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Market
from FotoShoe 30 01-2023
by edizioniaf
Il calzaturiero nella ‘nuova Cina’
Gianpaolo Bruno - Trade Commissioner - Beijing Office Coordinator ICE/IT
Tra lockdown, crisi dei consumi, delocalizzazioni e nuove prospettive di sviluppo, un profondo conoscitore del gigante asiatico come Gianpaolo Bruno di ICE/ITA ci racconta come sta cambiando quello che resta il leader mondiale del settore calzature/pelletteria e quali minacce e opportunità si profilano all’orizzonte.
Gianpaolo Bruno - Trade Commissioner - Beijing Office Coordinator di ICE/ITA Offices in Cina e Mongolia - ci racconta di un paese in profonda trasformazione, che sta progressivamente abbandonando il modello “fabbrica del mondo” a basso costo e a bassa tecnologia, per proporsi come concorrente aggressivo e competitivo anche nei mercati globali più avanzati. Ma anche un paese che sta perdendo il proprio ruolo di monopolio della produzione e dell’export mondiale di calzature a favore di altri paesi asiatici, a cominciare dal Vietnam.
Lockdown che creano malcontento, apparente crisi dei consumi, delocalizzazioni produttive, tensioni e tentativi di riavvicinamento con gli USA: è difficile cogliere lo “stato d’animo” della Cina in questo momento. Voi che idea vi siete fatti?
Sicuramente esistono alcune sfide contingenti che il paese sta affrontando, a causa dell’evoluzione dell’attuale crisi pandemica e della sua complessa gestione, ma occorre considerare che si tratta di una situazione temporanea destinata ad essere presto superata. La Cina ha sempre dato prova di tenace resilienza rispetto agli shock asimmetrici di breve periodo e di saper calibrare le proprie risorse verso il raggiungimento dei propri obiettivi strategici. I fondamentali dell’economia del paese restano saldi e ritengo che ben presto il mercato ritornerà ad offrire un ampio spettro di opportunità per le imprese che sapranno coglierne il potenziale, attraverso una virtuosa impostazione delle proprie strategie di internazionalizzazione. Anzi, come recita un famoso motto confuciano, è proprio nei momenti di crisi che si individuano fonti di opportunità, magari riuscendo ad acquisire vantaggi tattici rispetto ai propri concorrenti.
Importare dalla Cina ed esportare verso la Cina: quali sono i pro e i contro in questo momento per entrambe le direzioni commerciali?
La Cina rappresenta uno dei principali motori del commercio internazionale e continuerà ad esercitare questa sua funzione, dato, da un lato, l’importantissimo ruolo svolto dalla propria offerta produttiva nell’ambito delle catene globali di approvvigionamento e, dall’altro lato, come conseguenza dell’enorme dimensione del proprio mercato interno, nonché le sue dinamiche di crescita potenziale. Tuttavia, è chiaro che per poter rispondere compiutamente alla domanda occorre valutare le condizioni specifiche di rischio-opportunità che caratterizzano la situazione di singole imprese, e di determinate filiere produttive. Per quanto concerne le importazioni dalla Cina, esistono infatti realtà economiche che dipendono intensamente dalle forniture cinesi, grazie alle quali risulta possibile ottenere sistematici vantaggi competitivi altrimenti non conseguibili. Alternativamente, in particolari settori potrebbero sussistere situazioni di eccessiva dipendenza dall’offerta cinese tali da comportare un sensibile aumento della percezione del rischio geo-politico, soprattutto in questa complessa fase di ridefinizione dei processi di globalizzazione. Dal lato delle esportazioni verso la Cina, per alcune imprese il mercato cinese assume un’importanza strategica imprescindibile ed è quindi fondamentale continuare a presidiarlo e svilupparne le potenzialità, intensificando le azioni di internazionalizzazione commerciale. Per altre aziende, invece, la grande complessità del mercato cinese può rappresentare un ostacolo tale da influire negativamente nelle proprie valutazioni di convenienza economica. Di sicuro, la Cina attualmente rappresenta il mercato più grande al mondo per dimensione e il suo futuro sviluppo sarà destinato a catalizzare importanti opportunità di proiezione per una vasta serie di settori, pur nella necessità di dover affrontare rilevanti sfide competitive.
Per l’approccio al mercato cinese, alle aziende è sempre stato consigliato di affidarsi a partner locali. Vale ancora questa regola?
Anche in questo caso ritengo non si possa esprimere una valutazione in termini assoluti. Infatti, per alcune imprese, soprattutto piccole e medie, con un’organizzazione limitata e con la necessità di mantenere sotto controllo i propri costi di struttura, il partner locale rappresenta una scelta quasi obbligata. In questo caso, anzi, il partner locale assume un valore prezioso nel facilitare i processi di internazionalizzazione sul mercato, in quanto con la propria conoscenza delle dinamiche operative e con la propria esperienza è in grado di risolvere tutta una serie di problematiche, soprattutto sotto il profilo dello sdoganamento e della libera circolazione delle merci provenienti dall’estero. Inoltre, per un’impresa straniera che si affaccia su su un mercato dalle dimensioni così rilevanti e di elevata complessità, il potersi affidare ad un partner locale consente di usufruire delle sue reti di vendita e delle capacità di marketing (cosiddetto “piggyback”), senza la necessità di doverne sostenere gli investimenti. È chiaro, tuttavia, che questo modello presenta dei limiti nel lungo periodo. Quando, infatti, la presenza sul mercato diventa più consolidata e si ha la necessità di presidiarlo in modo diretto per azionare autonomamente le leve del marketing mix, allora occorre superare la fase dell’utilizzo dell’intermediario locale, per affrontare una strategia di internazionalizzazione più matura ed articolata, attraverso formule di radicamento organizzativo ed operativo, valutando attentamente i trade-off rischio-opportunità’.
