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CANTIERE COOP aperto per lavori
Continua a tutto campo il rilancio delle sette grandi cooperative. E le più problematiche iniziano a vedere la luce in fondo al tunnel.
Nel 2019 i ricavi aggregati delle sette grandi Coop dovrebbero aggirarsi intorno ai 10,6 miliardi con un calo stimabile vicino all’1% e una perdita netta di circa 100 milioni: meglio dell’esercizio precedente che segnava un rosso vicino ai 250 milioni. Da attribuire in prevalenza al gigante Coop Alleanza 3.0 e in misura molto minore a Unicoop Tirreno. I lavori in corso riguardano tutte le cooperative: i ricavi sono spesso in flessione o, nella
migliore delle ipotesi, stagnanti. Per giustifi carli non bastano la crisi conclamata del format ipermercato e il calo dei consumi. Tra i Big 7 solo due - Alleanza e Unicoop Tirreno - hanno un risultato netto negativo; per le altre è sempre positivo, ma due aziende hanno un risultato caratteristico (che attiene alla sola gestione industriale del retailing) in rosso. Sono Coop Lombardia e Coop Liguria. L’utile operativo è invece positivo per Unicoop Firenze, Nova Coop e Coop Centro Italia: riescono cioè a produrre un utile prima dei proventi da partecipazione e di quelli derivanti dalla gestione del prestito sociale (peculiare delle Coop). Questi proventi sono fondamentali nella gestione economico-finanziaria delle imprese cooperative. Tant’è che, nella sua severa analisi, il rapporto Mediobanca scrive che “nel periodo 2014-2018 la gestione industriale delle Coop ha prodotto margini cumulati negativi per 690 milioni e risultati positivi dalla gestione finanziaria per 1.388 milioni. Il portafoglio di titoli e partecipazioni ha comportato nello stesso periodo svalutazioni per 978 milioni. Le poste straordinarie hanno generato introiti per 370 milioni. Tenuto conto delle imposte per 232 milioni, si
ottiene una perdita netta cumulata di 142 milioni”. L’ufficio studi della banca d’affari stima, inoltre, che la consistenza del prestito sociale del Gruppo Coop sia passata da 9,1 a 8,4 miliardi, -6,9% rispetto al 2017. Esso fronteggia un portafoglio finanziario pari a 10,4 miliardi, composto da 6,5 miliardi di titoli e 2,5 miliardi di partecipazioni, di cui 2 miliardi direttamente in Unipol Gruppo. Il problema più grande per i risparmiatori rimane il tasso zero. «Negli ultimi anni il prestito sociale si è eroso – osserva Albino Russo, direttore generale di Ancc-Coop – anche se nel 2019 alcune cooperative hanno registrato un’inversione di tendenza. Sono state aiutate dalla performance positiva dei rendimenti, dopo l’annus horribilis 2018 che ha imposto la svalutazione del portafoglio titoli». Quest’anno non ci sarà questa opportunità e in più alle cooperative
mancherà la pioggia di dividendi garantiti da Unipol e Igd, la compagnia immobiliare retail. Causa covid, l’autorità di vigilanza europea sulle assicurazioni ha stoppato l’erogazione dei dividendi mentre Igd li ha dimezzati. Un problema in più per le Coop che dovranno far quadrare i bilanci. Sotto l’aspetto industriale, il trend generale della galassia Coop è confermato dal presidente di Coop Italia Marco Pedroni: «Per Coop il 2020 si chiuderà con ricavi in crescita tra l’1 e
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l’1,5% e dunque con un valore superiore a 13 miliardi della sola parte retail. E le cooperative, sia quelle più performanti che quelle più lente, andranno tutte un po’ meglio». «A causa del lockdown non ci siamo certo arricchiti - aggiunge Pedroni -. I dati delle vendite di marzo (con picchi anche del +20%) si sono successivamente ridimensionati. A giugno e luglio poi gli andamenti della grande distribuzione sono stati negativi, mentre ad agosto si è registrato una tenuta. Per la sicurezza e per il sostegno alle famiglie abbiamo fatto investimenti aggiuntivi di oltre 100 milioni in questi mesi».
