n. 14 ADESSO settimanale

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settimanale di COSTUME E attualità n.14 ANNO I • 06 novembre 2014 • € 1,50

le tue storie, le tue emozioni

BRAD & ANGELINA EROS, COMPLICITÀ E... UNA FAMIGLIA SEMPRE PIÙ GRANDE

CLIVE OWEN

SONO PAZZO DI MONICA BELLUCCI

SERGIO MUNIZ

TUTTE MI VOGLIONO MA IO HO GIÀ DUE AMORI

KATIA FOLLESA

SIAMO BELLE ANCHE CON QUALCHE CHILO IN PIÙ

Michelle

HUNZIKER Il mio Tomaso...

BEATO FRA LE DONNE!



EDITORIALE

“O dei immortali, non vi è di peggio che un ignorante, che non riconosce nulla giusto se non quello che piace a lui.” Publio Terenzio Afro

BULLISMO

A PALAZZO MADAMA In un periodo in cui si attendono le grandi riforme e si cercano nuovi strumenti istituzionali per tutelare deboli e minoranze, la Costituzione oggi è guida e fonte ispiratrice. Non solo. C’è una parte non riformabile della Costituzione che riguarda direttamente il comportamento che devono avere le persone che ricoprono una qualsiasi funzione pubblica. All’articolo 54 si pretende “disciplina e onore”. E in Italia esiste una parte politica che sull’onore e sulla disciplina ha costruito interi programmi elettorali, ma i comportamenti di alcuni rappresentanti dimostrano il contrario. Il senatore Maurizio Gasparri in anni di presidio di social network ha raccolto un’antologia di frasi indicibili, posizioni insostenibili, maleducazione dichiarata fino ad arrivare all’ultimo atto di vero e proprio cyber-bullismo.L’ultimo pezzo pieno di odio e disprezzo twittato dal senatore Gasparri è stato rivolto al rapper Fedez. La vicenda, che sta giustamente avendo una forte eco, inizia quando il senatore critica Fedez per le dichiarazioni contro la manifestazione “stop invasione” della Lega nord. Cito “quel #cosodipinto ispira pena, si fa orrore e si nasconde a se stesso”. Sebbene priva di alcun

significato, questa schermaglia iniziata via Twitter riguarda per ora un musicista maggiorenne e vaccinato e un senatore dal tastierino facile. Non fosse altro che ad un certo punto della discussione interviene una giovane fan del rapper che ne prende le difese: “caro Gasparri il ‘coso colorato’ è una persona pulita e umile a differenza tua che sei sporco e te lo credi per essere un deputato!”. Età della ragazza: 13 anni. La reazione di Gasparri è incredibile, osserva la foto della ragazza e colpisce sul suo aspetto fisico: “Meno droga, più dieta, messa male”. C’è un momento in cui i problemi del proprio corpo diventano importanti, c’è un momento in cui la solitudine e la diversità possono sopraffare le azioni di una persona. C’è un momento in cui bisogna prestare attenzione alle parole specialmente quando atti di sevizie, insulti e comportamenti deprecabili accadono e compaiono nelle notizie di cronaca tutti i giorni. C’è un momento in cui una persona adulta, specialmente se rappresentante del popolo italiano, dovrebbe pensare prima di scrivere. Andrea Minoia direzione@edizioniadesso.com

ADESSO



ADESSO SOMMARIO GIOVEDÌ 06 NOVEMBRE 2014 · N. 14

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TEATRO Pino Strabioli per spettacoli alla portata di tutti

64. PERSONAGGI Andrea Pucci

24 MICHELLE HUNZIKER

06. FOTO DELLA SETTIMANA Montagna delle meraviglie 08. ATTUALITÀ Le foto della settimana 10. FORUM DI ADESSO Lettrici protagoniste 12. LA VITA È ADESSO L’Italia solidale vista da Lorella 15. FATTI DI UN TEMPO Accadeva in questa settimana 16. ATTUALITÀ In primo piano News dall’Italia e dal mondo 18. FINESTRE SULLA CITTÀ I buoni lavoro contro la disoccupazione 20. I TUOI DIRITTI Incidenti stradali, come districarsi al meglio 22. IMPEGNO PER GLI ALTRI Sos degrado stazioni dei treni 32. PERSONAGGI Vincenzo Salemme 34. PERSONAGGI Fatima Trotta 36. MODA Look & people 42. BELLEZZA Proteggere la pelle

© M. Alessi

L’amore, il recente matrimonio, la terza figlia in arrivo, i successi professionali e l’impegno profuso a favore delle vittime di violenza. Il meraviglioso mondo della donna del momento

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IN ONDA

Questo nostro amore 70 con Anna Valle e Neri Marcorè 46. TV Simone Rugiati 48. PERSONAGGI Rita Forte 50. PERSONAGGI Katia Follesa

TEATRO

Sergio Muniz, il più desiderato dalle donne 52. PERSONAGGI Sveva Sagramola 54. IN ONDA I Re della Griglia 56. CINEMA I film in uscita

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68 ADESSO... È AMORE Angelina Jolie & Brad Pitt e la loro grande famiglia 66. LIBRI Tutte le novità 74. STORIE ED EMOZIONI

L’Istituto Mario Negri

28 CLIVE OWEN Il divo hollywoodiano, fra i sex symbol più amati del grande schermo

PAPA FRANCESCO Il mondo del Pontefice fra novità, viaggi e parole di speranza

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ADESSO

SETTIMANALE N. 14 - 06 NOVEMBRE 2014, anno I Direttore Editoriale ANDREA MINOIA direzione@edizioniadesso.com Direttore Responsabile Sergio Greci Caporedattore Vincenzo Petraglia vincenzo@edizioniadesso.com Redazione redazione@edizioniadesso.com Chiara Mazzei (Cultura e società) chiara@edizioniadesso.com

78 GRANDI ITALIANI Eduardo De Filippo, a trent’anni dalla scomparsa il ricordo di uno dei più grandi protagonisti del teatro italiano e mondiale 80. 82. 87.

Lorella Cuccarini (Storie di solidarietà) Stefano Fisico (Caposervizio musica e spettacolo) fisico@edizioniadesso.com Federica Piacenza (Moda) moda@edizioniadesso.com

PERSONAGGI

Luigi De Filippo

Progetto grafico KYTORI s.r.l. www.kytori.com - info@kytori.com

INCHIESTA

Giornalisti coraggiosi PUNTI DI VISTA

Grafica ed editing Michele Magistrini (Caposervizio) Sebastian Páez Delvasto Laura Pozzoni

Promesse renziane

Direzione marketing Ciro Montemiglio

110 CUCINA CREATIVA Riso per tutti i gusti!

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SPESA CONSAPEVOLE Risparmia con frutta e verdura di stagione

116. CASA DOLCE CASA

Illusioni ottiche, per rendere più grande la nostra casa

Ricerca iconografica Carlo Sessa Foto e illustrazioni Kikapress, Corbis, Fotolia, The Noun Project Hanno collaborato: Manuela Blandino, Lorenzo Bordoni, Marta Cerizzi, Silvia Coldesina, Federico Crisalidi, Alice Dutto, Serena Fogli, Massimo Lanari, Luca Foglia Leveque, Laura Frigerio, Angela Iantosca, Matteo Merlini, Franco Neri, Stefano Padoan, Ettore Rizzo,Giulio Serri, Irene Spagnuolo, Marco Tessaroli, Roberta Valentini

117. BRICONSIGLI

Il cambio dell’armadio

92. 94.

CONTROCORRENTE

Alessandro Fontana NARRATIVA

118. POLLICE VERDE

Trasformare i rifiuti in concime naturale per le piante

I racconti di Adesso

118. FAI DA TE

Eventi in Italia

120. OROSCOPO

102. AGENDA

104. LA MACCHINA DEL TEMPO

1973: viaggio a ritroso fra musica, curiosità e personaggi

La castagna ti fa bella

©MP Mirabilia sistemi

Stampa Grafiche Mazzucchelli S.p.A. Via Cà Bertoncina, 37 24068 Seriate (BG)

Farmaci antidepressivi: rischio abuso

107. PSICO

L’importanza del sonno

108. GENITORI E FIGLI

Bullismo: vittime e carnefici Un coniglietto per amico

Vieni a trovarci su Facebook, cerca la pagina Adesso

Raccolta Pubblicitaria MediaAdv S.r.l. Via A. Panizzi 6, 20146 Milano Tel. 02.43.98.65.31 - 02.45.50.62.59 info@mediaadv.it Redazione Via Nino Bixio 7, 20129 Milano milano@edizioniadesso.com

106. SALUTE

109. AMICI ANIMALI

SO.FIN.COM. S.p.A. Via San Lucio 23, 00165 Roma info@sofincom.com

96 TARANTO E LA TERRA DELLE GRAVINE Fra natura, archeologia e arte rupestre

Distribuzione per l’Italia SO.DI.P. “Angelo Patuzzi” S.p.A. Via Bettola 24, 20092 Cinisello Balsamo (MI) Tel. 02.66.03.01 Copyright 2014 Sofincom S.p.A. Tutti i diritti riservati. Testi, fotografie e disegni contenuti in questo numero non possono essere riprodotti, neppure parzialmente, senza l’autorizzazione dell’Editore. Settimanale registrato presso il Tribunale di Milano n.89- 14/03/2014. Una copia: 1,50 euro



ADESSO

FOTO DELLA SETTIMANA

MERAVIGLIOSA MONTAGNA Sul Monte Jungfrau, uno dei più alti delle Alpi Svizzere (4158 metri), un gruppo di scalatori ha dato vita a coreografie di grande suggestione. Se possiamo ammirare queste favolose immagini è grazie a una fotocamera con obiettivo fisheye montata su un drone che ha seguito in volo tutta l’impresa degli scalatori. Davvero mozzafiato.

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ADESSO

Una Settimana in foto PERSONAGGI

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TI DICO SÌ... MA DOVE?

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SPECCHIO DELLE MIE BRAME... CHI SONO?

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ASTA DA BRIVIDO 8

1. Lisa Gant e Alex Pelling sono assolutamente intenzionati a convolare a nozze. E se lo sono promessi e giurati circa 60 volte in 60 posti diversi. Ma il posto ideale ancora non l’hanno trovato. E allora se la girano in tutto il mondo per cercare la location perfetta per i loro sì. I soldi, nel frattempo, sono finiti, ma il loro amore no. 2. Forse a questo punto la domanda da porre allo specchio non è più “Chi è la più bella del reame?” ma... “quella sono io?” Per la rubrica: abbiamo perso il senso della misura, ad aggiungersi alle numerose star che hanno stravolto i propri connotati ricorrendo alla chirurgia estetica, ecco a voi un’irriconoscibile Renee Zellweger. Qualche ruga è davvero peggio di questi scempi? 3. Da Summers Place Auctions di Billingshurst, nel West Sussex, hanno il gusto dell’orrido. Hanno infatti organizzato un’asta per Halloween che contiene pezzi davvero da urlo. Lo scheletro, vero, del pirata Pete, una vampira, finta stavolta, a grandezza naturale, completa della sua bara, animali imbalsamati di ogni tipo. De gustibus... 4. Lorenzo Ostuni, in arte FaviJ, 19 anni, è il primo italiano ad ottenere il Golden Play Button Award per un canale di gaming, il premio assegnato da YouTube per celebrare i canali che superano il primo milione di utenti iscritti. Da giocatore di videogames a star, dunque. Bravo Lorenzo! 5. L’ultima pellicola del regista Peter Sollett, Freeheld, con Ellen Page e Julianne Moore, ha dato adito a nuove polemiche: le protagoniste del film, infatti, combattono per il riconoscimento dei diritti civili in favore delle coppie gay, motivo per cui a Salesian High School ha vietato alla produzione di girare all’interno dei propri spazi. 6. Questo computer è costato 1 milione di dollari. Non è ultramoderno, ma vecchio come Noè. È, infatti, il padre di tutti i Mac, costruito da Steve Jobs. 7. È stato subito amore tra il gorilla Kouillo e la studentessa britannica Imogen Williams. La ragazza, in gita con la scuola, è stata notata dall’animale che si è avvicinato al vetro e le ha dato un bel bacio. Talmente belllo che dopo il gorilla ha fatto anche un applauso.


PERSONAGGI

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ESTATE... IN PARTY IL GOLDEN PLAY BUTTON AWARD MADE IN ITALY

ADESSO

5

IL RITORNO DELLA CENSURA

7

I LOVE YOU GORILLA!

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IL COMPUTER DA UN MILIONE DI DOLLARI 9


ADESSO

il Forum FORUM

Uno spazio in cui puoi far sentire la tua voce, chiedere consiglio e dare i tuoi suggerimenti alle altre lettrici.

DI ADESSO ALLORA CHE ASPETTI, SCRIVICI O CHIAMACI. ASPETTIAMO IL TUO PARERE! PER DIRE LA TUA O CHIEDERE CONSIGLI Scrivi a Redazione Adesso, via Nino Bixio 7, 20129 Milano Manda una mail a forum@edizioniadesso.com Chiama il NUMERO VERDE GRATUITO 800 32 33 00

LE RISPOSTE ALLA LETTERA DELLA SETTIMANA SCORSA ECCO LA RISPOSTA DI VIRGINIA A GIORGIA, CHE SI È PRESA UNA COTTA PER LA COLLEGA... Cara Giorgia, io credo che tu, prima di tutto, debba capire se anche la tua collega è omosessuale. Perchè se appuri questo, allora puoi pensare di lanciarti e chiederle di uscire per una cena a due o una birra. Però non prenderti il rischio di beccarti un no solo perché lei è interessata agli uomini. Sono sicura

LA DOMANDA DELLA SETTIMANA SE IL CAPO FA IL CASCAMORTO... Care amiche di Adesso, da circa un mese mi trovo in una condizione di grande imbarazzo e disagio al lavoro. Il mio capo, infatti, mi riserva attenzioni che definirei tutt’altro che professionali. Ogni occasione è buona per mettere una mano sulla spalla, sulla schiena, per sfiorarmi i capelli. Poi è un contonuo fare battute a doppio senso. Non so davvero come comportarmi perché non posso offenderlo, essendo il mio capo. Ma d’altro canto voglio che la smetta. Comincia ad irritarmi. Pe altro lui è sposato con figli e ha 20 anni più di me. Cosa mi consigliate? Federica, Napoli

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Buona fortuna! Virginia, Ferrara

ECCO LA RISPOSTA DI DALILA A GIORGIA Cara Giorgia, ma tu pensi che anche la tua collega sia omosessuale? Se ti sei fatta questa idea, io penso che tu debba fare almeno un tentativo. Se la conosci da tempo, saprai sicuramente cosa le piace fare: invitala a un concerto, una mostra, qualsiasi cosa e fai in modo che siate sole. Dopo capirai da sola se anche lei è interessata a te o meno. Se capisci che lei non è interessata, getta la spugna. Altrimenti, vedendola tutti i giorni, rischi di essere in imbarazzo. Dalila, Vicenza


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ADESSO

INSIEME A TRENTA ORE PER LA VITA

LA VITA È

ADESSO LE MALATTIE RARE, IN REALTÀ, NON LO SONO POI COSÌ TANTO. I NUMERI DELLE PERSONE COLPITE SONO MOLTO ALTI. PER QUESTO LA RICERCA DIVENTA FONDAMENTALE. NON ABBANDONIAMO CHI LOTTA E SOFFRE. Di recente, ho partecipato idealmente alla festa realizzata a Firenze per il primo anno di vita dell’associazione Voa Voa, fondata da Guido e Caterina De Barros. ba colpita da una rara malattia neurodegenerativa che ha commosso l’Italia intera e che è diventata il simbolo di tutti i bimbi affetti da malattie rare, orfani di cure. La malattia di un bambino colpisce l’intera famiglia: la destabilizza, la travolge, a volte la “spacca”. Ma quando la malattia è rara, al dolore e alla preoccupazione si aggiungono spesso l’incredulità e la disperazione per un tragico destino: quello di c’è niente di più innaturale. una persona ogni 2000. Al momento, sono circa seimila le patologie rare al mondo e l’80% di queste ha origini genetiche. Seppur queste patologie ni colpiti sono impressionanti: un milione e quattrocentomila solo in Italia, 250 milioni nel mondo. Un problema serissimo che non riguarda quindi un numero esiguo di persone ma una parte importante della popolazione globale. Ho affrontato personalmente questa tematica attraverso un progetto realizzato in passato grazie a Trenta Ore per la Vita: il ne per la malattie rare dell’Istituto Mario Negri di Bergamo. Il Prof. Giuseppe Remuzzi ne coordinava e coordina ad oggi tutte le attività di ricerca. Nel box accanto, troverete l’intervista che gli ho fatto per il

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INSIEME A TRENTA ORE PER LA VITA

ADESSO

INTERVISTA AL PROF. GIUSEPPE REMUZZI Una persona che combatte contro una malattia rara chi ha come alleato? Secondo me, oggi ha molti alleati. In primo luogo i medici che lavorano nei centri di riferimento della Rete nazionale per le malattie rare, che hanno esperienza e competenza per guidare il percorso dell’ammalato verso la diagnosi e la terapia.

nostro settimanale. Remuzzi sostiene che da allora molte cose sono cambiate. Dal 2001 esiste una rete di centri di riferimento a cui i pazienti si possono rivolgere, ci sono laboratori che svolgono indagini ti come l’esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria che consentono un percorso agevole per la diagnosi e la terapia di moltissime malattie rare. L’impulso più importante è arrivato come sempre dalle associazioni sul territorio, formate quasi esclusivamente da genitori che hanno vissuto accanto ad un malato orfano di cure. Famiglie intere che hanno sperimentato l’isolamento e l’abbandono. E che hanno fatto “rete”, unendosi e mettendo a disposizione degli altri la loro esperienza e conoscenza. E le Istituzioni? Anche loro stanno facendo la loro parte. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha dichiarato che proprio in questi giorni dovrebbe essere approvato il Piano nazionale per le malattie rare, nato dall’esigenza di dare unitarietà all’insieme delle azioni intraprese nel nostro Paese nel settore delle malattie rare. Il 31 ottobre, presso la Camera dei Deputati, in occasione del semestre italiano di Presidenza Ue, si è tenuta la conferenza per l’Europa”. L’auspicio è che questa rappresenti, anche per il futuro, un’occasione di cambiamento nel nostro Paese, un documento pieno di contenuti e buone intenzioni ma un progetto concreto a sostegno di tutte le famiglie coinvolte.

Quante associazioni di pazienti o familiari ha visto nascere intorno ad una malattia rara? E quanto può fare il terzo settore in questo campo? Fin dal 1994, quando abbiamo cominciato ad occuparci di malattie rare, abbiamo incoraggiato la nascita di associazioni per le malattie rare e abbiamo auspicato che le molte già esistenti formassero un’alleanza. Oggi in Italia e in Europa le associazioni di pazienti sono tantissime e federate tra loro. Sebbene si occupino di malattie molto diverse, sono unite dalla volontà di promuovere la sensibilizzazione della società in merito ai molti problemi ed ostacoli che i pazienti debbono affrontare; svolgono un ruolo di informazione e formazione; sono protagoniste delle decisioni che a livello nazionale e della Comunità europea vengono prese in favore dei pazienti, hanno un posto anche in organismi con l’Agenzia Europa dei Medicinali (EMA) che valutano i farmaci orfani. Cosa può fare concretamente la ricerca? Come si incoraggia un ricercatore a concentrarsi sulle malattie rare? Tra gli alleati dei malati rari non ho menzionato i ricercatori che oggi, molto più che in passato, si dedicano allo studio delle malattie rare. La ricerca è il passaggio indispensabile per la messa a punto di nuove terapie. I ricercatori hanno anche compreso che studiare le malattie rare apre molte strade per capire le malattie più frequenti. Certamente il desiderio di contribuire all’avanzamento delle conoscenze è il primo motore, ma altrettanto certamente

serve l’incoraggiamento concreto, cioè fondi adeguati per sviluppare progetti di ricerca. Bisogna dire che in questi anni la Comunità Europea ha sempre messo a disposizione fondi per le malattie rare. Quanto sono efficaci la prevenzione e la diagnosi precoce per combattere alcune malattie rare? Come per altre malattie, prevenzione e diagnosi precoce sono importanti. Soprattutto in passato le malattie rare hanno sofferto di quello che è stato definito ritardo diagnostico; la scarsa frequenza costituisce un ostacolo al riconoscimento della malattia, e dunque porta ad un ritardo nella diagnosi. Oggi questo è meno evidente. Molte malattie rare però sono causate da una mutazione genetica che non è suscettibile né di prevenzione né di una terapia definitiva. È anche vero però che alcune malattie rare ereditarie, per esempio malattie alla cui base c’è un difetto enzimatico, possono essere curate somministrando l’enzima carente. Questa terapia però è tanto più efficace, quanto più precocemente viene iniziata. Ecco dunque che la diagnosi tempestiva è fondamentale.

Lorella

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FATTI DI UN TEMPO

ADESSO

ACCADEVA

IN QUESTA SETTIMANA… di Ettore Rizzo

LA NOTTE DI TARANTO

Russia. A Pietrogrado, la capitale, il calendario giuliano segna la data del 20 ottobre 1917. È sera. Il paese, prostrato dalla prima guerra mondiale, ha già cacciato lo zar Nicola II e da febbraio il governo è guidato dal moderato Aleksandr Kerenskij. I bolscevichi, i più estremisti tra i marxisti, occupano le ti-

LA STRAGE DI NASSIRIYA

L’Ungheria fu il primo paese del blocco comunista a seguire le politiche riforne Sovietica. Il governo di l’Austria. In pochi giorni, 13mila tedeschi dell’Est ne

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incubo che durava dal 1945.

Nassiriya, Iraq. L’Italia è impegnata nella missione Antica Babilonia, dopo l’attacco americano e la caduta di Saddam Hussein. Tutto il sud dell’Iraq è in subbuglio: si moltiplicano gli attentati terroristici di Al Qaeda e anche gli sciiti sono in rivolta. Alle 8,40 italiane, un camion cisterna pieno di esplosivo si getta contro il deposito munizioni della nostra base Maestrale. È una strage: muoiono 12 carabinieri, 5 soldati dell’esercito, due civili italiani e 9 iracheni. I carabinieri avevano scelto una base nel centro cittadino, relativamente poco protetta, per instaurare un maggior contatto con la popolazione. L’attentato fu opera di Abu Musab Al Zarqawi, capo di Al Qaeda in Iraq. Tutta l’Italia si strinse attorno alle vittime in un raro momento di concordia nazionale.

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Ovest. Migliaia di berlinesi si diressero verso il muro e, armati di mazze e picconi,

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verso Taranto. Lì è riunita ta. Le reti antisiluro troppo basse lasciano le navi pericolosamente sguarnite. Il bombardamento è devastante: è la Pearl Harbour italiana. Le navi Caio Duilio, Vittorio Veneto, Littorio, Conte di Cavour (che non riprese più servizio), Libeccio e Pessagno vengono seriamente danneggiate, provocando 58 morti e 581 feriti. Brusco risveglio dopo i sogni imperiali di Mussolini.

dopo un lungo giro attraverso Cecoslovacchia, Ungheria e Austria, nella ricca e libera Germania Ovest. Quando il governo unghereso di tedeschi e incominciarono i rimpatri, scoppiò la rivolta. Il governo dell’oltranzista Erich Honecker cadde e il suo successore, Egon Krenz, dovette acconsentire al passaggio del

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L’Italia è entrata nella seconda guerra mondiale da cinque mesi. La nostra marina gioca in difesa: si preoccupa più di proteggere i convogli diretti in Libia che di attaccare gli inglesi. I quali, benché bombardati in casa dai tedeschi, prendono l’iniziativa: dalla portaerei Illostrious una squadra di 20 aerosiluranti

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tocca ai ministeri. Il palazzo d’inverno viene occupato alle 21,45. Il giorno dopo tocca anche a Mosca. A guidare i bolscevichi, dalla vicina Helsinki, c’è Vladinin, che consegna il potere all’assemblea dei lavoratori (soviet) e costituisce un governo provvisorio. Sarà, di fatto, una dittatura personale. E, per la Russia, l’inizio del comunismo, della guerra civile e di una lunga catena di orrori e genocidi.

LA CADUTA DEL MURO DI BERLINO

0 19 9 N 89 OV E

LA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE

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ADESSO

PERSONAGGI

IN PRIMO PIANO

di Vincenzo Petraglia

SE IL SUD

RIPARTE DA MATERA

ELETTA CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA 2019 RIUSCIRÀ LA CITTÀ DEI SASSI A FARE DA TRAINO A TUTTO IL MEZZOGIORNO? MOLTO DIPENDERÀ DA COME IL DANARO PUBBLICO VERRÀ SPESO. GLI ESEMPI VIRTUOSI, LEGATI A GRANDI EVENTI COME QUESTI, D’ALTRONDE NON MANCANO. SOPRATTUTTO ALL’ESTERO Cristo si è fermato a Eboli. Si intitola così il libro che Carlo Levi scrisse dopo aver trascorso in Basilicata, tra il 1935 e regime fascista e nel quale raccontò in maniera indimenticabile l’arretratezza di tutto quel Mezzogiorno d’Italia tagliato fuori dallo sviluppo economico del Paese di quei tempi, ma anche la macambiarono la sua vita per sempre. Tanto che, quando morì, nel 1975, per sua espressa volontà, il grande artista piemontese, volle essere seppellito proprio in Basilicata, ad Aliano per l’esattezza, nel cuore della sorprendente, arida, dif-

Matera al tramonto © Archivio Apt Basilicata

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Non lontana da qui si trova Matera, la città dei Sassi patrimonio dell’Unesco, unica nel suo genere e immersa nei luoghi “biblici” delle Murge. Una città che affascinò molto Levi, certo per il degrado di allora e per le condizioni disumane i contadini nelle case-grotta scavate nel tufo, ma anche per la straordinaria, unica bellezza, che paragonò ai gironi dell’Inferno dantesco. E come lui, molti sono stati folgorati negli anni da quella che è una delle città più sorprendenti e meravigliose del pianeta: da Pier Paolo Pasolini, che fra questi scenari trovò le ambientazioni ideali per riproporre la Palestina di duemila anni prima ne

Il Vangelo secondo Matteo (1964), a Mel Gibson, che qui vi ha ambientato La Passione di Cristo (2004). E come loro molti altri. Questi luoghi sono stati dichiarati dall’apposita Commissione giudicatrice organismo edilizio pregevole e luogo evocativo di un sistema di vita simbiosi perfetta tra architettura e natura. Un patrimonio a cui è stata pertanto assegnato la vittoria sulle altre cinque candidate rimaste in lizza per ricoprire il ruolo di Capitale europea della Cultura 2019. Una designazione che rappresenta una bella opportunità, non solo per la città lucana, ma per l’intero Sud Italia, di cui Matera può e deve diventare, come lo stesso sindaco della città, Salvatore Adduce, ha dichiarato, traino per di sviluppo. Di soldi d’altronde ne arriveranno e si spera vengano spesi bene e generino opportunità durature nel tempo, ricadute occupazionali e la costruzione di infrastrutture rispettose dell’identità di questo angolo davvero unico del Paese. Ovviamente molto dipenderà da come il denaro pubblico verrà speso e da quanto anche il Governo, insieme con le istituzioni locali, saprà essere lungimirante negli interventi. Qualche tempo fa, visitando la città di Valencia, in Spagna, ho avuto modo di toccare con mano quali possano essere le ricadute economiche e sociali legate a un grande evento come potrebbe essere questo o quello dell’Expo di Milano, per esempio. In pochi anni, dopo le Olimpiadi spagnole del 1992, grazie alla costruzione di una serie di architetture futuristiche, Valencia si è trasformata in una delle città più visitate di Spagna, mentre prima rimaneva verrà lo stesso anche con Matera? Una città che nonostante sia unica nel suo genere al mondo ancora non dispone di una propria stazione ferroviaria e intorno alla quale, in barba allo straordinario valore storico e paesaggistico dell’area, il Governo progetta, con lo “Sblocca Italia” di potenziare le trivelle per cercare il petrolio. Staremo a vedere...


news dall’italia e dal mondo PERSONAGGI

NUOVI ORIZZONTI PER LA SLA IDENTIFICATO, COL CONTRIBUTO DI RICERCATORI ITALIANI, UN NUOVO GENE PER LA SCLEROSI LATERALE AMIOTROFICA la muscolatura e la morte del malato nel giro di 3-5 anni. È di questi giorni l’annuncio di una confortante notizia che pare rendere sempre più vicino il momento in cui avremo una completa carta d’identità genetica della Sla. E a quel punto sarà più semplice mettere a punto diagnosi precoci e terapie mirate. È stato, infatti, reso pubblico uno dei maggiori studi internazionali, a cui prendono parte anche neurologi italiani, nel quale viene identi-

Quest’estate sono andate di gran moda le secchiate d’acqua gelata (l’Ice Bucket Challenge) per raccogliere fondi per la ricerca sulla Sla (Sclerosi Laterale Amioche colpisce le cellule del sistema nervoso che comandano i muscoli, determinando una paralisi progressiva di tutta

Allo studio, pubblicato da Neuron, che ha coinvolto più di 60 ricercatori di 28 laboratori in tutto il mondo, diretti dal professor John E. Landers dell’Università del Massachusetts, hanno preso parte anche i neurologi italiani Nicola Ticozzi e Vincenzo Silani dell’ IRCCS Istituto Auxologico Italiano – Centro “Dino Ferrari” del Dipartimento di Fisiopatologia Medico-Chirurgica e dei Trapianti dell’ Università degli Studi di Milano, rispettivamente co-primo autore e co-senior autore dell’importante articolo scientiricercatori dell’Auxologico. L’innovativa metodica messa a punto consente di confrontare migliaia di varianti genetiche tra le mutazioni responsabili della malattia. Un bel passo avanti nella lotta alla Sla.

CUMBERBATCH

PIGLIATUTTO

IL CELEBRE MADAME TUSSAUD’S DI LONDRA DEDICA UNA DELLE SUE CERE AL BELL’ATTORE È l’attore del momento (uscirà con tre nuoMadame Tussaud’s, il celeberrimo museo delle cere di Londra, gli rende omaggio. Anche Benedict Cumberbatch avrà, infatti, la sua statua di cera nel museo londinese. Per l’attore bitannico, interprete di Julian Assange ne Il Quinto Potere e, dal 2010, volto di Sherlock Holmes nella serie tv inglese Sherlock, le artiste di Madame Tussaud’s si sono letteralmente superate tanto che scorgere le differenze fra la statua e il Benedict in carne e

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PAGATI PER ANDARE IN VACANZA AVVIENE IN UN’AZIENDA STATUNITENSE “ILLUMINATA”

Un datore di lavoro che paga un extra ai propri dipendenti per andare in vacanza. Non è un sogno ma, secondo l’azienda californiana “think Parallax”, un investimento per stimolare la creatività e l’inventiva dei suoi lavoratori. Così l’agenzia di creativi paga ai suoi impiegati un bonus di 1.500 dollari a testa per permettergli di andare in vacanza in un posto che non hanno mai visitato. In cambio, loro postano sul sito le foto e il racconto del viaggio, con le immagitrovano, lasciandosi ispirare da quello che li circonda. “Come agenzia creativa, che crea pubblicità e strategie di marketing, sappiamo che il nostro compito è stimolare l’immaginazione dei dipendenti. Sappiamo che questo investimento avrà un impatto positivo, sia a livello lavorativo che nella vita fuori e Guusje, i due titolari dell’agenzia. Per il momento, sono stati quattro i dipendenti che hanno viaggiato: Jonathan è andato in Germania e in Olanda, Anna è stata a Machu Picchu, in Perù, Edison ha visitato Berlino e Maddie la Nuova Zelanda. Ognuno di loro ha portato con sé una lettera che compone il nome dell’azienda e, nelle prossime settimane, partiranno anche gli altri sei impiegati: destinazione ancora sconosciuta. Averne tutti..datori di lavoro così!

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FINESTRE SULLA CITTÀ

CONTRO LA DISOCCUPAZIONE I BUONI LAVORO

Possono erogarli i Comuni per piccoli interventi di pulizia, verniciatura e manutenzione. Una mano a giovani e disoccupati e un’arma in più contro il degrado. Ma le leggi ne limitano l’applicazione nelle città di Massimo Lanari

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uando a regnare è la crisi più nera, allora anche qualche lavoretto occasionale – in regola e con tanto di contributi – può fare comodo. E anche i Comuni possono dare una mano. La Legge 33/2009 ha infatti istituito la possibilità per i Comuni di ricorrere al lavoro occasionale di tipo accessorio, retribuito con i cosiddetti «buoni lavoro», destinati principalmente a giovani, disoccupati o lavoratori in cassa integrazione o mobilità. Roma, Napoli, Torino, Padova, Gorizia, Macerata: sono solo alcune delle amministrazioni che hanno scelto questi strumenti per dare lavoro e allo stesso tempo curare il verde pubblico, imbiancare le scuole o pulire le strade.

IL CASO DI TRIBIANO (MILANO)

Particolarmente attivo su questo tema Franco Lucente, sindaco di Tribiano, comune di 3.400 abitanti nell’hinterland milanese: «È uno strumento molto importante, di cui spesso i Comuni non conoscono neppure l’esistenza. A Tribiano li abbiamo utilizzati per pulire le strade e il cimitero, oppure per imbiancature, dipingere staccionate, raccogliere le foglie, effettuare volantinaggi o piccole manutenzioni in generale. Eroghiamo una media di 1015 voucher da 10 o 50 euro al mese e Ma come funzionano i voucher? Nel caso di Tribiano «occorre innanzitutto iscriversi a una lista presso il proprio Comune. Le prestazioni possono essere eseguite per un massimo di 30 giorni, per un massimo di 8 ore al giorno. La retribuzione è di 10 euro lorde all’ora, oppure sono previsti compensi forfettari di 50-60 euro al giorno». Il lavoratore viene retribuito con un buono, il voucher, che poi potrà essere le ricevitorie autorizzate.

