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Dietro lo scaffale. Le collaborazioni e i protocolli con i fornitori delle PRIVATE LABE L
In Italia l’83,2% dei rapporti fra insegne e fornitori nell’ambito delle pl dura più di 4 anni, in particolare il 36,6% di essi va dai 4 agli 8 anni e il 46,6% oltre gli 8 anni. Le cooperazioni impresa-distributore stanno crescendo e si stanno affinando.
Uno dei fattori su cui le insegne puntano per lo sviluppo e il successo delle private label è l’instaurazione di collaborazioni vincenti. In alcuni casi la forza di queste ultime risiede nella stabilità, garantita da fornitori da sempre affidabili e di qualità;
Nuovi target e bisogno di cooperazione
Una ricerca pubblicata a giugno 2022, realizzata da Ipsos e McKinsey su richiesta di Gs1, ha messo in evidenza le nuove tendenze di consumo del new-normal: non solo i consumatori sono stati raggruppati in categorie con nuovi nomi in base alle loro aspettative e ai loro comportamenti durante la spesa (si va da “basta poco per essere felici” a “nostalgici del genius loci”), ma sono state riviste anche le caratteristiche delle collaborazioni fra industria e distribuzione, fra le quali la prima è proprio la cooperazione. Il documento è stato poi la base sulla quale è stato redatto il Nuovo Codice Consumi.
Un terreno ancora poco battuto (finora)
Fra tutti i “bollini” apposti su alimenti e altri prodotti, ve ne sono due molto sottostimati in Italia: il Kosher e l’Halal. Sebbene queste certificazioni siano giudicate da esperti e consumatori abituali di quei prodotti come le più sicure, il nostro Paese non figura nemmeno fra le prime 10 mete per gli appartenenti alle due comunità di riferimento. Un terreno – metaforicamente parlando – ancora poco battuto, soprattutto alla luce dell’aumento del turismo islamico e mediorientale in Italia, se consideriamo che, secondo previsioni di “Fortunebusinessinsights”, “Alliedmarketresearch” e “Il Sole24Ore”, il mercato globale kosher registrerà un +6,5 miliardi di dollari entro il 2026 e quello dell’halal +1,18 trilioni di dollari entro il 2028.
AFFIDABILITÀ E CERTIFICAZIONE: LE MONETE DI SCAMBIO
Per La Visibilit Nel Pdv
In Italia l’83,2% dei rapporti fra insegne e fornitori nell’ambito delle pl dura più di 4 anni, in particolare il 36,6% di essi va dai 4 agli 8 anni e il 46,6% oltre gli 8 anni. È quanto ci dice il position paper “Marca del distributore e consumatore nella società che cambia”, realizzato dal Forum Ambrosetti con Adm e Ipsos, che è stato presentato a Bologna durante la fiera Marca 2022. «Le collaborazioni impresa-distributore sono una caratteristica che ha ormai decenni, ma stanno crescendo e si stanno affinando durante il new-normal: la “costruzione” dei vari progetti negli anni non segue più solo le esigenze dei retailer, ma anche le capacità produttive e il know-how dei fornitori, che sempre più lavorano in ottica di copacker». Lo dice Carlo Alberto Buttarelli, consigliere delegato di Adm e direttore dell’Ufficio Studi e Relazioni con la filiera di Federdistribuzione. D’altro canto sempre il position paper evidenzia che, in particolare nel food, l’83% delle persone è disposto a pagare un prezzo maggiore per acquisti certificati e che il 91% di coloro che comprano Mdd è interessato a leggere i nomi dei produttori; ciò dimostra quanto i consumatori italiani abbiano voglia di conoscere, per effettuare scelte che privilegino la prossimità, il lavoro della propria comunità e l’attenzione all’ambiente. «Se mediamente il consumatore di oggi si informa più che in passato, in pochi sono in grado di valutare tecnicamente i prodotti Mdd in funzione degli standard scientifici o delle regole etico-giuridiche fra fornitori e Gdo, ma si fidano delle scelte operate dalle insegne, le quali però si sono guadagnate il loro rispetto in anni e, per così dire, “mettono la faccia” sulle proprie private label» precisa Buttarelli.
CARREFOUR E I FORNITORI:
UNA CARTA PER DISCIPLINARLI
E L’ALTRA PER INDIRIZZARLI
In Carrefour, la “Carta etica”, passaggio obbligatorio per tutti i fornitori, stabilisce i valori dell’azienda e ciò che essa si aspetta dai propri fornitori, l’astensione da pratiche commerciali sleali e da tentativi di corruzione, ed eleva “qualità” e “tracciabilità” a principi su cui poggi la catena di approvvigionamento. Seguendo questa “stella polare”, l’edizione 2022 del Salone Carrefour ha visto la firma di due nuovi accordi con fornitori trevigiani, la Trevisanalat per la produzione di mozzarella e la Frescolat per la crescenza, entrambi sotto il nome di Filiera Qua- lità, il marchio Mdd che ha compiuto 20 anni. Si tratta di una private label da sempre molto attenta al benessere animale e alle buone pratiche di allevamento, al rispetto dell’ambien- te e alla valorizzazione del made in Italy, che attualmente vanta oltre 300 referenze e circa 8.500 collaboratori fra agricoltori e zootecnici. L’azienda, inoltre, nell’ambito di “Act for Food” ha sviluppato un contratto di fornitura semplificato (di due pagine) per i piccoli produttori locali, che gli consenta di entrare in una settimana nella centrale acquisti di Carrefour Italia e dunque nella rete di vendita.
