Calendario del Verde 2025

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el verd

Gennaio

mercoledì S. Maria Madre di Dio

giovedì S. Basilio Magno

venerdì S. Genoveffa

sabato S. Ermete

domenica S. Amelia

lunedì Epifania del Signore

martedì S. Raimondo

mercoledì S. Massimo

giovedì S. Giuliano martire

venerdì S. Aldo

sabato S. Igino papa

domenica Battesimo del Signore

lunedì S. Ilario

martedì S. Felice martire

m ercoledì S. Mauro abate

giovedì S. Marcello papa

venerdì S. Antonio abate

sabato SS. Liberata e Margherita

domenica S. Mario martire

lunedì SS. Sebastiano e Fabiano

martedì S. Agnese

mercoledì S. Vincenzo martire

giovedì S. Emerenziana

venerdì S. Francesco di Sales

sabato Conversione di S. Paolo

domenica SS. Tito e Timoteo

lunedì S. Angela Merici

martedì S. Tommaso d’Aquino

mercoledì S. Costanzo

giovedì SS. Martina e Savina

ven erdì S. Giovanni Bosco

Ilmelograno è la causa dell’alternarsi delle stagioni, quantomeno secondo la mitologia classica. La melagrana è infatti protagonista della vendetta di Ade per tenere con sé la tanto desiderata Persefone, figlia di Demetra. Il signore degli inferi offrì della frutta alla malcapitata, che mangiò solo qualche seme di melagrana. Ma chi mangia del cibo degli inferi è destinato a rimanerci: Persefone vivrà sei mesi all’anno nell’Ade, causando la disperazione della madre – dea dell’agricoltura – e innescando un periodo freddo e sterile per la natura. Ecco, tutto questo non succederà a voi che ospiterete la Punica granatum nel vostro giardino commestibile. Originario dell’Iran, ma diffuso già dall’antichità in area mediterranea, questo alberello caducifoglie perenne è resistente alla siccità e può raggiungere i 5 metri di altezza. A maggio il melograno produce fiori rosso vivo. I frutti, invece, sono delle grosse bacche di forma rotonda al cui interno si celano centinaia di semi, detti arilli, circondati da una polpa acidula ma deliziosa. Questa polpa, diversamente da quella di Ade, è ricca di vitamine e antiossidanti e non potrà che fare del bene a chi la prova.

INGREDIENTI

• 320 gr di riso

• 2 melagrane

• 20 gr di burro

• 1 cipolla bianca

• 1,5 l di brodo vegetale

• 1 bicchiere di vino bianco secco

• Grana Padano grattugiato q.b.

• Olio extravergine di oliva q.b.

• Sale e pepe q.b.

Abbinamento: Cerasuolo d'Abruzzo

Pinot nero

CURIOSITÀ Un’altra mela

Il nome del melograno e del suo frutto, la melagrana, sono la fusione dei due termini e concetti con cui veniva nominato in latino, ovvero malum granatum, ‘mela granata, con semi’. In italiano, dopo una fase attestata di melogranato e melagranata, si è giunti all’attuale forma.

La ricetta

RISOTTO ALLA MELAGRANA

DOSI PER: 4 persone

PREPARAZIONE

TEMPO: 40 minuti

DIFFICOLTÀ: media

Tagliare a metà una melagrana e, utilizzando uno spremiagrumi, ricavare il succo. Sgranare l'altra melagrana cercando di lasciare i chicchi intatti. Scaldare 2 cucchiai d’olio con la cipolla e unire il riso. Mescolare finché non avrà preso un po’ di colore e versare il vino bianco. Aggiungere il succo e portare a cottura incorporando il brodo caldo. A fine cottura unire i chicchi di melagrana, il burro e il formaggio grattugiato, mescolare e coprire la pentola. Impiattare aggiungendo un po' di pepe e servire.

IL MIRTILLO SELVATICO Febbraio

sab ato S. Verdiana

domenica Pres. del Signore al Tempio

lunedì SS. Biagio, Oscar e Cinzia

martedì S. Gilberto

mercoledì S. Agata

giovedì S. Paolo Miki

venerdì S. Tedoro martire

sabato S. Girolamo Emiliani

domenica S. Apollonia

lunedì SS. Scolastica e Arnaldo

martedì B.V.M. di Lourdes

mercoledì S. Eulalia

giovedì S. Maura

venerdì S. Valentino

sabato S. Faustino

domenica S. Giuliana vergine

lunedì S. Donato martire

martedì S. Simone vescovo

mercoledì SS. Mansueto e Tullio

giovedì S. Eleuterio

venerdì SS. Pier Damiani ed Eleonora

sabato S. Margherita

domenica S. Renzo

lunedì SS. Edilberto re e Mattia

martedì SS. Cesario e Vittorino

Va detto, il mirtillo selvatico sarà una delle piante che avrà bisogno di più acqua, ma nel nostro giardino commestibile rappresenterà una gemma preziosa; e se quest’acqua viene dal riciclo, ancora meglio. Il mirtillo selvatico, chiamato così per la somiglianza con le bacche di mirto, è un arbusto di altezza compresa tra i 20 e i 50 cm appartenente alla famiglia delle Ericacee e diffuso in tutto l’emisfero boreale, spontaneo in Italia in zone montane e premontane del Nord e del Centro. Dalle foglie lanceolate verde brillante e dai fiori primaverili bianchi e campanulati, a partire da luglio produce succose bacche bluastre opache e ricoperte da un inconfondibile strato di pruina. I mirtilli selvatici non sono però quelli del supermercato, che sono invece i frutti delle più grandi piante di mirtillo gigante americano, ma una prelibatezza per pochi! Ricordare le proprietà di questi frutti sarebbe superfluo. Per integrare al meglio il mirtillo nel nostro giardino bisognerà dargli una collocazione in mezz’ombra in un terreno ben drenato, che andrà mantenuto umido e fresco, soprattutto nei periodi di crescita e di fruttificazione.

mercoledì S. Alessandro di Alessandria

giovedì S. Gabriele dell'addolorata

ven erdì S. Romano abate

INGREDIENTI

• 300 gr di mirtilli selvatici

• 400 gr di savoiardi

• 3 uova

• Bagna acqua e zucchero q.b.

