FOCUS
Innovazione e ricerca: dal reale al virtuale (e ritorno)
Il quotidiano online del food retail
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Innovazione e ricerca: dal reale al virtuale (e ritorno)
Il quotidiano online del food retail
il nuovo punto di riferimento nell’informazione dedicata agli operatori del food retail.
Ogni giorno, news, interviste e approfondimenti sui protagonisti della ristorazione a catena.
Magazine del quotidiano online www.greenretail.news
settembre 2023
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Armando Brescia
Direttore editoriale
Responsabile di redazione
Hanno collaborato
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Progetto grafico
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Editore
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Innovazione e ricerca Energia, filiera corta, packaging nel decimo report di sostenibilità di Gruppo Selex
Negozi green: lavori in corso
Adesso ti faccio tutto “green”!
Carrefour Italia allaccia il primo impianto fotovoltaico targato GreenFlex a Rho
Aldi Italia sottoscrive i Women’s Empowerment Principles delle Nazioni Unite
Lidl Italia: recuperate 400 tonnellate di frutta e verdura con il “Sacchetto Antispreco”
Con “pianetiamo”
Penny Italia investe nell’agricoltura sostenibile
L’impatto della pandemia sull’evoluzione dei punti di vendita: azioni ed esempi
E
Obiettivo Conad Nord Ovest 2023: 5 miliardi di giro d’affari
Chep: entro il 2025 energia solo da fonti rinnovabili
Engie avvia la partnership con Conad Adriatico: fotovoltaico e bassi consumi per 21 supermercati
Lidl Italia investe 50 milioni di euro nella digitalizzazione e risparmia 300 tonnellate di carta l’anno
LOGISTICA E PROCESSI
Relex Solutions presenta il nuovo rapporto di sostenibilità
Alte prestazioni e peso contenuto per il nuovo Logypal5 firmato Relicyc
Per quasi 2 aziende su 3 gli investimenti in economia circolare hanno portato a un maggiore ritorno economico
Gli italiani premiano l’impegno socio-ambientale dei brand
L’impegno di Pasta Armando per la sostenibilità
Il programma Harmony valorizza e protegge la biodiversità
Come dovranno essere i pdv del futuro? Due esempi dalle parole dei protagonisti
Conapi lancia il marchio “Approved by Conapi Bees”
Almo Nature si schiera a favore della biodiversità
I negozi eco-sostenibili stanno crescendo nel panorama italiano e internazionale del retail. Oltre ad una crescente consapevolezza degli impatti ambientali di molte azioni quotidiane da parte dei consumatori, a favorire il fenomeno ci sono una serie di normative ambientali sempre più rigorose e incentivi per le imprese che adottano pratiche sostenibili. Molte aziende della distribuzione stanno riconoscendo che adottare pratiche sostenibili può anche comportare risparmi economici a lungo termine attraverso la riduzione dei rifiuti e l’efficienza energetica.
In generale i negozi green si distinguono per vari aspetti: Prodotti ecologici: offrono prodotti realizzati in modo sostenibile, utilizzando materiali naturali o riciclati. Questi possono includere prodotti per la casa, abbigliamento, prodotti per la cura personale, alimenti biologici.
Riduzione dei rifiuti: promuovono l’uso di materiali riciclabili o compostabili e incoraggiano i clienti a ridurre il consumo di plastica.
Energia sostenibile: alimentano le operazioni con energia rinnovabile, riducendo così l’impatto ambientale legato all’utilizzo dei combustibili fossili.
Educazione: forniscono informazioni ai clienti per aiutarli a prendere decisioni più ecologiche nella loro vita quotidiana, organizzando workshop e conferenze. Supporto ai produttori: favoriscono i produttori locali, contribuendo a ridurre l’impatto ambientale legato al trasporto di merci a lunga distanza.
Packaging: utilizzano imballaggi minimali o sostenibili per i prodotti, evitando plastica inutile e materiale eccessivo.
Consapevolezza: aderiscono a progetti sociali e ambientali, sostenendo organizzazioni benefiche o promuovendo la giustizia sociale e l’equità.
di Fabrizio Vallari
sostenibilità ambientale è sempre più un imperativo per l’universo del retail, spinta da un lato dagli adempimenti alle normative e dall’altro dal crescente aa apprezzamento dei consumatori.
Secondo una ricerca della tech company italiana ShopFully, 6 acquirenti su 10 preferiscono negozi impegnati nella sostenibilità ambientale il tema della sostenibilità ambientale è al centro dell’attenzione delle insegne della Gdo italiana
I consumatori hanno incrementato gli acquisti di prodotti sostenibili ed ecofriendly e con pack igienico e sicuro
A testimoniare questo gradimento da parte dei clienti ci sono alcune recenti analisi di settore, quali una ricerca della tech company italiana ShopFully, secondo cui ben 6 acquirenti su 10 affermano di preferire negozi impegnati concretamente nella sostenibilità ambientale, così come il 74% di essi è disposto a spendere di più per prodotti derivanti da scelte sostenibili. Fra le principali azioni di gradimento per i consumatori figurano la diminuzione degli sprechi nel punto vendita attraverso packaging sostenibili e sacchetti riutilizzabili (68% del campione), nonché la riduzione nell’utilizzo della carta, in particolare per i volantini promozionali (48%). Ma anche l’offerta di prodotti provenienti da filiera corta/sostenibile (42%) e l’efficientamento energetico dei punti vendita (36%).
Da citare poi il ruolo assunto dalla tecnologia digitale a supporto della sostenibilità, poiché, evidenzia ancora la ricerca in relazione al comportamento delle catene nel corso della recente pandemia, sono addirittura 9 su 10 i nostri connazionali che plaudono alla decisione di quelle società che hanno ridotto o eliminato del tutto l’uso del volantino cartaceo.
Una tendenza che trova riscontro anche in una delle scorse edizioni (la seconda) dell’Osservatorio Packaging del Largo Consumo, realizzato da Nomisma con SpinLife-Università di Padova. Il documento evidenzia come il tema della sostenibilità ambientale sia ormai al centro dell’attenzione sia delle insegne della Gdo italiana che degli stessi consumatori nelle loro scelte di acquisto.
Difatti, questi ultimi, e sempre in raffronto al periodo pre-Covid 19, hanno incrementato gli acquisti di prodotti sostenibili ed ecofriendly (27% del campione) e con pack igienico e sicuro (23%), mentre 1 su 5 di essi preferisce l’acquisto in punti vendita che promuovono prodotti sostenibili. Inoltre, ben il 75% dei consumatori dichiara come prediliga acquistare in esercizi commerciali che presentano iniziative coerenti con la sostenibilità e il 71% di essi si è detto disponibile a cambiare il punto vendita in cui fare la spesa a favore di un altro in grado di offrire prodotti con un packaging più green.
Secono i dati di una ricerca Altis, le aziende si impegnano nella riduzione dell’impatto ambientale, nelle attività di solidarietà, nell’innovazione, nella sostenibilità e la qualità dei prodotti.
Ed è la stessa Gdo, appunto, a crederci fortemente. Lo confermano i dati di una ricerca Altis - Alta scuola impresa e società dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (“Il ruolo della Gdo nello sviluppo sostenibile della filiera agroalimentare: analisi e prospettive”), condotta su 27 insegne dei maggiori gruppi italiani della distribuzione alimentare al dettaglio, rappresentanti più del 97% del settore secondo Nielsen.
In cosa si impegnano in tal senso le aziende? In testa c’è la riduzione dell’impatto ambientale (77% delle risposte), seguita dalle attività di solidarietà e di presenza sul territorio ove si trovano i punti vendita (63%), dall’innovazione e la sostenibilità (52%), dalla qualità dei prodotti e la sicurezza dei clienti (48%) e dalla gestione responsabile delle persone e delle risorse umane (48%). Una sostenibilità che viene altresì comunicata (dal 67% dei rispondenti) tramite soprattutto il sito Internet e poi pubblicata (il 48% del campione edita un bilancio di sostenibilità).
