PROGETTAZIONE COSTRUZIONE GESTIONE E MANUTENZIONE PROFESSIONALE DEGLI SPAZI VERDI
giardiniere N° 027
IL
Marzo – Aprile 2021
+PROGETTO
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In copertina uno dei lavori realizzati da Vivai Dalle Rive, protagonista della cover story di questo numero
Il parterre africano nel Grand Trianon a Versailles, firmato dalle due progettiste italiane Fulvia Grandizio ed Elena Secondo
LA NUOVA RIVISTA PER IL GIARDINIERE RESIDUI DA SFALCI E POTATURE Approfondimento per comprendere le modifiche introdotte dal d.lgs. n. 116/2020
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iere, con la sua copertina, racconta Questo nuovo numero de ILgiardiniere le origini di un’azienda di giardinaggio che, come tante, è fatta di persone capaci di rimboccarsi le maniche per lavorare al meglio. È la storia di Valentino Dalle Rive, e quella della sua azienda, nata come impresa agricola negli anni Cinquanta poi trasformatasi in azienda di costruzione e manutenzione LA NUOVA di giardini e spazi verdi. E Dalle RiveRIVISTA ha un’idea molto ben chiara sulla figura PER IL GIARDINIERE del giardiniere, che deve essere «un creatore di bellezza, per le persone, l’ambiente e l’economia, un custode del paesaggio, paesaggio, ed è davvero un peccato che tanti giardinieri non si rendano conto del loro importante ruolo»… Parole che ci sentiamo di condividere pienamente. Ma questo numero racconta anche di importanti sfide portate a termine con successo. A partire da quella delle due paesaggiste Fulvia Grandizio ed Elena Secondo, le autrici dell’ambizioso progetto Parterres Africains, Africains i parterre africani realizzati nel Grand Trianon a Versailles (il racconto a pag. 22). E un’altra sfida l’hanno vinta i primi ambasciatori del verde, studenti che hanno concluso con successo la prima edizione del percorso formativo promosso da Fondazione Minoprio. L’obiettivo? Creare una figura professionale per la valorizzazione Minoprio del patrimonio botanico lombardo. Alla fine, tutti i giorni in cantiere si cerca di vincere delle piccole sfide, ed ecco perché è opportuno rimanere sempre informati sui nuovi regolamenti (come quello sulla gestione dei residui di sfalcio e potature, pag. 52), sulle nuove varietà di piante (casomai quelle ideali per giardini e terrazzi di piccole dimensioni, pag. 58), oltre che sugli aspetti di marketing (come capire il tipo di cliente che si ha di fronte e fare il primo approccio online, pag. 63). Sono piccole sfide che ci mettono sempre alla prova e per vincerle serve professionalità, sempre. E allora, buona lettura, con la speranza che tra le righe del giornale troviate suggerimenti che vi aiutino ad affrontare le sfide professionali di tutti i giorni. di Francesco Tozzi
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GIARDINI UN TANTO AL KG Ascolta il podcast su radiogarden.it!
“O
gni giardiniere dovrebbe essere un artista nel suo genere. Quello è il solo modo possibile di creare un giardino, indipendentemente dalla dimensione o dal benessere”. Così scrisse, il secolo scorso, la poetessa inglese Victoria SackvilleWest. Tra poco vi svelo perché ho deciso di inserire questa frase proprio qui, a inizio articolo. Le idee in questi giorni si sono sovrapposte più e più volte e, sebbene questo esercizio mi abbia permesso di produrre molto in termini di prossimi editoriali, mi ha anche messo in difficoltà su cosa proporre alla redazione. Succede però che un particolare, una chiacchiera, un post sui social, ti accenda la lampadina e la penna, in questo caso il pc, e l’editoriale alla fine si scriva da solo. Chi mi conosce o ha imparato a farlo sa quale sia il mio punto di vista relativo a questa bellissima professione, più volte ho espresso la mia idea anche con i podcast che ancor di più mi consentono di esprimere anche le sfumature e così ho voluto iniziare l’articolo utilizzando le parole di Victoria Sackville-West, che disegnano perfettamente la figura del Giardiniere. La nostra professione è artistica, noi dipingiamo e disegniamo con le piante, modifichiamo il territorio, trasformiamo luoghi grigi in splendidi
è quel
Il nostro valore aggiunto
tocco che possiamo aggiungere e che, al di là del mero valore economico,
avrà fatto la differenza 6
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angoli, celiamo viste e portiamo profumi e colori; se siamo particolarmente bravi, potiamo frescura e facilitiamo la meditazione e benessere psicofisico. Esiste un’altra professione in grado di offrire tutto questo? Eppure, come il titolo di questo editoriale suggerisce, si creano ancora troppo spesso giardini e terrazzi un tanto al kg, dando molto spesso solo un valore economico e dimenticando completamente l’aspetto artistico: dobbiamo riempire l’agenda e sciorinare numeri e fatturato, incolonnare le quantità di clienti “soddisfatti” (spesso per altro solo loro), costretti ad accontentare le loro richieste a volte irricevibili. Non voglio essere frainteso, la gestione economica di piccole e grandi imprese deve guardare anche alla pianificazione attraverso la previsione di entrate e uscite, ma credo che noi giardinieri, avendo la possibilità di creare bellezza, abbiamo una responsabilità importante. Invece, attorno a me, quando sento parlare di Giardinaggio, vedo che si prende in considerazione solo l’aspetto economico, quello che poi ti porta a capitozzare le piante (mancanza di formazione e accondiscendenza del cliente), a utilizzare il tappeto sintetico che finge di essere l’erba (con motivazioni varie e sempre per accondiscendere al cliente), a riempire giardini e terrazzi senza alcun senso, senza la minima progettazione, sparpagliando sassi e sassetti, ulivi spaesati e finti giardini zen. Tutto questo solo ed esclusivamente per fare numero, e mi viene in mente la tipica frase che viene chiesta in drogheria: “che faccio, lascio?”. Quando ci capita di effettuare un sopralluogo è fondamentale ragionare mettendo insieme molti