Mercato interno, logistica e delocalizzazione produttiva. Come si sta muovendo la Cina rispetto a queste tematiche cruciali per capire il futuro del Paese?
Nel 2020 la Cina ha lanciato una nuova strategia per riorientare i propri futuri processi di sviluppo economico, nota come “doppia circolazione”, che peraltro rappresenta un aspetto centrale del 14° Piano Quinquennale, il documento programmatico a fondamento delle attuali politiche economiche del paese, con orizzonte temporale di medio periodo (2021-2025). La doppia circolazione rappresenta lo sforzo finalizzato, da un lato, a riequilibrare la dipendenza del paese dalle esportazioni, riducendone la vulnerabilità rispetto alle pressioni geo-politiche esogene - elevandone allo stesso tempo la qualità – e, dall’altro lato, a rafforzare le catene di approvvigionamento domestiche ed a promuovere il ruolo dei consumi privati e dei servizi all'interno dell'economia del paese. Di conseguenza, nelle intenzioni delle autorità cinesi, il mercato interno e la domanda per consumi dovranno diventare un elemento centrale per la propulsione dell’attività economica, generando di conseguenza rilevanti opportunità per le imprese – anche straniere – che offrono beni di consumo di elevato livello qualitativo, tali da soddisfare consumatori sempre più esigenti e sofisticati. A corollario di queste dinamiche, il settore logistico cinese - già uno dei più avanzati al mondo - continuerà a costituire uno snodo centrale delle catene di approvvigionamento internazionali, grazie al ruolo preminente giocato dalla Cina nel commercio mondiale e nella divisione internazionale del lavoro, nonostante le problematiche affrontate nella
fase più critica della pandemia. Caratterizzato da una recente ondata di fusioni ed acquisizioni, il settore logistico è stato anche oggetto di robusti investimenti in automazione e digitalizzazione, soprattutto nel campo dell’ecommerce, e si prevede continuerà nel prossimo futuro ad assorbire innovazione tecnologica ed a guadagnare ulteriormente efficienza e flessibilità, eliminando i colli di bottiglia esistenti e migliorando sistematicamente i livelli di servizio ai clienti. Per quanto riguarda il tema della delocalizzazione produttiva, occorre considerare i profondi mutamenti nella politica industriale cinese avvenuti negli ultimi anni. Il nuovo paradigma che si è venuto ad affermare, formalizzato nel documento strategico Made in China 2025, lanciato nel 2015 ma incorporato nell’attuale 14° Piano Quinquennale (2021-2025), è basato sulla profonda trasformazione e riqualificazione della manifattura tradizionale e sul rapido sviluppo dei settori ad elevata intensità di innovazione tecnologica, con l’obiettivo dichiarato di agganciare i segmenti a maggior valore aggiunto delle catene globali del valore, guadagnando competitività e leadership internazionale e riducendo la propria dipendenza dall’estero. Queste dinamiche, tuttora in atto, negli ultimi anni sono state ulteriormente accelerate dal rapido incremento del costo del lavoro, che ha determinato problemi di competitività di molte filiere industriali ad elevata intensità di lavoro e con forte vocazione all’esportazione, a cominciare dalla filiera del tessile-abbigliamento-calzature, che si è trovata a dover valutare l’opportunità di rilocalizzare la propria produzione trasferendola in paesi a più basso costo della manodopera nel sud-est asiatico, come ad esempio Indonesia, Vietnam e Cambogia. In sintesi, il modello Cina “fabbrica del mondo” di prodotti a basso costo e con basso contenuto tecnologico sta rapidamente scomparendo, per dar luogo ad un sistema industriale moderno e avanzato, a sempre più elevata intensità tecnologica. Come tale, soprattutto in alcune filiere, la Cina sta diventando e diventerà progressivamente un concorrente molto aggressivo delle imprese dei paesi avanzati che dovranno necessariamente intraprendere opportune strategie di difesa, al fine di salvaguardare le proprie quote di mercato.
Da uno studio condotto per Expo Riva Schuh & Gardabags e dedicato al settore della calzatura e della pelletteria sono emerse alcune linee generali. Ce le vuole descrivere?