• 8 gr di gelatina in fogli

• 500 ml di panna liquida

• 750 gr di latte

• 50 gr di amido di mais

• 125 gr di zucchero

• Buccia di 1 limone

CURIOSITÀ Occhi da gufo!

Pare che durante la Seconda guerra mondiale i piloti della Royal Air Force (RAF) britannica mangiassero grandi quantità di mirtilli, in marmellate, per migliorare la loro vista notturna. Il mirtillo, infatti, possiede delle proprietà rigeneranti dei pigmenti della retina, che aumentano la qualità della vista in condizioni di luce crepuscolare e di oscurità.

La ricetta

CHARLOTTE DI MIRTILLI ROSSI

DOSI PER: 8 persone

PREPARAZIONE

TEMPO: 45 minuti +2 ore di riposo

DIFFICOLTÀ: media

Abbinamento: Brachetto d’Acqui

DOCG Duchessa Lia

Scaldare in un pentolino il latte con la buccia di limone. In una pentola rompere le uova, aggiungere lo zucchero, l’amido di mais e mescolare. Versare il latte caldo continuando a mescolare e portare la crema ad ebollizione sul fuoco lasciandola addensare bene. Versare la crema in una ciotola, coprirla con la pellicola e lasciarla raffreddare. Mettere in ammollo la gelatina e intanto montare la panna; riprendere la crema e unire metà della panna montata. Scolare la gelatina e trasferirla in un pentolino con 3 cucchiaini di acqua. Lasciarla sciogliere sul fuoco, poi aggiungerla alla crema mescolando con le fruste elettriche. Posizionare su un piatto un anello a cerniera da 24 cm di diametro. Prendere i savoiardi e sistemarli intorno all’anello con la parte zuccherata rivolta verso l’esterno. Bagnare bene la base con acqua zuccherata. Versare metà della crema sulla base della torta, aggiungere uno strato di mirtilli e uno di savoiardi, bagnarli e aggiungere la restante crema. Livellare bene la superficie e decorare con la panna rimasta.

sabato S. Albino

domenica SS. Quinto e Basileo

lunedì S. Cunegonda

martedì SS. Casimiro e Lucio

mercoledì Le Ceneri

giovedì S. Rosa da Viterbo

venerdì SS. Felicita e Perpetua

sabato S. Giovanni di Dio

domenica I di Quaresima

lunedì S. Simplicio Papa

martedì S. Costantino

mercoledì S. Massimiliano

giovedì S. Arrigo

venerdì S. Matilde regina

sabato S. Luisa

domenica II di Quaresima

lunedì S. Patrizio

martedì SS. Salvatore e Cirillo

mercoledì S. Giuseppe

giovedì S. Alessandra di Amiso

venerdì S. Benedetto

sabato S. Benvenuto

domenica III di Quaresima

lunedì S. Romolo

martedì Annunciazione del Signore

mercoledì S. Emanuele

giovedì S. Augusto

venerdì S. Sisto III papa

sabato S. Secondo Martire

domenica IV di Quaresima

lunedì S.

ore di gelso e more di rovo possono essere confuse dai meno esperti, ma solo se si guarda unicamente al frutto – non per niente condividono il nome anche se fanno parte di generi botanici diversi (genere Morus il primo, Rubus il secondo) –. Ma se si allarga lo sguardo alla pianta, ci si renderà presto conto che il gelso è tutta un’altra cosa. Il gelso è un albero alto fino a 20 metri e ben ramificato: per i latini era, infatti, la mora cĕlsa(m), ovvero ‘alta’, rispetto al più modesto rovo. Originario della Cina e della Corea, a questo albero deciduo va lasciato ampio spazio nel giardino, visto che può raggiungere notevoli dimensioni e vivere facilmente più di un secolo. All’interno del nostro giardino commestibile avrà il suo ruolo: le sue radici robuste aiutano a prevenire l’erosione del suolo, mentre la fitta chioma darà ombra e riparo a piante e animali. Dulcis in fundo, i frutti dolci e nutrienti, ricchi di vitamine C e K, ferro e antiossidanti, da consumare freschi, in succhi, o come ingredienti in cucina.

CURIOSITÀ Una dieta un po’ particolare...

Le foglie di gelso sono l’unico alimento dei bachi da seta, il che rende questo albero fondamentale per la sericoltura. Pare abbiano anche un discreto appetito, i bachi, visto che se ne cibano giorno e notte, crescendo di conseguenza molto velocemente. La dieta di sole foglie di gelso è essenziale per la qualità del bozzolo di seta che il baco produce.

La ricetta

INGREDIENTI

Per la crostata

• 250 gr di farina

• 125 gr di burro

• 150 gr di zucchero

• 1 uovo intero

• Un pizzico di sale

Per la crema pasticciera

• 250 gr di latte

• 2 cucchiai di zucchero

• 1 tuorlo d'uovo

Per decorare

• 800 gr di gelsi rossi

Abbinamento: Moscato d’Asti

CROSTATA CON GELSI ROSSI

DOSI PER: 10 persone

PREPARAZIONE

TEMPO: 80 minuti

DIFFICOLTÀ: media

Preparare la sfoglia impastando farina, burro, uova, zucchero e un pizzico di sale. Conservare circa 30 minuti in frigorifero. Intanto preparare la crema pasticciera mescolando prima farina, zucchero e l’uovo, e aggiungendo poi il latte caldo. Mescolare fino a quando avrà raggiungo un’adeguata densità. Stendere la pasta frolla nella teglia, bucherellarla con una forchetta e infornare a 180 °C, forno ventilato per circa 25 minuti. Appena raffreddata adagiare la crostata su un piatto e versare la crema ancora tiepida. Disporre infine i gelsi sulla crostata fino a ricoprirla interamente. Conservare in frigorifero.

