Speciale GR Plastic Free 2020

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GLI SPECIALI DI GREENRETAIL

Ottobre 2020


Proteggi il cibo senza rinunciare alla sostenibilità PERCHÉ LA SICUREZZA ALIMENTARE E LA SOSTENIBILITÀ SONO IMPORTANTI PER TUTTI NOI. Vi presentiamo i sacchi termoretraibili, multistrato CRYOVAC® OptiDure™ per un confezionamento all’avanguardia. Sacchi prodotti con resine selezionate per una migliore sostenibilità. Progettati per dimezzare la quantità di plastica utilizzata dai produttori alimentari per proteggere le proteine (rispetto ai materiali termoformati)*. I sacchi sottili ma resistenti garantiscono la sicurezza alimentare grazie alle proprietà barriera e alle saldature affidabili. Maggiori informazioni: sealedair.com/optidure *Sulla base dei risultati raggiunti per i prodotti finali Sealed Air. Tutte le strutture e i sistemi sono diversi, pertanto i risultati possono variare. ®Reg. U.S. Pat. & Tm. Off. © 2020 Sealed Air Corporation (US). All rights reserved.


SOMMARIO 2 Un fiume di plastica sta per invadere il pianeta

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6 Azioni coordinate 13 Plastic free… plastic no more 14 Visione ed esperienza all’insegna della sostenibilità 15 Soluzioni di confezionamento innovative 19 Plastic free, una delle sfide future del retail

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19 Responsabile editoriale Stefania Lorusso

Progetto grafico Silvia Ballarin

Direttore responsabile Armando Brescia

A cura di Domenico Canzoniero, Fabrizio Vallari

Direttore editoriale Fabrizio Vallari

Responsabile di redazione Maria Teresa Manuelli

Editore Edizioni DM Srl via A. Costa 2 - 20131 Milano P. Iva 08954140961

Supplemento al quotidiano online www.greenretail.it ottobre 2020

Contatti Tel. 02/20480344 redazionedm@edizionidm.it Pubblicità Ufficio commerciale: commerciale@edizionedm.it Tel: 02/20480344

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Un fiume di plastica sta per invadere il pianeta

La tendenza era chiara da tempo, ma un recente studio pubblicato su Science e promosso dai maggiori enti e studiosi che si occupano del problema descrive uno scenario inquietante quanto realistico. C’è ancora spazio per un flebile ma ragionato ottimismo, a patto che l’azione sia immediata, collettiva e sistemica.


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reaking the plastic wave è il primo pia-

no di azione globale redatto con rigorosi criteri scientifici da Pew Charitable Trust e SystemIQ, con l’università di Oxford, Leeds, Macarthur Foundation e Common Seas, che attraverso una review di oltre 100 studi degli ultimi anni, la valutazione comparativa di sei scenari e la collaborazione dei maggiori esperti mondiali, vuole tracciare un percorso verso l’azzeramento dei rifiuti plastici. Le conclusioni di questo studio destinato a fare da riferimento per i prossimi anni confermano che le soluzioni tecniche oggi disponibili potrebbero fare la differenza e limitare fortemente il fiume di plastica che ci sta per sommergere. Ma la realtà è che, anche con un’azione immediata e concertata che adotti tutte le migliori misure per la riduzione dei rifiuti plastici, almeno 710 milioni di tonnellate entreranno negli ecosistemi acquatici e terrestri entro il 2040. La buona notizia è che un tale obiettivo sarebbe già un successo, perché vorrebbe dire una riduzione dell’80% rispetto al cosiddetto business as usual, ovvero lo scenario che si verificherà se non pianifichiamo una seria azione di cambiamento. La cattiva notizia è invece che non siamo minimamente in rotta verso un tale obiettivo: considerati gli impegni presi oggi da governi e industria la riduzione sarebbe solo del 7%. Questo in gran parte perché gli impegni sono proclami generici, non stringenti e relativi

