Formaggi Bergader:
da oltre 120 anni celebra con eleganza la semplicità della montagna
Era il 1902, quando, nel paesino alpino Waging am See, Basil Weixler inizia a lavorare con passione nel suo piccolo caseificio di paese, fornendosi del latte più buono dei pascoli che lo circondano. Il nome Bergader – letteralmente vena di montagna – racconta proprio l’origine di questo formaggio, prodotto nelle alte vette con latte di altissima qualità
Un nome che significa rispetto per la natura e per la tradizione montana, due elementi a cui l’azienda è strettamente legata.
Bergader rappresenta così tutto il sapere dei mastri casari che con sapienza preparano formaggi prelibati, ma anche la capacità dell’azienda di evolversi con i tempi.
I formaggi storici di grande successo, il Bavaria Blu e il Cremosissimo L’Originale, nell’innovativo e caratteristico pack a mezzaluna, portano la semplice e genuina bontà dei sapori di montagna sulla tavola. L’erborinato Edeliplz, creato nel 1927, da quest’anno si evolve in chiave contemporanea arrivando con tante creative declinazioni per chi cerca sapore e versatilità in cucina:
edelblu Classic, iconica referenza per gli amanti dei blue cheese;
edelblu Gourmet: un formaggio inedito, gustoso e cremoso grazie alla maturazione prolungata;
edelblu Cubes un divertente ed invitante formato;
edelblu Cream, una golosità che sprigiona l’immaginazione, una versione spalmabile dal facile e veloce utilizzo.
Tutti i formaggi della linea edelblu Bergader sono preparati con latte di primissima qualità delle Alpi e accompagnano il consumatore alla scoperta delle sfumature più raffinate della montagna.
Magazine del quotidiano online www.greenretail.news dicembre 2024
Direttore responsabile
Armando Brescia
Direttore editoriale
Domenico Canzoniero
Responsabile di redazione
Hanno collaborato
Laura Fezzi, Nicola Mamo
Progetto grafico
Sara Mauri
Editore
Edizioni DM Srl
Via G. Spadolini, 7 20141 Milano P. Iva 08954140961
Contatti
redazionegr@edizionidm.it
Tel. 02/39564687
Pubblicità
Ufficio commerciale: commerciale@edizionidm.it Tel: 02/20480344
L’invio di materiale (testi, articoli, notizie, immagini, dati, grafiche, ricerche ecc.) da parte di autori esterni alla Redazione non garantisce che esso venga pubblicato, né in parte, né nella sua forma originale. Lo stesso, peraltro, potrebbe essere pubblicato in forma rimaneggiata per necessità di carattere editoriale. Si precisa altresì che l’invio del suddetto materiale costituisce automatica autorizzazione da parte di Edizioni DM Srl alla pubblicazione a titolo gratuito su tutte le proprie testate.
STILI DI CONSUMO
Consumo Green: trasparenza e convenienza per una sostenibilità concreta
FOCUS
STRUMENTI CSR
Gli strumenti digitali per la sostenibilità in azienda
EDITORIALE
Dall’economia circolare alla transizione alimentare
La Dieta Mediterranea guida l’innovazione retail: manovre di avvio per Human&Green Retail Experience
New Factor: le noci della Romagna diventano più green
IMPRESE
Andrea Passoni: il ruolo di Coopfond e il futuro delle cooperative
NeXt Index ESG: il primo marchio di certificazione ESG riconosciuto dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy
SUCCESSI E
Moda e sostenibilità: cinquanta aziende della filiera italiana insieme per la decarbonizzazione
E
Lepore Mare vara un nuovo motopeschereccio ad alto contenuto tecnologico e a basso impatto ambientale
Flowe: il pagamento rigenerativo al servizio dei retailer
Coripet punta sulla raccolta selettiva “bottle to bottle” Cpr System accelera sui progetti di sostenibilità Le ultime novità in casa Epta
Radicate nella natura, Coltivate biologicamente
350 agricoltori altoatesini si dedicano da generazioni alla coltivazione di mele biologicheun impegno costante per la qualità e per una disponibilità assicurata tutto l’anno.
DOMENICO CANZONIERO, DIRETTORE EDITORIALE
Questo è il primo numero di un nuovo corso per Green Retail Magazine che vede Plef - Planet Life Economy Foundation ETS - entrare nella gestione della redazione del magazine e del sito greenretail.news. Il contributo che Plef vuole portare ai lettori della business community del largo consumo, oltre all’esperienza ventennale e alle competenze dei suoi soci, è la sua visione della sostenibilità che abbiamo definito con un neologismo “Human&Green”.
H&G - che si scrive senza spazi perché le due componenti vanno lette come una cosa sola - è un approccio distintivo che abbraccia la sostenibilità nella sua interezza, evidenziando che la componente Human, ovvero il benessere delle persone, è il fine ultimo dell’azione sostenibile. Per raggiungere questo fine si riconosce alle scienze il primato nello stabilire cosa è green e cosa non lo è, come misurare il valore ambientale e renderlo efficace per mercato e cittadini. Prendersi cura è l’espressione chiave. Nell’ottica H&G, la ricerca di equilibrio tra limiti del pianeta e prosperità umana che è la missione della sostenibilità si concretizza in un prendersi cura delle persone e del pianeta, nei tempi e nei modi di cui questi necessitano. I tempi sono quelli dell’urgenza, per evitare gli scenari peggiori e non compromettere i nove macrosistemi che rendono il nostro pianeta così ospitale. I modi sono quelli delle scienze: politiche per la governance democratica, ambientali, sociali ed economiche - quattro pilastri dell’agire sostenibile essenziali e correlati. Non è un caso se le recenti norme europee del Green Deal fanno perno sulla centralità dell’approccio scientifico per la transizione del largo consumo. La nostra linea editoriale nasce da questa visione che per noi è la chiave per adottare una strategia sostenibile efficace.
In questo numero abbiamo offerto spunti pratici e strumenti applicabili per affrontare le sfide del settore raccontando le evoluzioni progettuali dello Human&Green Retail Forum 2024 e nei tre capitoli principali. La copertina è dedicata all’economia circolare, lo strumento più concreto oggi a disposizione di una filiera agroalimentare che però necessita di un’azione sistemica per conciliare la salute delle persone con la transizione ecologica e l’accessibilità del cibo. A seguire, il focus sul consumo sostenibile che vuole essere una prima riflessione sul ruolo dei consumatori e i modi di offrire valore ambientale autentico che il mercato può migliorare e rendere più efficaci. Da ultimo una piccola finestra sulle soluzioni tecnologiche per la sostenibilità in azienda: il digitale è un facilitatore e un acceleratore per la transizione ma ha anche importanti costi ambientali. Le imprese che sapranno unire innovazione tecnologica e responsabilità ambientale avranno inevitabili vantaggi.
La sfida per la nuova redazione è grande e il contributo di tutti sarà decisivo. Vorrei quindi chiudere con il ringraziare i nostri compagni di viaggio: in primo luogo Paolo Mamo, presidente di Plef, per la fiducia concessami, poi tutti i soci che supportano il progetto, la fantastica squadra di EDM che ci ha accolto e supportato al meglio, e l’editore Armando Brescia che ha creduto sin dalla prima ora nella visione H&G e oggi ci consente di metterla al servizio di lettori e imprese per costruire insieme una nuova stagione della sostenibilità nel largo consumo. Buona lettura e buon 2025 all’insegna dello Human&Green.
Dall’economia circolare alla transizione alimentare
di Domenico Canzoniero
In attesa di un quadro normativo europeo sui sistemi alimentari sostenibili, il settore agroalimentare si affida alla circolarità per ridurre gli impatti ambientali. Ma la vera sfida richiede un’azione sistemica per coniugare salute, ambiente e convenienza.
Transizione alimentare: una sfida sistemica
Il sistema agroalimentare si trova al centro di una duplice sfida: da una parte c’è la transizione ecologica, dall’altra la transizione alimentare.
Sul fronte ambientale sappiamo che i consumi alimentari rappresentano il 50% dell’impronta dei cittadini europei come evidenzia l’indicatore Consumption Footprint, elaborato dal Joint Research Center (JRC) della Commissione Europea;
La transizione alimentare invece, che in questo caso è transizione umana perché riguarda soprattutto il rapporto tra quello che mangiamo e la nostra salute, ha associato un numero ben più preoccupante. Sono infatti oltre 47 milioni i decessi annui nel mondo per patologie non trasmissibili (NCD nel gergo medico internazionale) correlate allo stile di vita e all’alimentazione. La qualità di vita dei cittadini che hanno una dieta poco bilanciata, insieme alla spesa sanitaria pubblica correlata a queste patologie, rappresentano un ulteriore impatto del sistema alimentare di cui una transizione umano-ecologica dovrà tenere in conto.
