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ISSUE 03/2024
EDIZIONI AF SRL
Via Ippolito Nievo, 33 - 20145 Milano
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Direttore editoriale Enrico Martinelli
Art director Angelo Lanza
Graphic design Michele Alberti
Artwork Joe Colosimo
New York contributors
Editor: Cecil Servigon
Cartoonist: Matteo Sessa Vitali
Contributors
Antonio Musto, Carla A. Bordini Bellandi, Chiara Naretto, Daniele Caruso, Gianni Bortolazzi, Giorgia Spina, Ilaria Malltezzi, Luca Termine, Riccardo Lancia, Ursula Beretta, Vittoria Macrì, Yadier Castro Piedra
Editorial
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Digital
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PR & Marketing
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COVER STORY: Total look BALESTRA - Bag RODO -
Rings KIARA
OVIÉ
Earrings APRICUS - Bracelet ELENA DONATI
NOEGALEWSKY - Shoes
Photo by Angelo Lanza - Fashion by Antonio Musto - Make-up: Marko Urbani Hair stylist: Giuseppe Sestito using Bumble ande Bumble / Dyson Hair pro Make-up assistant: Sveva Del Campo Model: Kiara Noè @BraveModels - Milano
05 The wonder of passages
by Enrico Martinelli
David Monacchi ha iniziato la sua carriera come musicista e compositore. Poi ha cominciato a registrare i suoni dei boschi vicino casa e, ad un tratto, si è trasformato in un esploratore, pronto a catturare le melodie delle foreste vergini di tutto il mondo. Oggi, nella cittadina italiana di Pesaro, presso la particolarissima Sonosfera, si può ascoltare il suo vastissimo archivio Fragments of Extinction. Colpisce scoprire che, nelle foreste in cui l’uomo non si è ancora addentrato, è chiaramente percepibile il passaggio dal giorno alla notte solo ascoltando i suoni vitali degli animali che vi abitano. I volatili lasciano il testimone agli anfibi e il paesaggio ‘musicale’ cambia radicalmente con il tramutarsi della luce in buio.
L’evidenza di un passaggio è ciò che quasi sempre porta stupore nelle nostre vite, anche quando non ne siamo consapevoli. Lo raccontiamo in questo numero in cui una fiera come Expo Riva Schuh & Gardabags passa a contare le sue prossime cento edizioni mentre prosegue il suo viaggio per il mondo, a incontrare i propri interlocutori e rimanere così il riferimento del settore calzature e accessori. Lo scopriamo nelle sfilate di John Galliano capace di stupirci sempre quando attraversa il passaggio che dalla moda conduce alla creatività pura. Quanto è affascinante osservare i ‘passaggi’ di chi da atleta diviene olimpionico?! È bello scoprire quanto è importante per gli esseri umani e per lo stile passare da una scala di grigi all’arcobaleno dei colori. E chiediamoci quanto cambia una vita quando si passa dal design alla moda, come ha fatto Marija Jankovic. Sono i passaggi a non-delimitare gli umani dentro ai confini, a renderci liberi e quindi pronti a stupirci. Passate di pagina in pagina e continuate a godervi il piacere della sorpresa.
David Monacchi began his career as a musician and composer. Then he started recording the sounds of the woods near his home and, all of a sudden, he became an explorer, ready to capture the melodies of virgin forests around the world. Today, in the Italian town of Pesaro, at the very special Sonosfera, one can listen to his vast archive Fragments of Extinction. It is striking to discover that, in forests where man has not yet penetrated, the transition from day to night is clearly perceptible just by listening to the vital sounds of the animals that live there. Birds give way to amphibians and the ‘musical’ landscape changes radically as light turns to darkness.
The evidence of a transition is what almost always brings amazement into our lives, even when we are not aware of it.
We recount it in this issue in which a trade fair such as Expo Riva Schuh & Gardabags goes on to count down its next one hundred editions as it continues its journey around the world, to meet its stakeholders and thus remain the reference point for the footwear and accessories sector. We discover this in the fashion shows of John Galliano, who always amazes us when he crosses the passage from fashion to pure creativity. How fascinating it is to observe the ‘steps’ of someone who goes from being an athlete to becoming an Olympian! It is beautiful to discover how important it is for human beings and for style to go from a grey scale to the rainbow of colours. And let’s ask ourselves, how much does a life change when you move from design to fashion, as Marija Jankovic did. It is the transitions that keep humans without boundaries, that make us free and therefore ready to be amazed. Turn from page to page and continue to enjoy the pleasure of surprise.
5 EDITORIAL
06 Bag HERMÉS Victoria Bowling Boots SSHENA
3 MAY 2024
SLIDING DOORS
“Once upon a time there was John Galliano” by Ursula Beretta
WORDS AND COLORS
“The variegated world of colour” by Carla A. Bordini Bellandi
MADE IN ITALY
“Alessandro Fedalto/Miga Studio” by Cecil Servigon
OPINION LEADER
Francesca Strigi Loddo/Studio UBE
DESIGNERS
Marija Jankovic
SPORT
Tommaso Marini
SPORT
Laura Rogora
RUNWAY Paris Couture S/S 2024
CARTOONS
“Fashioncartoonist” by Matteo Sessa Vitali
PRESS ROOM
happen!
CHINA The 25th Jinjiang International Exposition
It’s
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ISSUE N.
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Cosa ci aspetta per la 101° edizione di Expo Riva Schuh & Gardabags
Anche il prossimo appuntamento della fiera rivana si preannuncia carico di novità interessanti per il mondo della calzatura, della pelletteria e dell’accessorio.
Agiugno 2024 ci sarà la 101° edizione di Expo Riva Schuh & Gardabags, a completamento di tutto l’anno di celebrazioni per i 50 anni di successi della manifestazione. Fervono i preparativi per garantire a tutti i partecipanti un’offerta che sia all’altezza delle esigenze di espositori e buyers e dell’andamento dei mercati.
TRA TENDENZE E INNOVAZIONE
Dopo il successo dell’edizione invernale, si riconferma in una versione ampliata e arricchita, la presenza dell’Area Highlights - promossa in collaborazione con Arsutoria School.
Non solo uno spazio espositivo, ma anche un motore di ispirazione e condivisione per l'intera comunità del settore presente a Riva del Garda. Sono previste attività specifiche come interazioni, momenti di confronto, workshop e talk con gli esperti in merito alle prossime tendenze per calzature e pelletteria. In più, l’area ospiterà alcuni prodotti appartenenti alle collezioni degli espositori che, selezionati dal Comitato Moda di Expo Riva Schuh & Gardabags, risulteranno in linea con i trend di riferimento. Un’opportunità sia per i buyers che per gli espositori, un modo per scoprire i prodotti più apprezzati dai consumatori in vista della prossima primavera/estate 2025, ma anche per trovare ispirazione e spunti per proporre future novità e diventare attori trainanti del settore moda. Un altro format che si conferma e che sta diventando sempre più importante è quello dell’Innovation Village Retail - in collaborazione con Retail Hub - il villaggio espositivo concepito per mostrare e condividere l’innova-
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zione e come viene applicata nel mondo aziendale, in particolare nel settore moda. È una vetrina per le realtà emergenti, ma anche un’occasione di incontro tra il futuro, a cavallo della digitalizzazione, e i player affermati che portano il bagaglio dell’esperienza. L’innovazione è un concetto chiave per Expo Riva Schuh & Gardabags che conferma impegno e risorse su questo fronte proprio per la rilevanza e il valore che ha per tutto il settore, per assicurarne il presente e un continuo sviluppo nel tempo. Le aziende selezionate, parteciperanno anche alla nuova edizione della Startup Competition, la sfida a suon di progetti innovativi che vedrà le startup raccontare il proprio prodotto o servizio di fronte al pubblico della fiera e a una giuria di esperti. Si confermano, quindi, gli appuntamenti durante i giorni di fiera aperti a tutti coloro che desiderano ascoltare le presentazioni delle startup e seguirle fino a quando verrà decretata la vincitrice.
SI CONFERMA UNA PARTECIPAZIONE INTERNAZIONALE
Un altro tema da sempre caro alla fiera è quello dell’internazionalità e, anno dopo anno, si confermara come punto di incontro globale per la calzatura, la pelletteria e gli accessori. Con il Buyer Programme si continua a lavorare per stringere rapporti con buyer provenienti da quasi tutte le parti del mondo, si tratta di un lavoro meticoloso che prevede l’analisi delle esigenze dei compratori e la ricerca dei buyer più interessanti per le aziende espositrici. La forza di questo programma si basa proprio sul cercare il match perfetto tra domanda e offerta in modo da favorire occasioni di business, un proficuo networking e nuove formule di collaborazione con le associazioni di categoria. Per la prossima edizione ci sono state già tantissime riconferme da parte di buyer e visitatori che in passato hanno già concretizzato diverse opportunità di business; inoltre, si procede a contattare e selezionare buyer provenienti da differenti mercati, sia europei che extra-europei. Confermate le pre-
senze dall’Australia, dagli Stati Uniti, dall’America Latina, dalla Cina e dai paesi del Far East; dal Giappone, dal Regno Unito e dai paesi dell’Unione Europea. Anche tra gli espositori possiamo già citare la partecipazione di brand sempre presenti come XTI, Cortina, Tamaris by Wortmann Group, Geox, Bugatti, Inblu, Fly Flot, Valleverde e tanti altri; sul sito di Expo Riva Schuh & Gardabags si trova l’elenco completo e aggiornato.
LE CELEBRAZIONI CONTINUANO
A conclusione di un anno di eventi speciali per la fiera, a giugno è prevista la Summer Version of Celebration Night. Per la 101° edizione verranno organizzate tre serate - nelle date del 15, 16 e 17 giugno 2024 - nella spettacolare location di Spiaggia Olivi, accompagnate da musica live e da dj set. La seconda parte delle serate sarà aperta a tutta la community che si trova a Riva del Garda. Le celebrazioni vogliono sottolineare lo spirito che anima una fiera come Expo Riva Schuh & Gardabags che vuole far crescere le occasioni di business, ma anche promuovere rapporti commerciali e professionali sempre più stretti, così come favorire il ritrovo fra amici e colleghi: il luogo ideale in cui si incrociano storie aziendali e personali.
What to expect at the 101st edition of Expo Riva Schuh & Gardabags
The next appointment of the Rivana fair also promises to be full of interesting novelties for the world of footwear, leather goods and accessories.
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In June 2024 there will be the 101st edition of Expo Riva Schuh & Gardabags, completing the entire year of celebrations for the event's 50 years of success. Preparations are in full swing to guarantee all participants an offer that meets the needs of exhibitors and buyers as well as market trends.
TRENDS AND INNOVATION
After the success of the winter edition, the presence of the Highlights Area - promoted in collaboration with Arsutoria Schoolis reconfirmed in an enlarged and enriched version. Not only an exhibition space, but also an engine of inspiration and sharing for the entire industry community present at Riva del Garda. There will be specific activities such as interactions, moments of discussion, workshops and talks with experts on the next trends for footwear and leather goods. In addition, the area will host a number of products from the exhibitors' collections that, selected by the Fashion Committee of Expo Riva Schuh & Gardabags, will be in line with the reference trends.
An opportunity for both buyers and exhibitors, a way to discover the products most appreciated by consumers in view of the upcoming spring/summer 2025, but also to find inspiration and ideas for proposing future novelties and becoming leading players in the fashion sector. Another format that is confirmed and becoming increasingly important is the Innovation Village Retail - in collaboration with Retail Hub - the exhibition village designed to show and share innovation and how it is applied in the corporate world, particularly in the fashion sector. It is a showcase for emerging realities, but also an opportunity for the future, astride digitalisation, to meet established players who bring the baggage of experience. Innovation is a key concept for Expo Riva Schuh & Gardabags, which confirms its commitment and resources on this front precisely because of the relevance and value that it has for the entire sector, to ensure its present and continuous development over time.
The selected companies will also take part in the new edition of the Startup Competition, the challenge to the sound of innovative projects that will see the start-ups tell their product or service in front of the trade fair audience and a jury of experts. The appointments during the days of the fair are therefore confirmed, open to all those who wish to listen to the presentations of the start-ups and follow them until the winner is declared.
INTERNATIONAL PARTICIPATION IS CONFIRMED
Another theme that has always been dear to the fair is internationality and, year after year, it is confirmed as a global meeting point for footwear, leather goods and accessories. With the Buyer Programme, work continues to forge relationships with buyers from almost all parts of the world. This meticulous work involves analysing the needs of buyers and searching for the most interesting buyers for exhibiting companies.
The strength of this programme is based precisely on seeking the perfect match between supply and demand in order to promote business opportunities, profitable networking and new formulas for collaboration with trade associations. For the next edition there have already been many reconfirmations from buyers and visitors who have already realised several business opportunities in the past; moreover, buyers from different markets, both European and non-European, are being contacted and selected.
Confirmed attendance from Australia, the United States, Latin America, China and the Far East countries; from Japan, the United Kingdom and the European Union countries. Also among the exhibitors we can already mention the participation of brands that are always present such as XTI, Cortina, Tamaris by Wortmann Group, Geox, Bugatti, Inblu, Fly Flot, Valleverde and many others; on the Expo Riva Schuh & Gardabags website you can find the complete and updated list.
CELEBRATIONS CONTINUE
Concluding a year of special events for the fair, June will see the Summer Version of Celebration Night. For the 101st edition, three evenings will be organised - on 15, 16 and 17 June 2024 - in the spectacular location of Spiaggia Olivi, accompanied by live music and DJ sets. The second part of the evenings will be open to the entire community in Riva del Garda. The celebrations are intended to underline the spirit that animates a trade fair such as Expo Riva Schuh & Gardabags, which aims to increase business opportunities, but also to promote ever closer business and professional relations, as well as to encourage the meeting of friends and colleagues: the ideal place where business and personal stories intersect.
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Le nuove norme europee sulla sostenibilità riguardano tutti, non solo i grandi
Non c’è più tempo, i nuovi regolamenti approvati a livello di Unione Europea coinvolgeranno intere filiere produttive, non solo le grandi firme. Per non perdere clienti bisogna raccogliere, gestire e comunicare i dati in modo consapevole.
Secondo le norme dell'Unione Europea, le imprese devono fornire informazioni veritiere ai consumatori e devono astenersi dall'ingannarli per influenzarne le scelte. Le norme dell'UE sulle pratiche commerciali sleali consentono alle autorità nazionali di controllo di arginare un'ampia gamma di pratiche commerciali sleali.” Così recita parte dell’articolo pubblicato a fine febbraio sul sito della Commissione Europea in cui si parla dell’impegno preso da Zalando, a seguito di un dialogo con la stessa Commissione Europea, a rimuovere le ingannevoli etichette e icone di sostenibilità che compaiono accanto ai prodotti offerti sulla sua piattaforma. Indicazioni che potevano indurre in errore i consumatori riguardo le caratteristiche ambientali dei prodotti. Zalando fornirà, invece, informazioni chiare sui vantaggi ambientali dei prodotti, come la percentuale di materiali riciclati utilizzati. È solo un caso di studio per introdurre il tema di questo articolo che vorrebbe rendere consapevole la filiera produttiva di scarpe e borse degli importanti cambiamenti in arrivo sul fronte sostenibilità: il Green Deal promosso dall’Unione Europea è in piena attuazione e le aziende devono esserne sempre più consapevoli così da organizzarsi in modo adeguato per risultare conformi alle richieste che giungeranno dai propri clienti, pena una perdita di competitività che potrebbe porle fuori dal mercato.
STATO DELL’ARTE
DELLA NORMATIVA EUROPEA
Le normative europee spingono le aziende verso una progettazione eco compatibile, la rendicontazione e il monitoraggio delle catene di approvvigionamento, così da poter fornire informazioni attendibili e misurabili.
Dopo l’entrata in vigore del regolamento sulle catene di fornitura a deforestazione zero (approvato nel 2023), della CSRD e della Green Claims, il 24 aprile scorso il Parlamento Europeo ha licenziato altri due provvedimenti: il regolamento Ecodesign e la direttiva CSDDD. Il regolamento sulle Catene di Approvvigionamento a Deforestazione Zero e la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) impongono alle aziende un controllo maggiore sulla propria filiera. La più recente CSDDD impone alle grandi aziende (da 1.000 dipendenti
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e 450 milioni di ricavi in su) di controllare che lungo le loro supply chain non si verifichino pratiche che danneggiano l’ambiente, i lavoratori e le comunità locali.
Le direttive Green Claims e CSRD riguardano, invece, la comunicazione del livello di sostenibilità dei prodotti e dell’impatto delle aziende della moda. Si punta a ridurre le pratiche di greenwashing sostituendo informazioni attendibili o misurabili alle diciture “green” e “sostenibile”, e si consolidano gli obblighi di rendicontazione della sostenibilità.
L’approvato regolamento sull’Ecodesign (ESPR) obbligherà le aziende, entro il 31 dicembre 2030, a progettare i prodotti affinché siano circolari e durevoli, a dotarli di un passaporto digitale che ne tracci i passaggi produttivi e fornisca ai consumatori informazioni per mantenere o riparare il prodotto. Infine, vieterà la distruzione dell’invenduto. Tutte queste norme prevedono un cambio culturale in senso lato per le aziende: la misurazione del reale impatto dei prodotti basandosi su dati scientifici.