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VINCOLI DI BILANCIO

Come si vede, il guadagno massimo di ogni lavoratore è di 2400 euro lorde: quanto basta per dare un po’ d’ossigeno a tante situazioni disagiate. Gli inghippi, però, non mancano. Per ricorrere a questo tipo di lavori i Comuni possono agire in deroga alla normativa che impone il concorso pubblico o la gara d’appalto; le cifre stanziate dagli enti locali, però, non sfuggono alle regole del patto di stabilità interno, e quindi ai vincoli di spesa posti dallo Stato. La Legge 92/2012 di riforma del mercato del lavoro ha inoltre introdotto una nuova restrizione: non più un tetto massimo di 5mila euro lordi all’anno per ogni lavoratore, ma 5mila euro per la platea complessiva vede, un limite che condiziona pesantemente il ricorso a questo strumento, soprattutto nelle grandi città. Proprio laddove, di lavori di manutenzione e di lotta al degrado, ce ne sarebbe più bisogno.

DATI CHOC In Italia la disoccupazione giovanile tocca ormai il 40%; peggio di noi fanno solo Spagna (55,5%) e Grecia (58,3%). Il problema sta emergendo anche in Francia, con il 24,8%. In Gran Bretagna si ha invece una lenta discesa, siamo al 20,5%. Ma è la Germania a battere tutti: 7,9%, e continua a calare.



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I TUOI DIRITTI

CHE GUAIO

L’INCIDENTE A TRE

Se il sinistro stradale coinvolge più di due veicoli non c’è l’indennizzo diretto: i danni vanno chiesti all’assicurazione del responsabile di Massimo Lanari

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el malaugurato caso in cui si rimane coinvolti in un incidente stradale, la via maestra è solitamente la compilazione del Cid (Convenzione di indennizzo diretto), più comunemente nota come Constatazione amichevole d’incidente stradale. Il quadro, tuttavia, cambia radicalmente se ci si trova di fronte a un incidente che coinvolge tre o più veicoli. In questo caso, infatti, non vale il risarcimento diretto: la procedura è completamente diversa. Il danneggiato è infatti tenuto a richiedere il risarcimento al conducente del mezzo responsabile del sinistro e alla sua compagnia assicuratrice.

LA LETTERA

È a lei che il danneggiato (o i danneggiati) deve quindi inviare una lettera raccomandata contenente i seguenti dati: • il nominativo del soggetto che ha diritto al risarcimento; • il luogo, i giorni e le ore in cui le auto danneggiate sono disponibili (per non meno di cinque giorni non festivi) - per l’ispezione diretta del del danno;

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• le circostanze nelle quali è avvenuto il sinistro; • la dinamica dell’incidente;

sarcimento, la compagnia apre la pratica del sinistro e ne invia comunicazione al danneggiato, con tutti i

dei soggetti che hanno diritto al risarcimento); • l’età, l’attività e il reddito del danneggiato; • l’entità delle lesioni subite; • una dichiarazione attestante che il danneggiato non ha diritto ad alcuna prestazione da parte di istituti che gestiscono assicurazioni sociali obbligatorie (come ad esempio l’INAIL) oppure una dichiarazione

che provvede alla trattazione, recapiti telefonici e orari nei quali è possibile contattare il liquidatore). A partire dal ricevimento della comunicazione, la compagnia assicuratrice ha 90 giorni di tempo (o 60 giorni se il danneggiato ha ricevuto solo danni a cose) per formulare al danneggiato un’offerta di risarcimento oppure comunicare i motivi per i quali non ritiene di formulare alcun offerta. In caso di dan-

• lo stato di famiglia della vittima in caso di incidente mortale. In ogni caso è sempre opportuno spesono intervenute delle autorità di pubblica sicurezza (dalla polizia ai vigili urbani) e se queste hanno redatto un verbale, eventualmente sanzionando uno dei conducenti. Stesso discorso vale anche per eventuali interventi da parte di medici o infermieri.

LA PRATICA

Una volta ricevuta la richiesta di ri-

preceduta da una richiesta di visita medico-legale presso un medico autorizzato dalla compagnia.

L’OFFERTA

L’offerta deve essere versata in ogni caso dalla compagnia entro 15 giorni. Se non è ritenuta congrua dal danneggiato, la somma viene comunque versata a titolo di anticipo. Il danneggiato può ricorrere al giudice di pace o al tribunale solo se la compagnia, decorsi 60 o 90 giorni a seconda delle situazioni, non ha più dato alcuna comunicazione al danneggiato.


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IMPEGNO PER GLI ALTRI

PROSSIMA FERMATA:

VOLONTARIATO

A combattere il degrado delle stazioni arrivano enti e associazioni di volontariato: in cambio dell’utilizzo gratuito degli spazi, li sistemano e ripopolano di Stefano Padoan

A

vederla adesso forse si stenterebbe a crederlo, ma la rete ferroviaria italiana è storicamente un’eccellenza europea: un’infrastruttura complessa che si distingue nel vecchio continente per estensione e capillarità. Da quei primi 7 chilometri tra Napoli e Portici del 1839, infatti, le vie ferrate si sono sviluppate prima regionalmente che globalmente, lo che ad oggi si estende per quasi 20.000 chilometri. Il risultato? Anche il più piccolo paesino della penisola è raggiunto dai binari e ha la sua piccola stazione. Questa ricchezza tuttavia da un decennio a questa parte inizia a trasformarsi in un peso: i fasti del passato sono ormai lontani e, complice la riduzione delle corse regionali e l’automazione delle biglietterie, le stazioncine di provincia sono oggi sguarnite di personale e talvolta versano in uno stato di abbandono. Per fermare il degrado di un patrimonio immobiliare tanto vasto e prezioso, Ferrovie dello Stato ha pensato ad una soluzione semplice e ingegnosa: concedere gratuitamente l’utilizzo degli stabili (in comodato d’uso) ad enti e associazioni di vo-

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lontariato in cambio del loro impeUna grande opportunità per dare una seconda vita a queste strutture, che possono essere trasformate in sedi di attività socio-culturali che abbiano ricadute positive per il territorio, per l’ambiente e per i cittadini. Così i pendolari, andando a prendere il treno, potrebbero ritrovarsi da un giorno all’altro in un luogo nuovamente popolato, nella sede di spazio espositivo, o in un punto informazione della Pro Loco: in Liguria ad esempio la stazione di Mana-

rola è diventata sede del Parco delle Cinque Terre e la fermata di Ronciglione (Viterbo), gestita dall’associazione Cuore di Mamma, adesso ospita una casa di accoglienza per famiglie con bambini affetti da malattie oncologiche. Le strutture “adottate” al momento sono circa 500, ma sul sito di Fs si trovano un totale di 17.000 stazioni non più presidiate in attesa di un “gestore”; nell’elenco viene anche vazione, che varia da situazioni di buone condizioni.


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L’amore, la terza figlia in arrivo, i successi professionali, l’impegno in favore delle donne vittime di violenza. Per l’infaticabile e bella showgirl è un periodo particolarmente intenso e gioioso, che ci racconta in occasione della presentazione del progetto Un’altra storia, promosso dalla onlus da lei fondata Doppia Difesa e che coinvolge diversi attori noti 24


Michelle

HUNZIKER È

Il mio Tomaso... Beato fra le donne!

luminosa, ha lo sguardo raggiante e morbido delle mamme in dolce attesa e, mentre parla, sorride e poggia spesso le mani sul pancione, ormai sempre più evidente, nonostante le pieghe del vestito rosa cipria. Per Michelle Hunziker questo è un momento magico, in cui ha coronato tutti i sogni che una donna può desiderare: non solo tanti successi professionali e l’attuale impegno a Striscia la notizia, ma un nuovo matrimonio con Tomaso zo, di un’altra bimba, la terza, per completare la sua grande famiglia di «donne guerriere», come le chiama lei, dopo Aurora (18 anni a dicembre), frutto del precedente matrimonio con Eros Ramazzotti, e Sole, nata poco più di un anno fa, il 10 ottobre 2013, sempre dalla sua unione con il rampollo del-

di Roberta Valentini

la nota casa di moda. E, proprio della sua rinnovata felicità sentimentale e delle donne di famiglia, ma soprattutto di un progetto per le donne legato all’associazione Doppia Difesa, la onlus che ha fondato con l’avvocato Giulia Bongiorno, Michelle parla durante l’incontro organizzato al recente Festival Internazionale del Cinema di Roma e in occasione del quale l’abbiamo incontrata. «Si tratta di “Un’altra storia”, tre spot e un cortometraggio scritti e diretti da Gabriele Pignotta, in cui l’apparente violenza di un uomo ai danni di una donna si trasforma inaspettatamente in un gioco delle parti all’interno del quotidiano rapporto di coppia. L’obiettivo è quello di far un esempio da imitare. Un uomo romantico che non si vergogna di sorprendere la sua partner con un dono inaspettato o un invito a una cena romantica».

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COVER STORY

© Stefano Guindani Foto sgp

Michelle, com’è nata l’idea di questo nuovo progetto? «Un po’ casualmente, grazie a tanti amici comuni che hanno voluto aiutare Doppia Difesa con la realizzazione di questi spot e del cortometraggio. Io e Giulia (Bongiorno, ndr) ci siamo rese conto che l’argomento della violenza sulle donne è sempre stato trattato in maniera molto drammatica, ed effettivamente la categoria del maschio, in questa situazione, è come se si sentisse colpita e si allontanasse dal problema. Ecco, il nostro messaggio, con questa operazione, si rivolge sia alle donne che agli uomini: è un invito a collaborare insieme, a camminare a braccetto per risolvere questo problema. Da qui l’idea di produrre questo corto con i tre spot dal contenuto ironico, ma non superre il tema, e offrire un punto di vista diverso…». Da donna, qual è il consiglio che rivolgi alle donne, e anche agli uomini, che si trovano a vivere in situazioni

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«Alle donne dico di non chiudersi in se stesse e di non sottovalutare i campanelli di allarme in una vita di coppia, che possono trasformarsi in gesti e situazioni pericolose. Spesso noi donne tendiamo a colpevolizzarci e a chiuderci, facciamo fatica a condobbiamo comprendere che l’amore è sinonimo sempre e soltanto di virtù e di gioia, mai di violenza. Agli uomini, invece, che l’emancipazione deve essere applicata anche al mondo maschile e, dunque, che non bisogna fuggire, ma lavorare insieme e confrontarsi al primo campanello di allarme. Se un uomo ha problemi di aggressività, li può risolvere mettendosi in discussione e curandosi: questa è la sua dimostrazione di amore nei confronti della partner». Stai vivendo un momento particolarmente intenso della tua vita: un matrimonio con l’uomo che ami e una «Sì, nella mia vita privata mi sono rimessa completamente in gioco e sono felicissima di averlo fatto. L’unica

cosa che posso dire è che in amore bisogna avere coraggio, sia di sposardei problemi pratici, poi in qualche modo si fa, l’importante è guardare al futuro…». Ma per Michelle Hunziker, qual è il segreto per una vita di coppia felice? «Non c’è un segreto, la vita di coppia può dire che sia una passeggiata. Noi donne abbiamo tutte letto le favole e vorremmo essere le principesse con il principe azzurro, ma in realtà la vita a due è un cammino duro che, come gioia ma anche con grande speranza e rispetto l’uno dell’altra». Come mai, allora, tanti uomini e tante donne scappano dall’idea di un impegno che dura tutta la vita? «Perché la verità è che sia gli uomini che le donne, oggi, hanno una grande paura di essere delusi e di soffrire. L’ho capito ascoltando i discorsi che tante amiche e amici hanno fatto a me e a Tomaso prima del matrimonio. “Guardate che poi cambierà tutto, non sarete più gli stessi”, dicevano. E, invece, non è così: vale la pena sognare e tentare». resti che diventassero? mente messo su una squadra di guerriere pronte per scendere in campo, in futuro, nell’associazione Doppia Difesa… (sorride). Beh, io spero e prego tutti i giorni che diventino delle donne realizzate, che possano essere felici e anche molto protette, perché in questa società io, come mamma, ho sempre un po’ paura…». Aurora, la più grande, ha sta per diventare maggiorenne. Com’è il vostro rapporto? «Aurora si sta affacciando adesso alla vita vera e io cerco di essere molto attenta e molto presente, mi preoccupo che sia sempre accompagnata, e questo è un consiglio che mi sento di dare a tutte le adolescenti: in un Paese come il nostro è bene non stare mai da sole. E, anche se cerco di non togliere ad Aurora l’incanto della sua adolescenza, perché non sarebbe giusto farla vivere nella paura, su questo punto sono un martello pneumatico, non mollo la presa. Oggi è una bella responsabilità essere mamma». In alto, con Piero Chiambretti, alla conduzione di Striscia la Notizia, dove Michelle è tornata anche quest’anno. A sinistra, all’evento promosso da Doppia Difesa (la onlus fondata insieme all’avvocato Giulia Bongiorno, qui di fianco) al Festival Internazionale del Film di Roma per presentare il progetto Un’altra storia.


Abbiamo parlato di donne, ora parliamo di uomini. Anzi di Tomaso, l’u«Già, Tomaso è circondato da donne: sua madre, le sue due sorelle, io, le

Il matrimonio tra Michelle e Tomaso è stato celebrato con rito civile nel Comune di Bergamo, dal sindaco Giorgio Gori. Un vestito dal retro sorprendente per la sposa che aveva un visibile pancino, per l’arrivo della terza femmina, dopo la figlia Sole, nata nel 2013 da Tomaso, e Aurora, figlia del cantante Eros Ramazzotti.

una femmina. Siamo una bella tribù. E poi anche la sua azienda è composta all’80% da donne, altro che quote rosa… Scherzi a parte, lui è sempre stato molto attivo nelle iniziative che riguardano il mondo femminile, tanto che ha contribuito alla realizzazione del progetto Un’altra storia. A volte, scherzando, mi dice che forse dovrebbe fondare un’associazione a difesa degli uomini…». Hai un marito molto premuroso, non ti senti mai trascurata? «Beh, forse quando si fa trascinare dal suo interesse per le macchine e i motori. Non si perde un documentario in tv. La maggior parte degli uomini sono distratti dal calcetto, lui invece, quando gli chiedo tempo per me, deve sottrarlo ai motori. Ma non mi arrabbio, è giusto che abbia le sue passioni». Parliamo di questa tua terza gravidanza, come la stai vivendo? «Bene, continuo a lavorare come ho fatto l’anno scorso e sono felice. Certo, a volte c’è qualche calo di pressione, ma è normale, e basta un po’ di acqua e zucchero per tirarsi su. La

gravidanza mi dà sempre una carica di adrenalina positiva e sono molto fortunata, perché il mio impegno a Striscia la notizia non mi comporta grandi stress, dal momento che faccio un lavoro tranquillo in redazione e poi devo stare seduta dietro a un bancone. Lavoro in un ambiente protetto e mi rendo conto che non tutte le mamme in attesa o che tornano a lavorare dopo il parto, hanno questo privilegio». Fino a quando ti vedremo in tivù? con Striscia la notizia, e poi passerò gli ultimi mesi di gravidanza a casa». «No, ma ci stiamo pensando. Però, la sorellina di Sole non si chiamerà né Luna né Stella, questo è sicuro (ride).». Sei sempre di buonumore e il sorriso è la tua arma vincente: come fai? «Diciamo che i momenti tristi e i problemi ce li abbiamo tutti e che, secondo me, l’unico modo per esorcizzarli e superarli è cercare di alleggerirli. Voi italiani siete bravissimi in questo e mi avete insegnato tanto. Io, che sono svizzera e che prendevo sempre tutto troppo sul serio, da voi ho imparato come vivere: con il sorriso e la leggerezza si riesce ad avere successo in tutti gli ambiti…». Torniamo al progetto di Un’altra storia: vuoi lanciare un ultimo messaggio? andranno in onda in tv gli spot di questo progetto, se è possibile, fate una donazione a Doppia Difesa. È importante per aiutare le donne ma anche gli uomini».

Un’altra storia, tre spot e un cortometraggio scritti e diretti da Gabriele Pignotta, è l’ultima iniziativa promossa da Doppia Difesa, con l’obiettivo di sensibilizzare al tema della violenza sulle donne. Al progetto hanno preso parte, a titolo totalmente gratuito, Giorgio Pasotti, Alessandra Mastronardi, Ksenia Rappoport, Adriano Giannini, Claudia Gerini e Fabio Troiano.

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DIVI HOLLYWOODIANI

CLIVE

OWEN «VADO DOVE MI

PORTA IL CUORE» di Roberta Valentini

Il sexy attore britannico ci racconta la sua multiforme carriera e il suo ultimo lavoro nei panni di un dottore folle... NON HA DUBBI: FRA GLI ITALIANI PREDILIGE LA BELLUCCI E SORRENTINO. IL BELLO E TALENTUOSO ATTORE CI SVELA LA NUOVA SERIE TELEVISIVA DIRETTA DAL PREMIO OSCAR SODERBERGH E QUALCHE CHICCA DELLA SUA VITA

«L Inglese, classe 1964, Owen ha vinto un BAFTA e un Golden Globe per il film Closer. Sposato dal 1995 con Sarah-Jane Fenton, ha due figlie, Hannah ed Eve.

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a mia attrice italiana preferita? Ho recitato con Monica Bellucci in ot’ Em Up - Spara o muori. È brava, oltre ad essere una bellissima persona». Lo racconta Clive Owen, l’attore inglese, star della nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma. E un piccolo moto di “invidia”, nei confronti della Bellucci, non si può fare a meno di provarlo. Perché Owen, 50 anni compiuti da poco, aplomb british e sguardo imperturbabile ma dai lampi rivelatori, è amatissimo dalle donne. “Peccato” che lui sia uno fedele. Da diciannove anni, al suo

ex attrice, conosciuta sulle tavole del palcoscenico agli inizi della carriera nel teatro shakespeariano, che gli ha Nella Città Eterna, Owen è arrivato per presentare il suo nuovo personaggio, il Dottor Thackery, il medico chirurgo di un ospedale newyorkese di inizio Novecento, protagonista della serie HBO The Knick, diretta dal regista premio Oscar Steven Soderbergh che, dopo la presentazione al Festival, andrà in onda su Sky Atlantic dall’11 novembre. «È un uomo arrogante, geniale, anticonvenzionale, che non si ferma davanti a nulla», racconta l’attore. Mr. Owen, può dirci qualcosa in più del Dottor John Thackery? «Il mio personaggio prende spunto da un vero medico, William Halsted. Hanno scritto un libro su di lui che si intitola Genius on the edge. Era un dottore che lavorava a New York ad inizio secolo e hanno scoperto che faceva uso di massicce dosi di sostanze stupefacenti. Proprio come il mio John, che è anche un tossico, ol-


Clive Owen nella nuova serie televisiva diretta da Steven Soderbergh, presentata al Festival di Roma, interpreta un medico geniale e folle allo stesso tempo, dipendente da cocaina. Sulla scena, l’attore inglese ha seguito le indicazioni di un vero medico.

treché un dottore brillante, che cerca di spingere la medicina verso nuovi traguardi ed è disposto a tutto pur di riuscirci». Interpreti un uomo che ha un forte «Sì, la prima volta che lo vediamo in azione, assume una dose di cocaina liquida e poi va ad operare. La cosa questo tipo di sostanza non era illegale come adesso, e molta gente ne faceva uso pensando che fosse una medicina miracolosa, per poi diventarne dipendente. Proprio come il mio personaggio. Per me interpretarlo è de passione».

Come hai fatto a calarti nei panni del chirurgo in maniera così realistica? «Ho letto attentamente i testi dell’epoca con uno storico che mi ha aiutato. E poi c’era un medico presente sul set che ad ogni scena mi spiegava esattamente cosa fare per quel che riguarda il movimento delle mani negli interventi chirurgici. Mi sono impegnato molto, non è stato lasciato spazio a nessuna improvvisazione, anche grazie a un copione perfetto, necessario per una serie tv, dove i ritmi sono sempre molto serrati. Da gennaio-febbraio saremo sul set della seconda serie, che avrà sviluppi assolutamente folli e selvaggi». tore come il David Bowie del primo Novecento? «La verità è che quando la costumista della serie mi ha dato un paio di stivaloni bianchi fantastici da indossare, ho pensato a David Bowie, un artista che mi piace molto. Del resto, il mio personaggio è molto arrogante, si considera una rockstar degli ospedali (ride)». Vieni da tanto teatro e tanto cinema. Come mai, adesso, la tv? «In questo momento, la trovo interessante. Non pensavo di poter fare dieci ore di serie televisiva, ma il copione è davvero ben scritto e si riesce ad entrare nel profondo della storia. Questo alla gente piace, approfondire le storie e i suoi protagonisti, come non si riesce a fare al cinema. Esistono vari cicli nella carriera di un attore, questo è il ciclo della tv». Nel tuo curriculum professionale ci

Gosford Park a Closer, da Sin City a Hemingway & Gellhorn: come scegli i tuoi personaggi? «Sono un grande istintivo, vado dove mi accendo, per questo la mia carriera è sempre stata multiforme e per quenon sono considerati eccelsi. Perché devo sentire quello che faccio». Ti capita mai di rivederti? «Non mi piace, se mi guardo indietro e penso alle mie prime interpretazioni, mi trovo molto ingenuo…». come quello del cinema? «Quando ho cominciato a recitare, vole-

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DIVI HOLLYWOODIANI

vo trovare la verità in quello che facevo, e credo che questo mi abbia aiutato. Andare verso la verità ti dà forza, perché ti mette nelle condizioni di non prendere in giro né te stesso né gli altri». Se facciamo un passo indietro ai

che che cosa fosse un teatro, ma certo non mi hanno ostacolato. Ho lasciato la scuola e la casa per seguire la mia passione, e ho sperimentato anni di disoccupazione. Devo dire che ho avuto diversi colpi di fortuna, che mi hanno

«Avevo 13 anni, frequentavo la scuola popolare di Coventry, crescevo in un ambiente duro e mi ritrovai a interpretare il ruolo di Dodger in Oliver Twist per la recita della scuola. Da quel momento, mi fu subito tutto molto chiaro, e così ho cominciato a frequentare un teatro per i giovani della mia città, diretto da una persona che anni dopo ritrovai alla Royal Academy of Dramatic Art di Londra, dove mi sono diplomato». Che ruolo ha avuto la famiglia di origine nella tua carriera? «La mia era una famiglia di operai in una città operaia, prima che cominciassi a recitare non sapevano nean-

Un personaggio che ti piacerebbe interpretare? «Non ce n’è uno in particolare. Mi piace la natura imprevedibile del mio mestiere. Ogni volta che apri un copione, arriva un mondo nuovo da esplorare e mi piace pensare che dietro l’angolo ci sia sempre una sorpresa diversa». Com’è stato recitare diretto da un regista Premio Oscar come Steven Soderbergh in una serie tv? «Un’esperienza incredibile, perché Steven non fa il regista, ma anche l’operatore, il macchinista… È ferrato su tutto e tiene tutto sotto controllo, quindi ho dovuto preoccuparmi solo del mio lavoro, cosa che non succede

benissimo le storie e sa cosa vuole trasmettere al pubblico, è un privilegio stargli vicino». Se dovessi scegliere un regista italiano con cui lavorare? La grande bellezza di Paolo Sorrentino, quindi direi senza dubbio che mi piacerebbe farmi dirigere da lui». Tu lo sai di essere considerato un sex symbol? «Davvero? Devo dire che non ci penso tanto, non credo di esserlo e sarebbe su questo…». In effetti, Clive Owen è un uomo tutto cinema, teatro, tv e famiglia. E, durante il suo soggiorno romano, l’unica evasione agli impegni professionali, tra interviste e red carpet, è stata una cuore dei Parioli.

Nel curriculum del camaleontico divo hollywoodiano spiccano film di grande successo quali Gosford Park, Closer, Sin City ed Hemingway & Gellhorn. Film che l’hanno proiettato nell’Olimpo degli attori più amati del grande cinema internazionale.


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Vincenzo Salemme, classe 1957, è in sala in questo periodo con la commedia ...E fuori nevica!, di cui è interprete e regista, tratta da uno spettacolo teatrale da lui stesso portato in scena con grande successo a partire dagli anni ‘90. Fra gli altri interpreti, anche Giorgio Panariello, Carlo Buccirosso, Nando Paone, Maurizio Casagrande, Paola Quattrini e Margareth Madè.

PERSONAGGI

VINCENZO SALEMME «IL MONDO OGGI VA PIÙ VELOCE DEL CUORE» L’attore-regista napoletano porta al cinema la sua commedia teatrale ...E fuori nevica!, che tocca, fra gli altri, un tema quanto mai spinoso, quello dell’eutanasia di Laura Frigerio

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incenzo Salemme ha un pubblico che lo ama e lo segue con passione, a teatro come al cinema. Figuriamoci poi se le due cose si uniscono come è successo in ...E fuori nevica!, spettacolo teatrale (ormai ventennale) che ora ha deciso di portare anche sul grande schermo. La commedia non ha fatto in tempo a esordire nelle sale che è subito balzato in cima al l’attore-regista...

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Andiamo un po’ indietro nel tempo. Com’è nato ...E fuori nevica! ? «Era il 1993 ed Enzo Iacchetti voleva sviluppare una sua idea di commedia con protagonisti tre fratelli costretti a vivere sotto lo stesso tetto per onorare il testamento della madre defunta. Nel progetto inizialmente c’erano Stefano Sarcinelli e Francesco Paolantoni, il quale mi ha segnalato ad Enzo dicendo che scrivevo bene. Così ho sviluppato il testo, ma poi Enzo è stato chiamato


a Striscia la notizia e Francesco a Mai dire gol in scena io insieme a Carlo Buccirosso e a Nando Paone. Mi ricordo ancora il debutto al Piccolo Eliseo di Roma. Lo spettacolo ha avuto così tanto successo, che non abbiamo mai smesso di farlo. È diventato un classico». Come mai la trasposizione cinemato«L’idea c’era già da diverso tempo, ma sappiamo come vanno le cose in Italia: portare il teatro al cinema (come in tv) sembra quasi un tabù, quindi non è un’operazione immediata. Pensare che all’estero è tutto il contrario!». (che naturalmente non sveliamo)... «È inevitabile che ci siano dei cambiamenti nella trasposizione, anche perché i tempi sono diversi. Per quanto riguartono troppo drammatico, perché magari qualcuno (soprattutto i più giovani) ci sarebbero rimasti troppo male». Tra una battuta e una gag si affrontano anche temi delicati come l’eutanasia. Cosa ne pensi a tal proposito? «Credo che l’eutanasia debba essere motivo di discussione parlamentare, perché è necessaria una legge. Mandela diceva “Sono padrone del mio destino, capitano della mia anima”. Penso che morire a testa alta sia un diritto». Insieme a te, Buccirosso e Paone c’è anche l’affascinante presenza di Margareth Madè. Hai pensato subito a lei? «No, lei è arrivata in un secondo momento, quando mi sono reso conto che

A propos ito di treni. Quanti ne prendi per tornare nella tua Napoli? «Io ho casa a Roma, ma la mia famiglia sta a Napoli e quindi faccio spesso avanti e indietro». Cosa pensi di tutti i cliché che ci sono sui napoletani? Ti danno fastidio? alimentare cliché e macchiette. Mi dispiace quando noi stessi dimentichiamo la storia che siamo stati in grado di scrivere attraverso l’arte, la letteratura, la cultura in generale. La nostra è una città importante e, invece, fa parlare di sé troppo spesso per fatti di cronaca non proprio positivi». Ci sono degli argomenti che, se toccati in chiave ironica, non ti fanno ridere? «Non amo chi scherza sulle disgrazie. Un esempio? Quando prendevano in giro Schettino, io continuavo a pensare alle famiglie delle vittime della Costa Concordia. Questa per me è la volgarità, molto più di chi usa battute a sfondo sessuale o altro. Certo, c’è modo e modo per farle: ci sono comici che le fanno ma non risultano volgari, perché sono spontanei e in contatto diretto con la loro anima, basti pensare al famoso numero di Roberto Benigni con Raffaella Carrà a Fantastico nel ‘91. Un altro esempio che mi viene in

mente è Checco Zalone, che le dice ma in maniera innocente, non dà in alcun modo fastidio e anzi risulta delizioso». Com’è cambiata secondo te la comici«La tv e programmi come Zelig hanno portato a una maggiore individualità, mentre prima eravamo abituati a una comicità di relazione, quella in cui uno crea la situazione e l’altro reagisce. È quello, per intenderci, che cerchiamo ancora di fare noi». Non hai mai pensato di cambiare registro e fare del cinema dai toni più drammatici? «Mi piacerebbe molto, anche perché credo di avere anche delle note drammatiche, ma diciamocelo: il cinema impegnato non me lo fanno fare! Il problema è che il mercato cinematosiamo come i paesi anglosassoni dove la lingua ti permette di esportare facilmente una pellicola, qui non possiamo rischiare di produrre qualcosa che rischia di non essere visto». Prossimi progetti? «Sto per partire con un tour teatrale con lo spettacolo Sogni e bisogni, che mi terrà impegnato da metà novembre ad aprile».

L’attore e regista napoletano, che da metà novembre sarà anche in tour teatrale con Sogni e bisogni mostra una certa nostalgia per i ritmi di un tempo. «Oggi – dice – non ci si guarda più negli occhi, mancano le relazioni umane, perché tutto corre troppo velocemente».

femminile per rendere il tutto meno claustrofobico. Lei interpreta poi una ragazza non vedente per sottolineare che non se ne accorge pur avendola davanti tutti i giorni. D’altra parte oggi non ci si guarda più negli occhi, mancano le relazioni umane, la nostra società è confusa perché tutto corre, dalla comunicazione ai mezzi pubblici. Una volta andare in treno da Napoli a Roma richiedeva qualche ora, mentre adesso lo si fa in una: certo, è molto comodo, ma non ci si gode più nemmeno i viaggi e la loro profondità. Secondo me non siamo ancora pronti culturalmente a tutto questo, perché il mondo è cambiato più velocemente del nostro cuore».

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ADESSO

PERSONAGGI

FATIMA TROTTA

«IN ITALIA SE SAI FARE TUTTO E SEI BELLA NON VAI BENE!» di Stefano Fisico

L’ATTRICE E CONDUTTRICE SI DESTREGGIA CON ELEGANZA E SIMPATIA TRA COPPIE DI COMICI, IN TV COME AL CINEMA, DOVE LA POSSIAMO AMMIRARE IN QUESTO PERIODO CON ANDIAMO A QUEL PAESE

I

n una televisione in cui le propo-

tentativo di fare un varietà è sicuramente una cosa da ammirare. Il riferimento è per Made in Sud, programma in onda in prima serata su Rai 2 e rigorosamente in diretta. Condotto dai comici Gigi e Ross, da Elisabetta Gregoraci e dall’attrice Fatima Trotta, che in questo periodo è anche sul gran-

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di Ficarra e Picone, Andiamo a quel paese.Classe ‘86 e napoletana doc, in poco tempo Fatima è riuscita ad imporsi non solo grazie alla bellezza, ma, soprattutto, grazie alla sua simpatia e spontaneità. Fatima, parlaci del personaggio che danzata di Valentino Picone, con papà napoletano e mamma siciliana, che torna nel suo paese di origine e ritrova appunto Valentino. Come spesso capita nel ritrovare e rivedere ex amori, scatta in lei una scintilla». In questi anni ti sei ritrovata a lavorare con grandi comici grandi coppie comiche. Prima Luca e Paolo, poi Gigi e Ross e ora Ficarra e Picone. Che rapporto hai avuto con loro? E se potessi scegliere, con quali altri artisti ti piacerebbe collaborare?