Si creano ancora troppo spesso giardini e terrazzi un tanto al kg, dando molto spesso solo un valore economico e dimenticando
completamente l’aspetto artistico
parametri differenti e non solo quello economico. Dovremmo, per prima cosa, respirare il luogo dove ci troviamo e farci ispirare dal Genius loci, magari rimanendo qualche minuto da soli, come mi disse tempo fa il grande designer e filosofo paesaggista Fernando Caruncho; poi reperire più informazioni possibili dai potenziali clienti a prescindere dalla loro capacità economica. Ma dobbiamo concentrarci su come utilizzeranno il loro spazio e cosa noi potremmo fare per migliorare al massimo quel luogo, dobbiamo aggiungere un plus, solo così potremmo fare la differenza tra un giardiniere ordinario e un Giardiniere eccellente. Un artista con la capacità di inserire quel particolare che farà la differenza. Mi è capitato spesso nella mia esperienza
lavorativa di avere aggiunto quelle piante che per colore o profumo avevano fatto la differenza senza dover per forza stravolgere l’insieme di un terrazzo o giardino: questo è il nostro valore aggiunto, quel tocco che possiamo aggiungere e che, al di là del mero valore economico, avrà fatto la differenza. L’investimento su un cliente lo si fa anche in questo modo. Certo magari ci vorrà più tempo, ma dovremo essere in grado di pianificare lo sviluppo di un progetto e condurre il cliente verso un cambiamento costante, capaci di trasmettere il vero senso della nostra professione. Non è il Giardinaggio pazienza e costanza? Il nostro lavoro non può essere percepito un tanto al kg, siamo artisti, pittori, musicisti.
testo e foto di Sandro Degni N°027
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Il cantiere
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Album di famiglia
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Parassiti del tappeto erboso, come e cosa fare
di Daniela Stasi
testo e foto di Valerio Pasi
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Sfida accettata (e vinta) di Daniela Stasi
Vai su radiogarden.it e ascolta IL giardiniere Voice! Lo trovi nella sezione “giardinieri”
SMART
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Le forme della montagna
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Progettazione modulare
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Doppia soluzione
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Tre volte goal
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Documento trasparente
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Batteria, c’è ancora (molto) spazio di crescita
di IIrene Nuvola
di Viola Delfino
di N Nora Adamsberg di Daniela Stasi
di IIrene Nuvola, foto Harpo
di Filippo Terragni
SOMMARIO N°027
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In pianta con semplicità
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Efficace e rispettoso
di Filippo Terragni
di N Nora Adamsberg
N˚ 027 MARZO / APRILE 2021 DIRETTORE RESPONSABILE Francesco Tozzi / f.tozzi@laboratorioverde.net RESPONSABILE EDITORIALE Daniela Stasi / d.stasi@laboratorioverde.net IN REDAZIONE Alice Nicole Ginosa
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I primi ambasciatori del verde di Daniela Stasi
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Il giardino di Villa Tatti Tallacchini
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Sfalci e potature. Cosa cambia?
testo e foto di IIrene Guida
di Viola Delfino
sCOPERTE
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Custodi delle foreste urbane
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Osare e innovare
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Per chi ama i ciclamini
di IIrene Nuvola
di Filippo Tommaseo di Alice Nicole Ginosa
rubriche
GRAFICA Testo&Immagine snc / testoeimmagine@fastwebnet.it PRODUZIONE E SEGRETERIA Katiuscia Morello / k.morello@laboratorioverde.net PROMOZIONE E SVILUPPO Matteo Ragni / m.ragni@laboratorioverde.net Stefano Carlin / s.carlin@ laboratorioverde.net STAMPA Ciscra spa, via San Michele 36, Villanova del Ghebbo (RO) DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Edizioni Laboratorio Verde srls, via E. Cosenz 35, 20158 Milano Tel. +39 02 4244 8445 info@laboratorioverde.net | www.laboratorioverde.net Flortecnica e vivaismo, periodico mensile registrato presso il Tribunale di Piacenza n. 275 del 8/03/1977 – n. R.O.C. 15/171. Spedizione Posta Target Magazine autorizzazione LOMBARDIA/00202/02.2014/CONV.
e d i z io n i
gestione
COLLABORATORI Nora Adamsberg, Jessica Bertoni, Lucio Brioschi, Sandro Degni, Viola Delfino, Irene Guida, Irene Nuvola, Valerio Pasi, Filippo Terragni, Filippo Tommaseo, Anna Zottola
Laboratorio
verde
Casa editrice specializzata nei settori florovivaismo, garden e interior AMMINISTRATORE UNICO Francesco Tozzi SEGRETERIA GENERALE Katiuscia Morello
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Editoriale/1
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Editoriale/2
testo e foto di SSandro Degni
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Rappresentante e collaborazioni: • floorewall.com
News
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L’opinione
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di Francesco Tozzi
Prontuario
di Lucio Brioschi di Anna Zottola
Edizioni Laboratorio Verde srls edita i seguenti prodotti: • GreenUp • Flortecnica e vivaismo • Agenda del Verde • I Quaderni di greenup • Calendario del Verde
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CONTRIBUTI
JESSICA BERTONI Consulente e collaboratrice. Laureata in Economia e Commercio, abilitata alla professione di dottore commercialista, sulle nostre testate ci svela, in modo semplice e diretto, come si può stare sempre informati anche sui temi più ostici. Suoi gli argomenti economici, finanziari e amministrativi.
