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FOCUS

Eroi della manifattura Italiana INSTITUTIONS

Carlo Bonomi Carlo Ferro Marco Fortis Stefano Patuanelli INTERVIEWS

Norberto Albertalli Siro Badon Alberto Cavalli Giulio Di Sabato Cirillo Marcolin Roberto Scarpella


MINORONZONI


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ISSUE 16/2020 EDIZIONI AF SRL Via Ippolito Nievo, 33 - 20145 Milano Tel. +39 02 319121 - Fax +39 02 33611619 www.edizioniaf.com info@edizioniaf.com Direttore responsabile Matteo Pasca Direttore editoriale Lorenzo Raggi Art director Angelo Lanza angelo.lanza@edizioniaf.com Fashion editor Luca Termine luca.termine@edizioniaf.com Fashion guru Giusi Ferré Graphic design Michele Alberti michele.alberti@edizioniaf.com Contributors Alessandro Milzoni, Andrea Vailetti, Antony West, Chiara Antille, Donnie Garcia, Fabiana Guigli, Fumatto, Joe Colosimo, Gautier Pellegrin, Giacomo Saravalli, Giulia Mantovani, Karolina Gendek D’Andrea, Linda Loef, Marco D’Amico, Matteo Triola, Sabrina Mellace, Sara De Chirico, Taris Persiani,Yadier Castro Piedra, Virginia Cuscito In redazione Erika Alberti, Cristina Locati, Enrico Martinelli, Barbara Solini redazione@edizioniaf.com Responsabile promozione fiere Giuseppe Picco Promozione Lorenzo Caresana, Filippo Crepaldi, Piernicola Fascetto, Giorgio Gori, Mario Gori, Gabriella Laino, Lucio Luiselli, Enza Masotti, Stefano Migliavacca, Josè Rivera, Natalie Spelge adv@edizioniaf.com Marketing, digital e abbonamenti Mariella Catalano, Mariel Cuba, Andrea Zampieri subscription@edizioniaf.com Operations Elisa Trasi operations@edizioniaf.com Stampa Everprint - Carugate (MI) Distributore nazionale: m-dis

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Cover by Fumatto


EDITORIAL

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Habits and rethinking

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e prime sono state decisamente frantumate e disperse da questi difficili mesi, che abbiamo sia alle spalle che di fronte. Le abitudini nel pensare, fare e vendere sono implose lasciando campo aperto al digitale, per esempio, che si è messo a correre e scorrazzare in lungo e in largo. Hanno liberato spazio anche per qualche cosa di nuovo. È qui che entra in gioco il ripensamento. Non parlo di quello che accade quando ci si rende conto di aver sbagliato, ci si gira di scatto, e si torna sui propri passi. Parlo del ripensamento che pensa di nuovo e pensa il nuovo. In una bella intervista Giulia Molteni, responsabile marketing di uno dei marchi italiani di arredamento più noti al mondo, ha sottolineato come lockdown e smart-working abbiano imposto un ripensamento totale delle nostre case e, quindi, del design di tavoli, sedie, armadi… tutto dovrà essere più mobile e flessibile, ergonomico e denso di tecnologia. Credo ognuno di noi, a ogni livello e in ogni ambito, viva immerso in questa fase di ripensamento. Anche questo numero di af-magazine è ripensato e lascia spazio a chi sta ripensando le politiche per il Paese, a chi sta ripensando le fiere di settore e, soprattutto, agli imprenditori. Da sempre abili a reinventarsi, coloro che investono nella manifattura italiana meritano, oggi, più spazio possibile per spiegare le loro motivazioni, strategie, fatiche e raccontare perché i loro prodotti, da sempre ripensati per raggiungere il massimo della qualità, vadano considerati e gustati con molta, molta attenzione. Persone che vivono intensamente l’intreccio tra vita e attività imprenditoriale. Un legame spesso biasimato come limite alla crescita e all’iniezione di managerialità, ma che, alla fine, risulta l’ingrediente essenziale per la sopravvivenza in un contesto come quello attuale.

The first ones have been decidedly shattered and dispersed by these difficult months that are both behind and ahead of us. The habits of thinking, making and selling imploded, leaving the way open to digital tools, for example, which have started running and rolling far and wide. They also freed up space for something new. This is where rethinking comes in. I’m not talking about what happens when you realise you’ve made a mistake, whirl around, and retrace your steps. I’m talking about rethinking in terms of thinking again and thinking of something new. In a nice interview Giulia Molteni, marketing manager of one of the most famous Italian furniture brands in the world, highlighted how lockdown and remote-working have imposed a total rethinking of our homes and, therefore, of the design of tables, chairs, wardrobes... everything must be more mobile and flexible, ergonomic and full of technology. I believe each of us, at each level and in every sphere, lives immersed in this rethinking phase. Also this af-magazine issue has been rethought and gives way to those who are rethinking policies for the country, to those who are rethinking trade fairs and, above all, to entrepreneurs. Always able to reinvent themselves, those who invest in Italian craftsmanship deserve as much space as possible, today, to explain their motivations, strategies, efforts and to tell why their products, which have always been redesigned to achieve the highest quality, should be considered and enjoyed very attentively. People who intensely experience the intertwining of life and entrepreneurial activity. A bond often blamed as a limit to growth and to the injection of managerial skills, but which, in the end, turns out to be the essential survival ingredient in a scenario like the current one. Matteo Pasca

Matteo Pasca

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Shoes BALDININI


ISSUE N.16 SEPTEMBER 2020 FASHION GURU

Made in Italy: savoir-faire and knowing how to live

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Stefano Patuanelli Carlo Bonomi Carlo Ferro Marco Fortis INTERVIEWS

Cirillo Marcolin Siro Badon Norberto Albertalli Roberto Scarpella Alberto Cavalli Giulio Di Sabato SHOE MUSEUM

Villa Foscarini Rossi

FASHION

The Cathedral Another town, another train Refractory I found an angel on the bridges EROI DELLA MANIFATTURA ITALIANA

Liu Jo Rancangelo Arzanà Veneto

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FASHION GURU

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Made in Italy, savoir-faire and knowing how to live by Giusi Ferrè Drawing by Joe Colosimo

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hiamiamola Italian Concept la nuova interpretazione dello stile di vita che ha preso corpo in questi anni. Un marchio di qualità del sistema Paese e un moltiplicatore della nostra capacità di competere unendo creatività, design, gusto, a tecnologie, innovazione, servizi accurati che si intrecciano con la hard economy e l’artigianalità. È stato questo a permettere che non succedesse qualcosa di irreparabile durante questo periodo di quarantena, confermando così che le produzioni italiane sono insostituibili per la qualità della manifattura e l’originalità delle soluzioni industriali individuate. Del resto è stato proprio Andrea Illy, quando era presidente di Altagamma, la straordinaria associazione che raccoglie il meglio delle imprese culturali e creative nazionali, a sostenere nel convegno Strategie per l’Italia d’Eccellenza che “la produzione dei beni d’eccellenza prevede una catena del valore estremamente sofisticata che parte dalla ricerca di materie prime pregiate e passa per lavorazioni fatte a mano o artigianali. Perché natura, cultura e manifattura, un heritage senza uguali al mondo, costituiscono l’elemento fondante della nostra identità e un inestimabile vantaggio competitivo”. Non è un caso se per uno studio molto apprezzato di KPMG, Made in Italy è il terzo marchio più citato al mondo dopo Coca-Cola e Visa. Un’altra ricerca interessante – curata da Eurisko per Symbola – tratteggia in modo sintetico ma completo quelli che sono i tratti distintivi della qualità italiana caratterizzando l’immagine del Made

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in Italy: estetica, sapienza artigianale che potremmo chiamare anche “saper fare”, cultura, qualità sociale, relazionale e complessiva della vita. Il “saper vivere” insomma. Niente di tutto questo sarebbe possibile senza le PMI che dice Giuseppe Mazzarella, presidente di Confartigianato delegato all’Internazionalizzazione, “Costituiscono oltre il 90% del settore moda, contraddistinto proprio dalla preziosità della manifattura”. Del resto il Sistema-Italia è tradizionalmente frammentato anche in piccolissime realtà che contano su un numero di dipendenti inferiore a cinque. Questa dimensione micro può rappresentare un limite, ma anche un punto a favore per il ruolo che può svolgere come forziere di capacità manuali e creative che potrebbero altrimenti andare disperse. Inoltre, se da un lato la micro dimensione rende moltissime aziende italiane “deboli” da un punto di vista strutturale, dall’altro può rivelarsi una carta vincente, perché consente la flessibilità necessaria di adattarsi ai cicli del mercato, sempre più imprevedibili e talvolta anche difficili da intercettare. È l’artigianalità dedicata al cliente quello su cui puntare, e non deve essere soltanto raccontata: le piccole realtà, anche quelle più chiuse devono essere accompagnate in quel percorso speciale, tutto italiano, che rende il prodotto unico. E se ora si deve ridiscutere tutta la catena di valori della moda, come ha detto lucidamente Giorgio Armani, l’artigianato di alta qualità, che si tratti di borse, di scarpe o di abiti, può essere la prima cosa da far ripartire in questa fase di incertezza, ma anche di ripresa. >



FASHION GURU

Italian Concept is what we call the new interpretation of lifestyle that has taken shape in recent years. A quality brand of the country’s system and a multiplier of our ability to compete by combining creativity, design, and taste with technologies, innovation, and meticulous services that are intertwined with the hard economy and craftsmanship. This is exactly what prevented irreparable damage from occurring during the period of quarantine, thus confirming how Italian productions are irreplaceable for their quality manufacturing and the originality of their industrial solutions. After all, it was Andrea Illy, when he was President of Altagamma, the extraordinary association that gathers together the best of Italian Cultural and Creative Companies, to confirm in the Strategies for Italian Excellence conference that “the production of excellent products requires an extremely sophisticated value chain that starts from research onto premium raw materials and passes through handmade or artisanal processes. Because nature, culture, and manufacturing, a heritage without equals worldwide, are the founding values of our identity and a priceless competitive advantage”. It’s no coincidence if in a highly respected study undertaken by KPMG, Made in Italy is confirmed as the third most cited brand worldwide after Coca-Cola and Visa. Another interesting study – curated by Eurisko for Symbola – traces in a synthetic, yet complete, way the distinctive traits of Italian quality characterising the Made in Italy image: aesthetics, artisanal know-how that we could

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even call “savoir-faire”, culture, and the social, relational and overall quality of life. In other words, “savoir-vivre”. None of this would be possible without the SMEs, which Giuseppe Mazzarella, President of Confartigianato in charge of Internationalisation, says, “make up over 90% of the fashion industry, which stands out for the exquisite quality of its manufacturing”. After all, the Italian System is also traditionally broken up into extremely small realities that count fewer than five employees. This micro dimension can represent a limit, but also a point in favour for the role that it can undertake as a treasure chest of manual and creative ability that might otherwise be lost. Moreover, if from one end the micro dimension makes many Italian companies “weak”, from a structural standpoint, it can prove itself to be a winning card, because it allows for the flexibility needed to adapt to the cycles of the market, which are always unpredictable and sometimes even difficult to intercept. Craftsmanship dedicated to the customer should be the focus in a move that goes beyond the simple showcasing of it: small realities and especially those that are more isolated need to be accompanied along this special pathway, which is completely Italian and which makes the product unique. If it’s now necessary to re-discuss the entire value chain in fashion, as clearly stated by Giorgio Armani, high quality craftsmanship, whether it’s a bag, shoes or clothes, can be the first thing to start back up with once again in this phase of not only uncertainty, but also recovery.


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Stefano Patuanelli Supporting innovation and sustainability in the long term

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i aspettano mesi e mesi di difficoltà crescenti. Con Stefano Patuanelli, già capogruppo per il Movimento 5 Stelle al Senato, e da settembre 2019 Ministro dello Sviluppo Economico nel governo Conte II, analizziamo le iniziative messe in campo dal Governo Italiano.

Quali le misure adottate per contrastare l’attuale e terribile situazione economica? Dal 15 giugno sono partiti gli indennizzi a fondo perduto, una delle misure del Decreto Rilancio pensate per ristorare direttamente parte dei danni che il Covid ha prodotto sulle PMI del nostro Paese. Si tratta di liquidità immediata a favore di società e imprese individuali con ricavi

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fino a 5 milioni di euro, che sarà erogata dall’Agenzia delle Entrate. Sempre per le PMI entra a regime anche la riduzione degli oneri di sistema sulle bollette elettriche da maggio a luglio 2020, e non sarà necessaria alcuna domanda: la riduzione dei costi, dal 4% al 97% a seconda della potenza impiegata, sarà automatica. Questo, assieme ai pagamenti di 12 miliardi di debiti della pubblica amministrazione, all’abolizione del saldo 2019 e dell’acconto 2020 dell’Irap, di Tosap e Cosap, porterà un po’ di ossigeno alla stretta imposta dal Covid. Da non dimenticare il Decreto Liquidità, per la parte riguardante il Fondo di Garanzia per le PMI. Ad oggi siamo a circa 738mila domande pervenute per un totale di circa 42 miliardi di garanzie concesse. In pratica, dall’entrata in vigore del decreto, parliamo di più di mezzo mi-


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liardo al giorno di garanzie concesse, nonostante le lentezze di alcuni istituti di credito che si sono comunque attrezzati per colmare il gap delle prime due settimane. Infine, fino al prossimo 13 agosto, imprese, partite iva, artigiani, agricoltori che hanno subito danni e perdite di fatturato a causa dell’emergenza Covid, potranno fare domanda per ottenere indennizzi a fondo perduto. Con il Decreto Rilancio abbiamo stanziato 6,2 miliardi per questa misura di ristoro. L’iter è gestito da Agenzia delle Entrate ed è stato costruito per essere semplice e immediato. Le somme saranno erogate direttamente sul conto corrente e le verifiche verranno effettuate successivamente, per permettere una velocizzazione ulteriore delle procedure. Parliamo di indennizzi che arrivano fino a 40 mila euro. L’ammontare dell’importo erogato sarà pari al: - 20% per le imprese con fatturato fino a 400 mila euro - 15% per le imprese con fatturato tra 400 mila euro e fino a 1 milione di euro - 10% per le imprese con fatturato da 1 a 5 milioni di euro. Partendo comunque da soglie minime di rimborso. Come gestirete, invece, il flusso di denaro proveniente dall’Europa? Lo useremo per mettere in sicurezza alcune debolezze e fragilità storiche del nostro sistema produttivo: la sottocapitalizzazione, la difficoltà di accesso all’innovazione, favorire il rientro di quelle imprese che hanno spostato la produzione all’estero (magari studiando un iperammortamento nei confronti dei beni riportati in Italia, o una super valutazione dei capitali utilizzati per reimpiantare nuovi stabilimenti in Italia, defiscalizzare il lavoro per i primi anni). Come pensa sia meglio affrontare le sfide che ci attendono? Quello che da oggi dobbiamo fare come Governo è abbracciare stabilmente una politica economica che stimoli gli investimenti, la crescita, la sostenibilità e l’innovazione. È un percorso certamente più difficile e fa meno titolo sui giornali. Ma abbiamo il dovere di guardare ai prossimi dieci anni, oggi più che mai serve una prospettiva economica e industriale di lungo respiro. Quali i primi passi verso questo tipo di politica? Il piano industriale per il triennio 2020-2022 ‘Dall’Italia per innovare l’Italia’ del Fondo Nazionale Innovazione - Gruppo Cassa Depositi e Prestiti Venture Capital, mi pare un buon inizio. Il mio Ministero ha fortemente voluto la costituzione del Fondo Nazionale Innovazione e del Fondo per il Trasferimento Tecnologico. Entrambi rappresentano un’opportunità strategica per l’Italia. Viviamo

in un Paese in cui la genialità si sposa con l’eccellenza: vogliamo facilitare la trasformazione delle idee in prodotti e processi, e le start up hanno proprio la capacità di leggere le esigenze del mercato e offrire ai consumatori nuove soluzioni e alle imprese, anche le più tradizionali, nuovi modi di soddisfare la domanda. È una questione statistica: più seminiamo, più probabilità di successo avremo. E semineremo attraverso questi due strumenti di politica industriale nati proprio per sopperire alle difficoltà attuali. Il FONDO NAZIONALE INNOVAZIONE opererà utilizzando lo strumento del Venture Capital, un settore nel quale i dati degli ultimi anni lasciano ben sperare per il futuro. Il Fondo opererà attraverso investimenti diretti e indiretti con una attenzione dedicata principalmente a tutti i settori dell’innovazione in cui il nostro Paese è in grado di esprimere già tradizionali eccellenze o è in grado di giocare un ruolo da protagonista nella competizione globale, grazie al talento ed all’ingegno dei nostri ‘founder’ o imprenditori. La dotazione del FNI è di circa 1 miliardo di euro. Invece, il FONDO PER IL TRASFERIMENTO TECNOLOGICO (ENEA TECH) ha a disposizione 500 milioni di euro e vuole colmare la distanza tra chi fa innovazione e chi fa impresa. Se il FNI si dedicherà al sostegno del percorso di crescita delle start up nel tempo, fino all’industrializzazione e al lancio commerciale sul mercato, Enea Tech, interverrà alla base del sistema innovazione investendo esclusivamente in ambito pre-commerciale e pre-competitivo in quella che gli addetti al settore definiscono la “valle della morte”, accompagnando lo sviluppo di innovazioni rilevanti dei centri di ricerca, delle PMI e degli spin-off. In ottica innovazione, negli anni passati, si è puntato su Industria 4.0. Come pensa di portare avanti quel progetto? Con il Piano Transizione 4.0, da poco entrato in vigore, che conta 7 miliardi a favore degli investimenti delle imprese che maggiormente punteranno sull’innovazione, gli investimenti green, in ricerca e sviluppo, in attività di design e innovazione estetica, sulla formazione 4.0. Il piano ha l’ambizione di essere il primo mattone su cui costruire la nuova politica industriale dell’Italia. Con Transizione 4.0 aumenta del 40% la platea dei potenziali beneficiari del mondo 4.0. Con l’adozione del credito d’imposta come strumento unico di accesso agli incentivi, garantiamo un effetto leva tra innovazione ed ecosostenibilità preservando il pieno automatismo delle misure. Inoltre, si garantisce un importante anticipo dei tempi di fruizione eliminando i vincoli tra investimenti in beni materiali e immateriali. >

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“Abbiamo il dovere di guardare ai prossimi dieci anni, oggi più che mai serve una prospettiva economica e industriale di lungo respiro.” Stefano Patuanelli

La sostenibilità ambientale è di fatto un tema al centro di molti progetti politici internazionali. Come lo affrontate? Abbiamo stanziato 210 milioni di incentivi per progetti di ricerca e sviluppo delle imprese per la riconversione delle attività produttive. Con questa misura, il MiSE vuole sostenere la ricerca, lo sviluppo e la sperimentazione di soluzioni innovative e sostenibili, al fine di promuovere la riconversione delle attività produttive verso un modello di economia circolare in cui il valore dei prodotti, dei materiali e delle risorse abbia una maggiore durata e la produzione di rifiuti sia ridotta al minimo. Altre iniziative importanti a favore delle Pmi? Il progetto, già in atto, per favorire la brevettabilità e la valorizzazione della proprietà industriale da parte delle Pmi. Fino ad ora sono stati messi a disposizione 56 milioni di euro con l’obiettivo di facilitare l’utilizzo dei brevetti per tutelare le innovazioni tecnologiche delle Pmi, valorizzare i marchi e i disegni, e promuovere anche i progetti di trasferimento tecnologico di Università ed Enti di ricerca. Per soddisfare le richieste di coloro che non hanno potuto presentare le domande di contributo, il MiSE ha deciso di anticipare l’emanazione del decreto di programmazione per il 2020 dei bandi per Brevetti+, Disegni+ e Marchi+, mettendo a disposizione ulteriori 43 milioni di euro. Entro metà luglio sono stati, quindi, fissati i termini per la presentazione delle nuove domande di contributo. È stato, infine, aperto il termine per richiedere il “Voucher 3I –Investire In Innovazione”, la misura agevolativa dedicata alle start up innovative. Con 19,5 milioni di euro per il triennio 2019-2021, gestiti da Invitalia, si intende sostenere la competitività delle start up finanziando la tutela, in Italia e all’estero, dei processi di innovazione tramite il brevetto per invenzione industriale. Months and months of growing difficulties are ahead of us. We talk to Stefano Patuanelli, former leader of the 5-Star Movement in the Senate, and since September 2019, Minister of Economic Development in Conte’s 2nd government, and we analyse the initiatives put into place by the Italian Government.

