1 minute read

Soccorrere un pianeta malato

Perché tutto questo?

La risposta è drammaticamente semplice e sotto gli occhi di tutti: il nostro pianeta non se la passa per nulla bene. Il 75% della superficie terrestre non coperta dai ghiacci è ormai alterato significativamente, mentre la gran parte degli oceani è inquinata (con le gigantesche isole di plastica che galleggiano in ogni parte di essi che ne sono l’esempio più emblematico) e oltre l’85% delle zone umide è andata perduta. Addirittura 1 milione sono le specie vegetali e animali che sono a rischio di estinguersi, con un tasso di estinzione più elevato di mille volte rispetto a quello naturale.

A ricordarlo è il Wwf, che periodicamente in questa occasione fa il punto sulla situazione ambientale planetaria, richiamando in special modo i dati del suo Living Planet Report, i cui numeri del 2022 mostrano in particolare come le popolazioni animali (mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci) siano calate in media del 69% a partire dal fatidico 1970, con dati drammatici in America Latina e nei Caraibi (-94%), mentre il 40% degl’insetti, fra cui molti impollinatori, è minacciato, tanto che gli scienziati non faticano ad affermare che siamo di fronte alla “sesta estinzione di massa”, che procede oggi a ritmi così intensi da essere del tutto impensabili solo pochi decenni orsono.

E ciò per cause diverse ma ben precise, spesso intrecciate le une nelle altre, ma che hanno una matrice comune: la mano dell’uomo. Per citare solo le maggiori dagli onnipresenti cambiamenti climatici allo sfruttamento eccessivo del suolo e delle acque, dall’inquinamento imperante a tutti i livelli alla deforestazione selvaggia, dal bracconaggio al proliferare delle specie aliene.

This article is from: