giardiniere
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PROGETTAZIONE COSTRUZIONE GESTIONE E MANUTENZIONE PROFESSIONALE DEGLI SPAZI VERDI
N° 016
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+TECNICHE
Maggio – Giugno 2019
Il fiorume: cos’è, come si ottiene, a cosa serve
+PROGETTO
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Gli effetti dell’illuminazione artificiale nei parchi
Sguardo attento su un healing garden per malati di Alzheimer
MERCATO
MACCHINE LA NUOVA RIVISTA
SMART
1 Leca Green Intensivo, il substrato
INIZIO D’ANNO PER COL BOTTOIL GIARDINIERE SERVIZIO A PAG. 31 GESTIONE CAMPI DA GIOCO Tecnologie ibride naturali e rinforzate: chi le utilizza in Italia, in Europa e in altri Paesi
colturale leggero 2 Maac Industries presenta la sua minipala multifunzione 3 Zero emissioni con il GSR+ Electric di Gianni Ferrari
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Numero dopo numero, eccoci a quota 16. Ci sembra ieri di avere iniziato questa nuova avventura e invece è passato già un bel po’ di tempo. Né tanto, né poco, quel tempo che consente di capire se l’idea “arriva” alle persone per cui è nata, nel caso specifico voi giardinieri. E ascoltandovi, incontrandovi in occasione di fiere ed eventi, ci sembra di sì: la nostra voglia di valorizzare una figura così importante e strategica per il verde sta incontrando interlocutori sempre più motivati e attenti. Ma arriviamo al sodo: come è questo nuovo numero de IL giardiniere? Denso, mi sembra il termine più adatto. A partire dalla notizia a pagina 12 in cui si tirano le somme del mercato di macchine e attrezzature per il giardinaggio, mercato che nel primo trimestre 2019 ha visto una forte impennata delle vendite. È un dato che profuma di ottimismo, ma che allo stesso tempo fa pensare a quanto le attuali bizze del meteo possano influenzare il nostro settore. Nel bene e nel male. A pagina 14, invece, Valerio Pasi propone una panoramica dettagliata sull’antica prassi del fiorume, oggi rispolverata: cos’è, come si ottiene, a cosa serve, le tecniche di semina e i costi. Molto interessante anche il progetto presentato a pagina 20 da Antonella Andretta, un healing garden per malati di Alzheimer progettato da Lucia Torielli e Nicoletta Toffano e realizzato da Ezio Orcese Lenzi. Quella dei giardini terapeutici è un’importante opportunità per i giardinieri, un’opportunità da “coltivare” nel senso stretto del termine: non ci si può improvvisare ma è un segmento in cui sono sempre più richieste figure preparate e qualificate. E ancora, a pagina 50, Camillo De Beni ha continuato il suo appassionato approfondimento sulla gestione dei campi da gioco presentando, numeri alla mano, gli stadi che utilizzano tecnologie ibride naturali e rinforzate in Italia, in Europa e in altri Paesi. Infine, come non menzionare la sezione Smart, al centro della rivista, una carrellata di tecnologie, soluzioni e innovazioni pensate per IL giardiniere evoluto. di Francesco Tozzi @Lab_VERDE
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L’ESEMPIO DE G ALBERI ESEMP L
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n un recente viaggio a Palermo in visita a diversi luoghi storici della città non ho potuto non osservare il ruolo che alberi esemplari hanno nel disegno di piazze e parchi. Al di là del loro stato di conservazione e di manutenzione, mi sono accorta come nel disegno urbano e paesaggistico di nuovi impianti, in diverse città d’Italia, da tempo, è scarso l’uso di piante arboree esemplari, per dimensione e rarità botanica. A cosa è dovuta questa penuria? Ragioni economiche, scarsa conoscenza delle specie e del loro impiego? Eppure in passato le piante esemplari sono sempre state presenti nei vivai italiani: piante di dimensioni medie e grandi, costantemente lavorate e pronte per il rimpianto a seconda delle necessità del contesto paesaggistico. Scegliere una pianta di grandi dimensioni o esemplare non è un privilegio ma è una scelta di tecnica di impianto, che è parte di un progetto preciso di paesaggio ed espressione di una qualità estetica richiesta. Pianta che, come unica cura, richiede il monitoraggio in fase di attecchimento e di consolidamento nell’area in cui è destinata.
Una pianta esemplare è una scelta di tecnica di impianto, parte di un progetto preciso di paesaggio 6
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Ma cos’è una pianta esemplare? Ai sensi dell’Ena (European Nurserstock Association) una pianta esemplare si definisce tale quando – per la qualità di produzione vivaistica – presenta misure che superano lo standard vivaistico di dimensione commerciale. Per esempio un albero di I e II grandezza si considera standard con una
E GLI P LARI circonferenza del tronco fino a 50 cm (misurata a un metro dal colletto); oltre questa misura è esemplare. Altri requisiti per definirla tale sono: - la possibilità di essere trasportata su automezzi su strada - il tipo di lavorazione per il contenimento dell’apparato radicale e del mantenimento della forma della chioma Purtroppo oggigiorno i vivai con piante esemplari sono pochi e scarsamente frequentati dai progettisti, mentre è indispensabile il dialogo tra vivai di produzione e professionista. È importante visitare i vivai per imparare a riconoscere non solo le specie ma anche le varietà, le particolarità botaniche e il loro sviluppo e creare un dialogo tra professionista e fornitore. Inoltre l’unico criterio di scelta non deve esser il prezzo ma anche i requisiti di qualità di coltivazione. La professionalità di un vivaista che ha piante esemplari si misura anche dall’indicazione in catalogo del numero di trapianti a cui la pianta è stata sottoposta, parametro che indica il lavoro di formazione e di mantenimento. Dunque oltre alla valutazione della forma e della dimensione è importante la quantità e reperibilità sul mercato che richiede tempi diversi di fornitura rispetto alla normale attività vivaistica. All’estero si avviano contratti pluriennali di coltivazione per garantire quantità e fornitura. Insomma un albero esemplare è un solista, il protagonista della scena, ma come in una orchestra può esprimersi al meglio se accompagnato da un coro, o da un’orchestra di specie del piano arbustivo o erbaceo.
di Marilena Baggio
Il cantiere
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Vistoso incremento
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Il fiorume una risorsa rinnovata
di Viola Delfino
di V Valerio Pasi
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Il Giardino del Sole e della Luna testo e foto di Antonella Andretta
smart
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Piante ben “trattate” di Daniela Stasi
SOMMARIO N°016
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Cresce la famiglia a batteria
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Favorire l’autodifesa naturale
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L’idea per far felice il cliente
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Il peso della leggerezza
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Combinazione vincente
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Quando il lavoro diventa passione
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Taglio netto!