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What measures have been taken to counter today’s terrible economic situation? Applications for non-refundable funds started on 15 June. This is one of the measures contained in the ‘Relaunch Decree’ designed to directly restore some of the damage caused by Covid to SMEs in our country. It consists of immediate liquidity given to companies and sole proprietorships with revenues of up to 5 million euros, which will be disbursed by the Italian Revenue Office. Also for SMEs, the reduction of excise duty on electricity bills from May to July 2020 will come into operation, and no request will be required: the reduction of costs, from 4% to 97% depending on the power used, will be automatic. This, together with state-guaranteed public reinsurance of € 12 billion, the abolition of the 2019 balance and 2020 advance payment to IRAP, TOSAP and COSAP, will bring a little bit of respite to the difficulties brought about by the Covid-19 pandemic. There is also the Liquidity Decree, with the part concerning the Guarantee Fund for SMEs. To date, about 738 thousand applications have been submitted for a total of about 42 billion guarantees granted. In practice, since the entry into force of the decree, we are talking about more than half a billion euros of guarantees granted per day, despite the slowness of some credit institutions that have, nevertheless, equipped themselves to fill the gap of the first two weeks. Finally, until 13 August 2020, companies, VAT holders, small business owners, and farmers who have suffered damage and loss of turnover due to the Covid emergency, will be able to apply for non-refundable compensation. With the Relaunch Decree, we have allocated 6.2 billion euros for this relief measure. The process is managed by the Italian Revenue Office and has been built to be simple and immediate. The sums will be disbursed directly to the beneficiary’s current account and checks will be carried out later, in order to further speed up the procedure. We are talking about compensation of up to 40 thousand euros. The amount paid will be equal to: - 20% for companies with a turnover of up to € 400 thousand - 15% for companies with a turnover between € 400 thousand and € 1 million euros - 10% for companies with a turnover from € 1 to € 5 million euros. However, starting from minimum repayment thresholds. How will you manage the flow of money from Europe? We will use it to secure some historical weaknesses and fragilities in our production system: under-capitalisation, the difficulty in accessing innovation, promoting the return of those companies that have moved their production abroad (perhaps by studying a hyper-amortisation plan for assets brought back to Italy, or a super-evaluation


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of capital used to replant new factories in Italy, not taxing the work carried out in the first years). What do you think is the best way to face the challenges that lie ahead? What we need to do today as a government is to firmly embrace an economic policy that stimulates investment, growth, sustainability and innovation. This is certainly a more difficult path and one that doesn’t make headlines. But we have a duty to look to the next ten years. Today more than ever, a long-term economic and industrial perspective is needed. What are the first steps towards this type of policy? The 2020-2022 business plan “From Italy to Innovate Italy” of the National Innovation Fund - Gruppo Cassa Depositi e Prestiti Venture Capital, seems to be a good start. My Ministry has strongly supported the establishment of the National Innovation Fund and the Technology Transfer Fund. Both represent a strategic opportunity for Italy. We live in a country where ingenuity is combined with excellence: we want to make it easier to transform ideas into products and processes, and start-ups have the ability to read the needs of the market and to offer consumers new solutions, and companies, even the most traditional, new ways of meeting demand. It is a matter of statistics: the more we sow, the more likely we are to succeed. And we will sow through these two business policies that were created precisely to overcome the current difficulties. The NATIONAL INNOVATION FUND will operate using the instrument of Venture Capital, an area in which the data of recent years bodes well for the future. The Fund will operate through direct and indirect investments with a focus mainly on all sectors of innovation in which our country is already able to express traditional excellence or is able to play a leading role in global competition, thanks to the talent and ingenuity of our “founders” and entrepreneurs. The NIF’s budget is approximately 1 billion euros. Whereas, the TECHNOLOGY TRANSFER FUND (ENEA TECH) has 500 million euros at its disposal, and wants to bridge the gap between those who make innovation and those who do business. The NIF dedicates itself to supporting the growth path of start-ups over time, up to industrialisation and commercial launch on the market, while Enea Tech intervenes at the base of the innovation system by investing exclusively in the pre-commercial and pre-competitive area, i.e. the area that sector operators call the “valley of death” accompanying the important innovation developments of research centres, SMEs and spin-offs.

With regards to innovation, in past years the focus has been on Industry 4.0. How do you plan on carrying out that project? With the recently launched Transition 4.0 Plan, which has 7 billion euros for investments in innovation, ‘green’ solutions, research and development and design and aesthetic innovation activities, and in Training 4.0. The plan has the ambition of being the first brick on which to build Italy’s new industrial policy. Transition 4.0 increases the number of potential beneficiaries in the world by 40%. With the adoption of the tax credit as the sole instrument for accessing incentives, we guarantee a leverage effect between innovation and eco-sustainability, while preserving the full automation of the measures. In addition, the times of use will be greatly sped up by eliminating the constraints between investments in tangible and intangible assets. Environmental sustainability is in fact an issue at the heart of numerous international political projects. How will you address it? We have allocated € 210 million euros of incentives to companies’ research and development projects aimed at the reconversion of production activities. With this measure, MiSE wants to support research, development and experimentation of innovative and sustainable solutions, in order to promote the reconversion of production activities towards a circular economy model in which the value of products, materials and resources has a longer life and waste production is reduced to a minimum. Are there any other important initiatives in favour of SMEs? The project already underway to promote the patentability and enhancement of industrial property by SMEs. To date, € 56 million have been made available with the aim of facilitating the use of patents to protect the technological innovations of SMEs, to enhance the value of trademarks and designs, and also to promote technology transfer projects developed by Universities and Research Institutions. In order to meet the requests of those who were unable to submit applications for contributions, the MiSE has decided to anticipate the issuing of the 2020 planning decree to apply for access to the Patents+, Designs+ and Trademarks+ measure, making an additional € 43 million available. The deadlines for the submission of new applications were fixed last July. Lastly, we announced the deadline to apply for the “Voucher 3I –Investing In Innovation”, i.e. an incentive programme dedicated to innovative start-ups. With a budget of € 19.5 million for the three-year period 2019-2021, managed by Invitalia, the incentive is intended to support the competitiveness of start-ups by financing the protection, in Italy and abroad, of innovation processes through the industrial property patent.

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Carlo Bonomi The need for radical changes

Dobbiamo porre al centro dell’agenda nazionale una visione di profonda e positiva discontinuità”, questo il pensiero espresso da Carlo Bonomi subito dopo la sua nomina a presidente di Confindustria lo scorso 20 maggio. L’assemblea dei delegati che lo ha eletto per il quadriennio 2020-2024, si è riunita in via telematica, causa COVID-19, il che la dice lunga sulle sfide che lo aspettano nei prossimi 4 anni. Ci teniamo a tracciare un profilo delle idee e delle prospettive dell’ex presidente di Assolombarda per capire meglio quali potranno essere gli indirizzi del suo mandato e come potrebbe evolversi lo sforzo imprenditoriale italiano dei prossimi anni.

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Bonomi, classe ’66, è nato a Crema, imprenditore nel settore biomedicale, è da sempre interessato ad imprese a elevato contenuto d’innovazione, infatti il suo percorso professionale è iniziato proprio in una multinazionale della diagnostica in vitro e proseguito ricoprendo incarichi in società di ricerca pubbliche e private. Oggi presiede il Consiglio di Amministrazione della Synopo, società che opera nel settore della strumentazione e dei consumabili per neurologia, e guida le aziende manifatturiere controllate, Sidam e Btc Medical Europe.


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LA POLITICA Subito dopo essere stato designato, Bonomi ha parlato al Consiglio generale e ha subito chiarito la sua posizione rispetto alla politica: “Dobbiamo metterci immediatamente in condizioni operative tali per affrontare con massima chiarezza ed energia la sfida tremenda che è davanti a noi, continuare a portare la posizione di Confindustria su tutti i tavolo necessari rispetto ad una classe politica che mi sembra molto smarrita in questo momento, che non ha idea della strada che deve percorrere il nostro Paese”. Individua in “una grande cooperazione pubblico-privato, analoga a quella che ha permesso all’Italia di reggere sotto i colpi durissimi del secondo conflitto mondiale, del terrorismo, dell’inflazione, del rischio di insolvibilità che ci portò alla crisi del 2008” la strada per superare gli effetti disastrosi della pandemia sull’economia. LA RICETTA PER RIPARTIRE Una “democrazia negoziale” in cui il confronto con le parti sociali sia continuo rappresenta la sua ricetta per uscire dalla crisi. L’idea è contenuta nella prefazione del saggio «Italia 2030: proposte per lo sviluppo», firmata dallo stesso Bonomi e da altri 11 economisti, accademici e ricercatori. Il presidente di Confindustria spiega che la “democrazia negoziale - in contrapposizione con le leadership politiche personali e carismatiche - va costruita su una grande alleanza pubblico-privato su cui il decisore politico non ha delega insindacabile per mandato elettorale, ma con cui esso dialoga incessantemente attraverso le rappresentanze di impresa, lavoro, professioni, terzo settore, ricerca e cultura”. L’auspicio è poter instaurare modelli simili a quelli tedeschi per quanto concerne i rapporti tra istituzioni e parti sociali, modelli che “hanno di recente consentito in 21 ore di discussione di stilare 15 pagine di proposte e attivare un bazooka da 120 miliardi per rilanciare l’economia”. COSA FARE CONCRETAMENTE Senza dubbio il neo presidente di Confindustria è contrario a una distribuzione di denaro a pioggia. Immediatamente dopo essere stato eletto, e nel pieno della crisi sanitaria, Bonomi ha indicato tre mosse fondamentali: taglio dell’Irap, pagare i debiti che la Pubblica Amministrazione ha con le imprese, sbloccare i cantieri per le opere pubbliche già finanziate. A cui ha aggiunto la necessità di attuare “cambiamenti radicali”. Al Governo ha chiesto di non affossare Industria 4.0, mentre ha preparato i sindacati ad affrontare la necessità di nuove forme contrattuali.

IL RUOLO DELL’ITALIA In un momento in cui molti politici, di ogni nazione e colore, ammiccano a chiusure e protezionismi di vario genere, Bonomi rivela il suo pensiero che considera “essenziale la collocazione internazionale dell’Italia: perché viviamo in una economia di interdipendenza, specie per le caratteristiche del nostro Paese, fortemente trasformatore e con poche materie prime, che rendono importante essere ancorati alle catene del valore aggiunto mondiali. Per questo occorre realizzare strategie nazionali, paragonabili a quelle degli altri grandi Paesi europei, a sostegno delle filiere produttive italiane nelle catene globali del valore e della fornitura, dove l’eccellenza del made in Italy ha saputo conquistare posizioni di forza crescenti”. PROGETTUALITÀ Secondo la Confindustria di Bonomi l’obiettivo dei prossimi anni per l’Italia deve essere recuperare, entro il 2030, 13 punti di Pil: i 10 punti che nelle stime l’Italia perderà quest’anno, più i tre che, prima dell’emergenza Covid, non avevamo ancora recuperato rispetto al 2008. Come? Diversi sono i punti su cui agire secondo Bonomi: “Uno Stato equilibrato nelle competenze, non antagoniste tra centro e autonomie; un fisco che sia leva di crescita, non ostacolo al suo procedere; un welfare concentrato davvero su chi ha meno e su giovani, donne e famiglie, lavoratori a minor reddito e quelli da riorientare al lavoro”. Fattore cruciale sarà anche un credibile piano di rientro del debito pubblico: “Alla prossima legge di bilancio occorrerà un credibile piano di rientro del debito a cui vincolare il sostegno europeo per continuare a ricevere gli ingenti investimenti di cui l’Italia avrà bisogno per anni. Notevoli risorse, che la UE sta mettendo a disposizione e che vanno usate”. IL RUOLO DEGLI IMPRENDITORI Nel Piano Strategico 2030-2050, che dovrebbe essere presentato a ottobre da Confindustria, “proporremo – dice Bonomi - di concentrare le risorse delle nostre imprese su alcune priorità essenziali: investimenti in innovazione e ricerca, capitale umano, sostenibilità ambientale e sociale delle nostre produzioni, nuove forme organizzative e contrattuali, qualificazione e sostegno alle filiere dell’export”. E agli imprenditori Bonomi chiede “uno sforzo di dedizione assoluta. Le dure recessioni italiane ci hanno insegnato che le vittime della >

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crisi rappresentano per la politica, purtroppo, una preda ambìta: una vasta platea da illudere elettoralmente argomentando che solo lo Stato potrà dar loro risposte di reddito e lavoro, e che perciò proprio lo Stato deve estendersi sempre di più e tornare gestore dell’economia, raccogliendo sempre più tasse. Fino a richiudersi, magari, nei confini nazionali, rinnegando le scelte europee e occidentali che della rinascita italiana sono state premesse e colonne. A noi imprenditori toccherà continuare a dire no: reddito e lavoro a milioni di italiani possono darlo solo le imprese e i mercati, gli investimenti e l’equilibrio della finanza pubblica”. FORMAZIONE Tra le proposte e gli obiettivi da perseguire per il rilancio italiano vi è attenzione, da parte di Bonomi, anche per la formazione: “In Italia il 72% delle imprese medio-grandi è attualmente coinvolto in iniziative di open innovation con le università, un dato in crescita. Questo porta a una ricaduta positiva sul capitale umano, perché le competenze e le conoscenze reciproche avanzano. Le imprese cominciano ad aver chiaro il fatto che la formazione continua sia fondamentale nella competitività odierna, quindi proponiamo che i fondi europei – come quelli del piano Next Generation UE da 750 miliardi di euro della Commissione Europea – possano essere indirizzati a un progetto di longlife learning nella cultura d’impresa”. Quattro anni difficili, quelli che aspettano Carlo Bonomi, a cui auguriamo di gustarsi anche momenti di ripresa oltre che di crisi. Un augurio che vale per tutti noi e per il Paese. “We must place a vision of deep and positive discontinuity at the centre of the national agenda”, this is the thought expressed by Carlo Bonomi immediately after being appointed president of Confindustria on 20 May. The assembly of delegates that elected him for the four-year period 2020-2024 met online, due to COVID-19, which says it all about the challenges that await him in the next 4 years. We are very keen to outline the ideas and perspectives of the former president of Assolombarda to better understand what the directions of his mandate could be and how the Italian entrepreneurial effort could evolve in the coming years. Bonomi, born in 1966 in Crema, an entrepreneur in the biomedical sector, has always been interested in companies with a high

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innovation content, in fact his professional career began in a multinational for in vitro diagnostics and continued holding positions in public and private research companies. Today he chairs the Board of Directors of Synopo, a company that operates in the field of neurology instrumentation and consumables, and leads the manufacturing subsidiaries, Sidam and Btc Medical Europe. POLITICS Right after being appointed, Bonomi spoke to the General Council and clarified right away his position with respect to politics: “We must immediately put ourselves in such operational conditions to face the tremendous challenge that lies ahead of us with maximum clarity and energy, continue to bring Confindustria’s position to all the necessary tables with respect to a political class that seems very confused at this moment, with no idea of the path our country must follow”. He identifies in “a great public-private cooperation, similar to the one that allowed Italy to withstand the harsh blows of the Second World War, terrorism, inflation, the risk of insolvency that led us to the crisis of 2008” the way to overcome the disastrous effects of the pandemic on the economy. THE RECIPE TO RESTART A “negotiation democracy” where discussion with social partners is continuous represents his recipe for exiting from the crisis. The idea is contained in the preface of the essay «Italy 2030: proposals for the development», signed by Bonomi himself and by 11 other economists, academics and researchers. The president of Confindustria explains that “negotiation democracy – in contrast with personal and charismatic political leaderships - must be built on a great public-private alliance on which the political decision-maker does not have an unquestionable delegation by electoral mandate, but with which it constantly communicates through business, work, professions, third sector, research and culture representatives”. The hope is to be able to establish models similar to the German ones with regard to relations between institutions and social partners, models that “have recently allowed in 21 hours of discussion to draw up 15 pages of proposals and activate a 120 billion bazooka to relaunch the economy”.


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WHAT CAN CONCRETELY BE DONE Undoubtedly, the new president of Confindustria is contrary to a heavy distribution of money. Immediately after being appointed, and in the midst of the health crisis, Bonomi indicated three fundamental moves: cutting IRAP, paying off the debts that the Public Administration has with businesses, and unblocking construction sites for already financed public works. To which he added the need to implement “radical changes”. He asked the government not to bury Industry 4.0, while he made labour unions face the need for new contractual forms. THE ROLE OF ITALY At a time when many politicians, of every nation and colour, wink at closures and protectionisms of various kinds, Bonomi reveals his thinking considering “Italy’s international position essential: because we live in an economy of interdependence, especially for the features of our country, which is highly transforming and with few raw materials, which make it important to be anchored to global value added chains. This is why it is necessary to implement national strategies, comparable to those of other large European countries, in support of Italian production chains in global value and supply, where the excellence of Made in Italy has been able to conquer positions of growing strength”. PLANNING FEASABILITY According to Bonomi’s Confindustria, Italy’s goal for the next few years must be to recover 13 points of GDP by 2030: 10 points that Italy will lose this year, plus three that, before Covid emergency, we have not yet recovered since 2008. How? According to Bonomi, there are several points of action: “A balanced government state in competences,and not antagonistic between central and idependent authorities; a tax administration that is a lever of growth, not an obstacle to its progress; a welfare truly focused on those who have less and on young people, women and families, lower-income workers and those to be redirected to work”. A crucial factor will also be a credible public debt repayment plan: “The next budget law will require a credible debt repayment plan to which European support must be bound in order to continue

receiving the huge investments that Italy will need for years. Significant resources, which the EU is making available and which must be used”. THE ROLE OF ENTREPRENEURS In the Strategic Plan 2030-2050, which should be presented in October by Confindustria, “we will propose - says Bonomi – to focus the resources of our companies on some essential priorities: investments in innovation and research, human capital, environmental and social sustainability of our production, new organisational and contractual forms, qualification and support for export chains”. And Bonomi asks entrepreneurs “an effort of absolute dedication. The harsh Italian recessions have taught us that the victims of the crisis unfortunately represent a real catch for politics: a vast audience to be electorally deceived by asserting that only the State can give people answers related to income and work, and that therefore the State must extend further and become manager of the economy again, collecting increasingly more taxes. Up to maybe closing itself within national borders, denying the European and Western choices that have been the premises and pillars of the Italian rebirth. We entrepreneurs will continue to say no: only businesses and markets, investments and the balance of public finance are able to give income and work to millions of Italians”. TRAINING Among the proposals and objectives to be pursued for Italy’s relaunch, Bonomi focuses his attention also on training: “In Italy, 72% of medium-large enterprises are currently involved in open innovation initiatives with universities, a growing data. This leads to a positive impact on human capital, as mutual skills and knowledge advance. Businesses are beginning to understand that lifelong learning is fundamental in today’s competitiveness, so we propose that European funds - such as those of the 750 billion euro Next Generation Eu plan of the European Commission - can be directed to a longlife learning project in business culture”. Four difficult years await Carlo Bonomi, to whom we wish to enjoy moments of recovery, and not just times of crisis. A wish extended to all of us and to the whole country.

