GR G R E E N
R E TA I L
MAGAZINE dicembre 2023
RICICLARE PER NON SPRECARE FOCUS: un welfare dall’anima sostenibile FOCUS: certificare la sostenibilità
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www.inalpi.it
SOMMARIO | GRM
Magazine del quotidiano online www.greenretail.news dicembre 2023
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Direttore responsabile Armando Brescia
Bilanci di sostenibilità
Direttore editoriale Fabrizio Vallari
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FOCUS
FOCUS
Welfare aziendale e sostenibilità sociale Un welfare dall’anima sostenibile
Certificare la sostenibilità
Responsabile di redazione Maria Teresa Manuelli Hanno collaborato Valentina Neri, Pierangelo Piantanida Progetto grafico Sara Mauri Editore Edizioni DM Srl Via A.Costa, 2 20131 Milano P. Iva 08954140961 Contatti redazionegr@edizionidm.it Tel. 02/20480344 Pubblicità Ufficio commerciale: commerciale@edizionidm.it Tel: 02/20480344 L’invio di materiale (testi, articoli, notizie, immagini, dati, grafiche, ricerche ecc.) da parte di autori esterni alla Redazione non garantisce che esso venga pubblicato, né in parte, né nella sua forma originale. Lo stesso, peraltro, potrebbe essere pubblicato in forma rimaneggiata per necessità di carattere editoriale. Si precisa altresì che l’invio del suddetto materiale costituisce automatica autorizzazione da parte di Edizioni DM Srl alla pubblicazione a titolo gratuito su tutte le proprie testate.
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EDITORIALE
Tutti i plus del riciclo
Selenella supporta un’alimentazione sana e sostenibilie 4
COVER
Riciclare per non sprecare
INTERVISTA
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Biochimica lancia il progetto “sosteniamo l’ambiente” INTERVISTA
Presentato il Report di Sostenibilità Salov: investimenti in ricerca, digitalizzazione e pianificazione
PERSONE E IMPRESE 22
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Mondelez International Italia aderisce al codice di autodisciplina di imprese responsabili in favore della maternità Gros sceglie il fotovoltaico di Axpo Energy Solutions Italia I cinque stabilimenti italiani di Electrolux Group riciclano e recuperano oltre il 99% dei rifiuti
OSSERVATORIO PLEF
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Riciclo e riutilizzo, una convivenza è possibile?
SUCCESSI E STRATEGIE
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Coop Alleanza 3.0: oltre 300 milioni di euro per sostenere il potere d’acquisto e rafforzare la rete di vendita Carrefour Italia e Too Good To Go, insieme contro lo spreco alimentare: salvati 1 milione di pasti Lidl Italia presenta il report di sostenibilità e la strategia ESG: focus su pianeta e persone LOGISTICA E PROCESSI
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Ifco, il futuro è circolare e rigenerativo Logistica Uno presenta il progetto virtuoso “Treno Pendolare” VIDEO
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Nicolis Project punta su organizzazione e innovazione Amorim Cork: il sughero è 100% naturale, riutilizzabile e riciclabile Due valori guidano Polli verso il futuro: sostenibilità e innovazione Maniva porta avanti un percorso sostenibile a 360 gradi
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EDITORIALE | GRM
TUTTI I PLUS DEL RICICLO
FABRIZIO VALLARI, DIRETTORE EDITORIALE Un’Italia sempre più “riciclona” e in posizione di assoluta avanguardia a livello europeo nel settore: a darne risalto è l’ultimo rapporto “Il Riciclo in Italia 2023”, realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, a oltre 25 anni dal Decreto Legislativo 22/97 che ha avviato un moderno sistema industriale di gestione dei rifiuti. Il rapporto raccoglie le rilevazioni provenienti dalle filiere del riciclo: filiere che hanno retto quasi tutte bene il passo, raggiungendo anzi in alcuni casi anticipatamente gli obiettivi prefissati. E molto per proseguire il positivo trend in atto è dato ai fondi del Pnrr, cui è legata la possibilità d’implementare nuovi processi di riciclo ed efficientare importanti ambiti del settore. Carta, vetro e acciaio primeggiano con un tasso di riciclo dell’81%. Gli imballaggi in legno hanno raggiunto un tasso di riciclo del 63%, più del doppio rispetto al 30% previsto dall’Ue al 2030 e il 97% del materiale legnoso riciclato in Italia viene trasformato in pannelli truciolari utilizzati dall’industria - del mobile e dei complementi d’arredo. Gli imballaggi in alluminio hanno un tasso di riciclo del 74%, bel oltre il 60% previsto dall’Ue per il 2030 e in Italia si produce solo alluminio secondario da riciclo. Mentre il tasso di riciclo degli imballaggi in plastica è al 48,6% rispetto all’ obiettivo EU al 2030 del 50% e il tasso di intercettazione delle bottiglie in Pet è del 68%, lontano dal 77% previsto per il 2030. L’Italia detiene il primato nel riciclo di rottami ferrosi in Europa (18,6 mln ton nel 2022) con il quali produce l’85% del suo acciaio e gli italiani insieme ai tedeschi sono i più ricicloni d’Europa per gli imballaggi con 160 Kg/anno a testa. Per quanto riguarda altre filiere si registrano scenari differenti. Situazione ancora critica per i Raee con un tasso di riciclo del 34% contro l’obiettivo del 65% al 2019. Mentre sono buone le performances per gli inerti da costruzione e demolizione che hanno raggiunto un tasso di recupero dell’80% ben superiore all’obiettivo del 70%; sono state avviate a rigenerazione, inoltre, 178 kt di oli minerali usati, pari a circa il 98% del raccolto rispetto al 61% dell’UE. Il tasso di riciclo di pile e accumulatori portatili è del 33,5%, in lieve calo rispetto al 2021.
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Riciclare per non sprecare Continua l’inarrestabile ascesa del riciclo, con il comparto degli imballaggi in prima fila fra gli esempi virtuosi di economia circolare. Una concreta alternativa allo spreco di risorse e all’inquinamento ambientale, all’insegna della sostenibilità. di Fabrizio Vallari
Italia ancora prima della classe in Europa, almeno nel riciclo dei rifiuti. Lo si può leggere nell’ultimo rapporto “Il Riciclo in Italia 2023”, realizzato, sui dati del 2022, dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, a oltre 25 anni dal Decreto Legislativo 22/97 che ha avviato un moderno sistema industriale di gestione dei rifiuti, e presentato durante l’annuale Conferenza Nazionale sull’Industria del Riciclo, svoltasi in dicembre a Milano. Un trend in continua ascesa, quello del riciclaggio dei rifiuti, e che ci pone a un livello di assoluta eccellenza europea (come confermato dall’Early Warning Report 2023, realizzato dalla Commissione Europea in collaborazione con l’Agenzia Europea per l’Ambiente), sia per la preparazione al riutilizzo e il riciclo dei rifiuti urbani che per quelli dei rifiuti di imballaggio. Il tutto fa conseguire al nostro Paese (dati Eurostat) un tasso di riciclo dei rifiuti, speciali e urbani, del 72%, contro una media UE del 53%, fra i più elevati a livello continentale. Risultato tanto più importante non solo per il contenimento delle problematiche di degrado e inquinamento ambientali legate ai rifiuti, ma altresì per fronteggiare la scarsità di materie prime e i costi delle risorse energetiche, portandoci a perseguire sempre più i dettami dell’economia circolare.
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COVER | GRM
Imballaggi: il primato italiano Particolarmente evidente è la leadership continentale dell’Italia negli imballaggi, poiché, col suo tasso di riciclo del 72% e 10,5 milioni di tonnellate di imballaggi avviate a recupero di materia nel 2022 (dati Conai - Consorzio Nazionale Imballaggi), ha superato sia il target europeo del 2025 (65%) che, con ben otto anni di anticipo, quello del 2030 (70%). A primeggiare alcuni comparti caratterizzati da un riciclaggio consolidato. In primis quello della carta e cartone, con 4,3 milioni di tonnellate riciclate e l’81,2% di tasso di riciclo nel 2022, sopra l’obiettivo UE del 75% al 2025 (ma con un -4% sul 2021, in cui si era raggiunto l’obiettivo dell’85% di tasso di riciclo, fissato dall’Unione al 2023). E in secondo luogo il comparto del vetro, il cui tasso di riciclo è invece salito all’81%%, corrispondente a 2,29 milioni di tonnellate riciclate, molto superiore al target UE del 75% fissato al 2030 e con un balzo del 6% sul 2021 (già al 75%). Non meno positivo poi il livello del riciclaggio degl’imballaggi di alluminio, con 60mila tonnellate riciclate e un tasso di riciclo del 74% (a superare largamente l’obiettivo UE del 60% al 2030). Nonché dell’acciaio, poiché (in un contesto nazionale in cui si riciclano ben 18,6 milioni di rottami d’acciaio, con cui viene prodotto l’85% dell’acciaio medesimo), in virtù delle 418mila tonnellate d’imballaggi in tale materiale riciclate, e che corrispondono a un tasso di riciclo dell’81% (+11% sul 2021), quest’ultimo ha superato il target europeo dell’80% stabilito al 2030. Così come quello degl’imballaggi di legno, con 2,2 milioni di tonnellate riciclate e un tasso di riciclo del 63% (più del doppio quindi del target UE del 30% fissato al 2030, pur se in lieve flessione, -1%, sul 2021).
