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Strategie di convivenza
PER UNA CURA DEL PRATO PIÙ RISPETTOSA DELL’ALBERO
Esistono valide alternative al decespugliatore, agronomicamente efficaci e di grande rilevanza estetica, che sono poco diffuse per una sorta di “avversione al cambiamento” che pervade molti capitolati tecnici e manutentivi. In sintesi, basterebbe un maggiore ricorso ad altezze di taglio elevate del prato (anche sopra i 7/8 cm), all’uso più frequente e razionale del sistema di taglio mulching, alla creazione di zone di rispetto sottochioma (gestite con pacciamatura o tappezzanti, o ancora erba non tagliata) e alla progettazione razionale degli impianti irrigui, settorializzati secondo le differenti necessità idriche per ridurre la competizione tra alberi e prato, semplificando la manutenzione e consentendo significativi risparmi economici all’utenza.
Sullo scorso numero (a pag. 54) abbiamo affrontato il tema della coesistenza tra alberi e tappeto erboso in ambito urbano. Una convivenza in cui il professionista, con le sue competenze, è come “ago della bilancia” nella gestione dei conflitti. In questo articolo, invece, focalizziamo l’attenzione sui principali fattori di competizione tra alberi e tapperti erbosi. Per alcuni autori di pubblicazioni scientifiche il rapporto tra l’albero e il tappeto erboso è così conflittuale da portare alla perdita sistematica dell’uno o dell’altro, se posti nello stesso luogo. Le motivazioni, sempre secondo questi autori, sarebbero da cercare nelle esigenze colturali molto diverse, così come nella conflittualità per i fattori di crescita.
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*Arbor è la rivista della Società Italiana di Arboricoltura www.isaitalia.org
I CONFLITTI ESISTONO IN NATURA?
Celebre in questo senso è l’aforisma n. 29 di Alex Shigo, padre della moderna arboricoltura, tratto dal libro “Tree Pithy Points”, che recita: “In passato, l’erba e gli alberi crescevano ciascuno nei propri territori. Ora le persone vogliono che crescano insieme. Poiché l’erba va bagnata molto,
le radici degli alberi soffrono e capita spesso che questi muoiano. La magnolia nella foto è sulla buona strada: che tristezza!” Ma tutto ciò è vero? E se anche fosse in parte vero, non sarebbe possibile mitigare la conflittualità attraverso opportune scelte progettuali e, in seguito, con corrette pratiche colturali e manutentive? Non è difatti compito principale di noi tecnici e professionisti del settore mantenere giardini e parchi, opere formate artificialmente dall’uomo? Da sempre, nel giardino, l’uomo si pone come “equilibratore” delle diverse necessità colturali delle piante presenti e tante pratiche colturali hanno come scopo proprio la convivenza “forzata” e ravvicinata di piante. In natura non esistono “conflitti” (concetto tipicamente legato alle attività umane); il termine corretto da utilizzare è “competizione”, ovvero interazione biologica tra organismi per cui l’attitudine di uno è ridotta o influenzata dalla
Continua l’approfondimento iniziato sullo scorso numero sulla coesistenza tra alberi e tappeto erboso. Qui affrontiamo i fattori di competizione tra i due elementi. E ci concentriamo su cosa può (e deve) fare il professionista
di Riccardo Dal Fiume, in collaborazione con la rivista Arbor*
Strategie
presenza dell’altro. È auspicabile, pertanto, che la vicinanza tra le due entità biologiche in uno stesso spazio possa determinare un’attenzione maggiore in termini progettuali (scelta corretta delle specie e degli spazi) e in termini manutentivi (con scelte tese ad equilibrare e non accentuare la competizione albero-tappeto erboso). Il settore del giardinaggio professionale soffre, tra le tante criticità, anche della pressoché totale mancanza di comunicazione tra la fase progettuale e quella manutentiva. Il nostro Paese è pieno di esempi di giardini architettonicamente ben progettati e impossibili da mantenere o, viceversa, di giardini progettualmente banali e poveri, quindi giocoforza più facili da mantenere. In questo caso, certamente, si può parlare di “conflitto”.
IN COMPETIZIONE PER IL SUOLO, L’ACQUA, I NUTRIENTI E LA LUCE
Tra i principali fattori di competizione tra alberi e tappeti erbosi, si possono considerare i seguenti aspetti:
ALBERI E TAPPETI ERBOSI ESPLORANO
LO STESSO PROFILO DI TERRENO.
Vero. La massima parte delle radici assorbenti, sia degli alberi che dei tappeti erbosi, si localizza negli 1
strati più superficiali del suolo, maggiormente ossigenati e più ricchi di sostanze nutritive e di attività microbiologica. Il timore che vi possa essere eccessiva competizione per lo spazio appare infondato quando si stima che in un singolo centimetro cubo di terreno convivano almeno mille apici radicali e che una singola pianta graminacea sviluppi molti milioni di apici radicali, contemporaneamente.
ALBERI E TAPPETI ERBOSI COMPETONO
PER L’ACQUA E PER I NUTRIENTI.