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Carlo Ferro

Le iniziative per supportare le imprese IMPRESE AL CENTRO

Il rinnovato impegno di Agenzia ICE si è concretizzato, in particolare, in due importanti iniziative. Desk settimanali in ogni regione italiana Da quando ICE è stata ricostituita per legge nel 2013, non ha più avuto una presenza capillare sul territorio e si è chiusa nel ricevere le imprese solo a Roma. «Per essere più vicini al tessuto industriale, da novembre dello scorso anno, abbiamo avviato 20 sportelli regionali, aperti in un giorno fisso a settimana, dove poter incontrare un funzionario ICE (in questo momento di crisi sanitaria, il servizio prosegue per via telematica)», spiega Ferro.

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l presidente Carlo Ferro descrive le azioni concrete della sua “rivoluzione copernicana” e la visione per affrontare crisi e ripartenza. Nuovo catalogo dei servizi e progetti di digitalizzazione per incentivare l’export.

«Ho accettato l’incarico di guidare Agenzia ICE con il preciso intento di ‘fare le cose’». Carlo Ferro - che da gennaio 2019 tiene le redini dell’istituzione preposta a supportare l’internazionalizzazione delle aziende italiane, in particolare quelle medie e piccole - ha alle spalle una lunga carriera votata al successo di molte aziende sui mercati nazionali ed esteri, tra cui STMicroelectronics (Italia) s.r.l. di cui ha presieduto il consiglio di amministrazione prima di approdare in ICE. E dopo poco più di un anno dal suo insediamento si cominciano a vedere i frutti di quella che lui stesso ha definito «una rivoluzione copernicana che rimette le imprese al centro del sistema di promozione all’export».

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Nuove opportunità per le imprese fino a 100 dipendenti La seconda importante iniziativa riguarda alcuni servizi essenziali per avviare un’impresa all’export, tradizionalmente a pagamento, e che, dal primo aprile 2020, sono divenuti gratuiti per le imprese fino a 100 addetti (medio/piccole, piccole e micro). Questi servizi consentiranno alle imprese di conoscere nuovi mercati in termini di opportunità, dinamiche e potenziali controparti estere, e di crescere, avviare e sostenere la presenza e il consolidamento nei mercati esteri. «Crediamo che il Nuovo Catalogo dei Servizi ICE - sottolinea Ferro - rappresenti il modo migliore per aiutare il sistema ad aumentare il numero delle esportazioni, ob- biettivo principale dell’attuale gestione dell’agenzia. Vogliamo, così, ovviare a una delle carenze strutturali del tessuto delle PMI italiane in cui sussiste l’ottima capacità di saper fare e di curare il prodotto, ma anche una forte debolezza organizzativa e di strumenti per crescere nell’export».

EMERGENZA CORONAVIRUS

In questo quadro evolutivo dell’agenzia si innesta la drammatica emergenza sanitaria che pone il Governo italiano e le sue istituzioni di fronte alla sfida di immaginare nuovi strumenti con cui affrontare il momento difficile e la ripresa che ne seguirà. «Riguardo a questo particolare frangente, in cui, ci tengo dirlo, la salute delle persone occupa il primo posto nella classifica delle priorità, ICE ha già deliberato due misure importanti. L’indennizzo per la mancata partecipazione ad eventi fieristici all’estero attualmente sospesi. Abbiamo voluto salvaguardare le imprese che hanno investito risorse finanziarie per iscriversi agli eventi e spedire le merci, così che non >


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debbano subire un doppio danno. Un intervento massiccio che ha già raccolto [i dati si riferiscono a metà aprile, n.d.r.] 1.400 richieste, per un totale di circa 20 milioni di euro di rimborsi. Il finanziamento della partecipazione a missioni di collettive in fiere estere per i prossimi 18 mesi. Sarà offerto gratuitamente un modulo espositivo allestito in tutte le manifestazioni organizzate da Agenzia ICE (fiere, mostre autonome, ecc.) che si svolgeranno in qualsiasi parte del mondo».

IL PATTO PER L’EXPORT IN PILLOLE Comunicazione: campagna di “nation branding”, con l’obiettivo di rilanciare l’immagine dell’Italia Promozione Integrata: iniziative di promozione particolare su arte contemporanea, cinema e audiovisivo, spettacoli dal vivo, editoria, cucina, design, scienza ed innovazione Formazione/informazione: strumenti formativi e informativi per le imprese e-desk: accesso digitalizzato ai servizi di sostegno all’export, attraverso il portale unico, con una profilazione di aziende, settori e mercati Temporary Export Manager e Digital Export Manager, che assisteranno l’azienda nei processi di innovazione, digitalizzazione e internazionalizzazione Sistema fieristico: ammodernamento del sistema fieristico, attraverso una parziale digitalizzazione delle fiere e la creazione di piattaforme per incontri B2B virtuali Commercio digitale: ampliamento degli accordi con le principali piattaforme di e-commerce internazionali e anche con piattaforme “minori” di e-commerce, ma molto popolari in mercati prioritari.

IL PATTO PER L’EXPORT

Quando abbiamo realizzato l’intervista a metà aprile, il presidente Ferro ci aveva annunciato alcune iniziative su cui avrebbe lavorato nelle settimane successive, molte delle quali hanno trovato concretezza nel Patto per l’Export siglato lo scorso 8 giugno. Un programma di iniziative che Ferro commenta così: “ICE Agenzia si impegna a supportare il MAECI nell’attuazione del Patto per l’export con focus su promozione, comunicazione e digitale. Vogliamo combinare reazione e visione, azioni a supporto della ripresa con interventi funzionali al riposizionamento strutturale delle imprese per affrontare i mercati che cambiano. La crisi accelera la transizione delle abitudini di consumo e dei modelli di commercio verso i canali digitali. Abbiamo già avviato, a partire dallo scorso anno, una modernizzazione epocale dell’Agenzia verso il digitale. E con il Patto per l’Export acceleriamo in questa direzione con nuovi progetti: 59 iniziative fra e-commerce e GDO ‘offline to online’; il progetto Fiera Smart 365 per dotare il sistema fieristico di strumenti virtuali e le imprese di una piattaforma B2B in remoto; la formazione per Digital Export Manager; la seconda edizione del programma Global Start-Up, che quest’anno porterà nel mondo 150 giovani imprese e la tecnologia blockchain per la tutela del Made in Italy. Col Patto per l’Export sottoscriviamo oggi l’impegno da parte di tutta la struttura ICE su questo percorso di ammodernamento e di servizio”. Tra le prime concrete iniziative per promuovere l’export italiano, possiamo annoverare l’accordo perfezionato fra Agenzia ICE e WeChat per promuovere brand e produzioni italiane sulla via della seta: food & wine, fashion, gioielleria, pelletteria e design tra i portabandiera del percorso di internazionalizzazione. L’accordo siglato tra l’Agenzia del MISE e del MAECI con Tencent IBG inaugura ‘Pavilion Italia’, per lanciare le imprese italiane sul mercato cinese. A Digital Retex il compito di braccio operativo e promotore delle eccellenze. Un’unica vetrina virtuale, posta a finestra privilegiata da cui le aziende virtuose del Belpaese si potranno affacciare sul mercato cinese. Attraverso questa piattaforma brand e imprese italiane potranno presentarsi e dialogare con un’audience digitale che ha da tempo superato il miliardo di utenti attivi al mese.

Finanza agevolata: centralità degli strumenti finanza agevolata per le strategie di crescita e internazionalizzazione delle PMI e delle imprese start-up.

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Marco Fortis The fashion industry: a key factor for the economy

“Di fronte alle nuove sfide lanciate dall’emergenza Covid-19, l’industria italiana della moda si dimostra solida e rappresenta un vero e proprio asse portante del settore manifatturiero a livello non solo nazionale, ma europeo”.

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di Marco Fortis e Andrea Sartori

e imprese italiane della moda (e non solo) si trovano di fronte ad una nuova sfida: la complessa crisi sanitaria dovuta al Covid-19, che ha importanti riflessi economico-sociali e comporta una drastica flessione dei flussi commerciali a livello globale. Tuttavia, la moda italiana ha già superato fasi difficili e ha già dato prova di sapersi adattare, rinnovare ed evolvere, valorizzando l’unicità e l’eccellenza tipiche del made in Italy Da un lato, la moda italiana è rimasta un’eccellenza mondiale, puntando sulle fasce più elevate di valore aggiunto, sulla qualità dei prodotti e sull’innovazione. Dall’altro, le imprese italiane della moda hanno conservato nei diversi comparti un’organizzazione per filiere e per distretti industriali ancora relativamente funzionale ed efficiente, nonostante le pressioni dei cambiamenti indotti dalla globalizzazione (un caso unico tra i grandi Paesi di più antica industrializzazione). L’industria italiana della moda poggia quindi su solide basi e, all’interno del settore manifatturiero (secondo in Europa solo alla Germania), rappresenta un vero e proprio asse portante a livello non solo italiano, ma europeo. Lo dimostrano i più recenti dati sul comparto della moda, inteso come aggregato di “tessile, abbigliamento, pellicce, concia, pelletteria e calzature”: in termini di valore aggiunto, è il 4º settore manifatturiero italiano per importanza e, con 25 miliardi di euro, rappresenta circa un decimo del totale; sotto il profilo dell’occupazione, con poco meno di mezzo milione di occupati, è il 3º settore e vale circa il 13% degli occupati manifatturieri, ma è praticamente un secondo posto insieme ad un pilastro come quello del comparto “macchine e apparecchi”.

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Nel confronto europeo, il primato del comparto moda italiano è evidente. L’Italia è infatti il 1° Paese dell’Unione Europea per valore aggiunto lordo generato, con una quota superiore ad 1/3 del valore europeo. Per di più, un valore aggiunto superiore a quello dei concorrenti europei messi insieme, ovvero Spagna, Germania, e Francia. E poi l’Italia è anche il 1º Paese europeo per numero di occupati: considerando tutti gli occupati UE del settore, oltre 1 su 5 è in Italia. In aggiunta, le elaborazioni dalla Fondazione Edison dei dati statistici relativi alle attività economiche delle imprese europee forniscono taluni elementi sui sotto-comparti della moda: tessile, abbigliamentopellicce, concia, pelletteria, calzature, oreficeria-gioielleria. Ebbene, in termini sia di valore aggiunto, sia di occupazione, l’Italia è prima in ciascuno di essi rispetto ai concorrenti. Questo, da un lato, dimostra che la capacità delle imprese italiane della moda di generare valore non solo è notevolmente superiore a quella delle altre economie europee, ma è trasversale all’interno delle varie componenti del sistema stesso; dall’altro, testimonia che la presenza dell’industria della moda in Italia è diffusa in tutte le filiere e branche. Emerge chiaramente la marcata specializzazione della moda italiana, non solo nell’abbigliamento-pellicce, nella concia e nella pelletteria, ma anche in una nicchia di eccellenza come le calzature. In particolare, il calzaturiero italiano è nettamente 1° per valore aggiunto, pari a 3,7 miliardi di euro a fronte dei 7,3 a livello europeo: significa che, oltre metà (51%) della produzione di valore nella realizzazione di calzature è data dalle imprese italiane (che contano anche il maggior numero di occupati, con una quota del 28% europeo). >


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“In front of new challenges launched by the Covid-19 emergency, the Italian fashion industry proves itself to be solid, representing a bona fide pillar for the manufacturing sector not only nationally but also on a European level”. by Marco Fortis and Andrea Sartori

Italian fashion firms (among others) find themselves facing a new challenge: the complex healthcare emergency created by Covid-19, with its important economic-social repercussions and the dramatic dropoff in business done on a global level. Nevertheless, Italian fashion has already successfully faced difficult moments, showing itself capable of adapting, and renewing and evolving, while promoting the unique character and excellence typical of Made in Italy. From one end, Italian fashion has remained a worldwide excellence, focusing on the highest ranges of added value, on the quality of its productions and on innovation. From the other end, in the various segments, Italian fashion companies have preserved an organisation for supply chains and industrial districts that is still relatively functional and efficient, despite the pressures for change brought about by globalization (a unique case apart among the world’s industrial leaders). The Italian fashion industry accordingly rests on solid foundations and, in the manufacturing sector (which is second in Europe only to Germany), it represents a genuine pillar not only in Italy, but also on a European level. This is confirmed by the most recent data pertaining to the fashion industry, understood as a combination of “textiles, clothing, furs, tanning, leather goods, and footwear”: in terms of added value, it is 4th in the Italian manufacturing sector in terms of importance and, with 25 billion euros, it represents around a tenth of the total; in terms of employment, with a little less than half a million workers, it is number 3 in the sector accounting for around 13% of those employed in manufacturing, while it is practically in second place when considered together with the mainstay represented by the segment of “machines and devices”.

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On a European level, the leading role of the Italian fashion industry is clear. Italy is in fact the first country in the European Union in terms of gross added value generated, with a quota superior to 1/3 of the European value. Moreover, it’s added value is superior to those of all European competitors put together including Spain, Germany, and France. Italy is also the number one European country in terms of employment: out of all the EU employment numbers in the sector, more than 1 in 5 is in Italy. Additionally, the analysis done by the Fondazione Edison on the statistical data regarding the economic activities of European firms includes some information on the sub-segments in fashion: textiles, clothing-furs, tanning, leather goods, footwear, and goldworkingjewellery. In terms of added value and employment, Italy is first in each of these categories compared to the competition. From one end, this demonstrates not only the ability of Italian fashion companies to generate a value that is quite superior to those from other European economies, but also how its results are across-the-board in the various components making up the system itself. At the same time, it also gives evidence of how the presence of the fashion industry in Italy extends to include all supply chains and branches. Clearly emerging is the pronounced specialisation of Italian fashion, not only in clothing-furs, and tanning and leathers goods, but also in a niche par excellence like footwear. In particular, Italian footwear manufacturing is clearly number 1 for its added value, equal to 3.7 billion euros when compared to the 7.3 billion generated on a European level: this means that over half (51%) of the value produced in footwear is contributed by Italian firms (which also count the most number of employees, with a 28% share in Europe).


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Cirillo Marcolin The programs of Confindustria Moda’s new President

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’assemblea dei soci di Confindustria Moda, federazione che riunisce le associazioni delle oltre 64 mila imprese che occupano più di 575 mila lavoratori nel comparto tessile, moda e accessorio, ha nominato Cirillo Marcolin come nuovo Presidente.

Quali ritiene siano stati i traguardi più importanti raggiunti da Confindustria Moda in questi primi anni di vita? “In primo luogo, il grande successo di Confindustria Moda è stato quello di riuscire a riunire i comparti dell’abbigliamento, moda ed accessorio sotto un unico cappello, perché lavorando all’unisono abbiamo ottenuto maggiore visibilità e considerazione da parte di tutti i diversi stakeholders. Nei primi anni di vita la Confindustria Moda ha infatti registrato una crescita importante, affermandosi come una delle principali colonne portanti della nostra Economia: siamo il secondo più importante settore manifatturiero in Italia e il primo contributore positivo alla bilancia commerciale del Paese. La Federazione ha permesso a tutte le aziende del settore di fare sistema, unendo le forze per ottenere risultati che per i singoli non sarebbero stati raggiungibili. In questi anni siamo riusciti a rafforzare il ruolo del Settore Moda non solo nel Paese ma in tutto il mondo, contribuendo in maniera decisiva all’aumento del valore percepito all’estero del Made in Italy”. Quali sono i prossimi passi in programma per la Federazione delle associazioni moda, a prescindere dalla particolare situazione attuale? “La sfida più grande sarà quella di rafforzare ulteriormente la nostra presenza nei mercati internazionali, puntando sulle caratteristiche uniche che il Made in Italy può offrire. Solo attraverso una collaborazione costante e proficua fra tutte le componenti della Federazione e il sistema del bello e ben fatto italiano saremo in grado di poter competere in maniera sempre più efficace nei mercati globali come singole aziende e come sistema. Ma non solo, in futuro ci troveremo sempre di più a ragionare su due dei grandi temi del nostro tempo, che già come Federazione stiamo affrontando: sostenibilità e innovazione. Dal lato della sostenibilità abbiamo il vantaggio competitivo di essere l’unica filiera al mondo integrata a monte e a valle e quindi di essere gli unici in grado di garantire il rispetto delle norme ambientali in ogni fase della produzione in ogni comparto del nostro settore, tessile, moda e accessorio. L’innovazione invece alle volte può presentare costi proibitivi per le piccole e medie imprese che compongono la gran parte di Confindustria Moda, ma lavorando all’unisono con tutta la Federazione siamo in grado di ottenere risultati che per la singola azienda sarebbero irraggiungibili. >

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Cosa crede, invece, sia più urgente per fronteggiare la situazione attuale? “La crisi si è abbattuta sul nostro Settore con una forza difficilmente eguagliabile. Per comprenderlo è sufficiente osservare la richiesta di ore complessive di CIG autorizzate dall’Inps per i settori aderenti a Confindustria Moda, che ha raggiunto la cifra record di circa 98 milioni. Questa crisi rischia di spazzare via intere parti della nostra filiera, cancellando quel know-how che rende la Moda Made in Italy unica al mondo. Dobbiamo rilanciare subito il nostro Settore sia in Italia che all’Estero, per provare a recuperare almeno in parte il terreno perduto in questi mesi. Lavorare in sinergia, unendo le forze per uno scopo comune, diventa oggi un dogma non solo per le aziende, ma per la società tutta. Pubblico, privato e parti sociali devono cooperare, mostrando unità d’intenti per supportare insieme il nostro Paese in questo momento storico, attraverso un Grande Patto per l’Italia che possa rilanciare l’economia”. Le prossime fiere di settembre si sono ulteriormente compattate a causa della crisi sanitaria. È comunque un segnale importante e positivo. Come pensa evolverà o dovrebbe evolvere la strategia fieristica del comparto moda in futuro? “Far ripartire le Fiere, nel massimo rispetto dei protocolli di sicurezza per tutelare la salute di tutti, per l’intera filiera che rappresentiamo è indubbiamente un passaggio fondamentale, e come tale è riconosciuto anche dal Governo che, infatti, ha stanziato sussidi anche a fondo perduto per supportarne il rilancio. Riaffermare i valori della moda italiana sarà possibile grazie a tutte le manifestazioni che hanno consolidato la nostra leadership nel mondo: New Point of View di Lineapelle, evento organizzato da UNIC – Concerie Italiane dedicato alla supply chain di moda e design; MICAM Milano, il salone internazionale delle calzature organizzato da Assocalzaturifici; Mipel, la manifestazione dedicata alla borsa, alla pelletteria e all’accessorio moda organizzata da Assopellettieri e TheOneMilano Special (prêt-à-porter in pelle, tessuto e pelliccia), l’appuntamento di Associazione Italiana Pellicceria. Tutte le manifestazioni saranno realizzate nelle stesse date e nello stesso quartiere: dal 20 al 23 settembre 2020 a Fiera Milano. Inoltre, in un ideale asse Milano-Firenze, alla stazione Leopolda si svolgerà dal 21 al 23 settembre DaTE, evento di nicchia dedicato all’occhialeria d’avanguardia, alla cui organizzazione contribuisce Mido, la manifestazione internazionale dell’eyewear. L’organizzazione di queste manifestazioni, in un momento delicato in cui il sistema fieristico cerca risposte concrete dopo le conse-

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guenze della crisi sanitaria, è uno dei punti focali del nostro impegno e sarà l’occasione per tracciare le nuove prospettive. Queste passeranno indubbiamente attraverso un importante processo di digitalizzazione, che già oggi vede coinvolte praticamente tutte le manifestazioni in programma. Probabilmente queste Fiere non godranno del massiccio afflusso di persone che usualmente richiamavano dall’estero, ma, per quanto la crisi possa averci colpito duramente la risposta di Confindustria Moda è ben rappresentata dall’hashtag che è stato scelto per le Fiere: #strongertogether”. Si parla tanto di una moda in fase di cambiamento strutturale. Ci crede? E come dovrebbe cambiare, secondo il suo parere? “Tutto il mondo stava attraversando un momento di cambiamento epocale, che è stato ulteriormente accelerato dall’arrivo del virus. Digitalizzazione, sostenibilità, innovazione, non sono più concetti astratti che vengono trattati solo da sparuti guru o rari politici illuminati. Sono temi con cui ognuno di noi, ogni giorno, si confronta, e sarebbe sciocco pensare che la Moda non sia toccata da tutto questo. Il futuro corre su questi binari, ignorarli vuol dire scomparire”. The assembly of Confindustria Moda members, a federation that brings together the associations of over 64,000 companies that employ more than 575,000 workers in the textile, fashion and accessories sector, has appointed Cirillo Marcolin as the new President. What do you think were the most important goals achieved by Confindustria Moda in these first years of life? “First of all, the great success of Confindustria Moda was about bringing together the clothing, fashion and accessory sectors under a single hat, because by working in unison we have obtained greater visibility and consideration from all the different stakeholders. In the first years of its existence, Confindustria Moda has in fact recorded significant growth, establishing itself as one of the main pillars of our economy: we are the second most important manufacturing sector in Italy and the first positive contributor to the country’s trade balance. The Federation has allowed all companies in the sector to create a system, joining forces to obtain results that would not have been achievable for individuals. In recent years, we have managed to strengthen the role of the Fashion Sector not only in the country but throughout the world, decisively contributing to increase the perceived value of Made in Italy abroad”.


