giardiniere
vo o nu
PROGETTAZIONE COSTRUZIONE GESTIONE E MANUTENZIONE PROFESSIONALE DEGLI SPAZI VERDI
N° 023
IL
Luglio – Agosto 2020
+TECNICHE +PROGETTO Focus i nuovi CAM
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In copertina un dettaglio di uno dei lavori eseguiti da Andrea D’Angelo, protagonista della cover story di questo numero
Forest Garden, un vero bosco condominiale a Milano
BIODIVERSITÀ
SMART
ALLA LENTE UNO STUDIO LA NUOVA RIVISTA DELL’UNIVERSITÀ IL GIARDINIERE DIPER BOLOGNA 1 Radicazione
migliorata con ICL 2 Gli intelligenti Husqvarna Automower® 3 Florinfo Academy anche online
DRONI PER LA GESTIONE DEL VERDE Approfondimento tecnico con un focus sull’arboricoltura “di precisione”
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Nuove tecnologie per la concimazione, innovativi robot tagliaerba progettati per le grandi applicazioni, sistemi brevettati per la realizzazione di pavimentazioni esterne sopraelevate, soluzione per migliorare la messa a dimora di alberi e arbusti, tool moderni per la gestione del verde… Sono solo alcune delle novità presente all’interno della consueta sezione Smart della nostra rivista. A pagina 27, infatti, trovate una selezione di strumenti utili per ottimizzare le fasi operative in cantiere, oltre a prodotti che garantiscono la buona riuscita di un lavoro, di un progetto. Sta proprio qua il cuore editoriale de IL giardiniere: suggerire a manutentori e operatori del verde, soluzioni che consentano di migliorare il risultato e la qualità del lavoro, quindi la propria efficienza operativa. Ma questo lo facciamo anche raccontando l’esperienza di chi lavora in pieno campo. Dallo scorso numero abbiamo preso la (bella!) abitudine di aprire la rivista con un’intervista a un giardiniere, che ci permette di raccogliere le parole e le aspettative dei protagonisti del settore, come una sorta di confronto a distanza per condividere idee, considerazioni e preoccupazioni. Così, questo numero la nostra cover story è dedicata ad Andrea D’Angelo, che si è avvicinato al giardinaggio per caso e ne è rimasto affascinato, tanto che lo ha trasformato nel suo mestiere. Ma un giardiniere deve essere anche attento ai tempi che cambiano, interpretandoli nel lavoro di tutti i giorni, dove è possibile. E allora vi proponiamo a pagina 22 un articolo sul primo Forest Garden urbano, bosco nato spontaneamente con una sorprendente varietà di specie. Sorgerà a Milano e sarà il giardino di un nuovo progetto immobiliare di riqualificazione della zona Gallaratese. Questo è un bell’esempio di come, in alcune occasioni, non sempre la scelta giusta sia quella di rinnovare ad ogni costo. Perché sta anche al giardiniere avere un acuto spirito di osservazione e di analisi, per capire come integrare al meglio vecchia e nuova vegetazione. Quando è possibile. di Francesco Tozzi
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PROGETTISTA & G
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© Valerio Cozzi.
isegnare e costruire un giardino sono due azioni che parimenti ci parlano di esseri viventi. Sembra un’ovvietà ma è la prima causa di misunderstanding in cui incappano oggi giorno progettazione e realizzazione di giardini. Progetto spazi aperti da più di vent’anni e i giardini che disegno rappresentano una quota importante del mio lavoro. Alcuni di questi rimangono sulla carta. Di altri ho poco controllo perché molto lontani da me o perché proprio non riesco a ottenerlo contrattualmente. Di molti, invece, ne vivo in prima persona ogni fase costruttiva e vi ritorno a distanza di tempo apprezzandone la crescita o lamentandone la mancanza di cura. In un giardino, ineffabilità ed effimero sono in equilibrio precario con solidità ed essenza. La figura del Giardiniere (maiuscolo non per errore) è cruciale, sia quando c’è, sia quando sarebbe meglio mancasse. Il Giardiniere dovrebbe essere una sorta di confessore, un tecnico ma anche un artista giardiniere: l’interprete giusto, si direbbe in musica. Dovrebbe, appunto, conoscere la propria arte – mestiere – così tanto da suonare bene lo spartito e gestire con equilibrio il rapporto costi e benefici. Dovrebbe imporsi quando il progettista, spinto non si sa bene da quale forza occulta, ne sollecita i nervi con proposte inattuabili (stecche). Dovrebbe, al pari, saper ascoltare, liberarsi dalla routine, dalla sicurezza delle operazioni ripetute: dallo scorciare rapido. Dovrebbe cogliere da ogni informazione una risorsa per il prossimo giardino (innovazione) e aggiornarsi per non affossare la propria professione entro i soliti limiti rassicuranti che giorno per giorno diventano sempre più stretti. Il campo dell’umiltà è dove Progettista e Giardiniere si devono incontrare.
Gli strumenti del mestiere del progettista.
Valerio Cozzi
Il Giardiniere dovrebbe essere una sorta di confessore, un tecnico ma anche un artista giardiniere: l’interprete giusto, si direbbe in musica 6
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& GIARDINIERE
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uale rapporto deve Gli strumenti del mestiere esserci tra Progettista del giardiniere. e Giardiniere? Il punto di vista del Giardiniere dopo quello del Progettista: un modo per osservarsi a vicenda e trovare un punto d’incontro, o meglio, il punto d’incontro. Entrambe le professioni non possono che essere complementari. Come giustamente scrive Valerio Cozzi, fanno parte dello stesso spartito, note, pause e ritmi per evitare di steccare. Preparazione e formazione continua sono fondamentali. Il Giardiniere deve padroneggiare gli strumenti che ha a sua disposizione e che spesso gli vengono forniti da chi progetta, mentre il Progettista deve avere l’umiltà di fidarsi e, a volte di affidarsi, di accettare consigli e quelle osservazioni provenienti da un punto di vista altro, che a volte intercettano i limiti di un progetto, mostrando la capacità di trovare insieme una soluzione condivisa. Il Giardiniere deve assolutamente mettersi a disposizione, imparare umilmente, osservare e non criticare per partito preso ma mettere a disposizione un ricco patrimonio di conoscenze allo scopo di portare a termine il progetto raggiungendo il massimo successo possibile. Progettista e Giardiniere devono perciò utilizzare lo stesso linguaggio, devono immaginare il medesimo scenario. Questo è quello che penso. Cosa vedo nella realtà di tutti i giorni? Il Giardiniere soffre di un distacco tra le due professioni come fossero completamente separate. L’una spesso è la peggior nemica dell’altra e succede che il giardiniere si senta padrone di tutto lo spartito: progettista, paesaggista, architetto del paesaggio e costruttore insieme, con tutti i limiti del caso. Il risultato: una perdita di identità e di carattere. Il primo a soffrirne veramente è però il Giardino e quindi il committente.