IL DIFFICILE ITER DELLA NORMA CSDDD
Esaminare il complicato iter che ha portato all’approvazione della norma CSDDD ci permette di evidenziare fin da subito pro e contro dell’impianto legislativo.
La direttiva, approvata in seconda lettura a Strasburgo il 24 aprile, ha avuto un iter complesso che ha comportato una riduzione sensibile del suo perimetro di applicazione.
“Grazie alle pressioni della Confindustria italiana e dell'equivalente tedesco, su spinta di Confindustria Moda insieme alle associazioni nazionali di categoria, si è chiesto all'UE di rivedere la norma che inizialmente avrebbe coinvolto tutte le grandi e medie imprese del nostro settore”, racconta Giovanna Ceolini, Presidente di Assocalzaturifici. “La revisione della norma nei tempi e nei modi di attuazione ha evitato una ricaduta devastante su tutta la filiera produttiva della moda”. Specifica Martina Schiuma, Responsabile d’Impatto presso The ID
New European sustainability regulations affect everyone, not just the big names
There is no more time, the new regulations approved at EU level will affect entire production chains, not just the big names. In order not to lose customers, data must be consciously collected, managed and communicated.
“According to EU rules, companies must provide truthful information to consumers and must refrain from deceiving them in order to influence their choices. EU rules on unfair commercial practices allow national enforcement authorities to curb a wide range of unfair commercial practices.” So reads part of the article published at the end of February on the European Commission’s website about Zalando’s commitment, following a dialogue with the European Commission itself, to remove misleading sustainability labels and icons appearing next to products offered on its platform. Indications that could mislead consumers about the environmental characteristics of products. Instead, Zalando will provide clear information about the environmental benefits of products, such as the percentage of recycled materials used. This is just a case study to introduce the topic of this article which would like to make the shoe and bag production chain aware of the important changes coming up on the sustainability front: the Green Deal promoted by the European Union is in full implementation and companies need to be increasingly aware of this so as to organise themselves adequately to comply with the demands coming from their customers, on pain of a loss of competitiveness that could put them out of the market.
STATE OF THE ART OF EUROPEAN REGULATIONS
European regulations are pushing companies towards environmentally friendly design, reporting and monitoring of supply chains in order to provide reliable and measurable information. After the entry into force of the Zero Deforestation Supply Chains Regulation (approved in 2023), CSRD and Green Claims, the European Parliament passed two more measures on 24 April: the Ecodesign Regulation and the CSDDD Directive. The Zero Deforestation Supply Chain Regulation and the Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) require companies to have greater control over their supply chain. The most recent CSDDD requires large companies (1,000 employees and 450 million revenue and above) to check that practices that harm the environment, workers and local communities do
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Factory: “L'Italia si è opposta a queste norme non tanto nel merito, da tutti ritenuto corretto, ma perché non sono misurabili i costi di adeguamento per un'azienda che non ha mai strutturato processi finalizzati a dinamiche di due diligence. Perché gli investimenti che implica non riguardano solo l’auditing dei fornitori, ma la stessa struttura aziendale, a livello di sistemi gestionali, spesso non adeguata. Il tema si complica se si considera che, ad oggi, i sistemi gestionali usati dalle aziende sono tanti, e non condivisi lungo la filiera. In questo contesto specifico sono nate The ID Factory e Ympact, due soluzioni SaaS strutturate per la raccolta dati di filiera estesa e la restituzione di tali dati all’interno dei sistemi gestionali attualmente in uso in ciascuna azienda”. non esistono sistemi tecnologici così avanzati da poter coprire ogni casistica e in poco tempo rendere conformi le aziende alle richieste della normativa”. Una normativa approvata a seguito di molti compromessi che hanno riguardato in particolare la dimensione aziendale di applicazione. Per quanto la norma, riscritta rispetto a dicembre 2023, riduca di quasi il 50% le aziende coinvolte, in realtà le implicazioni sulle aziende più piccole restano e saranno molto concrete, anche se ad oggi poco percepite.
not occur along their supply chains. The Green Claims and CSRD directives, on the other hand, are about communicating the level of sustainability of products and the impact of fashion companies. They aim to reduce greenwashing practices by substituting reliable or measurable information for ‘green’ and ‘sustainable’ claims and consolidate sustainability reporting obligations. The approved Ecodesign Regulation (ESPR) will oblige companies, by 31 December 2030, to design products to be circular and durable, to equip them with a digital passport tracking their production steps and to provide consumers with information on how to maintain or repair the product. Finally, it will prohibit the destruction of unsold products. All these regulations envisage a cultural change in a broad sense for companies: measuring the real impact of products based on scientific data.
THE DIFFICULT PROCESS OF THE CSDDD STANDARD
Examining the complicated process that led to the approval of the CSDD standard allows us to highlight the pros and cons of the legislative framework from the outset. The directive, which was ap-
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TUTTE LE AZIENDE SONO COINVOLTE
In questo momento, secondo Ceolini, il tema vero non è chiedersi quali aziende rientrino effettivamente nel perimetro della norma, ma quale sarà l'impatto della norma sulle tante aziende, grandi e piccole, che lavorano per i marchi più in vista. “Nel settore c'è ancora pochissima consapevolezza di quanto queste norme andranno a riverberarsi su tutte le aziende della filiera, le quali saranno obbligate a fornire dati sulla propria attività produttiva”, dichiara Ceolini. Concorda anche Francesca Rulli, CEO e Founder di Process Factory e 4sustainability®, che motiva il suo punto di vista ampliando il quadro: “L’Europa è il primo continente che tende a Net Zero entro il 2050, quindi pone un'attenzione molto forte al tema della riduzione dell'impatto ambientale.
Semplificando, il complesso normativo del Green Deal riguarda 3 ambiti:
- ECO-DESIGN: che spinge le organizzazioni a progettare in modo diverso il prodotto fin dalla sua ideazione;
- FILIERA: che allarga il dovere di diligenza sulla filiera, per valutare
proved at second reading in Strasbourg on 24 April, had a complex process that led to a significant reduction in its scope of application. “Thanks to pressure from the Italian Confindustria (Confederation of Italian Industry) and the German equivalent, at the urging of Confindustria Moda together with national trade associations, the EU was asked to revise the rule that initially would have involved all large and medium-sized companies in our sector”, says Giovanna Ceolini, President of Assocalzaturifici. “The revision of the rule in terms of timing and implementation has avoided a devastating impact on the entire fashion production chain”.
Specifies Martina Schiuma, Impact Manager at The ID Factory: “Italy has opposed these laws not so much on the merits, which everyone considers to be correct, but because the costs of compliance for a company that has never structured processes aimed at due diligence dynamics are not measurable. Because the investments it implies do not only concern the auditing of suppliers, but the company structure itself, at the level of management systems, which is often inadequate. The issue becomes more complicated if we con-
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rischi e impatti ambientali e sociali del sistema produttivo;
- PRODOTTO: che porta alla gestione dei dati relativi al prodotto e alla sua modalità di produzione attraverso il Digital Product Passport per dare trasparenza al consumatore e alle logiche di responsabilità estesa o circolarità”.
Secondo Rulli, questo impianto strategico non può che portare tutte le aziende a dover mappare, analizzare e valutare i propri rischi e impatti, e nel caso implementare strategie per limitarli o risolverli: “Quando ci si chiede – continua Rulli - a chi sono applicabili queste norme, la risposta formalmente corretta è ‘solo alle aziende più grandi per il momento’, ma in realtà sono inevitabilmente coinvolti tutti gli anelli a monte della catena, essendo la ratio di tutta la strategia quella del controllo dei sistemi produttivi da una parte e di estensione del ciclo di vita dall’altra”.
E per le piccole o medie imprese è importante che questa consapevolezza si diffonda: la sfida da fronteggiare riguarda una gestione consapevole dei propri dati. È fondamentale che le aziende raccolgano dati con competenza, rispondano ad assessment
sider that, to date, the management systems used by companies are many, and not shared along the supply chain. It is in this specific context that The ID Factory and Ympact were born, two SaaS solutions structured for the collection of extended supply chain data and the return of this data within the management systems currently in use in each company”.
A regulation approved following many compromises that particularly concerned the company size of application. Although the rule, rewritten with respect to December 2023, reduces the companies involved by almost 50%, in reality the implications on smaller companies remain and will be very real, even if to date little perceived.
ALL COMPANIES ARE AFFECTED
Right now, according to Ceolini, the real issue is not to ask which companies actually fall within the scope of the rule, but what will be the impact of the rule on the many companies, large and small, that work for the most prominent brands. “There is still very little awareness in the industry of how much these regulations will affect all the companies in the supply chain, which will be obliged to provide data on their production activities”, says Ceolini.
Francesca Rulli, CEO and Founder of Process Factory and 4sustainability®, also agrees, explaining her point of view by broadening the picture: “Europe is the first continent aiming for Net Zero by 2050, so it pays very strong attention to the issue of reducing environmental impact.
Simplifying, the Green Deal’s regulatory complex covers 3 areas:
- ECO-DESIGN: which pushes organisations to design the product differently right from its conception;
- SUPPLY CHAIN: which broadens the due diligence on the supply chain to assess the environmental and social risks and impacts of the production system;
- PRODUCT: which leads to the management of data on the product and its production method through the Digital Product Passport to give transparency to the consumer and the logic of extended responsibility or circularity”.
According to Rulli, this strategic framework can only lead to all companies having to map, analyse and assess their risks and impacts, and if necessary implement strategies to limit or solve them: “When we ask ourselves - continues Rulli - to whom these regulations apply, the formally correct answer is ‘only to the largest companies for the time being’, but in reality all the links upstream in the chain are inevitably involved, the rationale of the whole strategy being to control production systems on the one hand and to extend the life cycle on the other.
And for small or medium-sized companies, it is important that this awareness spreads: the challenge to be faced is to consciously manage their data. It is essential that companies collect data competently, respond to assessments and monitoring systems with a scientific
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e sistemi di monitoraggio con approccio scientifico e strutturato, perché quelle informazioni e quei dati determineranno il loro rating, la loro valutazione di impatto.
“È essenziale essere consapevoli che i dati che si forniscono sono rilevanti e determinano valutazioni di rischio e di impatto che pesano sul proprio business e su quello dei clienti”, ribadisce Rulli. Da queste considerazioni e dalla collaborazione con centinaia di aziende della filiera moda oltre che di numerosi Brand, è nato il sistema 4sustainability®, che permette di raccogliere i dati di impatto su 6 dimensioni ambientali e sociali allineate alle migliori metodologie di mercato, stimolando l’implementazione di azioni di riduzione del rischio e dell’impatto verificate periodicamente per progettere da green e social washing.
Sono migliaia oggi le aziende di filiera presenti nella piattaforma Ympact che esegue il modello 4sustainability, di queste oltre 500 hanno hanno dati verificati e oltre 250 hanno raggiunti livelli di implementazione attestati. Proprio queste filiere, capaci di gestire dati e migliorarli, meglio affrontano le richieste attuali del mercato e, domani, affronteranno le sfide della normativa”.
and structured approach, because that information and that data will determine their rating, their impact assessment. “It is essential to be aware that the data you provide is relevant and determines risk and impact assessments that weigh on your own business and that of your customers”, reiterates Rulli.
From these considerations and from the collaboration with hundreds of companies in the fashion supply chain as well as numerous Brands, the 4sustainability® system was born, which allows the collection of impact data on 6 environmental and social dimensions aligned to the best market methodologies, stimulating the implementation of risk and impact reduction actions periodically verified to design from green and social washing.
There are now thousands of supply chain companies on the Ympact platform running the 4sustainability model, of which more than 500 have verified data and more than 250 have achieved certified levels of implementation. It is precisely these supply chains, capable of managing data and improving it, that are better able to meet current market demands and, tomorrow, will face the challenges of regulation.
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4SUSTINABILITY
4sustainability.it
È un framework di implementazione innovativo e un marchio registrato che certifica le performance di sostenibilità della catena di fornitura della moda e del lusso.
It is an innovative implementation framework and a registered trademark certifying the sustainability performance of the fashion and luxury supply chain.
ASSOCALZATURIFICI
assocalzaturifici.it
Assocalzaturifici è l’Associazione che rappresenta a livello nazionale le imprese a carattere industriale che operano nel settore della produzione delle calzature. Conta circa 500 aziende iscritte.
Assocalzaturifici is the Association that represents, on a national level, industrial companies operating in the footwear production sector. It has about 500 member companies.
COSA FARE
Nel 2026 dovranno essere formulati i primi report riguardanti il tracciamento dei rischi di filiera che coinvolgeranno i Tier 1 e 2. Quindi, cosa fare in vista di queste scadenze?
Partiamo dalla metodologia di raccolta dati su cui si basa la normativa, quella proposta dalla OECD - Organization for Economic Co-operation and Development, in cui vengono indicati i 4 passi necessari per esprimere la propria capacità di gestire i rischi:
- mappare i fornitori;
- rilevare i dati utili a valutare il rischio e l'impatto ambientale e sociale;
- porre in atto azioni di mitigazione (correzione di processi, correzioni delle ipotesi di rischio, finanche il ridisegno della propria filiera);
- rendicontare periodicamente. Questa fase è collegata alla normativa sul Reporting di sostenibilità.
CLARITY AI
clarity.ai
Azienda tecnologica che si occupa di sostenibilità e che fornisce dati, approfondimenti e strumenti per aiutare gli investitori, le aziende e i consumatori a prendere le loro decisioni attraverso una lente di sostenibilità.
A sustainability technology company that provides data, insights, and tools to help investors, companies and consumers make their decisions through a sustainability lens.
THE ID FACTORY
theidfactory.com
The ID Factory è una piattaforma di tracciabilità della filiera (SaaS) che, attraverso la creazione di un passaporto digitale unico, consente alle aziende di moda di ottenere una trasparenza completa della propria filiera globale.
The ID Factory is a supply chain traceability platform (SaaS) that, through the creation of a unique digital passport, enables fashion companies to achieve complete transparency of their global supply chain.
WHAT TO DO
In 2026, the first reports on the tracking of supply chain risks involving Tier 1 and 2 will have to be formulated. So, what to do in view of these deadlines?
Let’s start with the data collection methodology on which the regulation is based, the one proposed by the OECD - Organisation for Economic Co-operation and Development, which outlines the 4 steps needed to express one’s ability to manage risks:
- map suppliers;
- collect data to assess risk and environmental and social impact;
- implementing mitigation actions (correction of processes, correction of risk assumptions, even redesigning one’s supply chain);
- report periodically. This step is linked to the Sustainability Reporting legislation.
La seconda parte dell’articolo sarà pubblicata sul prossimo numero di giugno di Foto Shoe. Il testo completo è online su fotoshoemagazine.com
The second part of the article will be published in the next June issue of Foto Shoe. The full text is online at fotoshoemagazine.com
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Once upon a time there was John Galliano
by Ursula Beretta
C’era una volta John Galliano. E per fortuna c’è ancora, più vivo che mai, portato nuovamente al centro di quella scena che gli spetta di diritto grazie a un imprenditore illuminato - Renzo Rosso - e alla complicità di un brand storico - Maison Margiela -, che ha trovato finalmente il suo nuovo, folle autore. La favola ha il suo lieto fine. Ma non si esaurisce qui, perché dallo scorso mese di gennaio uno tsunami dall’alto coefficiente artistico si è abbattuto sulla settimana dell’alta moda di Parigi prendendo la forma di “Artisanal 2024”, lo show che, più di tutti, ha mostrato che cosa sia realmente una sfilata.
