Il Giardiniere 028 maggio - giugno 2021

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PROGETTAZIONE COSTRUZIONE GESTIONE E MANUTENZIONE PROFESSIONALE DEGLI SPAZI VERDI

giardiniere N° 028

IL

Maggio – Giugno 2021

*

In copertina Enrico Della Giovampaola, giardiniere in una villa privata a Firenze, protagonista della cover story

Giardino mediterraneo, poca acqua, alto impatto

+TECNICHE

Le regole diNUOVA base LA RIVISTA per un tappeto erboso in salute e omogeneo PER IL GIARDINIERE

SPECIALE ATTREZZATURE Utensili manuali: ieri, oggi e domani, sempre indispensabili

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© Andrea Della Giovampaola.

+PROGETTAZIONE



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iere che ci auguriamo aiuti a vedere tutto Eccoci al numero estivo de ILgiardiniere ciò che fa parte della quotidianità – l’attività che svolgiamo in primis – in modo nuovo, più luminoso. Proprio come fa l’estate, che illumina di nuova luce scorci che in altre stagioni sono all’ombra. È questo il fil rouge di queste pagine – che a noi, per deformazione professionale, piace chiamare filo verde – dalla prima LA NUOVA RIVISTA all’ultima. PER IL GIARDINIERE

A partire dall’editoriale di Sandro Degni, a pag. 6, che ci sprona a imparare osservando. Sì, osservando: un’operazione che dovrebbe essere alla base di chi fa giardini e terrazzi e che, invece, viene spesso data per scontata. Mentre il protagonista della cover story, a pag. 12, Enrico Della Giovampaola, giardiniere in una villa privata fiorentina, con grazia e passione, ci svela la sua insaziabile voglia di conoscenza. E chi più di lui, che è diventato anche podcaster, ci fa capire come ciò che abbiamo davanti tutti i giorni può essere visto da un’altra prospettiva: il giardino, luogo del suo mestiere, grazie a uno sguardo differente, è diventato tema principale del suo podcast Life in the Garden. Anche l’agronomo Valerio Pasi, a pag. 16, ci illumina con le regole di base da mettere in pratica per creare un tappeto erboso residenziale in salute e omogeneo: con la sua consueta accuratezza, ne prende in analisi tutte le fasi, dalle operazioni preliminari alla semina, fino alla concimazione. E ancora, ecco i suggerimenti dell’agrotecnico Matteo Ragni, a pag.22 e a pag. 62, su perché proporre giardini mediterranei e sulle piante da scegliere. Non continuo altrimenti spoilero tutto e vi tolgo il gusto della sorpresa, anticipo solo che il resto delle pagine è un susseguirsi di piccole grandi chicche, che possono solleticare curiosità e spingere a sapere, conoscere sempre di più. A guardare ciò che ci circonda, e che riempie la nostra quotidianità, con occhi nuovi. Esattamente come ci insegna l’estate.

di Francesco Tozzi

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Ascolta il podcast su radiogarden.it!

I

IM PA R A R E OSSERVANDO

n uno dei miei primi podcast parlavo di quanto sia importante la formazione del Giardiniere, formazione che deve essere costante lungo tutta la carriera e non va vista solo come frequentazione di corsi e seminari, ma anche e soprattutto come osservazione. Un Giardiniere non può assolutamente prescindere dall’osservare quel che fa la natura in ogni momento della stagione, guidandolo nelle scelte di forme e colori, di integrazioni tra piante e delle loro corrette esposizioni.

Quello che, invece, si vede spesso è la presunzione nel voler in ogni modo comandare e governare le piante e l’ambiente nel quale verranno collocate; a volte per arroganza, a volte per mancanza di conoscenza, a volte per vezzo. Cominciando dai colori il gioco è abbastanza facile: prendiamoci il tempo per fare una bella passeggiata in primavera e guardiamoci intorno, vedremmo senza dubbio il giallo e il bianco, i primi viola dei fiori, le spighe tenere e il verde smeraldo dei prati, tutto inserito in contesti semplici, senza troppe strutture. Tutto quello che vediamo colpisce la nostra curiosità nella sua interezza, non stanca la vista, anzi, ci rilassa e tranquillizza. La stessa passeggiata in estate deve insegnarci come i colori cambiano, la costante presenza del giallo ma anche dell’arancio e del rosso, del giallo dei prati, delle spighe sempre presenti ma un po’ più rigide, la presenza dei primi frutti o degli abbozzi degli stessi. Anche in questo caso tutto è inserito con una semplicità spiazzante. Cosa deve fare in questo caso il Giardiniere scrupoloso? Deve disegnare, fotografare, curiosare, chiedere se non conosce e provare a riprodurre copiando da una maestra gratuita, riportando come un “disonesto falsario” su una sua tavolozza, quello che lo circonda. Leggendo tra le righe e provando a interpretare quello che vede attorno a

L’uomo deve rendersi conto che occupa nel creato uno spazio infinitamente piccolo e che nessuna delle sue invenzioni estetiche può competere con un minerale, un insetto o un fiore. Un uccello, uno scarabeo o una farfalla meritano la stessa fervida attenzione di un quadro di Tiziano o del Tintoretto, ma noi abbiamo dimenticato come guardare. Claude Lévi-Strauss