L’affermazione implica anche la conseguenza (apparentemente negativa) che occorra aumentare gli input energetici (acqua e nutrienti) per garantire la sopravvivenza contemporanea delle due entità, col risultato di rendere il connubio alberitappeto erboso poco sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico. Attraverso opportune e mirate scelte progettuali (la scelta delle specie e delle varietà più rustiche e a portamento compatto, ma anche il miglioramento fisico-chimico dei terreni destinati a verde) e criteri manutentivi volti a mantenere l’equilibrio tra albero e tappeto erboso è invece possibile attenuare le competizioni e migliorare la compatibilità dell’insieme. Tra le scelte progettuali, la conoscenza delle graminacee consente di utilizzare specie e varietà più adatte allo scopo (vedere tabella Hendrickson), addirittura in grado di “modulare” la crescita dell’albero ottenendo benefici tangibili in ambiente urbano: potature meno frequenti, minori rischi 2
Effetto del tipo di tappeto erboso sulla crescita del diametro del tronco di Robinia pseudoacacia due anni dopo la semina
Crescita del diametro
Adattato da Hendrickson (2008) Poa pratensis Festuca Senza erba arundinacea Tipo di tappeto erboso
di convivenza
L’IMPORTANZA DELLA SCELTA VARIETALE DELLE SPECIE PRATIVE
Oggi il mercato sementiero propone specie e soprattutto varietà migliorate assai interessanti da questo punto di vista, purtroppo ancora poco conosciute a livello di committenza pubblica. Per esempio, alcuni studi italiani evidenziano differenze varietali in Festuca arundinacea per quanto riguarda l’accrescimento dell’ordine del 35% (i dettagli nella tabella sulle differenze varietali), mentre altri studi condotti su varietà commerciali di Lolium perenne poste in condizioni di prolungato e controllato deficit idrico e nutrizionale, dimostrano significative differenze tra le varietà in prova. La corretta scelta della specie e della varietà delle specie prative, dunque, consente di ridurre gli input idrici e nutrizionali ma anche quelli manutentivi (per esempio, sfalci meno frequenti, sfalci ad altezze differenziate, sfalcio mulching). Purtroppo, la pur notevole disponibilità di specie e cultivar a cui attingere è ben poco sfruttata nei capitolati tecnici in cui, al contrario, si assiste a una estrema banalizzazione degli aspetti legati alla formazione del tappeto erboso.
Fonte: UniPD, Dipartimento Agronomia Animali Alimenti Risorse Naturali e Ambiente (DAFNAE)
di instabilità, minori danni a infrastrutture sotterranee e a pavimentazioni, ecc. Anche la scelta varietale delle specie prative, privilegiando varietà meno vigorose e lussureggianti, quindi con minori necessità idriche e nutrizionali, comporta ripercussioni positive nel rapporto con l’albero (approfondimento nel box “L’importanza della scelta varietale delle specie prative”).
ALBERI E TAPPETI ERBOSI
COMPETONO PER LA LUCE.
Le graminacee si sono evolute in spazi aperti e in piena luce: sono tipicamente piante eliofile (dal greco Ηλιος (Hélios), sole, e da ϕιλειν (filèin), amare, quindi “amanti del sole”); tuttavia, ad altissimi valori di energia radiante e alte temperature, tipici dei periodi estivi, anche le graminacee da tappeto erboso (in particolare le cosiddette “microterme”) riducono l’attività fotosintetica. In queste condizioni, un moderato e parziale ombreggiamento del prato consente una riduzione della temperatura delle foglie dello stesso, determinando il permanere di una buona attività fotosintetica. In altre parole, in estate è ragionevole pensare che i tappeti erbosi di specie microterme (Lolium, Poa, Festuca, ecc.) siano in grado di fotosintetizzare a sufficienza e meglio se parzialmente ombreggiati rispetto a quelli collocati 3
in pieno sole. Il movimento delle foglie degli alberi dovuto al vento consente il passaggio, per così dire, “intermittente” dei fasci luminosi e garantisce una buona attività fotosintetica da parte del tappeto erboso, superiore a quella che si avrebbe in caso di “ombra statica” da edifici.
ATTENZIONE ALLA DRIP LINE
Molte operazioni manutentive dei tappeti erbosi possono danneggiare l’albero. Vero. Entro la cosiddetta drip line, che delimita l’area di proiezione della chioma, molte operazioni meccaniche necessarie alla manutenzione dei tappeti erbosi (verticutting, slicing, bucatura, chiodatura, carotatura) andrebbero evitate per non danneggiare le radici primarie dell’albero, molto superficiali e affioranti. Anche l’uso del tosaerba dovrebbe essere più accorto in considerazione del fatto che in quell’area vi possono essere radici danneggiabili da altezze di taglio troppo basse. Le ferite procurate dalla lama troppo radente il suolo danneggiano la macchina e i suoi organi di taglio ma soprattutto possono creare ferite alla pianta, potenziali vie d’ingresso ai patogeni. Anche l’uso del decespugliatore per le cosiddette “rifiniture” attorno al piede degli alberi fa parte di abitudini tanto consolidate quanto dannose ed economicamente insostenibili per gli alti costi di manodopera che richiede.
PER IL FUTURO…
Alla luce di queste valutazioni si può ragionevolmente affermare che la competizione è una condizione naturale a cui le piante sanno benissimo fare fronte, soprattutto se aiutate da buone pratiche agronomiche. Recenti studi (Consumo di Suolo, dinamiche territoriali e benefici ecosistemici, ISPRA 2017) arrivano a stimare che il costo annuo delle superfici a verde perdute per effetto delle attività umane (cementificazione, abbandono, industrializzazione) è massimo in città e sfiora i 50.000 euro/ha. È evidente, per quanto appena esposto, che il verde sia sempre più una risorsa anche economica, oltre che ecosistemica, e che esso debba contemplare alberi e tappeti erbosi, armonizzandoli. La convivenza tra alberi e tappeto erboso nello stesso spazio è un argomento di grande attualità, perché supera certe visioni un po’ miopi legate all’uno o all’altro e costringe ad uno sforzo cognitivo delle necessità di entrambi: l’obiettivo deve essere quello di ottimizzare i risultati, raddoppiando i servizi ecosistemici della stessa unità di superficie a verde.