La pace. Proposte

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... un reame tranquillo, sicuro di sé e nello stesso tempo vivace e laborioso. Mario Luzi

Centro Coscienza è un’associazione culturale fondata a Milano nel 1938 da Tullio Castellani. Le opportunità di ricerca spaziano dalla cultura in senso stretto (arte, musica, poesia, filosofia, religione) all’educazione, alle problematiche sociali. Oltre ai corsi, che durano per la maggior parte da ottobre ad aprile, vengono organizzati seminari, giornate di studio, visite d’arte, mostre e conferenze. Si svolgono anche attività di autoeducazione, un metodo di lavoro per la conoscenza e realizzazione di sé sperimentato da oltre settant’anni. Centro Coscienza corso di Porta Nuova 16 Milano www.centrocoscienza.it


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Pace non come astratta entità sovranazionale, ma come attività individuale. Frutto di un percorso che impegna ciascuno in prima persona. Presupposto: rendersi consapevoli di ciò che in noi non è pacifico e delle qualità da coltivare per essere in pace e generare pace.


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Š Centro Coscienza Š 2012 Edizioni di Maieutica Corso di Porta Nuova 16 20121 Milano Progetto grafico e realizzazione editoriale a cura della Fondazione Tullio Castellani I lettori che desiderano informarsi sulle pubblicazioni delle Edizioni di Maieutica e di Centro Coscienza possono consultare il sito internet www.centrocoscienza.it


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La pace. Proposte

Edizioni di Maieutica


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INDICE

Introduzione Natura E tECNICa Sabato 18 febbraio 2012 - mattina L’effetto delle radiazioni sulla coscienza degli scienziati di Massimo Zucchetti Giappone: natura anti-natura di Gian Carlo Calza Rimandi e richiami su «Luoghi della pace» odierni di Corrado Gavinelli Sabato 18 febbraio 2012 - pomeriggio Angelus Hiroshimae di Giancarlo Planta NoNvIoLENza E PotErE Sabato 3 marzo 2012 - mattina Violenza nonviolenza in economia di Roberto Rimassa Violenza nonviolenza in ospedale di Stefano Caracciolo Violenza nonviolenza in carcere di Roberto Bezzi

p. 9

p. 17 p. 26 p. 33

p. 55

p. 79 p. 89 p. 102

Sabato 3 marzo 2012 - pomeriggio Evasi di Franco Piavoli e Le jardin des merveilles di Anush Hamzehian

p. 125

Domenica 4 marzo 2012 - mattina Workshop «Jazz for peace» Daniele Malvisi a dialogo con Alceste Ayroldi

p. 143


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IL DIvErSo Sabato 17 marzo 2012 - mattina Tra reo e vittima: possibili percorsi di riparazione di Marina Rimassa ÂŤCon gli occhi del nemicoÂť di Silvia Giralucci La via del silenzio come pratica di pace di Giampiero Comolli

p. 188

Sabato 17 marzo 2012 - pomeriggio Io sono Li di Andrea Segre

p. 209

appendice Frammenti per una riflessione sulla pace Lettura scenica

p. 223

Cenni biografici

p. 247

p. 167 p. 179


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INtroDuzIoNE

Il progetto La pace. Proposte ha inteso parlare della pace non in modo ideologico, come fatto politico o istituzionale, ma mettendo in gioco una serie di riflessioni per cui ciascuno potesse interrogarsi personalmente su che cosa la pace sia per lui e su come costruire la propria attitudine interiore verso di essa. Per questo i temi trattati hanno coinvolto delle esperienze e i relatori hanno portato le loro competenze professionali e le loro riflessioni, ma anche la propria testimonianza di vita e di lavoro. Il tema della pace è stato articolato in tre ambiti, dei tanti che vi sono implicati: il rapporto con la natura che è spesso violento perché attraverso la tecnica affermiamo su di essa un dominio e una spoliazione; il potere e la violenza delle istituzioni – come il carcere, l’ospedale, ma anche l’economia – che esercitano un forte condizionamento, fino alla sopraffazione in alcuni casi, nei confronti degli individui; il diverso, legato agli aspetti conflittuali che l’incontro con l’altro da noi può generare, e a come si possano comporre. A loro volta i tre temi si sono articolati in varie componenti costruendo tre moduli con un ritmo ricorrente: un evento il venerdì sera; una tavola rotonda con tre interventi e un dibattito pubblico il sabato mattina; una proiezione cinematografica con dialogo tra regista e pubblico il sabato pomeriggio. Domenica 18 febbraio è stato organizzato un laboratorio per bambini sul tema della pace, poi proseguito nelle settimane successive, e domenica 4 marzo un workshop sull’opera Jazz for peace con Daniele Malvisi e Alceste Ayroldi. Il tutto è stato ospitato da Centro Coscienza, all’interno di uno spazio allestito con una mostra dedicata a Hiroshima e Nagasaki. Le due bombe atomiche sganciate in rapida successione nell’agosto del ’45 sulle città giapponesi hanno dato inizio, infatti, a un processo di consapevolezza internazionale sull’urgenza della pace, che da quel momento è divenuta oggetto di un acceso dibattito politico e civile, 9