Nel frattempo, in attesa di un quadro normativo europeo sui sistemi alimentari sostenibili (Sustainable Food System si chiamerà la norma di cui si attende da tempo la proposta da parte della Commissione Europea), l’economia circolare emerge come strumento concreto e attuabile per guidare la transizione del settore.
Lo stato dell’arte
Come evidenzia la Relazione sullo stato della Green Economy 2024, il settore agroalimentare italiano sta attraversando una fase complessa. Nel 2023 il comparto ha registrato una flessione del 2,5%, con impatti significativi sulle produzioni chiave: vino (-17,4%), frutta (-11,2%) e olio (-3%). Questi dati riflettono la vulnerabilità del sistema agli eventi climatici estremi.
Emergono però anche segnali positivi: il biologico ha raggiunto 2.456.019 ettari, pari al 19,8% della SAU totale, con una crescita dell’86,5% in dieci anni, avvicinandosi al target europeo del 25% entro il 2030. Un trend che dimostra la capacità del settore di evolvere verso modelli più sostenibili.
L’implementazione di pratiche circolari può generare benefici misurabili sia in termini di riduzione degli impatti ambientali che di miglioramento della salute pubblica
Misurare per migliorare
L’economia circolare è una realtà dunque anche nel settore agroalimentare. Ma per fare sul serio con la transizione verso un sistema alimentare circolare oggi servirebbero metriche chiare e condivise. L’implementazione di pratiche circolari può generare benefici misurabili sia in termini di riduzione degli impatti ambientali che di miglioramento della salute pubblica. In questo contesto, diventa fondamentale:
- Sviluppare indicatori integrati che considerino sia gli aspetti ambientali che quelli nutrizionali
La fase della distribuzione richiede un ripensamento dei modelli logistici per minimizzare gli sprechi, privilegiando le filiere corte e valorizzando i prodotti locali e stagionali. Infine, sul fronte del consumo, la transizione passa attraverso un’intensa attività di educazione alimentare e la promozione di diete sostenibili, unite a strategie efficaci per la riduzione degli sprechi domestici e una corretta gestione dei rifiuti alimentari.
La produzione agricola deve evolvere verso pratiche rigenerative che riducono gli input chimici, preservando la biodiversità e ottimizzando l’uso delle risorse idriche
- Monitorare l’efficienza nell’uso delle risorse lungo tutta la filiera
- Valutare gli impatti delle pratiche agricole sulla biodiversità e sulla qualità del suolo
- Misurare la riduzione degli sprechi alimentari.
Verso una transizione sistemica
Il successo della transizione dipenderà dalla capacità di integrare obiettivi ambientali e di salute pubblica in un approccio sistemico che valorizzi le specificità territoriali e le eccellenze locali, promuova l’innovazione tecnologica e sociale e quindi faciliti l’accesso a scelte alimentari sane e sostenibili.
Il successo della transizione dipenderà dalla capacità di integrare obiettivi ambientali e di salute pubblica in un approccio sistemico
Ripensare la filiera
L’implementazione della circolarità nel sistema agroalimentare richiede un approccio integrato che si sviluppa su quattro livelli chiave. A monte della filiera, la produzione agricola deve evolvere verso pratiche rigenerative che riducono gli input chimici, preservando la biodiversità e ottimizzando l’uso delle risorse idriche. Nel segmento della trasformazione, l’attenzione si concentra sull’ottimizzazione dei processi produttivi e sulla valorizzazione degli scarti, accompagnate da innovazioni nel packaging e da una maggiore efficienza energetica.
In questo modo andremo a costruire un sistema alimentare capace di ridurre gli impatti ambientali e migliorare la salute pubblica, rendendo le scelte sostenibili più accessibili e desiderabili per tutti gli attori della filiera.
È stata rivolta un’attenzione particolare nella strategia di sostenibilità, ai settori acqua, energia e protezione del clima
Leni’s: il gusto della natura, la forza del territorio
È stato inoltre portato avanti con successo un progetto per la tutela delle api nella filiera produttiva
Leni’s, marchio di VOG Products, nasce dalla passione per la terra e dal rispetto per l’ambiente. Dai succhi alle puree di frutta, ogni prodotto firmato Leni’s è il risultato di una filiera corta e controllata, che coinvolge cooperative e produttori locali che praticano agricoltura integrata e biologica. In questo senso fa fede il Bilancio di sostenibilità 2022-2024, pubblicato da VOG Products - organizzazione di produttori altoatesina leader nella trasformazione di frutta - e intitolato “Rimanere con i piedi per terra: la nostra sostenibilità”.
Come evidenziato, sono stati raggiunti notevoli progressi in termini di tutela ambientale e gestione delle risorse: in particolare, grazie a investimenti mirati e all’ottimizzazione dei processi, l’azienda ha compiuto passi significativi verso i propri obiettivi di sostenibilità nel periodo di riferimento.
Nell’ultimo esercizio l’organizzazione di produttori di cui il marchio Leni’s è parte, ha erogato un volume di liquidazione pari a 63,5 milioni di euro ai suoi soci, contribuendo così a sostenere l’agricoltura locale.
«La sostenibilità per noi, per i nostri soci e produttori, non è una moda né un obbligo, ma parte integrante dell’identità contadina - ha dichiarato Johannes Runggaldier, presidente di VOG Products - Per noi è importante continuare a coltivare le nostre radici, rimanendo con i piedi per terra». «La sostenibilità è un percorso continuo. La nostra visione è costruire un futuro sostenibile per la produzione alimentare. Per questo, continueremo a impegnarci con determinazione anche in futuro», ha aggiunto Christoph Tappeiner, direttore di VOG Products.
Gli SDGs di VOG Products
L’organizzazione di produttori di cui il marchio Leni’s è parte, ha erogato un volume di liquidazione pari a 63,5 milioni di euro ai suoi soci, contribuendo così a sostenere l’agricoltura locale
Un’attenzione particolare nella strategia di sostenibilità è stata rivolta, anche nell’ultimo esercizio, ai settori acqua, energia e protezione del clima. Grazie a interventi come l’ottimizzazione dell’acqua di raffreddamento, è stato possibile ridurre significativamente il consumo idrico (-28% rispetto all’anno precedente). Per quanto riguarda la produzione di energia, la capacità degli impianti fotovoltaici è stata portata a 1.777 kWp. Inoltre, le emissioni totali Scope 1 e Scope 2 sono state ridotte di oltre 3.000 tonnellate di CO2 equivalente (-12% rispetto all’anno precedente). Sono stati ulteriormente rafforzati gli standard etici e le misure di compliance, migliorando in modo sostenibile le condizioni per il personale. È stato inoltre portato avanti con successo un progetto per la tutela delle api nella filiera produttiva che evidenzia il forte impegno per la biodiversità.
VOG Products contribuisce agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) delle Nazioni Unite con azioni concrete in sette ambiti chiave. Per l’SDG 6, ottimizza l’uso dell’acqua tramite irrigazione mirata e processi produttivi efficienti. Con l’SDG 7, punta a incrementare di 1 MWp la capacità di energia verde entro il 2030. Nell’SDG 13, mira alla neutralità climatica entro il 2040 riducendo le emissioni di CO2 di scope 1 e 2. Per l’SDG 3, promuove salute e sicurezza sul lavoro con benefit e ambienti protetti. Con l’SDG 8, garantisce condizioni di lavoro dignitose supportando le aziende agricole familiari. Nell’SDG 12, sviluppa prodotti sani e naturali rispondendo alla domanda di consumo responsabile. Per l’SDG 9, investe in innovazione e collaborazioni lungo la filiera per creare valore. Questi impegni riflettono una gestione sostenibile e orientata al benessere e all’innovazione.
Italia Zuccheri: la filiera italiana dello zucchero green
In un’epoca in cui la sostenibilità ambientale è cruciale, anche l’industria alimentare deve adottare un approccio sistemico. Italia Zuccheri, responsabile del 23% della produzione nazionale di zucchero, si pone come esempio di questo approccio grazie all’analisi LCA (Life Cycle Assessment) condotta sulla sua intera filiera e alla certificazione EPD che garantisce l’autenticità dei numeri e delle affermazioni ambientali dell’azienda.
L’approccio LCA permette infatti di valutare l’impatto ambientale di ogni fase del ciclo di vita del prodotto. Nel caso di Italia Zuccheri, questo significa analizzare nel dettaglio la coltivazione delle materie prime, la trasformazione industriale, il confezionamento e la distribuzione. In questo modo l’azienda è stata in grado di quantificare l’impronta carbonica dello zucchero prodotto in 1,8 kg CO2 eq. per kg, un dato chiave per orientare i consumatori che è ancora molto raro rintracciare sullo scaffale del supermercato.
Agricoltura Intelligente e Rispetto del Suolo
Per quanto riguarda la fase agricola, che contribuisce per il 42% all’impronta carbonica totale, è da rimarcare l’uso di tecniche
agronomiche avanzate che hanno consentito la riduzione del 25% nell’utilizzo di fertilizzanti azotati e la riduzione del 20% del consumo idrico negli ultimi cinque anni grazie a sistemi di irrigazione ottimizzati.
