GR Magazine 1/2024

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FOCUS

Energia e fonti rinnovabili

NO MORE PLASTIC PLEASE! NO MORE PLASTIC PLEASE!

GREEN RE TA IL ANNO II1/2024
GR MAGAZINE
FOCUS
e riciclo INTERVISTA Tetra Pak Esseoquattro
Riuso

Magazine del quotidiano online www.greenretail.news

Marzo 2024

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FOCUS

Riuso & riciclo Riciclo, mon amour

Repower: il 2024 è un anno cruciale per la mobilità sostenibile

No more plastic, please!

Tra riciclo e sicurezza alimentare: l’innovazione per Tetra Pak

Il packaging (riciclabile) come strumento di comunicazione: l’intuizione di Esseoquattro

Rovagnati investe nel solare Renantis: entra in esercizio l’impianto agrivoltaico a Scicli Parmalat sensibilizza i consumatori al riciclo Continuano le installazioni di colonnine elettriche Powy nel retail

Energia e fonti rinnovabili

Un’energia da rinnovare

Raccolta selettiva e “bottle to bottle”: chiave di volta per la sostenibilità ambientale

Humana People to People e Unes: raccolte oltre 7.800 tonnellate di abiti usati

Creare valore per le persone e il pianeta: MD presenta il primo bilancio di sostenibilità

Coop ottimizza la gestione delle scorte con le soluzioni Relex

Logistica sostenibile: La Molisana conferma la partnership con Chep Italia

Prodotto, partnership, persone e pianeta: le 4 P della sostenibilità di Action L’impegno di Pasta Armando per la sostenibilità Da Parmalat arriva la nuova bottiglia in R-Pet bianco

Aspiag Service: due linee green entrano nell’offerta di prodotti a marchio

SOMMARIO | GRM
editoriale EDITORIALE LOGISTICA E PROCESSI INTERVISTA PROTAGONISTI INTERVISTA COVER PERSONE E IMPRESE VIDEO 3 34 10 25 16 28 4 37 Meno plastica, più riutilizzo e riciclo
13 20
FOCUS 1 OSSERVATORIO PLEF SUCCESSI E STRATEGIE 18 32
IN IRLANDA IL PROTAGONISTA È L'AGRICOLTORE. ‘ Distribuito in Italia da Emmi Italia S.p.a. | ufficiocommerciale@emmiholding.com | +39 0322 1918000

MENO PLASTICA, PIÙ RIUTILIZZO E RICICLO

La quantità di rifiuti di imballaggio cresce a un ritmo più rapido del Pil. Negli ultimi 10 anni i rifiuti di imballaggio sono aumentati di oltre il 20% nell’Unione Europea e la Commissione europea prevede un ulteriore aumento del 19% entro il 2030.

Evidentemente le merci devono essere imballate per essere protette e trasportate in sicurezza, ma gli imballaggi hanno un impatto significativo sull’ambiente e sull’uso dei materiali vergini. Sono infatti tra i principali prodotti ad impiegare materiali vergini: il 40% della plastica e il 50% della carta utilizzate nell’UE sono infatti destinati agli imballaggi. Le norme del Green Deal europeo intendono mettere fine a questa tendenza, garantendo opzioni di imballaggio riutilizzabili, eliminando gli imballaggi superflui e limitando l’over-packaging, con l’utilizzo di etichette chiare a sostegno di un corretto riciclaggio. L’obiettivo è mettere il settore degli imballaggi sulla buona strada per conseguire la neutralità climatica entro il 2050.

Bioplastiche e imballaggi più sostenibili vogliono dire nuove opportunità commerciali nella transizione verde, innovazione e nuove competenze, posti di lavoro a livello locale e risparmi per i consumatori. Costruire una transizione ecologica può diventare realistico agendo però su tutte le leve strategiche disponibili: dalle fonti rinnovabili e combustibili verdi all’elettrificazione dei processi termici, all’efficienza energetica, all’economia circolare, ai combustibili low carbon. La decarbonizzazione dell’economia e anche del settore del packaging deve avvenire senza rischiare la scomparsa di interi comparti industriali dall’Italia e dall’Europa, solo nel quadro di uno sforzo collettivo degli stati nazionali e della UE, oltre che delle imprese e dei consumatori. Occorre creare le giuste condizioni affinché i principi dell’economia circolare (ridurre, riutilizzare, riciclare) possano davvero funzionare. Produttori e aziende del retail svolgere un ruolo importante nell’educare i consumatori sull’uso responsabile della plastica e sull’importanza del riciclo. Questo può includere campagne di sensibilizzazione, etichettatura chiara sui prodotti per indicare le opzioni di riciclo e la fornitura di informazioni sulle corrette pratiche di smaltimento.

EDITORIALE | GRM
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No more plastic, please!

Da materiale innovativo e altamente performante a una delle prime fonti d’inquinamento. E’ il percorso della plastica che, pur mantenendo inalterate tutte le sue qualità positive determina, se immesso in maniera incontrollata nell’ambiente, una serie di problematiche di difficile risoluzione. Le alternative per un mondo plastic free esistono e sono all’insegna dell’innovazione, della sostenibilità e della sensibilità ambientale di consumatori, produttori e realtà della Gdo.

Antropocene: così in molti chiamano la nostra epoca, nella quale la specie umana tenta di plasmare il pianeta a suo uso e consumo, con le inevitabili conseguenze sull’ambiente, sulle altre specie e sul pianeta stesso. Ne conseguono problematiche di livello globale quali l’inquinamento generalizzato, la perdita di biodiversità, i mutamenti climatici e, “last but not least”, la dispersione delle plastiche.

Plastiche la cui produzione è lievitata in particolare negli ultimi 15 anni, favorita dalle loro capacità d’incidere positivamente in qualsiasi comparto produttivo, dei consumi e della vita di tutti i giorni. E di pari passo è cresciuta la loro dispersione nell’ambiente, destinata a contaminare ogni luogo della Terra (dai mari alle profondità degli oceani, dalle grandi montagne alle regioni polari), a inserirsi nelle catene alimentari fino ad interessare da vicino anche la salute. E ciò in particolare causa l’affermarsi nel tempo della cultura dell’”usa e getta”, ovvero un vero paradosso per le sostanze plastiche: materiali ideati e realizzati per durare nel tempo ed essere praticamente inattaccabili dagli agenti naturali il cui utilizzo si limita invece a pochi minuti (i cosiddetti monouso), per trasformarsi in “rifiuti” che producono effetti deleteri. Ciò soprattutto allorché tali materiali si degradano in frammenti sempre più piccoli (micro e nanoplastiche), andando a intaccare gli esseri viventi sino a livello cellulare.

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Ma stiamo dando i numeri?!

In base ai dati e alle stime più attuali, pur con tutte le difficoltà del caso legate alla misurazione di un fenomeno così vasto e complesso, fornite in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente Onu del giugno scorso (focalizzatasi proprio sulle soluzioni per diminuire l’inquinamento da plastica), sono circa 11 milioni le tonnellate di rifiuti di plastica che confluiscono annualmente negli oceani, che divengono 19-23 milioni considerando quanto viene immesso nei corpi d’acqua dolce. Una cifra che potrebbe triplicare entro il 2040. La produzione attuale mondiale di plastica ammonta all’incirca a 430 milioni di tonnellate, di cui la metà sono usate una sola volta, mentre il riciclo copre, desolatamente, meno del 10% del totale.

A sua volta, l’Unep, nel documento intitolato “Chiudere il rubinetto: come il mondo può mettere fine all’inquinamento da plastica e creare un’economia circolare”, sottolinea come il passaggio a quest’ultima farebbe risparmiare qualcosa come 4.500 miliardi di dollari, incrementando, sempre entro il 2040, i posti di lavoro di 700mila unità. Grazie alle soluzioni fondate sulle “3R” (riuso, riciclo e riorientamento produttivo) si avrebbe nei prossimi 17 anni una consistente riduzione dell’inquinamento. Riduzione col riuso pari al 30%, col riciclo ammontante a un altro 20% (che salirebbe fino al 50% togliendo i sussidi ai combustibili fossili e migliorando la riciclabilità) e con l’uso in produzione di materiali alternativi consistente in un ulteriore 17%.

COVER | GRM 5

La produzione mondiale di plastica ammonta a 430 milioni di tonnellate, di cui la metà sono usate una sola volta, mentre il riciclo copre meno del 10% del totale. Creare un’economia circolare farebbe risparmiare 4.500 miliardi di dollari, incrementando i posti di lavoro di 700mila unità.

In ambito globale, con la produzione e l’incenerimento della plastica sono state immesse in atmosfera più di 850 milioni di tonnellate di gas serra. Le microplastiche rilasciate in acqua raddoppierebbero le loro quantità: 44 milioni nel 2060.

A disegnare il panorama da qui al 2060, allorché saremo ben 10 miliardi a calcare il suolo del pianeta, è poi il Global Plastics Outoook dell’OECD, che indica come per tale data il consumo di plastica e i relativi rifiuti triplicherebbero in volume rispetto a oggi. Nel baseline scenario, il testo indica come si passerebbe dai 460 milioni di tonnellate di plastica usate nel 2019 agli 1,3 miliardi di tonnellate nel 2060. A trascinare la produzione e l’utilizzo della plastica prodotta a livello mondiale saranno in particolare le economie emergenti: se oggi infatti i paesi Ocse consumano il 46% della plastica ed India e Cina il 35%, da qui a 27 anni i primi consumatori saranno i paesi non Ocse, col 64% del totale, Cina in testa. Un problema che, peraltro, si rifletterà soprattutto sul packaging.

Senza che varino le politiche di gestione della problematica, gli scenari futuri indicano che a dominare il panorama globale saranno ancora le plastiche derivanti da materiali fossili non riciclabili e che ben il 50% dei materiali plastici finiranno ancora in discarica (e solo il 17% riciclati).