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Il comparto plastica, che ha totalizzato 1,1 milioni di tonnellate riciclate e un buon 48,6% di percentuale di riciclo In Italia, grazie al riciclo meccanico, si siano raggiunti buoni risultati nel recupero dei diversi imballaggi
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Più complessa invece la situazione del comparto plastica, che ha totalizzato 1,1 milioni di tonnellate riciclate e un buon 48,6% di percentuale di riciclo (+1% sul 2021), raggiungendo quasi perciò l’obiettivo europeo del 50% al 2025, ma non ancora il 55% del 2030. Una situazione rispetto cui occorre spingere ulteriormente per il riciclaggio di tali materiali, poiché, sempre nel 2022, il nostro Paese ha speso, per le operazioni d’incenerimento o smaltimento, la cifra di circa 800 milioni di euro… Certamente da migliorare, ad esempio, il tasso d’intercettazione delle bottiglie in Pet per bevande, che è risultato pari nel 20212022 a circa il 68% dell’immesso al consumo. Anche in questo caso, va dunque colmato il gap con i target europei, ovvero il 77% previsto al 2025 e successivamente il 90% al 2029.
In particolare, si evince ancora dal rapporto, si può dire che in Italia, grazie al riciclo meccanico, si siano raggiunti buoni risultati nel recupero dei diversi imballaggi in materiale plastico, ma che, per riuscire ad andare oltre, servono delle nuove tecnologie di riciclo chimico. Tutto quanto visto sinora appare destinato a crescere, come evidenziato sempre dal Conai, che, in occasione della Giornata Nazionale del Riciclo dello scorso marzo, ha stimato per il 2023 il raggiungimento del 75% degli imballaggi riciclati. Nello specifico, le ipotesi del Consorzio sono state per quote di riciclaggio di oltre l’85% degli imballaggi in carta e cartone e all’incirca dell’80% di quelli in vetro, oltre che percentuali del 67% per l’alluminio, di più del 77% per l’acciaio, di circa il 63% per il legno e infine di quasi il 59% per gl’imballaggi in plastica e bioplastica.
COVER | GRM
Le sfide e i benefici del riciclo Lo stimolo è quello di non accontentarsi dei ragguardevoli risultati conseguiti, ma di fare ulteriori passi avanti nel ridurre i rifiuti Puntare sulle innovazioni tecnologiche è la chiave giusta per sviluppare le potenzialità delle MPS – Materie Prime Seconde Il valore economico generato per l’Italia dal riciclo e recupero degl’imballaggi è stato di più di tre miliardi di euro nel 2022
Un quadro, quello del riciclo e del suo sviluppo, che, a detta del rapporto della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, per l’Italia va nella giusta direzione, ma che, per fare un salto di qualità all’insegna della circolarità della sua economia, elemento importante sia per la competitività del Paese che per la riduzione degl’impatti climatici e ambientali, deve ulteriormente progredire.
Ma anche notevoli benefici economici, poiché, ha evidenziato ancora il Conai nel presentare a novembre, presso la fiera Ecomondo di Rimini, il suo nuovo “Rapporto integrato di sostenibilità”, il valore economico generato per l’Italia dal riciclo e recupero degl’imballaggi è stato di più di tre miliardi di euro nel 2022: cifra cui lo stesso sistema consortile ha contribuito per circa la metà, cioè 1,5 miliardi.
Lo stimolo, dunque, è quello di non accontentarsi dei ragguardevoli risultati conseguiti, ma di fare ulteriori passi avanti nel ridurre i rifiuti, con tutta una serie di azioni, come il recupero dei ritardi presenti in alcune filiere e l’introduzione d’innovazioni nelle filiere stesse, lo sviluppo di nuovi settori di riciclo, il rafforzamento dei mercati delle MPS – Materie Prime Seconde.
Il che si è tradotto nella mancata emissione di 10 milioni e 226mila tonnellate di CO2eq (quasi 5 milioni grazie al sistema Conai) e nel risparmio di più di 11 milioni e 832mila tonnellate di materia prima vergine (delle quali 4 milioni e 773mila tonnellate risparmiate col sistema Conai).
Proprio questi ultimi, annota sempre il documento, stanno attraversando difficoltà e incertezze, legate soprattutto alle tensioni internazionali e alle volatilità dei prezzi, che v’incidono significativamente. Puntare sulle innovazioni tecnologiche è la chiave giusta per sviluppare le potenzialità delle MPS. Potenzialità incrementate dagli emendamenti approvati dal Parlamento europeo a fine novembre alla proposta del Regolamento CE sugl’imballaggi e i rifiuti d’imballaggio, di cui a breve il Consiglio dei ministri dell’Ambiente europei avvierà la concertazione finale per l’approvazione definitiva. Emendamenti che salvaguardano e valorizzano in particolare il sistema italiano Conai - Consorzi di filiera, che in più di 25 anni ha conseguito risultati ambientali rilevanti.
Da segnalare che, in base al testo di revisione proposto a livello europeo, figura una riduzione del 15% pro-capite dei rifiuti da imballaggio per ogni stato membro dell’UE, da conseguire entro il 2024. La “ricetta” italiana in tal senso predilige l’ambito preventivo, grazie anche alle molte soluzioni tecnologiche e di design applicate dalle industrie dei vari settori, molte delle quali oggetto dei premi attribuiti dallo stesso Conai, ad esempio col Bando per l’ecodesign, giunto quest’anno alla sua decima edizione.
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Sempre più circolari Numeri di rilievo per il Bando Conai, che ha visto premiare 219 casi di imballaggi rivisti in chiave sostenibile, rispetto ad un totale di 373 presentati da 107 aziende
Numeri di assoluto rilievo per il citato Bando Conai, che ha visto premiare 219 casi di imballaggi rivisti in chiave sostenibile, rispetto ad un totale di 373 presentati da 107 aziende. Innovazioni che hanno consentito di ridurre del 30% le emissioni di anidride carbonica, del 22% i consumi energetici e del 19% quelli idrici, nei confronti dei corrispettivi imballaggi prima degl’interventi di contenimento dell’impatto ambientale. Ad aggiudicarsi i cinque super premi per l’innovazione circolare altrettante realtà innovative: Davines (per la leva del riutilizzo, con la riprogettazione dell’imballaggio del prodotto Sublime Skin Intensive Serum), Crocco (per la facilitazione delle attività di riciclo), Conserve Italia (per la leva dell’uso di materia riciclata), Fontaneto (per le nuove applicazioni/tecnologie) e Italsilva Commerciale (per le nuove applicazioni/ tecnologie, che hanno interessato l’ecoricarica Marsiglia), mentre a Nakuru è andata la menzione speciale per l’e-commerce. Non meno ragguardevoli gli esempi provenienti dalla Gdo. Etruria Retail, in collaborazione col consorzio Coripet, nell’ambito del progetto “bottle to bottle”, ha sinora installato una trentina di ecocompattatori per bottiglie a uso alimentare in Pet (polietilene tereftalato) nei negozi Carrefour toscani che hanno aderito all’iniziativa che ha portato a raccogliere al momento più di un milione di bottiglie, pari a oltre 20 tonnellate di Pet.
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L’impegno di Coop per l’economia circolare si esprime invece, fra l’altro, nel recente ampliamento della propria linea a marchio “Toh! chi si rivede”, con dei nuovi prodotti realizzati con almeno il 70% di materiali riciclati: pentole, padelle, caffettiere e altro ancora. Dal canto suo, Conad ha recentemente iniziato la sperimentazione in un’area test (a cura della cooperativa Conad Centro Nord), di nuovi pallet realizzati con materia prima seconda derivante dal recupero di materiali di scarto post consumo, grazie a un progetto nato in partnership con CPR System e Lucart, costituiti da granuli plastici (GranPlast) provenienti dal recupero di contenitori per bevande tipo Tetra Pak.
COVER | GRM
Leni’s e il food loss: un esempio virtuoso La Fao parla di “food loss” riferendosi allo “spreco di cibo commestibile nelle fasi di produzione, post-raccolta e lavorazione della catena alimentare”. Gran parte di questo spreco si verifica all’inizio della catena del valore, ben prima che i prodotti raggiungano il mercato, ovvero durante o subito dopo la raccolta. Leni’s è attiva nel ridurre il fenomeno del food loss grazie a un’efficiente pianificazione e agli importanti investimenti tecnologici realizzati negli anni. Nata dall’esperienza di VOG Products - leader mondiale nella lavorazione delle mele - conta oltre 6.000 famiglie di frutticoltori di lunga tradizione, raccolti in 3 grandi organizzazioni di produttori - VOG, VIP e La Trentina. Per Leni’s i frutti destinati alla lavorazione industriale sono quelli che presentano piccoli difetti qualitativi (troppo grandi, troppo piccoli, poco colorati) e che, non soddisfacendo gli standard qualitativi della frutta fresca, non possono essere venduti sul mercato da tavola: in questa logica il food loss è già una mission aziendale. Se a livello internazionale lo spreco di mele si attesa in media sul 20% rispetto al volume delle coltivazioni, VOG Products è riuscita a farlo scendere a meno del 10%.
