giardiniere giard
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PROGETTAZIONE COSTRUZIONE GESTIONE E MANUTENZIONE PROFESSIONALE DEGLI SPAZI VERDI
N° 024
IL
Settembre – Ottobre 2020
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In copertina un giardino bielorusso, per dare voce a quella terra oltraggiata attraverso il paesaggio e la bellezza
+L’INTERVISTA
Rossano Caporalini, il mestiere come condivisione dei saperi
+TECNICHE
I nuovi CAM, approfondimento tecnico
SMART 1 Meno fatica nelle
potature con Archman 2 Tempoverde, la nutrizione di domani 3 Le piante autoctone di Vivai Guagno
PRONTUARIO
LA NUOVA RIVISTA PER IL GIARDINIERE
IL RUOLO DEL PROGETTISTA IN PILLOLE
A OGNI AZIONE… UNA REAZIONE Riflessione sul ruolo dell’uomo sul surriscaldamento, le isole di calore e il microclima in città
Desidero abbonarmi a IL giardiniere per il 2020 come da modulo d’ordine Per il saldo di Euro: n.
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Un numero pensato e scritto in un periodo non semplice. In un momento in cui sembrava finalmente di aver intravisto la luce in fondo al tunnel, e invece era solo un abbaglio, e il tunnel ci conviene arredarlo. In parentesi temporali come queste ci si può scoraggiare e lasciarsi scivolare negli abissi dal pessimismo più nero, oppure si può alzare lo sguardo oltre, su ciò che ci circonda, su ciò che luccica in mezzo al buio e decidere di raccontarlo.
Ed eccoci quindi a pag. 20 con un lungo e appassionato articolo su cosa significhi fare paesaggio in Bielorussia, un Paese che soffre e che lotta per avere giustizia. Un Paese in cui, ancora oggi, le libertà di pensiero e parola sono oltraggiate. Sulle pagine de IL giardiniere non ci occupiamo né di cronaca politica, né di esteri, ma visto che di mestiere facciamo informazione non ci andava proprio di mettere la testa sotto la sabbia e far finta di nulla. Così abbiamo deciso di raccontare la Bielorussia – e quello che lì sta accadendo – a modo nostro, parlando di verde. E a un giardino bielorusso abbiamo dedicato anche la copertina, per dare voce e valore a chi continua a credere nella bellezza, nonostante tutto. Facciamo poi due passi, uno indietro, a pag. 16, con il prosieguo dell’approfondimento sui nuovi CAM, e uno in avanti, a pag. 63, al consueto Prontuario: quello di questo numero è diverso dal solito, è una sorta di “libretto delle istruzioni” redatto da due paesaggiste per comprendere appieno il ruolo e le competenze di un progettista. Affinché si possa vedere in questa figura un partner e non un concorrente. E ancora: la sezione Smart con prodotti innovativi e intelligenti, la scoperta di iniziative che promuovono la cultura della condivisione e che si battono per la difesa del verde urbano, e le rubriche, scritte in punta di penna dai nostri collaboratori. Buona lettura e buon autunno! di Francesco Tozzi
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COLLEGHI O CONCORRE N Non abbiamo ancora imparato che noi singoli giardinieri siamo una risorsa pazzesca l’uno per l’altro, incapaci spesso di fare rete. E le reti, se ben utilizzate, sono in grado di diventare fitte sinapsi con capacità di scambio di informazioni uniche e ricchissime
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on siamo unici e indispensabili, ma identità con uno specifico bagaglio esperienziale utile a noi e agli altri. Certo, vi starete chiedendo se il sole della scorsa calda estate non mi abbia fatto male oppure se ho sbagliato rivista e quindi editoriale, ma state tranquilli è tutto sotto controllo. Quando frequentai la Scuola Agraria del Parco Q di Monza, qualche docente proiettato un po’ più in là, già aveva quel concetto tra i suoi insegnamenti e non mancava l’occasione per ricordarci di quanto le collaborazioni tra colleghi fossero fondamentali; di tempo ne è passato, ma personalmente quel concetto è rimasto fortemente tra le mie corde. Ma quello che osservo nella mia quotidianità è che c’è poca voglia di condivisione e molta voglia di fare molto – se non tutto – per sé. La formazione di un giardiniere è decisamente complessa e con una quantità di argomenti di difficile approfondimento nella loro totalità, con il risultato che sappiamo fare tutto con diversi gradi di competenza. Quello che non abbiamo invece imparato è che noi singoli giardinieri siamo una risorsa pazzesca l’uno per l’altro, incapaci spesso di fare rete. E le reti, se ben utilizzate, sono in grado di diventare fitte sinapsi con capacità di scambio di informazioni uniche e ricchissime. Il problema nasce a monte, spesso infatti le realtà artigianali non hanno come priorità la formazione dei giovani apprendisti: questa modalità crea la mentalità del futuro imprenditore che, una volta
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imparato il mestiere o pensato di averlo imparato, non vedendo futuro si stacca e va per la sua strada, avendo magari imparato l’arte ma portandosi dietro l’incapacità di condivisione. Inoltre, spesso si ha l’idea che se si forma un giovane, questo poi diventerà un concorrente a basso costo, ruberà il lavoro e di conseguenza i clienti. T Tutto questo genera inevitabilmente l’idea che i colleghi siano concorrenti e non collaboratori validi e utili, creando un paradosso in un mondo sempre più interconnesso: ovviamente non tutte le realtà imprenditoriali sono così, anzi stanno nascendo sempre più collaborazioni tra imprese, ma sono ancora gocce in un vastissimo mare. Un esempio su tutti che spesso crea frizioni è il rapporto giardinieri/arboricoltori, divisi sulla gestione delle potature o quella dei giardini, visto che capita che giardinieri si improvvisino arboricoltori e arboricoltori giardinieri; in questo caso basterebbe un semplice scambio di competenze ottenendo risultati ottimali. Anche la progettazione del verde (ne abbiamo
E NTI? parlato sull’editoriale del numero scorso, a pag. 6) è un nervo scoperto, anche se qui complice ormai è il mercato: il giardiniere progetta con competenze limitate utilizzando l’ultimo programma disponibile e spesso gratis con immensa gioia del cliente; l’architetto del paesaggio progetta con competenze acquisite nel suo corso di studio, giustamente si fa pagare (spesso con difficoltà da parte del cliente). Entrambe le figure potrebbero collaborare con risultati eccellenti, esercitando le proprie competenze, quelle maturate sul campo dal giardiniere e quelle teoriche acquisite dall’architetto del paesaggio (approfondimento a pag. 63). Un altro esempio mi riguarda direttamente, ossia la realizzazione dei terrazzi, un mondo differente da quello prettamente legato al giardino. Mi capita spesso che colleghi, come pesci fuor d’acqua, provino a cimentarsi nella realizzazione di un terrazzo e pur di non confrontarsi commettono spesso errori banali che compromettono il risultato finale. Personalmente, quando devo affrontare un giardino contatto colleghi che possono coadiuvarmi, utili a non commettere errori e soprattutto perfetti per ottimizzare i tempi di realizzazione. Cosa spero di stimolare con questo editoriale? Mi auguro che soprattutto tra i giovani colleghi si impari a fare rete, si impari finalmente a condividere le rispettive competenze, ci si confronti attivamente correggendo a vicenda errori e trovando soluzioni adeguate in una visione utile a creare massa critica, indispensabile per far girare informazioni e concetti. In fin dei conti, dovremmo fare semplicemente quello che le piante sanno già fare benissimo.
