PROGETTAZIONE COSTRUZIONE GESTIONE E MANUTENZIONE PROFESSIONALE DEGLI SPAZI VERDI
giardiniere giard N° 026
IL
Gennaio – Febbraio 2021
+INTERVISTA
Cesare Dell’Orto, fare il giardiniere è occasione di miglioramento
*
Come trasformare il preventivo in un efficace strumento di vendita
LA NUOVA RIVISTA PER IL GIARDINIERE SPECIALE PIATTAFORME AEREE Una panoramica dei principali marchi per orientarsi nella scelta
Da questo numero la rivista si può anche ascoltare su radiogarden.it!
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onfesso di essere stato molto sorpreso a vedere Barack Obama in televisione a presentare il suo libro autobiografico Una terra promessa. A regalarmi meraviglia è stata l’immagine dell’ex presidente degli Stati Uniti intento a conversare con un giardiniere della Casa Bianca. Sì, proprio così, rubo le sue parole: «Tutti dobbiamo essere come lui (il giardiniere, ndr), e coltivare il meglio: fare bene il proprio lavoro, qualunque ndr esso sia». Lo so, di citazioni sui giardinieri ce ne sono davvero molte, ma in cuor mio ogni volta che sento pronunciare la parola “giardiniere” da una bocca estranea al mondo verde, ecco, sono felice.
N˚ 026 GENNAIO / FEBBRAIO 2021
Questa lunga premessa apre il primo numero del 2021, un numero per noi particolarmente importante perché, oltre a inaugurare un anno in cui ognuno di noi ripone tante speranze, sancisce il debutto de IL giardiniere Voice, Voice, la versione podcast della nostra rivista: d’ora in poi, all’uscita di ogni numero, una selezione di articoli viene letta e trasformata in audio per poter essere ascoltata in qualsiasi momento della giornata; l’idea, pensata come “servizio” realmente utile per i nostri lettori, fa parte del più ampio progetto Radio Garden, realizzato in collaborazione con Garden TV (ne parliamo a pag. 31).
PRODUZIONE E SEGRETERIA Katiuscia Morello / k.morello@laboratorioverde.net
Non mancano gli approfondimenti: da quello sulla progettazione a pag. 22 a quello sui giardini storici a pag. 48. Da leggere con attenzione, infine, la sezione Smart, il Prontuario e l’Opinione di Anna Zottola, sempre formativi e arricchenti. Che sia una buona lettura, dalla prima all’ultima pagina! E buon ascolto! di Francesco Tozzi
RESPONSABILE EDITORIALE Daniela Stasi / d.stasi@laboratorioverde.net IN REDAZIONE Alice Nicole Ginosa COLLABORATORI Nora Adamsberg, Jessica Bertoni, Lucio Brioschi, Filomena Carpino, Sandro Degni, Viola Delfino, Valentina Forges Davanzati, Anna Gregoris, Matteo Meloncelli, Irene Nuvola, Valerio Pasi, Nicoletta Toffano, Anna Zottola GRAFICA Testo&Immagine snc / testoeimmagine@fastwebnet.it
PROMOZIONE E SVILUPPO Matteo Ragni / m.ragni@laboratorioverde.net Stefano Carlin / s.carlin@ laboratorioverde.net STAMPA Ciscra spa, via San Michele 36, Villanova del Ghebbo (RO) DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Edizioni Laboratorio Verde srls, via E. Cosenz 35, 20158 Milano Tel. +39 02 4244 8445 info@laboratorioverde.net | www.laboratorioverde.net Flortecnica e vivaismo, periodico mensile registrato presso il Tribunale di Piacenza n. 275 del 8/03/1977 – n. R.O.C. 15/171. Spedizione Posta Target Magazine autorizzazione LOMBARDIA/00202/02.2014/CONV.
e d i z io n i
Ma sfogliamo la rivista insieme. Diverse le interviste presenti: a pag. 12 al giardiniere Cesare Dell’Orto che, nonostante i tanti anni di lavoro, ha mantenuto inalterato il senso di meraviglia per la sua professione; a pag. 16 è la volta di Nada Forbici, presidente di Assofloro, intervistata sui nuovi CAM dal nostro agronomo di fiducia, Valerio Pasi; e ancora, a pag. 38, al giornalista Gaetano Zoccali, che ci racconta con passione ed entusiasmo del suo libro Natale Torre. I Giardini del Sole, pensato come una lunga conversazione con un illuminato vivaista-ricercatore siciliano.
DIRETTORE RESPONSABILE Francesco Tozzi / f.tozzi@laboratorioverde.net
Laboratorio
verde
Casa editrice specializzata nei settori florovivaismo, garden e interior AMMINISTRATORE UNICO Francesco Tozzi SEGRETERIA GENERALE Katiuscia Morello Edizioni Laboratorio Verde srls edita i seguenti prodotti: • GreenUp • Flortecnica e vivaismo • Agenda del Verde • I Quaderni di greenup • Calendario del Verde Rappresentante e collaborazioni: • floorewall.com Edizioni Laboratorio Verde srls, titolare del trattamento dei dati relativi ai destinatari della presente pubblicazione, informa che le finalità di tale trattamento sono rivolte a consentire l’invio della presente rivista, e/o altre di propria edizione, allo scopo di agevolare l’aggiornamento dell’informazione tecnica, nonché alle operazioni necessarie alla gestione amministrativa e contabile dell’abbonamento. Edizioni Laboratorio Verde srls riconosce e garantisce ai medesimi destinatari i diritti di cui all’art. 7 del D.Lgs. 196/03.
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P
L’ANNO DEL GIARDINIERE
er questo editoriale mi sono indebitamente appropriato del titolo di un libro che amo particolarmente, “L’anno del Giardiniere” di Karel Capek, un must have come direbbero quelli bravi, un libro da tenere assolutamente sempre con sé, dico io. Si presta a questa funzione di amico della nostra quotidianità, piccolo e indiscreto, da tenere sul furgone, in tasca o nella nostra borsa degli attrezzi, come uno strumento.
Che anno è stato il 2020 lo sappiamo tutti quanti, nel bene o nel male ha stravolto le nostre vite disabituandoci dai nostri rituali e insegnandoci nuove routine. Che anno sarà il 2021 non possiamo saperlo, ma noi Giardinieri abbiamo un vantaggio, almeno in giardino sappiamo di poter dire la nostra, di confrontarci con la Natura capricciosa, di comunicare con lei e di colorare e ingentilire il mondo che ci circonda. Abbiamo avuto la sensazione che il mondo rallentasse perché noi esseri umani stavamo rallentando; in realtà nulla di non governato dall’uomo si è mai veramente fermato e abbiamo dovuto fare i conti con il nostro ego smisurato che pensa di governare l’alba e il tramonto, di decidere quando un fiore debba sbocciare o di che colore dovrà essere. Nessun mese è veramente inattivo. Per esempio, a gennaio si coltiva il tempo, a febbraio si sonnecchia ancora un po’ ma si comincia a guardare a marzo che prepotentemente arriverà e si porterà con sé aprile, maggio, giugno, mesi amati per i colori, le temperature miti e le fresche serate; ma anche i mesi nei quali rincorrere il giardino che piano piano ci porta verso luglio e agosto, tempo di riposo e lentezza, per poi precipitarci nel vero mese che dà inizio al nuovo anno, settembre. E poi giù verso i profumi del mosto, i primi freschi serali, le giornate che cedono il passo al buio impellente con novembre e dicembre che bussano intensamente, freddi ma in grado di offrire cieli stupendi, costellazioni uniche
Nonostante le apparenze, un giardiniere non ha origine da un seme, da un virgulto, da un bulbo, da un tubero e nemmeno per margotta, bensì nasce dalle esperienze, dall’ambiente circostante
e dalle condizioni naturali... da “L’anno del giardiniere” di Karel Čapek 6
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che il Giardiniere non può che ammirare alzando lo sguardo al cielo. Magari osservando le chiome ormai spoglie degli alberi, scrutando le nuvole per capire se saranno pioggia o neve o solo portatrici di bigie giornate nebbiose. I mesi passeranno così, temendo le gelate tardive ma osservando i boccioli nuovi, le fioriture profumate e delicate dell’inverno, lungo ma non troppo, che ogni tanto tradisce con caldi pomeriggi che fanno venir voglia al Giardiniere di uscire a mettere mano alle sue creature. “Finché ero solo uno spettatore lontano e distratto al cospetto dell’opera finita dei giardini, ritenevo i giardinieri persone dall’animo particolarmente poetico e delicato, che coltivano i profumi dei fiori, ascoltando il canto degli uccelli [...]. È una creatura che sprofonda nella terra e lascia vedere a noi, fannulloni ficcanaso, solo quello che sta in alto. Vive immerso nella terra. [...] Se arrivasse nel Giardino dell’Eden, annuserebbe inebriato e direbbe: ‘qui, Buon Dio, c’è dell’humus!’”. Ecco quindi, Giardinieri, che l’anno che ci aspetta, consapevoli del nostro preziosissimo ruolo, non sarà il solito anno, non sarà l’anno di un lavoratore “normale” ma ancor di più quello di un artista, di un pittore, di uno scultore, che utilizzando
gli strumenti che ha tutto attorno a sé, creerà, scolpirà, dipingerà un mondo che ha dimostrato di non fermarsi mai, nonostante noi. E noi siamo “investiti” di un ruolo unico al mondo... Ah se lo capissimo veramente, quanta bellezza saremmo in grado di trasformare con le nostre mani. L’anno del Giardiniere è seminare, vangare, potare, lottare con i parassiti, colorare con le fioriture, modellare le piante, nutrire il terreno e lo spirito di chi vivrà le nostre creature; ma anche avere la fortuna di giocare con la natura che vince sempre, ma si diverte a illuderci che siamo noi a gestire il gioco.
testo e foto di Sandro Degni
Il cantiere
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Il mestiere come occasione di miglioramento di Daniela Stasi
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Il punto di vista dei vivaisti
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Lavoro simbiotico
di Valerio Pasi
IN COPERTINA Una classica potatura di febbraio in una corte Vecchia Milano, a pochi passi dal capoluogo lombardo. Una foto “vera” che ritrae la quotidianità lavorativa di un’impresa “vera”, Il Giardino di Torriggio. Perché una piattaforma aerea? Perché lo Speciale di questo numero è dedicato proprio a questa tipologia di macchine.
di Nicoletta Toffano e Valentina Forges Davanzati
SMART
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Quanto sono verdi le città? di Daniela Stasi
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IL giardiniere Voice
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Specialista e formatore
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Sicuri in quota
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Lunga vita
38
gestione
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L’estetica conta meno
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Il giardino storico di Villa Manin
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Verde urbano, vero habitat
di Daniela Stasi di Viola Delfino di IIrene Nuvola
di N Nora Adamsberg
Intensa conversazione tra giardinieri appassionati
N°026
di Anna Gregoris
di Filomena Carpino
sCOPERTE
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Elevare le competenze
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Il Giardino delle rose perdute
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Resistenti e mai scontate
di Daniela Stasi
SOMMARIO
di Irene Nuvola
di Daniela Stasi
di M Matteo Meloncelli di V Viola Delfino
rubriche
05
Editoriale/1
06
Editoriale/2
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News
66
L’opinione
di Francesco Tozzi di SSandro Degni
Prontuario
di Lucio Brioschi di Anna Zottola
CONTRIBUTI
JESSICA BERTONI Consulente e collaboratrice. Laureata in Economia e Commercio, abilitata alla professione di dottore commercialista, sulle nostre testate ci svela, in modo semplice e diretto, come si può stare sempre informati anche sui temi più ostici. Suoi gli argomenti economici, finanziari e amministrativi.
CAMILLO DE BENI Dottore agronomo e specialista nella gestione agronomica dei manti erbosi, con una ventennale esperienza nell’uso di prodotti naturali e biologici per la cura del verde ornamentale in ambito pubblico e privato. Ha contribuito, già dalla fine degli anni ’90, a introdurre e sviluppare protocolli per l’uso di biotecnologie e di metodologie finalizzate all’incremento di bio-fertilità nei terreni, con l’applicazione di micorrize, batteri benefici, antagonisti naturali per le patologie fungine e biostimolanti per l’incremento della vitalità nelle piante e nei manti erbosi.
Sandro Degni
VALERIO PASI
La sua formazione ha inizio con il corso di realizzazione e manutenzione per parchi e giardini della Scuola Agraria del Parco di Monza, al quale segue nel 1998 la fondazione dell’azienda 100giardini. Lavora con diversi studi di architettura e garden center di Milano e provincia. Nel 2013 con il gruppo di professionisti Giga-G realizza il progetto “Locus genii”, vincitore del Festival Internazionale dei Giardini nel parco del Domaine di Chaumont-sur-Loire, in Francia. Fonda poi lo studio di progettazione Verde Officina.
Dottore agronomo, da più di 20 anni si occupa principalmente di verde ornamentale e di pianificazione del territorio per gli aspetti legati all’agricoltura e alle foreste. Diversi gli ambiti: consulenza agronomica, di lotta integrata e biologica alle aziende di produzione nel settore florovivaistico, orticolo e dei piccoli frutti; valutazione dei rischi legati alla stabilità degli alberi pubblici e privati; attività inerenti le trasformazioni territoriali quali quelle di boschi, progetti del verde, sistemazioni idraulico-forestali; consulenza alle pubbliche amministrazioni.
MATTEO RAGNI
Anna Zottola
Si è diplomato presso la Scuola di Minoprio come agrotecnico, e dopo aver seguito due progetti di sviluppo agricolo prima in Kosovo e poi in Libano, è rientrato in Italia e si occupa di rappresentare alcune aziende israeliane e olandesi leader nella produzione di giovani piante. Lavora anche come consulente per imprese floricole e vivaistiche, soprattutto in materia di scelte assortimentali e piani colturali. Da oltre cinque anni è, prima collaboratore, poi consulente tecnico-editoriale per le riviste GreenUp e Flortecnica e vivaismo di Edizioni Laboratorio Verde.
La passione per le piante e per le tematiche socio-educative si conciliano dopo la laurea in Scienze Agrarie con una lunga esperienza di ricerca, docenza e poi gestione della Scuola di Minoprio. Creando la filiera formativa completa, ha tessuto reti nei settori a indirizzo vegetale. Tra i premi: il “Memorial Fabio Rizzi”, il riconoscimento alla carriera in occasione di Myplant & Garden e da Regione Lombardia per l’eccellenza dei risultati raggiunti. Ora collabora con enti e organizzazioni per progetti di formazione e sviluppo del verde.
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IL CANTIERE | l’intervista
Cesare Dell’Orto.
Il mestiere
occasione di mi g È questa la filosofia di Cesare Dell’Orto, il giardiniere brianzolo protagonista dell’intervista di questo numero. Nella sua cassetta degli attrezzi non mancano mai il continuo aggiornamento e il senso di meraviglia di Daniela Stasi
TEMPO DI LETTU R A: 8 minuti
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L
a prima volta che ho conosciuto, via WhatsApp, Cesare Dell’Orto mi è subito arrivata forte la grande passione per il mestiere che svolge. Una passione espressa nella ricerca di materiali di alta qualità e nello stupore, che ancora oggi, dopo anni di professione, prova davanti al manifestarsi della natura. Una qualità preziosa, questa, in grado di trasformare la routine quotidiana in continua scoperta. Cesare è un giardiniere libero professionista di Seregno, attivo per lo più in provincia di Monza e Brianza. Nasce prima come progettista e poi, seguendo l’impellente desiderio di mettere le mani nella terra e di stare all’aria aperta, decide di seguire tutto il processo di creazione del giardino, dalla progettazione alla realizzazione. Opera da solo ma collabora con diversi progettisti
e giardinieri, in un’ottica di condivisione dei saperi e delle competenze. Gli abbiamo chiesto di raccontarsi. Ecco cosa ci ha rivelato. Come e perché hai deciso di diventare giardiniere? Sono perito agrario. La mia prima esperienza lavorativa è stata in uno studio di architettura, successivamente ho avuto esperienze come rappresentante di articoli da giardino, venditore in diversi garden center e, dopo avere seguito numerosi corsi sulla progettazione, sono stato assunto in prestigiose ditte di progettazione e realizzazione giardini. A 32 anni ho messo sulla tavolozza le mie conoscenze, le ho amalgamate e ho deciso di intraprendere l’attuale attività di progettista e realizzatore di aree verdi.