a paesi come l’Europa o gli Usa che hanno buone strutture di gestione dei rifiuti e tassi crescenti di riciclo, per cui l’incidenza di ogni misura rimane molto contenuta o quasi irrilevante per il trend globale. LE SOLUZIONI CI SONO, MA ANCHE GLI OSTACOLI Mettendo insieme le migliori pratiche di riduzione a monte e a valle della catena del valore della plastica, i governi e le industrie hanno a disposizione le soluzioni per ridurre i rifiuti che finiscono in mare dell’80% rispetto allo scenario business as usual. Lo studio Breaking the plastic wave descrive come soluzione ottimale un’azione combinata in cui: il 30% della domanda di plastica viene ridotta, il 17% viene sostituito, il 20% viene riciclato, il 23% viene smaltito e il 10% rimane mal gestito. Conoscendo da tempo tutte e cinque le buone pratiche indicate, la domanda che in tanti si faranno è: come si arriva a queste percentuali così importanti? Sono davvero raggiungibili e quali gli ostacoli sul cammino? In primo luogo bisogna sottolineare come il vero ostacolo non sia la carenza di mezzi e conoscenze ma la carenza di visione, in due sensi: 3


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1. dell’interdipendenza ormai esasperata che una società globalizzata come la nostra vive e che la pandemia non ha fatto altro che evidenziare; 2. della convenienza diretta che discenderebbe dal cambiare i quadri normativi, i modelli di business e i meccanismi di finanziamento oggi inadeguati. In secondo luogo, le applicazioni pratiche delle soluzioni proposte possono risultare così efficaci perché sono pensate per essere differenziate in base a: a) area geografica - paesi a basso, medio e alto reddito, aree rurali e aree urbane adottano differenti mix di soluzioni tra quelle proposte. La priorità assoluta, ovunque, è la riduzione dei rifiuti di plastica evitabili che dovrebbero essere 125 milioni tonnellate entro il 2040; b) categoria di materiale - imballaggi flessibili, multimateriale, microplastiche sono quelli più diffusi tra i rifiuti dispersi in natura e su quelli bisognerà concentrarsi. In particolare il mondo del largo consumo è chiamato giocare un ruolo importante perché buona parte (80% circa) dei rifiuti plastici dispersi nell’ambiente sono ascrivibili a questo settore. Nello specifico le categorie principali su cui intervenire sono appunto: - gli imballaggi flessibili (sacchetti, pellicole, buste, ecc.), che rappresentano il 47% dei rifiuti globali non gestiti; - i materiali multistrato e la plastica multimateriale (bustine, pannolini, cartoni, ecc.) che sono il 25%; - le microplastiche che raggiungono l’11% dei materiali dispersi in natura.

I numeri della plastica La plastica è stata prodotta in serie solo per circa 70 anni, ma ha ormai superato la maggior parte dei materiali prodotti dall’uomo ed è il primo materiale per produzione annua con oltre 425 mT (milioni di tonnellate) nel 2019. Nonostante la grande varietà di polimeri, otto di essi costituiscono il 95% di tutte le materie plastiche primarie mai prodotte, che alla fine del 2017 avevano superato i nove miliardi di tonnellate. Dei sette miliardi di tonnellate di rifiuti plastici generati finora, si stima che il 10% sia stato riciclato, il 14% è stato incenerito, mentre il restante 76% si trova in discariche o nell’ambiente, principalmente in mare. Se la produzione globale annua di plastica primaria a livello mondiale dovesse continuare il suo storico trend di crescita, raggiungerebbe 1,1 miliardi di tonnellate nel 2050 ovvero avremmo in circolazione quattro volte la plastica che abbiamo oggi, oltre 34 MT (miliardi di tonnellate) e in totale circa 12 MT di rifiuti plastici dispersi nell’ambiente.