COOP: UNA QUESTIONE DI PRINCIPI (E CODICI DI CONDOTTA)
Se già dal 1998 Coop Italia adotta gli standard Sa8000, che impongono ai fornitori, pena l’esclusione dal circuito, di offrire determinate garanzie in fatto di lavoro (come il divieto di adoperare minori e la riduzione delle disuguaglianze di genere), nel corso del 2021 l’insegna ha firmato, fra le prime 65 aziende, il Codice di condotta responsabile per il settore alimentare della Commissione europea. L'adesione rappresenta un ulteriore passo in avanti verso la realizzazione della strategia Farm to Fork, partita nel maggio 2020, e impegna volontariamente tutti i soggetti della filiera a migliorare concretamente la propria prestazione in campo ambientale e socio-economico. Questo compito è diventato nel 2021 ancora più stringente, con la sottoscrizione dei Women Empowerment Principles (WEPs) a sostegno della parità di genere e dell’emancipazione economica delle donne. In merito agli aspetti più squisitamente legati al prodotto, Coop punta a estendere entro la fine del 2023, su tutte le 35 filiere ortofrutticole a marchio, le regole sull’impiego di prodotti fitosanitari, che includono il divieto di usare il glifosato e i neonarcotinoidi (stando ai divieti europei del 2018). «A novembre 2022 – fa sapere Paolo Bonsignore, direttore marketing e Mdd – Coop ha lanciato la pasta 3 Grani Pregiati Italiani del marchio FiorFiore, un lavoro che si è “nutrito” del confronto con i molini e i pastai fornitori». Il progetto è stato possibile grazie alla collaborazione con i pugliesi del Molino De Vita e con due i pastifici del Sud, il barese Gramm per quattro referenze e l’avellinese De Matteis (noto per il marchio Armando) per le altre 11. De Vita coltiva e miscela tre tipi di grano biologico e di alta qualità 100% italiano, frutto di una filiera equa sotto il profilo economico, perché riconosce ai contadini un reddito minimo garantito, ma anche flessibile e naturale sotto il profilo agronomico, poiché non v’è l’obbligo di seminare tutti gli anni la stessa varietà, ma si sceglie la migliore per ogni annata.
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ESSELUNGA: FORNITORI CHE SPOSANO L’EQUO-SOLIDALE
La collaborazione con i fornitori è più che mai strumentale al monitoraggio delle filiere, sia in merito alla freschezza sia all’eticità, e non si limita ai prodotti alimentari. In Esselunga il progetto Rose Fairtrade avviato grazie alla collaborazione con la cooperativa Flora Toscana, ha permesso di commercializzare rose certificate. I fiori vengono venduti 3-4 giorni dopo la raccolta, consentendo sia di garantire una filiera corta e sia di avere un prodotto che abbia qualità e shelf life mediamente superiori. Spostandoci sul food, di recente alcune referenze della linea Naturama, quali mele, clementine, fagiolini spuntati, patate novelle, peperoni, pomodorino sardo e melagrane, e alcune della linea Bio, come le banane, hanno ottenuto di poter riportare l’icona “Etico Certificato” che garantisce l’adozione di buone pratiche da parte delle singole aziende agricole, grazie all’adesione ai programmi di associazioni autorevoli come Global G.A.P., Grasp e Altromercato.
ALDI: TUTTI PER UNO... SCOPO COMUNE
Il coinvolgimento a pieno titolo dei fornitori, dunque, è spesso una necessità, oltre che una possibilità, specialmente quando ha ambizioni d’importanza planetaria, come la neutralità climatica. L’anno appena cominciato e il prossimo si prospettano cruciali per Aldi Süd, che ha deciso di rendere la private label l’asset fondamentale che le consentirà di muoversi sui vari filoni della sostenibilità: nell’ambito della sua Vision 2030, il gruppo tedesco intende azzerare quasi del tutto la sua “impronta di carbonio” e per questo è impegnato a studiare e redigere una policy sulle emissioni di gas serra per il nostro Paese, che verrà divulgata entro il 2024 ai fornitori responsabili del 75% delle emissioni a marca privata, affinché si segua un approccio basato su evidenze scientifiche lungo tutta la supply chain. Il discount sta inoltre pensando a un compendio da distribuire ai clienti con 50 consigli pratici per adottare stili di vita e comportamenti climaticamente virtuosi. Infine, a novembre 2022, nell’ambito della strategia Oggi per domani, Aldi Süd ha aggiornato le proprie linee guida per la tutela degli animali negli allevamenti, riconoscendo il diritto ad avere spazio, luce e aria, a non essere torturati, a ricevere cure (in tutti i sensi della parola) e a non essere sottoposti a ulteriore dolore nel momento finale. Il rafforzamento di queste linee guida giunge dopo la pubblicazione da parte dell’Efsa dei suoi pareri sul benessere animale, l’ultimo dei quali dedicato ai suini.