Fra l’altro, i dati (2018) del Parlamento europeo indicano che in Europa viene riciclato circa un terzo dei rifiuti in plastica; una quantità troppo piccola, mentre le stime degli studiosi dicono che, in ambito globale, con la produzione e l’incenerimento della plastica siano state immesse in atmosfera più di 850 milioni di tonnellate di gas serra nel 2019 e che tale dato, continuando con gli scenari attuali, potrebbe salire a 2,8 miliardi di tonnellate nel 2050. Emissioni, quelle dovute al ciclo della plastica che il citato documento dell’OECD quantifica in 1,8 Gt (gigatonnellate) di CO2 equivalente nel 2019 (pari al 3,7% del totale dell’emissioni di gas mondiali), che lieviteranno a 4,3 Gt nel 2060 (4,5% dell’emissioni globali). Così mentre a loro volta le famigerate microplastiche rilasciate in acqua raddoppierebbero le loro quantità: da 22 milioni di tonnellate nel 2019 a 44 milioni nel 2060.

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È necessario e urgente porre rimedio alla proliferazione della produzione e dell’uso delle materie plastiche in tutti gli ambiti, primo dei quali il packaging.

L’innovazione tecnologica ha dimostrato che vi sono numerose alternative sostitutive, ecologiche e altrettanto performanti.

A partire dal 1°

gennaio 2030 verranno vietate nello specifico alcune tipologie di formato degli imballaggi monouso.

Ce lo chiede l’Europa: packaging “plastic free”

È più che mai necessario e urgente porre rimedio alla proliferazione della produzione e dell’uso delle materie plastiche, attuando una vera e propria politica “plastic free” in tutti gli ambiti in cui ciò è possibile, primo dei quali il packaging.

Perché è proprio in questo campo in cui tale politica può trovare ampio spazio, cioè quello in cui vengono utilizzati materiali monouso, sicuramente i più impattanti e inutilmente dispendiosi. Ciò soprattutto quando ormai la ricerca e l’innovazione tecnologica hanno dimostrato ampiamente che in quest’ambito vi sono numerose alternative sostitutive, ecologiche e altrettanto performanti in termini di protezione, sicurezza, igiene e conservabilità dei prodotti destinati a esservi contenuti, che vanno sotto il generico nome di “bioplastiche”. A tracciare la strada in tal senso è l’UE, che da tempo promuove l’eliminazione della plastica in particolare appunto nel packaging, con tutta una serie di direttive che riguardano da vicino il settore: dal Green Deal europeo alla Direttiva Sup, dalla Direttiva quadro sui rifiuti alla Direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio.

Proprio all’inizio di questo mese risale l’accordo provvisorio raggiunto dal Consiglio UE e dal Parlamento europeo in merito al Ppwr (Packaging and packaging waste regulation - Regolamento sul packaging e sui rifiuti d’imballaggio), che conferma la richiesta di una diminuzione dei rifiuti da imballaggio, come inizialmente previsto dalla Commissione europea: - 5% entro il 2030, -10% nel 2035 e -15% entro il 2040.

A partire dal 1° gennaio 2030 verranno vietate nello specifico alcune tipologie di formato degli imballaggi monouso, come ad esempio quelle per: frutta e verdura fresca non trasformata, alimenti e bevande riempiti e consumati nei bar e nei ristoranti, porzioni individuali (condimenti, salse, panna, zucchero…), prodotti in miniatura da toilette negli alberghi, ecc.

Divieti che concernono appunto gli imballaggi in plastica, a meno che questa non sia compostabile o che venga raccolta e smaltita (come avviene nel nostro Paese, in virtù di una filiera efficace e consolidata) o che si presenti in modo composito (abbinata per esempio con la carta). A essere bandite saranno pure le borse di plastica sotto i 15 micron, le più leggere, salvo che non servano per motivi igienici o per gli alimenti sfusi, al fine di evitare gli sprechi alimentari, così come vietato sarà l’uso negli imballi che vengono a contatto degli alimenti dei “forever chemicals” (tipo i famigerati Pfas).

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COVER | GRM

Just Eat per ridurre l’inquinamento da plastica nelle consegne di cibo a domicilio, fornisce ai ristoranti partner box sostenibili a base di alghe marine, completamente riciclabili e compostabili a livello domestico.

Gruppo FLO ha progettato e sviluppato un’innovativa gamma di prodotti per alimenti in materiale di origine 100% naturale.

Sammontana ha fatto un nuovo imballo monomateriale riciclabile e realizzato con il 15% di plastica in meno.

E le aziende non stanno a guardare…

Intanto però molti produttori e attori della Gdo si sono mossi per tempo nell’ottica della riduzione, del riciclaggio o dell’azzeramento dei loro prodotti e imballi in plastica monouso, forti delle costanti innovazioni tecnico-scientifiche a riguardo. Tra le tante iniziative recenti, è da citare Just Eat, che, per ridurre l’inquinamento da plastica nelle consegne di cibo a domicilio, ha annunciato ad Host 2023 una collaborazione con Notpla, vincitore del premio Earthshot Prize 2022 per il clima, al fine di fornire ai ristoranti partner box sostenibili a base di alghe marine, completamente riciclabili e compostabili a livello domestico.

A sua volta, il Gruppo FLO ha annunciato di essere la prima realtà europea a progettare e sviluppare “Alpha”, innovativa gamma di prodotti per alimenti (bicchieri, piatti e posate) in materiale di origine naturale al 100%, cioè pura cellulosa rivestita in esterno da Qwarzo, rivoluzionario coating prodotto dall’omonima azienda bresciana, capace di potenziare le caratteristiche della carta cui viene applicato, senza che se ne alteri la riciclabilità e la compostabilità.

Vi è poi Sammontana, che nell’annunciare come la sua gamma buste “Tre Marie” abbia vinto il premio “Prodotto dell’Anno” nella categoria pasticceria surgelata, primario riconoscimento all’innovazione in Italia basato sul voto dei consumatori, ha fatto presente che il nuovo imballo monomateriale della gamma è riciclabile e realizzato con il 15% di plastica in meno rispetto alla versione precedente.

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Nel campo della Gdo va ricordato l’impegno costante di Coop, che risulta l’unica realtà italiana del settore ad aver aderito alla “Pledging campaign” dell’UE, che promuove l’uso della plastica riciclata, e alla Circular Plastic Alliance, voluta dalla CE per ridurre la produzione di nuove materie plastiche e incentivare il riciclo. Il che dovrebbe portarla, entro il 2025, a risparmiare in totale 6.400 tonnellate annue di plastica vergine, in virtù dell’uso di plastica riciclata. Tra le ultime sue campagne vi è “Un mare di idee per le nostre acque”, che in tre anni, tramite l’installazione in collaborazione con LifeGate di 46 Seabin (cestelli elettronici collocati nelle acque dei porti in grado di raccogliere anche plastiche e microplastiche), ha favorito la raccolta di più di 59,4 tonnellate di rifiuti.

Chi già dal 2019 non vende stoviglie di plastica, anticipando così la relativa direttiva europea e il tetto imposto da Federdistribuzione è Unes, impegnata altresì a investire in packaging e imballaggi più sostenibili. Come per esempio per le confezioni da 4 e 6 uova a marchio “il Viaggiator Goloso” e “U! Confronta e Risparmia”, con pack riciclabili e smaltibili nella carta. Nonché per alcune referenze di verdure surgelate “il Viaggiator Goloso il Biologico”, con pack realizzati in plastica compostabile smaltibile nell’organico e certificati TUV ok compost

Ed è convinta delle problematiche insite nei rifiuti plastici anche Lidl Italia, che ha aderito a REset Plastic, strategia internazionale per la plastica di Schwarz Gruppe di cui fa parte, che contempla azioni a tutto tondo: dal non-utilizzo al design, al riciclo e all’eliminazione, fino all’innovazione e alla sensibilizzazione. Il tutto per ridurre l’impiego della plastica e creare dei cicli chiusi. Da qui i suoi obiettivi per i prodotti a marchio, che mirano entro il 2025 a ridurre la plastica nelle confezioni del 30%, a renderne riciclabile il 100% del packaging e ad usare una media del 25% di materiale riciclato nelle confezioni in plastica dei prodotti stessi.

Coop, entro il 2025, arriverà a risparmiare in totale 6.400 tonnellate annue di plastica vergine, in virtù dell’uso di plastica riciclata.

Lidl Italia mira entro il 2025 a ridurre la plastica nelle confezioni del 30%, a rendere riciclabile il100% del packaging e ad usare una media del 25% di materiale riciclato nelle confezioni in plastica.

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COVER | GRM

Tra riciclo e sicurezza alimentare: l’innovazione per Tetra Pak

La multinazionale investe annualmente a livello globale 100 milioni di euro per migliorare il profilo ambientale dei propri cartoni per bevande.

Le partnership strategiche per incentivare il riciclo e dare una seconda vita ai packaging, innanzitutto. Ma anche l’educazione dei cittadini, l’abbattimento dell’impronta di Co2 dei materiali, il focus sulla corretta conservazione degli alimenti. Sono le principali direttrici dell’innovazione per Tetra Pak. Ne abbiamo parlato con Francesca Priora, sustainability director Tetra Pak South Europe

Pur essendo un imballaggio multimateriale, la confezione Tetra Pak è riciclabile: come avviene il riciclo? I materiali recuperati possono trovare una nuova vita e, se sì, in che forma? Le nostre confezioni in cartone sono completamente riciclabili laddove sia presente sul territorio un efficace sistema di raccolta differenziata e infrastrutture adeguate. Una volta raccolti e separati, i cartoni per bevande vengono inviati alle cartiere per il riciclo. In Italia abbiamo stretto partnership strategiche con Cartiere Saci e il Gruppo Lucart per dare nuova vita ai cartoni per bevande separando la parte di cellulosa, che torna a essere utilizzata come nuova carta per scatole, sacchetti o anche carta assorbente, e la frazione di plastica e alluminio (PolyAl), utilizzata come nuovo materiale per una varietà di applicazioni. Ad esempio la produzione di pallet Noè, grazie alla collaborazione tra Cpr System e Lucart avviata nel 2023 utilizzando PolyAl come materia prima principale. Altre collaborazioni per applicazioni di valore del PolyAl sono quelle che Tetra Pak ha stretto con FiloAlfa, che ha realizzato un filamento per la stampa 3D o con Leroy Merlin Italia, che ha messo in vendita una serie di piastrelle per esterni realizzata prevalentemente con PolyAl. Tornando al recupero dei cartoni per bevande, la partecipazione attiva dei cittadini è fondamentale. A loro spetta la responsabilità di una corretta raccolta differenziata secondo le modalità previste dal comune; per agevolarli abbiamo sviluppato il sito web Tiriciclo.it.