Ma che è anche un vero e proprio asset strategico: il 33% delle aziende interpellate dichiara sul sito o nel bilancio di avere un piano strategico di sostenibilità e il 46% di quelle che pubblica il bilancio abbina ai suoi obiettivi gli SDG - Sustainable Development Goals dell’Agenda Onu 2030.
Ogni azione di sostenibilità dei punti vendita deve comunicare, con iniziative sul territorio di riferimento, privilegiando le attività di educazione e sensibilizzazione sulla sostenibilità.
Un’opzione importante è rappresentata dalle certificazioni, che testimoniano dati alla mano, grazie alla loro indipendenza e imparzialità, il raggiungimento di standard di ecologicità e sostenibilità
Un vero e proprio inno al “green business”, dunque, ma che non deve trasformarsi in una banale operazione di marketing fine a se stessa o, peggio ancora, ricadere nel greenwashing, aleatorio e deleterio, alla lunga, per le aziende stesse. Il che vuol dire che ogni azione di sostenibilità dei punti vendita deve potersi adeguatamente documentare, dimostrare e comunicare, con iniziative ed eventi sul territorio di riferimento, non escludendo fra l’altro, ma anzi privilegiando le, attività di education e/o di sensibilizzazione sulla sostenibilità nei confronti dei cittadini e dei clienti target
di riferimento locali, nonché di possibile supporto o collaborazione con istituzioni pubbliche e associazioni impegnate in tal senso. In quest’ambito un’opzione importante è rappresentata dalle certificazioni, che testimoniano dati alla mano, grazie alla loro indipendenza e imparzialità, il raggiungimento di standard di ecologicità e sostenibilità di edifici, negozi e punti vendita. Certificazioni che poi possono essere “spese” facilmente e proficuamente sul mercato, a testimonianza della bontà del percorso intrapreso.
la Leed è una certificazione che viene determinata in base a criteri standard e indica quanto sono sostenibili gli edifici Altrettanto importanti sono le iniziative garantite dalla Regione Emilia-Romagna, fra le quali si evidenzia “Carrello Verde”, un sistema di qualificazione ambientale dei punti vendita della Gdo
Fra queste, sempre più gettonata anche nel nostro Paese, la Leed - Leadership in Energy and Environmental Design - di origine statunitense, che indica quanto sono sostenibili gli edifici, siano essi produttivi, commerciali, residenziali o d’altro genere, e che concerne l’intero ciclo di vita dell’immobile, secondo i dettami dell’economia circolare.
Sviluppata dall’ente US Green Building Council, è rilasciata dal GBCI - Green Business Certification – in 40 paesi del mondo, fra cui l’Italia, ove è presente la GBC - Green Building Council – Italia. Una certificazione che viene determinata in base e criteri standard fondati su parametri quali la salubrità, l’efficienza energetica e il basso impatto ambientale.
Ad avvantaggiarsi oggi della famiglia di protocolli Leed-GBC sono più di 570 edifici italiani, evidenzia GBC Italia nel suo recente “Impact report 2023. L’impatto dell’edilizia sostenibile certificata in Italia”, per la maggior parte nella Lombardia. Edifici per i quali fra le principali destinazioni d’uso figura proprio il retail, con 115 unità.
Spiccano fra l’insieme degli edifici certificati, per esempio, strutture di varie tipologie d’uso facenti capo ad Autogrill, Lavazza, Coop, Nestlè, L’Oréal, Johnson & Johnson, Herbatint by Antica Erboristeria, Tetra Pak Packaging Solutions, Gucci, Decathlon, Bottega Veneta, Prada, Nike, Mediamarket, OVS.
Altrettanto valide e importanti sono altresì le iniziative di livello territorialmente localizzato, fra le quali si evidenzia “Carrello Verde”, un sistema di qualificazione ambientale dei punti vendita della Gdo garantito dalla Regione Emilia-Romagna grazie a un accordo con Legacoop ER - Emilia-Romagna - che vede ad oggi 71 negozi esporre e usare nei propri materiali informativi l’omonimo logo. Ciò a testimonianza dell’impegno verso l’ambiente esplicato in vari modi (dalla riduzione dei rifiuti e degli imballi, alla promozione dei prodotti sfusi e ricaricabili, alla diminuzione degli sprechi di risorse ed energia). A fregiarsene sono una serie di punti vendita distribuiti su tutto il territorio regionale e facenti parte di Coop Reno, Coop Alleanza 3.0 e Nordiconad.
Un’azienda che lavora a tutto tondo per portare avanti le proprie idee innovative e sostenibili, sia per quanto riguarda l’approvvigionamento della materia prima che le attività lavorative, nonché che mira a contribuire al conseguimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU in ogni suo ambito, ambientale economico e sociale. E’ Inalpi, la cui opera quotidiana le frutta non solo l’apprezzamento del mercato per i suoi prodotti, ma anche premi e riconoscimenti di livello nazionale e internazionale. Alla cerimonia di consegna degli Awards al Cibus Connecting 2023 di Parma, la società è stata infatti premiata per la sua iniziativa d’inclusione lavorativa con cui ha ricevuto il riconoscimento Welcome dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Riconoscimento che lo stesso Unhcr le ha conferito per il terzo anno consecutivo, apprezzando il fatto che l’azienda nel 2022 abbia inserito 13 soggetti richiedenti o beneficiari di protezione.
Inalpi è un’azienda che lavora a tutto tondo per portare avanti le proprie idee innovative e sostenibili la società è stata infatti premiata al Cibus Connecting 2023 per la sua iniziativa d’inclusione lavorativa
Il mondo dei rifiuti, e soprattutto la loro gestione sostenibile e valorizzazione economica, sarà l’oggetto di Sardinia 2023, il 19° Simposio Internazionale sulla gestione dei rifiuti e sulla discarica sostenibile che si svolgerà dal 9 al 13 ottobre al Forte Village Resort di Santa Margherita di Pula, nel Cagliaritano. Un evento di alto livello scientifico, organizzato dall’IWWG - International Waste Working Group - col supporto di vari atenei, fra cui l’Università di Padova e sotto l’egida del Tavolo di Roma. Capace di radunare ogni due anni oltre 700 partecipanti da tutto il mondo e di contare più di 400 lavori presentati, il simposio è un punto di riferimento per gli studi e le innovazioni del comparto. In programma sessioni su legislazione, educazione e comunicazione in materia di prevenzione dei rifiuti e degli sprechi, recupero di materiali ed energia dai rifiuti, problematiche ambientali di materiali plastici e ruolo dell’AI nella gestione dei rifiuti.
La gestione sostenibile dei rifiuti e la loro valorizzazione economica, sarà l’oggetto di Sardinia 2023
Un evento di alto livello scientifico, capace di radunare ogni due anni oltre 700 partecipanti da tutto il mondo
18 imprese associate, 3.266 punti vendita, oltre 41mila collaboratori. Numeri del genere fanno di Selex il secondo gruppo della distribuzione moderna italiana, con una quota di mercato del 14,8% e un ventaglio di insegne note su scala nazionale (tra cui Famila, A&O e C+C) e regionale. È quindi molto interessante approfondire i risultati ottenuti in termini ambientali, sociali e di governance, puntualmente rendicontati nella decima edizione del report di sostenibilità. Li commenta per Green Retail Massimo Baggi, direttore marketing Gruppo Selex.
Questo è il decimo bilancio di sostenibilità di Gruppo Selex. Cosa significa per voi questo traguardo?