Il perfetto gusto per la provocazione di Galliano, maestro del dramma e del coup de théâtre, si è concretizzato - come già in passato in ognuna delle sue collezioni per Givenchy e per Dior – in uno spaccato di storia trasformato ad uso e consumo del suo genio irriverente, confermandolo magico burattinaio nell’orchestrare ispirazioni e spunti di un universo modaiolo a confronto del quale tutto il resto è, ovviamente, noia. Con le sue povere creature - dirette però dal regista Baz Luhrmann, portatrici sane di una sensualità grottesca e onirica, che si muovevano traballanti sotto il ponte parigino Alexander III, vestendo una collezione-capolavoro al limite del surrealismo, tra corsetti e succinti abiti Belle Époque -, lo stilista si è fatto testimone di un senso della moda capace di andare oltre l’urgenza ossessiva del descrivere, del commentare, del reagire al
tempo presente. Facendo sognare. Regalando stupore. Disegnando una magia della quale fruire a piacimento per trovare requie dalle fatiche del reale. Mostrando, in una parola, l’esatta ragione d’essere della moda. E la cosa non dovrebbe stupire più di tanto. John Galliano appartiene da sempre al gotha di quei creativi che, da soli, hanno stravolto il concetto di fashion show trasferendolo in uno spettacolo vero e proprio, corollario perfetto di un contenuto estetico da sogno. Il potere della moda, del resto, è tutto qui: un compendio sfaccettato e ricco, che ha portato, tra la fine del secolo scorso e l’inizio del nuovo millennio, lo stesso Galliano, Marc Jacobs, Karl Lagerfeld e Alexander McQueen a farsi mattatori assoluti di eventi su cui si è scritto e dei quali si è parlato fino alla stanchezza, e che hanno esaltato il potenziale performativo degli abiti - e dei corpi che quegli abiti indossavano - fino all’esasperazione, trasformando la passerella in un set pregno di significati, la cui potenza espressiva trascendeva l’estetica dei vestiti per mutarsi in statement, ideologia e bellezza, arte ed emozione, spettacolo allo stato puro. Dimentichi delle mere ragioni commerciali, questi artisti dell’effimero si sono dilettati con gli abiti e con la capacità percettiva degli spettatori, suscitando meraviglia e repulsione e stupore. Ma anche allegria. Perché rileggere il reale attraverso le collezioni è, da sempre, il modo perfetto per trascenderne la matericità tessile provocando un’esperienza sensoriale profonda e indelebile, in grado di giocare
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“…a tsunami with a high artistic coefficient has hit the Paris haute couture week in the form of ‘Artisanal 2024’, the show that, more than any other, has shown what a fashion show really is…”
con l’efferatezza stessa dell’essere umano. Storyteller d’eccezione di una moda-spettacolo, ma altresì custode di una forte e potente visione del mondo, Alexander McQueen è stato pioniere nel trasferire sulla passerella quel compendio di incubi e deliri di cui si ammantava il suo mondo, perso tra atmosfere cupe di matrice elisabettiana e immagini poco rassicuranti di un futuro distopico. Non mancava nulla: dalla fascinazione per la robotica, alle atmosfere esatte di un ospedale psichiatrico; dalle segrete della Conciergerie all’epoca dell’Ancien Régime, a maratone di ballo in salsa western, sconfinando tra ologrammi iconici e cavalli alati, in un caravanserraglio emotivamente indimenticabile.
Altrettanto fissi nella memoria sono i fotogrammi dei fashion show nei quali lo sfrontato ragazzo di New York arrivato alla corte francese di Louis Vuitton ha concentrato il suo talento scanzonato e ironico, ammaestrandolo con le imprescindibili sfumature di un lusso con pedigree che non aspettava altro che di essere investito da un’adrenalina stilistica senza precedenti. Marc Jacobs ha portato in passerella top model vestite da infermiere con look ispirati all’opera di Richard Prince accanto ad apparizioni oniriche in groppa a cavalli di una giostra immaginifica; e, ancora, paladine di bellezza tra i vagoni dell’Orient Express, insieme ad ammiccanti ragazzacce tra i chiaroscuri ispirati a “Il Portiere di Notte”, in una miscellanea di esibizioni gioiose e accattivanti, che gli hanno permesso di esprimersi liberamente, travolgendo codici e facilonerie.
E Karl Lagerfeld, alla direzione creativa di Chanel, ha fatto anche di più. Le sue sfilate hanno messo concretamente in luce lo Zeitgeist di cui la moda era portavoce, esaltandone il contenuto fiabesco e immaginativo. Come cornice prediletta, il parigino Grand Palais, che nelle sue mani è diventato un malleabile contenitore pronto ad accogliere visioni sempre diverse: baite innevate, spiagge lambite dalle onde, affollati supermercati, manifestazioni chiassose. La potenza della creatività del Kaiser era in grado di dare vita ai set più attesi della fashion week francese. E poi cos’è successo? Che cosa ha fatto sì che il circo della moda si involvesse seguendo le fila di un percorso che, nel tempo, è passato dalle prime sfilate riservate a privilegiati ‘happy few’ negli atelier delle maison, alle passerelle semi nazional-popolari, fino ai sopraccitati show spettacolari sfociati, nel periodo post pandemico, in eventi essenziali fruibili ‘urbi et orbi’ grazie ai social network? Che cosa è andato perso, tale da ridurre la narrazione fashion a sterile racconto, scarnificato al punto da vivere di soli messaggi commerciali? Commerciale è forse l’aggettivo più corretto per esemplificare il computo dei passaggi che hanno trasferito la fame di immaginari
e di bellezza in semplici sfilate, capaci sì di flirtare con l’incanto, ma di confinarlo alle “sole” collezioni mostrate sulla catwalk. In nome di un’idea di moda concreta, a tratti ripetitiva, che appare impotente nell’esorcizzare le difficoltà del momento storico attuale e che si limita a disegnare vestiti - portabili, portabilissimi - immergendoli in un contesto neutro che non fa sognare, ma che non provoca nemmeno timori. Una moda che, in risposta ai marosi degli scenari contemporanei, disegna un’apparenza di normalità e di sicurezza – non è forse da questa esigenza che Sabato De Sarno, new entry da Gucci, ha concentrato la sua visione al grido de “Il cappotto è qualcosa che mi fa sentire al sicuro”? – e fa serenamente a meno del fattore sogno per navigare in una tranquilla placidità. Per lo meno fino a quando John Galliano non suona forte la campanella richiamando tutti all’ordine, o meglio, a quel suo disordine creativo chiassoso ed esuberante, per raccontare una moda che va oltre gli abiti e che diventa storia tout court. Di vita. Di stile. Di quella couture ancora in grado di fare sognare e di restare, così, immortale.
Once upon a time there was John Galliano. And luckily he is still there, more alive than ever, brought back to the centre of that scene that he is rightfully entitled to thanks to an enlightened entrepreneur - Renzo Rosso - and the complicity of a historic brand - Maison Margiela -, which has finally found its new, crazy author. The fairytale has its happy ending. But it does not end there, because since last January, a tsunami with a high artistic coefficient has hit the Paris haute couture week in the form of ‘Artisanal 2024’, the show that, more than any other, has shown what a fashion show really is.
Galliano’s perfect taste for provocation, a master of drama and coup de théâtre, took concrete form - as in the past in each of his collections for Givenchy and Dior - in a slice of history transformed to the use and consumption of his irreverent genius, confirming him as a magical puppeteer in orchestrating inspirations and cues of a fashionable universe in comparison with which everything else is, obviously, boredom. With his poor creatures - directed, however, by the director Baz Luhrmann, healthy bearers of a grotesque and dreamlike sensuality, who moved wobbly under the Parisian Alexander III bridge, dressing a masterpiece-collection bordering on surrealism, amidst corsets and skimpy Belle Époque dresses -, the designer became a witness to a sense of fashion capable of going beyond the obsessive urgency of describing, commenting on and
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reacting to the present time. Making people dream. Giving wonder. Drawing a magic that can be enjoyed at will to find rest from the toils of reality. Showing, in a word, fashion’s exact raison d’être. And this should come as no great surprise. John Galliano has always belonged to the elite of those creatives who have singlehandedly turned the concept of the fashion show upside down and turned it into a real spectacle, the perfect corollary to a dreamlike aesthetic content. The power of fashion, after all, is all here: a multifaceted and rich compendium, which has led, between the end of the last century and the beginning of the new millennium, to Galliano himself, Marc Jacobs, Karl Lagerfeld and Alexander McQueen becoming the absolute stars of events that have been written and spoken about to the point of exhaustion, and which have exalted the performative potential of clothes - and of the bodies that those clothes wore - to the point of exasperation, transforming the catwalk into a set full of meanings, whose expressive power transcended the aesthetics of clothes to mutate into statement, ideology and beauty, art and emotion, pure spectacle. Forgetful of mere commercial reasons, these artists of the ephemeral dabbled with clothes and the perceptive capacity of the spectators, arousing wonder and revulsion. But also joy. Because reinterpreting reality through collections has always been the perfect way to transcend textile materiality, provoking a profound and indelible sensorial experience, capable of playing with the very cruelty of the human being. Exceptional storyteller of a fashion-show, but also custodian of a strong and powerful vision of the world, Alexander McQueen was a pioneer in transferring onto the catwalk that compendium of nightmares and delusions with which his world was cloaked, lost between dark Elizabethan atmospheres and not very reassuring images of a dystopian future. Nothing was missing: from a fascination with robotics, to the exact atmospheres of a psychiatric hospital; from the dungeons of the Conciergerie in the era of the Ancien Régime, to dance marathons in western sauce, trespassing between iconic holograms and winged horses, in an emotionally unforgettable caravanserai. Also fixed in the memory are the frames of the fashion shows in which the cheeky boy from New York who arrived at the French court of Louis Vuitton concentrated his light-hearted and ironic talent, instructing it with the unavoidable nuances of a luxury with pedigree that was only waiting to be invested by an unprecedented stylistic adrenaline rush. Marc Jacobs brought to the catwalk supermodels dressed as nurses with looks inspired by the work of Richard Prince alongside dreamlike apparitions riding horses on
an imaginative merry-go-round; and again, beauty champions among the carriages of the Orient Express, together with winking bad girls among the chiaroscuro inspired by “The Night Porter”, in a miscellany of joyful and captivating exhibitions that allowed him to express himself freely, overturning codes and easiness. And Karl Lagerfeld, as creative director of Chanel, did even more. His fashion shows concretely highlighted the Zeitgeist of which fashion was the spokesman, enhancing its fairy-tale and imaginative content. His favourite setting was the Parisian Grand Palais, which in his hands became a malleable container ready to accommodate ever-changing visions: snow-covered chalets, beaches lapped by waves, crowded supermarkets, noisy demonstrations. The power of the Kaiser’s creativity was able to bring the most eagerly awaited sets of French fashion week to life.
And then what happened? What caused the fashion circus to regress along a path that, over time, went from the first fashion shows reserved for the privileged ‘happy few’ in the ateliers of fashion houses, to the semi-national-popular catwalks, to the aforementioned spectacular shows that, in the post-pandemic period, resulted in essential events that could be enjoyed ‘urbi et orbi’ thanks to social networks? What has been lost, such as to reduce the fashion narrative to a sterile tale, stripped down to the point of living on commercial messages alone? Commercial is perhaps the most correct adjective to exemplify the tally of passages that have transferred the hunger for imagery and beauty into simple fashion shows, capable of flirting with enchantment, but confining it to ‘only’ the collections shown on the catwalk. In the name of a concrete idea of fashion, at times repetitive, which appears powerless to exorcise the difficulties of the current historical moment and which limits itself to designing clothes - wearable, very wearable - immersing them in a neutral context that does not make one dream, but neither does it provoke fear.
A fashion that, in response to the storms of contemporary scenarios, draws an appearance of normality and security - is it not from this need that Sabato De Sarno, a newcomer to Gucci, has focused his vision to the cry of ‘The coat is something that makes me feel safe’? - and serenely dispenses with the dream factor in order to navigate a quiet placidity. At least until John Galliano rings the bell loudly calling everyone to order, or rather, to that boisterous and exuberant creative disorder of his, to tell a fashion that goes beyond clothes and becomes history tout court. Of life. Of style. Of that couture still able to make people dream and thus remain immortal.
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The worldvariegated of colour
by Carla A. Bordini Bellandi
Il colore è il primo elemento che il nostro sistema visivo coglie e riveste un ruolo cruciale nella nostra vita e, naturalmente, in tutti gli ambiti creativi, inclusa la moda. Ho immaginato di svegliarmi una mattina e, aprendo gli occhi, di non distinguere i colori: le pareti di casa erano grigie come le mele nella fruttiera, simili al colore dei ricami sul bordo del tovagliolo. Il cielo plumbeo era cosparso di nuvole chiare; luci e ombre marcavano debolmente la tridimensionalità degli oggetti: tutto, acromaticamente modulato sulle varianti di una scala di grigi, appariva tristemente monotono.
A un pittore americano è accaduto, a causa di un danno alla corteccia cerebrale procurato da un incidente, di perdere la capacità di percepire i colori. Lo descrive in un libro Oliver Sacks, neurologo statunitense, evidenziando la depressione che ha colpito l’uomo in seguito all’accaduto. La storia si conclude positivamente, ma induce a riflettere sul ruolo cruciale del colore nella nostra vita, che ci permette di vedere il mondo come lo conosciamo. È evidente, sarebbe un errore considerarlo soltanto una decorazione.
Il colore è il primo elemento che il nostro sistema visivo coglie, anche perché rappresenta un segnale biologico capace di garantire la sopravvivenza di piante e animali, noi inclusi: per esempio, vedere frutti rossi in contrasto sul verde della vegetazione, permette a certi uccelli di trovare agevolmente il cibo. I colori dello spettro visibile, quelli – per capirci - che identifichiamo nell’arcobaleno, sono il risultato di lunghezze d’onda diverse, che determinano varie sensazioni di colore. Così, almeno, li ha descritti Isaac Newton: il colore è energia. Goethe, narratore romantico, si oppose alle sue idee meccanicistiche ponendo, invece, l’individuo al centro della questione e affermando che, senza l’umanità e la spiritualità a noi connesse, non ci sarebbe percezione: il colore non è un fenomeno prettamente fisico, bensì una manifestazione complessa che non si produrrebbe senza il ruolo cruciale dell’occhio di chi guarda, in mancanza dell’interazione dell’organismo con il proprio ambiente.
Teorie elaborate nel tempo hanno dato ragione ad entrambi, attribuendo al caso del colore una dimensione articolata, che implica anche la relazione che intercorre fra colori nel contesto, assegnando
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Artwork by Joe Colosimo
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un ruolo decisivo ai contrasti: un colore tenue, per esempio, appare chiaro e luminoso su uno sfondo nero, ma più intenso e opaco su uno bianco: impossibile non tenerne conto in campo creativo.
La corrispondenza fra sensi diversi, poi, consente al colore di evocare odori e sapori: la confezione di un profumo, giallo limone su fondo celeste, anticipa l’aroma asprigno del frutto, così come una boccetta verdeazzurra rivela freschezza assoluta: è il fenomeno della sinestesia.
Attingendo dall’inconscio collettivo – il complesso di immagini ricorrenti che racchiudono il patrimonio di esperienze primordiali dell’umanità, da cui i nostri comportamenti sono influenzati – e dalle associazioni del conscio, il colore assume significati simbolici sfaccettati, evocando emozioni e sentimenti. Il rosso, per esempio, che suggerisce passione e seduzione, richiama allo stesso tempo il sangue, simbolo della vita ma anche della morte e della violenza: così il potere del colore, la cui efficacia è messa a frutto nel marketing, è strettamente connesso alla psicologia.
Nella comunicazione visiva correlata alla moda, l’uso creativo del colore permette, a chi lo conosce, di sfruttarne l’enorme potenziale: un accessorio a contrasto con l’abito appare in tutto il suo fascino, stagliandosi sul contesto per emergerne in modo scenografico. Chi non ha pensato, in questo istante, a una Birkin arancione? Benché sia frutto del caso - il cartoncino color crema tipico del packaging di quell’epoca era introvabile in tempo di guerra, nel 1945 – l’arancione intenso è oggi la nuance iconica, rappresentativa del marchio Hermes.
Il colore diventa protagonista della borsa Onthego, creata da Yayoy Kusama: grossi pois – l’elemento distintivo dell’artista - in tinte pure e brillanti, irregolari come pennellate impresse una ad una, campeggiano sul classico sfondo Louis Vuitton, nascondendo parzialmente il monogramma, come se il colore prendesse il sopravvento sulla tradizione e avesse il ruolo di “scombinare le carte”: è un oggetto irriverente, con il pieno diritto di interferire. Scarpe rosse sono un gesto istintivo, che esprime l’assertività e l’energia seduttiva di chi le porta, abbinate a un incedere sicuro o al desiderio di farle danzare. Sceglierle blu scuro rivela ottimo gusto e sobrietà, ma poca voglia di osare. Nella sua indubbia eleganza, il grigio - noioso e un po’ scontato, ammettiamolo - è prova di indecisione, a meno che non riveli la predisposizione a creare riflessi metallici. Colore e “tratti somatici” di un oggetto lo caratterizzano, conferendogli l’eccezionalità che lo rende unico agli occhi di chi lo sceglie, descrittivo del proprio modo di essere e di apparire: accessori neutri o optical posseggono, infatti, differente attitudine ad occupare lo spazio e messaggi opposti da comunicare.
“In visual communication related to fashion, the creative use of colour allows those who know it to exploit its enormous potential: an accessory contrasting with the garment appears in all its charm, standing out against the context to emerge dramatically”
Colour is the first element our visual system grasps and plays a crucial role in our lives and, of course, in all creative fields, including fashion.
I imagined waking up one morning and, opening my eyes, not being able to distinguish colours: the walls of the house were as grey as the apples in the fruit bowl, similar to the colour of the embroidery on the edge of the napkin. The plumy sky was strewn with light clouds; light and shadow faintly marked the three-dimensionality of objects: everything, achromatically modulated on the variations of a grey scale, appeared sadly monotonous.
It happened to an American painter, due to damage to his cerebral cortex caused by an accident, that he lost his ability to perceive colours. Oliver Sacks, an American neurologist, describes this in a book, highlighting the depression that affected the man following the incident. The story ends on a positive note, but prompts reflec-
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tion on the crucial role of colour in our lives, which allows us to see the world as we know it. Clearly, it would be a mistake to consider it merely a decoration.