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Collaboriamo in tutto il mondo con numerosi stakeholder per promuovere la richiesta di materiali riciclati da parte del mercato e progettiamo le nostre confezioni in cartone in modo da aumentare il contenuto di fibre e l’utilizzo di materiali riciclati, investendo circa 30 milioni di euro all’anno per accelerare la raccolta e il riciclo dei cartoni per bevande. Questo, nel 2022, ha contribuito all’avvio a riciclo a livello globale di ben 1,2 milioni di tonnellate di confezioni con un obiettivo futuro ancora più ambizioso: insieme ai partner della Alliance for Beverage Cartons and the Environment (ACE), entro il 2030 Tetra Pak ha condiviso l’obiettivo di portare al 70% il tasso di riciclo di questa tipologia di confezioni nell’Unione Europea.

È possibile mettere a confronto le prestazioni ambientali del Tetra Pak con quelle delle bottiglie in Pet o di altre tipologie di packaging per alimenti e bevande?

Si, è possibile e ci sono studi indipendenti che realizzano degli assessment sul ciclo di vita dei prodotti per identificare le differenti prestazioni ambientali. È importante però considerare che si devono trovare risposte sempre più adeguate ai diversi alimenti o bevande, considerando che ogni prodotto ha caratteristiche nutrizionali e organolettiche intrinseche che ci devono obbligare a non avere un approccio unitario e soprattutto a valutare l’opzione di packaging migliore.

Nel 2025 sarà pronta la produzione industriale su larga scala della prima confezione asettica con barriera a base carta: quali vantaggi ambientali porterà?

Questa confezione sarà realizzata con circa l’80% di cartone e aumenterà il contenuto rinnovabile al 90%, riducendo di un terzo l’impronta di Co2 (33%). È stata certificata come Carbon Neutral da Carbon Trust™. Questo lancio fa parte di un processo di validazione tecnologica su larga scala che comprende circa 25 milioni di confezioni già attualmente disponibili a scaffale in Portogallo.

Su quali direzioni si focalizza l’attività di ricerca e sviluppo?

Tetra Pak investe annualmente a livello globale 100 milioni di euro per migliorare il profilo ambientale dei propri cartoni per bevande. Fanno parte di questo percorso la ricerca e lo sviluppo di confezioni realizzate con una struttura semplificata e un maggiore contenuto di materiali di base da fonti rinnovabili, come nel caso della barriera alternativa a base carta. Lo stesso impegno è rivolto anche all’innovazione degli impianti di processo e confezionamento, con l’obiettivo di offrire ai nostri clienti soluzioni impiantistiche sempre più efficienti, riducendo gli scarti di processo e il consumo di utilities. Impegnarsi a rendere il cibo sicuro e disponibile ovunque e proteggere ciò che è buono, (alimenti, persone e il pianeta) continua a rappresentare il nostro scopo, la spinta dietro le nostre innovazioni e ricopre un ruolo centrale nella Strategia 2030 e nei suoi cinque pilastri: qualità, sostenibilità, integrazione, ottimizzazione e innovazione.

11 INTERVISTA | GRM
con i packaging IDEABRILL esseoquattro.it

Riciclo, mon amour

L’ambito del riciclo, assieme a quello del riuso, vede il nostro Paese ai primi posti continentali, come ribadito nel rapporto “Il Riciclo in Italia 2023” della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile

Perno dell’economia circolare ed elemento chiave della strategia delle “4R”, il riciclo rappresenta uno dei modi più noti, accattivanti e semplici per mettere in atto comportamenti virtuosi a beneficio dell’ambiente. L’Italia è leader in questo campo, grazie all’impegno di consumatori, produttori e aziende della Gdo

di Pierangelo Piantanida

In un contesto europeo che si pone l’obiettivo di valorizzare al massimo l’economia circolare, al fine di ridurre il consumo energetico, l’uso di materie prime e l’inquinamento dell’ambiente, l’ambito del riciclo rappresenta, assieme a quello del riuso, uno strumento di fondamentale importanza.

Un ambito che vede il nostro Paese ai primi posti continentali, come ribadito nel rapporto “Il Riciclo in Italia 2023” della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, poiché il tasso di riciclo dei rifiuti speciali e urbani è pari al 72% (dati Eurostat), rispetto al 53% di media UE.

Un primato particolarmente evidente nel settore degli imballaggi, forte di un tasso di riciclo del 72% e di 10,5 milioni di tonnellate di imballaggi avviate al riciclo, su 14,5 milioni immessi al consumo (dati 2022 del Conai - Consorzio Nazionale Imballaggi). Ben più dei target europei fissati al 2025 (65%) e al 2030 (70%).

Peraltro, lo stesso Conai, nel suo recente XIII Rapporto banca dati 2023 su raccolta differenziata e riciclo, redatto assieme all’Anci – Associazione Nazionale Comuni Italiani, ha sottolineato che i dati della gestione dei rifiuti urbani mostrano come in Italia nel 2022 si sia conseguito il 65,1% di raccolta differenziata (+1,1% sul 2021), così da raggiungere gli obiettivi di legge fissati per l’anno. In termini assoluti, rispetto a quasi 29 milioni di tonnellate di rifiuti urbani prodotti, 18,6 milioni sono stati raccolti in modo differenziato, dei quali all’incirca 5,6 milioni sono stati imballaggi conferiti ai consorzi di filiera facenti parte dell’universo Conai.

13 FOCUS RIUSO & RICICLO | GRM

Più “ricicloni” che mai

Il valore economico per l’Italia attribuito nel 2022 al riciclo e recupero degli imballaggi è di oltre 3,2 miliardi di euro, frutto di una crescente sensibilità ambientale dei vari attori in causa: dai consumatori alle aziende produttrici, alle realtà del retail

Risultati cui hanno contribuito sicuramente gli obblighi legislativi così come i vantaggi economici, poiché, sempre a detta del Conai nel suo ultimo “Rapporto integrato di sostenibilità”, il valore economico per l’Italia attribuito nel 2022 al riciclo e recupero degli imballaggi è stato di oltre 3,2 miliardi di euro.

Ma che sono frutto anche di una crescente sensibilità ambientale dei vari attori in causa (dai consumatori alle aziende produttrici, alle realtà del retail), incrementata da alcune “date simbolo” che contribuiscono a diffondere informazione e a sensibilizzare vasti strati della società, quali la Giornata Nazionale del Riciclo e la Giornata Internazionale Rifiuti Zero, entrambe nel mese di marzo.

Così come la Paper Week promossa ad aprile da Comieco - Consorzio Nazionale per il Recupero e il Riciclo degli imballaggi cellulosici, in collaborazione con Federazione Carta e Grafica e Unirima e col patrocinio di Anci, Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e di Utilitalia. Un evento, alla sua quarta edizione, che nel 2023 ha coinvolto circa 50mila persone impegnate in più di 80 iniziative collaterali, realizzate in tutto il Paese dai cosiddetti “PaperWeeker”, ovvero degli “ambasciatori del riciclo”.

Nonché in virtù di specifiche iniziative miranti a incrementare, e premiare, la cultura della sostenibilità e circolarità, oltre che della prevenzione e dell’innovazione rispetto alla problematica dei rifiuti, nei comparti più propriamente imprenditoriali, fra cui l’undicesima edizione di Ecopack, il Bando che Conai dedica annualmente alle imprese che rivedono i propri imballaggi in un’ottica “green”. Lanciato a febbraio, prevede candidature aperte sino alla fine di aprile, con la successiva analisi dei casi da parte dell’Eco Tool Conai e il vaglio di una giuria di tecnici, mentre la cerimonia di premiazione si svolgerà il prossimo novembre.

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Il retail è in primo piano

Il 79% delle aziende intraprendere azioni di mobilità sostenibile, il 95% impiegare energia rinnovabile e l’89% autoprodurre elettricità da fonti rinnovabili

I retailer puntano ad implementare progetti che riducano l’impatto ambientale delle proprie attività, tra cui la trasformazione e il riciclo di scarti aziendali e l’uso di packaging riciclato

Otto aziende su 10 hanno formalizzato una policy che garantisce salute e sicurezza sul luogo di lavoro

Una sensibilità ambientale e innovativa cui non si sottrae, lo si è detto, il mondo del retail, come confermato ultimamente, fra gli altri, dall’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano, giunto alla decima edizione e le cui evidenze sono state presentate durante il convegno “Innovazione digitale nel Retail: ritorno al futuro”, svoltosi nel capoluogo lombardo. Lo studio sottolinea come, nel suo sviluppo futuro, il comparto non possa tralasciare le iniziative di sostenibilità ambientale e sociale. Di conseguenza, i retailer puntano sin d’ora a implementare progetti che riducano l’impatto ambientale delle proprie attività, tra cui nello specifico la trasformazione e il riciclo di scarti aziendali e l’uso di packaging riciclato.

Così dunque sono svariati gli esempi virtuosi che provengono dal settore, a cominciare dal 32mo ecocompattatore installato di recente (in un Carrefour Express aretino) da Etruria Retail, con la collaborazione del consorzio Coripet - Consorzio volontario per riciclo del Pet - grazie al progetto “Bottle to bottle”, che mira a collocare nei Carrefour toscani degli ecocompattori che consentono il riciclo delle bottiglie a uso alimentare in Pet (polietilene tereftalato).