Per saperne di più su Cesare Dell’Orto: cesaresbk@outlook.it
e come
i glioramento Come hai iniziato? L’inizio è stato da subito molto faticoso ma L avvincente, inizialmente lo sconforto spesso prendeva il sopravvento ma ogni volta era occasione di miglioramento. Ho sempre preteso il massimo da me stesso, e ho sempre considerato fondamentale il rapporto di fiducia e di rispetto reciproco tra me e il committente, costruito assecondando le richieste con approfondimenti infiniti e ricerche botaniche che hanno contribuito alla mia crescita professionale e personale. Ho sempre considerato il rapporto con i colleghi concorrenti una grande risorsa per intraprendere una crescita reciproca e l’ho consolidato realizzando diverse consulenze e progettazioni di giardini e terrazzi.
Nelle foto alcuni dei progetti e dei giardini realizzati da Cesare Dell’Orto.
Come definiresti il mestiere di giardiniere? Qual è la tua visione? Il mestiere del giardiniere è unico, da una parte ci sono la fatica fisica, le complicazioni e i pensieri, dall’altra la possibilità di estrapolare il massimo della propria capacità creativa, manuale e progettuale. Cosa rappresenta per te idealmente essere un giardiniere e come consideri oggi il giardinaggio professionale? Tra l’ideale e la realtà dei fatti trovi dissonanze? Purtroppo, anche nel nostro mondo dobbiamo fare una distinzione tra giardinieri poco professionali e giardinieri professionisti. Ma fortunatamente il settore del verde si sta evolvendo nel verso giusto con molti corsi di aggiornamento e possibilità per migliorarsi di continuo.
Ho sempre considerato fondamentale il rapporto di fiducia e di rispetto reciproco tra me e il committente, costruito assecondando le richieste con approfondimenti infiniti e ricerche botaniche che hanno contribuito alla mia crescita professionale e personale N°026
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IL CANTIERE | l’intervista Sei un giardiniere e vuoi raccontarci la tua storia? Scrivi a d.stasi@laboratorioverde.net
sia come sensibilità individuale di ogni singolo giardiniere. E la formazione deve iniziare in primis dagli studi, associati poi a stage pratici per cogliere in anteprima la vera realtà del lavoro che si andrà ad affrontare. A questi seguiranno corsi e spunti di aggiornamento che accompagneranno tutta la carriera del giardiniere. Cosa pensi sia prioritario nel fare giardinaggio professionale? Per fare giardinaggio professionale ci sono degli step fondamentali da seguire, dal sopralluogo accurato alla stesura del progetto sulla carta e sulla terra, fino alla disposizione in cantiere delle piante e dei materiali. È importante prevedere l’evoluzione del giardino negli anni, per non commettere errori poi difficilmente recuperabili in futuro. Secondo te come si evolverà in futuro il mestiere del giardiniere? Mi auguro una maggiore attenzione alla formazione, sia promossa da parte delle istituzioni,
Il mestiere del giardiniere è unico, da una parte ci sono la fatica fisica e i pensieri, dall’altra la possibilità
di estrapolare il massimo della propria capacità creativa, manuale e progettuale GIARDINO IN MINIATURA Cesare Dell’Orto, nonostante nella progettazione le tecnologie oggi la facciano da padrone, quando ne ha la possibilità trasforma i suoi progetti in plastici. «Si tratta di un modus operandi molto costoso e molto dispendioso in termini di tempo, ma ha un’elevata resa scenica. I clienti si rendono davvero conto, in piccolo, della forma che assumerà il loro giardino», commenta Cesare, e aggiunge sorridendo: «So che è una tecnica rappresentativa anni Ottanta, ma per me è ancora attuale».
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Q è il tuo giardino ideale? Qual Mi sto specializzando sempre di più in giardini con percorsi alternativi e più sensoriali, da fruire con tutti cinque i sensi. L’obiettivo è proporre al cliente un approccio al giardino più “sentito”, più “partecipato”. E mi rendo conto che si tratta di una carta vincente: il cliente si appassiona, diventa partecipe del progetto e soprattutto è soddisfatto. Q Quale o quali sono i tuoi punti di forza sul lavoro? Sicuramente la professionalità, il rapporto “amico” tra me e il committente, l’ottima organizzazione del cantiere di lavoro e il saper vendere soprattutto emozioni prima che le piante e i materiali. Hai un sogno nel cassetto pronto a diventare realtà? Sì, un sogno che vorrei realizzare il prima possibile. Sto cercando un terreno da trasformare in showroom all’aperto, un pezzo di terra dove sperimentarmi, da mostrare poi ai clienti per fare comprendere loro, in concreto, sul campo, la mia idea di giardino. Devo solo trovare il terreno giusto e il sogno prenderà forma.
IL CANTIERE | tecniche
Il punto di vista
dei vivaisti Per concludere la serie di approfondimenti sui nuovi CAM, che ci ha accompagnato per diversi numeri, abbiamo intervistato Nada Forbici, presidente di Assofloro. Per chiederle la sua opinione e raccogliere la visione dei produttori, interlocutori testo e foto di Valerio Pasi primari di chi si occupa di giardinaggio professionale TEMPO DI LETTU R A: 12 minuti
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ugli ultimi numeri della nostra rivista abbiamo dedicato un analitico approfondimento ai nuovi CAM, i “Criteri ambientali minimi per il servizio di gestione del verde pubblico e la fornitura di prodotti per la cura del verde” entrati in vigore lo scorso anno. Dopo aver fatto una lettura scrupolosa e attenta di tutte le parti di cui sono composti, ci sembra corretto conoscere il punto di vista dei vivaisti italiani. A tal proposito, abbiamo intervistato Nada Forbici, presidente Assofloro, per farci un’idea posando lo sguardo anche da un’altra prospettiva. Assofloro, unica associazione di secondo livello con rappresentanza nazionale nel settore del florovivaismo e del paesaggio, è l’organismo
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di categoria degli enti e delle associazioni delle filiere del verde, del paesaggio, dell’ambiente e dei settori produttivi attinenti o contigui alle tre filiere. È riconosciuta dalle istituzioni e dal mondo imprenditoriale come un interlocutore affidabile e rappresentativo della filiera del verde italiana. Assofloro, di cui lei è presidente, è stata coinvolta in qualche forma nella stesura del Decreto, anche attraverso tavoli tecnici? Sì, certamente. Abbiamo partecipato attivamente al gruppo di lavoro organizzato dalla Divisione II: Clima e certificazione ambientale del Ministero dell’Ambiente che ha la competenza su Acquisti Verdi (o GPP-Green Public Procurement Procurement), all’interno di cui sono inseriti i CAM. Nel corso dei lavori, durati circa un anno, è stato coinvolto
Il 4 aprile 2020 con decreto 10 marzo 2020 sono stati pubblicati in gazzetta i “Criteri ambientali minimi per il servizio di gestione del verde pubblico e la fornitura di prodotti per la cura del verde”, entrati poi in vigore il 4 agosto. Considerata l’ampiezza e la complessità dei temi trattati, abbiamo pensato di focalizzarci, su ogni numero, su un determinato aspetto, in modo da illustrarne i singoli dettagli. Hai perso le “puntate” precedenti? Nessun problema, ecco qui un riepilogo: sul numero 22 (pag. 16) abbiamo affrontato la parte dei CAM relativa alla progettazione del verde, sui numeri 23 e 24 (sempre pag. 16) quella attinente al servizio di gestione e manutenzione del verde pubblico, suddivisa in due perché particolarmente corposa. E ancora, sul numero 25 (a pag. 16) ci siamo concentrati su materiale vegetale, prodotti fertilizzanti e impianti di irrigazione.
Vogliamo continuare a credere, e devo dire che qualche passo in avanti lo si sta facendo, che le istituzioni ascoltino le rappresentanze ai Tavoli Tecnici
Nada Forbici, presidente di Assofloro.
anche il tavolo tecnico del florovivaismo presso il Ministero delle Politiche Agricole, che ci vede altresì presenti in rappresentanza del sistema imprenditoriale. Le risulta che altre associazioni del mondo del florovivaismo siano state coinvolte attivamente? Sì, hanno partecipato anche altre realtà associative del mondo imprenditoriale florovivaistico. Nel Decreto sono rilevanti i criteri riguardo la scelta degli elementi vegetali in fase progettuale, ove si impone di fatto la scelta
delle specie, selezionando quelle autoctone, “al fine di favorire la conservazione della natura e dei suoi equilibri”. Il concetto viene ripreso anche per i criteri riguardanti la fornitura del materiale florovivaistico: le specie vegetali appartengono preferibilmente alle liste delle specie della flora italiana riconosciute dalla comunità scientifica. Le ripercussioni di queste scelte a livello economico sui vivai italiani, già in crisi da diversi anni, saranno sicuramente pesanti, ora che vedono precluso un mercato sinora parte dello sbocco naturale della produzione. Cosa ne pensa in merito? Penso che questa scelta sarà un’opportunità per le aziende vivaistiche se sapremo unire quello che da molto tempo auspichiamo, i contratti di coltivazione. Uno strumento fondamentale per la programmazione del vivaismo, sia in termini di specie coltivate che possano meglio rispondere alla crisi climatica sia per quantità disponibili. In Italia questo è avvenuto, ad esempio, in occasione di Expo 2015 e stiamo per avviare i lavori con enti e istituzioni preposte perché possano diventare uno strumento diffuso nei processi di acquisto di piante da parte delle amministrazioni pubbliche. P nel decreto non vi è alcun riferimento Però ai contratti di coltivazione. Sì, è vero: al momento è presente un Disegno di Legge, che di recente ha ripreso la discussione, cui Assofloro è stata chiamata a interagire nella fase emendativa, motivo per il quale ribadiamo la necessità e il sostegno a questo importante strumento. Se verranno dati gli strumenti corretti al sistema produttivo sicuramente l’offerta sarà N°026
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IL CANTIERE | tecniche
Contenitore alveolato.
in grado di rispondere alla domanda di piante autoctone, che al momento nei vivai vengono coltivate solo in minima parte in quanto gran parte delle specie ornamentali coltivate sono originarie di altri Paesi anche se coltivati e utilizzati da secoli in Italia proprio per le loro caratteristiche ornamentali e l’adattabilità al nostro ambiente (a eccezione dei vivai che coltivano piante per attività di forestazione, dove sono presenti solo specie autoctone di provenienza certificata). R Relativamente alle clausole per la fornitura del materiale florovivaistico, i contenitori e gli imballaggi se in plastica devono avere un contenuto minimo di riciclato del 30%, devono essere riutilizzati, ovvero restituiti al fornitore a fine uso, e devono essere riciclabili. Se realizzati in altri materiali, devono essere biodegradabili qualora destinati a permanere con la pianta nel terreno oppure compostabili e avviati a processo di compostaggio a fine vita. Quale pensa che sia la situazione attuale al riguardo presso le aziende di produzione italiane? Attualmente le aziende sono lontane dallo scenario dei materiali biodegradabili, soprattutto per quanto riguarda i contenitori compostabili. Diverso il discorso legato al riutilizzo, che per altro viene sostenuto e incentivato anche per evitare un aggravio di costi gestionali per le aziende dovuti allo smaltimento. Il fatto è che il vivaismo
Se verranno dati gli strumenti
sta subendo forti criticità derivanti dalla crisi iniziata del 2007. Di fronte al crollo delle vendite, nell’ultimo decennio non sono stati programmati nuovi investimenti e molto spesso nemmeno nuove produzioni, soprattutto per quanto riguarda le alberature. È certamente necessario spingere le aziende verso un aggiornamento e una maggiore sostenibilità ambientale ma occorre tenere conto delle difficoltà di avviare questi progetti strutturali per via della crisi che, fino a ora, ha consentito alle aziende di mantenere una redditualità ma non di fare investimenti sia per quanto riguarda le nuove produzioni sia nelle innovazioni. T i criteri premianti si attribuisce un Tra punteggio tecnico premiante proporzionale al minore impiego di torba rispetto ad altre tipologie di substrato utilizzato per la coltivazione delle specie offerte. I produttori italiani hanno già ridotto l’impiego di torba? In che misura e a favore di quali materiali? Sì, l’impiego di torba è stato ridotto a favore di altri materiali, quali ad esempio la fibra di cocco. Si segnalano situazioni contrastanti, in quanto dal punto di vista fitosanitario, per l’export, si dovrebbe avere come substrato solo la torba. In questa situazione non è possibile pensare di diversificare la produzione. I criteri premianti sono stati introdotti per avere un minimo di oggettività e pari condizioni nel punteggio tecnico in fase di graduatoria per l’assegnazione dell’appalto. Si
corretti al sistema produttivo sicuramente l’offerta sarà in grado di rispondere alla domanda di piante autoctone, che al momento nei vivai vengono coltivate solo in minima parte
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N°026
I criteri premianti sono stati introdotti per avere un minimo
di oggettività e pari condizioni nel punteggio tecnico in fase di graduatoria per l’assegnazione dell’appalto stanno affacciando a mercato nuovi materiali: i CAM saranno soggetti ad aggiornamenti, lavoreremo per rendere applicabile anche questa necessità che proviene dell’Europa, con lo scopo di rendere tutto il ciclo delle nostre produzioni più sostenibili dal punto di vista ambientale, ovviamente confrontandoci prima con il comparto vivaistico, che è il nostro modo di agire. Si attribuisce un punteggio tecnico premiante proporzionale al numero di piante e/o alberi prodotti in conformità al regolamento (CE) n. 834/2007 relativo alla produzione biologica. Dall’entrata in vigore del regolamento (UE) 2018/848 e cioè il 1/1/2021 si possono produrre coltivazioni in vaso di vegetali per la produzione di piante ornamentali vendute in vaso al consumatore finale in deroga al principio generale per cui le colture biologiche, sono prodotte su suolo vivo, o su suolo vivo mescolato o fertilizzato con materiali e prodotti consentiti nella produzione biologica, in associazione con il sottosuolo e il substrato roccioso. Quindi si possono produrre bio le autoctone solo in pieno campo, con tutto quello che ne consegue (zolla, radice nuda, limitazioni sul periodo di impianto, ecc.). Crede che si possa creare una filiera bio per il settore vivaistico economicamente conveniente? Per i motivi precedentemente esposti, legati alla crisi del settore e alla conseguente mancanza di investimenti, credo che attualmente sia molto complicato per le aziende poter produrre in modo biologico. Si può pensare tutt’al più a una filiera bio per le piante ornamentali. Per le autoctone si dovrà necessariamente ripensare la cosa, nell’ottica di un protocollo di “coltivazione sostenibile”.
pensa le norme per il sistema produttivo lavora nei palazzi e non sempre si rende conto che ciò che viene chiesto alle aziende può essere irrealizzabile. Vogliamo continuare a credere, e devo dire che qualche passo in avanti lo si sta facendo, che le istituzioni ascoltino le rappresentanze ai Tavoli Tecnici. Forse un’azione importante da farsi è quella di rendere maggiormente operativi questi Tavoli, riducendo il numero dei partecipanti, non certo per non essere inclusivi, ma perché debba avere voce solo la vera rappresentanza del settore che a sua volta ha discusso e condiviso con le aziende la corretta propositività. Oggi purtroppo non funziona così e questo è e resta un male italiano… Problema che è stato fatto presente ai Tavoli di lavoro e ribadito più volte, ma per il momento non è stato tenuto nella giusta considerazione. L’impressione generale che è emersa dall’analisi critica dei CAM è quella di un provvedimento scritto da molte mani diverse, ognuna chiusa nel suo mondo e completamente privo di una visione d’insieme, che coordini le varie parti del sistema. Qual è la sua opinione in merito? I CAM sono stati il frutto della ricerca di tante competenze assolutamente non coordinate, anche
Photinia in vaso.