Lo studio ha posto in rilievo come la Cina attualmente produca più della metà delle calzature al mondo, precisamente il 54,1%, per un volume complessivo di poco più di 12 miliardi di paia nel 2021, e ne esporti una quota pari al 60,4% del totale mondiale in volume (7,9 miliardi di paia) ed un controvalore di 42,7 miliardi di dollari (corrispondente ad una quota del 29,5% sul totale). Tuttavia, la quota cinese sulla produzione mondiale negli ultimi anni tende a diminuire progressivamente a favore di altri paesi asiatici, come India, Vietnam, Indonesia e Pakistan. Nell'ultimo decennio, tale quota è diminuita di oltre otto punti percentuali. Era pari al 62,4% nel 2010. Nell’ambito del settore calzaturiero, l’attuale situazione geo-politica, il rapido incremento dei salari in Cina e le perturbazioni economiche e logistiche associate al Covid hanno incentivato le imprese manifatturiere a trasferire la propria produzione in altri paesi, soprattutto in Vietnam. Il costo del lavoro in Vietnam è pari a circa 3 dollari l’ora, mentre in Cina è pari a più del doppio (circa 6,5 dollari/ora). Importanti marchi internazionali hanno eletto il Vietnam quale propria base produttiva. La Nike ha più di 100 fornitori in Vietnam e 96 fabbriche situate nella regione meridionale del paese, intorno a Ho Chi Min City. Anche Adidas ha scelto il Vietnam quale principale base produttiva, concentrando nel paese circa il 40% della propria produzione. Oltre ai minori costi del lavoro rispetto alla Cina, il Vietnam ha firmato accordi commerciali con la UE e con gli Stati Uniti che hanno comportato una sensibile riduzione dei dazi e delle altre barriere commerciali su entrambi i mercati. Anche altri paesi dell’area asiatica stanno diventando attraenti per le imprese che attualmente producono in Cina, grazie alla propria competitività in termini di costo del lavoro. Il fenomeno, tuttavia, riguarda anche altri paesi, come l’Indonesia, il Pakistan, le Filippine, il Bangladesh ma anche il Brasile. In ogni caso, pur considerando questi sviluppi, la Cina continua a dominare di gran lunga il settore della produzione e del consumo mondiale di calzature e pelletteria sebbene l’industria sia in una fase di profonda riorganizzazione in quanto sottoposta ad una serie di pressioni competitive, quali: · Crescenti rischi geopolitici associati alle frizioni commerciali e politiche con gli Stati Uniti che rappresentano il principale mercato di sbocco per le esportazioni cinesi; · Forti incrementi del costo delle materie prime e della manodopera che vanno ad erodere sensibilmente i margini di profitto; · Concorrenza sul mercato interno da parte dei grandi marchi stranieri nei segmenti medio-alti della domanda interna;
· Processo di consolidamento interno con espulsione di molti piccoli produttori, a causa dell’impatto provocato sia dalle restrizioni associate alla politica di “tolleranza zero”, praticata dalle autorità locali nei confronti del Covid-19, sia dalle continue pressioni dal lato dei costi di produzione e del livello concorrenziale; · Processo di segmentazione dell’offerta con diversi produttori che si stanno posizionando in produzioni di nicchia ad elevata specializzazione, caratterizzate da una spiccata personalizzazione dei prodotti e da flessibilità produttiva; · Necessità di ottemperare a regolamentazioni sempre più cogenti dal punto di vista della standardizzazione di qualità e delle normative di sostenibilità ambientale; · Sfide imposte ai canali di distribuzione tradizionali derivanti dalla fortissima penetrazione delle piattaforme di vendita on-line; · Introduzione di processi di produzione intelligente e di tecnologie innovative per migliorare efficienza e competitività nonché per attuare processi di differenziazione (ad es. utilizzo della stampa 3D, della maglieria circolare, di materiali riciclabili o a basso consumo di energia, di macchine a laser e a controllo numerico, incorporazione di “wearable technologies” e sensoristica, ecc.); · Concorrenza sleale esercitata dalla massiccia contraffazione che vede protagoniste diverse aziende cinesi sul mercato internazionale.
Footwear sector in the ‘new China’
Between lockdowns, consumption crises, delocalisations and new development prospects, a profound connoisseur of the Asian giant like Gianpaolo Bruno of ICE/ITA tells us how what remains the world leader in the footwear/leather goods sector is changing and what threats and opportunities lie on the horizon.
Gianpaolo Bruno - Trade Commissioner - Beijing Office Coordinator of ICE/ITA Offices in China and Mongolia - tells us about a country undergoing a profound transformation, which is gradually abandoning the low-cost, low-tech 'factory of the world' model, to present itself as an aggressive and competitive competitor even in the most advanced global markets. But also a country that is losing its monopoly role in footwear production and world exports to other Asian countries, starting with Vietnam.
Lockdowns creating discontent, apparent consumption crises, production relocations, tensions and attempts at rapprochement with the USA: it is difficult to grasp the 'state of mind' of China at the moment. What are your thoughts?
Certainly, there are some contingent challenges that the country is facing, due to the evolution of the current pandemic crisis and its complex management, but it must be considered that this is a temporary situation that will soon be overcome. China has always shown tenacious resilience against short-term asymmetric shocks and the ability to calibrate its resources towards achieving its strategic objectives. The fundamentals of the country's economy remain strong and I believe that the market will soon return to offer a broad spectrum of opportunities for companies that know how to seize its potential, through a virtuous approach to their internationalisation strategies. Indeed, as a famous Confucian motto goes, it is precisely in times of crisis that one identifies sources of opportunity, perhaps managing to gain tactical advantages over one's competitors.
Importing from China and exporting to China: what are the pros and cons at the moment for both trade directions?
China is one of the main drivers of international trade and will continue to play this role, given, on the one hand, the very important role played by its manufacturing supply within global supply chains and, on the other hand, the enormous size of its lining market and its potential growth dynamics. However, it is clear that the specific risk-opportunity conditions characterising the situation of individual companies, and of certain production chains, need to be assessed in order to be able to fully answer the question. As far as imports from China are concerned, there are in fact economic realities that are intensively dependent on Chinese supplies, thanks to which it is possible to obtain systematic competitive advantages that would otherwise not be attainable. Alternatively, in particular sectors there could be situations of excessive dependence on Chinese supply such as to entail a significant increase in the perception of geo-
political risk, especially in this complex phase of redefinition of globalisation processes. On the side of exports to China, for some companies the Chinese market assumes unavoidable strategic importance and it is therefore essential to continue to monitor it and develop its potential, intensifying commercial internationalisation actions. For other companies, on the other hand, the great complexity of the Chinese market may represent such an obstacle that it may negatively affect their economic viability assessments. Certainly, China currently represents the largest market in the world in terms of size and its future development is destined to catalyse important projection opportunities for a wide range of sectors, even though it will have to face significant competitive challenges.
