8 minute read
Intervista
di Emanuele Scarci
Parla il consigliere delegato di Bennet che per quest’anno si aspetta difficoltà e restrizioni almeno per tutto il primo semestre.
Un anno difficile per i retailer coinvolti nel business degli ipermercati, ma Bennet lo supera limitando i danni e puntando al 2021 per la messa a regime dei nove punti vendita ex Auchan acquisiti, con coraggio, nell’anno del covid. In agenda anche nuovi investimenti sulla marca del distributore. «Il 2020 è stato un anno anomalo per la pandemia e ci aspettiamo difficoltà e restrizioni, per il food e il non food, fino a Pasqua o fino a tutto il primo semestre del 2021 – annuncia Adriano De Zordi, consigliere delegato del gruppo Bennet -. In particolare, i centri commerciali dovranno misurarsi sia con le rigide limitazioni delle zone rosse che con quelle delle chiusure di fine settimana delle zone arancioni. Confidiamo però nell’alimentare e nella forza crescente dell’e-commerce, del nostro click & collect». Bennet nasce negli anni 60, grazie alla lungimiranza di Enzo Ratti. Da allora la rete degli ipermercati e dei centri commerciali si è estesa in tutto il Nord Italia. Conta 73 tra ipermercati e superstore (tra Lombardia, Piemonte, Triveneto, Emilia Romagna, Liguria) e 40 punti di ritiro Bennet drive attivi, con una superficie di vendita complessiva di 350 mila mq e una superfice media per punto vendita di 4.500/4.600 mq. Le gallerie commerciali di proprietà sono 50 e ospitano 1.250 negozi. Gli addetti sono 8 mila. Nel 2019 il fatturato consolidato è stato di 1,4 miliardi, un utile operativo di circa 40 milioni e un utile di 29 milioni. La holding lombarda ha immobilizzazioni nette per quasi 1,2 miliardi e debiti finanziari per 185 milioni.
Come ha impattato la pandemia sull’attività quotidiana?
Ci ha doppiamente penalizzati. Non solo con le chiusure generalizzate delle zone rosse, ma anche con le chiusure del fine settimana delle zone arancioni nonché per il divieto di vendere prodotti per la cura della persona e della casa. Scelte incomprensibili sottolineate non solo da noi, ma anche da Federdistribuzione e da tutti gli altri retailer: le chiusure dei centri commerciali vanno contro la logica di evitare assembramenti e il mantenimento del controllo dei flussi. Senza contare che ha effetti distorsivi sulla concorrenza.
Perché questa confusione?
Purtroppo il concetto di centro commerciale nasce da una interpretazione burocratica che, calando dal vertice alla base locale, ne esce distorta.
Quale la performance di Bennet nel 2020?
Gli iper hanno patito, ma i risultati dell’alimentare sono stati positivi. Hanno invece perso terreno il tessile e gli altri comparti. Ottimo, invece, l’andamento dell’e-commerce. Alla fine, però, il mix è stato più povero, i consumatori hanno scelto generi di consumo a minore valore. Sappiamo che anche per la prima parte del 2021 si ripeterà il copione con la domenica che è diventata una giornata marginale per le vendite e un sabato molto alleggerito. Più pesanti, invece, i giorni da lunedì a venerdì. Nel complesso siamo abbastanza soddisfatti del 2020.
E il preconsuntivo?
Il preconsuntivo del fatturato, a rete costante, compreso l’e-commerce, è invariato rispetto al 2019, ma il totale azienda è cresciuto del 5%, grazie ai nove punti vendita ex Auchan.
E qual è stata la performance dei pdv ex Auchan?
La maggior parte dei negozi è arrivata nel corso della seconda ondata della pandemia e questo ha frenato la performance. Aspettiamo un periodo normale, senza Covid, per valutare bene.
Bennet è anche un grande operatore dell’immobiliare commerciale con 1.250 negozi. Cos’è successo?
Che le chiusure dei centri commerciali disposte dalle autorità hanno determinato un impatto pesante. Ai nostri partner, però, abbiamo concesso vari aiuti e agevolazioni, come segnale di vicinanza.
Nel 2021 porterete a regime i negozi ex Auchan e cos’altro?
Investiremo ancora sul marchio Bennet. Anche se oggi incide per il 16% sulle vendite ed è un fiore all’occhiello.
Bennet fa parte, indirettamente, della supercentrale Aicube. Non vi sovrapponete a Carrefour?
Sottolineo che non facciamo parte di Aicube, ma di VéGé. Con Carrefour non ci sovrapponiamo né per i format né territorialmente.
VéGé ha annunciato che aprirà pdv a insegna VéGé di medie dimensioni. Siete coinvolti?
No. Sarebbe inutile: noi abbiamo una identità ben precisa.n
di Luca Salomone
In 40 Paesi al mondo ben 40 milioni di persone al giorno bevono il prodotto scoperto da Minoru Shirota. A parlarci del mercato nostrano è Daniela Bortolan, marketing manager della divisione italiana.
Era il 1935 quando Minoru Shirota, dottore in microbiologia e ricercatore della facoltà di medicina di Kyoto in Giappone, rese disponibile in commercio un particolare fermento lattico, L.casei Shirota, in grado di giungere vivo nell’intestino, favorendo così l’equilibrio della flora intestinale. Tale fermento venne coltivato in una bevanda di latte scremato, che egli chiamò Yakult. E così oggi, in 40 Paesi al mondo ben 40 milioni di persone al giorno bevono Yakult. A parlarci del Bel Paese è Daniela Bortolan, marketing manager di Yakult Italia.
