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economica… anche in tempi di inflazione

di Luca Salomone

Secondo Ananda Roy, Svp di Circana, il 2022 è stato, nelle sei maggiori economie europee, l’anno dei sorpassi. Il primo è concettuale: le Pl si strutturano sempre più come marca e perdono il vissuto pauperistico di un tempo. Il secondo è numerico, visto che la maggior parte dei consumatori le considera persino migliori o uguali alle proposte industriali. In Italia la quota Llc ha praticamente raggiunto il 30 per cento.

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Le private label rappresentano oggi il 38% delle vendite di beni di largo consumo in Europa, per un valore di 229 miliardi di euro e, nonostante il loro aumento dei prezzi sia stato superiore, in proporzione, a quello dei prodotti di marca, esse continuano a registrare, nel quarto trimestre, crescite di quota e forti picchi in quasi tutte le maggiori categorie Llc. Lo spiega Circana nella nuova edizione di “Fmcg demand signals”, studio semestrale che coinvolge i sei principali mercati europei (Francia, Italia, Germania, Spagna, Regno Unito e Paesi Bassi), analizzando più di 230 categorie, per oltre duemila segmenti merceologici e più di 10 milioni di codici Ean. Il rapporto sottolinea una variazione positiva della marca del distributore in tutti i sei maggiori mercati europei, con la penetrazione più alta in Spagna (47%) e Germania (41%) e la più bassa nel Regno Unito (37%), dove i consumatori restano più fedeli all’Idm.

Quanto all’Italia l’incidenza della Pl è elevata, molto più elevata di quanto non dichiarino la maggior parte dei nostri distributori: parliamo di una media del 29 per cento per un dato di vendita di 24 miliardi di euro, con tassi di crescita a doppia cifra. Commenta Ananda Roy, global Svp, strategic growth insights di Circana: «Le private label hanno fatto molta strada rispetto a quando, circa 40 anni fa, sono arrivate sugli scaffali. Gli investimenti dei distributori a sostegno dello sviluppo di questi prodotti stanno dando i loro frutti. Oggi queste referenze vengono percepite come buone, o addirittura migliori, rispetto a molti prodotti di marca con cui competono. I consumatori le considerano innovative. Di conseguenza, non sono più l'alternativa economica al brand, che viene motivata dal prezzo». Lo studio rivela, fra l’altro, che i clienti “fedelissimi” al marchio del distributore equivalgo a quelli “fedelissimi” ai prodotti di marca, anzi questi ultimi li superano quasi: il 60% degli intervistati ritiene che le Pl siano innovative, di qualità, sostenibili e altrettanto buone rispetto ai marchi industriali; il 25% le considera addirittura migliori. Il 21% dei consumatori è indeciso e acquista entrambe le tipologie, affermando però che, oggi, le marche del distributore sono migliori rispetto ai marchi industriali.

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Gli acquirenti, inoltre, scelgono di comprare Mdd principalmente per l’alimentare e, dal momento che l’inflazione ha colpito maggiormente questo comparto, la private label mostra una penetrazione più elevata per i reparti del freddo, del fresco e dei beni a temperatura ambiente. Per quanto riguarda i generi non edibili, invece, la diffusione delle marche del distributore è maggiore nel cura casa e, in particolare, nei detersivi e igienizzanti. La categoria delle bevande alcoliche e alcuni alimenti per l'infanzia hanno visto, invece, una crescita molto parziale delle Mdd. Qui i consumatori sono rimasti più fedeli ai loro marchi di fiducia. I distributori stanno allora introducendo articoli innovativi, come birre analcoliche, o prodotti artigianali di alta qualità, realizzati con ingredienti locali. E ancora: una larghissima maggioranza dei consumatori, come detto, considera le Pl innovative e questo si traduce in un importante fattore di crescita. Infine, i clienti che acquistano prodotti a marchio del distributore cercano un giusto equilibrio fra il prezzo (il 78% cerca attivamente i prezzi più bassi) e qualità: il 72% presta attenzione alle etichette dei prodotti e il 63% controlla le dichiarazioni presenti sui packaging.l

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