E sempre nel campo del riciclo delle bottiglie in Pet, Iper La Grande i (insegna che peraltro festeggia quest’anno il 50° anniversario dell’attività) si avvale invece della collaborazione del consorzio CoreplaConsorzio Nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica - per installare i primi ecompattatori RecoPet nei propri punti vendita (al momento 13 quelli inaugurati).

Dal canto suo, MD ha dato risalto all’impegno per ridurre l’impatto sull’ambiente nel primo bilancio di sostenibilità, presentato in occasione della fiera Marca ad inizio anno. Vi si legge che la società mira a un packaging sostenibile, puntando su tre pratiche virtuose identificate in “riduzione, riuso, riciclo”. L’azienda usa per l’ortofrutta cassette in plastica Rpc (riutilizzabili e riciclabili) e altresì recupera e riutilizza il film plastico usato per gl’imballaggi tramite il progetto ReWind. Inoltre il 98% dei prodotti a marchio si avvale di packaging riciclabile, così come il 51% dei prodotti non-food si presenta con packaging in carta.

15 FOCUS RIUSO & RICICLO | GRM

Il packaging (riciclabile) come strumento di comunicazione: l’intuizione di Esseoquattro

L’azienda propone da oltre 45 anni linee di packaging per alimenti freschi. Il suo obiettivo è ridurre l’impatto sull’ambiente, rendendo le confezioni più riciclabili e mantenendo al tempo stesso le capacità di conservazione.

“Il packaging è necessario, non possiamo scegliere se usarlo o meno. Noi vogliamo trasformare questo costo in investimento. Abbiamo questo strumento che i nostri consumatori vedono ogni volta che aprono il frigo: usiamolo per comunicare”. Parola di Silvia Ortolani, direttrice commerciale di Esseoquattro. L’azienda padovana a conduzione femminile è specializzata negli imballaggi per alimenti freschi, che si distinguono per il sigillo della rosa.

Qual è la “data di nascita” del vostro impegno per la sostenibilità?

La nostra azienda nasce nel 1977 e oggi è alla seconda generazione. Più passa il tempo più mi rendo conto di quanto il fondatore, mio padre, fosse lungimirante e visionario. Fin da subito cercò di diminuire le grammature della carta, lavorando sulla qualità per garantire la medesima resistenza, e fu anche tra i primi ad abbandonare la produzione di carta paraffinata. Abbiamo sempre preparato il terreno per la sostenibilità, anche inconsciamente. Per le carte accoppiate, sin dai primi anni abbiamo fatto in modo che carta e film fossero facili da separare. All’epoca era un’utopia chiedere al consumatore di farlo, ma abbiamo comunque cercato di creare un’abitudine.

Tra le ultime novità ci sono i packaging antigrasso Olà. Quali sono i vantaggi ambientali rispetto alle altre soluzioni sul mercato?

Dopo la pandemia le abitudini alimentari sono cambiate, con una grande diffusione di street food e delivery. Questi alimenti (focacce, dolci, patatine) normalmente sono unti e vengono forniti in una vaschetta di plastica o di alluminio, che però occupa spazio in fase di trasporto e smaltimento. Assieme a un partner francese, dunque, abbiamo realizzato un materiale molto leggero (grammatura 40 o 70) che si può trasformare in vari imballaggi flessibili, come fogli di carta, sacchetti, coni. Si tratta di un kraft avana privo di imbiancanti ottici e che non fa trapassare olio e unto, né fa vedere l’alone dall’esterno. Il consumatore, infine, può riscaldare in forno o nel microonde l’alimento direttamente nel suo packaging di carta, senza necessità di usare (e lavare) altre pentole o contenitori.

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Può citare altri vostri pack vantaggiosi perché sono riciclabili o rappresentano alternative alla plastica monouso?

Ci tengo a chiarire che noi non demonizziamo la plastica né i contenitori rigidi: bisogna scegliere il packaging più idoneo per proteggere ogni specifico alimento, evitando così gli sprechi. I nostri incarti Ideabrill per esempio, composti da carta kraft di pura cellulosa a fibra lunga accoppiati a un film trattato, tutelano le caratteristiche organolettiche del prodotto prolungandone la shelf life. Il consumatore può riciclarli interi nella carta oppure separare i loro componenti.

Proprio gli errori (anche in buona fede) dei consumatori possono compromettere il buon esito del riciclo. Cosa fate per evitarli?

Siamo stati pionieri anche in termini di comunicazione, lavorando con un consumatore che nell’arco degli ultimi 15 anni è diventato sempre più attento, esigente e critico. Le etichette che stampiamo sui nostri packaging contengono tantissime informazioni, oltre al marchio della rosa che ormai è considerato come un sigillo di garanzia.

Quali sono le aree su cui vi state focalizzando nella ricerca e sviluppo?

Stiamo lavorando tanto per realizzare un prodotto completamente in kraft con coating funzionali che diano funzioni antiumido e antigrasso: sarebbe quindi un monomateriale perfetto per gli alimenti. Ad oggi, i prodotti monomateriale non sono salvafreschezza: finché non si trova una soluzione che allunghi la shelf life dell’alimento, a mio parere è meglio optare per un prodotto con più strati da separare per il riciclo.

C’è grande attenzione per il nuovo regolamento europeo sugli imballaggi. Quali sono gli aspetti più interessanti e quali invece più critici?

Sicuramente la confusione che si è creata a tutti i livelli non aiuta. Noi chiediamo innanzitutto chiarezza, sia per gli operatori sia per i consumatori, con linee guida comuni per gli Stati membri nel più breve tempo possibile. L’Italia in questi anni ha raggiunto ottimi risultati sul riciclo dei materiali: auspichiamo che tutto questo lavoro non venga buttato via.

17 INTERVISTA | GRM

RACCOLTA SELETTIVA E “BOTTLE TO BOTTLE”:

chiave di volta per la sostenibilità ambientale

L’associazione per la sostenibilità d’impresa PLEF Ets ha chiesto al suo socio Coripet un approfondimento sul tema dell’efficientamento del sistema delle raccolte selettive in relazione agli obiettivi europei imposti dalla Direttiva SUP (Single Use Plastic) e dal regolamento sugli imballaggi (PPWR) e come sta rispondendo la cittadinanza.

Michele Paccillo, PLEF – Planet Life Economy Foundation

Sono tre le R che ormai da anni la Comunità Europea persegue come filo conduttore per ridurre gli impatti ambientali: ridurre, riusare e riciclare. Mai come in questo periodo si parla di raccolta di bottiglie in Pet e del loro riciclo, perché nel 2019 con la Direttiva SUP la comunità europea ha introdotto un nuovo concetto: da un lato raccogliere di più e dall’altro ha introdotto l’obbligo di utilizzare il riciclato per produrre nuove bottiglie.

Nella raccolta del Pet, da qualche anno, è stata intrapresa una nuova strategia che si aggiunge, senza sostituirsi, a quella tradizionale della raccolta differenziata, e consiste nella raccolta selettiva, un percorso specifico per le bottiglie ad uso alimentare “bottle to bottle” che permette di accelerare nella road map tracciata dalla Direttiva SUP.

In Italia, il consorzio Coripet sin dal 2020 sta adottando proprio questa strategia attraverso l’installazione di macchine intelligenti in tutto il territorio nazionale. Coripet rappresenta un meccanismo di filiera integrata che comprende sia i converter (ossia chi trasforma il Pet) sia i produttori di bottiglie, che i consumatori. Il Consorzio copre oltre il 50% del mercato e, considerando i dati globali del riciclo in Italia – 290mila tonnellate di bottiglie Pet riciclate a fronte di un output di oltre 220mila tonnellate di R-Pet e un fatturato di circa 310 milioni di euro – rappresenta una “fetta” consistente del sistema.

Plef - Planet Life Economy Foundation

La mission di Plef ETS è studiare, definire, promuovere e diffondere strategie d’impresa rispettose del vincolo di sostenibilità (ambientale, sociale ed economica). Lo scopo dell’associazione è favorire l’incontro tra università, impresa, società civile per mezzo di attività di networking, progetti e attività di formazione e ricerca e promuovere la realizzazione di un nuovo modello economico e sociale (Renaissance Economy) in grado di generare vero valore, superando le tesi contrapposte della crescita e della decrescita. Conta oltre 100 soci aderenti ed è membro attivo del Consiglio Nazionale della Green Economy e di ASviS - Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile. L’Associazione, infatti, vuole dare il suo contributo nell’aumentare la consapevolezza nei cittadini e nelle aziende dell’urgenza della transizione climatica e dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

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R-Pet (Recycled Pet) è un polimero ottenuto attraverso processi di recupero e riciclo meccanico delle bottiglie PET post consumo che prevedono semplici passaggi: la selezione, il lavaggio, la macinazione e la estrusione del materiale. Il Pet riciclato si può così utilizzare per la creazione di innumerevoli prodotti, con importanti benefici per l’ambiente. Per riutilizzarlo in forma di bottiglia per alimenti deve, però, provenire dal recupero di contenitori in Pet a loro volta nati per alimenti con processi di riciclo “sicuri” e idonei da un punto di vista sanitario. Per questo è importante la separazione delle bottiglie da tutto il resto a monte con la raccolta selettiva “bottle to Bottle” e gli eco-compattatori.

Il ruolo di Coripet

La mission di Coripet è quella di gestire direttamente il fine vita delle bottiglie in PET immesse sul mercato dai propri consorziati, incrementare i livelli di riciclo e creare la filiera italiana del “bottle to bottle”, ovvero R-Pet idoneo al diretto contatto alimentare. Ad oggi sono presenti 1.247 eco-compattatori in tutta Italia, per un totale di 400 milioni di bottiglie riciclate.