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sé. Non c’è libro migliore, ma la condizione perché tutto questo funzioni è senza dubbio la voglia di lasciarsi investire da ciò che si osserva. Certamente non è sufficiente, quello che osserviamo dobbiamo poi essere in grado di tradurlo e la “Stele di Rosetta” per un Giardiniere è senza dubbio lo studio di altri lavori, di Giardinieri e Giardini storici. Non mi riesco proprio a spiegare come un Giardiniere possa non avere mai frequentato almeno un parco storico o non abbia mai provato a cercare un suo stile nella realizzazione del lavoro: anche in questo caso l’osservazione è un aspetto fondamentale. Quando si dispone degli elementi basilari – fiori, colori, strutture inserite naturalmente in un contesto (il software) – e della conoscenza di strutture storiche oppure di progetti di Giardinieri o architetti (l’hardware), il 50% del lavoro è realizzato. Spesso mi chiedono dove trovi il tempo per pubblicare foto di piante e giardini: è parte del mio lavoro, della mia quotidianità, ho di fatto tutto a portata di macchina fotografica. Questo è il consiglio che mi sento di dare a chi ha voglia di imparare: nel furgone o nel vostro zaino non dovrebbero mai mancare un taccuino, una macchina fotografica compatta

(bene anche il cellulare) e magari qualche matita colorata. Solo facendo lo sforzo di rappresentare quello che ci circonda, impareremo veramente a utilizzare le piante, prenderemo coscienza degli accostamenti tra colori, dell’integrazione tra forme e dimensioni.

testo e foto di Sandro Degni


Il cantiere

12

Il mestiere della pazienza

16

Impianto e cura del tappeto erboso residenziale

di Daniela Stasi, foto E Enrico Della Giovampaola

di V Valerio Pasi, foto di F Fabrizio Ingegnoli

22

Poca acqua, alto impatto di M Matteo Ragni

Vai su radiogarden.it e ascolta IL giardiniere Voice! Lo trovi nella sezione “giardinieri”

SMART

28

Cinque in uno

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Semplificare il lavoro

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Una giornata tra professionisti

33

Simboli intramontabili

36

La forza nei colori

38

Metterci la faccia

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Nuovo look in un attimo

di Anita Cavalli di IIrene Nuvola

di Viola Delfino

di Anita Cavalli di Daniela Stasi

di Marta Meggiolaro di V Viola Delfino

gestione

SOMMARIO N°028

46

Per stare al passo

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Il giardino botanico del parco di Peradeniya

di Silvia Vasconi

testo e foto di SStefano Gavin

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L’importanza dell’identità di Daniela Stasi


54 56

Più valore al bosco di Daniela Stasi

Invito al cambiamento di Nora Adamsberg

N˚ 028 MAGGIO / GIUGNO 2021 DIRETTORE RESPONSABILE Francesco Tozzi / f.tozzi@laboratorioverde.net RESPONSABILE EDITORIALE Daniela Stasi / d.stasi@laboratorioverde.net IN REDAZIONE Alice Nicole Ginosa

58 60 61 62

Bombardamento... buono di V Viola Delfino

Le vespe afrodisiache per i lieviti di IIrene Nuvola

Tappeto colorato

di N Nora Adamsberg, foto iBulb

Piante per un giardino mediterraneo di M Matteo Ragni

rubriche

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Editoriale/1

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Editoriale/2

44 64 66

di Francesco Tozzi testo e foto di SSandro Degni

COLLABORATORI Nora Adamsberg, Jessica Bertoni, Lucio Brioschi, Anita Cavalli, Sandro Degni, Viola Delfino, Stefano Gavin, Marta Meggiolaro, Irene Nuvola, Valerio Pasi, Rachele Pozzato, Matteo Ragni, Silvia Vasconi, Anna Zottola GRAFICA Testo&Immagine snc / testoeimmagine@fastwebnet.it PRODUZIONE E SEGRETERIA Katiuscia Morello / k.morello@laboratorioverde.net PROMOZIONE E SVILUPPO Matteo Ragni / m.ragni@laboratorioverde.net Stefano Carlin / s.carlin@ laboratorioverde.net STAMPA Ciscra spa, via San Michele 36, Villanova del Ghebbo (RO) DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Edizioni Laboratorio Verde srls, via E. Cosenz 35, 20158 Milano Tel. +39 02 4244 8445 info@laboratorioverde.net | www.laboratorioverde.net Flortecnica e vivaismo, periodico mensile registrato presso il Tribunale di Piacenza n. 275 del 8/03/1977 – n. R.O.C. 15/171. Spedizione Posta Target Magazine autorizzazione LOMBARDIA/00202/02.2014/CONV.

e d i z io n i

sCOPERTE

Laboratorio

verde

Casa editrice specializzata nei settori florovivaismo, garden e interior

News

AMMINISTRATORE UNICO Francesco Tozzi

Prontuario

SEGRETERIA GENERALE Katiuscia Morello

di Lucio Brioschi

L’opinione

di Anna Zottola

Edizioni Laboratorio Verde srls edita i seguenti prodotti: • GreenUp • Flortecnica e vivaismo • Agenda del Verde • I Quaderni di greenup • Calendario del Verde Rappresentante e collaborazioni: • floorewall.com Edizioni Laboratorio Verde srls, titolare del trattamento dei dati relativi ai destinatari della presente pubblicazione, informa che le finalità di tale trattamento sono rivolte a consentire l’invio della presente rivista, e/o altre di propria edizione, allo scopo di agevolare l’aggiornamento dell’informazione tecnica, nonché alle operazioni necessarie alla gestione amministrativa e contabile dell’abbonamento. Edizioni Laboratorio Verde srls riconosce e garantisce ai medesimi destinatari i diritti di cui all’art. 7 del D.Lgs. 196/03.

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CONTRIBUTI

JESSICA BERTONI Consulente e collaboratrice. Laureata in Economia e Commercio, abilitata alla professione di dottore commercialista, sulle nostre testate ci svela, in modo semplice e diretto, come si può stare sempre informati anche sui temi più ostici. Suoi gli argomenti economici, finanziari e amministrativi.

CAMILLO DE BENI Dottore agronomo e specialista nella gestione agronomica dei manti erbosi, con una ventennale esperienza nell’uso di prodotti naturali e biologici per la cura del verde ornamentale in ambito pubblico e privato. Ha contribuito, già dalla fine degli anni ’90, a introdurre e sviluppare protocolli per l’uso di biotecnologie e di metodologie finalizzate all’incremento di bio-fertilità nei terreni, con l’applicazione di micorrize, batteri benefici, antagonisti naturali per le patologie fungine e biostimolanti per l’incremento della vitalità nelle piante e nei manti erbosi.

Sandro Degni

VALERIO PASI

La sua formazione ha inizio con il corso di realizzazione e manutenzione per parchi e giardini della Scuola Agraria del Parco di Monza, al quale segue nel 1998 la fondazione dell’azienda 100giardini. Lavora con diversi studi di architettura e garden center di Milano e provincia. Nel 2013 con il gruppo di professionisti Giga-G realizza il progetto “Locus genii”, vincitore del Festival Internazionale dei Giardini nel parco del Domaine di Chaumont-sur-Loire, in Francia. Fonda poi lo studio di progettazione Verde Officina.

Dottore agronomo, da più di 20 anni si occupa principalmente di verde ornamentale e di pianificazione del territorio per gli aspetti legati all’agricoltura e alle foreste. Diversi gli ambiti: consulenza agronomica, di lotta integrata e biologica alle aziende di produzione nel settore florovivaistico, orticolo e dei piccoli frutti; valutazione dei rischi legati alla stabilità degli alberi pubblici e privati; attività inerenti le trasformazioni territoriali quali quelle di boschi, progetti del verde, sistemazioni idraulico-forestali; consulenza alle pubbliche amministrazioni.

MATTEO RAGNI

Anna Zottola

Si è diplomato presso la Scuola di Minoprio come agrotecnico, e dopo aver seguito due progetti di sviluppo agricolo prima in Kosovo e poi in Libano, è rientrato in Italia e si occupa di rappresentare alcune aziende israeliane e olandesi leader nella produzione di giovani piante. Lavora anche come consulente per imprese floricole e vivaistiche, soprattutto in materia di scelte assortimentali e piani colturali. Da oltre cinque anni è, prima collaboratore, poi consulente tecnico-editoriale per le riviste GreenUp e Flortecnica e vivaismo di Edizioni Laboratorio Verde.

La passione per le piante e per le tematiche socio-educative si conciliano dopo la laurea in Scienze Agrarie con una lunga esperienza di ricerca, docenza e poi gestione della Scuola di Minoprio. Creando la filiera formativa completa, ha tessuto reti nei settori a indirizzo vegetale. Tra i premi: il “Memorial Fabio Rizzi”, il riconoscimento alla carriera in occasione di Myplant & Garden e da Regione Lombardia per l’eccellenza dei risultati raggiunti. Ora collabora con enti e organizzazioni per progetti di formazione e sviluppo del verde.

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N°028



Enrico Della Giovampaola nella zona di campagna dove ha trascorso la sua infanzia.

© Andrea Della Giovampaola.

IL CANTIERE | in copertina

Enrico Della Giovampaola, giardiniere in una villa privata a Firenze, definisce così il suo lavoro. Dalle sue parole emergono grazia e passione, e un’insaziabile voglia di conoscenza. Ecco cosa ci ha raccontato di Daniela Stasi, foto Enrico Della Giovampaola TEMPO DI LETTU R A: 8 minuti

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e vie del giardinaggio sono infinite. Questa è la frase che trovo più azzeccata per introdurre il protagonista di questa intervista. Sì, perché ho conosciuto Enrico Della Giovampaola in modo “atipico”: non in un giardino, ma ascoltando il suo podcast Life in the Garden. Proprio così, Enrico, giardiniere responsabile dell’orto biologico e di due serre nel giardino di una villa privata a Firenze, è anche un podcaster di successo: riesce a diffondere, con la sua voce, la passione per il giardinaggio e l’emozione che suscita vivere e lavorare in giardino. Gli ho chiesto del perché fa questo splendido mestiere e cosa significhi per lui essere giardiniere oggi. Ecco qui le sue parole, da leggere con la grazia che gli appartiene e, perché no, con un bel sottofondo musicale, come quelli che inserisce nei suoi episodi. Come e perché hai deciso di diventare giardiniere? Ho iniziato a fare il giardiniere quasi per caso, ma devo fare un passo indietro per spiegare un po’

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la mia storia. Da piccolo ho avuto una sorta di imprinting alla vita a contatto con la natura, trascorrendo tutti i fine settimana in campagna nella casa di mia nonna, contadina, con un piccolo podere vicino a Montepulciano, in Toscana. Ho capito molto più tardi che questo periodo mi avrebbe in qualche modo “segnato” e influenzato anche nelle scelte successive. Dopo le scuole superiori, quando si è trattato di scegliere l’università, ho optato per Scienze Forestali e Ambientali a Firenze e così ho avuto modo di approfondire e portare avanti il mio amore per le piante. Mi sono laureato con una tesi sulla flora delle Cinque Terre e un progetto di orto botanico a Riomaggiore, con un’aiuola dedicata alle piante citate nelle canzoni di Fabrizio De André. Progetto che purtroppo non è mai stato realizzato. Dopo la laurea ho continuato gli studi in botanica con un dottorato di ricerca sulle piante invasive. Una volta

Il mestiere de l N°028


Uno scorcio del giardino segreto della villa in cui lavora Enrico, realizzato con siepi di acero campestre e alloro: nelle sue aiuole crescono diverse specie, dai tulipani agli Allium, dall’anemone agli Aster.

che vengono poi messe a dimora nel giardino e nell’orto stesso. Le verdure biologiche prodotte vengono utilizzate dallo chef che lavora per la famiglia che vive nella villa.

concluso, per mancanza di fondi, non ho avuto modo di proseguire la carriera universitaria, ed è a quel punto che mi si è presentata l’occasione di provare a fare il giardiniere.

Vai qui per Come definiresti il mestiere di seguire Enrico giardiniere? Qual è la tua visione? su Instagram Credo che facendo il mestiere di giardiniere si capisca che non si finisce mai di imparare per davvero. Nuove piante da conoscere, nomi da imparare, malattie e insetti con cui “convivere”, nuovi metodi per coltivare l’orto e così via. I giardinieri devono confrontarsi tra loro, non pensare mai di sapere tutto e di essere “arrivati”. È un lavoro di testa e di braccia, di sudore e passione. Il mestiere del giardiniere è il mestiere della pazienza, del saper attendere. In un mondo in cui tutti vogliono tutto e subito, lavorando in giardino occorre sapere aspettare e rispettare i tempi della Natura.

Interessante, dove hai iniziato? A Villa La Pietra, sede della New York University a Firenze, cercavano un giardiniere stagionale e così ho iniziato la mia carriera in un giardino storico splendido, con un panorama mozzafiato su Firenze! Nei sei mesi in cui ho lavorato a Villa La Pietra ho imparato molto e sicuramente il luogo del giardino che prediligevo per lavorare era il pomario, un vero e proprio hortus conclusus, un antico orto racchiuso da mura con numerose conche di terracotta con piante di limoni. Dopo La Pietra ho avuto la possibilità di entrare a lavorare in un giardino di una villa privata sempre a Firenze, che era stata in passato la dimora di Fosco Maraini, antropologo, scrittore e fotografo, e ancora prima di suo padre, lo scultore Antonio Maraini. In questo giardino sono diventato e sono tuttora responsabile dell’orto biologico e di due piccole serre, dove realizzo la propagazione per talea e semina delle piante

Cosa osa rappresenta per te idealmente essere un giardiniere e come consideri oggi il giardinaggio professionale? Tra l’ideale e la realtà dei fatti trovi dissonanze? Daa una parte in Italia, purtroppo, la figura del giardiniere non è abbastanza valorizzata, come invece lo è in altri Paesi, ad esempio in Inghilterra, dove i giardini e gli spazi verdi hanno molta più importanza e in generale sono più curati. Dall’altra parte, a volte, si trovano giardinieri improvvisati che possono fare anche danni; purtroppo come diceva Darwin: “Genera più spesso confidenza l’ignoranza di quanto non faccia la conoscenza”. Idealmente il giardiniere dovrebbe essere ben formato, avendo nozioni di botanica, pedologia,

È un lavoro di testa e di braccia, di sudore e passione. In un mondo in cui tutti vogliono tutto e subito, lavorando in giardino

occorre sapere aspettare e rispettare i tempi della Natura

e lla pazienza N°028

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IL CANTIERE | in copertina Il giardino della villa dove lavora Enrico è interamente biologico, ed è possibile suddividerlo in diverse “stanze”. Una pergola con numerose piante di rosa e vite e bordure di specie perenni e annuali porta dall’ingresso fino alla zona dell’orto biologico e delle due piccole serre (nella foto) dove viene realizzata la propagazione delle piante necessarie per il giardino.

Sei un giardiniere e vuoi raccontarci la tua storia? Scrivi a d.stasi@laboratorioverde.net

entomologia, patologia e usando in maniera intelligente gli attrezzi che ha a disposizione. Nella realtà questo spesso non avviene.

In queste pagine, oltre agli angoli del giardino in cui lavora Enrico, si scorgono foto naturalistiche, in cui il suo sguardo attento ha immortalato dettagli a lui cari.

Cosa osa pensi sia proritario nel fare giardinaggio professionale? Il rispetto della natura, l’estetica, le scelte dei clienti? O un mix equilibrato di tutti questi fattori? Fare il giardiniere vuol dire F confrontarsi ogni giorno con la Natura; vuol dire accorgersi dei cambiamenti climatici, con eventi meteorologici sempre più estremi che in poche ore possono distruggere il lavoro di mesi realizzato nell’orto o in giardino. Per me il giardinaggio deve essere rispettoso della Natura, sostenibile, biologico, deve proteggere e incoraggiare le api e gli insetti impollinatori e cercare poi di equilibrare tutti questi fattori con i gusti estetici dei clienti. Secondo te come si evolverà in futuro il mestiere del giardiniere? Penso che il giardiniere in futuro dovrà sempre di più adeguarsi e fare i conti proprio con i

LIFE IN THE GARDEN Da anni, mentre lavora, Enrico ascolta spesso podcast di ogni tipo, in inglese e in italiano, dal giardinaggio alla letteratura, dalla poesia alla politica. Così un giorno ha deciso di crearne uno suo, in italiano, intitolato Life in the Garden Garden, dedicato proprio al giardinaggio, ai giardini, ai libri e alla poesia (lo si trova sulle principali piattaforme di podcasting: Spotify, Google e Apple Podcasts, etc.). Negli episodi – impreziositi da poesie, aforismi, frasi di libri, consigli di lettura e di visite a giardini – affronta svariati temi con molti ospiti e tanti interventi (giardinieri, progettisti ed esperti di piante, che lavorano in Italia o all’estero).