martedì S. Ugo vescovo

mercoledì S. Francesco da Paola

giovedì S. Riccardo di Chichester

venerdì S. Isidoro vescovo

sabato S. Vincenzo

domenica V di Quaresima

lunedì S. Ermanno

martedì S. Alberto Dionigi

mercoledì S. Maria Cleofe

giovedì S. Terenzio Martire

venerdì S. Stanislao vescovo

sabato S. Zeno

domenica Le Palme

lunedì S. Abbondio

martedì S. Annibale

mercoledì S. Lamberto

giovedì S. Aniceto papa

venerdì S. Galdino

sabato S. Emma di Sassonia

domenica Pasqua di Resurrezione

lunedì dell'Angelo

martedì S. Caio

mercoledì S. Giorgio martire

giovedì S. Fedele

venerdì S. Marco - Anniversario della Liberazione

sabato SS. Marcellino e Cleto

domenica S. Zita

lunedì SS. Pietro Chanel e Valeria

martedì S. Caterina da Siena

S. Pio V papa

he cos’è un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo”. William Shakespeare sapeva bene che al di là delle etichette, l’essenza delle cose rimane invariata e uguale a sé stessa. Per dirlo, sceglie non a caso il più poetico dei fiori, la rosa. La rosa è un genere della famiglia delle Rosacee, che comprende circa 25 specie, tra piante cespugliose, rampicanti, arbusti e alberelli, diffusa in tutto il mondo. Anche il fiore può variare molto a seconda delle varietà: piccoli o grandi, a mazzetti o solitari, singoli o doppi... In Italia le specie spontanee sono circa trenta; per il nostro giardino commestibile avremo quindi l’imbarazzo della scelta. Inoltre, oltre ad avere un impareggiabile valore estetico, la rosa è una pianta molto resistente, che può giovare alla salute delle vicine, come l’aglio, la salvia e la lavanda. Sia i petali che i cinorrodi – piccole bacche rosse – di molte varietà sono commestibili. Da provare il buonissimo risotto con le rose!

INGREDIENTI

• 40 gr di petali

di rosa non trattati

• 120 gr di farina 00

• Sale q.b.

• Olio di semi q.b

Per la pastella

• 1,5 lt di acqua

• 1 cucchiaino di lievito di birra fresco

Abbinamento: Golfo del Tigullio DOC Bianco

CURIOSITÀ Un fiore (quasi) impossibile?

Per secoli, i coltivatori di rose hanno provato a creare una rosa blu naturale, un’impresa rivelatasi quasi impossibile visto che le rose mancano del gene per produrre questo pigmento, un gene chiamato delfinidina. Si è arrivati a una rosa simile al blu solo attraverso l’ingegneria genetica o, più semplicemente, tingendo una rosa bianca.

La ricetta

PETALI DI ROSA FRITTI

DOSI PER: 4 persone TEMPO: 45 minuti

PREPARAZIONE

DIFFICOLTÀ: media

Preparare la pastella: sciogliere il lievito nell’acqua tiepida, unire la farina e un pizzico di sale, mescolare bene in modo che non vi siano grumi. Lasciare riposare per circa un’ora. Lavare delicatamente i petali, asciugarli e tuffarli nella pastella sgocciolando l’eccesso. Friggere i petali pastellati in olio bollente, sgocciolarli, aggiungere sale e servire con una salsa allo yogurt.

giovedì S. Giuseppe Lavoratore

venerdì SS. Atanasio e Cesare

sabato SS. Filippo e Giacomo

domenica S. Silvano

lunedì S. Pellegrino martire

martedì SS. Domenico Savio e Giuditta

mercoledì SS. Flavia e Fulvio

giovedì SS. Desiderato e Vittore

venerdì S. Gregorio vescovo

sabato S. Antonino

domenica S. Fabio martire

lunedì S. Rossana

martedì B.M.V. di Fatima

mercoledì S. Mattia apostolo

giovedì S. Achille

venerdì S. Ubaldo vescovo

sabato S. Pasquale Baylon

domenica S. Giovanni I papa

lunedì S. Celestino V papa

martedì S. Bernardino

mercoledì S. Vittorio martire

giovedì S. Rita da Cascia

venerdì S. Desiderio vescovo

sabato B.V.M. Ausiliatrice

domenica SS. Beda e Urbano

lunedì S. Filippo Neri

martedì S. Agostino

mercoledì S. Emilio

giovedì S. Massimino vescovo

venerdì S. Giovanna d’Arco sabato

Sono davvero tantissimi gli usi officinali e cosmetici della peonia, specie che nell’antichità rappresentava la pianta medicinale per eccellenza. Oggi, invece, sono la bellezza e la sinuosa eleganza dei suoi fiori a togliere il fiato di chi la ammira: una grande corolla lussureggiante, costituita da strati di morbida seta in un gioco di colori che vanno dal bianco più puro al rosa intenso, fino al rosso rubino e al giallo dorato. La peonia è una pianta perenne a portamento erbaceo o arbustivo, unico genere della famiglia delle Peoniacee e diffusa principalmente nelle regioni temperate dell’emisfero settentrionale. Tra le molte varietà, quelle arbustive sembrano più adatte al progetto di un giardino commestibile, perché più facili da coltivare, rustiche e resistenti alla siccità. Le peonie si moltiplicano principalmente tramite divisione dei cespi, una tecnica che garantisce piante sane e vigorose. Il momento ideale per dividere le peonie è in autunno, in modo da consentire alle nuove piante di stabilirsi prima dell’inverno.

INGREDIENTI

• Peonie non trattate di vari colori (carnose e semiaperte)

• 1 albume d’uovo

• Zucchero semolato q.b.