«Mi sento molto fortunata ad aver lavorato con queste coppie perché da ognuna ho imparato molto. Sicuramente la giovane età di Gigi e Ross, rispetto a quella delle altre due coppie, fa in modo che l’approccio sia differente. Essendo ancora dei pischelli Gigi e Ross amano ancora prendermi in giro, mentre Ficarra e Picone quando devono dirti una cosa o fartela notare sono molto diretti. Tra le coppie con cui mi piacerebbe lavorare un giorno direi che Greggio e Iacchetti sarebbero una fantastica ciliegina su una torta già molto buona». Dove ti trovi più a tuo agio? «Sicuramente la tv permette di essere più naturale, nonostante il mio ruolo all’interno di Made in Sud è a tutti gli effetti quello di un personaggio, essendo ahimè la martire della situazione, perennemente presa in giro. Essendo una persona molto energica


Bellezza e carattere di certo non mancano a Fatima, che ha come modello le showgirl del passato: dalla Cuccarini alla Parisi, donne belle che sapevano fare tutto. A fianco con Gigi, Ross ed Elisabetta Gregoraci, con cui conduce Made in Sud.

e dinamica, posso dire che del cinema non amo le lunghe attese, mentre amo lo studio del personaggio e il confronto continuo e diretto con la regia». Del resto non sei una novizia della avendo lavorato per il Teatro Tam di Napoli dove sul palco conducevi uno show comico. Era l’anticamera di Made in Sud? «Esattamente. Per coloro che non lo sapessero Made in Sud prima di arrivare su Rai 2 è partito da Comedy Central, e ancor prima da teatro, dove sempre con Gigi e Ross lavoriamo insieme da anni. Un altro tipo di approccio, essendo nato tutto come un gioco, e con un contatto diretto con il pubblico che ovviamente oggi è leggermente cambiato anche nelle dinamiche del programma per esigenze televisive». In Italia spesso si associa la bellezza a l’ignoranza, mentre in altri mercati cano, quello che conta è che l’attore sappia recitare. Come ti spieghi questo malcostume del nostro Paese? «Devo dire che questo è un problema estremamente evidente nel nostro paese. In America ci sono attori che sanno cantare, ballare, recitare, mentre da noi la cosa che trovo più assurda è che se sai fare tutte queste cose e in più sei graziosa, non vai bene. Qui o sai fare solo e soltanto la presentatrice, o se sai cantare devi fare la cantante, se sai ballare devi ovviamente ballare. Una persona non può esprimersi in diversi campi e far bene diverse cose. Tutto questo è al limite del grottesco. Fortunatamente non è mi è mai capitata un’associazione del genere». Quali sono i modelli a cui ti ispiri e da cui attingi per migliorarti? «Io, grazie ai miei genitori, sono cresciuta con la cultura del varietà, quindi guardavo la televisione e i programmi dove Raffaella Carrà, Heather Parisi e

Lorella Cuccarini mostravano all’Italia e al mondo quanto erano brave in tutto quello che facevano. Artiste poliedriche che sapevano fare tutto, cantare, presentare, ballare, come dovrebbero saper fare anche oggi le persone che vogliono fare questo lavoro, magari non eccellendo in tutto». Nella vita privata Fatima Trotta chi è e che passioni ha? «Credo di essere una ragazza semplice e normale, cresciuta in questi anni coltivando un sogno che giorno dopo giorno si sta realizzando. Vivo moltissimo la famiglia credendo fortemente che sia un valore importantissimo e ogni esperienza che coltivo lavorativamente mi serve per formarmi sia sul lavoro che non». Per mantenere la tua forma «Attualmente non sto facendo nulla, non avendo neanche mezza giornata libera. Questo fa si che io sia molto attenta a ciò che mangio, anche se qualche eccezione ci può stare. Nell’ultimo mese ho al mio rientro in Italia pochi giorni fa ero in crisi di astinenza di quello per cui impazzisco, la pizza napoletana, che ho mangiato appena atterrata». Perché i nostri lettori dovrebbero andare al cinema a vedere Andiamo a quel paese? «Già soltanto il titolo sarebbe un buon motivo per il cuore, divertente e con all’interno dei messaggi che capirà solo chi andrà in sala a vederlo.».

FATIMA TROTTA, classe 1986, napoletana, ha esordito in telvisione partecipando alla trasmissione Veline. Attualmente conduce Made in Sud, a fianco di Gigi e Ross

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IL TOCCO IN PIÙ di Victoria Beckham che sceglie una castissima gonna a tubo addirittura sotto il ginocchio dalla grinta animalier.

Al ginocchio è meglio

BELLISSIMA Amber Heard. L’attrice, compagna di Johnny Deep, opta per una longuette cammello, colore must di stagione, con profondo spacco frontale.


MODA PERSONAGGI SCIVOLATA la scelta di Emma Stone, in completo laminato blusa più gonna/pareo plissettata, con spacco laterale ma rigorosamente mezza lunghezza.. Elegante.

CASTA nel senso di bianco. Gioca su trasparenze e pieghe il completo della trend setter e direttrice moda di Tank Magazine Caroline Issa, che azzarda e allunga la gonna quasi alla caviglia. Avanguardista.

ADESSO

A TUBO con t-shirt a messaggio benefico per Gwyneth Paltrow. Una mise semplice che funziona il mattino come la sera.

La gonna questa stagione si porta così. Tinta unita, animalier, stretch o morbida, casta, con spacco frontale o laterale purchè al ginocchio. “Celeb Docet” 37


ADESSO

MODA LOOK

CAMERON DIAZ

running e t-shirt nike 38.00€ e 29.00€

felpa con cappuccio adidas originals 55.00€

GYM

A casa, in palestra, per una corsa all’aria aperta o per una semplice camminata: FREE TIME! di Federica Piacenza

sneakers Adidas 100.00€

smanicato parajumpers prezzo su richiesta sneakers le coq sportif 80.00€ piumino ultraleggero only 49.95€ capi disponibili su SPARTOO.IT


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La gonna, il pi첫 classico dello stile femminile, di ritorno imperante per questo autunno inverno. Unico imperativo: fermarsi al ginocchio!

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di Federica Piacenza

BENTORNATA MEZZA MISURA

SFILATA VALENTINO AI 2014/15 Gonna a pieghe larghe con vita alta ESCADA su camicia a quadretti ROBERTO VERINO. Scarpa in pitone ESCADA

In basso gonna a tubo microfinestrata GERERR su camicia in denim slavato ROBERTO VERINO e stivali a tacco largo M MISSONI

SFILATA SONIA RYKIEL AI 2014/15

Cappotto LANIFICIO COLOMBO


SFILATA MARCO DE VINCENZO AI 2014/15 Camicia senza maniche KOCCA e gonna in pelle con zip frontali JEAN PAUL. Stringata uomo AGL

SFILATA GIVENCHY AI 2014/15

In alto, abito longuette rimborsato in vita M MISSONI e sandalo con plateau JOSHUA FENU. Sotto, t-shirt in maglia lurex BLACKY DRESS BERLIN su gonna al ginocchio in pelle metal ANNIE P. Trochetto leopardato ALBANO


ADESSO

BELLEZZA

di Manuela Blandino COSMETOLOGA

AUTUNNO

proteggiamo la pelle S

iamo in autunno, il clima è variabile, è arrivato il temuto momento del cambio degli armadi. Iniziamo a utilizzare abiti più caldi per proteggerci dall’abbassamento delle temperature ma, spesso, ci dimentichiamo che anche il nostro viso va protetto. In questa stagione, quando siamo all’aperto, la nostra pelle, naturalmente, tende a proteggersi da sola attivando un sistema di “risparmio energetico”; attua, cioè, -

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le che è utile per evitare dispersioni di gue e ossigeno è ridotto ed il metabolismo cellulare della pelle rallenta il suo entriamo in un luogo caldo, le nostre difese termiche cutanee si abbassano, i capillari si dilatano rapidamente e proviamo una intensa sensazione di calore sul viso; il nostro colorito cambia: guance, naso e mento tendono inevitabilmente ad arrossarsi. Questi sbalzi termici, decisamente repentini,

non sono positivi per la nostra pelle e, con il passare del tempo, appaiono sul viso quelle piccole imperfezioni cutanee che sono note come “Couperose”, cioè piccoli capillari rotti che creano delle antiestetiche ragnatele rosse sulla nostra pelle.

È ORA DI CAMBIARE COSMETICI

In autunno, quindi, non cambiamo solo il nostro abbigliamento, ma anche i nostri cosmetici. I sieri e le creme-gel utilizzate in estate, non bastano più;


BELLEZZA

ADESSO

CONSIGLIO serve applicare cosmetici più strutturati, con texture nutrienti e con sisteniti a “lunga durata” o Long Lasting che ci permettono di mantenere, a lungo, la pelle protetta e nutrita. Inoltre bisogna evitare la disidratazione no, la pelle si disidrata se non è ben protetta! Scegliamo, quindi principi idratazione profonda. Oltre all’ormai famoso acido jaluronico, il burro di Karitè (Butyrospermum Parkii) viene utilizzato per le sue qualità idratanti, emollienti, nutrienti ed elasticizzanti. Senza rendercene conto, in questa stagione, sottoponiamo la nostra pelle a forti stress ossidativi che innalzano la concentrazione dei tanto temuti Radicali liberi, quei dannosi frammenti molecolari che innescano l’invecchiamento organico e cutaneo. Per prevenire questi danni, l’estratto di bacche di Goji (Lycium Barbarum extract) è un elisir di attivi antiossidanti, vitamine del gruppo B e vitamina A perfetti per proteggere la nostra pelle.

LE NOVITÀ

Gli attuali cosmetici sono sempre più innovativi e aggiornati e sono i nostri più preziosi alleati per affrontare con successo questo periodo dell’anno. Una delle ultime novità presentate sul mercato è la Sericina (in etichetta ad esempio: Sericin o Hydrolized Sericin), una proteina che viene isolata trattando i bozzoli dei bachi da seta. Grazie alla sua composizione chimica, totalmente naturale, la Sericina è ed idratante. Un altro principio attivo estremamente interessante è l’olio di Immortelle o Elicriso. Questo è appassisce mai, neanche dopo essere stato colto, da cui si estrae questo prezioso ingrediente che svolge una intensa azione anti-age, protettiva ed illuminante per un incarnato compatto, vellutato e radioso. L’estratto di Ibisco rosso (Hibiscus extract) promuove una intensa detossinazione dei tessuti cutanei, migliorando nutrimento ed ossigenazione dei tessuti. È un principio attivo perfetto per la pel-

Le nostre labbra sono delicate e indifese poiché non hanno una naturale protezione, quindi è importante averne cura quotidianamente. In autunno, per proteggerle, scegliamo un balsamo morbido e nutriente a base di burri vegetali, come il Karitè (Shea butter), o con oli pregiati quali l’Argan (Argania spinosa oil). Applichiamo questi balsami più volte al giorno, sia a casa che fuori, per prevenire disidratazione e screpolature. La sera, dopo la detersione, applichiamo sul contorno delle labbra una goccia del nostro siero anti-age, utile per prevenire i segni d’espressione. Se amate i rossetti ad effetto opaco o i lucida-labbra, prima di applicarli non dimenticate di utilizzare un prodotto idratante e nutriente, le nostre labbra rimarranno belle più a lungo.

le sensibile e che tende ad arrossarsi facilmente. L’estratto di gemme di Faggio (Fagus Sylvatica bark extract) rende la pelle più tonica ed energizsticità dei capillari prevenendo la comparsa della “Couperose”. L’olio di Melograno (Punica Granatum) è ricco in vitamine, sali minerali e azione antiossidante oltre a ristabilire il normale contenuto di acqua degli to di Uva rossa, ricco in resvetrolo stimola la sintesi di nuovo collagene e favorisce il ricambio cellulare per una perfetta azione anti-age. La scelteggere la pelle è decisamente ampia, l’importante è che nella crema che deciderete di comprare ci almeno uno di questi ingredienti. Riassumendo, quando fuori fa freddo proteggiamo al meglio la nostra pelle ed applichiamo, mattina e sera sieri, contorno occhi e creme adatte alla stagione. L’obiettivo dell’Autunno è: proteggere, nutrire, idratare e ossigenare la pelle. Concediamoci queste amorevoli cure perché daranno i loro frutti: la pelle sarà più bella, vellutata e compatta; l’aspetto sarà radioso e guardandoci allo specchio saremo soddisfatte dei risultati ottenuti e potremo affrontare, ben protette, l’inverno!

SALBA CREMA VISO ANTI AGE 50 ml € 13,99 Emulsione viso dalla innovativa texture leggera, idratante e protettiva. È adatta a tutti i tipi di pelle. Contiene acido Jaluronico, potente idratante di superficie, Omega 3 e 6 per una spiccata azione anti-age, Vitamina E in grado di neutralizzare i radicali liberi. L’estratto di Uva Rossa proteggere i capillari e i filtri UVA UVB associati ad un fattore di protezione solare SPF 15 rallentano il processo di foto-invecchiamento. Il prodotto va utilizzato mattina e sera. È un’ottima base per il trucco.

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IN ONDA

STORIE D’AMORE

STORIE D’ITALIA di Stefano Padoan

Le vicende della famiglia Costa-Ferraris, che già nel 2012 avevano conquistato il pubblico italiano, sono tornate anche quest’anno ad affascinare i telespettatori: in Questo nostro amore 70

U

na storia famigliare che è anche un po’ la storia civile di tutti noi: Questo nostro amore, miniserie andata in onda nel 2012, ha affascinato subito il pubblico per la sua capacità di rievocare i mitici anni Sessanta italiani. E il viaggio è da poco ripreso su Rai 1 con la seconda stagione, Questo nostro amore 70: sei nuove puntate in cui ritroviamo Vittorio (Neri Marcorè) e Anna (Anna Valle) catapultati nei rutilanti e tumultuosi anni Settanta.

LA NUOVA CORNICE STORICA

Le vicende di casa Costa-Ferraris proseguono dunque, di nuovo con la regia di Luca Ribuoli e la sceneggiatura di Stefano Bises (già autore di Tutti pazzi per amore e Una grande famiglia) e di nuovo nella cornice della Torino industriale del boom economico. Una storia emblematica quella di Vittorio Costa e Anna Ferraris, che costituiscono quella che ancora negli anni Sessanta veniva chiamata “coppia concubina”: l’uomo nito presto poiché sua moglie Francesca

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se n’è andata di casa facendo perdere le sue tracce appena pochi mesi dopo le nozze. I due quindi, in mancanza di una legge sul divorzio, non possono sposartrasferirsi di città in città nel momento in cui il loro segreto viene scoperto: infatti, la convivenza fra una persona sposata e il suo compagno era punibile con il carcere. Ma soprattutto la famiglia vive la sua storia d’amore affrontando lia provinciale e un po’ ottusa. Trasferitisi dunque a Torino, nella speranza che una città grande e moderna possa accettare più facilmente la loro condizione, i cinque si avvicineranno agli Strano, famiglia che vive un altro tipo di emarginazione sociale, ovvero quella dovuta alle loro origini meridionali. Questo nostro amore è dunque un insieme di micro-storie personali, intime e circoscritte che però sintetizzano abilmente alcune dinamiche più generali di quegli anni: un passato che parla di noi e che quindi, in un certo senso, che fa parte anche del nostro presente.

© Assunta Servello / Jacopo Brogioni

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IN ONDA

LA NUOVA STAGIONE

Torino, Capodanno del 1967. È qui che avevamo lasciato la famiglia Costa-Ferraris e gli Strano, i loro vicini di casa, però qui che li ritroviamo, ma anzi dobbiamo andare avanti nel tempo: siamo in pieni anni Settanta, sono cambiate le loro vite ed è cambiato il mondo attorno a loro, dalla musica alla televisione. Raffaella Carrà mostra l’ombelico, la legge che istituisce il divorzio è alle porte e sul suolo nazionale non è più vietato produrre, reclamizzare e vendere anticoncezionali. Tutto si sta trasformando e anche la loro condizione di famiglia non convenzionale, formata attorno ad una coppia non sposata, sta arrivando ad una risoluzione, almeno da un punto di vista istituzionale; ma

bra ringiovanita: se, a soli vent’anni, la giovane aveva compiuto scelte forti e adulte, rinunciando a tutto per amore di di riprendersi un po’ del tempo che ha dedicato con così grande dedizione alla famiglia. Ora le ragazze sono cresciute e nulla può impedirle di passare più tempo con il compagno, recuperando quella spensieratezza e leggerezza che alcuni anni prima non si era potuta permettere. Nulla glielo può impedire, eccetto proprio le diverse intenzioni di Vittorio, che sta già inseguendo un nuovo sogno: ha venduto la libreria per acquistare una piccola fabbrica di marmitte, proprietaria di un brevetto rivoluzionario. Con lui, si lancia nell’impresa anche Salvatore Strano, che si licenzia e investe tutta la sua liquidazione. Ma Anna ha proprio bisogno di tranquillità, di sorridere, godersi la vita… lo potrà fare con il compagno di sempre? Lo scopriremo presto, ma quel che è certo è che la Rai sta già pensando a produrre pea di Anna e Vittorio sembra dunque destinata a proseguire ancora.

ECLETTICO NERI

Attore, comico, imitatore, doppiatore, conduttore televisivo e cantante: Neri Marcorè è tutto questo e molto di più. E il bello è che in ognuno di questi ruoli mostra un talento incredibile. Nato a Porto Sant’Elpidio il 31 luglio 1966, è esilarante e talentuoso nelle celebri imitazioni di Maurizio Gasparri, Pier Ferdinando Casini e Alberto Angela. Quest’ultimo gradisce particolarmente la propria imitazione, invitandolo più volte in trasmissione.

© Assunta Servello / Jacopo Brogioni

crescere, di emanciparsi, di diventare ricchi. Quello che riprende, attraverso la vista dei personaggi, è quindi il racconto di un altro tratto della storia nostra, della storia d’Italia. Gli anni passano, ma in questo secondo capitolo troviamo Anna che sem-

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L’intera famiglia di Questo nostro amore, appena ripartita sui Rai 1 con la seconda stagione. Vittorio e Anna (Neri Marcoré ed Anna Valle) vivranno nuove avventure attraversando tutti gli anni ‘70.

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ADESSO

PERSONAGGI TV Simone Rugiati, toscano doc, è cuoco, conduttore e anche autore di alcuni libri di cucina. Ha partecipato al reality L’isola dei famosi ed è spesso ospite in trasmissioni televisive. Amatissimo dal pubblico femminile, vanta qualche flirt famoso (tra le tante, Manuela Arcuri) ma al momento si proclama single.

LA CUCINA CHE

CONQUISTA di Marco Tessaroli

BELLO, BRAVO, SPUMEGGIANTE E CREATIVO: COME SIMONE RUGIATI CE NE SONO POCHI, E LE DONNE DI TUTTE LE ETÀ SE NE SONO ACCORTE. IMPARARE I TRUCCHI DA CHEF NON È MAI STATO COSÌ AFFASCINANTE

N

ato a Empoli 33 anni fa il giovane chef, dopo anni di gavetta e di stage (anche all’estero), inizia a farsi conoscere dal grande pubblico grazie al programma di Antonella Clerici La prova del cuoco, per poi approdare nel giro di poco tempo a Gambero Rosso Channel dove cura le rubriche Oggi cucino in... e SOS Simone. In questi primi lavori Simone fa vedere subito di che pasta è fatto: con la sua brillante effervescenza dimostra

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di sentirsi a suo agio davanti alle telecamere e conquista rapidamente il pubblico di tutte le età. Merito del suo innegabile fascino, grazie al quale ben presto si accorge di lui il patinato mondo dello spettacolo. Ai programmi culinari iniziano così ad aggiungersi alcuni reality show, e con essi le inevitabili voci di stampo gossipparo: il suo bel faccino e la sua verve hanno infatti preso per la gola non solo le telespettatrici, ma anche alcune colleghe del piccolo schermo come Elisa Isoardi – conosciuta negli studi de La prova del cuoco –, le showgirl Nina Senicar e Claudia Galanti – più volte associate al suo nome dopo la settima edizione de L’isola dei famosi (2010) – o la modella Malvina Seferi, con la quale ha partecipato nel 2012 a Pechino Express. La sua conquista più illustre, però, rimane l’attrice e

conduttrice Manuela Arcuri, con la quale nel 2011 ha avuto una storia durata qualche mese. Da chef a uomo da copertina dunque? Assolutamente no. Simone non ha mai abbandonato i fornelli, anzi: oltre ai programmi di La7 tiene su Gambero Rosso Channel la rubrica Io, Simone e gli altri, sta disegnando una linea di abbigliamento per cuochi e soprattutto gestisce da qualche mese il suo nuovo sito Foodloft.it, dove tutti i giorni pubblica una nuova ricetta. Con i suoi libri poi si impara davvero a cucinare: uno stile semplice e fresco all’insegna di pochi ingredienti e tanta qualità, spiegato senza dimenticare una strizzatina d’occhio alle fan con titoli come Il gusto di sedurre. Le ricette e i segreti di uno chef da amare e Se in cucina c’è Simone... Tanti menu per conquistare in cucina. Non chiamatelo belloccio insomma, perché il suo lavoro lo fa bene e con impegno. Al momento, comunque, sembra che sia single...



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PERSONAGGIO TV

RITA FORTE

«QUALCUNO DALL’ALTO MI PROTEGGE» di Giulio Serri

La camaleontica artista romana racconta la sua nuova vita, ricominciata dopo il brutto incidente in cui ha rischiato di morire e un periodo di profonda solitudine. Per lei un nuovo amore, Tale e quale show e tanti nuovi progetti

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l primo pianoforte arrivò a casa che aveva solo sei anni. E da allora è stato amore a prima vista. D’altronde lo conferma lei stessa: «La musica è nel mio Dna». Una passione che ha sempre coltivato riuscendo a farsi conoscere ed apprezzare dal pubblico, senza mai dimenticare studio ed impegno sia in teatro che nei tanti concerti in giro per l’Italia. Con la sua splendida voce Rita Forte ha riempito di emozioni i salotti di tante trasmissioni televisive: dal mitico Tappeto volante, programma cult di Telemontecarlo dal 1993 al 1996 accanto a Luciano Rispoli, fino a Buona domenica e Cominciamo bene su Rai3. Un’artista ma soprattutto una donna sensibile, coraggiosa. Cresciuta solo dalla mamma Maria Vittoria, rimasta vedova giovanissima, Rita conosce bene cosa significhino gavetta e sacrifici: «Ho studiato – ci confida – sono riuscita a laurearmi in Scienze Politiche nonostante nutrissi da sempre la passione per la musica.

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Sicuramente qualcuno dall’alto sta rischiarando il mio cammino: credo sia mia madre che ho perso cinque anni fa. Lei, assieme al mio angelo custode mi aiutano ogni giorno: dopo un periodo di profonda solitudine dovuto alla sua scomparsa, oggi ho trovato un uomo meraviglioso al mio fianco (il mio primo fidanzato di quando avevo 18 anni) e continuano ad arrivare proposte di lavoro interessanti». Come l’avventura di Tale e quale show, il talent sulle imitazioni condotto da Carlo Conti ogni venerdì sera su Rai1 e che la sta vedendo indiscussa protagonista. E tra una prova e l’altra del programma la cantante romana trova il tempo per raccontarci un po’ del suo mondo... Come stai affrontando l’avventura di Tale e quale? «Ultimamente desideravo qualcosa di appagante, di gratificante per la mia vita professionale ed è arrivata la chiamata di Carlo Conti. Mi sto divertendo tantissimo, sono entusiasta,

gioiosa, ma nello stesso tempo quanta ansia ogni qualvolta che debbo salire su quel palco… (ride). Mi piace molto imitare colleghi anche lontani dal mio modo di essere, soprattutto per sorprendere il pubblico». Cosa ha rappresentato il pianoforte nella tua vita? «Tanto. Avevo solo cinque anni, quando incantata da un amichetto che già sapeva suonare, chiesi ai miei genitori di andare a lezione. Cosa rara se si pensa alle tante famiglie che, invece iscrivono, spronano od obbligano i loro figli ad imparare. Conoscere uno strumento è fondamentale per chi vuole intraprendere questo mestiere». Tu sei cantante ma non una cantautrice. Come mai? «Pur conoscendo la musica, forse per pigrizia, non mi sono mai impegnata a scrivere brani. Forse avrei dovuto avere affianco un autore che mi spronasse di più. Mi reputo, pertanto, un’interprete di canzoni che mi hanno proposto. Sia mie, così come


Con la sua splendida voce Rita ha riempito di emozioni i salotti di tante trasmissioni televisive: da Tappeto volante, il programma cult di Telemontecarlo al fianco di Luciano Rispoli, fino a Buona domenica e Cominciamo bene su Rai3.

© Assunta Servello

© AGI

RITA FORTE

(52 anni) è fra le indiscusse protagoniste dell’edizione di quest’anno di Tale e quale show, il talent sulle imitazioni condotto da Carlo Conti ogni venerdì sera su Rai1.

è successo per le due partecipazioni che ho tenuto a Sanremo, che di altre colleghe». Cosa pensi di Suor Cristina (la vincitrice del programma The Voice, ndr)? «Indubbiamente si tratta di un fenomeno mediatico. Ha una bella voce e non fa certo nulla di male a cantare l’amore di Dio per le sue creature». Ti sei laureata in Scienze Politiche, sognavi una carriera diplomatica? «No, la scelta della facoltà è stata del tutto casuale. Vivendo sola con mamma volevo iniziare a lavorare al più presto perché capivo che dovevo realizzarmi e raggiungere presto un’indipendenza economica senza dipendere da nessuno. Per questo mentre studiavo ho fatto la ragioniera, la segretaria presso un notaio. A differenza di tanti ragazzi di oggi che a 25-30 anni si perdono e non sanno ancora cosa vogliono fare». Che cosa consigli ai ragazzi che puntano al mondo dello spettacolo? «Il talento non basta: senza studio, sacrificio e determinazione non si arriva da nessuna parte. grande professionista come Luciano Rispoli. Che ricordi hai di questo maestro della tivù? «Zio Luciano, così come affettuosamente lo chiamo, è una persona alla quale continuo ad essere molto affezionata. Gli debbo tutto: è stato il primo che ha creduto in me arti-

sticamente. Nel 1992, dopo avermi vista al Festival di Sanremo, mi volle con lui. E nacque un sodalizio meraviglioso che fu Il Tappeto volante. Tutt’oggi ci sentiamo e la stima e l’affetto per lui e la famiglia sono rimasti gli stessi, nonostante siano passati parecchi anni». Colpisce la tua forza, l’energia che riesci a sfoderare anche in momenti «Oltre al carattere aggiungerei la fede. Qualche anno fa ebbi un bruttissimo incidente su una delle vie più transitate di Roma, la Tiburtina. Mi investirono provocandomi la frattura del bacino. Molti medici erano convinti che sarei rimasta zoppa per sempre. Pregai moltissimo e debbo dire che sono stata miracolata poiché sono ritornata identica a prima, come se nulla fosse successo recuperando così il 99% della funzionalità motoria. Sono sicura che qualcuno dall’alto mi abbia aiutato, non solo nella scelta del medico, e delle cure ma soprattutto durante quella terribile giornata in cui successe il fatto.

L’ambulanza arrivò in tempi rapidi, non persi mai conoscenza e mi portarono all’ospedale romano che ho sempre stimato maggiormente. Quel giorno rischiai di morire e comunque l’incidente poteva determinare conseguenze terribili per il mio avvenire. Invece, sono stata protetta. Sono rimasta a letto, immobile per due mesi e la mia camera era piena di immagini sacre». Pensiamo al futuro. Cosa vorresti fare professionalmente? «Se guardo al domani, la mia massima aspirazione sarebbe quella di poter continuare a fare questo mestiere a lungo, nonché riuscire a dedicare più tempo al teatro, cui mi cimento già da qualche anno. Credo, infatti, che il compito dell’artista sia di mettersi sempre in discussione e sperimentare cose nuove». quali sfumature la assoceresti? «In questo momento ad un arcobaleno. Sono felice, innamorata, soddisfatta nel lavoro. Cosa potrei desiderare di più?»

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ADESSO

PERSONAGGI

FELICE... TRA GLI UOMINI! di Laura Frigerio

Katia Follesa, al timone di Quanto manca, scende in la bellezza è in ognuna di noi

È

stato un gran bell’esordio quello di Quanto manca, programma di Rai2 (in onda il lunedì in seconda serata), che racconta in chiave divertente e dissacrante i fatti di cronaca della settimana. Padrona di casa è la meravigliosa sistenti” d’eccezione, ovvero Nicola Savino e Rocco Tanica. Katia, attrice e conduttrice che si è fatta conoscere con il duo comico Katia & Valeria, prima di iniziare il suo percorso “solista”, è molto felice di affrontare questa nuova talento. Ecco cosa ci ha raccontato... Quanto sei emozionata per questa nuova avventura? «Più che emozionata sono entusiasta! Io sono una che ama mettersi in gioco e questa è davvero una bella occasione per me. Naturalmente, soprattutto all’inizio, c’era un po’ di tensione, non tanto per la diretta, dato che sono abituata (da Zelig in poi, credo di aver fatto quasi sempre dirette), quanto per tutto ciò che gira intorno al programma, l’attenzione mediatica, eccetera. Però ogni volta che sono in scena penso al pubblico, mia fonte di ispirazione ed energia, e mi passa tutto. Non a caso la mia, lo dico sempre, è una conduzione interattiva».

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«È bellissimo essere beata tra gli uomini! Mi piace, perché io di solito sono un po’ maschiaccio, mentre qui mi posso divertire a fare la prima donna. Nicola e Rocco sono fantastici, come anche i miei ballerini». Volevo giusto chiedertelo: ti sei data alla danza? «Non esageriamo, diciamo che sono dei momenti di colore. Però non è detto che prima o poi riesca a fare dei veri e propri balletti. I ballerini, che sono stati scelti attentamente – soprattutto a livello estetico... Scherzo! – cercano di farmi ballare e io mi diverto, anche perché sono una che non riesce a stare ferma» Nel vostro programma affrontate temi qualcosina che cercherete di evitare? «Vorremmo evitare di parlare di alcuni aspetti della crisi, quelli che toccano le persone comuni. È una questione di rispetto. Noi cerchiamo di essere leggeri, divertenti, ma non si può scherzare su certe cose, anche se in maniera garbata». Citando il titolo del programma, c’è «Gli anni ‘40, anche se non li ho mai vissuti». Tu sei molto amata dalle donne. Questa cosa ti fa piacere? «Sono felice di essere così amata dalle

Katia Follesa (38 anni) si è fatta conoscere dal grande pubblico col duo comico Katia & Valeria. Ha partecipato a molti programmi-cult, come Zelig per esempio, e ora si dice felicissima di condurre, al fianco di Nicola Savino e Rocco Tanica, Quanto manca, in onda il lunedì in seconda serata su Rai2.

donne. Quando mi fermano per strada e mi fanno i complimenti mi fanno sentire unica, speciale. Farle ridere per me fondamentale. Poi sono sempre dalla parte delle donne, credo che ognuna di noi abbia il suo bello anche con qualche chilo in più e qualche centimetro di altezza in meno. Sono una di loro e lo sanno, si immedesimano in me». di 4 anni, ndr). A proposito: sei una mamma multitasking, come molte tue colleghe? «Devo essere sincera: no!» Le donne, pian piano, si stanno prendendo il loro spazio nel mondo del lavoro, in diversi ambiti. Tu come la vedi? «La vedo molto positivamente. Finalmente si sono resi conto che anche noi valiamo, basti pensare al Parlamento dove la presenza femminile è sempre più forte. Ma al tempo stesso c’è anche una rivalutazione degli uomini, visti non più solo come dediti alla carriera ma anche splendidi papà e uomini di casa».


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PERSONAGGI TV

«ECCO QUALCHE SEMPLICE REGOLA PER DARE UNA MANO AL PIANETA!» LA CONDUTTRICE DI GEO SPIEGA IL SUO PUNTO DI VISTA SUI TANTI LIMITI DEL NOSTRO MODELLO DI SVILUPPO E SUI SOCIAL NETWORK DICE: «SPESSO CI FANNO SFUGGIRE LA BELLEZZA DI UN ISTANTE, DI UN PANORAMA, DI UN INCONTRO»

start-up innovative nel campo ambientale». Sposata con l’imprenditore argentino Diego Dolce, Sveva è una mamma molto presente e attenta per la sua piccola Petra di quattro anni: «È una bambina molto sveglia e vispa – ci svela – e nonostante l’abbia avuta in età matura ho voluto a tutti costi fare un parto naturale. Decisi che non potevo mancare a quell’appuntamento con la vita. Infatti, quando hai in braccio una creatura appena nata percepisci come l’anima può essere pura di Giulio Serri e di come hai il privilegio di essere a iaggi, natura, animali, sana contatto con un angelo, qualcosa che alimentazione. È il mix vin- riverbera luce, trasparenza». cente di Geo, il programma di divulgazione ambientale che Sveva Sagramola conduce dal 1998 l’ha scelto? con garbo e professionalità ogni pome- «Mio marito. Mi è piaciuto subito per riggio alle 16,40 su Rai3: «In questa il suo richiamo alla terra. E poi suona stagione – ci racconta la presentatri- bene con il cognome: Petra Dolce». ce – parleremo molto di salvaguardia Che mamma sei? «Presente, affettuosa e attenta. Ho - cercato di limitare la dimensione provenzione delle malattie, di eco-cucina, fessionale rinunciando a convegni ed nutrizione e acquisti consapevoli e inviti vari. Ho avuto la mia bambina - tardi e me la voglio godere appieno». stra sui giovani che cambiano vita e Frequenta l’asilo? tornano all’agricoltura o sviluppano «Ho scelto una scuola privata Montes-

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sori vicino casa mia, in zona Balduina a Roma. Ho sempre apprezzato il metodo montessoriano, quest’idea di portare il bambino ad esprimere ciò che ha dentro, di non imporre le cose autonomizzando la sua crescita. Così ha iniziato con l’ultimo anno di nido a due anni e mezzo. Noi madri trasmettiamo ai bimbi i nostri stati emotivi anche senza le parole. Per me è stato un vero distacco iniziare a mandarla a scuola. Per questo dopo il primo giorno che l’ho accompagnata ho voluto fosse il papà a proseguire l’inserimento. Ed è andata benissimo e tutt’oggi frequenta volentieri, mezza giornata. Pranza a tre me la posso godere prima di andare in onda». In Geo parli di temi ambientali. Come sta la nostra Terra? cherà di una presunzione clamorosa e la sfrutterà senza ritegno. L’uomo non riesce a vivere dentro i limiti che la natura gli imporrebbe e sforandoli sta portando avanti un approccio con l’ambiente che non è più sostenibile. senza ritegno, inquiniamo. Tutto que-

© Iwan Palombi

SVEVA SAGRAMOLA


© Iwan Palombi

Sposata con l’imprenditore argentino Diego Dolce, Sveva è diventata mamma della piccola Petra quattro anni fa. «A lei – racconta – cerco di insegnare che, accanto a qualcosa che la può ferire o a persone cattive, ne esistono altrettante buone».

sto nonostante i sempre più frequenti allarmi degli ecologisti che sostengono come manchi pochissimo al collasso dei sistemi naturali. Il problema è, dunque, di natura culturale. Dovremmo capire che il consumismo sfrenato, il senso di crescita disperata non sono più uno stile di vita vincente, potevano quando scoppiò la seconda rivoluzione industriale». Da dove ripartire per un approccio col mondo più ecosostenibile? «Mi rifaccio a Papa Francesco, al suo richiamo alla povertà, al concetto di le cose materiali che possediamo ma godersi gli affetti, stare insieme alle persone alle quali vogliamo bene. L’individuo è, infatti, felice se ha una vita comunitaria soddisfacente. Questo è venuto fuori dagli studi più innovativi». «Paradossalmente esistono realtà più povere ed arretrate della nostra che sono più felici perché la comunità si parla, si confronta. Al contrario noi un lettore mp3 o dietro allo schermo di un computer. Vedo sempre più persone che non sono in grado di essere presenti nelle cose che stanno facendo perché impegnate delle ore a twittare, senza godere per esempio la bellezza di un panorama, di un incontro». È anche per questo che sei uno dei pochi volti della tv a non essere sui social network? «Non ho bisogno di questi strumenti, chi mi vuole scrivere può farlo tramite il sito e sarò ben felice di rispondere. Non mi piace avere contatti di pseudo amicizie con persone che non conosco.

