PROGETTAZIONE COSTRUZIONE GESTIONE E MANUTENZIONE PROFESSIONALE DEGLI SPAZI VERDI
giardiniere giard N° 031
IL
Novembre – Dicembre 2021
+PROGETTAZIONE Reportage Chelsea Flower Show, una fonte enorme di ispirazioni
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In copertina Stefano Pagano, protagonista della cover story: giardiniere a tempo pieno, ma anche volto televisivo
+TREND
Le idee che ispirano i clienti e reinventano il giardino
LA NUOVA RIVISTA PER IL GIARDINIERE TECNICHE Come procedere per rigenerare i tappeti erbosi residenziali. Ecco tutte le fasi, con indicazioni e consigli pratici
SMART Una selezione di 6 vivai che mettono la qualità al primo posto
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Direi che potremmo definire questa ultima uscita del 2021 del giornale, un numero con una marcia in più. Una marcia ingranata verso una ritrovata definizione della figura del giardiniere: quel professionista che, per mestiere, cura, coltiva un giardino o più giardini, uno spazio verde o più spazi verdi - definizione che muove il nostro progetto editoriale. E già in questa brevissima definizione ci sono tre parole fondamentali, che danno un significato ben preciso al giardiniere: ‘professionista’, ‘mestiere’ e ‘coltiva’. Quindi una persona competente che conosce le mansioni del suo lavoro e che sa coltivare piante e fiori… Sembra scontato, ma mi vien da dire, che non sempre è così. E a ricordarcelo è anche il protagonista della nostra copertina, Stefano Pagano, giardiniere specializzato nella progettazione di giardini privati e volto noto della tv. Nell’intervista che trovate a pagina 12, ci ha raccontato la sua storia, la sua visione di questo mestiere, sottolineando l’importanza della formazione e delle competenze. Competenze che sono sempre il focus delle pagine firmate da Valerio Pasi, che si sofferma sull’importanza della rigenerazione dei tappeti erbosi residenziali: tutte le fasi, una per una, con consigli pratici e indicazioni tecniche precise. E rimanendo nell’ambito delle competenze, abbiamo fatto un salto in Gran Bretagna, allo scorso Chelsea Flower Show: un evento sempre più inclusivo e capace di evolversi con i tempi. Per tutti i giardinieri, e non solo quelli inglesi, è una fonte enorme di spunti da cui trarre ispirazioni per differenti situazioni, oltre a proposte progettuali e di dettaglio per dare - come dicevo - una marcia in più a giardini e terrazzi. Nella seconda parte della rivista, come d’abitudine, troverete una serie di articoli con un taglio più formativo e di attualità: dal dibattito sulla carenza di piante ai trend che ispireranno i clienti nel 2022, dal nuovo corso di studio presentato dalla Scuola di Monza - Esperto in orti e giardini del benessere - a un focus su come aumentare il profitto aziendale. Insomma, un altro numero ricco di consigli, nella speranza che possano tornare utili a migliorare il vostro mestiere… Senza dimenticare l’appuntamento di sempre, la sezione Smart a pagina 27. Non ci siete ancora arrivati? Buona lettura e, soprattutto, buon nuovo anno! di Francesco Tozzi
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IL GIARDINO È DONNA
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e mie compagne di avventura in questo splendido mestiere sono sempre state donne e per me la norma è che in questa professione una donna non dovrebbe mai mancare per mille e più motivi! La storia è piena di donne che si sono dedicate in maniera differente a questo lavoro, ci sono state – e ci sono – paesaggiste, botaniche, giardiniere e molto spesso anche scrittrici e grandi pensatrici. Solo per ricordarne alcune, Gertrude Jekyll, Laura McLaren, Norah Lindsay, Lady Londonderry, Vita Sackville-West, Kitty Lloyd Jones, Beth Chatto… Poi a un certo punto si è perso il contatto tra le donne e il giardino e tutto è stato declinato al maschile, così l’impressione è che si sia passati da poesia ed eleganza a prestanza e pragmatismo, dimenticando la forza generatrice della terra e delle piante. Le piante stesse spesso sono declinate al femminile perché generatrici di vita, ma non solo in termini di frutti o semi ma proprio in termini di estetica, eleganza, delicatezza, bellezza. La presenza delle donne all’interno della filiera del verde dovrebbe essere la norma per completare e compensare quella parte tipicamente maschile che rende qualsiasi realizzazione alle volte piatta. Non sto dicendo che i Giardinieri siano banali ma senza dubbio privi di quel lato creativo e di quella visione un po’ più profonda che solo uno sguardo femminile attento riesce ad avere e che
