DM Magazine Febbraio 2021

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INTERVISTA DMM di Emanuele Scarci

Parla il consigliere delegato di Bennet che per quest’anno si aspetta difficoltà e restrizioni almeno per tutto il primo semestre.

U

n anno difficile per i retailer coinvolti nel business degli ipermercati, ma Bennet lo supera limitando i danni e puntando al 2021 per la messa a regime dei nove punti vendita ex Auchan acquisiti, con coraggio, nell’anno del covid. In agenda anche nuovi investimenti sulla marca del distributore. «Il 2020 è stato un anno anomalo per la pandemia e ci aspettiamo difficoltà e restrizioni, per il food e il non food, fino a Pasqua o fino a tutto il primo semestre del 2021 – annuncia Adriano De Zordi, consigliere delegato del gruppo Bennet -. In particolare, i centri commerciali dovranno misurarsi sia con le rigide limitazioni delle zone rosse che con quelle delle chiusure di fine settimana delle zone arancioni. Confidiamo però nell’alimentare e nella forza crescente dell’e-commerce, del nostro click & collect». Bennet nasce negli anni 60, grazie alla lungimiranza di Enzo Ratti. Da allora la rete degli ipermercati e dei centri commerciali si è estesa in tutto il Nord Italia. Conta 73 tra ipermercati e superstore (tra Lombardia, Piemonte, Triveneto, Emilia Romagna, Liguria) e 40 punti di ritiro Bennet drive attivi, con una superficie di vendita complessiva di 350 mila mq e una superfice media per punto vendita di 4.500/4.600 mq. Le gallerie commerciali di proprietà sono 50 e ospitano 1.250 negozi. Gli addetti sono 8 mila. Nel 2019 il fatturato consolidato è stato di 1,4 miliardi, un utile operativo di circa 40 milioni e un utile di 29 milioni. La holding lombarda ha immobilizzazioni nette per quasi 1,2 miliardi e debiti finanziari per 185 milioni. Come ha impattato la pandemia sull’attività quotidiana? Ci ha doppiamente penalizzati. Non solo con le chiusure generalizzate delle zone rosse, ma anche con le chiusure del fine settimana delle zone arancioni nonché per il divieto di vendere prodotti per la cura della persona e della casa. Scelte incomprensibili sottolineate non solo da noi, ma anche da Federdistribuzione e da tutti gli altri retailer: le chiusure dei centri commerciali vanno contro la logica di evitare assembramenti e il mantenimento del controllo dei flussi. Senza contare che ha effetti distorsivi sulla concorrenza. Perché questa confusione? Purtroppo il concetto di centro commerciale nasce da una interpretazione burocratica che, calando dal vertice alla base locale, ne esce distorta. 14 DM MAGAZINE


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