Lo spreco di cibo commestibile nelle fasi di produzione, post-raccolta e lavorazione della catena alimentare. Lo spreco di mele si attesa in media sul 20% rispetto al volume delle coltivazioni, VOG Products è riuscita a farlo scendere a meno del 10%.
Da sempre attenta alla natura, proprio in questi giorni Leni’s sta presentando una nuova gamma di prodotti biologici che comprende sette diverse referenze di puree di frutta. Lavorate a partire da mele raccolte esclusivamente a mano - senza l’aggiunta di zuccheri, coloranti o conservanti - le nuove puree sono tutte certificate Bioland.
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Certificare la sostenibilità L’evoluzione dei bilanci societari, a comprendere le rendicontazioni non solo economiche, ma anche sociali e ambientali
Non solo performance economiche, ma anche ambientali e sociali. L’azienda oggi non può non misurarsi con l’impatto che le sue attività hanno sull’ambiente e la società, affiancando al tradizionale rendiconto economico anche quello di sostenibilità. di Pierangelo Piantanida C’era un tempo in cui le aziende potevano assolvere i loro doveri istituzionali in termini di bilanci, “accontentandosi” di render conto da un punto di vista economico del loro operato. Ora non più: l’affermarsi in ogni settore della società dei criteri dello sviluppo sostenibile, nell’intento di soddisfare non solo i bisogni delle generazioni attuali, ma altresì di garantire il soddisfacimento di quelli delle generazioni future, impone un mutamento di rotta. Un cambiamento politico, strategico, culturale, che deve portare ad affermare, quali valori guida del proprio agire, il raggiungimento degli obiettivi
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guida fissati dall’Onu in termini di sostenibilità, cioè i 17 SDGs - Sustainable Development Goals. Da qui l’evoluzione dei bilanci societari, a comprendere le rendicontazioni non solo economiche, ma anche sociali e ambientali, così da fornire un quadro complessivo delle iniziative e performance di sostenibilità, racchiudenti gli obiettivi che si pongono, i traguardi raggiunti e da raggiungere, i punti di forza conseguiti e quelli di debolezza da migliorare. L’odierno bilancio di sostenibilità, detto anche report di sostenibilità (o anche bilancio sociale, pur se nel nostro Paese il bilancio di sostenibilità viene riconosciuto come una versione evoluta di quest’ultimo), rappresenta dunque una “radiografia” di qualsiasi realtà organizzativa e imprenditoriale, a beneficio di tutti i suoi stakeholder. Un documento la cui stesura è in grado non solamente di assolvere un “dovere” esistenziale, ma anche di fungere da elemento di riconoscibilità, apprezzamento e competitività sui mercati.
FOCUS BILANCI SOSTENIBILI | GRM
Norme e standard da rispettare Le linee guida fissate dalla GRI hanno lo scopo di fissare degli standard, sia universali che specifici per i contesti economici, ambientali e sociali, riconosciuti internazionalmente
Il tutto in base a criteri ben precisi e una vasta panoramica legislativa e regolamentare, a partire da quel che stabiliva l’UE nel Libro Verde della Commissione del 2001, appunto nel definire il bilancio di sostenibilità. Tesi poi riprese e adattate al contesto nazionale sei anni dopo dal nostro Ministero dell’Interno. A partire da ciò, sono stati diversi gli aggiornamenti delle normative di settore, alcune anche molto recenti. Da ricordare la direttiva europea 2014/95/UE, che ha reso la comunicazione delle informazioni di carattere non finanziario obbligatoria per l’entità d’interesse pubblico di grandi dimensioni, lasciandola su base volontaria per le Pmi.
A caratterizzare la stesura in tal senso della documentazione, ci sono oggi le linee guida fissate dalla GRI - Global Reporting Initiative, ente senza scopo di lucro nato con lo scopo di fissare appunto degli standard, sia universali che specifici per i contesti economici, ambientali e sociali, riconosciuti internazionalmente, al fine di facilitare la redazione di tali bilanci. Nonché per consentire la confrontabilità degli stessi report a livello mondiale.
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Esempi virtuosi da seguire Il 79% delle aziende intraprendere azioni di mobilità sostenibile, il 95% impiegare energia rinnovabile e l’89% autoprodurre elettricità da fonti rinnovabili Otto aziende su 10 hanno formalizzato una policy che garantisce salute e sicurezza sul luogo di lavoro
A testimonianza della “popolarità” di tali bilanci stanno i risultati dell’Index Future Respect 2023, una classifica di sostenibilità, alla sua sesta edizione, realizzata da ConsumerLab con la collaborazione di Adiconsum, Adoc e Confconsumatori. Una commissione di esperti e consumatori ha esaminato i bilanci di sostenibilità di 3.500 imprese operanti in Italia e pubblicati su Nexpedia.it, selezionandone 200 in base a criteri di leggibilità e capacità di promuovere la cultura sostenibile. Da questi, 300 consumatori hanno individuato i 50 bilanci più interessanti e accessibili da proporre alla valutazione online del pubblico, che ha infine decretato i dodici “High Performer”, ovvero i documenti più coerenti coi criteri stabiliti. Ad aggiudicarsi la vittoria nei vari comparti sono stati: Amplifon (salute); Asdomar, Gran Terre e Nonno Nanni (alimentare); Clerici Tessuto (tessile); Dondup e Yamamay (abbigliamento); Esselunga (grande distribuzione organizzata); Ferrari (vini e spumanti); Holding Moda (moda); Korff (cosmetica); Orsero (distribuzione). In specifico, poi, a tracciare il quadro dell’impegno di sostenibilità del settore distributivo, è stato il Report di Sostenibilità di Settore della Distribuzione Moderna 2023,
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curato da Federdistribuzione col supporto di Altis – Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. N’è scaturito un panorama che vede, fra i risultati più eclatanti, il 79% delle aziende intraprendere azioni di mobilità sostenibile, il 95% impiegare energia rinnovabile e l’89% autoprodurre elettricità da fonti rinnovabili. Così come sensibilizzare i dipendenti sulla gestione dei rifiuti non alimentari (74%), aumentare i quantitativi di rifiuti destinati al recupero (63%), ridurre l’uso della plastica e introdurre negli imballaggi materiali più sostenibili (89%). La maggior parte delle aziende (92%) formalizza poi una politica sulla sicurezza dei prodotti alimentari e collabora col Banco Alimentare, piuttosto che con altri enti per ridurre e ridistribuire le eccedenze alimentari (83%). Infine, otto aziende su 10 hanno formalizzato una policy che garantisce salute e sicurezza sul luogo di lavoro, mentre il 63% ha adottato una policy di equità per stabilire pari retribuzione e il 74% ha all’attivo un codice etico sui diritti umani.
FOCUS BILANCI SOSTENIBILI | GRM
Inalpi, all’insegna della sostenibilità Inalpi pubblica dal 2016 il bilancio sociale, a testimonianza delle opere attuate in vari contesti e che si affiancano alla qualità dei suoi prodotti e processi produttivi
Il report 2022 racconta dunque i numeri di un’azienda sostenibile da sempre, a partire dalle materie prime Il nuovo incarto è realizzato al 100% in carta naturale di pura cellulosa certificata Pefc
La cunese Inalpi pubblica dal 2016 il bilancio sociale, a testimonianza delle opere attuate in vari contesti e che si affiancano alla qualità dei suoi prodotti e processi produttivi. Si va quindi dalle buone pratiche aziendali alle iniziative di riduzione dell’impatto ambientale e per la tutela del benessere animale, nonché alle attività di stampo benefico e di sostegno sociale, oltre che di supporto di vario genere (dallo sportivo al culturale), a beneficio del territorio su cui insiste e della comunità di cui fa parte. Prova ne è la recente assegnazione all’azienda del premio Charity Award 2023 da parte del Banco Alimentare del Piemonte, che testimonia nuovamente lo stretto rapporto da tempo esistente fra essa ed il noto sodalizio di volontariato.
Felicetti, sostenibili da sempre
ro privilegiati, condiviso con una filiera che pratica l’esclusione dei fertilizzanti chimici e l’uso responsabile di terreni e risorse.
Cosa significa produrre in maniera sostenibile, in un contesto ambientale di straordinaria bellezza e allo stesso tempo di grande fragilità? È la domanda cui Felicetti ha cercato di dare risposta con la pubblicazione del suo primo bilancio di sostenibilità, ma è anche l’impegno che il pastificio ha assunto sin dalla fondazione, scegliendo di mantenere la produzione in un ecosistema ambientale unico, la Val di Fiemme, presto divenuto un elemento distintivo da proteggere.