Partiamo dalle cifre chiave…
Yakult Italia ha archiviato il 2019 con un fatturato, alle casse, pari a 17 milioni di euro e anche il 2020 si è chiuso con un trend molto positivo e con una quota di mercato, su base annua, superiore al 14% del mercato dei probiotici da bere. Particolarmente lusinghiere sono state, durante l’anno appena concluso, le performance ottenute nel canale supermercati e nei negozi medio piccoli, meno penalizzati dalle restrizioni correlate alla pandemia. Per il 2021 puntiamo a crescere ulteriormente, anche nelle superette e nel normal trade. Inoltre, il rilancio di Yakult Light con vitamine E e D è stato premiato dal consumatore, che riconosce al nostro marchio l’identità di ‘esperto’ del probiotico.
Il vostro impegno in prodotti con forte profilo salutistico vi ha premiato ulteriormente durante il periodo Covid?
A prescindere dal periodo che stiamo vivendo, che può avere spinto i consumatori a porre una maggiore attenzione nei confronti di quei prodotti che supportano il benessere, ciò che ci premia è essere presenti sul mercato da 85 anni. Non meno importante il nostro continuo impegno nella ricerca scientifica e nei confronti dei clienti finali che ricevono sempre una corretta e trasparente informazione sui nostri prodotti e che sono aiutati dalle nostre azioni in favore dei corretti stili di vita e di una sana alimentazione.
Quale canale incide maggiormente sul vostro business?
Il canale distributivo principale è la Gdo, con il 96%, mentre il normal trade rappresenta un 2 per cento. Il rimanente 2% è relativo al mercato di Malta, gestito da Yakult Italia. L’Italia, dal canto suo, è, per l’azienda, il terzo mercato europeo per volumi, dopo la Gran Bretagna e l’Olanda.
Collaborate costantemente con gli esperti. Cosa può dirci?
La collaborazione con il mondo medico-scientifico è per noi molto importante, perché, se da un lato sostiene e conferma il nostro impegno in questo ambito, dall’altro ci aiuta a veicolare ai consumatori messaggi puntuali e fondati relativi ai sani stili di vita, alla corretta alimentazione e al benessere, attraverso il lavoro al fianco di specialisti e key opinion leader.
E la comunicazione al consumatore?
Naturalmente il cliente finale è al centro delle nostre iniziative di marketing. È proprio di questi giorni il lancio del progetto “La scienza del vivere bene”, che vedrà, nel 2021, l’organizzazione di una serie di webinar, articoli e contenuti video grazie alla collaborazione con specialisti, che offriranno consigli e suggerimenti sui temi del benessere. Inoltre, il prossimo anno, svilupperemo maggiormente contenuti e attività per i canali digitali. Infine, nel 2021, punteremo maggiormente sull’e-commerce. Già nel 2020 abbiamo attivato le prime campagne sui siti di vendita dei retailer con i quali collaboriamo, ma vorremmo ampliare questa nuova opportunità.
Concludiamo con le novità…
Il posizionamento premium di Yakult è confermato anche dal nuovo pack in cartone, che apre il 2021: molto elegante e pratico ha dimensioni ridotte, è impilabile in verticale nello scaffale e connotato da una grafica maggiormente finalizzata a comunicare. Una piccola rivoluzione per Yakult, che speriamo incontri il gradimento di tutti i clienti.n
Leggi anche “Boom di latte e derivati nel corso del 2020”.
La linea L’Ecologico Icefor:
il tuo contributo alla salvaguardia del pianeta passa anche da noi.
Perché passare ai detergenti L’ECOLOGICO? Perché non solo farete un favore a voi stessi, ma anche all’ambiente!
Da oltre 40 anni, ICEFOR è sinonimo di detergenti, detersivi e prodotti per la pulizia per la casa realizzati con materie prime vegetali.
La nostra linea di prodotti L’ECOLOGICO - vincitrice del premio Eletto Prodotto dell’Anno 2020 per l’Innovazione - è presente presso molte strutture distributive è pertanto un prodotto accessibile, ma che al tempo stesso che non accetta compromessi.
Ma perché dovreste scegliere proprio i prodotti di questa linea?
Perché contengono materie prime di origine vegetale completamente biodegradabili e sono privi di coloranti e conservanti, in più i tensioattivi utilizzati sono ricavati dagli scarti della filiera della barbabietola da zucchero non sottraendo risorse al mercato alimentare e valorizzando la materia prima vegetale che altrimenti sarebbe destinata a trasformarsi in rifiuto.
Risultano anche più sicuri per la salute, in quanto sono testati per il rischio di allergie da nickel, cromo e cobalto. Inoltre, tutti gli imballaggi della linea L’Ecologico sono realizzati attraverso l’utilizzo di granuli di plastica certificati derivati
dalla seconda vita di flaconi provenienti dalla raccolta dif-
ferenziata domestica. La linea L’Ecologico è anche raccomandata da LEGAMBIENTE.
Scegliendo il Fiore della Comunità Europea sulla confezione (marchio Ecolabel) porterete a casa la garanzia dell’efficacia, della sicurezza e la certificazione di un ridotto impatto ambientale.
La nostra linea L’ECOLOGICO risponde alle indicazioni del Circular Economy Action Plan, ovvero un nuovo piano di azione per l’economia circolare approvato dal Parlamento Europeo. In particolare, Icefor ha partecipato al progetto CERCA2 come case study applicando uno strumento di misura della propria circolarità attraverso il quale è emerso che la nostra performance è risultata superiore di 11 punti percentuali rispetto alla media nazionale, questo soprattutto grazie alla dematerializzazione del packaging e all’introduzione di una materia prima seconda come ad esempio la plastica riciclata.