CAMILLO DE BENI Dottore agronomo e specialista nella gestione agronomica dei manti erbosi, con una ventennale esperienza nell’uso di prodotti naturali e biologici per la cura del verde ornamentale in ambito pubblico e privato. Ha contribuito, già dalla fine degli anni ’90, a introdurre e sviluppare protocolli per l’uso di biotecnologie e di metodologie finalizzate all’incremento di bio-fertilità nei terreni, con l’applicazione di micorrize, batteri benefici, antagonisti naturali per le patologie fungine e biostimolanti per l’incremento della vitalità nelle piante e nei manti erbosi.
Sandro Degni
VALERIO PASI
La sua formazione ha inizio con il corso di realizzazione e manutenzione per parchi e giardini della Scuola Agraria del Parco di Monza, al quale segue nel 1998 la fondazione dell’azienda 100giardini. Lavora con diversi studi di architettura e garden center di Milano e provincia. Nel 2013 con il gruppo di professionisti Giga-G realizza il progetto “Locus genii”, vincitore del Festival Internazionale dei Giardini nel parco del Domaine di Chaumont-sur-Loire, in Francia. Fonda poi lo studio di progettazione Verde Officina.
Dottore agronomo, da più di 20 anni si occupa principalmente di verde ornamentale e di pianificazione del territorio per gli aspetti legati all’agricoltura e alle foreste. Diversi gli ambiti: consulenza agronomica, di lotta integrata e biologica alle aziende di produzione nel settore florovivaistico, orticolo e dei piccoli frutti; valutazione dei rischi legati alla stabilità degli alberi pubblici e privati; attività inerenti le trasformazioni territoriali quali quelle di boschi, progetti del verde, sistemazioni idraulico-forestali; consulenza alle pubbliche amministrazioni.
MATTEO RAGNI
Anna Zottola
Si è diplomato presso la Scuola di Minoprio come agrotecnico, e dopo aver seguito due progetti di sviluppo agricolo prima in Kosovo e poi in Libano, è rientrato in Italia e si occupa di rappresentare alcune aziende israeliane e olandesi leader nella produzione di giovani piante. Lavora anche come consulente per imprese floricole e vivaistiche, soprattutto in materia di scelte assortimentali e piani colturali. Da oltre cinque anni è, prima collaboratore, poi consulente tecnico-editoriale per le riviste GreenUp e Flortecnica e vivaismo di Edizioni Laboratorio Verde.
La passione per le piante e per le tematiche socio-educative si conciliano dopo la laurea in Scienze Agrarie con una lunga esperienza di ricerca, docenza e poi gestione della Scuola di Minoprio. Creando la filiera formativa completa, ha tessuto reti nei settori a indirizzo vegetale. Tra i premi: il “Memorial Fabio Rizzi”, il riconoscimento alla carriera in occasione di Myplant & Garden e da Regione Lombardia per l’eccellenza dei risultati raggiunti. Ora collabora con enti e organizzazioni per progetti di formazione e sviluppo del verde.
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IL CANTIERE | in copertina
Per saperne di più su Vivai Dalle Rive: www.vivaidallerive.it
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famiglia
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Intervistare Valentino e Marco Dalle Rive è stato come sfogliare un albo di fotografie, ripercorrere la loro storia comprendendone la lungimiranza. Ecco come padre e figlio si sono raccontati
album
di Daniela Stasi TEMPO DI LETTU R A: 8 minuti
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L
o ammetto. Nel fare questa intervista mi sono emozionata (eh sì, anche noi giornalisti abbiamo un cuore!). È stata fatta a distanza, online, ma vedere un padre e un figlio che, dopo ogni mia domanda, si lanciavano uno sguardo d’intesa e rispondevano all’unisono – con quel modo di comprendersi all’istante che appartiene solo a un legame affettivo forte e indissolubile – ecco sì, ha fatto risuonare in modo intenso le corde della mia emotività. E poi la loro storia è incredibile, quella di una famiglia unita che, generazione dopo generazione, è riuscita a creare e portare avanti un’azienda solida e moderna, articolata e strutturata. Ok, taglio corto e introduco i protagonisti di queste tre pagine: Valentino e Marco Dalle Rive, padre e figlio, rispettivamente amministratore e responsabile garden di Vivai
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Dalle Rive. Nel nome dell’azienda spicca il termine “vivai” perché come vedremo la loro storia inizia dalla terra, ma si tratta di una realtà che, oltre al vivaio in senso stretto, comprende il garden center, l’impresa di giardinaggio e Dalle Rive Farm, azienda agricola specializzata nella produzione di birra. birra Centro delle loro attività è Zugliano, borgo in provincia di Vicenza, in zona collinare circondato dalle magnifiche Prealpi Venete ai piedi dell’altopiano di Asiago, un territorio ricco di storia
Il giardiniere è un creatore di bellezza, per le persone, l’ambiente e l’economia, un custode del paesaggio. Ed è davvero un peccato che tanti giardinieri non si rendano conto del loro importante ruolo
Ieri
e di arte. Proprio lì ebbe inizio la loro storia, così come ci hanno raccontato Valentino e Marco. Come avete iniziato? Gli inizi li dobbiamo negli anni Cinquanta a mio padre Francesco e a mia madre Pierina (racconta Valentino, ndr ndr), che impiantavano vigneti e vendevano piante da frutto. All’epoca, qui in zona, nessuno pensava al giardino, si coltivavano piante per procurarsi da mangiare. Più avanti, negli anni Settanta, quando il benessere ha cambiato la mentalità delle persone, il passaggio dall’agricoltura al giardinaggio è stato naturale. I clienti hanno iniziato a occuparsi del giardino come luogo in cui passare momenti di relax durante la bella stagione e hanno cominciato a chiederci la messa a dimora di piante ornamentali. Così da impresa strettamente agricola, siamo diventati anche impresa di giardinaggio, occupandoci di tutte le fasi, dalla fornitura alla posa. posa Mio padre, che aveva il verde nel sangue, ha subito capito che sarebbe stato il nostro futuro. E ancora, a metà degli anni Ottanta, per chiudere il cerchio, abbiamo aperto anche il garden center. Oggi la nostra azienda conta 65 persone, di Nelle immagini cui 20 giardinieri. giardinieri alcuni dei giardini realizzati da Vivai Dalle Rive.