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AZIONI COORDINATE In sintesi, una riduzione della produzione di plastica, da raggiungere attraverso l’eliminazione della plastica evitabile, l’espansione delle opzioni di riutilizzo dei consumatori o nuovi modelli di consegna, sono le soluzioni più interessanti dal punto di vista ambientale, economico e sociale in quanto offrono la maggiore riduzione dell’inquinamento da plastica, spesso rappresenta un risparmio netto, e fornisce la più alta opportunità di mitigazione delle emissioni di gas serra. C’è un urgente bisogno di un’azione globale coordinata per ridurre il consumo di plastica, aumentare i tassi di riutilizzo, raccolta dei rifiuti e riciclaggio, espandere i sistemi di smaltimento sicuro e accelerare l’innovazione nella catena del valore della plastica. Un cambiamento che da incrementale diventa sistemico e si attua con un coordinamento a livello globale altrimenti non può avere successo.

Legambiente fa il punto sulla situazione italiana Qual è la situazione dei rifiuti plastici dispersi nell’ambiente nel nostro paese? Lo abbiamo chiesto a Laura Brambilla, responsabile ufficio nazionale Legambiente a Milano. «La nostra campagna Goletta Verde che monitora la qualità delle acque marine e il marine litter ha contato 111 rifiuti per ogni km di mare e di questi almeno 1 rifiuto su 3 è plastica usa e getta. I rifiuti sulle spiagge invece sono per l’83% plastica e di questi la metà sono monouso. In pratica si trovano tre rifiuti in plastica per ogni metro di spiaggia. Quanto arriva in spiaggia è frutto di abbandoni che avvengono nell’entroterra da parte dei cittadini per cattive abitudini e scarso senso civico. E, come dicevo, il problema grosso è legato all’usa e getta e noi siamo in prima linea per combattere questi tipo di prodotti. Ma nonostante la legge che metterà al bando la plastica monouso dal 2021 con il Covid19 ci saranno senz’altro contraccolpi». Cosa pensa della lotta alla plastica: si può davvero farne a meno del tutto? Nonostante questi risultati, siamo ben consapevoli che pensare ad un mondo senza plastica, almeno per ora, non è assolutamente fattibile, però è decisamente possibile diminuirne l’uso e soprattutto l’abuso, attraverso la riduzione della produzione dei prodotti usa e getta in plastica a favore di oggetti riutilizzabili o fatti in plastica facilmente riciclabile o riciclati. Legambiente, attraverso la Citizen Science, rappresenta a livello nazionale e internazionale il principale riferimento di ambientalismo scientifico e grazie alle nostre campagne storiche, come Comuni Ricicloni e Puliamo il Mondo, è possibile riuscire a promuovere le gestioni virtuose dei Comuni e monitorare e contrastare il triste fenomeno della dispersione nell’ambiente dei rifiuti.

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SPECIALE

Fonte: Breaking the plastic wave, Pew Charitable Trust, 2020

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SPECIALE

Progetto Zero: la sostenibilità a marchio Unes

BIOCOMPACK , UN PROGETTO EUROPEO PER LA PROGETTAZIONE DEL PACKAGING CARTA-BIOPLASTICA «Solo mettendo in campo strategie e coinvolgendo tutti gli attori, produttori, trasformatori, distributori e consumatori, si riuscirà a contrastare il fenomeno della plastica nell’ambiente», afferma Emilio Bianco, Responsabile comunicazione del progetto Biocompack-CE di Legambiente Milano. Il progetto europeo Biocompack-CE, che si concluderà il 31 ottobre 2020, si configura come un consorzio di 10 partner tra imprese, ONG, università e istituti di ricerca provenienti da 6 Paesi europei, e ha come scopo principale la promozione di imballaggi accoppiati in carta e bioplastica in alternativa ai tradizionali polimeri. L’accoppiato carta-plastica è un tipo