Efficienza Energetica e Valorizzazione dei Sottoprodotti
La fase industriale, responsabile del 54% delle emissioni di CO2, si contraddistingue per l’efficienza energetica. Gli stabilimenti, certificati ISO 14001, utilizzano sistemi di recupero energetico e impianti di biogas alimentati dai sottoprodotti della lavorazione. Italia Zuccheri ha implementato un sistema di valorizzazione dei sottoprodotti, come la polpa surpressata e la calce di defecazione, che vengono utilizzati rispettivamente per la produzione di biogas e come fertilizzante agricolo.
Packaging e Distribuzione a Basso Impatto
Anche il confezionamento e la distribuzione sono stati ottimizzati. L’astuccio in cartoncino, realizzato con materiale riciclato, e la distribuzione nazionale, che incide solo per il 4% dell’impronta carbonica, sono il completamento di un impegno che copre tutte le attività dell’azienda.
Trasparenza e Miglioramento Continuo
L’esperienza di Italia Zuccheri dimostra che la misurazione scientifica degli impatti ambientali è fondamentale per guidare l’innovazione e il miglioramento continuo. Questo approccio trasparente risponde alle crescenti richieste del mercato e anticipa le normative europee in materia di sostenibilità.
Per la fase agricola, che contribuisce per il 42% all’impronta carbonica totale, è da rimarcare l’uso di tecniche agronomiche avanzate che hanno consentito la riduzione del 25% nell’utilizzo di fertilizzanti azotati e la riduzione del 20% del consumo idrico
La fase industriale, responsabile del 54% delle emissioni di CO2, si contraddistingue per l’efficienza energetica
Anche il confezionamento e la distribuzione sono stati ottimizzati.
Sughero green: il percorso di Amorim Cork Italia
Sostenibilità, innovazione e riciclo sono gli strumenti chiave di Amorim Cork Italia per affrontare le sfide ambientali e di mercato. In questa intervista, Daniele Stangherlin, direttore commerciale, spiega come la gestione responsabile delle foreste, il riutilizzo creativo e la tracciabilità ridefiniscono il ruolo del sughero.
Come Amorim Cork gestisce le foreste di sughero per garantire la loro sostenibilità e biodiversità?
Tra il 2022 e il 2030, Amorim Cork sta piantando 1.500.000 querce da sughero, ripopolando 8.000 ettari di terreno e contrastando la desertificazione climatica. Utilizza un sistema di irrigazione a goccia per ottimizzare le risorse idriche, garantendo la crescita delle piante. Inoltre, recupera il 95% delle ghiande disperse, trasformandole in farine gluten-free. Questo approccio rafforza una filiera sostenibile e valorizza l’intero ciclo produttivo, con benefici per l’ecosistema locale.
Quali sono i programmi di riciclo del sughero promossi da Amorim Cork e come possono partecipare i consumatori?
Dal 2011 il progetto ETICO permette di recuperare tappi usati attraverso una rete di punti di raccolta in collaborazione con onlus. I tappi raccolti vengono trasformati in granina per bioedilizia o in oggetti di design della collezione Suber Second Life, un esempio di economia circolare. I consumatori possono contribuire restituendo i tappi usati, sostenendo così un ciclo virtuoso e innovativo.
Quali certificazioni ambientali ha ottenuto Amorim Cork per i suoi prodotti e processi produttivi?
Amorim Cork è certificata FSC, che garantisce la provenienza del sughero da foreste gestite responsabilmente, e possiede la certificazione di Catena di Custodia per assicurare la tracciabilità del materiale lungo la filiera. L’azienda ha completato un Life Cycle Assessment (LCA) secondo la norma ISO14067, per misurare l’impatto ambientale dei propri prodotti e garantire trasparenza a livello globale.
In che modo Amorim Cork integra l’innovazione sostenibile nello sviluppo dei suoi prodotti?
Tra le innovazioni principali c’è QORK, un tappo realizzato con microgranuli di sughero trattati con fluidi supercritici e aggregati con polioli vegetali, un’alternativa ecologica di alta qualità. HELIX, invece, è un tappo svita-avvita che combina sughero e vetro per facilitare il riciclo. Inoltre, l’azienda offre certificati sul bilancio di CO2 per ogni singolo tappo, confermando il suo impegno per una rendicontazione rigorosa e precisa.
Menz&Gasser: innovazione e responsabilità nel settore alimentare
Menz&Gasser, azienda italiana leader nella produzione di confetture e semilavorati a base di frutta, sta adottando nuove strategie per ridurre il suo impatto e valorizzare il territorio. Francesca Pezzini, responsabile marketing e comunicazione, racconta i passi concreti verso una filiera più responsabile, tra energie rinnovabili, economia circolare e collaborazioni locali.
Come garantite la sostenibilità delle materie prime utilizzate, come la frutta, e quali criteri di selezione adottate per rispettare l’ambiente?
Menz&Gasser persegue la sostenibilità con risparmio energetico, riduzione dei consumi e utilizzo di energia rinnovabile. Offre una linea di confetture extra certificata Bio-Fairtrade, per consumatori attenti alla qualità e all’impatto ambientale e sociale. Questa scelta testimonia l’impegno verso un approvvigionamento responsabile e la valorizzazione del territorio.
Avete adottato soluzioni di packaging sostenibili per ridurre l’impatto ambientale? Quali materiali utilizzate e come vengono riciclati?
L’azienda punta su packaging sostenibili, come il vaso in vetro riciclabile, progettato per favorirne il riuso. Questo approccio combina sostenibilità e funzionalità, con l’obiettivo di ridurre sprechi e promuovere comportamenti virtuosi.
Menz&Gasser ha intrapreso azioni per ridurre l’impronta di carbonio dei suoi processi produttivi? Potreste descrivere alcune delle principali iniziative?
Dal 2015 l’azienda ha investito oltre 20 milioni di euro per ridurre l’impatto dello stabilimento di Novaledo. Ha realizzato un impianto a biomassa alimentato con cippato locale e un impianto a biogas che trasforma le acque di lavaggio in energia. Inoltre, ha installato impianti fotovoltaici e sviluppato tecnologie per ridurre il consumo idrico e riutilizzare l’acqua. Grazie a queste iniziative, le emissioni di CO2 dello stabilimento sono diminuite del 70%.
Collaborate a progetti di economia circolare, ad esempio per riutilizzare gli scarti della produzione o creare nuovi prodotti sostenibili?
Menz&Gasser adotta pratiche di economia circolare per valorizzare i sottoprodotti. Scarpe antinfortunistiche diventano pavimentazioni per parchi giochi, materiali di copertura delle porzioni si trasformano in cassetti per frigoriferi e appendiabiti, mentre i fusti delle puree di frutta sono riutilizzati per bidoni dei rifiuti. Ogni materiale viene trasformato in una risorsa utile.
Consumo Green: trasparenza e convenienza per una sostenibilità concreta
I consumatori chiedono ai retailer di fornire strumenti per valutare l’impatto ambientale dei prodotti e garantire la veridicità delle dichiarazioni green
I consumatori sono sempre più attenti alla sostenibilità nelle loro scelte ma perché questo si traduca in risultati sul piano ambientale bisogna superare almeno due ostacoli principali: trasparenza dei green claim e convenienza dei prodotti.
Valore ambientale: un tema ancora poco comprensibile per i consumatori
Quando la sostenibilità si unisce alla convenienza, il mercato risponde positivamente
Solo il 14% degli italiani dichiara di riuscire a valutare l’impronta ecologica dei prodotti che acquista. Questa difficoltà è intrinseca alla complessità del dato, che dipende da molteplici fattori lungo l’intero ciclo di vita del prodotto. Non sorprende, quindi, che le normative si stiano moltiplicando: il mercato da solo non sembra in grado di colmare questa lacuna. I consumatori chiedono ai retailer di fornire strumenti per valutare l’impatto ambientale dei prodotti e garantire la veridicità delle dichiarazioni green, spesso
inficiate da pratiche di greenwashing. Un esempio positivo in questo senso è Amazon, che ha dedicato una sezione specifica a oltre 1,4 milioni di prodotti selezionati per le loro caratteristiche ambientali certificate da circa 50 enti di terze parti affidabili. Sebbene non basti una sezione dedicata per soddisfare pienamente le esigenze di trasparenza e convenienza questo rappresenta un passo avanti.
Conciliare la convenienza con il valore ambientale
Quando la sostenibilità si unisce alla convenienza, il mercato risponde positivamente. Il caso del riuso, del second hand e dei prodotti ricondizionati è emblematico: vediamo che il mercato è in crescita significativa (vedi dato Amazon +35% usato in due anni) soprattutto grazie agli under 34 che preferiscono un regalo usato per Natale, ma la tendenza è generale se è vero che 8 italiani su 10 spendono un pomeriggio al mese per vendere regalare o dare in beneficenza gli oggetti usati.