When approaching the Chinese market, companies have always been advised to rely on local partners. Does this rule still apply?
Here again, I think one cannot make an assessment in absolute terms. In fact, for some companies, especially small and medium-sized ones, with a limited organisation and the need to keep their structural costs under control, the local partner is an almost obligatory choice. In this case, indeed, the local partner assumes a precious value in facilitating internationalisation processes on the market, since with its knowledge of operational dynamics and experience it is able to solve a whole series of problems, especially in terms of customs clearance and the free movement of goods from abroad. Moreover, for a foreign company entering such a large and highly complex market, being able to rely on a local partner allows it to take advantage of its sales networks and marketing capacities (so-called 'piggyback'), without having to support its investments. It is clear, however, that this model has its limitations in the long run. When, in fact, the market presence becomes more consolidated and there is a need to preside over it in a direct manner in order to independently activate the levers of the marketing mix, then it is necessary to go beyond the phase of using the local intermediary, in order to face a more mature and articulated internationalisation strategy, through formulas of organisational and operational rootedness, carefully evaluating the risk-opportunity trade-offs'.
The lining market, logistics and production delocalisation. How is China doing with regard to these crucial issues for understanding the country's future?
In 2020, China launched a new strategy to reorient its future economic development processes, known as 'dual circulation', which is also a central aspect of the 14th Five-Year Plan, the policy document underpinning the country's current economic policies, with a medium-term time horizon (2021-2025). The dual circulation represents the effort to, on the one hand, rebalance the country's dependence on exports, reducing its vulnerability to exogenous geo-political pressures - while at the same time raising their quality - and, on the other hand, to strengthen domestic supply chains and promote the role of private consumption and services within the country's economy. Consequently, in the intentions of the Chinese authorities, the lining market and consumer demand will have to become a central element for the propulsion of economic activity, consequently generating significant opportunities for companies - including foreign ones - that offer high quality consumer goods, such as to satisfy increasingly demanding and sophisticated consumers. As a corollary to these dynamics, China's logistics sector - already one of the most advanced in the world - will continue to be a central hub of international supply chains, thanks to the prominent role played by China in world trade and the international division of labour, despite the problems faced during the most critical phase of the pandemic. Characterised by a recent wave of mergers and acquisitions, the logistics sector has also undergone robust investments in automation and digitisation, especially in the field of e-commerce, and is expected to continue in the near future to absorb technological innovation and further gain in efficiency and flexibility, removing existing bottlenecks and systematically improving customer service levels. With regard to the issue of production offshoring, it is necessary to consider the profound changes in Chinese industrial policy that have taken place in recent years. The new paradigm that has emerged, formalised in the Made in China 2025 strategy document, launched in 2015 but incorporated in the current 14th Five-Year Plan (2021-2025), is based on the profound transformation and redevelopment of traditional manufacturing and the rapid development of sectors with a high intensity of technological innovation, with the declared aim of engaging the highest value-added segments of global value chains, gaining competitiveness and international leadership
and reducing its dependence on foreign countries. These dynamics, which are still ongoing, have been further accelerated in recent years by the rapid increase in labour costs, which has led to competitiveness problems for many labour-intensive industrial sectors with a strong vocation for export, starting with the textile-clothing-footwear sector, which has found itself having to assess the opportunity to relocate its production to countries with lower labour costs in South-East Asia, such as Indonesia, Vietnam and Cambodia. In short, China's 'factory of the world' model of low-cost, low-tech products is rapidly disappearing, to give way to a modern, advanced, increasingly technology-intensive industrial system. As such, especially in certain sectors, China is becoming and will progressively become a very aggressive competitor to the companies of advanced countries that will necessarily have to undertake appropriate defence strategies in order to safeguard their market shares.
A study conducted for Expo Riva Schuh & Gardabags and dedicated to the footwear and leather goods sector revealed some general lines. Would you describe them for us?