– vi assicuro, avendo avuto modo di lavorare fianco a fianco con splendide colleghe e avendo ancora questa fortuna – ho imparato ad apprezzare e a fare mio. Laddove un uomo vede la parte più strutturale di un terrazzo o di un giardino, la presenza di una Giardiniera consente di inserire tutta quella parte onirica e pittorica che fa la differenza in una realizzazione, per un lavoro in perfetta sinergia. La presenza di donne nel Giardino non è solo legata a giardiniere o paesaggiste famose: mi vengono in mente anche grandi mistiche e tra tutte non posso non ricordare Ildegarda di Bingen e una delle più importanti illustratrici, Maria Sibylla Merian, o ancora Ellen Willmott, che cambiò letteralmente le regole del giardinaggio. Un errore facile in cui si potrebbe incappare leggendo questo breve editoriale è quello di pensare che esista una sorta di giardinaggio in “rosa” contrapposto a un giardinaggio “maschile”, oppure che sia necessario inserire donne nel settore del giardinaggio in una sorta di rincorsa ad assurde quote rosa che compensino i numeri maschili. Lo scopo è solo quello di ricordare che non ci sono differenze sostanziali tra i due generi se non in termini di creatività e visione di insieme: dove ci
Non ci sono differenze sostanziali tra i due generi se non in termini di creatività e visione di insieme: dove ci sia necessità di forza fisica e praticità è importante bilanciare con senso estetico e fantasia 6
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Se Dio non avesse fatto la donna, non avrebbe fatto il fiore. Oscar Wide
sia necessità di forza fisica e praticità è importante bilanciare con senso estetico e fantasia. Se le sappiamo cogliere, la natura genera connessioni; la forza generatrice della terra e del paesaggio ha bisogno di essere gestita sia con delicatezza e comprensione, sia con forza e determinazione, caratteristiche che appartengono all’uno e all’altro genere. E che, come capita in natura, devono essere fuse in un unico insieme e muoversi all’unisono. Il mondo del giardino deve tornare a essere il luogo dell’equilibrio, equilibrio che la forza generatrice, donna, chiede con forza.
testo e foto di Sandro Degni
Il cantiere
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Una natura sfaccettata
16
Rigenerazione dalla A alla Z
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Idee e soluzioni dal Chelsea Flower Show
di Rachele Pozzato di Valerio Pasi
di Francesco Fedelfio
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SMART Ispirata al paesaggio di Daniela Stasi
30 Tesori nostrani
di Margherita Wotton
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Coltivatori di bellezza
di Daniela Stasi
38 Alto potenziale decorativo
di Filippo Terragni
40 Un termometro per il verde urbano
di Rachele Pozzato
gestione
48 Giardini e salute
SOMMARIO N°031
di Giovanna Cutuli
50 Carenza di piante:
da crisi a rivoluzione
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Commerciale dal cuore verde
di Rachele Pozzato
colloquio di Rachele Pozzato con Filippo Faccioli
N˚ 031 NOVEMBRE / DICEMBRE 2021 DIRETTORE RESPONSABILE Francesco Tozzi / f.tozzi@laboratorioverde.net RESPONSABILE EDITORIALE Daniela Stasi / d.stasi@laboratorioverde.net
di Alice Nicole Ginosa e Daniela Stasi
60 L’anima verde del Portogallo
di Rachele Pozzato
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Le idee che ispirano
di Margherita Wotton
rubriche 05 Editoriale/1
di Francesco Tozzi
06 Editoriale/2
di Sandro Degni
44 News 64 Prontuario
di Jessica Bertoni
66 L’opinione
di Anna Zottola
COLLABORATORI Nora Adamsberg, Jessica Bertoni, Lucio Brioschi, Anita Cavalli, Giovanna Cutuli, Sandro Degni, Viola Delfino, Irene Nuvola, Valerio Pasi, Rachele Pozzato, Filippo Terragni, Margherita Wotton, Anna Zottola, GRAFICA Testo&Immagine snc / testoeimmagine@fastwebnet.it PRODUZIONE E SEGRETERIA Katiuscia Morello / k.morello@laboratorioverde.net PROMOZIONE E SVILUPPO Matteo Ragni / m.ragni@laboratorioverde.net Stefano Carlin / s.carlin@ laboratorioverde.net STAMPA Ciscra spa, Via San Michele 36, Villanova del Ghebbo (RO) DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Edizioni Laboratorio Verde srls, via E. Cosenz 35, 20158 Milano Tel. +39 02 4244 8445 info@laboratorioverde.net | www.laboratorioverde.net Flortecnica e vivaismo, periodico mensile registrato presso il Tribunale di Piacenza n. 275 del 8/03/1977 – n. R.O.C. 15/171. Spedizione Posta Target Magazine autorizzazione LOMBARDIA/00202/02.2014/CONV.