Sveva Sagramola (50 anni) conduce dal 1998, con garbo e professionalità, Geo, il programma di divulgazione ambientale in onda alle 16,40 su Rai3. «Al posto di rapporti virtuali – dice – preferisco relazioni reali. È per questo che non sono sui social network».

Questo non vuol dire una chiusura. Sono ben consapevole che essere un personaggio pubblico porta nella gente tante proiezioni. Io, invece, sono per la vita vera. Conoscere le persone, frequentarle, sceglierle». l’ecologia? «Le regole sono poche e basiche. Ancia. Per avere la garanzia di freschezza acquistare sempre frutta e verdura della quale si conosce la provenienza, meglio se coltivata vicino casa: è il principio del chilometro zero. E poi non avere paura di spendere qualcosina in più per mangiare bene. Dietro, infatti, all’offerta stracciata di un prodotto c’è sempre qualche fregatura. Da un punto di vista alimentare, poi, limitare la carne, soprattutto rossa, e dare spazio a zuppe con legumi e pasta con le verdure. Costa meno e fa meglio». In Geo incontri spesso giovani che si dedicano all’agricoltura. È la gioventù che ti piace? «Sì, perché nonostante coltivare la terra sia duro, vedi che hanno una luce speciale negli occhi. Qualcuno, per

fortuna, porta avanti eredità famigliari rinnovando la tradizione. Altre, invece, sono vere e proprie scelte radicali. Mi ha colpito la storia di un ragazzo lombardo che, dopo essersi laureato in informatica, si è messo ad allevare le capre facendosi aiutare dagli anziani della zona. Da pochi animali ha creato dotti caprini». In che mondo ti piacerebbe vivesse Petra? canto a qualcosa che la può ferire o a persone cattive, ne esistono altrettante buone. Purtroppo nessuno può protege vorrei che da questo mondo potesse trarre forza dagli aspetti positivi, dalle persone in grado di portare avanti messaggi importanti come Papa Bergoglio, dalla solidarietà, dalla creatività. Spero che la mia bambina riesca ad avere gli strumenti per andare avanti oltre la sofferenza». «È vivere pienamente la vita qualunque cosa essa ti porti. Il solo fatto di esserci è un privilegio, una gioia, un miracolo».

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ADESSO

IN ONDA

I RE DELLA GRIGLIA

QUANDO LO SCONTRO SI ACCENDE di Stefano Fisico

In onda il nuovo talent dedicato agli appassionati della griglia. Tra i temibilissimi giudici chef Rubio

M

ai come oggi i talent che riguardano il mondo della cucina spopolano su ogni canale e trovano un successo straordinario di pubblico. I motivi possono essere svariati e legati, in primis, al fatto che nel nostro paese la cultura culinaria rappresenta un’eccellenza, ammirata e imitata in tutto il mondo, e oggi sempre più persone desiderano mettersi alla prova ai fornelli. Per quanto riguarda alcune trasmissioni siamo già arrivati a un discreto numero di edizioni, mentre in alcuni casi si è al debutto. Partito il 27 ottobre e

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in onda alle 21.10 su Dmax (Dtt canale 52 | Sky 136-137 | Tivùsat canale 28) il primo talent dedicato al barbecue: I Re della Griglia. A fare gli onori di casa il poliedrico Gabriele Rubini, alias Chef Rubio, giudice assieme all’allevatore creativo Paolo Parisi e al patron-gourmant del ristorante L’Imbuto di Lucca, Cristiano Tomei. Chef Rubio non è nuovo ai programmi tv: la sua collaborazione con Dmax è iniziata nel 2013 in occasione del programma cult Unti e Bisunti, che ha consacrato in Italia il fenomeno dello

“street food” e che quest’anno è giunto alla seconda edizione. Nato a Massa ma genovese d’adozione Paolo Parisi è un inventore su tutti i fronti, anche su quello del gusto. Allevatore, restauratore, addestratore di cani, inventore di strumenti per la cucina, designer. Un acuto spirito di osservazione e una creatività curiosa lo hanno portato, nel mondo della ristorazione ai massimi livelli, ad essere un punto di riferimento chiave per le materie prime, i metodi di allevamento, la cottura alla griglia. Amante della vita all’aria aperta, se


non fosse un allevatore Parisi sarebbe un cowboy. Per lui le maggiori emozioni arrivano dalla natura, dagli spazi aperti, dall’aria che respira. La griglia per Parisi rappresenta la conferma di uno dei suoi principi fondamentali: cucinare all’aperto. Non si sporca la cucina, si respira aria buona, si cuoce alla luce naturale (si vedono i veri colori dei cibi e le cotture riescono meglio). Non per nulla si sposta per l’Italia solo ed esclusivamente sul suo camper dotato di una comoda cucina ad allestimento esterno sulla quale cuoce e tiene corsi dimostrativi. Dopo un decennio, tra i 20 e i 30 anni, di grande benessere e guadagni facili in cui si dedica alle vendite porta a porta (aspirapolveri, fotocopiatrici, strumentazioni chirurgiche), Parisi sente il bisogno di dare una svolta ad una vita che gli appare vuota e senza scopo e a vivere in un grande casale in Toscana vicino a Bolgheri, una trentina di chilometri da Pisa. Questo diventa il suo rifugio, la sua casa, il suo mondo. In 15 anni dal nulla, senza acqua e senza luce, costruisce quello che è oggi Macchie, in cui Parisi vive con la commoglie, 2 della compagna che considera come suoi, 1 piccolino di 5 anni). Qui, in estrema simbiosi con la natura e i suoi ritmi, Parisi si dedica alla cura, allo studio e alla sperimentazione sulle materie prime. Celebri il suo uovo alla mandorla, ottenuto nutrendo le galline anche con latte di capra per cui l’uovo assume un sapore speciale che ricorda la mandorla e per cui Gualtiero Marchesi invia ogni anno gli studenti dell’ultimo anno della sua ALMA per capirne i processi produttivi, il suo guanciale affumicato, il prosciutto premiato in Spagna, la cinta senese. Per Tomei l’arte culinaria è soprattutto un modo per esprimere il proprio senso di libertà, che si manifesta in una cucina ispirata, genuina e autentica. Complici un nonno contadino abituato a stare in contatto con la terra e i suoi frutti, una mamma appassionata di cucina, una campagna a metà tra collina e mare in cui poter scoprire odori e sapori sia della costa che dei monti,

I tre giudici de I re della griglia appena partiti con questa nuova avventura televisiva. Da sinistra, Paolo Parisi, Cristiano Tomei e chef Rubio.

Oggi porta nella sua attività il suo spirito curioso e adattabile, la sua semplicità mai scontata, la serietà rigorosa con cui sceglie le materie prime e una buona dose di “pionerismo” nell’utilizzo di elementi primitivi: fuoco, legna, corteccia, erbe selvatiche. È nel rapporto col fuoco, quasi carnale, che si misura il vero cuoco perché secondo lui “uno chef non è un vero chef se non sa domare il fuoco”. I tre appassionati ed esperti in materia valuteranno le performance culinarie dei nove concorrenti provenienti da tutta Italia, pronti a destreggiarsi tra tempi di cottura e carboni ardenti. Sei appuntamenti prodotti per Discovery Italia da Toro: in ogni episodio gli a colpi di spiedini, affumicature, salse e grigliate di carne, pesce e verdure

sotto l’occhio vigile dei tre giudici. Secondo uno schema di prove culinarie a eliminazione, che prenderanno spunto dalla tradizione italiana della griglia e da quella Made in Usa del barbecue, i concorrenti dovranno dimostrare il loro valore, le loro doti di perfetti grigliatori e la loro passione per il fuoco. Non mancheranno colpi di scena, sorprese e ospiti internazionali, mentre per il vincitore ci sarà la possibilità di partecipare ai campionati mondiali di barbecue che si svolgeranno in Svezia a giugno 2015, oltre che la pubblicare della griglia”. A fare da sfondo alla gara, l’inusuale set alle porte di Milano: La Cascina Calcaterra, un vecchio casolare di campagna dove il colore rosso delle mura contrasta con il verde del parco del Ticino.

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CINEMA

#ScrivimiAncora

#SCRIVIMIANCORA UN’AMICIZIA, UN AMORE, UN DESTINO

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a pellicola diretta dal regista tedesco Christian Ditter è ispirata al romanzo Love, Rosie

della scrittrice irlandese Cecila Ahem, già famosa per il libro P.S I Love You, best seller che ha conquistato il pubblico con la trasposizione interpretata da Hilary Swank e Gerard Butler nel 2008. Questa volta la storia narrata è decisamente meno drammatica, ma a farla da padrone sono sempre i sentimenti, l’amore e l’amicizia. Infatti, la nostra storia inizia proprio con un’amicizia, di quelle forti che durano per tutta la vita e che resistono anche alla lontananza; un rapporto speciale quello tra Rosie e Alex, migliori amici dall’età di cinque anni. Entrambi hanno un sogno: lasciare la piccola città in cui vivono in Inghilterra e andare a studiare in America. Il destino, però, ha per loro in serbo piani diversi. Infatti, se Alex riesce a coronare il suo sogno, la bella Rosie deve fare i conti con una gravidanza imprevista dopo una deludente relazione. Così, mentre Alex parte, lei si ritrova a dover crescere da sola la piccola Kate e a lavorare come addetta alle pulizie in un albergo locale. Questo non interrompe la loro amicizia e i due continuano a tenersi in contatto e a scriversi. Tale rapporto però non è -

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sa di più, e decide di ammettere i suoi veri sentimenti ad Alex, ma il destino ci mette zato e aspetta un bimbo dalla compagna, così Rosie decide di tacere i suoi sentimenti ed è proprio in questo frangente che rincontra il padre della sua bambina e lo sposa, pentendosene ben presto, tanto che arrivano a separarsi. Nel frattempo anche Alex ha rotranza si riaccende nel cuore della bella Rosi. La protagonista ha le fattezze dell’ex modella inglese Lily Collins, già vista in Shadowhunters Città di ossa, mentre Alex è interpredella saga Hunger Games. Tra i due si percepisce una forte alchimia che dà che, diversamente da quello che suggerisce il titolo italiano, non è una sdolcinata commedia adolescenziale, ma un prodotto piacevole che può attrarre sia ragazzi che adulti e che prende a esempio l’indimenticabile Harry ti presento Sally, scritto da una maestra del genere come Nora Ephron. Una pellicola in cui si susseguono continuamente commedia e dramma, come d’altronde accade nella vita reale.

#ScrivimiAncora

Redazione FilmUp.com


A cura della Redazione di

FILM&! .:8

your movie magazine

FILM IN SALA DAL 6 NOVEMBRE ANDIAMO A QUEL PAESE Genere: Commedia Regia: Valentino Picone, Salvatore Ficarra Cast: Salvatore Ficarra, Valentino Picone, Fatima Trotta Stremati dalla crisi e dal caro vita, due amici decidono di abbandonare per sempre la città e ritornare al loro piccolo paese d’origine. Lì, pensano, la vita é meno dispendiosa e sicuramente é più facile tirare avanti... Ma una volta fatto il grande passo, non potranno fare altro che ricredersi... INTERSTELLAR Genere: Fantascienza Regia: Christopher Nolan Cast: Matthew McConaughey, Anne Hathaway, Jessica Chastain In un futuro imprecisato, un drastico cambiamento climatico ha colpito duramente l’agricoltura. Un gruppo di scienziati, sfruttando un “wormhole” per superare le limitazioni fisiche del viaggio spaziale e coprire le immense distan-

ze del viaggio interstellare, cercano di esplorare nuove dimensioni. Il granoturco è l’unica coltivazione ancora in grado di crescere e loro sono intenzionati a trovare nuovi luoghi adatti a coltivarlo per il bene dell’umanità.

SILS MARIA Genere: Drammatico Regia: Olivier Assayas Cast: Chloe Moretz, Kristen Stewart, Juliette Binoche All’apice della sua carriera internazionale, a Maria Enders (Juliette Binoche) viene offerto di recitare in un revival della commedia che l’aveva resa famosa vent’anni prima. A quei tempi interpretava il ruolo di Sigrid, un’affascinante ragazza che spinge al suicidio il suo capo, Helena. Mentre ora le chiedono di interpretare l’altro personaggio, quello di Helena…

DORAEMON - IL FILM Genere: Animazione Regia: Ryuichi Yagi, Takashi Yamazaki Cast: Satoshi Tsumabuki Protagonista della pellicola é Nobita, un bambino di 10 anni destinato a un futuro di insuccessi a causa della sua natura pigra e indolente. Per evitare che diventi un vero e proprio perdente, arriva in suo soccorso Doraemon, una sorta di “fratello maggiore” con il compito di aiutarlo a difendersi dai bulli Gian e Suneo e a diventare un ragazzino assennato e un adulto

responsabile. Per riuscire nell’intento, Doraemon utilizza una serie di incredibili e magici gadget, i “chiusky”, che in questa occasione condurranno il gatto azzurro e il piccolo Nobita nel futuro per provare a modificare una sorte che si preannuncia non proprio felice, soprattutto sul lato sentimentale... Riuscirà Nobita a conquistare finalmente Shizuka, la dolce amica che ama da sempre e a non farsi più influenzare da Gian e Suneo? Il loro sarà un viaggio nel tempo avvincente e ricco di sorprese che non deluderà i fan vecchi e quelli nuovi.

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SERGIO MUNIZ IL PIÙ DESIDERATO

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© Marina Alessi

racconta il suo personaggio conteso da tre donne


TEATRO

L’ALBERTO DI TRES È UN PO’ UNA VITTIMA SACRIFICALE, MA NEL QUOTIDIANO IL BEL SERGIO SI DIVIDE TRA FAMIGLIA E AMORE PER IL MARE di Stefano Fisico

A

l grande pubblico è stato presentato nel 2004, anno in cui ha partecipato e trionfato all’Isola dei Famosi, reality show presentato da Simona Ventura. Spagnolo di Bilbao, modello, attore e cantate, 39 primavere da poco festeggiate, da tempo ha deciso di vivere e lavorare nel nostro Paese. Ha debuttato di recente al Teatro Manzoni di Milano, dove resta media Tres, insieme con Anna Galiena, Marina Massironi e Amanda Sandrelli.

è che un attore abbia una formazione generale sia di musica, che di teatro e di quello che stiamo vivendo non puoi permetterti di non sapere recitare un certo ruolo rispetto ad un altro. Io ho avuto un percorso al contrario, ho studiato e frequentato scuola di recitazione quando avevo vent’anni, però è diventato un lavoro molti anni dopo. Sono partito con la televisione facendo dei passi un po’ troppo lunghi, tornando indietro,

ADESSO

possa sembrare». Credi che ancora oggi per avere sucquello di partecipare a programmi nazional-popolari sul modello de l’Isola dei Famosi, Grande Fratello, Amici? «Mi spaventa la cosa, ma sembrerebbe che sia proprio così. Mi piacerebbe essere smentito dai fatti, dato che ci sono delle scuole di teatro che stanno tirando fuori cose interessanti. Da piccolo

Una scena della commedia Tres, con Marina Massironi, a sinistra, e Anna Galiena, alle spalle di Muniz, che interpreta l’oggetto dei desideri di tre amiche del liceo, ormai cresciute, ma bisognose di un uomo...

Sergio, raccontaci di Alberto, il personaggio che interpreti in questa commedia. «Posso parlare poco di Alberto, ma posso dire che è il personaggio che porta tutti gli stravolgimenti di questa storia. È il prescelto di tre ex compagne di scuola che si ritrovano in una rimpatriata dopo 20 anni, e decidono di avere una famiglia tutte insieme nonostante abbiamo vite molto differenti tra di © Marina Alessi

di questo progetto comune è Alberto». In ogni personaggio gli attori tendono a mettere qualcosa di sé. Che cosa ci metti tu di Sergio? «Ci metto un po’ tutto, per prima cosa grande. Lo adatto a quelli che sono i miei limiti; essendo spagnolo e avendo un certo carattere è più facile per me fare delle cose rispetto ad altre. Ovviamente, come quasi tutti i personaggi che interpreto, cerco di mettere anche quella parte di Sergio intima che non si può percepire quando mi si vede in televisione». Musica, teatro e cinema. Di questi qual è l’amore più grande? «Tutto fa parte della stessa cosa. Spiegare, raccontare e provocare sentimenti lo si può fare in ognuno di questi contesti. A mio avviso la cosa importante

al teatro, cercando sempre di formarmi nel modo migliore». Nella vita privata chi è Sergio Muniz? Ma soprattutto nei pochi momenti liberi cosa ama fare? «Sono un grande appassionato del mare e in modo particolare delle onde. Dove le trovo mi vedrete sicuramente fare surf su una tavola. In alternativa amo anche le immersioni, l’apnea e andare a pesca. Nel privato quando non sono in tournée amo stare con la mia famiglia e con sona molto più normale di quanto

amavo girare e guardare spettacoli di compagnie teatrali differenti perché si imparavano un sacco di cose. Lì si trovavano e si trovano tutt’ora dei talenti eccezionali che per propria scelta non andranno mai a un reality. Bisognerebbe che gli addetti ai lavori facessero degli investimenti puntando su personaggi su cui valesse la pena costruire un progetto. Questo tipo di struttura la si può trovare a Londra o New York, dove ci sono vere e proprie industrie. Mio malgrado devo dire che in Italia questo sempre stato un Paese con una grande tradizione di attori, cultura, eccetera...».

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ADESSO

TEATRO PERSONAGGI

PINO STRABIOLI

«VORREI ESSERE PIÙ SAGGIO E PIÙ SPUDORATO» di Chiara Mazzei

L’attore e regista non si stanca di raccontare agli italiani il grande teatro portandolo in scena con sensibilità e ricercatezza

P

ino Strabioli appartiene a quella categoria di persone che ama profondamente il suo mestiere e per cui, dunque, lavoro e vita si mescolano diventando una cosa sola. E se il lavoro è l’arte, l’arte diventa vita. Il teatro e la tv sono la sua casa, il suo mondo, un mondo vissuto con amore, impegno, dedizione, con la sensibilità e l’intelligenza che lo contraddistinguono e lo rendono un narratore del teatro come pochi in Italia. Grazie al programma Colpo di scena, Pino ha fatto conoscere al pubblico personaggi che hanno fatto la storia del teatro, che rappresentano colonne del nostro patrimonio culturale e devono essere, pertanto, raccontate e tramandate. Giorgio Albertazzi, Franca Valeri, passando per Dario Fo e Paolo Poli, Strabioli ha portato nelle case degli italiani i grandi del teatro italiano che hanno raccontato momenti di vita sulla scena e momenti di vita

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privata, con quello sguardo commosso e divertito che si ha guardando il proprio passato che si intreccia con quello del Paese. Lo abbiamo intervistato e abbiamo chiacchierato sulla bellezza del teatro, sullo spettacolo che sta portando in scena, L’abito della sposa, sulla tv bella e quella brutta di oggi, scoprendo un animo gentile e appassionato la cui vita è un po’ una forma d’arte, genuinamente forte, anche se non sbandierata e urlata come troppo spesso oggi si fa... Pino, con Colpo di scena hai portato in tv i grandi del teatro. Ma secondo te il teatro, oggi, può essere per il grande pubblico? «Io credo di sì. Il teatro può essere raccontato al grande pubblico. Nel mio programma ho incontrato otto grandi voci e io credo che il nostro Paese abbia tanta storia e poca memoria, per cui la tv ha il dovere di trasmettere alle nuove generazioni que-


PERSONAGGI

sti grandi protagonisti, ha il dovere di informare». Tra gli altri, hai intervistato Giorgio Albertazzi, che al momento si sta cimentando con la danza a Ballando con le stelle, a dispetto dell’età... «Albertazzi ha fatto sua una frase di Picasso che cita spesso: “Ci si mette molto tempo per diventare giovani” e con questa esperienza a Ballando lo conferma. Del resto il recitare a teatro in inglese si dice play e in francese jouer, giocare, e vedere questo grande vecchio che ha voglia di giocare e sperimentare è una cosa bellissima. Io non mi sento affatto di criticarlo per questa scelta. Anche Franca Valeri ha 94 anni... La giovinezza è tutta nella testa». Come hai scoperto la tua passione per il teatro? «L’ho scoperta da studente andando a teatro. All’epoca ero ad Orvieto, frequentavo il teatro Mancinelli e vedevo i grandi protagonisti, scoprendo così che questo mondo mi piaceva tantissimo... c’era quasi un’attrazione fatale. E quell’infatuazione poi si è trasformata nella consapevolezza che quello doveva essere il mio mestiere». Nel tuo cammino professionale, «Sicuramente Pupella Maggio, attrice di Eduardo De Filippo, Patrick Rossi Gastaldi, che mi ha scoperto e cresciuto, Gabriella Ferri... Ma se dovessi dire il nome di un maestro direi Paolo Poli, che mi ha scelto per I viaggi di Gulliver dandomi una grande opportunità di recitare nei più grandi teatri italiani. Da lui ho imparato tutto. L’anno scorso è stato pubblicato da Rizzoli anche un libro, , in cui ho raccontato la sua vita». Sei tornato in scena con L’abito della sposa... «Con grande emozione… al Teatro Mancinelli di Orvieto, dove tutto è cominciato». Dopo tutti questi anni hai ancora paura del palcoscenico? «Paura? Terrore! Tanto mi sento protetto dietro lo schermo televisivo, quando mi sento nel panico sul palcoscenico teatrale». Nell’Abito della sposa interpreti il

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© Massimo Achilli Pino Strabioli è nato ad Orvieto nel 1964. Al momento è a teatro con lo spettacolo L’abito della sposa, in cui interpreta una solitario sarto che parla uno strano miscuglio di accenti. Nella pagina affianco, con la grande Franca Valeri

sarto Lucio... cosa ti piace di questo personaggio? «Mi piace molto che quest’opera sia ambientata nel 1963, anno della mia nascita per altro. L’autore, Mario Gelardi, l’ha scritto pensando a me, quindi me lo sento proprio cucito addosso. Io interpreto questo sartino che vive la sua solitudine nella Napoli anni ‘60 ed è appassionatissimo di spettacolo. In particolare è fanatico di Rita Pavone... e qui torna il discorso della memoria e della tradizione, perché è il tempo di Sophia Loren e Carlo Ponti, Mina e Corrado Pani, per cui il sarto vive nella sua solitudine, nella quale entra un’altra sarta, interpretata dalla bravissima attrice Alice Stisa, ma inserito in una grande epoca, raccontata con divertimento e tenerezza. Ne viene fuori uno spettacolo molto bello... io poi parlo questo miscuglio davvero grande per me!» Secondo te qual è la tv peggiore e quale la tv migliore di oggi? «La tv peggiore è quella che affonda nel morboso, che non si fa i fatti pro-

pri, che entra nel privato inseguendo lo scandalo e insiste su omicidi, sparizioni, fatti di cronaca nera non per informare ma per trovare il morboso. La migliore, invece, è la tv leggera, di intrattenimento, che informa. A me piace molto Tale e quale show, in cui vedo colleghi alle prese con il nostro mestiere. Mi piace la tv di Fabio Fazio, col quale cominciai a Tele Montecarlo negli anni ‘90; la tv d’inchiesta, come quella della Gabanelli». Se avessi una bacchetta magica cosa cambieresti della tua vita? «Forse tornerai indietro di dieci anni, ai 40, perché la vita è talmente veloce... ecco ma poi penso a persone come Albertazzi e la Valeri e penso che non avrebbe senso. Mi piacerebbe essere più saggio e più spudorato. E poi sono troppo insicuro, dovrei esser e più sicuro di me. Nella vita misuriamo tutto su quanto guadagniamo, su quanto appariamo, sull’importanza dei teatri in cui ci esibiamo... ma bisogna imparare a misurarsi con se stessi. Io penso di farlo bene il mio lavoro».

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ADESSO

PERSONAGGI

ANDREA PUCCI «SE ANDASSI DALLO PSICOTERAPEUTA, CI SAREBBE DAVVERO DA RIDERE!» IL COMICO MILANESE, IN QUESTO PERIODO A TEATRO E IN TIVÙ, SI RACCONTA FRA IL SERIO E IL FACETO. IRONIZZANDO A SUO MODO ANCHE SU VIZI E VIRTÙ DEGLI ESSERI UMANI... di Angela Iantosca

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C’è solo da ridere... è il titolo dello spettacolo che vede protagonista Andrea Pucci (al secolo Andrea Baccan) che, dopo aver calcato con successo le tavole del palcoscenico del Teatro Sistina di Roma, continua la sua tournée per l’Italia. Un titolo che è un’ottima premessa a una serata all’insegna dell’ilarità. E come potrebbe essere altrimenti d’altronde, visto che il comico milanese, in questo periodo anche su Rai2 con Quanto manca e presto su Italia1 con Colorado Cafè, racconta, con la sua solita ironia, alcuni dei passaggi chiave della vita di ciascuno di noi? Quali sono gli aspetti della quotidia-

re” con la tua vena comica? «Quelli che vivo tutti i giorni, quindi la realtà del conoscere persone ogni momento capaci di ispirarmi: dall’idraulico all’imbianchino, dal direttore di banca al postino». «La normalità. Ho la fortuna di fare questo lavoro, perché riesco a coalizzarmi con il mondo. Ho avuto, da giovane, un bar-tabacchi con i miei che avevano un ristorante: una visuale privilegiata per chi come me nota tutto. Aiuta a sapersi collocare in ogni ambito e con ogni ceto sociale». Chi è stata la tua prima vittima? «Me stesso. Se dovessi andare da uno


Andrea Baccan (49 anni), in arte Andrea Pucci, è a teatro in questo periodo con C’è solo da ridere..., lo spettacolo che ironizza su alcuni dei passaggi chiave della vita di ciascuno di noi. Uno spettacolo tutto da ridere, fra vizi e virtù in cui ciascuno di noi può ritrovarsi.

psicoterapeuta, verrebbero fuori come minimo quattro personalità». Quali sono? «Mi piace essere carino nei confronti della gente che merita la mia bontà, delinquente con chi merita di avere di fronte un delinquente. Galante sempre verso le donne, a prescindere da come una è, ricca o povera, grassa o magra, alta o bassa. La quarta personalità è un punto di domanda… perché se sapessi tutto di me…». Quando giri per strada ti nutri di ciò che vedi? «Sì. E arrivo la sera a casa che sono stanco. Durante il giorno mi nutro con la folla e la gente, anche quella che mi che mi suggeriscono di parlare di determinati argomenti, di un aspetto o mi raccontano un aneddoto che io penso subito di inserire. Qualche giorno fa uno mi ha detto di parlar dei dj che quando gli chiedi cosa fanno ti dicono “Domani devo suonare”, ma quelli che suonano veramente sono altri». Hai mai pensato di andare via dal nostro Paese? «Ho vissuto in America tre mesi e non vedevo l’ora di tornare in Italia, per le tradizioni, il barbiere, per il mio fruttivendolo, e per il ristorante dove tutti i giorni, da quindici anni, vado a mangiare. Ero all’estero e ho voluto ritornare: ero padrone del mondo, ma piangevo, perché mi mancava l’Inter, la mamma…». Ti ispiri ai milanesi o trai spunto anche da fuori? «Milano è abbastanza globalizzata, vedere diversi tipi. Anzi noi milanesi siamo in minoranza, siamo al massimo dodici o tredici. Il vero pugliese è qua, come il siciliano e il napoletano». annoiarsi e avere il cielo sempre color m...». La politica ti interessa? «Mi interessa rispetto al mio lavoro. La politica è la formazione di un popolo e noi non abbiamo più una solidità e chiunque sale al potere fa fatica a sanare la situazione. Sono molto preoccupato. Se il mio lavoro non fosse così produttivo, me ne andrei all’estero». sono? «La tv è diversa dal live e dal teatro. La

televisione ti vincola di più, ma è bello sapere che ci sono milioni di persone che ti vedono e ridono per quello che dici. Facendo teatro, ho girato per quindici anni l’Italia e a spingermi ogni giorno era la necessità di mangiare». Ma come hai cominciato? «Sopra il mio bar abitava Teo Teocoli che tutti i giorni scendeva a far colazione. E io lo osservavo. Allora ho deciso di andare a fare l’animatore in Valtour, poi ho partecipato a La sai l’ultima? e ho vinto. Allora ho visto che tutti mi conoscevano. Così ho cominciato a scrivere pezzi, prima di dieci minuti, poi di quindici, poi di trenta». mo? «Colorado parte a gennaio: nel frattempo sono su Rai2 il lunedì sera, in seconda serata con Nicola Savino a Quanto manca». Tu sei un grande tifoso stro calcio? l’Inter! Penso che abbiamo riempito le nostre squadre di stranieri, a volte mediocri, e credo che il calcio sia diventata solo una questione di mercato: forse dovremmo dare più spazio ai giovani, non dovremmo farli andar via. Lo sport dovrebbe recuperare anche un po’ di spirito di gioco, rispetto dell’avversario, che non c’è e che, invece, si vede nelle squadre straniere». Cosa ci vuole per fare questo tuo mestiere di comico? «Per fare questo lavoro bisogna averlo dentro di sé, essere intelligenti, ben preparati, ed essere costanti, saper far ridere. Una scuola non basta: io non ho fatto nessuna scuola, neanche Gino Bramieri!». tua strada, ne saresti felice? «Sarei orgoglioso per la mia bambina. È un lavoro che dà molte soddisfazioni».