Per noi è un traguardo importante, di crescente consapevolezza rispetto ai temi della responsabilità sociale d’impresa, ma anche di iniziative e progettualità concrete che ogni giorno la Centrale Selex e le 18 imprese socie mettono in campo. Abbiamo dato importanza alla sostenibilità sociale tanto quanto alla quella ambientale, consapevoli che entrambe siano indispensabili in una strategia SDGs (Obiettivi di sviluppo sostenibile). Nel sito dedicato abbiamo raccontato gli oltre 100 progetti finalizzati nell’anno 2022 e, in ottica di una rendicontazione sempre più accurata, abbiamo introdotto un capitolo dedicato ai nostri prodotti a marchio e alle nostre politiche per ridurre l’impatto ambientale con packaging sostenibili. È stata integrata anche una sezione finale dedicata alle strategie future.
di Valentina NeriQuali politiche avete adottato per la selezione dei fornitori?
Tutte le imprese socie si impegnano per mantenere rapporti solidi con i fornitori e per creare relazioni leali e oneste. È proseguito il percorso portato avanti negli anni per valorizzare la filiera corta, attraverso la selezione dei prodotti/fornitori con i quali ciascuna delle nostre imprese socie ha instaurato rapporti più o meno duraturi. Così facendo, si aiutano le comunità locali a preservare le tradizioni artigianali legate alle lavorazioni, a tutelare e far conoscere il proprio patrimonio alimentare, oltre che a proteggere il territorio e ridurre gli impatti ambientali nel ciclo di vita dei prodotti. Si supporta inoltre l’occupazione sul territorio. Sui nostri prodotti a marchio del distributore, Selex svolge accurati audit e controlli sia sui singoli ingredienti sia sui processi, valutando i fornitori anche su criteri di sostenibilità sociale e ambientale.
Quali risultati avete raggiunto in termini di emissioni di CO2 evitate?
Riguardo l’impatto della nostra rete di vendita, la produzione di energia elettrica da impianti fotovoltaici installati presso le sedi, i centri distributivi e i punti vendita ha permesso di evitare l’emissione in atmosfera di 5.817 tonnellate di CO2, con un aumento del 20,43% rispetto al 2021. A questo si aggiunge il risparmio di 62 tonnellate di CO2 registrato da parte della Centrale Selex grazie alla scelta, per il terzo anno consecutivo, di acquistare esclusivamente energia verde certificata tramite Garanzia di Origine. Riguardo il packaging dei nostri prodotti a marchio, il numero di referenze con un packaging sostenibile ha raggiunto una percentuale pari all’80% (al 31/12/2022). Le confezioni sono state modificate riducendo lo spessore dell’imballo, sostituendo una quota o la totalità di materia vergine con materiale riciclato, convertendo gli imballi non riciclabili in riciclabili ed eliminando quelli in eccesso. Grazie a questi interventi, sono state risparmiate 1.226 tonnellate di materiale.
Può citare alcuni progetti ambientali particolarmente rilevanti avviati dalle imprese socie?
Un esempio è l’iniziativa dedicata al riciclo di bottiglie PET: in molti punti vendita delle insegne associate Selex è possibile, attraverso una tessera elargita gratuitamente, portare le bottiglie di plastica vuote che saranno riconvertite in buoni sconto. Nei soli supermercati Mercatò sono stati raccolti e riciclati oltre 4 milioni di bottiglie. Un altro esempio riguarda le colonnine per auto elettriche: Dimar, insegna di Selex, le ha introdotte nei parcheggi del 90% dei punti vendita. Un progetto degno di nota è stato attivato da Superemme. Presso l’iperpan di Carbonia è stata applicata una facciata ventilata Buchtal di circa 135 mq, corrispettivo di 10 alberi piantati: svolge la duplice funzione di ridurre le emissioni di CO2 e i consumi elettrici prodotti dall’edificio.
Tutte le realtà imprenditoriali stanno mutando con crescente rapidità, implementando nuovi ritrovati tecnologici
Come tutti i settori, anche il retail non si può sottrarre all’implementazione delle più attuali e avveniristiche tecnologie, né può sfuggire al “fascino” della digitalizzazione. Che, anzi, offrendo nuove esperienze di acquisto, servizio e fidelizzazione, affiancate ai tradizionali spazi e modelli fisici di business, attrae fette maggiori di clientela e si apre a inusitati percorsi futuri.
Ormai non esiste realtà imprenditoriale di ogni comparto che possa esimersi dall’esplorare e implementare in misura più o meno pregnante i nuovi ritrovati tecnologici, che stanno mutando con crescente rapidità non solo gli spazi e i modelli di business, ma anche il quotidiano modo di produrre, operare, vendere, proporre servizi e rapportarsi con la clientela. Queste tecnologie, specie
quelle legate alla digitalizzazione, consentono alle imprese di affiancare agli abituali modelli di business delle formule innovative, con cui affascinare i clienti, anch’essi desiderosi di sperimentare nuove e gratificanti vie di consumo, acquisto e fruizione legate all’universo del “virtuale”. E questo spesso, altresì, valorizzando e riproponendo, in modo più moderno e attuale, quanto già presente nel “reale”.
di Pierangelo PiantanidaL’innovazione, che riveste un ruolo fondamentale per lo sviluppo del retail
Anche il retail non può sottrarsi dall’investire nell’innovazione, che riveste un ruolo fondamentale per il suo sviluppo. Così, pur con le difficoltà del momento, nel 2022 il settore ha mantenuto stabile rispetto all’anno precedente il rapporto tra spesa in innovazione digitale e fatturato, risultato pari al 2,5%. Lo evidenzia l’edizione 2023 dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail della School of Management del Politecnico di Milano, i cui dati sono stati presentati al convegno “Il digitale nel Retail: un cambio di rotta?”.
Un contesto di settore che ha conosciuto in Italia un valore delle vendite al dettaglio di prodotti totali (online+offline) del +4,7% sul 2021, mentre in specifico il valore degli acquisti online, nella componente di prodotto, ha raggiunto 33,2 miliardi di euro (+8%). Ed è risultata stabile la penetrazione dell’online sul totale del retail, per un valore dell’11%.
Gli investimenti del retail partono dall’ottimizzare le attività in negozio e l’esperienza del cliente
Si innova e vaorizza il punto cassa, con soluzioni di mobile e contactless payment e istemi di self check-out
Dove vanno gli investimenti nel retail? Si parte, annota il documento, dall’ottimizzare le attività in negozio, col 18% dei top retailer italiani che investe in etichette smart, al fine di gestire in modo dinamico e in real-time le variazioni di prezzo e offrire trasparenza ai consumatori, così come si punta a efficientare attività e processi della supply chain.
Dunque, si potenziano i sistemi di demand, inventory e distribution planning (28%) e si mira a contenere i costi delle operations e della logistica, tramite sistemi d’incremento delle performance di magazzino e soluzioni di tracciamento dei prodotti lungo la filiera (16%).
Al fine di semplificare e rendere più consapevole l’esperienza del cliente, si mira poi a implementare i chioschi digitali (28%) per favorire la conoscenza dei prodotti, nonché le soluzioni di digital signage (23%), per comunicare efficacemente con la clientela.
Così come si punta ad automatizzare l’esperienza, in virtù di sistemi di self scanning da app o device dedicati (18%). E si innova e valorizza il punto cassa, con soluzioni di mobile e contactless payment (33%) e sistemi di self check-out che snelliscono i pagamenti (9%); una cassa che, in particolare (per il 25% dei rispondenti), si vuole far evolvere dall’abituale terminale dell’esperienza d’acquisito dei consumatori in un luogo ove si erogano servizi a valore aggiunto.
Le aziende si sono lanciate nell’innovazione in primo luogo con le carte digitali, le app dedicate
Esempi di aziende che si sono lanciate nell’innovazione non mancano. In primo luogo, con le carte digitali, le app dedicate e la possibilità di operare sui siti aziendali, tramite cui visualizzare i volantini, organizzare e pagare la spesa, ottenere sconti e punti sui cataloghi dei premi, usufruire di promozioni e servizi anche di terze parti... Proposte fatte proprie ad esempio da Conad, Esselunga, Auchan, Coop, Tigros, Aspiag Service (Despar).