Cosa possono fare le aziende del largo consumo per aiutare i consumatori su questi due fronti?
Nel largo consumo fisico e soprattutto nell’alimentare un tema importante è la riduzione degli sprechi delle materie prime.
La soluzione ottimale è come sempre quella di sistema, in cui il coordinamento delle azioni è quanto meno allo stesso livello di complessità del problema che vuole risolvere. Ma nelle more di un’azione corale e coordinata le strategie di business incrociano le esigenze di sostenibilità in diverse maniere.
Un modo per aiutare i consumatori è quello di fornire prodotti che riducono l’impatto perché adottano soluzioni differenti per soddisfare gli stessi bisogni.
Nel largo consumo fisico e soprattutto nell’alimentare un tema importante è la riduzione degli sprechi delle materie prime. Il fenomeno è ben noto e un’attenzione agli sprechi porta dirette evidenze in bilancio per cui non è difficile coinvolgere i retailer in questa azione di prevenzione come ci conferma il caso di Porsche Consulting qui di seguito.
Un altro modo di aiutare i consumatori è quello di fornire prodotti che riducono l’impatto perché adottano soluzioni differenti per soddisfare gli stessi bisogni. Questo è il caso ad esempio di Sodastream, un’alternativa all’acqua in bottiglia per chi ama le bollicine. L’azienda - di recente acquisita da una multinazionale del beverage- non fa della riduzione della plastica monouso il suo punto di forza forse anche per la complessità di dimostrare un supposto valore ambientale che andrebbe misurato puntualmente facendo un bilancio che comprenda l’intero ciclo di vita.
Questo è invece il caso di Acqua Levico che ha scelto il percorso di certificazione EPD per misurare tutte le componenti della catena del valore secondo un approccio LCA e successivamente ridurre e compensare le proprie emissioni di CO2 fino al 110%. Si tratta di un caso che ci risulta essere unico nel panorama del settore beverage e che venendo da una realtà tra le più piccole del comparto testimonia come la dimensione multinazionale e la capacità di investimento non siano propedeutiche alle scelte di sostenibilità quanto invece lo sono la motivazione e il senso di responsabilità di imprenditori motivati a fare la propria parte per la transizione.
La società ha calcolato che utilizzando SodaStream nel corso di cinque anni una famiglia può risparmiare in media mille bottiglie di plastica monouso.
Sodastream: tutte le bolle che vuoi, senza ricomprare le
bottiglie
Per chi ama le bevande gassate può essere comodo avere sempre a disposizione, a casa propria, un bel bicchiere di acqua frizzante senza doversi ricordare di ordinare le bottiglie per farne scorta, oppure comperarle e trasportarle dal supermercato a casa. Oggi è possibile con gli apparecchi SodaStream che in pochi secondi, e molto semplicemente, attraverso l’immissione di anidride carbonica, trasformano l’acqua del rubinetto in acqua frizzante. Oggi gli apparecchi SodaStream sono venduti in migliaia di negozi in 45 Paesi del mondo, nei cinque continenti.
Il cilindro di CO2, la bombola all’interno della quale viene immagazzinato il gas sotto pressione, produce infatti fino a sessanta litri di acqua frizzante; il numero esatto dipende dal modello di gasatore scelto e dalla quantità di gas che si desidera immettere. Anche questo cilindro di CO2, una volta terminato, può essere restituito per acquistare la ricarica, rendendo così il processo circolare e più sostenibile.
Il cilindro di CO2 una volta terminato, può essere restituito per acquistare la ricarica, rendendo così il processo circolare e più sostenibile
L’utilizzo di questo sistema per chi ama l’acqua frizzante (o in generale le bevande gasate) può consentire un forte risparmio sull’utilizzo delle bottiglie di plastica. La società ha calcolato che utilizzando SodaStream nel corso di cinque anni una famiglia può risparmiare in media mille bottiglie di plastica monouso. Il 79% delle aziende intraprendere azioni di mobilità sostenibile, il 95% impiegare energia rinnovabile e l’89% autoprodurre elettricità da fonti rinnovabili
La società sta investendo ingenti risorse per il passaggio del packaging dalla plastica vergine alle bottiglie realizzate al cento per cento in plastica riciclata
Otto aziende su 10 hanno formalizzato una policy che garantisce salute e sicurezza sul luogo di lavoro
La società sta investendo ingenti risorse per il passaggio del packaging dalla plastica vergine alle bottiglie realizzate al cento per cento in plastica riciclata. SodaStream si sta infine impegnando per il passaggio delle etichette da Pvc, materiale plastico che ha origine da materie prime naturali, a Cpet, che può essere trasformato ripetutamente nella realizzazione di nuove bottiglie, perché non perde le sue proprietà fondamentali durante il recupero. «La nostra mission non è solo vendere un prodotto», dice Petra Schrott, marketing director di SodaStream Italia. «Intendiamo ispirare scelte consapevoli che combinino praticità e sostenibilità, trasformando le abitudini quotidiane in soluzioni innovative per un mondo più responsabile».
Porsche Consulting e la lotta al food waste
Uno degli ambiti di maggiore impatto è la riduzione del food waste nella grande distribuzione
L’impatto economico degli sprechi non si ferma alla perdita diretta dei prodotti, ma include costi di gestione rifiuti, smaltimento, e quelli ambientali
Lo spreco alimentare rappresenta una delle principali sfide per i supermercati. Porsche Consulting, società affiliata alla casa automobilistica tedesca, supporta le aziende nella trasformazione verso la sostenibilità, trasformando questo impegno in un vantaggio competitivo. Uno degli ambiti di maggiore impatto è la riduzione del food waste nella grande distribuzione.
«Affrontare lo spreco alimentare non è solo una questione di efficienza operativa, ma un imperativo di sostenibilità», spiega Giorgio Diglio, associate partner di Porsche
Consulting. «Ogni euro investito in questo ambito genera benefici immediati per l’ambiente e per i bilanci aziendali».
Secondo l’osservatorio di Porsche Consulting, il 48% degli sprechi alimentari nella GDO è attribuibile a cause sconosciute. L’assenza di dati precisi e tracciabilità limita l’efficacia delle strategie di prevenzione. Complessivamente, il food waste costa al settore circa cinque miliardi di euro l’anno in Italia, pari all’1,4% delle vendite, risorse che potrebbero essere reinvestite in innovazione sostenibile e responsabilità sociale.
Sette strategie per ridurre il food waste
Porsche Consulting propone sette soluzioni per aiutare supermercati e ipermercati a ridurre gli sprechi, ottimizzare i costi e migliorare l’efficienza:
1. Gestione dell’assortimento: razionalizzare il portafoglio prodotti, eliminando quelli meno redditizi.
2. Upcycling alimentare: trasformare invenduti o prodotti prossimi alla scadenza in nuovi articoli di valore.
3. Gestione dei prodotti freschi: sistemi di controllo qualità e formazione del personale per ridurre perdite.
4. Ottimizzazione del magazzino: una gestione efficiente limita sprechi, specialmente di frutta e verdura.
5. Tecnologie di riordino automatico: strumenti di machine learning per ordini più precisi.
6. Approvvigionamento mirato: ridurre eccedenze con ordini calibrati.
7. Sicurezza dei prodotti: l’uso di intelligenza artificiale migliora il trasporto e la conservazione.
Una gestione avanzata degli ordini e l’ottimizzazione dell’assortimento consentono risparmi fino al 13%
L’impatto economico degli sprechi non si ferma alla perdita diretta dei prodotti, ma include costi di gestione rifiuti, smaltimento, e quelli ambientali legati a emissioni di gas serra e spreco di risorse naturali come acqua ed energia.
Secondo Porsche Consulting, una gestione avanzata degli ordini e l’ottimizzazione dell’assortimento consentono risparmi fino al 13%. Per frutta e verdura, la riduzione degli sprechi può generare benefici fino al 53%, migliorando contemporaneamente freschezza e qualità.
costo del venduto dello spreco alimentare nel 2023 ~ 5B €
1.4%
peso degli scarti sulle vendite nette totali del settore
48% spreco alimentare derivante da cause sconosciute
Oggi l’azienda assorbe più CO2 di quanto ne produce
Levico, l’acqua minerale leggera che si prende cura dell’uomo
Dal 2012 Levico Acque ha intrapreso un programma di riduzione dell’impatto ambientale per azzerare le emissioni di CO2 in tutto il suo ciclo produttivo e distributivo. Oggi l’azienda trentina assorbe più CO2 di quanto ne produce e, come prima BCorp del settore, ha allargato il suo orizzonte anche al benessere sociale.