© Valerio Cozzi.
Sandro Degni
Il Progettista deve avere l’umiltà di fidarsi e, a volte di affidarsi, di accettare consigli e quelle osservazioni provenienti da un punto di vista altro N°023
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Il cantiere
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Custode della bellezza della natura
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La gestione del verde pubblico nei nuovi CAM
di Daniela Stasi
di Valerio Pasi
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Un vero bosco condominiale di Daniela Stasi
smart
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Radicazione migliorata, basso impatto ambientale di Daniela Stasi
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I tagliaerba intelligenti
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Pavimenti belli e pratici
di Daniela Stasi di IIrene Nuvola
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Al passo coi tempi
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L’evoluzione del sistema di ancoraggio
di Viola Delfino
di Jacopo Fromelli
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Bollicine sul tetto
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Tool innovativi per la gestione del verde
di N Nora Adamsberg
di Daniela Stasi
gestione
SOMMARIO N°023
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Imparare facendo
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Giardino e Natura
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Droni per la gestione del verde
di Adriana Colombo e Dante Valenzisi di P Pio Rossi
di SStefano Fiorillo e Andrea Pellegatta
sCOPERTE
N˚ 023 LUGLIO / AGOSTO 2020 DIRETTORE RESPONSABILE Francesco Tozzi / f.tozzi@laboratorioverde.net
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Biodiversità e specie aliene di IIrene Nuvola
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IN REDAZIONE Daniela Stasi / d.stasi@laboratorioverde.net
Distanziatori green
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Eleganza in giardino di M Matteo Ragni
COLLABORATORI Nora Adamsberg, Giorgio Barassi, Jessica Bertoni, Lucio Brioschi, Jurg Burger, Adriana Colombo, Alessandro Coraggio, Valerio Cozzi, Camillo De Beni, Sandro Degni, Viola Delfino, Stefano Fiorillo, Jacopo Fromelli, Marta Meggiolaro, Irene Nuvola, Valerio Pasi, Andrea Pellegatta, Nicolò Pensa, Matteo Ragni, Pio Rossi, Dante Valenzisi, Anna Zottola
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Novità dalla tradizione
GRAFICA Testo&Immagine snc / testoeimmagine@fastwebnet.it
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di V Viola Delfino
di Alessandro Coraggio
Fortunata combinazione di Alessandro Coraggio
rubriche
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Editoriale/1
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Editoriale/2
di Francesco Tozzi
COMUNICAZIONE DIGITALE Irene Accattino / promozione@laboratorioverde.net PROMOZIONE E SVILUPPO Matteo Ragni / m.ragni@laboratorioverde.net Stefano Carlin / s.carlin@ laboratorioverde.net STAMPA Ciscra spa, Via San Michele 36, Villanova del Ghebbo (RO) DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Edizioni Laboratorio Verde srls, via Pasubio 16, 21020 Brebbia (VA) Tel. 0332 989211 - fax 0332 773850 www.laboratorioverde.net - info@laboratorioverde.net Flortecnica e vivaismo, periodico mensile registrato presso il Tribunale di Piacenza n. 275 del 8/03/1977 – n. R.O.C. 15/171. Spedizione Posta Target Magazine autorizzazione LOMBARDIA/00202/02.2014/CONV.
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News di Nicolò Pensa
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e d i z io n i
di SSandro Degni e Valerio Cozzi
PRODUZIONE E SEGRETERIA Katiuscia Morello / k.morello@laboratorioverde.net
L’opinione
Casa editrice specializzata nei settori florovivaismo, garden e interior
Prontuario
di Anna Zottola
Laboratorio
verde
AMMINISTRATORE UNICO Francesco Tozzi SEGRETERIA GENERALE Katiuscia Morello Edizioni Laboratorio Verde srls edita i seguenti prodotti: • GreenUp • Flortecnica e vivaismo • Bio Agenda • I Quaderni di greenup • Bio Calendario Rappresentante e collaborazioni: • floorewall.com Edizioni Laboratorio Verde srls, titolare del trattamento dei dati relativi ai destinatari della presente pubblicazione, informa che le finalità di tale trattamento sono rivolte a consentire l’invio della presente rivista, e/o altre di propria edizione, allo scopo di agevolare l’aggiornamento dell’informazione tecnica, nonché alle operazioni necessarie alla gestione amministrativa e contabile dell’abbonamento. Edizioni Laboratorio Verde srls riconosce e garantisce ai medesimi destinatari i diritti di cui all’art. 7 del D.Lgs. 196/03.
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CONTRIBUTI
JESSICA BERTONI Consulente e collaboratrice. Laureata in Economia e Commercio, abilitata alla professione di dottore commercialista, sulle nostre testate ci svela, in modo semplice e diretto, come si può stare sempre informati anche sui temi più ostici. Suoi gli argomenti economici, finanziari e amministrativi.
CAMILLO DE BENI Dottore agronomo e specialista nella gestione agronomica dei manti erbosi, con una ventennale esperienza nell’uso di prodotti naturali e biologici per la cura del verde ornamentale in ambito pubblico e privato. Ha contribuito, già dalla fine degli anni ’90, a introdurre e sviluppare protocolli per l’uso di biotecnologie e di metodologie finalizzate all’incremento di bio-fertilità nei terreni, con l’applicazione di micorrize, batteri benefici, antagonisti naturali per le patologie fungine e biostimolanti per l’incremento della vitalità nelle piante e nei manti erbosi.