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What are the next steps planned for the Federation of fashion associations, regardless of the particular current situation? “The biggest challenge will be to further strengthen our presence in international markets, focusing on the unique features that Made in Italy can offer. Only through constant and fruitful collaboration between all the components of the Federation and the beautiful and well-made Italian craftsmanship will we be able to ever more compete effectively in global markets as individual companies and as a system. But not only that, in the future we will find ourselves increasingly thinking about two of the great issues of our time, which we are already addressing as a Federation: sustainability and innovation. On the sustainability front, we have the competitive advantage of being the only supply chain in the world integrated upstream and downstream and therefore the only ones able to guarantee compliance with environmental standards at each production stage in every segment of our textile, fashion and accessory sector. On the other hand, innovation can sometimes present prohibitive costs for small and medium-sized enterprises that make up most of Confindustria Moda, but by working in unison with the entire Federation we are able to obtain results that would be impossible to achieve for an individual company. What do you think is, instead, the utmost urgency to face the current situation? “The crisis hit our sector with a force that is hard to equal. To understand it, it is sufficient to observe the request for total hours of Redundancy Fund authorised by INPS for the sectors belonging to Confindustria Moda, which reached a record figure of about 98 million. This crisis risks wiping out entire parts of our supply chain, erasing the know-how that makes Made in Italy fashion unique in the world. We must immediately relaunch our sector both in Italy and abroad, trying to recover at least in part the ground lost in recent months. Working in synergy, joining forces for a common purpose, becomes today a dogma for the society as a whole and not just for companies. Public, private and social partners must cooperate, showing unity of purpose to support our country together in this historic moment, through a Great Pact for Italy that can relaunch the economy”. The upcoming September fairs have further compacted due to the health crisis. But it is still an important and positive sign. How do you think the trade fair strategy of the fashion sector will or should evolve in the future?

“Restarting the Fairs, with the utmost respect for safety protocols to protect everyone’s health, for the entire supply chain we represent is undoubtedly a fundamental step, and recognised as such also by the Government which, in fact, has also allocated nonreimbursable subsidies to support its relaunch. Reaffirming the values of Italian fashion will be possible thanks to all the events that have consolidated our leadership in the world: Lineapelle’s New Point of View, an event organised by UNIC - Italian Tanneries dedicated to the fashion and design supply chain; MICAM Milano, the international footwear fair organised by Assocalzaturifici; Mipel, the event dedicated to bags, leather goods and fashion accessories organised by Assopellettieri and TheOneMilano Special (prêt-à-porter in leather, fabric and fur), the appointment of the Italian Fur Association. All these events will be held on the same dates and in the same district: from 20 to 23 September 2020 at Fiera Milano. In addition, in an ideal Milan-Florence axis, DaTE, a niche event dedicated to avant-garde eyewear, will take place at the Leopolda station from 21 to 23 September, co-organised by Mido, the international eyewear event. The organisation of these events, at this delicate moment when the trade fair system is looking for concrete answers after the consequences of the health crisis, is one of the focal points of our commitment and will be an opportunity to trace new perspectives. These will undoubtedly go through an important digitisation process, that already today practically involves all scheduled events. Thes fairs will probably not enjoy the massive flow of visitors they used to attract from abroad, but although the crisis may have hit us hard, Confindustria Moda’s response is well represented by the hashtag that was chosen for the fairs: #strongertogether”. There is a lot of talk about fashion undergoing structural change. Do you believe it? And how should it change, in your opinion? “The whole world was going through a moment of epochal change, which was further accelerated by the arrival of the virus. Digitisation, sustainability, innovation, are no longer abstract concepts that are only dealt with by sparse gurus or rare enlightened politicians. These are themes that each one of us is confronted with every day and it would be foolish to think that fashion is not affected by all this. The future runs along these tracks, ignoring them would mean disappearing”.

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Siro Badon

MICAM Milano, an opportunity to relaunch the sector

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dati del comparto calzaturiero alla luce del Covid, gli aiuti del Governo al settore e il ruolo di MICAM, per la prima volta anche in versione digitale, a supporto del rilancio delle imprese: intervista a tutto campo con Siro Badon, presidente di Assocalzaturifici e di MICAM.

Andamento del settore: quali sono i numeri attuali, come pensate possano cambiare nei prossimi mesi. Le nostre aziende hanno subito un lockdown integrale durante la pandemia. Successivamente l’attività è ripresa adottando tutti i protocolli di sicurezza sanitaria per gli operatori ma l’incidenza dal punto di vista economico è stata rilevante. Una situazione resa critica dal combinato negativo fra l’impossibilità di lavorare durante l’emergenza e la domanda delle famiglie largamente penalizzata dall’interruzione delle vendite fisiche in marzo ed aprile, cui va aggiunta una propensione estremamente cauta della clientela verso gli acquisti, oltre al problema del blocco dei trasporti che ha comportato extracosti, materiali che non arrivavano, spedizioni in ritardo. Gli ultimi dati parlano chiaro. Nel primo trimestre le imprese del comparto calzaturiero hanno registrato una flessione media del fatturato pari al -38,4% con una perdita complessiva settoriale stimata in 1,7 miliardi di euro. Inoltre la cassa integrazione guadagni nel bimestre aprile-maggio ha segnato un aumento complessivo pari al +2437%, 31,5 milioni di ore autorizzate contro 1,2 milioni dello stesso periodo 2019. In soli due mesi, dunque, quasi il quadruplo delle ore concesse nell’intero anno scorso. Sul fronte dell’export, nel singolo mese di aprile abbiamo accusato un calo superiore al -70%, dopo il -30% di marzo; mentre sul fronte dei consumi si è rilevato un decremento delle vendite, nei primi quattro mesi, del -29,7% a volume e del -33,7% in termini di spesa. Per quanto riguarda i flussi commerciali internazionali, sono state esportate nei primi 4 mesi dell’anno 56,7 milioni di paia – operazioni di pura commercializzazione incluse – oltre 20 milioni in meno rispetto a gennaio-aprile 2019, per 2,6 miliardi di euro (pari al -26,1% in volume e al -23,2% in valore). Arretramenti superiori al 20% in volume si sono registrati per tutti i comparti (tranne quello residuale delle scarpe con tomaio in gomma, -2,4%), con un -30% per le scarpe in pelle. L’analisi per area geografica mostra cali non trascurabili sia intra-UE (considerata da quest’anno a 27 Paesi, dopo l’uscita del Regno Unito) che extra-UE. I flussi verso i mercati comunitari evidenziano flessioni del -23% in volume e del -20% a valore; mentre quelli fuori dai confini dell’Unione contrazioni ancora più marcate, del -32% in quantità e -25% in valore.

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I tempi per tornare ai ritmi produttivi precedenti l’emergenza non saranno brevi: l’indice mensile Istat della produzione industriale calzaturiera, infatti, dopo il -55,2% di marzo e il -89,3% di aprile, ha fatto segnare in maggio, pur con la riapertura delle fabbriche, un -39,7%. Ci attendiamo una ripresa rispetto al quadro drammatico del primo semestre e siamo certi che il MICAM di settembre dal 20 al 23 sia l’occasione di rilancio per la maggior parte delle aziende medio-piccole. Quali iniziative messe in campo dal governo pensate possano effettivamente aiutare il comparto? Il Governo ha accolto una nostra importante proposta in tema di aiuto alle imprese: l’erogazione di un finanziamento alle aziende italiane che partecipano a manifestazioni internazionali quali MICAM in programma a Milano dal 20 al 23 settembre 2020. Una soluzione concreta per far ripartire il settore sui mercati internazionali. Grazie ai fondi messi a disposizione da Simest si può partecipare alla rassegna espositiva con contributi agevolati e a fondo perduto. Infatti, il Decreto Rilancio ha incrementato le risorse del Fondo 394, gestito da Simest, che per il 2020 ammonta a 600 milioni di euro, cui si aggiungono 300 milioni per finanziamenti a fondo perduto. A partire dal 6 agosto 2020, e prima dell’inizio della fiera, le imprese hanno potuto presentare online la domanda di richiesta. Simest agisce per conto del Ministero degli Affari Esteri. L’accesso ai finanziamenti è consentito a tutte le PMI, a condizione che non siano in uno stato di liquidazione volontaria, coatta, amministrativa, concordato preventivo con e senza continuità aziendale. Le modalità di erogazione sono, un finanziamento ad un tasso inferiore allo 0,1% del 50% di tutte le spese collegate alla partecipazione alla fiera (area espositiva, allestimento, attività di comunicazione/marketing, trasporto campionari, viaggio e soggiorno, servizi di interpretariatohostess) e un finanziamento a fondo perduto fino al 50% di tutte queste spese sopra specificate, senza la presentazione di alcuna garanzia. Per le fiere di settembre, voi farete un po’ da capofila. Come sta andando l’organizzazione, le adesioni, la logistica per assicurare tranquillità ad espositori e visitatori? MICAM Milano è la più importante manifestazione fieristica al mondo per il comparto calzaturiero. È l’appuntamento dove gli operatori si confrontano, vedono le collezioni più rappresentative del fashion system, verificando con mano dove sta andando il mercato e quali sono i trend in atto e quelli del futuro. >


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A maggior ragione, l’edizione di settembre 2020 è ancora più importante e irrinunciabile. Si tratta della prima fiera in presenza dopo questi mesi di restrizioni, segnati da una congiuntura difficile. Il numero degli espositori ha superato le nostre aspettative. Sul fronte della sicurezza, abbiamo garantito ad espositori e buyer il massimo livello. Il piano elaborato da Fiera Milano e Conferenza delle Regioni permette una visita in tutta tranquillità, dalla sanificazione alla igienizzazione, passando per controlli e desk specifici sul tema della sicurezza. Il presidio su questo fronte sarà assoluto. Tutti possono dedicarsi al business, girando fra gli stand, e quindi rilanciando il comparto. Sono esplosi i progetti riguardo il digitale. Quali le caratteristiche peculiari del vostro progetto? E’ indubbio che il digitale già da tempo rappresenti un driver importante per il successo delle nostre aziende. Noi come associazione già nel passato avevamo implementato delle iniziative in tal senso. Basti pensare che già nell’ultima edizione di MICAM, ancor prima dell’esplosione del Covid-19 avevamo promosso Discover made in Italy, ovvero la piattaforma digitale per le produzioni artigianali italiane in collaborazione con Italian Artisan. Un laboratorio per portare le nostre aziende ad una più efficace gestione della produzione e organizzazione del materiale fotografico destinato alla vendita e alla comunicazione digitale. Successivamente abbiamo attivato la collaborazione con Brandsdistribution.com per puntare alla valorizzazione degli stock e del magazzino. Grazie alla piattaforma multicanale b2b, BDroppy, si possono portare i prodotti delle aziende all’interno delle vetrine dei rivenditori digitali in tutto il mondo. Infine il nostro percorso nel futuro ci vedrà a settembre approdare a MICAM Milano Digital Show, l’integrazione del nostro salone fieristico di Milano, leader assoluto a livello mondiale, con la piattaforma b2b NuORDER per supportare anche online la promozione e il business delle aziende espositrici e non solo. Tramite questa piattaforma, online dal 15 settembre al 15 novembre 2020, si garantisce un contatto end-to-end, dalla ricerca dei prodotti al piazzamento dell’ordine, tutto tramite lo stesso sistema. E’ un network in continua evoluzione, a cui è possibile aderire a costi competitivi. Siamo un Salone che guarda sempre al futuro e che, tra presenza fisica con le fiere e posizionamento digitale, offre supporto e assistenza continua alle imprese che vogliono sviluppare il business sui mercati interni ed internazionali.

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Data of the footwear sector in the light of Covid, government aid to the sector and the role of MICAM, for the first time also in digital version, to support the relaunch of companies: an all-round interview with Siro Badon, president of Assocalzaturifici and MICAM. Sector trend: what are the current numbers, how do you think they will change in the coming months? Our companies were subject to complete lockdown during the pandemic. Subsequently, the activity resumed adopting all the health safety protocols for the operators, but the impact from an economic point of view was significant. A situation made critical by the negative combination between the impossibility of working during the emergency and the demand of families largely penalised by the interruption of physical sales in March and April, to which must be added an extremely cautious propensity of customers towards purchases, in addition to problems related to the travel lock down which involved extra costs, materials that did not arrive, delayed shipments. The latest figures speak for themselves. In the first quarter, companies in the footwear sector recorded an average decrease in turnover equal to -38.4% estimating an overall sectoral loss of 1.7 billion euro. In addition, the redundancy fund in the twomonth period April-May marked an overall increase of + 2437%, 31.5 million hours authorised against 1.2 million in the same period of 2019. In just two months, therefore, the hours granted in the entire last year have almost quadrupled. On the export front, in the single month of April we experienced a decline of more than -70%, after the -30% in March; while on the consumption front in the first four months there was a decrease in sales of -29.7% in terms of volume and -33.7% in terms of expenditure. As regards international trade flows, 56.7 million pairs were exported in the first 4 months of the year - including pure marketing operations - over 20 million pairs less compared to January-April 2019, for 2.6 billion euro (equal to -26.1% in volume and -23.2% in value). Setbacks of more than 20% in volume were recorded for all sectors (with the exception of the residual shoe sector with a -2.4% in rubber uppers), and -30% for leather shoes. The analysis by geographical area shows non-negligible drops both intra-EU (counting this year 27 countries, after the exit of the United Kingdom) and non-EU. Flows towards community markets show decreases of -23% in volume and -20% in value; while those outside the borders of the Union recorded an even more marked drop of -32% in quan-


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tity and -25% in value. Times to return to the production rates prior to the emergency will not be short: the monthly Istat index of industrial footwear production, in fact, after -55.2% in March and -89.3% in April, May, despite the reopening of factories, was down -39.7%. We expect a recovery compared to the dramatic picture of the first half of the year and we are sure that MICAM from 20 to 23 September will be an opportunity for most of the small and medium-sized companies to relaunch their activity. Which government initiatives do you think can actually help the sector? The Government has accepted our important proposal in terms of help for businesses: the provision of a loan to Italian companies participating in international events such as MICAM scheduled in Milan from 20 to 23 September 2020. A concrete solution to restart the sector on international markets. Thanks to the funds made available by Simest, it is possible to participate in the exhibition with subsidised and non-repayable contributions. In fact, the Relaunch Decree has increased resources of the Fund 394, managed by Simest, which for 2020 amounts to 600 million euro, plus 300 million for non-repayable loans. Starting from August 6, 2020, and before the start of the fair, companies were able to submit their request online. Simest acts on behalf of the Ministry of Foreign Affairs. Access to finance is allowed to all SMEs, provided that they are not in a state of voluntary, compulsory, administrative liquidation, arrangement with creditors with and without business continuity. The disbursement methods are, a loan at a rate of less than 0.1% of 50% of all expenses related to participation in the fair (exhibition area, set-up, communication/marketing activities, transport of samples, travel and accommodation, interpreters-hostess) and a non-repayable loan of up to 50% of all these expenses specified above, without the presentation of any guarantee. For the September fairs, you will be the leader. How is the organisation, membership, logistics going to ensure tranquillity for exhibitors and visitors? MICAM Milano is the most important trade fair in the world for the footwear sector. It is the appointment where operators meet, see the most representative collections of the fashion system, verifying firsthand where the market is going and what current and future

trends are. All the more reason to consider the September 2020 edition even more important and indispensable. This is the first fair attended in person after these months of restrictions, marked by a difficult economic situation. The number of exhibitors exceeded our expectations. On the safety front, we assured exhibitors and buyers the highest safety level. The plan drawn up by Fiera Milano and the Conference of the Regions allows a visit in complete tranquility, from an accurate sanitation, passing through specific controls and desks on the safety theme. The supervision on this front will be absolute. Everyone can focus on business, walking between the stands, and therefore relaunching the sector. Digital projects have exploded. What are the peculiar features of your project? There is no doubt that the digital platform has been an important driver for the success of our companies for some time. We as an association had already implemented initiatives in this regard in the past. Suffice it to say that already in the last edition of MICAM, even before the outbreak of Covid-19, we promoted Discover made in Italy, or the digital platform for Italian handcrafted productions in collaboration with Italian Artisan. A laboratory to lead our companies to a more effective management of the production and organisation of photographic material intended for sale and digital communication. Subsequently we activated the collaboration with Brandsdistribution.com to aim at the valorisation of the inventory and the warehouse. Thanks to the multichannel B2B platform, BDroppy, it is possible to bring the products of companies into the windows of digital retailers all over the world. Finally, our path into the future will see us in September arriving at MICAM Milano Digital Show, the integration of our fair in Milan, the absolute leader in the world, with the B2B platform NuORDER to support the promotion and business of exhibiting companies also online and not only. This platform, online from 15 September to 15 November 2020, ensures an end-to-end contact from product search to order placement, all through the same system. It is a constantly evolving network, which can be joined at competitive costs. We are a fair that keeps looking to the future and that, between physical presence at the shows and digital positioning, offers continuous support and assistance to companies that want to develop business on domestic and international markets.

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Norberto Albertalli The fair in total safety

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orberto Albertalli è un imprenditore a livello internazionale, impegnato nel volontariato, dirigente calcistico. Dal 1996 è presidente di MIFUR e poi di TheOneMilano, la più importante fiera internazionale di pellicceria, capispalla e accessori, ambito professionale che l’ha reso famoso nel mondo intero.