Coripet ha avviato sinergie importanti con gli enti locali, grazie anche all’accordo con Anci siglato nel 2020, che serve 6.855 comuni in tutta Italia, ovvero più del 92% di tutta la popolazione. Nel settore privato, ha stretto molti accordi con i principali player della Gdo e la raccolta ha fatto registrare una crescita in termini di volumi riciclati del 25%. Un dato che sta al passo con gli obblighi previsti dalla direttiva SUP: entro il 2025, si dovrà usare per la produzione almeno il 25% di R-Pet e raccogliere il 77% di tutte le bottiglie immesse sul mercato nazionale. Per centrare il target, si stima che saranno necessarie altre 100mila tonnellate di Pet alimentare riciclato e almeno 120mila tonnellate l’anno di bottiglie in più da raccogliere in maniera differenziata.

Dall’inizio del 2024, la UE ha alzato ancora di più l’asticella, stabilendo che entro il 2040 la quantità di R-Pet possa raggiungere il 65% a bottiglia, mentre la raccolta dovrà superare nel 2029 il 90% della produzione. Inoltre, l’UE chiede che venga incentivato il riciclo di bottiglie consumate in Europa e che tale processo sia garantito attraverso una tracciabilità precisa, a tutela della sicurezza e della salute dei consumatori. Anche su questo fronte Coripet è già allineata da tempo.

La risposta dei cittadini

LE

contenute nella Direttiva Europea SUP 2019 (Single Use Plastics) già approvata ed operativa.

2025

2029

Min. 25% di RPET nelle nuove bottiglie

Min. 77% di raccolta bottiglie PET

Min. 30% di RPET nelle nuove bottiglie

Min. 90% di raccolta bottiglie PET

Inoltre, secondo la recente decisione di esecuzione 2023/2683, il PET riciclato da utilizzare per le nuove bottiglie non potrà più essere extra europeo, ma dovrà derivare dal riciclo di bottiglie consumate in Europa

ATTUALMENTE IN DISCUSSIONE

presso la UE nel PPWR conosciuto anche come regolamento imballaggi.

2029

Introduzione di sistemi di cauzione obbligatoria (a meno che non si raggiunga il 90% di raccolta differenziata per il riciclo)

LA SELETTIVA DI CORIPET

1.200

Compattatori sul territorio

820.000

Download App Coripet dell’

2040

Min. 65% di RPET nelle nuove bottiglie

Il bottle to bottle è una metodologia premiante per l’ambiente. Secondo uno studio promosso da Coripet, infatti, emerge che la produzione di una tonnellata di Pet riciclato ottenuto con la raccolta selettiva e la logistica ottimizzata, porta ad una riduzione delle emissioni di anidride carbonica di circa il 24% rispetto alla raccolta tradizionale. Un vantaggio enorme per l’ambiente, compreso e recepito dai cittadini che hanno collaborato alla raccolta tramite gli eco-compattatori. Ad oggi l’App Coripet ha registrato oltre 820.000 download e gli utenti hanno ottenuto sconti pari a due milioni di euro grazie ai partner che supportano il progetto: chi conferisce le bottiglie ottiene premialità. I punti accumulati dagli utenti prevedono la possibilità di ottenere biglietti per il trasporto urbano, sconti sulla tassa sui rifiuti, sconti sulla spesa al supermercato o al mercato rionale ecc. Il binomio raccolta selettiva e riciclo è un imperativo ambientale. Ma per essere pienamente realizzato è necessaria la collaborazione delle aziende - pronte ad accogliere la sfida di una completa economia circolare - e dei cittadini consapevoli e attenti alla salute del pianeta.

OSSERVATORIO PLEF | GRM 19
NOVITÀ IN ARRIVO

Un’energia da rinnovare

Gli ambiti nei quali porre mano ad un’ottimizzazione e ad un efficientamento energetico in campo aziendale non mancano, non ultimo quello della grande distribuzione

Spinte normative e costi da contenere, ma anche una visione più sostenibile dell’attività. Le “molle” per propendere verso il contenimento dei consumi e l’efficientamento energetico non mancano e sono sempre più numerose le realtà aziendali che scelgono questa strada. Con un occhio di riguardo all’implementazione delle energie rinnovabili.

di Pierangelo Piantanida

Superfici commerciali o produttive, catene di fornitura, distribuzione o trasporto, attività operative, gestionali o di controllo… Gli ambiti nei quali porre mano ad un’ottimizzazione e ad un efficientamento energetico in campo aziendale non mancano, praticamente per tutti i settori economici, non ultimo quello della grande distribuzione e delle realtà ad essa collegate. Soprattutto se si pensa, in primo luogo, a quanto stabi-

liscono le norme in materia di risparmio di energia e materie prime, diminuzione degli sprechi e riduzione delle emissioni che alterano l’equilibrio climatico. Ma anche, e non certo secondario, al contenimento dei costi della bolletta energetica.

Normative da accelerare

In particolare, il parametro normativo da tenere in considerazione è quello che fissa gli obiettivi di risparmio energetico da realizzare entro il 2030, nel contesto del Green Deal europeo. E quindi il pacchetto di misure Fitfor-55, che in materia di clima ed energia prevede una minima riduzione del 55% delle emissioni di gas a effetto serra appunto entro l’anno citato. Obiettivo cui l’UE ha dato di recente un’accelerazione, con una modifica a marzo dell’anno scorso della direttiva sull’efficienza energetica, nella quale si chiede che i Paesi aderenti riducano i loro consumi energetici di almeno l’11,7% entro il 2030, rispetto alle proiezioni dello scenario di riferimento del 2020.

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Il parametro normativo da tenere in considerazione è quello che fissa gli obiettivi di risparmio energetico da realizzare entro il 2030, nel contesto del Green Deal europeo L’obiettivo da conseguire da qui al 2030, è di 125-150 GW installati

Modifica che il Consiglio dei ministri UE ha adottato definitivamente a fine luglio 2023. Scenario cui possono contribuire fattivamente le FER – Fonti di Energia Rinnovabile, di cui anche il nostro Paese si sta dotando, seppure con un ritmo di crescita ancora troppo basso se si guarda all’obiettivo da conseguire da qui al 2030, ovvero di 125150 GW installati.

Come sottolinea difatti il Renewable Energy Report 2023 dell’Osservatorio Energy&Strategy del Politecnico di Milano, per quanto riguarda i nuovi impianti a fonte rinnovabile nel 2022 si sono installati all’incirca 3 GW (contro i 9-10 che si dovrebbero invece installare annualmente, cioè 7,2 di fotovoltaico e 2,8 di eolico).

Andando avanti di questo passo, annota il report, “ci troveremmo al 2030 con una copertura del fabbisogno elettrico di solo il 34%, contro il 65% richiesto dal Fitfor-55 e percentuali ancora superiori per raggiungere il target REPowerEU (almeno il 75% di fonti rinnovabili rispetto al fabbisogno elettrico lordo e l’84% rispetto alla generazione elettrica nazionale)”.

Dati ribaditi e attualizzati a fine febbraio 2024 in una conferenza organizzata dal Centro Levi Cases dell’Università di Padova, dove si è rimarcata la lentezza della transizione energetica del Bel Paese, poiché nel 2023 sono stati installati oltre 5 GW d’impianti a fonti rinnovabili, quindi sempre molto lontani dall’obiettivo ideale.

Da qui la necessità di un “salto di qualità” nel settore e di un’accelerazione dei provvedimenti normativi che lo riguardano. In tal senso, all’inizio di febbraio ha visto la luce la Legge 11/2024 di conversione del Decreto Energia 181/2023, che prevede azioni per sviluppare le filiere delle rinnovabili (tra le quali la geotermia e l’eolico off-shore) e misure per la sicurezza energetica, nonché per decarbonizzare le aziende gasivore ed energivore. Grazie a tale provvedimento, in base alle stime del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, gli investimenti attivabili ammonterebbero a 27,4 miliardi di euro.

21 FOCUS ENERGIA E FONTI RINNOVABILI | GRM

Costi da tenere sott’occhio

Determinante per le imprese è il fattore costo. Per contrastarlo e contribuire al contenimento dei consumi energetici del Paese, le realtà alimentari e non facenti capo a Federdistribuzione hanno adottato delle linee guida volontarie

Determinante per le imprese è infatti pure il fattore costo, di cui già nell’estate del 2022 si dicevano preoccupate all’unisono le sigle rappresentative della Gdo (Confcommercio, Federdistribuzione, Conad e Coop), chiedendo al Governo misure urgenti e precise in tema di crisi energetica, ma anche riguardo al risparmio dell’energia e alla transizione energetica.

Per contrastare tale fattore, e contribuire al contenimento dei consumi energetici del Paese, dall’autunno 2022 le realtà alimentari e non facenti capo a Federdistribuzione hanno adottato delle linee guida volontarie al fine di contenere i consumi di energia, focalizzandosi soprattutto sull’abbassamento dell’illuminazione nei punti vendita, sull’ottimizzazione della climatizzazione caldo-freddo e su misure concernenti le attività operative per aumentare l’efficienza energetica totale (anche grazie all’auto-produzione di elettricità tramite le FER).

Presentando nel maggio scorso il Report di sostenibilità di settore della Distribuzione moderna 2023, curato col supporto metodologico di Altis – Alta scuola impresa e società- dell’Università Cattolica di Milano, la stessa Federdistribuzione evidenziava come le realtà aderenti pongano ap-

punto grande attenzione a ridurre i consumi energetici: il 95% usa energia rinnovabile, l’89% autoproduce elettricità da fonti rinnovabili e il 58% acquista energia green da fornitori terzi.

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Esempi che fanno scuola

Non vanno scordati gli esempi che provengono dalle aziende fornitrici dell’ambito retail, indirizzate a fare la loro parte per la sostenibilità ed a puntare in modo crescente sulle energie rinnovabili

Best practices a tal riguardo sono attribuite nel documento di Federdistribuzione a Bennet, Bricoio, Esselunga, Ikea, Iper La grande i, Italmark, Leroy Merlin, Lidl, OVS, Penny Market e Selex.