Sandro Degni
VALERIO PASI
La sua formazione ha inizio con il corso di realizzazione e manutenzione per parchi e giardini della Scuola Agraria del Parco di Monza, al quale segue nel 1998 la fondazione dell’azienda 100giardini. Lavora con diversi studi di architettura e garden center di Milano e provincia. Nel 2013 con il gruppo di professionisti Giga-G realizza il progetto “Locus genii”, vincitore del Festival Internazionale dei Giardini nel parco del Domaine di Chaumont-sur-Loire, in Francia. Fonda poi lo studio di progettazione Verde Officina.
Dottore agronomo, da più di 20 anni si occupa principalmente di verde ornamentale e di pianificazione del territorio per gli aspetti legati all’agricoltura e alle foreste. Diversi gli ambiti: consulenza agronomica, di lotta integrata e biologica alle aziende di produzione nel settore florovivaistico, orticolo e dei piccoli frutti; valutazione dei rischi legati alla stabilità degli alberi pubblici e privati; attività inerenti le trasformazioni territoriali quali quelle di boschi, progetti del verde, sistemazioni idraulico-forestali; consulenza alle pubbliche amministrazioni.
MATTEO RAGNI
Anna Zottola
Si è diplomato presso la Scuola di Minoprio come agrotecnico, e dopo aver seguito due progetti di sviluppo agricolo prima in Kosovo e poi in Libano, è rientrato in Italia e si occupa di rappresentare alcune aziende israeliane e olandesi leader nella produzione di giovani piante. Lavora anche come consulente per imprese floricole e vivaistiche, soprattutto in materia di scelte assortimentali e piani colturali. Da oltre cinque anni è, prima collaboratore, poi consulente tecnico-editoriale per le riviste GreenUp e Flortecnica e vivaismo di Edizioni Laboratorio Verde.
La passione per le piante e per le tematiche socio-educative si conciliano dopo la laurea in Scienze Agrarie con una lunga esperienza di ricerca, docenza e poi gestione della Scuola di Minoprio. Creando la filiera formativa completa, ha tessuto reti nei settori a indirizzo vegetale. Tra i premi: il “Memorial Fabio Rizzi”, il riconoscimento alla carriera in occasione di Myplant & Garden e da Regione Lombardia per l’eccellenza dei risultati raggiunti. Ora collabora con enti e organizzazioni per progetti di formazione e sviluppo del verde.
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IL CANTIERE | in copertina
Il Giardino dell’Uccelliera.
Andrea D’Angelo.
Il giardiniere protagonista della cover story è Andrea D’Angelo. Avvicinatosi al giardinaggio per caso, ne è rimasto affascinato e, studiando e formandosi, lo ha trasformato nel suo mestiere. Ecco cosa ci ha raccontato di Daniela Stasi
Custode
della bellezza della natura TEMPO DI LETTU R A: 10 minuti
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usanza di aprire il numero con un’intervista a un giardiniere, inaugurata sullo scorso numero (pag. 12), ci fa conoscere, attraverso le parole di chi si racconta, gli aspetti più profondi e meno visibili di questo straordinario mestiere. Ci fa sentire il profumo della terra bagnata e le ore di fatica sulla schiena. Questa volta tocca ad Andrea D’Angelo, per il quale il giardinaggio professionale, settore dove è approdato per caso, è stata una folgorazione. È stata “la” scelta. Oggi è socio di due aziende, Verdemaverde a Milano e Il Giardino Malandrino
a Roma, entrambe attive nella progettazione e cura di giardini, terrazzi, giardini storici e cura degli alberi. Negli ultimi anni Andrea si è specializzato in particolare nella cura degli alberi, ma senza tralasciare l’attività di giardiniere a terra. Ecco qui cosa ci ha raccontato. Come e perché ha deciso di diventare giardiniere? Curiosamente ho iniziato per caso: dopo un anno di borsa di studio post dottorato decisi che la vita da ricercatore con contratti annuali a progetto non era quello che faceva per me. Mollai il colpo ma senza avere un piano B. In attesa di risposte
Come ha iniziato? Inizialmente facevo ore e ore di decespugliatore per le operazioni di cura ordinaria in quanto non avevo alcuna esperienza. Intanto osservavo e mi venivano insegnate le operazioni di cura più complicate e alcune mansioni per le realizzazioni. A casa poi studiavo manuali e riviste: per molti aspetti è stato come ripartire da capo, ma studiare cose nuove non era un problema, per quattro anni dopo la laurea ero pagato per studiare! Questa esperienza da operaio è’ stata una palestra fondamentale per capire a fondo tanti aspetti tecnici e pratici e quantificare economicamente le cure necessarie a un giardino per rimanere “in forma”, aspetto indispensabile poi anche a livello progettuale quando ho cominciato a immaginare su carta i primi giardini da progettare. Il mio “insegnante”, Paolo, è poi diventato il mio socio quando abbiamo deciso di tentare l’avventura mettendoci in proprio. Come definirebbe il mestiere di giardiniere? Qual è la sua visione? Ell pu bel mestee! (“il mestiere più bello” in dialetto E milanese, ndr). Il mestiere del giardiniere ha moltissime sfumature, è difficile annoiarsi e sono tante le competenze necessarie da padroneggiare, anche inconsapevolmente: botanica, biologia, fisiologia, chimica del suolo, meteorologia, idraulica, architettura, storia del giardino e ho dimenticato sicuramente qualcosa. Inoltre, è necessario essere creativi e originali
Dettagli del meraviglioso Giardino dell’Uccelliera, uno dei giardini segreti di Villa Borghese a Roma, ripristinato da Andrea D’Angelo.