Indubbiamente TheOneMilano farà un po’ da capofila per quanto riguarda le fiere della ripartenza. Come stanno andando l’organizzazione, le adesioni, la logistica per assicurare tranquillità ad espositori e visitatori? Le fiere della moda di settembre sono le prime in Italia ad aprire le porte dopo il lockdown. Sono un atto di coraggio, la dimostrazione della volontà di ripartenza. Organizzarle non è stato facile, anche se sicuramente il quartiere nelle quali si realizzano - Fiera Milano Rho - è una garanzia poichè l’attenzione alla sicurezza è altissima. Gli spazi sono grandi e saranno ovviamente tutti sanificati e costruiti secondo un layout che eviterà assembramenti. Gli ingressi sono regolati da biglietteria su prenotazione. Gli espositori sono coscienti e pronti a rispettare le regole, che sono le stesse che rispettano nelle loro aziende, visto che lo stand ne è di fatto un ponte verso l’esterno.

Come si svilupperà l’edizione in sinergia con Micam a settembre? Con Micam abbiamo inventato un nuovo modello di fiera, che per noi rappresenta il futuro, quello della “fiera diffusa”. In settembre TheOneMilano debutterà in versione Special featured by MICAM Milano, con selezionate capsule collection per consentire ai buyer di comporre un total look fatto di abbigliamento in pelle, tessuto e pelliccia completato con i migliori accessori del settore calzaturiero. Tutto ciò si è realizzato grazie a una sinergia profonda, simbolo del saper lavorare insieme per raggiungere il bene comune di un Italia che riparte attraverso le fiere e l’impegno di aziende e istituzioni. Con la “fiera diffusa” - che significa accompagnare le aziende a lavorare non solo sotto il cappello del proprio organizzatore, ma anche sotto quello di un altro ritenuto sinergico rispetto all’obiettivo prefissato - abbiamo fatto cadere l’ultimo tabù, la fiera chiusa in sè stessa, che ha lasciato il posto a un’esposizione dove gli espositori trovano il supporto di più expertise, tutte all’opera per fornire i loro migliori strumenti che, per TheOneMilano Special featured by MICAM Milano, si tradurranno nella possibilità di avere in un unico luogo un vero total look, dalla testa ai piedi. La nostra vision è quella di rimanere sempre al passo con i continui cambiamenti del panorama fieristico. Vogliamo continuare a offrire ai nostri clienti servizi sempre più completi, all’avanguardia e realizzare per loro strumenti sempre più utili e concreti per supportare le aziende e i buyer. >

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Questo sperimentato per la prima volta con Micam - un partner con cui lavoriamo da tempo e con cui ci accomuna l’essere fiere realizzate da associazioni di categoria aderenti a Confindustria Moda – è un modello che replicheremo con accordi che porteranno le nostre aziende a realizzare altre “fiere diffuse”: in primo luogo proprio con Micam, in appuntamenti esteri programmati per la fine dell’anno e per i primi mesi del 2021. Quali sono le caratteristiche peculiari del vostro progetto di fiera online www.alwaysonshow.com? “AlwaysOn Show” è una fiera digitale incentrata sul prodotto. Non abbiamo voluto effetti speciali, realtà aumentata e simili. Abbiamo voluto uno strumento che aiutasse i buyer nella selezione, nella ricerca e nel confronto tra più opzioni di acquisto. Tramite un sistema di filtri, il buyer cerca quello di cui ha bisogno: per stile, per prezzo, per tempi di consegna. In occasione dell’edizione di settembre lanceremo una app, con funzioni che miglioreranno il contatto tra buyer e azienda. Ci saranno i diversi linguaggi della comunicazione digitale: un Wall sul quale le aziende potranno liberamente caricare le loro immagini, per esprimere il loro concept di collezione, in una struttura che assomiglia a quella dei social. Ci sarà la riservatezza di un private showroom che consentirà agli espositori di caricare le foto dei modelli che vogliono tenere più riservati, a disposizione solo dei buyer che decideranno di ammettere in questo spazio riservato. Le novità saranno molte e davvero utilissime.

Norberto Albertalli is an international entrepreneur, active with charitable works and a football manager. He has been president of MIFUR since 1996 and afterwards of TheOneMilano, the most important international fur, outerwear and accessories exhibition, a professional environment that made him famous throughout the world. TheOneMilano will be among the “restart” fairs. How is the organisation, booking and logistics going to ensure a safe and smooth event for exhibitors and visitors? The fashion fairs in September are the first ones in Italy to open their doors after the lockdown. They are an act of courage, the demonstration of the willingness to restart. Organising them was not easy, although certainly the district in which they are held - Fiera Milano Rho - is a guarantee as the attention to safety is very high. The spaces are huge and will obviously all be sanitised and structured according to a layout that will avoid gatherings. Entrances are regulated by the ticket office through reservation. Exhibitors are aware and ready to respect the rules, which are the same they respect in their companies, since the booth could be considered in fact a bridge to the outside world.

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How will the edition develop in synergy with Micam in September? With Micam we have invented a new fair model, which for us represents the future, that of the “widespread fair”. In September, TheOneMilano will debut in the Special version featured by MICAM Milano, with selected capsule collections to allow buyers to compose a total look made of leather, fabric and fur clothing completed with the best accessories in the footwear sector. All this was achieved thanks to a profound synergy, a symbol of knowing how to work together to achieve the common good of an Italy that restarts through trade fairs and the commitment of companies and institutions. With the “widespread fair” - which means helping companies to work not just under the hat of one’s own organiser, but also under that of another one deemed synergistic with respect to the set goal - we have dropped the last taboo, a fair closed in itself, which has given way to an event where exhibitors find the support of multiple expertise, all at work to provide their best tools which, for TheOneMilano Special featured by MICAM Milano, will translate into the possibility of having a true total look, from head to toe, in only one place. Our vision is to always keep up with the constant changes in the trade fair landscape. We want to continue to offer our customers increasingly complete, cutting-edge services and create increasingly useful and concrete tools for them to support companies and buyers. This is a model, experimented for the first time with Micam - a partner with whom we have been working for some time and with whom we share the fact that we are organised by trade associations belonging to Confindustria Moda – that we will replicate with agreements that will lead our companies to create other “widespread fairs”: first of all with Micam, with international dates scheduled for the end of the year and for the first months of 2021. Which are the peculiar features of your www.alwaysonshow. com online fair project? “AlwaysOn Show” is a product-focused digital fair. We didn’t want special effects, augmented reality and the like. We wanted a tool that would help buyers in the selection, research and comparison of multiple purchasing options. Through a filter system, the buyer searches for what he needs: by style, by price, by delivery time. On the occasion of the September edition, we will launch an app with functions that will improve the contact between buyer and company. There will be the different languages of digital communication: a Wall on which companies can freely upload their images, to express their collection concept, in a structure that resembles the one of social networks. There will be the confidentiality of a private showroom that will allow exhibitors to upload photos of the models they want to keep more confidential, available only to buyers they decide to admit to this reserved space. There will be many, really useful novelties.


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a quasi un decennio presidente di AIP (Associazione Italiana Pellicceria), Roberto Scarpella vanta una profonda conoscenza del settore pellicceria anche a livello internazionale. Da anni è delegato AIP presso l’International Fur Trade Federation (la Federazione Internazionale del settore), nella quale ha ricoperto anche il prestigioso ruolo di Membro del Consiglio Direttivo. Come imprenditore è Amministratore Unico della MIB - Manifattura Italiana del Brembo, conceria leader del settore pellicceria. Può farmi un quadro della situazione attuale del settore pellicceria? Quello della pellicceria è un settore stagionale, legato alla moda inverno. Il covid ci ha colpiti nel momento delle fiere e delle vendite delle collezioni. L’impatto è stato pesante: i pochi ordini firmati negli stand - subito prima del lockdown - sono stati annullati. Di conseguenza la stima è quella di un calo del valore della produzione pesantissimo, dell’80 se non del 90%. L’anno scorso il valore della produzione è stato di 1 miliardo e 38 milioni di euro: solo alla fine del 2020 potremo davvero quantificare il danno.

Roberto Scarpella The future? Digitization and sustainability

A suo parere, quali sono in questo momento le preoccupazioni principali delle aziende associate? Quali sono le sfide più grandi? Le preoccupazioni maggiori sono legate all’andamento del mercato, già non facile prima della pandemia. Nonostante le difficoltà l’Italia restava il primo Paese europeo per esportazione di pellicce (seguito dalla Francia) e il secondo nel mondo (preceduto dalla Cina). I primi 5 Paesi di destinazione dell’export di pellicce italiane sono Hong Kong, Francia, Cina Continentale, Stati Uniti e Corea del Sud (la Russia è al settimo posto). La Cina sta cominciando a riprendersi, ma si tratta di un mercato che per distanza culturale per le nostre piccole imprese non è facile da aggredire. Prima della pandemia i risultati cominciavano però a vedersi: le pellicce italiane sono molto apprezzate per lo stile e la qualità delle lavorazioni. La Corea dimostra interesse per il nostro prodotto, ma a causa della pandemia sono state annullate sia la fiera che appoggiamo, La Moda Italiana a Seoul organizzatala da EMI, sia la fiera showroom organizzata da Mipel, che vedeva una bella presenza delle nostre aziende. Certamente le aziende hanno mantenuto i contatti con i buyer attraverso il digitale, ma purtroppo non è la stessa cosa. Come associazione di categoria, quali progetti avete in cantiere per sostenere il settore? Stiamo lavorando molto per accompagnare le aziende in un processo di digitalizzazione delle collezioni, assolutamente necessario per affrontare il presente. Stiamo preparando missioni in Paesi

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strategici per il nostro prodotto, come l’Ucraina e il Kazakistan (contando che le misure restrittive alla circolazione delle persone si attenuino). Stiamo lavorando “gomito a gomito” con le altre associazioni del settore moda che come noi aderiscono a Confindustria Moda per portare avanti un discorso di sistema. Lavoriamo con Confcommercio per sostenere i dettaglianti, anello debole perché “puniti” dal calo dei consumi. Stiamo, infine, lavorando sulla sostenibilità del nostro prodotto: nei primi mesi del 2021 sarà effettivo il progetto FurMark, un sistema di certificazione e di garanzia che darà al consumatore la certezza che la pelliccia che sta comperando è frutto di un lavoro che tiene conto del benessere degli animali, dell’ambiente e delle persone. Quali iniziative messe in campo dal governo pensate possano effettivamente aiutare il comparto moda (e nel contempo pellicceria) e quali, invece, secondo voi mancano? Sono sicuramente importantissimi i sostegni economici dati attraverso Simest per la partecipazione alle fiere, per la patrimonializzazione delle imprese e per la loro digitalizzazione. Manca, probabilmente, una maggiore spinta ai consumi: un bonus per l’acquisto di abbigliamento sarebbe ottimo, ma chiaramente non è una priorità in questo momento.

For almost a decade, president of AIP (Italian Fur Association), Roberto Scarpella boasts a deep knowledge of the fur sector also at an international level. For years he has been AIP delegate at the International Fur Trade Federation (the International Federation of the sector), in which he also held the prestigious role of Member of the Board of Directors. As an entrepreneur he is the Sole Director of MIB - Manifattura Italiana del Brembo, a leading tannery in the fur sector. Can you give me an overview of the current situation of the fur trade? Fur is a seasonal sector conntected to winter fashion. Covid hit us during fair times and collection sales. The impact was heavy: the few orders signed at the fair - just before the lockdown - were cancelled. The production value is therefore estimated to drop heavily by 80 if not 90%. Last year, the production value was 1 billion and 38 million euro: we will be able to really quantify the damage only by the end of 2020. In your opinion, what are the main concerns of member companies at the moment? What are the biggest challenges? The main concerns are related to the market trend, which was

tough already before the pandemic. Despite the difficulties, Italy remained the first European country for fur exports (followed by France) and the second one in the world (preceded by China). The top 5 destination countries for Italian fur exports are Hong Kong, France, Continental China, the United States and South Korea (Russia is in seventh place). China is beginning to recover, but due to its cultural distance, it is not easy for our small businesses to penetrate this market. Before the pandemic, however, the results were beginning to show: Italian furs were highly appreciated for the style and quality of the workmanship. Korea shows interest in our product, but due to the pandemic both the fair we support, La Moda Italiana in Seoul organised by EMI, and the showroom fair organised by Mipel, which saw a good presence of our companies, were cancelled. Companies have certainly contacted buyers through digital tools, but that’s not the same thing. As a trade association, what projects do you have on the go to support the sector? We are working hard to guide companies in the process of digitising their collections, which is absolutely necessary to face the present. We are preparing missions in strategic countries for our product, such as Ukraine and Kazakhstan (counting on the fact that the restrictive measures on the movement of people have been reduced). We are working side by side with other associations of the fashion sector which, like us, are part of Confindustria Moda, to carry out a systematic discussion. We work with Confcommercio to support retailers, the weak link because “penalised” by the drop in consumption. Finally, we are working on the sustainability of our product: the FurMarket project will take effect in the first months of 2021. It is a certification and guarantee system that will give the consumer the certainty that the fur he/she is buying is the result of a work that takes into account the welfare of animals, the environment and people. What initiatives implemented by the government do you think can actually help the fashion sector (and at the same time the fur one) and which ones, on the other hand, do you think are missing? The economic support given through Simest for the participation in trade fairs, for the capitalisation of companies and for their digitisation is certainly very important. Probably it is missing a greater boost to consumption: a bonus for the purchase of fashion items would be great, but clearly not a priority at the moment.

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INTERVIEW

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Alberto Cavalli The Métiers d’Art, the soul of Made in Italy

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Come è nata la Fondazione e cosa si propone? Nel 1995 Franco Cologni, figura leggendaria del mondo del lusso e della cultura, decide di creare una Fondazione non-profit a Milano, sua città natale, per lavorare sulla “cultura” del mestiere d’arte, sulla sua promozione e valorizzazione. Era sua convinzione che ogni vero cambiamento, non potesse non partire dalla cultura e che una rivoluzione nella percezione del “craft” non potesse non passare dalla cultura del bello, del ben fatto, dall’apprezzamento del lavoro di chi sa fare e di chi sa creare. La Fondazione Cologni promuove dunque iniziative culturali, scientifiche e divulgative per la tutela e la diffusione dei mestieri d’arte. Con le collane editoriali «Mestieri d’Arte» e «Ricerche» (Marsilio Editori) si propone di ricostruire storicamente la realtà di queste attività di eccellenza fino ai giorni nostri. Realizza il magazine «Mestieri d’Arte & Design. Crafts culture». Attraverso i tirocini formativi del progetto «Una Scuola, un Lavoro. Percorsi di Eccellenza» sostiene la formazione dei giovani nell’alto artigianato. Con il portale wellmade.it presenta una selezione dei migliori atelier artigiani italiani. Inoltre, ogni due anni la Fondazione assegna il titolo di MAM–Maestro d’Arte e Mestiere, mentre in partnership con la Michelangelo Foundation for Creativity and Craftsmanship, ha sviluppato il progetto «Homo Faber: Crafting a more human future» e organizza ogni anno, anche con Living Corriere della Sera, il progetto «Doppia Firma» in occasione del Salone del Mobile. Sostiene la cattedra di «Mestieri d’Arte e Bellezza Italiana» presso la facoltà di design del Politecnico di Milano e collabora con numerose istituzioni pubbliche e private per sviluppare iniziative culturali volte alla salvaguardia e alla promozione dei valori dell’alto artigianato. Perché ritenete che l’artigianalità e il saper fare, in particolare italiani, debbano essere protetti e tramandati? Il mestiere d’arte è un’attività di trasformazione creativa della materia che rappresenta la massima espressione consapevole di saper fare e saper creare. Prevede destrezza manuale, competenza artistica, capacità di interpretare il progetto, legame con il territorio, visione poetica dell’arte del fare. Per questo devono essere promossi, protetti e trasferiti nel futuro: perché anche se viviamo in un’era digitale, i nostri sogni sono ancora analogici. Abbiamo bisogno di oggetti meravigliosi che ci facciano sognare, che ci comunichino emozioni, che rappresentino una “differenza” in mezzo a tanta uniformità e omologazione. I mestieri d’arte sono un vantaggio competitivo straordinario per il nostro Paese: rappresentano una cultura dell’eccellenza che innerva tutti i settori per i quali il Made in Italy è famoso nel mondo. Senza i mestieri d’arte il Made in Italy sarebbe solo un’indicazione geografica. Infine, i mestieri d’arte rappresentano ancora una possibilità di impiego per giovani di talento che desiderano trasformare la loro passione in una professione. Secondo lei, per quale motivo i giovani non si avvicinano spontaneamente ai mestieri artigianali, spesso vere eccellenze del Made in Italy?