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Sempre e ovunque
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Le specializzate polivalenti
di Viola Delfino
di N Nora Adamsberg di Daniela Stasi di Viola Delfino
di Nora Adamsberg di Viola Delfino
di Daniela Stasi di N Nora Adamsberg di Daniela Stasi
gestione
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Formazione continua
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Tappeti erbosi, serve preparazione, non improvvisazione
di Silvia Vasconi
di Riccardo Dal Fiume eM Micaela Lopalco
DIRETTO DA Francesco Tozzi / f.tozzi@laboratorioverde.net IN REDAZIONE Marta Meggiolaro / redazione@laboratorioverde.net Daniela Stasi / d.stasi@laboratorioverde.net
Le nuove tendenze nella gestione dei campi da gioco di C Camillo De Beni
SCOPERTE
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Alla luce dei fatti...
di F Filomena Carpino, disegni di SSilvana Grimaldi, in collabor collaborazione con la rivista Arbor
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Giardiniere per passione
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Intramontabile best seller
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di Daniela Stasi
di M Marta Meggiolaro
L’arbusto che facilita il lavoro di M Matteo Ragni
rubriche
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Editoriale/1
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Editoriale/2
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News
di Francesco Tozzi di M Marilena Baggio
Prontuario
GRAFICA Testo&Immagine snc / testoeimmagine@fastwebnet.it PUBBLICITÀ E SVILUPPO Matteo Ragni / m.ragni@laboratorioverde.net Stefano Carlin / s.carlin@ laboratorioverde.net SEGRETERIA E TRAFFICO Katiuscia Morello / k.morello@laboratorioverde.net STAMPA Ciscra spa, Via San Michele 36, Villanova del Ghebbo (RO) DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Edizioni Laboratorio Verde srls, via Pasubio 16, 21020 Brebbia (VA) Tel. 0332 989211 - fax 0332 773850 www.laboratorioverde.net - info@laboratorioverde.net DIRETTORE RESPONSABILE Francesco Tozzi Flortecnica e vivaismo, periodico mensile registrato presso il Tribunale di Piacenza n. 275 del 8/03/1977 – n. R.O.C. 15/171. Spedizione Posta Target Magazine autorizzazione LOMBARDIA/00202/02.2014/CONV.
Flortecnica e vivaismo è organo ufficiale di G.F.A. e associato a Horti Media Europe. ASSOCIATA AD
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COLLABORATORI Antonella Andretta, Nora Adamsberg, Marilena Baggio, Giorgio Barassi, Jessica Bertoni, Lucio Brioschi, Jurg Burger, Filomena Carpino, Riccardo Dal Fiume, Camillo De Beni, Viola Delfino, Micaela Lopalco, Irene Nuvola, Valerio Pasi, Andrea Pellegatta, Anna Piussi, Matteo Ragni, Silvia Vasconi
Laboratorio
verde
Edizioni Laboratorio Verde srls edita i seguenti prodotti: • GreenUp • Flortecnica e vivaismo • Bio Agenda • Greenstyle • Bio Calendario Rappresentante e collaborazioni: • Blossom Zine Edizioni Laboratorio Verde srls, titolare del trattamento dei dati relativi ai destinatari della presente pubblicazione, informa che le finalità di tale trattamento sono rivolte a consentire l’invio della presente rivista, e/o altre di propria edizione, allo scopo di agevolare l’aggiornamento dell’informazione tecnica, nonché alle operazioni necessarie alla gestione amministrativa e contabile dell’abbonamento. Edizioni Laboratorio Verde srls riconosce e garantisce ai medesimi destinatari i diritti di cui all’art. 7 del D.Lgs. 196/03.
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CONTRIBUTI
MARILENA BAGGIO
CAMILLO DE BENI
Architetto, paesaggista, esperta in architettura del benessere e spazi a verde terapeutico. Titolare dello Studio Greencure, ha al suo attivo diversi progetti per luoghi di cura e infanzia, ospedali, ambiti rurali e paesaggi culturali, aree ambientali critiche, parchi urbani e giardini privati. Ha vinto diversi concorsi di paesaggio e pubblicato articoli. Docente di corsi di specializzazione per studenti di medicina per il Centro di Bioclimatologia Medica e Medicine Naturali, Centro Collaborante OMS, Università degli Studi di Milano. Dal 2013 collabora con lo Studio Mario Cucinella Architects.
Dottore agronomo e specialista nella gestione agronomica dei manti erbosi, con una ventennale esperienza nell’uso di prodotti naturali e biologici per la cura del verde ornamentale in ambito pubblico e privato. Ha contribuito, già dalla fine degli anni ’90, a introdurre e sviluppare protocolli per l’uso di biotecnologie e di metodologie finalizzate all’incremento di bio-fertilità nei terreni, con l’applicazione di micorrize, batteri benefici, antagonisti naturali per le patologie fungine e biostimolanti per l’incremento della vitalità nelle piante e nei manti erbosi.
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JESSICA BERTONI
VALERIO PASI
Consulente e collaboratrice. Laureata in Economia e Commercio, abilitata alla professione di dottore commercialista, sulle nostre testate ci svela, in modo semplice e diretto, come si può stare sempre informati anche sui temi più ostici. Suoi gli argomenti economici, finanziari e amministrativi.
Dottore agronomo, da più di 20 anni si occupa principalmente di verde ornamentale e di pianificazione del territorio per gli aspetti legati all’agricoltura e alle foreste. Diversi gli ambiti: consulenza agronomica, di lotta integrata e biologica alle aziende di produzione nel settore florovivaistico, orticolo e dei piccoli frutti; valutazione dei rischi legati alla stabilità degli alberi pubblici e privati; attività inerenti le trasformazioni territoriali quali quelle di boschi, progetti del verde, sistemazioni idraulico-forestali; consulenza alle pubbliche amministrazioni.
ANNA PIUSSI
MATTEO RAGNI
Toscana d’America dall’elegante sensibilità maturata con un Bachelor of Arts presso New York University; seguito da un Phd in storia dell’arte presso la prestigiosa Oxford University, ci insegna come vedere il mondo e scoprire quello che di bello esiste. Garden designer, insegnante di storia di giardini. Medaglia di bronzo al Chelsea Flower Show 2013 e miglior giardino a Orticolario 2012.