di Sandro Degni
Il cantiere
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Di padre in figlia
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I nuovi CAM, il verde pubblico
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Geografia del paesaggio
di Daniela Stasi di Valerio Pasi
di Vittorio Peretto
smart
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Tutto sotto controllo Potatura professionale con meno fatica di JJacopo Fromelli
SOMMARIO N°024
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Una macchina, tre utilizzi
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Soluzioni ad hoc!
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La nutrizione di domani
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Per gli spazi urbani
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Per una pavimentazione etica
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Geometrie per l’outdoor
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Piante native, una scelta ambientale
di F Filippo Terragni
di F Filippo Tommaseo
di Jacopo Fromelli
di F Filippo Tommaseo
di Filippo Terragni di Jacopo Fromelli
di Filippo Tommaseo
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Valore autoctono di Francesco Tozzi
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gestione
N˚ 024 SETTEMBRE / OTTOBRE 2020
Giardiniere e arboricoltore insieme
DIRETTORE RESPONSABILE Francesco Tozzi / f.tozzi@laboratorioverde.net
di Paolo Codazzi e Giovanni Rossoni
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Esempio di tenacia e passione
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A ogni azione... una reazione
di G Giovanna Cutuli
di F Francesco Zangari
sCOPERTE
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Alberi per tutti di IIrene Nuvola
Insieme per la difesa del verde
IN REDAZIONE Daniela Stasi / d.stasi@laboratorioverde.net COLLABORATORI Nora Adamsberg, Jessica Bertoni, Lucio Brioschi, Jurg Burger, Paolo Codazzi, Giovanna Cutuli, Sandro Degni, Viola Delfino, Costanza Di Matteo, Jacopo Fromelli, Irene Nuvola, Valerio Pasi, Vittorio Peretto, Giovanni Rossoni, Filippo Terragni, Filippo Tommaseo, Francesco Zangari, Anna Zottola GRAFICA Testo&Immagine snc / testoeimmagine@fastwebnet.it PRODUZIONE E SEGRETERIA Katiuscia Morello / k.morello@laboratorioverde.net COMUNICAZIONE DIGITALE Irene Accattino / promozione@laboratorioverde.net PROMOZIONE E SVILUPPO Matteo Ragni / m.ragni@laboratorioverde.net Stefano Carlin / s.carlin@ laboratorioverde.net
di N Nora Adamsberg
STAMPA Ciscra spa, Via San Michele 36, Villanova del Ghebbo (RO)
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Resiliente e sostenibile
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DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Edizioni Laboratorio Verde srls, via Pasubio 16, 21020 Brebbia (VA) Tel. 0332 989211 - fax 0332 773850 www.laboratorioverde.net - info@laboratorioverde.net
Romantiche e inusuali
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Più arbusto che albero
di V Viola Delfino
di N Nora Adamsberg
rubriche
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Editoriale/1
di Francesco Tozzi
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Editoriale/2
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News
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L’opinione
di SSandro Degni
Prontuario
di Nicoletta Toffano e Valentina Forges Davanzati di Anna Zottola
Flortecnica e vivaismo, periodico mensile registrato presso il Tribunale di Piacenza n. 275 del 8/03/1977 – n. R.O.C. 15/171. Spedizione Posta Target Magazine autorizzazione LOMBARDIA/00202/02.2014/CONV.
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di Costanza di M Matteo
Laboratorio
verde
Casa editrice specializzata nei settori florovivaismo, garden e interior AMMINISTRATORE UNICO Francesco Tozzi SEGRETERIA GENERALE Katiuscia Morello Edizioni Laboratorio Verde srls edita i seguenti prodotti: • GreenUp • Flortecnica e vivaismo • Bio Agenda • I Quaderni di greenup • Bio Calendario Rappresentante e collaborazioni: • floorewall.com Edizioni Laboratorio Verde srls, titolare del trattamento dei dati relativi ai destinatari della presente pubblicazione, informa che le finalità di tale trattamento sono rivolte a consentire l’invio della presente rivista, e/o altre di propria edizione, allo scopo di agevolare l’aggiornamento dell’informazione tecnica, nonché alle operazioni necessarie alla gestione amministrativa e contabile dell’abbonamento. Edizioni Laboratorio Verde srls riconosce e garantisce ai medesimi destinatari i diritti di cui all’art. 7 del D.Lgs. 196/03.
www.laboratorioverde.net issuu.com/edizionilaboratorioverde abbonamento da 6+1 numeri: 30,00 Euro
CONTRIBUTI
JESSICA BERTONI Consulente e collaboratrice. Laureata in Economia e Commercio, abilitata alla professione di dottore commercialista, sulle nostre testate ci svela, in modo semplice e diretto, come si può stare sempre informati anche sui temi più ostici. Suoi gli argomenti economici, finanziari e amministrativi.