Sappiamo che per le piante ornamentali la soglia di danno da parassiti e patogeni accettabile è zero. Le colture bio invece hanno una soglia di danno ben più alta e spesso presentano segni o presenza di malattie, parassiti ecc. che nell’ambiente di coltivazione sono in equilibrio con gli antagonisti naturali o introdotti. Però la presenza di alterazioni non è ammessa per il materiale vegetale da fornire alla PA. Non le pare che la cosa sia in contrasto e difficilmente realizzabile? Vede, il problema sostanziale è che spesso chi N°026
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IL CANTIERE | tecniche
Non possiamo continuare a dire che il verde è importante
per la salute e l’economia e continuare a gestirlo con dinamiche che danneggiano il verde stesso e anche le imprese del settore
Pennisetum in vaso. Torba.
per le motivazioni che le riportavo appena sopra. In questa sede particolare si è affrontato un Tavolo con diverse competenze, ma a compartimenti stagni, trovando difficoltà a un dialogo costruttivo finalizzato all’ottenimento di un documento coordinato e condiviso. Vi sono stati dibattiti anche duri, ove si è faticato a trovare punti di incontro e non sempre esaustivi per il sistema imprenditoriale. Il tutto reso molto complicato anche da una mancanza di coordinamento tra i diversi ministeri. Con questi metodi di procedere nelle discussioni sui Tavoli non si potrà mai arrivare alla stesura di un documento con una visione di insieme che finalizzi le azioni al risultato che si vuole ottenere. La politica ha necessità di supporto tecnico da chi gli argomenti li conosce a partire dal “campo”, solo in questo modo si potrà avere un valido e concreto supporto dalla stessa. La presenza e l’importanza del mondo imprenditoriale è cruciale per scelte di questo genere, perché, al di là dei principi, se si danno regole impraticabili nel mondo reale dell’impresa, sarà tutto vano. Concludendo vorrei dire che Assofloro ha creduto fin dall’inizio nell’importanza di lavorare ai nuovi Criteri Ambientali Minimi per la progettazione e la manutenzione del verde pubblico perché pensiamo che siano uno strumento che, insieme ad altri, possa migliorare oltre che l’ambiente in cui viviamo, anche il sistema degli appalti pubblici
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che riguardano il nostro settore. La gestione del verde urbano necessita di un approccio strategico e integrato, guidato dalla consapevolezza che il verde è un bene comune e non deve essere considerato un costo, ma una risorsa, un patrimonio di tutti. E, da qui, l’importanza crescente di una sua gestione consapevole e che guardi alla qualità e alla sostenibilità. Per questo abbiamo chiesto e ottenuto che il gruppo di lavoro al Ministero dell’Ambiente rimanga attivo così che si possa fare una verifica dell’effettiva applicazione dei CAM negli appalti del verde pubblico e che il documento possa essere integrato e migliorato in funzione delle esperienze che si avranno tra 2-3 anni dall’entrata vigore. L’attuale sistema, come è noto, condiziona in L negativo la qualità del verde urbano vanificando tutti gli sforzi per incentivarlo, promuoverlo, migliorarlo. Sempre sul fronte della produzione ci sarebbe da dire molto anche sulla qualità vivaistica del materiale impiegato nei lavori pubblici, frutto degli acquisti al massimo ribasso, nell’ambito degli appalti per la manutenzione del verde. Assofloro sta attivando concretamente sinergie e interlocuzioni con istituzioni ed enti di riferimento, per cercare di risolvere questi problemi. Non possiamo continuare a dire che il verde è importante per la salute e l’economia e continuare a gestirlo con dinamiche che danneggiano il verde stesso e anche le imprese del settore.
IL CANTIERE | progettazione
Eccoci nel vivo delle fasi più tecniche e operative del progetto Green Bang del Glamping le Perseidi, su un colle sopra il lago di Bolsena. Per comprendere quanto l’opera del paesaggista sia realmente intrecciata a quella del giardiniere di Nicoletta Toffano e Valentina Forges Davanzati TEMPO DI LETTU R A: 12 minuti
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ontinuiamo la “cronaca” del progetto dei giardini del Glamping le Perseidi, in provincia di Viterbo, nell’alto Lazio: sullo scorso numero (pag. 22) abbiamo analizzato le fasi iniziali, utili per chiarire il ruolo del paesaggista e perché sia tra le figure centrali per la realizzazione di uno spazio verde; in queste pagine, invece, entriamo nel vivo delle fasi operative. Ricordiamo che centro dell’idea è il tema cosmico e il nome del giardino è Green Bang.
IL CANTIERE VERDE
Il passaggio da progetto di massima a progetto esecutivo è uno step epocale: tutto ciò che è stato individuato e approvato come soluzione ideale deve Guarda qui per saperne essere concretizzato di più su Nicoletta Toffano e pianificato sia dal e Valentina Forges Davanzati, le due impianti, esecutivi punto di vista del di manufatti tipo “verde” sia da quello paesaggiste autrici dell’articolo. gazebi, pergole, della sequenza logica recinzioni...) che di interventi. Per saranno gli strumenti di base per il realizzatore e farlo è necessario che il paesaggista continui a le diverse figure professionali che interverranno lavorare fianco a fianco con il giardiniere, colui nell’esecuzione del progetto. che aiuterà a individuare le soluzioni e le possibili La redazione del progetto esecutivo, completo alternative in conformità con quanto delineato nel di tutte le scelte verdi (varietà, grandezze e sesti progetto di massima. Il lavoro entra quindi nella d’impianto), necessita anche di una definizione fase più tecnica, si procede al computo estimativo delle tempistiche realizzative del cantiere verde: e all’esecuzione di documenti grafici (tavola a volte al termine dei lavori strutturali, a volte tecnica del verde, tavole stagionali, schemi degli
La simbiosi a lungo termine tra giardiniere e progettista è una complementarità essenziale e costituisce la chiave del successo del lavoro e quindi del risultato mantenuto nel tempo delle realizzazioni 22
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Lavoro
Tracciati del progetto.
simbiotico parzialmente anche in tempi precedenti per dare modo alle piante di svilupparsi con anticipo. Così è stato il caso della nostra collina sul lago di Bolsena dove, dopo il confronto con il vivaista e giardiniere Francesco Brachini, che ci ha fornito suggerimenti sulle essenze da utilizzare in quel particolare terreno e microclima, sono state messe a dimora, già a inizio autunno, le piante di lavanda destinate alla coltivazione e le essenze della siepe campestre, prevedendo, attraverso il confronto con
gli architetti dello studio Atlas Antonini, gli spazi e i passaggi che serviranno al cantiere edile. Infatti, spesso la direzione di un cantiere verde è tutt’altro che il solo “verde”: si tratta sempre di definire il coordinamento tra forniture dei materiali per le opere e gli interventi di attori diversi, le strategie di ottimizzazione dei tempi e dei costi, i momenti di controllo dell’avanzamento del progetto, di verifica di tempi/qualità/budget della realizzazione e della coerenza tra quanto realizzato e quanto progettato. N°026
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Uno scorcio sulle lavande del giardino Green Bang.
Il processo viene costantemente
tenuto sotto controllo anche in tutte le modifiche che man mano vengono apportate, frutto proprio di quel continuo dialogo
e scambio di competenze tra progettista e giardiniere IL PROJECT-PLAN
Tutto ciò viene pianificato in un documento guida (project-plan esecutivo) che sarà di riferimento per progettista e realizzatore dall’avviamento del cantiere al collaudo (verifica di passaggi, accessi, superfici, funzionamento degli impianti tecnologici, attecchimento e sviluppo del materiale
vegetale) e alla consegna. Un processo quindi che viene costantemente tenuto sotto controllo anche in tutte le modifiche che man mano vengono apportate (sostituzioni di essenze, variazioni del sesto d’impianto, spostamento di funzioni, necessarie riduzioni di costi...), frutto proprio di quel continuo dialogo e scambio di competenze tra progettista e giardiniere. La scorsa estate al Glamping Le Perseidi (dopo l’obbligata pausa determinata dall’emergenza Covid 19) si è proceduto con la posa delle infrastrutture, mentre le piante messe a dimora stanno crescendo rapidamente. A fine inverno avvieremo i lavori dei giardini intorno alle singole bolle abitative, intanto artisti e artigiani locali stanno realizzando proposte per dettagli che andranno a caratterizzare i nostri spazi: sculture che rappresentano punti focali e inquadrature del paesaggio, piccole
A MANO È MEGLIO: INNO ALL’ACQUERELLO Certo i render realizzati a computer sono affascinanti: si muovono con noi, ci rendono un’idea dettagliata degli spazi, ci permettono di zoomare il particolare. Sono strumenti perfetti per la progettazione architettonica e per l’interior design ma un po’ “pericolosi” quando si parla di progettazione paesaggistica, rendendo ancora insostituibile il disegno a mano. Quest’ultimo infatti rappresenta il frutto e la somma del pensiero di un paesaggista nell’interpretare e rendere comprensibile il suo progetto: si disegna, con la precisione della manualità, albero per albero, scorcio per scorcio, mentre al contempo si selezionano essenze (un render le approssima poiché non potrà mai contenerle tutte) colori, texture e stagioni. Con il disegno a mano non si rischia di perdere mai il rapporto di scala, il risultato è descrittivo e poetico, senza la pretesa di essere realistico, contrariamente a un disegno computerizzato che spesso genera false aspettative nel committente: il verde ha infatti bisogno di tempo per crescere e il confronto tra un render e un giardino con essenze appena messe a dimora può a paragone risultare deludente. Sì, invece, a planimetrie, alzati, assonometrie, scorci prospettici realizzati con matite colorate, efficaci interpreti di un pensiero, con chine nere per risaltare le texture, ma soprattutto con l’acquerello che con la sua trasparenza e leggerezza permette di sovrapporre e mescolare toni di colore rendendo profondità, sfumature e tonalità più vicine alla natura.
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Vuoi saperne di più sul ruolo e le competenze del progettista? Se sì, il Prontuario del numero 024 (pag. 63) è dedicato proprio a questo tema, una sorta di “libretto delle istruzioni” per vedere in questa figura un partner e non un concorrente.
UN CONTINUO DIVENIRE
Se tutto procederà con rigore, sulla nostra collina (che guarda caso si chiama proprio Località San Lorenzo) saremo pronti ad Sviluppo dell’area delle lavande. ammirare lo spettacolo delle stelle cadenti nella notte pergole, sedute, cartelli esplicativi delle presenze del 10 agosto 2021, circondati da un giardino botaniche. Oltre agli impianti di irrigazione stiamo fantastico e dai suoni della natura. già prevedendo un’illuminazione tecnica e una Sarà tutto perfetto: vedremo l’idea finalmente di ambiente, quest’ultima minima e discreta per tramutata in realtà. Un momento, quello della non disturbare lo spettacolo fantastico della volta consegna di un giardino davvero emozionante. celeste di notte, anch’essa Ma attenzione, il giardino non si conclude qui: considerata una caratteristica inizia una nuova fase di sviluppo e maturità che fondamentale del progetto. fissa il rapporto per la cura e la manutenzione tra giardiniere e committenza, anche se in background, quando necessario, il progettista sarà sempre presente e proseguirà, anche a lavoro finito, a dare il proprio supporto.
Stanza con graminacee, sedute a nidi e scultura.
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Ogni creazione verde è un nuovo organismo inserito nel sistema locale: differisce da ciò che la circonda e deve integrarsi in un continuum ambientale interagendo non solo con gli ospiti del giardino ma integrandosi con tutta la vita che si svolge anche al di fuori di esso Messa a dimora della siepe campestre mista.
Il fondamentale lavoro simbiotico tra paesaggista e giardiniere, pertanto non si esaurisce con la consegna: i lavori per favorire gli sviluppi delle essenze, le possibili sostituzioni, i principi di sostenibilità inerenti l’uso di sostanze ecologiche e, in un’ottica di economia circolare, il riutilizzo (ad esempio come compostaggio) del materiale vegetale di scarto, già in una certa misura ipotizzati nel progetto esecutivo, verranno rivisti e tenuti sempre aggiornati in funzione dei casi e delle problematiche che si saranno sviluppate nel tempo. A sua volta anche il committente avrà avuto la possibilità di conoscere meglio il giardino realizzato, un avvicinamento supportato oltre che dal coinvolgimento durante l’attuazione dell’opera, anche dalla redazione di una sorta di manuale
Ingresso del giardino Mercurio con quattro portali in sequenza.
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che ne spiega i concetti, i principi funzionali, sensoriali ed estetici sulla base delle specifiche e dei ragionamenti che hanno portato alla realizzazione. Tali principi dovranno essere preservati o, se necessario, consapevolmente variati in funzione di nuove esigenze: non dimentichiamoci che il tempo è la base del divenire.
IL SIGNIFICATO DI UN GIARDINO NEL TEMPO
In sintesi, la simbiosi a lungo termine tra giardiniere e progettista (e naturalmente la committenza) è una complementarità essenziale e costituisce la chiave del successo del lavoro e quindi del risultato mantenuto nel tempo delle realizzazioni. Ricordiamoci che le creazioni verdi sono un intervento su un sistema “vivo” e complesso: terra, acqua, clima, piante, animali e uomo. Ogni creazione è un nuovo organismo inserito nel sistema locale: differisce da ciò che la circonda e deve integrarsi in un continuum ambientale interagendo non solo con gli ospiti del giardino ma integrandosi con tutta la vita che si svolge anche al di fuori di esso. È per questo che il progetto del Green Bang in cui tutte le esperienze delle professionalità coinvolte si sono fuse, avrà un successo duraturo: grazie all’intuizione di Emanuele ed Emiliano Santopietro (la committenza), alla professionalità di Francesco Brachini (il giardiniere), alla creatività degli architetti dello studio Atlas Antonini (i progettisti della parte strutturale), unita alla nostra capacità interpretativa, il colle San Lorenzo vivrà di una vita verde moderna, consapevole ed ambientalmente positiva.
TECNOLOGIE . INNOVAZIONI . SOLUZIONI
| tecnolog ie
A questa domanda risponde l’indice Hugsi, Husqvarna Urban Green Space Index, grazie all’ausilio di satelliti basati sull’intelligenza artificiale. Il report 2020 è stato presentato in un evento digitale durante il quale è stato mostrato in anteprima anche il nuovo robot tagliaerba Ceora di Daniela Stasi
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fine 2020, Husqvarna durante l’evento digitale Living City ha presentato Hugsi (Husqvarna Urban Green Space Index), l’indice che, grazie all’ausilio di satelliti basati sull’intelligenza artificiale, monitora la situazione di salute degli spazi verdi delle città di tutto il mondo. È emerso che le aree urbane non stanno diventando più green, ma che in Europa sono più verdi della media e che negli Usa la Global Green Model City 2020 è Charlotte, nel North Carolina. Durante la presentazione – svoltasi a dicembre rigorosamente online – è stata mostrata in anteprima anche l’innovativa soluzione robotica
Ceora, pensata per la gestione professionale del manto erboso fino a 50.000 mq. In questo articolo vi riportiamo quanto annunciato.
DATI UTILI PER CAMBIARE LA SITUAZIONE
Hugsi è stato creato per rispondere a questa importante domanda: quanto realmente sono verdi le città del mondo? In sostanza, l’indice, applicando sistemi di intelligenza artificiale e tecniche di “apprendimento profondo” alle immagini satellitari, rivela informazioni sullo stato attuale e sullo sviluppo storico della vegetazione e dell’ambiente circostante nelle aree urbane.