Si è diplomato presso la Scuola di Minoprio come agrotecnico, e dopo aver seguito due progetti di sviluppo agricolo prima in Kosovo e poi in Libano, è rientrato in Italia e si occupa di rappresentare alcune aziende israeliane e olandesi leader nella produzione di giovani piante. Lavora anche come consulente per imprese floricole e vivaistiche, soprattutto in materia di scelte assortimentali e piani colturali. Da oltre cinque anni è, prima collaboratore, poi consulente tecnico-editoriale per le riviste GreenUp e Flortecnica e vivaismo di Edizioni Laboratorio Verde.
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IL CANTIERE | mercato
Nel primo trimestre 2019 le vendite di macchine e attrezzature per la cura del verde hanno registrato una crescita del 29%. Tra le ragioni, le anomalie del meteo di Viola Delfino TEMPO DI LETTU R A: 2 minuti
I NUMERI • Rasaerba + 20,9%, • Motoseghe + 9,7% • Decespugliatori + 56% • Trimmer + 53,5% • Soffiatori + 28,3% • Biotrituratori + 20,2% • Tagliasiepi + 36,3% • Trattorini (+64%) • Zero Turn + 132,7%
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rimo trimestre 2019, impennata di vendite nel mercato delle macchine e delle attrezzature per il giardinaggio e la cura del verde. I dati elaborati da Comagarden sulla base dei rilevamenti del gruppo statistico Morgan indicano una crescita complessiva del 29% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Gli incrementi, che fanno seguito a un bilancio 2018 già positivo (+3,2%), si riscontrano per tutte le tipologie di mezzi, con percentuali in certi casi inferiori rispetto al dato medio, in altri casi nettamente superiori: i rasaerba segnano un attivo del 20,9%, le motoseghe del 9,7%, i decespugliatori del 56%, i trimmer del 53,5% e i soffiatori del 28,3%. In netta crescita anche i biotrituratori (20,2%) e i tagliasiepi (36,3%), mentre ancora maggiore risulta l’incremento delle vendite per quanto riguarda
i trattorini (+64%), gli Zero Turn professionali (132,7%), i Ride-on per uso amatoriale (52,1%). Alla base di questa crescita anomala della domanda è da considerare l’andamento meteorologico del primo trimestre, caratterizzato da un clima particolarmente mite che ha favorito le fioriture anticipate e l’attività vegetativa delle piante, rendendo necessari interventi di manutenzione e quindi stimolando la domanda di macchinario. Chiaramente l’inversione meteorologica registrata poi ad aprile e maggio, con una recrudescenza invernale, peserà sul bilancio della seconda frazione d’anno. Quindi, al netto degli alti e bassi stagionali, secondo le stime Comagarden/Morgan, il mercato italiano dovrebbe assestarsi nel corso dell’anno con un graduale riallineamento delle vendite sui livelli del 2018, con un numero complessivo di unità vendute intorno a 1.300.000.
VISTOSO
incremento
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IL CANTIERE | tecniche
Cos'è, come si ottiene, a cosa serve. E ancora, le tecniche di semina e i costi. Una panoramica dettagliata di tutto ciò che c'è da sapere su questa antica prassi rispolverata di Valerio Pasi Fiorume da Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone.
IL FIORUME UNA RISORSA RINNOVATA TEMPO DI LETTU R A: 13 minuti
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al volgo chiamasi fiorume l’avanzo o pula de’ fieni, che cade sul pavimento dei fienili, o resta e si raccoglie nel fondo delle mangiatoie. Esso non è altro se non un miscuglio di semi delle diverse erbe convertite in fieno, di pule, di fiori, di foglie e di fusti seccati o ridotti in polvere o in tenuissimi minuzzoli”, da “Elementi di agricoltura tecnico-pratica di Giuseppe Moretti e Carlo Chiodini vol. IV - Della coltivazione dei cereali F. Epimaco editore - Milano 1828”. Nel passato il fiorume veniva utilizzato per la semina di nuovi prati stabili o di nuovi pascoli, oppure per rinfoltire e migliorare quelli degradati o radi. Si legge ancora nel medesimo testo: “Gli agricoltori della Lombardia adoprano quasi esclusivamente la pula del fieno maggengo, o sia del primo taglio. Essi non usano che di separare la
parte più grossolana dalla più minuta del fiorume, tolto dal fienile e dalle mangiatoie, col mezzo di forche o rastrelli, indi lo spargono nel campo, che vi è destinato. Le erbe che di preferenza nascono e crescono nei seminati sono il trifoglio, la pagliana, o erba maggenga, le piantaggini, i ranuncoli, i rumici, il tarassaco, la paglietta, il fleo dei prati, varie specie di poa e simili”. “E ottimo ancora raccogliere la polvere, che resta sotto il fieno, e lo strame, qual fiorume chiamano, e spargerla nel prato di Verno, perché questa, e ingrassa, e moltiplica l’herbe”, da “L’economia del cittadino in villa del Signor Vincenzo Tanara in Venetia, 1713”.
FLORA ALLOCTONA
Prendiamo l'esempio dei boschi destinati alla produzione legnosa, ove si è oggi pervenuti alla sostituzione delle specie esotiche utilizzate dagli
Raccolta del fiorume da Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone.
NUOVI SVILUPPI È possibile avviare la produzione vivaistica di piante erbacee spontanee per la raccolta di sementi, da utilizzare in purezza o in miscela al fiorume per arricchirlo delle componenti desiderate. Qualche azienda lo sta già facendo.
passato il fiorume veniva utilizzato per la semina di nuovi prati oppure per rinfoltire e migliorare quelli radi Nel
anni '60 con l’impiego delle sole specie autoctone: le specie esotiche, un tempo ritenute promettenti per una maggiore e più veloce produzione (ad esempio Pinus strobus, Pinus rigida, Pinus excelsa, Cedrus spp, Cupressus arizonica, Robinia pseudoacacia, Quercus rubra, Acer negundo, Ailanthus altissima, Prunus serotina), si sono poi rivelate meno performanti e addirittura invasive. Purtroppo la dinamica di sostituzione non si è ancora avviata per quanto riguarda la formazione e il miglioramento dei prati e delle praterie. Infatti il mercato offre una gran varietà di specie erbacee, ma si tratta di selezioni e ibridi orticoli, specie di origine esotica e solo in qualche caso ecotipi di specie autoctone. E comunque selezionate in ambienti molto differenti da quelli ove dovrebbero impiegarsi. Sostanzialmente, quindi, la semina di un nuovo prato stabile o di un pascolo vengono effettuati con specie e varietà non rispondenti alle caratteristiche della flora esistente sul territorio, introducendo di fatto flora alloctona nell'ambiente. Finora è mancata una filiera produttiva e commerciale che fosse in grado di offrire sul mercato le specie erbacee autoctone, ovviamente
diversificate territorio per territorio. I motivi sono stati diversi, ma riconducibili a mancata conoscenza e divulgazione sia della problematica che delle ricerche effettuate, mancanza di vincoli contrattuali da parte degli enti appaltanti, mancanza di filiere commerciali e mancanza di inquadramento normativo. Nella pratica è presente seme in purezza solo per quantità ridotte.