Ma non vanno scordati altresì gli esempi virtuosi che provengono dalle aziende fornitrici dell’ambito retail, indirizzate a fare la loro parte per la sostenibilità ed a puntare in modo crescente sulle energie rinnovabili.

A primeggiare nell’uso delle rinnovabili, e spesso ad essere presenti anche nelle classifiche che premiano la sostenibilità d’impresa, come quella dei Leader della sostenibilità 2023 de Il Sole 24 Ore - Statista, sono per esempio (oltre a Conad, Coop Alleanza 3.0, Esselunga e OVS) anche Barilla, Calzedonia, Campari, Davines Società Benefit, De Longhi Group, F.I.L.A., Ferrero, Fratelli Carli Società Benefit, Gruppo Colussi, Gruppo Orsero, La Doria, Lavazza, Massimo Zanetti Beverage Group, Monini, Newlat Food, Oleificio Zucchi, Sanpellegrino, Sofidel, Berlucchi, Feudi di San Gregorio Società Agricola e Gruppo Zucchi.

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FOCUS ENERGIA E FONTI RINNOVABILI | GRM Trend degli investimenti in efficienza energetica in Italia (Fonti: rielaborazione E&S su database proprietari, interazioni con operatori del settore e dati Assoclima, Terna, Comoli e Ferrari, Assotermica) - Estratto Report Energy Efficiency 2023.

Introduce e modera

Stefania Lorusso direttrice editoriale EDIZIONI DM

Partecipano

Giulia Monica insight analyst NIQ

Gabriele Caimi category manager freschissimi GRUPPO VÉGÉ

Stefano Giannelli responsabile business unit latte e derivati COOP ITALIA

Luca Pirino category manager SELEX

Paolo Slaviero director national buying ALDI ITALIA

Diego Farinazzo direttore vendite Italia BERGADER

Raffaele Garofalo presidente FATTORIE GAROFALO

Lucia Sisti head of marketing Italia GRANAROLO

Matteo Torchio brand sales Gdo, marketing e pubbliche relazioni INALPI

Stefano Ziliotti direttore commerciale e marketing GRUPPO MARENCHINO

Partecipazione gratuita, iscrizione obbligatoria info: eventi@edizionidm.it

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Repower: il 2024 è un anno cruciale per la mobilità sostenibile

Il gruppo attivo nel settore energetico e della mobilità sostenibile ha pubblicato l’ottava edizione del White Paper “La mobilità sostenibile e i veicoli elettrici” che analizza i principali dati dell’automotive e dell’e-mobility, all’interno di uno scenario energetico e legislativo in evoluzione.

“Otto anni di White Paper ci danno una visione dettagliata di come si sia evoluto lo scenario della mobilità. La realtà attuale – commenta Fabio Bocchiola, CEO di Repower Italia - è fatta di segnali incoraggianti ma anche di preoccupazioni per l’impatto reale di una rivoluzione che non è in discussione se non nei tempi della sua piena applicazione. Ci siamo lasciati alle spalle un anno caratterizzato da luci e ombre, con alcuni settori che sono andati avanti a passo sostenuto, come le infrastrutture di ricarica, e altri meno, come le vendite di auto a zero emissioni: il panorama generale della mobilità sostenibile è quindi in costante evoluzione vista la velocità con cui cambiano tecnologie e le soluzioni per gli utenti. Una prima conclusione che possiamo trarre da questo White Paper è che stiamo cambiando il modo di muoverci: per avanzamento tecnologico e convenienza economica, per motivazioni di accresciuta coscienza ambientale e per consapevolezza che l’automobile di proprietà spesso non è più un simbolo di libertà sociale, ma spesso ne rappresenta un ostacolo”.

25 PROTAGONISTI | GRM

Positivi i numeri per l’elettrico

In Italia il settore automotive si è ripreso dopo un 2022 difficile: nel 2023 si è registrato un +18% di immatricolazioni (1.572.144 contro le 1.322.096 del 2022). Segno più anche per l’elettrico con 66.276 nuove immatricolazioni di auto elettriche pure – BEV (+35%) e +45% per i veicoli commerciali leggeri elettrici – BEV (non ibridi). Queste note positive non riescono però a colmare il gap con l’Europa, dove il market share di tutti i veicoli BEV nel 2023 ha raggiunto il 14,6% mentre in Italia tale quota si ferma al 4,2%. Tutte le auto ibride (HEV) rappresentano il 36%, mentre le sole ibride plug-in (PHEV) hanno un peso del 4,4% tra le nuove immatricolazioni.

Crescono le colonnine di ricarica

L’Italia sconta un ritardo rispetto ai partner europei ma vive un trend positivo. Secondo le rilevazioni di Motus-E alla fine del 2023 il numero dei punti di ricarica ad accesso pubblico è aumentato del 38% rispetto al 2022. Sono 50.678 i punti di ricarica installati, distribuiti su 26.997 infrastrutture, con un aumento di 7.663 unità (+40%). Il Nord con il 58% concentra oltre la metà dei punti di ricarica, mentre il Centro con il 22% e il Sud e isole con il 20% si dividono il resto. La strada da fare è ancora lunga: il target del PNRR prevede infatti di installare oltre 21 mila punti di ricarica rapida entro giugno 2026 (7.500 in autostrada e 13.000 nei centri urbani), per uno stanziamento di 741 milioni di euro. Da segnalare che la maggior parte dei possessori di auto elettrica in Italia oggi la ricarica la fa nel proprio garage. Infatti i punti di ricarica domestici nel 2023 hanno superato quota 400 mila: dieci volte tanto quelli ad uso pubblico.

Assestamento fisiologico per le e-bike

Le e-bike si sono rese protagoniste di una vera e propria cavalcata lunga otto anni. Secondo i dati dell’ANCMA, dalle 56 mila EPAC (Electric Pedal Assisted Cycle) vendute nel 2015, si è passati alle 337 mila del 2022: un mercato che in sette anni si è sestuplicato e i segnali di rallentamento arrivati nel 2023 ne rappresentano un fisiologico assestamento. La corsa della pedalata assistita ha però un rovescio della medaglia nella crisi che attraversa le moto e gli scooter elettrici: nel 2023, gli italiani ne hanno acquistate 12 mila unità, con una flessione del 26,3% rispetto all’anno precedente. Dati che ANCMA imputa alla “fine prematura degli incentivi”.

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Elettrico: l’identikit del proprietario

Il 40% degli intervistati attribuisce la decisione di acquistare un veicolo elettrico a questioni ambientali. Il 25% ha scelto un’auto a batteria per i costi più bassi, l’11% per il piacere della guida e il 10% perché la ritiene “adatta al proprio stile di vita”. Alla domanda su quale auto si usa per lavoro, più della metà utilizza un’auto nuova, il 19% un’auto usata e il 22,4% in leasing o a noleggio. La maggior parte del campione (circa il 51% del campione di interistati) percorre in un anno tra i 30 mila e 50 mila chilometri.

Le scelte della politica

Le elezioni europee del giugno 2024 hanno un valore decisivo per tracciare il destino della strategia “verde” del Vecchio Continente. La nuova Commissione Europea dovrà prendere decisioni importanti su molti dossier del Green Deal avviati ma non ancora conclusi. Un gran numero di azioni infatti, è ancora oggetto di discussione tra la Commissione, Parlamento Europeo, rappresentanti dei governi nazionali e le che rappresentano gli interessi delle industrie e le organizzazioni ambientaliste. Una delle decisioni più controverse è stata l’approvazione nel marzo 2023, della messa al bando dei motori a combustione entro il 2035: il nuovo regolamento sulle emissioni Co2 delle autovetture prevede il divieto, entro quella data, di vendere nuove auto e furgoni alimentati da motori a combustione interna – benzina e diesel – in tutta l’Unione Europea. Le auto alimentate da motori termici continueranno comunque ad essere vendute e acquistate nel mercato dell’usato. Seguendo il faro della neutralità climatica entro il 2050, la Commissione Europea ha fissato obiettivi stringenti: il taglio del 45% delle emissioni di anidride carbonica dei veicoli pesanti entro il 2030, il 65% nel quinquennio successivo e, infine, il 90% entro il 2040. Il percorso prevede una serie di misure progressive che coinvolgono anche autobus e veicoli professionali come tir, autocarri o betoniere.

La corsa tecnologica verso la mobilità

Il White Paper analizza infine il panorama delle startup italiane che più stanno lavorando in ambito mobilità: sono 836 e rappresentano il 5,7% del totale delle startup innovative nel nostro Paese. In base al rapporto “Le startup innovative in ambito mobilità” di Assolombarda, le startup legate alla mobilità sostenibile operano soprattutto nei settori: automotive (17%), servizi di delivery (15%), logistica (13%), mobilità elettrica e micromobilità (13%).

Il Gruppo Repower

Attivo nel settore elettrico da oltre 100 anni e con il quartier generale a Poschiavo (Cantone dei Grigioni), è tra i primi operatori svizzeri nella generazione da fonti rinnovabili e opera sulle principali borse elettriche europee oltre che sul mercato energetico svizzero e italiano. In Italia è attivo dal 2002, dove si rivolge esclusivamente alle aziende. Nel 2022 Repower Italia ha prodotto un fatturato superiore a 3,2 miliardi di euro (valore calcolato in base ai principi swiss gaap) sui complessivi circa 4,7 miliardi generati a livello di Gruppo. L’innovazione è il segno distintivo dell’approccio al mercato italiano, dove l’azienda vanta un ricco portafoglio di servizi e prodotti: dalle forniture di luce e gas, all’efficienza energetica e alla mobilità elettrica.

PROTAGONISTI | GRM
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Rovagnati investe nel solare

Grazie ai nuovi impianti verrà aumentata l’autoproduzione di energia elettrica del 13%, arrivando all’80% del fabbisogno elettrico aziendale.