Libri

I CONSIGLI

DELLA SETTIMANA

di Luca Foglia Leveque

ANNEMARIE SCHWARZENBACH

LA NOTTE È INFINITAMENTE VUOTA IL SAGGIATORE, 2014

Bellissima, malinconica, brillante, avventuriera, folle... Annemarie Schwarzenbach (Zurigo, 1908-Sils im Engadin, 1942) era questo e molto altro. Leggere un suo libro vuol dire conoscerla, incontrarla. Nelle sue parole si può intravedere il colore della sua anima. Non amava raccontare storie, amava più che altro raccontarsi, denudarsi, rendersi accessila prova: le parole cadono come gocce, rimangono divise e poi diventano pioggia, torrente. Questo breve racconto ci porta nella Parigi degli anni venti, quella frequentata dalla scrittrice durante i suoi studi giovanili. Ci porta tra le braccia di una donna che ne ama un’altra, e che

KATARINA BIVALD

IL CUORE SEGRETO DEL GINEPRO GARZANTI, 2013

Sardegna, Baghintos 31 ottobre 1880. Severino e Assunta Zara sono dispestata scossa da una tremenda sciagura: Secondo la superstizione questo può voler dire solo una cosa: nella loro famiglia è nata una donna maledetta, una strega, una coga. Severino, con il cuore a pezzi, fa quello che deve fare... porta la morte. Fa quello che gli suggerisce il padre, quello che farebbe chiunque. Perché nessuno vorrebbe un essere del signor Zara viene guidato dalla pietà. Non riuscirà a compiere l’orrenla pioggia, al suo destino. Sarà Lucia, la maggiore delle sorelle, a salvare la piccola Ianetta, sarà lei a salvarla da una vita di emarginazione. pp. 399 - € 16,90

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esile, è poco importante. Spiccano i pencano le decisioni e i dubbi. Annemarie presta se stessa al suo racconto, il suo essere, si confonde con le parole, è scrittrice ma anche pagina. In fondo era una donna diversa dalle altre, proprio come

le sue novelle e i suoi scritti. Fu fotoreporter, giornalista, fu una della prime donne a compiere un viaggio in estremo oriente, per il puro piacere di conoscere ta potrebbe essere il primo passo per avvita intensa e purtroppo molto breve. pp. 73 - € 12

E-BOOK GIUSY AMORUSO

ANGELI DANNATI FLOWER-ED, 2014

Un fantasy, un e-book, dolcezza e desiderio: ed ecco Angeli dannati! La prima opera di Giusy Amoruso che ha esordito con un romanzo delicato e pieno di passione. Emma è un’adolescente di Philadelphia, alle prese con il terzo anno delle superiori e una tipica vita da teenager. Vive con la madre, ha un’amica inseparabile e un’antipatia innata per gli studenti superficiali del suo college. Cos’ha di speciale questa diciassettenne? È contesa da

due ragazzi, l’attraente Ethan e il carismatico Max, leader di una famosa band musicale. La tranquilla vita di Emma cambia d’un tratto quando capirà che i ragazzi del suo cuore sono in realtà creature di un’altra dimensione... uno è l’angelo della morte e l’altro il suo angelo custode. Emma è in pericolo! Max riuscirà a salvarle la vita? Il libro è disponibile su tutti gli store online, tra cui inmondadori.it pp. 170 - € 7,99


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ÈPERSONAGGI AMORE

Brangelina

FOR EVER

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PERSONAGGI

ADESSO

di Irene Spagnuolo

B

rad Pitt e Angelina Jolie, divi di notorietà planetaria e rari esemplari di un’umanità che pratica e celebra

the

LOVE story Pitt e la Jolie uniti più che mai... a dispetto di tutto e tutti

l’amore. Glamour alle stelle e sentimenti da capogiro, questa è la love story Brad-Angelina. William Bradley (Brad) Pitt nasce nel 1963 in Oklahoma ma cresce nel Missouri, dove arriva a un passo dalla laurea che lo avrebbe consegnato al giornalismo se non avesse incontrato le occasioni e l’eccitazione del set. Al principio in sitcom e soap opera televisive (qualcuno lo ricorderà in Dallas) poi sul grande schermo. Dopo alcune parti minori nel 1991 arriva il successo con Una pista per due con Ricky Schroder e, soprattutto, con J.D. il ladro autostoppista in Thelma e Louise di Ridley Scott che, nella scena d’amore con Geena Davis, gli fa guadagnare la fama di nuovo sex symbol hollywoodiano. Sono poi Vento di passioni (1994), Intervista col vampiro (ancora nel 1994) e Seven (1995) a consacrarlo sex symbol mondiale, a fargli ricevere due MTV Movie Awards come attore più attraente e per la migliore performance maschile nonché a essere incoronato da People come l’uomo più sexy del mondo. È del 1996 invece la nomination all’Oscar come miglior attore non protagonista per l’interpretazione in L’esercito delle 12 scimmie. Nel 1997 The Dark Side of the Sun ma è nel 1999 che, nei panni del grande Tyler Durden in Fight Club, entra nella Hall of Fame degli attori di Hollywood. Nel 2000 lavora per Guy Ritchie in Snatch e fa poi Ocean’s Eleven-fate il vostro gioco, Ocean’s Twelve e Ocean’s Thirteen con gli amici George Clooney e Matt Damon. Nel 2002 con Brad Grey e Jennifer Aniston fonda la casa di produzione Plan B Entertrainment che produrrà Troy, The Departed, La fabbrica di cioccolato ma nel 2005 lui e la Aniston abbandonano il gruppo. Dopo le apparizioni come guest star nella nota serie Friends, nel 2004 recita in Troy ovvero uno dei più grandi successi al botteghino di Pitt. Nel 2005 recita con Angelina Jolie in Mr e Mrs Smith e da lì l’inarrestabile car-

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È AMORE

riera prosegue con Spy game di Robert Redford, con L’assassino di Jasse James per mano del codardo Robert Ford, con Burn after Reading (ancora insieme a Clooney) e nel 2009 con Il curioso caso di Benjamin Button nel quale ha un cameo anche il mination all’Oscar come migliore attore. Sempre nel 2009 ottiene enorme riscontro di pubblico e critica con Bastardi senza gloria diretto da Quentin Tarantino e nel 2011 interpreta il sig. O’Brien in The Tree of Life vince la Palma d’oro a Cannes. Nel 2012 è fascinoso testimonial di Chanel n.5 ma prosegue, nelle parti e nei premi, con L’arte di vincere di Bennet Miller e arriva con World War Z, nel 2013, a registrare il suo maggior più prestigiosi riconoscimenti arriva12 anni schiavo del 2013 di cui è anche produttore. Attendiamo il war movie Fury per la

regia di David Ayer intanto Brad è impegnato nelle riprese di By the Sea diretto proprio da Angelina Jolie. Dal canto suo lei, Angelina Jolie, nata Angelina Jolie Voight (poi rinuncia al cognome del padre) nel 1975 a Los Angeles, debutta bambina in Cercando di uscire, già nel 2000 con Ragazze interrotte vince l’Oscar come migliore attrice non protagonista e raggiunge la fama internazionale nei panni di Lara Croft, sexy eroina dei videogiochi, in Lara Croft: Tomb Raider (2001) e Tomb Raider-la culla della vita (2003). Grande successo e incasso registra nel 2000 con Nicolas Cage in ‘Fuori in 60 secondi’ poi nel 2006 è diretta da Robert De Niro in The good Shepherd e nel 2008 con Changeling per la regia di Clint Eastwood viene nominata all’Oscar come migliore attrice. Nel The Tourist e ottiene la candidatura al Golden Globe.

Dal punto di vista commerciale i più grandi successi di Angelina sono Mr.& Mrs. Smith del 2005, Kung Fu Panda del 2008 e fantasy del 2014 nel quale, nel ruolo della principessa Aurora, recita per la prima volta pure Vivienne Marchesi-

2005 Brad Pitt e Angelina Jolie in Mr. & Mrs. Smith, un grande successo al cinema e il fatale set del loro incontro e dell’inizio della loro love story.

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Angelina Jolie,nota per il suo impegno a livello umanitario, è stata ricevuta a Buckingham Palace lo scorso 10 ottobre dalla Regina d’Inghilterra Elisabetta II, che l’ha nominata “Dama onoraria di Gran Croce”.

Angelina. Ma Angelina Jolie è stata anche modella e protagonista di videoclip musicali per Meat Loaf, Antonello Venditti, Lenny Kravitz e The Lemonheads. Ha inoltre recitato con molta fortuna George Wallace del 1997 che le vale il primo Golden Globe a Gia-Una donna oltre ogni limite per il quale conquista il secondo Golden Globe. Nel 2015 con Unbroken - la storia di Louis Zamperini, atleta americano torturato in un lager giapponese - la rivedremo alla regia dopo la prova data con In the Land of Blood and Honey nel 2011. Più volte dichiarata la donna più affascinante del mondo, la Jolie è tra le Quella di Angelina d’altra parte è una rosa, di grande esposizione pubblica. L’infanzia complicata, l’adolescenza molto ‘dark’, il fragile rapporto con mente il cognome, la perdita della madre adorata dalla quale pare abbia ereditato la bontà, due divorzi (da Jonny Lee Miller e da Billy Bob Thornton), Shimizu, l’intervento di mastectomia preventiva cui si sottopone per scongiurare il rischio di cancro al seno per

Incontro fra “regine”

familiarità sono un bagaglio piuttosto pesante. Eppure Angelina sembra aver abbracciato la strada della serenità con il lavoro e, soprattutto, con l’impegno umanitario. Ambasciatrice dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, profonde enormi energie sul fronte delle cause internazioaggiunge lo straordinario tassello dell’amore e della complicità. Nella loro concezione personale di vita come nell’attivismo e nella sensibilità sociale c’è, ne sono sicura, la formula magica della felicità. L’amore tra i due scocca sul set di Mr. & Mrs. Smith e proprio al loro incontro la stampa di mezzo mondo attribuisce la ragione del fallimento zatina d’America’, Jennifer Aniston. E dal 2005 Brad e Angelina nutrono il loro rapporto di cuore, gioia, alleanza. Nove anni d’amore suggellati dalle nozze celebrate due mesi fa nella cappella privata della loro residenza nel sud della Francia, il fantastico Chatetati (Maddox di 13 anni, Pax di 11 e Zagara di 9) e tre naturali (Shiloh di 8 anni e i gemelli Knox e Vivienne di 6). Un sodalizio talmente forte e pro“tribù dei Brangelina”. Sorrisi e intesa, questo è quello che trapela in tutti i momenti in cui Brad e Angelina sono ritratti insieme, a qualche evento mondano o nella loro routine familiare. Già, si vedono spesaffettuosi genitori. Proprio loro, i piccoli di casa Brangelina, sono gli autori dei decori del velo e della gonna sul vestito Versace (con le mani del sarto Luigi Massi) indossato da mamma Angelina per sposare Brad. E proprio loro, come Brad, sono marchiati sulla pelle di Angelina in uno dei suoi numerosi tatuaggi. Le fedi disegnate da Robert Procop, dopo nove anni di convivenza e una grande famiglia, arrivano come una romantica conferma più che una promessa. È vero però che hanno scomodato le questioni e gli accordi legali, qualche clausola capestro nel caso che Brad tradisca la consorte, la costituuna serie di dettagli degni solo, ovviamente, della loro condizione eco-

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È AMORE


È AMORE nomica! Comunque il rito molto intimo e quell’atmosfera da speciale festa di famiglia rivelano un’unione straordinariamente matura, solida e deliziosamente all’antica. Le luci della ribalta sembrano alle emozioni di un uomo e una donna, di un padre e di una madre. Ed è proprio questa meravigliosa sensazione a farceli amare: oltre ogni patinata fortuna c’è il loro legame, viscerale e bellissimo. Quello che Brad e Angelina dichiarano, in effetti, è un sentimento assoluto e, insomma, è quasi impossibile non crederci. La coppia chiacchierata e invidiata per l’enorme impero in soldi e immobili, la celebrità, lo charme, i privilegi, non può che essere altrettanto ammirata. Perché non se ne stanno sugli allori, Brad e Angelina. Hanno scelto il calore dell’amore, il menage domestico, la grandiosa attività pubblica in campo internazionale. Tutto questo vuol dire responsabilità ma, soprattutto, spessore e dedizione. Ci vuole un’anima, altroché. Sostenitori della libertà e dei diritti degli omosessuali, in prima linea contro le atrocità di massa, le condizioni di povertà e malattia dell’infanzia, le drammatiche condizioni dei profughi e delle popolazioni in guerra e in aiuto alle vit-

time di stupro, Brad e Angelina donano milioni di dollari, visitano assiduamente gine per molte campagne di sostegno. Sono indimenticabili le opere dei Brangelina a New Orleans colpita dall’uragano Katrina ma ovunque, nel Ciad e in Darfur, in Sudan, in Cambogia, in Namibia, in Siria, in Sierra Leone, in Bosnia e in molti altri luoghi martoriati i nomi di Brad e Angelina lasciano tracce importanti. Non possono annoiarsi, tra set, passerelvisibilità e la celebrità tengono sempre altissima l’attenzione su appuntamenti, eventi e risvolti del marchio ‘Brangelina’ bisogna dire che si fa proprio fatica a scovare la pecca in tanta favolosa armonia. Le lettere d’amore scritte a mano mentre uno girava Fury a Londra e l’altra era alle prese con Unbroken in Australia sono un po’ come i pancakes di Brad e tradizionali, sanno di cose buone e dolci, di uno spirito appassionato e poetico ma anche di una vitalità eccezionale. Dove troveranno il tempo e l’energia per la fantastica ma laboriosa avventura della loro esistenza? Già, quello dei Brangelina sembra uno

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si proprio nella sensibilità e nel desiderio con i quali chi può tutto e conosce lo star system, le insidie della gloria, l’inconsistenza delle apparenze cerca radici, affetti, valori, verità. Qualcosa da toccare e sentire, dei passi da guidare verso il futuro, un abbraccio reale, una risata libera, la pace della generosità. Forse l’unico segreto di Brad e Angelina è la volontà dell’amore, quella che fa pensare e vedere quello che nella vita conta davvero. Che, nella sofferenza vissuta e alleviata, trova uno stimolo formidabile all’entusiasmo e alla letizia. Probabilmente certi tormenti dell’Angelina di ieri come le insofferenze di Brad al mero luccichio della leggerezza celavano il bisogno di un progetto importante, di dimensioni e respiri pieni, estremi, autentici. Che trionfo il loro Chissà, magari è la sapienza più antica i propri giorni. Chapeau, Brad e Angelina. Non c’è critica che possa demolire il mito che incarnate. Altro che love story da set: voi, autori di clamorosi gesti di solidarietà o accomodati alla lieta e semplice tavola imbandita per otto, meritate un posto nel cuore di tutti.

23 agosto 2014, Angelina e Brad sposi, posano con i sei figli, tre adottivi e tre naturali.

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STORIE PERSONAGGI ED EMOZIONI

LA RICERCA CI SALVERÀ di Chiara Mazzei

L’ISTITUTO MARIO NEGRI DI MILANO SVOLGE UNA PREZIOSA E COSTANTE ATTIVITÀ MEDICOSCIENTIFICA PER LA CONOSCENZA E LA CURA DI MOLTE MALATTIE 74

Nelle scorse puntate, la trasmissione Le Iene ha dedicato un servizio a Claudia, una ragazzina affetta da una malattia di cui non si conosce nulla, nemmeno il era una bambina perfettamente normale. Poi, improvvisamente, ha cominciato a sentirsi sempre debole, a vomitare, a non crisi respiratoria grave che le ha causato considerevoli problemi, costringendola

Le Iene hanno fatto un appello di condivisione e il video che racconta la storia della quindicenne è diventato in breve tenpo virale: moltissime persone lo hanno condiviso sui social E non solo persone comuni, che in tutto il mondo hanno potuto riconoscere i sinloro vicino, ma anche medici e ricercatori, che hanno richiesto la cartella clinica di


Claudia per poter studiare il caso. Granalmente la famiglia della ragazza può sperare che si dia un nome a questa patologia, che se ne comprendano le cause e studino possibili soluzioni e cure. Grandi dimostrazioni di interesse e affetto sono piovute su Claudia da tutta la terra, ma quando la Iena in questione le ha domandato se è contenta di essere così famosa lei ha risposto: «Mica tanto... vorrei essere famosa per quello che faccio, non perché giro per degli ospedali!» Come darle torto. La storia di Claudia è paradigmatica per almeno due aspetti. Il primo è che la mobilitazione “dal basso” può avere tivi, preziosi quando si parla della vita di una persona, perché la condivisione e l’interesse di molti mettono in moto una macchina davvero gigantesca, che può produrre solo effetti positivi, sia in noscenza, che di sana solidarietà umana che non è mai abbastanza. Un altro aspetto importante, che ci deve portare re come ci siano ancora molte malattie ma in realtà colpiscono un alto numero di persone, sulle quali è necessario fare ricerca. Perché, al di là di ogni retorica, quando si parla di vite umane anche una sola vale sempre la pena. E, ampliando il discorso più in generale, non possiamo non renderci conto di quanto sia importante investire sulla ricerca mediscono cento persone come quelle che ne colpiscono cento milioni. È arcinoto come il nostro Paese non investa nella ricerca. È altrettanto noto come le nostre migliori menti si diano alla fuga all’estero per poter esprimere le proprie potenzialità. Se c’è da toglietudine di ogni governo mettere mano ai fondi destinati a ricerca e cultura. Perchè che importanza possono avere rispetto a utilissimi caccia bombardieri e auto blu? Ce lo chiediamo tutti. Ma se le risposte e l’impegno non arrivano dalle istituzioni, arrivano, spesso e per fortuna, dal basso. Da associazioni che si prodigano per il bene, in tutti i campi, come raccontiamo ogni settimana in queste pagine. E nel campo della ricerca opera da molti anni l’Istituto Mario Negri di Milano.

Il direttore dell’istituto Mario Negri, il dottor Silvio Garattini

Si tratta della prima fondazione italiana interamente dedicata alla ricerca biomedica: una struttura totalmente dedicata all’interesse pubblico perché Nel 1960 nasce grazie all’impegno di un gruppo di 22 persone dell’Istituto di Farmacologia dell’Università di Milano. Oggi le sedi sono ben tre e le persone che vi lavorano 750. Fin dagli inizi, l’Istituto ha mantenuto costante l’interesse nel campo delle malattie cardio-vascolari, psichiatriche, neurologiche e tumorali e, nel tempo, hanno aggiunto attività legate all’ambiente e la salute, alle malattie renali, i trapianti d’organo, malattie rare, adattando le ricerche agli sviluppi tecnologici. Scopo fondamentale delle attività

dell’Istituto è contribuire alla difesa della salute e della vita umana. Una ricerca quotidiana e costante per approfondire la comprensione dei meccanismi di funzionamento degli organismi viventi, individuare le ragioni per cui insorgono le malattie, conoscere i processi che si sviluppano negli organismi stessi in seguito all’introduzione di sostanze estranee. E i risultati che ne emergono servono sia per la messa a punto di nuovi farmaci che per accreL’Istituto è all’avanguardia anche nello studio dei metodi complementari per ridurre l’impiego di animali da laboratorio. Quest’anno, infatti, è stato organizzato un convegno cui hanno partecipato centinaia di ricercatori, provenienti da

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STORIE PERSONAGGI ED EMOZIONI

tutto il mondo, per fare il punto sull’evoluzione dei metodi in silico (al computer) che permettono di comprendere gli effetti delle sostanze chimiche, metodi complementari per ridurre l’impiego di animali da laboratorio. E il prezioso lavoro dell’Istituto Negri non si ferma qui. Insieme alla ricerca, infatti, l’Istituto svolge anche attività di insegnamento per la formazione professionale di tecnici di laboratorio e ricercatori laureati, e contribuisce inoltre alla campo biomedico, sia in senso generale nitaria, per un uso più razionale dei farmaci. Da notare che l’Istituto, per scelta, non brevetta i propri risultati ma li mette a disposizione di tutti. Un lavoro, dunque, inestimabile. Che, naturalmente viene da una fondazione «Spesso si dice che il sostegno alla risiderato una spesa, ma un investimento - ha dichiarato il direttore dell’Istituto, il dottor Silvio Garattini - Infatti, nella maggior parte dei Paesi industrializzati si è ben consci che senza ricerca non si può ottenere innovazione e senza innovazione vengono a mancare i prodotti ad alto valore aggiunto, quei prodotti cioè che permettono di accedere ai mercati internazionali con una ridotta concorrenza. L’Italia fa purtroppo eccezione». Ci fa male dover troppo spesso constatare che il nostro Paese fa eccezione in quelle che dovrebbero essere dinamiche scontate per un paese civile. Ma una grossa consolazione e una fonte di orgoglio sono le associazioni e le fondazioni come l’Istituto Negri, che danno un contributo prezioso alle nostre vite senza chiedere nulla in cambio.

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CHI ERA MARIO NEGRI Mario Negri (1891-1960) fu il filantropo milanese che, con un apposito lascito testamentario, rese possibile la costituzione dell’Istituto. Vivamente interessato alla medicina e alla biologia, acquisì negli anni ‘50 la proprietà di una piccola industria farmaceutica e, seguendone personalmente i programmi scientifici, entrò in contatto con un gruppo di giovani farmacologi che svolgevano attività di ricerca presso l’Istituto di Farmacologia dell’Università di Milano. Negli anni successivi i suoi rapporti con questi giovani - dei quali finanziò alcuni programmi - si intensificarono ed egli ebbe così modo di constatare come le loro capacità e il loro entusiasmo trovassero un pesante freno nella rigidità e nelle carenze delle strutture universitarie, allora in profonda crisi. Nel 1960 Mario Negri morì di cancro: all’apertura del suo testamento si apprese che aveva destinato parte del suo patrimonio alla fondazione di un Istituto di cui indicava dettagliatamente caratteristiche e scopi.



ADESSO

GRANDI ITALIANI

INDIMENTICABILE

Eduardo T

re fratelli estremamente uniti e, come spesso capita, estremamente diversi. Eduardo, Peppino e Titina nascono, crescono e muoiono di teatro e nel teatro. Non c’è separazione fra la vita privata e quella artistica che, invece, si fondono completamente. Figli del grande attore e regista Eduardo Scarpetta, il teatro diventa non uno sbocco naturale ma semplicemente la loro famiglia e la loro casa. Sin da piccoli cominciano a recitare, a studiare, a scoprire tutti gli aspetti di questo mondo, a tratti magico. E sviluppano, ognuno, le proprie caratteristiche come interpreti e autori, seguendo l’indole e l’animo che li contraddistingue. Eduardo è il maggiore dei maschi, che tende ad imporsi con il suo fare autoritario, il piglio da generale e quella vena molto intellettuale che

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di Chiara Mazzei

lo impone come quello culturalmente Peppino, il fratello minore che ha assume i tratti della macchietta, più popolail giocherellone di casa relegato troppo spesso in secondo piano, all’ombra, gigantesca, del fratello. E tra loro Titina, la sorella che, come spesso solo le donne sanno essere, diventa centro e garanzia di un equilibrio negli anni sempre meno stabile. Fatto sta che i De Filippo si sono imposti come grandi protagonisti del teatro nostrano e internazionale nel secolo scorso e tuttora mantengono inalterato il loro ruolo di fari nel panorama artistico italiano e non solo. Il 31 ottobre sì è celebrato il trentesimo anniversario della scomparsa di Eduardo. E a distanza di tutti questi


anni, non c’è persona che non conosca questo nome, che non abbia a mente almeno una scena, in bianco e nero, di quell’uomo magro, un po’ smunto, che con quegli occhi grandi e profondi riusciva a diventare immenso sul palco e riempirlo totalmente con l’intensità quasi tangibile delle sue interpretazioni. Napoletano in maniera viscerale, voce e specchio della città ma, allo stesso tempo, uomo e interprete universale. Perché, sebbene espresse in un dialetto reale e genuino ma comunque comprensibile, i De Filippo hanno portato sul palco le dinamiche e le problematiche tipiche di ogni famiglia, le pulsioni positive e negative di ogni uomo, i sentimenti in cui tutti ci riconosciamo e ci appartengono in quanto uomini. E, in qualche modo, esprimendo tutta la loro diversità, i tre fratelli sono riusciti a dare il meglio e toccare un livello altissimo nei diversi aspetti della drammaturgia e della vita intera. Peppino è stato maestro del comico, Titina del grottesco, mentre Eduardo il re del né confronti che tengano, perché il teatro è specchio della vita e la vita contiene in egual misura, e per fortuna, dosi massicce di queste tre componenti, che si mescolano visceralmente per dare vita a esistenze – e rappresentazioni

teatrali – che sono capolavori. «Teatro altri, nella vita, recitano male» ha detto Eduardo che, con queste parole, ci porta a capire come davvero lui e i suoi fratelli portarono in scena la vita e il palco lo vissero più che calcarlo. Interprete, regista, autore, Eduardo fu completamente adepto del dio teatro. E per scoprire che oltre ad interpretare i personaggi amava e desiderava anche scriverli e poi dirigerli, arrivò al momento giusto il tempo della leva militare, quando venne incaricato di organizzare spettacoli per e con i soldati. Nel 1920 scrive la sua prima commedia vera e propria, Farmacia di turno, atto l’anno successivo dalla compagnia del fratellastro Vincenzo Scarpetta. Sono gli anni in cui Eduardo recita in compagnia con entrambi i fratelli. Nonostante il successo sia immenso, l’apprezzamento del pubblico in Italia e all’estero raggiunga alti picchi, la convivenza artistica non è facile. Caratteri molto diversi, troppo. Eduardo è celebre per la severità e il rigore che lo caratterizzano sia sul lavoro che nei rapporti con gli altri. Peppino è il contrario e mal sopporta questo modo di fare del fratello. Titina media, ci prova. Ma un giorno, nel 1942, arriva la rottura. I fratelli stanno provando al tea-

tro Stabile di Napoli: Eduardo crede di notare un atteggiamento svogliato nel fratello minore e lo rimprovera davanti a tutti gli attori. Peppino, profondamente risentito per quel gesto che lui reputa dittatoriale, si rivolge a Eduardo facendo il saluto romano e gridandogli in faccia: “Duce... duce... duce...”. È la continuare a dividere il palco. E in uno scambio di lettere che i due si scambiano poco dopo, Eduardo lascia cadere sul foglio parole durissime che non lasciano scampo: «L’amore fraterno è un sentimento da asilo infantile, credi a me. Fratelli si diventa dopo di avere guardato nell’animo di una persona come in uno specchio di acqua limpida... Scusami, ma io guardando nel tuo animo, il fondo non lo scorgo».

UNA GRANDE AMICIZIA

Eduardo insieme a Totò

Napoli milionaria, Il giorno più corto, L’oro di Napoli, Eduardo e Totò non solo lavorarono insieme in diversi film, di grande successo, ma furono prima di tutto e soprattutto grandi amici. In occasione della morte di Totò, Eduardo ricorda alcuni momenti con l’amico, quando, aspettandolo nel camerino dopo uno spettacolo, l’altro arriva e «“Edua’, stai cca’!” E un abbraccio fraterno che nel tenerci per un attimo avvinti ci dava la certezza di sentire reciprocamente un contatto di razza». La stima e l’affetto tra i due sono fortissimi. Eduardo ebbe modo di dire che «tutto quello che toccava Totò diventava incantato». E probabilmente lo stesso avrebbe detto di lui l’amico.

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PERSONAGGI

LUIGI DE FILIPPO di Chiara Mazzei

«IL TEATRO È MEDICINA E MALATTIA» A 84 ANNI IL GRANDE ATTORE PORTA AVANTI LA SUA CARRIERA CON TANTO CUORE E MOLTA ALLEGRIA. E RINGRAZIA LA TV, “TALMENTE SQUALLIDA” DA PORTARE LA GENTE A TEATRO

lo zio Eduardo ha ereditato una vera e propria vocazione, quella per l’arte del teatro più genuino, come fu concepito alle origini da Greci e Romani: il teatro tere, commuove, diverte e, soprattutto, risulta comprensibile a tutti. «Il teatro innovativo? Non lo capisce neanche chi lo fa!» dice ridendo.

arlare con lui è come parlare con un arzillo giovanotto napoletano, ironico al punto giusto, sagace e intelligente osservatore della realtà e baluardo di un teatro che forse non esiste più. Luigi De Filippo ha respirato aria di teatro da quando è nato. Per lui il teatro è sempre stato il mondo intero, la famiglia, il contesto unico e principe. Dal padre Peppino e

Luigi, lei ha debuttato molto giovane, a 21 anni, nella compagnia paterna. Se guarda indietro a questi 60 anni di carriera cosa prova? «Io indietro ci guardo il meno possibile! Cerco sempre di guardare avanti e fare progetti, nonostante la veneranda età. Io festeggio sempre i miei compleanni sul palcoscenico. Recitare, in fondo, è una medicina, ti mantiene giovane e tiene

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allenato il cervello. Poi ti cura da tanti mali, come la timidezza e l’insicurezza, dandoti grande soddisfazione. Però allo stesso tempo è anche una malattia, perché non ne puoi fare a meno. Io faccio un teatro di tradizione e lo preferisco al teatro di innovazione: lo scopo del teatro è quello di comunicare al pubblico contemporaneo credo che sia la mancanza di un rinnovo di certa drammaturgia. Ma io dico: meno male che c’è la tv, che offre un panorama talmente squallido che la gente preferisce uscire! La tv dovrebbe avere una funzione educativa, mentre di fatto è una pessima maestra. Dovrebbe educare i giovani a pensare al loro divenire... ma ora puntano tutti a fare i calciatori e le veline, perché non c’è nessuna volontà di studiare e applicarsi...


Sai quale domanda faccio a un giovane se qual è l’ultimo libro che ha letto! (Ride divertito, ndr)». Voi siete sempre stati una famiglia di teatro, a tutti gli effetti. Come è stato crescere in un ambiente del genere? «A casa si parlava sempre e solo di teatro, di progetti, di tentativi. Da giovane ero molto incuriosito da questo ambiente e mio padre mi ha insegnato tutto. Il teatro dei De Filippo sopravvive alla crisi perché ha sempre parlato di rapporti di famiglia, di sentimenti universali, per cui è sempre contemporaneo. Come diciamo noi, il teatro è il racconto della lotta quotidiana che fa l’uomo per dare un senso alla propria esistenza. La nostra è una commedia che parte da Napoli ma poi vive felicemente in tutto il mondo». Nel 2011 si è imbarcato in questa nuova avventura del teatro Parioli di Roma... «Sì, io e mia moglie abbiamo deciso di buttarci in questa impresa di gestire il Parioli e possiamo dire che stiamo raccogliendo i frutti di una grande carriera. Le cose stanno andando bene, abbiamo sempre un vasto pubblico che ci segue, nonostante la crisi. Aprire un teatro, oggi come oggi, non è da tutti. Già solo per la lotta con la burocrazia e le istituzioni,

che non incoraggiano la cultura se non solo con vuote parole cui non corrispondono mai i fatti». Al grande teatro napoletano ha unito quello dei grandi classici, come Moliere, Pirandello e Gogol... «Sì, perché sono i nostri fari e devono sempre interessare chi fa teatro, perché bisogna confrontarsi con questi grandi». Un personaggio che vorrebbe interpretare? «Sicuramente Re Lear, di Shakespeare. Nei prossimi anni voglio portarlo in scena... ed è meglio che mi sbrighi se lo voglio fare! (Ride, ndr)». Cosa direbbe ai giovani che si affacciano al mondo del teatro? «Direi di non perdere di vista la nostra grande tradizione teatrale, di guardare al passato per costruire il futuro. E, in generale, direi loro di non perdere mai la speranza, perché per costruire qualcosa bisogna crederci davvero». Per concludere, quale eredità le hanno lasciato suo padre e suo zio? «Mi hanno insegnato a credere a quello che faccio e a non arrendermi dacosa di magico, ma bisogna metterci e coltivare sempre la passione».