SPERIMENTAZIONE AVVIATA
Pertanto in Valle d’Aosta, in Trentino e in Lombardia, grazie a misure dei PSR, è stato possibile unire la ricerca universitaria con le aziende interessate alla produzione di semente autoctona, coinvolgendo anche altri soggetti quali i costruttori di macchine agricole e gli enti preposti alla certificazione nonché le Regioni o le Provincie autonome a livello normativo. In sostanza, si sono concretizzate azioni per la raccolta meccanizzata del fiorume direttamente dai prati seminaturali (in quanto derivati comunque dalla foraggicoltura effettuata da secoli), una volta individuati e valutati per l’idoneità. Il raccolto può
DOVE SI RACCOGLIE • Prati • Aree dove la zootecnia viene praticata secondo la tradizione • Aree soggette a tutela ambientale
QUANTO COSTA? In base ai risultati tecnici ed economici ottenuti dai vari progetti, si può ritenere che le miscele di sementi ottenute da prati permanenti si possono collocare sul mercato tra i 25 e i 35 €/kg, mentre miscele specifiche arricchite con ulteriori componenti a richiesta si possono collocare sul mercato tra i 40 e i 50 €/kg. Recentemente, nella semina di un prato fiorito in un ambito privato di circa 5.000 mq, il costo di acquisto è stato di 30 €/kg (dati personali dell’autore). N°016
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Un esempio di impiego del fiorume realizzato dall'azienda Puricelli Ambiente.
IL CANTIERE | tecniche
Ora si stanno consolidando le filiere produttive e commerciali del fiorume e si sta cominciando a pensare di introdurne l’obbligo di utilizzo POSSIBILI IMPIEGHI • Ripristini di aree a elevato valore naturalistico • Ripristini ambientali in aree degradate • Sistemazioni idraulicoforestali • In contesti di verde estensivo
essere avviato a vagliatura e/o trinciatura, in modo da ridurre quantitativamente e dimensionalmente la componente vegetale inerte. È stata avviata una sperimentazione che ha dato risultati positivi, anche se sinora gli interventi sono stati limitati numericamente e dimensionalmente. Ora si stanno lentamente consolidando le filiere produttive e commerciali del fiorume prodotto localmente, mentre sul fronte delle commesse pubbliche si sta cominciando a pensare di introdurre l’obbligatorietà dell’utilizzo di fiorume, perlomeno negli ambiti più sensibili dei ripristini ambientali.
GLI AMBIENTI DI RACCOLTA
Ma vediamo quali sono gli ambienti di raccolta di questa nuova risorsa. I prati rappresentano un serbatoio di biodiversità preziosa in funzione antropica, in quanto finalizzata a una specifica attività agricola (foraggio o pascolo per l’allevamento del bestiame). Infatti le superfici marginali gestite a prato, se
vengono lasciate all’evoluzione naturale, si trasformano in bosco, perdendo la fitocenosi originaria (associazione di piante che instaurano un profondo legame di interdipendenza, costituendo una formazione vegetazionale con precisi caratteri insediativi ed evolutivi). Aree prative gestite in modo estensivo o poco intensivo ancora esistenti sono relegate in ambienti ove non è conveniente l’agricoltura intensiva oppure ove non sono praticabili altre colture, come ad esempio le scarpate degli argini lungo i grandi fiumi, dove il prato assume una funzione protettiva. In altri casi le aree non vengono coltivate perché interdette (aree militari, aree archeologiche, aeroportuali, pozzi, ecc.) Altre aree sono quelle dove la zootecnia
IN PRATICA: COME SI SEMINA Quale è la densità ottimale di semina? Negli interventi con fiorume monitorati dal Centro Flora Autoctona della Regione Lombardia la densità ottimale di semina è risultata per il 75% dei lotti inferiore ai 50g/mq, consigliati per esempio da Ersaf (2011) per gli inerbimenti con finalità antierosiva. Török et al. (2011) riportano per miscugli di semi densità di semina tra 4.000 e 13.000 semi/mq per interventi su piccola scala e tra 2 e 50 g/mq per interventi su diversi ettari. Il fiorume può essere utilizzato sia nella semina manuale che nell’idrosemina, a patto che non contenga residui vegetali o paglia troppo grandi o lunghi che possano bloccare l’idroseminatrice. Nella semina manuale, se il fiorume è costituito da un miscuglio contenente, oltre ai semi, molti residui vegetali e paglia, aumentano le difficoltà operative. Si può eseguire anche una semina mista,, ottenuta con un primo passaggio di semina manuale seguito da un secondo passaggio di idrosemina con apporto di elementi concimanti, cellulosa, eventualmente paglia corta. Le semine possono essere effettuate sia su terreno nudo che su terreni consolidati con reti e geocompositi. Quando il sito di intervento è accessibile e non troppo declive, si possono seminare superfici estese con un costo molto limitato utilizzando le tradizionali macchine agricole per la semina, magari con qualche adattamento come il montaggio di un secondo albero contro-rotante di miscelazione in tramoggia per ovviare all’eterogeneità del materiale da seminare. Si può anche pensare di fare una trasemina, magari con le sole specie di interesse specifico, utilizzando attrezzature speciali che consentono di meccanizzare questa operazione. Si tratta di attrezzi che combinano raschiatori, un erpice potente, una seminatrice e un rullo scanalato. I semi sono distribuiti a spaglio sulla superficie del terreno che successivamente viene compattato con un rullo. Con questa tecnica che è più economica rispetto il rifacimento totale del cotico, si possono rigenerare o arricchire floristicamente siti anche privi di vegetazione e praterie con chiazze nude o danneggiate. In generale non è consigliabile utilizzare traseminatrici a dischi, in quanto collocano il seme troppo in profondità. La trasemina di specie target in siti rigenerati si è dimostrata efficace nella rivegetazione delle praterie.