e d i z io n i
sCOPERTE 56 Voglia di esserci
IN REDAZIONE Alice Nicole Ginosa
Laboratorio
verde
Casa editrice specializzata nei settori florovivaismo, garden e interior AMMINISTRATORE UNICO Francesco Tozzi SEGRETERIA GENERALE Katiuscia Morello Edizioni Laboratorio Verde srls edita i seguenti prodotti: • GreenUp • Flortecnica e vivaismo • Agenda del Verde • I Quaderni di greenup • Calendario del Verde Rappresentante e collaborazioni: • floorewall.com Edizioni Laboratorio Verde srls, titolare del trattamento dei dati relativi ai destinatari della presente pubblicazione, informa che le finalità di tale trattamento sono rivolte a consentire l’invio della presente rivista, e/o altre di propria edizione, allo scopo di agevolare l’aggiornamento dell’informazione tecnica, nonché alle operazioni necessarie alla gestione amministrativa e contabile dell’abbonamento. Edizioni Laboratorio Verde srls riconosce e garantisce ai medesimi destinatari i diritti di cui all’art. 7 del D.Lgs. 196/03.
www.laboratorioverde.net issuu.com/edizionilaboratorioverde abbonamento da 6+1 numeri: 30,00 Euro
CONTRIBUTI
JESSICA BERTONI Consulente e collaboratrice. Laureata in Economia e Commercio, abilitata alla professione di dottore commercialista, sulle nostre testate ci svela, in modo semplice e diretto, come si può stare sempre informati anche sui temi più ostici. Suoi gli argomenti economici, finanziari e amministrativi.
CAMILLO DE BENI Dottore agronomo e specialista nella gestione agronomica dei manti erbosi, con una ventennale esperienza nell’uso di prodotti naturali e biologici per la cura del verde ornamentale in ambito pubblico e privato. Ha contribuito, già dalla fine degli anni ’90, a introdurre e sviluppare protocolli per l’uso di biotecnologie e di metodologie finalizzate all’incremento di bio-fertilità nei terreni, con l’applicazione di micorrize, batteri benefici, antagonisti naturali per le patologie fungine e biostimolanti per l’incremento della vitalità nelle piante e nei manti erbosi.
Sandro Degni
VALERIO PASI
La sua formazione ha inizio con il corso di realizzazione e manutenzione per parchi e giardini della Scuola Agraria del Parco di Monza, al quale segue nel 1998 la fondazione dell’azienda 100giardini. Lavora con diversi studi di architettura e garden center di Milano e provincia. Nel 2013 con il gruppo di professionisti Giga-G realizza il progetto “Locus genii”, vincitore del Festival Internazionale dei Giardini nel parco del Domaine di Chaumont-sur-Loire, in Francia. Fonda poi lo studio di progettazione Verde Officina.
Dottore agronomo, da più di 20 anni si occupa principalmente di verde ornamentale e di pianificazione del territorio per gli aspetti legati all’agricoltura e alle foreste. Diversi gli ambiti: consulenza agronomica, di lotta integrata e biologica alle aziende di produzione nel settore florovivaistico, orticolo e dei piccoli frutti; valutazione dei rischi legati alla stabilità degli alberi pubblici e privati; attività inerenti le trasformazioni territoriali quali quelle di boschi, progetti del verde, sistemazioni idraulico-forestali; consulenza alle pubbliche amministrazioni.
MATTEO RAGNI
Anna Zottola
Si è diplomato presso la Scuola di Minoprio come agrotecnico, e dopo aver seguito due progetti di sviluppo agricolo prima in Kosovo e poi in Libano, è rientrato in Italia e si occupa di rappresentare alcune aziende israeliane e olandesi leader nella produzione di giovani piante. Lavora anche come consulente per imprese floricole e vivaistiche, soprattutto in materia di scelte assortimentali e piani colturali. Da oltre cinque anni è, prima collaboratore, poi consulente tecnico-editoriale per le riviste GreenUp e Flortecnica e vivaismo di Edizioni Laboratorio Verde.