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cambiamenti climatici, scegliendo piante più resistenti a temperature estreme e alla siccità, cercando di risparmiare il più possibile l’utilizzo di acqua per l’irrigazione. E poi ancora di più dovrà continuare a studiare, ad aggiornarsi, a confrontarsi con gli altri, a viaggiare all’estero per conoscere nuove piante e nuovi modi di fare giardinaggio. Durante l’anno qual è la stagione che prediligi e qual è la tipologia di lavoro che preferisci effettuare? Lavorando in giardino tutto l’anno si ha la possibilità di apprezzare gli aspetti positivi di tutte le stagioni, anche le giornate fredde col sole basso d’inverno. Adoro l’autunno, i cambi di colore delle foglie, la luce nei giardini e in campagna la mattina presto e la sera al tramonto. E ovviamente amo la rinascita, il Prunus mume fiorito a febbraio, i primi bucaneve verso fine inverno, poi i narcisi e i tulipani, la fioritura del mandorlo, lo scoppio della primavera: peccato sia un periodo così impegnativo in giardino e nell’orto, che spesso si ha poco tempo per goderne. Mi piace molto ogni anno tornare a seminare tutti gli ortaggi per l’orto, sperimentare nuove varietà di pomodori e di peperoncini e poi fare talee e riprodurre così tante varietà di salvia, dalla Salvia ‘Lavender Dilly Dilly’ alla ‘Phyllis Fancy’, dalla ‘Indigo Spires’ alla ‘Amistad’. Infine, quale o quali sono i tuoi punti di forza sul lavoro? Cerco di fare il mio lavoro sempre con passione e umiltà e vorrei non smettere mai di imparare e conoscere. È anche per questo che ho creato un podcast dedicato alla natura, ai giardini, ai libri e alla poesia. Credo che nell’epoca dell’immagine, sia fondamentale anche ascoltare. L’ascolto fa viaggiare la mente e la tiene viva.



IL CANTIERE | tecniche

Impianto e c

DEL Tappeto erbo s Le regole di base, da mettere in pratica per un prato in salute e omogeneo. Dalle operazioni preliminari alla semina, fino alla concimazione di Valerio Pasi

TEMPO DI LETTU R A: 12 minuti

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l tappeto erboso ornamentale altro non è che una coltura erbacea permanente. Se partiamo da questo concetto, è piuttosto semplice definire alcune regole di base per l’impianto e la cura in ambito residenziale.

IN PRIMIS VALUTARE IL TERRENO

Come ogni coltivazione, è importante partire da solide basi. Quando si procede all’impianto del tappeto, occorre che venga valutata la natura del terreno in modo da correggere eventuali carenze


La maggior parte delle specie

cura

da tappeto erboso sono adattate a condizioni di moderata acidità, quindi con un pH compreso tra 5,5 e 7,0,

anche se con pH inferiore a 6,0 è necessario ricorrere a fertilizzazioni specifiche

o so residenziale o difetti, quali l’eccessivo compattamento, la carenza di drenaggio, la reazione (pH), lo squilibrio della tessitura, che può essere sbilanciata verso componenti argillose o limose. Procedere a una lavorazione profonda 50-60 centimetri con vangatrice o con miniescavatore per smuovere strati compattati dal tempo o dalle macchine da cantiere, nel caso di nuove costruzioni, è indispensabile per assicurare il successo della coltivazione. L’ideale sarebbe fare eseguire un’analisi chimico-fisica del terreno, in modo da correggere i vari parametri con cognizione di causa, ma non sempre è possibile,

soprattutto per ragioni economiche (anche se una spesa di circa 100 euro non incide poi così tanto!). Detto questo, è importante il contenuto di sostanza organica nel terreno, che si può arricchire con un compost di qualità (da soli scarti vegetali e con almeno nove mesi di maturazione) oppure con una letamazione, sia con letame maturo che con letame sfarinato o pellettato (approfondimento nel box “Il ruolo della sostanza organica”). Anche il contenuto di sabbia deve assicurare un corretto drenaggio e capacità per l’aria e va valutata un’integrazione sulla base dell’analisi fisica del terreno. N°028

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COME SOMMINISTRARE L’AZOTO Deve essere in una forma disponibile lentamente, per evitare il lussureggiamento vegetativo seguito da carenza (crea condizioni di stress). Non dobbiamo dimenticarci l’obiettivo della coltivazione, che non è quello di produrre fieno, ma quello di garantire una copertura erbosa il più possibile omogenea e regolare nel tempo. Ottimo quindi l’apporto di azoto sotto forma organica, che si mineralizza lentamente e arricchisce il terreno sia di sostanza organica che di vita, in quanto i microrganismi presenti nel terreno ne vengono stimolati. Un suolo sano è prima di tutto un suolo vivo! Molto efficaci nell’apporto azotato sono

L’IMPORTANZA DELLA CORRETTA ACIDITÀ

anche i concimi a lenta cessione, che possono contenere diverse forme di azoto o degli inibitori della mineralizzazione. I tappeti erbosi a predominanza di Lolium perenne richiedono livelli di azoto più elevati per sostenere una crescita sana rispetto ai prati di agrostide e festuca, soprattutto se la superficie è soggetta a significativo calpestio. La durata di una concimazione azotata organica o a lenta cessione va da 8 a 14 settimane circa, per cui si dovranno poi effettuare concimazioni regolari, apportando anche fosforo e potassio con la cadenza necessaria per il mantenimento della crescita corretta dell’erba.

