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LAVORARE CON IL FUTURO: PERCHE’ FARE LO SCENARIO
L’incertezza crescente aumenta l’importanza di identificare i trend futuri e il loro “business landscape”. La dinamica generazionale, il cambiamento sociale e psicologico, l’evoluzione tecnologica, la globalizzazione, una economia molto più contaminata e un ecosistema ampio e articolato rendono fondamentale considerare le “molteplici” alternative future e questo fa aumentare la capacità di affrontare le incertezze (Van Der Heijden 1996, Scenarios: the art of Strategic Conversation, Chichester Wiley). L’uso di scenari a lungo termine permette di “identificare” in anticipo nuovi problemi e facilita “l’adattamento” ai cambiamenti importanti (Varum, Melo 2010, Directions in scanario planning. A review of past decades).
L’uso degli scenari è notevolmente aumentato nell’ultimo decennio (Rigby, Bilodeau 2007, Selecting management tools wisely, Harvard Business Review). A livello aziendale il criterio più utilizzato è il metodo Shell. Denominato il The Gold Standard of corporate scenario generation (Millet 2003, The Future Scenarios: challenges and opportunities, Strategy&Leadership).
Tre i principi: 1) identificazione degli elementi predeterminati dell’ambiente; 2) capacità di cambiare forma mentis per vedere diversamente la realtà; 3) sviluppo di una visione globale del business environment.
Lo scopo più importante degli scenari è cambiare il modo in cui l’organizzazione pensa a ciò che potrà succedere nell’ambiente esterno (Wieck). Il metodo parte da alcuni elementi fondamentali per l’organizzazione: 1) inizia dai modelli mentali dei decisori; 2) cambia la situazione introducendo un nuovo punto di vista; 3) distingui ciò che è prevedibile da ciò che è incerto; 4) cambia i modelli mentali dei decisori.
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Gli scenari operano attraverso dei criteri, principi regolatori: 1) Plausibilità: lo scenario deve poter diventare reale 2) Coerenza: lo scenario non deve essere contradditorio 3) Rilevanza: ogni scenario deve contenere elementi sul futuro che aiutano a prendere decisioni 4) Novità: gli scenari devono ampliare la visione del futuro dell’organizzazione 5) Diversità: gli scenari devono essere realmente differenti, non semplici variazioni di uno stesso tema
Quattro le fasi principali per un approccio analitico:
1) Impostazione 2) Documentazione 3) Visualizzazione 4) Azione
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Naturalmente ogni fase presenta diversi passi intermedi. In ordine li sintetizziamo: Impostazione: 1) preparare il terreno per gli scenari; 2) ottenere coinvolgimento, supporto e partecipazione dei dirigenti; 3) definire il tema; 4) effettuare una analisi degli stakeholder 5) disegnare il processo; 6) formare il gruppo di lavoro. Documentazione: 1 ) effettuare la miglior scansione ambientale; 2) raccogliere molte forze, dalle più generali alle più specifiche; 3) in questa fase è normale raccogliere 100-200 forze; 4) importante prendersi il tempo di costruire una serie quanto più completa di forze all’inizio dell’esercizio (es. tramite utilizzo di STEEP); 5) l’obiettivo di questo passo è la completezza delle forze, non la decisione su quali forze sono importanti. Visualizzazione: 1) preparare gli scenari; 2) discutere i focus paper; 3) raggruppare le forze in cluster; 4) valutare i cluster; 5) selezionare i principali assi di incertezza; 6) elaborare la struttura degli scenari; 7) scrivere gli scenari. Azione: 1) in generale gli scenari aiutano i decisori a identificare più chiaramente opportunità e pericoli; 2) lo scopo è sviluppare strategie che non siano basate su analisi principalmente focalizzate sullo stato interno della organizzazione, ma diano rilevanza alle forze esterne che agiscono nell’ambiente (aumentare le prospettive; fornire condizioni da “tunnel del vento” per testare le attuali strategie in diverse condizioni; fornire feedback dal futuro sul presente per sviluppare nuove strategie ai cambiamenti dell’ambiente esterno).n
Marco Zanardi,
partner Beready e presidente Retail Institute
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