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La pace. Proposte

ancora ben lontano da una conclusione. Questo volume dedicato agli Atti di La pace. Proposte contiene le trascrizioni degli interventi dei relatori, dei dialoghi con il pubblico, degli incontri tra gli spettatori e i registi che hanno potuto essere presenti alla proiezione delle loro opere. In appendice la lettura scenica, che ha inaugurato il modulo dedicato al diverso, allestita dal Laboratorio di comunicazione di Centro Coscienza diretto da Marco Merlini. Per Pace per vivere. Gandhi e Einstein a dialogo, l’evento teatrale che ha inaugurato il secondo modulo su nonviolenza e potere, rimandiamo al testo di Carlo Rivolta e Nuvole De Capua edito da MC Editrice. La struttura del volume segue l’andamento dei tre moduli: tre parti, ciascuna divisa in sabato mattina e sabato pomeriggio con l’aggiunta, nella seconda parte, della trascrizione del workshop sull’opera Jazz for peace di Daniele Malvisi e Alceste Ayroldi. Le proiezioni del sabato pomeriggio sono state Angelus Hiroshimae di Giancarlo Planta per il modulo su natura e tecnica; Evasi di Franco Piavoli e Le jardin des merveilles di Anush Hamzehian per nonviolenza e potere. Hanno partecipato i registi presentando i film e dialogando con il pubblico. Il terzo modulo sul diverso si è concluso con la proiezione di Io sono Li di Andrea Segre, che non ha potuto essere presente; il dialogo è stato condotto dagli organizzatori dell’evento. Non ve ne può essere traccia nel volume, ma la mostra che ha accompagnato il progetto sulla pace merita due parole. Riportiamo quelle con cui la curatrice, Rossella Menegazzo, l’ha presentata al pubblico. «Probabilmente con il termine mostra ci si aspetta di vedere opere d’arte, opere originali, uno spazio affollato di proposte e di linguaggi artistici. Nel nostro caso abbiamo questi elementi, ma allestiti in modo tale per cui lo scopo principale non è intrattenerci, ma documentare, metterci in contatto con un’esperienza vissuta, attraverso il linguaggio visivo, fotografico, grafico e videografico di artisti, ma anche di persone comuni che hanno documentato, vivendola sulla propria pelle, la vicenda di Hiroshima e di Nagasaki. 10


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Introduzione

La mostra ha anch’essa come titolo La Pace. Proposte, un titolo giornalistico, scarno, di poca poesia rispetto a quello che di solito si pensa della pace. Il percorso delle immagini, poi, porta visioni atroci, legate alla guerra, allo scoppio della bomba atomica il 6 agosto 1945 a Hiroshima e il 9 a Nagasaki: ci si può chiedere come mai vengano proposti documenti di distruzione totale, umana e ambientale, e non immagini belle, positive, colorate, che possiamo facilmente immaginare legate alla pace. L’idea del percorso visivo – come di quello di discussione e dialogo delle giornate sulla pace – è nata pensando a che cosa significa oggi pace, a livello di coscienza individuale e a livello internazionale: un concetto legato in modo inscindibile a quanto accaduto a Hiroshima e Nagasaki. Per quanto si parli di pace in modo positivo e propositivo, ciò che pensiamo e immaginiamo è derivato da quegli eventi terribili. Il percorso espositivo inizia con due sezioni fotografiche: sono scatti realizzati da persone che si trovavano a Hiroshima durante lo scoppio della bomba atomica. Immagini non facili da guardare, che ci chiedono però di essere osservate attentamente, leggendo le didascalie che le accompagnano e che sono parte dell’immagine: dicono l’ora in cui le foto sono state scattate, la posizione rispetto all’ipocentro e descrivono la realtà dei fatti colti dalla fotocamera; raccontano le storie delle persone ritratte e quanto hanno vissuto sulla loro pelle attraverso i loro volti. Anche qui l’esperienza è un elemento fondamentale, e la fotografia diventa un documento di grande valore storico e umano. La prima parte è dedicata a Hiroshima e mostra foto scattate da persone che si trovavano lì, fotoamatori, che hanno cominciato a fotografare quello che si sono trovati di fronte subito dopo lo scoppio della bomba; ci sono anche alcune immagini di fotografi professionisti inviati da giornali o dall’esercito per fotografare le conseguenze della nuova bomba di cui nulla si sapeva. La seconda parte mostra immagini relative a Nagasaki e sono di un unico autore, un fotografo professionista mandato dall’esercito, Yamahata Yosuke. Sono fotografie 11