Molto spesso perché non li conoscono. Per questo è necessario portare avanti progetti concreti di sensibilizzazione e comunicare in maniera efficace. Fornire esempi concreti, lavorare sul desiderio di poter trasformare un talento in una professione e aiutare i giovani a scegliere il loro futuro partendo dalle loro abilità e dai loro sogni. A giugno, per esempio, abbiamo rilanciato il sito www.scuolemestieridarte.it, che presenta più di sessanta realtà formative legate ai mestieri d’arte d’eccellenza. Ogni anno promuoviamo tirocini formativi per giovani artigiani e con il sito www.well-made.it ci rivolgiamo ad una community che apprezza i mestieri d’arte e che li ricerca nel mondo digitale, usando un linguaggio vicino alle giovani generazioni. Occorre insomma cambiare il modo in cui i giovani guardano ai mestieri d’arte: dobbiamo far passare il messaggio che un lavoro artigianale di alto livello permette ogni giorno di imparare, scoprire, confrontarti con la creatività e il talento. Ritiene che l’emergenza Covid abbia modificato il rapporto dei consumatori con il mondo della moda e con i prodotti artigianali? In Italia lavorano alcuni grandissimi artigiani, o imprenditori dal cuore artigiano, che più che esecutori sono dei veri e propri interpreti in grado di entrare in sintonia con le esigenze creative dei Brand e dei direttori creativi; hanno la cultura e l’esperienza per comprendere i diversi progetti e le richieste più articolate; sanno porsi in dialogo con i creativi, trasformando l’input creativo in un prodotto magnifico, che rispetta e amplifica il DNA dei singoli marchi. Artigiani di questo tipo, che in Italia lavorano in tutti i settori della filiera della moda (dalla pelletteria al ricamo, dalla plissettatura alla modellistica) non si trovano dappertutto. Sono rari e preziosi. In futuro, credo che l’Italia dovrà sempre più competere su questo tipo di produzioni raffinate e di alto livello, dove al forte contenuto culturale si affianca una capacità realizzativa sostenibile, evoluta e flessibile. La capacità di unire una qualità “bespoke” a numeri importanti è sempre stata un fiore all’occhiello del nostro Paese, ed è ancora una volta emblema e simbolo di quella mentalità artigiana che non si tira indietro di fronte alle sfide. Come si legano artigianalità e tecnologia, ad esempio l’online? Il vero nemico dei mestieri d’arte non è la tecnologia, ma l’ignoranza. La tecnologia è uno strumento, e come tale deve essere utilizzato: la comunicazione digitale è fondamentale per presentare al meglio le attività artigianali, per raggiungere un nuovo pubblico, per parlare un linguaggio internazionale e accattivante. Il commercio elettronico può contribuire ad aprire nuovi mercati. Come tutte le sfide, anche la rivoluzione digitale va gestita mettendo al centro l’uomo con il suo talento: ci saranno sempre cose che le mani dell’uomo sapranno fare meglio di qualunque macchina. Le macchine ci aiutano a liberare tempo per essere più creativi, non per essere simili a loro – automi impersonali. >

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INTERVIEW

How did the Foundation come about and what does it propose? In 1995, Franco Cologni, a legendary figure in the world of luxury and culture, decided to create a non-profit organisation in his hometown of Milan dedicated to encouraging and promoting a “culture” of artistic crafts. He was convinced that all real change could only come about starting from culture and that a revolution in the perception of “craft” could only be achieved through the culture of the beautiful and well-made, and through the appreciation of the work of those who know how to do and those who know how to create. The Cologni Foundation accordingly promotes cultural and scientific initiatives and educational programmes for the promotion and protection of the artistic crafts. In the book series «Mestieri d’Arte» (Métiers d’Art) and «Ricerche» (Researches), published by Marsilio Editori, the reality of these activities par excellence is historically reconstructed all the way up to present-day times. Another publication of the Foundation is the «Mestieri d’Arte & Design. Crafts culture» magazine, while the apprenticeship programmes of the project «A School, a Job. Training to Excellence», provides support to the training of young people in high craftsmanship. With the well-made.it portal, it presents a selection of the very best Italian artisanal studios. Additionally, every two years, the Foundation grants the title of MAM–Maestro d’Arte e Mestiere (Master of Arts and Crafts), while in partnership with the Michelangelo Foundation for Creativity and Craftsmanship, it has developed the project «Homo Faber: Crafting a more human future». Moreover, every year it organises, together with Living Corriere della Sera, the «Doppia Firma» (Double Signature) project during the Salone del Mobile. It supports the «Mestieri d’Arte e Bellezza Italiana» (Metiers d’Art and Italian Beauty) in the Faculty of Design at the Politecnico of Milan, and it collaborates with numerous public and private institutions to develop cultural initiatives aimed at protecting and promoting the values of high craftsmanship. Why do you believe that craftsmanship and know-how, especially that which is Italian, must be preserved and passed down from one generation to the next? Artistic crafts are an activity of creatively transforming materials, which represent the maximum conscious expression of know-how and knowing how to create. They require manual skill, artistic expertise, the ability to interpret the project, ties with the territory, and a poetic vision of the art of doing. For this reason, they must be promoted, protected, and brought into the future: because even if we live in a digital age, our dreams are still analogical. We need wonderful objects that allows us to dream and which communicate emotions to us, representing a “difference” in the middle of so much uniformity and sameness. The artistic crafts are an extraordinary competitive advantage for our Country: they represent a culture par excellence that breathes life into all the sectors for which Made in Italy is famous worldwide. Without the artistic crafts, Made in Italy would only be a geographical indication. Finally, the artistic crafts continue to represent a possibility of employment for talented youths who would like to transform their passion into a profession.

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In your opinion, for what reason do many youths not show spontaneous interest in the artisanal arts, which are often genuine Made in Italy excellences? Quite often because they are unfamiliar with them. For this reason, it is necessary to move forward with concrete projects that raise awareness and communicate effectively by providing concrete examples, working on the desire that allows talent to be transformed into a profession, and helping youths choose their future by starting from their abilities and dreams. In June, for example, we relaunched the www.scuolemestieridarte.it website, which presents more than sixty training realities connected to the artistic crafts par excellence. Every year we promote apprenticeship programmes for young artisans, and with the www.well-made.it website, we address ourselves to a community that appreciates the artistic crafts and which looks for them in the digital world, by using a language that is closer to young generations. We must change the way in which youths look at the artistic crafts: we must send the message that every day a high-end artisanal job allows you to learn, discover, and interact with creativity and talent. Do you believe the Covid emergency has changed the relationship consumers have with the world of fashion and artisanal products? In Italy, it is possible to find some of the greatest artisans, or entrepreneurs with an artisanal heart, who more than representatives are bona fide interpreters capable of entering into a harmonious rapport with the creative needs of Brands and creative directors; they have the culture and experience to understand the different projects and the most complex demands; and they know how to interact with creative talents, transforming creative input into a magnificent product, which respects and amplifies the DNA of individual brands. Artisans of this kind, who in Italy work in all sectors of the fashion supply chain (from leather goods to embroidery, and from pleating to pattern making) cannot be found just anywhere. They are rare and precious. In the future, I believe that Italy should increasingly focus on this kind of sophisticated and high-end production, where the strong cultural content is flanked by the ability to be sustainable, flexible, and evolve. The ability to combine a “bespoke” quality with important numbers has always been the crowning achievement of our country, and it also represents the emblem and symbol of that artisanal mentality that never backs down when faced with a challenge. How are workmanship and technology linked, and what about the connection with online channels? The true enemy of the artistic crafts is not technology, but ignorance. Technology is a tool and it must be used as such: digital communication is fundamental in presenting artisanal activities, reaching a new public, and speaking an international language that is also engaging. E-commerce can contribute to open up new markets. Like all challenges, also the digital revolution must be managed by putting humanity with its talents at the centre: there are things that the hands of human beings will always be better at doing than any machine. Machines help us to free up our time so we can become more creative, and not more like them – impersonal robots.


XTI FOOTWEAR


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Giulio Di Sabato Best Showroom debuts

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a neonata associazione accorpa gli storici showroom multibrand di Milano con l’obiettivo di sviluppare strategie commerciali digitali in ausilio al comparto moda. Ne abbiamo parlato con Giulio Di Sabato, tra i membri fondatori e Presidente di Assomoda.

AFmag ha incontrato il Cavaliere Giulio Di Sabato, Presidente di Assomoda al suo terzo mandato - la storica e prestigiosa Associazione degli agenti e distributori che dal 1969 opera nei settori abbigliamento, calzature, pelletteria, accessori e articoli sportivi a livello nazionale e internazionale, nonché Presidente Onorario di Assotemporary - l’Associazione internazionale dei temporary shop e showroom. Umbro di nascita ma con imprinting americano per aver compiuto gli studi presso la Columbia University di New York, laureato in Scienze Politiche alla Western States University, dal 1988 guida Sari Spazio Fashion Showroom, uno dei più noti Showroom di Milano con un portafoglio di prestigiosi marchi italiani e internazionali. Noto distributore e talent scout, Giulio Di Sabato opera nel fashion business con passione e professionalità, soprattutto con l’estero (Medio ed Estremo Oriente, CSI & Russia e i Paesi dell’Est Europa) ed è diventato, recentemente, il responsabile acquisti del settore fashion di Greenland, una delle più grandi e importanti società cinesi. Ha saputo sviluppare negli anni un forte network distributivo in oltre 50 Paesi nel mondo, non solo di marchi di fama mondiale, ma anche di giovani brand, contribuendo al loro sviluppo. Membro della Camera Nazionale della moda italiana e Vicepresidente di Fnaarc, è oggi fondatore dell’Associazione Best Showroom insieme ad un team di colleghi titolari di storici showroom multibrand tra cui Francesco Casile di Casile & Casile Fashion Group, Mauro Galligari di Studio Zeta, e Gigliola Maule, di Zappieri Milano. Dalla sua sede milanese di via Cevedale ci accoglie con guanti e mascherina fantasia vichy per raccontarci il suo nuovo e ambizioso progetto.

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Come nasce Best Showroom e con quali obiettivi? L’idea è nata dopo la metà di marzo, in pieno lockdown e con le aziende della moda completamente paralizzate dalla crisi: abbiamo riflettuto sul futuro del comparto, cercando una spinta per sopperire allo stop degli acquisti da parte dei distributori, dei retailer e dei clienti finali. L’attuale situazione ha, infatti, cambiato i modelli di business in vari settori e più che in passato è diventato fondamentale ‘fare squadra’. Nel nostro caso, abbiamo pensato all’unione tra showroom accreditati sulla piazza di Milano, per operare congiuntamente nella ricerca di nuovi sbocchi commerciali e servizi per i clienti B2B. E’ nato così il progetto Best Showroom, che accoglie al suo interno realtà selezionate - attualmente una cinquantina -, ma con già ottime prospettive di crescita e una lista di attesa di circa 200 nomi. Di che cosa si tratta esattamente? Gli associati di Best Showroom sono supportati nell’utilizzo dei canali online, sia tramite la consulenza strategica e la condivisione di tecnologie per lo sviluppo individuale, sia attraverso l’utilizzo di una piattaforma digitale b2b comune sviluppata da WX Italia. Best Showroom nasce, inoltre, su una colonna portante che caratterizza il codice deontologico comportamentale stipulato con la Camera di Commercio, per favorire la digitalizzazione e l’onesta concorrenza obbligatoriamente condivisa. Come sono presentate ai buyer le collezioni, a cominciare dalla PE 2021? Best Showroom opera attraverso il proprio portale, che è stato lanciato con la campagna vendita della PE2021 il 6 luglio scorso: una sorta di fashion house digitale e market place, al cui interno sono disponibili una serie di servizi e informazioni condivise fra i diversi showroom. A livello strutturale, le collezioni di tutti gli showroom sono visibili online e i campionari sono fisicamente presenti nelle >


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sede di Milano, con un supporto diretto in streaming di un venditore specializzato. All’interno della piattaforma le linee merceologiche sono divise in sezioni e i venditori possono effettuare upload di articoli, inserire informazioni tecniche oppure prezzi per aiutare i buyer nella ricerca e negli acquisti. Anche i buyer esteri potranno facilmente rintracciare nella piattaforma gli showroom che hanno il mandato di vendita nei loro mercati e dunque operare facilmente e direttamente, selezionando le collezioni di abbigliamento e accessori di loro interesse e facendo ordini senza necessità di spostarsi. Lavorare già ad inizio stagione con questi presupposti ci lascia ipotizzare che circa il 50% degli ordini della PE 2021 potrà essere finalizzato proprio con modalità digitali. Possiamo arrivare in tutto il mondo semplicemente con un click! Pensa che il mondo della moda sia cambiato dopo l’esperienza Covid? Senza dubbio. Ho fatto di recente presente in occasione di un’intervista con un’importante emittente televisiva russa che i tempi della moda devono rallentare, prendendo le distanze dal ‘fast fashion’ e dal ‘see now buy now’ per riprendere in mano la struttura portante dell’attività produttiva del made in Italy. Le corse inutili legate all’uscita di capsule o precollezioni hanno nel tempo messo in secondo piano la reale manifattura e la qualità italiane, dando vita a prodotti con meno valore e che non sono più in grado di rispondere alle esigenze del cliente finale. Quali azioni ritiene siano necessarie per la ripartenza del comparto moda italiano? È necessario lavorare tutti insieme, e non mi riferisco solo a Best Showroom ma all’intera filiera, con dinamiche collettive che colleghino gli attori del retail come la Camera dei Buyer/Best Shop con la Camera Nazionale della Moda, il Governo e le associazioni di categoria. E’ necessario che la filiera sia compatta per trovare soluzioni comuni e fare in modo che l’uno non nuoccia all’altro. Questa è anche la filosofia che sta alla base di Best Showroom,associazione che si propone come una sorta di rappresentanza sindacale con l’obiettivo di portare all’attenzione del Governo e di Confindustria le richieste e le esigenze del comparto. Al contempo, stiamo preparando concretamente la fase 2 attraverso una campagna vendite che si terrà a Parigi il prossimo settembre. Abbiamo un piano ambizioso che contempla la realizzazione di una “fashion house” temporanea all’interno della quale i nostri associati potranno presentare tutte le loro collezioni, così da abbattere, grazie a finanziamenti europei e regionali, una parte dei costi di partecipazione. Il suo impegno in questo nuovo progetto coincide anche con una carica ufficiale che le è stata conferita dal Presidente Mat-

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tarella. Ci racconti meglio questa sorpresa. È stato un caso che ha coinciso con il lancio di Best Showroom. Mi ha fatto molto piacere ricevere l’onoreficenza dal Prefetto di Milano in cui si leggeva che il Presidente della Repubblica Mattarella, con decreto del 27 dicembre 2019, conferiva a personalità di spicco del panorama nazionale l’onoreficenza di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana. Dopo 30 anni di lavoro dedicati alla moda e alla crescita del settore, è stata una grande soddisfazione ma anche un incentivo a lavorare con ancora maggiore impegno nel supporto dei giovani designer e dei giovani agenti che si trovano ad operare in una realtà sempre più articolata e complessa. The newly founded association unites the historic multibrand showrooms of Milan with the aim of developing digital commercial strategies in support of the fashion industry. We spoke of this with Giulio Di Sabato, who is one of the founding members and President of Assomoda. AFmag met up with Cavaliere Giulio Di Sabato, who is now in his third term of office as President of Assomoda – the historic and prestigious Association of agents and distributors that has been operating in the apparel, footwear, leather goods, accessories and sporting goods industry on a national and international level since 1969, as well as the Honorary President of Assotemporary – the International Association of temporary shops and showrooms. Umbrian by birth, he is American in his influences and imprinting, thanks to his studies at Columbia University in New York and his degree in Political Sciences from Western States University. Since 1988, he has been at the head of the Sari Spazio Fashion Showroom, one of the most renowned Showrooms in Milan, with a portfolio of prestigious Italian and international brands. A well-known distributor and talent scout, Giulio Di Sabato, who works with both passion and professionalism in the fashion industry, with a special emphasis on international business (Middle and Far East, CIS & Russia, and Eastern European countries), recently became head purchaser of the fashion segment of Greenland, one of the largest and most important Chinese companies. Over the years, he has capably developed a strong distribution network in over 50 countries worldwide, not only of famous international brands, but also of younger brands, thereby contributing to their development. Member of the National Chamber of Italian Fashion and Vice President of Fnaarc, today he is founder of the Best Showroom Association together with a team of other owners of historic multibrand showrooms including Francesco Casile from Casile & Casile Fashion Group, Mauro Galligari from Studio Zeta, and Gigliola Maule from Zappieri Milano. From his headquarters of via Cevedale in Milan, he welcomes us with gloves and a gingham-printed mask to tell us about this new and ambitious project of his.


FOCUS What gave rise to Best Showroom and what are its aims? The idea was conceived in the second half of March during the emergency that resulted in the total lockdown, which completely paralyzed companies in the fashion industry: we reflected on the future of the industry, while trying to find a solution to the total halt in purchases by distributors, retailers, and end customers. The current situation has in fact changed business models in various sectors and more than in the past ‘teamwork’ has become fundamental. In our case, we thought about uniting accredited showrooms in Milan, so that we could jointly work towards identifying new commercial outlets and services for B2B customers. These are the origins of the Best Showroom project, which currently includes around fifty selected realties, with excellent prospects for growth and a waiting list of around 200 names. What exactly is it about? Best Showroom members are supported in their use of online channels, both through strategic consulting and shared technologies for individual development and through the use of a joint b2b digital platform developed by WX Italia. Best Showroom is also founded on the pillar that characterises the code of ethics stipulated with the Chamber of Commerce in favour of digitalisation and the fair business practices that are mandatory for all concerned. How are the collections presented to buyers, starting from SS 2021? Best Showroom operates through its own portal, which was launched with the SS2021 sales campaign this past 6 July: a kind of digital fashion house and marketplace, which makes a series of shared information and services available to the various showrooms. On a structural level, the collections of all the showrooms can be seen online and the samples are physically present in the Milan headquarters with the direct support in streaming of a specialised salesperson. On the platform, the lines of goods are divided into different sections and sales personnel can upload articles and insert technical information or prices to help buyers in their searches and purchases. Foreign buyers will also have the option of easily finding the showrooms on the platform with sales contracts for their markets, thereby making it easier to do business directly by selecting the collections of apparel and accessories of interest and placing their orders digitally. We believe that it will be possible to digitally finalize around 50% of SS 2021 orders by working with these available tools right at the beginning of the season. We can arrive all over the world with just a simple click!

Do you believe the fashion world has changed after the Covid emergency? Without a doubt. I recently declared in an interview with an important Russian TV station that the timing of fashion must slow down and take its distance from ‘fast fashion’ and ‘see now buy now’, so that it can once again take up the mantle of Made in Italy production. Over time, the useless race to get capsule or pre-collections out has put manufacturing and Italian quality in a secondary place of importance, giving life to products with less value, which are unable to reply to the needs of the final customer. What actions do you feel are necessary for the Italian fashion industry to restart? Everyone needs to work together, and I’m not just referring to Best Showroom, but to the entire supply chain, with dynamic collectives that connect players in retail like the Buyer/Best Shop Chamber with the National Chamber of Fashion, the Government and trade associations. The supply chain must be streamlined, so shared solutions that do not harm one another can be identified. This is also the philosophy at the heart of Best Showroom, the association that proposes itself as a sort of union representative with the aim of bringing the attention of the Government and the Confederation of Italian Industries to the needs and requirements of the industry. At the same time, we are preparing for phase 2 through an ad campaign that will be held in Paris this coming September. We have an ambitious plan that calls for the creation of a temporary “fashion house”, where our members will be able to present all their collections, so they can cut down on part of the costs of participation, thanks to European and regional financing. Your commitment to this new project also coincides with an official new appointment made by President Mattarella. Can you tell us about this surprise? It was something that just happened to coincide with the launching of Best Showroom. I was very happy to receive the honour bestowed upon me by the Milan Prefect, where President of the Republic Mattarella granted with the decree dated 27 December 2019 the honour of Cavaliere [Knight] of the Order of Merit of the Italian Republic to various leading figures on the national panorama. After 30 years of work dedicated to fashion and the sector’s growth, it was a great satisfaction but also an incentive to work with even greater effort in the support of young designers and young agents who find themselves doing business in a reality that is increasingly structured and complex.