Fra le più recenti iniziative da citare come Lidl Italia abbia deciso di installare in ognuno dei 730 punti di vendita italiani 4mila cartellini elettronici, per un totale di quasi 3 milioni, mentre Bennet, dopo aver lanciato a inizio anno il Bennet NFT Club, primo progetto di loyalty realizzato da un’insegna della Gdo fondato su tecnologia blockchain e NFT, pochi mesi fa ha fatto ingresso nel Metaverso con la sua raccolta punti Bennet Club 2023, così da qualificarsi come la prima realtà italiana del settore a proporre alla clientela un progetto di loyalty veicolato tramite un’esperienza virtuale.
Dal canto suo, Carrefour ha ribadito anche ultimamente di voler divenire una vera digital retail company, in linea con quanto sottolineato nel 2021, anno in cui ha annunciato il piano che mira a triplicare il proprio GMV - Gross Merchandise Value - per l’eCommerce entro il 2026, così da raggiungere i 10 miliardi di euro, stimando che nello stesso anno il digitale contribuirà per altri 600 milioni di euro al ROI rispetto sempre al 2021. Da qui il piano di investimenti del gruppo nel campo digitale, pari a 3 miliardi di euro nel periodo 2022-2026.
Inalpi svolge la propria attività quotidiana valorizzando innovazione e sostenibilità, migliorando sia le fasi di lavorazione che quelle di approvvigionamento delle materie prime
E’ nel segno dell’innovazione, oltre che in quello della sostenibilità, che Inalpi svolge la propria attività quotidiana, caratterizzata da una continua ricerca nel migliorare sia le fasi di lavorazione che quelle di approvvigionamento delle materie prime, con lo scopo di ottenere prodotti di alta qualità. Un’attività, quella della realtà piemontese, frutto del lavoro del suo centro R&D, InLab Solutions, i cui risultati trovano visibilità in soluzioni e progetti di rilevante attualità che vengono riconosciuti e premiati.
E’ un esempio il riconoscimento attribuito alla società con la consegna degli Awards al Cibus Connecting 2023 di Parma, che ha visto Inalpi aggiudicarsi il premio per la “Miglior Innovazione di Prodotto” per le Fettine Special. Ma anche la recente iniziativa che mira a ridurre le emissioni di gas serra nelle stalle, con il progetto “Agire in allevamento per un futuro sostenibile”.
Presentato un piano di investimenti per il triennio 20232025 da 621 milioni di euro per accrescere l’efficienza e la sostenibilità del Gruppo con attenzione a formazione, crescita delle persone e alla responsabilità sociale.
Conad Nord Ovest ha presentato ai suoi soci e agli stakeholder risultati positivi. La cooperativa, infatti, ha archiviato il 2022 con un giro di affari complessivo di 4,75 miliardi di euro, un utile netto di 39 milioni di euro, un patrimonio netto consolidato di 684 milioni di euro e un incremento delle vendite del +9% rispetto al 2021.
Nonostante le sfide rappresentate dalla crisi energetica e dall’aumento dell’inflazione, che hanno influenzato negativamente i consumi, Conad Nord Ovest si conferma leader sul suo territorio. 376 soci imprenditori, 589 punti vendita e 18.000 collaboratori, che operano per generare valore per le comunità in Piemonte e Valle d’Aosta, Liguria, Emilia (province di Modena, Bologna e Ferrara), Toscana, Lazio (province di Roma e Viterbo), Lombardia (provincia di Mantova) e Sardegna.
«I risultati raggiunti, sono il frutto di una forte connessione con il territorio e le comunità, che si è rafforzata anche in un periodo caratterizzato da grande incertezza e imprevedibilità – dichiara l’amministratore delegato di Conad Nord Ovest, Adamo Ascari (nella foto). Da sempre il modello di Conad Nord Ovest pone al centro le persone grazie ai soci imprenditori che, con passione e competenza, ogni giorno, insieme a tutti i collaboratori, promuovono i valori del gruppo all’interno della comunità, interpretandone le esigenze, i bisogni e le necessità sociali. Per affrontare le future sfide riteniamo essenziale continuare a integrare una visione strategica a lungo termine con un attivismo locale che promuova il benessere delle persone e dell’ambiente in cui viviamo. Stiamo anche focalizzando importanti progetti innovativi nell’ottimizzazione logistica e il potenziamento delle strategie di customer verso il cliente e lavorando su direttrici preziose per la crescita delle nostre persone e la valorizzazione dei talenti».
L’azienda conta più del 55% dei ruoli manageriali in Italia ricoperti da donne, ha evitato la deforestazione di oltre 34mila alberi nel 2022 e ha ridotto le emissioni di Co2 di oltre 36mila tonnellate.
La strategia lanciata da Chep riflette un cambio di paradigma e punta alla creazione di impatti positivi su ambiente e società piuttosto che al contenimento delle conseguenze negative delle attività produttive ed economiche, rompendo quindi il legame tra consumo e danno all’ecosistema e dando vita a modelli rigenerativi che ripristinano la natura e rafforzano la società. Il modello di “condivisione e riutilizzo” conosciuto come pallet pooling, di cui Chep è pioniera, offre già - in confronto alle alternative monouso - numerosi benefici ambientali.
Solo lo scorso anno, in Italia, le soluzioni di Chep hanno consentito ai clienti di conseguire i seguenti risparmi: 36.112 milioni di tonnellate metriche di Co2; 169.137 litri d’acqua (equivalenti a 68 piscine olimpioniche); 3,2 milioni di metri cubi di legno; 34.765 di alberi; 4.038 tonnellate di rifiuti (equivalenti a 567 camion di rifiuti).
«La nostra strategia quinquennale di sostenibilità prevede un percorso chiaro per il conseguimento di una supply chain autenticamente rigenerativa, imperniata su valori come riutilizzo, resilienza e rigenerazione – ha dichiarato Javier Sanchez, country general manager di Chep Italia. Abbiamo anche riconfermato la nostra politica di approvvigionamento che prevede l’utilizzo di legno proveniente unicamente da foreste con certificazione di sostenibilità. A livello ambientale, inoltre, Chep intende impiegare entro il 2025 esclusivamente energia elettrica da fonti rinnovabili e consentire la coltivazione di due alberi per ogni albero utilizzato per la produzione di pallet».
Le azioni rientrano in un ampio piano di attenzione non solo all’ambiente “esterno”, ma anche a quello interno. Fra i target Workplace Positive, infatti, si annoverano il raggiungimento della certificazione Global Top Employer anche nel 2023, l’introduzione dell’Hybrid Working e il lancio di iniziative all’insegna di integrazione e wellbeing sul posto di lavoro. In Italia, promuove da sempre una cultura basata sulla diversità, l’equità e l’inclusione che ha portato nel 2023 a contare oltre il 55% di ruoli manageriali ricoperti da donne.
Dal 2003 la mission di Planet Life Economy Foundation ETS - Associazione no profit - è quella di mettere a disposizione le proprie competenze per una gestione sostenibile d’impresa e fare rete per contribuire ad una evoluzione verso un’economia positiva che, nel rispetto dei vincoli di sostenibilità, garantisca benessere e qualità della vita per le comunità umane sul nostro pianeta.