L’azienda prosegue nel piano di transizione energetica, aumentando gli investimenti in energia solare. Il nuovo parco fotovoltaico di Arcore andrà ad aggiungersi a quelli già presenti a Villasanta, Felino, Sala Baganza e nell’Azienda Agricola Borgo del Sole. L’azienda sta lavorando anche a un piano di efficientamento dei parchi caldaie che nel 2023 ha portato a una diminuzione stimata del consumo di gas metano del 5%.

Le attività relative alla transizione energetica rientrano nell’ambito di Rovagnati Qualità Responsabile (RQR), il programma ESG (Environmental, Social, Governance) con cui l’azienda si fa promotrice di uno sviluppo sostenibile del business, attento ai prodotti, alle persone e all’ambiente.

“L’energia è un tema particolarmente strategico e complesso in questo momento per tutte le aziende, soprattutto per quelle trasformative come Rovagnati. Abbiamo attraversato negli ultimi anni un contesto macro economico complicato che ci ha portati a compiere alcune scelte strategiche, anche in termini energetici. Ma al di là dei fattori congiunturali, che sono sempre in evoluzione, Rovagnati vuole scommettere su una visione di lungo periodo e da anni continua a investire in un processo di trasformazione industriale che passa attraverso l’efficientamento energetico, la riduzione degli sprechi e il potenziamento delle fonti rinnovabili - commenta Gabriele Rusconi, managing director e board member di Rovagnati. Questi investimenti sono fondamentali per il nostro business come quelli in ricerca e sviluppo di prodotto. Per essere veramente a prova di futuro è fondamentale continuare a creare valore aggiunto per i clienti, i partner e tutti gli stakeholders”.

La visione di lungo periodo sulla sostenibilità è espressa nel manifesto I segreti del Buono, Sano e Giusto che racconta il percorso consapevole che l’azienda sta compiendo nell’ottica del suo purpose: portare in tavola un’offerta gastronomica buona e sana, sviluppata con sistemi all’avanguardia e secondo i più elevati standard di qualità.

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Parmalat sensibilizza i consumatori al riciclo

L’azienda lancia la prima bottiglia per il latte in plastica bianca R-Pet confermando il suo impegno per un’economia più circolare.

Il team di Ricerca & Sviluppo di Parmalat ha collaborato con la filiera del riciclo per migliorare l’intero processo arrivando a definire un flusso specifico dedicato alle bottiglie bianche per il latte, per ottenere Pet riciclato con cui realizzarne di nuove. Con un contenuto pari al 50% di Pet riciclato sarà possibile non immettere nel mercato l’equivalente di circa 150 milioni di nuove bottiglie all’anno e risparmiare così oltre 3.000 tonnellate di Pet vergine, corrispondenti a 2.536 m3 di plastica vergine.

Ogni bottiglia, al fine del suo ciclo di vita, potrà quindi essere riciclata e reinserita all’interno del sistema produttivo. Un traguardo reso possibile dalla collaborazione con Dentis Recycling Italy, operatore del mondo del riciclo. Parmalat, con il lancio della nuova bottiglia, dà inoltre il via ad un programma di iniziative volte a sensibilizzare e orientare i consumatori al corretto riciclo delle bottiglie, al fine di ridurne lo spreco. Le etichette delle bottiglie di latte Uht saranno accompagnate da un QR code che fornisce le indicazioni di corretto riciclo. Un invito che vuole sensibilizzare e incoraggiare i consumatori alle buone prassi in materia di sostenibilità. Nei prossimi mesi verranno inoltre promossi una serie di laboratori sui temi del riciclo all’interno del programma Parmalat Educational, divisione di Parmalat e parte di Lactalis Italia che sensibilizza all’interno delle scuole, le nuove generazioni sul valore del riciclo.

Maurizio Bassani, direttore generale di Parmalat, dichiara: “Collaborare con l’intera catena del valore è essenziale, e la partnership con Dentis Recycling Italy rappresenta un pilastro fondamentale: la realizzazione di bottiglie con il 50% di plastica riciclata è un esempio tangibile dell’efficacia di collaborazioni strategiche tra realtà operanti in tutta la filiera per promuovere azioni di sostenibilità e ridurre l’impatto ambientale”.

Maurizio Bassani, direttore generale di Parmalat

29 PERSONE E IMPRESE | GRM

Renantis: entra in esercizio

l’impianto agrivoltaico a Scicli

Il nuovo impianto in provincia di Ragusa consente al Gruppo di aggiungere 9,7 MW di nuova capacità solare in Italia.

L’impianto si trova in contrada Landolina e si sviluppa su un terreno incolto. Oltre il 75% dell’area impegnata vede l’integrazione di produzione solare e agricola, mentre il resto è destinato all’agricoltura. Grazie alla costruzione del parco, questa terra riceve così nuova vita combinando la produzione di energia rinnovabile con l’attività agricola, mediante la messa a dimora di colture autoctone. Le colture sono state scelte e identificate in collaborazione con il Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell’Università di Catania e comprendono alberi da frutto, erbe officinali e prato polifita per il pascolo delle pecore, allevamento di api e produzione di miele e prodotti dell’alveare. L’attività agricola sarà gestita da una cooperativa locale, con benefici per l’intera area e la creazione di nuove opportunità di lavoro a livello territoriale.

Al centro dell’approccio sostenibile di Renantis vi è la condivisione del valore creato con le comunità locali; in particolare ha avviato un programma per la comunità, con l’istituzione di un fondo annuale per sostenere le iniziative locali nel Comune di Scicli e un programma di borse di studio per supportare i professionisti che studiano rinnovabili e sostenibilità energetica. Inoltre ha lavorato a stretto contatto con l’Istituto Cataudella di Scicli, organizzando un corso di formazione per studenti delle scuole superiori per l’acquisizione di competenze sull’impresa rigenerativa e sull’integrazione dell’agrivoltaico.

A queste iniziative si aggiunge la campagna di lending crowdfunding, lanciata a fine 2021, che ha dato alla popolazione locale l’opportunità di investire nella costruzione di parte dell’impianto. I cittadini hanno potuto partecipare con importi da 200 euro a 10 mila euro, ricevendo un rendimento annuo fino al 6% per dieci anni, con la possibilità di recuperare il capitale versato anche in caso di uscita anticipata. La campagna ha visto oltre 180mila euro raccolti da 68 investitori e si è aggiudicata il premio “L’Italia che verrà” di UnipolSai per la capacità di valorizzare il contesto economico, sociale, culturale e geografico locale creando un impatto positivo sulle comunità locali. Il

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sindaco di Scicli Mario Marino (a sx) con il Ceo di Renantis Toni Volpe

nel retail

Continuano le installazioni di colonnine elettriche Powy

Raggiunti 600 punti di ricarica, di cui 175 in attività del retail. L’azienda di Torino continua a crescere grazie a una fruttuosa campagna di partnership.

«Il numero di veicoli elettrici circolanti sta aumentando di giorno in giorno – dichiara Federico Fea, fondatore e ceo di Powy – e così anche il numero di potenziali clienti che devono ricaricare. Molti imprenditori si stanno muovendo per intercettare questi nuovi bisogni e si attivano per richiederci l’installazione dell’infrastruttura di ricarica presso il loro parcheggio. Stiamo continuando a selezionare proprietari di strutture commerciali motivati che condividono i nostri valori di innovazione, servizio e affidabilità».

«L’ottima risposta alla nostra proposta – prosegue Fea – ci conferma anche la sintonia con le esigenze dei nostri partner. Le strutture commerciali sono luoghi ideali dove installare le colonnine di ricarica elettrica perché chi dovrà ricaricare l’auto elettrica si appoggerà alle attività commerciali e ai punti ristoro per tutto il tempo necessario alla ricarica del veicolo».

I numerosi vantaggi offerti agli operatori che aderiscono al modello di partnership hanno reso possibile un gran numero di adesioni anche tra grandi realtà del retail e della Gdo, come Tigros e Cbre. I servizi giocano, infatti, un ruolo importante nel successo dei partner di Powy, che puntano ad attrarre nuova clientela e migliorare l’esperienza utente, offrendo non solo tecnologia avanzata ma anche un approccio umano e premium al servizio. «Ai nostri partner forniamo tutto il supporto necessario, inclusa la progettazione, l’autorizzazione, l’installazione e la manutenzione delle colonnine di ricarica senza alcun costo per i partner. Definiamo ogni aspetto in base alle caratteristiche specifiche della struttura, del tipo di servizio offerto e della clientela, per un risultato ottimale e aperto agli sviluppi del futuro», conclude Fea.

31 PERSONE E IMPRESE | GRM

Humana People to People

e Unes: raccolte oltre 7.800 tonnellate di abiti usati

La storica collaborazione ha permesso di risparmiare più di 48 milioni di chili di Co2 e 47 miliardi di litri di acqua, oltre a sostenere i progetti di sviluppo di Humana nel mondo.

Dal 2000 al 2022, grazie alla collaborazione con Unes Supermercati, l’organizzazione umanitaria attiva nella raccolta di indumenti e accessori usati, ha potuto dare una seconda vita a oltre 7.800 tonnellate di abiti. Tutto ciò è stato possibile grazie al sostegno dei clienti e dei dipendenti di Unes che hanno donato i propri indumenti negli oltre 70 contenitori di Humana, posizionati in prossimità dei punti vendita della nota insegna della Gdo. Un risultato importante che genera impatti positivi per l’ambiente: si calcola infatti che in questo modo siano stati risparmiati oltre 48 milioni di chili di emissioni di Co2 e più di 47 miliardi di litri d’acqua (pari a circa 18.929 piscine olimpioniche), ovvero l’impatto ambientale che avrebbe generato la produzione di un analogo quantitativo di nuovi capi.