Colour is the first element that our visual system grasps, not least because it represents a biological signal that ensures the survival of plants and animals, including us: for example, seeing red fruit contrasting with green vegetation enables certain birds to find food easily. The colours of the visible spectrum, those - to understand us - that we identify in the rainbow, are the result of different wavelengths, which determine various colour sensations. This is how, at least, Isaac Newton described them: colour is energy.
Goethe, the romantic storyteller, opposed his mechanistic ideas by placing, instead, the individual at the heart of the matter and stating that, without humanity and the spirituality connected to us, there would be no perception: colour is not a purely physical phenomenon, but rather a complex manifestation that would not occur without the crucial role of the eye of the beholder, in the absence of the interaction of the organism with its environment.
Theories elaborated over time have proved both right, attributing an articulated dimension to the case of colour, which also implies the relationship between colours in context, assigning a decisive role to contrasts: a soft colour, for example, appears light and luminous on a black background, but more intense and opaque on a white one: it is impossible not to take this into account in the creative field.
The correspondence between different senses, then, allows colour to evoke smells and tastes: the packaging of a perfume, lemon yellow on a light blue background, anticipates the sour aroma of the fruit, just as a greenish-blue bottle reveals absolute freshness: this is the phenomenon of synesthesia.
Drawing from the collective unconscious - the complex of recurring images that encapsulate the heritage of humanity’s primordial experiences, by which our behaviour is influenced - and from the associations of the conscious, colour takes on multifaceted sym-
bolic meanings, evoking emotions and feelings. Red, for example, which suggests passion and seduction, evokes at the same time blood, the symbol of life but also of death and violence: thus the power of colour, whose effectiveness is harnessed in marketing, is closely linked to psychology.
In visual communication related to fashion, the creative use of colour allows those who know it to exploit its enormous potential: an accessory contrasting with the garment appears in all its charm, standing out against the context to emerge dramatically. Who has not thought, in this instant, of an orange Birkin? Although it is the result of chance - the cream-coloured cardboard typical of the packaging of the time was unavailable in wartime, in 1945 - deep orange is today the iconic shade, representative of the Hermes brand.
Colour becomes the protagonist of the Onthego bag, created by Yayoy Kusama: large polka dots - the artist’s distinctive element - in pure and bright colours, irregular as brushstrokes imprinted one by one, stand out against the classic Louis Vuitton background, partially hiding the monogram, as if colour were taking over from tradition and had the role of “messing with the cards”: it is an irreverent object, with the full right to interfere.
Red shoes are an instinctive gesture, expressing the assertiveness and seductive energy of the wearer, combined with a confident gait or the desire to make them dance. Choosing dark blue reveals excellent taste and sobriety, but little desire to dare. In its undoubted elegance, grey - boring and somewhat predictable, let’s admit it - is evidence of indecision, unless it reveals a predisposition to create metallic reflections.
Colour and ‘somatic traits’ of an object characterise it, giving it the exceptionality that makes it unique in the eyes of those who choose it, descriptive of their way of being and appearing: neutral or optical accessories possess, in fact, different aptitudes to occupy space and opposite messages to communicate.
“Colour is the first element our visual system grasps and plays a crucial role in our lives and, of course, in all creative fields, including fashion”
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Never give up
Photos by Angelo Lanza Fashion by Antonio Musto
Artwork by Joe Colosimo
Jacket
GAS
Shirt PRADA
Necktie
HUGO BOSS
Short CAT
Sunglasses
POMANDÈRE
Pochette
STUDIO TONDINI
Socks JIMMY LION
Shoes SCAROSSO
Jacket HUF Pullover MINIMUM Hat BORSALINO Short CAT Backpack HERSCHEL Socks HAPPY SOCKS Shoes VEJA
Jacket TOMBOLINI
Trousers LEVI’S
Foulard LOUIS VUITTON
Bag HERMÉS Victoria Bowling Boots SSHENA
Hat
BLUE
OF A KIND
JACK
Shirt POLO RALPH LAUREN Gilet FAMILY FIRST Short LEVI’S Bag AKINNA MILANO Socks HUF Shoes VEJA
Jacket
& JONES
Jacket
HANDPICKED
Shirt and trousers
LEVI’S
Necktie MGC
Glasses
TOM FORD
Bag ROY
ROGER’S Boots SSHENA
Hat BORSALINO Jacket SUITSUPPLY Shirt PRADA Necktie HERMÈS Gilet MAISON FLANEUR Trousers JECKERSON Bag STUDIO TONDINI Shoes LEVI’S
Photos by Angelo Lanza Fashion by Antonio Musto
Grooming: Giulia Cannizzaro
Photo assistant: Yadier Castro Piedra
Stylist assistant: Elena Rizzardi Model: Cristian Piccoli @ILoveModelsMngt
Alessandro Fedalto / Miga Studio Freedom and excellence beyond boundaries
by Cecil Servigon
Expanding the reach of the “Made in Italy”.
IThe success of an independent eyewear brand provides valuable insights to the accessories industry.
l mondo dell’eyewear è un universo affascinante e complesso, popolato da grandi brand internazionali e da piccoli marchi indipendenti che si distinguono per la loro originalità e la loro visione unica.
In questo settore dove la creatività si fonde con la funzionalità, l’Italia è leader indiscussa grazie alla sua tradizione artigianale, la sua capacità di innovazione e design, le sue competenze tecniche, il suo network industriale e il marchio Made in Italy.
Mentre i grandi marchi dominano il mercato grazie alla loro presenza globale e ai loro portafogli diversificati di prodotto, quelli indipendenti colgono la sfida di presidiare nicchie specializzate per attrarre un pubblico più esigente e appassionato, e contribuire a mantenere una competizione dinamica nel settore eyewear. In questo contesto, Alessandro Fedalto, fondatore di Miga Studio, una realtà imprenditoriale di successo grazie alla sua profonda esperienza nel settore, visione unica e impegno per l’innovazione, ci offre l’opportunità di esplorare il potenziale di questi brand indipendenti.
“Quando un progetto nasce per essere originale, speciale e, talvolta, unico nella sua tecnologia, processo, visione, insomma… libero, tale vuole restare – dice Fedalto. Io preferisco il termine ‘libero’ al termine indipendente. Freedom, libertà di esprimere e rappresentare quello che si ha in mente sia nel prodotto che nella strategia, sia nel posizionamento che nella rappresentazione. Occhiali, accessori, borse, materiali possono essere ‘griffati’ o Liberi. Liberi di esprimere, di rappresentare, di raccontare storie uniche,
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affascinanti e speciali come quella di Miga Studio. Brand nato nel 2017 per la voglia di essere liberi e con l’intento di rappresentare un nuovo brand nell’eyewear.”
Il “Made in Italy” ha sempre svolto un ruolo cruciale nel differenziare e valorizzare i prodotti italiani nel mercato globale, garantendo un elevato standard di qualità, artigianalità e design che è diventato sinonimo di prestigio e stile distintivo. Quanto cruciale è l’identità del marchio ‘Made in Italy’ nell’eyewear e come lo sfrutti per mantenere un vantaggio competitivo, specialmente quando si affronta la concorrenza dei produttori cinesi?
“Con la globalizzazione e la condivisione continua di tecnologie, processi, materiali e processi produttivi, l’unica differenza la fa la percezione del valore. Attualmente c’è più know-how in Cina che in Italia o Francia, Giappone, Vietnam o Brasile. Gli investimenti tecnologici degli ultimi 25 anni nell’occhialeria sono stati spesi praticamente solo in Cina. Ma manca qualcosa, la Libertà! Che tradotto significa darsi del tempo per fare le cose come vogliamo noi, per preparare i materiali e lavorarli solo quando hanno la stagionatura, o nel nostro caso, l’essicatura giusta, consegnare solo quando è tutto perfetto, condividere il prodotto sul mercato solo quando è giusto farlo. Naturalmente anche in Giappone questa filosofia è stata e continua ad essere vincente in termini di qualità. Con Miga Studio combiniamo il più antico acetato di cellulosa giapponese con il titanio crafted e gli acetati ad alta intensità italiani e con il titanio 3D prodotto dalle sapienti e innovative tecnologie presenti in Belgio. In sostanza, la manifattura italiana si coniuga con la scoperta del ‘globale’ e di tutto quello che i vari distretti specializzati nel mondo, in ciascuna merceologia, sanno fare, per elevare il prodotto a livelli di percezione, valore e riconoscibilità unici e prestigiosi.”
Per competere efficacemente, quali strumenti hanno a disposizione i marchi indipendenti rispetto ai grandi?
“Il fulcro è sempre la Libertà. Decidere di usare oggetti o accessori unici e di estrema manifattura è una scelta. Oggetti belli che durano se ne trovano sempre di meno sul mercato. Possiamo scegliere di cambiare montature ciclicamente seguendo le mode oppure essere liberi di possedere più a lungo qualcosa di unico, originale e di alta manifattura. I marchi liberi si focalizzano moltissimo sul prodotto e, quando possono, investono in fabbriche di proprietà per realizzare il loro prodotto e controllarlo al meglio. Fanno lo stesso con distribuzione e commercializzazione. Gli agenti mono o plurimandatari trattano solo i brand di nicchia e a loro volta si rivolgono a ottici liberi, boutique shops o negozi veramente unici, talvolta disegnati da architetti, o comunque ambienti speciali e decisamente lontani dai cliché delle grandi catene. Miga Studio ha raggiunto i 1.000 punti vendita in Europa, praticamente meno del 2% del mercato, ma è solo in questo tipo di realtà che si riesce a trovare un prodotto lontano dalla standardizzazione e dalle logiche
dei grandi numeri. Infine, noi di Miga Studio, insieme ai nostri ‘compagni di viaggio’, organizziamo spesso eventi diversi e indipendenti dalle fiere internazionali dove invitiamo tutti quegli ottici del settore che cercano qualcosa di unico. Solo negli ultimi 3 mesi li abbiamo organizzati a Monaco, Milano, Roma, Budapest, e New York.”
Quali sono le principali tendenze che hanno plasmato l’industria dell’eyewear negli ultimi anni e come si integrano queste informazioni nella strategia aziendale?
“La ricerca di unicità. Creare un brand è facile. Elevarlo e consolidarlo implica passaggi e decisioni molteplici costellate di imprevisti e sorprese. Negli ultimi 10/15 anni vanno consolidandosi i marchi di occhiali con un saper fare alle spalle. In passato i brand aprivano i loro monomarca nelle località più esclusive, una strategia che sicuramente pagava in termini di notorietà. Tuttavia, oggi, ha più senso proporre una produzione propria per utilizzare e sviluppare soluzioni proprie, originali e difendibili, in un certo senso. È come cucinare o farsi mandare a casa la cena.
Un’altra tendenza è la ricerca di libertà. Le grandi aziende hanno capito da tempo quanto i brand ‘non in licenza’ siano fondamentali nei loro portafogli per compensare quelli in licenza. Molti progetti,
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nati in piccole produzioni artigianali, oggi sono parte di grandi multinazionali che li collocano ormai secondo la sola logica dei numeri. Mentre molti imprenditori sono ancora veramente appassionati delle loro collezioni/creature e conoscono bene i negozi e i partner che vendono i loro prodotti. La tendenza, quindi, resta quella di conservare la libertà di creare pezzi unici, riconoscibili e con un valore intrinseco che ne racconti tutta la storia che c’è dietro.”
Ci sono delle alleanze o partnership strategiche che possono rafforzare la presenza nel mercato e ampliare la portata di un piccolo marchio?
“Assolutamente! Miga Studio ha intrapreso una partnership strategica, condividendo design e tecnologia, con il rinomato designer belga Patrick Hoet, fondatore del marchio Theo. Questa collaborazione ha dato vita a una serie limitata di modelli che combinano il titanio stampato in 3D e l’acetato di cellulosa. Abbiamo unito un tipo manifattura all’avanguardia con una grande passione per l’architettura, evidente in ogni dettaglio.”
Prendendo Miga Studio come case study possiamo concludere che per competere nel mercato globale dell’eyewear “il piccolo è bello, meglio se libero”. I brand indipendenti incarnano la libertà di creare e di esprimere unicità e originalità. Possono focalizzarsi su specifiche nicchie di mercato, puntare su una produzione artigianale di qualità superiore, essere agili e flessibili per poter introdur-
re nuove collezioni più velocemente o rispondere ai feedback dei clienti e apportare modifiche ai loro prodotti in modo più rapido ed efficiente. Possono anche utilizzare materiali premium e differenziarsi attraverso il design e l’innovazione, facendo grandissima attenzione ai dettagli e alla durabilità dei materiali utilizzati. Ma, soprattutto, conservare la passione per lo sviluppo di un prodotto unico ed eccezionale, che vanti un’anima italiana e tante storie da raccontare.
The world of eyewear is a fascinating and complex universe, populated by large international brands and small independent brands that stand out for their originality and unique vision.
In this sector where creativity merges with functionality, Italy is the undisputed leader thanks to its tradition of craftsmanship, its capacity for innovation and design, its technical expertise, its industrial network and the Made in Italy brand.
While the big brands dominate the market thanks to their global presence and diversified product portfolios, independent brands are taking up the challenge to create specialised niches in order to attract a more demanding and passionate audience and contribute to maintaining a dynamic competition in the eyewear sector. In this context, Alessandro Fedalto, founder of Miga Studio, a successful entrepreneurial reality thanks to his deep industry experience, unique vision and commitment to innovation, offers us the opportunity to explore the potential of these independent brands.
“When a project is born to be original, special and sometimes unique in its technology, process, vision, in short... free, it has to remain so - says Fedalto. I prefer the term ‘free’ to the term independent. Freedom to express and represent what you have in mind both in product and strategy, in positioning and representation. Glasses, accessories, bags, materials can be ‘branded’ or free. Free to express, to represent, to tell unique, fascinating and special stories like that of Miga Studio. Brand born in 2017 out of a desire to be free and with the intention of representing a new brand in eyewear.”
Made in Italy has always played a crucial role in differentiating and enhancing Italian products in the global market, guaranteeing a high standard of quality, craftsmanship and design that has become synonymous with prestige and distinctive style. How crucial is the ‘Made in Italy’ brand identity in eyewear and how do you exploit it to maintain a competitive advantage, especially when facing competition from Chinese manufacturers?
“With globalisation and the continuous sharing of technologies, processes, materials and production processes, the only difference is the perception of value. There is currently more know-how in China than in Italy or France, Japan, Vietnam or Brazil. The technological investments of the last 25 years in eyewear have been spent practically only in China. But something is missing, freedom! Which means to give ourselves time to do things the way we want, to prepare materials and process them only when they have the right ageing, or in our case, the right drying, to deliver only when every-
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thing is perfect, to share the product on the market only when it is right to do so. Of course, also in Japan this philosophy has been and continues to be successful in terms of quality. With Miga Studio, we combine the oldest Japanese cellulose acetate with Italian crafted titanium and high intensity acetates, and with 3D titanium produced by the skilful and innovative technologies in Belgium. In essence, Italian manufacturing is combined with the discovery of the ‘global’ and all that the various specialised districts in the world, in each commodity, know how to do, to raise the product to unique and prestigious levels of perception, value and recognisability.”
To compete effectively, which tools do independent brands have at their disposal compared to the big ones?
“The core is always Freedom. Deciding to use unique and extremely well-made objects or accessories is a choice. Beautiful objects that last are found less and less on the market. We can choose to change frames cyclically following fashions or be free to own something unique, original and highly manufactured for longer. Free brands focus a lot on the product and, when they can, invest in their own factories to make their product and control it as best they can. They do the same with distribution and marketing. Single or multi-firm agents only deal with niche brands and in turn target free opticians, boutique shops or truly unique shops, sometimes designed by architects, or in any case special environments that are far removed from the clichés of the big chains. Miga Studio has reached 1,000 shops in Europe, practically less than 2% of the market, but it is only in this type of retail that you can find a product far from standardisation and the logic of large numbers. Finally, we at Miga Studio, together with our ‘fellow travellers’, often organise events that are different and independent from international trade fairs where we invite all those opticians in the sector who are looking for something unique. In the last three months, we have organised them in Munich, Milan, Rome, Budapest, and New York.”
What are the main trends that have shaped the eyewear industry in recent years and how do you integrate these into your business strategy?
“The search for uniqueness. Creating a brand is easy. Raising it and consolidating it involves multiple steps and decisions studded with unexpected events and surprises. In the last 10 to 15 years, eyewear brands with know-how behind them are consolidating. In the past, brands opened their single-brand stores in the most exclusive locations, a strategy that certainly paid off in terms of notoriety. However, today, it makes more sense to offer one’s own production to use and develop one’s own solutions, original and defensible, in a certain sense. It is like cooking or having dinner sent home. Another trend is the search for freedom. Big companies have long realised how crucial ‘unlicensed’ brands are in their portfolios to compensate for licensed ones. Many projects, which started out as small artisanal productions, are now part of large multinationals that now place them according to the logic of numbers alone. While many entrepreneurs are still truly passionate about their collections/creatures and are familiar with the shops and partners that sell their products. The trend, therefore, remains to retain the freedom to create unique, recognisable pieces with an intrinsic value that tells the whole story behind them.”