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CONSIGLI DI LETTURA ◗ Atlante delle opere di sistemazione dei versanti, APAT Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi Tecnici, Manuali e linee guida 10/2002 ◗ Elementi di agricoltura tecnico-pratica di Giuseppe Moretti e Carlo Chiodini vol. IV - Della coltivazione dei cereali F. Epimaco editore - Milano 1828 ◗ Ceriani R.M., Ferrario A., Villa M., Il fiorume: una risorsa per la biodiversità, CFA, Parco Monte Barro, 2011 ◗ L’economia del cittadino in villa del Signor Vincenzo Tanara in Venetia, 1713 ◗ Scotton M., Kirmer A., Krautzer B., Manuale pratico per la raccolta di seme e il restauro ecologico delle praterie ricche di specie, Cooperativa Libraria Editrice Università di Padova, 2012 ◗ Scotton M., Cossalter S., Foraggere e Praterie seminaturali ricche di specie nella pianura veneta, Regione Veneto, 2014
viene praticata secondo la tradizione, con la ripristini ambientali in aree degradate quali cave, conservazione dei prati seminaturali nelle aree non aree limitrofe e interessate temporaneamente irrigue collinari e montane o nelle aree di pianura alla realizzazione di infrastrutture (metanodotti, caratterizzate da fontanili e marcite. Altre aree sono oleodotti, strade, ferrovie, aree produttive, aree quelle soggette a tutela ambientale (es. Rete Natura commerciali, piste sciistiche, impianti di risalita, 2000), anche se le fitocenosi legate alle praterie ecc.) e sistemazioni idraulico-forestali, dove potrebbero scomparire se vengono applicati criteri l’impiego non pregiudichi gli aspetti tecnici di gestione che prevedano la loro libera evoluzione, specifici del rinverdimento a fini protettivi che porta naturalmente all’arbusteto o al bosco, (controllo dell’erosione superficiale per la con la conseguente scomparsa della prateria. stabilizzazione e il sostegno dei versanti). Inoltre In Lombardia alcune aziende che raccolgono si può prevederne l’impiego anche in ambiti di fiorume hanno potuto riconoscere ai possessori verde estensivo, dove ora sono proposti i cosiddetti delle aree individuate per la raccolta una somma “prati fioriti”, per lo più costituiti da graminacee compensativa per il protrarsi della fienagione, può commerciali mescolate a sementi di annuali da rappresentare quindi una possibile integrazione fiore di origine orticola, spesso completamente di reddito. Una volta raccolto, il fiorume, deve estranei al contesto e relativamente effimeri. essere sottoposto a caratterizzazione e LA FILIERA DI PRODUZIONE DI FIORUME E SEMENTI AUTOCTONE certificazione, con determinazione della purezza (% semi), del contenuto in semi per unità di peso (n° semi per grammo di fiorume - circa 400 semi/g), della germinabilità (n° di plantule al mq a 30 gg dalla semina - circa 7.000 pl/mq).
DOVE UTILIZZARLO
Gli impieghi elettivi del fiorume sono gli interventi di ripristino in aree a elevato valore naturalistico, i
information Graphic di A. Luzzaro
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IL CANTIERE | tecniche
SPECIE COLTIVATE IN PUREZZA AMBIENTI UMIDI
SOTTOBOSCO E OMBRA
Alisma plantago-aquatica
Aegopodium podagraria
Achillea millefolium
Hylotelephium perforatum
Baldella ranuncolojdes
Anemone nemorosa
Achillea tomentosa
Koeleria cristata
Butomus umbellatus
Anemone ranuncoloides
Ajuga reptans
Leucanthemum vulgare
Caltha palustris
Aquilegia atrata
Agrostis capillaris
Linaria vulgaris
Carex acutiformis
Aquilegia vulgaris
Allium angolosum
Lotus corniculatus
Carex elata
Asphodelus albus
Allium suaveolens
Lychnis flos-cuculi
Carex pendula
Campanula trachelium
Anarrhinum bellidifolium
Lychnis viscaria
Carex pseudocyperus
Carex pilosa
Armeria arenaria
Melica ciliata
Cladium mariscus
Carex remota
Briza media
Molinia caerulea
Filipendula ulmaria
Convallaria majalis
Buphthalmum salicifolium
Narcissus poeticus
Glyceria maxima
Erythronium dans-canis
Campanula rapuncoloides
Petrorhagia saxifraga
Iris pseudacorus
Fragaria vesca
Carex caryophyllea
Pilosella lactucella
Jacobea paludosa
Galanthus nivalis
Carex hirta
Pilosella officinarum
Juncus articolatus
Iris sibirica
Carex praecox
Plantago media
Juncus effusus
Leucojum aestivum
Centranthus ruber
Plantago sempervirens
Lythrum salicaria
Leucojum vernum
Clinopodium ascendens
Potentilla tabernaemontani
Marsilea quadrifolia
Luzula pilosa
Clinopodium nepeta
Salvia pratensis
Mentha acquatica
Primula vulgaris
Daucus carota
Sanguisorba minor
Nuphar lutea
Polygonatum multiflorum
Dianthus barbatus
Saponaria officinalis
Nymphaea alba
Thelypteris palustris
Dianthus carthusianorum
Scabiosa graminifolia
Typhoides arundinacea
Vinca major
Dianthus deltoides
Sedum acre
Phragmites australis
Vinca minor
Dianthus superbus
Sedum album
Scirpoides holoschoenus
Dianthus sylvastris
Sedum montanum
Scirpus sylvaticus
Festuca inops
Sedum sexangulare
Schoenus nigricans
Festuca stricta
Sesleria pichiana
Typha angustifolia
Festuca tenuifolia
Silene dioica
Typha latifolia
Filipendula vulgaris
Tanacetum vulgare
Typha minima
Galium verum
Teuricum chamaedrys
Geranium pratense
Teuricum montanum
Gladiolus communis
Thymus glabrescens
Hylotelephium maximum
Veronica spicata
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N°016
AMBIENTI ARIDI E SOLEGGIATI
IL CANTIERE | progetto
Il Giardino
del Sole e della L 20
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Come si progetta un healing garden per malati di Alzheimer? Lo abbiamo chiesto a Lucia Torielli e Nicoletta Toffano de I Giardini del Benessere che, grazie anche al felice incontro con il giardiniere Ezio Orcese Lenzi di Giardini Italiani, ne hanno realizzato uno alle porte di Milano testo e foto di Antonella Andretta
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iamo nel nuovo Borgo Assistito di Figino, quartiere residenziale su via Novara, a pochi chilometri da Milano San Siro, vicino al Parco delle Cave e alla foresta urbana del Boscoincittà. All’interno del complesso si trova Grace, centro diurno integrato della Cooperativa Genera Onlus, che ospita una trentina di persone con Alzheimer seguite da uno staff medico-infermieristico. Ogni giardino ha una storia: quella di questo giardino inizia quando i lavori di costruzione del centro diurno sono ancora in corso e la dirigenza di Genera contatta I Giardini del Benessere (associazione che si occupa di verde terapeutico) per la sistemazione dell’area esterna. L’idea è quella di ricavare uno spazio verde a disposizione degli ospiti e dei loro parenti nonché del personale che lavorerà presso il centro diurno.