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MUSEUM

The Villa Foscarini Rossi Shoe Museum

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l Museo della Calzatura di Villa Foscarini Rossi nasce nel 1995 dall’iniziativa di Luigino Rossi, imprenditore calzaturiero, con l’intento di appagare le sue tre più grandi passioni: le scarpe, l’arte e la sua terra. A tale scopo acquista il complesso architettonico seicentesco di Villa Foscarini, una dimora storica lungo le rive del fiume Brenta, progettata dallo Scamozzi e rimaneggiata nel corso del tempo da talentuosi architetti e decoratori. All’interno del corpo padronale viene collocata l’esposizione di 1500 modelli di calzature femminili di lusso, prodotti dalla manifattura Rossimoda dal 1947 ai giorni nostri, frutto delle sue collaborazioni con le più prestigiose case di moda del panorama internazionale (l’azienda nel corso del tempo ha lavorato per Christian Dior, Yves Saint Laurent, Givenchy, Ungaro, Christian Lacroix, Fendi, Emilio Pucci, Celine, Nicholas Kirkwood e molti altri). Accanto alla testimonianza dei successi imprenditoriali, trova degna collocazione una piccola ma preziosa raccolta di calzature antiche ed etniche, assortita dal fondatore nel corso degli anni, attraverso i suoi innumerevoli viaggi e le sue amicizie. L’esposizione racconta il percorso imprenditoriale della famiglia Rossi, giunta alla terza generazione e nel corso del tempo ha assunto un ruolo sempre più cruciale, poiché da “salotto buono” dell’azienda, dove condurre i clienti importanti si è elevato ad anello di congiunzione tra passato e futuro, da quando nel 2003 il gruppo finanziario del lusso LVMH ha acquisito la proprietà e il Museo si è assunto il compito fondamentale di mantenere integra l’identità dell’impresa, di conservarne la memoria e testimoniare la propria storia ai nuovi arrivati. Grazie alla sua unicità e alla sua posizione nel cuore del distretto della Riviera del Brenta (rinomato per la sua produzione di calzature femminili di lusso), svolge anche il compito di divulgare i “saperi” del territorio e di diffondere la conoscenza delle tradizioni di cui i calzaturieri sono gli eredi: le competenze acquisite dall’area, vantano origini illustri, testimoniate sin dal 1268, con la Scuola dei “Calegheri” veneziani, una confraternita di artigiani, che avevano l’oneroso compito di accontentare i desideri del patriziato veneziano, commercianti danarosi (e capricciosi...), che li spingevano a competere con il resto del mondo allora conosciuto, in una sorta di mercato globalizzato “ante litteram”, stimolandoli a creare prodotti sempre più preziosi e sofisticati; caratteristica che ancora oggi fa sì che la regione, con i suoi numerosi distretti, venga considerata dai gruppi del lusso, un bacino privilegiato per la fornitura di prodotti di pregio. L’intento della scelta espositiva è quello di documentare, attraverso l’accessorio “scarpa”, l’evoluzione del costume nella seconda metà del ‘900, fornendo uno spaccato della nostra storia, in cui le influenze sociali, economiche e culturali hanno indubbiamente lasciato il segno. A partire da settembre il Museo torna ad aprire le sue porte a tutti con i consueti orari. Per maggiori informazioni: www.museodellacalzatura.it

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MUSEUM

The Villa Foscarini Rossi Shoe Museum was founded in 1995 by Luigino Rossi - a footwear entrepreneur - with the aim of satisfying his three greatest passions: shoes, art and his homeland. For this purpose, he purchased the seventeenth-century architectural complex of Villa Foscarini, a historic residence along the banks of the Brenta river, designed by Scamozzi and refurbished over time by talented architects and decorators. Inside the main building is the exhibition of 1500 models of luxury women’s shoes, produced by the company Rossimoda from 1947 to the present day: the result of Rossi’s collaborations with the most prestigious fashion houses on the international scene, a small but precious collection of ancient and ethnic footwear, assorted by himself over the years. In 2003 the luxury finance group LVMH acquired the property, taking on the fundamental task of keeping the identity of the company intact and developing the Shoe Museum. Thanks to its uniqueness and its position in the heart of the Riviera del Brenta district (renowned for its production of luxury women’s shoes), the Museum also contributes to spreading the traditions that footwear manufacturers have been holding for centuries. Shoe making in the area dates back to 1268, with the School of the Venetian “Calegheri” (Shoemakers), a brotherhood of artisans, who had the onerous task of satisfying the wishes of the Venetian aristocracy, rich and capricious traders, who pushed them to compete with the rest of the world then known, in a sort of an “ante litteram” globalized market, stimulating them to create more and more precious and sophisticated products. Such a feature today still makes the region a privileged territory for the supply of quality products for luxury groups. The intent of the exhibition is to document in the light of shoemaking the evolution of costumes in the second half of the 20th century, providing an insight into our history, in which social, economic and cultural influences have undoubtedly left the sign. Starting from September, the Museum opens its doors again to everyone, with the usual opening hours. For more information: www.museodellacalzatura.it

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www.cortigiani.it - info@cortigiani.it

Preview S/S 2021

The Sartorial Luxury Sportswear


Fall/Winter 2020/21

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fashion

The Cathedral Another town, another train Refractory I found an angel on the bridges

Total look BRIONI Sunglasses MYKITA


The Cathedral Photos by Angelo Lanza Fashion by Luca Termine


Suit ANGELOS FRENTZOS Sunglasses BALENCIAGA Boots RARE


Coat ANGELOS FRENTZOS Sweater and trousers ANTONY MORATO Turtleneck ERMENEGILDO ZEGNA Sunglasses AIGNER Shoes CINZIA ARAIA




Sweater BRUNELLO CUCINELLI Shirt HAND PICKED Trousers ANGELOS FRENTZOS Watch AIGNER Shoes RARE



Suit SABATO RUSSO Shirt ANTONY MORATO Turtleneck ERMENEGILDO ZEGNA Belt AIGNER Bag C.P. COMPANY Shoes O’KEEFFE


Total look BRIONI Sunglasses MYKITA



“E quindi uscimmo a riveder le stelle” (Inferno XXXIV, 139 - Dante Alighieri)


Coat L.B.M. 1911 Jacket, trousers and turtleneck BOGLIOLI Shoes COLLEGE


Shearling coat TAGLIATORE Sweater and chain PENCE Trousers L.B.M. 1911 Shoes O’KEEFFE


Jacket DONDUP Trousers EMPORIO ARMANI Shirt AMERICAN VINTAGE Turtleneck and gloves ANTONY MORATO Shoes OFFICINE CREATIVE Photos by Angelo Lanza Fashion by Luca Termine Make-up: Imma Mennuti Photo assistant: Yadier Castro Piedra Styling assistant: Rachele Lisci Models: Sergio Amore and Omar Fall @ILoveModels - Milano


Jacket TAGLIATORE Shirt and trousers LEVI’S Turtleneck BALLY Bag ADRIANO MENEGHETTI Shoes BALDININI


Another town, another train Photos by Angelo Lanza Fashion by Luca Termine


Coat L.B.M. 1911 Hoodie AMERICAN VINTAGE Trousers DONDUP Braces ADRIANO MENEGHETTI Shoes O’KEEFFE


“Io trovo i miei versi intingendo il calamaio nel cielo� (Alda Merini)


Leather shirt, turtleneck, trousers and bag BALLY Shoes CHURCH’S Eyewear FRENCY & MERCURY



Sweater AMERICAN VINTAGE Watch HUGO BOSS


Jacket DONDUP Shirt LABO.ART Backpack LAMBORGHINI


Jacket, shirt and trousers PENCE Sunglasses MOSCOT Shoes and bag TOD’S


Bag AIGNER Shoes COLLEGE



Sweater AMERICAN VINTAGE Trousers PENCE Shoes ARZANÀ VENETO Photos by Angelo Lanza Fashion by Luca Termine Grooming: Imma Mennuti Photo assistant: Yadier Castro Piedra Styling assistant: Giacomo Saravalli and Rachele Lisci Model: Vasilij Tempestilli @ILoveModels - Milano


Refractory Photos by Angelo Lanza Fashion by Luca Termine


Coat MANUEL RITZ Jacket CARLO PIGNATELLI Sweater WOOLRICH T-shirt PALM ANGELS Trousers ANTONY MORATO Boots MEMENTOLL


Total Look ICEBERG Pouch CP COMPANY Eyewear MYKITA Shoes LUMBERJACK



Coat MANUEL RITZ Top and trousers LE TASCA Shoes LAMBORGHINI

Trousers LE TASCA Shoes LEVI’S


Jacket LAMBORGHINI Top and trousers LE TASCA Eyewear MYKITA


Total Look CUSTO BARCELONA



Sweater, trousers and shoes ANTONY MORATO Hoodie AMERICAN VINTAGE Eyewear ETNIA BARCELONA


Trousers ICEBERG Shoes LEVI’S

T-shirt PALM ANGELS Backpack ADD


Trousers KAPPA KONTROLL Shoes ANTONY MORATO

Sneakers ASICS GEL x Luisaviaroma


Quilted jacket, trousers and scarf KAPPA KONTROLL Turtleneck sweater LARDINI Hat STETSON

Photos by Angelo Lanza Fashion by Luca Termine Make-up: Imma Mennuti Photo assistant: Yadier Castro Piedra Styling assistant: Rachele Lisci Models: Lurie Harding and Federico Novello @ILoveModels - Milano


“Non ti accorgi Diavolo, che tu sei bella come un Angelo� (Giacomo Leopardi)


I found an angel on the bridges Photos by Angelo Lanza Fashion by Luca Termine

Jacket MRZ Top and trousers MARYLING Bag OZY Milano Sunglasses SAINT LAURENT Shoes SEBASTIAN


Jumpsuit TRUSSARDI Sunglasses MYKITA for Maison Margiela Bag BALLY Shoes RICAGNO


Trench and bag TORY BURCH Jacket and trousers PIERANTONIO GASPARI Shoes BALLY



Up: Turtleneck PATRIZIA PEPE Bag AIGNER Left: Jacket and trousers DONDUP Shirt LIU-JO Culotte UNO CASHMERE Sunglasses BOTTEGA VE


Fur MATTEO PERIN Jacket, turtleneck and trousers LIU-JO Sunglasses DEA LORETO Shoes RICAGNO


Jumper EDWARD ACHOUR PARIS Trousers GUY LAROUCHE Bag MRZ Sunglasses BALENCIAGA Shoes D MILANO


Jumpsuit TRUSSARDI Shoes ARZANÀ VENETO


Fur IDA LOU Total look GENNY


Jacket GENNY Turtleneck PATRIZIA PEPE Trousers FUTURA Shoes D MILANO


Fur and trousers LES COPAINS Shirt FABIANA FERRI Bag ABSIDEM Jewelry RANCANGELO Shoes BALLY


Fur TAGLIATORE Jacket and trousers FABIANA FERRI Leotard ELISABETTA SAMMARCO Bag PLINIO VISONÀ Sunglasses GUCCI Shoes GENNY


Fur TAGLIATORE Jacket FABIANA FERRI Leotard ELISABETTA SAMMARCO Sunglasses GUCCI Jewelry RANCANGELO Photos by Angelo Lanza Fashion by Luca Termine Grooming: Imma Mennuti Photo assistant: Yadier Castro Piedra Styling assistant: Giacomo Saravalli and Rachele Lisci Model: Micaela Soto @2MorrowModels - Milano


FEDERATION FRANCAIS


Eroi della manifattura Italiana

Drawing by Joe Colosimo

focus


LIU JO

Liu Jo’s revolution: the beauty to recount

MAURIZIO CROCERI

Eli srl CEO and shareholder Civitanova Marche (MC)


ph. Ivan Siggillino


R

isale al 2016 la joint venture, dedicata alle calzature, che ha portato alla nascita di Eli srl. Una società che, dopo appena 4 anni di lavoro, ha raggiunto un fatturato di 36 milioni di euro nel 2019, e ha prodotto un milione di

paia di scarpe. Eli prende vita con lo scopo di realizzare una sinergia profonda fra lo stile inconfondibile del famoso, rinomato e italianissimo marchio Liu Jo e l’expertise e la tradizione manifatturiera di un distretto calzaturiero d’eccellenza, come quello marchigiano. Oggi, Eli gestisce il design, lo sviluppo, la produzione e la distribuzione delle collezioni di calzature a marchio Liu Jo. Ne parliamo con Maurizio Croceri, amministratore delegato e shareholder dell’azienda Eli. Cosa c’è stato nella tua vita prima di Eli srl? “Sono cresciuto in uno dei poli produttivi calzaturieri più importanti del mondo, Le Marche. Qui ho imparato a conoscere il duro lavoro di imprenditori e artigiani capaci di progettare e realizzare prodotti destinati a diventare icone di eccellenza italiana nel mondo. Dal 2003, dopo un percorso di crescita professionale aziendale, ho iniziato la mia avventura nel mondo moda accessori. Nel 2007 ho intrapreso la carriera di imprenditore con una mia azienda, con brand di proprietà e in licenza.”

Specifichiamo la tipologia di prodotti che realizzate e il target a cui vi riferite. “Il progetto è nato per esaltare la femminilità in tutte le sue forme e per tutte le età. Il target del brand è sia la bimba che la donna, spaziando su collezioni che vanno dal mood active (collezione sport) a quello più chic (My Liu Jo Essential) e glamour (Dress). Fra qualche mese, sul nostro sito, sarà inoltre possibile personalizzare le proprie sneaker: a partire da un modello bianco si potranno scegliere sfumature di colore, applicazioni di borchie e minuterie, lacci, charm, scritte e iniziali”. Quali sono i modelli in cui emerge maggiormente l’aspetto artigianale e manifatturiero? “La linea più alta delle collezioni My Liu Jo Essential, una proposta Made in Italy in cui poniamo la massima attenzione all’aspetto artigianale. Si compone di modelli passepartout che vivono a prescindere dalla stagione e che sono declinati in un’ampia palette di colori e materiali”. Se fossi uno dei tuoi stilisti, quali indicazioni mi daresti? “Di non pensare a fare una collezione, ma a sviluppare un progetto verticale che abbia tutti gli elementi per essere vincente. Ritengo inutile disperdere le energie realizzando collezioni enormi. Preferisco focalizzare l’attenzione su poche strutture, testare le nostre novità su dei focus group che ci diano riscontri chiari su trend e desiderata, e solo allora


produrre calzature attorno cui costruire un marketing e una comunicazione forte. Questo modo di lavorare ti consente, fra l’altro, di poter fornire un ottimo servizio alla rete vendita. Ovviamente, alla base di tutto, ci deve essere un prodotto bello e impeccabile. Per questo ci siamo anche dotati di un laboratorio interno che ci consente di ragionare molto più velocemente sulle varie proposte che vogliamo sviluppare”. Dove producete e come scegliete i vostri fornitori? “Abbiamo una produzione diffusa nel mondo e selezioniamo i fornitori con cura, in base alle esigenze del prodotto specifico. È una strategia molto ponderata la nostra. Non ci siamo volutamente dotati di una struttura produttiva interna per poter essere molto veloci e flessibili nel nostro approccio al mercato. Questa idea ci consente anche di non avere limiti produttivi”. A quante persone date lavoro? “La Eli conta circa 50 dipendenti interni, 20 consulenti esterni e l’indotto, in generale, annovera dalle 300 alle 500 persone circa”. Quale strategia distributiva utilizzate? “Multicanale. Anche in questo caso credo non si possa che essere flessibili e percorrere ogni strada possibile affinché il consumatore trovi con facilità il tuo prodotto. Analizziamo attentamente i singoli canali di vendita, valutandone le po-

tenzialità, in modo da proporre sempre un’offerta adeguata, veicolata da persone preparate o da una comunicazione esaustiva, che spieghi nascita e senso di ogni progetto”. Su quali piazze vendete? “Il progetto Liu Jo Shoes si sviluppa per il 60% sui mercati esteri e per il 40% in Italia. L’estero ha un trend di crescita in continuo aumento, stagione dopo stagione. L’Europa occidentale rappresenta attualmente il principale market share. Al tempo stesso registriamo una crescita importante nell’area ex Urss. L’Asia (in particolare la Corea) è sicuramente la piazza di maggiore prospettiva per il futuro. Con la SS21 sono partiti nuovi progetti di sviluppo in Africa e Centro/Sud America”. Quale il canale di vendita che vi sta dando migliori soddisfazioni? “L’online, che cresce a doppia cifra. Anche in questo caso avere delle strutture di collezione ben definite e non dispersive, studiate in ogni dettaglio e industrializzate con estrema cura, aiuta a sfruttare al massimo questo canale e a ridurre i resi. Se un cliente apprezza un tuo modello e una tua calzata e la ritrova costante nel tempo, sarà più facile per lui ordinare online il prossimo paio. Anche il Wholesale, dove grazie alla fiducia di alcuni partner, tra i player più importanti del settore, stiamo crescendo in maniera importante per quantità e qualità”.


Rivoluzione digitale. Quali le vostre iniziative? “Guardando sempre verso l’innovazione e la digitalizzazione, l’ultimo investimento importante è stato il Private Showroom: un’area virtuale tailor-made a cui il cliente può accedere, con il supporto della nostra rete vendita, e costruire una proposta personalizzata per il proprio consumatore”. Tema sostenibilità. Per voi è importante? “Oggi è per noi uno dei valori più forti e pervasivi. Creare un prodotto nel rispetto dell’ambiente, non solo è un dovere, ma una scelta etica necessaria che ogni azienda dovrebbe perseguire per tutelare e preservare il pianeta in cui viviamo. È per questo che stiamo lavorando su nuovi prodotti realizzati in materiali organici certificati e rigenerati a partire da materie prime sostenibili. Combinazione di glamour, comfort e tutela dell’ambiente. Un primo passo nel lungo percorso all’insegna della sostenibilità, che aprirà la strada a molti altri progetti green”. Quali iniziative avete in cantiere per il futuro? “Siamo già al lavoro su progetti di collaborazione a tutto tondo con YouTuber e Influencer. In sinergia con loro, nel rispetto dei valori del brand, stiamo immaginando capsule di prodotto dedicate ai loro followers, nelle quali possano riconoscersi e sentirsi parte del progetto stesso. Vogliamo regalare a tutte le Liu Jo lovers, grandi o piccole che siano, un’esperienza unica di brand”.

The joint venture dedicated to footwear dates back to 2016 and led to the birth of Eli srl. A company that, after only 4 years of work, achieved a turnover of 36 million euro producing one million pairs of shoes in 2019. Eli comes to life with the aim of creating a profound synergy between the unmistakable style of the famous, renowned and very Italian Liu Jo brand and the expertise and manufacturing tradition of a footwear district of excellence, like the one of the Marche region. Today, Eli manages the design, development, production and distribution of the Liu Jo branded footwear collections. We talk about it with Maurizio Croceri, CEO and shareholder of Eli company. What has there been in your life before Eli srl? “I grew up in one of the most important footwear production district in the world, the Marche region. Here, I learned about the hard work of entrepreneurs and artisans capable of designing and manufacturing products destined to become icons of Italian excellence in the world. Since 2003, after a path of professional corporate growth, I started my adventure in the world of fashion accessories. And in 2007 the career as an entrepreneur with my own company, with owned and licensed brands”. Please specify the type of products you make and the target you refer to. “The project was founded to enhance femininity in all its forms


and for all ages. Both girls and women are the brand’s target, ranging from active mood (sport collection) to more chic (My Liu Jo Essential) and glamorous (Dress) collections. In a few months it will also be possible to customise sneakers on our website: starting from a white model you can choose colour shades, applications of studs and small parts, laces, charms, writings and initials”. What are the models in which the artisanal and manufacturing aspect emerges most? “The highest line of the My Liu Jo Essential collections, a Made in Italy proposal in which we pay the utmost attention to the artisan aspect. It consists of passe-partout models that live regardless of the season and that are declined in a wide palette of colours and materials”. If I were one of your stylists, what tips would you give me? “Not to think about making a collection, but about developing a vertical project that has all the elements to be successful. I find it useless to waste energy by creating huge collections. I prefer to focus attention on a few structures, test our novelties on focus groups that give us clear feedback on trends and desires, and only then produce footwear around which to build strong marketing and communication. This way of working allows you, among other things, to be able to provide an excellent service to the sales network. There must obviously be a beautiful and flawless product at the basis of everything. This is why we also equipped ourselves with an internal laboratory

that allows us to think much faster on the various proposals we want to develop”. Where do you produce and how do you choose your suppliers? “We have a widespread production in the world and we select suppliers with care, based on the needs of the specific product. Ours is an extremely focused strategy. We deliberately avoided equipping ourselves with an internal production structure in order to be very fast and flexible in our approach to the market. This idea also enables us not to have production limits”. How many people do you employ? “Eli has around 50 internal employees, 20 external consultants and, in general, between 300 and 500 people indirectly in our partners’ factories”. What distribution strategy do you apply? “Multichannel. Also in this case I believe that we cannot but be flexible taking every possible path so that the consumer can easily find our product. We carefully analyse individual sales channels, evaluating their potential, in order to always propose an adequate offer, conveyed by trained people or by a thorough communication, which explains the birth and meaning of each project”. On which market squares do you sell? “The Liu Jo Shoes project develops 60% on foreign markets


and 40% in Italy. Foreign countries have a growing trend that is increasing season after season. Western Europe currently represents the main market share. At the same time, we are experiencing significant growth in the former USSR area. Asia (Korea in particular) is certainly the place with the best prospects for the future. New development projects have started in Africa and Central/South America with the SS21”. What sales channel is giving you major satisfaction? “Online, which is growing in double digits. Also in this case, having well-defined and non-dispersive collection structures, studied in every detail and industrialised with extreme care, helps to make the most of this channel and reduce returns. If a customer appreciates your model and your fit and finds it constant over time, it will be easier for him to order the next pair online. Also Wholesale, where thanks to the trust of some partners, among the most important players in the sector, we are growing significantly in terms of quantity and quality”. Digital revolution. What are your initiatives? “Always looking towards innovation and digitisation, the last important investment was the Private Showroom: a tailor-

made virtual area that the customer can access, with the support of our sales network, to build a personalised proposal for his own consumer. Sustainability theme. Is it important to you? “Today it is one of the strongest and most pervasive values for us. Creating a product that respects the environment is not only a duty, but a necessary ethical choice that every company should pursue to protect and preserve the planet we live on. This is why we are working on new products made of certified organic materials and regenerated from sustainable raw materials. A combination of glamour, comfort and environmental protection. A first step in the long path of sustainability, which will pave the way for many other green projects”. What initiatives do you have in the pipeline for the future? “We are already working on all-round collaboration projects with YouTubers and Influencers. In synergy with them, respecting the brand values, we are imagining product capsules dedicated to their followers, where they can recognise themselves and feel part of the project itself. We want to give all, young and old, Liu Jo lovers a unique brand experience.