The study highlighted how China currently produces more than half of the world's footwear, namely 54.1%, for a total volume of just over 12 billion pairs in 2021, and exports a share of 60.4% of the world total in volume (7.9 billion pairs) and a value of 42.7 billion dollars (corresponding to a 29.5% share of the total). However, China's share of world production has tended to decline in recent years in favour of other Asian countries, such as India, Vietnam, Indonesia and Pakistan. Over the last decade, this share has decreased by more than eight percentage points. It was 62.4% in 2010. Within the footwear sector, the current geo-political situation, the rapid increase in wages in China and the economic and logistical disruptions associated with Covid have incentivised manufacturing companies to relocate their production to other countries, especially Vietnam. Labour costs in Vietnam are around $3/hour, while in China they are more than twice as high (around $6.5/hour). Major international brands have chosen Vietnam as their production base. Nike has more than 100 suppliers in Vietnam and 96 factories located in the southern region of the country, around Ho Chi Min City. Adidas has also chosen Vietnam as its main production base, concentrating about 40% of its production in the country. In addition to lower labour costs compared to China, Vietnam has signed trade agreements with the EU and the US that have led to a significant reduction in duties and other trade barriers in both markets. Other countries in the Asian region are also becoming attractive to companies currently producing in China due to their competitiveness in terms of labour costs. This phenomenon, however, also concerns other countries, such as Indonesia, Pakistan, the Philippines, Bangladesh, but also Brazil. In any case, even considering these developments, China continues to dominate by far the global footwear and leather goods production and consumption sector although the industry is undergoing a major reorganisation as it is subject to a number of competitive pressures, such as: - Growing geopolitical risks associated with trade and political frictions with the United States, which is the main outlet market for Chinese exports; - Sharp increases in the cost of raw materials and labour that are significantly eroding profit margins; - Competition on the lining market from big foreign brands in the medium-high segments of domestic demand; - Process of lining consolidation with the expulsion of many small producers, due to the impact caused both by the restrictions associated with the 'zero tolerance' policy practised by local authorities against Covid-19 and the continuous pressure on the production costs and competitive level; - Process of supply segmentation with several producers positioning themselves in highly specialised niche productions characterised by product customisation and production flexibility; - Need to comply with increasingly stringent regulations in terms of quality standardisation and environmental sustainability regulations; - Challenges imposed on traditional distribution channels by the very strong penetration of online sales platforms; - Introduction of intelligent production processes and innovative technologies to improve efficiency and competitiveness as well as to implement differentiation processes (e.g. use of 3D printing, circular knitting, recyclable or energy-efficient materials, laser and numerical control machines, incorporation of 'wearable technologies' and sensor technology, etc.); - Unfair competition exerted by the massive counterfeiting of several Chinese companies on the international market.
Scienziato pazzo
Ricerca e innovazione nelle tecnologie e nei materiali investono anche il mondo delle calzature. Qui due curiose realtà.
Alimentare i nostri smartphone ogni sera, appoggiare lo spazzolino da denti su una base di ricarica, attaccare l’aspirapolvere alla spina perché sprigioni tutta la sua potenza. Sono diventati gesti consueti per noi umani: abitudini. Chissà mai che a breve ci tocchi usare il cavetto usb anche per le nostre scarpe. Uno scenario non così futuristico visto il progetto Kickstarter elaborato da WAHU, le scarpe tecnologiche che vogliono portare il comfort a un livello superiore. Le scarpe WAHU utilizzano la tecnologia brevettata w-lift™ che consente di personalizzare il livello di ammortizzazione in base al proprio corpo attraverso l'App collegata, con un'escursione da 0 a 2,5 bar di ammortizzazione aggiuntiva. Il meccanismo robotico comandato dall’intelligenza artificiale adatta l’ammortizzazione della scarpa anche in base al terreno, aumentando comfort e performance. Di tutt’altro segno le Auxetic Wear, scarpe che continuano ad adattarsi al piede. Progettate da Wertel Oberfell, le Auxetic Wear rappresentano un nuovo concetto di calzatura che combina la stampa 3D con la flessibilità dei materiali auxetici per creare una scarpa che si adatta ai piedi durante la giornata. A differenza dell'elastico, che diventa più sottile quando viene allungato, un materiale auxetico si espande quando viene tirato. Per le calzature, questo materiale è ideale perché i piedi non rimangono sempre gli stessi durante la giornata: si gonfiano e si espandono a seconda dell'uso. La scarpa Auxetic Wear si adatta a chi la indossa espandendosi o comprimendosi a livello locale. Attraverso molteplici iterazioni e test, i progettisti sono giunti a una struttura di base, simile a quella di uno scheletro. Questa struttura sostiene il modello auxetico e funge da rinforzo nel punto in cui i singoli componenti dello stivale si uniscono. La struttura auxetica viene stampata in 3D utilizzando un TPU resistente, viene incollata e poi cucita sulla suola, in modo del tutto simile alla tradizionale lavorazione artigianale delle scarpe. Il risultato finale è uno stivale moderno che sembra disegnato per l'estetica, ma che in realtà è stato progettato per il comfort di tutti i giorni.
Mad scientist
Research and innovation in technologies and materials also invest the world of footwear. Here two curious realities.
Powering our smartphones every night, resting our toothbrushes on a charging base, plugging the vacuum cleaner in for it to unleash its full power. These have become customary gestures for us humans: habits. Who knows, we may soon have to use the usb cable for our shoes as well. A not-so-futuristic scenario given the Kickstarter project developed by WAHU, the tech shoes that want to take comfort to the next level. WAHU's shoes use the patented w-lift™ technology that allows users to customize the level of cushioning to their body through the connected App, ranging from 0 to 2.5 bars of additional cushioning. The robotic mechanism controlled by artificial intelligence also adapts the shoe's cushioning based on the terrain, increasing comfort and performance. Of a different sign are the Auxetic Wear, shoes that continue to adapt to the foot. Designed by Wertel Oberfell, the Auxetic Wear represents a new concept in footwear that combines 3D printing with the flexibility of auxetic materials to create a shoe that adapts to your feet throughout the day. Unlike elastic, which becomes thinner when stretched, an auxetic material expands when pulled. For footwear, this material is ideal because feet do not always stay the same throughout the day, they swell and expand depending on use. The Auxetic Wear shoe adapts to the wearer by expanding or compressing locally. Through multiple iterations and tests, the designers arrived at a basic, skeleton-like structure. This structure supports the auxetic model and acts as a reinforcement where the individual components of the boot come together. The auxetic structure is 3D printed using a solid TPU, is glued and then sewn onto the sole in a manner entirely similar to traditional shoe craftsmanship. The end result is a modern boot that appears to be designed for aesthetics but is actually designed for everyday comfort.