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La pace. Proposte

selezionate per l’importanza storica che hanno avuto: grazie a questi ritratti, infatti, molti dei sopravvissuti sono stati riconosciuti a distanza di anni e hanno potuto riconoscersi – i pochi riusciti a sopravvivere – quando sono state mandate in onda nel ’95 dalla televisione statale, l’NHK, durante un programma dedicato alle vittime di Nagasaki. Proprio grazie a questi scatti, parenti, familiari e, in alcuni casi, le persone ritratte, sono state riconosciute e ritrovate, e hanno potuto raccontare la propria storia diventando quelli che adesso in Giappone sono chiamati i kataribe, che significa “persone che raccontano”, i sopravvissuti, gli unici testimoni diretti di quella tragedia. Le due sezioni terminano con un salto temporale: pochi ma significativi scatti di due grandi fotografi professionisti, Domon Ken e Tomatsu Shomei, che hanno fotografato rispettivamente Hiroshima e Nagasaki dodici anni dopo. Fotografi che, pur essendo professionisti affermati, hanno saputo affrontare una realtà così drammatica solo a così tanti anni di distanza. Il tempo trascorso prima che potessero recarsi nelle due città testimonia la durata della censura e l’omertà che esisteva su quanto era accaduto, oltre che la difficoltà di affrontare il tema della memoria. Tema che è il fulcro centrale di tutto il percorso ed è sviluppato anche attraverso una serie di manifesti, bellissimi e colorati in questo caso, realizzati da alcuni dei grafici giapponesi contemporanei più importanti, che ogni anno dedicano un manifesto alla commemorazione di Hiroshima. è nata così la serie Hiroshima Appeals, che ci porta a un altro livello di testimonianza e ricordo, non più diretta ma come evocazione connotata da un tono di speranza espresso attraverso l’arte. L’ultima parte del percorso è fotografica e conduce attraverso luoghi architettonici, a partire dal simbolo della pace di Hiroshima, l’ex camera di commercio, il punto in cui fu sganciata la bomba e la cui struttura rimase incredibilmente in piedi. Durante il periodo della ricostruzione si decise di mantenerlo così come era stato lasciato dopo lo scoppio: un edificio smembrato, distrutto, di cui rimane solo la cupola di acciaio nuda a memoria di quanto accaduto. Tutto il resto 12


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Introduzione

della città è stato completamente ricostruito. Intorno al Genbaku Dome è stato costruito negli anni Cinquanta il Parco della pace e da lì ha avuto inizio una storia di architettura internazionale legata all’esigenza di dedicare degli spazi alla pace, al silenzio. L’ultima opera in mostra è Hibakusha di una giovane artista italiana, Alessandra Caccia. Si tratta di un’opera video che traspone, attraverso il linguaggio dell’arte contemporanea, l’esperienza di una vittima della bomba atomica, una giovane donna, Ayako, che ha potuto raccontare la sua storia. Il video, composto di due immagini affiancate con in sottofondo le dolci note della canzone Mother composta da Ikeda Daisaku, da una parte mostra la testimonianza della vittima che ha vissuto su di sé la tragedia della bomba atomica, dall’altra porta un messaggio di speranza e di vitalità. Tutto il percorso è inteso perciò come uno spunto di riflessione che ci porta dall’immagine storica alla nostra capacità di rivedere quella storia e ricreare una realtà diversa, non con il ricordo, ma attraverso il linguaggio dell’arte, della poesia, della letteratura, della musica».

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