Are there any strategic alliances or partnerships that can strengthen the market presence and expand the reach of a small brand?
“Absolutely! Miga Studio entered into a strategic partnership, sharing design and technology, with renowned Belgian designer Patrick Hoet, founder of the Theo brand. This collaboration has resulted in a limited series of models combining 3D printed titanium and cellulose acetate. We combined cutting-edge manufacturing with a passion for architecture, evident in every detail.”
Taking Miga Studio as a case study, we can conclude that to compete in the global eyewear market ‘small is beautiful, better if free’. Independent brands embody the freedom to create and express uniqueness and originality. They can focus on specific market niches, focus on superior craftsmanship, be agile and flexible to be able to introduce new collections faster or respond to customer feedback and make changes to their products more quickly and efficiently. They can also use premium materials and differentiate themselves through design and innovation, paying close attention to detail and the durability of the materials used. But above all, they must retain their passion for developing a unique and exceptional product with an Italian soul and many stories to tell.
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Cinematic studio
Photos by Angelo Lanza
Fashion by Luca Termine
Shirt KITON KNT Glasses ARU
Jacket STAY TUNES Top SEX SADE Skirt BA&SH Socks WOLFORD Shoes CATWALK
Shirt SARA ROKA Pants ROBERTO CAVALLI Underwear VINTAGE Glasses BOTTEGA VENETA Shoes UNISA
Jacket GIORGIO ARMANI Culottes BALESTRA
Socks WOLFORD
Bag HANITA
Shoes CATWALK
Shirt and pants KITON KNT Glasses ARU Boots CLARKS
Jacket HAVANA&CO.
Pants BA&SH Body and socks WOLFORD Hat RADÀ
Shoes MARTIN ROSES x CLARKS
Jacket MIMI ET MAMÀ
Body and tight WOLFORD
Shoes SANTONI
Total look MANUEL RITZ
Photos by Angelo Lanza Fashion by Luca Termine Make-up: Imma Mennuti
Hair: Francesco Avolio @WM-Management using BUMBLE AND BUMBLE italia Styling assistant: Vittoria Macrì
Photo assistant: Yadier Castro Piedra Model: Lorena @BraveModels - Milano
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Francesca Strigi Loddo / Studio UBE Balancing music, fashion and art
Inizia la sua carriera nel campo della moda come art director e stylist, diventando fashion editor per Grey Magazine, e poi per Lampoon. Ma il suo destino la porta ‘naturalmente’ ad avvicinarsi al mondo della calzatura.
“La mia famiglia è originaria di Vigevano, il principale polo della calzatura italiana degli anni ‘60/’70, dove si trova la statua del calzolaio d’Italia, opera dello zio di mia nonna e raffigurante il mio bisnonno da bambino. La mia intera famiglia ha lavorato nel settore delle scarpe per generazioni, tutti operai, e le mie nonne si dedicavano alla preparazione delle tomaie e al taglio della pelle a mano, direttamente a casa. Con questo background per me è stato abbastanza naturale seguire la medesima strada, e nel 2017 ho fondato Ube Studio”. Così Francesca Strigi Loddo racconta la nascita del suo studio di consulenza creativa e supervisione della produzione che ha sede in Toscana e che vanta, oggi, collaborazioni con marchi italiani e internazionali come Ancuta Sarca, Atiimu, Carlos Santos, Christopher Kane, Dion Lee, Federico Cina e Marco Rambaldi.
Qual è il punto di forza di Ube Studio? Cosa vi contraddistingue?
“Credo che la forza del nostro studio risieda nel fatto che io non vengo direttamente dal settore tecnico delle calzature. Il mio passato da stylist mi ha formato ad avere un occhio attento al prodotto finito e a come proporlo nei look e nella comunicazione in generale. Il nostro team è composto sia da creativi, che da tecnici, e la mia visione ha guidato la ricerca di clienti anche verso marchi emergenti, che necessitano di supporto produttivo per crescere.”
Tra le tue ‘creature’ c’è anche il marchio DISCOTEX….
“Il marchio DISCOTEX nasce proprio da questa mia esigenza di creare qualcosa di personale dopo anni dedicati esclusivamente ad altri
marchi, e che mi rappresentasse appieno. Sono appassionata di musica e vinili, ho un passato da dj e questo marchio si colloca all’incrocio tra musica e moda.”
Quale delle tue creazioni consideri più iconiche?
“Sicuramente la silver clogs di Discotex, il nostro continuativo iconico. ‘Unbox your discotex(s). You need just one second to put them on or to kick them off, no excuses. No matter what your talent is, you must go all-in’.”
Come interpreti l’attuale situazione del mercato?
“La richiesta per la calzatura è sempre stata costante: alta qualità e comfort. Rispetto ad altri capi nel nostro guardaroba, le scarpe svolgono una funzione tangibile - ci permettono di camminare. Mentre una maglietta può essere indossata indifferentemente in taglia XL o S, la questione delle calzature va oltre le dimensioni: il comfort e la vestibilità assumono un ruolo primario. Tuttavia, mi preoccupa il declino dell’artigianato nel settore.”
Ci puoi spiegare meglio?
“Clienti e rivenditori cercano oggi scarpe così perfette da sembrare prodotte da stampanti 3D, scartando piccoli difetti che un tempo venivano considerati segni di qualità artigianale. Vorrei sottolineare che gran parte del processo produttivo delle nostre calzature rimane completamente artigianale.
La vera qualità non risiede solo nella perfezione estetica della pelle, ma nella costruzione stessa della scarpa.
Ogni suola, forma e soletto è stato attentamente sviluppato e personalizzato per quel modello specifico, rappresentando l’eccellenza artigianale che caratterizza l’industria italiana.”
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Se oggi dovessi uscire a fare shopping, in quale negozio andresti e cosa acquisteresti?
“Il mio negozio preferito è Voo Store a Berlino, mentre online credo che una delle selezioni più cool l’abbia SSENSE: ha sempre colori esclusivi e una particolare attenzione verso i brand di nicchia. La qualità dei capispalla di The Row è disarmante, ne vorrei uno.”
Quale designer ti ha maggiormente colpita di recente?
“Mi è molto piaciuto Coperni con la sua Swipe Bag Made of Moon Rock: la stessa borsa è stata riproposta in Aerogel, un materiale quasi interamente fatto di aria e utilizzato dalla NASA. Entrambi i modelli sono stati classificati come opere d’arte contemporanea.”
Quale luogo, musica, film o libro… ti hanno recentemente fatto riflettere e ispirato nelle tue scelte moda?
“Collaboro attivamente come art director presso l’etichetta discografica Polyamore Records, fondata da Bruno Belissimo. Qui ho l’opportunità di lavorare con una varietà di talenti, che spaziano dai giovani artisti in cerca di affermazione, alle icone consolidate del panorama musicale. Attualmente, ci stiamo preparando per la produzione del videoclip del nuovo singolo di Alan Sorrenti, l’indimenticabile ‘figlio delle stelle’ della musica italiana. Alan ha conquistato il successo a soli 22 anni, in particolare negli anni ‘70, e ora, a 70 anni, è ancora una fonte inesauribile di ispirazione. La sua musica, intramontabile e senza confini, ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della musica italiana. Vorrei riuscire a creare qualcosa che sia altrettanto senza tempo.”
She began her career in fashion as an art director and stylist, becoming fashion editor for Grey Magazine, and then for Lampoon. But her destiny led her ‘naturally’ to the world of footwear.
“My family is originally from Vigevano, the main centre of Italian footwear in the 60s and 70s, where you can find the statue of the shoemaker of Italy, made by my grandmother’s uncle and depicting my great-grandfather as a child. My whole family has worked in the shoe industry for generations, all blue collar workers, and my grandmothers used to prepare the uppers and cut the leather by hand, right at home. With this background it was quite natural for me to follow the same path, and in 2017 I founded Ube Studio.” This is how Francesca Strigi Loddo recounts the birth of her creative consultancy and production supervision studio, which is based in Tuscany and now boasts collaborations with Italian and international brands such as Ancuta Sarca, Atiimu, Carlos Santos, Christopher Kane, Dion Lee, Federico Cina and Marco Rambaldi.
What is Ube Studio’s strength? What characterises you?
“I think the strength of our studio lies in the fact that I don’t come directly from the technical footwear sector. My past as a stylist trained me to have a keen eye for the finished product and how to present it in looks and communication in general. Our team is made up of both creatives and technicians, and my vision has also guided the search for clients towards emerging brands that need production support to grow.”
Among your ‘creatures’ is the DISCOTEX brand....
“The DISCOTEX brand was born precisely out of my need to create something personal after years dedicated exclusively to other brands,
and which would fully represent me. I am passionate about music and vinyl, I have a past as a DJ and this brand is at the crossroads between music and fashion.”
Which of your creations do you consider most iconic?
“Definitely the silver clogs from Discotex, our iconic continuation. ‘Unbox your discotex(s). You need just one second to put them on or to kick them off, no excuses. No matter what your talent is, you must go all-in’.”
How do you interpret the current market situation?
“The demand for footwear has always been constant: high quality and comfort. Compared to other garments in our wardrobe, shoes perform a tangible function - they allow us to walk. While a T-shirt can be worn indifferently in size XL or S, the question of footwear goes beyond size: comfort and fit play a primary role. However, I am concerned about the decline of craftsmanship in the sector.’
Can you explain in more detail?
“Customers and retailers are now looking for shoes that are so perfect that they look as if they were produced by 3D printers, discarding small defects that were once considered signs of quality craftsmanship. I would like to stress that a large part of the production process of our shoes remains completely handmade. The real quality lies not only in the aesthetic perfection of the leather, but in the construction of the shoe itself. Each sole, last and insole has been carefully developed and customised for that specific model, representing the craftsmanship excellence that characterises Italian industry.”
If you had to go out shopping today, which shop would you go to and what would you buy?
“My favourite shop is Voo Store in Berlin, while online I think one of the coolest selections is SSENSE: it always has exclusive colours and a focus on niche brands. The quality of The Row’s outerwear is disarming, I would love one.”
Which designer has impressed you most recently?
“I really liked Coperni with his Swipe Bag Made of Moon Rock: the same bag has been repurposed in Aerogel, a material almost entirely made of air and used by NASA. Both models were classified as contemporary works of art.”
What place, music, film or book... have recently made you think and inspired you in your fashion choices?
“I actively collaborate as an art director at the Polyamore Records record label, founded by Bruno Belissimo. Here I have the opportunity to work with a variety of talents, ranging from young artists seeking affirmation to established icons of the music scene. Currently, we are preparing for the production of the video clip of the new single by Alan Sorrenti, the unforgettable ‘star child’ of Italian music. Alan achieved success when he was only 22 years old, particularly in the 1970s, and now, at 70, he is still an inexhaustible source of inspiration. His music, timeless and boundless, has left an indelible mark on the history of Italian music. I would like to be able to create something that is just as timeless.”
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The garden of time
Photos by Angelo Lanza
Fashion by Antonio Musto Back to the 90s
LANCETTI Private Collection Necklace APRICUS Handcuff OZ.OBJECTS Shoes OVIÉ
ANDRÉ LAUG Private Collection Earrings and bracelet REBECCA Bag RODO
RENATO BALESTRA Private Collection
Earrings OZ.OBJECTS
Bracelet SADR BOTEIN
Bag RODO
Shoes GIANNI VERSACE
Bra and pants GIANNI VERSACE Private Collection Bag
UNISA Clutch bag NALÌ
Earring REBECCA
Sandals GIUSEPPE ZANOTTI
Total look VALENTINO GARAVANI Private Collection
Earrings APRICUS Bracelet ELENA DONATI
“Devo liberarmi del tempo e vivere il presente giacché non esiste altro tempo che questo meraviglioso istante” recitava Alda Merini. Di certo non pensava alla moda, eppure quel canto suona perfettamente in armonia con i capi ‘senza tempo’ che scandiscono bellezza aldilà dei ticchettii ripetitivi degli orologi. In questo servizio omaggiamo gli abiti del passato che si fanno presente e che ancora rendono preziosi accessori di ieri e di oggi, come le calzature, alcune vintage alcune attuali.
Total look GIANNI VERSACE Private Collection Bag JIMMY CHOO
Earring REBECCA
ENRICO COVERI Private Collection Bag GIUSEPPE ZANOTTI
Earrings REBECCA Shoes OVIÉ
Total look GIANNI VERSACE Private Collection Bracelet SADR BOTEIN Bag RODO
“I must get rid of time and live in the present since there is no other time but this wonderful instant” recited Alda Merini. She certainly was not thinking of fashion, yet that song sounds perfectly in harmony with ‘timeless’ garments that mark beauty beyond the repetitive ticking of clocks. In this shooting we pay homage to the clothes of the past that become present and still make precious accessories of yesterday and today, such as footwear, some vintage some current.
LAURA BIAGIOTTI Private Collection Bag RODO
Earring OZ.OBJECTS Shoes LORIBLU
Photos by Angelo Lanza Fashion by Antonio Musto
Make-up: Marko Urbani
Hair stylist: Giuseppe Sestito using Bumble ande Bumble / Dyson Hair pro Make-up assistant: Sveva Del Campo
Photo assistant: Yadier Castro Piedra Model: Giada Spera @BraveModels - Milano Special thanks: Rino Tranchini
NMarija Jankovic
Bring back the drama!
ata in Serbia e cresciuta in Russia, Marija Jankovic ha avuto modo di confrontarsi con due culture con tradizioni artigianali e artistiche diverse, dando vita al suo personale concetto di moda inteso come teatralità, performance, qualità, sostenibilità, visionarietà, immaginazione e narrazione.
“Il mio viaggio nella moda è iniziato fin dai primi giorni della mia infanzia in Serbia, quando non uscivo di casa senza abbinare il colore delle mie scarpe alla tonalità dei miei accessori per capelli! Da allora ho sempre saputo che questa era la mia strada e tutto quello da cui ero circondata ha influenzato la mia mente creativa e la mia immaginazione” – ricorda la giovane designer Marija Jankovic. La scuola d’arte, poi i primi passi nella pittura, imparando le forme, le sagome, le proporzioni degli oggetti e della natura, per poi frequentare la scuola di architettura e in seguito il Polimoda a Firenze.
Come sei passata dal design alla moda?
Quando ho pensato per la prima volta di vestire il corpo, invece di disegnare sulla carta o di immaginare edifici che non potevo costruire da sola a quell’età, mi sono resa conto che tutti noi siamo assolutamente liberi di vestirci e creare la nostra seconda pelle di fronte al mondo. In seguito, ho iniziato a frequentare un’associazione di costumisti teatrali, dove per la prima volta ho imparato a creare dei personaggi in base a una storia, una fiaba, un’occasione, un
libro o una città. Mi sono trovata ad affrontare conoscenze pratiche sulla confezione di abiti, tra cui drappeggio, sartoria, cartamodelli e persino corsi di modellistica e di messa in scena di spettacoli.
A Firenze hai poi frequentato il Polimoda… Al Polimoda, in una città che respira arte come Firenze, ho trovato sia le mie radici, che la mia voce come creativa. Qui ho sviluppato la mia visione di ciò che desideravo per vestire le mie muse e i miei clienti: poetica, ma anche tagliente, ribelle, coraggiosa, intelligente, e fortemente riferita al mio passato sia familiare, che storico. Apice di questo mio percorso è stata la mia collezione di laurea, dove il look di apertura, “Sladjana” - diva e leggenda della musica rockpop serba, nonché modello di mia madre - si evolve intorno alla scena punk rock dell’ex Jugoslavia che ha caratterizzato la gioventù dei miei genitori negli anni ‘80-’90, ricreando questi elementi iconici in muse moderne.
Quali sono stati i tuoi mentori, le tue muse ispiratrici?
Oltre ai professori del Polimoda, che mi hanno sempre supportato e spinto ad andare avanti, i miei stilisti di riferimento sono stati i leggendari Alexander McQueen, Vivienne Westwood, John Galliano, Thierry Mugler, icone che mi hanno ricordato e dimostrato che tutto e di più è possibile, che la moda riguarda dramma, teatro, performance, poesia, dolore, amore, potere, coraggio, ribellione, missione, lotta, bellezza e sfida.
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“My fashion journey started all the way back to my early days of childhood in Serbia when I would not leave the house without matching the color of my shoes with the shade of my hair accessories! Since then I have always known this is my path and everything I was surrounded by influence my creative mind and imagination.”
Qual è la tua visione della moda?