Una curiosità interessante sulla peonia riguarda la sua longevità. Alcune varietà possono vivere e fiorire per oltre cento anni se coltivate in condizioni adeguate. Questo le rende non solo una scelta estetica e funzionale per i giardini commestibili, ma anche un’eredità botanica che può essere tramandata di generazione in generazione. CURIOSITÀ Una scelta a lungo termine

La ricetta

PETALI DI PEONIA BRINATI

TEMPO: 20 minuti

PREPARAZIONE

DIFFICOLTÀ: media

Staccare il bocciolo intero di petali facendo attenzione a non romperli. Controllare e pulire i petali uno ad uno con un panno morbidissimo, quindi metterli in una ciotola. Sgusciare l’uovo e dividere il tuorlo dall’albume: porre quest’ultimo in una ciotolina. Versare dello zucchero semolato in un’altra ciotolina. Prendere un petalo per volta, e con un pennello da cucina, spennellarlo delicatamente e interamente con l’albume e poi passarlo nello zucchero semolato. Riporre i petali ottenuti su un vassoio, senza sovrapporli e lasciarli asciugare fino a quando diventano rigidi. Una volta asciutti, è possibile utilizzare i petali brinati per decorare torte, cupcake, gelati, creme, mousse, macedonie.

Giugno

domenica Ascensione del Signore

lunedì Festa della Repubblica

martedì S. Carlo

mercoledì S. Quirino vescovo

giovedì S. Bonifacio

venerdì S. Norberto vescovo

sabato S. Roberto vescovo

domenica Pentecoste

lunedì S. Primo

martedì SS. Diana e Marcella

mercoledì S. Barnaba Apostolo

giovedì SS. Guido e Onofrio

venerdì S. Antonio da Padova

sabato S. Eliseo

domenica SS. Germana e Vito

lunedì S. Aureliano

martedì SS. Gregorio e Adolfo

mercoledì S. Marina

giovedì S. Romualdo

venerdì S. Ettore

sabato S. Luigi Gonzaga

domenica S. Paolino da Nola

lunedì S. Lanfranco vescovo

martedì Natività S. Giovanni Battista

mercoledì S. Guglielmo abate

giovedì S. Vigilio vescovo

venerdì S. Cirillo D'Alessandria

sabato S. Attilio

domenica SS. Pietro e Paolo

lunedì SS. Primi Martiri

Ilnome fiordaliso deriva dal francese fleur de lis, ‘fiore di giglio’: ma che c’entrano i gigli, vi chiederete. Il fleur de lis era ed è tuttora un simbolo araldico molto importante ed è probabile che venisse usato anticamente anche per indicare entità botaniche diverse dal giglio. A parte questa ambiguità nel nome, il fiordaliso non ha nulla da invidiare al giglio. La Centaurea cyanus, questo il suo nome scientifico, è una pianta erbacea annuale della famiglia delle Asteracee. Piuttosto facile da coltivare, si adatta bene a vari tipi di terreno e non richiede cure intensive. La pianta si presenta con un fusto eretto, ramificato e sottile, che può raggiungere i 90 cm di altezza. Le foglie sono lanceolate e di colore grigio-verde, coperte da una sottile peluria che le rende leggermente argentate alla vista. Ma la caratteristica distintiva della pianta sono di certo i fiori blu (anche rosa e viola, a seconda delle varietà) riuniti in capolini di 3-4 cm di diametro, che sbocciano in settembre e donano al giardino una nota cromatica accattivante. E poi c’è il dettaglio a cui teniamo molto: i petali sono commestibili e molto decorativi; inoltre, il fiore ha diverse proprietà farmaceutiche.

INGREDIENTI

• 320 gr di Riso Carnaroli (oVialone nano)

• 500 gr di piselli (freschi o congelati)

• 2 cucchiai di stracciatella

• 1 cipolla bianca

• 1 cucchiaio di pistacchi in granella

• 1/2 bicchiere di vino bianco fermo

• Brodo vegetale q.b.

• Olio extravergine di oliva

• Parmigiano Reggiano q.b.

• 1 noce di burro per mantecare

• Fiori di fiordaliso freschi e/o essiccati

Abbinamento: Etna bianco oChardonnay della Borgogna

CURIOSITÀ Semaforo verde

In inglese il fiordaliso è spesso chiamato bachelor’s button, ‘bottone dello scapolo’. Un’antica usanza, infatti, prevedeva che gli uomini indossassero un fiordaliso nell’asola dell’abito, indicando in tal modo che erano innamorati o pronti per conteggiare.

La ricetta

RISOTTO AL FIORDALISO E PISELLI, CON STRACCIATELLA E PISTACCHI

DOSI PER: 4 persone TEMPO: 35 minuti

PREPARAZIONE

DIFFICOLTÀ: facile

Tritare la cipolla, farla appassire in una casseruola con un filo di olio, aggiungere i piselli e un po’ di acqua calda, farli cuocere fino a che saranno teneri. Regolare di sale. Frullare il tutto molto bene, fino a ottenere una crema vellutata. Tostare il riso in una casseruola fino a che non inizia a sprigionare il suo profumo, quindi sfumare con il vino bianco. Aggiungere un mestolo di brodo bollente alla volta man mano che il riso lo assorbe; e a metà cottura (circa dopo 8/9 minuti) unire la crema di piselli e qualche petalo di fiordaliso. Una volta cotto il riso (circa 17-18 minuti), spegnere il fuoco e mantecare con una noce di burro (oppure con olio di oliva) e del buon Parmigiano Reggiano grattugiato. Lasciar riposare qualche minuto coperto. Impiattare il risotto in un piatto liscio e completare mettendo qualche ciuffo di stracciatella, un po’ di granella di pistacchi e petali di fiordaliso.