A Avete iniziato a occuparvi di giardinaggio intercettando una tendenza e un’esigenza dei clienti. E ora come definireste il mestiere di giardiniere? Qual è la vostra visione? Mi vengono sempre in mente le parole di mio padre (continua Valentino, ndr ndr), «ci vuole un anno a costruire una casa, ma a far crescere gli alberi ce ne vogliono cento». Perciò bisogna fare di tutto per recuperare l’esistente, partire dalla natura, rispettandola. Il giardiniere deve immaginarsi il futuro del giardino che cura, non vederlo solo con
Oggi
La storia di Vivai Dalle Rive inizia dalla terra, come impresa agricola. Oggi l’azienda di Zugliano (VI) comprende il vivaio, il garden center, l’impresa di giardinaggio e Dalle Rive Farm, azienda agricola specializzata nella produzione di birra.
lo sguardo di oggi. È un creatore di bellezza, per le persone, l’ambiente e l’economia, un custode del paesaggio. Ed è davvero un peccato che tanti giardinieri non si rendano conto del loro importante ruolo: ci sono tanti – troppi – giardini improvvisati, con piante abbattute o capitozzate. Credete sia importante la formazione per i vostri giardinieri? Crediamo sia fondamentale. Oltre ai corsi di formazione, che proponiamo sia per i nostri collaboratori, sia per i clienti per avvicinarli sempre di più al verde, cerchiamo di far comprendere ai nuovi arrivati quanto sia importante l’esperienza sul campo. Consideriamo la nostra azienda come N°027
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IL CANTIERE | in copertina
Non dipendenti, ma una grande famiglia. Così Valentino e Marco Dalle Rive definiscono la loro azienda.
una grande famiglia, tra l’altro con noi lavorano anche numerosi nostri familiari: siamo 11 fratelli (spiega Valentino, ndr ndr) e con noi lavorano i nostri figli e 14 nipoti; insomma siamo davvero un gruppo numeroso. Inoltre, abbiamo la fortuna di avere dipendenti che arrivano da noi da ragazzini e stanno qui fino alla pensione; quindi, ogni volta che entra una persona nuova la affianchiamo a un giardiniere esperto, in modo possa apprendere tutti i trucchi del mestiere.
Con che tipo di clientela vi confrontate? Lavoriamo sia col pubblico che col privato. Abbiamo tanti clienti storici, che seguiamo dagli anni Settanta. Per noi è una grande soddisfazione, è la conferma che svolgere un mestiere con passione, alla lunga, paga sempre. sempre Spesso ci fanno richieste azzardate, cerchiamo sempre di spiegare loro il perché di una certa azione e Sei un giardiniere di dare loro consigli. e vuoi raccontarci Parliamo spesso contro il nostro la tua storia? Scrivi a interesse, ma davanti a un capriccio d.stasi@laboratorioverde.net o alla moda del momento, mettiamo sempre il bene delle piante. È un principio dal quale non possiamo prescindere. Oggigiorno, per esempio, a causa della tempesta
Vaia, c’è ancora molta paura e ci richiedono numerosi abbattimenti di alberi: noi, se non ci sono ragioni effettive che vanno a inficiare la sicurezza, rifiutiamo, spiegando le ragioni del no. Le richieste di abbattimento vengono dai privati? Sia dal privato che dal pubblico, nelle nostre zone Vaia ha lasciato un ricordo indelebile. Sarebbe importantissimo fare un’attività di sensibilizzazione alla cittadinanza e ai funzionari pubblici, per far comprendere quando un abbattimento è realmente necessario e come una corretta cura e manutenzione delle piante, invece, può prevenire disastri. Nel nostro piccolo facciamo meditare il più possibile chi ci richiede una tale operazione. Q Quali sono i punti di forza di Vivai Dalle Rive? Impegno, tenacia e professionalità. Infine, secondo voi come si evolverà in futuro il mestiere di giardiniere? Ci immaginiamo un futuro con più rispetto per l’ambiente e con una maggiore semplificazione della manutenzione, a partire da una gestione dell’acqua più consapevole e rispettosa. rispettosa Ci auspichiamo davvero il giardiniere possa evolversi: questo è un periodo storico in cui c’è sempre più richiesta di verde, è l’occasione per chi fa questo mestiere di formarsi e informarsi, di fare al meglio nel rispetto delle persone e dell’ambiente. E magari diventare anche un “consigliere” per gli enti pubblici, per far capire come pure l’operazione apparentemente più semplice, come il taglio dell’erba, se fatta nel modo sbagliato, può rovinare lo stesso tappeto erboso.