Anche la riduzione degli impatti sull’ambiente rappresenta un obiettivo prioritario, che si traduce nel miglioramento dei processi per minimizzare le emissioni, i consumi idrici e i rifiuti, incrementando l’utilizzo di fonti rinnovabili. Va in questa direzione lo sviluppo del nuovo incarto, realizzato al 100% in carta naturale di pura cellulosa certificata Pefc. Con il nuovo pack – che consente di ridurre del 30% il potenziale di riscaldamento globale e del 55% l’esaurimento di risorse fossili – Felicetti ha risparmiato nel 2022 oltre 70 tonnellate di Co2. Obiettivi per il futuro: superare il 50% dei pack in carta sul totale e ricercare materiali innovativi che possano essere smaltiti direttamente nell’organico, per eliminare un’ulteriore percentuale di plastica.
Il report 2022 racconta dunque i numeri di un’azienda sostenibile da sempre, a partire dalle materie prime: non solo il 100% delle semole di grano duro oggi impiegate è di origine italiana (ad eccezione del Kamut Khorasan®), ma da quasi trent’anni il biologico rappresenta uno dei metodi di lavo-
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BIOCHIMICA lancia il progetto “sosteniamo l’ambiente” di Fabrizio Vallari
L’azienda punta a promuovere stili di vita sostenibili in una logica di uso responsabile delle risorse e di cultura del riciclo. Il percorso green di Biochimica è rivolto soprattutto al packaging e alla promozione della cultura del riciclo. L’azienda lavora da anni sui modi per ridurre l’impatto ambientale dei detersivi, sia a livello di prodotto in sé ma anche di packaging, elemento fondamentale per l’impronta ecologica di un prodotto, con l’utilizzo di flaconi più leggeri, riciclabili e in plastica riciclata, semplificando anche il trasporto e riducendo il consumo di carburante. Le linee guida del progetto “Sosteniamo l’ambiente” prevedono la riduzione della quantità di materiali di packaging; l’utilizzo di carta e cartone provenienti da foreste gestite in modo responsabile e di materiali provenienti da risorse rinnovabili. Tutti i prodotti dell’azienda sono inoltre cruelty free, a salvaguardia degli animali.
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INTERVISTA | GRM Diversi i progetti già realizzati che hanno visto, tra gli altri, il lancio sul mercato italiano dei primi detersivi lavatrice liquidi a marchio Soft, con flaconi 100% in plastica riciclata da post consumo oltre ai sacchetti di detersivi lavatrice in polvere, sempre a marchio Soft, con un minor consumo di materiale plastico. Entrambe le referenze si sono aggiudicate l’Ecopack 2023, il bando Conai che premia le soluzioni di packaging più innovative ed ecosostenibili immesse sul mercato. Nello stabilimento di Zola Predosa (BO) - headquarter dell’azienda - si producono con i brand Soft e Bioform Plus i detersivi per bucato, additivi, ammorbidenti, prodotti per la detergenza dei piatti, spray per superfici, prodotti per pavimenti e per lavastoviglie. L’azienda è da più di 30 anni “Officina di Produzione”, autorizzata dal Ministero della Salute, abilitata a produrre prodotti con Presidio Medico Chirurgico. “Abbiamo infatti introdotto sul mercato italiano una delle prime linee di PMC, già dal 1988 per bucato e superfici - dichiara Paola Scapoli, Ceo di Biochimica - con l’obiettivo di offrire ai nostri clienti efficacia, protezione e sicurezza. La nostra gamma di prodotti è ampia e studiata per soddisfare tutte le esigenze. Grazie alle innovazioni degli ultimi anni siamo riusciti progressivamente a ridurre l’impatto ambientale dei prodotti per bucato concentrandoli, permettendo così di lavare mantenendo la massima efficacia, a temperature più basse dunque utilizzando meno energia, e con meno acqua”.
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Un welfare dall’anima sostenibile Sono molte le iniziative di realtà imprenditoriali che mettono in primo piano temi come l’ambiente, l’impatto sociale, la governance, al fine di creare un “clima” positivo di lavoro in azienda
L’individuazione di misure, strumenti e servizi di welfare rivolti ai dipendenti costituiscono un elemento fondante delle politiche Esg delle imprese, che coinvolgono anche le comunità locali e i territori
di Pierangelo Piantanida Non c’è oggi impresa che possa esimersi dall’operare prendendo in considerazione non solo la sostenibilità delle sue azioni, ma anche la necessità di attuare mirate politiche di welfare aziendale rivolte ai dipendenti. E che anzi costituiscono esse stesse una parte fondamentale delle sue politiche ESG, specialmente nel momento in cui coinvolgono anche gli attori territoriali. Da qui le iniziative di molte realtà imprenditoriali che mettono in primo piano nel loro agire temi come l’ambiente, l’impatto sociale, la governance, al fine non solo di creare
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un positivo “clima” di lavoro in azienda, ma pure un adeguato apprezzamento per il proprio operato nel territorio che le circonda e che investe sia le vite private di dipendenti e collaboratori che il contesto in cui sono inserite e le realtà con cui si confrontano (stakeholder, istituzioni, associazioni…). Elementi che si traducono altresì in livelli di reputazione, fiducia e competitività superiori sul mercato di appartenenza.
FOCUS WELFARE AZIENDALE | GRM
Aziende che creano valore Le aziende possono far valere le loro scelte responsabili e che costituiscono dei traguardi alla loro portata, raggiungibili tramite azioni concrete ed efficaci
Si parla dunque di aziende non più “fini a se stesse” ed isolate dal contesto territoriale e dalle sue comunità, ma che sono in grado di creare un valore che va al di là del lato economico e che anzi s’indirizza a conseguire gli SDGs (Sustainable Development Goals) definiti dall’Agenda 2030 dell’ONU. Obiettivi quali ad esempio: Salute e benessere (3), Istruzione di qualità (4), Parità di genere (5), Energia pulita e accessibile (7), Lavoro dignitoso e crescita economica (8) e Imprese, innovazione e infrastrutture (9), Città e comunità sostenibili (11), Lotta contro il cambiamento climatico (13)… Tutti ambiti nei quali le aziende possono far va-
lere le loro scelte responsabili e che quindi costituiscono dei traguardi alla loro portata, raggiungibili tramite azioni concrete ed efficaci. Tali azioni possono per esempio riguardare tutto un insieme di prestazioni, agevolazioni, rimborsi e fringe benefit rivolti ai dipendenti nel campo della flessibilità lavorativa e conciliazione vita-lavoro o in quello della mobilità sostenibile, oppure nelle sanità e previdenza integrative piuttosto che nel tempo libero, nel benessere e nelle vacanze. Così come tutta una serie variegata e disparata di supporti e collaborazioni (culturali, sportive, sociali, educative, formative, ambientali…) all’insegna della sostenibilità con comuni, scuole, associazioni del terzo settore.
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La sostenibilità si afferma Quasi sette imprese manifatturiere italiane su dieci (69%) e oltre sei su dieci di quelle dei servizi (62,4%) hanno intrapreso azioni di sostenibilità Imprese con politiche di welfare più mature attraggono talenti, migliorano il clima aziendale e ottengono anche migliori risultati economici
In base a quanto riportato dall’Istat a ottobre scorso, relativamente alle rilevazioni effettuate a giugno (con prospettive sul 2025), quasi sette imprese manifatturiere italiane su dieci (69%) e oltre sei su dieci di quelle dei servizi (62,4%) hanno intrapreso azioni di sostenibilità. Per le prime in testa ci sono le pratiche di responsabilità sociale (60,9%), seguite da quelle di tutela ambientale (56,2%) e di sostenibilità economica (39%), così come per le seconde primeggia sempre la sostenibilità sociale (57,1%), con a seguito la tutela dell’ambiente (49,3%) e la sostenibilità a livello economico (35,3%). In particolare, sul periodo 2023-2025, la sostenibilità sociale viene data in aumento in base alle dichiarazioni delle realtà manifatturiere (il 65,1% di esse l’attueranno), mentre viene stimata in lieve calo per quelle dei servizi (di cui il 55,4% s’impegnerà in tal senso). Interessante anche quanto rilevato dal “Welfare Index Pmi 2023”, rapporto giunto all’ottava edizione e quest’anno incentrato per la prima volta sulla Lombardia. Un documento, presentato a novembre nella sede
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milanese di Generali, che mostra come siano proprio le imprese lombarde quelle che raggiungono un livello alto o molto alto di welfare aziendale, col 29% dei casi (superiore al 24,7% nazionale) e con un trend in continua ascesa (più che raddoppiato dal 2016 a oggi). E nel quale, fra l’altro, si sottolinea che le imprese con politiche di welfare più mature attraggono talenti, migliorano il clima aziendale e ottengono anche migliori risultati economici.