Quanto sono verdi
NUOVA ERA PER PRATI FINO A 50.000 MQ Una soluzione davvero innovativa per i gestori di aree ampie come campi sportivi, campi da calcio, campi da golf e parchi, che potranno automatizzare il taglio del prato e consentire al personale di concentrarsi su attività di cura del verde più redditizie del ripetitivo taglio dell’erba. Si chiama Ceora ed è il nuovo robot tagliaerba progettato da Husqvarna per applicazioni esclusivamente professionali: con bassa rumorosità e zero emissioni è in grado di coprire aree erbose fino a 50.000 mq. Grazie alla tecnologia di taglio sistematico, Ceora taglia su percorsi paralleli e opera in modo totalmente autonomo in un’area definita da confini virtuali: utilizza Epos, tecnologia di Husqvarna già in uso che consiste in un sistema di navigazione satellitare ad alta precisione e che consente il funzionamento senza fili fisici per una rapida ridefinizione digitale dell’area di lavoro. Ciò permette un uso davvero flessibile del robot tagliaerba, nonché la possibilità di arieggiare o scarificare il prato senza rischiare di danneggiare i cavi perimetrali, ora non più necessari. Per comprendere la portata del nuovo robot: l’intero Great Lawn di 55 acri (più di 22 ettari!) a Central Park può essere gestito da cinque Ceora che lavorano 24 ore su 24, sette giorni su sette. Ceora rappresenta il primo passo di Husqvarna per affrontare il taglio sistematico veloce e su larga scala, ma è una piattaforma modulabile. Potrà infatti ulteriormente essere adattata alle esigenze specifiche, aggiungendo accessori come quello per effettuare le strisce sul prato, oppure il piatto di taglio per fairway o il traccia linee e può essere associato ad altri robot tagliaerba Husqvarna consentendo il monitoraggio digitale e il controllo istantaneo e continuo di più unità. Maggiori dettagli su Ceora saranno presentati durante l’estate 2021 e i robot saranno commercializzati nel 2022, distribuiti in Italia come sempre dalla vicentina Fercad SpA. Info: www.husqvarna.it
Informazioni decisamente utili per gli amministratori delle città, i professionisti degli spazi verdi e per tutte le persone che vivono nelle aree urbane. Ecco nel dettaglio quanto è stato rilevato: la città più verde del 2020 secondo l’indice Hugsi è la statunitense Charlotte con il 68% di vegetazione (distribuita in modo uniforme), un ottimo stato di salute della vegetazione stessa e spazi verdi pro
capite di 560 mq a persona; le città in Europa sono più verdi, 45% rispetto al 39% della media globale (il dato è calcolato analizzando la superficie occupata dalle aree urbane e segmentandola in vegetazione, acqua e altro, ossia superficie artificiale, case, strade); le aree urbane purtroppo non diventano più verdi però molte regioni e città sono diventate più green rispetto all’indice del 2019.
le città?
| tecnolog ie
Il report completo su www.hugsi.green
IN BREVE • Le aree urbane globali sono verdi in media per il 39% • L’Europa è più verde con una media del 45% • L’America Latina e il Sud Est Asiatico sono verdi meno del 29%
COME SI CALCOLA
scelto in base ai centri urbani membri del C40, Hugsi si basa su un set di con l’aggiunta di Göteborg e Marsiglia, entrambe dati calcolati su algoritmi non C40. Per il 2020 sono state selezionate 57 di apprendimento che nuove città per colmare le lacune in Europa, Nord analizzano le immagini satellitari impostate per America e India. Si precisa infine che i dati per monitorare la proporzione e la salute degli spazi l’indice Hugsi 2020 sono stati campionati durante verdi nelle città di tutto il mondo. Fornisce il 2019 in singole date principali per tutte le città quindi approfondimenti che coprono 155 città incluse. in 60 Paesi classificate in base ai parametri Key Performance Indicators (KPI), indicatori HUGSI 2020: LE 10 MIGLIORI CITTÀ chiave di prestazione, quali: Salute Verde percentuale di spazio verde in Verde Distribuzione Cambiamento Città (Scala pro capite Stato % del verde km2 città; percentuale di area urbana da 0-1) (m2) coperta da alberi; percentuale Charlotte 68% 0,79 560,08 0,730 0,49 Usa di area urbana coperta da erba (gli alberi ricevono il doppio Durban 59% 0,70 185,76 0,643 -0,61 Sudafrica del valore dell’erba); salute 62% 0,76 262,97 0,677 1,07 Lituania della vegetazione; distribuzione Vilnius dello spazio verde; spazio verde Dortmund 58% 0,78 264,57 0,593 0,84 Germania pro capite. Per ottenere un Cracovia 57% 0,75 207,41 0,592 0,81 Polonia buon punteggio nell’indice, le città incluse dovrebbero Stoccarda 59% 0,78 182,60 0,633 0,92 Germania avere una vegetazione sana e Austin 55% 0,67 326,07 0,580 0,50 Usa ben distribuita, con un’alta percentuale nelle parti popolate Würzburg 57% 0,74 295,95 0,595 0,82 Germania della città. Ma come vengono selezionate le città? Nel lancio Zurigo 49% 0,79 114,63 0,475 0,72 Svizzera iniziale del 2019 il primo Heidelberg 52% 0,77 199,44 0,509 0,80 Germania round di 98 città era stato
| l’iniziativa
IL GIARDINIERE VOICE Da questo numero una selezione di articoli della nostra rivista non è più solo da leggere ma anche da ascoltare in versione podcast. Per consentire proprio a tutti di rimanere aggiornati e informati. L’idea fa parte del più ampio progetto Radio Garden, la nuova web radio dedicata al giardinaggio di Daniela Stasi
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on grandissimo piacere, a partire da questo numero, inauguriamo IL giardiniere Voice. Di cosa si tratta? Una selezione di articoli viene letta ad alta voce ed è ascoltabile quindi in versione podcast. L’idea ci è venuta in mente per consentire a tutti di essere aggiornati, anche a coloro che non riescono a leggere la rivista dall’inizio alla fine per mancanza di tempo. Da grandi fruitori di podcast, abbiamo pensato potessero essere utili anche per voi. Sì, perché l’aspetto positivo del podcast è che si può ascoltare ovunque ci si trovi e quando si vuole, semplicemente dal cellulare o da qualsiasi dispositivo, anche mentre si lavora o mentre si è alla guida. Quindi non ci sono più scuse per non essere informati.
CANALE TEMATICO INDIPENDENTE
IL giardiniere Voice fa parte del più ampio progetto IL Radio Garden, la prima web radio interamente dedicata al giardinaggio e alla passione per il verde, un canale tematico indipendente nato per informare professionisti del verde e hobbisti. Un’iniziativa
Ascolta IL giardiniere Voice
V OICE
Ascolta gli episodi di Radio Garden
nata dalla collaborazione tra GardenTV ed Edizioni Laboratorio Verde, due case editrici dalla lunga esperienza nel campo del verde. Il palinsesto di Radio Garden si sviluppa attraverso contenuti sempre aggiornati: approfondimenti, interviste, suggerimenti utili per la cura di piante e giardini e, quando si potrà, reportage di eventi, fiere, inaugurazioni e workshop. IIL L giardiniere Voice lo trovi nella sezione “giardinieri” di Radio Garden, ascoltabile su radiogarden.it ma anche direttamente su www.spreaker.com, tra le piattaforme di podcast più note e usate.
PER CHI Radio Garden è pensata per tutti coloro che lavorano e amano il verde. I podcast al momento sono suddivisi in quattro macroaree, ciascuna pensata per un target specifico e quindi con contenuti ad hoc: “giardinieri” (per professionisti), “mani nella terra” (per appassionati), “protagonisti” (per tutti gli interessati a interviste, storie e racconti su chiunque contribuisce a far evolvere il settore del verde); “shop experience” (per chi gestisce o lavora nei garden center e nei vivai).
| IL g iardiniere per Bonfante
Specialista e formatore Oltre al prodotto, il servizio. Bonfante commercializza il prato sintetico a marchio Turfgrass e, grazie alla sua decennale esperienza, organizza percorsi formativi per una posa a regola d’arte di Viola Delfino
Informazione pubbliredazionale
Il prato sintetico Turfgrass, commercializzato in Italia da Bonfante, presenta il fondo in poliuretano.
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er i clienti che non vogliono rinunciare al prato ma che non hanno nessuna intenzione di badare alla sua cura, e nemmeno di delegarla a un professionista. I tappeti sintetici Bonfante, a marchio Turfgrass, sono realizzati con materiali di alta qualità, presentano una superficie morbida al tatto e richiedono una manutenzione davvero minima rispetto a un prato naturale. Con fondo in poliuretano, possono essere usati per giardini, bordi di piscine, terrazzi, parchi, dehors e aree private o pubbliche. Si installano su superfici già pavimentate o direttamente sul terreno, l’importante è rispettare scrupolosamente le istruzioni di posa consigliate da Bonfante. Sono disponibili in modelli diversi per spessore (11-18-20-25-30-35-40-50 mm), per struttura e intreccio dei fili, per colore, per sensazione al
Per saperne di più vai al sito www.bonfante.com
tatto e al calpestio; di solito i rotoli garantiscono la copertura di una superficie di 50 metri quadrati. Vengono forniti anche gli accessori per V l’installazione: la banda specifica per l’uso della colla monocomponente, la colla, la striscia monoadesiva per la posa su terreno e quella biadesiva per la posa su pavimentazioni esistenti. CORSI PER POSATORI AUTORIZZATI Bonfante, dopo un decennio di distribuzione in Italia del prato sintetico a marchio Turfgrass, con l’ausilio di Beaulieu International Group, ha iniziato a proporre un percorso di formazione teorica e pratica per gli operatori, per un’ambientazione e una posa a regola d’arte. Se desideri diventare partner certificato e posatore autorizzato della rete Bonfante, scrivi a: tecnico@bonfante.com
| Speciale piattaforme aeree
Una panoramica delle PLE dei principali costruttori italiani. Per orientarsi nella scelta e farsi un’idea delle novità di mercato di Irene Nuvola
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rimo speciale de IL giardiniere dell’anno, quello dedicato alle piattaforme aeree, conosciute anche con l’acronimo PLE, piattaforme di lavoro mobili elevabili. Voi lettori le conoscete bene (anche chi tra voi non le usa!), ricordiamo solo che ne esistono numerose tipologie. Qui ricapitoliamo velocemente quelle più utilizzate per la manutenzione del verde: le più usate in assoluto sono le piattaforme cingolate ragno con stabilizzatori, protagoniste di questo speciale; per alcuni interventi però, lungo viali alberati o strade, vengono usate anche le piattaforme autocarrate patente C per altezze tra i 40 e i 54 metri e uno sbraccio compreso tra i 28 e i 34 metri, ideale per la potatura di piante ad alto fusto. In queste pagine vi presentiamo i modelli delle principali aziende costruttrici italiane.
Sicuri in quota FUNZIONI EVOLUTE Stabilità in cesta, stabilizzazione veloce, affidabilità e durabilità. Queste le caratteristiche che contraddistinguono CTE Traccess, la gamma di ragni CTE per la cura del verde con altezze di lavoro dai 13 ai 27 metri. Ed ecco i nuovi modelli Traccess 200 e Traccess 160. CTE Traccess 200 è disegnato per lavorare con una capacità nominale di 250 kg in cesta senza restrizioni, permettendo uno sbraccio di 8,5 m e un’altezza di lavoro di 20 m. CTE Traccess 160 offre funzioni che, solitamente disponibili sui modelli top di gamma, ora sono introdotte su un’altezza di lavoro pari a 16 m (lo sbraccio è di 7,9 m e la portata nominale di 250 kg). Ma a caratterizzare il modello è il sistema elettrico Can Bus, simile a quello disponibile sulle piattaforme autocarrate CTE dotate di sistema S3 Evo, ma con alcune funzionalità ridotte. Da evidenziare inoltre la funzione del jib: Traccess 160 può infatti traslare con il jib sollevato, per la massima stabilità anche durante la traslazione su terreni in pendenza. Comuni a tutti i ragni CTE Traccess: il doppio pantografo per una verticalità ottimale; lo speciale disegno del braccio, con cavi e catenarie custoditi al suo interno; l’estensione dei cingoli, per avere maggiore stabilità durante gli spostamenti; la doppia velocità, i comandi semplici e intuitivi, facilmente accessibili dalla cesta e i comandi da remoto. Info: www.ctelift.com
| Speciale piattaforme aeree
SOLUZIONI PER ARBORISTI” La gamma di ragni Easy Lift comprende 16 modelli, di cui quattro su ruote, con altezze di lavoro da 13 a 42 m, alcuni articolati, altri telescopici, tutti disponibili sia in versione standard con motore a combustione e motore elettrico sia in versione a batteria o ibrida (le batterie sono tutte al litio, tranne che per i modelli su ruote per i quali vengono usate batterie a trazione). I modelli Easy Lift più apprezzati dagli arboricoltori sono l’RA26 e l’RA31, ragni articolati con doppio braccio telescopico e jib articolato di grande ampiezza (140°). A renderli adatti alla cura degli alberi: gli stabilizzatori multi-posizione autolivellanti (stabilizzazione standard e stabilizzazione stretta); cingoli lunghi per una maggiore stabilità in salita e una migliore distribuzione del peso su terreni sensibili; sistema di gestione della stabilità che utilizza un meccanismo semplice e comuni sensori; angolo di attacco (32°) per salire su scale o terreni ripidi; gestione tramite relè che disabilitano i movimenti potenzialmente pericolosi. Da mettere in evidenza anche lo sbraccio orizzontale (11,5 m con 230 kg, 14,5 con 120 kg) con capacità cesto maggiorata rispetto ad altri modelli della gamma (230 kg), oltre a comandi idraulici proporzionali fluidi e veloci e cingoli regolabili verticalmente e orizzontalmente. Easy Lift propone infine il pacchetto “arborista”, che include: opzione cestello in vetroresina monoposto; coperture di protezione per prevenire danni da caduta (coperture su stabilizzatori, cilindri, tubi e valvole, interruttori, comandi idraulici a terra, comandi cesto, interruttori di stabilità) e avvolgimento antiabrasione su tubi e cavi. Info: www.easy-lift.com
MINIMO IMPATTO, ELEVATA STABILITÀ Lightlift 20.10 MK2 della serie Performance di Hinowa permette di operare in tutte le condizioni con due operatori, per una portata di 230 kg fino a un’altezza di lavoro di 20,15 metri, con uno sbraccio di 10 metri. Il poco spazio occupato sul suolo garantisce un minimo impatto sul terreno, mentre il particolare sistema di appoggio assicura un’elevata adattabilità sulle aree sconnesse. E ancora, la struttura articolata, robusta in acciaio alto resistenziale, permette una notevole stabilità in fase di utilizzo, e l’ingombro ridotto rende Lightlift 20.10 ideale per attraversare cancelli e sentieri stretti. Oltre che nella motorizzazione diesel Kubota da 14,5 cv è disponibile in versione Lithium-Ion con pacco batterie al litio 7,2kWh e sistema di ricarica veloce: in media è possibile effettuare oltre un giorno di lavoro di autonomia (ciclo Hinowa H2) e la ricarica avviene in quattro ore circa. Infine, tutte le piattaforme Hinowa sono dotate di serie del sistema RAHM (Remote assistance on Hinowa machines), attraverso il quale viene localizzata a distanza la macchina con il sistema GPS integrato e viene offerto un servizio di diagnostica da remoto. Info: www.hinowa.com
ZERO EMISSIONI E ZERO DANNI AL SUOLO La divisione Imer Access di Imer Group continua ad ampliare la gamma di piattaforme cingolate. Particolarmente adatto per la cura del verde è il modello IM R 19 SA Lithium, con altezza di lavoro di 18,60 metri, portata massima utile di 230 kg, batteria a litio e motore AC. Le sue dimensioni compatte (ingombro macchina stabilizzata: 3,070 x 3,170 m; peso totale di 2.435 kg) garantiscono la massima accessibilità in qualsiasi ambiente di lavoro. Di serie la stabilizzazione automatica e i cingoli allargabili idraulicamente, che consentono lo spostamento su piani inclinati e una migliore distribuzione del peso per non danneggiare il terreno sottostante. Da segnalare anche il braccio articolato con jib attivo e sfilo e la rotazione del cestello ±65° che, insieme alla rotazione totale della torretta (± 180°), permettono il posizionamento ottimale della macchina. Il motore elettrico 230V / 4 kW AC b.t. lavora con batterie litio da 48V / 120Ah (caricabatteria 50A / 48V): si ha così la possibilità di lavorare da rete e contemporaneamente caricare la batteria. Tra gli optional è da menzionare il kit Imerview, sistema di controllo remoto tramite cui si possono visionare e impostare i vari parametri della macchina, oltre a ottenere una reportistica con grafici e di informazioni contabili, utili, ad esempio, per la fatturazione. Info: www.imergroup.com
Guarda l’evoluzione digitale di Imer!