Omogeneità, coordinamento e consapevolezza del tema sostenibilità: Progetto Zero nasce dalla volontà di far convergere in un unico luogo concettuale tutti i progetti di Unes legati al tema della sostenibilità intesa nella sua accezione più ampia. Ce lo spiega Gaia Mentasti, Head of Communication and Marketing di Unes. «Con Progetto Zero vogliamo mantenere fede a quelli che sono i nostri valori di sostenibilità e solidarietà, in ragione dei quali desideriamo contribuire ogni giorno alla riduzione del nostro impatto sull’ambiente e alla sensibilizzazione dei nostri clienti affinché compiano scelte consapevoli quando fanno la spesa, fornendo quante più informazioni perché questo sia per loro possibile. Progetto Zero si esprime anche nelle scelte che riguardano lo sviluppo della MDD. Per esempio, quando abbiamo lanciato la linea Green Oasis Casa, prodotti per la cura delle superfici domestiche e del bucato, non solo ci siamo interrogati sulla formulazione - basso contenuto di VOC per dirne una - ma anche sul packaging che volevamo il più sostenibile possibile. Consapevoli dell’impossibilità del plastic free, tutti i flaconi sono stati realizzati con plastica seconda vita. Inoltre, abbiamo applicato un semplice ma efficace principio per ridurre la plastica e le emissioni da trasporto: il detersivo concentrato. I nostri Clienti ci confermano la bontà delle scelte compiute continuando ad apprezzare molto tutta la Linea».

Qual è l’approccio di Unes al tema della sostenibilità? Le iniziative che riguardano la sostenibilità per essere efficaci non possono prescindere da una logica di fondo che sia win-win-win: per le persone che scelgono di essere nostre clienti, per le aziende nostre partner e per noi. In questo modo ogni azione non diventa solo un potenziale vantaggio competitivo dell’insegna, ma contribuisce alla creazione di uno stimolo culturale nella direzione della sostenibilità. Cito un dato che per me è stato incoraggiante: nei primi 6 mesi dell’anno, nonostante la pandemia e la molteplicità di temi ad essa collegati, un 4% delle richieste di informazioni e di segnalazioni giunte al nostro Servizio Clienti ha riguardato il tema della sostenibilità ambientale, dalle iniziative in essere, ai prodotti passando per i pack. Questo dato rilevato in un periodo drammatico in cui l’attenzione delle persone è stata iper sollecitata in relazione a temi lontani dalla sostenibilità, mi suggerisce che il margine per generare azioni sistemiche sia sempre più ampio ed il potenziale ricettivo delle persone in crescita.

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La sfida della sostenibilità per Coop Italia Come interpreta Coop Italia il ruolo di retailer nella sfida della sostenibilità e in particolare nella gestione della plastica? Lo abbiamo chiesto a Renata Pascarelli, Direttrice Qualità di Coop Italia. «Gli imballaggi in plastica nascono per proteggere il prodotto e allungare la vita commerciale dei prodotti stessi, ma poi il problema è quello dell’eccesso di imballo e della gestione del suo fine vita. Coop è entrata in campo nel 2018 quando è stata pubblicata la Plastic strategy con il lancio della Pledging campaign dell’UE tesa a fare in modo che la plastica fosse sempre più riciclabile e che entrasse nei manufatti (che dunque devono contenere una percentuale di plastica riciclata sempre maggiore). «L’Ue ci ha detto anche – prosegue Pascarelli – che tutti dobbiamo lavorare per fare in modo che nessun manufatto venga buttato nell’indifferenziato e di conseguenza ci ha dato dei tempi per raggiungere questi risultati. Noi come Coop Italia abbiamo deciso di aderire alla Pledging Campaign, unica gdo italiana, con una serie di obiettivi quantitativi (complessivamente almeno 6400 ton/anno di plastica riciclata al posto della vergine), ma soprattutto abbiamo deciso di anticipare i tempi su microplastiche e imballaggi e di conseguenza abbiamo deciso che nessuno dei prodotti della linea ViviVerde che conta oltre 800 prodotti, abbia un pack che va smaltito nell’indifferenziato. C’è una legge italiana che im-

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Fonte: Breaking the plastic wave, Pew Charitable Trust, 2020


