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Sprecare è un po’ peccare!

Troppi alimenti vengono ancora sprecati nel Paese, ma la tendenza è al ribasso. Dalla filiera alla tavola, i comportamenti all’insegna della sostenibilità alimentare fanno la differenza. E le imprese lo dimostrano.

di Pierangelo Piantanida

Complice l’inflazione, nel 2022 è diminuito lo spreco di alimenti in Italia. A mostrarlo è il report “Il caso Italia” 2023 del Waste Watcher International Observatory on Food and Sustainability, diffuso il 5 febbraio scorso in occasione della 10a Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, grazie all’iniziativa della campagna Spreco Zero di Last Minute Market e dell’Università di Bologna, su monitoraggio Ipsos. Uno spreco che avviene soprattutto nelle case: in media ciascuno di noi ha gettato nel 2022 75 grammi di cibo al giorno, ossia 524,1 grammi settimanali (contro 595,3 del 2021, -12% circa), cioè 27,253 kg annui. Il tutto per un valore di 6,48 miliardi.

Ma la situazione in filiera non è da meno: tra perdite in campo e sprechi nella catena dell’industria e della distribuzione di cibo nel 2022 sono andate perdute più di 4 milioni di tonnellate di cibo, per un valore totale di filiera di oltre 9 miliardi di euro. Lo spreco del cibo in filiera è imputabile per il 26% all’agricoltura, per il 28% all’industria e per l’8% alla distribuzione.

Valle Fiorita sottolinea il proprio impegno al fine di applicare dei precisi protocolli biotecnologici per recuperare e valorizzare i sottoprodotti e gli scarti alimentari

Inalpi lavora quotidianamente per contribuire al conseguimento di una sostenibilità a tutto tondo: ambientale, sociale ed economica

Orva, s’impone una strategia

Aziende virtuose, campioni antispreco

La sostenibilità alimentare è da ricercare in primis sulle tavole di ognuno, ma le imprese di settore, grazie a scelte virtuose, possono contribuire a realizzarla.

Come Valle Fiorita, che sottolinea l’impegno della propria R&S, al fine di applicare dei precisi protocolli biotecnologici per recuperare e valorizzare i sottoprodotti e gli scarti alimentari. Da qui iniziative come Wastebake (lo sviluppo di tecnologie di biotrasformazione e processi chimici per la valorizzazione di rifiuti dei prodotti), Terrae (che punta al recupero e alla trasformazione del pane di scarto aziendale in un idoneo terreno di coltura – WBM – Waste Bread Medium - per far crescere starter microbici d’interesse industriale) e Funbrew (che punta a rivalutare gli scarti dell’industria della birra tramite fermentazione con dei selezionati batteri lattici, per ottenere nuovi alimenti sostenibili e funzionali).

Dal canto suo Inalpi mette in risalto che, nel suo operato e modo di fare impresa, lavora quotidianamente per contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU a favore del conseguimento di una sostenibilità a tutto tondo: ambientale, sociale ed economica. Da qui investimenti costanti e scelte strategiche mirate per una realtà che fa di una filiera corta e sicura per l’approvvigionamento della propria materia prima, latte fresco proveniente da circa 300 conferenti delle province di Cuneo e Torino, un punto di vanto per ottenere un risultato finale di alta qualità.

Non meno presente nel raggiungimento della sostenibilità ambientale è Orva, che s’impone una strategia “100% green” a beneficio della tutela dell’ambiente, facendone una missione e un impegno che si concretizzano nell’ottimizzazione dell’utilizzo di energia e nell’impatto zero delle emissioni inquinanti, grazie a delle innovative scelte tecnologiche che la pongono all’avanguardia ed ecologicamente responsabile. L’azienda in particolare ricerca e studia i rapporti tra alimenti e ambiente, individuando così strumenti e mezzi a basso impatto ambientale e poco inquinanti per poter valorizzare il rapporto tra territorio e prodotto, nell’ottica del km zero.

Ridiamo vita e ricicliamo al 100% gli scarti della lavorazione del tonno EcoeFISHent, progetto europeo che ha lo scopo di dar vita a un cluster replicabile per diffondere nei territori un’economia circolare a impatto climatico zero

Generale Conserve/ Asdomar: “Tonno Zero Spreco”

Un classico esempio di “circular economy”. Così Generale Conserve/Asdomar dipinge la sua strategia contro lo spreco alimentare, che la porta e reimmettere nel ciclo produttivo la totalità degli scarti di lavorazione del tonno, all’insegna del progetto “Tonno Zero Spreco”. “Normalmente l’industria del tonno genera il 50% di scarti da destinare alla discarica tra teste, code, spine e pelle. Noi riutilizziamo tutto questo materiale destinandolo in parte alla produzione di farine destinate alla zootecnia – afferma

Simona Mesciulam, direttore marketing di Generale Conserve spa/Asdomar -. Ridiamo vita e ricicliamo al 100% gli scarti della lavorazione del tonno in un meccanismo perfetto di economia circolare, così creiamo valore al posto di quello che normalmente è considerato un rifiuto”.

A partire dal 2021, la società fa parte del progetto europeo EcoeFISHent, che ha lo scopo di dar vita a un cluster replicabile per diffondere nei territori un’economia circolare a impatto climatico zero. In virtù di tale partecipazione, “quello che già viene riutilizzato completamente dall’azienda –conclude Mesciulam - sarà ulteriormente valorizzato tramite investimenti dedicati, per rispondere alle necessità di cibi e cosmetici sostenibili e naturali e polimeri biobased per le componenti plastiche e il packaging, grazie a una tecnologia a basso impatto ambientale”.

Food Category Touch Screen e un sistema di conservazione studiato ad hoc per ciascuna categoria merceologica

Le celle frigorifere a marchio Misa garantiscono la sicurezza degli alimenti, per una protezione totale 24 ore su 24, 7 giorni su 7

Epta: l’importanza della catena del freddo

Per ridurre drasticamente lo spreco alimentare, la catena del freddo svolge un ruolo fondamentale. A ricordarlo è Epta, secondo cui soluzioni refrigerate adeguate e performanti, in grado di assicurare una corretta conservazione delle referenze, concorrono a minimizzare tale fenomeno lungo tutta la filiera. In tal senso, arredi ideali sono quelli contrassegnati dal marchio Eurocryor e dotati di “Food Category Touch Screen”, sistema di conservazione studiato ad hoc per ciascuna categoria merceologica. Si tratta, fra presente l’azienda, di un traguardo frutto di una ricerca continua, orientata a una refrigerazione consapevole, nonché della collaborazione con l’Università delle Scienze Gastronomiche di Pollenzo, per la definizione scientifica dei corretti parametri target.

Risultato ne è un immediato pannello di controllo “touch screen”, tramite cui selezionare in modo semplice la “food category” esposta per parametrizzare le funzioni di esercizio del mobile, così da preservare correttamente le caratteristiche organolettiche dei prodotti e allungarne la vita utile.

Una soluzione cui vanno ad aggiungersi le celle frigorifere a marchio Misa che, forti del sistema antibatterico a ioni d’argento Epta Food Defence, garantiscono la sicurezza degli alimenti, per una protezione totale 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

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