Ricordo un lunedì sera, dopo un’intera giornata di creazione di abiti, quando ricevetti una telefonata da un’amica che mi diceva: “La regina è qui!”. Abbiamo preso i nostri quaderni di schizzi e siamo corse al centro espositivo di Firenze, sono entrata nella stanza e la prima cosa che ho visto sono stati un paio di tacchi alti lucidi, un abito asimmetrico e un blazer disordinato. Vivienne Westwood in persona era in piedi al centro della stanza e stava tenendo un discorso alle giovani generazioni. Dopo diversi messaggi forti rivolti al pubblico, ho avuto l’onore di parlare con Vivienne a tu per tu, condividendo le mie creazioni e ricevendo il suo feedback. Stava sfogliando delle pagine, ne ha firmata una e mi ha detto: “Puoi fare molto di più!”. Quel giorno ha lasciato un segno indelebile nella mia visione della moda e mi ha portato ad abbracciare quel richiamo ribelle al cambiamento nella moda. Ed è proprio questo che secondo me manca alla moda di oggi, che purtroppo è cambiata e si è trasformata sempre di più in una strategia di business e profitto a discapito del talento, della libertà di creazione, dell’arte letterale della performance. Questo è ciò che desidero riportare nella moda.
C’è uno stilista che ti sembra incarni oggi questa tua visione della moda?
John Galliano, nel suo recente lavoro per Margiela, ha dimostrato come sia incredibilmente necessario creare un ‘effetto wow’ e presentare tutte quelle abilità artigianali sviluppate in anni e anni, rendendole però al contempo moderne e creando uno stile in cui tutti i capi insieme si coordinano per dar vita ad un insieme che è molto vicino alla couture, mentre questi stessi capi presi singolarmente ed esposti nei negozi diventano vendibili, indossabili e ancora con un incredibile senso della moda, della narrazione e della personalità.
Che cosa ricercano, a tuo parere, le giovani generazioni nella moda?
Soprattutto nei giovani ho notato un forte bisogno di riutilizzo e un profondo interesse per il vintage. Ritengo che questa sia più di una semplice tendenza passeggera, ma piuttosto esprima la reazione ad una generale mancanza di personalità della maggior parte dei marchi moderni, che tendono a proporre capi tutti uguali e molto commerciali. Può anche significare che i clienti non trovano abiti di qualità adeguata nei mercati di massa, e addirittura a volte in quelli di lusso, e tendono a rivolgersi alle piattaforme vintage per trovare i capi dei loro stilisti preferiti a prezzi più bassi, ma con una qualità sorprendente, che dura da oltre 10 anni. Inoltre, dimostra come i giovani siano interessati all’esperienza del passato. “Basta comprare schifezze!”, come Vivienne non si è mai stancata di ribadire, e io sono assolutamente d’accordo con lei.
Come hai interpretato nelle tue creazioni il concetto di sostenibilità?
Nella mia collezione di laurea “KOLO” ho voluto rappresentare il mio mondo interiore e trasmetterlo agli spettatori utilizzando tessuti in stock, recuperando passamanerie prese nei mercatini vintage, ridipingendo scarpe, borse, vecchi poster, cassette musicali, riciclando la pelle per dare a tutti questi oggetti una nuova vita e fare una dichiarazione chiara come giovane designer.
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È un grande onore per me avere la possibilità di condividere con il pubblico il mio lavoro, la mia visione, le tradizioni della mia famiglia, le loro storie e giorni di gioventù, in un concetto di moda intesa come teatralità, performance, qualità, sostenibilità, visionarietà, immaginazione e narrazione. Bring back the drama!
Born in Serbia and raised in Russia, Marija Jankovic has had the opportunity to engage with two cultures with different craft and artistic traditions, giving rise to her personal concept of fashion as theatricality, performance, quality, sustainability, vision, imagination and storytelling.
“My fashion journey started all the way back to my early days of childhood in Serbia when I would not leave the house without matching the color of my shoes with the shade of my hair accessories! Since then I have always known this is my path and everything I was surrounded by influence my creative mind and imagination” - recalls young designer Marija Jankovic. The art school, then the first steps into painting, learning about shapes, silhouettes, the proportions of objects and nature, then attending architecture school and later Polimoda in Florence.
How did you move from design to fashion?
When it first came to a thought of dressing body instead of drawing flat on paper or just imagining building I could not construct myself at that age, I came to realisation we all have body and we are all absolutely free to dress and create own second skin we wear everyday facing the world. Later, I started attending a theatre costume association, where I first learnt how to create characters according to a story, fairy tale, occasion, a book or a city. I was facing practical knowledge of dress making, including draping, tailoring, pattern making and even modelling and performance staging classes.
In Florence you then attended Polimoda...
At Polimoda, in a city that breathes art like Florence, I found both my roots and my voice as a creative. Here I developed my vision of what I wanted to dress my muses and my customers: poetic, yet sharp, rebellious, courageous, yet intelligent, and strongly referential to my past both family and historical. Definitely, the peak of this was my graduate collection, where the opening look, ‘Sladjana’ - a Serbian rock-pop diva and legend, as well as my mother’s role model - evolves around the former Yugoslavia’s punk rock scene that characterised my parents’ youth in the 1980s-1990s and recreates these iconic elements in modern muses.
Who have been your mentors, your inspirational muses? Apart from my Polimoda professors, who have always supported me and pushed me forward, my designers of reference have been the legendary Alexander McQueen, Vivienne Westwood, John Galliano, Thierry Mugler, icons who reminded me and showed me that anything and everything is possible, that fashion is about drama, theatre, performance, poetry, pain, love, power, courage, rebellion, mission, struggle, beauty and challenge.
What is your vision of fashion?
I remember a late Monday evening, after a whole day of creating garments, I got a call from a friend saying “The queen is here!”. We grabbed our sketchbooks and ran to the exhibition center of Florence, I enter the room and first thing I see is glossy high heels, asymmetric dress, and a messy bouffant. Vivienne Westwood herself was standing in the middle of the hallway and giving a speech to the young generation. After several strong messages she addressed to the audience, I was honoured to talk to Vivienne one on one and share my creations and receive her feedback. She was flipping through pages, signed one, and said “You can do much more than that!” That day has left a great mark on my vision and since then I have embraced the rebellious call of change in fashion. And that is what I think is missing in today’s fashion, which has unfortunately changed and become more and more a business and profit strategy at the expense of talent, freedom of creation, and the literal art of performance. This is what I want to bring back into fashion.
Is there a designer who you feel embodies this vision of fashion today?
John Galliano, in his recent work for Margiela, has proven how it is incredibly needed to create ‘wow effect’ and present all the artisanal skills that were studied years and years, yet make it modern, and create a styling in which all the pieces together assemble into couture-like character, while being taken apart and placed in stores, they become sellable, wearable and still having incredible sense of fashion, story-telling and personality.
What, in your opinion, do the younger generations look for in fashion?
Especially in young people, I have noticed a strong need for reuse and a deep interest in vintage. I think this is more than just a passing trend, but rather expresses the reaction to a general lack of personality of most modern brands, which tend to offer garments that are all the same and very commercial. Secondly, it says we are feeling a need of reusing, recycling, giving now life to garments of past. It can also mean that clients do not find proper standard quality of garments in mass or upper medium markets, or even sometimes luxury, and they tend to address vintage platforms to find their favourite designers’ clothes at lower prices but amazing quality that lasted over 10 years. Moreover, it shows how youth is interested in past experience.‘Stop buying crap!’, as Vivienne never stopped saying and we totally agree with her.
How have you interpreted the concept of sustainability in your creations?
In my graduate collection ‘KOLO’ I truly wanted to address my inner world and mirror it to the viewers, using stock fabrics, reusing trims from vintage markets, repainting shoes, bags, old posters, music cassettes, recycling leather to give them new life and make a statement as a young designer.
It is a great honour for me to have the opportunity to share with the public my work, my vision, my family’s traditions, their stories and youth days, in a concept of fashion as theatricality, performance, quality, sustainability, imagination and story telling. Bring back the drama!
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Into your arms
“Vogare nell’Eden
Potessi soltanto ormeggiare - stanotteIn te!”
Photos by Angelo Lanza
Fashion by Antonio Musto
Ah, il Mare!
Emily Dickinson
Gilet LAST REBELS
Slip CALVIN KLEIN Swimming suit EMPORIO ARMANI Belt AEREONAUTICA MILITARE
Bag ROY ROGER’S Clock CARTIER
DIOR Trousers LEVI’S Belt BOTTEGA VENETA Ring man MABINA GIOIELLI Jewelry woman MAGIC WIRE
Sunglasses
Troussers POMANDÈRE Bag
STUDIO TONDINI Shirt BALESTRA Bracelet GIMENALE
Bracelet KIDULT
Bag AKINNA
Troussers JECKERSON
Bracelet S’AGAPÒ
SCHOTT Ring APRICUS Trousers BLUE OF A KIND Bag UNISA
Jacket
Bag UNISA Shorts ECOOLSKA
Ring MABINA GIOIELLI
BLUE
A
Bag LIU JO
Suit/all-over
OF
KIND
Bracelet KIDULT Ring woman MAGIC WIRE
Belt GUCCI
Trousers COS
Necktie MISSONI Bracelet KIDULT
Thong VICTORIA‘S SECRETS
Necklace REBECCA Jacket SEVENTY VENEZIA Shoes MINACAPILLI
Shirt CIVIDINI Bag
GIUSEPPE ZANOTTI
Swimming suit and sunglasses
EMPORIO ARMANI
Photos by Angelo Lanza Fashion by Antonio Musto Grooming: Giulia Cannizzaro
Photo assistant: Yadier Castro Piedra Styling assistant: Elena Rizzardi
Models: Giada Spera @BraveModels - Milano and Cristian Piccoli @ILoveModelsMngt - Milano
Tommaso Marini
Elegante e volitivo, anche quando scende da quella pedana che gli è valsa due argenti nel fioretto individuale e due ori a squadre con Daniele Garozzo, Alessio Foconi e Guillaume Bianchi tra Europei di Adalia e Mondiali del Cairo 2022. Classe 2000, Tommaso Marini è campione del mondo di fioretto a Milano 2023, ed è anche il più giovane talento della nobile scuola italiana di scherma. Non a caso, in tempi non sospetti, aveva dichiarato: ‘Vado in pedana per fare la storia’. “Ci vogliono cuore e sana follia, una sana follia di cui mi nutro ogni volta che salgo in pedana… E voglio portarmi questo fuoco a Parigi 2024.”
Elegant and strong-willed, even when he steps down from that platform that earned him two silver medals in individual foil and two team golds with Daniele Garozzo, Alessio Foconi and Guillaume Bianchi between the European Championships in Adalia and the World Championships in Cairo 2022. Born in 2000, Tommaso Marini is world foil champion in Milan 2023, and is also the youngest talent of the noble Italian fencing school. It is no coincidence that he declared in unsuspected times: ‘I am going on the piste to make history’. “It takes heart and healthy madness, a healthy madness that I feed on every time I step onto the piste... And I want to take this fire to Paris 2024.”
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Total look NIKE
Jacket FAMILY FIRST
“It takes heart and healthy madness, a healthy madness that I feed on every time I step onto the piste...”
Total look PAL ZILERI AF PRODUCTION
龍年
The year of the dragon
Photos by Daniele Caruso Fashion by Vittoria Macrì
Shirt and pants COLLINI Hat FAMILY FIRST Backpack FRANCESCA NADALINI
and shoes LEVI’S
Pants
Dress MARKUP Pants and hat LEVI’S Jewels VANESI
Socks JIMMY LION Shoes OGR
Kimono and pants AVANT TOI
Hat LEVI’S
Bags FRANCESCA NADALINI
Shoes OGR
BLUE
A
Shorts JACKERSON Pants LAMBERTO LOSANI Rings VANESI Bag FRANCESCA NADALINI Shoes VEJA
Jacket
OF
KIND
Top FLORANIA Pants LABO.ART
Sunglasses MYKITA MYLON Shoes VEJA
Pants FAMILY FIRST Shoes SCAROSSO
Jacket LEVI’S Pants NOSKRA Necklace REBECCA Shoes OGR
Sweater SÈZANE
T-shirt JIMMY LION
Shorts UNITY
Shorts KAOS
Socks JIMMY LION Shoes CLARKS
Photos by Daniele Caruso Fashion by Vittoria Macrì
Make-up & hair: Benedetta Efaicchio
Photo assistant: Daniela Beshai
Model: Ivan Yao @NoLogoManagement
104 SPORT
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Laura Rogora
Forza ed eleganza, oltre a tanta, tanta determinazione. Quella necessaria per diventare la prima italiana a salire in falesia un 9a+ e prima donna al mondo a riuscire nell’impresa di scalare una via gradata 9b/+. Nata a Roma il 28 aprile 2001, Laura Rogora è medaglia d’oro ai Mondiali Juniores 2019 di boulder, lead e combinata, campionessa del mondo di lead nel 2020. Giovanissima olimpionica di Tokyo 2020, la ‘spyder woman’ italiana afferma: “Mi piace l’estetica di una linea, ma cerco innanzitutto la difficoltà”.
Strength and elegance, and a lot of determination. That necessary to become the first Italian to climb a 9a+ at a crag and the first woman in the world to succeed in the feat of climbing a route graded 9b/+. Born in Rome on 28 April 2001, Laura Rogora is a gold medallist at the 2019 Junior World Championships in bouldering, lead and combined, and World Champion in lead in 2020. A young Olympian in Tokyo 2020, the Italian ‘spyder woman’ says: “I like the aesthetics of a line, but I look for difficulty first and foremost”.
105 SPORT
“I like the aesthetics of a line, but I look for difficulty first and foremost.”
All the clothes worn by Laura are by MONTURA Shoes WILD CLIMB
AF PRODUCTION
cou ntry road
Photos by Giorgia Spina Fashion by Antonio Musto
Jacket SEVENTY VENEZIA
Bra and pants BALESTRA
Coulotte PRAGA
Ring PIANEGONDA
Bag GIUSEPPE ZANOTTI
Hat STETSON
Boots SSHEENA
Shirt BEST COMPANY Trousers BLUE OF A KIND Bracelet REBECCA Hat STETSON Gilet LEONARDOVALENTINI Sandals GIUSEPPE ZANOTTI
Shirt MARIO DICE
Corset LEONARDOVALENTINI
Mini bag MALONE
Hat STETSON Blazer and chaps: LEONARDOVALENTINI
Jeans JECKERSON
Sunglasses LOZZA Ring PIANEGONDA
Hat and belt POMANDÈRE Bag ICEX CHIE MIHARA Jacket and trousers SKILLS & GENES
Hat STETSON
Blazer LEONARDOVALENTINI
Sunglasses LOZZA
LEVI’S Trousers ANAII
ANTIK BATIK
J’ESSENTIA Ring POMELLATO
Shirt
Gilet
Foulard
Shirt and trousers MARIO DICE
Corset LEONARDOVALENTINI
Mini bag MALONE
Boots SSHEENA
Photos by Giorgia Spina
Fashion by Antonio Musto
Grooming: Simona Brau
Model: Federica Calemme
Location: Azienda Agricola Fratelli Manzoni
PARIS
S Couture S/S 2024 RUNWAY
ono i dettagli a fare la differenza, nella vita come nella moda. Un ricamo elaborato che impreziosisce l’insieme, una pioggia di cristalli e paillettes su velature e trasparenze, un accessorio inaspettato che costringe a cambiare lo sguardo. Si premia l’artigianalità e il ben fatto, possibilmente a mano. Trionfa la pelle nella sua bellezza naturale e autentica.
Details make all the difference, in life as in fashion. Elaborate embroidery that embellishes the whole, a rain of crystals and sequins on veils and transparencies, an unexpected accessory that makes you change the way you look. Craftsmanship and well-made is rewarded. Leather triumphs in its natural and authentic beauty.
119 RUNWAY
PARIS
MUGLER
120 RUNWAY
FENDI
PARIS
GIORGIO ARMANI PRIVÉ
121 RUNWAY
PARIS
GURAV GUPTA
JEAN PAUL GAULTIER
122 RUNWAY
PARIS
CHRISTIAN DIOR
ELIE SAAB
123 RUNWAY
PARIS VALENTINO
VIKTOR & ROLF
124 RUNWAY
PARIS
ROBERT WUN
RVDK RONALD VAN DER KEMP
125 RUNWAY
PARIS
CHANEL
PEET DULLAERT
The 25th Jinjiang International Exposition China
第二十五届中国晋江 国际博览会
Three meters above the sky
距离天空三公尺的地方
Wulin Village 梧林村
Anping Bridge
安平桥
Jinjiang by night
晋江之夜
THANKS TO:
Jinjiang Xiangtai Shoes Co., Ltd.
Fujian Xinhao Sporting Goods Co., Ltd.
Quanzhou Pintai Shoes Co., Ltd.
Fujian Fuyu Technology Co., Ltd.
Jinjiang Sushun Shoes Co., Ltd.
Fujian Meikaiyuan Shoes Co., Ltd.
Fujian Zhenlong Shoes Co., Ltd.
Jinjiang Yuanjin Trading Co., Ltd.
Quanzhou Jiaren Shoes Co. Ltd.
Jinjiang Xinqifa Shoes Co., Ltd.
Fujian Shenghai Shoes Co. Ltd.
Quanzhou Dexin Shoes Co., Ltd.
Jinjiang Hobibear Shoes & Clothing Co., Ltd.