La passione per le piante e per le tematiche socio-educative si conciliano dopo la laurea in Scienze Agrarie con una lunga esperienza di ricerca, docenza e poi gestione della Scuola di Minoprio. Creando la filiera formativa completa, ha tessuto reti nei settori a indirizzo vegetale. Tra i premi: il “Memorial Fabio Rizzi”, il riconoscimento alla carriera in occasione di Myplant & Garden e da Regione Lombardia per l’eccellenza dei risultati raggiunti. Ora collabora con enti e organizzazioni per progetti di formazione e sviluppo del verde.
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IL CANTIERE | in copertina
Alcuni progetti di giardini privati.
il bisogno di condividere il suo rapporto con la natura e il suo lavoro, e in queste pagine trovate quello che ci ha raccontato.
Stefano Pagano durante le riprese televisive.
TEMPO DI LETTU R A: 8 minuti
S
tefano, 35 anni di Reggio Emilia, nutre la sua esigenza di contatto con la terra e i suoi frutti nelle sue ore da giardiniere specializzato nella progettazione di giardini privati, e quella di conoscenza e divulgazione con le sue rubriche televisive e i suoi articoli. Il suo volto più conosciuto è certamente spensierato, ma la sua visione del settore è ben definita: già dai primi minuti della nostra chiacchierata è stato lampante
Q Quali sono le motivazioni e quale il tuo percorso per diventare un giardiniere? La natura mi attrae da quando ero bambino: amavo stare all’aperto, bacche e rami erano i miei compagni di giochi. Quando poi ho ricevuto il mio primo libro di giardinaggio la mia strada era come se fosse già decisa. Quel volume l’ho conservato anche durante i miei studi di agraria, e dopo la laurea ho continuato a conservarlo fino ad oggi che sono riuscito a far diventare una propensione naturale il mio mestiere. Non è sempre stato tutto rose e fiori però, letteralmente: nel 2008 era esplosa la crisi, erano anni in cui un progettista di giardini non era una figura sempre richiesta. Nell’incertezza ho deciso di continuare a formarmi, ampliando il più possibile le mie competenze e conoscenze, oltre alla mia rete di contatti. Il lavoro poi per fortuna è arrivato, in un’azienda di giardinaggio della mia città, ma dopo
UNA NATURA 12
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Come quella che ci circonda e come quella di Stefano Pagano come professionista: giardiniere a tempo pieno, ma anche volto televisivo, che ci ha raccontato la sua visione di questa professione di Rachele Pozzato
pochi mesi ho deciso di aprire la mia attività. Sono il titolare di Giardineria, una piccola realtà dove collaboro con altri lavoratori indipendenti.
Mazzini Garden è una delle realtà con cui Stefano maggiormente collabora, soprattutto per le specie e gli esemplari mostrati nelle sue rubriche e dirette.
Q Quando, invece, hai deciso di diventare un volto televisivo? Parallelamente al voler continuare a lavorare con la terra sporcandomi le mani, non ho trascurato l’aspetto formativo, che è diventato parte del mio lavoro: tenevo qualche supplenza all’istituto che io stesso avevo frequentato, oltre a collaborare con qualche associazione. Il discorso televisivo è nato poi nel 2016, ma è esploso da un paio di anni: ho iniziato con una rubrica sporadica su una rete locale romagnola, non parlavo di progettazione ma mi piaceva raccontarmi e raccontare il mio lavoro, poi sono arrivati i contratti con le emittenti nazionali. La mia carriera televisiva e quella di giardiniere in qualche modo si completano a vicenda: le nozioni che fornisco al pubblico sono reperibili ovunque e facilmente, ma quello che porto in
più è la mia esperienza sul campo, quello che faccio tutti i giorni. La natura, le piante, sono in continua evoluzione, a volte sfuggendo al nostro controllo, ma si può sempre trovare una soluzione anche quando non è scritta sui manuali. La parte pratica è determinante, ed è questo l’input che do in TV.
Come riesci a conciliare gli impegni della tua attività e quelli per le trasmissioni e la scrittura? Il giardinaggio segue le stagioni e non i nostri impegni. Le dirette ovviamente mi vincolano, quindi cerco di organizzarmi grazie all’aiuto dei miei collaboratori o conciliando gli impegni televisivi in giornate di pioggia, durante le pause. La sera invece scrivo gli articoli. Il giardinaggio avrà sempre la precedenza, ma cerco di portare a termine anche tutti gli altri compiti con grande serietà. A Avendo anche uno sguardo sul grande pubblico, quale ti pare essere la percezione di una figura professionale come quella del giardiniere? Credo fortemente che manchi tante volte una cultura del verde, una concezione di quello che è il giardinaggio.