© Fabrizio Ingegnoli.

La reazione del suolo è importante perché ha una notevole influenza sulla disponibilità degli elementi nutritivi. La maggiore disponibilità di elementi

nutritivi si ha con un pH di 6,5 circa, mentre un’acidità più spiccata, inferiore a 5,5, deprime lo sviluppo delle radici e di conseguenza si avrà uno sviluppo stentato del tappeto erboso. La maggior parte delle specie da tappeto erboso sono adattate a

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Per quanto riguarda la semina la regola principale è quella di misurare: metri quadri da seminare e peso

© Fabrizio Ingegnoli.

dotazione di fosforo al terreno, poiché molto spesso questo elemento è scarsamente presente nella maggior parte dei suoli. Si può quindi integrare al terreno quando lo si lavora sino in profondità un quantitativo di perfosfato semplice variabile a seconda dei risultati analitici, ma indicativamente compreso tra 100 e 250 kg/ha.

© Fabrizio Ingegnoli.

condizioni di moderata acidità, quindi con un pH compreso tra 5,5 e 7,0, anche se con pH inferiore a 6,0 è necessario ricorrere a fertilizzazioni specifiche. Gli effetti negativi dell’acidità sono riconoscibili da un generale declino nella crescita dell’erba, nel suo vigore e nella difficolta di accestimento. L’apparato radicale non si approfondisce, risulta debole e si accompagna ad una colorazione scura della foglia, con accumulo di feltro. Condizioni di acidità del terreno favoriscono anche la suscettibilità agli stress idrici. Per contro, nei terreni soggetti a ristagno idrico o a periodici allagamenti e nei terreni irrigati con acque a pH elevato, contenenti calcio e magnesio, il pH può assumere valori tra 7,5 e 8,4. In queste condizioni decresce la disponibilità di alcuni elementi (ferro, manganese, rame, zinco, boro) e per l’impianto di un tappeto erboso sono impiegabili solo alcune specie macroterme, a meno di operare una correzione con zolfo elementare in fase di impianto e ricorrendo ad apporti di concimi acidificanti. È opportuno anche dare una

della semente da utilizzare

SEMINARE MISURANDO

Per quanto riguarda invece la semina la regola principale è quella di misurare: metri quadri da seminare e peso della semente da utilizzare. Non bisogna eccedere con il quantitativo di seme rispetto alla dose consigliata per ogni miscuglio, perché una fittezza eccessiva inevitabilmente porterà a far morire le piantine più deboli, le altre faranno fatica ad accestire e il risultato sarà di un tappeto debole e già pieno di feltro, per non parlare delle sensibilità alle malattie fogliari e radicali che troveranno terreno fertile per danneggiare l’erba. Una volta seminato, si procederà a una concimazione di partenza, da effettuarsi con dei fertilizzanti specifici (con titolo 20-20-8 o simile, con azoto a lenta cessione).

Azione dei lombrichi.

CALIBRARE GLI APPORTI DI CONCIME

L L’altro elemento fondamentale per una coltivazione di graminacee è l’azoto. La coltura asporta principalmente azoto, che viene solitamente sottratto con la raccolta dell’erba tagliata. Da questo punto di vista l’utilizzo dei robot può Stratificazione del feltro.

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La regola generale

per la concimazione

è ancora una volta il misurare. Inoltre, sono

© Fabrizio Ingegnoli.

IL CANTIERE | tecniche

fondamentali anche le modalità di applicazione, in quanto bisogna

© Fabrizio Ingegnoli.

assicurarsi che il concime venga applicato uniformemente

essere vantaggioso, in quanto la mineralizzazione dello sfalcio in parte reintegra le perdite, anche se favorisce l’accumulo di feltro. Il potassio gioca un ruolo fondamentale nella gestione dello stress, sia da alte temperature, che da carenza idrica, che da freddo. Occorre quindi calibrare attentamente gli apporti di concime a seconda delle mutevoli esigenze stagionali, agendo sempre in prevenzione. La regola generale per la concimazione è ancora IL RUOLO DELLA SOSTANZA ORGANICA La sostanza organica, che è un colloide scambiabile con azione tampone e chelante, deve essere presente in quantità sufficiente per la coltura (3-3,5% minimo). Il suo ruolo principale è legato ai microrganismi che costituiscono l’edafon, che ha grande importanza per il tappeto erboso in quanto modifica la composizione chimica del terreno (mineralizzazione della sostanza organica, fissazione dell’azoto, ecc.).