SPECIALE

pone che le microplastiche non siano presenti nei prodotti cosmetici che prevedono il risciacquo, noi l’abbiamo estesa a tutti i nostri cosmetici, compreso i dentifrici, e ai detergenti rendendo evidente come è possibile progettare e produrre prodotti senza microplastiche aggiunte». Quali sono le vostre azioni concrete? Per noi la sostenibilità e il lavoro sulla plastica è l’occasione per fare sistema con i nostri fornitori e clienti e dimostrare che certe scelte coraggiose possono realizzarsi. Per esempio, nel settore dell’ortofrutta abbiamo introdotto min 80% di rPET e stiamo tendendo al 100% nelle vaschette, trasformato il bollino in compostabile e lo stiamo sostituendo nel tempo su tutte le referenze, abbiamo adottato le cassette a sponde abbattibili del sistema Cpr che riutilizza la cassetta in plastica. Nella panetteria abbiamo sostituito sacchetto multimateriali con sacchetti 100% in cellulosa per poterli facilmente smaltire nella filiera carta. Tutte le nostre referenze di detergenza casa e tessuti hanno oggi un contenuto di plastica riciclata, in moltissimi casi superiore al 50% arrivando anche al 100%. Infine, da luglio 2019 tutte le nostre bottiglie di acqua, e sono in uscita le bottiglie di succhi e bevande a marchio Coop con un contenuto minimo di plastica riciclata del 30%.

d’imballaggio molto utilizzato, ma che spesso non viene conferito correttamente nella raccolta differenziata. «Come consorzio abbiamo creato una piattaforma virtuale – prosegue –, il Transnational Biocomposite Packaging Center, dedicata ai diversi stakeholders per offrire un servizio di consulenza valido e professionale in modo da agevolare la progettazione di packaging accoppiato carta-plastica compostabile. In Italia abbiamo scelto di costruire un percorso comunicativo che includesse tutti gli attori di questo settore, dai produttori di questi materiali ai trasformatori, quindi i produttori del packaging, dalla gdo, che con le sue scelte ha la possibilità di influenzare il mercato, al consumatore finale». Essenziale ovviamente il costante coinvolgimento dei consorzi

coinvolti (Comieco e Cic) e delle rispettive associazioni di categoria (Assocarta e Assobioplastiche).

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Plastic free ‌ Plastic no more !

Le esperienze e le innovazioni delle aziende dimostrano come la visione dei protagonisti sia da tempo all’insegna della sostenibilità . Dai contenitori ai disposable, dal packaging al tableware fino alle strategie della gdo, la filosofia che guida le scelte si armonizza ai criteri dell’economia circolare.


VISIONE ED ESPERIENZA, ALL’INSEGNA DELLA SOSTENIBILITÀ La sostenibilità guida tutte le mosse di Biopap, sin da quando, 15 anni orsono la società ha sviluppato e posto sul mercato una linea di contenitori in fibra di cellulosa, valida alternativa agl’imballaggi alimentari realizzati con materie plastiche. I contenitori Biopap si basano su materie prime provenienti da foreste certificate nordeuropee e vengono ottenuti con un ciclo di lavorazione che riduce al minimo l’impatto ambientale, dalla loro progettazione all’approvvigionamento dei materiali, sino alla produzione e allo smaltimento finale. Contenitori, piatti e vaschette per veicolare, cuocere e conservare i cibi, che rispondono sia all’esigenze di svariati settori industriali e commerciali (dal

bakery alla gastronomia, ecc.) che ai criteri dell’economia circolare, poiché dopo il loro uso si trasformano in compost utilizzabile in agricoltura e giardinaggio per la crescita di nuove piante, così da “chiudere” il ciclo del carbonio.

BIOPAP, NATURALMENTE TECNOLOGICO Una linea completa per la grande distribuzione, il catering e i consumi fuori casa. A testimoniarlo non sono solo riconoscimenti come il premio Imprese Responsabili 2019 conferito all’azienda di Settimo Milanese (Milano) da Regione Lombardia ed Unioncamere Lombardia e il recente riconoscimento del German Packaging Award 2020 nella categoria Sviluppo sostenibile dove i suoi contenitori biodegradabili e compostabili si sono aggiudicati la medaglia d’oro, ma anche le certificazioni dei suoi materiali. I contenitori Biopap rispondono alla norma UNI EN 13432:2002, in quanto biodegradabili e compostabili e

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inoltre sono Compostabili CIC, il marchio di compostabilità europeo gestito dai compostatori, garantendo così la corretta disintegrazione negli impianti di compostaggio. Certificazione, quest’ultima, ottenuta più di dieci anni fa quale terza azienda italiana.