È un lavoro che faccio per mantenere me e la mia famiglia, ma mi tiene ancorato al mondo naturale che ci circonda e mi costringe a osservare tanti particolari (anche se quando vedo buone idee le copio subito!) e possedere un’ottima manualità. Chiaramente non bisogna primeggiare in tutto, col tempo ci si specializza e si collabora con chi è più bravo e attrezzato per alcuni tipi di lavoro, ma è fondamentale essere in grado di dialogare con i vari specialisti. Cosa rappresenta per lei idealmente essere un giardiniere e come considera oggi il giardinaggio professionale? Tra l’ideale e la realtà trova dissonanze? Sono ono tante le situazioni in cui può lavorare il giardiniere. Forse un po’ l’ideale figura del giardiniere è il capo giardiniere di una villa storica: ci si occupa di tutto, dalla cura dei giardini all’autoproduzione delle piante, alla riqualificazione di alcune aree, seguendo quasi sempre i tempi della natura. Affascinante, forse il prezzo da pagare è rimanere sempre nello stesso giardino o parco: alla lunga è una monotonia che può stancare. Per me attualmente essere un giardiniere comporta essere un piccolo custode della bellezza della natura. È un lavoro che faccio chiaramente per mantenere me e la mia famiglia, ma mi tiene ancorato al mondo naturale che ci circonda e mi costringe a osservare tanti particolari: il mutare delle stagioni e delle piante, la vita che c’è in un giardino con tutto il suo microcosmo di insetti, funghi e batteri. Detta così può essere una visione ingenua la mia, “molto Marcovaldo”.
© Sarah Mayol.
ad alcuni curricula che avevo mandato in ambito agrario (ho una laurea in scienze e tecnologie agrarie), fui assunto in sostituzione di un mio amico come apprendista giardiniere in una piccola cooperativa sociale che si occupava di giardinaggio. Tempo un mese e decisi che quello era il lavoro che volevo fare “da grande”.
IL CANTIERE | in copertina Dettagli del meraviglioso Giardino dell’Uccelliera, uno dei giardini segreti di Villa Borghese a Roma, ripristinato da Andrea D’Angelo per il Giardino Malandrino.
Per saperne di più su Andrea D’Angelo:
Ma so benissimo che nella parola “giardiniere” c’è un giardinaggio a tantissimi livelli. È giardinaggio la cura del verde pubblico, il taglio di chilometri e chilometri di erba e siepi, i conti da far quadrare, la guerra dei prezzi, la sensazione che il verde sia solo un costo, il cliente difficile da soddisfare o con gusti completamente opposti ai miei. Il giardinaggio è un’attività economica: è un pacchetto completo, non è la sola attività piacevole in giardino. Se decidi di fare il giardiniere, ti prendi il pacchetto completo, ma le soddisfazioni per me sono di gran lunga superiori agli aspetti negativi. Cosa pensa sia prioritario nel fare giardinaggio professionale? Il rispetto della natura, l’estetica, le scelte dei clienti? O un mix equilibrato di tutti questi fattori? Un mix, fortunatamente spesso e volentieri mai uguale uno all’altro. Il rispetto della natura è fondamentale, ma non deve essere uno scandalo forzare il comportamento di qualche pianta per ottenere un particolare effetto estetico. Coppicing e forme obbligate sono storia e tecnica del giardino, non vanno demonizzate ma spiegate fino alla noia. L’atteggiamento positivo è fondamentale: alcuni L paletti imposti dalle richieste dei clienti li vedo sempre come uno stimolo per trovare una
Il giardinaggio
www.verdemaverde.it www.ilgiardinomalandrino.it
soluzione a cui non avrei pensato inizialmente. Questi vincoli in questo caso ci costringono a esplorare territori che non avevamo considerato, cercando di mantenere sempre tutta l’armonia che devono avere i diversi elementi di un giardino o un terrazzo. Secondo lei come si evolverà in futuro il mestiere del giardiniere? Il giardiniere del futuro è un mix tra una persona dinamica, comunicativa, necessariamente imprenditore, molto pratica, con grande capacità di organizzazione, e il giardiniere d’altri tempi, che vedo come un’enciclopedia vivente di piante che ha in sé il tocco per saperle coltivare e propagare tutte. Quest’ultima è una “figura mitologica” reincarnata in alcuni giardinieri che ho conosciuto
è un’attività economica: è un pacchetto completo, non è la sola attività piacevole in giardino. Se decidi di fare il giardiniere, ti prendi il pacchetto completo, ma le soddisfazioni per me sono di gran lunga superiori agli aspetti negativi
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LA PAROLA AD ANDREA D’ANGELO, I SUOI LAVORI PREFERITI
Giallo#57, il giardino realizzato per il concorso Follie d’Autore al Festival del Verde e del Paesaggio nel Parco Pensile dell’Auditorium Parco della Musica di Roma.
Ne ho diversi: il ripristino del Giardino dell’Uccelliera, uno dei giardini segreti di Villa Borghese a Roma, è stato un sogno: per 45 giorni consecutivi ho potuto lavorare in una cornice meravigliosa, immaginando la vita nel ‘600 e parlando spesso con i turisti incuriositi che chiedevano notizie sui lavori. Giallo#57, il mio primo lavoro a Roma, per il concorso Follie d’Autore al Festival del Verde e del Paesaggio nel Parco Pensile dell’Auditorium Parco della Musica progettato da Renzo Piano. In questa occasione ho conosciuto Pierfrancesco Malandrino, mio futuro socio a Roma. La riqualificazione dell’arboreto dell’orto botanico di Brera, a Milano, anche in questo caso la bellezza del luogo è stata la maggiore ispirazione. Più recentemente, una realizzazione a Roma di un giardino privato: molte situazioni diverse riguardo all’esposizione al sole unitamente alla carta bianca concessa dal cliente per la scelta delle specie specie, ci ha permesso di utilizzare varietà che “avevo visto solo sulle riviste”. Tuttavia, più che legarmi a un particolare lavoro, sono molto legato all’operazione di piantagione: piantare una qualsiasi pianta, dal bulbo all’albero, è un gesto bellissimo che non mi stanca mai.
