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Private label

vs marchi industriali: il 2023 sarà l’anno del sorpasso?

Maria Teresa Manuelli Direttrice editoriale

Prosegue la crescita record delle marche del distributore, che nei primi sei mesi del 2023 hanno messo a segno un nuovo record di vendite, ininterrotto ormai da più di 18 mesi. E il distacco tra marchi privati - ormai in volata - e i marchi industriali - zavorrati ancora dai costi di produzione e logistica - è visibile su due valori fondamentali. Secondo i dati rilasciati da Circana sul semestre terminato al 18 giugno, la crescita a valore delle PL distacca di ben tre punti percentuali i brand industriali: +8,2% vs +5,1%. Anche a volume le prime restano sostanzialmente stabili (-0,5%) e i secondi perdono un -3,4%, un divario che secondo gli analisti è destinato ad allungarsi. Ma il fenomeno parte da lontano. Sempre secondo la società di ricerca, il 2022 è stato, nelle sei maggiori economie europee, l’anno dei sorpassi. Il primo è concettuale: le PL si strutturano sempre più come marca e perdono il vissuto pauperistico di un tempo. Il secondo è numerico, visto che la maggior parte dei consumatori le considera persino migliori o uguali alle proposte industriali. E in Italia? Da noi la quota PL ha praticamente raggiunto il 30 per cento a dicembre 2022. Capita così che le insegne decidano di fare a meno dei brandi industriali, dedicando interi store ai propri marchi o superandola nell’innovazione e in ambiti prima “proibiti”. Una tendenza che stiamo vedendo già da qualche anno, ma che ora accelera con decisione: è di queste settimane il progetto Terre d’Italia di Carrefour, dedicato ai prodotti tipici italiani, dopo quelli di Coop consacrati alla linea FiorFiore, di Esselunga per la pasticceria Elisenda, di Conad per Sapori&Dintorni e di Unes per Il ViaggiatorGoloso. Mentre Penny Italia, prima insegna a osare tanto, ha creato una linea di insalate coltivate in aeroponica in una vertical farm a lei riservata. Ma il raggio d’azione non si limita ai beni di largo consumo: sempre Conad già dallo scorso anno spinge sul farmaceutico con il format ConCura, una sorta di “health hub” che integra parafarmacia, ottico e servizi analitici di prima istanza. La concorrenza comincia a sentirsi. E non è sul prezzo.

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