SPECIALE

UNA SCELTA PER L’AMBIENTE: PIÙ SI RICICLA, MENO PLASTICA SI PRODUCE Fra le realtà che si distinguono per l’uso responsabile delle risorse vi è il Coripet Consorzio volontario per il riciclo del Pet, costituito da produttori, converter e riciclatori di bottiglie in Pet, il cui scopo è appunto raccogliere e riciclare bottiglie di tale materiale. Contenitori che per mezzo di ecocompattatori danno perciò vita all’RPet (cioè il Pet riciclato), con il quale si possono produrre nuove bottiglie, evitando o contenendo l’uso di plastica vergine. Un impegno all’insegna dell’economia circolare, poiché si fonda sul fatto che una bottiglia in Pet, proprio grazie all’attività del consorzio e dei suoi associati, entri in un circolo virtuoso “bottle to bottle” e sia quindi sempre riciclabile. Sono molti i fattivi esempi che richiamano tale principio di fondo

e che vedono come protagonisti il consorzio e i suoi membri, fra cui le azioni attuate all’interno del proprio per la sostenibilità Regeneration da Levissima (Gruppo Sanpellegrino), la quale in particolare, oltre ad aver utilizzato per prima nel nostro Paese il BioPet nelle bevande non alcooliche, ha da poco lanciato una gamma di bottiglie d’acqua minerale con il 30% di R-Pet. Un altro esempio virtuoso da citare è quanto realizzato da Coripet in collaborazione con Pam in tre supermercati laziali, presso cui sono stati installati altrettanti ecocompattatori per la raccolta del Pet. Riciclando i contenitori, la clientela acquisisce punti che danno diritto a buoni sconto sulla spesa. SOLUZIONI DI CONFEZIONAMENTO INNOVATIVE Supportata da una mission che mira a “creare un modo di vivere migliore”, Sealed Air offre in particolare nel contesto del food packaging soluzioni all’insegna dell’innovazione, delle performance, dell’efficienza e della sostenibilità a produttori di generi alimentari, retailers e proprietari di marchi a livello globale. Ed è soprattutto la 15


Greenretail è il quotidiano online di Edizioni DM dedicato ai temi della sostenibilità ambientale, sociale ed economica nelle aziende della distribuzione e del largo consumo. Ogni giorno notizie, articoli e approfondimenti, per conoscere, attraverso l’evoluzione della responsabilità d’impresa, il futuro del retail e dell’industria di marca. Greenretail, un futuro che è già presente.

GREEN RETAIL www.greenretail.news


SPECIALE

SEALED AIR, IL MODO DI VIVERE MEGLIO La multinazionale contribuisce così alla diminuzione dei rifiuti plastici e dà modo ai suoi clienti d’incorporare la plastica riciclata nei loro confezionamenti. E ciò perché la società sin dal 2018 si è posta il traguardo di progettare e sviluppare nel packaging soluzioni riciclabili o riutilizzabili al 100% entro il 2025, con l’obiettivo di ottenere il 50% di contenuto riciclato medio nelle soluzioni di confezionamento, di cui il 60% riciclato post-consumo. Traguardo che ha trovato conferma nel 2019, con l’ingresso nell’organizzazione no-profit Alliance to End Plastic Waste, dedicata a eliminare dall’ambiente i rifiuti plastici, e che è in linea con un approccio SmartLife, atto a sviluppare soluzioni che consentano ai clienti di utilizzare minori quantitativi di energia, acqua e risorse prime, generando meno rifiuti.

riciclati destinati al confezionamento, incluse le confezioni protettive per gli alimenti. IL MARCHIO ITALIANO DELLE STOVIGLIE MONOUSO Prim’attore a livello europeo nei campi del tableware e del packaging alimentare, con una produzione dedicata a stoviglie monouso e contenitori in plastica, carta e materiali biodegradabili per alimenti, Dopla implementa la propria visione strategica mirando all’eco-so-

sostenibilità che fa da perno a ogni sua azione, come il recente accordo con Plastic Energy, realtà di primo piano nelle tecnologie innovative del riciclo. Quest’ultima intende processare entro il 2025 circa 300mila tonnellate di plastica, rifiuti post-consumo da trasformare in prodotti 17