interessante e stimolante: il cambiamento climatico in atto comporta nuovi adattamenti, nuove specie da poter utilizzare, alcune rusticissime “del giardino della nonna” da riscoprire, altre da scartare… Ci sarà un sacco da studiare! Q Quale o quali sono i suoi punti di forza sul lavoro? Penso siano tre. La capacità di ascoltare il cliente: di natura non sono un chiacchierone, ma durante i sopralluoghi mi devo I lavori di riqualificazione dell’arboreto Sei un giardiniere dell’orto botanico di Brera, a Milano. trasformare in un investigatore per e vuoi raccontarci la tua capire cosa piacerebbe al cliente storia? Scrivi a a cui evidentemente oltre al e come armonizzare le possibili d.stasi@laboratorioverde.net sangue scorre la clorofilla nelle soluzioni con il contesto. Una buona vene. Questo giardiniere è il conoscenza delle caratteristiche consulente perfetto dell’architetto o del garden ed esigenze delle piante che posso utilizzare nei designer. giardini, unitamente alla continua curiosità di Riguardo alle piante, già da diversi anni è necessario scoprirne di nuove. R prestare più attenzione alla sostenibilità dei nostri L’incapacità di lavorare da solo in tutte le fasi L giardini. Non è una moda, è ineluttabile. Sempre del mio lavoro. Fin dalla progettazione ho meno input esterni con prodotti di sintesi, meno assolutamente bisogno di confrontarmi sulle scelte fabbisogno d’acqua, meno fabbisogno di cure. Si con i miei soci, Paolo e Pierfrancesco, con gli dovrà essere sempre più preparati, anche i clienti operai, i collaboratori, talvolta con qualche collega sono più informati. Ritengo stia aumentando una che ne sa di più: li chiamo e li molesto chiedendogli corretta cultura del verde in Italia, anche se i soldi “ma tu cosa faresti in questa situazione, hai già a disposizione sembrano sempre meno, andranno provato questa specie?”. E per quanto riguarda la spesi meglio. Io sono molto ottimista. parte fisica del lavoro, non essere da solo a lavorare A fianco a situazioni di incuria e cattiva gestione in giardino a 35 o a 0 gradi mi aiuta tantissimo: che lasciano veramente perplessi, vi sono sempre lavorare in gruppo è divertente, molto meno più esempi virtuosi, sia nel pubblico che nel faticoso e aumenta la qualità del lavoro, ognuno privato. Il mestiere del giardiniere sarà sempre più stimola l’altro a fare la propria parte al meglio. N°023
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IL CANTIERE | tecniche
LA GESTIONE GESTIONE DEL nei nuovi CAM TEMPO DI LETTU R A: 13 minuti
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iprendiamo il filo dallo scorso numero, dove (a pag. 16) avevamo iniziato la nostra serie di articoli di approfondimento sui nuovi CAM, focalizzando l’attenzione sulla progettazione del verde. In questo articolo, invece, cominciamo a trattare la parte dei CAM relativa alla gestione e manutenzione del verde pubblico. E visto che è una parte particolarmente corposa, ci ripromettiamo di continuare ad affrontarla anche sul prossimo numero. Ma veniamo al dunque.
MONITORAGGI SPECIFICI E CATASTO DEGLI ALBERI
Per quanto riguarda l’affidamento del servizio di gestione e manutenzione del verde pubblico, nei nuovi CAM, si esordisce dicendo che nella selezione dei candidati non sono obbligatori i requisiti tecnico professionali della qualifica di manutentore del verde! Nelle specifiche tecniche è obbligatorio che la stazione appaltante metta a disposizione il censimento dell’area oggetto dell’appalto, mentre l’offerente presenta il piano di gestione e manutenzione relativo all’area, sulla base delle indicazioni progettuali dell’area, se presenti, oppure secondo le specifiche contenute nella scheda A) del Decreto. Tra le diverse attività quali la conservazione dei tappeti erbosi, la manutenzione di siepi e arbusti, la manutenzione del patrimonio arboreo, lo sfalcio dei cigli stradali e gli interventi di diserbo, troviamo anche una novità: i monitoraggi. Sono ben quattro i monitoraggi richiesti all’appaltatore (approfondimento nel box “I monitoraggi richiesti”). Seppur interessante,
In questo articolo affrontiamo la parte dei CAM relativo al servizio di gestione e manutenzione del verde pubblico. Sui prossimi numeri torneremo nuovamente sul tema (particolarmente corposo) e focalizzeremo l’attenzione sulla fornitura di prodotti per la gestione del verde. Sullo scorso numero, invece, a pagina 16, abbiamo illustrato la parte dei CAM relativa alla progettazione del verde.
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VERDE PUBBLICO Continua l’approfondimento sui nuovi CAM per il servizio di gestione del verde pubblico e la fornitura di prodotti per la cura del verde. Una revisione critica, che ne mette in evidenza le luci e le ombre di Valerio Pasi pare un po’ eccessivo raccogliere dati che poi non si sa bene chi debba interpretarli, con quali competenze e soprattutto con quali finalità. La seconda specifica tecnica riguarda il catasto degli alberi. Nel caso la stazione appaltante non disponga ancora di un censimento e di una classificazione degli alberi, già previsti dalla legge n. 10/2013, per le amministrazioni comunali con popolazione superiore ai 25.000 abitanti, l’offerente integra il censimento delle aree verdi “anagrafica delle aree” con le informazioni relative alle alberature. A far data dal 2021, tale obbligo è esteso ai comuni con popolazione superiore ai 15.000 abitanti. Quindi con i futuri affidamenti dei servizi di manutenzione e gestione del verde si affida integralmente all’appaltatore anche il censimento degli alberi, tra l’altro senza specificare quali figure professionali possano redigere il censimento, visto che gli elementi tecnici previsti comprendono localizzazione con coordinate geografiche, nome scientifico dell’albero, fase sviluppo (nuovo impianto, pianta giovane, adulta, senescente), analisi di stabilità (speditive, visive o strumentali), tutti elementi che prevedono conoscenze professionali specifiche. In questo modo si rischia di ottenere censimenti approssimativi e tecnicamente scorretti quindi sostanzialmente poco utili.
© Milano di Antoine.
I MONITORAGGI RICHIESTI Ecco i quattro monitoraggi richiesti dai nuovi CAM: ◗ il monitoraggio periodico della comunità vegetale, comprendente le specie inserite da progetto e quelle che spontaneamente si sono inserite nell’opera; ◗ il monitoraggio periodico della comunità animale (vertebrata); ◗ il monitoraggio periodico delle qualità chimico-fisiche dei terreni; ◗ il monitoraggio periodico della qualità delle acque. N°023
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Vaglio per compost.
IL CANTIERE | tecniche
© Valerio Pasi.
Pacciamatura per Popillia japonica.