Nel corso degli anni, Humana e Unes hanno intrapreso numerose iniziative per generare consapevolezza nei clienti, sensibilizzandoli sull’enorme impatto che un gesto semplice, come quello di affidare i propri abiti ad Humana, può avere. “La partnership tra Unes e Humana dimostra non soltanto la comunanza di valori sul piano etico ma anche quanto sia importante la continuità quando si vogliono generare impatti concreti. La nostra collaborazione, giunta al ventitreesimo anno consecutivo, e i risultati raggiunti sono infatti l’esempio concreto che se si vuole realmente invertire la rotta serve lavorare insieme, anno dopo anno” - dichiara Alfio Fontana, Csr manager Humana People To People Italia.

“Siamo davvero orgogliosi dei risultati ottenuti dalla nostra collaborazione con Humana, che prosegue proficua ormai da diverso tempo. Proprio con l’intento di sostenere gli importanti progetti solidali di Humana nel mondo, Unes si impegna a posizionare i contenitori dell’organizzazione umanitaria in tutti i punti vendita in cui è possibile. Ringraziamo, inoltre, tutti i nostri clienti e dipendenti che, con un semplice gesto, contribuiscono in modo concreto a salvaguardare l’ambiente e migliorare la vita di milioni di persone”

- commenta Gianluca Grassi, head of omnichannel marketing Unes.

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Creare valore per le persone e il pianeta: MD presenta il primo bilancio

di sostenibilità

Oltre 2000 nuovi assunti dalla catena distributiva in un anno e piu’ di 6 milioni di euro investiti negli spazi urbani.

3,4 miliardi di euro di ricavi netti nel 2022, con un incremento dell’11% sul 2021, un patrimonio netto di 513 milioni di euro: questi i numeri di MD, l’insegna italiana nata 30 anni fa con il suo primo punto vendita nel Sud Italia, che oggi conta 785 punti vendita e 6 centri logistici in tutto il territorio nazionale. Nel suo primo bilancio di sostenibilità La Buona Spesa non solo a Parole, l’azienda fa il punto su quanto realizzato per contribuire concretamente al benessere delle famiglie in termini economici, sociali e ambientali, adottando la strategia ESGEnvironment, Social, Governance (che interpreta in termini di sostenibilità tutti gli aspetti dell’attività dell’azienda). Il tutto, tenendo ben presenti gli obiettivi di sviluppo sostenibili indicati nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e individuando tre pilastri fondanti: persone, ambiente e valore. Il documento è stato redatto in collaborazione con DGM Consulting Società Benefit, seguendo lo standard Global Reporting Initiative (GRI), che ha permesso di misurare e comunicare le performance di sostenibilità con la massima trasparenza e attendibilità. Non solo, dunque, promesse per il futuro ma un’istantanea perfettamente a fuoco che riunisce tutti gli obiettivi e i risultati raggiunti ad oggi.

“Per MD, la sostenibilità non è semplicemente un percorso obbligato, ma un’opportunità reale di crescita virtuosa: MD è sostenibile per vocazione perché il suo progetto d’impresa si è basato sin dall’inizio sull’attenzione alle esigenze di risparmio dei clienti e sulla garanzia del migliore rapporto qualità-prezzo. Ci piacerebbe promuovere la nostra visione di sviluppo sostenibile e fungere da traino per tutte le aziende del settore - ha dichiarato Maria Luisa Podini, vicepresidente MD. Questo nostro primo bilancio di sostenibilità vuole sottolineare la necessità di concretezza, di azione più che di parole, avendo sempre come obiettivo primario il benessere e la soddisfazione dei nostri stakeholders”.

33 SUCCESSI E STRATEGIE | GRM
Maria Luisa Podini Patrizio Podini Marco Podini.

Coop ottimizza la gestione delle

scorte con le soluzioni Relex

L’obiettivo è ottimizzare la previsione e potenziare il riordino dei depositi per i prodotti non food e le referenze alimentari a marchio proprio.

Coop Italia, che gestisce tre centri di distribuzione per il rifornimento di circa 20mila articoli ai punti vendita, ha iniziato nel giugno del 2022 un progetto di implementazione di Relex per la pianificazione collaborativa della domanda dei prodotti Mdd e l’ampliamento della collaborazione che mira ad aumentare l’automazione, migliorare la gestione delle scorte e ottenere una maggiore visibilità lungo tutta la supply chain. Ciò consentirà di prevenire problemi di disponibilità e di inventario, nonché di introdurre in modo più efficiente nuovi prodotti e categorie. La soluzione faciliterà inoltre una migliore pianificazione con i fornitori e processi più fluidi all’interno dei centri di distribuzione di Coop Italia.

“La collaborazione con Relex Solutions – afferma Mario Zambrini, head of IT demand office di Coop Italia – è strategica per portare i nostri processi di pianificazione della supply chain a un livello superiore. Relex ci ha colpiti positivamente non solo per la sua tecnologia all’avanguardia, ma anche per l’esperienza comprovata nel food retail e la comprensione delle nostre esigenze. Siamo fiduciosi che l’estesa visibilità sulla supply chain fornita da Relex supporterà il successo futuro delle nostre iniziative”.

Coop Italia ha scelto Relex per le sue soluzioni basate sull’intelligenza artificiale, l’approccio trasparente e la competenza del suo team locale di esperti. Questa partnership consente all’insegna di migliorare la collaborazione con i fornitori, il servizio ai clienti e la freschezza dei prodotti. Essa supporta inoltre la strategia tesa a rafforzare il posizionamento dei prodotti a marchio Coop sul mercato italiano della grande distribuzione. “La nostra tecnologia basata sull’intelligenza artificiale e continuamente aggiornata – afferma Stefano Scandelli, Svp sales Emea & Apac di Relex Solutions – ci permette di fornire soluzioni su misura per le esigenze dell’ampia clientela di Coop Italia”.

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Logistica sostenibile: La Molisana conferma la partnership con Chep Italia

In tre anni, la collaborazione tra le due aziende ha permesso di risparmiare 1.270 tonnellate di Co2 nel triennio 2020-2022 grazie al trasporto collaborativo e al pallet pooling.

Il rinnovo del contratto - che prevede anche la collaborazione oltreoceano - sottolinea l’impegno delle due realtà nel perseguire gli obiettivi di crescita attraverso la logistica sostenibile. “Come La Molisana, siamo stati pionieri nell’adozione del pallet pooling nel mondo della pasta. Una scelta lungimirante, effettuata un decennio fa, che si è dimostrata vincente e solida. Ne abbiamo avuto concreta dimostrazione durante i recenti avvenimenti legati prima alla pandemia e, successivamente, alla spirale dei costi e delle disponibilità dei materiali.

Nel contempo siamo fieri di contribuire positivamente ad una logistica sostenibile e circolare non limitandoci all’utilizzo del pallet in pooling, ma sviluppando con CHEP Italia progetti di logistica win-win come i circuiti “round trip” ottimizzati che generano efficienza riducendo i km a vuoto dei mezzi grazie alla collaborazione tra aziende appartenenti al circuito. La costante ricerca di una maggiore efficienza ci ha indotto anche a condividere l’utilizzo di sistemi e dispositivi di tracciabilità che portano alla riduzione dei tassi di dispersione dei legni lungo la filiera” - ha dichiarato Massimo Licciardello, responsabile ufficio logistica La Molisana. “In Italia oggi i beni di largo consumo viaggiano per la maggior parte in modalità interscambio.

Il pallet pooling rappresenta una parte delle soluzioni alle sfide globali perché può aiutare il mondo a muoversi con meno. Promuovendo infatti l’uso condiviso dei pallet e il loro riutilizzo, il pooling favorisce la creazione di supply chain più efficienti con ridotti costi operativi e meno sfruttamento di risorse naturali. Siamo orgogliosi quindi di poter essere partner logistico di un’azienda visionaria come La Molisana, che rappresenta un punto di riferimento nel mercato della pasta e che ha scelto un modello di business come il nostro, efficiente e sostenibile, per affrontare un percorso di crescita straordinario” - commenta Javier Sanchez, country general manager CHEP Italia.

35 LOGISTICA E PROCESSI | GRM
giorno, numeri, fatti e protagonisti della
e del largo consumo. Il primo quotidiano online sulla Gdo www.distribuzionemoderna.info
Il retail in real time. Dal 2007. Ogni
Gdo

Prodotto, partnership, persone e pianeta: le 4 P della sostenibilità di Action

Il 90% del cotone proviene da filiere sostenibili; il 92% dei prodotti in carta e legno è certificato Fsc; il cioccolato dei suoi brand è 100% Fairtrade. Action è impegnata a creare un’economia circolare intorno ai suoi prodotti e vuole generare un impatto positivo sull’ambiente e sulla comunità.

Da Parmalat arriva la nuova bottiglia in R-Pet bianco

L’azienda, parte del gruppo Lactalis, introduce la prima bottiglia in R-Pet bianco per latte Uht in Italia (secondo la norma En 13430 recyclable plastic), confermando l’impegno per un’economia sempre più circolare. Ai microfoni di Green Retail interviene Gianmarco Tammaro, sustainability manager

Lactalis Italia.

L’impegno di Pasta Armando per la sostenibilità

De Matteis Agroalimentare è uno dei principali produttori italiani di pasta di grano duro, impegnato nel miglioramento della qualità dell’intera filiera di produzione, dal campo al prodotto finito. L’azienda è impegnata su diversi fronti per la riduzione del’impatto ambientale: riduzione delle emissioni di Co2, riduzione della plastica nel packaging, riduzione degli inquinanti e gas serra.

Focalizzazione sull’offerta a marchio del distributore per Aspiag Service, con grande attenzione riservata ai temi della sostenibilità, come dimostrano le due linee di prodotti per la cura della casa/bucato e della persona, lanciate recentemente: Econvivo e Verde Vera. Il commento di Arianna Zoccarato, responsabile private label di Aspiag Service. GUARDA

Aspiag Service: due linee green entrano nell’offerta di prodotti a marchio
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