PER OGNI TIPO DI TERRENO Una macchina compatta, leggera, adatta a ogni tipo di terreno e di facile utilizzo. Si presenta così il Ragno Palazzani. Tra i modelli più richiesti dalle imprese di giardinaggio: l’XTJ 32/C in versione Bi-Energy, in grado di lavorare anche in spazi ristretti e su terreno umido, l’XTJ 43, l’XTJ 52, il TZX 170,225, il TSJ 25 e il TSJ 30.1, oltre al TZ 330, ideale per il settore grazie al suo pantografo e al braccio telescopico. Tra le caratteristiche costruttive delle macchine Palazzani, il telaio cingolato e gli stabilizzatori, per lavorare anche su pendii ripidi (ogni stabilizzatore può essere installato su diverse posizioni e pendenze). L’azienda investe molto nel settore della cura del verde. A dimostrarlo l’opzione “protezione per potatori”, ossia il kit di protezioni in acciaio per cilindri, valvole e tamburi di avvolgimento, da proteggere in caso di caduta di materiale dall’alto. Ad hoc dei giardinieri anche il verricello idraulico, composto da verricello certificato, fune, motore idraulico e kit idraulico: il verricello, al posto del cesto, trasforma la piattaforma aerea in una gru, con 500 kg di portata massima. Info: www.palazzani.it
| macchine
LUNGA
VITa
Manutenzione minima, elevata ergonomia e prestazioni ottimali sono tra i plus della motosega DCS2500T di Echo, distribuita in Italia da Cormik. Leggere per credere di Nora Adamsberg
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assa rumorosità, ridotte vibrazioni del motore brushless e una lama da 20 cm. Queste le peculiarità che rendono la motosega DCS2500T di Echo ottimale per le operazioni di potatura anche in zone sensibili quali aree verdi nei pressi di ospedali, scuole, spazi urbani, ecc… Così come tutti i prodotti del marchio giapponese Echo, è distribuita in Italia dalla vicentina Cormik. Qui di seguito tutti i dettagli tecnici.
SOSTENIBILE E SILENZIOSA
Con un design che ricorda la motosega a scoppio CS2511TES, il modello DCS2500T funziona con la batteria al litio Echo Lithium-Ion da 50 V che assicura prestazioni al pari di una qualsiasi motosega a motore senza il problema delle emissioni e della rumorosità elevata: è collocabile nell'apposito vano porta batteria con un semplice "click" ed è possibile tenerne costantemente sotto controllo il livello di carica grazie ai led verdi nella
ZERO PARTI DI USURA Il motore brushless di Echo è senza spazzole e senza commutatore, caratteristiche che garantiscono una vita più lunga e una minore manutenzione, grazie all'assenza di parti di usura. Il magnete ad alto rendimento crea un'elevata densità di potenza. Risultato: un motore più potente ma con dimensioni ridotte.
parte superiore. È disponibile nella versione da 2 Ah, il caricabatteria ne assicura la carica all’80% dopo appena 24 minuti, al 100% in circa 42 minuti.
TAGLI NETTI E PRECISI
La barra montata sulla motosega ha una lunghezza di 20 cm mentre la catena è 1/4'' da 60 maglie: grazie al suo design permette di ottenere tagli netti e precisi.
Da segnalare anche il tendicatena laterale, grazie al quale è possibile regolare la tensione della catena in tutta semplicità, e il serbatoio dell'olio che, posto in una posizione strategica per un rabbocco facile e veloce, è trasparente in modo da tenere sempre sott'occhio il suo livello. La motosega presenta un anello brevettato Quick Draw per l'aggancio e lo sgancio rapido: è possibile agganciarla alla cinghia per una maggiore libertà di movimento durante le operazioni di potatura soprattutto se si lavora in alta quota. Infine, Per info e dettagli il DCS2500T presenta due impugnature visitare il sito ergonomiche: l'impugnatura superiore www.echo-italia.it raggruppa i comandi di controllo, quali l'interruttore on/off e il regolatore di velocità, mentre l'impugnatura laterale dà la possibilità di poter ruotare e maneggiare la motosega con una sola mano.
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Intensa con v
tra giardinieri a Si presenta così “Natale Torre. I Giardini del Sole”, il libro in cui il giornalista Gaetano Zoccali racconta di un vivaista-ricercatore precursore, un “cacciatore di piante” illuminato. Un inno a coltivare specie in grado di rendere unici i giardini. Un omaggio alla professione del Giardiniere di Daniela Stasi
U
n giornalista già noto agli amici del verde per la sua penna green e un vivaista-ricercatore d’eccezione, insieme per un libro che racconta come valorizzare il clima mite di molte regioni d’Italia creando giardini e paesaggi unici. Lo ha scritto Gaetano Zoccali e si intitola Natale Torre. I Giardini del Sole (Officina Naturalis Editore, 170 pagine, 14 euro). La storia si svolge in Sicilia ed è sviluppata in forma di una lunga conversazione tra giardinieri appassionati. Zoccali, che è di Reggio di Calabria e coltiva la sua passione a Milano (in molti seguono il suo diario “giardiniero” sulla pagina Instagram @The_Pleasure_Garden), conosce molto bene i paesaggi “del sole” di cui si parla nel libro. Torre alimenta la sua ricerca botanica con piante straordinarie “scovate” in giro per il mondo presso i Vivai Torre di Milazzo (Messina). Diversi i temi affrontati, molte le riflessioni Guarda il video di presentazione sulla professione del giardiniere. Per questo abbiamo scelto di porre del libro qualche domanda all’autore. Gaetano, come nasce l’idea di questo libro? Officina Naturalis Editore − concepita da un’idea di Daniele Mongera, già direttore editoriale di
Le grandi foglie di Monstera deliciosa, impiegata come lussureggiante coprisuolo come da tradizione siciliana, accanto a una pianta di kenzia (Howea forsteriana), all’ombra dei grandi canfori del Giardino del Gelso.
Maestri di Giardino Editore − nasce nel 2017 per raccontare esperienze legate al mondo del giardino italiano, perché come sappiamo buona parte della letteratura in questo campo è tradotta da Paesi anglofoni. Il mio libro sposa perfettamente quell’intento. L’Italia fatta di bougainvillee, ibischi, bergamotti e gelsomini, dove sono cresciuto, non è stata raccontata abbastanza, ma riserva potenzialità botaniche incredibili. Da bambino mangiavo le annone per merenda ((Annona cherimola, produzione De.Co di Reggio di Calabria, ndr); quando mi sono trasferito a Milano per frequentare la Facoltà di Scienze ambientali, ero stupito dal fatto che i miei colleghi non avessero mai assaggiato questo frutto ipervitaminico. Spesso conosciamo cose dell’altro mondo, ma non i tesori della terra del nostro Paese. Quale miglior occasione per raccontare questi gioielli, se non
© Gaetano Zoccali.
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n versazione
i appassionati
La professione di giardiniere in Italia fa ancora fatica ad affrancarsi dal ruolo del manutentore. Ma in fondo dovrebbe essere un curatore, colui che si prende
cura con amore del giardino a ogni livello
Chi è Natale Torre per chi non lo conosce? È il vivaista che ha innovato di più nella ricerca di nuove specie coltivabili nei nostri climi più dolci di Sicilia, Calabria, Puglia, Sardegna e zone costiere (zone fitoclimatiche 9-10, quindi con minime che toccano sporadicamente punte di -6°C). Parlo sia di specie ornamentali, sia dei fruttiferi che rappresentano grandi potenzialità per la frutticoltura del Sud. Torre ha introdotto per primo in Italia un’infinità di specie, per citare quelle conosciute al grande pubblico, si va da Callistemon a Murraia, Eugenia, Chamelaucium, Combretum... Ma è anche colui che a fine anni ‘80 ha portato noci pecan e di macadamia dalla Nuova Zelanda e ha cominciato a selezionare manghi e avocadi coltivabili nelle zone degli agrumi. Il libro è
pieno di nomi botanici che in molti non abbiamo mai sentito nominare, ma ci sono anche tutte le indicazioni su come e dove è possibile far crescere i frutti subtropicali in Italia in maniera sostenibile dal punto di vista economico ed ecologico. Torre ha studiato Agraria a Torino e poi si è specializzato in Frutticoltura tropicale a Firenze, con tesi sull’annona. Ti risparmio l’elenco di premi di cui è stato insignito: uno per tutti, il “Floricoltore dell’Anno” nel 2003. Ciò che però è fondamentale ricordare, è che il suo lavoro è animato dalla curiosità per il nuovo, come dovrebbe essere per qualunque giardiniere. Non ha mai fatto grandi numeri in termini quantitativi, preferendo continuare sulla strada della ricerca, ma in termini di ricchezza varietale, ha in catalogo quasi cinquemila specie e cultivar, magari in pochi esemplari, che segue con amore nel vivaio a conduzione familiare, alla terza generazione. Quali sono i “giardini Quali del sole”? Nel el titolo del libro è ripreso il nome della società fondata da Torre insieme
L’autore, Gaetano Zoccali, 46, giornalista e appassionato giardiniere. Nato a Reggio di Calabria, vive e lavora a Milano.
© Matteo Carassale.
intervistando un “cacciatore di piante” come Torre. Lo conosco da fine anni ‘90, quando andai per la prima volta nel suo vivaio a far incetta di novità come ibischi rosasinensis doppi a fiore piccolo, Hedychium, Duranta, Thevetia, Lagunaria, altrove introvabili all’epoca.
© Giancarlo Torre.
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Il protagonista del libro, Natale Torre, 70 anni compiuti il 25 dicembre 2020, vivaista e ricercatore botanico di Milazzo (Messina).
con alcuni colleghi nel 1980 per proporre piante al tempo non presenti sul mercato italiano, dopo averne testato l’acclimatazione. I grandi vivai erano soprattutto al Centro e al Nord Italia in quegli anni, perciò nel range di piante a cui si poteva attingere per fare i giardini mancavano moltissime meraviglie. Il libro è un inno a coltivare specie che, dove possibile, possono rendere unici i nostri giardini, valorizzando la biodiversità... Una cosa che sapevano fare bene i grandi giardinieri dell’Ottocento e della prima metà del Novecento, anche i giardinieri inglesi che si erano trasferiti in Italia. Basta pensare ai Giardini Hanbury a Ventimiglia, in Liguria. Oggi, botanicamente parlando, c’è un grande rischio di omologazione dei giardini privati. I garden center vendono le stesse identiche piante in tutto il mondo. Ma non ha senso, come dice Torre, mettere gli aceri giapponesi in riva al mare, meglio una guava a foglia rossa, che rimane colorata anche in estate senza bruciarsi. E a una siepe di fotinia o di leylandii, che sono uguali ovunque, meglio privilegiare eugenie o metrosideros dove possiamo permetterceli. Il libro si svolge in tre luoghi dove ci si rende conto in maniera lampante di queste possibilità poco sfruttate: i Vivai Torre di Milazzo e l’adiacente Giardino del Gelso di Milazzo, luogo dell’imprinting botanico del protagonista, e l’Orto botanico dell’Università di Palermo, regno di molte meraviglie, diverse delle quali sono state fornite proprio da Torre.
Uno scorcio della collezione di camelie del Giardino del Gelso di Milazzo.
Che figura di Giardiniere ne esce? Una figura qualificata e responsabile. Questa professione in Italia fa ancora fatica ad affrancarsi dal ruolo del manutentore. Non abbiamo, se non in rari casi, la figura del capogiardiniere, ma a qualsiasi scala, in fondo, il giardiniere dovrebbe essere un curatore, colui che si prende cura con amore del giardino a ogni livello. Deve saper consigliare, fare le scelte giuste, accompagnare le piante nella crescita, e questo è possibile solo grazie a una profonda conoscenza della botanica orticola. Oggi, che finalmente abbiamo capito che balconi, giardini e parchi pubblici sono il luogo dove incontrare la natura, seppur addomesticata, il giardiniere ha un ruolo di grande responsabilità, a cominciare dal saper suggerire le piante più giuste e più belle per il luogo prescelto, dicendo anche qualche no se necessario. Solo così risponde all’esigenza di destare la meraviglia insita nella definizione stessa di giardino, rispetta le piante in quanto esseri viventi e non “oggetti” di consumo, e riduce la manutenzione e gli interventi futuri, nel rispetto per l’ambiente. Sono le basi del mestiere,
Il lavoro di Natale Torre è animato dalla curiosità per il nuovo, come dovrebbe essere per qualunque giardiniere. Non ha mai fatto grandi numeri in termini quantitativi, preferendo continuare sulla strada della ricerca, ma in termini di ricchezza varietale
© Gaetano Zoccali.
DA RICORDARE È bene combinare alle altre piante delle Papilonacee (ex leguminose), le quali catturano l’azoto dall’aria e concimano il terreno. Pensiamo a ginestre, baptisia, lespedeza, cassie, tipuana, ma anche al glicine o ai trifogli ornamentali. Questi ultimi sono importantissimi anche per le pacciamature viventi. Le piante coprisuolo sono fondamentali per non lasciare il terreno esposto ai raggi solari, sprecando meno acqua e consentendo al microbioma del terreno di ritrovare un suo equilibrio, facilitando la formazione dell’humus. La terra esposta, invece, perde sostanza organica e perde vita.
ma non così scontate a giudicare da cattivi esempi che ancora si vedono in giro. Si parla di giardinaggio ecologico. Qualche consiglio? Valorizzare la biodiversità è V un consiglio pratico che ne racchiude diversi. Significa ricordarsi che un giardino, anche di dieci metri, deve colpire i cinque sensi: non si può prescindere dal profumo − pensiamo al Cestrum nocturnum − né dal canto degli uccellini, per cui bisogna prevedere piante generose, tantomeno dalle foglie vellutate da accarezzare, come quelle di tibouchina. Ma significa anche valorizzare la bellezza individuale delle singole piante, scegliendo la forma dell’esemplare in base alla sua “personalità” quando si vanno a cercare in vivaio le piante per un giardino. E significa anche copiare la natura il più possibile, affinché il giardino provi pian piano ad avvicinarsi sempre di più a un ecosistema, un ingranaggio dove tutti gli elementi sono funzionali l’uno all’altro, seppur bisognoso del nostro aiuto per mantenerne l’equilibrio. Come va fatta la scelta delle specie per “copiare la natura il più possibile”? Andrebbe fatta come si faceva una volta, in base alla durata delle piante e alla loro resistenza alle malattie; anche questo è giardinaggio ecologico. Molte piante, a causa dell’incredibile selezione varietale portata avanti negli anni, sono perfette nelle serre dove vengono vendute, però resistono poco quando le mettiamo in un ambiente naturale. Per questo è bene puntare su specie su cui non c’è stata molta selezione, magari andando a curiosare tra le file di quelle che non sono troppo alla moda, di cui ci sono varietà infinite, stando più vicini alle specie tipo, oppure puntando su varietà “antiche”, che hanno dimostrato di saper resistere.
Si torna a fare giardini alla vecchia maniera, con piante e metodi antichi? Bisogna imparare dal passato tutto ciò che c’è di buono per guardare a un futuro più green. Ce ne stiamo accorgendo tutti con le piante di appartamento: quelle di una volta, come aspidistre, potos, dracene e begonie, più passava il tempo e più diventavano belle. Oggi compriamo piante con le foglie dai colori strabilianti, ma da quando entrano in casa inizia il loro declino e diventano sempre più brutte, questo perché chi produce ha tenuto conto solo dell’estetica, e quindi della vendita immediata, e non della loro resistenza in ambiente domestico. Ragionare in chiave di sostenibilità come si faceva una volta, quando le risorse erano minori, significa però essere moderni. E anche la modernità ha i suoi vantaggi. Basti pensare che se si riesce a incuriosire e appassionare il cliente, oggi si può trovare qualsiasi pianta in vendita online, cosa impossibile un tempo. Il giardiniere, del resto, non è chiamato a consegnare un giardino a scatola chiusa, ma deve dare al committente il modo di partecipare, accompagnandolo nelle scelte. Non pensare solo al guadagno immediato. I successi, in giardino, sono il miglior incoraggiamento per proseguire nella passione e alimentare nuove scoperte, creando conoscenza e rapporti di fiducia che alla lunga sono ciò che paga di più. Il libro si può ricevere direttamente a casa senza spese di spedizione scrivendo a:
officinanaturalis.editore@gmail.com
Volta pagina per scoprire le piante citate nel libro
© Gaetano Zoccali.
| letture R Il muro di cinta de Il Giardino del Gelso di Milazzo, luogo
© Gaetano Zoccali.
del cuore di Natale Torre; è ricoperto da una cascata di Bougainvillea glabra ‘Variegata’, con foglie variegate di crema, che si mescola a Bougainvillea glabra ‘Sanderiana’, viola.
Le piante citate nel libro H Il fiore di Lagunaria patersonii patersonii, albero australiano a prova di vento, siccità e di salsedine, ideale per le case al mare. Fiorisce due volte l’anno, in tarda primavera e all’inizio dell’inverno, quando si ricopre di carnosi fiori rosa.