Parliamo spesso contro il nostro interesse, ma davanti a un capriccio del cliente o alla moda del momento, mettiamo sempre il bene delle piante. È un principio dal quale non possiamo prescindere 14
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IL CANTIERE | tecniche
Parassiti del ta p
come e cos a Approfondimento tecnico sulle larve melolontoidi. Come riconoscerle, i danneggiamenti causati, i metodi di controllo più efficaci, con indicazioni precise e concrete su come metterli in pratica testo e foto di Valerio Pasi TEMPO DI LETTU R A: 12 minuti
L
a stagione estiva sta per arrivare e con essa i danni sul tappeto erboso causati dalle larve melolontoidi. Ma cosa sono le larve melolontoidi? In questo articolo le “vediamo” da vicino. Iniziamo col dire che sono le larve degli insetti coleotteri appartenenti alla superfamiglia Scarabaeoidea, che troviamo nel terreno e si Scarabaeoidea nutrono principalmente delle radici delle graminacee. È facile riconoscerle in quanto sono larve molto caratteristiche, con il corpo ricurvo (a forma di C più o meno chiusa) di colore bianco, grigio o giallastro. L’estremità posteriore dell’addome ha la cuticola poco spessa e lascia intravedere l’intestino, nerastro. Il capo è scuro con mandibole pronunciate e il torace porta tre paia di zampe ben evidenti.
CINQUE SPECIE
Rhizotrogus majalis1 Adulto. Fonte Wikipedia.
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Vi sono principalmente quattro specie Vi autoctone: il maggiolino (Melolontha melolontha), il grande maggiolino di San Giovanni (Amphimallon solstitiale), il maggiolino europeo (Amphimallon majale) e il maggiolino degli orti (Phyllopertha horticola). A queste si è aggiunta dal 2014 anche Popillia japonica ((il coleottero giapponese), che nell’area infestata causa i maggiori danni. Le larve si sviluppano in
a ppeto erboso,
s a fare Esemplari adulti di Popillia Japonica.
tempi diversi a seconda della specie: quelli più piccoli, come il maggiolino degli orti, quello europeo e la Popillia in pochi mesi compiono lo sviluppo da uovo a larva di terza età, la quale, dopo aver trascorso tutto l’inverno nel terreno a nutrirsi, si trasforma in pupa nella primavera successiva, per poi emergere nella forma adulta, riprodursi, deporre le uova e ricominciare il ciclo. Il grande maggiolino di San Giovanni impiega due anni per completare il proprio ciclo di sviluppo e il maggiolino ne impiega tre, a volte anche quattro. I danni maggiori, in questo caso, sono causati durante la permanenza nel terreno nel secondo anno.
Le larve degli insetti coleotteri appartenenti alla superfamiglia Scarabaeoidea sono presenti nel terreno e si nutrono principalmente delle radici delle graminacee.
DANNI MOLTO DIFFUSI
Il danno causato da queste larve consiste nella rosura delle radici dell’erba, che si traduce nello scoticamento del tappeto erboso, il quale si presenta quindi con disseccamenti e sollevamenti. Poiché le femmine in ovideposizione hanno spesso comportamento gregario, non è infrequente che appaiano grandi chiazze secche di tappeto
Il danno causato da queste larve consiste nella rosura delle radici dell’erba, che si traduce nello scoticamento del tappeto erboso, il quale si presenta quindi con disseccamenti e sollevamenti N°027
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IL CANTIERE | tecniche
È consigliabile, prima di qualsiasi intervento, procedere a un taglio, il più basso possibile, e a un’arieggiatura superficiale scoticato, causato dalla concentrazione delle larve in punti specifici, spesso caratterizzati da una buona esposizione a sud e dalla presenza di impianti irrigui, che garantiscono una buona crescita sia al tappeto che alle larve. Nelle ultime tre stagioni i danni sono stati molto diffusi, soprattutto dove è presente la Popillia japonica, che ha un comportamento gregario più marcato e raggiunge una popolazione anche molto elevata localmente.
L’EFFICACIA DEI FUNGHI
Come ome controllare efficacemente questi parassiti del tappeto erboso? Innanzitutto, il tappeto presenta sempre uno strato di feltro, più o meno spesso, ed è abbastanza difficile superare questa barriera naturale. Pertanto, è consigliabile, prima di qualsiasi intervento, procedere a un taglio (il più basso possibile a seconda della specie che costituisce il tappeto e della stagione) e a un’arieggiatura superficiale (con utensili a molla, ad es.). Una possibilità di lotta biologica è data dai funghi entomopatogeni. I
più performanti appartengono ai generi Beauveria e Metarhizium. Pur essendo presenti naturalmente nel suolo, i funghi entomopatogeni vengono moltiplicati in biolaboratori su di una matrice organica, come ad esempio i semi d’orzo, per poi essere Amphimallon solstitiale applicati sul tappeto tramite Adulto. Fonte Wikipedia. una traseminatrice a dischi. L’applicazione deve essere eseguita COME IDENTIFICARE LE VARIE SPECIE su terreno sufficientemente Le diverse specie possono essere riconosciute basandosi sulle loro umido e per tempo, preferibilmente con un primo dimensioni. Il maggiolino ha larve più grandi, (2,5-3,5 cm di lunghezza trattamento durante il mese di maggio e con un delle larve di terza età), mentre il maggiolino degli orti ha le larve secondo trattamento nei mesi di settembre/ottobre. più piccole, (sotto i 1,5 cm di lunghezza). Un carattere distintivo ulteriore Quando le larve entrano in contatto con il fungo, è dato da come si muovono: le larve del maggiolino degli orti, vengono infettate e portate alla morte. In seguito, del grande maggiolino di San Giovanni e della Popillia riescono il fungo forma spore sulle larve morte, si moltiplica ad avanzare su superfici lisce con le zampe toraciche, mentre quelle nel suolo per poi infettare altre larve, con un del maggiolino non sono in grado di raddrizzarsi e restano coricate effetto che può persistere per diversi anni. Questo su di un fianco. Tuttavia, l’unico modo di distinguere con certezza metodo è valido, ma non si ottiene un controllo le diverse specie è l’attento esame al microscopio delle setole presenti sufficiente per i prati di pregio o quelli che devono sull’ultimo segmento addominale. avere caratteristiche tecniche ben precise (es. calcio, tennis, golf ).