CAMILLO DE BENI Dottore agronomo e specialista nella gestione agronomica dei manti erbosi, con una ventennale esperienza nell’uso di prodotti naturali e biologici per la cura del verde ornamentale in ambito pubblico e privato. Ha contribuito, già dalla fine degli anni ’90, a introdurre e sviluppare protocolli per l’uso di biotecnologie e di metodologie finalizzate all’incremento di bio-fertilità nei terreni, con l’applicazione di micorrize, batteri benefici, antagonisti naturali per le patologie fungine e biostimolanti per l’incremento della vitalità nelle piante e nei manti erbosi.
Sandro Degni
VALERIO PASI
La sua formazione ha inizio con il corso di realizzazione e manutenzione per parchi e giardini della Scuola Agraria del Parco di Monza, al quale segue nel 1998 la fondazione dell’azienda 100giardini. Lavora con diversi studi di architettura e garden center di Milano e provincia. Nel 2013 con il gruppo di professionisti Giga-G realizza il progetto “Locus genii”, vincitore del Festival Internazionale dei Giardini nel parco del Domaine di Chaumont-sur-Loire, in Francia. Fonda poi lo studio di progettazione Verde Officina.
Dottore agronomo, da più di 20 anni si occupa principalmente di verde ornamentale e di pianificazione del territorio per gli aspetti legati all’agricoltura e alle foreste. Diversi gli ambiti: consulenza agronomica, di lotta integrata e biologica alle aziende di produzione nel settore florovivaistico, orticolo e dei piccoli frutti; valutazione dei rischi legati alla stabilità degli alberi pubblici e privati; attività inerenti le trasformazioni territoriali quali quelle di boschi, progetti del verde, sistemazioni idraulico-forestali; consulenza alle pubbliche amministrazioni.
MATTEO RAGNI
Anna Zottola
Si è diplomato presso la Scuola di Minoprio come agrotecnico, e dopo aver seguito due progetti di sviluppo agricolo prima in Kosovo e poi in Libano, è rientrato in Italia e si occupa di rappresentare alcune aziende israeliane e olandesi leader nella produzione di giovani piante. Lavora anche come consulente per imprese floricole e vivaistiche, soprattutto in materia di scelte assortimentali e piani colturali. Da oltre cinque anni è, prima collaboratore, poi consulente tecnico-editoriale per le riviste GreenUp e Flortecnica e vivaismo di Edizioni Laboratorio Verde.
La passione per le piante e per le tematiche socio-educative si conciliano dopo la laurea in Scienze Agrarie con una lunga esperienza di ricerca, docenza e poi gestione della Scuola di Minoprio. Creando la filiera formativa completa, ha tessuto reti nei settori a indirizzo vegetale. Tra i premi: il “Memorial Fabio Rizzi”, il riconoscimento alla carriera in occasione di Myplant & Garden e da Regione Lombardia per l’eccellenza dei risultati raggiunti. Ora collabora con enti e organizzazioni per progetti di formazione e sviluppo del verde.
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IL CANTIERE | l’intervista
Rossano Caporalini insieme alla figlia Silvia, parenti e “colleghi”.
di padre
TEMPO DI LETTU R A: 8 minuti
in figlia Q uella di aprire il numero con un’intervista a un giardiniere è ormai diventata una “tradizione” attesa dai nostri lettori. E non nascondiamo che ricevere le vostre mail in cui ci chiedete di essere intervistati, ci riempie davvero di gioia. Ripaga di tanti sforzi e ci fa sentire una voce nel settore del giardinaggio professionale. Una voce che seppur piccina, inizia a essere ascoltata. Su questo numero autunnale, mentre osserviamo la natura cambiare colore, abbiamo intervistato Rossano Caporalini di Osimo, in provincia di Ancona, nelle Marche, titolare dell’impresa Caporalini Giardini: grazie a collaborazioni con professionisti esperti nei vari campi, si occupa di progettazione, realizzazione e manutenzione giardini, irrigazione, scelta e
posa in opera di arredi per esterni, oltre che di impianti d’illuminazione e audio, piscine e vasche idromassaggio; tra le attività anche l’allestimento di strutture vegetali e addobbi floreali per eventi. Svelo un piccolo segreto: quando ci siamo sentiti per l’intervista, mi ha chiesto di poter inserire, come immagine nell’articolo, una foto in cui è insieme alla figlia Silvia, coinvolta nell’attività di famiglia. Ed eccola la foto, in cui Rossano e Silvia sorridono: padre e figlia, parenti e colleghi. Una storia bella, la loro, da leggere con gli occhi e con il cuore. Come e perché hai deciso di diventare giardiniere? La decisione di fare il giardiniere è venuta in maniera spontanea, seguendo quella che era una passione. Ho cercato fin da subito chi potesse
Lavorando con mia figlia ho un doppio onere: rispettare tutti i principi che un genitore dovrebbe trasmettere a un figlio e insegnarle quelle cose che si imparano solo con l’esperienza, il tempo e gli errori, ma che l’istinto ci porta a trasmettere immediatamente 12
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Ed eccoci al consueto appuntamento con l’intervista a un giardiniere. Questa volta tocca al marchigiano Rossano Caporalini, che ha coinvolto nella sua attività anche la figlia Silvia. Una bella storia in cui il mestiere diventa insegnamento e condivisione dei saperi di Daniela Stasi
accompagnarmi in questo percorso e nella scuola Agraria del Parco di Monza ho trovato il partner ideale. Come hai iniziato? Dopo il corso di formazione ho via via arricchito il mio bagaglio con aggiornamenti continui, che tuttora seguo, nel frattempo ho iniziato a lavorare in piccoli giardini, a dare suggerimenti ad amici, sempre applicando quanto imparato a scuola. Come definiresti il mestiere di giardiniere? Qual è la tua visione? Lo definirei rigenerante da un lato ed essenziale dall’altro. Nel mio modo di vedere è rigenerante per la Per saperne di più percezione che ho durante il su Rossano Caporalini: lavoro, quindi la possibilità di www.caporalinigiardini.com e la realtà dei fatti trovi godere di sensazioni quotidiane facebook.com/caporalini.giardini dissonanze? uniche e talmente appaganti Per me il giardiniere è la che a volte preferisco non figura che con le mani parla raccontarle, ma semplicemente alla