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PERSONAGGI

GIORNALISTI

CORAGGIOSI di Angela Iantosca

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PERSONAGGI L’INCHIESTA

“T

utti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”, recita così l’articolo 21 della Costituzione. Eppure l’Italia è un Paese che registra un numero sempre crescente di giornalisti minacciati. Perché scomodi, perché portatori di notizie che dovrebbero rimanere segrete, perché coraggiosi o semplicemente perché “giornalisti-giornalisti”, come tutti quelli che in nome della verità, nonostante tutto, nonostante i pericoli, vanno avanti nel loro percorso. Dal 1° gennaio 2010 al 1° giugno 2012, secondo la ricerca condotta dall’Osservatorio “Ossigeno per l’informazione” i giornalisti minacciati sono stati 287. Le minacce sono state rivolte in 257 casi a uomini e donne (singolarmente o a gruppi di giornalisti), in dieci casi a operatori anonimi (per casi a intere redazioni. Le minacce contro le giornaliste, nel solo periodo gennaio-maggio 2012, sono state superiori all’intero 2011 (19 contro 17). La suddivisione dei cronisti minacciati (escludendo anonimi e minacce di gruppo) è composta, sull’intero biennio, per il 16% da donne e per l’84% da uomini. QUI MILANO Tempo fa, il presidente dell’Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino aveva espresso amarezza nell’apprendere che Ester Castano non riusciva a trovare un lavoro retribuito se non come cameriera in un ristorante. Amarezza e sdegno, perché Ester Castano è la giovane cronista divenuta nota per aver parlato per prima (documentando ogni sua affermazione)

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di Sedriano, vicino Milano, prima che l’amministrazione comunale fosse sciolta per intervento del Governo, nel 2013. Noi l’abbiamo raggiunta telefonicamente per saperne di più e per capire se la stampa italiana rischia di perdere una penna così virtuosa, a causa del precariato: «Sto scrivendo un pezzo», mi accoglie sorridendo come sempre. Lo si sente al telefono il suo entusiasmo. Anche se oggi c’è qualcosa di nuovo. «Dopo il commento del Presidente su Facebook è cambiato poco. In realtà sono cambiata io. Adesso sto scrivendo per “Fanpage” e ogni tanto pubblico con “Il Fatto Quotidiano”. Ma nella sostanza non è cambiato nulla. Tempo fa ho fatto una prova per lavorare in un fast food, ma poi il proprietario è partito e non ci siamo più sentiti e io ho pensato che forse doveva andare così. Che forse non dovevo sprecare energie pensando a un guadagno immediato e che forse è giusto che io insista con il mio lavoro. Ho 24 anni, mi sono laureata a luglio, non ho ancora una famiglia, quindi mi regalo i prossimi quattro mesi della mia vita e faccio il lavoro che amo. Sarà un ennesimo atto di follia, ma se lavorassi in un ristorante, non riuscirei a scrivere quanto desidero. Allora ho deciso di mostrare con il duro lavoro che ho le carte in regola per fare questo mestiere. Sto, comunque, facendo piccoli lavoretti saltuari, anche che non c’entrano niente con la mia professione, per provvedere al necessario, come fare benzina e ricaricare il telefono, cose che materialmente servono per fare il lavoro di cronista». Le chiediamo di raccontarci come ha vissuto e vive tuttora le minacce legate al suo operato. «Non rappresentano – ci dice decisa – una fonte di timore, di sofferenza o preoccupazione. Non mi sono mai allarmata. L’unica vera preoc-

Sono molti anche se di loro, fatta qualche eccezione, si parla poco. Fanno il loro mestiere con passione, spesso precari, e fronteggiando in molti casi, perché scomodi, minacce e intimidazioni. In tanti vivono sotto scorta o rischiano ogni giorno la vita perché con le loro inchieste indagano su situazioni che a molti farebbe comodo rimanessero nell’ombra. Sono l’altra faccia della medaglia di un’informazione spesso asservita al potere e superficiale. Sono i “giornalisti-giornalisti” contrapposti ai “giornalistiimpiegati”. Vogliamo raccontarvi qualcuna delle loro storie 83 83


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L’INCHIESTA

MINACCE AI CRONISTI: MAGLIA NERA ALLA CAMPANIA Secondo i dati diffusi dall’Osservatorio “Ossigeno per l’informazione”, la regione più colpita da minacce nei confronti dei giornalisti risulta essere la Campania, seguita da Lazio, Calabria, Sicilia e Lombardia. Queste cinque regioni coprono infatti il 71,7% delle minacce nel biennio 2010-2012. La suddivisione per macro area geografica è così composta: Nord, 21,6%, con 62 casi, Centro, 23%, con 66 casi (di cui il 18,5% solo nel Lazio), Sud e Isole, 55,4% ovvero 159 casi. Rapportando il numero di iscritti all’Ordine dei giornalisti (dati Federazione nazionale della stampa italiana, 2009) ai casi di minacce, si riscontra una classifica capeggiata dalla Calabria con 1,46% di incidenza di minacce sul totale degli iscritti all’ordine, e a seguire Sicilia (0,78%), Campania (0,56%), Lazio (0,25%) e Lombardia (0,08%). Ogni anno sono molti in Italia i cronisti che per l’importante lavoro di giornalismo d’inchiesta che portano avanti, ricevono minacce. Dal 1° gennaio 2010 al 1° giugno 2012, secondo la ricerca condotta dall’Osservatorio “Ossigeno per l’informazione”, sono stati, infatti, ben 287.

cupazione è che ogni giorno devo decidere se spendere dieci euro e andare in tribunale o dieci euro per andare in un’altra zona del milanese per portare avanti delle inchieste». Ma può un giornalista, a queste condizioni, sentirsi libero davvero di fare il proprio mestiere come vorrebbe farlo e come meriterebbe di essere fatto? «Ho sempre sostenuto – risponde Ester – che si possono fare inchieste in libertà, anche da precari, ma purtroppo sto constatando sulla mia pelle che un giornalismo precario non è libero… Io non sono completamente libera di agire perché quella economica è una discriminante non da poco». LA BATTAGLIA DI STEFANO Stefano Cortelletti, di Latina, collabora con quattro testate, oltre a occuparsi di pensare al futuro, ma si pensa soltanto al presente». Stefano è uno dei tanti sempre a caccia di nuove testate e spazi sui quali raccontare il territorio. Anche se per lui, come per molti altri, il precariato non necessariamente è da considerarsi negativo: «Io amo questa varietà. La precarietà mi obbliga a essere sempre attivo e a non perdere mai la concentrazione. Vedo troppa gente adagiaso». Spesso si occupa di cronaca, cosa che lo espone anche a qualche querela. «Non viene usata come strumento di minaccia»,

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dice. E lo dice perché lo ha sperimentato sulla propria pelle. «Scrissi – racconta – di strani appalti e varianti urbanistiche che interessavano una città del litorale laziale, dove forte è la presenza della criminalità organizzata e ricevetti una chiamata da un uomo delle istituzioni con la quale mi si chiedeva di smentire questa notizia altrimenti quegli imprenditori mi avrebbero fatto capire, a modo loro, che mi stavo sbagliando. Naturalmente non ho smentito e una settimana dopo la Squadra Mobile andò e sequestrò l’immobile. Insomma, avevo ragione!». VIVERE SOTTO SCORTA Federica Angeli, neanche quarant’anni, non le fa avere paura di nulla, neanche delle minacce, neanche ora che da più di un anno vive sotto scorta perché su “Repubblica”, giornale per il quale scrive, ha pubblicato inchieste contro alcuni clan di tori, partecipa alle trasmissioni soltanto dice – sono colpevole quanto loro. Se non urlo la verità, mi sembra di tradire i miei vita controllata 24 ore al giorno. «Continuo a scrivere le mie inchieste e coltivo un sogno: una manifestazione sotto casa del clan del Litorale, dove srotolare uno striscione con scritto “Fuori da Ostia” mentre le persone urlano “Andate via, non vi vo-

gliamo qui”, unite, tutte insieme e in modo inequivocabile. Sogno che la gente possa gridare anche per me, perché io sarò altrove con gli angeli della scorta». LOTTA ALLA CAMORRA «Quando avrò collezionato venti pallottole, farò una collana!». Comincia così il suo racconto, ridendo. Perché Marilena Natale, giornalista della Gazzetta di Caserta che lavora fra Aversa e Casal di Principe, non ha paura. «Non posso tacere, perché amo la mia terra. Nessuno parla, tutti assecondano chi comanda, tutti hanno paura e a tutti sta bene che le cose vadano così. Ma io non posso accettarlo. Mi viene da urlare e quando incontro in un bar certi tizi non resisto e, se posso, faccio commenti ad alta voce!». Marilena è mamma di due ragazzi ed è diventata giornalista per caso. «Mi


PERSONAGGI L’INCHIESTA

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In sequenza: Stefano Cortelletti, Ester Castano, Federica Angeli, Marilena Natale, alcuni dei tanti giornalisti vittime di minacce in Italia.

occupavo di tutt’altro. Poi, ho cominciato di come la politica usa a proprio vantaggio i bisogni della gente disperata. Ciò che mi fa più male è che i più non la amano questa terra, anche chi non ci guadagna niente dal sostegno della camorra, anche chi, a causa della camorra, vede decimata la propria famiglia. E i camorristi secondo te la amano? Come avrebbero potuto permettere di deturparla in nome dei soldi se non l’avessero considerata solo merce di scambio? La chiamavano “Campania felix” e ora è una terra che produce morte. Non c’è una famiglia che non abbia un malato morto a inchieste importanti, perché era ed è nel mirino della camorra. Le hanno bruciato la macchina, l’hanno picchiata, ha trovato fori di proiettile sul tetto della sua auto, ha

trovato bossoli sul parabrezza, ma questo in lei non ha cambiato nulla: «Mi sento protetta, perché sono circondata da persone che mi amano. Da veri angeli custodi. Anche se ovviamente sto attenta». Ma quanto essere donna ostacola ulteriormente il lavoro di un giornalista in una terra di donna. Perché le donne nella nostra terra sono viste diversamente. Devono stare a casa. Se poi una donna giornalista dice di no ad un uomo sono guai. E se dice no ad un politico colluso è ancora peggio. I miei primi guai sono cominciati proprio quando ho cominciato a parlare della collusione tra sociali». Eppure guai a parlare di Gomorra, perché anche qui, se si vuole vederli, ci

morra, ma in realtà io dico che vengo dalle terre di don Giuseppe Diana (assassinato il 19 marzo del 1994 dalla camorra per il suo ha bisogno di essere militarizzata. La mia terra ha bisogno di far rinascere la speranza». Questa condizione ha fatto invecchiare il panorama industriale italiano. L’Italia deve lavorare sulle ragioni strutturali che le impediscono di crescere. Italia e Germania producono macchine industriali richiestissime da Brasile, Cina e India, dove si apre una fabbrica al giorno. Ma il mercato internazionale preferisce le macchine tedesche, perché le nostre non sono abbastanza innovative. Un’ulteriore occasione d’oro perduta!

LA LIBERTÀ DI STAMPA NEL MONDO Secondo il rapporto World Press Freedom Index 2014, l’Europa è la regione con il maggiore livello di libertà di stampa, anche se l’Italia certamente non primeggia su questo fronte. Il nostro Paese occupa, infatti, solo il 49esimo posto della classifica mondiale, addirittura dopo il Niger. Al primo posto della classifica c’è la Finlandia, seguita da Olanda, Norvegia, Lussemburgo. Nella top ten anche Danimarca (all’ottavo posto), Nuova Zelanda (al nono) e Svezia (al decimo posto). La Francia occupa la 39esima piazza, mentre gli Stati Uniti fanno poco meglio dell’Italia, occupando il 46esimo posto in classifica.

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PUNTI PERSONAGGI DI VISTA

AAA CHIAREZZA CERCASI Renzi: abbiamo un problema. O forse più d’uno. Il primo su tutti?! Le parole. Legge di stabilità, deficit, deviazione degli aggiustamenti sono soltanto alcuni dei termini che, giornalmente, si leggono e sentono quando si parla dell’economia e della situazione in cui versa l’Italia. L’oggetto di disputa – e spesso di non sufficiente chiarezza - è sempre lo stesso: i soldi. Che sono pochi. Che non bastano mai. E che il nostro paese, come ben verifichiamo tutti i

giorni, non se la passa affatto bene. Ora: le parole sono essenziali. E devono essere chiare. Fondamentalmente perché consentono di comprendere, rendere “concreto” ciò di cui si sta trattando. E di poter reagire qualora non si fosse d’accordo con una determinata posizione. Questo non sta accadendo in Italia quando si parla della nostra economia e, ovviamente, dello stato di salute delle tasche dei suoi cittadini. Non

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accade quando si parla di Bruxelles che guarda ai conti del Belpaese. C’è solo una gran confusione che non permette di dialogare. Ora: questo è un problema fondamentale. Su cui riflettere. E a cui dare una soluzione, nel minor tempo possibile. Perché, a fronte di una maggior chiarezza, tutti i cittadini sarebbero – probabilmente – pronti ad ingoiare qualche rospo, proprio perché consapevoli di ciò che viene fatto. Ora, però, si ingoia senza sapere.

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ADESSO

PERSONAGGI IL MONDO DI FRANCESCO

AL RECENTE SINODO

HANNO VINTO I CONSERVATORI di Massimo Lanari

U

n paio di settimane fa cato Paolo VI. Sì, proprio lui:

il Sinodo, ovvero la riunione consultiva periodica dei vescovi, nata per prolungare nel tempo l’esperienza del Concilio Vaticano II.

IL RAPPORTO CON LA MODERNITÀ

Paolo VI, assieme a Giovanni XXIII, è considerato il Papa della svolta, della Chiesa che si apre alla modernità (nonostante le chiusure degli anni ‘70, culminate nella battaglia contro il divorzio). Un’immagine, quella del Papa “moderno”, alla quale Bergoglio sembra richiamarsi: non è un caso che nella giornata di chiusura del Sinodo straordinario dedicato alla famiglia. Due settimane di Sinodo che si sono concluse con un nulla di fatto: tutto è, infatti, rimandato al prossimo Sinodo, nell’ottobre del 2015.

COSÌ HANNO VOTATO I VESCOVI

Per la prima volta Papa Francesco ha reso pubblici i voti all’interno dell’as-

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semblea. Primo punto, la comunione ai divorziati risposati. «Va ancora approfondita la questione, tenendo ben presente la distinzione tra situazione oggettiva di peccato e circostanze attenuanti». Come si vede, un’apertura minima. E che non è nemmeno passata: il Sinodo esprime infatti “pareri” che spetterà poi al Papa recepire, per i quali è necessaria la maggioranza dei 2/3, ossia 122 voti su 183. Ebbene, la frase ha raccolto appena 104 voti. Destino simile ha avuto anche il passaggio dedicato all’omosessualità, in cui si ribadisce la condanna delle discriminazioni ma anche la contrarietà al matrimonio gay. Tuttavia, secondo la relazione, «gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto e delicatezza»: lievissima apertura bocciata per un per pochi voti la proposta di rendere più spedite le procedure di nullità del matrimonio, oltre a una frase che addebita anche alle condizioni economiche il proliferare delle coppie di fatto. A riscuotere il consenso dei vescovi sono le proposizioni sulla centralità

della famiglia, vera «scuola di umanità». Insomma, «i grandi valori del matrimonio e della famiglia cristiana corrispondono alla ricerca che attraversa l’esistenza umana anche in un tempo segnato dall’individualismo e dall’edonismo».

LITI, ASSENZE E SILURAMENTI La «varietà di carismi» non deve essere visto come «motivo di confusione e di disagio», ha detto Papa Francesco. In piazza San Pietro, però, alla chiusura del Sinodo, si è fatta notare la fragorosa assenza del cardinale Gerhard Müller, prefetto della Congregazione della Fede e leader dello schieramento conservatore, che aveva definito «indegna, vergognosa, completamente sbagliata» la relazione della prima settimana. Mancava anche il cardinale Raymond Burke, capo della Segnatura apostolica, altro esponente conservatore. E, forse per questo, “silurato” e inviato all’Ordine di Malta con un titolo onorifico ma ben poco operativo.


I PARADOSSI DELLA FEDE

ADESSO

LO STRANO PERCORSO IL COMMENTO DI MONSIGNOR GUIDO GALLESE VESCOVO DI ALESSANDRIA

P

erché la Chiesa fatica così tanto a riammettere alla Comunione i divorziati risposati? La questione è molto complessa. Da un lato c’è la misericordia. Ma, dall’altro, ci sono parole di Gesù molto chiare. Seguitemi in questo ragionamento Io un’anima non l’ho mai vista. Eppure il mio ministero è curare anime. Andreste mai da un medico che non ha mai visto un corpo? E se un sacerdote non ha mai visto un’anima, come può curarla? In virtù di due cose: primo, l’insegnamento di Gesù. Secondo, l’esperienza: ma riuscire a risalire dagli eventi materiali alle loro cause spirituali è un’operazione, in sé, poco certa. Solo l’inseEgli veramente conosce l’uomo che ha creato. Ed Egli sa qual è il bene dell’uomo. Tuttavia il Vangelo va interpretato: esso non è un manuale di comportamento morale, ma il resoconto della visione della persona di Gesù e del suo ministero da parte di un osservatore, l’evangelista. Come si deve comportare, dunque, la Chiesa con i divorziati risposati? Provate a seguirmi in questo percorso.

PARTENZA È UN FENOMENO DI MASSA Fino agli anni ‘50 i casi di separazione e divorzio erano tutto sommato rari nel contesto della società dell’epoca. Si verificavano nella borghesia medio-alta, spesso contestualmente a un certo spirito di insofferenza alle regole, tipico allora di quella classe. Di conseguenza essi erano trattati come un caso di trasgressione: qualcuno poteva attentare all’istituto del matrimonio indissolubile scardinandone il valore in sé attraverso il proprio comportamento. Si parlava di “scandalo”. La cura era di conseguenza basata sullo scoraggiare quel genere di comportamento. Quindi non si dava la comunione ai divorziati (risposati o meno), non li si ammetteva a leggere la parola di Dio nella liturgia, non li si ammetteva in ruoli educativi come catechista o educatore. Il fenomeno ha poi cominciato ad estendersi a partire dagli anni ‘60 e ‘70. Sono passati tanti anni e oggi il senso dello scandalo è venuto meno, il fenomeno è diventato di massa e i casi si sono moltiplicati. Con essi si è moltiplicato dolore. Senza dubbio, per la Chiesa, si pone l’urgenza di guardare con occhi nuovi questa situazione.

PREVENIRE

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Evitare il dolore è sempre molto meglio che doverlo lenire. Tra l’altro un dolore solitamente taciuto è quello dei figli: a causa del mio ministero pastorale, l’80% dei casi di separazione me li sono sentiti raccontare con lo sguardo dei ragazzi, dei giovani. Un dolore innocente, impotente, che bisogna assolutamente evitare con tutte le forze.

NON È UNO SCANDALO

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E se non si riesce a prevenire? Non possiamo lasciare sole queste persone. La Chiesa deve essere loro vicina con dolcezza, con amore, con fedeltà. Si tratta quindi di ridefinire un approccio basato su categorie differenti: certamente non più quella dello scandalo..

INIZIATIVE PER L’ACCOGLIMENTO

Quali possono essere, allora, gli strumenti di questa cura pastorale? Guardiamoci intorno. Accompagnamento delle crisi familiari, gruppi di divorziati fedeli, gruppi di aiuto per l’educazione dei figli; e gruppi di ascolto e di orientamento per

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accompagnare quello che è il dolore più grande dell’uomo, ossia la perdita di fiducia nella possibilità dell’amore. E poi l’accompagnamento spirituale personale, uno snellimento nei tempi dei processi di nullità del matrimonio nei tribunali ecclesiastici regionali, l’inserimento dei divorziati risposati in modo più vivo nella celebrazione liturgica, il loro inserimento in contesti educativi, il sacramento della Confessione. E, infine, l’Eucaristia.

STOP BISOGNA CONFESSARSI

Per accedere all’Ecucaristia, però, bisogna poter ricevere l’assoluzione quando ci si confessa.

STOP IL VANGELO HA DETTO NO AL RIPUDIO

Il cambiamento di orientamento pastorale comporta necessariamente il fatto che si rimanga in armonia con l’insegnamento di Cristo. E proprio qui sorge il problema: Gesù infatti, interrogato sull’istituto del ripudio (assimilabile al nostro divorzio), a sorpresa dice no. Gli apostoli, molti dei quali sono sposati, sono i primi a stupirsi.

ARRIVO UNA SOLUZIONE DIFFICILE

Qual è dunque la soluzione? Non lo so! L’anno prossimo il Sinodo dei vescovi dovrà pronunciarsi. Occorrerà coniugare la misericordia e l’attenzione nei confronti delle persone che sono in uno stato di sofferenza e l’adesione piena all’insegnamento di Gesù Cristo (pena lo svuotamento del cristianesimo stesso). È una grande sfida nella quale lo Spirito Santo non mancherà di guidare la sua Chiesa.

SOSTA LEGGIAMO IL VANGELO

Marco, 10, 1-12. “Partito di là, si recò nel territorio della Giudea e oltre il Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l’ammaestrava, come era solito fare. E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: «È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?» Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?» Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma all’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto». Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio»”.

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LA “CARTA” DELLA CONFESSIONE

Qualcuno prospetta un cammino di purificazione che conduca alla riammissione all’Eucarestia, dando l’assoluzione. Ma in che modo si può fare? Infatti per dare l’assoluzione a una persona è necessario che questa sia almeno imperfettamente pentita del peccato commesso e che faccia il proposito di non commetterlo più. Ora se una persona è risposata non potrà fare il proposito di non commettere più adulterio nei confronti del coniuge precedente. E allora come ce la caviamo col Vangelo? Risposandosi si commetterebbe adulterio, ma essendo concubino no? Non sembra proprio un’interpretazione plausibile del Vangelo.



ADESSO

CONTROCORRENTE

IL GUERRIERO

DEL PALCOSCENICO

Si è esibito al fianco dei grandi dello spettacolo italiano. Fino a quando per una malattia rara ha rischiato di morire e oggi convive con diversi handicap fisici. Ciò non è bastato, però, a fermarlo e Alessandro Fontana ha cominciato la sua seconda vita, tornando a calcare, ancora una volta, le scene di Angela Iantosca

Per anni ha vissuto la sua vita di artista recitando, ballando e cantando insieme a grandi quali Gigi Proietti, Pietro Garinei, Ennio Morricone, Nicola Piovani, Germano Mazzocchetti, e a esibirsi in molti musical in diversi dei più prestigiosi teatri italiani, oltre a interpretare visive. Fino a quando nel 2000 una rara quanto aggressiva forma di meningite ferma la sua carriera artistica. Meningite fulminante per la quale normalmente si muore, ma lui, grazie anche alla sua caparbietà e al suo grande attaccamento alla vita, sopravvive e, anche se oggi ha gravi problemi di deambulazione e vista (è ipovedente), proprio a causa di quella malattia, ha ripreso a lavorare, facendo diversi spettacoli e pubblicando un disco, e diventando anche testimonial dell’Associazione Asamsi (Associazioni fondata dalle famiglie che hanno bambini affetti da questa rarissima malattia e a cui Alessandro destina i proventi della sua attività artistica. Una storia davvero di grande forza e coraggio, dunque. E, se amate Mina, il suo spettacolo non potete perderlo. Perché l’artista romano è il primo uomo a interpretare tutto il repertorio della cantautrice che ha fatto sognare generazioni di italiani. Fino a metà novembre, presso il Teatro Stanze Segrete di Roma, porterà in scena “Mi sei scoppiata dentro il cuore. Mina. Le canzoni. Un’epoca. Una storia”, un excursus musicale, e non solo, attraverso gli anni d’oro (dal ’60 al ’78) che hanno cambiato la nostra società, anni di forti attese e grandi speranze che hanno visto affermarsi la “Tigre di Cremona”.

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Cominciamo dallo spettacolo teatrale e da Mina. «Racconto Mina, ma racconto anche quegli anni e la parabola che comincia negli anni Sessanta e si chiude con il ‘78: l’anno del ritiro dalle scene di Mina, ma anche l’anno della morte di Moro». Perché Mina? «Mina è una cantante che mi è sempre piaciuta, sin da ragazzino ed era un progetto che avevo da prima di stare male». Tu sei stato colpito da una meningite fortissima quasi quindici anni fa... «È stato tutto improvviso. Era il 31 dicembre del 1999 ed ero con i miei amici a festeggiare il Capodanno. Ricordo che quella sera mi venne un mal di testa fortissimo. Era un segnale che mi stava succedendo qualcosa. Ma ho sottovalutato, pensando magari di aver mangiato

o bevuto male. Il mal di testa, in realtà, mi è durato un mese. Quando mi sono fatto visitare era tardi. Sono stato ricocoma. Ricordo che quando mi sono svegliato ho chiesto di accendere la luce. In quel momento, intorno a me, ho sentito silenzio… Mi hanno detto che la luce era accesa e lì ho capito che avevo perso la vista. Ora, da un occhio sono rimasto cieco e dall’altra sono ipovedente. Inoltre ho perso l’uso dell’equilibrio». Comincia così la tua seconda vita. «Da allora sono diventato disabile, una condizione per me completamente sconosciuta. E questo mi ha reso molto sensibile verso chi è più sfortunato di me. Ho impiegato tre anni prima di tornare a lavorare. All’inizio non riuscivo neanche più a cantare. Poi mi è tornata la


lizzato a qualcosa di buono, dando voce alle persone che vivono la realtà delle malattie rare e sconosciute». Per anni hai vissuto la tua vita di artista recitando, ballando e cantando insieme a grandi quali Gigi Proietti, Pietro Garinei, Ennio Morricone, Nicola Piovani, Germano Mazzocchetti e ad esibirti in molti musical in diversi a interpretare ruoli per cinema, al tia? «Mi ha cambiato la vita il fatto di dipendere dagli altri: ero abituato all’indipendenza. Ora quasi per tutto devo chiedere aiuto. Per uscire ho sempre bisogno di qualcuno. E io vado ogni sera a teatro, quindi ho sempre bisogno che qualcuno mi venga a prendere». Cosa ti dà cantare? «Io sono attore cantante... la cosa che mi dà più gioia è cantare. Mi fa dimenticare completamente la mia condizione. Quando canto, sono l’Alessandro di sempre. Mi sento veramente libero. Il canto è il mio rifugio...». Torniamo per un attimo a Mina. Quatarla? «In realtà per me è possibile perché io sono un uomo. Se fossi stata una donna, mi sarei posto più problemi. Mina è sempre stata un precursore: quando lei rimane incinta di un uomo sposato, sono gli anni Sessanta. E poi vive all’interno di una famiglia allargata: una scelta di rottura per quegli anni. È una donna contemporanea». Come ti ha accolto il mondo dello spettacolo quando la tua vita è cambiata così repentinamente? «Vorrei parlare della discriminazione che c’è a priori nei confronti degli artisti disabili. Di questo vorrei che si parlasse. le, perché non fai un provino all’attore disabile?». Nello spettacolo tu sei seduto… «Sì sono seduto e senza scarpe, per esprimere un senso di libertà totale! La gente non si rende conto che sono seduto perché non riesco a stare in piedi. Alla

«Ciò che mi angustia di più è l’inciviltà

Alessandro Fontana si è esibito per anni sui più prestigiosi palcoscenici italiani al fianco di colossi quali Gigi Proietti, Pietro Garinei, Ennio Morricone. Nel 2000 una rara forma di meningite gli provoca la quasi totale perdita della vista ed altri handicap fisici che bloccano la sua carriera. L’artista romano non si è dato, però, per vinto e oggi torna a esibirsi con “Mi sei scoppiata dentro il cuore. Mina. Le canzoni. Un’epoca. Una storia”, in scena fino al 14 novembre al Teatro Stanze Segrete di Roma.

della gente. Se io ho un parcheggio dedicato, perché quando arrivo, devo trovare una macchina di un altro? E poi non ci troppo alti…». Hai paura del futuro? «Sì… Di quando sarò da solo. Ora c’è mia madre che pensa a me. Ma poi? Mi angustia molto tutto ciò». E se ti dico domani, a cosa pensi? «C’è una frase di Oscar Wilde che dice che nella vita bisogna avere sogni talmente grandi da non perderli di vista mentre li stai inseguendo... Io faccio così».


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NARRATIVA

I colori di DORA di Iris Blu

CAPITOLO XIV

“T

i ha chiesto un quadro su commissione? Al primo incontro? Caspita, che cosa... assurda! No, scusa, non era mia intenzione giudicare! Ascolto e sto zitta, promesso!” Rosaria incrociò due dita della mano sinistra e poi le baciò, con un tocco leggero delle sue labbra rosso fuoco. Dora la guardò divertita. “Tranquilla, niente di male... in effetti è una cosa strana, è tutto strano! Beh, vi stavo dicendo, ci siamo conosciuti, mi ha fatto questa proposta bizzarra... mi ha lasciato il numero di telefono... e ho mantenuto la promessa, senza badare alla mia timidezza! L’ho chiamato e abbiamo parlato per quasi un’ora! Mi aveva chiesto di chiamarlo per parlare del quadro... ma in realtà abbiamo parlato d’altro! Mi ha chiesto un sacco di cose: se mi piace il mio lavoro, come passo le giornate, cosa mi piace man-

“Ti verrà in mente!” Sabrina la guardò con dolcezza, era felice per la sua Dora. Finalmente la vedeva sorridecome un tempo: una ragazza dalla dolcezza malinconica ma con il sorriso vero, solare, sempre pronto a illuminare il prossimo. “Sono sicura che questo Beniamino sarà... una bella cosa!” Lo disse riempiendole nuovamente il bicchiere. E poi riempì anche quello di Rosaria. “Ragazze, mi è rimasto un goccio di vino, giusto per bagnarmi le labbra... brindo alla nostra amicizia, eterna! Brindo a noi e ai nostri sogni...” Alzarono i calici e brindarono. “Ecco cosa volevo dirvi! Beniamino ha lo stesso cognome di Emilia, non è una cosa strana? Tra l’altro, ora che ci penso, no... niente! Stavo per dire: un po’ si somigliano... ma sono solo stupide coincidenze, anzi, è solo sug-

gestione...” Sabrina bevve il suo ultimo sorso di vino, lo assaporò a fondo. Dora e Rosaria si stavano chiarendo, Emilia era

te.” Rosaria, un po’ sbronza, si avvicinò per darle un bacio sulla fronte. Le lasciò un’impronta di rossetto, una mezzaluna color ciliegia, che subito scomparve dietro alla chioma rossa di Sabrina. Quel bacio, pieno di tenerezza, eclissò tutti i pensieri negativi di Sabrina. “Dora, chiamo la contessa e dare a domani? Facciamolo adesso...” “Oh, che emozione! Non so... sì, va bene! Prova a chiamarla...” Sabrina prese il cellulare, tirò fuori il biglietto da visita della contessa e compose il numero. Mentre aspettava che la contessa dicesse pronto, per un attimo, un solo attimo, si incupì... Le venne in mente Emilia. Pensò a un’altra serata, a un altro aperitivo, giusto un anno prima... Erano solo lei ed Emi, in un locale del centro, in una serata

sue ferie. Sarebbe tornata a lavorare dopo qualche giorno. E non ne aveva nessuna voglia! Alla nascita mancava ancora tanto tempo... ed era già stanca. Era stanca per il lavoro, era stanca perché non faceva altro che pensare al suo ex: aveva cambiato idea? Non proprio, non ancora... ma sapeva, quasi con certezza, che prima o poi l’avrebbe contattato. No, non dirgli

Emilia quella sera era strana, molto strana. Avevano parlato, riso, si erano lando del loro rapporto di amicizia. E poi Emilia, d’un tratto, era diventata silenziosa... stava per dirle qualcosa che non aveva mai detto a nessuno... qualcosa che riguardava la sua famiglia. Poi, chissà perché, aveva cambiato idea. “Ti dirò tutto un’altra sera.

ANCHE LA SUA VITA SAREBBE STATA SEMPRE SERENA E LIMPIDA? SE LO AUGURÒ, CON TUTTO IL CUORE.

giare... quali sono i miei artisti preferiti! Nessun uomo mi ha mai chiesto una cosa del genere! Mi ha invitato a cena e giovedì prossimo andremo in un ristorante indiano! Sono molto emozionata, non mi capitava da tempo di provare una cosa del genere.” Sabrina la guardò con gli occhi sbarrati “Wow, è fantastico! E dimmi, è carino? Ha un amico single che vuole mettere su famiglia? No dai, scherzo!” “Spiritosa... gli ho fatto anch’io un bel po’ di domande... volevo anche dirvi una cosa che adesso, non so perché, mi sfugge!”

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nulla era ingiusto, sbagliato. “Ragazze... ho cambiato idea...” Dora impallidì! “In che senso...” “nel senso che... probabilmente, magari già in serata o domani, chiamerò Sergio. Voglio dirgli tutto! Voglio dirgli che aspetto un bambino ed è suo... è giusto. No! Non voglio tornare con lui, questo no. ta di niente...”


...Emilia emerse dall’acqua fredda, intirizzita. La giornata, leggermente nuvolosa, era quasi giunta al termine. Nonostante il clima era rimasta in acqua tutto il pomeriggio, aveva nuota-

Scus a m i . ” “Niente, quando vuoi, io ci sono sempre... e anche le altre ragazze. Lo sai!” Non aveva insistito, non le era s e m - brato il caso... “Sabrina, sarà il decimo squillo, non risponde!” Sabrina tornò con i piedi per terra. Era volata via, con i pensieri, a quella strana serata di un anno prima. “Oh, hai ragione! Meglio non mani mattina potremmo fare colazione tutte e tre assieme! Dai! Come ai vecchi tempi...” Si misero d’accordo per il giorno seguente. “Vedrai che domani mi chiamerà lei...” Dora si mise una mano sul cuore, era veramente emozionata. La sua vita stava per cambiare? Sabrina disse a entrambe di non portare niente, avrebbe pensato a tutto lei. Promise divertita! Immaginò la felicità di una mattinata tranquilla, senza computer, fax, mail! Immaginò una mattinata di chiacchiere... sarebbe mancata solo Emilia. Peccato! Tornò con la mente e il cuore alla sua amica, in vacanza in Grecia... pensò ancora a quella serata. Cosa non le aveva detto? Emilia, sorridente e solare, aveva un segreto? Proprio lei? Evidentemente sì...

dovesse liberarsi di energie nascoste in profondità, dentro di lei. Carlo aveva notato il cambiamento d’umore... La osservava andare e tornare, farsi sempre più piccola, onda tra le onde. La osservava scomparire e riemergere da quel mare cristallino. Si era stancata, evidentemente. La vide, con un mezzo sorriso stampato sul volto, avvicinarsi alla riva e poi correre verso di lui. “Caspita, non nuotavo così tanto... da non so quanto tempo! Forse l’ultima volta ero ragazzina.” “Beh, sei ancora piena di energia a quanto vedo! Mi sembri un po’ cupa, sbaglio? Vuoi parlarne?” “Cupa, ma no! Figurati... se ti riferisci alla discussione di questa mattina... forse ci sto ancora pensando. La risposta comunque è no. Non ho intenzione di parlare di quella faccenda con le ragazze. È una cosa passata. Magari un giorno... in realtà... l’anno scorso stavo per parlarne con Sabrina, ma poi ho cambiato idea. È un episodio della mia vita, molto importante, è vero. Nascondo una mia ombra, lo so. Se raccontassi di mio fratello cambierebbe qualcosa? Loro mi hanno sempre detto tutto... potrebbero reagire male! Ma le sorrise “Lo sai che non ti giudicherebbero in alcun modo, anche perché non c’è niente da giudicare. Siete un capirebbero, capirebbero il tuo lungo silenzio su una questione così delicata...” Emilia si chinò e lo baciò con passione. “Sei l’uomo perfetto. Non sono arrabbiata con te. Giuro... sono solo rimasta infastidita dalla tua...”

“Insistenza? Sì, ho esagerato, lo so. Credimi, non lo faccio per me, lo faccio per te. Io sono orgoglioso di Le fece l’occhiolino, divertito. Emilia rise di gusto, “ora non esagerare e non pavoneggiarti! Ci sono cose che non ti ho mai raccontato, sai?” “Ah, sì? Tipo?” “Ad esempio tutte quelle cose che noi donne amiamo dire solo ed esclusivamente ad altre donne! Da quel punto di vista... mi spiace, parti in svantaggio.” Carlo la invitò a sedersi sulle sue ginocchia. Lei lo abbracciò forte, fortissimo. “Le previsioni danno bel tempo... le nuvole di oggi dovrebbero dissolversi in tarda serata... andiamo in hotel? Ho chiesto la cena in camera, ho chiamato mentre eri in acqua.” Emilia gli lanciò uno sguardo malizioso e annuì. “Prima di partire sono entrata in un negozio, a qualche isolato dal bar... il commesso mi ha letto le carte, te l’ho detto?” “No, non mi hai detto nulla... che ti ha predetto? Vincerai qualche milione di euro?” Emilia lo baciò sulla fronte, una, due, tre volte. “No, mi ha detto che un uomo che non vedo da tempo sta per tornare... come un fulmine a ciel sereno!” “E tu hai pensato a Beniamino! Ecco perché ogni tanto sei tesa... ma non vorrai credere ai tarocchi o baggianate simili?” “Infatti non ci credo più di tanto! Sai cosa ti dico? Che prima o poi, senza fretta, parlerò con le mie amiche di mio fratello... mi toglierò questo peso. In fondo ho fatpo...” “Brava, e ora pensa ad altro, pensa alla nostra vacanza, abbiamo ancora qualche giorno di assoluto relax! Godiamoci il dolce far niente! Anche perché ci attendono mesi pieni di impegni...” frase di Carlo gli era sembrata quasi sibillina. Si alzarono dalla sdraio e iniziarono a prepararsi per rientrare in hotel. Emilia vide le nuvole allontanarsi, vide i colori del tramonto farsi largo in un orizzonte oramai quasi privo di nubi. Anche la sua vita sarebbe stata sempre serena e limpida? Se lo augurò, con tutto il cuore. Continua nel prossimo numero...