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IL GIARDINO CHE AIUTA
Da sinistra, le progettiste Nicoletta Toffano e Lucia Torielli de I Giardini del Benessere.
Luna
Lucia Torielli, biologa e presidente de I Giardini del Benessere, ricorda le prime impressioni: «L’area individuata per essere trasformata in giardino terapeutico si presentava come uno spazio interessante, immerso nel verde che, pur trovandosi nel comune di Milano, quindi facile da raggiungere, era abbastanza lontano dall’area urbanizzata e in grado quindi di mantiene temperature piacevoli anche in piena estate». La superficie è di circa 300 metri quadri, di forma trapezoidale chiusa a nord, est e ovest dall’edificio di nuova costruzione; a sud è aperta su campi coltivati a grano. Al momento dell’incontro con la cooperativa Genera, A l’associazione I Giardini del Benessere già da diverso tempo si occupava di spazi verdi specializzati. Il giardino del centro diurno di Figino era però il primo dedicato a ospiti con Alzheimer. La particolarità e la delicatezza del tema spinsero le progettiste a visitare altri healing garden rivolti a pazienti con malattie neurologiche degenerative. Queste patologie non possono ancora contare su cure efficaci in grado di indurre la rigenerazione dei neuroni: la sola possibilità, per mantenere le capacità cognitive residuali, è quella di fornire continue stimolazioni sensoriali, tra le quali l’utilizzo di uno spazio verde appositamente studiato. «Tra i giardini terapeutici visitati, il più interessante fu quello dell’Istituto Camillo Golgi di Abbiategrasso – racconta Lucia Torielli – dove attraverso un lungo colloquio con il dottor Giovanni Andreoni (autore tra gli altri della pubblicazione: Exploring the use N°016
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La sola
possibilità con le malattie neurologiche degenerative come l’Alzheimer è quella di fornire continue stimolazioni sensoriali, tra cui spazi verdi appositamente studiati
of two different gardens by residents in a special care unit for people with dementia. Non-pharmacological Therapies in Dementia) ci sono state chiarite alcune caratteristiche della malattia come la perdita di memoria, il disorientamento spazio/temporale, la tendenza alla fuga, il girovagare afinalistico (wandering) e soprattutto le due fasi caratterizzanti: quella di agitazione con reazioni esagerate e quella di apatia e disinteresse». Ed è partendo da questo studio preliminare che, spiega sempre la biologa, sono nate le prime idee progettuali per il Giardino L’ASSOCIAZIONE I GIARDINI DEL BENESSERE L’associazione milanese I Giardini del Benessere è stata fondata nel 2015 da Nicoletta Toffano e Lucia Torielli con il fine di progettare giardini terapeutici, sensoriali, inclusivi e didattici. Cresciuta nel tempo, al momento conta paesaggisti, architetti, biologi, agronomi, agrotecnici, geologi, blogger del verde e appassionati. Il primo progetto fu, per Orticolario, un piccolo giardino sensoriale, “Quattro passi a occhi chiusi”, realizzato con il supporto e patrocinio dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti (UICI), vincitore del premio Empatia. A questo primo prototipo seguì la collaborazione con l’architetto responsabile di UICI che ha portato a formulare proposte tecniche e progettuali di giardini pubblici inclusivi da realizzare a Milano. I Giardini del Benessere hanno inoltre partecipato con progetti di healing garden a manifestazioni quali: Orticola di Lombardia, Ninfeamus e Myplant & Garden.
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del Sole e della Luna: «In primo luogo doveva essere uno spazio dove fosse garantita la possibilità di ritrovare in autonomia un percorso riconoscibile da potere usufruire con libertà di movimento. Altro punto cardine la realizzazione di due zone contraddistinte da scelte botaniche diverse tra loro (cromatiche, tattili, olfattive), di cui una stimolante e una rilassante, racchiuse in uno spazio limitato per non creare ansia nel paziente – in difficoltà nel riconoscere i luoghi in cui si trova – ma al contempo capaci di fornire stimoli sensoriali utili a mantenere il contatto con il mondo esterno».
OGNI DETTAGLIO, UNA FUNZIONE
Proseguendo con gli studi preparatori, tenendo conto sia delle richieste della committenza, sia delle nuove consapevolezze sulla malattia, man mano si è delineato un progetto definito in ogni dettaglio. Ce lo illustra Nicoletta Toffano, architetto e socio fondatore dei I Giardini del Benessere: «Dopo un’attenta fase di riflessione e studio, il progetto ha iniziato a prendere forma ed è stato poi realizzato come lo vediamo adesso: dal centro diurno, interamente affacciato sul giardino, l’accesso allo spazio esterno avviene attraverso due grandi porte-finestre: una, su un lato, prospiciente l’atrio
Per saperne di più sugli healing garden: I Giardini del Benessere tel. 333 5651533 – 335 6865418 www.facebook.com/igiardinidelbenessere/ igiardinidelbenessere@gmail.com
Verbena bonariensis in primo piano e fontana in corten sullo sfondo.
di ingresso alla struttura e la seconda, sull’altro lato, collocata al centro di un grande sala dedicata ad attività creative. I due ingressi sono collegati tra loro da un vialetto serpeggiante rifinito in cemento antisdrucciolo Levocell, lungo più di 60 metri e con una larghezza adatta al passaggio contemporaneo di due sedie a rotelle. Non tutti gli ospiti sono infatti autosufficienti. Dal percorso l’accesso al prato, portato a esatto livello del vialetto, è comunque libero». L’idea è quella di limitare il più possibile il senso di costrizione, e al contempo dare la sicurezza di un percorso chiaro e definito, dove non perdersi. «La passeggiata si snoda attraverso due aree caratterizzate da rialzi di terra circolari, fioriti e profumati, che formano una sorta di abbraccio intorno alle panchine – continua Toffano – Le due zone differenziate per colore hanno una ben precisa funzione: una, chiamata l’aiuola del Sole, presenta tutte specie che durante la fioritura hanno colori vivaci e caldi, come il giallo, l’arancio e il rosso; una cromaticità che serve a stimolare i pazienti nella fase apatica della malattia; l’altra aiuola, quella della Luna, al contrario deve avere un effetto rilassante nella fase di agitazione e presenta colori che infondono tranquillità come il blu, l’azzurro e il lilla». Le essenze sono state scelte in base a una continua alternanza di fioriture per attirare costantemente l’attenzione dei malati ed esercitare uno stimolo durante tutte le stagioni. Solo l’inverno è stato lasciato volutamente privo di colore, in modo da evocare quel periodo dell’anno e quindi aiutare il paziente nel recupero delle capacità mnemoniche temporali.