Dal 2020 Levico Acque è diventata Società Benefit, forma d’impresa che integra nel proprio modello di business la responsabilità sociale
L’acqua minerale naturale Levico, imbottigliata in Valsugana dal 1961, è una della più leggere d’Europa, con i suoi soli 37 milligrammi per litro di residuo fisso. Una caratteristica, quella della leggerezza, che per l’azienda deve riflettersi anche in tutto il ciclo di vita, dalla produzione alla distribuzione.
«Il rispetto dell’ambiente e la responsabilità sociale sono da sempre per noi valori guida, che perseguiamo con l’utilizzo esclusivo del vetro a rendere, e attraverso importanti progetti di rigenerazione del territorio e di impegno sociale», dice Mauro Franzoni, presidente Levico Acque. «La nostra è stata infatti la prima azienda del settore ad azzerare, già del 2014, il proprio impatto climatico e poi a incrementare ulteriormente la rimozione della CO2 attraverso la partecipazione concreta a iniziative con impatto positivo certificato».
Un passo cruciale per ottenere questo risultato è stato nel 2019 l’ottenimento della certificazione EPD (Environmental Product Declaration). L’EPD è un documento certificato da un organismo terzo indipendente che fornisce informazioni trasparenti, comparabili e verificabili sull’impatto ambientale di un prodotto o servizio. «È stato ottenuto attraverso lo studio LCA (Life Cycle Assestment) che ha permesso di definire il consumo di risorse materiali, di acqua, di energia e di quantificare gli impatti ambientali relativi alle fasi del ciclo di vita del prodotto», spiega Franzoni. «Obiettivo di Levico Acque non è solo ridurre sensibilmente e costantemente le proprie emissioni fino ad azzerarle, ma impegnarsi a rimuovere dall’atmosfera più CO2 di quanta ne venga effettivamente prodotta dall’azienda: una rimozione che oggi è pari al 110%. Per questo non parliamo di compensazione, ma di rigenerazione».
Dal 2020 Levico Acque è diventata Società Benefit, forma d’impresa che integra nel proprio modello di business la responsabilità sociale, con l’obiettivo di produrre un impatto positivo su tutti gli stakeholder e sulla società oltreché sull’ambiente. Grazie a questo, nel 2024 Levico Acque ha ottenuto la certificazione Bcorp, che testimonia l’impegno dell’azienda verso il benessere sociale, oltre che ambientale. Si tratta di uno standard riconosciuto a livello internazionale che richiede alle imprese di rispettare elevate performance di sostenibilità sociale e ambientale in diverse aree di riferimento, dalla governance ai collaboratori, ai clienti, all’ambiente. La certificazione B Corp viene sottoposta a revisione ogni tre anni, per garantire la costanza e il continuo miglioramento delle performance aziendali.
«Il percorso rigenerativo, intrapreso da Levico Acque ormai da molti anni, è un circolo virtuoso basato sulla condivisione da parte di tutti gli attori coinvolti dei medesimi valori e principi, primi tra tutti la cura dell’ambiente e l’attenzione alla collettività», conclude Franzoni. «Rigenerare significa dare vita a iniziative che portino presso tutti gli stakeholder valore ambientale, umano e culturale, coinvolgendo persone, imprese e istituzioni, riducendo il più possibile gli impatti e gli sprechi e promuovendo uno stile di vita consapevole».
LA DIETA MEDITERRANEA GUIDA L’INNOVAZIONE RETAIL: MANOVRE DI AVVIO PER HUMAN&GREEN RETAIL EXPERIENCE
Dopo il successo dello Human&Green Retail Forum dello scorso 16 ottobre a Palazzo Reale di Milano, il comitato scientifico del forum lancia Human&Green Retail Experience, un progetto innovativo che si propone di trasformare il ruolo della distribuzione moderna utilizzando i principi della Dieta Mediterranea come driver di innovazione verso un sistema alimentare più sostenibile e salutare.
Human&Green Retail Experience, che ha gà coinvolto importanti partner tecnici come Future Food Institute, Fondazione Dieta Mediterranea e ASviS, si propone di utilizzare i principi della Dieta Mediterranea come paradigma di innovazione nel retail moderno. L’iniziativa nasce dalla consapevolezza che la Dieta Mediterranea rappresenta non solo un modello alimentare sostenibile, ma un vero e proprio framework di innovazione capace di coniugare benefici ambientali, salute e convenienza economica.
«Il nostro obiettivo», spiega Paolo Mamo, presidente di Plef, «è aiutare la distribuzione moderna a superare l’approccio generico al green per abbracciare un modello integrato dove sostenibilità ambientale e umana si rafforzano a vicenda, generando al contempo valore economico misurabile».
I benefici per i retailer sono molteplici: dalla riduzione dell’impronta ambientale all’ottimizzazione dei costi operativi, dal miglioramento della customer experience all’incremento della loyalty. Ma il vero valore aggiunto sta nella capacità del progetto di anticipare le sfide normative (CSRD, green claims) e di mercato, offrendo ai partner un vantaggio competitivo sostenibile nel tempo.
Per i consumatori, il progetto promette di rendere più accessibile e conveniente una spesa orientata al benessere e alla sostenibilità. Grazie all’integrazione di tecnologie digitali e innovazioni nel punto vendita fisico, Human&Green Retail Experience mira a semplificare le scelte d’acquisto consapevoli, dimostrando che è possibile coniugare salute, sostenibilità e convenienza.
Particolarmente innovativo è l’approccio alla misurazione degli impatti, che integra performance ambientale (carbon footprint del carrello medio, impronta idrica, riduzione degli sprechi), nutrizionale (Mediterranean Diet Score, densità nutrizionale, rapporto fresco/processato) e di business (performance delle categorie, mix dei margini, soddisfazione dei clienti).
L’iniziativa sarà presentata in dettaglio ai retailer in un workshop a porte chiuse nelle prossime settimane. «In un momento in cui il settore è alla ricerca di modelli concreti per affrontare le sfide della sostenibilità, offriamo un approccio validato scientificamente e capace di generare valore per tutti gli stakeholder», chiosa Paolo Mamo.
Per l’industria alimentare, il progetto rappresenta un’opportunità di valorizzare i prodotti in linea con i principi mediterranei e di sviluppare nuove referenze che rispondano alla crescente domanda di sostenibilità e salute. La collaborazione tra industria e distribuzione all’interno del framework mediterraneo promette di accelerare l’innovazione di prodotto e di processo, con benefici per l’intera filiera.
Il progetto entrerà nella fase operativa a gennaio 2025, con il lancio ufficiale previsto a Marca a Bologna il 16 gennaio.
La Federazione Optime è un'organizzazione senza scopo di lucro che ha come obiettivo la tutela del mercato dell'elettronica di consumo in Italia, promuovendo un ambiente competitivo equo per consumatori e aziende. Optime è impegnata nella costruzione di un mercato dell'elettronica più sicuro, responsabile e in linea con le normative vigenti, contrastando fenomeni di illegalità come l'evasione fiscale, la contraffazione e la vendita non autorizzata di prodotti.
Tra le attività principali di Optime rientrano il monitoraggio del mercato, fornendo dati e analisi per identificare comportamenti irregolari, e la collaborazione, sempre più intensa, con istituzioni e autorità per rafforzare il quadro normativo e assicurare la sua efficace applicazione. Inoltre, la Federazione si impegna in iniziative educative e di sensibilizzazione, per informare il pubblico e i professionisti del settore sui rischi legati alle pratiche commerciali scorrette.
L'Osservatorio affronta da protagonista le sfide più attuali nel mondo dell'elettronica di consumo. Al centro del suo impegno si pongono, ad esempio, il corretto versamento degli eco-contributi sui prodotti elettrici ed elettronici e la gestione dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Tutto questo in ottica di economia circolare, con l'obiettivo di promuovere la sostenibilità e garantire una concorrenza leale.
Gli strumenti
digitali
per la sostenibilità in azienda
L’utilizzo strategico del digitale sta permettendo alle aziende di ottimizzare risorse ed efficienza energetica, trasformando una potenziale criticità in opportunità di innovazione sostenibile
Il digitale può essere un potente alleato per la sostenibilità aziendale ma ha anche i suoi costi ambientali.
Scopriamo gli strumenti e le strategie per unire innovazione tecnologica e responsabilità ambientale.
Gli Strumenti Digitali per la Sostenibilità
Il mercato offre una varietà di soluzioni per aiutare le aziende a misurare, migliorare e comunicare le proprie performance di sostenibilità. Queste si articolano in quattro aree principali: analisi del ciclo di vita, calcolo dell’impronta carbonica, gestione ESG e coinvolgimento dei consumatori.