BestSecret Group: la community di top fashion a ERS & Gardabags
L’azienda tedesca ha fatto del proprio originale modello di business un fattore di successo, che l’ha portata ad essere leader in Europa nell’e-commerce di moda premium off-price. Per BestSecret la fiera di Riva del Garda rappresenta un appuntamento-chiave per offrire alla propria community un assortimento permanete di oltre 3mila brand.
BestSecret Group è un'azienda leader in Europa nel commercio online di moda uomo, donna e bambino premium e di lusso offprice, con quasi 100 anni di storia alle spalle nell'industria tessile e della moda, e oggi di proprietà di Permira Funds e delle famiglie fondatrici Schustermann e Borenstein. Con sede a Monaco di Baviera, in Germania, BestSecret Group ha tre negozi fisici, ma concentra il proprio core business nella vendita online, dove è presente con un assortimento permanente di circa 3.000 marchi internazionali, in grado di offrire ai membri della propria community presenti in tutta Europa capi di moda trendy e di alta gamma, a prezzi molto concorrenziali. Grazie all’originale modello di business, incentrato sulla community e su un uso sapiente della tecnologia, e all’impegno costante per la sostenibilità, BestSecret Group offre ai propri clienti un'esperienza di shopping di alto livello e, al contempo, mette al servizio dei propri partner di marca la liquidazione di prodotti overstock su larga scala e nel rispetto della brand equity. Andiamo alla scoperta di questa realtà così originale e importante, che ha generato un fatturato di 943 milioni di euro nel 2021 e impiega oggi circa 1.900 persone provenienti da oltre 80 Paesi: ce ne parla Birgit
Gall, Head Buyer di BestSecret Group.
Qual è la situazione del mercato che cogliete dal vostro osservatorio?
La nostra è una situazione un po’ particolare che difficilmente si può paragonare a quella dei competitors presenti sul mercato, perché noi siamo una community e il nostro successo è basato su relazioni profonde e di fiducia con i nostri clienti e i partner di marca. Proprio il concept originale che ci caratterizza permette di lavorare molto bene anche in un momento storico così complesso come quello attuale, in cui il mercato si trova in una situazione di grande confusione e generale difficoltà, a causa del Covid e dell’aumento generale dei costi. Problemi che creano difficoltà soprattutto nell’ambito delle consegne, tanto più che noi annoveriamo tra i nostri fornitori aziende cinesi e indiane. Tuttavia, riteniamo che oggi sia quanto mai fondamentale lavorare insieme ai nostri fornitori
per offrire alla clientela un’esperienza di shopping di alto valore aggiunto.
Quali prodotti stanno funzionando meglio per l’inverno e quali pensate continueranno ad avere successo anche per il prossimo?
Per quanto ci riguarda, i prodotti più richiesti sono il mocassino e il Chelsea boot, ma anche gli stivali alti al ginocchio e oltre il ginocchio, che a mio parere saranno i grandi protagonisti del prossimo inverno.
Quale aspetto della vendita è oggi cruciale per voi?
È difficile individuare un aspetto in particolare, perché il successo del business si può paragonare ad un meccanismo complesso fatto di molti ingranaggi che lavorano insieme: dalla fornitura di prodotti, al giusto rapporto qualità/prezzo, alla delivery… il nostro business si concentra sullo shopping online, che rappresenta oggi un canale di acquisto privilegiato soprattutto dalle giovani generazioni perché piacevole, comodo e veloce.
Come è cambiato il settore negli ultimi dieci anni?
Negli ultimi dieci anni tutto è cambiato! Sicuramente l’avvento del Covid ha significativamente modificato la vita di ognuno di noi e ha influito profondamente anche sul settore della moda, dando una spinta decisiva al commercio online. Le persone, inoltre, si sono via via orientate sempre più su articoli e stili speciali. Anche il prezzo è diventato un fattore più importante rispetto al passato, così come è aumentata la sensibilità e la richiesta di prodotti sostenibili e rispettosi del pianeta, e non più solo di articoli fashion come avveniva nel passato.
Parliamo di appuntamenti fieristici: a quali fiere prenderete parte?
Partecipiamo alle fiere in Germania, siamo stati a Berlino e Monaco di Baviera, ma siamo presenti anche a Micam Milano e, naturalmente, a Expo Riva Schuh a Riva del Garda.
Perché ERS & Gardabags è per voi un appuntamento importante?
Perché sono presenti numerosi fornitori, soprattutto per private labels, e poi perché a Expo Riva Schuh & Gardabags troviamo aziende produttrici che provengono da tutto il mondo e per noi che lavoriamo su scala globale, è un fattore di enorme importanza. E poi è facilmente raggiungibile da Monaco di Baviera, aspetto da non trascurare.
Cosa cercherete come riassortimento e per il prossimo inverno (sia a livello di fornitori che di prodotti)?
La nostra attenzione si rivolge a prodotti di qualità e ad un prezzo conveniente. In termini di tipologia di prodotto, invece, ci concentreremo sugli stivali, i chelsea boot e i mocassini.
BestSecret Group: the top fashion community at ERS & Gardabags
The German company has made its original business model a success factor, which has led it to be the European leader in off-price premium fashion ecommerce. For BestSecret, the trade fair in Riva del Garda represents a key appointment to offer its community a permanent assortment of over 3,000 brands.