DOPLA: PROGRESSO SÌ, MA SOSTENIBILE… In particolare, nelle produzioni Dopla non esistono materiali di scarto, dato che ogni parte può essere riciclata all’infinito, reinserendola nei processi di produzione per dar luogo a nuovi materiali, come nel caso dei prodotti in plastica. Inoltre, è motivo d’orgoglio per l’azienda un tasso d’innovazione superiore all’11%, che si traduce anche in nuovi impianti, come quello dello stabilimento in Repubblica Ceca, destinato a realizzare materiali in polpa di cellulosa (provenienti da residui della lavorazione di vegetali come il bambù

stenibilità dei suoi prodotti e processi produttivi. Con una grande attenzione perciò alla Green Economy e all’obiettivo di coniugare le qualità vincenti del monouso (quali la praticità, l’economicità e l’affidabilità) con la sostenibilità nei confronti dell’ambiente. L’eco-sostenibilità è quindi la parola chiave che guida la società e permea il suo svilup-

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e la canna da zucchero), che presentano quasi tutte le caratteristiche della plastica, pur essendo di origine naturale.

po, assieme ad altri obiettivi basilari come l’impatto zero e l’innovazione. Un impatto minimo sull’ambiente che per il gruppo si traduce in zero rifiuti ed emissioni, nonché nella riduzione di volume dei materiali d’imballo e nell’ottimizzazione logistica. LEADER NELLA IV GAMMA E NEI PRODOTTI FRESCHI PRONTI Tra i maggiori produttori italiani di prodotti ortofrutticoli freschi e pronti al consumo (insalate in busta, piatti pronti freschi a base vegetale, bevande fresche) col proprio marchio DimmidiSì e per conto dei brand della gdo europea, La Linea Verde mira ad una crescita aziendale in linea con una visione della Csr fondata sulla difesa dei diritti umani e sul rispetto dell’ambiente. A tali priorità sottostà il progresso del gruppo, fondato su un’innovazione costante che punta sì a proporre prodotti nuovi, ma anche a pensarli in “modo nuovo”, coltivandoli con tecnologie che ottimizzano l’uso delle risorse naturali e proponendoli con packaging a ridotto impatto ambientale.


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LA LINEA VERDE: LARGO ALLE CONFEZIONI GREEN Recente esempio è la gamma d’insalate fresche in busta “Un Sacco Green”, proposta in un’innovativa confezione biodegradabile e compostabile che rappresenta una valida alternativa ai materiali plastici. Frutto di una collaborazione dell’azienda con Novamont, Ticinoplast e Carton Pack, la nuova gamma presenta in particolare l’utilizzo del Mater-Bi, la bioplastica di Novamont, proposta per la prima volta nell’ambito dell’ortofrutta fresca pronta al consumo. La confezione si offre con un aspetto che spicca a scaffale e fa capire come sia da smaltire nell’umido di casa e quindi destinata a diventare compost, diversamente dalle altre realizzate in plastica. Da qui anche la proposizione di un messaggio educativo che chiama i consumatori a un ruolo attivo nei loro acquisti e a un comportamento più responsabile nei confronti dell’ambiente.