Cantiere Alleanza 3.0 Il mosaico dipinto dalle grandi cooperative non può che partire dal gigante Alleanza 3.0. La più grande per ricavi, ma anche per estensione territoriale: dal Friuli si allunga sulla dorsale adriatica fino alla Puglia e poi si espande fino a Calabria e Sicilia. L’ultima notizia è che da metà ottobre i negozi friulani a insegna Coop di Monfalcone, Aviano, Montereale Valcellina, Palmanova sud e Tarcento non saranno più gestiti da Alleanza 3.0. Si ricorrerà al franchising e i dipendenti potranno scegliere di spostarsi in altri punti vendita o lavorare per il nuovo gestore. Il Friuli rientra nell’ambito del piano generale di dismissione di 27 negozi nel Centro-
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Nord (ceduti o chiusi) e di tutta la rete siciliana (con un accordo di franchising) che comprende 12 negozi, in prevalenza ipermercati con circa 1.000 addetti. Il negoziato con i sindacati è in corso, ma in agenda c’è anche la ristrutturazione della rete di Puglia e Basilicata che comprende un supermercato a Bari e 11 ipercoop, di cui 3 nel capoluogo e altri a Molfetta, Brindisi, Andria, Barletta, Foggia, Taranto, Lecce e Matera. Un processo di razionalizzazione in continuità rispetto a quello condotto in Campania e Calabria. Il cambio del vertice con le dimissioni del direttore generale Paolo Alemagna e la rinuncia, per motivi di salute, del presidente Adriano Turrini (sostituiti, rispettivamente, da Piermario Mocchi e Mario Cifiello) non sembra aver, almeno per ora, cambiato la strategia industriale. Compresa la volontà di non “lasciare nessuno a casa” di Alleanza 3.0. «Questa è la nostra peculiarità - commenta Russo -. Le cooperative attuano i piani di ristrutturazione, ma non fanno macelleria sociale. Una differenza sostanziale rispetto a Conad, costituita da cooperative di imprenditori che, legittimamente, aspirano al profitto d’impresa. Noi invece siamo cooperative di consumatori che non possono
Piermario Mocchi, Direttore Generale di Alleanza 3.0
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distribuire utili, al massimo li accantoniamo». Di fatto, dopo una resistenza iniziale, il vertice di Alleanza 3.0 si è convinta che il ricorso al franchising dei punti vendita più problematici fosse la strada migliore in alcuni territori del Mezzogiorno: con l’affiliazione si perde il controllo del punto vendita ma permette di alleggerire pesanti costi di gestione e, nel contempo, di non mollare la presa dei prodotti a marchio Coop. «L’ipermercato per 20 anni è stato nella parte di mercato che cresceva di più – osserva Russo – ed è stato un grande business. Poi è arrivata l’inversione di tendenza. Per qualche anno alcune cooperative e, in particolare, Alleanza 3.0 hanno continuato a puntare sugli ipermercati, rifiutandosi di cederli o chiuderli. Fino a quando il peso non è
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diventato insostenibile. Ora bisogna gestire la riconversione, specie nei territori in difficoltà economica, puntando anche su un modello di crescita indiretta, come il franchising».