LUCI • Richiesta di monitoraggi specifici all’appaltatore • Elaborazione di un rapporto periodico che contenga la documentazione attestante gli obblighi • Introduzione dell’obbligo formativo per il personale
TRA LE CLAUSOLE, FORMAZIONE E COMUNICAZIONE
T le clausole contrattuali, niente di nuovo sotto Tra il profilo della clausola sociale e la sicurezza dei lavoratori, ma curiosamente tra le competenze tecniche e professionali troviamo che il titolare o altro preposto facente parte dell’organico dell’impresa deve possedere la qualifica di manutentore del verde, fatto escluso tra i criteri di selezione. Quindi non è obbligatorio il requisito per la selezione dell’offerente, ma è obbligatorio tra le clausole contrattuali: una stranezza. Ma le clausole contrattuali non sono finite qui. È previsto un rapporto periodico che contenga la documentazione attestante altri obblighi quali il rispetto dei requisiti previsti per l’esecuzione delle attività come ad esempio registrazioni
sulla formazione e aggiornamento professionale somministrati al personale (elenco partecipanti, test di verifica dell’apprendimento effettuati e risultati conseguiti), il piano della comunicazione, relazione sul reimpiego di materiali organici residuali generati dalle attività di manutenzione, relazione tecnica con descrizione delle attività previste per il rispetto della fauna, per l’esecuzione di interventi meccanici senza danneggiare la vegetazione circostante, per l’utilizzo dei prodotti fitosanitari e dei prodotti per la cura del terreno, relazione sullo stato di funzionamento degli impianti di irrigazione e sulla gestione dei rifiuti, lista dei lubrificanti biodegradabili utilizzati per la manutenzione delle macchine e lista dei fornitori dalla quale si evince la provenienza del materiale florovivaistico acquistato. Ottima l’introduzione dell’obbligo formativo per il personale, soprattutto Materiale vegetale in fermentazione prima della triturazione.
© Valerio Pasi.
Pacciamatura con scheggia di legno.
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© Valerio Pasi.
preferibilmente compostati in loco o cippati in situ e, ove tecnicamente possibile, utilizzati come pacciame nelle aree idonee per ridurre il fenomeno di evaporazione dal terreno”. E qui le cose si complicano. Infatti, la L. 37/2019, esclude dal campo di applicazione dei rifiuti “gli sfalci e le potature derivanti dalla manutenzione del verde pubblico dei comuni, utilizzati in agricoltura, nella silvicoltura o per la produzione di energia da tale biomassa, anche al di fuori del luogo di produzione ovvero con cessione a terzi, mediante processi o metodi che non danneggiano l’ambiente né mettono in pericolo la salute umana”. Al contrario, laddove non siano rispettate le condizioni sopra riportate, gli sfalci e le potature saranno a tutti gli effetti qualificabili come rifiuti (urbani o speciali), sulla base dell’art. 184, commi 2, lett. e) e 3, lett. a) del d.lgs. 152/2006 e, dunque, dovrà essere rispettata la normativa sui rifiuti al fine di non incorrere in pesanti sanzioni amministrative e penali. Quindi, a parte non poter essere utilizzati come pacciame, in quanto le aree a verde pubblico non sono aree agricole, i rifiuti devono quindi essere gestiti secondo la normativa di riferimento (Collegato Ambientale L. 221/2015, articolo 180 comma 1-septies del d. lgs. 152/06) che riporta l’attività di autocompostaggio
riguardo le competenze tecniche specifiche, ma anche riguardo la gestione delle risorse idriche ed energetiche, delle sostanze chimiche pericolose e dei rifiuti. Peccato che anche in questo caso non si faccia alcun riferimento alla durata minima degli eventi formativi e a quali soggetti debbano erogare la formazione! Altra clausola riguarda il piano della comunicazione. L’aggiudicatario deve proporre e condividere con l’amministrazione un piano di comunicazione avente lo scopo di promuovere il coinvolgimento attivo dei cittadini e dei vari portatori di interesse e di garantire la corretta informazione dei cittadini e degli operatori in caso di richieste specifiche al fine di migliorare la valorizzazione delle aree verdi gestite. Tradotto in parole semplici vuol dire affidare all’appaltatore anche la gestione delle lamentele e delle richieste dell’utenza, invece di continuare a gestirle dall’ufficio. Inoltre, il censimento dell’ente appaltante dovrà essere aggiornato dall’appaltatore.
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GESTIONE DEI MATERIALI ORGANICI RESIDUALI
Altra clausola riguarda la gestione dei materiali organici residuali. “I residui organici generati da interventi di manutenzione ordinaria delle aree verdi quali sfalci e potature, devono essere
OMBRE • Nella selezione dei candidati non sono obbligatori i requisiti della qualifica dimanutentore del verde • Incongruenza normativa per la clausola di gestione dei materiali organici residuali
(Articolo 2 DECRETO 29 dicembre 2016, n. 266)
REQUISITI DELLE APPARECCHIATURE
Le apparecchiature sono classificate secondo la seguente Tabella
Taglie
T/anno massime trattate
Denominazione taglia apparecchiatura
T1
10
Piccola
T2
60
Media
T3
130
Grande
I quantitativi riportati nella tabella sono comprensivi dello strutturante. Per la taglia piccola (T1) l’apparecchiatura è di tipo statico o elettromeccanico; per la taglia media (T2) e grande (T3) l’apparecchiatura è di tipo elettromeccanico. N°023
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Potatura realizzata con uso di piattaforma elevatrice, tra le attività più frequenti nella manutenzione del verde pubblico.
Compost difficile da gestire.