natura e con la bocca traduce il linguaggio viverle. Essenziale perché il giardiniere è colui della natura al cliente. E la professionalità serve a che conserva e si prende cura di un’opera creata migliorare questi livelli di comunicazione. Nel mio e realizzata spesso da altre figure (progettista e caso no, non trovo dissonanze perché non riuscirei vivaista) e che senza la sua mano, senza la cura, a parlare in altro modo e per fortuna ci sono senza la costanza nel seguire la crescita e lo molti altri giardinieri che parlano questa “lingua”. sviluppo, ne determinerebbe il deperimento. Purtroppo, la realtà evidenzia che, nonostante ci si sforzi di promuovere e valorizzare la professionalità Cosa rappresenta per te idealmente essere anche nel settore del giardinaggio, la strada da un giardiniere e come consideri oggi percorrere è ancora lunga, per fortuna sono nate il giardinaggio professionale? Tra l’ideale N°024
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IL CANTIERE | l’intervista
Per me il
giardiniere è la figura che con le mani parla alla natura e con la bocca traduce il linguaggio della natura al cliente associazioni di settore che stanno agevolando questo percorso. Cosa pensi sia prioritario nel fare giardinaggio professionale? Il rispetto della natura, l’estetica, le scelte dei clienti? O un mix equilibrato di tutti questi fattori? Sicuramente è prioritario rispettare la natura e i suoi equilibri facendosi carico di riuscire a trasmetterli al cliente, si crea di conseguenza un rispetto reciproco tra le due figure. Secondo te come si evolverà in futuro il mestiere del giardiniere? Si sta già evolvendo, i continui cambiamenti climatici ci portano a individuare soluzioni sempre più mirate nell’ottica del rispetto della natura, senza tralasciare esigenze e richieste del cliente, un passaggio fondamentale è la collaborazione tra le diverse figure professionali che ruotano intorno al mondo del verde. Sei un giardiniere e vuoi raccontarci la tua Un lavoro a cui sei particolarmente storia? Scrivi a legato? d.stasi@laboratorioverde.net Non ce n’è uno in particolare, ogni cliente ha le sue esigenze e le sue caratteristiche che rispecchiano, in questo caso, nel proprio giardino. In ogni giardino trovo qualcosa a cui sono legato, anzi lo pianto per riscoprirlo nel tempo.
Quale o quali sono i tuoi punti di forza sul lavoro? Rispetto. Precisione. Pulizia. Mi raccontavi che hai trasmesso la passione a tua figlia e che lavorate insieme: qual è secondo te il valore aggiunto di una simile esperienza, sia lavorare con tua figlia, sia lavorare con una donna? Nella quotidianità lavorativa come vivete questo aspetto? Lavorare con mia figlia è molto più impegnativo (e mentre lo dico sorrido), ho un doppio onere: rispettare tutti i principi che un genitore dovrebbe trasmettere a un figlio e insegnarle quelle cose che si imparano solo con l’esperienza, il tempo e gli errori, ma che l’istinto ci porta a trasmettere immediatamente. Quindi il valore aggiunto si ottiene attraverso una maggiore attenzione alle cose che si fanno e che si insegnano, ma altrettanto ho imparato io da lei, soprattutto la sua visione diversa dalla mia mette l’attenzione su dettagli che ci completano a vicenda. Stessa cosa lavorare con una donna, amplia la prospettiva. E poi diciamolo chiaramente: il giardiniere si confronta quotidianamente con le donne. Non sono forse le donne a decidere in giardino? Tra di noi c’è un’ottima sinergia e spesso mi trovo costretto ad ammettere che i suoi suggerimenti sono giusti… Non le avrò insegnato troppo?
IL CANTIERE | tecniche
TEMPO DI LETTU R A: 8 minuti
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uesto è il terzo articolo di approfondimento sui nuovi CAM. Considerata l’ampiezza e la complessità dei temi trattati, abbiamo pensato di focalizzarci, su ogni numero, su un determinato aspetto, in modo da fare chiarezza e illustrare per bene i dettagli: sul numero 22 (pag. 16) abbiamo affrontato la parte dei CAM relativa alla progettazione del verde e sul numero 23 (sempre a pag. 16) di quella attinente al servizio di gestione e manutenzione del verde pubblico, una parte particolarmente corposa che continuiamo ad analizzare in queste pagine.
DAL RISPETTO DELLA FAUNA ALLE ATTREZZATURE ELETTRICHE
Sul numero scorso abbiamo visto da vicino le clausole contrattuali riguardanti la formazione, la comunicazione e la gestione dei materiali organici residuali. Altre clausole contrattuali riguardano il rispetto della fauna, utilizzando tecniche di
taglio del prato che favoriscano vie di fuga per la fauna presente e la fertilizzazione del terreno con sostanze naturali (non semplicemente organiche? una svista?). Altra clausola riguarda gli interventi meccanici Tilia cordata Greenspire. nell’esecuzione delle opere di manutenzione, per le quali va privilegiato l’utilizzo di attrezzature ad alimentazione elettrica adeguandole in peso e potenza alla tipologia e alla dimensione dell’area verde; vanno anche limitati gli interventi di potatura delle alberature per evitare l’alterazione della morfologia della chioma (ma la morfologia desiderata va costruita e mantenuta proprio con le potature!). Infatti nella
Riflettori ancora puntati sui nuovi CAM. Proseguiamo l’excursus e continuiamo a concentrarci sulla parte dedicata al servizio di gestione e manutenzione del verde pubblico
© Milano di Antoine.
di Valerio Pasi
I nuovi CAM,
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© Valerio Pasi.
© Valerio Pasi.
In questo articolo affrontiamo ancora la parte dei CAM relativa al servizio di gestione e manutenzione del verde pubblico. Sul prossimo numero torneremo nuovamente sul tema e focalizzeremo l’attenzione sulla fornitura di prodotti per la cura del verde. Ti sei perso la parte sulla progettazione del verde? Nessun problema, vai a pag. 16 del numero 22. successiva clausola, che riguarda la manutenzione del patrimonio arboreo e arbustivo, ritroviamo ciò che è corretto: ovvero la descrizione degli interventi necessari a impostare la crescita corretta e costruire una chioma sana e con ridotto rischio di rottura.