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una volta il misurare: metri quadri di superficie e peso del concime da applicare. Inoltre, sono fondamentali anche le modalità di applicazione, in quanto bisogna assicurarsi che il concime venga applicato uniformemente e a questo scopo si consiglia l’utilizzo di carrelli applicatori, tutti dotati di contrassegni e indicazioni di calibrazione. Il consiglio esperto è quello di effettuare sempre la calibrazione prima di usare gli spandiconcime, caricando parzialmente la tramoggia e provare la distribuzione su di una superficie pavimentata, in modo da poter poi recuperare il prodotto. Per una migliore distribuzione con dei carrelli a caduta, è consigliabile effettuare due passate incrociate a metà dose, in modo che la distribuzione sia ancora più uniforme. Con spandiconcime a spaglio, la distribuzione è migliore con due passate non incrociate a metà dose. Attenzione a eventuali deflettori con gli spandiconcime centrifughi, perché possono concentrare la distribuzione creando effetti “striscia”. Se piove bisogna aspettare che la foglia asciughi, in modo da far penetrare i granuli nel cotico. Dopo opo l’applicazione, occorre irrigare se non piove entro due-tre giorni. Nel caso in cui vi siano stress radicali o si volesse intervenire per un supporto in caso di bisogno, sono utili le fertilizzazioni fogliari, magari con l’aggiunta di biostimolanti. In questo caso i concimi liquidi si applicano con un irroratore manuale o montato su un veicolo e si opera in un unico passaggio. È necessario quindi, per evitare sovrapposizione, usare dei picchetti di segnalazione per ogni passata.



IL CANTIERE | progettazione

L’approvvigionamento idrico e la cura delle piante sono temi che ricorrono nella realizzazione sia di giardini sia di terrazzi. La soluzione può essere lo stile mediterraneo. Qui tutti i dettagli e qualche trucco di Matteo Ragni

POCA ACQUA,

alto impatt o


C

hi ci segue con attenzione, sa benissimo che generalmente in questa sezione della rivista presentiamo un progetto già realizzato. Per questo numero, come già accaduto in passato, facciamo uno strappo alla regola e vi proponiamo un articolo che vuole essere uno spunto per la progettazione e la realizzazione di nuove aree verdi. Nei giardini, così come nelle terrazze di città, si rende sempre più necessario affrontare in modo deciso e strutturale l’approvvigionamento idrico e la cura delle piante. La soluzione è scegliere varietà che hanno bisogno di poca acqua. Ed eccoci quindi a parlare nuovamente di giardino mediterraneo, che si contraddistingue non solo per le forme funzionali ed essenziali ma anche per la complessità della vegetazione e l’uso sapiente ed essenziale delle piante ad alto fusto. Qui di seguito tutti i dettagli.

TEMPO DI LETTU R A: 12 minuti

SPAZIO RILASSATO

Agapanthus ‘Poppin Purple’.

Lo stile del giardino mediterraneo è una combinazione di caratteristiche paesaggistiche tipiche dei giardini dell’Europa meridionale, del Nord Africa e

INNO AL VASO Fin da piccolo, e ancora di più crescendo, mi hanno sempre colpito i vasi in giardino. Perché in passato usavano coltivare le piante nei vasi anche se si disponeva di tanto spazio? Semplice, per poter avere in giardino anche quelle piante che hanno bisogno di essere riparate in inverno. In genere le piante del Mediterraneo possono tollerare il freddo e sono più colpite dall’eccessiva umidità invernale che dal forte freddo. Tenere le piante in vaso evita anche di perdere le piante che, messe in aiuola, patiscono i ristagni, le nebbie fredde e l’umidità persistente. Sì, perché una pianta in vaso può essere riparata non tanto dal freddo ma più che altro dall’umido. Una pianta in vaso poi, se il vaso è ben capiente, è più facile da bagnare, infatti lo spazio che ha a disposizione è sì limitato, ma a lei tutto dedicato. Se i vasi sono ben dimensionati non avremo il problema che le radici di altre piante rubino l’acqua alla nostra pianta o che l‘acqua che noi apportiamo si perda nelle profondità del giardino. E ancora, sotto il profilo estetico, le piante in vaso, soprattutto in contenitori di coccio o di pietra, esprimono al meglio il carattere del nostro giardino mediterraneo. © Matteo Ragni.

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Uno scorcio del giardino espositivo di Olivier Filippi, impiegato anche per lo studio e la ricerca e situato a Mèze nel Sud della Francia all’interno del suo vivaio.

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© Plantipp.

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del Medio Oriente. Uno stile riprodotto in molte parti del mondo, dall’Inghilterra alle coste calde degli Stati Uniti fino ad arrivare al Sudafrica e all’Australia. Un giardino che si basa su un clima difficile, caratterizzato da estati calde, secche o aride, e inverni freddi, sempre più asciutti e ventosi. Oggi più che mai – e ciò che abbiamo vissuto di recente servirà da promemoria per il futuro – gli spazi verdi devono favorire uno stile di vita all’aperto: dal poter fare esercizio fisico alla coltivazione di un orto, seppur di dimensioni

È evidente che per ottenere

un giardino di stile mediterraneo, che consideri le esigenze contemporanee e che sia facile da curare, deve essere

un giardino pensato, progettato

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limitate. Deve essere un giardino (o un terrazzo) rilassato, dove la manutenzione è limitata e dove l’acqua per l’irrigazione delle piante non deve essere un problema ma un’alternativa. È evidente © Plantipp.

Lomandra ‘White Sands’.