La pandemia ha avuto un impatto significativo sul modo in cui si sono evoluti i punti vendita, guidato principalmente dai cambiamenti nel comportamento dei consumatori, dalle preoccupazioni sulla sicurezza e dai progressi tecnologici:
•la pandemia ha accelerato l’adozione di metodi di pagamento contactless;
•l’e-commerce e gli ordini tramite dispositivi mobili hanno registrato un’enorme crescita;
•rivenditori e aziende hanno sviluppato proprie app mobili e soluzioni di portafoglio digitale;
•i rivenditori hanno introdotto o migliorato i chioschi di self-checkout, consentendo di scansionare e pagare gli articoli senza la necessità di un cassiere;
•le aziende hanno investito in misure igieniche;
•alcune aziende hanno iniziato a utilizzare sistemi Pos mobili, che consentono di elaborare le transazioni da qualsiasi punto all’interno del negozio;
•è stata posta maggiore enfasi sulla raccolta e sull’analisi dei dati dei clienti per personalizzare le esperienze di acquisto;
•omnicanalità: i rivenditori hanno lavorato per creare un’esperienza di acquisto fluida tra canali online e offline;
•i rivenditori hanno ripensato la loro catena di fornitura per essere più resilienti di fronte ad eventuali blocchi;
•alcuni rivenditori hanno integrato la sostenibilità nelle loro strategie dei pdv, dedicando spazi e favorendo iniziative mirate a promuovere scelte di acquisto ecocompatibili e consapevoli;
•c’è una rinnovata attenzione al miglioramento dell’esperienza complessiva del cliente nel pdv, con maggiori investimenti nella formazione del personale, in primis nella capacità di relazionarsi (soft skills);
•alcune aziende hanno iniziato a utilizzare le tecnologie di realtà aumentata (AR) e realtà virtuale (VR) per migliorare l’esperienza di acquisto.
Molte di queste evoluzioni riguardano da vicino la sostenibilità, come nei casi rilevati della recente ricerca internazionale “Sustainable Brands & Retail: Towards Circular Economy” di Ebeltoft Group sul comportamento dei retailer in ottica di economia circolare:
•Albert Heijn, catena olandese, ha iniziato la vendita di prodotti sfusi;
•molti rivenditori di abbigliamento, da Levi’s (attraverso secondhand.levi. com) a Uniqlo (Re.Uniqlo Repair Studio), da Nike (Nike refurbished) a Le Galeries Lafayette, grandi magazzini francesi, hanno dedicato uno spazio dei loro pdv per la raccolta di abiti usati per implementare attività di riparazione, riutilizzo, riciclo, upcycling, ecc., stringendo partnership con imprese specializzate.
•Stesse dinamiche anche in altri settori, come l’elettronica, negli store Apple con il programma Apple Trade In (permuta), o l’arredamento, nei negozi Ikea con i Circularity Lab.
•Nell’ambito dell’iniziativa Loop, i marchi dei produttori confezionano alcuni prodotti in contenitori riutilizzabili e ricaricabili e i principali rivenditori li vendono in scaffali dedicati, con punti di raccolta per restituire i contenitori vuoti.
•La start-up tedesca Mehrwelt sta lavorando per introdurre un sistema di deposito per i prodotti alimentari dei supermercati.
Il gruppo francese conferma il piano di riduzione delle emissioni carboniche delle proprie attività. L’obiettivo è utilizzare il 100% di energia rinnovabile in tutti i punti vendita entro il 2030.
Carrefour ha deciso di realizzare un impianto fotovoltaico della potenza di 200 kWp sulla copertura del punto vendita a Rho (MI), in via Mascagni. La realizzazione del progetto è stata affidata alla branch italiana di GreenFlex, società della Compagnia TotalEnergies. GreenFlex ha curato tutti gli aspetti del progetto: dallo studio di fattibilità all’iter autorizzativo fino all’allaccio alla rete elettrica, passando per la progettazione, il procurement e l’installazione chiavi in mano, collaborando con i professionisti della Direzione Lavori e della sicurezza di Carrefour. Anche la scelta dei moduli fotovoltaici non è stata banale, ricadendo su moduli di produzione Sunpower, oltre che su quelli di producibilità per lo stesso lasso di tempo. Tale garanzia, unita alla gestione totale dell’impianto fotovoltaico fornita da GreenFlex per gli anni a venire, metteranno al sicuro la stabilità della resa energetica che coprirà sin da subito il 25% dei consumi totali, evitando emissioni climalteranti e il consumo di fonti fossili inquinanti.
«Siamo felici di aver completato il primo passo di un progetto che ci porterà a installare pannelli fotovoltaici sui tetti dei parcheggi di molti punti vendita in Italia. L’obiettivo, in linea con la strategia Carrefour2026, è quello di utilizzare il 100% di energia rinnovabile in tutti i punti vendita entro il 2030» - ha dichiarato Stefano Fusella, technical procurement manager di Carrefour Italia.
«Anche nel caso dell’intervento di Rho, il controllo di gestione digitale rappresentato dalle nostre soluzioni IT, come la piattaforma GreenFlexIQ, ci permette di fissare e successivamente monitorare gli avanzamenti nei piani d’azione per la riduzione delle emissioni carboniche dei nostri clienti, mantenendo allo stesso tempo la sostenibilità dei loro investimenti» - ha affermato Thomas Carraro, Coo di GreenFlex.
Con la sottoscrizione di tali principi, il distributore si impegna a garantire la parità di genere e a sostenere le donne.
I Women’s Empowerment Principles (WEPs) sono un’iniziativa congiunta di UN Women e UN Global Compact volta a promuovere e supportare le donne e l’uguaglianza di genere sul posto di lavoro, nel mercato e nella comunità. Questi principi, basati sugli standard internazionali in materia di lavoro e diritti umani, invitano le organizzazioni a sostenere l’uguaglianza di genere e l’emancipazione femminile. Per Aldi Italia trattare tutti i clienti, i collaboratori e i partner in modo equo e senza discriminazioni rappresenta un dovere. “Uguaglianza” significa che tutti i diritti umani sono considerati valori fondamentali, rispettati in egual misura dai nostri collaboratori. Questi principi si riflettono anche nella nostra Diversity & Inclusion Policy globale. La sottoscrizione dei Women’s Empowerment Principles delle Nazioni Unite si inserisce nel quadro del nostro costante impegno a migliorare i luoghi di lavoro per tutti i collaboratori, garantendo parità di trattamento e pari opportunità indipendentemente dal genere.
L’insegna, parte del Gruppo Aldi Süd, promuove pratiche aziendali che favoriscono la parità di genere per tutti, coinvolgendo gli stakeholder interni ed esterni e basandosi sugli standard del settore. Questo si riflette nella International Policy on Gender Equality in Aldi’s Supply Chains. Questo passaggio è legato all’attuale adesione al “Activator Programme” of the Women’s Empowerment Principles, in cui sta contribuendo a colmare il divario di genere nel settore privato.
Con oltre 10 mila pannelli, gli impianti avranno complessivamente una potenza di 4,3 Mw e consentiranno di evitare l’immissione di circa 1.500 tonnellate di Co2 all’anno in atmosfera, pari alla piantumazione di 900 alberi.
I supermercati di Conad Adriatico saranno in grado di produrre il 50% di energia utile al proprio fabbisogno grazie a impianti fotovoltaici progettati, installati e gestiti da Engie Italia. L’accordo tra il gruppo energetico e uno dei primari operatori in ambito Gdo riguarda 21 supermercati a marchio Conad situati in Puglia (9), Abruzzo (8) e Marche (4). Il programma di investimenti prevede la realizzazione di impianti “chiavi in mano” su immobili di proprietà Conad, nel dettaglio: 10 Conad, 1 Conad Superstore, 4 Spazio Conad, 4 Todis, 1 centro commerciale e 1 magazzino logistico. Gli impianti fotovoltaici, con una potenza complessiva pari a 4,3 MW e taglie dai 100 kWp a 1 MWp, saranno tutti destinati all’autoconsumo e andranno a coprire in media la metà del fabbisogno energetico dei supermercati. Saranno installati, in totale, oltre 10mila pannelli, che entreranno progressivamente in funzione entro il 2024.
Engie ha curato ogni aspetto degli impianti, dalla progettazione alla gestione, riuscendo così a garantire un’offerta energetica completamente green e un risparmio sia per l’ambiente che per i consumi. L’energia rinnovabile eviterà di immettere nell’atmosfera circa 100 tonnellate di Co2 ogni anno, in ogni sito, per un totale di 1500 tonnellate di Co2 all’anno, pari alla piantumazione di 900 alberi.