TECNICHE A BASSO IMPATTO AMBIENTALE
Per le superfici prative, oltre alle considerazioni di carattere generale, si prescrive per la manutenzione delle aree verdi orizzontali, in particolare, in caso di tagli frequenti, l’impiego di tecniche a basso impatto ambientale come il taglio mulching, mulching mentre per le aree verdi extra urbane ed estensive è previsto il ricorso alla fienagione e al pascolo (sic!). sic! sic!). Per quanto attiene ai prodotti fitosanitari e alle relative attrezzature, si ribadisce quanto previsto dalla normativa vigente (DM 22 gennaio 2014 – PAN e normative locali). Come prodotti fertilizzanti devono essere impiegate sostanze naturali (letami, residui cornei, ecc.) che non causano accertati rischi ad animali domestici e potenziali rischi per la salute, con dosi misurate e differenziate in funzione anche dei fabbisogni della vegetazione. Scelta complessa, soprattutto per l’approvvigionamento dei materiali naturali come il letame. Si sarebbero potuti indicare i fertilizzanti
organici ammessi in agricoltura biologica, per esempio, che sono certificati e regolamentati. È inoltre proibito l’utilizzo di ammendanti non rinnovabili (torbe). In alternativa sono utilizzati compostati misti o verdi, letame Uno scorcio del parco e/o materiali minerali delle Basiliche a Milano. (sabbia silicea, materiali vulcanici, kabasite, ecc.) e materiali vegetali di recupero. Altre clausole riguardano gli impianti irrigui e la gestione dei rifiuti degli imballaggi prodotti dal processo di manutenzione e di quelli abbandonati nell’area verde oggetto dell’appalto (per questi ultimi deve avvenire nel caso non sia contemplata nei servizi di igiene urbana e ambientale). L’ultima clausola riguarda l’utilizzo di oli biodegradabili per la manutenzione delle macchine: per i veicoli e i macchinari utilizzati nel cantiere devono essere utilizzati oli lubrificanti (oli idraulici, oli per cinematismi e riduttori, oli per catene, oli motore a 4 tempi, oli motore a 2 tempi e oli per trasmissioni) e grassi biodegradabili con soglia di biodegradabilità pari ad almeno il 60%.
LUCI • Attenzione all’aspetto ambientale e alle tecniche di manutenzione atte a mantenere le piante in buona salute • L’introduzione tra i criteri premianti delle attività finalizzate ad aumentare consapevolezza nella comunità • Il divieto della capitozzatura
FOCUS CAPITOZZATURA Si dispone anche che l’aggiudicatario deve evitare di praticare la capitozzatura, la cimatura e la potatura drastica perché indeboliscono gli alberi e possono creare nel tempo situazioni di instabilità che generano altresì maggiori costi di gestione. Vero e sacrosanto, ma purtroppo la definizione di riferimento di capitozzatura non è tecnicamente corretta: drastico raccorciamento del tronco o delle branche primarie (sbrancatura) fino ad arrivare in prossimità di questi ultimi (Fonte linee guida per la gestione del verde urbano e prime indicazioni per una pianificazione sostenibile a cura del Comitato per lo sviluppo del verde urbano). Definizione tecnicamente più corretta: la capitozzatura consiste nell’accorciamento delle branche o del fusto per mezzo di tagli internodali o di tagli nodali quando vengono praticati in corrispondenza di una biforcazione con un diametro non sufficiente perché possa in seguito sostituire il terminale vegetativo (vedi articolo sulla capitozzatura sul numero 18, pag. 16).
Il verde pubblico
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IL CANTIERE | tecniche
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Verde pubblico in contesto archeologico.
PER UNA COMUNITÀ PIÙ ATTENTA E CONSAPEVOLE
a gasolio, o almeno Euro 6; l’utilizzo di macchine e attrezzature, Piantagioni in città. anche per la distribuzione di fitosanitari, a basso impatto ambientale; l’uso esclusivo di metodi fisico-meccanici per la cura delle piante che evitino il ricorso a prodotti fitosanitari; il miglioramento (upgrade) del censimento e infine la valorizzazione e gestione del materiale residuale (l’offerente si impegna a valorizzare il materiale residuale generato dalle attività di manutenzione delle aree verdi mediante sua consegna a sistemi di compostaggio di prossimità quale materiale strutturante). Quest’ultimo criterio si pone parzialmente in contrasto con quanto prescritto a livello di clausole (crf 8 Reimpiego di materiali organici residuali).
T i criteri premianti troviamo l’educazione Tra ambientale: si attribuisce un punteggio tecnico premiante nel caso in cui l’offerente si impegni ad eseguire attività educative rivolte alle scuole, di ogni ordine e grado del territorio. Devono essere inoltre presentate proposte di attività divulgative destinate ad aumentare la consapevolezza della comunità che prevedano l’apposizione di etichette resistenti alle intemperie recanti il nome botanico delle specie vegetali messe a dimora, e l’organizzazione, almeno una volta al mese, di visite guidate presso le aree verdi di maggior interesse/fruizione aventi lo scopo di promuovere la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio verde urbano, ecc. Altro criterio premiante è quello sociale riguardo l’impiego di lavoratori socialmente svantaggiati. I criteri successivi riguardano: i sistemi di gestione ambientale (l’offerente deve aver implementato un sistema di gestione ambientale secondo la norma tecnica internazionale UNI EN ISO 14001 o registrazione EMAS in base al regolamento comunitario n. 1221/2009); l’incidenza dei trasporti (minimizzare l’impatto ambientale degli spostamenti e trasferimenti di personale e prodotti e impiegare un parco macchine caratterizzato da mezzi a basse emissioni quali veicoli elettrici, ibridi, non alimentati (o non alimentati esclusivamente) a benzina o Viale con gestione differente.
© Valerio Pasi.
• L’indicazione di usare sostanze naturali come prodotti fertilizzanti, quando si sarebbero potuti indicare i fertilizzanti organici ammessi in agricoltura biologica • Il criterio premiante relativo alla valorizzazione e gestione del materiale residuale si pone parzialmente in contrasto con quanto prescritto a livello di clausole (crf 8 Reimpiego di materiali organici residuali) • La definizione di capitozzatura non tecnicamente corretta
© Valerio Pasi.