© Plantipp.

che per ottenere un giardino di stile mediterraneo che consideri le esigenze contemporanee e che sia facile da curare, deve essere un giardino pensato, progettato. L’insegnamento che ho sempre ricevuto dagli amici paesaggisti è quello di imparare a osservare. Osservando l’ambiente che circonda il giardino si semplificano di molto le scelte. Con un’attenta pianificazione e progettazione, la creazione di un giardino mediterraneo è alla portata di qualsiasi regione italiana. Tutti, anche i paesaggisti o gli architetti più fantasiosi, cercano di far rivivere un giardino ideale che hanno in mente o che hanno vissuto. Quante volte ho sentito raccontare a paesaggisti, a Londra così come a Dubai, che il giardino che avevano realizzato aveva preso spunto dal giardino della loro infanzia, o dal giardino ideale che dimorava nei loro pensieri. È sorprendente quanta ispirazione possa venirci dalla nostra memoria, un’ispirazione genuina e unica che rende il giardino personale e autentico.

IMPARARE DALLE PIANTE IN NATURA

Uno degli elementi più importanti per realizzare un giardino mediterraneo – ça va sans dire – è la scelta delle piante. Questo aspetto diventa particolarmente significativo se il giardino (o il terrazzo) rischia di vivere degli inverni freddi e umidi. Il trucco è massimizzare l’esposizione delle piante e assicurarsi che le radici stiano all’asciutto. Ma soprattutto si devono scegliere le piante capaci di adattarsi a tutto, o quasi a tutto! In natura, le strategie di adattamento alla siccità che le piante hanno messo in atto sono molteplici, dalla presenza di spine e di peli per ridurre la traspirazione, alla presenza di oli che possano proteggere le foglie, così come

Dahlia Mystic.

CELEBRARE LA SEMPLICITÀ I giardini mediterranei sono diventati in tutto il mondo il modello di riferimento per un paesaggismo a bassa manutenzione e ad alto impatto. Questi giardini celebrano la semplicità e apprezzano le caratteristiche dei singoli elementi.

la presenza di strutture protettive e di accumulo di riserva. Lee piante dei climi mediterranei hanno sviluppato dei sistemi di protezione efficaci che anche l’uomo mette in pratica: se d’estate fa troppo caldo per stare sotto il sole, allora addormentati fino all’autunno. Le piante che si sono adattate, o che hanno trovato un microclima adeguato alle loro esigenze, spesso sviluppano una bellezza specifica, una forza entusiasmante e un’unicità propria rispetto alle piante della stessa specie e varietà. Questa verità l’ho appresa da Olivier Filippi, coltivatore francese specializzato in piante di ambito mediterraneo (nonché autore del libro Il Mediterraneo nel vostro giardino. Un’ispirazione per il futuro, edito da La Libreria della Natura) che, mentre mi scandalizzavo del fatto che i miei Erodium trifolium continuavano a spostarsi e a

Choisya x dewitteana ‘White Dazzler’.

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Un aspetto grandioso

dei contrasti nei giardini mediterranei è che si possono associare bene tante piante diverse,

piante coltivate in terra con piante coltivate in vaso Per sopravvivere in un ambiente difficile, o in un ambiente che non è quello naturale, le piante in un clima secco hanno dovuto specializzarsi durante la loro evoluzione e continuano a farlo anche quando le introduciamo nel nostro giardino.

Le composizioni di piante, annuali e perenni, che sono di moda in questi ultimi anni, ci sono da sempre nei giardini mediterranei perché le piante si alleano e la più rigogliosa aiuta con la sua ombra quella più piccina.

Per sapere sono quali disseminarsi ovunque tranne dove te per le pian dino pretendevo di piantarli e seminarli r un gia aneo ogni anno, con la sua faccia rr medite a sorniona e con le poche parole vai che lo contraddistinguono, mi ha ! pag. 62 chiesto se pensassi che le piante avessero bisogno di me per crescere. No, le piante non hanno bisogno di me per crescere, sono io che ho bisogno di loro per sentirmi bene! La forza delle piante e la loro capacità di acclimatazione ci permette di vedere delle bellissime canfore protette dai palazzi storici nel centro di Milano, delle piante di limone alte diverse metri nel centro di Bologna così come pareti di Bougainvillea nei giardini di Varese.

DA SAPERE I giardini e i terrazzi mediterranei sono una combinazione di piante annuali, aromatiche e succulente. I giardini asciutti sono tradizionalmente una combinazione di piante adatte a giardini rocciosi, graminacee e piante della macchia mediterranea con delle fioriture annuali d’impatto.

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GIOCARE CON I CONTRASTI

Una soluzione efficace per creare un giardino o una terrazza d’effetto è quello di giocare con i contrasti di forme e di colore. Da alcuni anni grazie ai preziosi suggerimenti di Annarita Manera di Cactusmania, vivaio specializzato nella produzione e vendita di piante grasse, ho un bellissimo vaso di Opuntia consolea che cresce rigogliosa lasciandola otto mesi all’anno all’aperto accanto a un vaso di Lomandra longifolia ‘White Sand’. Foglie lunghe e variegate accanto a una pianta scultura, rigida e dal verde intenso. Un aspetto grandioso dei contrasti nei giardini mediterranei è che si possono associare bene tante piante diverse, piante coltivate in terra con piante coltivate in vaso. È nel giardino mediterraneo, infatti, che nasce l’idea di associare specie diverse per creare delle composizioni: le composizioni di piante, annuali e perenni, che sono di moda in questi ultimi anni, ci sono da sempre nei giardini caldi. Questo perché le piante si alleano e la più rigogliosa aiuta con la sua ombra quella più piccina, che contribuirà a trattenere l’acqua vicino alle sue radici.


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