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domestiche, a condizione che il compost, prodotto a seguito del trattamento, sia utilizzato esclusivamente dalla medesima utenza che ha prodotto e trattato il rifiuto. Il nodo riguarda i quantitativi da sottoporre a trattamento: visto che per quanto riguarda il compostaggio di comunità il DM 29 dicembre 2016 n. 266 sono previste diverse apparecchiature a seconda dei quantitativi trattati in funzione dell’emissione di vapori e odori (vedi tabella “Classificazione delle apparecchiature di compostaggio di comunità per taglia”), è plausibile e prudenziale che in base ai quantitativi si debba comunque prevedere una gestione del processo di compostaggio, sia che venga attuato con apparecchiatura statica che elettromeccanica (approfondimento nel box “Focus sul compostaggio”).
in relazione alla riduzione della produzione dei rifiuti organici. Secondo lo stesso Ministero dell’Ambiente l’attività è di autocompostaggio (articolo 183, comma 1, lettera e del d. lgs. 152/06) qualora si tratti di un’utenza singola. È “domestica la produzione di rifiuti organici pari a 80 kg/ab anno per ciascun componente del nucleo familiare”. Per le utenze non domestiche i quantitativi saranno in funzione dell’attività svolta dall’utenza. Per l’autocompostaggio non sono necessari titoli autorizzativi e può essere intrapreso dalle singole utenze domestiche e non FOCUS SUL COMPOSTAGGIO
Se non correttamente gestito, il processo di compostaggio può infatti facilmente causare emissioni di odori fortemente sgradevoli e originare un prodotto inutilizzabile, per la prevalenza di processi putrefattivi. Il punto 8, sul Reimpiego di materiali organici residuali, stabilisce anche che “qualora le attività suddette (compostaggio in situ situ) non possano essere svolte interamente nelle aree verdi gestite nell’ambito del contratto, le eccedenze di tali materiali organici devono essere compostate all’interno dei terreni di proprietà della ditta appaltatrice, se disponibili, o in impianti autorizzati, oppure, ove abbiano le caratteristiche fisiche adeguate, devono essere recuperate in microfiliere per la realizzazione di arredi. Quindi la ditta appaltatrice, per provvedere al compostaggio sui propri terreni deve possedere terreni agricoli e reimpiegare il compost nell’attività agricola. In questo modo gli scarti non sono rifiuti e non necessitano di formulario per il trasporto. Altrimenti gli scarti vegetali diventano rifiuto e come tale deve essere conferito a impianti di compostaggio con relativo formulario. È inoltre esplicitamente escluso l’utilizzo per la produzione di energia da biomassa.
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INNOVARE, ECCELLERE,
I
CRESCERE
l Gruppo Newpharm® chiude il 2019 con un fatturato in forte incremento e inaugura il 2020 all’insegna di nuove acquisizioni e il lancio di un nuovo rebranding aziendale che attesta una forte spinta all’innovazione. Il dottor Dionisio Bagarollo, che ha fondato il Gruppo Newpharm nel 1982, ha saputo tracciare un percorso virtuoso e lungimirante di sviluppo imprenditoriale. Newpharm è conosciuta storicamente per lo sviluppo di soluzioni innovative per il pest-control e la disinfezione ambientale. Nel corso degli anni ha poi diversificato il business anche nel campo medicale, specializzandosi nella chirurgia mininvasiva e traumatologica, brevettando diversi dispositivi medici.
Oggi, i figli Enrico e Claudia Bagarollo, alla guida delle aziende del Gruppo, contano di consolidare l’espansione nei mercati internazionali e potenziare l’offerta nei settori strategici: Cereals Storage, Zootech, Pest Control e Medical. Il primo passo è stata un’importante acquisizione: «Oltre alla società Newpharm Home&Garden-Fitoguard, eccellenza nel mercato con soluzioni per casa e giardino, alla fine dello scorso anno è entrata a far parte del Gruppo Newpharm una quarta azienda, Pan-De Rebus Plantarum, spin-off dell’Università di Padova,, vocata alla ricerca di soluzioni a basso impatto ambientale che vanta importanti brevetti» commenta Enrico Bagarollo «Tale passo è stato intrapreso nell’ottica del Gruppo di offrire al consumatore di oggi, sempre più esigente, prodotti efficaci ma che, al contempo, abbiano un impatto ambientale quasi a zero emissioni». La sostenibilità è da sempre la mission di Newpharm, che rinnova il suo impegno potenziando ulteriormente l’efficienza energetica del nuovo headquarter con energie rinnovabili anche in vista di un ampliamento previsto per il 2020 che ospiterà nuovi uffici e magazzini. «Anche il nuovo rebranding esprime al meglio la volontà di raccontare le nostre nuove identità» spiega Claudia Bagarollo «che combina tradizione e innovazione». Il nuovo logo Newpharm mette in evidenza la lettera p con un pittogramma che vuole focalizzare l’attenzione sulle persone, vero cuore del Gruppo, ma anche i pilastri, da cui nascono le idee, le soluzioni e le tecnologie più innovative. “Le persone al centro del nostro universo”. www.newpharmgarden.it
IL CANTIERE | progetto
IN BREVE • 71 unità immobiliari • 255 mq di aree comuni • 830 mq di balconi, logge e terrazzi privati • 2.618 mq di forest garden • 3.350 mq di aree verdi totali • 230.000 kWh di energia elettrica prodotta coi pannelli fotovoltaici
Un vero bosc o
condomi n
È il primo Forest Garden urbano, bosco nato spontaneamente con una sorprendente varietà di specie. Sorgerà a Milano e sarà il giardino di G311 – Green Living, progetto immobiliare che, tra le varie innovazioni, ha scelto il crowdfunding come formula di finanziamento di Daniela Stasi TEMPO DI LETTU R A: 13 minuti
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n progetto destinato non solo a far parlare di sé. Di più, molto di più: un progetto di sviluppo immobiliare destinato a innovare e cambiare la fisionomia del mercato immobiliare stesso. Dentro, nelle sue dinamiche interne, e fuori, nella percezione e fruizione di chi vi aderisce. Non
sto esagerando, e se alla fine dell’articolo la pensate diversamente, sono ben pronta a parlarne. G311 – Green Living, situato in via Gallarate 311 nella zona nord-ovest di Milano, comprende due edifici residenziali di otto piani fuori terra e innoverà per le sue numerose caratteristiche a valore aggiunto: oltre all’alta qualità progettuale e costruttiva,
Per saperne di più vai al sito www.g311.it
co
i niale ospiterà il primo Forest Garden urbano e non sarà solo un’operazione immobiliare tesa a valorizzare il territorio coinvolto, ma anche una comunità di abitanti che si riconosce nei valori della sostenibilità e della condivisione. G311 – Green Living cambia le regole del mercato immobiliare anche per la formula di finanziamento scelta dalla Vitofin, la società che ne ha promosso lo sviluppo: Vitofin, quella del crowdfunding, o finanziamento
collettivo, processo collaborativo di un gruppo di persone che utilizza il proprio denaro in comune per sostenere gli sforzi di persone e organizzazioni. Si tratta di una pratica di microfinanziamento dal basso che mobilita persone e risorse. Formula molto usata in tanti ambiti ma nuova per il mercato immobiliare. G311 – Green Living sarà finanziato proprio così, dalle persone che aderiranno al progetto su Mamacrowd, la piattaforma di equity
Non aveva senso sradicare per realizzare il verde ex novo: quelle piante erano nate spontaneamente e per quasi una decina d’anni si erano sviluppate senza alcuna manutenzione N°023
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IL CANTIERE | progetto
crowdfunding autorizzata da Consob che permette di investire in progetti innovativi italiani. Insomma, di sostanza ce n’e molta. In queste pagine ve ne diamo una prova, chiaramente posando lo sguardo soprattutto sul verde, progettato da Vittorio Peretto di Hortensia Garden Design. SMART LIVING Il progetto G311 – Green Living abbraccia la filosofia smart living, presentando interni connotati da comfort e privacy che si aprono in modo intelligente alle parti comuni. L’esterno, come abbiamo detto, è uno spazio immerso nella natura, un piccolo bosco da vivere in tranquillità o da condividere. Nello smart living rientrano una piattaforma di servizi appositamente sviluppata sul web al fine di ottimizzare la gestione e prenotazione degli spazi comuni e di tutti i servizi interni ed esterni da parte di ogni condomino, anche per mezzo di un’app. Da segnalare anche la bacheca digitale in grado di fornire una serie d’informazioni utili e in tempo reale sulla gestione del condominio. Sul fronte dei costi e del risparmio energetico, basti dire che il plesso sarà dotato di teleriscaldamento, impianto di ventilazione controllata con recupero di calore e impianto fotovoltaico.