FOCUS WELFARE AZIENDALE | GRM
Codè Crai Ovest, vicini alle comunità Per la cooperativa è importante la valorizzazione del capitale umano che passa attraverso una riorganizzazione interna di compiti e mansioni
Codè Crai Ovest è formata da 220 soci distribuiti fra Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta e Lombardia, per un totale di oltre 300 punti vendita. Sin dalla sua nascita è sinonimo di negozio di prossimità, di attenzione alle persone e al territorio. I negozi sono presenti in modo capillare sul territorio, vicini alle persone; una vicinanza che trova forza nel fare sentire la propria presenza alle comunità locali in tanti modi differenti: iniziative charity e solidali, campi estivi sportivi per i ragazzi, laboratori di educazione alimentare nelle scuole, eventi e progetti di intrattenimento per tutta la famiglia sono alcuni esempi. Tra le iniziative in partenza la collaborazione con l’Emporio Solidale di Leinì, un progetto di prossima apertura realizzato da Leini Live ETS e dal Comune di Leinì che si occuperà della preparazione e distribuzione di pacchi alimentari per le famiglie in difficoltà del territorio. Novità è anche l’introduzione nella sede centrale dei distributori automatici di BeakCotto. Un servizio che è anche un progetto sociale, perché i distributori sono gestiti da tutor normodotati che affiancano ragazzi autistici; questo per favorire l’assunzione di ragazzi con disabilità da impiegare nelle operazioni di caricamento dei distributori automatici presso Codè Crai.
Tutti i dipendenti e i soci dei supermercati affiliati sono il cuore pulsante di Codè Crai Ovest. Per la cooperativa è importante la valorizzazione del capitale umano che passa attraverso una riorganizzazione interna di compiti e mansioni secondo preferenze e attitudini personali, per rendere i dipendenti più consapevoli della propria rilevanza all’interno della cooperativa e dar loro la possibilità di crescere a livello professionale e umano.
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Presentato il Report di Sostenibilità Salov: investimenti in ricerca, digitalizzazione e pianificazione di Fabrizio Vallari
Più di 19 progetti attivi in R&S e in ambito ESG, trasformazione digitale con circa 5 milioni di euro l’anno investiti in nuove tecnologie e la definizione di un piano di sostenibilità che guiderà lo sviluppo e la crescita aziendale nei prossimi anni. Asseverato da SGS, leader mondiale nei servizi di ispezione e certificazione, il report documenta gli eventi più significativi, i risultati conseguiti e gli obiettivi in materia di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Il documento è stato presentato nella cornice di Villa Filippo Berio che, con il suo oliveto dedicato alla ricerca, rappresenta la continuità tra la storia ultracentenaria, il presente e il futuro del Gruppo industriale.
Fabio Maccari amministratore delegato di Salov
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INTERVISTA | GRM Nel reperimento delle materie prime sono salite a 12 le filiere certificate per la produzione degli oli EVO a marchio Filippo Berio Metodo Berio e Filippo Berio Sustainable Select, la nuova linea lanciata nel 2022 sul mercato USA che replica i pilastri del Metodo Berio, ovverosia agricoltura integrata, tracciabilità totale (dal campo alla bottiglia), rispetto di parametri chimico-fisici più stringenti di quelli di legge e certificazione da parte di un ente terzo (SGS). Nell’acquisto di materiali di confezionamento è proseguito il percorso verso l’adozione sempre più ampia di materiali riciclati: nel 2022, infatti, la quota di materiali da riciclo è stata pari al 46,5%, con oltre l’80% del vetro utilizzato proveniente dalla filiera del riciclo post-consumo. Salov, inoltre, ha privilegiato l’acquisto di Pet riciclato (R-Pet) al posto del Pet vergine. La carta usata per imballaggi ed etichette proviene da fornitori dotati di certificazione Fsc. In totale Salov ha contribuito a 14 su 17 degli SGDs Onu. “Abbiamo a cuore molti degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile 2030. Sicuramente quelli legati alla sicurezza alimentare, alla crescita economica sostenibile, all’innovazione industriale equa e responsabile e, in generale, ai modelli sostenibili di produzione e consumo sono quelli che ci coinvolgono e caratterizzano maggiormente perché inerenti alla nostra attività - ha dichiarato Fabio Maccari, amministratore delegato di Salov. In azienda crediamo fermamente nella necessità di un miglioramento continuo e da ciò consegue che ci sia ancora molta strada da fare. Veniamo da oltre 150 anni di storia con il marchio Filippo Berio ed è nostra intenzione farne, come minimo, altrettanti”.
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Selenella supporta un’alimentazione sana e sostenibilie Gli obiettivi di Selenella sono rivolti alla crescita del comparto patate ma anche a quello di carote e cipolle, dove si stanno registrando ottime performance. Secondo una recente ricerca di Nextplora, tra gli italiani cresce il bisogno di migliorare le proprie abitudini alimentari e risparmiare. In questo contesto Selenella si dimostra un valido alleato, in quanto ha un profilo nutrizionale perfetto per chi vuole seguire un’alimentazione salutare. «I trend individuati da Nextplora posizionano la patata tra i prodotti che non possono mancare nel carrello della spesa: non a caso Selenella si fa strada nella classifica dei prodotti maggiormente acquistati dalle famiglie italiane», commenta Massimo Cristiani, presidente del Consorzio Patata Italiana di Qualità. «Il suo prezioso profilo nutrizionale e la sua elevata capacità saziante la rendono idonea all’alimentazione sana e degli sportivi. Il prezzo contenuto inoltre strizza l’occhio a chi è attento al portafogli, permettendo di portare in tavola piatti buoni, equilibrati e gratificanti, senza spendere una follia». La coltivazione della patata Selenella, di origine 100% italiana, segue in tutte le fasi produttive i requisiti di un disciplinare, garantiti dall’impegno del Consorzio Patata Italiana di Qualità. Tale disciplinare prevede l’applicazione di tecniche di produzione integrata che limitano al minimo l’utilizzo di prodotti chimici di sintesi e l’impiego di principi attivi naturali a tutela della biodiversità. L’impegno del Consorzio nei confronti dell’ambiente e della salute dei consumatori è testimoniato anche dell’ottenimento, in riferimento alla Patata Classica Selenella, della certificazione Epd - Environmental Product Declaration, schema di certificazione volontaria con valenza internazionale, realizzato attraverso l’analisi Lca (Valutazione del Ciclo di Vita del prodotto) secondo le norme ISO 14040:2006 e 14044:2006. Un metodo oggettivo di valutazione e quantificazione dei carichi energetici e ambientali e degli impatti potenziali associati a un prodotto, che permette di esprimere il valore della filiera non solo in termini economici, ma anche attraverso le caratteristiche di sostenibilità ambientale.
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PERSONE E IMPRESE | GRM
Mondelez International Italia aderisce al codice di autodisciplina di imprese responsabili in favore della maternità L’adesione si affianca alla certificazione della parità di genere, ottenuta recentemente dal Gruppo in Italia. Il Gruppo Mondelēz International ha sottoscritto il Codice di autodisciplina di imprese responsabili in favore della maternità lanciato dalla Ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella. L’adesione si affianca alla Certificazione della parità di genere. La certificazione di conformità alla norma UNI/PdR 125:2022 è stata rilasciata a favore di tutte e 5 le società legali del Gruppo che operano in Italia, coinvolgendo gli uffici situati a Milano, nonché gli stabilimenti produttivi ubicati a Capriata d’Orba (Al) e Caramagna Piemonte (Cn). «Siamo felici di aderire al Codice di autodisciplina di imprese responsabili in favore della maternità proposto dalla Ministra Roccella, poiché crediamo che tutti, comprese le aziende, debbano dare il proprio contributo per fornire una risposta concreta al calo demografico attuando politiche a supporto della genitorialità condivisa», afferma Silvia Bagliani, AD del Gruppo Mondelēz International in Italia. «Da sempre sviluppiamo pratiche aziendali per favorire la conciliazione tra la vita privata e quella lavorativa e abbiamo l’obiettivo di promuove la parità di genere, creando un ambiente di lavoro flessibile e inclusivo». L’impegno di Mondelēz International in Italia si concretizza attraverso la policy “Genitorialità Serena” declinata nelle sue diverse fasi: flessibilità dei luoghi e tempi di lavoro, supporto psicologico, percorsi di formazione mirati, incremento del periodo di congedo parentale e dei permessi retribuiti, welfare aziendale e percorsi protetti di rientro dalla maternità nel rispetto dei nuovi bisogni. Il tutto si integra in una cornice che è quella di una cultura aziendale e organizzativa basata sulla fiducia, responsabilizzazione e flessibilità. Infatti, dal 2022 l’azienda porta avanti il modello di lavoro Workplace of the Future che prevede la settimana corta, lo smart working e la gestione autonoma della pianificazione delle ferie.