I giardini sono in divenire, consegniamo qualcosa di vivo che però cambierà sempre ed è uno degli aspetti del mio lavoro che mi affascina di più
A SFACCETTATA
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IL CANTIERE | in copertina Sei un giardiniere e vuoi raccontarci la tua storia? Scrivi a d.stasi@laboratorioverde.net
come la natura, penso sia giusto che ne consegua qualcosa di altrettanto bello.
Spesso e volentieri il giardiniere non viene tenuto in rilievo: il proprietario ha le sue idee e convinzioni. Prima di realizzare un qualsiasi progetto bisogna capire qual è il contesto in cui si caleranno queste piante e questi fiori, e capire quali sono il tempo e le cure che potranno essere loro destinati. Qui in Italia il giardiniere è spesso visto come un operaio, diversamente da quanto accade in Francia, in Germania o in Inghilterra, ma c’è tanto altro dietro. La mia figura televisiva però è molto dinamica e se vogliamo giocosa, spero di trasmettere ottimismo. Facendo corsi di giardinaggio in televisione, portando al grande pubblico qualcosa di bello
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Secondo te qual è il futuro del mestiere del giardiniere? È un lavoro che non sarà mai sostituito. La tecnologia è entrata a supporto, e spesso ha sorpassato molte mansioni. Ma la formazione per la gestione del verde è sempre richiesta, con maggiori conoscenze ma con lo stesso approccio con la terra. Anche il Covid in qualche modo ci ha ricordato questa esigenza, e il giardiniere è il mestiere a cui sempre ambirà chi ha voglia di sporcarsi le mani per ottenere qualcosa di positivo. La speranza è che si riesca a guardare a questa figura con occhi diversi, e capire un pochino più a fondo cosa sta dietro alle difficoltà di tutti i giorni. Manca ancora chiarezza sul nostro panorama di competenze, che è molto vario. T i progetti che hai portato a termine Tra recentemente nelle vesti di giardiniere, ce n’è uno che ti è rimasto più impresso? Negli ultimi mesi mi sono appassionato al progetto per una giovane famiglia: durante il periodo del lockdown mi hanno chiesto di sfruttare il piccolo fazzoletto di terra a loro disposizione per uno spazio colorato, dal quale imparare e da poter vivere insieme. Mi sono lasciato andare: mi sono ricordato dei fiori a casa di mia nonna, e mi sono ricordato di come i fiori di una volta fossero diversi. Le varietà non erano spettacolari come quelle che abbiamo a disposizione oggi, ma crescevano bene, si ammalavano poco e fiorivano per molto tempo. Quindi abbiamo messo delle bulbose, degli arbusti perenni che attirassero farfalle e coccinelle. Ho sconsigliato il prato all’inglese, per preferire semine come le margherite o i papaveri, riservando un angolo per un orticello: qualche aroma, qualche frutto o verdura, specialmente per stimolare i più piccoli che da questi spazi traggono enormi benefici. Il giardinaggio poi è anche riciclo, basta non ostacolare la creatività e la fantasia nel loro processo. I giardini sono in divenire, consegniamo qualcosa di vivo che però cambierà sempre ed è uno degli aspetti del mio lavoro che mi affascina di più.
IL CANTIERE | tecniche
RIGENERAZIONE
DALLA A ALL A N TEMPO DI LETTU R A: 12 minuti
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onostante tutte le attenzioni prestate sia nella preparazione del suolo prima dell’impianto del tappeto, sia nella gestione dei tagli, dei parassiti, delle erbe infestanti e delle malattie fungine, si possono verificare dei diradamenti o delle morie localizzate che rendono necessario uno o più interventi. Vediamo insieme quali.
LE OPERAZIONI PRELIMINARI
A partire dai mesi di settembre e ottobre, in dipendenza dalle temperature stagionali, si può iniziare con la preparazione del tappeto alla rigenerazione. Questo è il periodo migliore, in quanto si evita la nascita di infestanti macroterme con le quali invece dovremo combattere se la rigenerazione venisse fatta nei mesi di febbraio,
Carotatrice.
Questo articolo è il quarto di una serie sulla cura dei tappeti erbosi. Ti sei perso i precedenti? Ecco dove li trovi: sul numero 28 si parla di operazioni preliminari, semina e concimazione; sul numero 29 si analizzano le principali patologie a cui è soggetto il prato; sul numero 30 si approfondiscono le tecniche di gestione delle infestanti. Tutti gli articoli iniziano a pagina 16, impossibile non trovarli!