I software di LCA permettono di analizzare l’intero ciclo di vita di un prodotto, identificando le fasi più impattanti dal punto di vista ambientale
Il rapporto tra digitale e sostenibilità è al centro della trasformazione aziendale contemporanea. I data center consumano una quota significativa dell’elettricità globale, e questa quota è destinata a crescere con l’espansione di tecnologie come l’intelligenza artificiale e l’Internet of Things. Secondo l’International Energy Agency (IEA), le stime si aggirano intorno all’1% della domanda globale, ma alcune ricerche indicano valori anche superiori al 2%. Nonostante questo impatto, l’utilizzo strategico del digitale sta permettendo alle aziende di ottimizzare risorse ed efficienza energetica, trasformando una potenziale criticità in opportunità di innovazione sostenibile.
Life Cycle Assessment (LCA)
I software di LCA permettono di analizzare l’intero ciclo di vita di un prodotto, identificando le fasi più impattanti dal punto di vista ambientale. Questi strumenti supportano decisioni basate su dati concreti per la progettazione di prodotti più sostenibili. Ad esempio un’azienda di abbigliamento può utilizzare l’LCA per valutare l’impatto ambientale di diversi tessuti e scegliere quelli con il minore impatto. Un’azienda alimentare può analizzare l’impronta idrica dei suoi prodotti e cercare di ridurla. E così via.
Il digitale si conferma come leva fondamentale per le aziende che vogliono guidare la transizione verso modelli di business più sostenibili.
Calcolo della Carbon Footprint
La misurazione e riduzione delle emissioni di CO2 è diventata prioritaria per molte aziende. Piattaforme come quella internazionale di Carbon Trust o l’italiana Up2You, supportano le imprese nella misurazione e compensazione delle emissioni attraverso progetti verificati. L’ottimizzazione dei processi attraverso queste piattaforme può portare a riduzioni significative delle emissioni, in particolare nel settore logistico e produttivo. Un’azienda di trasporti ad esempio può calcolare l’impronta carbonica della sua flotta di veicoli e adottare soluzioni per ridurre le emissioni, come l’utilizzo di carburanti alternativi o l’ottimizzazione dei percorsi.
Gestione ESG e Reportistica
Gli strumenti digitali aiutano a ridurre gli impatti ambientali, trasformando una potenziale criticità in opportunità di innovazione sostenibile
Il monitoraggio degli indicatori ESG (Environmental, Social, and Governance) è fondamentale per le aziende che vogliono gestire al meglio il proprio impegno verso la sostenibilità. Ci sono piattaforme complete e complesse come Refinitiv ESG o sistemi più centrati sugli aspetti ambientali come quello di CDP, un’organizzazione no-profit che gestisce un sistema globale di divulgazione ambientale. Aiuta le aziende a misurare, gestire e rendicontare le proprie performance ambientali, in particolare su clima, acqua e foreste. Ma ovviamente un’azienda può utilizzare un software ESG anche per raccogliere dati sulla diversità e l’inclusione nella sua forza lavoro, sulle iniziative di sicurezza sul lavoro e la formazione.
Coinvolgimento dei
Consumatori
La tecnologia blockchain e le app per il tracciamento della sostenibilità stanno trasformando il rapporto con i consumatori. Piattaforme come quella del Digital Product Passport introdotto dal regolamento europeo sull’ecodesign lasciano intravedere un futuro di digitalizzazione delle filiere e di trasparenza del ciclo di vita di tutti i prodotti. Ma già oggi applicazioni come Yuka offrono valutazioni sulla sostenibilità dei prodotti mentre altre come Junker offrono un supporto alle aziende per digitalizzare l’etichetta ambientale dei prodotti e aiutare
i consumatori a fare la raccolta differenziata. Con oltre 23 milioni di cittadini serviti e 2 milioni di prodotti riconosciuti l’app Junker è uno degli strumenti digitali più diffusi e potenti per il coinvolgimento dei consumatori nell’economia circolare.
Il caso di Flowe che vediamo qui di seguito si inserisce nelle novità di questo settore: la soluzione di embedded finance - l’integrazione di servizi finanziari direttamente in nuovi canali come il retail - cerca di coinvolgere i consumatori nelle scelte di sostenibilità attraverso il sistema di pagamento. A seguire invece il caso di Nezedi, una soluzione focalizzata sulla sostenibilità dell’infrastruttura digitale delle aziende, misurata e migliorata secondo standard riconosciuti a livello europeo. Due casi interessanti di nuove realtà che si preparano a sostenere le aziende facendo del digitale uno strumento di sostenibilità dimostrando come questo connubio sia tanto necessario quanto praticabile.
Nezedi Analytics: Strumenti per una Sostenibilità Digitale
che identifica criticità e propone soluzioni per migliorare efficienza e prestazioni. Oltre agli aspetti ambientali, l’approccio considera metriche di sicurezza informatica e accessibilità, garantendo che la sostenibilità digitale sia integrata con qualità e inclusività.
Un approccio in linea con le normative europee
Nezedi si allinea agli standard internazionali, come quelli della Green Software Foundation, e partecipa a iniziative come l’European Green Digital Coalition. Questo garantisce che le analisi e le certificazioni fornite siano riconosciute su scala globale.
Risultati pratici per le aziende
Attraverso un modello freemium, Nezedi offre analisi iniziali gratuite, aiutando le aziende a individuare aree di miglioramento. Le ottimizzazioni suggerite includono riduzione di immagini e animazioni superflue, contribuendo a un uso più efficiente delle risorse digitali e a minori emissioni di CO2.
Sostenibilità digitale come opportunità
L’adozione di pratiche digitali sostenibili può ridurre gli impatti ambientali e migliorare le performance aziendali. Nezedi Analytics fornisce strumenti concreti per supportare le imprese in questo percorso, favorendo una transizione digitale in linea con gli obiettivi di sostenibilità globale.
L’adozione di pratiche digitali sostenibili può ridurre gli impatti ambientali e migliorare le performance aziendali. Nezedi Analytics fornisce strumenti concreti per supportare le imprese in questo percorso
«La sostenibilità non può prescindere dalla comprensione della complessità. In un sistema interconnesso come quello digitale, ogni ottimizzazione conta», spiega Riccardo Marvaldi, giovane fondatore di Nezedi Analytics e esperto di sistemi complessi. Le infrastrutture digitali hanno un ruolo cruciale nella transizione verso la sostenibilità, ma comportano un impatto energetico significativo. Nezedi Analytics si propone di affrontare questa sfida offrendo strumenti per misurare e ottimizzare la sostenibilità dei siti web e delle infrastrutture IT.
Misurare, monitorare, correggere
La piattaforma sviluppata da Nezedi Analytics permette di analizzare parametri chiave come il consumo energetico e le emissioni di CO2 associate ai siti web. Basandosi su principi ESG (Environmental, Social, Governance), offre una dashboard
«Il digitale è un alleato fondamentale per la sostenibilità, ma richiede consapevolezza e strumenti adeguati per gestire le sue implicazioni sistemiche», conclude Marvaldi. «Con Nezedi, vogliamo aiutare le aziende a cogliere questa sfida con soluzioni misurabili e pratiche».
Flowe: quando i pagamenti sono al servizio della sostenibilità
La redazione di GreenRetail.news ha intervistato l’amministratore delegato di Flowe, Ivan Mazzoleni per conoscere più da vicino questa nuova realtà che si rivolge al retail come fornitore di sostenibilità.
Il payoff di Flowe è “Regenerative Payments”. Cosa significa concretamente per voi?
Il concetto di “Regenerative Payments” rappresenta il nostro impegno nel creare un ecosistema in cui innovazione digitale e sostenibilità vanno di pari passo. Per noi i pagamenti non sono semplicemente transazioni economiche, ma strumenti capaci di incentivare comportamenti positivi per l’ambiente e la società. Vogliamo che ogni transazione contribuisca alla rigenerazione, offrendo valore non solo economico ma anche ambientale e sociale.
In che modo Flowe supporta il settore retail in ottica di sostenibilità?
Scegliere Flowe come fornitore di servizi e sistemi di pagamento significa fare una scelta sostenibile per definizione. Flowe è una Società Benefit e ha scelto un modello “Sustainable by Design”: utilizza tecnologie cloud, misura costantemente il proprio impatto e lo compensa. Per le imprese, collaborare con Flowe significa adottare automaticamente un approccio sostenibile e avere la possibilità di reinvestire parte del valore generato per la rigenerazione del pianeta. Tutto ciò ha trovato un’applicazione preferenziale proprio in ambito retail perché è quella industria che più di altre può generare un alto impatto poiché le transazioni sono tante e sono frequenti. Il pagamento è il fulcro della vita quotidiana e di qualsiasi modello di business. È sempre presente, in ogni azienda, ed è quindi il canale più immediato per integrare un approccio rigenerativo. Flowe integra la sostenibilità all’interno della piattaforma SAAS rendendola estremamente facile da integrare per ogni azienda. Attraverso un ecosistema di partner selezionati accompagniamo le aziende verso progetti rigenerarivi integrati nel sistema di pagamento abilitando modelli di business rigenerativi.