martedì S. Teobaldo eremita

mercoledì S. Ottone

giovedì S. Tommaso apostolo

venerdì SS. Elisabetta e Rossella

sabato S. Antonio Maria Zaccaria

domenica S. Maria Goretti

lunedì SS. Edda e Claudio

martedì SS. Priscilla e Adriano

mercoledì SS. Armando e Letizia

giovedì SS. Silvana e Felicita

venerdì SS. Benedetto, Olga e Fabrizio

sabato S. Fortunato martire

domenica S. Enrico imperatore

lunedì S. Camillo de Lellis

martedì S. Bonaventura

mercoledì N. S. del Monte Carmelo

giovedì S. Alessio conf.

venerdì SS. Federico e Calogero

sabato S. Giusta

domenica S. Elia profeta

lunedì S. Lorenzo da Brindisi

martedì S. Maria Maddalena

mercoledì S. Brigida

giovedì S. Cristina

venerdì S. Giacomo apostolo

sabato SS. Anna e Gioacchino

domenica SS. Liliana e Aurelio

lunedì SS. Nazario e Celso

martedì S. Marta

IL FINOCCHIO SELVATICO

Una delle piante aromatiche più caratteristiche della cucina mediterranea: parliamo del finocchio selvatico. Il finocchio selvatico, Foeniculum vulgare, è una pianta erbacea perenne della famiglia delle Apiacee (o Ombrellifere) originaria delle zone mediterranee e molto resistente alla siccità. Del finocchio selvatico si utilizzano tutte le parti: foglie, fiori, frutti e base. Le foglie piumose, dette anche “barbe”, vengono raccolte fresche e utilizzate per molte ricette, per esempio nell’ottima pasta con le sarde siciliana. I fiori, invece, gialli e ombrelliformi – oggetto delle attenzioni di vari insetti benefici – possono essere raccolti in estate e usati per guarnire e aromatizzare. Ma i più popolari sono certamente i frutti, che chiamiamo erroneamente “semi” perché simili a grani di riso: da sempre insaporiscono pane, dolci, carni e bevande con il loro sapore simile all’anice, ma con un retrogusto meno dolce. Le basi, chiamate grumuli, invece, sono meno grandi e carnose rispetto a quelle del finocchio coltivato, ma sono comunque commestibili e apprezzate. Raggiungendo anche i due metri di altezza, il finocchio selvatico apparirà come un vero protagonista del giardino.

INGREDIENTI

• 300 gr di finocchietto selvatico

• 3 uova

• 50 gr di formaggio grattugiato

• 1 cucchiaio di farina (facoltativa)

• Sale q.b.

• Olio per friggere

CURIOSITÀ Non fatevi infinocchiare!

Pare che l’origine del verbo infinocchiare con il significato di imbrogliare qualcuno risieda nell’abitudine di alcuni osti del passato: quando il vino era di scarsa qualità o guasto, questi aggiungevano semi di finocchio o facevano mangiare ai clienti pezzetti di finocchio prima di far assaggiare il vino. Le sostanze aromatiche anestetizzanti per le mucose della lingua facevano percepire il vino come meno scadente...

La ricetta

FRITTELLE DI FINOCCHIETTO

DOSI PER: 4 persone

PREPARAZIONE

TEMPO: 35 minuti

DIFFICOLTÀ: media

mercoledì S. Pietro Crisologo vescovo

giovedì S. Ignazio di Loyola

Abbinamento: Grillo

Pulire i finocchietti eliminando i fili più duri e legnosi. Risciacquarli e lessarli in acqua salata per 5 minuti circa, fino a quando non saranno cotti. Scolarli in maniera tale che risultino ben asciutti. Tagliuzzare i finocchietti e metterli in una ciotola. Aggiungere le uova, un pizzico di sale, del pepe nero, il formaggio grattugiato e la farina setacciata (facoltativa). Mescolare fino a ottenere un composto denso. Se non fosse abbastanza denso, aggiungere altro formaggio e farina (facoltativa). In una padella dal fondo largo versare e scaldare un dito d’olio fino a ricoprire completamente il fondo. Quando sarà caldo, bagnare un cucchiaio nell’olio caldo, prendere il composto a cucchiaiate e versarlo nella padella. Le frittelle dovranno risultare dorate da entrambi i lati e leggermente gonfie.

Agosto IL CORBEZZOLO

venerdì S. Alfonso

sabato SS. Eusebio e Gustavo

domenica S. Lidia

lunedì S. Nicodemo

martedì S. Osvaldo

Nella progettazione di una food forest, il corbezzolo riveste un ruolo cruciale come pianta pioniera e di supporto agli altri vegetali. Grazie alle sue radici profonde e alla sua capacità di fissare l’azoto nel terreno, favorisce la salute generale dell’ecosistema circostante. Inoltre, la sua resistenza alla siccità e la sua capacità di prosperare su suoli poveri lo rendono un alleato affidabile nella creazione di un sistema agricolo sostenibile e autosufficiente. Vale quindi la pena scoprirlo insieme. Il corbezzolo, o Arbutus unedo, è un arbusto sempreverde diffuso nei paesi del Mediterraneo, dalle foglie lucenti e dalla corteccia ruvida. Sebbene sia una pianta un po’ dimenticata – tocca a noi valorizzarla! – è spesso coltivata come ornamentale: i frutti, piccole bacche rosso-arancio, e i fiori bianchi a grappoli si sviluppano in autunno. Ma c’è di più. Foglie, radici e soprattutto frutti, contengono proprietà benefiche per la salute. Dal sapore agrodolce, le bacche, da mangiare fresche, come marmellate e sciroppi, sono un tesoro ricco di vitamine e antiossidanti.

mercoledì Trasfigurazione del Signore

giovedì S. Gaetano da Thiene

venerdì S. Domenico di Guzman

sabato SS. Romano e Fermo

domenica S. Lorenzo martire

lunedì S. Chiara

martedì S. Giuliano

mercoledì SS. Ippolito e Ponziano

giovedì S. Alfredo

venerdì Assunzione Maria Vergine

sabato SS. Stefano e Rocco

domenica S. Giacinto

lunedì S. Elena

martedì SS. Ludovico e Italo

mercoledì S. Bernardo abate

giovedì S. Pio X papa

venerdì B.V.M. Regina

sabato S. Rosa da Lima

domenica S. Bartolomeo apostolo

lunedì S. Genesio Martire

martedì S. Alessandro martire

mercoledì SS. Monica e Anita

giovedì S. Agostino

venerdì Martirio S. Giovanni B.

sabato SS. Tecla e Faustina

INGREDIENTI

• 200 gr di riso carnaroli

• Mezza zucca

• 7/8 corbezzoli

• 1 scalogno

• Parmigiano Reggiano

• Erba cipollina

• Sale e pepe q.b.