Dal profondo rosso al rosso Nel 2019 il tandem Turrini-Alemagna ha spinto la cooperativa sulla via del risanamento gestionale. Turrini è stato il presidente dell’unificazione della più grande cooperativa di consumatori con la fusione di Coop Adriatica, Coop Consumatori Nordest e Coop Estense. Con Alemagna hanno varato un piano di ristrutturazione partendo da un bilancio 2017 chiuso con una perdita operativa di 142 milioni (nonostante un provento straordinario immobiliare di 90 milioni), mentre l’esercizio precedente aveva accusato una per-
dita operativa di altri 94 milioni. Non si riusciva più a far quadrare i conti nemmeno con la “bacchetta magica” della gestione finanziaria. Il nuovo piano industriale comporta maggiore efficienza e semplificazione organizzativa di sedi e reti, organici più leggeri con esodi incentivati e trasferimenti (ma senza licenziamenti), cessioni di punti vendita in perdita, ricorso al franchising e vendita di asset non core per fare cassa. La pulizia di bilancio del 2018 ha segnato una perdita monstre di 289 milioni. Nel 2019 i miglioramenti sono evidenti, ma l’esercizio chiude con una perdita di 138 milioni. In due anni sono 427 milioni. La cooperativa sottolinea che il piano industriale è in anticipo. L’esercizio 2019 si è chiuso con un sostanziale dimezzamento delle perdite, “il ritorno a un Ebitda adjusted (la generazione di cassa prima delle operazioni straordinarie ndr) in positivo e una chiara inversione dell’andamento della gestione caratteristica” scrive la società.
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A pieni voti Dalla peggiore alla migliore della classe: Unicoop Firenze. La corazzata delle cooperative (104 negozi) ha chiuso il 2019 con ricavi lordi per 2,36 miliardi, una spanna sopra i 2,32 miliardi dell’anno precedente. L’utile netto si è attestato a 52 milioni, in crescita rispetto ai 18 milioni del 2018, ma in linea con i 48 milioni del 2017. Unicoop Firenze nel 2019 ha investito oltre 32 milioni (più di 200 milioni nell’ultimo quinquennio) per l’ammodernamento della rete di vendita. Il patrimonio netto è di 1,675 miliardi (oltre a immobili per 1,5 miliardi) e il prestito sociale è intorno a 1,5 miliardi. Giulio Bani, consigliere delegato di Unicoop Firenze, sottolinea che al «positivo bilancio d’esercizio 2019 hanno contribuito sia la gestione dell’attività caratteristica della cooperativa che quella immobiliare e finanziaria. La cooperativa da tempo sta adottando un’attenta politica di contenimento dei costi che consente di raggiungere risultati positi-
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vi». Tra i primi della classe anche Nova gionale e multimediale. Bene invece i Coop che ha chiuso il 2019 con vendite prodotti alimentari freschi e freschise utile in crescita. Il bilancio civilistico simi. Secondo Nova Coop il risultato è ha segnato un fatturato di 1,06 miliardi da ritenersi positivo in particolare se (986 milioni nel precedente esercizio) confrontato al sistema Coop nazionale e un utile netto di oltre 13,6 milioni (9,2 (9 grandi cooperative) che registra una milioni). L‘Ebitda supera 56 milioni e la perdita di fatturato del -0,95% sul 2018. gestione caratteristica chiude con circa Il prodotto a marchio Coop incide sul 3 milioni. fatturato dei prodotti La gestione finanziaria L’anno scorso la Nova Coop confezionati per il 24%. A livello nazionale il contribu- ha realizzato un saldo posi- marchio Coop vale 3 isce con tivo dei soci prestatori con miliardi. L’anno scorso un saldo positivo di 859 nuove aperture. la cooperativa ha realizzato un saldo posi18 milio- tivo dei soci prestatori ni. Nova Coop conta su una rete di 46 con 859 nuove aperture. Cerved Rating super e 16 ipermercati (tra Piemonte e Agency ha assegnato a Nova Coop il Lombardia) e ha realizzato vendite per rating “A2.2” che valuta Nova Coop 989,5 milioni, +0,3%. Di queste 616,3 come “società cooperativa caratterizmilioni nel canale iper (-3,6%) e 373,1 zata da fondamentali molto solidi e da nel canale super (+7,4%). un rischio di credito basso”. La valutaLa zavorra arriva dall’area del non zione corrisponde al “livello A” di S&P. food, in particolare tessile, casa, sta- Nella “classe dei meritevoli” rientra
Fateli scegliere! Loro sanno cosa vogliono.
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CERCALI NEI NEGOZI TRADIZIONALI, SUPERMERCATI E IPERMERCATI.
anche Coop Centro Italia che nel 2019 ha subito un calo delle vendite del 7% a 649 milioni ma con un Mol positivo, 15,1 milioni, e un utile operativo di 2 milioni. L’utile netto è stato di 6,1 milioni, grazie anche a un provento straordinario di 4 milioni. Il prestito sociale si è eroso dei circa 18 milioni a 360 milioni.