Jinjiang Shunwei Shoes Co., Ltd.
Jinjiang Luyou Plastic Goods Co., Ltd.
Jinjiang Jinshou Footwear Co., Ltd.
Shoes E-commerce Mall
Quanzhou Juchuang Shoes Co., Ltd.
Putian Shuangchi Shoes Co., Ltd.
Jinjiang Hongzun Footwear Co., Ltd.
Yibao (Fujian) Polymer Materials Co., Ltd.
Jinjiang Doukes Shoes Co., Ltd.
Jinjiang Sushun Shoes Co., Ltd.
Dadongya (Fujian) Sporting Goods Co., Ltd.
Quanzhou ReLi Shoes Co., Ltd.
Fujian Haobang Import & Export Trading Co., Ltd.
Photos by AF PRODUCTION Producer: JIF
Il Portogalloscala la classifica dei produttori europei di calzature
Ed è sempre più protagonista a Expo Riva Schuh & Gardabags
Prosegue la missione internazionale della fiera rivana che vuole conoscere e presidiare sempre meglio i mercati globali che producono, comprano e distribuiscono calzature.La tappa in Portogallo di Expo Riva Schuh & Gardabags Around the World rinforza
ulteriormente le relazioni fra la manifestazione, che si appresta a celebrare l’edizione numero 101 dal 15 al 18 giugno 2024, e l’industria portoghese, sempre più protagonista nella produzione di qualità e nell’export.
Nel 2024 il consumo mondiale di calzature dovrebbe aumentare del 9,2% rispetto all'anno precedente.
Questa è la principale conclusione del World Footwear Survey, che ha preso in esame più di cento specialisti del settore in tutto il mondo.
"L'industria calzaturiera portoghese esporta più del 90% della sua produzione, quindi la performance del settore dipenderà sempre dall'evoluzione dei principali mercati internazionali", ha dichiarato Paulo Gonçalves. Secondo il portavoce di APICCAPS, "dopo un 2023 molto impegnativo per le aziende, speriamo che già quest'anno si veda una certa ripresa". A questo proposito, "la ripresa delle economie tedesca e francese sarà una buona notizia per le calzature portoghesi". Tuttavia, "è importante sottolineare che la crescita prevista in Europa e negli Stati Uniti rimane molto modesta, il che naturalmente influirà sull'attività di esportazione". Prospettive ancora precarie, quindi, che vedono comunque il Portogallo in prima linea nella produzione europea di calzature, insieme a Italia e Spagna (i 3 Paesi insieme coprono il 71% della produzione europea). Sulla base dei risultati finali del 2022 calcolati da Eurostat nell'ultimo decennio, la produzione di calzature in Portogallo è aumentata del 14,4% (da 74 a 85 milioni di paia). Nel 2022, l'industria calzaturiera portoghese ha superato la Spagna diventando il secondo produttore di calzature in Europa.
150 FAIRS
È chiaro, quindi, come il Portogallo sia uno degli attori principali del mercato calzaturiero internazionale. Perciò Expo Riva Schuh & Gardabags non poteva che inserire il Paese nel suo programma Around the World finalizzato a rafforzare le relazioni internazionali con i principali stakeholder dell’industria calzaturiera. Ad aprile 2024, infatti, lo staff della manifestazione rivana, grazie al supporto di APICCAPS - l'Associazione portoghese delle calzature, dei componenti, degli articoli in pelle e dei loro sostituti, ha visitato i due principali distretti per la produzione di scarpe in Portogallo, definiti le ‘capitali della scarpa portoghese’: Felgueiras, a nord est di Porto, dove si concentrano maggiori aziende dedite al private label e specializzate in particolare nella produzione di scarpe da uomo. Di dimensioni inferiori e dalla vocazione maggiormente artigianale le aziende del distretto di Sao João de Madeira. L’attenzione per i dettagli e per il rispetto dei tempi di consegna è il tratto comune che caratterizza l’industria calzaturiera portoghese. Lo ha sottolineato uno dei più importanti brand del Paese qual è Ambitious, prodotto da Celita - Industria de Calçado Lda: “Per noi fare la differenza significa mettere la massima cura nella definizione dei dettagli e del design. Significa investire nell’innovazione tecnologica, nella comunicazione e nel risultare impeccabili nel rispettare i tempi di consegna.” Un impegno che lo staff di Expo Riva Schuh & Gardabags ha riscontrato visitando le 2 fabbriche dell’azienda, sul mercato da oltre 30 anni, in cui lavorano circa 200 persone.
È l’Italia la principale destinazione dell’export del brand Ambitious, così come dell’attività da terzista di Celita. Un motivo in più per l’azienda di tornare ad esporre all’edizione di giugno di Expo Riva Schuh & Gardabags. Obiettivo: intercettare la distribuzione italiana e al tempo stesso espandere gli orizzonti a livello internazionale. Focus sulla qualità e la fidelizzazione del cliente per Ladrical - Unipessoal Lda. Le 2 fabbriche dell’azienda, che producono 1500 paia al giorno per il Private Label e per il marchio di proprietà Fenacci, sono specializzate in calzature uomo, sneaker, mocassini e modelli classici. Un’altra tappa molto interessante del tour di Expo Riva Schuh & Gardabags in Portogallo. E visto che la fiera di Riva del Garda ospita da sempre un’ampia offerta merceologica, per gli organizzatori era importante prendere contatto anche con aziende concentrate sulla produzione di calzature outdoor e work & safety. La visita a Carité Calçados Lda, che vanta i brand di proprietà Jota Renaldo e Ten Toes, è stata l’occasione perfetta per approfondire anche questo tema visto che l’azienda esporta il 100% della propria produzione di calzature sportive e di sicurezza. Un gruppo a conduzione familiare che realizza 5000 paia al giorno grazie ai suoi 600 collaboratori. Espositori in passato a Expo Riva Schuh & Gardabags, come Ladrical vorrebbero tornare in fiera per rinforzare la propria presenza sul mercato italiano. Hanno manifestato interesse a partecipare alla manifestazione rivana anche aziende del calibro di Luis Onofre, brand che lavora con i più importanti marchi del >
151 FAIRS
> Apiccaps Celita
lusso, ma che prevede nei suoi piani di sviluppare ulteriormente il private label per il medio/alto di gamma. Ma a Expo Riva Schuh & Gardabags si partecipa anche in qualità di buyer oppure per cercare nuove collaborazioni. Lo farà Planitoi, proprietario del brand Beppi, che affida la produzione delle sue sneaker uomo/donna e delle calzature bambino, per cui è rinomato, ad aziende cinesi, indiane, vietnamite e portoghesi. Expo Riva Schuh & Gardabags di giugno 2024 sarà l’hub ideale per incontrare e conoscere i loro possibili futuri partner.
La tappa in Portogallo di Expo Riva Schuh & Gardabags Around the World ha confermato il Paese, già attore di rilievo nel panorama internazionale delle calzature, come protagonista della prossima edizione della fiera di Riva del Garda, dal 15 al 18 giugno 2024, con una trentina di aziende partecipanti.
Portugal climbs the ranking of European footwear manufacturers
And it
is increasingly the protagonist at Expo Riva Schuh & Gardabags
The international mission of the Riva exhibition, which wants to get to know and monitor more and more the global markets that produce, buy and distribute footwear, continues. The stop in Portugal for Expo Riva Schuh & Gardabags Around the World further reinforces the relationship between the event - which is preparing to celebrate edition number 101 from 15 to 18 June 2024 - and the Portuguese industry, which is increasingly a protagonist in quality production and exports.
In 2024, world footwear consumption is expected to increase by 9.2 per cent compared to the previous year: this is the main conclusion of the World Footwear Survey, which interviewed more than one hundred footwear specialists worldwide.
"The Portuguese footwear industry exports more than 90% of its production, so the sector's performance will always depend on the evolution of the main international markets," said Paulo Gonçalves. According to the APICCAPS spokesman, “after a very challenging
2023 for companies, we hope to see some recovery already this year”. In this regard, “the recovery of the German and French economies will be good news for Portuguese footwear”. However, “it is important to stress that the expected growth in Europe and the United States remains very modest, which will naturally affect export activity”. Prospects are still precarious, therefore, which nonetheless see Portugal at the forefront of European footwear production, together with Italy and Spain (the 3 countries together cover 71% of European production). Based on the final results of 2022, calculated by Eurostat over the last decade, footwear production in Portugal has increased by 14.4% (from 74 to 85 million pairs). In 2022, the Portuguese footwear industry overtook Spain to become the second largest footwear producer in Europe.
It is clear, therefore, that Portugal is a major player in the international footwear market. This is why Expo Riva Schuh & Gardabags chose the country as a stop in its Around the World programme in its Around the World programme aimed at strengthening international relations with key stakeholders in the footwear industry.
In April 2024, thanks to the support of APICCAPS - the Portuguese Association of Footwear, Components, Leather Goods and Their Substitutes - the staff of the Riva del Garda event visited the two main shoe manufacturing districts in Portugal, defined as the 'capitals of the Portuguese shoe': Felgueiras, north-east of Porto, where the largest companies dedicated to private label and spe-
152 FAIRS
Ladrical
cialized in particular in the production of men's shoes are concentrated. On a smaller scale and with a more artisanal vocation are the companies in the Sao João de Madeira district. Attention to detail and respect for delivery times is the common trait that characterizes the Portuguese footwear industry. One of the country's most important brands, Ambitious, produced by Celita - Industria de Calçado Lda, emphasized this: “For us, making a difference means putting the utmost care into detail and design. It means investing in technological innovation, communication and being impeccable in meeting delivery times." A commitment that the staff of Expo Riva Schuh & Gardabags found when they visited the 2 factories of the company, which has been on the market for over 30 years and employs around 200 people. Italy is the main export destination for the Ambitious brand, as well as for Celita's subcontractor business. A further reason for the company to return to exhibit at the June edition of Expo Riva Schuh & Gardabags. Objective: to intercept Italian distribution and at the same time expand horizons at an international level. Focus on quality and customer loyalty for Ladrical - Unipessoal Lda. The company's 2 factories, which produce 1,500 pairs a day for the private label and the brand owned Fenacci, specialize in men's shoes, trainers, moccasins and classic models. Another very interesting stop on the Expo Riva Schuh & Gardabags tour in Portugal. And since the trade fair in Riva del Garda has always hosted a wide range of goods, it was important for the organizers to also make contact
with companies focused on the production of outdoor and work & safety footwear. The visit to Carité Calçados Lda, which boasts the proprietary brands Jota Renaldo and Ten Toes, was the perfect opportunity to explore this topic as well, since the company exports 100% of its production of sports and safety footwear. A family-run group that produces 5000 pairs a day thanks to its 600 employees. Past exhibitors at Expo Riva Schuh & Gardabags, such as Ladrical, would like to return to the fair to reinforce their presence on the Italian market. Companies such as Luis Onofre, a brand that works with the most important luxury brands, but whose plans include further development of the private label for the medium/high end of the range, have also expressed interest in participating in the Riva del Garda event. But at Expo Riva Schuh & Gardabags one also participates as a buyer or to seek new collaborations. This will be the case with Planitoi, owner of the Beppi brand, which outsources the production of its men's/women's trainers and children's footwear, for which it is renowned, to Chinese, Indian, Vietnamese and Portuguese companies. Expo Riva Schuh & Gardabags in June 2024 will be the ideal hub to meet and get to know their possible future partners. The stage in Portugal of Expo Riva Schuh & Gardabags Around the World confirmed the country, already a major player in the international footwear scene, as the protagonist of the next edition of the Riva del Garda fair, from 15 to 18 June 2024, with some thirty participating companies.
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Carité Beppi
Quali tecnologie per il retail?
Nuove soluzioni che permettono alla distribuzione di migliorare la customer experience, ottimizzare la gestione dell’inventario e coinvolgere meglio il personale.
Quali tecnologie, oggi, consentono alle organizzazioni di monitorare, anticipare e migliorare la gestione dei flussi di lavoro, rendendo ogni lavoratore in prima linea e ogni asset visibile, connesso e completamente ottimizzato? Ne parla Zebra Technologies Corporation, fornitore leader di soluzioni digitali che consentono alle aziende di connettere in modo intelligente dati, e che ha messo a punto il suo Modern Store, il modello innovativo progettato per aiutare i retailer a superare le sfide più complesse relative alla gestione dei loro punti vendita.
Con loro scopriamo che il mondo della distribuzione oggi può contare su innovazioni nel campo della robotica, della visione artificiale, dell'automazione e del processo decisionale digitale, il tutto supportato da soluzioni di scansione, track-and-trace e mobile computing.
Ma perché la vendita dovrebbe investire in soluzioni tecnologiche e non solo nei prodotti?
I dati della National Retail Federation mostrano che, nel 2022, i rivenditori hanno perso 112 miliardi di dollari a causa delle differenze inventariali, per esempio. Allo stesso tempo, soddisfare le esigenze dei clienti è sempre più complesso: infatti, secondo il Global Shopper Study 2023, il 78% di loro è favorevole a una combinazione di acquisti online e in negozio. "La posta in gioco è più alta che mai nel settore retail. I consumatori si aspettano un'esperienza coerente e senza interruzioni, indipendentemente dal canale scelto. Inoltre, i furti e le perdite nel retail stanno raggiungendo livelli mai registrati prima", ha dichiarato Matthew Guiste, Global Strategy Lead di Zebra Technologies. "È importante migliorare il coinvolgimento per gli assistenti alla vendita, assicurare maggiore precisione e visibilità dell’inventario e una riduzione delle discrepanze inventariali. È necessario aiutare i retailer a trasformare e modernizzare le loro attività".
Ottimizzare l'inventario per massimizzare l’accuratezza Secondo l’ultimo Global Shopper Study di Zebra, 8 rivenditori su 10 concordano sulla necessità di implementare migliori strumenti per la gestione dell'inventario, aumentarne l’accuratezza e la visibilità. Inoltre, ritengono che l'intelligenza artificiale migliorerà le attività di vendita al dettaglio. Per questo Zebra ha previsto soluzioni di previsione della domanda, analisi e tracciamento RFID che offrono una visione a 360° per un inventario completamente visibile. Per esempio, il Workcloud Modeling Studio, la nuova piattaforma di data science machine (DSML) basata su intelligenza artificiale, fornisce analisi preventive accurate con un'interfaccia low-code/ no-code. I suoi algoritmi pre-costruiti e personalizzabili migliorano l'accuratezza delle previsioni per ridurre al minimo gli errori di inventario o i rischi di furto.
154 MARKETS
Coinvolgere gli assistenti alla vendita per migliorare la produttività
Otto assistenti alla vendita su dieci considerano in modo più positivo il datore di lavoro quando fornisce loro tecnologie che li aiutano a svolgere al meglio le proprie mansioni e il 77% di loro ritiene che i consumatori siano più informati di loro. Per rispondere a questa esigenza, Zebra ha presentato il primo computer indossabile Android che può essere portato al polso e fornire informazioni importanti per assistere i clienti nella fase di ricerca e acquisto.
Migliorare la customer experience per aumentare la fiducia
Secondo il recente Global Shopper Study di Zebra, l'82% dei consumatori danno priorità ai retailer che offrono la possibilità di entrare e uscire dai negozi il più rapidamente possibile, oltre a dimostrare una crescente propensione all’uso di tecnologie self-service e opzioni di checkout automatici e digitali. In tal senso gli scanner di nuova generazione fanno la differenza, visto che dispongono di un software vision-based e di una fotocamera a colori avanzata che riconosce i prodotti durante la scansione. Queste funzionalità consentono agli utenti di risparmiare tempo, riducendo al minimo i rischi di frode e le differenze inventariali. Nuovi sistemi, invece, consentono ai retailer di offrire un'esperienza cliente innovativa, semplice e personalizzata. Grazie ad avanzati sensori di localizzazione, i retailer possono inviare ai consumatori offerte personalizzate, oltre a poter raccogliere dati utili a migliorare le attività sul punto vendita. E con i supporti tap-to-pay si consente agli acquirenti di completare un acquisto direttamente dal carrello.
What technologies for retail?
New solutions that enable retail to improve the customer experience, optimise inventory management and better engage staff.
What technologies today enable organisations to monitor, anticipate and improve workflow management, making every worker on the front line and every asset visible, connected and fully optimised? Zebra Technologies Corporation, a leading provider of digital solutions that enable businesses to intelligently connect data, discusses this question. Zebra has developed its Modern Store, an innovative model designed to help retailers overcome the most complex challenges related to managing their shops. With them we discover that the retail world today can rely on innovations in robotics, computer vision, automation and digital decision-making, all supported by scanning, track-and-trace and mobile computing solutions.
But why should retail invest in technology solutions and not just products?
Data from the National Retail Federation show that retailers lost $112 billion in 2022 due to shrinkage, for example. At the same time, meeting customers' needs is increasingly complex: in fact, according to the Global Shopper Study 2023, 78% of shoppers favour a combination of online and in-store shopping. “The stakes are higher than ever in the retail sector. Consumers expect a consistent and seamless experience, regardless of the channel they choose. In addition, retail theft and losses are reaching unprecedented levels”, said Matthew Guiste, Global Strategy Lead at Zebra Technologies. “It is important to improve engagement for sales assistants, ensure greater inventory accuracy and visibility, and a reduction in shrink. It is necessary to help retailers transform and modernise their operations.”