Protocolli e certificazioni: la selva dei bollini
Anche il report 2022 dell’Osservatorio Immagino ha dedicato un largo approfondimento alle certificazioni e ai claim che si trovano sugli scaffali: “Bio” (9% delle vendite totali, nonostante il -1,3% del 2021), “antibiotic free” (+5,6%), “Vegan” (+1%) ed “equo e solidale” (+6%, ma solo per Fairtrade), sono solo alcune delle diciture che si trovano sugli articoli più venduti. Se parliamo invece di certificazioni relative al processo produttivo, che attestano il rispetto di standard internazionali relativi al lavoro, all’ambiente e alla tutela della biodiversità, troviamo Fssc (sui prodotti di 634 aziende in Italia), Fsc (sul 5,2% dei prodotti), Msc (0,6% del totale, ma con un trend di crescita del 6,8% nel 2021).
La top 5 europea delle certificazioni alimentari
La certificazione Brc certifica che una data azienda abbia ambienti di lavoro e controlli, tanto sul prodotto quanto sul processo produttivo, conformi al mercato inglese; la Ifs ha lo stesso obiettivo della Brc ma è uno standard condiviso tra le filiere agroalimentari della Gdo francese e tedesca. La certificazione Iso 22000, armonizza tutti gli standard nazionali e internazionali che usano il metodo Haccp; la Fssc accorpa i requisiti delle norme Iso 22000 e Iso/Ts 22002 ad alcuni richiesti dal Gfsi. Infine, la certificazione Biologica, obbligatoria dal 2007 per tutto il bio prodotto in Ue, per la quale il cibo in questione deve contenere almeno il 95% di ingredienti bio e rispetti, anche per il restante 5%, condizioni stringenti.
LIDL: SOSTITUIRE LEGNO E CARTA, LA CROCIATA
Delle Private Label
Anche la riduzione dell’uso di legno, cellulosa e carta nel packaging passa per accordi e comunanza di vedute con i fornitori della private label. Lidl è impegnata ormai da anni a sostituire le fibre vergini con quelle riciclate e a utilizzare un’unica fibra vergine certificata Fsc per i prodotti per cui l’utilizzo di materiale riciclato non è possibile. L’azienda mira a convertire, entro il 2025, con materiali riciclati o certificati Fsc tutto il packaging Mdd degli alimenti, degli articoli per la cura della casa e di quelli per la cura della persona. A oggi già numerosi prodotti in assortimento continuativo di Lidl Italia sono certificati, come per esempio i fazzoletti, i tovaglioli e la carta igienica Floralys, i pannolini Lupilu e la carta da forno Aromata.
83% gli italiani disposti a spendere di più per acquisti di qualità certificata
91% di coloro che acquistano Mdd è interessato a conoscere i nomi dei produttori
IPER-LA GRANDE I: LA PL IPER FARMA NELLE NOVITÀ DEL CORNER MEDICO
Nell’ipermercato Iper-la grande i di Seriate (Bg) il lavoro sinergico fra fornitori di servizi esterni e la Mdd Iper di parafarmacie ha permesso di presentare, a metà settembre 2022, uno spazio adibito alla telemedicina, a disposizione di chiunque 7/7 dalle 8.00 alle 21.30. A rendere possibile questa innovazione sono state la società Buongiornodottore, che mette a disposizione il personale di SOS Dottore e SOS Pediatra, Whealthy Care Solutions, che da anni è partner dell’insegna con le parafarmacie Più Medical e G.S.M., la società che gestisce le parafarmacie di Iper. Il servizio di ultima generazione viene praticato in una cabina presente nell’ipermercato: lì, in soli 10 minuti un medico si collega con il paziente e lo visita, grazie ai dispositivi tecnologici attivati dal personale di Iper Farma, il marchio di farmacie di Iper, che supporta il servizio. Nella cabina, l’operatore qualificato registra i parametri (pressione, temperatura e saturazione) e attiva le rilevazioni (per esempio un Ecg) su richiesta del medico collegato e a seconda delle esigenze cliniche del paziente, il tutto trasmettendo le informazioni in tempo reale. Al termine del consulto, il dottore rilascia un resoconto ed eventuali indicazioni terapeutiche. Oltre ai medici generici e ai pediatri, visitano in telemedicina anche 24 specialisti, come cardiologi, nutrizionisti e dermatologi, disponibili entro un’ora dalla richiesta di visita o su appuntamento.
Conclusione
Insomma, oltre al tema della “durata dei rapporti”, esiste una sorta di “scrematura del migliore” che si gioca sul terreno degli accordi e della scelta dei partner più innovativi, disposti a ottenere più certificazioni possibili e, magari, a intercettare nuove percezioni dei consumatori, inclusa - forse - quella di poter contare su un solo pianeta e una sola umanità. l