Per Conad Adriatico si tratta di un progetto innovativo e di un’occasione di sviluppo della catena dei supermercati presenti nelle regioni adriatiche. «Questo è l’anno della svolta energetica - afferma Lucia Grandoni, direttore sviluppo di Conad Adriatico. Grazie all’ampia disponibilità di spazi sui tetti delle nostre strutture commerciali e l’innalzamento in performance dei pannelli fotovoltaici di nuova generazione, Conad Adriatico si è data due obiettivi: economico, perché l’approvvigionamento energetico da un impianto fotovoltaico, anche se parziale, rende sostenibili nel medio termine i costi di struttura; ambientale, perché contribuisce a ridurre le emissioni di CO2 dovute a una fornitura elettrica basata su fonti non rinnovabili».
L’azienda sostituisce i cartelli prezzo cartacei con quelli elettronici, ottimizzando i processi e rendendo più efficace la comunicazione al cliente.
Lidl Italia segna una tappa importante del percorso di continua innovazione e digitalizzazione della propria attività. Ha infatti iniziato la progressiva implementazione in tutti i suoi supermercati di cartelli prezzo elettronici, in sostituzione di quelli in carta. Questa misura comporterà l’installazione, in media, di oltre 4mila cartelli digitali in ciascun punto vendita, per un totale di quasi 3 milioni di device, generando un risparmio di oltre 300 tonnellate di carta all’anno.
Massimiliano Silvestri, presidente Lidl Italia, commenta: «Lidl è un’azienda fortemente dinamica che orienta le proprie azioni al futuro. Quando si pensa alla digitalizzazione nel retail, il pensiero va immediatamente all’online, trascurando invece il fatto che la transizione digitale del settore deve necessariamente passare anche attraverso progetti come questo che rinnovano lo spazio fisico dove il cliente fa la spesa, creando valore e migliorandone l’esperienza d’acquisto. Grazie ad un investimento complessivo di oltre 50 milioni di euro, potremmo essere sempre più vicini ai nostri clienti, favorendo una comunicazione trasparente e chiara, nonché veloce».
In totale, Lidl investirà oltre 50 milioni di euro per l’implementazione del nuovo sistema in tutti i suoi store. Un’ulteriore iniziativa a conferma dell’impegno dell’Azienda verso una modernizzazione del settore, volta a migliorare l’esperienza d’acquisto e la comunicazione con il cliente in punto vendita. Le nuove etichette elettroniche, oltre a vantare un formato più grande, si basano, infatti, su un meccanismo denominato Esl (Electronic Shelf Labels) che si collega in modalità wireless ad un sistema centralizzato, garantendo la rapida trasmissione dei dati, l’uniformità visiva e la chiarezza delle informazioni in relazione al prezzo e alla descrizione dei prodotti.
Lidl Italia investe 50 milioni di euro nella digitalizzazione e risparmia 300 tonnellate di carta l’anno
Nell’ultimo anno l’azienda ha aiutato i retailer a risparmiare più di 11mila tonnellate di rifiuti alimentari, l’equivalente di oltre 35mila tonnellate di Co2.
Secondo l’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente, gli sprechi alimentari sono responsabili fino all’8% delle emissioni globali di gas serra. Con circa un terzo delle scorte alimentari mondiali che vanno sprecate ogni anno, identificare e affrontare le cause dello spreco lungo la supply chain è fondamentale per ridurre le emissioni di anidride carbonica.
«Parallelamente agli sforzi per ridurre gli sprechi alimentari – dichiara Svante Göthe, responsabile della sostenibilità di Relex Solutions – abbiamo sviluppato nel nostro software funzionalità per tracciare le emissioni di Co2 dei nostri clienti, per aiutarli a raggiungere i propri obiettivi di sostenibilità. I clienti possono vedere l’impatto di Co2 delle merci che transitano lungo la supply chain e misurare l’effetto della riduzione dello spreco sulla sostenibilità aziendale».
Relex si impegna da tempo a compensare le emissioni negli ambiti 1, 2 e 3 stabiliti dal Greenhouse Gas (GHG) Protocol Corporate Standard, comprese le emissioni dirette, le emissioni indirette derivanti dall’acquisto di energia e le emissioni che si verificano indirettamente lungo la catena del valore. Nel 2022 ha raggiunto retroattivamente la neutralità carbonica per il 2021, grazie a una serie di iniziative volte a ridurre, compensare o eliminare completamente le emissioni dell’azienda. Ad esempio, tutti gli uffici e i centri dati privati funzionano con energia rinnovabile.
Relex ha inoltre adottato misure attive per diffondere la consapevolezza della sostenibilità all’interno dell’organizzazione, tra cui l’organizzazione di una sfida green utilizzando la piattaforma di azione per il clima Deedster per sfidare i propri dipendenti a migliorare gli sforzi di sostenibilità a lungo termine a casa e al lavoro. Circa 450 partecipanti hanno completato oltre 25mila azioni sostenibili, con un risparmio di oltre 11.500 kg di Co2 in un solo mese. Nell’autunno del 2022, i fondatori dell’azienda hanno istituito una fondazione di beneficenza da 100 milioni di euro, la “Relex Foundation for a better future”, per combattere il cambiamento climatico e ridurre le disuguaglianze con un’iniezione di denaro di 10 milioni di euro e quasi 100 milioni di euro di azioni Relex.
Relicyc è una realtà attiva nel riciclo delle materie plastiche e del legno con alle spalle una lunga storia nella gestione completa del materiale da pallet a fine utilizzo.
Dopo aver ideato e prodotto Logypal mediante l’utilizzo esclusivo di poliolefine diffusamente riciclabili Relicyc - sempre in prima linea nel campo dell’innovazione, della ricerca e dello sviluppo di nuovi prodotti - è pronta per presentare un ulteriore fiore all’occhiello che andrà a implementare la sua gamma di pallet. Si tratta di Logypal5, interamente realizzato con materia prima al 100% riciclata, riciclabile, tracciabile e certificata, rispondendo alle sempre più numerose aziende che sono alla ricerca di prodotti con impatto ambientale minimo. Il pallet è infatti uno strumento di lavoro indispensabile per la spedizione di ogni tipologia di merce; dalle alte prestazioni e dal peso contenuto, questo Logypal 800x1200 prevede 1.400 kg di portata dinamica in poco più di 7 kg di peso, consentendo ad esempio, anche alle piccole aziende che utilizzano per le loro spedizioni 20 pallet/giorno, di ridurre l’immissione di CO2eq nell’ambiente fino a 1.000 kg/anno ogni 100 km percorsi, rispetto all’utilizzo di pallet di pari portata in legno da 20 kg di peso.
A questo significativo contributo collettivo si aggiungono i numerosi vantaggi nell’utilizzo del pallet in plastica Logypal5: leggero, resistente, maneggevole, con una tara costante, esportabile senza alcuna restrizione normativa, lavabile, nestabile, occupa a vuoto meno di 1/3 dello spazio del rispettivo pallet in legno; in più, il pallet in plastica Logypal non assorbe alcun liquido, non è attaccabile da muffe e parassiti e può essere pulito con lavaggi ad alta pressione. Infine, il fatto che non produca schegge ne aumenta il livello di sicurezza nella movimentazione manuale. Inoltre, in caso di danneggiamento o inutilizzo, non sono richiesti costi di smaltimento ma, al contrario, tali pallet vengono valorizzati per poi essere completamente riciclati.
«In linea con la nostra continua evoluzione aziendale, siamo pronti ad accogliere questa importante novità dando il benvenuto, nella rosa di prodotti Relicyc, al Logypal 800x1200 - spiega Simone Frezzato, direttore generale commerciale di Relicyc –. Per garantire un servizio di qualità eccellente stiamo, perciò, puntando sempre di più sulla collaborazione con partner che condividono con noi un bagaglio valoriale imperniato sull’affidabilità, la competenza e l’esperienza».