Per maggiori info sul Forest Garden: www.hortensia.it
RICCHEZZA NATURALE
Il verde, esteso su una superficie complessiva di 3.350 mq, è il fil rouge di tutto il complesso architettonico. E non per modo di dire, per davvero. «Quando sono andato a fare il primo sopralluogo in cantiere per poter progettare il verde condominiale – racconta Vittorio Peretto – mi sono trovato davanti a un vero spettacolo della natura: in quel cantiere abbandonato da anni (poi rilevato da Vitofin, ndr) erano nate in autonomia, senza la mano dell’uomo, moltissime piante, alcune anche di grande pregio botanico. Così, estasiato da tanta bellezza, ho capito che era importante partire da lì: non sradicare per realizzare ex novo, ma tenere ciò che già c’era e integrare in modo rispettoso e consapevole. Non aveva senso fare il contrario: quelle piante erano nate spontaneamente e per quasi una decina d’anni si erano sviluppate senza alcuna manutenzione, ed erano cresciute forti e resistenti».
TRA LE SPECIE PRESENTI:
Buddleja davidii.
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Ficus carica.
Sambucus nigra.
GIARDINO DA CONDIVIDERE
Così G311 – Green Living valorizzerà e proteggerà la grande quantità e qualità della vegetazione presente e, grazie a tale ricchezza naturale, è nato il concept del Forest Garden, nome scelto per questo bosco spontaneo, che sarà cornice di verde intorno agli edifici. «Le piante sono davvero numerose e testimoniano
la capacità della natura di agire senza la presenza umana – continua Peretto – Ci sono varie specie spontanee, non solo autoctone della Pianura Padana ma anche “viaggiatrici”, nate da semi portati dai volatili, che qui hanno trovato un buon
Robinia pseudoacacia.
Acer platanoides.
Salix aurita.
IL CANTIERE | progetto CONDOMINIO A 7 STELLE Le abitazioni del progetto G311 – Green Living (bilocali, trilocali, quadrilocali, duplex) comprendono nel capitolato sistemi di domotica, le cucine e le parti più importanti dell’arredamento (con arredi del miglior design italiano). Tutte le soluzioni presentano spazi comuni al piano terreno, già arredati e attrezzati (portineria, sala lounge, spazi smart working e sala fitness). I manufatti e le finiture sono di prima qualità. Il complesso risponderà ai parametri del Condominio a 7 Stelle, la certificazione sulla base di un protocollo del dipartimento ABC del Politecnico di Milano, che classifica il livello di benessere abitativo grazie a 64 indicatori di tipo: tecnico/ambientale (funzionalità ed efficienza energetica), sociale (qualità delle strutture comuni e dei relativi servizi), economico (efficienza ed economicità della gestione). Il progetto, inoltre, è certificato da Bureau Veritas Nexta, società francese specializzata in verifiche e controlli al fine di garantire qualità e affidabilità in progetti immobiliari e infrastrutturali.
posto per attecchire». Un bosco che diventerà spazio condominiale, con la creazione di due piccole piazze con il ping pong e il gioco degli scacchi per creare occasioni per vivere il giardino.
COME UN ORTO BOTANICO
Sulle facciate ci saranno dei grandi glicini rampicanti, mentre le piante e le fioriere di balconi e terrazzi sono state scelte per armonizzarsi con architetture e arredamenti. L’imprinting green
BOSCO E SOTTOBOSCO La varietà delle specie presenti è sorprendente. Solo per fare qualche esempio: Salici, Pioppi, Biancospini, Buddleja, Carpini, Olmi e delle vere chicche come l’Aquilegia e le Bocche di leone. Non manca anche la frutta spontanea come fragole, more e ciliege selvatiche. Un vero bosco con tanto di sottobosco.
caratterizzerà anche le coperture sommitali. Altro aspetto fondamentale del Forest Garden è la A sua funzione educativa e scientifica. Infatti, è stato deciso di cartellinare le piante presenti in giardino, indicando anche il loro nome scientifico, come in un piccolo orto botanico. I cartellini identificativi avranno l’inconfondibile forma di violino (idea di Vittorio Peretto) per sottolineare il legame tra la musica e la botanica, sodalizio ricorrente nei progetti di Hortensia Garden Design.
Sono presenti varie specie spontanee, non solo autoctone della Pianura Padana ma anche “viaggiatrici”, nate da semi portati dai volatili, che qui hanno trovato
un buon posto per attecchire
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