PLASTIC FREE, UNA DELLE SFIDE FUTURE DEL RETAIL Sono numerosi gli esempi nella gdo per ridurre, riciclare o azzerare la plastica. Esselunga ha in primo luogo rinnovato le sue bottiglie d’acqua a marchio privato, di cui vende annualmente 80 milioni di unità, con l’introduzione di R-Pet al 50% (e sostituendo le classiche tipologie di bottiglie verdi e blu con quelle trasparenti, per facilitare la trasformazione), il che darà modo di ridurre l’uso di Pet vergine di più di mille tonnellate annue. Inoltre, ha ideato la linea di prodotti Pronti in Tavola, il cui imballaggio è in plastica riciclata (per un risparmio di circa 130 tonnellate di materiale vergine), il progetto “FeVBio: obiettivo ZeroPlastica”, che prevede di dotare gl’imballaggi di 150 articoli del reparto freschi di frutta e verdura di un packaging riciclabile e/o compostabile e la campagna “A tavola si sta compostabili”, per sostituire la plastica monouso con materiali compostabili o riciclabili. Nonché ha installato i suoi primi ecompattatori per

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bottiglie in Pet in vari negozi: a Lido di Camaiore (con la collaborazione di Marevivo) e Brescia e due a Parma, questi ultimi in collaborazione con Coripet. Coop Italia, oltre che favorire il conferimento di bottiglie in Pet e flaconi in Hdpe presso svariati punti vendita, (dotati a seconda dei casi di compattatori, “Ricicla Point”, macchine ‘schiaccia bottiglie’ e ‘alberi del riciclo’), ha puntato su azioni che le consentiranno di ottenere entro il 2025 un risparmio di 6.400 tonnellate annue di plastica vergine. E questo operando su prodotti come le bottiglie di acqua minerale, i flaconi per la detergenza della casa e dei tessuti e le vaschette per ortofrutta, nonché le cassette riutilizzabili che movimentano ortofrutta, carne e pesce (di cui quelle rinnovate annualmente già oggi contengono il 40% di plastica riciclata, che arriverà al 60% entro il 2025). Per esempio, usa per le sue 27 referenze di acqua il 30% di riciclato (che diverrà il 50% entro il 2023) ed entro quattro anni a partire dal 2018 tutti i suoi prodotti a marchio (per un valore commerciale di 3 miliardi di euro annui) saranno realizzati con materiali di imballaggio riciclabili o compostabili o riutilizzabili. L’OBIETTIVO DELLA GDO: AZZERARE LA PLASTICA Fra chi crede in un futuro plastic free c’è anche Unes, con le iniziative “Zero plastica”, ovvero bando alla vendita delle stoviglie di plastica, elimina-

zione del tradizionale imballo di plastica dalle confezioni di acqua minerale, uso di materiale riciclato e non di nuova produzione per la linea di flaconi “Green Oasis” (che godono in tal modo della certificazione da parte di “Plastica Seconda Vita”, primo marchio riconosciuto in Italie ed Europa) e introduzione di macchine compattatrici per il riciclo delle bottiglie in plastica in diverse decine di punti vendita, premiando i clienti virtuosi con 1 centesimo per bottiglia consegnata. E’ sempre più sostenibile anche l’assortimento proposto da Eurospin, che si avvale altresì di varie certificazioni che garantiscono la sostenibilità ambientale e sociale dei suoi prodotti. Ne sono esempi le capsule caffè compatibili, compostabili e certificate UTZ a marchio Don Jerez, realizzate con materie prime rispettose dell’ambiente e che si smaltiscono nell’umido della raccolta differenziata, e la nuova linea di piatti e stoviglie monouso e biodegradabili del brand Sistema Casa realizzata, al fine di ridurre l’uso della plastica, in materiali come il legno di betulla, la polpa di canna da zucchero, il Mater-Bi, la polpa di cellulosa e il Pla (acido polilattico), materiale proveniente da fonti rinnovabili. Infine, va citata Aldi con la sua strategia pluriennale “Aldi, missione Im-ballo! Ridurre. Riutilizzare. Riciclare.” per coinvolgere collaboratori, fornitori, produttori e clienti finali nell’ottimizzazione dei rifiuti da imballaggio, con obiettivi molto precisi: riduzione del peso totale degli imballaggi delle referenze a marchio del 25% in relazione al fatturato (sul dato 2018) entro la fine del 2025; incremento del tasso di riciclabilità, con una riciclabilità verificata per tutte le tipologie di pack in private label entro il 2022; eliminazione degli articoli di plastica usa e getta, sostituendoli con soluzioni più sostenibili.

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