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L’EFFETTO PARASSITARIO DEI NEMATODI
Un’altra possibilità di lotta biologica è data dall’impiego di nematodi entomoparassiti, come lo Steinernema carpocapse o l’Heterorhabditis bacteriophora, che sono in bacteriophora grado di penetrare le larve e parassitarle. In particolare, Heterorhabditis bacteriophora, giunto all’interno del corpo dell’insetto, rilascia batteri simbionti del genere Photorhabdus che uccidono l’ospite entro 48 ore, consentendo al nematode di nutrirsi dell’ospite e di completare il suo sviluppo. Il trattamento, per essere efficace, deve essere condotto con regole ben precise. Bisogna irrigare la Prato scoticato. superficie da trattare prima dell’applicazione in modo che il terreno sia umido fino alla profondità di almeno 10 cm. La temperatura del suolo deve essere superiore ad almeno 12°C al momento dell’intervento. Per preparare la sospensione è necessario mettere il contenuto della
Le larve melolontoidi sono facilmente riconoscibili da alcune caratteristiche, come il corpo ricurvo di colore bianco, grigio o giallastro, il capo scuro con mandibole pronunciate e tre paia di zampe ben evidenti.
confezione di nematodi in un secchio con almeno 10-20 litri di acqua, acqua agitare molto bene fino a che il prodotto non sia completamente dissolto. Dopodiché si verserà la sospensione nel serbatoio dell’irroratrice, parzialmente riempito di acqua non fredda e si porterà al volume desiderato. È necessario rimuovere tutti i filtri da tubature e ugelli, i quali devono essere di almeno 0,5 mm di apertura, altrimenti si intaseranno. Inoltre, si deve operare con pressioni di esercizio della pompa basse (es. 5 bar) e comunque mai superiori a 20 bar. La sospensione deve essere mantenuta in agitazione per tutta la durata del trattamento, altrimenti i nematodi si depositeranno sul fondo e il trattamento sarà inutile. Occorre impiegare almeno 300-400 litri di sospensione per ettaro. La dose consigliata è di 250.000 nematodi/m2, pari a 2,5 miliardi/ha. miliardi/ha Subito dopo il trattamento si deve irrigare a pioggia per dilavare i nematodi dall’erba al terreno. Se effettuato durante una pioggia non dilavante, il trattamento è più efficace. Infine, occorre mantenere il terreno umido per le due settimane successive al trattamento.
IDENTIKIT • Corpo ricurvo • Colore bianco, grigio o giallastro • Cuticola poco spessa nell’estremità posteriore dell’addome • Capo scuro con mandibole pronunciate • Tre paia di zampe ben evidenti
IL CANTIERE | tecniche Esemplari adulti di Popillia Japonica.
Vuoi saperne di più sulla Popillia Japonica. Ne avevamo parlato in modo dettagliato sul numero 05, a pag. 18. Non hai il numero? Nessun problema, scrivi a d.stasi@laboratorioverde.net d.stasi@laboratorioverde.net,, ti mandiamo volentieri il pdf con l’approfondimento!