RANCANGELO creativity and inventiveness to overcome difficulties

PIETRO RANCAN

Titolare, insieme al fratello Dario, e Direttore Commerciale Rancangelo

Trissino (VI)


Design e innovazione vivono insieme come mai prima d’ora”. Un motto che già dice molto dell’approccio al prezioso mondo del gioiello di questa azienda veneta fondata il 25 settembre del 1960 da Angelo Rancan. Una realtà tutta italiana in cui computer e macchinari hi-tech convivono con l’esperienza di artigiani in grado di forgiare i dettagli unici di opere di oreficeria e pelletteria che sanno di lusso e qualità estrema. È Pietro Rancan, co-proprietario dell’azienda di famiglia insieme al fratello Dario, a guidarci attraverso storia, tradizione e innovazione di Rancangelo. Come è stato ereditare l’azienda di famiglia? Ne sei felice o avevi altri sogni? “Molto naturale, anche perché sono nato e cresciuto in azienda. Ho iniziato a lavorare in fabbrica a 14 anni, imparando tutte le varie lavorazioni. Mio padre, notando il mio estro creativo, mi assegnò alla diamantatura, dove anche la fantasia gioca un ruolo importante. Non c’è mai stato spazio per altri sogni, e sono contento così: la mia attività è sempre stata al centro della mia vita”. Come si struttura il tuo processo creativo? Quale l’obiettivo a cui tendi? “Mi affido molto all’immaginazione. E dormo poco. Di notte mi piace elaborare le mie intuizioni, pensare a come realizzarle, e quasi sempre, di giorno, mi rendo conto di aver intrapreso la strada giusta.

Da sempre il mio scopo è realizzare gioielli unici nel loro genere. È per questo che nella mia carriera ho depositato così tanti brevetti (26 internazionali). A partire dall’Omega duo, un gioiello reversibile, prodotto tramite l’unione di 2 diverse colorazioni del metallo e con diverse finiture, che permettono di avere due gioielli in uno. Nato nel 1999 è stato modello di punta e identificativo dell’azienda per molti anni. Quando lo presentammo per la prima volta in fiera a Vicenza si creò una fila lunghissima di clienti fuori dallo stand e raccogliemmo 12 quintali di ordinativi. Rappresentava una completa novità per il mercato. Questo è quello a cui miro quando creo un nuovo gioiello, perché è proprio il riuscire a concretizzare una mia fantasia a regalarmi le migliori soddisfazioni”. Altri gioielli iconici delle vostre collezioni? “Abbiamo realizzato la nostra proposta di occhiali d’oro contraddistinta da un altro brevetto depositato nel 2003: un’asta rivestita d’oro, realizzata in un materiale resistente ma con memoria di forma, quindi flessibile. Un altro esempio è la linea Princess della quale il Masterpiece è composto da 5 mila pezzi montati a mano per cui è necessaria un’intera settimana di lavoro”. Quali le maggiori difficoltà che incontrate sul mercato? “È un punto che si lega al precedente: l’impossibilità di difendere la proprietà intellettuale delle proprie creazioni, per lungaggini burocratiche e investimenti che bisognerebbe affrontare. Viviamo in un mondo in cui le idee originali vengono cannibalizzate da altri”.


Come è strutturata la vostra offerta di prodotti? “Abbiamo tre marchi di proprietà. Rancangelo si occupa di oreficeria tradizionale, in cui l’oro è protagonista e le lavorazioni sono quasi esclusivamente artigianali. Per Dario & Peter sviluppiamo gioielli che uniscono ai metalli preziosi quarzi e pietre naturali, che compriamo direttamente in miniera e tagliamo internamente, così da raggiungere creatività e unicità di design. L’ultima linea abbina, invece, dettagli gioiello alla pelle - del resto lavoriamo in un distretto famoso non solo per il gioiello, ma anche per i prestigiosi pellami - dando vita a collezioni di borse molto esclusive”.

“Design and innovation go hand in hand like never before”. A motto that is already saying a lot about the approach to the precious world of jewelery of this Venetian company founded on 25 September 1960 by Angelo Rancan. An all-Italian reality, where computers and hi-tech machinery coexist with the experience of craftsmen who are able to forge unique details of gold and leather goods that taste of luxury and extreme quality. Pietro Rancan, co-owner of the family business together with his brother Dario, guides us through the history, tradition and innovation of Rancangelo.

Dove avviene la produzione? “Produciamo tutto in Italia. La forza del nostro made in Italy è nella nostra abilità di realizzare l’inedito, il nuovo. Di dare vita a oggetti belli che prima non esistevano. A cui si aggiunge la nostra attitudine a inventare nuovi macchinari in grado di sviluppare le nostre idee originali, oltre alla capacità di far bene le cose che pensiamo e la passione per la cura dei dettagli che rendono unico ogni gioiello. Il che implica anche una buona organizzazione all’interno dell’azienda. Questo insieme di fattori può essere scopiazzato, ma è molto difficile da replicare nella sua peculiarità. Questo è il Made in Italy”.

What was it like to inherit the family business? Are you happy about that or did you have other dreams? “It was very natural, also because I was born and raised in the company. I started working in the factory at 14, learning all the various processes. My father, noticing my creative flair, assigned me to diamond polishing, where even imagination plays an important role. There has never been room for other dreams, and I’m happy with that: my business has always been at the centre of my life”..

Come organizzate la distribuzione dei vostri articoli? “Fino ad ora in modo tradizionale, partecipando a fiere di settore e affidandoci alla rete di agenti. È imminente, però, il lancio del nostro e-commerce. Un canale di vendita in cui credo molto”.

How is your creative process structured? What is the goal you are aiming for? “I heavily relay on imagination. And I sleep little. At night I like to work out my intuitions, thinking about how to pursue them, and during the day I almost always realise that I have taken the right path. My goal has always been to make unique jewels of their


kind. This is why I have filed so many (26 international) patents in my career. Starting from the Omega duo, a reversible jewel, produced by combining 2 different metal colours and with different finishes, which allow you to have two jewels in one. Created in 1999, it has been the flagship model and company identification for many years. When we presented it for the first time at the Vicenza fair, a very long queue of customers had formed outside the stand and we collected 12 quintals of orders. It represented a complete novelty for the market. This is what I aim for when I create a new jewel, because it is exactly being able to fulfill my fantasy that gives me the best satisfaction”. Any other iconic jewel in your collections? We created our proposal of gold eyewear distinguished by another patent filed in 2003: a gold-coated shaft, made of a resistant material but with shape memory, and therefore flexible. Another example is the Princess line, the Masterpiece of which is made up of 5,000 hand assembled pieces that required a whole week of work”. What are the main difficulties you encounter on the market? “This point is connected to the previous one: the impossibility of defending the intellectual property of one’s creations, due to bureucratic delays and investments that should be undertaken. We live in a world where original ideas are cannibalised by others”.

How is your product offer structured? “We have three proprietary brands. Rancangelo deals with traditional jewellery, where gold is the protagonist and pieces are almost exclusively handcrafted. For Dario&Peter we develop jewels that combine quartz and natural stones with precious metals, which we buy directly in the mine and cut internally, so as to achieve creativity and unique designs. The latest line, on the other hand, combines jewel details with leather - after all we work in a district famous not only for jewellery, but also for prestigious leathers - giving life to very exclusive bag collections”. Where does the production take place? “Everything is produced in Italy. The strength of our made in Italy lies in our ability to create originals, new items. Giving life to beautiful objects that did not exist before. To this is added our ability to invent new machinery capable of developing our original ideas, as well as the ability to do well the things we think about and the passion for attention to detail that make each jewel unique. This also implies a good organisation within the company. This combination of factors can be copied, but is very hard to replicate in its peculiarity. This is Made in Italy”. How do you organise the distribution of your items? “Until now in the traditional way, participating in trade fairs and relying on the network of agents. However, the launch of our e-commerce is imminent. A sales channel I strongly believe in”.




ARZANÀ VENETO The emotion of Italian tradition

CRISTIAN BERTI Titolare e Direttore Commerciale Arzanà Veneto San Martino Buon Albergo (VR)


In un mondo in cui tutto diventa massificato, vogliamo riportare il desiderio di essere fieramente distinti”. Così si presenta questo marchio 100% made in Italy, mix fra storia e artigianalità. Un brand di calzature legato al concetto di perfezione stilistica e votato al lusso. Le sue scarpe raccontano i valori culturali del cuore pulsante della città di Venezia, che stupì per secoli il mondo: l’Arsenale. La più grande fabbrica di navi a livello internazionale. Stiamo parlando di Arzanà Veneto, anche semplicemente detto AV, un marchio che narra i valori della contaminazione storica: artigianato esclusivo, indomita volontà di “dare il meglio perché abbiamo bisogno del meglio”. Parliamo di Arzanà Veneto con Cristian Berti, proprietario e fondatore del brand, che abbiamo incontrato nello showroom di Moro & Co. (Villafranca di Verona) che segue lo sviluppo delle collezioni AV. Come sei arrivato al mondo della calzatura? “Vengo da una famiglia di imprenditori in ambito meccanico, ma la vita mi ha condotto a fare delle scelte diverse e così sono entrato nel mondo della calzatura 20 anni fa. Quali sono i punti di riferimento a cui ti ispiri? “Mi è sempre piaciuta l’essenzialità, uno stile pulito e senza tanti fronzoli. Perciò il gusto di Armani mi appassiona da sempre: poter essere eleganti senza per forza dover esibire la propria eleganza. Ad Armani affianco Burberry e il suo trench intramontabile, archetipo di quei prodotti che sopravvivono al tempo e riescono a creare storie lunghe dei decenni”.

Quale il vostro target di riferimento? “Ce lo immaginiamo come un uomo cultore dell’arte e del bello, che rifugge gli standard, e cerca calzature che possano collocarsi al di fuori di percorsi già tracciati. Al tempo stesso, una persona che vuole un prodotto funzionale, che faccia bene il suo mestiere. Le nostre parole chiave sono, quindi, Arte e Uso. Vogliamo che entrambi i concetti siano presenti nelle nostre scarpe”. I vostri prodotti devono molto alla manifattura. Ha ancora senso un prodotto realizzato grazie al saper fare di un artigiano in un mondo che sembra, in realtà, più rassicurato dall’omologazione e dalla ‘perfezione’ di prodotti di massa tutti esattamente identici fra loro? “Credo sia una questione di ciclicità. Gli anni ‘90 e ‘00 hanno condotto a un eccesso di standardizzazione attraverso cui le persone si sentono più accettate e integrate nelle tribù urbane che i grandi brand sono stati abili a costruire. Noi siamo convinti che sia più gustoso, invece, poter ritrovare la bellezza della diversità che inevitabilmente ti conduce a riscoprire l’unicità di ciascuno. E, quando qualcosa è unico, è di per sé anche prezioso”. Quali sono le caratteristiche peculiari che un approccio artigianale porta nelle vostre calzature? “Intanto abbiamo voluto complicarci subito la vita distanziandoci da quelle che sono considerate lavorazioni ‘normali’ e abbiamo optato per una costruzione Good Year (con una


suola realizzata accoppiando diversi strati di cuoio poi cuciti insieme alla tomaia). Grazie a questa lavorazione, la scarpa diventa quasi eterna, pressoché indistruttibile. Dopodiché abbiamo optato per pellami italiani, ottenuti da concia vegetale, e applichiamo alle nostre tomaie la ‘borellatura’: una volta preparata la tomaia, questa viene messa in una sorta di bagno di pietre pomice che vanno a scorzare la parte esterna del pellame. Si ottiene, così, un particolarissimo effetto vintage che regala a ogni paio quell’unicità di cui parlavamo prima. Infine, dedichiamo molta attenzione al gambetto. È la nostra tela d’artista su cui oggi può campeggiare un tessuto militare, domani sostituito da un pellame dipinto a mano o stampato con qualche disegnatura particolare. È l’elemento che caratterizza il modello stagione dopo stagione”. Quanto tempo occorre perché una calzatura made in Italy come la vostra veda la luce? “L’intero ciclo, a partire dalla preziosa lavorazione dei pellami, richiede circa 28 giorni. Un’attenzione ai dettagli che solo noi italiani siamo in grado di assicurare e che ci prendiamo il rischio di realizzare. Io credo tantissimo proprio in questo tipo di made in Italy che si affida al genio italiano a partire dall’idea e dai materiali, fino ad arrivare al montaggio e all’inscatolamento”. Come scegliete i vostri fornitori? “Per la tipologia di prodotto che facciamo non cerchiamo real-

tà industriali super strutturate, ma calzaturifici che ci possano garantire un tocco artigianale. In un momento come l’attuale, inoltre, è anche importante trovare fornitori che possano lavorare su lotti minimi. È cruciale poter gestire con la massima oculatezza distribuzione e magazzino, oltre che avere la possibilità di rinnovare il prodotto ogni volta ce ne sia necessità. Tra l’altro mi piace l’idea di essere dalla parte delle realtà più piccole, anche perché sono convinto che l’Italia sia diventata grande nel mondo proprio grazie ai piccoli”. Qual è la vostra strategia distributiva? “Mi sono reso conto dell’importanza sempre più stringente di ridurre la distanza tra il marchio e il consumatore. Perciò abbiamo investito in un e-commerce di ultima generazione che ci consentirà di coinvolgere chi acquista le nostre scarpe nei nostri processi decisionali. Ho già toccato con mano che chi si innamora di un brand desidera partecipare alla sua crescita, arriva a scriverti e suggerirti come poter fare meglio. Lavorando su e-commerce e social media puoi ottenere questa particolare vicinanza con i clienti che i consueti canali distributivi non ti consentono. Inoltre, così facendo, ottieni anche maggior controllo su come viene raccontato il tuo prodotto. Il nostro e-commerce, infatti, non è strutturato solo per vendere, ma anche per spiegare la filosofia dell’azienda e come nasce e quali sono le caratteristiche delle nostre scarpe. Perché non vogliamo vendere una calzatura, bensì un’emozione legata a una calzatura”.


“In a world where everything becomes standardised, we want to bring back the desire to be proudly different”. This is how this 100% made in Italy brand presents itself, a mix of history and craftsmanship. A footwear brand linked to the concept of stylistic perfection and dedication to luxury. Its shoes tell about the cultural values of the beating heart of the city of Venice, which amazed the world for centuries with: the Arsenale. The largest ship factory internationally. We are talking about Arzanà Veneto, also simply called AV, a brand that narrates the values of historical contamination: exclusive craftsmanship, an indomitable desire to “give the best because we need the best”. We talk about Arzanà Veneto with Cristian Berti, owner and founder of the brand. We met him in the Moro & Co. showroom (in Villafranca di Verona) which contribute to the development of the AV collections. How did you get to the world of footwear? “I come from a family of entrepreneurs in the mechanical field, but life led me to make different choices and thus I entered the world of footwear 20 years ago. What are the points of reference that inspire you? “I’ve always liked essentiality, a clean style without many frills. I have therefore always been passionate about Armani’s taste: being able to be elegant without necessarily having to exhibit one’s elegance. Beyond Armani, Burberry and its timeless trench coat, the archetype of those products that survive time and manage to create stories lasting for decades”.

What is your target audience? “We imagine him/her as a person who loves art and beauty, who avoids standards, and looks for footwear that can be placed outside of already traced paths. At the same time, a person who wants a functional product, that does its job well. Our keywords are, therefore, Art and Use. We want both concepts to be present in our shoes”. Your products are much obliged to the manufacturing process. Does a product made thanks to the know-how of a craftsman still make sense in a world that seems, in reality, more reassured by the homologation and ‘perfection’ of mass products that are all exactly identical to each other? “I think it’s a question of cyclicality. The 90s and 00s led to an excess of standardisation through which people feel more accepted and integrated into the urban tribes that the big brands have been able to build. We believe that it is tastier, however, being able to rediscover the beauty of diversity that inevitably leads you to rediscover the uniqueness of each one of us. And, when something is unique, it is also valuable in itself”. What are the peculiar features that an artisanal approach brings to your footwear? “First of all we wanted to complicate our lives immediately by distancing ourselves from what are considered ‘normal’ processes and we opted for a Good Year construction (with



a sole made by combining several leather layers then sewn together with the upper). Thanks to this process, the shoe becomes almost eternal, almost indestructible. Then we opted for Italian leathers, obtained from vegetable tanning, and we apply the ‘tumbling’ technique to our uppers: once the upper has been prepared, it is placed in a sort of pumice stone bath that peels the outer part of the leather. In this way, it is possibile to obtain a very particular vintage effect that gives each pair that uniqueness we were talking about earlier. Finally, we pay an accurate attention to the gambit. It is our artist’s canvas on which a military fabric can stand out today, tomorrow replaced by a hand-painted or printed leather with some particular design. It is the element that characterises the model season after season”. How long does it take for a made in Italy shoe like yours to see the light? “The whole cycle, starting from the precious leather processing, takes about 28 days. An attention to detail that only we Italians are able to ensure and that we take the risk of creating. I really believe in this type of made in Italy that relies on the Italian genius starting from the idea and the materials, up to the assembly and boxing”. How do you choose your suppliers? “For the type of product we make, we are not looking for super-structured industrial realities, but footwear factories that

can guarantee us an artisan touch. Furthermore, at a time like the present one, it is also important to find suppliers that can work on minimum lots. It is crucial to be able to manage distribution and warehouse with the utmost prudence, as well as having the possibility to renew the product whenever there is a need. Among other things, I like the idea of being on the side of the smallest realities, also because I believe that Italy has become great in the world thanks to small-business enterprises”. What is your distribution strategy? “I realised the increasingly pressing importance of reducing the distance between the brand and the consumer. We have therefore invested in a latest generation e-commerce that will allow us to involve those who buy our shoes in our decisionmaking processes. I have already seen firsthand that those who fall in love with a brand want to participate in its growth, they go as far as writing to you and suggest how to do better. By working on e-commerce and social media you can get this particular proximity with customers impossible to reach through normal distribution channels. Plus, by doing so, you also gain more control over what is said about your product. Our e-commerce, in fact, is not structured only to sell, but also to explain the philosophy of the company, how it was born and the characteristics of our shoes. Because we don’t want to sell a shoe, but the emotion connected to it”.


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