OMBRE
IL CANTIERE | progetto
La Bielorussia è un Paese che soffre e si batte per avere giustizia. Un Paese in cui le libertà di pensiero e parola sono oltraggiate. Abbiamo deciso di dare voce a questa terra a modo nostro, raccontando i progetti di due paesaggiste che lì vivono, lavorano e lottano per un futuro migliore di Vittorio Peretto* TEMPO DI LETTU R A: 15 minuti
S
e c’è una cosa che ho imparato in tanti viaggi e trasferte di lavoro, è quanto siano vere le parole della poetessa Wislawa Szymborska “solo ciò che è umano può essere davvero straniero, tutto il resto è lavorio di talpa e di vento”. Sicuramente l’occasione professionale è quella che, per sua natura, ti fa incontrare persone che in qualche modo sono anche uno specchio del
tuo stesso lavoro o di ambiti a esso prossimi. Come quando nuotando nel proprio acquario si incontrano colleghi, consulenti e fornitori, solo che in questi casi ci sono delle interessanti differenze: sono forgiati da altre culture, parlano e scrivono altre lingue, ascoltano altre musiche, gustano sapori diversi, sono soggetti ad altri climi. È decisamente un tipo di esperienza che potrei definire estremamente stimolante. E lo è soprattutto nel
*Paesaggista titolare di Hortensia Garden Design www.hortensia.it
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BIELORUSSIA La Repubblica di Bielorussia è uno stato membro dell’Unione Eurasiatica e della CIS. È una repubblica presidenziale e il presidente è eletto direttamente dai cittadini per un mandato di 5 anni. Ha un punteggio di 3.69 su 10 nel Democracy Index, qualificandosi come “regime autoritario”. ◗ Popolazione: 9.481.000 abitanti (est. 2014) 83.7% bielorussi, 8.3% russi, 3.1% polacchi, 1.7% ucraini, 0.1% ebrei, 0.1% armeni, 0.1% tartari, 3.0% altri ◗ Lingua: bielorusso (lingue slave / indoeuropea) russo (lingue slave / indoeuropea) ◗ Religione: Chiesa ortodossa (48.3%); Ateismo (41.1%) Cattolicesimo (7.1%) Altre religioni (3.5%) ◗ Moneta: Rublo Bielorusso LETTONIA
RUSSIA
LITUANIA
Sperimento in via diretta come anche il fare un giardino, certamente toccando tasti sensibili, possa essere operazione che
ha a che fare con la diplomazia e con la geopolitica momento in cui capita di concentrarsi su analogie e differenze che, generalmente, in entrambi i casi, sono davvero tante: le prime sono dovute al fatto che tutti ci riferiamo al mondo naturale delle piante che, senza confini (Szymborska docet, con il suo Salmo), ovunque funziona allo stesso modo; le seconde, proprio ai diversi “teatri” che esigono risposte specifiche, che nascono dall’esperienza, dalla formazione e in definitiva dalla cultura.
UNITÀ E DIFFERENZE
POLONIA
U C R A I N A
In questa pagine e in copertina diversi scorci del giardino “Respiro del vento” progettato dalle paesaggiste bielorusse Yulia Tadeush e Dina Zakharova dello studio Artgarden.
La nostra bellissima professione di giardinieri (con questo termine, se ci pensiamo, possiamo raccoglierci tutti), forse si presta particolarmente a sollecitare riflessioni di unità e differenze. I mondi sono diversi (bah, in realtà sì e no) e la Natura è sempre lei, ma si rivela in modi che rivelano analogie sorprendenti. Se per comodità riduciamo la materia di cui si nutre il nostro mestiere alle sole piante, scopriamo che, girando per il mondo, abbiamo a disposizione un linguaggio terzo: il latino della classificazione scientifica (un altro linguaggio terzo che mi piace rilevare è quello della Per rimanere Musica, ma non è il tema di qui e aggiornato ora). Con generi e specie, ci ritroviamo sulla questione a parlare la stessa lingua e troviamo un bielorussa utilissimo terreno (termine quanto mai vai al sito adatto!) comune dove misurarci. eastjournal.net Da lì in poi, per poter dare degli esiti concreti alla nostra venuta, dobbiamo lasciare spazio nella testa a tutti quegli indizi che fanno la differenza: il Caucaso in Georgia devia il siberiano Buran (la nostra Bora), il fiume Yenissei in inverno gela e si può usare come pista per i
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Vittorio Peretto con un gruppo di paesaggiste bielorusse all’International Landscape Forum di Minsk.
camion, le rose rampicanti in certa parte della Russia devono avere davanti uno spazio vuoto per essere stese a terra al fine di rimanere sotto la neve e dunque rimanere protette dal gelo, il Mar Caspio in Azerbaijan mitiga il clima di Baku, il Barocco italiano ha scolpito le forme di Lvov in Ukraina, in Bielorussia c’è tanta acqua e via così all’infinito. Si fa strada così una visione che appartiene non a una, ma a tante geografie, dove si incontrano i climi, le storie (sia grandi che piccole), le musiche, le produzioni agricole e dunque le specialità gastronomiche, gli animali migratori e non, gli insetti, le invasioni e le scorrerie, le influenze e le aspirazioni, le politiche, le tradizioni e le leggende e altri infiniti contenuti. Forse davvero non esiste carta abbastanza spessa per tracciare una mappa
così complessa che alberga solo nella mente. Così mi piace scoprire che esiste un fondamento di verità nel mito di Giasone e il Vello d’oro, visto che nella Colchide l’oro veniva cercato facendo passare l’acqua dei fiumi attraverso la lana di pecora. Come mi suggestiona il nesso tra le cupole delle chiese ortodosse e le gemme delle piante, letto passando dalla transizione dai culti animisti alla religione cristiana. Come ancora non mi lascia indifferente la conquista dell’Eurasia sulla doppia griglia data in senso est/ovest delle tante vie della Seta e in senso nord/sud dal corso dei grandi fiumi. Si potrebbe fare un giardino in un luogo remoto dal proprio, senza sapere tutto questo? Certamente sì. Basterebbe disporre di qualche tabella con i dati climatici, un’analisi del terreno e un rilievo dello
Tutta l’avventura umana che si sviluppa dentro un percorso professionale rimane una delle esperienze più preziose che si possano fare stato di fatto. Mi chiedo però se questa dotazione da sola, possa essere sufficiente per comporre il mosaico di un bel progetto. Personalmente, preferisco nutrirmi di curiosità per il mondo, trovando ogni volta delle soluzioni davvero pensate per i luoghi (un esempio nel box “La storia tradotta in giardino”).
