sul credito ai consumatori, si rimanda ai fogli informativi presenti in filiale nonchè al contatto con l’intermediario autorizzato. I prestiti a protestati e cattivi pagatori sono negati ai lavoratori autonomi, poichè concessi esclusivamente nella forma della Cessione del Quinto dello stipendio o della pensione. Messaggio Pubblicitario promozionale.


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