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Gros sceglie il fotovoltaico di Axpo Energy Solutions Italia Il consorzio della Gdo radicato nel territorio dell’area metropolitana di Roma e nel Lazio, ha siglato un’intesa con la Esco del Gruppo Axpo impegnata nello sviluppo di progetti di efficienza energetica, rinnovabili e mobilità elettrica. L’obiettivo è sfruttare il fotovoltaico come fonte di approvvigionamento sostenibile e a “chilometro zero”. Al centro dell’accordo, una serie di impianti per la produzione di energia tramite fotovoltaico di nuova generazione che saranno installati presso diverse strutture di proprietà di Gros e dislocate tra Roma e nel Lazio in generale. L’intesa permetterà in breve tempo all’azienda di contribuire all’accelerazione del processo di decarbonizzazione, proteggersi dalla volatilità dei prezzi delle materie prime energetiche grazie al supporto dell’autoproduzione e rendersi più indipendente dalla fornitura di combustibili fossili. Nello specifico, la collaborazione prevede la realizzazione di sette impianti fotovoltaici presso altrettante strutture di proprietà del Gruppo Gros, collocate nella capitale e Pomezia, per una potenza complessiva pari a 2,3 MW. I pannelli solari consentiranno di coprire in media il 25% del fabbisogno elettrico dei diversi edifici, con una riduzione totale stimata di circa 792 tonnellate di CO2 l’anno. «Siamo particolarmente orgogliosi di poter affiancare una società protagonista della Gdo del Centro Italia in un percorso di efficientamento energetico che si sviluppa su diversi siti – afferma Marco Garbero, general manager di Axpo Energy Solutions Italia – è una sfida ambiziosa per noi ma al contempo una case history interessante in un comparto, quello della grande distribuzione, costantemente alla ricerca di soluzioni che permettano di avere un maggiore controllo dei costi energetici e al contempo di intraprendere nuovi percorsi di sostenibilità».
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PERSONE E IMPRESE | GRM
I cinque stabilimenti italiani di Electrolux Group riciclano e recuperano oltre il 99% dei rifiuti L’Italia è il primo paese del Gruppo Electrolux in Europa ad avere tutti i siti produttivi certificati “Zero Waste to Landfill” da un ente certificatore esterno indipendente. Ridurre. Riutilizzare. Riciclare. Sono i tre pilastri di Zero Waste to Landfill, programma lanciato a livello mondiale da Electrolux Group nel 2018, e che oggi vede l’Italia – con i suoi cinque siti produttivi – essere il primo paese del Gruppo in Europa ad essere Zero Waste to Landfill, con la certificazione di tutti gli stabilimenti da parte di Intertek, ente esterno e indipendente. «Grazie a progetti innovativi, allo scouting di nuovi partner e tecnologie, alla definizione di procedure, alla collaborazione con i fornitori e soprattutto all’impegno delle persone che operano nei nostri siti, siamo riusciti nel 2022 a riciclare e recuperare il 99,7% dei rifiuti prodotti, per un totale di oltre 19.800 tonnellate. Al netto del 2% circa che è stato convertito in energia, questo risultato ha portato a un risparmio annuo di oltre 56mmila tonnellate di CO2 equivalente - afferma Massimiliano Ranieri, amministratore delegato di Electrolux Italia. Si tratta di un risultato straordinario, che conferma come la sostenibilità sia al centro della strategia di Electrolux da più punti di vista. Sicuramente di prodotto, visto che i nostri elettrodomestici consentono un sensibile risparmio energetico ai consumatori, ma anche produttivo, come testimoniano gli obiettivi raggiunti grazie al programma Zero Waste to Landfill». Electrolux Group è leader della sostenibilità nel settore degli elettrodomestici. Nel 2018 è stata una delle prime 100 aziende al mondo a prefissarsi un obiettivo climatico basato su dati scientifici (SBTi) e oggi è una delle primissime aziende a livello globale ad averlo già raggiunto con tre anni di anticipo sulla roadmap. Questo grazie ad un quadro strategico dedicato – For the Better – e a piani d’azione per raggiungere entro il 2030 la neutralità climatica delle proprie attività produttive ed entro il 2050 la neutralità climatica lungo tutta la catena di valore.
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Riciclo e riutilizzo, una convivenza è possibile? In quest’ultimo anno ha fatto discutere la proposta europea di Regolamento imballaggi e rifiuti da imballaggio (PPWR) votata all’Europarlamento lo scorso 22 novembre 2023. Da alcuni paesi europei, in primis il nostro, la proposta è stata considerata in maniera molto negativa perché ritenuta lesiva degli interessi economici nazionali nel settore del riciclo e in quello dell’industria del packaging.
di Michele Paccillo, PLEF – Planet Life Economy Foundation
Dal 2003 la mission di Planet Life Economy Foundation ETS - Associazione no profit - è quella di mettere a disposizione le proprie competenze per una gestione sostenibile d’impresa e fare rete per contribuire ad una evoluzione verso un’economia positiva che, nel rispetto dei vincoli di sostenibilità, garantisca benessere e qualità della vita per le comunità umane sul nostro pianeta.
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PLEF | GRM
L’impatto ambientale del packaging e la gestione sostenibile dei rifiuti sono diventati temi cruciali che hanno portato ad una maggiore attenzione sull’economia del riciclo: le aziende cercano sempre più di progettare imballaggi che generino meno rifiuti (riciclabili e/o compostabili), contribuendo alla sostenibilità complessiva del ciclo di vita del prodotto. L’adozione di materiali facilmente riciclabili, etichette chiare sulle istruzioni di riciclo e la progettazione di imballaggi che possano essere facilmente separati e riciclati diventano aspetti sempre più necessari per favorire un’economia realmente circolare. Ma oggi, più che vantarci di ciò che avviamo a riciclo, dovremmo forse concentrarci su ciò che, una volta raccolto, riusciamo effettivamente a re-immettere sul mercato, e se iniziamo a ragionare così, probabilmente ci accorgiamo che forse non siamo poi così virtuosi e che potremmo fare di più. Ad esempio favorendo, accanto al riciclo, pratiche di riduzione di imballaggi o di riutilizzo, come sostiene la gerarchia europea sui rifiuti con la regola delle 3 R (reduce, reuse, recycle). Come hanno dimostrato gli accesi dibattiti intorno alla proposta europea - il riutilizzo in Italia viene ancora visto come “nemico” del riciclo e una convivenza sembra impossibile. Eppure chi sostiene il riutilizzo non è contrario al riciclo, ma all’idea di puntare solo sul riciclo anche laddove il sistema manca, come nei modelli monouso (usa&getta) o fallisce come quando non c’è un effettivo recupero e rimessa in circolo del materiale raccolto. Il tema del riuso degli imballaggi è già realtà, ma è più diffuso in Paesi che lo sostengono grazie a norme specifiche: – in Francia, dal 1° gennaio 2023, i pasti e le bevande consumati in loco devono essere serviti in contenitori riutilizzabili; – in Germania, dal gennaio 2023 i ristoranti e i locali da asporto con una superficie superiore a 80 mq e 5 dipendenti devono offrire tazze e contenitori per alimenti riutilizzabili; – in Portogallo, il decreto-legge 78/2021 impone che entro gennaio 2024 i ristoranti siano tenuti a fornire ai propri clienti imballaggi riutilizzabili (attraverso una cauzione) per i cibi da asporto o per la consegna di cibo e bevande. Inoltre, i ristoranti devono fornire utensili riutilizzabili per il consumo in loco di cibo o bevande nei loro locali; – nei Paesi Bassi, il “Regolamento sui prodotti di plastica monouso” stabilisce che gli operatori del settore Horeca devono fornire all’utente finale un’alternativa riutilizzabile ai contenitori di plastica monouso per il consumo di bevande o alimenti da asporto. Sono oltre 400 i sistemi per il riutilizzo esistenti in Europa come dimostra la piattaforma Reuse Landscape. Probabilmente diventerà una scelta obbligata dal momento che attualmente, ad esempio, solo il 14% della plastica prodotta a fine vita trova un utilizzo circolare senza finire in discarica o bruciata! Viceversa, secondo il recente studio “The Economics of the reuse system” di Zero Waste Europe, i sistemi riutilizzabili relativi a imballaggi secondari per il trasporto, alimenti da asporto e contenitori riutilizzabili per bevande, consentirebbero un ritorno dell’investimento nel primo caso dopo 1/2 anni, nel secondo dopo 3/4 e nel terzo a 5/6 anni.