Ma non costa troppo la sostenibilità? Come è possibile inserirla nella quotidianità del sistema di pagamento?
Il nostro sistema offre accesso a una rete di partner selezionati, che consentono di restituire una parte del valore generato a progetti che rigenerano il Pianeta. L’idea alla base è stata quella di costruire un ecosistema virtuoso che metta al centro la rigenerazione, offrendo un contributo concreto all’ambiente e alla società. Un sistema che non solo ti fa risparmiare,ma ti permette di reinvestire in ciò che conta davvero, creando un impatto positivo. Ad esempio, nel settore retail, il nostro modello di pagamento può trasformare ogni transazione in un’opportunità per ridurre i costi, fidelizzare i clienti e sostenere progetti ambientali: l’azienda risparmia sui costi operativi grazie alla disintermediazione, reinveste il risparmio per offrire royalty o cashback ai propri clienti (rendendoli più soddisfatti e quindi creando fidelizzazione) e dedica parte di quel risparmio a progetti di sostenibilità ambientale grazie alla rete dei nostri partner. Un sistema che premia l’azienda, i consumatori e l’ambiente; un circolo virtuoso che rende tutti vincitori.
Perché scegliere Flowe?
Perché ti facciamo risparmiare e ti aiutiamo a reinvestire. Offriamo Sustainability as a Service, rendendo l’accesso alla sostenibilità più semplice e alla portata di aziende che vogliono concentrarsi sul proprio core business. Grazie a noi, puoi risparmiare risorse, imparare a reinvestirle in modo strategico e creare un impatto positivo sui tuoi clienti e sull’ambiente, senza sottrarre tempo prezioso alla tua attività principale.
New Factor: le noci della Romagna diventano più green
Nel cuore della pianura romagnola, New Factor ha intrapreso un percorso di sostenibilità nella produzione di frutta secca, basato su un approccio scientifico e misurabile. L’azienda, attraverso la sua tenuta San Martino, ha implementato un sistema di agricoltura 4.0 che sta producendo risultati concreti nella riduzione dell’impatto ambientale. Abbiamo ascoltato i suoi protagonisti e letto i dati.
L’impegno verso la sostenibilità
«La sostenibilità non è solo una scelta etica, ma una necessità di business», afferma Jasmina Annibali, direttrice marketing di New Factor. «I nostri consumatori sono sempre più attenti all’impatto ambientale dei prodotti che acquistano, e noi abbiamo il dovere di rispondere a questa sensibilità con azioni concrete e misurabili». Un impegno che si riflette anche nella produzione a marchio del distributore, con New Factor che fornisce alcune delle principali insegne della GDO italiana con prodotti che rispettano gli stessi standard di sostenibilità certificati Global GAP.
Risultati misurabili e certificati
I dati parlano chiaro: negli ultimi tre anni, l’azienda ha ridotto del 60% i consumi energetici (dato aggiornato a settembre 2024) e del 48% quelli idrici nel triennio 2021-2023. Non solo: i consumi di gasolio sono diminuiti del 30% e l’utilizzo di concimi e prodotti fitosanitari è stato ottimizzato con una riduzione del 20%. «Non si tratta solo di numeri», spiega Domenico Bossio, responsabile certificazioni, «ma di un approccio integrato che parte dal campo e arriva fino al prodotto finito, certificato secondo i più rigorosi standard internazionali».
Tecnologia al servizio della sostenibilità
L’agricoltura 4.0 è il cuore di questa trasformazione. Dal prossimo anno, New Factor introdurrà biosensori avanzati sviluppati dalla startup Plant Bit che monitoreranno costantemente la salute delle piante. Questi dispositivi analizzeranno il flusso della linfa, i livelli di minerali essenziali come calcio, magnesio e fosforo, oltre al potenziale idrico, permettendo interventi mirati e riducendo al minimo gli sprechi di risorse. Un sistema di monitoraggio continuo che si integra con le analisi del terreno e fogliari per elaborare piani di concimazione precisi.
Economia circolare dell’acqua
La gestione dell’acqua è diventata un modello di economia circolare. L’azienda ha sviluppato un sistema innovativo che permette di recuperare e riutilizzare le acque di prima lavorazione (smallatura) attraverso un processo di microfiltrazione che separa le particelle in sospensione, rendendo possibile il riutilizzo in successivi cicli di lavorazione. Le decisioni sull’irrigazione vengono prese sulla base di misurazioni effettuate in campo, sotto la supervisione del Responsabile tecnico, garantendo un uso ottimale della risorsa idrica.
Biodiversità e difesa naturale
Sul fronte della difesa delle colture, New Factor ha abbracciato metodi naturali come la confusione sessuale per il controllo di parassiti specifici come la carpocapsa e la mosca. L’uso di prodotti rameici, ammessi per la coltivazione del noce, viene minimizzato grazie a dosaggi mirati e allo studio accurato dei patogeni. Una particolare attenzione viene dedicata alla prevenzione: l’utilizzo del caolino, ad esempio, previene le depressioni nel mallo causate dalla siccità. L’inerbimento controllato del suolo non solo previene l’erosione ma favorisce la biodiversità, mentre il compostaggio dei malli e delle noci di scarto come ammendante chiude il ciclo produttivo in un’ottica di vera economia circolare.
Misurare l’impatto climatico
La collaborazione con l’Università di Bologna per lo studio della CO2 sequestrata dalle piante rappresenta un passo fondamentale verso una misurazione scientifica dell’impatto climatico. Questo studio permetterà ai consumatori di conoscere con precisione il valore climatico delle noci che acquistano, anticipando l’evoluzione della normativa europea che sta orientandosi verso un approccio multifattoriale nella valutazione della sostenibilità. Dal 2026, infatti, le nuove regole richiederanno certificazioni rigorose basate su criteri scientifici per poter utilizzare termini come “green” e “sostenibile” nella comunicazione aziendale.
Qualità e sicurezza
La certificazione Global GAP attesta già oggi la serietà di questo percorso, che include un rigoroso sistema di controllo qualità. La raccolta segue tempistiche precise: il prodotto deve essere lavorato entro 24-48 ore per garantire la massima freschezza. Ogni lotto viene sottoposto a controlli rigorosi per verificare l’assenza di residui chimici, escherichia coli, funghi e aflatossine. Il processo di lavorazione prevede macchinari specifici per la separazione delle noci dai corpi estranei e l’essiccazione in guscio, con una tracciabilità completa garantita dal confezionamento con materiali certificati MOCA.
«La vera sostenibilità», conclude Annibali, «si misura nella capacità di guardare all’intero ciclo di vita del prodotto, dall’albero alla tavola del consumatore. È un impegno che richiede investimenti, ricerca e soprattutto una visione di lungo periodo. Ma i risultati che stiamo ottenendo dimostrano che questa è la strada giusta per il futuro del nostro settore».
Andrea Passoni: il ruolo di Coopfond
e il futuro delle cooperative
Andrea Passoni, amministratore delegato di Coopfond, racconta le sfide e le opportunità per il fondo mutualistico nella promozione di sostenibilità, innovazione e inclusione.
Quali tecnologie legate alla sostenibilità saranno cruciali per le imprese supportate da Coopfond?
L’innovazione è uno dei pilastri su cui Coopfond basa le proprie attività. Tra le tecnologie chiave spiccano l’intelligenza artificiale e le soluzioni per agricoltura, sociale, cultura, industria e servizi. Attraverso la Fondazione Pico, Digital Innovation Hub della cooperazione, supportiamo le imprese nei percorsi di trasformazione digitale. Inoltre, il programma Cooding promuove processi di open innovation, stimolando la sinergia tra imprese cooperative ed ecosistemi tecnologici avanzati.
Come misurate l’impatto sociale e ambientale delle realtà finanziate?
Per integrare sostenibilità e successo economico, Coopfond ha introdotto un sistema di valutazione che affianca al rating finanziario quello di sostenibilità. Questo consente di esaminare ogni progetto anche dal punto di vista ambientale e sociale. Le cooperative che raggiungono gli obiettivi di sostenibilità concordati con il fondo ricevono incentivi economici, come riduzioni sulla remunerazione del finanziamento, a conferma del valore di un approccio responsabile.
Quali sono le principali sfide per promuovere modelli di business sostenibili e inclusivi?
La cooperazione affronta tre sfide fondamentali: consolidare le imprese per renderle competitive e capaci di creare valore, accompagnarle nella transizione sostenibile attraverso strategie personalizzate e promuovere l’innovazione. Quest’ultima è cruciale per permettere alle cooperative di competere sul mercato, favorendo soluzioni innovative e collaborazioni che rafforzino l’intero sistema. Stimolare la collaborazione tra cooperative e con l’ecosistema esterno attraverso l’open innovation è un elemento centrale di questa strategia.
Qual è il futuro del modello cooperativo in Italia?