LE SPECIE • Maggiolino (Melolontha melolontha) • Grande maggiolino di San Giovanni (Amphimallon solstitiale) • Maggiolino europeo (Amphimallon majale) • Maggiolino degli orti (Phyllopertha horticola) • Coleottero giapponese (Popillia japonica)
ovideposizione, solitamente il mese di luglio per la Popillia. La dose di applicazione è di 0,6 litri per ettaro, pari a 0,06 ml per mq, con volumi di acqua pari a 500 litri per ettaro. TRE TIPI DI LOTTA Anche in questo Sono tre le possibilità di lotta contro caso bisogna irrigare le larve melolontoidi. La prima è biologica la superficie da trattare ed è data dai funghi entomopatogeni, prima dell’applicazione in particolare quelli appartenenti in modo che il terreno sia ai generi Beauveria e Metarhizium. UN FITOSANITARIO umido fino alla profondità La seconda possibilità di lotta CONTRO di almeno 10 cm e subito biologica è l’impiego di nematodi LA POPILLIA dopo il trattamento si entomoparassiti, come lo Steinernema Una terza possibilità deve irrigare a pioggia per carpocapse o l’Heterorhabditis bacteriophora. La terza, infine, di lotta, ma solo per la dilavare il prodotto dall’erba è il trattamento con il solo prodotto Popillia japonica, è data dal al terreno. fitosanitario autorizzato contro la trattamento con l’unico Infine, è consigliabile Popillia japonica su tappeti erbosi prodotto fitosanitario mantenere il terreno ornamentali e sportivi l’Acelepryn autorizzato su tappeti erbosi umido per le due settimane (s.a. chlorantraniliprole). ornamentali e sportivi successive al trattamento e contro le larve: Acelepryn ritardare quanto più possibile (s.a. chlorantraniliprole). gli sfalci dopo l’applicazione Acelepryn agisce principalmente per ingestione del prodotto. La percentuale di controllo sulle e secondariamente per contatto. Una volta che larve di Popillia raggiunge facilmente il 90% e può la sostanza attiva è stata assimilata dall’insetto persistere fino a tre-quattro mesi. questo cessa rapidamente di alimentarsi (entro In modo collaterale, Acelepryn consente di alcuni minuti o poche ore) e si paralizza. La morte controllare anche le altre larve melolontoidi sopraggiunge tra le 24 e le 72 ore successive. Il presenti e le larve di tipula (Tipula paludosa, prodotto non ha attività adulticida né attività Tipula oleracea). Aspetto molto importante per ovicida diretta, ma agisce sulle larve di primo l’ecosistema, la sostanza attiva chlorantraniliprole e secondo stadio: quindi deve essere applicato non solo non ha mostrato effetti negativi su appena prima o in concomitanza del picco di organismi non target, ma è l’unica diamide che volo degli adulti, che coincide con il picco di non danneggia le api e gli impollinatori.
Aspetto importante per l’ecosistema, la sostanza attiva
chlorantraniliprole contro la Popillia non ha effetti negativi su organismi non target ed è l’unica diamide che non danneggia le api e gli impollinatori 20
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Sono due progettiste italiane le autrici dell’ambizioso progetto Parterres Africains, i parterre africani realizzati nel Grand Trianon a Versailles una vera novità per la reggia francese. Qui il racconto di quanto realizzato
© Fulvia Grandizio.
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di Daniela Stasi
TEMPO DI LETTU R A: 12 minuti
È
passato un po’ di tempo dalla realizzazione dei Parterres Africains, i parterre africani, a Versailles, ma la soddisfazione è talmente grande che merita senz’altro di essere raccontato. Perché soddisfazione? Le ragioni sono almeno due: innanzitutto a firmarlo sono state due progettiste
italiane, Fulvia Grandizio ed Elena Secondo, inoltre il lavoro ha rappresentato una vera sfida, accettata e vinta. vinta Andiamo con ordine. Nel 2020 i parterre del Grand Trianon, palazzo nella parte nord-occidentale del Domaine di Versailles, in occasione dell’evento Africa 2020, 2020 sono stati piantati con piante africane e altre dall’effetto
Il parterre africano non ha voluto essere la riproposizione di un giardino botanico bensì la rielaborazione di alcuni
temi legati all’immaginario collettivo evocanti l’Africa e resi in forma di ambienti naturali
Sfida accettata
(
Alla Perspective è stato affidato il compito di accogliere il visitatore con una vegetazione lussureggiante, composta da palme, banani, yucche e canna da zucchero che, associati a fiori alti ed esuberanti come le canne indiane, gli Hedychium Hedychium, le Kniphofia Kniphofia, le Lantana, Lantana e rinforzati da una vegetazione bassa fatta di Cosmos, Scabiosa atropurpurea (dal fiore quasi nero) e di Colocasia, hanno reso l’effetto voluto di “ritmo del fuoco” con le loro sfumature accese dai colori caldi come il giallo, l’arancione e il rosso.
tropicale, evocando così i differenti paesaggi di quell’affascinante continente. Un’autentica novità per la reggia francese, soprattutto se si considerano lo stile classico francese dei parterre e le differenti latitudini di riferimento, quindi le difficoltà concrete nel mettere a dimora le piante in piena terra. Ecco a voi tutti i dettagli.
© Fulvia Grandizio.
RITMO DEL FUOCO
Amaryllis de Josephine disegnato dall’illustratore botanico Pierre Joseph Redouté intorno al 1802-1816.
ROTTURA DEGLI SCHEMI
Come anticipato Fulvia Grandizio ed Elena Secondo hanno ricevuto l’incarico di studiare il plan de plantation per il parterre del Grand Trianon, composto da
(e vinta)
© Christophe Mafranc.
a
Rappresentazione del paesaggio Sombre.
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Parterre haut (parterre superiore).
due grandi aiuole nella parte alta e quattro nella parte bassa. bassa «Si è trattato di accettare una sfida – spiegano le due progettiste - Infatti, da quando, a fine Seicento, i parterre sono stati creati, le piantagioni hanno sempre rispettato un rigore formale nella scelta di specie tradizionalmente usate per la tipologia di giardino francese e nella loro distribuzione in funzione di altezze e volumi dei fiori. Con il parterre africano si è operata una
rottura degli schemi, adottando una piantagione libera, più sul modello inglese, che mescola grandi esemplari a piccoli soggetti di piante annuali e perenni». Durante la fase di studio e di scelta dei fiori, Fulvia ed Elena si sono ben presto rese conto che c’erano problemi oggettivi a causa dei periodi di fioritura non coincidenti tra i due emisferi australe
DALLA SAVANA AL DESERTO L’ambiente secco (Sec) è stato reso in forme diverse. Da un lato si è voluto evocare la savana, dall’altro le zone aride del fynbos fynbos, vegetazione arbustiva che popola una piccola striscia costiera della provincia del Capo Occidentale, in Sudafrica, dove crescono le spettacolari Protee mescolate a Pelargonium e succulente (Aloe, Aloe, Euforbie, Crassulaceae Aloe Crassulaceae, Aizoaceae). Poi i deserti che in primavera fioriscono di Gazania, Osteospermum, Felicia amelloides amelloides;; infine, l’ambiente mediterraneo del Nord Africa con ulivi, carrubi, corbezzoli, pistacchi. È stato infatti reso onore al giardino moresco, con l’inserimento di vasi di Agapanthus e casse di agrumi, melograni e oleandri intorno al bacino ottagonale del Parterre bas bas, e l’allestimento di rocailles nei bacini del Parterre haut haut, che costituiscono la scenografia per i papiri egiziani.