BestSecret Group is Europe's leading online retailer of premium and luxury off-price men's, women's and children's fashion, with almost 100 years of history behind it in the textile and fashion industry, and today owned by Permira Funds and the founding families Schustermann and Borenstein. Headquartered in Munich, Germany, BestSecret Group has three
physical shops, but concentrates its core business on online sales, where it is present with a permanent assortment of around 3,000 international brands, offering trendy, high-end fashion items at very competitive prices to members of its community throughout Europe. Thanks to its original business model, centred on the community and a skilful use of technology, and its constant commitment to sustainability, BestSecret Group offers its customers a top-class shopping experience and, at the same time, provides its brand partners with a large-scale liquidation of overstocked products while respecting brand equity. Let's discover this original and important reality, which generated a turnover of EUR 943 million in 2021 and now employs around 1,900 people from more than 80 countries: Birgit Gall, Head Buyer at BestSecret Group, tells us about it.
What is the market situation that you gather from your observatory?
Ours is a somewhat special situation that can hardly be compared with that of competitors in the market, because we are a community and our success is based on deep and trusting relationships with our customers and brand partners. It is precisely the original concept that characterises us that allows us to work very well even in such a complex historical moment as the current one, in which the market is in a situation of great confusion and general difficulty, due to Covid and the general
BestSecret
increase in costs. Problems that create difficulties especially in the area of deliveries, especially since we count Chinese and Indian companies among our suppliers. However, we feel that it is now more crucial than ever to work together with our suppliers to offer customers a high value-added shopping experience.
Which products are performing best this winter and which do you think will continue to be successful next?
As far as we are concerned, the most popular products are the moccasin and the Chelsea boot, but also the knee-high and over-the-knee boots, which in my opinion will be the big stars of next winter.
What aspect of sales is crucial for you today?
It's difficult to single out one aspect in particular, because the success of the business can be compared to a complex mechanism made up of many cogs working together: from the supply
of products, to the right quality/price ratio, to delivery... our business focuses on online shopping, which today represents a favourite purchasing channel especially for the younger generations because it is pleasant, convenient and fast.
How has the sector changed over the last ten years?
Everything has changed in the last ten years! Certainly, the advent of Covid has significantly changed everyone's life and has also profoundly influenced the fashion industry, giving a decisive boost to online commerce. People have increasingly turned to special items and styles. Price has also become a more important factor than in the past, as has the awareness and demand for sustainable and planet-friendly products, and no longer just for fashion items as in the past.
Let's talk about trade fairs: which fairs do you participate in?
We participate in trade fairs in Germany, we have been to Berlin and Munich, but we are also present at Micam Milan and, of course, at Expo Riva Schuh in Riva del Garda. te labels, and then because at Expo Riva Schuh & Gardabags we find manufacturers from all over the world and for us, who work on a global scale, this is of enormous importance. And then it is easily accessible from Munich, an aspect that should not be overlooked.
What will you be looking for in terms of restocking and for next winter (both in terms of suppliers and products)?
Our focus is on quality products at an affordable price. In terms of product type, we will focus on boots, chelsea boots and moccasins.
GROUP
ADG
Raphaël Giteau, Alex Giteau & Fred Giteau
ADG Export: anima internazionale
Una sede in Brasile, ma origini francesi: andiamo alla scoperta di un’azienda che con le proprie collezioni e lavorando con private labels ha saputo conquistare il mercato europeo e internazionale con gusto e qualità, senza dimenticarsi dell’ambiente. Ne abbiamo parlato con uno dei titolari, Frederick Giteau.
Con sede in Brasile, nella città di Dois Irmãos, nello stato di Rio Grande do Sul, ADG Export nasce per iniziativa di tre fratelli francesi con un’approfondita conoscenza del mercato calzaturiero europeo e dei suoi standard di qualità, che hanno saputo unire questo prezioso know-how con la qualità dei pellami e la competitività della produzione Made in Brazil. Il risultato sono calzature dal design accattivante e dal gusto internazionale, con un vantaggioso rapporto qualità/prezzo. ADG Export produce le proprie collezioni, ma è anche specializzata nello sviluppo per i clienti (compresi gli importatori e i grossisti) di linee esclusive, soprattutto nella fascia di lusso medio/alta. La forza dell'azienda risiede in un team di persone efficienti e qualificate, che si occupano di tutti i progetti, dall'ideazione allo sviluppo fino alla produzione, puntando sempre sulla qualità e sui desideri del cliente. ADG Export offre un servizio completo di follow-up durante tutto il processo: dalla selezione dei materiali, al taglio, fino all'ispezione di qualità della merce prima della spedizione. Andiamo a conoscere meglio questa realtà con Frederick Giteau, uno dei titolari.
ADG Export ha sede in Brasile, nello stato di Rio Grande do Sul, ma è di proprietà di tre fratelli francesi con una profonda conoscenza del mercato calzaturiero europeo: quali vantaggi derivano da questa combinazione di culture e mercati?
Questa nostra caratteristica ci permette di avere una migliore conoscenza dei requisiti di qualità, fitting e dei piccoli dettagli. Per questo motivo esportiamo e non produciamo esclusivamente per il mercato brasiliano. Abbiamo un'organizzazione piccola e molto reattiva, con un nostro reparto dedicato all'interno delle fabbriche e un controllo della qualità totalmente indipendente da quello della fabbrica. Tutto questo ci permette di avere la fiducia dei nostri clienti, che sanno di avere scarpe di buona qualità al giusto prezzo, buone date di consegna e nessuna preoccupazione!
Come è cambiato, secondo lei, il mercato europeo e internazionale delle calzature? Quali sono i prodotti più richiesti dal mercato oggi?