Dettaglio della fontana artistica in corten, opera di Giacomo Sparasci de Il Guardiano delle Acque.
LE SPECIE UTILIZZATE
Tulipani.
Le meline Red Sentinel in ottobre.
Le meline Red Sentinel e i fiori dei meli ornamentali pronti ad aprirsi.
- Albizia julibrissin - Aster x fricartii ‘Monch’ ‘Monch’, Aster novae angliae ‘Septemberrubin’ - Bulbi: Crocus, Muscari armeniacum, Tulipa gregii, Tulipa kaufmanniana - Calendula officinalis - Chamaemelum nobile ‘Flore pleno’ - Echinacea hybrida ‘Paradiso mix’ - Erigeron karvinskianus - Gaura lindheimeri - Gaminacee: Calamagrostis x acutifolia ‘Karl Foerster’, Panicum virgatum ‘Rehbraun’, Pennisetum alopecuroides japonicum japonicum, Stipa tenuissima, Helicrisum italicum - Hemerocallis hybrida - Lavandula angustifolia ‘Hide cote’ - Lippia nodiflora - Malus x robusta ‘Red Sentinel’ - Salvie: Perovskia atriciplifolia ‘Blue spire’, Salvia gregii ‘Blue note’, Salvia nemorosa ‘Blau konigin’, Salvia x jamensis ‘Flammenn’ - Thymus pulegiodes - Trachelospermum jasminoides - Verbene: Verbena bonariensis, Verbena hybrid hybrida - Veronica longifolia ‘Blauriesin’ N°016
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IL CANTIERE | progetto L’IMPRESA CHE HA ESEGUITO IL LAVORO Giardini Italiani nasce a Saronno (VA) nel 2010 dalla ventennale esperienza di Ezio Orcese Lenzi, diplomato in agraria con specifica formazione imprenditoriale nel settore del verde ornamentale. L’azienda opera nel campo della costruzione di giardini sia privati che aziendali e di spazi verdi altamente tecnologici e innovativi come giardini pensili e tetti verdi. Dal 2012 l’impresa completa la propria offerta specializzandosi anche nella progettazione e costruzione di piscine piscine, laghi ornamentali, fontane e giochi d’acqua. Info: www.giardiniitaliani.net
CONTENERE SENZA COSTRINGERE
Impostati i principi base, l’attenzione si è poi concentrata sui singoli dettagli, ognuno realizzato su disegno specifico. Importantissimo ad esempio il progetto della chiusura a sud, che ha la funzione di contenere la tendenza alla fuga degli ospiti, ma che non doveva comunicare un senso di obbligo e, quindi, di frustrazione. «Abbiamo così deciso di utilizzare la classica rete Recinthal – spiega
ancora Nicoletta Toffano – ma di alleggerirla con un’alternanza di pannelli in acciaio corten decorati con motivi di piccoli animali a ricordo di un ambiente agreste, realizzati dall’artista Giacomo Sparasci (con Annamaria Miglietta titolare dell’atelier di scultura e design il Guardiano delle Acque). L’inserimento di questi elementi non solo riduce il senso di costrizione, ma ingentilisce la chiusura, rendendola ariosa e trasparente alla vista. Alla base della recinzione, inoltre, alcune specie di graminacee riprendono i campi esterni, in modo che lo iato tra dentro e fuori sia ridotto al minimo». Realizzata dagli stessi artisti anche una piccola fontana in corten, collocata nella zona Luna: alimentata con acqua potabile produce un suono dolce e tranquillizzante. «È stato dimostrato – precisa l’architetto – che anche questo accorgimento può aiutare a contenere gli eccessi di alcuni pazienti. E poi attira gli uccellini che insieme a farfalle e leprotti hanno da subito colonizzato l’ambiente!». Altro problema preso in considerazione è stato il bagliore accecante che si genera nel momento di passaggio tra l’interno dell’edificio e l’esterno del giardino. Spiega Toffano: «Per gli ospiti è un momento vissuto con disagio, al punto da generare allarme e spavento. Per ridurre questo effetto la fase di passaggio è stata mitigata attraverso l’inserimento, in concomitanza delle uscite, di due pergolati in ferro zincato progettati su misura e ricoperti da Trachelospermum. Queste aree piacevolmente ombreggiate e profumate rappresentano inoltre degli spazi di sosta a disposizione degli ospiti e dei parenti che li accompagnano e si prestano come luoghi all’aperto per lo svolgimento di attività a contatto con la natura guidate dagli operatori del centro».
SOLO ERBACEE E GRAMINACEE
I pannelli della recinzione con gli animaletti fiabeschi.