Come procedere per rigenerare i tappeti erbosi residenziali. Ecco tutte le fasi, una per una, con consigli pratici e indicazioni tecniche precise testo e foto di Valerio Pasi pronto per l’operazione di arieggiatura e rimozione del feltro (approfondimento nel box “Rimozione del feltro: cosa fare”). Se non occorre migliorare il terreno si può procedere con la trasemina del tappeto, non senza aver prima provveduto a una concimazione a effetto starter, con apporto consistente di fosforo e azoto a lenta cessione (titolo 1625-12 o simile). Eventualmente apportare un leggero strato di terriccio specifico per tappeti erbosi e quindi rullare e irrigare. Queste operazioni si possono però effettuare anche utilizzando macchine dedicate, sempre Carote fustellate. efficienti e studiate per operare anche in piccoli spazi. Si può quindi procedere marzo e aprile. Nel contesto residenziale, alla semina con apposite seminatrici in grado di caratterizzato da spazi spesso ristretti, occorre aprire dei solchi e far cadere il seme direttamente dapprima procedere a un diserbo selettivo contro sopra di essi nella quantità voluta. La disponibilità le infestanti dicotiledoni se presenti in misura di macchine evolute consente anche di migliorare consistente, lasciare agire per 8-10 giorni, e quindi le caratteristiche fisiche del terreno quanto è effettuare un taglio basso (circa a due centimetri necessario, consentendo di operare in modo del di altezza, ma sempre da valutare in relazione alla tutto simile a quello che viene riservato ai campi specie prevalente nel tappeto). Ora il tappeto è sportivi e da golf.
LA Z
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La capacità per l’aria nel terreno è funzione
della porosità libera
ed è molto importante per assicurare il corretto apporto
di ossigeno alle radici del tappeto erboso IL RUOLO DELLA SABBIA GLI STEP
• Diserbo selettivo contro le infestanti dicotiledoni • Taglio basso • Arieggiatura e rimozione del feltro • Sabbiatura • Bucatura con punte piene o una fustellatura con punte cave • Trasemina • Concimazione starter in copertura • Rullatura
Dopo le operazioni preliminari di diserbo, taglio e rimozione del feltro si può procedere con l’apporto di sabbia o altri ammendanti (miscele sabbia-sostanza organica in rapporti variabili a seconde della miglioria da effettuare). La sabbia deve essere sempre silicea, lavata e vagliata in granulometria 0-2 millimetri. I quantitativi di sabbia da apportare variano a seconda del grado di compattamento e della tessitura del terreno da migliorare e possono indicativamente andare da 4 a 10 litri per mq. Sono disponibili delle macchine compatte semoventi che vengono caricate con il materiale in tramoggia e lo distribuiscono nel quantitativo
desiderato in maniera omogenea. Alla sabbiatura si può far seguire una bucatura con punte piene o una fustellatura con punte cave (“carotatura”), così da far penetrare nei primi 4-8 centimetri di terreno il materiale e di conseguenza migliorare il drenaggio e la capacità per l’aria. La fustellatura può inoltre essere eseguita anche senza l’apporto di sabbia. La capacità per l’aria nel terreno è funzione
Sabbiatrice.
Arieggiatrice al lavoro con molto feltro.
DA SAPERE Rispetto ai costi, dobbiamo dire che spesso ci si avvicina a quelli di un rifacimento, escluso l’apporto di sabbia e/o ammendanti, ma con i vantaggi menzionati. Ma non solo nella rigenerazione abbiamo vantaggi: anche nel rifacimento totale di un tappeto l’apporto di materiali e la semina di precisione garantiscono risultati ottimali, anche se con costi di poco superiori alla semina a spaglio tradizionale.
della porosità libera ed è molto importante per assicurare il corretto apporto di ossigeno alle radici del tappeto erboso, che risentono molto delle condizioni di asfissia. Vi sono diverse macchine semoventi e compatte V in grado di operare fino a profondità di 6-8 centimetri se il grado di resistenza alla penetrazione del terreno lo consente. La sabbia o il materiale prescelto deve ora essere condotto a intasare i fori utilizzando una rete apposita o, nel caso di piccole superfici, una scopa metallica. Si procede sino a che il materiale non penetra più
Feltro rimosso.
nei fori; quindi, è il momento di effettuare la trasemina, preferibilmente con una seminatrice a dischi. La macchina apre un solco nel terreno con il disco e vi deposita subito il seme, prima che il solco si richiuda. Anche in questo caso si può operare con passaggi incrociati a 30°, se occorre una trasemina più fitta. Segue la concimazione starter in copertura e la rullatura.