• 1/2 bicchiere di vino bianco secco

• 2 rametti di rosmarino

Il brodo

• 800 ml di acqua

• 1 carota grande

• 1 gambo di sedano con foglie

• 1 mazzetto di foglie di corbezzolo

• 1 scalogno

• 1 pezzettino di zenzero

• 2/3 pomodorini ciliegino

• 1 cucchiaio olio d’oliva

• 1 noce di burro

• Saleq.b.

Abbinamento: Riesling o Muller-Thurgau

CURIOSITÀ Non più d’uno!

Il frutto del corbezzolo non doveva piacere molto allo scrittore naturalista latino Plinio il Vecchio. Secondo la sua Naturalis Historia, infatti, l’epiteto specifico latino del frutto, unedo, suggeriva che se ne dovesse mangiare uno soltanto (unum, ‘uno’ e edo, ‘mangio’).

La ricetta

RISOTTO ZUCCA E CORBEZZOLI

DOSI PER: 2 persone

TEMPO: 90 minuti

PREPARAZIONE

DIFFICOLTÀ: facile

Cucinare il brodo per circa un’ora e in un’altra pentola far bollire la zucca a dadini con il rosmarino e scolarli ancora un po’ duri. Cucinare lo scalogno a pezzettini in una padella con l’olio d’oliva e quando è soffritto aggiungere il riso e farlo tostare, sfumare con il vino bianco e cuocere assieme al brodo. A 3/4 di cottura mettere la zucca, intanto tritare l'erba cipollina e con una forchetta ridurre in crema i corbezzoli. Quando il risotto è pronto aggiungere il burro, la crema di corbezzoli, il Parmigiano e il pepe. Impiattare in piatto piano.

Settembre

lunedì S. Egidio abate

martedì S. Elpidio vescovo

mercoledì SS. Gregorio martire e Marino

giovedì S. Rosalia

venerdì B.M. Teresa di Calcutta

sabato S. Umberto

domenica S. Regina

lunedì Natività Beata Vergine Maria

martedì S. Sergio papa

mercoledì S. Nicola da Tolentino

giovedì S. Diomede martire

venerdì SS. Nome di Maria

sabato S. Maurilio

domenica Esaltazione della Santa Croce

lunedì Beata Vergine Maria Addolorata

martedì SS. Cornelio e Cipriano

mercoledì S. Roberto Bellarmino

giovedì S. Sofia martire

venerdì S. Gennaro vescovo

sabato SS. Eustachio e Candida

domenica S. Matteo apostolo

lunedì S. Maurizio martire

martedì S. Pio da Pietralcina

mercoledì S. Pacifico

giovedì S. Aurelia

venerdì SS. Cosimo e Damiano

sabato S. Vincenzo de' Paoli

domenica S. Venceslao martire

lunedì SS. Michele, Gabriele e Raffaele

martedì S. Girolamo

Apprezzato – e addirittura venerato – sin dall’antichità, il fico rimane una pianta straordinaria, oggi come allora. Originario del Medio Oriente, il Ficus carica è oggi diffuso in maniera significativa nelle regioni a clima mediterraneo, caldo e arido. Con la sua capacità di adattarsi a diverse condizioni e la prodigiosa generosità dei suoi frutti, questo albero si integra perfettamente in un sistema agroforestale, arricchendo l’ambiente e offrendo una fonte di alimentazione sana. Non ne facciamo segreto: il suo incanto risiede nelle sue infruttescenze, piccoli scrigni di rara dolcezza che maturano – ne sentirete l’inconfondibile profumo – in tarda estate. Ma il fico può fare molto di più dei suoi frutti. Il nostro albero ha anche un importante ruolo ecologico: le radici profonde migliorano la struttura del suolo, contribuendo alla prevenzione dell’erosione, e aumentano la capacità di ritenzione idrica, favorendo la crescita delle piante circostanti. Più in alto, invece, il fitto fogliame lobato offre l’habitat a insetti benefici e uccelli. Insomma, un albero di grande utilità, ma soprattutto di grande bontà.

INGREDIENTI

• 4 fichi maturi

• 1 pesca matura

• 350 ml di latte

• 150 ml di succo di mela

• 1 cucchiaio di miele

• 8 cubetti di ghiaccio

CURIOSITÀ La verità che non ti aspetti

I frutti del fico non sono veramente frutti, almeno in senso stretto. Si tratta tecnicamente di siconi, ricettacoli carnosi sulle cui pareti interne sono disposti numerosi piccoli fiori, che a loro volta daranno vita ai veri frutti, detti acheni. Quello che noi mangiamo è quindi una grossa infiorescenza carnosa, piriforme, ricca di zuccheri e nutrienti.