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Con il parterre africano si è operata una rottura degli schemi, adottando una piantagione libera, più sul modello inglese, che
e boreale. Ciò ha comportato che si passasse dall’utilizzo di una flora esclusivamente africana verso la scelta di piante che potessero donare l’effetto di giardino tropicale. «Una ricerca sull’iconografia del passato relativa all’Africa è stata incoraggiante, confermando che fin dall’inizio delle esplorazioni e colonizzazioni è stata trasmessa un’immagine di questo continente pervasa di lussureggiante esotismo fatta di palme e di banani, piante che non sono strettamente originarie del continente africano – commentano Fulvia Grandizio ed Elena Secondo – Da qui la scelta di ricorrere anche ad alberi, arbusti e fiori provenienti dall’Oceania, dalla Cina e l’Asia tropicale».
QUATTRO Q UATTRO AMBIENTI NATURALI PIÙ UNO
© Fulvia Grandizio.
Ill parterre africano, i cui lavori di realizzazione sono stati coordinati da Alain Baraton, giardiniere capo del Domaine de Trianon et du Grand Parc de Versailles Versailles, non ha voluto però essere la riproposizione di un giardino botanico bensì la rielaborazione di alcuni temi legati all’immaginario collettivo evocanti l’Africa e resi in forma di ambienti naturali. Sono stati dunque ideati quattro ambienti, tre dei quali
© Fulvia Grandizio.
© Christophe Mafranc.
mescola grandi esemplari a piccoli soggetti di piante annuali e perenni
identificano tre specifici biomi, cioè regioni del continente caratterizzate da forme dominanti di piante e clima – Sec, Prairie fleurie, Forêt tropicale – e un quarto, più astratto, legato all’idea dell’Africa nera e denominato Sombre Sombre, in italiano “scuro”, EFFETTO GIUNGLA Nella Prairie Fleurie la vegetazione dominante è costituita da graminacee, insieme alle quali sono stati fatti crescere, come accade in natura, numerosi bulbi che sono diventati nel tempo elementi indispensabili nei giardini decorativi di tutto il mondo. Tra questi i gladioli, le Crocosmia Crocosmia, le fresie, le nerine, gli Agapanthus, Agapanthus le Eucomis Eucomis, le Acidanthera (o gladiolo d’Abissinia). Si è poi cercato di rendere l’effetto della giungla piantando una vegetazione densa, da foresta tropicale, volutamente fuori controllo, con esemplari di grandi dimensioni che hanno fatto da supporto ad arbusti rampicanti da fiore, come la Campsis radicans e la Tecomaria, e da frutto come una specie di cetriolo chiamato Kiwano, originario dello Zambia. N°027
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Si è lavorato come per l’allestimento
di una festa a corte
che invece di durare
qualche giorno si è protratta per tutta
© Fulvia Grandizio.
la bella stagione fino alle soglie dell’autunno
NATO DA UN CAPRICCIO Farsi costruire un palazzo, non lontano dalla meravigliosa reggia di Versailles, esclusivamente per fuggire alla rigida etichetta di corte potrebbe sembrare un tantino azzardato per chiunque di noi mortali. In realtà non lo fu affatto, perché a ordinarlo fu Luigi XIV, per potervi passare ore liete in compagnia della preferita del momento. Oggi il Grand Trianon fa da cornice alle cerimonie ufficiali della Repubblica e, nell’ala del Trianon-sous-bois, sono ospitati gli invitati presidenziali.
Parterre bas (parterre inferiore).
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© Fulvia Grandizio.
Nelle immagini di queste pagine, scorci del Parterre africano realizzato nel Grand Trianon a Versailles progettato dalle due paesaggiste italiane Fulvia Grandizio ed Elena Secondo.
per il ricorso a specie dai colori scuri, rossi, bruni fino ad arrivare al nero come le dalie e le canne indiane a foglia scura, i ricini e gli Hibiscus e i Phormium a foglia rossa e bordeaux e specie coprisuolo come l’l’Achiranthes Achiranthes e l’l’Alternanthera Alternanthera. Discorso a parte merita la Perspective, asse centrale che separa i due parterre della zona alta, diretto verso il peristilio del Grand Trianon. Trianon Con la consapevolezza di lavorare su di un giardino formale francese, si è cercato di rispettare una certa simmetria nella distribuzione dei diversi ambienti, scegliendo di ribaltare a specchio, secondo l’asse centrale della Perspective, la planimetria del parterre di destra su quello di sinistra. «Ma l’idea del parterre africano resta comunque nello spirito della sorpresa e dello spaesamento care all’arte dei giardini barocca – concludono Fulvia ed Elena – Si è lavorato come per l’allestimento di una festa a corte che invece di durare qualche giorno si è protratta per tutta la bella stagione fino alle soglie dell’autunno».
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