RADICAZIONE MIGLIORATA, PIÙ RESISTENZA ALLA SICCITÀ
In questo modo è possibile fare una rigenerazione con diversi vantaggi rispetto quella tradizionale, soprattutto se occorre migliorare le caratteristiche fisiche del terreno. Si è in grado non solo di apportare sabbia, ma anche di portarla in profondità nel terreno, migliorando notevolmente la radicazione e di conseguenza la resistenza alla siccità. Con la semina meccanica il quantitativo di seme è controllato in modo preciso e non
RIMOZIONE DEL FELTRO: COSA FARE A seconda della quantità di feltro e dell’azione più o meno incisiva bisogna valutare se è meglio montare sull’arieggiatore delle “molle” o dei coltelli. Nel primo caso l’azione è finalizzata alla sola rimozione del feltro, che non deve essere presente in modo abbondante. Nel secondo caso, oltre alla rimozione del feltro, presente in abbondanza o meno, si va a scalfire la superficie del terreno più o meno profondamente, in modo da preparare il letto di semina. Nel caso il tappeto fosse molto rado o in presenza di feltro abbondantissimo, si può operare con due passate, incrociate con un’inclinazione di circa 30° (a losanga). N°031
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IL CANTIERE | tecniche
Seminatrici.
Con questo sistema di operazioni si è in grado di rigenerare un tappeto senza doverlo rifare completamente, aspetto che ha evidenti vantaggi dal punto di vista estetico, per la continuità della copertura verde e per i tempi più brevi di ripresa dell’utilizzo
Solchi arieggiatrice per la semina.
si rischia di infittire troppo il tappeto, cosa controproducente in quanto si evita il portamento “filato” dell’erba in eccesso che origina poi la formazione di feltro in quantità. Infatti, con la semina manuale si è sempre portati ad abbondare, per ragioni spesso irrazionali, e il risultato non è quello atteso. Anche la possibilità di optare per una bucatura o una “carotatura” a seconda
dell’utensile che si monta, consente di adattare meglio le operazioni di rigenerazione al tipo di terreno che si va a migliorare. Con questo sistema di operazioni si è in grado di rigenerare un tappeto senza doverlo rifare completamente, aspetto che ha evidenti vantaggi dal punto di vista estetico, per la continuità della copertura verde e per i tempi più brevi di ripresa dell’utilizzo.
Un modello di arieggiatrice.
IL CANTIERE | progettazione
Idee e soluzioni d
Chelsea Fl o Una fonte enorme di spunti da cui trarre ispirazione per differenti situazioni. Proposte progettuali e di dettaglio per dare una marcia in più a giardini e terrazzi testo e foto di Francesco Fedelfio TEMPO DI LETTU R A: 10 minuti
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DA RICORDARE Per creare uno spazio verde serve equilibrio, proporzione tra pieni e vuoti, ripetizione e semplicità. In particolare, per il planting si può optare uno stile naturale che, associato all’elemento acqua, aiuta a incrementare la biodiversità.
a Gran Bretagna è la meta per gli amanti dei giardini e la patria di molti personaggi influenti nel mondo del verde. A Londra, in particolare, si tiene la manifestazione del verde più importante del mondo: il Chelsea Flower Show. Un evento che attira ogni anno oltre centocinquanta mila persone in cinque giorni. In Italia, forse, si ha la percezione che si tratti di un appuntamento elitario e chic. Ho avuto il piacere di partecipare alle due ultime edizioni e posso dire che il Chelsea Flower Show è un evento inclusivo e capace di evolversi con i tempi. Sicuramente, in grado di attirare anche i giovani: basta pensare che nell’area ristoro c’è un palco dove si esibiscono band uscite dai talent show britannici. Ritornando all’esposizione, quella di quest’anno è stata un’edizione unica e straordinaria: dopo oltre cento anni di storia, il Chelsea Flower Show si è svolto in autunno, anziché in primavera. Questo a causa dell’emergenza sanitaria in corso e che ha visto slittare le date di maggio a fine settembre. Ciò ha permesso ai paesaggisti di mostrare ai visitatori un altro aspetto degli spazi verdi, quello del mutamento durante il corso delle stagioni: nonostante in Gran Bretagna l’autunno sia arrivato in ritardo, sono state inserite piante con bacche e fogliame che virano sui toni autunnali, oltre a fioriture e soluzioni progettuali davvero molto interessanti. Nelle prossime pagine ne vedremo alcune e come adattarle concretamente.