La ricetta

SMOOTHIE AI FICHI

DOSI PER: 2 persone

TEMPO: 5 minuti

DIFFICOLTÀ: facile

PREPARAZIONE

Sbucciare i fichi, lavare e la pesca e tagliarla in quattro pezzi. Mettere nel frullatore insieme al succo di mela e al latte, e quando si sarà ottenuto un composto omogeneo aggiungere il miele e il ghiaccio, e frullare nuovamente. Versare lo smoothie nei bicchieri alti e servire con un dolce.

mercoledì S. Teresa del Bambin Gesù

giovedì SS. Angeli Custodi

venerdì S. Gerardo abate

sabato S. Francesco d'Assisi

domenica S. Placido martire

lunedì S. Bruno abate

martedì B.V.M. del Rosario

mercoledì S. Pelagia

giovedì SS. Dionigi e Ferruccio

venerdì S. Daniele

sabato S. Firmino

Considerata spesso un’intrusa fastidiosa e scostante, l’ortica è in realtà una pianta generosa e ricca di usi. Certo, il suo nome mette bene in risalto il suo vizio, bruciare, ustionare con i tricomi disposti lungo le foglie e i fusti (probabilmente dal latino urere, ‘bruciare’). Ovviamente, basta non venirne a contatto direttamente con la pelle. L’ortica comune (Urtica dioica) è una pianta erbacea perenne diffusa in Europa, Asia e Nord Africa, in Italia spontanea fino ai 1.800 m di quota. Alta tra i 30 e i 250 cm, la pianta si sviluppa intorno a un fusto eretto e poco ramificato, con foglie grandi, lanceolate e acuminate. L’aspetto dei fiori, invece, dipende dall’individuo di pianta: l’ortica è infatti una pianta dioica, quindi differente nei due generi. Anche l’ortica, ovviamente, è commestibile e ricca di nutrienti: foglie e germogli, raccolti in primavera, sono ottimi in risotti, zuppe e frittate. La cottura eliminerà i peli urticanti. Infine, il macerato di ortica può essere un ottimo alleato come fertilizzante e insetticida naturale.

domenica S. Serafino da Montegranaro

lunedì SS. Romolo ed Edoardo

martedì S. Callisto I papa

mercoledì S. Teresa d'Avila

giovedì S. Edvige

venerdì SS. Ignazio e Rodolfo

sabato S. Luca evangelista

domenica S. Isacco martire

lunedì S. Irene

martedì S. Orsola

mercoledì S. Giovanni Paolo II

giovedì S. Giovanni da Capestrano

venerdì S. Antonio Maria Claret

sabato SS. Crispino e Daria

domenica S. Evaristo papa

lunedì S. Fiorenzo

martedì S. Simone

INGREDIENTI

• 1 kg di foglie di or tiche fresche

• 2 patate medie

• 4 cucchiai di pangrattato

• Sale q.b.

• Olio extravergine d’oliva q.b.

• Aglio (opzionale)

CURIOSITÀ Una scelta a lungo termine

Le fibre di ortica, simili al lino, hanno avuto una lunga storia di utilizzo nell’ambito tessile, che risale a secoli fa. Dopo un periodo di declino, negli ultimi anni l’interesse per questo materiale sembra essere rinato, anche grazie alla crescente attenzione dell’industria della moda verso la sostenibilità.

La ricetta

POLPETTE ALLE ORTICHE E PATATE

DOSI PER: 4 persone

PREPARAZIONE

mercoledì SS. Ermelinda e Massimiliano

giovedì S. Germano

S. Lucilla

Abbinamento: Vino rosso Schiava Alto Adige DOC

TEMPO: 30 minuti

DIFFICOLTÀ: facile

Lavare molto bene le foglie di ortica con acqua e bicarbonato. Sciacquarle e farle bollire per qualche minuto. Scolare le foglie cotte e strizzarle, poi ripassarle in padella con un po’ d’olio, sale e aglio (opzionale). Nel frattempo cuocere le patate, schiacciarle e raffreddare: e mettere tutto nel robot da cucina assieme alle ortiche e a 3 cucchiai di pangrattato. Aggiustare di sale e con un cucchiaio prelevare la quantità desiderata per fare una polpetta, passarle nel pangrattato avanzato e dorarle in padella.

Novembre LA VIOLA

sabato Tutti i Santi

domenica Commemoraz. dei defunti

lunedì SS. Martino e Silvia

martedì S. Carlo Borromeo

mercoledì S. Zaccaria profeta

giovedì S. Leonardo abate

venerdì S. Ernesto abate

sabato S. Goffredo vescovo

domenica SS. Oreste e Ornella

lunedì S. Leone Magno

martedì S. Martino di Tours

mercoledì SS. Renato martire ed Elsa

giovedì S. Diego

venerdì S. Giocondo

sabato SS. Alberto Magno e Arturo

domenica S. Margherita di Scozia

lunedì S. Elisabetta d'Ungheria

martedì S. Oddone abate

mercoledì S. Fausto martire

giovedì S. Benigno

venerdì Presentazione B.V.M.

sabato S. Cecilia martire

domenica S. Clemente papa

lunedì Cristo re e S. Flora

martedì S. Caterina d'Aessandria

mercoledì S. Corrado vescovo

giovedì SS. Virgilio e Massimo

venerdì S. Giacomo

sabato S. Saturnino martire

In un ecosistema come quello della food forest, in cui diverse piante partecipano alla creazione di un sistema complesso, stratificato e complementare anche le piante più piccole possono svolgere un ruolo vitale. È il caso della viola, piccola pianta che non supera i 20 cm di altezza ma che occuperà la parte bassa del giardino ricoprendo il suolo con le sue foglie a forma di cuore e i suoi profumati fiori viola. Crescendo in ambienti ombrosi e umidi, spesso sotto alberi e arbusti più alti, la viola contribuisce a creare un microclima ideale per le altre piante, migliorando la ritenzione dell’umidità e limitando la crescita di erbe infestanti. La viola è un genere di piante della famiglia delle Violacee che comprende oltre 400 specie erbacee annuali o perenni originarie dell’Europa e oggi diffuse in quasi tutto il mondo. Tra queste, la viola odorata e la viola del pensiero selvatica, spontanee in Italia, sembrano perfette per il nostro giardino commestibile. La loro caratteristica distintiva? Sono una delle piante dalla fioritura più precoce in primavera; grazie a questo, saranno fonte di cibo e nettare in un momento in cui poche altre piante sono in fiore. Ovviamente, anche in questo caso il fiore è commestibile, molto profumato e decorativo!