Dal 2003 la mission di Planet Life Economy Foundation ETS - Associazione no profit - è quella di mettere a disposizione le proprie competenze per una gestione sostenibile d’impresa e fare rete per contribuire ad una evoluzione verso un’economia positiva che, nel rispetto dei vincoli di sostenibilità, garantisca benessere e qualità della vita per le comunità umane sul nostro pianeta.
Molte delle dinamiche descritte si possono ritrovare anche nelle parole degli stessi protagonisti. Abbiamo chiesto a Claudio Riccardi, Quality and CSR Director Prénatal RG, di raccontarci come dovranno essere i pdv del futuro:
«In PRG Retail Group - piattaforma retail leader in Europa nella distribuzione di prodotti per famiglie con bambini - pensiamo che i pdv del futuro dovranno caratterizzarsi per:
•Criteri ambientali: per es. per ridurre i consumi di materie prime ed energia, in occasione di nuove aperture e ristrutturazioni, abbiamo scelto di usare illuminazioni led a basso consumo energetico, arredi realizzati con legno certificato proveniente da foreste gestite in maniera responsabile, pavimentazioni realizzate con materiale riciclato, tinture a base d’acqua e di introdurre manichini realizzati riciclando gli appendini rotti raccolti nei nostri pdv.
•Connettività digitale: stiamo ragionando sulla possibilità di creare strumenti che permettano ai nostri clienti di monitorare l’impatto dei loro acquisti, fornire consigli su uno stile di vita sostenibile e offrire promozioni personalizzate basate sulle preferenze individuali.
•Esperienza immersiva: cerchiamo di far diventare i nostri negozi dei centri di esperienza, con spazi dedicati all’educazione ed ispirazione di una genitorialità più sostenibile grazie alla promozione di scelte consapevoli. Gli strumenti abilitanti possono essere costituiti da incontri interattivi, zone dimostrative, pannelli informativi, ecc.».
Il tema dell’esperienza immersiva raccontato da Riccardi ritorna anche nelle riflessioni di un retailer del food, Giovanni Sgrò, titolare dei negozi Urban Market/Naturium cibo&natura che, nel cuore della Calabria, propone un concetto di “green” che va ben oltre le mura di un negozio. Naturium, infatti, non è nato solo come punto vendita di prodotti biologici, vegetariani o vegani, ma come un vero e proprio movimento e progetto culturale.
«A Rende (Cs) e a Montepaone Lido (Cz), Naturium ha compreso che la vera forza del “green” risiede nella capacità di creare legami, valorizzare il territorio, stimolare riflessioni e ottenere ricadute positive per le comunità locali: distribuire gratuitamente una mappa turistica della Calabria, organizzare un convegno sull’intelligenza artificial, stimolare campagne di sensibilizzazione contro il gioco d’azzardo, sono tutti esempi di azioni già messe in campo».
Il messaggio di Sgrò è chiaro: il pdv del futuro, oltre a garantire prodotti e servizi sostenibili, deve impegnarsi attivamente nella crescita e nel benessere della comunità in cui opera.
«In Naturium non ci limitiamo a vendere prodotti: seminiamo idee, coltiviamo consapevolezze. Ci impegniamo affinché le nuove generazioni crescano con una profonda conoscenza del cibo che mangiano, dell’importanza del km zero e delle ricchezze inestimabili della loro terra».
L’iniziativa offre ai clienti dell’insegna la possibilità di acquistare ortofrutta esteticamente non perfetta a un prezzo contenuto.
Prosegue l’impegno di Lidl Italia contro lo spreco alimentare. A poche settimane dal lancio dell’iniziativa Sacchetto Antispreco, l’azienda ha recuperato oltre 400 tonnellate di frutta e verdura ritenute non idonee alla vendita. Sono infatti ben 100mila i sacchetti venduti da metà luglio a oggi. Il progetto, che coinvolge tutti i 730 punti vendita presenti sul territorio nazionale, ha infatti come obiettivo restituire valore a prodotti ortofrutticoli esteticamente non perfetti o con la confezione rovinata, ma ancora buoni e sicuri.
Ogni Sacchetto Antispreco, preparato quotidianamente dallo staff dei singoli punti vendita, contiene 4 kg di frutta e verdura che possono essere acquistati al prezzo fisso di 3 euro consentendo, specialmente in questo particolare momento economico, anche un significativo risparmio sulla spesa.
«Siamo molto soddisfatti dell’apprezzamento che il Sacchetto Antispreco ha riscontrato presso i nostri clienti – commenta Massimiliano Silvestri, presidente Lidl Italia –, segno di una sensibilità sempre più diffusa e crescente verso questi temi. L’elevato numero di sacchetti venduti nelle prime settimane di lancio dell’iniziativa ne è la prova concreta».
L’introduzione dei sacchetti antispreco rientra nel più ampio progetto “Too Good To Waste” lanciato nel 2019, che prevede l’applicazione di sconti mirati al fine di incentivare la vendita dei prodotti che si avvicinano alla data di scadenza. A ciò si aggiungono l’ottimizzazione continua dei processi di ordine, stoccaggio e rotazione della merce, e un fitto programma di donazione delle eccedenze in collaborazione con Fondazione Banco Alimentare Onlus. Tale progetto, denominato “Oltre il carrello - Lidl contro lo spreco”, ha portato fino ad oggi al recupero di oltre 33mila tonnellate di cibo, equivalenti a 66 milioni di pasti
È la prima insegna in Italia con una private label dell’ortofrutta di IV gamma da vertical farming.
Innovazione e sostenibilità si confermano per Penny Italia degli asset di crescita anche in ambito di sviluppo di prodotti. L’azienda lancia in questi giorni, infatti, la sua linea “pianetiamo” dedicata all’agricoltura verticale; la tecnologia aeroponica è la nuova frontiera in termini di agricoltura sostenibile, una coltivazione sospesa, fuori terra, in verticale, che salvaguarda e rispetta le risorse più preziose del nostro pianeta. In particolare, la produzione utilizza il 95% di acqua in meno, con zero pesticidi, ridotto utilizzo di suolo, in una filiera decisamente corta, tutta italiana. Inoltre, da un punto di vista organolettico queste insalate sono uniche a livello di gusto rispetto alle standard di IV gamma.
Nella sua fase di lancio “pianetiamo” prevede tre referenze di insalata: lattughino e due mix, Balsamica e Piccantina, sotto il brand “Natura è”, recentemente rilanciato in termini di qualità e design e che rappresenta l’offerta sostenibile di Penny nella categoria frutta e verdura; si tratta di prodotti da agricoltura integrata realizzati con sistemi di coltivazione rispettosi della biodiversità e che utilizzano tecniche di coltivazione volte a ridurre al minimo l’utilizzo di sostanze chimiche.
Con “pianetiamo”, l’insegna differenzia l’offerta a scaffale e rende visibile e sempre più concreto il suo impegno per la sostenibilità verso l’ambiente anche attraverso la marca privata che da sempre è portatrice dei valori del brand.
“Con #viviamosostenibile – conferma Monica Dimaggio, responsabile Penny per private label e sostenibilità – abbiamo iniziato un percorso responsabile verso le persone e l’ambiente. Il tema della produzione che azzeri lo spreco e riduca al minimo il consumo delle risorse è per noi centrale. Con “pianetiamo” riusciamo a portare ai nostri clienti un prodotto fresco d’eccellenza qualitativa, esito di innovazione e tecnologia responsabile. Penny con orgoglio si posiziona come prima e un’unica insegna con un marchio privato da vertical farming”.
La ricerca - condotta da Eumetra per conto di Circularity - ha intervistato un campione rappresentativo di 450 Pmi e grandi imprese italiane con l’obiettivo di restituire una fotografia del percorso verso uno sviluppo sostenibile intrapreso dalle imprese italiane.