In equilibrio precario Nella classe delle cooperative “equilibriste” rientra Coop Lombardia: nel 2019 Il fatturato si è attestato a 857 milioni, al netto della rete carburanti. In calo di 30 milioni alla voce ricavi e prestazioni. L’utile caratteristico segna -20 milioni ma 28 milioni di proventi finanziari consentono di colorare di nero l’ultima riga del bilancio. Alla fine sono 6,6 milioni di utile netto. Rimane preoccupante il trend delle vendite: -3,9% a 857 milioni, al netto della rete carburanti. Contro il -2,2% del 2018. Spacchettando le vendite emerge che la flessione non risparmia nemmeno il vicinato, ma la più marcata è per la rete degli ipermercati -4,6%, poi i super-
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mercati -3,2% e un po’ meglio i superstore: -2,4% ma nel 2018 questo canale aveva guadagnato il 4%. Alla fine i ricavi calano di 34 milioni contro i 20 dell’esercizio precedente. In giugno Coop Lombardia ha aperto un superstore a Busto Garolfo e un altro, a settembre, a Monza, inoltre da novembre potrà contare (grazie a una fusione) su 33 negozi di vicinato a insegna “InCoop”. Tra le cooperative “equilibriste” si difende meglio Coop Liguria. Il risultato dell’esercizio 2019 di Coop Liguria è stato di 16 milioni di euro. Le vendite al dettaglio dei supermercati e degli ipermercati hanno prodotto ricavi per 755 milioni (-0,90% rispetto al 2018) e gli scontrini emessi sono stati 27,1 milioni
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AMMORBIDENTI
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PROFUMA BIANCHERIA
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(+0,33%). Nel complesso il canale super (con 2 punti vendita in più) ha guadagnato vendite per 2,5 milioni ma l’iper ha perso circa 10 milioni. Alla fine il risultato operativo è negativo per 9,2 milioni, ma 31 milioni di proventi finanziari e da partecipazione hanno riportato in nero l’ultima riga di bilancio. Per il 2020 Coop Liguria stima un risultato economico più rotondo: 27,2 milioni di utile netto.
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Turnaround in vista Un discorso a parte merita Unicoop Tirreno, reduce da una crisi profonda e dalla terapia da cavallo somministrata dal tandem Marco Lami-Piero Canova, rispettivamente presidente e ceo. Dopo 13 anni di profondo rosso la cooperativa di Piombino è a un passo dall’equilibrio economico. Il bilancio consuntivo 2019 segna un risultato ordinario (cioè prima delle poste straordinarie) positivo per +3,8 milioni. Il risultato finale rimane ancora in rosso per 4,8 milioni (-15,8 nel 2018), penalizzato dalle componenti straordinarie di reddito per 11,5 milioni. Di cui circa 5,7 milioni
legato all’esodo incentivato dopo la chiusura dei punti vendita del basso Lazio. «Puntiamo decisamente sul negozio di vicinato – dichiara il ceo Piero Canova, regista del turnaround – con un’enfasi su fresco, freschissimo e ortofrutta». L’anno scorso Unicoop Tirreno ha investito circa 13 milioni in ristrutturazioni di negozi. Per Lami «l’obiettivo è quello di arrivare a una gestione caratteristica strutturalmente positiva. I proventi finanziari non devono generare l’utile di bilancio. Certo, se poi arrivano è ancora meglio». Comunque nel 2019 i proventi finanziari hanno aiutato Unicoop Tirreno a restituire 35 milioni di prestiti (ma ce ne sono ancora 135) alle altre cooperative che, nel 2016, la soccorsero. Nella semestrale 2020 Unicoop Tirreno, nonostante i mancati dividendi di Unipol e il dimezzamento di quelli di Igd, ha chiuso con un risultato operativo sostanzialmente in equilibrio.n