INGREDIENTI

• 50 gr di violette miste e edibili

• 500 gr di mele

• Succo di 2 limoni

• 200 gr di miele al tiglio

CURIOSITÀ Caporal Violette

Napoleone Bonaparte pare avesse un legame particolare con questo fiore. La viola fu presente ai suoi due matrimoni, prima con Giuseppina de Beauharnais e poi con Maria Luigia d’Austria, duchessa di Parma. (Tra l’altro, Maria Luigia d’Austria, anche lei amante di questo fiore, contribuì alla popolarità della viola nella città di Parma). La viola divenne quindi un simbolo di speranza e fedeltà tra i bonapartisti, che si riferivano in codice a Napoleone usando il nomignolo di Caporal violette

La ricetta

COMPOSTA DI VIOLE AL MIELE

DOSI PER: 2 barattoli

TEMPO: 50 minuti

DIFFICOLTÀ: facile

domenica S. Andrea apostolo - I di Avvento

PREPARAZIONE

Lavare delicatamente le viole, sbucciare e grattugiare le mele. Unire alle mele il succo dei limoni e i fiori (lasciandone qualcuno da par te) facendoli sobbollire a fiamma bassa sul fornello più piccolo. Man mano che il succo acquoso evapora, aggiungere poco alla volta il miele, fino a ottenere un composto denso. Frullare il tutto e unire i fiori rimasti prima di invasare in barattoli sterilizzati. Chiudere ermeticamente i vasetti e procedere con la pastorizzazione, facendoli bollire avvolti in panni di cotone in un pentolone d'acqua per 15-20 minuti (secondo la grandezza del barattolo).

lunedì SS. Eligio e Ansano

martedì SS. Bibiana e Savino

mercoledì S. Francesco Saverio

giovedì S. Barbara

venerdì S. Giulio martire

sabato S. Nicola vescovo

domenica S. Ambrogio vescovo - II di Avvento

lunedì Immacolata Concezione

martedì S. Siro

mercoledì B.M.V. di Loreto

giovedì S. Damaso I papa

venerdì S. Giovanna Francesca Frémyot

sabato S. Lucia vergine e martire

domenica S. Giovanni della Croce - III di Avvento

lunedì S. Valeriano

martedì S. Albina

mercoledì S. Lazzaro

giovedì S. Graziano vescovo

venerdì SS. Fausta e Dario

sabato S. Liberato martire

domenica S. Pietro Canisio - IV di Avvento

lunedì S. Francesca Cabrini

martedì S. Giovanni da Kety

mercoledì SS. Delfino e Adele

giovedì Natività del Signore

venerdì S. Stefano

sabato S. Giovanni evangelista

domenica SS. Innocenti Martiri

lunedì S. Tommaso Becket

Se mi chiedessero qual è il candidato migliore per un giardino commestibile, non esiterei a proporre il cachi! Certo, tutte le piante che presentiamo in questa agenda si sposano bene con la food forest, ma il cachi forse di più... Nell’Estremo Oriente viene coltivato da più di 2000 anni, mentre in Italia si dice sia giunto nei primi anni del Novecento. Perché è il candidato migliore? Partiamo dall’albero: resistente – richiede solo una buona esposizione alla luce del sole –, longevo e difficilmente attaccato dai parassiti. Foglie e frutti caduti forniscono al terreno ricche sostanze concimanti. Fino a qui, direi che si presenta bene. Ma poi ci sono i frutti, da ottobre a dicembre, da consumare (salvo per la varietà cachi mela) quando il frutto è ammezzito, cioè molle e maturo. Il frutto è un vero toccasana per il nostro corpo, e con la sua polpa si possono fare ottimi dolci e marmellate. E poi c’è lei, quell’immagine a cui tutti pensiamo: in inverno, con i primi geli, il nostro cachi potrebbe somigliare a un buffo albero di Natale, spoglio, ma ricco di simpatiche palline arancioni. Un’ultima cosa riguarda il nome, che viene dal giapponese (kaki): il suo adattamento italiano è invariabile al singolare e plurale. E se non vi piace questo nome, potete chiamarlo anche loto, mela d’Oriente, oppure diospiro.

CURIOSITÀ Leggendario

In Oriente il cachi viene chiamato anche albero delle sette virtù, che, secondo la leggenda, erano la longevità, l’ombra, la mancanza di nidi, l’assenza di tarli, il verde delle foglie, la resistenza al freddo e la creazione del concime con i frutti caduti.

La ricetta

TORTA DI CACHI

• 2 cachi mela

• 80 gr di gocce di cioccolato

• 100 gr di zucchero semolato

• 200 gr di farina

• 2 uova

• 1/2 bustina di lievito per dolci

• 60 ml di latte

• 40 gr di olio di arachide

martedì SS. Eugenio vescovo e Ruggero

mercoledì S. Silvestro I papa

DOSI PER: 6 persone TEMPO: 60 minuti

PREPARAZIONE

• 30 gr di mandorle a lamelle

• Scorza di limone q.b.

Abbinamento: Malvasia Aromatica di Candia

DIFFICOLTÀ: facile

Lavare, asciugare e tagliare a spicchi sottili i cachi lasciandone da parte 6/7 fettine per la decorazione. Mettere in una ciotola la farina, il lievito, lo zucchero, le uova, l’olio e il latte e mescolare con una frusta. Aggiungere la scorza di limone, i cachi affettati e mescolare con una spatola. Estrarre le gocce di cioccolato in precedenza messe in frigorifero e amalgamarle all’impasto. Versare il composto in uno stampo unto e rivestito con carta forno. Con le fette rimaste dei cachi decorare la superficie del dolce distribuendo anche le scaglie di mandorla. Cuocere in forno a 180 gradi per 40 minuti. Sfornare la torta, farla raffreddare e servirla.

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