Circularity presenta i risultati del secondo Osservatorio CleanTech dal titolo “Sostenibilità Ambientale, Economia Circolare ed Efficienza Energetica nelle Pmi e nelle Grandi Imprese”, realizzato in collaborazione con Innovatec. L’obiettivo dello studio è stato di approfondire la sensibilità e i comportamenti delle aziende in materia di sostenibilità ambientale, economia circolare ed efficientamento energetico. La seconda edizione della ricerca - condotta da Eumetra - è stata realizzata intervistando un campione rappresentativo di 450 Pmi e grandi imprese italiane (da 10 a oltre 250 dipendenti).
Dai risultati emerge che sempre più aziende italiane e il loro management conoscono le applicazioni dell’economia circolare e si dimostrano molto sensibili a riguardo: il 62% delle imprese dichiara di conoscere bene il concetto di economia circolare, un deciso progresso rispetto al 41% dello scorso anno. Gli intervistati dichiarano inoltre di aver acquisito una maggiore consapevolezza sui vantaggi concreti che gli investimenti in progetti di sostenibilità possono portare, anche dal punto di vista industriale. Come emerge dai dati, infatti, quasi 2 aziende su 3 dichiarano che gli investimenti nella sostenibilità e nell’economia circolare hanno generato un maggiore ritorno economico. Non solo: il 50% delle aziende intervistate dichiara di aver migliorato la propria reputazione e il 33% aggiunge di aver ottenuto anche un vantaggio competitivo rispetto ai competitor. Un impegno crescente negli ultimi anni quello sui temi dell’economia circolare che il tessuto industriale italiano non vuole diminuire in futuro: quasi la metà delle aziende italiane, il 44%, ha infatti intenzione di investire ancora di più in progetti di sostenibilità nei prossimi anni, mentre il 37% dichiara che investirà di più in progetti di economia circolare.
L’Osservatorio si focalizza anche sulle barriere che bloccano gli investimenti. Per quasi la metà delle imprese intervistate (47%) è la mancanza di competenze in azienda ad ostacolare l’impegno verso la sostenibilità, e il dato risulta in crescita rispetto al 36% rilevato lo scorso anno. Per il 41% delle imprese la normativa è ancora troppo complicata (nel 2022 lo dichiarava il 16% delle imprese), a maggior ragione sui temi della circolarità. La tecnologia non sembra invece essere un problema: ne lamenta la mancanza solo il 12% del campione.
«I risultati dell’indagine confermano che gli imprenditori italiani sono consapevoli che la sostenibilità sia oggi imprescindibile perché il proprio business sia duraturo. È chiaro che un cambio di paradigma richieda un intervento strutturale, un ridisegno dei processi aziendali, investimenti significativi e soprattutto competenze», commenta Camilla Colucci (nella foto), co-founder e Ceo di Circularity.
Secondo il barometro globale dei consumatori di Toluna, il 78% degli italiani è attento al proprio impatto socio-ambientale e 7 su 10 evitano brand con valori diversi dai propri.
Avviato ormai tre anni fa durante la pandemia da Covid-19, il Barometro Globale dei Consumatori di Toluna giunge con l’indagine di maggio 2023 alla sua ventiduesima wave: grazie al coinvolgimento di 15.500 rispondenti provenienti da 19 Paesi (tra cui l’Italia, con 1.000 partecipanti), lo strumento di rilevazione rivela in tempo reale un quadro dettagliato di come visione del futuro, aumento del costo della vita e altri temi di grande attualità impattino, in Italia e in tutto il mondo, i consumi e il rapporto con i brand.
Fiducia e ottimismo restano bassi: gli italiani temono il carovita Il sentiment dei consumatori del nostro Paese registra notevoli differenze rispetto agli insight globali. Solamente il 36% si dichiara “molto soddisfatto della propria vita”, contro il 47% mondiale (ma in linea con il dato europeo, 38%). Allo stesso modo, il livello di ottimismo è nettamente più basso in Europa (32%) e in particolare in Italia, dove appena il 28% degli intervistati si definisce “molto ottimista” per il futuro.
Un senso di pessimismo che si ripercuote sia sulla possibilità di spesa (appena il 15% degli italiani si sente “molto fiducioso” di poter spendere denaro nei prossimi mesi, contro il 27% dei partecipanti globali) che sulla visione del futuro: solamente il 16% dei nostri connazionali ritiene che la propria situazione finanziaria migliorerà nei prossimi tre mesi e il 21% entro la fine dell’anno.
Il 63% dei rispondenti in Italia (e il 61% a livello mondiale) concorda, quindi, che non sia il momento giusto per spese di grande valore, posticipate a tempi di maggior stabilità. L’aumento del costo dell’energia e della vita, infatti, stanno influenzando tangibilmente le spese di quasi 3 italiani su 4, che si sentono limitati nel proprio potere d’acquisto: il 36% riconosce come l’attuale situazione economico-finanziaria stia condizionando le proprie abitudini di spesa e il 45% prevede, di conseguenza, di diminuire gli acquisti ritenuti non necessari.
Nonostante la congiuntura economica attuale, il 79% dei partecipanti al panel italiano concorda nel sostenere l’importanza di investire tempo e cura in temi sociali, etici e ambientali e tre quarti di loro si impegna a comprare prodotti di brand che si allineano con i propri valori. Proprio i brand, infatti, devono sentirsi, secondo l’85% dei panelisti, responsabili nei confronti dei consumatori e il loro influsso a livello socio-ambientale è un criterio sempre più rilevante nelle scelte di prodotto degli italiani: il 70% evita aziende i cui valori non sono in linea con i propri, il 74% si distanzierebbe da quelle con un impatto negativo e, specularmente, il 63% preferirebbe quelle impegnate in attività eticamente positive.
«Se il carovita costringe i consumatori a prestare maggiore attenzione alle spese e a rinunciare a quelle ritenute superflue, per i brand la grande sfida è quella di riuscire a valorizzarsi al meglio ai loro occhi per guadagnarsi un posto tra gli acquisti irrinunciabili», commenta Eliza Frascaro (nella foto), Head of Research Southern Europe & MEA di Toluna.
Il 1° e unico MAGAZINE DIGITALE BILINGUE dedicato alla marca del distributore e ai suoi protagonisti
De Matteis Agroalimentare è uno dei principali produttori italiani di pasta di grano duro, impegnato nel miglioramento della qualità dell’intera filiera di produzione, dal campo al prodotto finito. L’azienda è impegnata su diversi fronti per la riduzione del’impatto ambientale: riduzione delle emissioni di Co2, riduzione della plastica nel packaging, riduzione degli inquinanti e gas serra.
Harmony è il programma di coltivazione sostenibile del grano di Mondelez International. Nasce da un patto con agricoltori locali situati il più vicino possibile ai siti produttivi. Gli agricoltori sono incentivati tramite un sistema di premi a rispettare le pratiche agricole per coltivare il grano in modo sostenibile. Harmony prevede anche pratiche specifiche di valorizzazione della biodiversità.
Conapi ha avviato un protocollo volontario ambientale che mira a oggettivare e riconoscere attraverso uno specifico marchio, l’impegno delle imprese per una maggiore attenzione alla tutela della biodiversità e alla sostenibilità ambientale, economica e sociale.
Il marcio “Approved by Conapi Bees” è rivolto alle aziende di ogni settore. Ne parliamo con Nicoletta Maffini, direttrice generale di Conapi - Mielizia.
Intervistato nel corso della rassegna Zoomark 2023, il fondatore di Almo Nature Pier Giovanni Capellino racconta l’importanza della biodiversità, oggi minacciata da un modello economico basato sullo sfruttamento delle risorse. L’imprenditore ha creato la Fondazione Capellino per la salvaguardia della biodiversità a cui nel 2019 ha donato l’azienda Almo Nature.