P Un giovane mango della varietà ‘Kensington Pride’ coltivato nel giardino personale di Natale Torre a Milazzo.
H L’ibisco a foglia di cuore Hibiscus tiliaceus rubra in fiore quasi tutto l’anno nel giardino rubra, personale di Natale Torre, che coltiva decine di specie e varietà di ibischi.
© Gaetano Zoccali.
atale Torre. I Giardini del Sole non è un libro illustrato, perché la linea editoriale di Officina Naturalis investe sulle parole e sul loro potere di stimolare l’immaginazione. Q Queste foto dell’autore, Gaetano Zoccali, ritraggono alcune delle piante citate nel libro, ideali per i “giardini del sole”.
© Gaetano Zoccali.
© Gaetano Zoccali.
N
H I grandi fiori bianchi di Eucaliptus globulus globulus, specie monumentale originaria della Tasmania che ha anche una buona resistenza al freddo. A Milazzo ne cresce un esemplare di 150 anni.
NEWS DA L MERCATO
News
PER UNA SELVICOLTURA SOSTENIBILE
Un percorso formativo che rivisita in chiave moderna la figura del boscaiolo, arricchendola con competenze forestali nuove, relative ai supporti tecnologici applicabili anche alla gestione del bosco. Si tratta del corso per Tecnico forestale promosso dalla Fondazione Minoprio. L’obiettivo è formare una figura professionale in grado di operare in sicurezza e nel rispetto dell’ambiente, a favore della selvicoltura sostenibile. In programma da marzo a luglio, prevede la possibilità di seguire i moduli teorici a distanza, intercalati da lezioni in aula ed esercitazioni in bosco: avrà una durata complessiva di 420 ore di cui 250 di formazione teorica ed esercitazioni pratiche e 170 di tirocinio curriculare. A seguito di un esame finale, verrà rilasciato un attestato di competenze di Regione Lombardia su format europeo. Durante il percorso saranno rilasciate anche le certificazioni relative a salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, abilitazione alla conduzione di trattori agricoli e forestali e operatore forestale. Info: www.fondazioneminoprio.it
APPUNTAMENTO RIMANDATO AL 2022 Myplant & Garden, il Salone internazionale del verde, rimanda l’appuntamento a febbraio 2022. Lo spostamento è stato deciso dopo gli ultimi interventi governativi dovuti all’andamento dello scenario pandemico generale. «La modifica del calendario – spiegano dagli uffici di Myplant – è stata necessaria e quanto più possibile condivisa coi nostri partner. Durante il 2021 cercheremo comunque di dare visibilità ai nostri espositori tramite la webzine Myplantonline.com, l’organizzazione di incontri online e in tutte le occasioni in cui ci sarà permesso di lavorare sul territorio». Dopo aver promosso e sottoscritto con le rappresentanze del settore gli inviti alle istituzioni perché tenessero conto delle criticità del comparto e trovassero soluzioni adeguate a favore delle imprese del verde, Myplant fa appello perché l’esistenza stessa del comparto fieristico, privato e pubblico, diventi una priorità per il governo. «Chiediamo che il sistema-fiere venga considerato in proporzione al suo peso e al valore generato: è e rimarrà uno strumento fondamentale per presidiare e diffondere il Made in Italy nel mondo. Oltre a un indelebile danno di immagine, il lasciare senza supporto le realtà organizzative significa rovinare un volano fondamentale dell’economia italiana». Info: www.myplantgarden.com
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I MATTONCINI PIÙ FAMOSI AL MONDO SI TINGONO DI VERDE
È un dato ormai assodato, il verde è sdoganato e fa tendenza. A dimostrarlo è (anche) Botanical Collection, la collezione a tema botanico lanciata da Lego. Al momento sono due i modelli disponibili: un coloratissimo bouquet di fiori e un esemplare di bonsai, entrambi componibili con i famosissimi mattoncini assemblabili (756 pezzi il primo, 878 il secondo). Si segnala che la collezione include una serie di elementi realizzati in plastica a base vegetale derivante da canna da zucchero da fonti sostenibili. Info: www.lego.com
UN PREMIO PER GIOVANI LAUREATI
C’è tempo fino al 7 maggio per partecipare al premio di laurea “Stefano Capitanio” 2021, il bando di concorso rivolto a giovani laureati indetto annualmente da Anve per ricordare il lavoro del socio fondatore Stefano Capitanio. Il bando prevede, per le migliori tesi magistrali/specialistiche e triennali valutate da un’apposita giuria, l’assegnazione di un premio monetario per un valore complessivo di 3.000 euro. Le tesi di laurea devono riguardare gli aspetti botanici, agronomici, fitosanitari, paesaggistici, economici e legislativi connessi con la coltivazione delle piante ornamentali da esterno di tipo mediterraneo con particolare attenzione ad argomenti quali le fitopatologie, la protezione delle piante, la sostenibilità ambientale e produttiva dei processi, le nuove tendenze e la selezione varietale. Info: www.anve.it
UN TOOL DIGITALE PER FAR CRESCERE IL VERDE URBANO
Google ha lanciato un tool digitale per scoprire dove piantare gli alberi in città. Si chiama Tree Canopy Lab e fa parte della piattaforma Environmental Insights Explorer (EIE), avviata dal colosso californiano nel 2018, per aiutare le città a misurare e ridurre le emissioni di carbonio e l’inquinamento. Al momento attivo solo a Los Angeles, Tree Canopy Lab è in grado di mappare le aree cittadine per identificare le zone più o meno verdi, affinché possano essere piantati nuovi alberi laddove scarseggiano. Ma come funziona? Utilizza immagini aeree e, grazie alla capacità di analisi dei dati da parte di Google AI e Google Earth Engine, studia la superficie di copertura degli alberi in un centro urbano, misurandone la densità. Info: https://insights.sustainability.google/labs/ treecanopy N°026
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GESTIONE | ricerche
L´estetica
conta meno A dirlo è il FlorMart Green City Report, l’Osservatorio sulle nuove tendenze del verde urbano. Sempre più forestazione, orti e giardini comunitari nel pubblico, giardinaggio biologico nel privato. Qui tutti i dettagli di Irene Nuvola
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L
a materia prima e i suoi utilizzi – ossia piante e progettazione, costruzione e manutenzione del verde – i comparti del verde urbano considerati maggiormente in crescita nel 2021. Questo uno dei dati emersi dal FlorMart Green City Report di dicembre 2020, l’Osservatorio sulle nuove tendenze del mercato del verde urbano, la ricerca trimestrale condotta da GRS Research & Strategy per conto di Padova Hall. Obiettivo: offrire una visione del verde urbano e dei suoi utilizzi, raccogliendo il punto di vista degli addetti al settore: produttori, progettisti, agronomi, amministratori e accademici. In sostanza, il Report, a cui hanno partecipato 239 rispondenti, registra gli umori degli operatori messi a dura prova dall’emergenza sanitaria e fornisce informazioni utili per il processo decisionale. I PARTECIPANTI
In queste pagine analizziamo i dati relativi al verde urbano e quello residenziale.
USO SOCIALE DEGLI SPAZI VERDI Come anticipato, i settori del verde urbano più in crescita, secondo le previsioni degli intervistati, sono quelli relativi alle piante, alla progettazione e alla manutenzione del verde. I segmenti che riguardano macchine e arredo ludico/sportivo sono per lo più stabili. Per quanto riguarda invece le tendenze del verde urbano nel 2021 ai primi posti compaiono orti e giardini comunitari, verde estensivo e biodiversità. Sembra emergere la direzione verso un utilizzo sociale del verde, predominante rispetto ad altri orientamenti. E ancora, è stato chiesto in cosa consisteranno gli interventi nelle aree urbane nei prossimi tre anni. Tra le risposte più citate: la riqualificazione e una migliore gestione degli spazi verdi esistenti.
PRODUZIONE NATURALE
FlorMart Green City Report focalizza l’attenzione anche sul verde residenziale. Tra gli orientamenti e le tendenze è emerso con forza, con il 47% delle risposte, il giardinaggio biologico, seguito dal verde pensile e dal verde verticale. A farla da padrone è quindi la sensibilità per una produzione naturale. Per quanto concerne le previsioni sulle piante più utilizzate nel verde privato nel 2021, al primo posto ecco quelle da orto. A seguire, al secondo e terzo posto, rispettivamente le aromatiche e le piante da giardino, arbusti e siepi. Quindi l’uso puramente estetico (piante ornamentali, rampicanti e grasse) non è più tra le priorità.
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PREVISIONI
o TENDENZE
INTERVENTI
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GESTIONE | formazione in collaborazione con
il giardinO S
DI Villa
MANIN
Sullo scorso numero abbiamo presentato il corso per Esperto di giardini e parchi storici, promosso dalla Scuola Agraria del Parco di Monza, rivolto a giardinieri. Qui, invece, iniziamo la rassegna di articoli su alcuni giardini storici illustrati dai corsisti, spunti importanti per saperne di più sulla loro storia e sulla loro gestione testo e foto di Anna Gregoris
S
ontuosa dimora, voluta dai Conti friulani Manin, Villa Manin viene edificata tra ‘600 e ‘700 a Passariano di Codroipo (UD). Il parco si estende su una superficie di 18 ettari, circondato da paesaggio agrario e ottenuto mediante successivi accorpamenti di terreni, non senza superare alcune opposizioni interne a una delle famiglie più ricche d’Europa. Lo scopo è quello di unire le vie principali di terra e mare per lo sviluppo dei mercati internazionali. A periodi di ricchezza come centro di produzione
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e trasformazione dei prodotti agricoli, si alternano tristi momenti, quando a fine ‘700 è sede di Napoleone e delle sue truppe, e poi base militare nel corso della Grande Guerra. Dopo l’abbandono, nel 1969 diventa proprietà della Regione Friuli Venezia Giulia. Giulia
L’ARCHITETTURA DEL GIARDINO
“Troppo grande e troppo ricca anche per un Doge”, così la definisce Napoleone. Scarse le notizie della prima realizzazione del Giardino,
O STORICO Per maggiori informazioni www.monzaflora.it
Vuoi saperne di più sul corso per Esperto di giardini e parchi storici? Trovi due approfondimenti sulle pagine della nostra rivista: uno sul numero 022 a pag. 48, l’altro sul numero 025 a pag. 32.
© Giovanni Sighele.
avvenuta intorno al 1670. Documentato invece è il Giardino formale di inizio ‘700, attribuito a un allievo di André Le Nôtre. Il richiamo alla magnificenza di Versailles è costante, anche nelle mani del Mastro di casa, Giovanni Ziborghi, che lo arricchisce con labirinti, giochi d’acqua, arancere, ghiacciaie sotterranee, logge e giardini pensili. Dopo il degrado subito a seguito dell’occupazione francese, viene affidato nell’800 a Giannantonio Selva, studioso di giardini all’inglese e, per l’ultima ridefinizione tardo romantica, a Pietro Quaglia, il giardiniere delle “geometrie”. Oggi rimangono le tracce del Giardino all’inglese.
IL PATRIMONIO BOTANICO
All’interno del parco sono censiti e geolocalizzati nel Piano paesaggistico regionale, più di 1.600 N°026
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GESTIONE | formazione
L’AUTRICE DELL’ARTICOLO Di origine friulana, Anna Gregoris, dopo una formazione e occupazione a indirizzo commerciale, se pur con impegno e volontà, riceve scarsa soddisfazione personale, tale da prendere nuove decisioni di vita. Lo scorso anno cerca di dare concretezza a quanto ha sempre desiderato, operare nel settore del verde. Prima di tutto decide quindi di formarsi, partecipando ai corsi preparatori della Scuola Agraria di Monza e frequentando il corso di specializzazione per Esperto di giardini e parchi storici. Da qui la ricerca prodotta nel corso delle lezioni sul giardino storico, curate dall’architetto Raffaella Laviscio del Politecnico di Milano.
alberi e altrettanti arbusti, appartenenti a un centinaio di specie botaniche. Secondo il Decreto regionale 98 del 21.07.2020 alcuni degli alberi sono stati declassati, altri sottoposti a tutela e inseriti nell’elenco degli “Alberi Monumentali d’Italia”. Tra questi il Celtis australis (noto come Bagolaro), due esemplari di 30 metri di altezza di Platanus acerifolia, due Cedrus deodara e un esemplare di Taxus baccata. Degna di nota, la spettacolare fioritura dei narcisi che in primavera colora un’ampia area del prato centrale.
LA GESTIONE E GLI USI: CRITICITÀ E POTENZIALITÀ
© turismo FVG.
La cura del Giardino è principalmente di tipo ordinario. Viene applicato un sistema di ciclo chiuso delle biomasse, con la triturazione e ridistribuzione in loco delle ramaglie derivanti dalle potature. Si è scelto di riutilizzare nel
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grande prato centrale la tecnica della fienagione, preservando la biodiversità delle specie erbacee autoctone, compresi i bulbi di Narcisi. Il Giardino è aperto al pubblico e risulta piacevole passeggiare e goderne la bellezza e la tranquillità del luogo. Sono stati inseriti dispositivi per gli accessi facilitati ai portatori di handicap, con pedane e scivoli. Non sempre, tuttavia, l’inserimento delle attrezzature necessarie a una fruizione pubblica del parco è avvenuto in maniera consona al suo carattere storico. Scarsa è la cartellonistica, mentre è presente un info-point con book shop; è, periodicamente, luogo di eventi culturali. L’estensione e la ricchezza di elementi del giardino richiederebbero lo sviluppo di uno specifico piano di gestione per conservarne e valorizzarne, al meglio, l’architettura in tutta la sua complessità storica.
GESTIONE | pratiche
VERDE URBANO, URBANO,
VERO HABITA L
TEMPO DI LETTU R A: 10 minuti
a gestione del legno morto nei parchi pubblici rappresenta un punto cruciale per la prevenzione dei danni e la sicurezza pubblica. Tuttavia, il legno morto e gli alberi senescenti sono una importante fonte di rinnovamento del bosco, una risorsa trofica e un rifugio per molte specie a essi associate. Ne abbiamo parlato in modo approfondito sullo scorso numero (025, pag. 34), dove è stata esaminata la correlazione tra legno morto e specie connesse. In queste pagine, invece, individuiamo la corretta gestione della risorsa, al fine di salvaguardare la sua funzione come habitat e prevenire i rischi connessi alla sicurezza pubblica.
GESTIONE NATURALISTICA
La tutela della biodiversità in aree urbane sta assumendo un ruolo importante sia nella normativa italiana che nei principali indirizzi di gestione degli ecosistemi urbani, tra questi, i parchi cittadini. Numerosi studi e pubblicazioni sono stati prodotti, infatti, negli ultimi decenni, per la fauna presente nelle città italiane. L’attuale gestione del verde urbano tiene raramente in conto il fattore biocenotico associato agli alberi, in quanto mostra una maggiore ricchezza in parchi storici di antico impianto che contengano una significativa componente di elementi di grosse dimensioni e/o maturi,
*Docente di scienze naturali. Per maggiori dettagli sul tema affrontato in questo articolo: fillycarpino@hotmail.com
senescenti, morti, quelli che danno maggiori problemi per la sicurezza. Ove osservate, le attuali soluzioni per il mantenimento di necromassa, come il rilascio di tronchi o rami a terra, oppure la triturazione in loco dopo il taglio, non assicurano il mantenimento delle condizioni necessarie per un soddisfacente livello di naturalità e complessità ecosistemica, in quanto molte specie, trovano il
Dopo aver illustrato sullo scorso numero l’importanza del legno morto per la biodiversità, in queste pagine diamo indicazioni gestionali mirate e concrete per considerare i parchi cittadini non solo per la funzione ricreativa, ma anche per quella ecosistemica testo e foto di Filomena Carpino* in collaborazione con la rivista Arbor**
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Lo strumento principale per una corretta gestione del verde urbano deve necessariamente tenere conto della sicurezza, ma anche del valore dell’area sia dal punto di vista ecosistemico che paesaggistico proprio sviluppo ottimale in tutte le fasi naturali di degradazione degli alberi morti. Ecco qui di seguito una serie di concrete indicazioni gestionali.