Assistiamo ad un ritorno della richiesta di calzature fem-
minili, décolleté e stivali a tacco alto, che erano pressoché scomparsi durante il periodo del Covid. Ora si spera che le donne vogliano uscire di nuovo, smettano di usare esclusivamente scarpe da ginnastica e desiderino mostrarsi di nuovo in tutta la loro femminilità.
A quali mercati vi rivolgete principalmente?
Il nostro mercato di riferimento è la Francia, naturalmente, ma anche il Nord Europa. La nostra qualità è in linea con quella delle migliori fabbriche italiane e spagnole, ma abbiamo prezzi migliori e più adatti al mercato di massa.
Quali sono le caratteristiche vincenti della vostra produzione?
Duro lavoro e perseveranza, entusiasmo e passione, umiltà e integrità...
Come si caratterizza la nuova collezione Autunno-Inverno 2023/24?
È un mix di molti temi e influenze. Poiché produciamo per le private label, cerchiamo sempre di proporre ciò di cui i nostri clienti sono alla ricerca. Per questo non mancano décolleté, stivali con tacco, mocassini, e una grande varietà di tacchi e bei materiali.
La sostenibilità è un tema molto importante oggi: come vi state muovendo in questo ambito?
Abbiamo iniziato circa 10 anni fa e oggi siamo in grado di lavorare esclusivamente con concerie LWG Gold, se il cliente lo desidera. Abbiamo lanciato molti anni fa il materiale Cactus, prima di tutti nel nostro segmento e oggi proponiamo un materiale ancora migliore, a base di bambù, molto più resistente e ideale per produrre scarpe e a prezzi competitivi. Il problema della sostenibilità è, infatti, che i prezzi che i fornitori applicano sono troppo alti e solo una "nicchia" di persone ricche può acquistare questo tipo di calzature. Ma chi desidera la sostenibilità nella vita di tutti i giorni è la gente normale, non l'élite.
Esponete a Expo Riva Schuh da molti anni: Come è cambiata la fiera per voi? Perché è così importante per voi essere presenti?
È l'unica fiera che facciamo oggi e che faremo sempre, almeno finché continueranno ad essere un partner per noi come è stato fino ad oggi, allo stesso modo in cui noi consideriamo le persone con cui lavoriamo come partner e non solo come clienti o fornitori...
ADG Export: international soul
Based in Brazil, but with French origins: we go to discover a company that with its own collections and working with private labels has been able to conquer the European and international market with taste and quality, without forgetting the environment. We talked about it with one of the owners, Frederick Giteau.
Based in Brazil, in the city of Dois Irmãos, in the state of Rio Grande do Sul, ADG Export was founded on the initiative of three French brothers with an in-depth knowledge of the European footwear market and its quality standards, who were able to combine this valuable know-how with the quality of the leathers and the competitiveness of Made in Brazil production. The result is footwear with an attractive design and international taste, with an advantageous quality/price ratio. ADG Export produces its own collections, but also specialises in the development for customers (including importers and wholesalers) of exclusive lines, especially in the medium/high luxury
bracket. The company's strength lies in a team of efficient and qualified people, who take care of all projects, from conception to development to production, always focusing on quality and the customer's wishes. ADG Export offers a complete follow-up service throughout the process: from the selection of materials, to cutting, to quality inspection of the goods before shipment. We get to know this company better with Frederick Giteau, one of the owners.
ADG Export is based in Brazil, in the state of Rio Grande do Sul, but owned by three French brothers with an in-depth knowledge of the European footwear market: what advantages come from this combination of cultures and markets?
This allows us sto have a better knowledge of quality requeerment, fitting and small detailing. That’s why we are only exporting and not producing for the Brasilian market. We have a small and reactive organisation, we have our own dedicated tem inside the factories and our own quality control totally independant from the one from the factory. All this allows us to have the trust of our customers, who know they have good quality shoes at the right price, good delivery dates and no worries!
How, in your opinion, has the European and international footwear market changed? Which products are most in demand on the market today?
We are seeing a return of demand for feminine footwear, pumps and high-heeled boots, which had all but disappeared during the Covid period. Now it is hoped that women will want to go out again, stop wearing only trainers and want to show themselves in all their femininity again.
export
Which markets are you mainly targeting?
Our target market is France, of course, but also Northern Europe. Our quality is in line with that of the best Italian and Spanish factories, but our prices are better and more suited to the mass market.
What are the winning features of your production?
Hard work and perseverances, Enthusiasm and passion, Humility and integrity…
How is the new Autumn Winter 2023/24 collection characterised?
It is a mix of many themes and influences. Since we produce for private labels, we always try to offer what our customers are looking for. That is why there is no shortage of pumps, heeled boots, loafers, and a wide variety of heels and beautiful materials.
Sustainability is a very important topic today: how are you doing in this area?
We started about 10 years ago and today we are able to work exclusively with LWG Gold tanneries, if the customer so wishes. We launched the Cactus material many years ago, first of all in our segment, and today we offer an even better material, based on bamboo, which is much more resistant and ideal for making shoes and at competitive prices. The problem with sustainability is, in fact, that the prices that suppliers charge are too high and only a 'niche' of rich people can buy this type of footwear. But the people who want sustainability in their everyday lives are normal people, not the elite.
You have been exhibiting at Expo Riva Schuh for many years: How has the fair changed for you? Why is it so important for you to be present?
It is the only fair we do today and always will, at least as long as they continue to be a partner for us as they have been until now, in the same way that we consider the people we work with as partners and not just as customers or suppliers.