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Nel settore food in Italia esistono già realtà attive su questo fronte: - Around offre servizio di packaging riutilizzabile. Il cliente noleggia tramite app il contenitore in ristoranti selezionati (ad oggi 30 circa). Una volta pagato per la pietanza, la preleva con gli imballaggi Around. Ha poi 7 giorni di tempo per riportare il contenitore pulito nel locale dove è stato acquistato il pasto. - reCircle è un servizio in abbonamento rivolto a chi opera nella somministrazione di cibi e bevande che offre packaging riutilizzabile per il delivery di cibo e bevande con cauzione per il consumatore finale, o senza se è iscritto alla loro app. Nella logistica: - CPR System associa oltre 1.000 imprese agricole, GDO, e del settore dei servizi e trasporto per la produzione, movimentazione, riciclo di cassette in plastica a sponde abbattibili, con focus sull’agroalimentare. - Movopack propone Packaging riutilizzabile per spedizioni, consentendo di riutilizzare gli imballaggi fino a 20 volte. I clienti possono semplicemente infilare il packaging nella cassetta postale più vicina e la busta tornerà a casa per il prossimo riutilizzo.
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PLEF | GRM
E nel retail? L’attenzione allo sfruttamento delle materie prime a livello globale, con la crescente pressione da parte di governi e consumatori per l’adozione di pratiche commerciali sostenibili, sta inducendo il settore manifatturiero e la distribuzione a ripensare radicalmente il modo di produrre e di vendere. L’economia circolare si sta affermando come la via più breve e sicura all’eliminazione degli sprechi e alla ristrutturazione dell’offerta al mercato. I brand e distributori devono comprendere la circolarità nelle proprie strategie, ripensando le catene di approvvigionamento e la gestione della logistica inversa, un problema di dimensioni direttamente proporzionali allo sviluppo del commercio elettronico. La tecnologia assume un ruolo importantissimo, perchè una lunga lista di variabili deve essere gestita: politiche globali e locali, regolamenti di spedizione, sanzioni, deteriorabilità delle merci, sanificazione per il riutilizzo, eventi meteorologici. Per realizzare modelli di economia circolare, è necessario disporre di strumenti di pianificazione evoluti, in grado di combinare evoluzione della domanda, standard Esg e sfide globali. Incentivare i clienti a portare un articolo in negozio, per riacquistarlo o consegnarlo per il riciclo o in permuta per un nuovo acquisto o portare un imballo per un suo riutilizzo, è una pratica in via di diffusione. Questa evoluzione dell’offerta va di pari passo con la domanda, che cerca di superare la sola funzione d’uso dei prodotti, arrivando ad un’esperienza del cliente diversa, che aumenta la competitività dei retailer che la promuovono. Inflazione, riduzione del potere d’acquisto e maggiore percezione delle emergenze ambientali spingono alla revisione delle abitudini di acquisto in chiave sostenibile. Il retail circolare mette in atto un ripensamento del modello tradizionale di distribuzione, che può comprendere sia soluzioni che riguardano il riciclo, che quelle relative al riutilizzo. Come sta già avvenendo: Algramo in Sud America, che propone erogatori alla spina fissi e itineranti con mezzi elettrici in formule in collaborazione con Unilever e Nestlé, Miwa in Svizzera che propone un sistema completo per imballaggi riutilizzabili insieme a Nestlè per il caffè liofilizzato e la linea cibo per gatti; In UK Mark & Spenser, ASDA e Waitrose creano aree refill in diversi punti vendita (per ASDA oltre 70 le referenze presenti). In Italia il fenomeno è più legato iniziative di singoli privati: Sfusitalia ha mappato oltre 800 negozi sfusi. Probabilmente si è arrivati alla contrapposizione tra “riciclo – riutilizzo” perché il sistema di EPR italiano (Responsabilità estesa del Produttore), innovativo ed efficace quando è nato in piena emergenza rifiuti negli anni ‘90, non ha mai tenuto presente il tema della riduzione e si è sempre limitato a gestire raccolta e riciclo dei rifiuti e quindi, forte di questo sistema di raccolta differenziata, l’Italia si è arroccata su posizioni di conservazione dello status quo. Con il risultato che, a pochi giorni dal voto dell’Europarlamento sul Regolamento imballaggi (PPWR), Contexte, un’agenzia di informazione europea, ha pubblicato un “non-paper” in cui Italia e Finlandia cercano di castrare la proposta avanzata dalla Commissione. Italia “campione del riciclo” e Finlandia campione degli imballaggi monouso in carta nel documento informale propongono di azzerare gli obiettivi di riutilizzo e di evitare di sostenere il riciclo di qualità (a ciclo chiuso). In estrema sintesi, il documento cerca di neutralizzare la portata innovativa del testo della Commissione, evitando di fissare obiettivi per il riuso e lasciando campo libero agli imballaggi monouso. In conclusione, soprattutto in Italia, esistono ancora difficoltà oggettive della trasformazione delle imprese, dei mercati e degli stessi cittadini per poter concretamente adottare stili di consumo favorevoli alla riduzione dell’Usa e getta con modalità di riuso. In primis occorrerebbe comprendere che non si tratta di minare gli interessi dei diversi soggetti interessati, ma quello di evolvere il “paradigma del packaging” con altre tipologie di mescita, di vendita e di riutilizzo assicurando qualità, sicurezza, informazione di legge e al tempo stesso rafforzando la comunicazione di marca dei prodotti venduti. Purtroppo Eurostat stima che nel 2030 ogni europeo produrrà 209 Kg di rifiuti da imballaggio (oggi siamo a 188,7 kg).
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SUCCESSI E STRATEGIE | GRM
Carrefour Italia e Too Good To Go, insieme contro lo spreco alimentare: salvati 1 milione di pasti Una collaborazione virtuosa nata nel 2019 che, ad oggi, ha consentito di evitare l’emissione di oltre 2.500.000 Kg di Co2e, salvando dallo spreco oltre 1.000 tonnellate di cibo. È il risultato raggiunto dalla partnership siglata da Carrefour Italia prima azienda della Gdo a essere società benefit, presente in Italia con una rete multi-formato di circa 1.500 punti vendita in 19 regioni e Too Good To Go, l’azienda ad alto impatto sociale ed il più grande marketplace al mondo per le eccedenze alimentari, con l’obiettivo di contrastare lo spreco alimentare nel nostro Paese. La partnership, che ha preso il via nel 2019 e che vede coinvolti ad oggi 650 punti vendita Carrefour in 282 città, ha consentito di evitare l’emissione di oltre 2.500.000 Kg di CO2e e di salvare dall’andare sprecato oltre 1.000 tonnellate di cibo, contribuendo a dare una seconda vita a milioni di prodotti ancora buoni che rischiavano di andare sprecati. Un risultato importante che testimonia l’efficacia della collaborazione - tra le prime siglate da Too Good To Go in Italia - nata con l’obiettivo di contrastare lo spreco alimentare durante la fase di distribuzione della filiera, durante la quale, secondo dati Eurostat, si genera il 7 % delle eccedenze alimentari. «La collaborazione con Too Good To Go è un ottimo esempio di realizzazione della nostra strategia di Transizione Alimentare per tutti, promuovendo l’accessibilità a cibi di qualità e contribuendo ad eliminare gli sprechi. Siamo fieri di questo traguardo, raggiunto grazie all’impegno e alla passione dei nostri collaboratori nei punti vendita e dei nostri imprenditori, che hanno creduto in questa iniziativa da subito. Con questa partnership vogliamo contribuire sempre di più a creare una cultura del consumo responsabile e a salvaguardare il nostro pianeta», afferma Paola Accornero, General Segretary di Carrefour Italia.
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INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
LENI’S
E IL FOOD LOSS: UN ESEMPIO VIRTUOSO La FAO parla di food loss riferendosi allo “spreco di cibo commestibile nelle fasi di produzione, post-raccolta e lavorazione della catena alimentare”. Gran parte di questo spreco si verifica all’inizio della catena del valore, ben prima che i prodotti raggiungano il mercato, ovvero durante o subito dopo la raccolta. Leni’s è attiva nel ridurre il fenomeno del Food Loss grazie a un’efficiente pianificazione e agli importanti investimenti tecnologici realizzati negli anni. Nata dall’esperienza di VOG Products - leader mondiale nella lavorazione delle mele - conta oltre 6.000 famiglie di frutticoltori di lunga tradizione, raccolti in 3 grandi organizzazioni di produttori - VOG, VIP e La Trentina. Per Leni’s i frutti destinati alla lavorazione industriale sono quelli che presentano piccoli difetti qualitativi (troppo grandi, troppo piccoli, poco colorati) e che, non soddisfacendo gli standard qualitativi della frutta fresca, non possono essere venduti sul mercato da tavola: in questa logica il food loss è già una Mission aziendale. Se a livello internazionale lo spreco di mele si attesa in media sul 20% rispetto al volume delle coltivazioni, VOG Products è riuscita a far scendere il food loss a meno del 10%.