Il modello cooperativo dimostra quotidianamente la possibilità di un’economia diversa e sostenibile. Un esempio è il fenomeno dei workers buyout, che consente ai lavoratori di salvare aziende fallite convertendole in cooperative. Dal 2008, Coopfond ha sostenuto 71 workers buyout, coinvolgendo 1.515 soci e salvando 1.790 posti di lavoro, oltre a preservare un patrimonio di competenze e radici territoriali. Altre pratiche cooperative guardano al futuro: nella rivoluzione digitale, la gestione cooperativa dei dati può trasformarli in un bene comune a vantaggio delle comunità. Anche nelle Comunità Energetiche Rinnovabili, un approccio cooperativo può garantire protagonismo a territori e cittadini, rafforzando la coesione sociale e il legame con l’ambiente.
NeXt Index
ESG: il primo marchio di certificazione ESG riconosciuto dal
Ministero delle Imprese e del Made in Italy
PEFC e NeXt uniscono le forze per affiancare le MPMI (Micro, Piccole e Medie Imprese) lungo un percorso di avvicinamento al rating ESG con il nuovo Next Index ESG – Impresa Sostenibile.
Dal gennaio 2026, con l’entrata in vigore delle nuove direttive europee, le PMI quotate dovranno rispondere a requisiti di rendicontazione di sostenibilità. In questo contesto, PEFC Italia e NeXt hanno sviluppato il NeXt Index ESG – Impresa Sostenibile, il primo marchio di certificazione ESG riconosciuto dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, per le micro, piccole e medie imprese della filiera foresta-legno-carta.
Lo strumento si basa su un questionario che analizza 30 indicatori in sei aree: Governance, Lavoro, Clienti, Fornitori, Ambiente e Comunità Locale. Le imprese che ottengono un punteggio superiore a 60 ricevono il marchio.
Tre aziende certificate PEFC hanno già completato il percorso: Aschieri De Pietri S.r.l. di Cremona (pallets e arredamento in legno) con un punteggio di 75.03, Biopap S.r.l. Società Benefit di Settimo Milanese (imballaggi in cartoncino) con 73.30 e Panguaneta S.p.A. di Mantova (compensati) con 83.29.
«PEFC Italia segue da sempre con grande attenzione l’evoluzione delle politiche di sostenibilità, promuovendo iniziative significative in questo ambito. In risposta alle esigenze di integrazione delle pratiche ESG nel tessuto aziendale, abbiamo intrapreso un percorso concreto per allineare le politiche delle imprese, iniziando da quelle già certificate secondo lo schema PEFC Italia», spiega Antonio Brunori di PEFC Italia. «Accompagnare le imprese del settore forestale e del legno in questo percorso verso la sostenibilità integrale è importante per garantire una gestione responsabile e sostenibile delle risorse naturali, preservando i beni comuni per le generazioni future», aggiunge Luca Raffaele, Direttore Generale di NeXt Economia.
La valutazione dei criteri ESG rappresenta uno strumento utile per la concessione del credito bancario e per la partecipazione a gare e appalti, oltre che per rispondere alle nuove esigenze normative europee in materia di rendicontazione di sostenibilità.
Moda e sostenibilità: cinquanta aziende della filiera italiana insieme per la decarbonizzazione
Cinquanta aziende italiane della filiera della moda hanno intrapreso un percorso di decarbonizzazione aderendo al programma 4S PLANET, che monitora e riduce l’impatto delle attività produttive su materie prime, energia e logistica.
Il settore, responsabile di una quota significativa delle emissioni globali (tra il 2% e l’8%), sta passando dalle parole ai fatti attraverso iniziative concrete come il ritorno della produzione in Italia, l’uso di trasporto navale, l’installazione di pannelli solari e l’elettrificazione dei processi.
Francesca Rulli, ideatrice di 4sustainability e co-founder di YHub, sottolinea: «I progetti di decarbonizzazione sono al centro delle strategie virtuose di molti brand, che ora devono premiare i fornitori più sostenibili anche dal punto di vista economico».
Quattro Aree di Intervento per il Cambiamento
Le aziende coinvolte stanno implementando azioni in quattro ambiti principali:
- Ripensare l’approvvigionamento: privilegiare aree meno vulnerabili ai cambiamenti climatici per garantire continuità produttiva.
- Innovare macchinari e impianti: ottimizzare i processi produttivi per ridurre sprechi e costi, trasformando la sostenibilità in un vantaggio competitivo.
- Convertire le fonti energetiche: sostituire il gas metano con energia elettrica da fonti rinnovabili, installando pannelli fotovoltaici e collaborando con fornitori di energia verde.
- Trasformare la logistica: promuovere il reshoring e l’uso di trasporto navale per ridurre l’impatto ambientale rispetto al trasporto aereo.
Un elemento chiave del programma è il monitoraggio continuo delle emissioni, tradotto in un punteggio che va da «Basic» a «Excellent» nel framework 4sustainability. Attraverso il passaporto digitale di prodotto (DPP), i consumatori potranno accedere a informazioni trasparenti sulle caratteristiche ambientali dei prodotti, incluse le emissioni di gas serra. Tuttavia, Rulli evidenzia una sfida cruciale: «Mentre i brand richiedono dati dettagliati sugli aspetti ambientali, pochi valorizzano economicamente i materiali a basso impatto climatico. È necessario che i brand assumano un ruolo di apripista, contribuendo economicamente al cambiamento di sistema».
Lepore Mare vara un nuovo motopeschereccio ad alto contenuto tecnologico e a basso impatto ambientale
Lepore Mare ha recentemente varato un nuovo motopeschereccio con caratteristiche all’avanguardia per ridurre l’impatto ambientale. Lepore Mare III, costruita presso il cantiere Viromare di Monopoli (BA), si appresta a solcare le acque dell’Adriatico e del Mediterraneo per la pesca del gambero rosso, un prodotto di nicchia molto apprezzato per le sue eccellenti proprietà organolettiche e nutrizionali.
Due le caratterisiche green principali: l’uso di motori a basso consumo che riduce le emissioni climalteranti e l’integrazione dei sistemi di gestione informatica che garantisce un minore impatto nella raccolta e nella distribuzione delle risorse ittiche.
Infatti su Lepore Mare III è possibile avviare immediatamente la catena del freddo a bordo e il confezionamento, l’etichettatura e l’inserimento dei prodotti nelle disponbilità di magazzino avviene mentre l’imbarcazione è in navigazione. Questa innovativa gestione della filiera non solo ottimizza i processi, ma riduce anche l’impatto ambientale legato alla movimentazione dei prodotti.
«Il nuovo motopeschereccio Lepore Mare III, così come Lepore Mare II, varato nel 2023, rappresenta un impegno verso la qualità e la sicurezza dei prodotti che arrivano sulle tavole dei consumatori», chiosa l’AD Gianni Lepore. «Con un controllo rigoroso della filiera, dai mari alla distribuzione, i consumatori possono essere certi di ricevere prodotti ittici di alta qualità, contribuendo al contempo alla riduzione dell’impatto sull’ambiente marino».
LEGGI DM MAGAZINE
Ogni mese la Gdo in dettaglio
Il mensile digitale di approfondimento che integra e arricchisce, con contenuti inediti, l’offerta informativa di Distribuzione Moderna.
Flowe: il pagamento rigenerativo al servizio dei retailer
Ivan Mazzoleni, amministratore delegato di Flowe, ci racconta quali sono le opportunità dell’embedded finance, gli strumenti di pagamento integrati nell’esperienza digitale per i retailer e per i consumatori.
Cpr System accelera sui progetti di sostenibilità
Con Monica Artosi, direttrice generale di Cpr System, abbiamo tracciato un bilancio degli obiettivi raggiunti dall’azienda nel corso del 2024, con un focus sulla sostenibilità e sui progetti in cantiere sul fronte della salvaguardia ambientale.
Coripet punta sulla
raccolta selettiva “bottle to bottle”
La direttiva europea Sup (single use plastics) prevede che entro il 2025 si raccolga almeno il 77% delle bottiglie in Pet e la percentuale sale al 90% entro il 2029. Dal 2025 al 2023, le bottiglie dovranno contenere almeno il 25% e il 30% di R-Pet food contact – Pet riciclato idoneo al diretto contatto alimentare. La sfida principale di Coripet per raggiungere gli obiettivi Sup è la raccolta selettiva “bottle to bottle”, di cui ha parlato nel dettaglio ai nostri microfoni Corrado Dentis, presidente del Consorzio
Le ultime novità in casa
Nel corso dell’ultime edizione di Chillventa, la manifestazione fieristica che si è tenuta a Norimberga dall’8 al 10 ottobre, Epta si è presentata come full system provider, in grado cioè di affiancare i propri clienti dalla progettazione, all’installazione di centrali frigorifere e sistemi completi di refrigerazione. Tutti i dettagli sono stati raccontati ai nostri microfoni da Alice Ferrari, head of group product marketing di Epta