i dal
l ower Show
IL CANTIERE | progettazione
ANGOLO DOCCIA E MATERIALI DI RIUSO The Hot Tin Roof Garden, ideato da Ellie Edkins, è ispirato a un contesto costiero. La caratteristica distintiva di questo spazio è sicuramente l’utilizzo dell’acciaio ondulato. Non solo viene impiegato per i contenitori, in due colori differenti, ma anche come rivestimento di una porzione della parete. Si crea così un senso di armonia. La doccia, con le tubature in rame ben visibili, diventa un elemento elegante e di arredo. Lo stesso colore viene ripreso nel tessuto della seduta, come elemento di connessione.
SCULTURE E ACQUA Bodmin Jail – 60° East: A Garden Between Continents, ideato da Ekaterina Zasukhina con Carly Kershaw, evoca il territorio dei Monti Urali, con i suoi fiumi e montagne. Sebbene sia una composizione paesaggistica, è pensato per un contesto cittadino, un ottimo spunto su cui riflettere. Le sculture di Penny Hardy sono figure eteree, realizzate con parti metalliche di macchinari, che mettono in risalto la parte vegetale circostante. L’elemento dominante, tuttavia, è la grande cascata che si getta in un piccolo lago. Da qui un ruscello scende tra rocce, conifere potate a nuvola ed erbacee perenni.
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ASSOCIAZIONI VEGETALI VINCENTI Vincitore di una medaglia d’oro e premio come migliore costruzione, The Trailfinders’ 50th Anniversary Garden, ideato da Jonathan Snow, celebra l’anniversario dell’azienda omonima di viaggi. Il giardino evoca il paesaggio alle pendici dell’Himalaya, in quanto uno dei primi viaggi venduti dall’azienda fu quello per Kathmandu. Tra le molte piante, qui spiccano il Selinum wallichianum e la Persicaria amplexicaulis. Entrambe prediligono un’esposizione soleggiata o di mezz’ombra, con un suolo umido e fertile. La prima è un’apiacea magnifica e grazie alla sua fioritura candida, spezza molto bene fioriture dai toni accesi come quella della Persicaria.
PARETI ALTERNATIVE E SOSTENIBILI The Boodles Secret Garden, Garden, ideato da Thomas Hoblyn, è concepito come un luogo di guarigione e miglioramento della propria vita, dopo questo periodo di incertezza. A emergere sono sicuramente le due pareti in legno: sono state realizzate a mano dal produttore di mobili Jan Hendzel Studio con assi di quercia provenienti da fonti sostenibili. È interessante notare il gioco di forme che queste assi, distanziate tra loro, creano quando il visitatore si sposta dalla visione frontale. Sono stati impiegati pochi accenni di colore, dati dai fiori, e molto verde per esaltare la struttura.
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INCREMENTARE LA BIODIVERSITÀ RHS COP26 Garden, ideato da Marie-Louise Agius e Balston Agius, punta al ruolo fondamentale che hanno gli spazi verdi nella protezione del nostro pianeta. È uno dei giardini più ampi della manifestazione ed è diviso in quattro aree, offrendo idee pratiche su come creare un giardino adatto ai cambiamenti climatici. Una sezione interessante è quella denominata “Mitigazione”. È stata ricreata una zona depressa perché, questo genere di situazione riduce il rischio di inondazioni, ma ha anche il potere di filtrare l’acqua dagli agenti inquinanti. A un livello inferiore, uno stagno diventa un luogo di rifugio per la fauna selvatica. Infine, è stato ricreato un prato ricco di specie capaci di attirare gli insetti impollinatori.
SEDUTE IN LEGNO E PIETRA Vincitore di una medaglia d’oro e uno dei più riusciti allestimenti di questa edizione, The M&G Garden, ideato da Harris Bugg Studio, è immaginato con un passato urbano e industriale, dove i materiali vengono trasformati per creare uno spazio verde unico. In questo progetto, la pietra grezza e lavorata unisce l’aspetto naturale con quello artificiale. Un tronco abbattuto può essere trasformato in un’ampia seduta, mentre il planting in stile naturale smorza la rigidità della scultura di tubi recuperati, di oltre 100 metri, e della pietra tagliata.
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