Da sempre attenta alla natura, proprio in questi giorni Leni’s sta presentando una nuova gamma di prodotti biologici, che comprende sette diverse referenze di puree di frutta. Lavorate a partire da mele raccolte esclusivamente a mano - senza l’aggiunta di zuccheri, coloranti o conservanti - le nuove puree sono tutte certificate BIOLAND.
www.lenismele.it
SUCCESSI E STRATEGIE | GRM
Lidl Italia presenta il report di sostenibilità e la strategia ESG: focus su pianeta e persone Risparmiati oltre 13 milioni kWh grazie ad interventi di efficientamento energetico. Dal 2018, donate 33mila tonnellate di eccedenze alimentari. Lidl Italia ha diffuso i risultati del suo terzo Report di Sostenibilità 2021-2022 e illustrato la nuova strategia di sostenibilità che rappresenta un’assunzione di responsabilità nei confronti del pianeta e delle persone. Massimiliano Silvestri, presidente Lidl Italia, ha commentato: «Stiamo vivendo un periodo di profondo cambiamento. Anche dal punto di vista climatico, assistiamo a fenomeni meteorologici sempre più estremi che mettono in seria difficoltà le produzioni agricole e non solo. Nonostante questo contesto sempre più complesso e interconnesso, tutti i nostri impegni in ambito di responsabilità sociale non sono cambiati, anzi, sono stati riconfermati con ancora più convinzione. In qualità di catena di supermercati, infatti, abbiamo non solo la facoltà, ma anche il dovere, di esercitare la nostra influenza in ogni ambito del nostro agire quotidiano per dare un contributo concreto all’ambiente e alla società». Significativi sono i risultati ottenuti a livello ambientale per la tutela del clima: sono stati risparmiati oltre 5 milioni di kWh in illuminazione e oltre 8 milioni di kWh grazie a più di 7mila interventi di efficientamento energetico sulle pertinenze. Lidl ha puntato anche sull’energia rinnovabile: il 100% del consumo totale di energia deriva da fonti rinnovabili e il 4% dell’energia elettrica utilizzata proviene da autoproduzione attraverso pannelli fotovoltaici. Inoltre, si è registrato un maggiore impiego di gas naturali per il raffreddamento dei prodotti nei centri logistici e nei punti vendita, parallelamente alla progressiva decarbonizzazione della flotta logistica che oggi vanta un terzo di mezzi alimentati a carburanti alternativi al diesel. In un’ottica di contributo alla comunità, dal 2018 ad oggi l’azienda ha recuperato e donato oltre 33mila tonnellate di cibo in eccedenza (principalmente pane e prodotti da forno del giorno prima e ortofrutta non più perfetta esteticamente, ma ancora buona e sicura), equivalenti a più di 66 milioni di pasti. Un aiuto reso possibile dalla proficua collaborazione con la rete Banco Alimentare.
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Ifco, il futuro è circolare e rigenerativo Riutilizzo, riparazione e riciclo sono il fulcro del modello di economia circolare di Ifco, azienda che da 30 anni promuove un approccio sostenibile fondato sull’eliminazione dei rifiuti e sull’ottimizzazione della creazione di valore. Per Ifco la sostenibilità è un modo di vivere che influenza ogni aspetto della propria attività. L’azienda non si limita a creare soluzioni di imballaggio riutilizzabili, ma promuove da trent’anni un’economia circolare imperniata su un utilizzo efficiente delle risorse. L’impegno a creare soluzioni innovative in grado di garantire risparmi in tutte le fasi della catena di fornitura di generi alimentari freschi fa delle sue soluzioni di imballaggio riutilizzabili una scelta naturale, in grado di abbinare efficienza operativa e vantaggi ambientali. I prodotti e i servizi Ifco basati sul modello di condivisione e riutilizzo permettono ai clienti di registrare una riduzione dei danni ai prodotti e delle emissioni di Co2 pari rispettivamente a oltre il 96% e al 60%. «Quando abbiamo introdotto il concetto di cassetta di imballaggio riutilizzabile (Reusable Packaging Container o Rpc) nel 1992 – dichiara Francesca Amadei, vicepresidente Ifco Sud Europa – volevamo offrire ai nostri partner gli strumenti necessari per adottare una filosofia sostenibile. Rispetto agli imballaggi monouso, le nostre Rpc generano fino al 60% in meno di CO2 e all’86% in meno di rifiuti solidi, consentendo inoltre un risparmio energetico pari al 64% e un recupero d’acqua dell’80%. Entro il 2040, le nostre attività saranno a emissioni zero ed entro il 2025 in tutti i nostri centri utilizzeremo esclusivamente elettricità rinnovabile e avremo azzerato la quantità di rifiuti inviati in discarica. È nostra intenzione essere un’azienda al tempo stesso circolare e rigenerativa». Le soluzioni di imballaggio riutilizzabili sono adatte a qualsiasi esigenza: con oltre 70 modelli in costante aggiornamento, le cassette Rpc display-ready sono disponibili in un’ampia gamma di formati e in grado di trasportare in tutta sicurezza frutta e verdura, carne, pesce, uova, prodotti da forno, salumi e cibi pronti.
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LOGISTICA E PROCESSI | GRM
Logistica Uno presenta il progetto virtuoso “Treno Pendolare” Il progetto, in partnership con Gruppo Sanpellegrino e Mercitalia Rail, aumenta la disponibilità di trasporto merci e rappresenta una risposta concreta alla carenza di servizio stradale per lunghe percorrenze. Il treno predisposto da Logistica Uno, equivalente a 30 autoarticolati, parte ogni venerdì sera da Lecco e, viaggiando di notte, raggiunge Porcari (Lu) di prima mattina. Da qui, il carico viene distribuito su tre destinazioni chiave: l’Interporto Sud Europa a Marcianise (Ce), l’Interporto di Bari la domenica e, infine, l’Interporto di Catania il lunedì pomeriggio. In soli tre giorni, il “Treno Pendolare” riesce a servire quattro punti baricentrici per la distribuzione delle merci sul territorio italiano: Porcari (Lu), Marcianise (Ce), Bari e Catania. Questo servizio consente al Gruppo Sanpellegrino di selezionare la destinazione delle proprie merci fino a 24 ore prima della partenza del treno, garantendo massima flessibilità e tempestività decisionale. Il risultato tangibile è una maggiore flessibilità operativa, una significativa riduzione delle emissioni di Co2, pari all’87% – utilizzo stimato e certificato rispetto alla sola modalità gomma – e una diminuzione della congestione del traffico causata dai mezzi pesanti sulle principali arterie stradali italiane. La collaborazione di Logistica Uno, Gruppo Sanpellegrino e Mercitalia Rail ridefinisce quindi gli standard di efficienza logistica e dimostra che la sostenibilità ambientale può essere raggiunta attraverso soluzioni innovative nel settore del trasporto intermodale. «In Logistica Uno vediamo il trasporto intermodale come un pilastro fondamentale della nostra strategia aziendale, un modo concreto per coniugare la crescita economica con la responsabilità ambientale», afferma Gianluca Cornelli, amministratore delegato di Logistica Uno. «Siamo impegnati a plasmare un futuro in cui la logistica non solo muove merci, ma lo fa in modo sostenibile, intelligente e armonico con il nostro pianeta». Il progetto “Treno Pendolare” ha ottenuto il premio “Il Logistico dell’Anno”, il riconoscimento organizzato da Assologistica che celebra le imprese che si distinguono per innovazione, efficienza operativa e contributo significativo alla crescita del settore della logistica.
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VIDEO | GRM
Nicolis Project punta su organizzazione e innovazione Dalla carta alle soluzioni digitali per Gdo e retail: Vincenzo Parisi, direttore commerciale di Nicolis Project, ha parlato ai nostri microfoni dello sviluppo interno dell’azienda, delle innovazioni intraprese dal punto di vista tecnologico e delle iniziative messe in atto sul fronte della sostenibilità.
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Due valori guidano Polli verso il futuro: sostenibilità e innovazione L’azienda produttrice di conserve di pesti, sughi pronti, sottoli e sottaceti e forte di 150 anni di attività, presenta il primo bilancio di sostenibilità, uno strumento che racconta il valore dei progetti intrapresi e anticipa gli ambiziosi obiettivi che intende realizzare. Ne abbiamo parlato con Manuela Polli, responsabile della strategia corporate del Gruppo.
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Amorim Cork: il sughero è 100% naturale, riutilizzabile e riciclabile Le foreste di querce da sughero sono un perfetto esempio dell’equilibrio di sviluppo sostenibile in grado di tutelare l’habitat naturale. La prima decortica avviene dopo 25 anni, per poi ripetersi ogni 9 anni. La decortica non implica l’abbattimento della pianta, ma solo l’asportazione della corteccia, che si rigenera dopo ogni raccolto. Ad ogni ricrescita, la nuova corteccia mostra maggiore capacità di assorbire C02 rispetto alle precedenti.
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Maniva porta avanti un percorso sostenibile a 360 gradi Maniva Green è il progetto lanciato 5 anni fa con la consapevolezza che la tutela del territorio e la sostenibilità delle azioni sono legate l’uno all’altra in modo indissolubile. Sono molte le iniziative intraprese: dall’impiego di carrelli elevatori elettrici ad emissioni nulle all’utilizzo di casse in plastica riciclata per il vetro a rendere al rinnovo della gamma in Pet con una riduzione media dei pesi del 25%. Ne parla in dettaglio l’amministratore delegato Michele Foglio.
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