Optimising inventory to maximise accuracy
According to Zebra's latest Global Shopper Study, 8 out of 10 retailers agree that they need to implement better inventory management tools and increase inventory accuracy and visibility. They also believe that artificial intelligence will improve retail operations. This is why Zebra has provided demand forecasting, analytics and RFID tracking solutions that offer a 360° view for fully visible inventory. For example, the Workcloud Modeling Studio, a new artificial intelligence-based data science machine (DSML) platform, provides accurate predictive analysis with a low-code/no-code interface. Its pre-built, customisable algorithms improve prediction accuracy to minimise inventory errors or theft risks.
Engaging sales assistants to improve productivity
Eight out of ten sales assistants view their employer more positively when it provides them with technology that helps perform their tasks better, and 77% of them feel that consumers are more informed than they are. To address this need, Zebra unveiled the first Android wearable computer that can be worn on the wrist and provide important information to assist customers in research and purchase.
Improving the customer experience to increase trust
According to Zebra's recent Global Shopper Study, 82% of consumers prioritise retailers that offer the ability to get in and out of shops as quickly as possible, as well as demonstrating a growing propensity to use self-service technologies and automated and digital checkout options. In this respect, new-generation scanners make a difference, as they feature vision-based software and an advanced colour camera that recognises products as they are scanned. These features save users time and minimise the risk of fraud and shrinkage. New systems enable retailers to offer an innovative, simple and personalised customer experience. Thanks to advanced location sensors, retailers can send personalised offers to consumers, as well as collect data to improve in-store activities. And with tap-to-pay media, shoppers can complete a purchase directly from the shopping cart.
155 MARKETS
Quando il digitale è a servizio della sostenibilità
Le tecnologie AR e VR applicate alla progettazione 3D consentono di digitalizzare totalmente la fase di prototipia. Case history: Nice Footwear.
Ridurre l’impatto ambientale puntando sulle tecnologie digitali più avanzate. Nice Footwear, impresa padovana attiva nel settore calzature leisure, sportive e di lusso, continua il suo percorso verso l’innovazione responsabile introducendo la Realtà Aumentata e laRealtà Virtuale in tutta la fase di progettazione. Grazie all'integrazione di tali strumenti al software 3D utilizzato, l'azienda è oggi arrivata a digitalizzare l’intera fase di prototipia limitando così gli sprechi e rendendo più efficiente e virtuoso il processo produttivo.
Francesco Torresan, Head of Product e COO ha commentato: “Miriamo a valorizzare la tradizione e la manifattura attraverso le potenzialità del digitale. Il nostro principale obiettivo è promuovere l’innovazione per ridurre l’impatto sulla natura e migliorare, al con-
156 DIGITAL & SUSTAINABILITY
tempo, le performance dei prodotti. Del resto, il nostro manifesto di sostenibilità ‘Green is the nicest color’ è da sempre il fondamento che guida ogni attività aziendale. In particolare, il dipartimento R&D è costantemente impegnato nello sviluppo di tecnologie di produzione orientate al futuro e al rispetto per l’ambiente”.
Grazie alle innovazioni implementate, e raccontate nel quarto Bilancio di Sostenibilità, riferito all’anno 2022-2023 e recentemente pubblicato, viene semplificata tutta la fase di progettazione, dall’ideazione della calzatura fino alla realizzazione del campione finale. La possibilità di apportare modifiche in tempo reale riduce i costi di produzione, gli spostamenti e limita lo spreco dei materiali. È inoltre stata programmata un’applicazione in grado di riconoscere la realtà fisica in tutte le sue peculiarità, imperfezioni e imprevisti e che permette di rendere ogni elemento digitale ancora più verosimile della realtà. In aggiunta, la connessione del software al cloud rende possibile accedere simultaneamente a tutti i progetti, sia dalla sede di Padova che da quelle in Europa e in Asia.
Per realizzare questo rivoluzionario processo, Nice Footwear ha investito in ricerca e sviluppo 2 milioni di euro.
Oltre 13.500 le ore dedicate all’attività di innovazione digitale del processo produttivo e alla ricerca per lo sviluppo di calzature sostenibili, cui si aggiungono 2015 ore di formazione dei dipendenti, con l’obiettivo di potenziare le competenze in ambito digitale e nella progettazione 3D unita alla Realtà Aumentata.
L’azienda, che si era già distinta in passato per essere stata precursore nell’uso del 3D con un software nativo, di recente ha anche portato il suo showroom nel Metaverso offrendo, nella piattaforma Roblox, un’esperienza coinvolgente ed emozionante quanto quella di uno spazio reale.
When digital is at the service of sustainability
AR and VR technologies applied to 3D design make it possible to fully digitise the prototyping phase.
Case history: Nice Footwear.
Reducing environmental impact by focusing on the most advanced digital technologies. Nice Footwear, a Padua-based (Italy) company active in the leisure, sports and luxury footwear sector, continues its path towards responsible innovation by introducing Augmented Reality and Virtual Reality throughout the design phase. Thanks to the integration of these tools to the 3D software used, the company has now digitised the entire prototyping phase, thus limiting waste and making the production process more efficient and virtuous. Francesco Torresan, Head of Product and COO commented: “We aim to enhance tradition and manufacturing through the potential of digital. Our main goal is to promote innovation in order to reduce the impact on nature and improve product performance at the same time. After all, our sustainability manifesto 'Green is the nicest colour' has always been the foundation that guides every company activity. In particular, the R&D department is constantly engaged in the development of future-oriented and environmentally friendly production technologies”.
Thanks to the innovations implemented, and recounted in the recently published fourth Sustainability Report, which covers the year 2022-2023, the entire design phase is simplified, from the conception of the shoe to the production of the final sample. The ability to make changes in real time reduces production costs, travel and limits material waste. An application capable of recognising the physical reality in all its peculiarities, imperfections and unforeseen events has also been programmed, making each digital element even more verisimilar to reality. In addition, the software's connection to the cloud makes it possible to access all projects simultaneously, both from the headquarters in Padua and from those in Europe and Asia. To realise this revolutionary process, Nice Footwear invested 2 million euros in research and development.
More than 13,500 hours were dedicated to digital innovation of the production process and research for the development of sustainable footwear, plus 2015 hours of employee training, with the aim of enhancing skills in digital and 3D design combined with Augmented Reality.
The company, which had already distinguished itself in the past for pioneering the use of 3D with native software, recently also brought its showroom into the Metaverse by offering, in the Roblox platform, an experience as immersive and exciting as that of a real space.
157 DIGITAL & SUSTAINABILITY
Kylie Jenner è il volto della campagna di Sam Edelman
In una rara apparizione al di fuori del suo marchio, Kylie Jenner fonde nel suo stile un gusto all’avanguardia con un’eleganza senza tempo, proprio come i modelli iconici di Sam di Sam degli ultimi vent’anni. “Sono onorata di essere ambasciatrice del marchio Sam Edelman, soprattutto in occasione del suo 20° anniversario, che celebra maestria artigianale e impegno nel sostenere il potere delle persone attraverso le calzature” ha affermato Kylie.
Kylie Jenner is the face of Sam Edelman’s campaign
In a rare appearance outside of her brand, Kylie Jenner fuses avant-garde taste with timeless elegance in her style, much like Sam’s iconic designs from the past two decades. “I am honoured to be an ambassador for the Sam Edelman brand, especially on the occasion of its 20th anniversary, which celebrates craftsmanship and commitment to empowering people through footwear,” said Kylie.
158 PRESS ROOM It’s happen
158
Press Room:
Gio Marrazzo: Horror Vacui
Horror vacui significa letteralmente “terrore del vuoto”, ma quello che la designer vuole trasmettere con questa sua nuova collezione di gioielli sono le emozioni che generano lo sconforto e la paura, ma anche la felicità che si prova nel superarli. Si ritrova il fascino dei gioielli antichi, ma allo stesso tempo si percepisce una nota moderna che rende ogni creazione indossabile in una pluralità di contesti. Le perle sono come sempre predominanti, come nel modello HORROR VACUI, dove il nero intenso dell’onice che simboleggia il vuoto e il buio è illuminato dalla presenza di tre meravigliose perle a goccia, che fanno da guida in una strada nuova senza luci e indicazioni.
Junk: quando l’upcycling diventa trendy e chic
Avviato nel 2019 da un collettivo di professionisti del settore lusso dietro cui si cela la direzione creativa di BRVTO, agenzia di Londra, coadiuvata dal designer italiano Matteo Pontello, Junk propone collezioni di occhiali che uniscono sostenibilità, design e alta qualità. Il punto di partenza di ogni collezione sono i materiali di scarto (da qui la scelta del nome), che danno vita a montature con elevati standard tecnici e finiture preziose. Ogni montatura può essere a sua volta riciclata (potenzialmente all’infinito), ed è arricchita da logo inciso con una delicata “J” in argento 925.
Gio Marrazzo: Horror Vacui
Horror vacui literally means “terror of the void”, but what the designer wants to convey with this new collection of jewellery is the emotions that generate despondency and fear, but also the happiness one feels in overcoming them. One finds the charm of antique jewellery, but at the same time perceives a modern note that makes each creation wearable in a plurality of contexts. Pearls are as always predominant, as in the HORROR VACUI model, where the intense black of the onyx symbolising emptiness and darkness is illuminated by the presence of three marvellous teardrop pearls, which act as a guide on a new road without lights and directions.
Junk: when upcycling becomes trendy and chic
Launched in 2019 by a collective of luxury sector professionals behind which lies the creative direction of BRVTO, a London-based agency, assisted by Italian designer Matteo Pontello, Junk offers eyewear collections that combine sustainability, design and high quality. The starting point of each collection is waste materials (hence the choice of name), which give rise to frames with high technical standards and precious finishes. Each frame can in turn be recycled (potentially infinitely), and is embellished with a logo engraved with a delicate ‘J’ in 925 silver.
159 PRESS ROOM >
Green George rivista i grandi classici
La collezione FW23/24 si sviluppa intorno ai grandi classici, partendo dal mocassino realizzato in pellame Polished con lavorazione Blake, per arrivare allo stivaletto con suola in gomma leggera e lavorazione artigianale Ideal, perfetto per chi non teme le intemperie. Immancabile l’iconico modello Derby di Green George, che per la stagione fredda vive in una pregiatissima pelle spazzolata lucida, nera e con suola in cuoio. È la lavorazione Blake-Rapid a fare la differenza, garantendo impermeabilità e durata del fondo.
Lotto presenta OOH! prodotta con palle da tennis riciclate
La storica azienda dello sport italiano ha presentato allo scorso Pitti Uomo il suo nuovo progetto OOH!, che dà ufficialmente il via al nuovo percorso di sostenibilità intrapreso dall’azienda di Montebelluna con il supporto strategico di ACBC, realtà italiana leader nella consulenza responsabile B2B, che supporterà Lotto anche nella pubblicazione del Manifesto di sostenibilità 2024. OOH! è realizzata in Italia con materiali derivanti da processi di riciclo e si caratterizza per la composizione della suola, prodotta con il riciclo di palle da tennis e padel, e per la tomaia, che è realizzata con gli scarti della lavorazione delle mele. Per ogni paio di sneaker vengono utilizzate 1,5 palle da tennis.
Green George revisits the great classics
The FW23/24 collection revolves around the great classics, starting with the moccasin made in Polished leather with Blake processing, to arrive at the ankle boot with light rubber sole and Ideal craftsmanship, perfect for those not afraid of the weather. Not to be missed is the iconic Derby model by Green George, which for the cold season comes to life in a very fine brushed shiny black leather with a leather sole. It is the Blake-Rapid processing that makes the difference, guaranteeing waterproofing and durability of the bottom.
Lotto presents OOH! produced with recycled tennis ball
The historic Italian sports company presented at the last Pitti Uomo its new OOH!! project, which officially kicks off the new path of sustainability undertaken by the Montebelluna-based company with the strategic support of ACBC, a leading Italian reality in responsible B2B consulting, which will also support Lotto in the publication of the 2024 Sustainability Manifesto. OOH! is made in Italy from materials derived from recycling processes and is characterised by the composition of the sole, which is produced from recycled tennis and padel balls, and the upper, which is made from apple processing waste. For each pair of trainers, 1.5 tennis balls are used.
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Panchic:
giochi tra lucido e opaco
Il brand italiano che conquista con uno stile ricercato ma a pieno comfort ci propone tra le novità l’iconico modello di sneaker high top che, per l’occasione, si veste di luce. La tomaia in suede, immancabile per Panchic, è infatti impreziosita da fili di lurex, mentre battistrada e lacci sono in tinta per una maggiore raffinatezza. Troviamo anche il modello ankle boot in suede matt con battistrada logato, passalacci a vista e lacci tondi gommati d’ispirazione trekking, e morbida fodera in montone per un comfort senza eguali.
Filippo Magnini nuovo testimonial della FW24-25 di Guardiani
Il celebre nuotatore italiano, dall’anima poliedrica, è stato scelto perché incarna tutti i valori che da sempre contraddistinguono il brand e il suo prodotto di punta, WEN, la sneaker best seller dal DNA sport-fashion. “Si tratta di una sneaker dalla silhouette retrò, versatile e leggerissima, pensata per uomini come lui, sempre in movimento ma con un preciso gusto estetico, in perfetto equilibrio tra stile e funzionalità” - sottolinea Rubina Guardiani, Responsabile Comunicazione. I colori giocano con l’eleganza dei classici alternati a toni più accesi e di tendenza, frutto della continua e approfondita ricerca stilistica del marchio.
Panchic: play between shiny and matt
The Italian brand that conquers with a refined yet comfortable style proposes among its novelties the iconic high-top trainer model that, for the occasion, is dressed in light. The suede upper, a must for Panchic, is in fact embellished with lurex threads, while the tread and laces are in the same colour for greater refinement. We also find the ankle boot model in matt suede with logoed tread, visible lace loops and trekking-inspired rubberized round laces, and soft sheepskin lining for unparalleled comfort.
Filippo Magnini new testimonial for Guardiani’s FW24-25
The famous Italian swimmer, with his multifaceted soul, was chosen because he embodies all the values that have always distinguished the brand and its flagship product, WEN, the best-selling trainer with sport-fashion DNA. “It is a trainer with a retro silhouette, versatile and very light, designed for men like him, always on the move but with a precise aesthetic taste, in a perfect balance between style and functionality” - underlines Rubina Guardiani, Communication Manager. The colours play with the elegance of the classics alternating with brighter, more trendy tones, the result of the brand’s continuous and in-depth stylistic research.
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by Matteo Sessa Vitali
IT’S UNDERWEAR’S MOMENT! CELEBRITIES WEAR BRANDED LINGERIE PANTLESS...
- EVEN MEN POSE IN UNDERWEAR FOR THE MOST FAMOUS BRANDS! - THEN WE NEED TO GO BEYOND JUST UNDERWEAR!
I KNEW IT: OUR LINE OF BRANDED ADULT DIAPERS IS MAKING WAVES!!!
I TRIPLED GUCCI’S TURNOVER, BUT AS SOON AS SALES SLOWED DOWN, YOU UNCEREMONIOUSLY BOOTED ME!
CORRECT! NOW WE WOULD LIKE TO DO THE EXACT SAME THING WITH VALENTINO. DO YOU ACCEPT? WITH JOY!!!
YOU TOLD ME THAT THE GUCCI BRAND WOULD BE RELAUNCHED BY “SABATO”... THAT’S “SATURDAY”!!!
INSTEAD, MULTIPLE SATURDAYS WENT BY... AND SALES CONTINUE TO DROP!!!!
- I WANT A NEW DESIGNER FASTER THAN THIS “SATURDAY”!!! - ...HOW ABOUT WEDNESDAY?...
- THIS HANDBAG IS IDENTICAL TO THOSE BY HERMÈS AND CHANEL, FOR HALF THE PRICE. - COUNTERFEIT! - SHAMEFUL!
- THIS HANDBAG IS IDENTICAL TO THOSE BY HERMÈS AND CHANEL, FOR THE SAME PRICE. - POOR QUALITY! - HORRIBLE!
- THIS HANDBAG IS IDENTICAL TO THOSE BY HERMÈS AND CHANEL, FOR DOUBLE THE PRICE. - OOOH! - I WANT IT! I WANT IT!
162 @fashioncartoonist
A D D R E S S E S
EXPO RIVA SCHUH
RIVA DEL GARDA
FIERECONGRESSI S.p.A. tel. +39 0464.520.000 info@exporivaschuh.it www.exporivaschuh.it pag. IV cover
IMAC S.p.A. tel. +39 0734 938721 info@imac-italia.it www.imacspa.com pag. 3
INTERNATIONAL FOOTWEAR & LEATHER SHOW - ACICAM tel. +57 281.64.00 acicam@acicam.org www.ifls.com.co pag. II cover
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