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Nello stile del giardino, accuratissima da parte delle progettiste anche la scelta delle essenze utilizzate: nessuna pianta è pericolosa, urticante, tossica affinché possa essere liberamente toccata, annusata, assaggiata, tutte cose che i malati fanno spesso e che permettono di incrementare la stimolazione sensoriale. Il perché poi siano state utilizzate solo
Accuratissima da parte delle progettiste anche la scelta delle piante: nessuna pericolosa, urticante, tossica affinché possano essere toccate,
annusate, assaggiate
erbacee e graminacee ce lo spiega Lucia Torielli: «Ci siamo poste da subito la necessità di lasciare i pazienti liberi di godere il giardino, senza che si sentissero in alcun modo costretti e intrappolati. Naturalmente questo doveva avvenire sempre sotto il costante controllo del personale che deve avere la possibilità di vigilare gli ospiti stando sia all’interno che all’esterno della struttura. Da qui la scelta di non introdurre alcuna arbustiva, poiché avremmo corso il rischio che, sviluppandosi eccessivamente in ampiezza e in altezza, avrebbe creato zone “d’ombra”, nascoste e non visibili». Inoltre utilizzare solo erbacee e graminacee è stata una scelta dettata anche da esigenze di manutenzione che, secondo principi irrinunciabili per le progettiste, deve essere semplice, non onerosa e non interferire eccessivamente sull’utilizzo di un giardino a finalità terapeutiche. La cura di questo giardino è infatti semplice e ridotta al minimo: taglio dell’erba una volta al mese, esclusi i mesi invernali, taglio raso delle erbacee e graminacee poco prima della ripresa vegetativa, semplice riordino e eliminazione del secco durante l’anno. Questa operazione può essere svolta anche dagli ospiti del centro, come facile attività di osservazione, tattile e motoria. Scelti con cura anche i pochi alberi che contribuiscono a ombreggiare nei mesi estivi le zone di sosta e di passaggio. A completamento dell’area Luna è stata messa a dimora un’ un’Albizia julibrissin, e poi lungo il vialetto è stato piantato un filarino di meli ornamentali che crescendo formerà una sorta di tunnel di congiunzione tra le aree Sole e Luna. La varietà scelta è la Red sentinel, un alberello bello in tutte le stagioni: portamento espanso, fioritura abbondante e meline commestibili dall’autunno fino all’inverno. Infine nel bordo sud, a creare continuità con il paesaggio, sono state impiantate sia all’interno sia all’esterno della recinzione delle belle graminacee (Calmagrostis, Panicum, Pennisetum, Stipa) inframezzate dalla Gaura lindheimeri e dalla Verbena bonariensis: specie robuste, resistenti e di facile propagazione che costituiscono una sorta di colonizzazione spontanea anche dello spazio esterno.
Angolo del sole con hemerocallis in fioritura.
Aiuola Luna con aster in piena fioritura.
IL RUOLO DEL MANUTENTORE DOPO IL PROGETTO Non basta seguire il processo di costruzione di uno spazio verde, è fondamentale anche progettare la successiva fase di manutenzione. Spiega il giardiniere, Ezio Orcese Lenzi «I giardini di questo tipo si amalgamano nel tempo e indubbiamente alcune piante si dimostrano prevalenti su altre. Il compito del manutentore sarà quello di dare spazio alle essenze meno vigorose e contenere le altre. Chi opera deve conoscere questo genere di piante per evitare di confondere le eventuali infestanti. Deve sapere come trattarle: operazioni di potatura, come quelle abitualmente fatte sugli arbusti, qui vengono sostituite da pettinature, asportazione del secco e diradamenti manuali. La fertilizzazione deve essere leggera e fatta in inverno con concimi organici. Può giovare la bucatura del terreno più che una lavorazione profonda. Utile saranno prodotti liquidi e in questo caso, visto il terreno, i bioattivatori, acidi umici e prodotti umettanti». Inoltre, i principi che sono alla base della progettazione di un giardino terapeutico dovranno essere resi noti, anche a chi dopo il primo impianto e negli anni successivi dovrà prendersi cura del verde e apportare modifiche. A questo proposito uno dei principi base dei I Giardini del Benessere è quello di consegnare al committente una sorta di manuale completo del giardino che comprende le linee guida, le caratteristiche delle essenze, le manutenzioni e i consigli per eventuali future sostituzioni, in modo che mai possa venire persa nel tempo la funzione per cui il giardino è stato creato. N°016
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LA PAROLA AL GIARDINIERE Ed eccoci alla fase cruciale nella storia di un giardino, il passaggio dalla teoria alla pratica, ossia il rapporto tra paesaggista e giardiniere. Per il Giardino del Sole e della Luna la scelta dell’impresa che si sarebbe occupata della realizzazione avviene dopo la valutazione dei primi preventivi, ma soprattutto dopo una prima impressione di grande competenza e di disponibilità Scavo per la messa all’ascolto del titolare di Giardini Italiani, Ezio Orcese Lenzi, che a dimora degli alberi. racconta: «Era la prima volta che mi occupavo di un healing garden, anche se avevamo già letto di alcuni progetti del genere. Le progettiste avevano un notevole bagaglio di informazioni su tutte le esigenze dei futuri fruitori del giardino». I lavori iniziano con alcuni problemi lasciati dall’azienda costruttrice che, nella fretta di chiudere il contratto, aveva già posato il sentiero e tracciato un impianto di irrigazione, tenendo però in scarsissima considerazione il progetto del giardino e soprattutto lasciando tutti i residui di un cantiere smantellato velocemente. Continua Orcese Lenzi: «Purtroppo è mancata la comunicazione tra l’impresa costruttrice e chi doveva costruire il giardino. Il disegno delle progettiste non era stato preso in considerazione se non per il tracciamento del sentiero. Per il resto non tornavano le quote di calpestio, la terra era di scavo profondo quindi priva di vita, molto compatta, argillosa e piena di detriti dell’attività di costruzione. Essendo di fronte a un campo a prato stabile e altre aree incolte, il giardino subiva la presenza delle infestanti. La stagione di lavorazione, in conseguenza ai tempi del cantiere si è protratta fino a un caldissimo e secco luglio». Un brutto terreno e un pessimo periodo per la piantumazione; il giardino doveva comunque essere pronto per l’autunno: «Il terreno è stato lavorato con molta difficoltà anche con mezzi meccanici – illustra il giardiniere – sono stati rimossi almeno cinque metri cubi di detriti su un’area di per sé abbastanza piccola. Nel predisporre l’impianto di irrigazione interrato abbiamo purtroppo incrociato diversi impianti sotterranei non segnalati e questo ci ha fatto adottare alcuni accorgimenti come irrigatori più corti o deviazioni». Ai problemi di cantiere si sono naturalmente aggiunti quelli di un terreno povero e non strutturato. «Abbiamo optato per la rigenerazione della terra presente, apportando sostanza organica e bioattivatori, e grazie alle progettiste sono stati introdotti anche lombrichi fatti arrivare da una lombricocoltura». Le Le essenze sono state reperite prevalentemente presso i vivai Valfredda, anche se in corsa sono dovute effettuare alcune variazioni e sostituzioni. Qualche problema si è verificato anche dopo la messa a dimora: «Abbiamo dovuto ricorrere a interventi manuali di diserbo finché la vegetazione piantata non ha iniziato a prevalere. Inoltre la tessitura argillosa e compatta del terreno ha comportato ristagni idrici che sicuramente non sono stati l’ideale per alcune delle piante scelte e per il tappeto erboso». Ma alla fin fine, grazie alla stretta collaborazione tra giardiniere e progettiste, il risultato è stato di grande effetto: un giardino subito utilizzato con grande sollievo da utenti e operatori.
Inizio lavori con disegno del percorso centrale.
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