MONITORAGGIO
Un programmatico e continuo monitoraggio è un presupposto indispensabile per prevenire ogni possibilità di rischio per la sicurezza pubblica e, nel contempo, salvaguardare elementi di pregio come gli alberi morti o senescenti: deve riguardare i singoli elementi, sia nel loro stato Albero con di salute, per valutare un scortecciatura possibile rischio di crollo, dovuta a lesione, con presenza di rami morti, sia per il loro valore come nell’Abetina fonte di rinnovamento del di Laurenzana (PZ). bosco/parco e come habitat per le specie associate. Questo è possibile solo con l’affiancamento e la collaborazione di tecnici specializzati afferenti ai diversi settori di studio interessati. Per la valutazione del rischio occorre quindi rinnovare le tecniche di stima, che non possono essere più basate esclusivamente sul fattore rischio. Un buon contributo è stato dato dall’introduzione degli alberi monumentali e le norme e indirizzi per la loro catalogazione e tutela, che prevede, tra le caratteristiche, il “valore ecologico”. ecologico” Tuttavia, questa categoria non comprende tutte le tipologie di albero classificate come “habitat”, che talvolta include esemplari morti, crollati, che non rivestono un valore storico-culturale, ma che comunque necessitano di tutela. A tal fine, nell’ultimo decennio, sono stati proposti metodi di monitoraggio degli alberi habitat che tenessero conto di una serie di parametri standardizzati e
quantificati in tabelle, come presenza di cavità, età, diametro del tronco, ecc. Dalla valutazione di questi parametri, recentemente, è stata proposta per l’Italia, negli ecosistemi forestali, la tabella di valutazione Radar - Ricerca **Arbor è la rivista Alberi Da Riservare (approfondimento della Società Italiana nel box “L’albero habitat”). di Arboricoltura La valutazione dell’opportunità di www.isaitalia.org tutela o gestione dell’albero deve naturalmente tener conto delle specifiche caratteristiche che ne determinano anche la pericolosità, spesso coincidenti. La valutazione del grado di rischio e pericolo deve avere un approccio integrato, che tenga conto non solo delle caratteristiche dell’albero, cioè la presenza di elementi deperienti e al connesso rischio di crollo, ma anche della effettiva pericolosità degli stessi, valutata in base a una serie di fattori che determinano il danno potenziale, come il luogo in cui è ubicato l’elemento, e il fattore di contatto (area frequentata, presenza di edificati, ecc.). I più recenti approcci considerano, in base a tali variabili, una tollerabilità del rischio, che in linea teorica, non può mai essere azzerato. Occorre quindi basare gli esiti decisionali valutando il grado di pericolosità e danno potenziale e prevedere misure alternative ai tagli Cavità naturali per la messa in sicurezza e/o attuare misure nei contrafforti compensative alla perdita di necromassa. radicali nel parco
MISURE DI COMPENSAZIONE
del Castello Ducale di Marigliano (NA).
Occorre considerare che il climax per molte specie, e la ricreazione della funzionalità ecosistemica assunta da boschi e parchi cittadini, prevedrebbe, in parte una “non gestione”, unica misura che consente la naturale evoluzione del bosco e fornisce i requisiti adatti per favorire una certa valenza naturalistica. N°026
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GESTIONE | pratiche
Montaggio di cassetta nido in un parco urbano di Corleto Perticara (PZ).
L’ALBERO HABITAT La tabella di valutazione Radar - Ricerca Alberi Da Riservare prevede la designazione di albero habitat mediante la valutazione di una serie di fattori quali il diametro al fusto, la correlazione negativa tra il valore dell’albero e la distanza da sentieri e/o rete viaria, il tipo di albero (specie), in quanto il valore dell’albero come habitat è differente in base alla specie (es. alto per querce, basso per castagni). Nel caso di punteggi bassi dovuti alle dimensioni ed età di alcuni esemplari, alcuni di questi sono comunque attenzionati, in visione della loro potenzialità ad evolversi come albero habitat, ad esempio, se distanti dalla sentieristica o dalle aree frequentate.
Fonte tabella: Perrella P., Puddu G., 2015. Uno strumento innovativo per l’individuazione e la gestione degli “alberi habitat”: la tabella R.A.DA.R. Gazzetta ambiente. Anno XXI n.1/2015.
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Il taglio e/o la sottrazione di legname tagliato dovrebbero essere evitati o adottati solo quando siano state messe in atto tutte le misure possibili per salvaguardare gli alberi nel rispetto delle norme di sicurezza. D’altro canto, misure compensative possono contribuire a bilanciare eliminazioni di durame o tagli, oppure riportare a un soddisfacente livello di naturalità parchi impoveriti da una passata e reiterata gestione semplicistica del verde. Il valore del bosco è sicuramente più alto nel caso di impiego di essenze autoctone, che sono, peraltro, preferite anche dagli uccelli come fonte trofica nei parchi urbani. Tuttavia, nelle aree verdi urbane si trovano spesso specie esotiche, come la Robinia pseudoacacia. Un recente studio condotto in un bosco misto a dominanza di querce (Quercus robur) del Parco del Ticino ha evidenziato come questa specie, in esemplari morti, mostri una ricchezza in specie saproxiliche paragonabili a quelle autoctone. Viene pertanto suggerito il taglio mirato di esemplari di Robinia pseudoacacia, per aumentare la necromassa e gli alberi morti in piedi, e favorire così la compensazione della perdita di habitat utili a ospitare tali specie.
INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE
La corretta gestione del verde, nelle sue nuove ottiche, impone di considerare non più il parco urbano per la sua sola funzione ricreativa, ma soprattutto per la sua vera natura, che è quella di habitat con importante funzione ecosistemica, alberi e biocenosi connesse. Ogni giorno i parchi urbani sono frequentati dalle persone che, se non attuano un comportamento corretto, possono arrecare disturbo, danni alle specie, ammassi di rifiuti. In special modo la tutela della sicurezza pubblica e del verde può essere attuata solo tramite una corretta informazione dei fruitori dell’area verde. La prima azione necessaria è l’apposizione di adeguata cartellonistica. Questa deve avere carattere di divieto, chiaro e con sanzioni specificate, e di informazioni di sicurezza, ad esempio del rischio di crollo nel caso di zone interdette all’accesso al pubblico, ove cioè, siano presenti cataste di legna oppure alberi morti recintati. Anche la rimozione di rifiuti è importante per garantire la naturalità del sito. Spesso infatti cavità di alberi maturi, come i dendrotelmi, vengono utilizzati come cestini di rifiuti, quindi è necessario fornire adeguati mezzi di apposizione di rifiuti e
Cassette nido per Allocco (a sinistra) e cince (sotto). La seconda è stata modificata nella sua apertura con apposizione di fango, probabilmente da parte del picchio muratore.
garantire un frequente svuotamento, oltre che proteggere le cavità di alberi maturi da questi impropri utilizzi. Infine, è necessaria un’adeguata progettazione, con tecnici qualificati, di periodiche iniziative di informazione e sensibilizzazione sul parco e le sue componenti biocenotiche, nonché sulle tecniche di gestione in corso. Anche l’attuazione di iniziative tematiche con coinvolgimento della popolazione e soprattutto delle scuole, favorisce un corretto comportamento nella fruizione del verde pubblico. In progetti dedicati, con la costruzione di cassette nido e bat box presso parchi pubblici, sono state coinvolte le scuole del luogo per la costruzione, il montaggio e il monitoraggio dell’occupazione delle strutture, con adeguate campagne di informazione sull’utilità dell’azione e delle specie interessate.
SALVAGUARDIA DI ELEMENTI VETUSTI
Lo strumento principale per una corretta gestione del verde urbano deve necessariamente
tenere conto della sicurezza, ma anche del valore dell’area sia dal punto di vista ecosistemico che paesaggistico. Il valore ecosistemico del bosco, come del parco urbano, non può prescindere dalla tutela di tutte le sue componenti, biotiche e abiotiche. Attualmente, la gestione del verde urbano risente ancora di un’ottica quasi esclusivamente basata sulla percezione estetica e sulla funzione ricreativa, spesso richiesta dal pubblico e dalle amministrazioni comunali responsabili. Il verde urbano è invece un vero e proprio habitat, e a causa del contesto assume quasi sempre un importante valore ecologico per l’area vasta. Una gestione integrata e non di settore, che tenga conto primariamente dell’identità come biotopo e della sua funzione ricreativa, deve necessariamente preservare il suo valore e la sua integrità tenendo conto dei parametri di sicurezza indispensabili per la sua fruizione al pubblico. Tuttavia, il valore estetico e ricreativo è spesso dato proprio da elementi vetusti, che rappresentano talvolta un bene storico comune tra i cittadini. La pratica del taglio è quindi, spesso, anche sgradita dalla popolazione locale, che individua nei “patriarchi verdi” della propria città, un senso comune di appartenenza e memoria storica. Occorre quindi una gestione che tenda, il più possibile, a salvaguardare elementi vetusti nei parchi cittadini. A tal fine è indispensabile attuare un’ottica di monitoraggio e gestione del verde di carattere multidisciplinare, che preveda uno schema di monitoraggio continuo e integrato nel tempo, un’azione di pianificazione del verde che badi alla prevenzione del rischio e al valore corologico delle essenze impiegate, al loro accrescimento e alla capacità di fungere da serbatoio di biodiversità, e consentire quindi la salvaguardia dei parchi urbani per il loro valore ecosistemico. I parchi urbani costituiscono infatti un nodo per la connessione ecosistemica delle grandi aree verdi. Quindi solo una gestione integrata a scala di paesaggio, oltre che puntuale, può garantire la persistenza del valore di questi habitat nella loro integrità.
MISURE COMPENSATIVE • Evitare le potature durante i periodi di nidificazione • Prevedere un numero adeguato di alberi “habitat” • Prevedere alcune zone interdette all’accesso al pubblico in cui sia possibile consentire l’evoluzione naturale di alberi morti o deperienti • Evitare la rimozione di legno morto • In caso di necessità di taglio di grandi branche principali, lasciare il tronco in piedi • Prevedere giorni/periodi di interdizione al pubblico in coincidenza con condizioni climatiche avverse • Prevedere l’installazione di cassette nido per aumentare la biodiversità ornitica
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SCOPERTE | corsi
Aip Formula è un’innovativa accademia per giardinieri, articolata in consulenze e videocorsi. A idearla ci ha pensato Paolo Antonelli, architetto del paesaggio con una lunga esperienza nella realizzazione di giardini e con una profonda fiducia di Daniela Stasi nella formazione
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Diplomato come perito agrario, Paolo Antonelli ha iniziato a lavorare nell’azienda di famiglia gestendo la progettazione e la realizzazione del verde privato e aziendale. Ha conseguito la laurea in Architettura del paesaggio e ora come libero professionista progetta giardini per privati e aziende di giardinaggio.
rogetto ogni spazio verde come se fosse mio perché credo fortemente che lo spazio esterno sia parte integrante di tutta la proprietà e che meriti pari importanza, valore e attenzione nella sua progettazione e realizzazione». Sono queste le parole con cui si presenta Paolo Antonelli, architetto del verde, con alle spalle una lunga esperienza di realizzazione di giardini, oggi attivo nella progettazione di giardini privati, aziendali e terrazzi. Ed è questo il messaggio – importanza, valore e attenzione allo spazio verde – che vuole
Per saperne di più vai al sito aipformula.com
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IL COACH
trasmettere nella sua accademia per giardinieri, l’Aip Aip Formula, Accademia Innovazione Paesaggio. Vediamo esattamente di cosa si tratta.
GLI OBIETTIVI
L L’intento di Aip Formula è elevare la qualità e le competenze di coloro che operano nel settore del giardinaggio. E per fare questo, Paolo parte proprio dal concetto di spazio verde, inteso come valore aggiunto da far conoscere (e riconoscere) ai clienti. È necessario quindi pensare al verde come opportunità per coloro che ne fruiscono e come business profittevole per le imprese di giardinaggio che contribuiscono alla creazione di questo ambiente. Ecco che l’Accademia si propone di innalzare le competenze gestionali e di vendita per incrementare i profitti aziendali. Come?
Elevare
IN BREVE
Mediante una formazione dedicata a chi opera nel business del verde utilizzando le più innovative tecnologie.
L’OFFERTA FORMATIVA
Aip Formula è articolata in diverse proposte. Si va dalle consulenze strategiche ai videocorsi. Le consulenze sono pensate per l’imprenditore del verde che vuole comprendere come potenziare la sua realtà aziendale e sono suddivise in tre differenti step: analisi dell’azienda, composizione del team e progettazione di una strategia, tramite l’identificazione degli obiettivi da raggiungere e la pianificazione del percorso necessario per ottenere
i risultati. I videocorsi, invece, sono due: Giardiniere Qualificato e Landscape Designer Academy. Il Giardiniere Qualificato (che approfondiamo nel box) è un percorso formativo rivolto alle imprese che vogliono migliorare le proprie competenze gestionali, contabili e organizzative. Landscape Designer Academy è un corso per chi vuole usare in modo professionale e redditizio i software Landscape Designer e NBL Photo Designer per la progettazione del paesaggio.
• Innalza le competenze gestionali e di vendita delle imprese di giardinaggio • Forma chi opera nel verde utilizzando le più innovative tecnologie • Sviluppa nuovi metodi di giardinaggio nel rispetto dell’ambiente
GIARDINIERE QUALIFICATO Nel percorso formativo Giardiniere Qualificato (che comprende il videocorso completo, l’accesso al Gruppo Facebook riservato e una serie di consulenze con il coach di Aip Formula) viene illustrato come differenziarsi dalla concorrenza e farsi scegliere dai clienti proprio grazie all’elemento differenziante e come evidenziare i lavori che danno un utile maggiore. Tra i contenuti proposti: ◗ creare l’atteggiamento mentale giusto per accedere alla parte di business profittevole; ◗ analizzare il mercato per capire cosa chiede e come soddisfare queste esigenze; ◗ capire quali sono i propri fattori interni potenzianti e depotenzianti; ◗ analizzare la concorrenza per capire come differenziarsi; ◗ apprendere quello che serve per farsi percepire come un’azienda autorevole;
◗ gestire il cliente nel modo corretto fin dal primo sopralluogo. Gli iscritti ottengono anche le tabelle organizzative per gestire il lavoro al meglio e il sistema per conteggiare l’utile e definire la capacità produttiva della propria azienda per ogni ora investita.
le competenze N°026
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SCOPERTE | luoghi
IL GIARDINO
delle rose perd u Visitiamo insieme uno spazio verde speciale, su una collina del Montefeltro, dove la fotografa Rosetta Borchia con amore e fatica ha recuperato diverse varietà di rose antiche, ritrovandole in angoli abbandonati di Matteo Meloncelli TEMPO DI LETTU R A: 8 minuti
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n attento e appassionato recupero di piante dal profumo “antico”. Si può definire così, in estrema sintesi, il lungo percorso di ricerca che ha portato Rosetta Borchia, fotografa naturalista e artista, a creare il Giardino delle rose perdute, un terreno di mezzo ettaro su una delle gentili colline del Montefeltro, dove in 25 anni
ha messo a dimora diverse varietà di rose antiche. Varietà ritrovate e raccolte nei luoghi abbandonati in provincia di Pesaro e Urbino dopo la Seconda Guerra Mondiale: quando la gente se n’è andata, ha abbandonato tutto, case, interi paesi, cimiteri, chiese, cappelle, mulini, pozzi. Proprio lì, in quegli angoli dimenticati, era ben nascosto un patrimonio di rose tramandato da lungo tempo. Rosetta ha
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dedicato al progetto di ricerca, amore e fatica, tempo e passione. È lei stessa a raccontarci del suo Giardino.