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PERSONAGGI LUOGHI

TARANTO E LE GRAVINE Tuffo nella storia

di Vincenzo Petraglia

LA CITTÀ DEI DUE MARI, CON LE SUE ATMOSFERE UN PO’ DECADENTI, CUSTODISCE TESORI ARTISTICI DI INESTIMABILE VALORE, COME QUELLI ESPOSTI NEL MUSEO ARCHEOLOGICO, FRA I PIÙ RICCHI DEL BELPAESE. E NEL GIRO DI POCHI CHILOMETRI, DAL MARE SI RAGGIUNGONO I MAESTOSI SCENARI NATURALISTICI DELLA TERRA DELLE GRAVINE, DOVE, FRA MOTTOLA, MASSAFRA E LATERZA, SI CONCENTRA UN RAGGUARDEVOLE NUMERO DI CHIESE SCAVATE NELLA ROCCIA E MAGNIFICAMENTE AFFRESCATE. UN EDEN DELL’ARTE RUPESTRE TUTTO DA SCOPRIRE

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a Puglia è fra le regioni nostrane che più, negli ultimi anni, stanno attirando visitatori, attratti non solo dal mare, ma anche da arte e stili di vita che indubbiamente affascinano. Eppure ci sono angoli ancora inesplorati del Tacco d’Italia, come tutta l’area che gravita attorno alla città di Taranto, essa stessa, nonostante venga spesso alla ribalta per le tristi conseguenze legate all’inquinamento dell’acciaieria Ilva, tutta da scoprire. Con i suoi antichi palazzi, gli innumerevoli gioielli artistici e archeologici, gli stretti vicoli pervasi da atmosfere un po’ decadenti, ma di grande impatto e suggestione. Nel giro di pochi chilometri dalla città un eden naturalistico ed artistico con alcuni de-

gli insediamenti rupestri più belli e ricchi del Sud Italia, che merita di essere esplorato. TARANTO, LA CITTÀ DEI MILLE CONTRASTI La città dei due mari rappresenta il punto di partenza ideale per andare alla scoperta di quest’angolo ancora poco conosciuto della Puglia e capire appieno la millenaria storia dei popoli che l’hanno abitato. Fondata dagli spartani nel 706 gici d’Italia, Taranto è tuttora nevralgica per la Marina Militare e le rotte mercantili. La Città Vecchia, adagiata sull’isoMar Piccolo e il Mar Grande, dove un tempo sorgeva l’acropoli greca e dove


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©MP Mirabilia Sistemi

PERSONAGGI

in seguito prosperò uno dei principati cuore dell’abitato. Un micromondo fatiscente con palazzi che, tranne qualche caso di ammirevole restauro, si stanno sgretolando sotto il peso dei secoli, non di rado occupati abusivamente. Basti pensare che oggi vivono sull’isola solo ravano i 30mila abitanti. Eppure si tratta di un luogo ricco di suggestione che in certi casi si mescola alla rabbia, nel vedere un tale patrimonio architettonico così fortemente a rischio. Il gioiello assoluto della Città Vecchia è la Cattedrale di San Cataldo, una delle più antiche di X secolo e che fonde in sé diversi stili architettonici: si va dal periodo bizantino a

Taranto è il punto di partenza ideale per andare alla scoperta di uno tra gli angoli meno conosciuti della Puglia, mix eccezionale di natura e arte rupestre. Fra Mottola, Massafra e Laterza si concentra, infatti, un gran numero di chiese ipogee splendidamente affrescate, dove fede e arte d’Occidente e Oriente si fusero nei secoli addietro per istruire i fedeli al messaggio cristiano. In alto, la chiesa della Candelora di Massafra e, qui sopra, il Castello aragonese di Taranto.

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LUOGHI

Chi visita la città dei due mari non può non visitare il Museo Nazionale Archeologico – MarTa, che custodisce i celeberrimi “Ori di Taranto”, d’epoca ellenistica e romana, fra i capolavori assoluti dell’arte orafa di tutti i tempi.

nico, il Museo Diocesano - MuDi, le di via Duomo, ruderi del tempio di Poseidone del VI sec. a.C., il Castello aragonese, affacciato sul mare, il Ponte Girevole, capolavoro di ingegneria degli anni ‘50, e ovviamente il Museo Nazionale Archeologico – MarTa. I reperti in esso custoditi consentono di dori della Magna Grecia e dell’Impero romano. Fra tutti, gli spettacolari “Ori di Taranto”, d’epoca ellenistica e romana, capolavori assoluti dell’arte orafa di tutti i tempi: diademi, anelli, Fondata dagli spartani nel 706 a.C. al centro di uno dei golfi più strategici d’Italia, Taranto ha nella Città Vecchia il suo nucleo più antico, che sorge sull’isola artificiale dove un tempo sorgeva l’acropoli greca e che fa da spartiacque tra il Mar Piccolo e il Mar Grande, rinomati per la coltivazione delle cozze (sopra), apprezzate in tutto il mondo. Affianco, la cripta della Cattedrale di San Cataldo.

quello normanno, passando per Rinascimento e Barocco. Una sorta di manuale dell’architettura tutto da sfogliare tra colonne di templi greci e romani, antichi affreschi, splendidi mosaici e spoglie mura romaniche che contrastano con sfarzose decorazioni baroccheggianti. Come quelle del Cappellone di San un autentico capolavoro barocco con la sua forma ellittica e i mille intarsi che lo impreziosiscono. Da vedere in città sono anche la chiesa romanica di San Dome-

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collane, bracciali, orecchini dalla fantasiose forme, capaci di lasciare ogni visitatore, anche il più distratto, letteralmente stupefatto. IL TRIANGOLO DELLA CIVILTÀ RUPESTRE Pochi chilometri separano Taranto dal Parco naturale regionale Terra delle Gravine, incredibile scrigno non solo naturalistico, per l’unicità dei suoi aspri paesaggi, ma anche di strepitosi esempi di arte rupestre. Monasteri, intorno a cui sorsero villaggi rupestri -


©Domenica Bellini

pelle ipogee affrescate dove fede e arte d’Occidente e Oriente si fusero per istruire i fedeli al messaggio cristiano. Data la natura carsica delle gravine, profondi canyon scavati nei millenni dall’impeto di antichi corsi d’acqua, la friabilità della roccia, facile da scavare, e la presenza di cavità naturali, l’uomo vi ha trovato rifugio sin dal Paleolitico, ma il culmine della prosperità degli insediamenti rupestri, e di conseguenza delle manifestazioni artistiche, si toccò fra il X e il XV secolo grazie a monaci, anacoreti e cenobiti, orientali e latini, che trasformarono le del “vuoto nel pieno” delle architetture ipogee. Sono moltissime (quasi ogni paese ha le sue), anche se si concentrano soprattutto fra Mottola, Massafra e Laterza, autentico triangolo della civiltà ru-

pestre tarantina. Un universo sotterraneo d’inaspettata suggestione con alcune tra le più alte testimonianze di arte rupestre del Sud Italia, giunte miracolosamente (altre, invece, compromesse da depredazioni, vandalismi o perché usate dai contadini come ovili e depositi). Come, a Mottola, la chiesa rupestre di San Niciviltà rupestre”, scavata nel IX secolo e secolo. Mottola, anche nota come “Spia dello Ionio” per la sua posizione, custodisce una trentina di chiese rupestri, fra cui spiccano quelle di Santa Margherita, col suo spettacolare ciclo pittorico trecentesco, San Gregorio (IX e XII secolo) e Sant’Angelo, una rara struttura ipogea a due piani, cuore del villaggio rupestre del Casalrotto (il più importante

della zona insieme con l’antichissimo abitato rupestre del Petruscio), sorto intorno al monastero benedettino di Sant’Angelo, che raggiunse l’apice della sua importanza nel Medioevo. Anche Massafra, a 20 chilometri da Taranto, custodisce una trentina di chiese rupestri. Fra tutte, quelfrescata. La gravina della Madonna della Scala custodisce, invece, la “Grotta del Ciclope” e la “Farmacia del Mago Greguro”, luoghi ipogei assolutamente da non perdere. Come pure lo sono le chiese rupestri della Candelora (XII secolo), caratterizzata da volte multiple, e San Leonardo, situata nella zona di espansione della città. Una trentina sono anche le chiese rupestri di Laterza, tra le “capitali” della maiolica pugliese. Fra queste, Santa Domenica, con resti di affreschi bizantini e seicenteschi, e la particolarissima Cantina Spagnola, utilizzata nel ‘400 come luogo di culto e dal ‘600 come cantina. Gli affreschi mescolano temi religiosi a scene d’amor cortese e si alternano a decorazioni in altorilievo. Come i mascheroni apotropaici che avevano la funzione di scacciare gli spiriti maligni in un contesto che in passato doveva serbare non pochi pericoli e timori e che ancora oggi sorprende per la maestosità della natura che lo avvolge. Non è un caso, d’altronde, che la Gravina di Laterza (lunga 12 km e profonda 200 metri) rappresenti uno dei canyon più grandi d’Europa.

Pochi chilometri separano Taranto dal Parco naturale regionale Terra delle Gravine, incredibile scrigno non solo naturalistico, per l’unicità dei suoi aspri paesaggi, ma anche di strepitosi esempi di arte rupestre con splendide chiese ipogee affrescate scavate nella roccia. Qui sopra, una veduta di Massafra e, in alto, la chiesa di San Lorenzo di Laterza.


ADESSO

PERSONAGGI

COME DOVE QUANDO I RISTORANTI · Il Porto Taranto, via Porto 8 099/4.76.48.86 · Trattoria del Nonno Taranto, via Largo Pescheria 1 099/9.80.00.81 - 320/6.84.73.98 · Il Ritrovo degli Ostinati Massafra, via De Carlo 10 392/0.47.66.22 · Trattoria del Purgatorio Laterza, via Concerie 46 099/8.21.33.21 · Il Rifugio dei Vip Mottola, vico Ruggi 7 099/8.86.21.61 www.ristoranteilrifugiodeivip.com.

GLI ALBERGHI

FRA NATURA E MASSERIE La maestosità della natura della Terra delle Gravine si presta magnificamente a tutta una serie di attività all’aria aperta e sono pertanto un eden tutto da vivere per gli amanti delle vacanze attive. Dal trekking alla mountain bike e fino al birdwatching, come quello che si può fare, per esempio, nell’Oasi Lipu della Gravina di Laterza (info: 339/3.31.19.47, www.oasilipugravinadilaterza.it), che custodisce numerose rarità botaniche e

animali. Per chi alla natura vuole abbinare anche enogastronomia, storia e artigianato, ci sono le Green Road (www.greenroad.it) e il Percorso della Cento masserie (www.centomasserie.it): propongono interessanti itinerari tematici nell’entroterra all’insegna degli sport all’aria aperta, del turismo sostenibile, dell’enogastronomia e dell’arte (tra questi quelli delle ceramiche di Grottaglie e delle antiche masserie disseminate sul territorio).

· Hotel Akropolis Taranto, vico I Seminario 3 099/4.70.41.10 - www.hotelakropolis.it · Relais Masseria La Grande Quercia Mottola, San Basilio, Contrada Terzi 249 099/8.83.31.20 - 336/28.22.83 www.lagrandequercia.com · Masseria La Brunetta Massafra, SP. 35 335/42.78.00 - www.masserialabrunetta.it · Agriturismo Sierro Lo Greco Laterza, contrada Serro Lo Greco 338/4.52.75.92 - www.sierro.it · Masseria Quis ut Deus Crispiano, Provinciale 49, km 10.750 099/8.11.01.16 www.masseriaquisutdeus.com.

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INFO E VISITE TURISTICHE

· Iat di Taranto Galleria Comunale del Castello Aragonese, piazza Castello 334/2.84.40.98 · Iat di Mottola viale Jonio 099/8.86.76.40 www.mottolaturismo.it · Ufficio turistico comunale di Massafra piazza Garibaldi 099/8.80.46.95 - 338/5.65.96.01 www.massafraturismo.it · Officine Culturali Arthemisia Laterza, via Fontana 56 333/5.72.61.38 www.arthemisia.weebly.com.


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Eventi in SETTIMANA di Chiara Mazzei

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CO.BR.A.

TORINO • 7 NOV - 7 DICEMBRE

Per festeggiare il 45° anniversario della fondazione della Galleria Accademia di Torino, un’esposizione che esplora il mondo fantastico del movimento artistico Co.Br.A. In mostra 25 opere degli esponenti più rappresentativi di questa corrente artistica d’avanguarconvenzione rigida a favore di un’arte basata sulla libertà della propria creatività, emotiva e intellettiva. Il gruppo mirava, infatti, a promuovere la libera espressione dell’inconscio, utilizzando pesanti pennellate di colori violenti per conferire forza e vitalità ai dipinti. Gli artisti Co.Br.A. non nascondono, inoltre, nelle opere la loro origine nordica, mantenendo nelle tematiche un legame molto forte con la tradizione favolistica schi sono tematiche ricorrenti nelle opere di questi artisti.

di quest’anno affronta il tema della diversità in tutti i suoi aspetti. La bellezza della differenza: per origine, cultura, scelte di vita, gusti, piaceri, ideali. La ricchezza della diversità, vista attraverso la musica e il teatro, il -

THE MUSICAL BOX PERFORMS GENESIS

MILANO – CONSERVATORIO 14 NOVEMBRE

ITALIA BEER FESTIVAL

MILANO • 7 – 9 NOVEMBRE L’oramai famoso IBF raddoppia: la sua anima di manifestazione itinerante dedicata alla promozione della birra artigianale e di qualità resta sempre la stessa ma, dal 7 al 9 novembre, avrà dei nuovi co-protagonisti: ovvero alcuni dei migliori pub e publican. Durante il festival, infatti, ci saranno ogni giorno sette laboratori nei quali ogni publican spiegherà la propria

I “The Musical Box” tornano a Milano con uno show leggendario: “Selling England by the Pound” basato sull’album dei Genesis pubblicato nel 1973, che li consacrò a livello internazionale. Il merito dei The Musical Box è proprio quello di non essere una semplice cover band, ma di padroneggiare così bene ogni aspetto dell’arte dello storico gruppo rock, e di portare in scena ogni elemento dei loro lavori con tanta precisione, da essere ritenuti la loro copia perfetta. Peter Gabriel stesso ed i suoi ex compagni esprimono sempre grande stima e consenso per questa formazione. Biglietti disponibili su Ticketone © Bettina_Doerr

al bancone. Particolare attenzione è, come sempre nell’IBF, dedicata allo spazio food , rigorosamente di qualità, che permetterà di scegliere tra proposte di panini, hamburger, cucina indiana, kebap e pesce crudo in abbinamento alla birra. Per info: www. italiabeerfestival.it

TABÙ FESTIVAL

ABBIATEGRASSO (MI) 6 - 9 NOVEMBRE

Una kermesse fatta di incontri, dibattiti, proiezioni e spettacoli che vede la presenza di ospiti illustri. L’edizione Corneille, Petite Musique du Printemps, 1987, oil on canvas, 100x100

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ADESSO

LA PERSONAGGI MACCHINA DEL TEMPO

©Anasalialmalla

1973 VIAGGIO A RITROSO FRA MUSICA, CURIOSITÀ E PERSONAGGI di Stefano Fisico

LA PRIMA TELEFONATA DA CELLULARE

All’inizio degli anni Settanta, il cellulare non era uno strumento totalmente sconosciuto, ma limitato all’utilizzo nelle autovetture, in particolare della polizia, mentre i cittadini privati che se lo potevano permettere disponevano sicuramente di un conto in banca invidiabile. In questo campo la Bell System era stata la prima a investire, ma fu merito della rivale Motorola di realizzare uno strumento di comunicazione di massa portatile. Nel contempo, fu risolutiva la decisione dell’Agenzia federale americana sulle telecomunicazioni di liberare le frequenze necessarie. Il gran giorno del primo test arrivò mercoledì 3 aprile del 1973.

BRUCE LEE ENTRA NEL MITO

I tre dell’Operazione Drago, del regista Robert Clouse, che fa entrare nel mito Bruce Lee, morto sei giorni prima in circostanze misteriose (ancora oggi oggetto di discussione). Nella pellicola The Dragon interpreta un maestro di arti marziali che per vendicare la sorella prende parte a un torneo organizzato

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dal corrotto Mr Han. Nel cast è presente un giovanissimo Jackie Chan, anch’egli destinato a diventare celema pellicola sulle arti marziali cinesi prodotta da una grande casa di Hollywood (la Warner Bros), I tre dell’Operazione Drago, nelle intenzioni di Bruce Lee, doveva servire a promuovere la bellezza della cultura cinese.

CHI CREÒ IL COMPUTER?

Una sentenza storica venne emessa dalla corte distrettuale di Minneapolis, nel processo che vide contrapposte due note società produttrici di computer: la Honeywell e la Sperry Rand. Quest’ultima deteneva i diritti del brevetto dell’Eniac, calcolatore elettronico messo a punto da Mauchly ed Eckert e considerato puter della storia. Gli avvocati della Honeywell riuscirono invece a dimostrare la nullità del brevetto, riportando alla luce nel contempo il progetto di uno sconosciuto professore dello Iowa State College, originario della Bulgaria: John Vincent Atanasoff, che da quel momento fu considerato il “padre del computer moderno”.

©Manop


Benvenuto a...

Nel

1973 nascono: 9 AGOSTO

Pippo Inzaghi

Nato a Piacenza, è un ex calciatore, dal giugno 2014 allenatore del Milan. È stato un attaccante di Parma, Atalanta e Juventus, ma la maglia “cucita addosso” è senz’altro quella del Milan dove dal 2001 al 2012 ha giocato 202 partite, segnando 73 reti. Nella classifica dei cannonieri della serie A di tutti i tempi, con 156 reti in 370 partite, alla fine della stagione 2013/14, è diciottesimo in compagnia di Gigi Riva e Roberto Mancini. Tra i numerosi titoli e trofei vinti ci sono tre scudetti, due Champions League, due Supercoppe UEFA e una Coppa del mondo per club. In Nazionale ha totalizzato 57 presenze con 25 gol ed è campione del mondo 2006 e vice-campione europeo nel 2000.

21 SETTEMBRE

Filippa Lagerbäck Biondissima e con gli occhi azzurri, più svedese di così non si può. Eppure l’Italia è diventata ormai la sua patria d’adozione, visto che qui ha costruito la sua popolarità come modella e conduttrice televisiva. Lasciata la natia Stoccolma per il Bel Paese, inizia nella moda e come testimonial in alcuni spot. Il battesimo televisivo arriva con Fiorello in Superboll, quiz a premi su Canale 5. Nel 2002 approda in Rai conducendo prima il Circo Massimo e dal 2005 affiancando Fabio Fazio nel talk show Che tempo che fa e nell’edizione 2013 del Festival di Sanremo. Dal 2012 su La7d conduce That’s Italia con Pino Strabioli. Ha all’attivo anche un libro, Io pedalo e tu?, pubblicato nel 2013.

30 AGOSTO

Ilaria D’Amico Nata a Roma, è una giornalista e conduttrice televisiva, tra i volti più popolari dell’emittente satellitare Sky Italia. Lo sport è presente nella sua vita fin dagli esordi, nel 1997, con La giostra dei gol, trasmessa per Rai International. Segue per la TV pubblica i Mondiali del ‘98 e del 2002 e nel 2003 approda alla piattaforma satellitare di Rupert Murdoch. Nei primi anni alterna la conduzione del programma sportivo SKY Calcio Show, a collaborazioni con Mediaset (per il reality show “Campioni”) e La 7 (dove conduce per due stagioni il talk show “Exit - Uscita di sicurezza”). Premiata nel 2009 come giornalista sportiva dell’anno alla XXX edizione del Premio Ischia Internazionale di Giornalismo, nel 2012 pubblica per Bompiani il suo primo romanzo, dal titolo Dove io non sono. Quest’anno è stata al centro del gossip nazionale per la relazione col portiere della Juventus, Gigi Buffon.

24 NOVEMBRE

Paola Cortellesi La sua voce, che Mina indica tra le più belle d’Italia, è la sua arma segreta, che le permette di brillare nella recitazione, nell’imitazione comica e nel canto. Nata a Roma, a tredici anni dà già un saggio delle sue doti canore, cantando il jingle di Cacao Meravigliao nel programma di Arbore Indietro tutta!. Nel 1998 debutta in TV con Macao e due anni dopo trova la giusta rampa di lancio nelle trasmissioni della Gialappa’s Band, da Mai dire gol a Mai dire Grande Fratello. I successi da conduttrice arrivano da Zelig, che guida insieme a Claudio Bisio nel 2011-12. Negli stessi anni miete successi anche a teatro, in particolare con Gli ultimi saranno gli ultimi (2005), e come attrice drammatica si fa notare nello sceneggiato Mediaset su Maria Montessori (2007), confermandosi sul grande schermo in Nessuno mi può giudicare, con cui conquista il David di Donatello nel 2011, come migliore attrice protagonista.

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ADESSO

SALUTE

PERICOLO DEPRESSIONE

Diversi studi mostrano la connessione con la crisi economica. E i farmaci, spesso, non sono la soluzione

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ancanza di lavoro, preoccupazioni, incertezza: la crisi sta provocando negli italiani anche un cambiamento delle abitudini nel consumo dei farmaci. Lo scorso 3 ottobre l’Ausl di Modena, assieme alla fondazione Marco Biagi, ha presentato uno studio che mette in relazione la recessione e i consumi di farmaci nel nostro paese, prendendo come campione la città emiliana – giudicata comunque rappresentativa del dato tendenziale nazionale. IL CASO DI MODENA Tra il 2006 e il 2012, in particolare, sono aumentati gli accessi ai centri di salute mentale: +25% per gli uomini e +13% per le donne. Il dato, unito all’aumento del consumo di farmaci depressivi, ha portato i ricercatori ad affermare che «si rileva un peggioramento della salute mentale in entrambi i sessi: -3.2% per gli uomini e -2,7% per le donne». Secondo i ricercatori, «l’approfondita ricerca conferma che l’effetto negativo sulla salute mentale cupazione e indebitamento producono ansia e depressione, quella che noi ad-

di Franco Neri

numero di anni di vita attiva e in buona salute». Una malattia, la depressione, che va curata alla radice. Anche perché l’abuso di antidepressivi può essere deleterio per la nostra salute. E non c’è solo il rischio-dipendenza o assuefaziodio). Uno studio condotto dalla dottoressa Lisa Cosgrove dell’università di Harvard ha mostrato la connessione tra consumo di antidepressivi (in particolare gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, Ssri) e il rischio di tumori alla mammella e all’ovaio. Mentre, sempre dall’America, uno studio del dottor Castro del General hospital di Boston ha mostrato una relazione tra gli stessi antidepressivi Ssri e i rischi per il

cuore, in particolare l’aritmia ventricolare. MENO SPESA, MA PIÙ MEDICINE dicinali, al primo posto compare la Sicilia con 1.129 dosi giornaliere, mentre Bolzano e la Liguria si collocano all’ultimo posto. In genere, i consumi di medicinali si dimostrano più alti al Sud, a conferma del nesso con il fattore economico. Nel 2013, secondo Luca Pani, «a fronte di una riduzione della spesa farmaceutica si consumi: il numero di prescrizioni di medicinali è infatti aumentato del 3,2% rispetto allo stesso periodo del 2012».

motivata’». Il fenomeno, nell’area studiata, appare accentuato dagli effetti del terremoto del 2012 e dall’impatto della crisi in un’area abituata a un’elevata qualità della vita. I DATI NAZIONALI Secondo i dati dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) relativi al 2012, dal 2004 i consumi di antidepressivi sono cresciuti a livello nazionale del 4,5%. Secondo il direttore dell’agenzia, Luca Pani, «la depressione, dopo le malattie cardiovascolari, sarà la patologia responsabile della perdita del più elevato PER DIRE LA TUA O CHIEDERE CONSIGLI AI NOSTRI ESPERTI

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PSICO

L’IMPORTANZA

ADESSO

DEL SONNO

È una componente vitale per l’uomo: ecco come imparare a preservarlo e a riconoscere i disturbi ad esso legati

S

e calcoliamo approssimativamente quante ore dedichiamo nell’arco di un’intera vita al sonno, il risultato lascia perplessi: trascorriamo infatti molti anni, circa un terzo della nostra vita, dormendo. Tempo sprecato? Assolutamente no. Per quanto infatti possa non piacerci l’idea di non essere parte attiva della nostra vita così a lungo, è importante ricordare che il sonno è un nutrimento fondamentale per il nostro corpo e la nostra mente e serve all’organismo per rigenerarsi e al sistema nervoso va preservato. In base a quelli che sono i ritmi biologici personali di ogni individuo cambia il quantitativo di ore necessario da dedicare al sonno: alcuni necessitano di più ore per poter riprendere le proprie poche ore per ritrovarsi attivi e riposati; ciò non toglie, quindi, che il sonno sia fondamentale per tutti. Perdere il sonno, oppure dormire poco e male, è quindi un problema I disturbi del sonno, che sono caratterizquantitativo (cioè quante ore si riesce effet-

tivamente a dormire), sia qualitativo (cioè temente ristoratore o pervaso da incubi o frequenti risvegli oppure da episodi di sonnambulismo), sono in costante aumento negli ultimi anni. Gli effetti sono evidenti sia da un punto di vista estetico (occhiachezza), che psicologico (irritabilità, nermnestiche). Fondamentale è comprendere da cosa sia generata la mancanza di sonno. I disturbi del sonno sono generalmente raggruppati in due categorie, le dissonnie e le parasonnie: le dissonnie sono legate alla quantità e qualità del ritmo del sonno, alle scarsità o all’eccessiva sonnolenza; le parasonnie sono invece connesse a manifesonno, quali ad esempio sonnambulismo, incubi, bruxismo etc. Tali disturbi possono essere di natura transitoria, cioè conseguenti a momenti stressanti della propria vita, ma spesso rischiano di diventare persistenti. Se infatti dipendono da una condizione momentanea possono essere di aiuto i classici rimedi

di Silvia Coldesina PSICOLOGA

che aiutano il corpo a rilassarsi, o i rimedi naturali quali camomilla o valeriana, ma se invece sono abbinati a rimugino di te e preoccupazioni costanti legate a cose da fare o problematiche da sistemare, può esservi sotteso uno stato ansioso sul quale vale la pena intervenire con l’aiuto di un professionista.

CONSIGLI PER UNA BUONA IGIENE DEL SONNO -

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Andare a letto quando ci si sente stanchi, cercando di mantenere un orario similare quotidianamente Cercare di mantenere il medesimo orario in cui ci si sveglia, anche nel weekend Evitare riposi pomeridiani Individuare una pratica che aiuti il rilassamento corporeo prima di andare a dormire. Un bagno caldo o bere una tazza di latte caldo sono spesso un aiuto per conciliare in caso di difficoltà di addormentamento Spesso rimanere nel letto senza riuscire a prendere sonno aumenta la tensione rendendo così ancora più difficoltoso il rilassamento; individuare in questi casi un’attività che aiuti a rilassarsi, quale leggere un libro o guardare la tv, alzandosi però dal letto, facendovi ritorno ai primi segni di stanchezza Evitare attività che stimolino l’attivazione mentale: dedicarsi alle parole crociate o al sudoku prima di addormentarsi può attivare le risorse cognitive rendendo così più difficoltoso l’addormentamento Valutare l’assunzione di rimedi naturali o farmacologici che facilitino l’addormentamento o che abbiano influenza sulla durata del sonno

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ADESSO

PERSONAGGI GENITORI E FIGLI

BULLISMO, COME AFFRONTARLO

Persecutori e perseguitati vittime dello stesso fenomeno

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l bullismo è un fenomeno non nuovo nei contesti sociali giovanili, ma negli ultimi anni ha subito una diffusione e un

estendendosi a generazioni sempre più giovani di studenti e sempre più spesso anche tra le ragazze, con esiti sempre più spesso tragici. Da una parte i bulli e

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dall’altra le vittime. Ma è così? Essere scherniti e ridicolizzati pubblicamente

di Federico Crisalidi PSICOLOGO E PSICOTERAPEUTA

è spesso un’esperienza traumatica che impatta così violentemente sull’immagine di sé che l’autostima di molti aprendo la strada in alcuni casi a malattie psichiche anche gravi o a gesti estremi. Ma perché alcuni ragazzi diventano bulli? I bulli sono adolescenti con un insano bisogno di affermarsi e di dimostrare la propria superiorità mediante i mezzi della coercizione, della manipolazione e della violenza; per riuscire a fare ciò sono dotati di scarsa tolleranza alla frustrazione, scarsa modulazioall’uso dell’aggressività e della violenza come strumenti “legittimi” per ottenere successo. Ovviamente, questa deformazione del concetto di successo sociale e di uso della violenza nasce da permetterebbe loro di immedesimarsi

con le proprie vittime, e da una generale diseducazione alle regole. D’altra parte, anche le vittime sono ben che psicologicamente, in genere si tratta di ragazzi introversi, estremamente sensibili ed insicuri, che manifestano all’esterno la propria debolezza e una certa incapacità di difendersi. Ovviamente, queste caratteristiche rendono la vittima facile bersaglio dei bulli. Il problema più serio è che gli atti di bullismo spesso vanno ad esasperare le problematiche psicologiche delle vittime, a volte con risvolti tragici sino al suicidio. La maggiore parte (l’81%) di questi episodi rimangono taciuti agli adulti, senza nessuna possibilità di un tempestivo intervento, poiché le vittime sono bloccate dalla vergogna e dalla paura di ritorsioni e vendette che possano aggravare la situazione.

VADEMECUM PER I GENITORI - In relazione alle eventuali vittime di bullismo, occorre cercare di favorire l’emersione dei fenomeni, rassicurando i ragazzi e offrendogli degli spazi sicuri e riservati dove confidare i propri vissuti; - In relazione ai ragazzi autori di atti di bullismo, occorre accoglierli e permettere loro di esprimersi senza sentirsi giudicati, mostrando interesse reale per loro e dimostrandosi aperti a discutere; è solo con il dialogo e la discussione che è possibile cercare di rendere i ragazzi consapevoli del dolore che hanno provocato, dell’inutilità delle loro guerriglie agonistiche. Punizioni severe senza elaborazioni non sono risolutive, ma anzi possono risultare dannose; - In entrambi i casi, coinvolgere educatori e professionisti competenti che possano essere di sostengo alle famiglie di entrambi.

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ANIMALI

ADESSO

UN CONIGLIETTO COME AMICO Dopo cane e gatto, il coniglio risulta essere l’animale da compagnia più diffuso nelle case degli Italiani. Se hai intenzione di prenderne uno, impara fin da subito a rispettare le sue esigenze e necessità

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di Marta Cerizzi

egli ultimi anni si è diffusa la moda di ospitare in casa un coniglio come animale da com-

degli animali domestici più diffusi, dopo il cane e il gatto, compare proprio QUALE CONIGLIO? Sono quasi 60 le razze di coniglio, selele scegliere il proprio amico peloso: dal Nano al Gigante; dall’Ariete, con lunghe orecchie cadenti, al Testa di leone, con peli lunghi sulla testa

e sul collo come una criniera; dall’Angora, con una pelliccia molto lunga e morbida, al Rex con una pelliccia corta e folta simile al velluto. Il coniglio si rivela un animale affettuoso, sensibile e intelligente dotato di una propria personalità che varia da un individuo all’altro. Il coniglio è in grado di adeguarsi perfettamente alla vita d’appartamento e, soprattutto, di formare un intenso legame con le persone che si prendono cura di lui. MA CHE GABBIA! Prendere con sé un coniglio non signiil tempo: questo animaletto ha bisogno di attenzioni costanti, di affetto e di gioco perché è un animale sociale, infatti in natura vive in gruppo e dunque non andrebbe mai lasciato completamente solo. Se pensi di non potergli dedicare troppo tempo ti conviene prendere in considerazione di adottare una coppia, in modo che possano farsi

compagnia reciprocamente. Tieni presente che, anche se molto socievoli, i conigli possono essere anche testardi e monelli se non addirittura vendicativi. CONIGLI E BAMBINI Il coniglio, per quanto abbia un aspetto che, non è propriamente indicato come animale da compagnia per i bambini. Per via del suo scheletro fragile e delicato e della sua indole da preda, il coniglio tende ad avere paura delle attenzioni di un bambino vivace. Manipolandolo in modo brusco il bambino potrebbe farlo cadere oppure stringerlo troppo forte, provocandogli fratture. Per cui, a meno che il bambino non sia particolarmente responsabile e maturo per la sua età, coniglietto.

UNA STANZA PER SÉ Il coniglio deve disporre di una gabbia, grande almeno un metro per 70 cm, dotata di un’area cibo, una cassettina igienica, un abbeveratoio e un nascondiglio come una casetta di legno e un sistema di tubi in cui intrufolarsi. Per alcune ore al giorno deve poter girare ed esplorare il territorio al di fuori della gabbia, ecco perché conviene dedicargli una stanza apposita priva di fili elettrici e mobili che finirebbe con il rosicchiare.

DIETA VEGETARIANA La corretta alimentazione del coniglio è costituita da fieno e verdura fresca come radicchio, insalata, sedano, finocchio e carote. Gli alimenti a base di semi e di cereali, poveri di fibra, devono invece essere evitati perché danneggiano la dentatura e causano problemi all’intestino.