ESPERIENZA DI CONOSCENZA
Ma ciò che qui mi preme è il dire come tutta l’avventura umana che si sviluppa dentro un percorso professionale, rimanga come una delle esperienze più preziose che si possano fare. Febbraio 2020, su gradito invito di Yulia Chemerdovskaya dello studio Fitonia, partecipo all’International Landscape Forum di Minsk. Vado con piacere, anche perché non sono mai stato in Bielorussia. Sono uno dei relatori e ho preparato appositamente delle presentazioni. Assieme a me, l’inglese James e molti altri paesaggisti russi e bielorussi. Rapidamente sembra di conoscersi da tempo e gli argomenti non mancano. L’organizzazione di Yulia è cortesissima, perfetta, precisa e puntale. Dina Zakharova dello studio Artgarden ci accompagna con grandissima disponibilità e ci assiste in ogni momento. Davvero il fattore comune delle piante è un validissimo mezzo di comunicazione. La Bielorussia è grande due terzi dell’Italia e ha meno di 10 millioni di abitanti. Un Paese che ha sofferto, che è uscito distrutto dalla Seconda Guerra Mondiale, che ha avuto conseguenze molto gravi dall’esplosione della centrale di Chernobyl, che ha un elevato livello di istruzione e che ora sta cercando di girare pagina con delle proteste molto civili contro un governo (quello di Aljaksandr
SPIRITO DI LIBERTÀ Ecco un giardino che rappresenta la libertà, progettato dallo studio Artgarden nei vasti spazi aperti lontano da Minsk. Il proprietario è un giovane regista di talento. La superficie è di solo 0,1 ettari, ma la mancanza di vicini e l’uso del paesaggio “preso in prestito” hanno contribuito a renderlo infinito. Il principio di base di questo lavoro è stato non danneggiare l’energia e la forza del luogo. In primis l’uso di piante simili a quelle che crescono nei campi vicini e l’assenza di materiali artificiali. Il vecchio melo, già morto, è stato lasciato come simbolo delle persone che vivevano qui prima.
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Amare il proprio Paese è sempre importante per l’uomo, e ancor più per l’uomo che lavora con la natura. Il paesaggista esprime questo amore attraverso i giardini. Pertanto, i giardini da noi creati sono spesso associati alla natura bielorussa, con i suoi bellissimi campi e foreste, fiumi e laghi DUE MONDI In Bielorussia spesso i giardini non hanno superfici estese. Il giardino “Due mondi” firmato da Yulia e Dina è uno di questi casi. Di proprietà di una giovane famiglia dell’ambiente IT, presenta un’area di 0,15 ettari ed è circondato da terreni per lo di più di sabbia. In passato, in questo luogo sorgeva una foresta e alcuni alberi sono stati preservati. La posizione della casa divide il sito in due zone: all’ingresso il layout è abbastanza chiaro, con volumi strutturati, un accenno diretto alla professione dei padroni di casa, al progresso, alla tecnologia, alla matematica, all’ordine e alla logica; la parte privata del giardino è molto morbida e naturale, è una zona per il comfort e la famiglia. Ed è un collegamento diretto con la natura del luogo.
Lukašėnka) che dura da 26 anni. La risposta del regime a questa legittima aspirazione è invece violenta e sta provocando ai bielorussi sofferenze di ogni tipo. Desidero allora dar voce a queste amiche che sanno fare dei bellissimi giardini, con le quali ho avuto intense conversazioni sul paesaggio che non fanno avvertire i confini e che, al contrario, ci fanno sentire tutti “cittadini botanici”. Di fronte a dei messaggi in cui mi dicono “ora piangiamo e poi usciamo per andare sulle barricate” sento quanto fragili siano tutti i nostri bei discorsi sulla bellezza dei giardini. E forse anche quanto siamo noi dimentichi del valore di certe conquiste. Quello che vado qui a presentare sono dei progetti di Yulia Tadeush e Dina Zakharova dello studio Artgarden.