UN SISTEMATICO PROGETTO DI RICERCA
«Ho iniziato a rincorrere le rose antiche nel territorio di Pesaro e Urbino semplicemente perché mi era capitato di vederne alcune nel giardino di Tea, ora carissima amica – spiega Rosetta Borchia – Di loro non sapevo nulla, ma la folgorazione fu tale che, immediatamente, realizzai che le avrei cercate e ritrovate. All’inizio è stata un’incosciente,
d ute
Il giardino non è più aperto al pubblico, si ricevono solo i veri appassionati. Per info: rosettaborchia@yahoo.it
inconsapevole avventura; poi man mano che scandagliavo il territorio, un passo dopo l’altro ho iniziato a entrare nel loro mondo, a capirle e, con l’aiuto di testi fatti giungere da Francia e Inghilterra, ho messo a punto un vero sistematico progetto di ricerca». Il Giardino delle rose perdute è cresciuto di pari passo con la messa a dimora delle rose che man mano venivano ritrovate. «Contemporaneamente realizzavo piccolissimi sentieri che poi perfezionavo e completavo – continua a raccontare – Per combattere le erbacce e per avere meno manutenzione, riempivo il suolo, sotto le rose, di cuscini di erbe aromatiche e piante botaniche rubate alla natura». Oggi appare come un grande tappeto damascato, disteso sopra la collina di fronte a Urbino, trapunto di mille colori che a maggio gronda di rose. «Quando ripenso a quell’abbozzo di giardino iniziale, incerto e
C’è un giardino, sui colli di Urbino, dotato di tale grazia che, come si dice di certe immagini sacre, non pare creato da mano d’uomo. Lo sguardo vaga verso il più lontano orizzonte per poi tornare, quasi inconsapevole, sul cespuglio di rose fiorite, da lì verso le foglie ariose dei sorbi, poi di nuovo verso quel dolce paesaggio che pare un fondale di Raffaello. Pia Pera, Il giardino che vorrei, Ed. Electa, 2006 N°026
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SCOPERTE | luoghi
Rosetta Borchia nel suo giardino, frutto di 25 anni di ricerca e lavoro.
© Marco Sensoli.
DI RARA BELLEZZA
povero, che però inconsapevolmente narravo con orgoglio come fosse già un giardino finito, oggi m’imbarazza e m’inorgoglisce a un tempo. Tutta colpa della troppa passione che mi confondeva a tal punto da precorrere anticipatamente il trionfo del mio sogno».
La rosa antica sprigiona profumi intensi, dà vita a esplosioni di colori che lasciano a bocca aperta chi ha la fortuna di vederle fiorire. Una fioritura diversa, che non avviene tutti gli anni e che anche negli anni “fortunati” è evento raro. Le rose antiche, infatti, ci regalano il loro meraviglioso fiore una volta all’anno, peculiarità che forse ce le fa apprezzare maggiormente. «Impossibile non essere sedotti dal fascino delle rose antiche – dichiara Rosetta – Sono un concentrato di bellezza che di più non saprei immaginare: per forma, colore, profumo, portamento, persino per quella fioritura unica ma traboccante di generosità». Si tratta di varietà che necessitano di pochissime cure, sono robuste e in grado di resistere a ogni condizione. Per tale motivo, per la loro bellezza e i loro profumi, è bene sperare che comincino nuovamente a diffondersi nei giardini dei nostri clienti.
QUATTRO FAMIGLIE In Europa si contavano circa 20 specie botaniche; dal loro incrocio attraverso i secoli, complice solo la natura, sono nate le prime varietà di rose antiche. Poi, dal Medioevo, soprattutto nei monasteri, l’uomo ha iniziato a crearne altre. Classificarle non è impresa semplice. In genere si prende a riferimento l’opera di Edward A. Bunyard, Old garden Roses Roses, scritta nel 1978. Qui ci limitiamo a raggrupparle in quattro famiglie: ◗ Galliche, chiamate così perché, si dice, furono riportate dai galli dalla Terra Santa quando andarono a liberare il Santo Sepolcro. Sono le antenate di quasi tutte le rose europee grazie alla loro grande resistenza che permette di sopravvivere anche in stato di abbandono. Il colore va dal rosa al rossoviola, passando attraverso varie sfumature. Hanno fiori grandi e molto profumati.
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◗ Damascene, originarie dell’antica Siria, sono caratterizzate da un profumo delicato e inconfondibile, con oltre 400 diverse sostanze aromatiche. Per tale motivo, e non solo – viste anche le grandi proprietà che vanno dalla capacità idratante e tonificante alla funzione antinfiammatoria – vengono utilizzate dall’industria cosmetica. ◗ Albe, il loro colore va dal bianco al rosa incarnato. Molto resistenti al freddo, sono adatte alla coltivazione in zone di semi ombra. ◗ Centifolie, pare siano il risultato di ripetuti incroci delle precedenti tipologie. Contraddistinte da fiori grandi di colore rosa, hanno un portamento morbido. Come sottolinea Rosetta: «Una rosa centifolia si riconosce tra mille, perché è un profumatissimo batuffolo a palla di perfezione e grazia».
SCOPERTE | vegetali
Resistenti
e mai scontate sco Si presentano così le piante scelte per questo numero: l’Agapanthus ‘Poppin Purple’ e l’Eucalyptus gunnii ‘Azura’. Di loro abbiamo letto nel “Racconto per immagini 2020” di Matteo Ragni di Viola Delfino TEMPO DI LETTU R A: 4 minuti
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f fogliando il Racconto per immagini 2020 di Matteo Ragni (approfondimento nel box dedicato) l’attenzione viene catturata da due varietà, che vogliamo brevemente raccontarvi in queste pagine. Sono l’l’Agapanthus ‘Poppin Purple’ e l’Eucalyptus Eucalyptus gunnii ‘Azura’. Prima di vedere le peculiarità di ciascuna pianta, ci soffermiamo sulle caratteristiche generali. Partiamo dall’Agapanthus, sempre più diffuso e amato, desideratissimo dagli insetti e da chi ama avere un giardino fiorito in estate. Piccolo consiglio da dare ai clienti, quello di usare questa pianta anche come fiore reciso: dura parecchio e colora la casa. E diciamolo, cosa c’è di meglio di un giardino che regala fiori anche per gli interni? L’Eucalyptus gunnii ‘Azura’ è un sempreverde da L foglia talmente resistente al freddo che, nel Nord della Francia, dove è stato selezionato, ha superato inverni molto rigidi e gelate tardive. È resistente anche al caldo e all’asciutto e, se ben concimato e ben curato, non necessita di grandi manutenzioni e di interventi di taglio. Insomma, è perfetto per rivoluzionare le noiose monocromie, molto frequenti in tante zone residenziali.
AgapanthusPoppin Purple.
RACCONTO PER IMMAGINI Ne abbiamo parlato in modo approfondito sul numero 021 (pag. 42), ma, essendo utile per i giardinieri, ogni tanto lo ricordiamo volentieri. Racconto per immagini 2020 dell’agrotecnico Matteo Ragni, collaboratore della nostra casa editrice, è una raccolta di piante nata per presentare il lavoro di selezione e di ricerca genetica svolto da numerosi uomini e donne in giro per il mondo, narrata per immagini, tratti grafici e colori. Uno strumento che aiuta a pensare e immaginare il futuro dei giardini. Perché sì, chi lavora con le piante, deve essere consapevole che una pianta piantata nel 2021 la si vedrà ancora tra 100 e più anni.
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Sfoglialo qui!
QH EUCALYPTUS GUNNII ‘AZURA’ La storia degli ‘Azura’ è interessante, suona quasi fiabesca: in una semina di gunnii nel Nord della Francia, una sola pianta è sopravvissuta a -18°; questa solitaria è diventata la “mamma” di tutti gli ‘Azura’. • Foglie grigio blu tipiche della specie • Crescita contenuta • Non necessita di potature • Radici meno invasive rispetto agli Eucalyptus da seme
QH AGAPANTHUS ‘POPPIN PURPLE’ Il lungo periodo di fioritura permette di godere a lungo dei grandi fiori di un intenso color viola. L’Agapanthus ‘Poppin Purple’ cresce più velocemente di altre varietà, raggiungendo circa i 60 cm di altezza e 45 cm di larghezza. • Esposizione in pieno sole in terreno ben drenato • Da usare nelle bordure, in vaso sul terrazzo o in contenitori misti • Resistente al marciume del colletto (Erwinia) • Resistente fino a - 12° N°026
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IL PRONTUARIO
un preventi v una LISTA DELLA S Ascolta il podcast su radiogarden.it!
L’inizio di una riflessione che porteremo avanti su più numeri per comprendere appieno il valore del preventivo. di Lucio Brioschi Per trasformarlo in un efficace strumento di vendita
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a molti giardinieri è manifestata la perplessità su come dovrebbe essere un buon preventivo. A oggi quello che va sotto il nome di preventivo, per quanto ben articolato, esaustivo, completo e ricco cosa rappresenta? È lo strumento per la realizzazione di un buon giardino o solo una formale lista di prodotti e operazioni che valgono come promemoria tra le parti? Forse, se per ogni preventivo presentato avessimo un contratto concluso, tale preventivo si dimostrerebbe efficace e utile, ma se al contrario a fronte di preventivi presentati non si arrivasse alla conclusione? Cosa è accaduto? Dove ci siamo persi? Formalmente il preventivo è un documento che riporta prodotti, servizi, calcoli per una fornitura da stabilirsi nei modi e nei tempi.
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COME SI OPERA OGGI
l percorso è semplice e lineare: contatto, sopralluogo, progetto di massima, preventivo. All’accettazione. Dopo adattamenti reciproci si va all’esecuzione attraverso un progetto dettagliato che prevede una serie di operazioni calendarizzate e calendarizzabili. Ma va bene così o si può migliorare? Da più parti è visto come una copia “personalizzata” di un prezziario. Il vantaggio? Poiché il giardiniere non ha mai tempo da dedicare alle pratiche amministrative, dispersive e non piacevoli, è preferibile su di un modulo ormai definito fare un copia e incolla di cifre, descrizioni e quantità da modificare rapidamente per creare quello che a
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prima vista sembrerebbe un vero preventivo ma in realtà è il menù della pizzeria… So di urtare molti animi affermando questo, ma se realmente dobbiamo essere giardinieri professionisti, questa professionalità si deve esprimere dall’inizio alla fine. Ecco qui qualche domanda “spinosa”: • avete mai stimato quanti sono i preventivi
inutilmente fatti in un mese? • vi siete mai confrontati con le opportunità offerte da un sopralluogo e il semplice utilizzo di prospetti cartacei? • avete mai analizzato e interloquito con un cliente per capire se e dove e cosa potevate fare meglio?
Forse, se buona parte dei giardinieri sta cercando nuove vie, è arrivato il tempo di riflettere.
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TEMPO PERSO!
n preventivo non è l’espressione di un dovuto, di un atteso, altrimenti le risposta saranno: “quello me lo fa a meno!”, oppure “grazie, lo abbiamo visto, lo valutiamo e le facciamo sapere”. Oggi fare un preventivo è lavorare gratuitamente, nemmeno il ringraziamento o la richiesta di “per il suo disturbo cosa le devo?” No! Tutto dovuto… E noi lavoriamo per questo, gratis. O abbiamo un’azienda che fattura denaro, dove questa fase può essere considerata l’investimento naturale per il conseguimento di lavori che diano continuità, oppure qualcosa non va.
i vo o solo
A SPESA? Esempio concreto: quattro numeri per cercare di comprendere perché il preventivo viene vissuto come “fastidio” seppure necessario:
AZIONE
TEMPO MINIMOMASSIMO
Rispondere a una mail generica o all’appunto lasciatoci da un collaboratore
5-15 min
Una prima telefonata per “sapere” cosa fare
10-30 min
Sopralluogo, se confermato nella telefonata Preparazione preventivo e progetto di massima Presentazione idea e preventivo
1-2 ore 30 min-4 ore 1-2 ore
Primo sollecito
5-10 min
Correzioni eventuali
0-30 min
Eventuali solleciti successivi
10-25 min
Tempo totale impiegato circa
3-10 ore
Un contatto non ben qualificato ci fa perdere anche un giorno di lavoro gratuito. Voi direte: non è così! Bene è certo che in molti casi non è così, ma ne siete completamente sicuri? Avete mai fatto una stima del tempo che impiegate per le azioni appena descritte? Provateci e forse avrete delle sorprese. Perché il lavoro di un giardiniere non dovrebbe essere valutato alla stregua di quello di un piastrellista, di un posatore di parquet o di un lattonerie, ecc…? Perché quello che viene definito lavoro concettuale che esprime la nostra
Perché quello che viene definito
lavoro concettuale che esprime la nostra conoscenza e professionalità non deve essere ricompensato? conoscenza e professionalità non deve essere ricompensato?
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SOLUZIONI?
er evitare che il preventivo sia vissuto come “fastidioso”, altrimenti non siamo professionali, ma che diventi invece uno strumento della vendita di quel sogno che per il cliente si chiama giardino, iniziamo con questo articolo ad approfondire alcuni temi. Ogni nuovo contatto non individuato correttamente può far perdere anche una giornata di lavoro. Immaginate di ricevere una media di tre o quattro contatti non bene chiari al mese, prendendo l’esempio estremo della tabella riportata poc’anzi, possiamo investire circa 40 ore in un mese; in pratica una settimana al mese in cui lavoriamo gratuitamente! Anche se non lo avete mai misurato, è questo tempo che ci scorre tra le dita che ci appare come aver investito energie per creare un giardino “bello” che non viene poi remunerato. Ci sembra, quando abbiamo qualche minuto per guardare dalla finestra, che non si stia facendo nulla. Da qui nasce il disagio e la compilazione standardizzata non di un preventivo, che dovrebbe raccontare ciò che farete in quello spazio di terra, bensì una lista della spesa che serve comunque per una traccia a voi e al cliente affinché possiate parlare una lingua comune. Quale? Quella del prezzo in basso a destra! Non esistono soluzioni uniche, risolutive e fantastiche, ma possiamo riflettere su come applicare tutti gli attrezzi della nostra cassetta per portare a casa un risultato soddisfacente e remunerativo a ogni contatto. Intanto pensateci e poi ci confronteremo sul prossimo numero. Buon lavoro! N°026
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L’OPINIONE
Ascolta il podcast su radiogarden.it!
di Anna Zottola
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hii ha la fortuna di possedere un giardino, lo vive certamente per la sua architettura, e per le piante, e i fiori profumati, ma anche, e forse soprattutto, per i propri ricordi. L’albero piantato alla nascita del primo figlio, le rose coltivate dalla nonna, le promesse d’amore, il gazebo per i party all’aperto con gli amici, gli ortaggi trasformati in appetitose ricette da raccontare. In questo anno trascorso con il Covid, l’invisibile virus, il giardino si è arricchito di ricordi, ma si è privato delle relazioni vere, dirette, degli incontri reali con i nostri cari. Fortunatamente, anche se solo per poche ore, abbiamo potuto accogliere la visita del Giardiniere. Entra nel nostro giardino per curare le piante, e per prepararle al prossimo anno. Scava, ancora una volta, le fondamenta che sosterranno il futuro del luogo a noi più caro. Consolida l’ambiente per prepararci a rivivere le relazioni della vita reale, quelle che “riscaldano” il cuore e che rialimentano il buon umore. Se poi siamo anziani, vedovi, persone sole, alle quali è facile che il presente appaia deludente e il domani si riveli sotto il segno dell’incertezza,
il Giardiniere può diventare l’attesa. Quella che abita la vita di tutti noi, alla ricerca di una speranza. Non si tratta di un messaggio profetico, è piuttosto il racconto polifonico, diffuso dai giardinieri che vengono chiamati dai clienti per il “riordino invernale”. Il Giardiniere rianima il giardino, ma cura, contemporaneamente, anche il cliente. Anche se appaiono un po’ ipocondriaci, malinconici o in qualche caso depressi, i proprietari del verde partecipano all’appuntamento con un approccio diverso dalla tradizione del passato. Vogliono “parlare” con il Giardiniere con maggiore profondità. Vogliono ascoltare da lui le “nuove notizie”. Chiedono un confronto molto più approfondito, che non in passato, sullo “stato di salute” delle piante. Sono curiosi dei “particolari botanici”. Vogliono creare un rapporto di fiducia più costante, più solido, diremmo quasi più intimo, con il Giardiniere, che quest’anno si trasforma in un “curatore” più completo, un po’ psicologo e un po’ sociologo. Quest’anno il Giardiniere deve prepararsi a “coltivare” anche l’anima del cliente, portando la sua visione – sempre positiva – del futuro. Per chi vive nella natura è normale: se una Spirea è già in fiore, l’anno prossimo potrà fiorire meglio, se un nuovo pesco stenta la crescita, l’anno successivo produrrà finalmente i suoi frutti. Il meglio deve sempre venire, l’ottimo è domani. Il Giardino è sempre stato socialità e benessere. Quest’anno è anche luogo – speciale – di fiducia e Q ottimismo.
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