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ADESSO

CUCINA PERSONAGGI CREATIVA

Chicchi nel piatto Poche calorie, tante virtù per un ingrediente che non può mai mancare

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isotti, supplì, torte dolci e salate. Il riso (Oryza sativa) si presta a tantissime preparazioni diverse: è buono sia per preparare i dolci, sia per i piatti salati, ed è ottimo anche solo bollito, con una noce di burro e una spolverata di parmigiano. DA ORIENTE A OCCIDENTE Le prime tracce del riso si ritrovano alle pendici dell’Himalaya e dell’India ben 12mila anni fa. I cinesi furono i primi a portarlo in tavola, diffondendo la conoscenza della sua coltura anche ad altri paesi, come lo Sri Lanka. In Europa arrivò solo nel 300 a.C., portato dall’Asia dro Magno. In Africa, invece, si conobbe solo nell’800 d.C. grazie ai commerci che i popoli di quei luoghi intrattennero dire come arrivò in Nord America. Secondo alcuni, una nave danneggiata fu

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costretta ad attraccare sulle coste statunitensi e per pagare la riparazione, il capitano diede ai coloni un sacco di riso. Molto probabilmente, anche gli schiavi africani impiegati nei campi di cotone portarono del riso dalle loro terre. PRIMATO ITALIANO Il riso è la pianta più coltivata al mondo, anche perché si adatta facilmente a diverse condizioni: cresce bene sia nei climi aridi, sia in quelli più miti. L’unica cosa di cui ha veramente bisogno è l’acqua. E mentre da noi è un alimento importante, ma non eccessivamente utilizzato (ne consumiamo 5 kg all’anno), per quasi la metà della popolazione mondiale è l’ingrediente principe delle loro tavole e rappresenta il 50% delle calorie che assumono durante la giornata. Ogni anno nel mondo ne vengono coltivate 465 milioni di tonnellate, di cui 1 milione in Italia, primo produttore a livello europeo.

AL MICROSCOPIO

Dal punto di vista delle proprietà alimentari, il riso contiene numerosi elementi preziosi, come proteine, minerali, vitamine e fibre. A prescindere dalla varietà, è meglio scegliere quello integrale che ha molti più nutrienti, perché è meno lavorato e raffinato, e può essere assunto, con moderazione, anche dai diabetici. Rispetto alla pasta, è meno ricco di proteine, ma ha più amido. Così, quando cuoce triplica il suo volume, perché assorbe molta acqua e risulta più saziante, ma meno calorico rispetto alla pasta. Inoltre, siccome le proteine del riso sono presenti in quantità limitata, non sono in grado di formare glutine e quindi anche i celiaci possono assumere questo cibo senza problemi.


Le ricette

Ricette a cura di Cookinglaura blog.alice.tv/cookinglaura

I

l riso è una straordinaria fonte di energia, gusto e nutrienti. Provatene tutte le tipologie: il riso originario per le minestre e le preparazioni dolci, il carnaroli, il roma (il mio preferito) o il vialone nano per i risotti, il Thai sce. Le ricette che Cookinglaura vi propone oggi sono diversissime tra loro: una più tradizionale, la torta di riso al caramello, adatta anche ai celiaci e veramente squisita sia da sola che accompagnata con panna leggermente montata, una più innovativa, uno sformatino di riso venere e thai con verdure e pesce aromatizzati allo zenzero. Provateli tutti e due, sarà un successo!

PERSONAGGI

ADESSO

RISO THAI E VENERE CON SAUTÉ DI MARE E VERDURE

Ingredienti per 4 persone • 300 gr di riso thai • 100 gr di riso venere • 1 limone • zenzero 100 gr • fagiolini 150 gr • carote 100 gr • zucchine 300 gr • asparagi coltivati 1 mazzo • calamari 300 gr • cozze 1 kg • gamberi sgusciati 200 gr • cipolla fresca 50 gr • olio extra vergine di oliva • sale, pepe Cuocete il riso separatamente: fate bollire quello venere per 45 minuti in acqua salata abbondante e quello Thai per assorbimento con il doppio del suo peso in acqua e un cucchiaino di sale. Mettete entrambi a freddo nelle pentole, per il thai, coprite e appena bolle fate abbassate il fuoco, contando circa 12 minuti da quando inizia il bollore. Scolate bene il venere e mescolatelo all’altro in una terrina, fate intiepidire e condite con olio evo, succo e la buccia grattugiata di mezzo limone. Fate intiepidire e poi pressate in stampini o in uno stampo unico con il buco, unti precedentemente con olio. Preparate il condimento. Aprite le cozze in una casseruola a fuoco alto, coperte, togliendole appena si aprono, sgusciatele e mettetele da parte. Tagliate i calamari a julienne (solo le sacche). Tagliate tutte le verdure a cubetti regolari, sbollentate gli asparagi e i fagiolini separatamente per 7 minuti in acqua bollente, tenete da parte le punte degli asparagi e tagliate i gambi a rondelle e i fagiolini pezzetti. In una larga pentola fate scaldare quattro cucchiai di olio con la cipolla e lo zenzero tritato, aggiungete le zucchine e fatele saltare a fuoco vivace per tre minuti. Aggiungete le altre verdure e fatele insaporire per altri tre minuti circa, poi aggiungete il pesce (nell’ordine: prima i calamari per tre minuti, poi i gamberi per due e infine le cozze per uno) e fatelo insaporire, salate e pepate. Fate intiepidire il composto e servitelo a temperatura ambiente con il riso.

TORTA DI RISO AL CARAMELLO Ingredienti per 8 persone • 300 gr di riso originario o balilla • 1 litro di latte • 300 gr di zucchero + 200 per il caramello • 6 uova • 1 pizzico di sale • 50 gr di canditi (facoltativo) • 1 stecca di vaniglia

Cuocete il riso nel latte a freddo, fino a completo assorbimento, facendo sempre attenzione a mantenere il fuoco basso e a evitare che si attacchi sul fondo. Fatelo raffreddare bene coperto con la pellicola a contatto, poi aggiungete lo zucchero, i semi raschiati della bacca di vaniglia, i tuorli, i canditi e gli albumi montati a neve. Cuocete lo zucchero in una teglia di alluminio di 25-30 cm di diametro fino a formare un caramello ambrato e ricoprite il fondo e i bordi. Versate il composto di riso e cuocete in forno preriscaldato a 170° per circa 1 ora. Far raffreddare bene la torta e farla riposare in frigo per almeno 3-4 ore, poi sformarla dopo aver scaldato leggermente la teglia sul fornello per alcuni secondi.

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DIMAGRIRE! Una scoperta: le erbe che invertono l’effetto delle calorie Ora può dimagrire facilmente – anche se mangia come al solito

Ecco quali sono le 11 erbe che fanno dimagrire “Tutte le donne che le hanno provate sono dimagrite. Alcune hanno perso 6 chili già dalla prima settimana. Risultati dimostrati.”

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lcuni medici naturopati hanno scoperto 11 erbe che, associate tra di loro, modificano l’effetto delle calorie e fanno dimagrire. Anche continuando a mangiare come sempre, lei dimagrisce. Scopra qui quali sono queste erbe – perché fanno dimagrire – e come può provarle lei stessa, a casa sua.

RISPOSTA: Recenti studi dimostrano che 11 erbe particolarmente sane e naturali, una volta distillate tra loro, invertono l’effetto delle calorie. Invece di trasformare le calorie in grasso, le calorie vengono o bruciate ed eliminate per vie naturali o trasformate in energia. Questa combinazione di erbe ha portato alla creazione di un nuovo trattamento, un distillato da bere, che provoca la perdita di peso probabilmente più rapida mai osservata, con un trattamento naturale al 100%.

RISPOSTA: A tutte le donne che hanno un problema di peso reale (5 chili o più da perdere) e che hanno provato tutto senza mai ottenere un risultato duraturo. Si rivolge specialmente a quelle che non possono – o non riescono a seguire una dieta. RISPOSTA: All’inizio sì, molto in fretta. Già dalla prima settimana si possono constatare perdite di peso che arrivano fino a 6 chili. La perdita di peso media registrata è di 3,5 chili a settimana per le persone che devono perdere più di 10 chili.

RISPOSTA: Effettivamente questo trattamento contiene le 11 erbe che hanno fatto dimagrire esattamente 214.578 donne nell’arco degli ultimi 12 mesi. Tuttavia, in questo nuovo trattamento, gli scienziati hanno aumentato le dosi di 3 erbe che attivano la combustione dei grassi fluidificandoli. Così, la perdita di peso è ancora più rapida. In totale, il trattamento contiene 11 erbe che, associate, provocano la perdita di peso più rilevante mai constatata fino ad oggi con un trattamento naturale al 100%. RISPOSTA: Non c’è alcuna dieta, di nessun tipo. Può continuare a mangiare normalmente come al solito. È sufficiente prendere 20 gocce 2 volte al giorno.

Contrariamente ai metodi e alle altre diete che ha già potuto provare, non c’è alcuna costrizione. Quindi qualsiasi fallimento è praticamente impossibile. In realtà, questo trattamento non le chiede: - NESSUNO sforzo di volontà - NESSUNA dieta - NESSUN esercizio estenuante

RISPOSTA: Come forse ha già constatato, quando si dimagrisce facendo una dieta si riprendono molto velocemente i chili persi. Questo perché il suo metabolismo di base è sempre lo stesso e, una volta che smette, il suo organismo riprende le sue abitudini e il suo funzionamento iniziale. Con questo trattamento, il processo è invertito. È tutto il suo metabolismo che, lentamente, si modificherà. Ogni timore di riprendere il peso è quindi cancellato. Perché il processo di eliminazione e di trasformazione delle calorie avrà luogo in lei esattamente allo stesso modo che nelle persone che mangiano tutto ciò che vogliono senza mai ingrassare.

RISPOSTA: Poiché il processo di eliminazione e di trasformazione delle calorie è naturale e modifica il suo metabolismo: lei brucerà più calorie di quelle che assorbe. Perché tutte le persone che hanno provato sono dimagrite. Non c’è dunque alcuna ragione perché funzioni per tutti e non per lei. Infine, perché il risultato è talmente certo che può ricevere ed utilizzare un trattamento completo senza alcun impegno d’acquisto.

RISPOSTA: Che lei debba perdere 5, 10, 15 e persino 20 chili O PIU’, con queste 11 erbe è certa di ritrovare il suo peso ideale, il suo peso di buon equilibrio, una linea che le piace e… una nuova gioia di vivere.

RISPOSTA: Tutte le persone che l’hanno utilizzato sono dimagrite. Spesso in maniera spettacolare. Ecco alcuni brani di lettere di persone che sono dimagrite:

Come ricevere rapidamente – e senza impegno – questo trattamento? RISPOSTA: Le lettrici che hanno molta fretta possono telefonare al n. 02 455 57 028 precisando il loro nome, cognome, telefono e il trattamento del Siero 11 Erbe che vogliono ordinare. Oppure tramite SMS al n. 337 10 64 276, o compilando e rispedendo il tagliando che si trova nella pagina qui a fianco all’indirizzo indicato.

LA SUA PERDITA DI PESO E’ GARANTITA (o non le costerà nulla) Qualora non dovesse ritenersi soddisfatto/a dell’acquisto del prodotto, potrà avvalersi della facoltà di recesso ottenendo il rimborso totale di quanto ha versato (escluse le spese di spedizione e imballo). A tal fine sarà necessario inviarci una raccomandata con ricevuta di ritorno e tutti i prodotti ordinati per cui si intende chiedere il rimborso, entro 30 giorni dal ricevimento del pacco, così come descritto nella distinta di spedizione allegata nel pacco. Eseguita la procedura descritta nella distinta di spedizione, procederemo al più presto ad inviare il rimborso dell’ordine effettuato.

Ultimo minuto! L’attuale lotto di produzione del Siero 11 Erbe rischia di essere esaurito molto velocemente. E la prossima produzione uscirà dai laboratori solo tra circa 3 settimane. Per essere servita immediatamente e approfittare ancora del prezzo attuale, invii la sua richiesta o telefoni oggi stesso. Così non rischia di dimenticarlo.


ANNUNCIO PUBBLICITARIO

“Come sono dimagrita di 19 chili senza alcuna dieta né medicina in poco più di un mese” Oggi mi metto in costume da bagno senza complessi e non mi sono mai sentita così bene con me stessa

N

a ridere e gli ho raccontato tutto. L’ha trovato geniale e quel giorno abbiamo vissuto un’esperienza intima come non ne avevo più conosciute da 10 anni.

ella mia famiglia la cucina è quasi una religione. Manicaretti e grandi pasti, c’è tutto un rito intorno alle “grandi mangiate”. Mia madre ha sempre detto che una donna deve preparare dei manicaretti all’uomo della sua vita se vuole tenerselo. Per quanto lo trovi “retrò”, non ho potuto impedire che me ne sia rimasto qualcosa: adoro cucinare e sono terribilmente golosa.

… e non era finita!

Se lo racconto, è per spiegare che quando mi sono sposata ho preferito occuparmi della mia casa e cucinare manicaretti a mio marito. Lui non se ne lamentava. Al contrario. A 26 anni sono rimasta incinta. E dopo la mia gravidanza ero diventata enorme. Allora ho cominciato a farmi prendere dal panico e mi sono messa a provare un sacco di capsule, prodotti, ecc. Tutto questo per niente, per meno di niente. Ogni volta che smettevo, ingrassavo ancora più di prima. Nonostante fossi risoluta e decisa, c’era sempre un momento in cui cedevo.

Mi trovavo spaventosa Avevo sempre il magone, non mi piaceva più uscire. E sentivo che mio marito non era più lo stesso. Un giorno, dalla parrucchiera, ho sentito una cliente che parlava di un nuovo trattamento per dimagrire e diceva ad alta voce che aveva appena perso 15 chili, non solo senza privazioni, ma facendo persino delle buone “mangiate”. Io che mi privavo di tutto e continuavo ad ingrassare ero piuttosto interessata. Ma, d’altra parte, ero piuttosto scottata da tutti quei prodotti dimagranti che avevo già utilizzato. All’epoca non ci credevo veramente. È stato quando ho sentito che il risultato era garantito o altrimenti non sarebbe costato niente che mi sono veramente decisa. Non rischiavo nulla… quindi.

Un pacco straordinario… Discretamente, ho preso nota dell’indirizzo presso cui mi potevo procurare questo famoso trattamento. E la sera stessa ho scritto. Qualche giorno più tardi, ho ricevuto il mio pacco straordinario, discreto e senza segni esterni. Quando penso agli sforzi, alle privazioni e a tutti i soldi che ho speso per niente, ho un solo rimpianto, non averlo ricevuto prima.

Dopo aver perso 19 chili, la mia vita è cambiata. Persino mio marito è di nuovo innamorato di me…

Avevo provato di tutto, ero veramente infelice di essere così e di non riuscire a dimagrire…

Sono stata subito “entusiasta”. Era così facile che a prima vista facevo fatica a credere che avrei perso così facilmente i miei chili di troppo. Immagini: alcune dosi di distillato di erbe in un bicchiere d’acqua prima di ogni pasto. Tutto qui.

INCREDIBILE! Dopo 3 giorni avevo già perso 3 chili Ho ricevuto il mio trattamento un sabato e ho cominciato l’indomani mattina. La mia bilancia segnava 71 chili. Ebbene, il martedì successivo, quando mi sono pesata, avevo già perso 3 chili. Non me lo spiegavo. La domenica successiva avevo perso in una settimana 5 chili… (ho segnato tutto sul mio diario) per me era come un miracolo… Certo, non si notava ancora molto, ma mi sentivo meglio, meno fasciata nei miei vestiti e, in più, non mi privavo di nulla.

La terza settimana ho perso ancora 5 chili e in poco più di un mese avevo perso in tutto 19 chili. Avrebbe dovuto vedere la faccia di tutte le mie amiche. Tutte hanno voluto fare questo trattamento. Alcune dovevano perdere 5 chili. Altre molti di più. Tutte sono dimagrite. Ad un anno di distanza, non ho più riacquistato peso. Ne ho addirittura perso ancora. Il mio peso si è stabilizzato a 52 chili. Posso mangiare tutto ciò che voglio. Più nulla mi fa ingrassare. Oggi mi metto in costume da bagno senza complessi. Sono fiera della mia linea. Ho ritrovato il morale. In realtà la mia vita è cambiata a tal punto che, per la prima volta, sto veramente bene con me stessa. Eva Greinar

02 455 57 028

precisando il suo nome, cognome, telefono e il trattamento che vuole ordinare

SMS: 337 10 64 276 Invii il suo ordine tramite sms indicando:

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Ritagli e spedisca questo buono per una prova libera e gratuita Da rispedire a: Naturalfit - P.O. Box 247 - 3940 AE Doorn - The Netherlands

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speditemi il trattamento SIERO 11 ERBE che indico qui di seguito:

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10 chili in 15 giorni e continua Continuavo a prendere il mio distillato di erbe ogni giorno con piacere. Non mi pesavo tutti i giorni ma solo ogni 3 o 4 giorni e ogni volta che salivo sulla bilancia non credevo ai miei occhi! Avevo perso ancora 1 o 2 chili. E alla fine della seconda settimana pesavo 61,5 chili, avevo perso più di 10 chili in 15 giorni.

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MODALITÀ DI PAGAMENTO MARKET

Una sera, mentre ero in bagno, mio marito mi disse “Eva, che cosa ti succede?

In pochi giorni sei talmente dimagrita… stai molto bene, sembri in piena forma, ma sono comunque preoccupato”. Allora mi sono messa Acconsente che i Suoi dati siano utilizzati per inviarle tutte le novità e le offerte sui nostri prodotti? SI Acconsente che i Suoi dati siano comunicati ad aziende partners per l’invio di materiale pubblicitario? SI

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SPESA PERSONAGGI CONSAPEVOLE

SPESA DI

STAGIONE Quando la salvaguardia della salute va a braccetto con l’attenzione al portafoglio: comprare frutta e verdura di stagione è una strategia che pochi adottano. Ecco i nostri consigli per il carrello di novembre di Matteo Merlini

È

davvero strano, ma quando parliamo di “stagione” ormai ci viene da pensare sempre meno al ciclo vitale della natura e sempre gati alla vita dell’uomo: il cambio di stagione degli armadi, le pulizie stagionali della casa, addirittura la stagione televisiva. Ma tornare alla natura e ad assecondare i ritmi della terra è, come abbiamo detto tante volte, uno dei modi migliori per far fronte alla crisi e nello stesso tempo per riscoprire un’alimentazione sana ed equilibrata, che nel corso di tutto l’anno possa pleta. Ecco allora che comprare frutta e verdura di stagione è un toccasana sia per il portafoglio che per la salute, perché oltre a risparmiare evitando prodotti che arrivano da lontano (per i

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quali paghiamo anche congelamento, imballaggio e trasporto) si dà la precedenza agli ortaggi appena colti, che conservano intatte tutte le proprietà nutritive. Fra ottobre e novembre, periodo che si trova a cavallo... tra l’estate e l’autunno, porta con sé molti cambiamenti in fatto di coltivazioni: in questo periodo il clima italiano regala alla nostra tavola i primi cachi, le prime noci e castagne, i primi kiwi, ma tornano anche gli agrumi con le clementine e i limoni. Primizie di settembre che maturano anche in questo periodo sono i lamponi e l’uva oltre che naturalmente pere e mele. Non è mirtilli, pesche e susine, mentre è ancora troppo presto per gli agrumi classici invernali come arance, pompelmi e mandarini. Se trovate dunque questi

prodotti sui banchi del supermercato, occhio alla provenienza e al prezzo. Per quanto riguarda la verdura, questo è uno dei periodi più ricchi dell’anno: oltre a carote, insalata, radicchio e ravanello – che sono disponibili tutto l’anno – la stagione è ideale per ghi, melanzane, peperoni, pomodori, sedano, spinaci, zucca e zucchine. È tempo anche di tutta la famiglia delcoli, cavolo cappuccio, cavolini di Bruxelles e verza. Questo elenco non è solo una guida all’acquisto, ma anche all’autoproduzione: se avete un orto assicuratevi di piantare sempre la frutta e verdura giusta per la stagione, così da avere ortaggi freschi tutto l’anno.



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PERSONAGGI CASA DOLCE CASA

ILLUSIONI OTTICHE L’ARTE DI ARREDARE UN AMBIENTE PICCOLO. POCHI PICCOLI TRUCCHI PER FAR SEMBRARE PIÙ GRANDE UNO SPAZIO RIDOTTO. LA PRIMA REGOLA? SBARAZZARSI DEL SUPERFLUO.

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ochi accorgimenti vi aiuteranno a trasformare completamente una piccola stanza o uno spazio ridotto e farlo sembrare molto più grande. Luce, colori, mobili e cura dei dettagli sono gli elementi a cui prestare attenzione per recuperare spazio anche quando non c’è.

LA LUCE

brerà subito molto più grande. Togliequelle di tessuto più leggero e di coposizionate di fronte un grande specchio che aumenterà la luminosità e la profondità dell’ambiente.

I COLORI

La regola delle tende vale anche per tutto il resto: dalle pareti ai mobili, scegliete tinte chiare che sapranno alleggerire l’atmosfera. Preferite sempre il bianco e al massimo scegliete un dettaglio o una sola parete da colorare. L’effetto sarà più leggero e delicato.

MENO È MEGLIO

Eliminate tutto quello di cui non avete

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di Alice Dutto

bisogno. Un arredamento “minimal” è quello che ci vuole per recuperare spazio. Via i soprammobili o gli oggetti che non vi servono e che stanno solo a prendere polvere. Attenzione agli angoli: da un punto di vista prospettico è meglio lasciarli liberi.

MOBILI

Preferite quelli sospesi o fatti di materiali leggeri, come l’acciaio o il vetro, in grado di far passare la luce e di amavrete più spazio in tutta la stanza.

PORTE SCORREVOLI

Usate le porte a scomparsa, più elegnare lo spazio per un nuovo mobile o per avere una parete libera in più.


PERSONAGGI BRICONSIGLI

SOS CAMBIO ARMADIO A

oggi, ma ormai non c’è più scusa che tenga: è arrivato il momento di affrontare la titanica impresa del cambio dell’armadio. È autunno inoltrato e l’inverno si avvicina: cosa stiamo aspettando a riporre i capi estivi per far spazio ai vestiti più caldi e adatti per questa stagione? Non c’è bisogno di farsi prendere dal panico perché con le nostre dritte l’impresa apparirà meno faticosa di quel che sembra. Quindi rimbocchiamoci le maniche e facciamo ordine nel guardaroba!

1- SVUOTARE GLI ARMADI

Per svolgere un lavoro ottimale non puoi esimerti dallo svuotare gli armadi: solo in questo modo saprai con certezza ciò che va riposto in attesa della prossima stagione, facendo allo stesso tempo spazio per i capi autunnali e invernali. Riponi i capi sul letto in modo ordinato, così da non doverli nuovamente piegare quando arriverà il momento di riporli. A questo punto puoi occuparti della pulizia: armati di straccio e detergente antipolvere e passalo su tutte le un lavoro certosino, puoi anche servirti di un antitarme.

2 - DECLUTTERING

Il decluttering è un’attività imprescindibile quando si fa il cambio dell’armadio: consiste nel liberarsi dei vestiti che non si utilizzano più per creare nuovo spazio. Visto che tutti i nostri capi sono sul letto, cosa ci impedisce di farlo? Poniti delle domande: mi serve davvero questo capo? L’ho indossato la scorsa stagione? È rovinato o è in buone condizioni? Mi sta ancora bene? Organizza dei sacchi o delle scatole e destinane una ai vestiti da buttare, e un’altra a quelli da regalare.

3 - RIPORRE I VESTITI

Ora che abbiamo messo da parte i capi che non utilizziamo più, possiamo occuparci di quelli che abbiamo deciso di tenere. Per riporli in modo accurato

abbiamo bisogno di un po’ di scatole: puoi procurartene di cartone o di plastica trasparente, così da trovare gli indumenti più facilmente qualora ti servano. Piega tutti i vesti e dividili per tipologia: i pantaloni andranno riposti con i pantaloni, le gonne con le gonne e così via. Se la scatola che utilizzi non è trasparente, puoi ovviare al problema con delle etichette, sulle quali scriverai il contenuto della scatola. Ora che hai riposto tutti i vestiti, puoi chiudere le scatole e riporle in un luogo in cui non diano fastidio: sopra l’armadio, sotto il letto o ovunque tu abbia un po’ di spazio a disposizione.

4 - RIEMPIRE L’ARMADIO

Lo stesso lavoro che abbiamo fatto con

ADESSO

di Serena Fogli

i vestiti della passata stagione dobbiamo rifarlo con quelli dell’autunno/inverno! Cerca quindi di capire quali vestiti non utilizzi più, quali devi buttare e quali regalare e poi occupati di ciò che rimane. Ripopola il tuo armadio con ordine e criterio, cosicché poi sarà più semplice trovare quello che stai cercando. I capi che hanno bisogno di maggior cura, come giacche, pantaloni e camicie vanno appesi alle grucce, mentre gli altri possono essere piegati e riposti nei cassetti. Destina ogni parte dell’armadio e una tipologia: ed ecco che avrai il cassetto per i maglioni, quello per le t-shirt e così via. Il consiglio in più? Profuma il tuo armadio con qualche sacchettino di lavanda: indossare i vestiti autunnali e invernali sarà un vero piacere!


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POLLICE FAI DA TE VERDE

IL COMPOST FALLO TU! TRASFORMARE I RIFIUTI IN CONCIME È DAVVERO FACILE. ECCO COME REALIZZARE IL COMPOST IN CASA PER FERTILIZZARE FIORI E PIANTE IN MODO NATURALE

P

er concimare le vostre piante in modo ecologico, potete usare il compost fatto in casa. Avrete bisogno solo di postiera. Trasformare la spazzatura in concime è molto più semplice di quanto non pensiate e in alcuni comuni conviene. Ci sono certe zone, infatti, dove chi fa il compost riceve uno sconto sulla tassa

COME FARE IL COMPOST

Sul fondo della compostiera mettete rami secchi presenti nel vostro giardidomestici come carta, avanzi di cibo, frutta e verdura. Poi disponete gli scarpio, erba tagliata e materiale triturato Ricordate di mettere la compostiera a fermentare per alcuni mesi in una

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zona all’ombra. Ogni tanto inumidite i materiali, ma senza esagerare perché troppa acqua può generare cattivi odori e rovinare la fermentazione. Per far sì che il processo funzioni bene è necessario assicurare che ci sia un buon passaggio di ossigeno nella compostiera. Per favorirlo, aggiungete del legno sminuzzato, paglia e foglie secche al vostro mix.

COSA NON METTERE

Potete mettere nella compostiera i vostri avanzi di cibo, come le bucce o le pelli di frutta e verdura, vanno bene anche i fondi di tè e caffè, i gusci delle uova e, più in generale, gli avanzi. Da evitare, invece, la carta oleata o patinata, residui di piante malate o trattate con pesticidi, la carne e i grassi animali, lettiere di cani e gatti, avanzi di legno trattato e tutti i tessuti, i farmaci scaduti e tutto ciò che non è biodegradabile.

di Alice Dutto

COMPOSTIERA FAI DA TE Nei negozi di bricolage troverete le compostiere già fatte, ma se avete deciso di costruirne una con le vostre mani ecco cosa dovete fare. Procuratevi un’asse di legno e, con un pennarello nero, segnate tre punti: due al centro e uno a circa dieci centimetri dall’estremità. Con il trapano forate in corrispondenza di questi punti per ottenere i passanti per le maniglie. Prendete un foglio di rete metallica e fissatelo all’asse con una sparapunti. Ripiegatelo su se stesso in maniera da creare un cilindro. Poi prendete un altro foglio di rete metallica e tagliatelo con delle forbici per creare il fondo del cesto. Fatelo passare da dentro e fissatelo con del fil di ferro. Infine, eliminate o piegate con una pinza le parti metalliche appuntite e fate passare la corda dai passanti per formare le maniglie. Potete collocare la vostra compostiera in giardino o su un terrazzo o un balcone.


FAI DA TE

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castagne un aiuto di bellezza di Serena Fogli

L’

autunno e i suoi colori caldi e decadenti, l’aria fresca e frizzantina che ci fa rabbrividire al mattino, gli incredibili prodotti che ci regala la natura! In questo periodo sulle nostre tavole non possono mancare zucche, cachi e castagne: e proprio prontuario di bellezza homemade? Oggi vogliamo concentrarci sulle castagne per scoprire tutti i segreti di questo frutto gustoso e nutriente. Le castagne, infatti, sono ricche di vitamine e sali minerali, elementi indispensabili per la nostra pelle e allora rimbocchiamoci le maniche per dar vita alle nostre ricette di bellezza 100% green!

SCRUB ESFOLIANTE PER CORPO E VISO

I trattamenti esfolianti sono ottimi qualora la tua pelle tenda a essere secca: eliminerai le cellule morte e nutrirai a fondo l’epidermide. Per preparare in casa lo scrub alla castagna, devi procurarti solamente la farina di castagne (meglio se biologica), dell’olio di oliva e mescolare le parti in propor-

ERRATA CORRIGE Sul numero 11, nell’intervista a Dario Ballantini, è stata pubblicata, per errore, non imputabile a noi, una fotografia che non rappresenta l’artista, bensì un altro imitatore nei panni di Beppe Grillo. Ci scusiamo dell’accaduto con l’interessato e con i lettori.

cucchiaini di farina e altrettanti di olio: mescolali insieme e applica il composto ottenuto con un automassaggio circolare sul viso precedentemente inumidito con acqua tiepida, poi risciacqua. Se vuoi lo stesso trattamento per il corpo, scrub corpo lo puoi fare direttamente sotto la doccia!

TRATTAMENTO IDRATANTE PER LE MANI

I primi freddi possono essere molto dannosi per le mani: se nelle ultime settimane hai notato che la pelle è screpolata e secca al tatto, corri ai ripari con un trattamento superidratante a base di castagne. Il procedimento da seguire è molto simile a quello utilizzato per la pelle del viso, tranne per il fatto che bisogna aggiungere il succo di limone al posto della fetta d’arancia. Applica il composto sulle mani, massaggiandole l’una con l’altra e lascia agire il trattamento per una ventina di minuti. Poi risciacqua con dell’acqua tiepida e applica una crema nutriente. È consigliabile utilizzare questo trattamento la sera, così da non traumatizzare immediatamente le mani con le intemperie esterne.

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A SI ES AL I ZZ CU AR M 72 1. .1 11

OROSCOPO dal 6 novembre al 12 novembre

SCORPIONE

dal 23/10 al 21/11

Cercate di non crucciarvi troppo per una questione che non capite fino in fondo. Siete sempre molto trasparenti e onesti, ma non potete pretendere che anche il resto del mondo sia altrettanto. Fatevene una ragione e non datevi troppa pena. Vi sentirete subito più leggeri.

DENARO

AMORE

SALUTE

ARIETE

TORO

dal 21/3 al 20/4

dal 21/4 al 20/5

Probabilmente dovrete rivedere le vostre priorità: dando molta importanza a un ambito della vostra vita, avete perso di vista alcune problematiche che avete sotto il naso e dovreste risolvere con urgenza. Qualcuno ha bisogno di voi. Siate ricettivi e potrete essere di grande aiuto.

Questa settimana vi sentirete in grande forma: un buon periodo per lavorare su voi stessi, recuperando le vostre abitudini alimentari e fisiche, e constatando in breve tempo grossi progressi. Qualche rinuncia non vi costerà troppa fatica.

DENARO

AMORE

SALUTE

DENARO

AMORE

SALUTE

GEMELLI

CANCRO

LEONE

dal 21/5 al 21/6

dal 22/6 al 22/7

dal 23/7 al 22/8

Una vecchia questione in sospeso sta per trovare una soluzione definitiva e quel peso che vi siete portati dietro per lungo tempo sta finalmente per abbandonarvi. Quale che sia la soluzione, gioite del fatto di esservi finalmente liberati di questa inutile zavorra mentale.

Questa settimana potrete raccogliere i frutti di tanto impegno e la soddisfazione che meritate. Conoscete bene il valore del sacrificio e non vi tirate mai indietro quando c’è da rimboccarsi le maniche. Ora fate un bel respiro e sorridete: il premio è in arrivo!

In questo periodo la vostra testa sembra essere un po’ ovunque in ogni istante. Forse qualche pensiero di troppo a livello economico vi toglie la giusta serenità. Cercate di parlarne con chi vi può aiutare, anche solo a ridimensionare la vostra preoccupazione.

DENARO

AMORE

SALUTE

DENARO

AMORE

SALUTE

DENARO

AMORE

SALUTE

VERGINE

BILANCIA

dal 23/8 al 22/9

dal 23/9 al 22/10

dal 22/11 al 20/12

Qualcuno che vi è molto caro vi riserva una graditissima sorpresa. Al di là del gesto o della cosa in sé, questa deve essere l’occasione per ricordare quante persone vi vogliono bene e tengono a voi. Non dovete mai sentirvi soli.

Avete avuto modo di dimostrare che sapete smussare i vostri piccoli difetti e lavorare su voi stessi, alla faccia di chi vi critica aspramente. Continuate su questa strada, non per far contenti gli altri ma per stare meglio con voi stessi.

Una rimpatriata tra amici è quello che ci vorrebbe per distogliervi dalla monotomia della routine e dalle grane quotidiane.Siate voi stessi propositivi e raccoglierete molto entusiasmo. Tutto bene allo spirito.

DENARO

AMORE

SALUTE

DENARO

AMORE

SAGITTARIO

SALUTE

DENARO

AMORE

SALUTE

CAPRICORNO

ACQUARIO

dal 21/12 al 19/1

dal 20/1 al 18/2

dal 19/2 al 20/3

Finalmente qualcuno di cui volevate disperatamente attirare l’attenzione si accorgerà di voi: che sia il vostro superiore o una persona che vorreste conoscere meglio, tutte l’universo cospira a vostro favore.

Il vostro temperamento entusiasta e positivo vi gioverà non poco in un’impresa che state intraprendendo. Vi daranno dei matti, probabilmente, ma la fortuna aiuta gli audaci.

Se una persona non vi convince sin dal primo incontro, fidatevi del vostro istinto e prendetene le distanze. Non dovete ritrovarvi poi a rimpiangere di non aver dato retta al vostro sesto senso. Perché sarà troppo tardi.

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AMORE

SALUTE

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PESCI

SALUTE

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