RESPIRO DEL VENTO
Il titolo di uno dei giardini progettati da Yulia e Dina è proprio “Respiro del vento” (immortalato nelle foto di queste pagine). Creato quattro anni fa poco al di fuori della capitale Minsk, ha una superficie di circa 0,6 ettari. Il proprietario è un giovane uomo d’affari che ha attività non solo in
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Bielorussia, ma anche in Polonia, Francia e Italia. «Il grande spazio aperto era praticamente vuoto, prima occupato da una vecchia discarica. Il terreno è argilloso ed è uno spazio soffiato dai venti, con alti livelli di acque sotterranee – raccontano Yulia e Dina – Il forte vento è stato il primo elemento incontrato sul sito, da lì il nome. Questo giardino è l’immagine della nostra natura. Ma non è stato un tentativo di ricreare la vera flora selvatica, probabilmente sarebbe stato stupido farlo e pensarlo; vuole essere la sua immagine collettiva e decorativa». Vicino alla grande terrazza con piscina, ecco V l’immagine della natura della parte occidentale della Bielorussia, con foreste di pini (Pinus
sylvestris) e tappeti di Erica (Calluna vulgaris). E proprio per un maggiore impatto estetico e decorativo sono stati utilizzati Pinus nigra e Pinus mugo. Parte dello spazio è stata riempita da Sedum spurium, Sedum spectabile, Calluna vulgaris, Calamagrostis acutiflora ‘Karl Foerster’ e Deschampsia cespitosa ‘Goldtau’. La Bielorussia è famosa per i suoi laghi e nel giardino c’è un ampio specchio d’acqua: lungo le sue rive sono state piantate molte specie diverse di salice, Salix purpurea, Salix alba, Salix fragilis ‘Bullata’. «Sul sito c’era anche un richiamo ai prati naturali con grandi aiuole che comprendono piante che crescono nella nostra natura, Lythrum, Iris sibirica, Eupatorium, Calamagrostis acutiflora ‘Karl Foerster’,
LA STORIA TRADOTTA IN GIARDINO Tra i progetti pensati per i luoghi mi viene in mente quello per il Memoriale di Arbuzovka, in Russia, dove nella settimana di Natale del 1942, durante la tragica ritirata, circa 10.000 soldati italiani, affamati e congelati, trovarono la morte. Vicenda citata in molta della letteratura dei reduci. Per una serie di concidenze, mi trovo a dover pensare alla traduzione in giardino, di una così atroce vicenda e non mi sfugge il fatto che rappresento mio malgrado, in una visione ormai condivisa della storia, la parte sbagliata, quella degli aggressori. Scelgo allora di dare una risposta attraverso la ricerca di una possibile matrice comune, che individuo nel melo. La motivazione è ampia: è l’albero su cui, secondo la comune tradizione cristiana cattolica e ortodossa, si fa per la prima volta la distinzione tra il bene e il male; vive bene nel clima russo; è fortemente identitario e sia Tolstoj che Checov ne erano appassionati coltivatori/collezionisti; con fiore e frutto può ben simboleggiare la rinascita; attira le laboriose api e dunque porta un messaggio di speranza. Un meleto dunque, con una forma semplice, il cerchio, visto che i nostri soldati erano di fatto accerchiati. Il diametro è di 70 metri, dove il rimando è al biblico “perdonerai il tuo fratello fino a 70 volte 7”. A mio avviso tutto quadra e raccolgo una sentita approvazione dall’Unione dei Veterani a Mosca. La doccia fredda arriva invece quando vado dal governatore a Voronezh e mi sento dire che per via delle sanzioni recentemente applicate dall’Unione Europea alla Russia a proposito dell’annessione della Crimea, il momento non è propizio. Sperimento così in via diretta come anche il fare un giardino, certamente toccando tasti sensibili, ne sono consapevole, possa essere operazione che ha a che fare con la diplomazia e con la geopolitica. Sta di fatto che pur partito con i migliori presupposti, il progetto per ora è rimasto sulla carta. N°024
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Per saperne di più: www.fitonia.by instagram.com/artgarden.by/
Miscanthus sinensis, Deschampsia cespitosa ‘Goldtau’ – continuano le due paesaggiste – Dalla strada, il giardino è stato chiuso da una foresta creata artificialmente con alberi quali Betula, Sorbus e Picea. Invece importiamo le pietre da Daghestan e Russia, nel nostro Paese non ce n’è una grande varietà. Se si percorrono le strade della Bielorussia,
Di fronte a messaggi in cui mi dicono “ora
piangiamo e poi usciamo per andare sulle barricate” sento quanto fragili siano tutti i nostri bei discorsi sulla bellezza dei giardini
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è possibile vedere molti campi arati in cui sono lasciate isole di foreste verdi: questa forma, la forma delle isole verdi, è stata utilizzata nella disposizione del giardino. I volumi sono compattati dove il giardino deve essere al riparo da occhi indiscreti, e diventano abbastanza trasparenti dove è necessario aprire una vista sulle belle distese dei campi. Infine, accanto alla casa, in uno spazio aperto con vista sul campo, è stato piantato un grande Malus ‘Rudolph’ decorativo, simbolo dei meleti che molte delle nostre nonne avevano nei villaggi». Da sinistra, Dina Zakharova e Yulia Tadeush dello studio Artgarden.
LA BIELORUSSIA RACCONTATA DA CHI CI VIVE LA PAROLA A YULIA TADEUSH E DINA ZAKHAROVA DELLO STUDIO ARTGARDEN I bielorussi potrebbero non essere le persone più sorridenti sulla Terra. Naturalmente sono influenzati dalla storia, dalla posizione geografica e dal clima con piogge frequenti, forti sbalzi di temperatura, aria umida sia in estate che in inverno. Non abbiamo tanto sole come in Italia. Storicamente il nostro Paese è sempre stato attraversato da guerre. Siamo stati costantemente catturati. E non è un segreto, la Bielorussia è tra i Paesi più colpiti durante la Seconda Guerra Mondiale. Tutti questi fattori hanno lasciato un segno profondo sulla nostra mentalità. Siamo un popolo abituato a sopravvivere e la Resistenza bielorussa, durante il secondo conflitto mondiale, arruolò il maggior numero di partigiani, arrivando a circa 400.000 combattenti. La parola “guerra” per noi non è un suono vuoto, e anche ora, anche nel momento più difficile per noi (mentre scrivono sono in corso le proteste di massa contro i brogli elettorali di Aljaksandr Lukašėnka, ndr ndr) cerchiamo con tutte le nostre forze di difendere pacificamente il nostro diritto alla libertà. Siamo difficili da svegliare, ma risvegliati, diventiamo testardi nel nostro desiderio di far valere i nostri diritti. Siamo anche una nazione moderna, capace di accogliere
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e favorire il progresso – siamo famosi per i programmatori informatici, sono stati i bielorussi a inventare il software di messaggistica Viber e il videogioco multiplayer World of Tanks. E nonostante un po’ di chiusura esterna, siamo persone calme, pacifiche e gentili. Siamo persone che provano un amore sincero per il proprio Paese e per i luoghi in cui siamo nati. Questo per noi è fondamentale: amare il proprio Paese è sempre importante per l’uomo, e ancor più per l’uomo che lavora con la natura. Il paesaggista esprime questo amore attraverso i giardini. Pertanto, i giardini da noi creati sono spesso associati alla natura bielorussa, con i suoi bellissimi campi e foreste, fiumi e laghi. Allo stesso tempo, ci teniamo a creare giardini moderni e confortevoli. Proviamo un amore speciale per i giardini moderni di stile naturale e le visioni lungimiranti dei nostri clienti ci aiutano a creare giardini liberi da uno stile predefinito, in sintonia con la natura e con l’ambiente che li circonda. E alla fine, cosa sognano i bielorussi ora? Pace, amore e rispetto. Rispetto per le persone e per la natura.
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