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Intervista
Non chiamatelo solo vaso
Il focus, per la “nuova” Deroma, è quello di deliziare il cliente in termini di prodotto e servizio, senza tralasciare la parte emozionale. La multinazionale veneta è pronta per una nuova fase. L’obiettivo? L’eccellenza
colloquio con MATTEO GIALDINI di FRANCESCO TOZZI
Determinato, entusiasta e pronto ad affrontare le sfide… Questo l’approccio del nuovo amministra-
tore delegato del gruppo Deroma - Nuova Deroma
s.r.l. - Matteo Gialdini, che abbiamo incontrato nella sede della storica azienda vicentina prima dell’inizio di marzo. Il suo, un compito ambizioso che spiega andando subito al punto, confermando l’intenzione di portare “Deroma a diventare il primo leader mondiale del pottery, con l’obiettivo di conquistare quote di mercato, sia in Italia, sia nel resto del mondo”. E le carte in regola, il gruppo di Malo, sembrerebbe averle tutte, basti solo pensare alla sua storicità. Nata nel 1955, in un territorio dove la cultura della terracotta e della sua lavorazione è radicata e viva da secoli, Deroma è stata fondata
Quali le priorità a livello aziendale che ha affrontato e affronterà nel prossimo futuro? «Come dicevo, la mia prima attenzione è stata verso le persone, che sono la parte fondamentale di questa storica azienda. Tra le altre cose, abbiamo introdotto nuove donne e nuovi giovani, questi ultimi molto più sensibili alle proble-
con l’idea di combinare questa antica e ricca tradizione con le moderne e funzionali tecnolo-
gie produttive. Un’azienda che è cresciuta e a saputo migliorarsi, fino a diventare un punto di riferimento per il canale distributivo del settore garden. Oggi, l’azienda veneta è pronta a raccontare una sua nuova fase, a partire dalla continuità. Dopo gli anni di commissariamento, la prima
preoccupazione “è stata quella di preservare le persone, oltre
550, supportandole, proprio perché il primo obiettivo è stato quello di ripartire da loro”, racconta Gialdini. Così, oggi la “nuova” Deroma è passata di mano al fondo norvegese Njord Terra Lux, che in Italia ha acquistato dal 2018 ad oggi aziende come, Lanificio Cerruti e l’Aeroporto di Ancona. Un investimento a medio-lungo termine, per rilanciare un marchio famoso in tutto il mondo, “basti pensare che un vaso su tre è Deroma”.
In apertura: Matteo Gialdini, alla guida dell’azienda da settembre dello scorso anno. matiche ambientali. Io ho iniziato dallo scorso settembre e l’impegno prossimo è quello di migliorare di pari passo l’efficienza produttiva e la programmazione».
Diciamo che si apre una nuova fase verso il futuro… «Dopo il periodo di commissariamento, nel quale sono stati realizzati pochi investimenti, il nuovo corso è proprio quello di invertire la marcia. Per fare questo,
dobbiamo partire dalle persone, dalle idee. Tanti i progetti che abbiamo messo sul tavolo,
grazie anche all’aiuto di consulenti specifici, proprio perché il nostro obiettivo è quello di tornare ad essere il punto di riferimento nel mercato del vaso, anche se per me il termine vaso è limitativo. Così, abbiamo coniato il progetto Pioneer, che prevede 150 differenti progetti, 10 per ogni dipartimento aziendale».
Un percorso ambizioso. «Sì, nei prossimi cinque anni vogliamo allungare il passo e vogliamo raggiungere due importanti obiettivi, che saranno la base della “nuova” Deroma: l’eccellenza nella produzione e nelle vendite».
Quindi anche una maggior produzione? «Sì, esattamente. Stiamo progettando, qui in Italia, una linea produttiva che dovrebbe essere pronta entro la fine di settembre, e nel contempo abbiamo iniziato un processo di ottimizzazione produttivo nei diversi stabilimenti, azioni che ci consentiranno
di raddoppiare la produzione giornaliera che oggi è di circa 150mila vasi».
L’idea è quella di aprire nuovi mercati? «Prima di tutto, vogliamo concentrarci sul nostro core business, la terracotta. In Italia, come nel resto d’Europa e del mondo, c’è ancora molto spazio e, nel giro di due anni, porteremo delle grandi novità, in termini di materiali, forme e colori».
Mi conferma anche lei che c’è un ritorno del consumo di vasi di terracotta? «È proprio così! Dai nostri dati, le posso confermare che il
consumo di terracotta sta aumentando, e sta aumentando principalmente tra giovani e giovanissimi, consumatori più critici e attenti ai temi ambien-
tali. La generazione Thunberg, per intenderci, che sa benissimo quanto una pianta cresca meglio in un contenitore di terracotta, invece che di plastica».
Uno degli obiettivi è quello di ottimizzare i processi produttivi.
Deroma è una multinazionale, quali i mercati esteri che approccerete nel prossimo futuro? «Il nostro obiettivo è quello di aumentare le dimensioni dell’azienda e per questo una delle priorità è quella di allargare il nostro
giro d’affari in bacini in cui non siamo ancora presenti, per esempio Africa, India, e
Sud America. Un impegno che confermerà la nostra posizione di multinazionale italiana del pottery… Pensi che negli Stati Uniti per indicare il vaso in terracotta usano il termine Deroma».
I canali distributivi che privilegerete? «Questo è un altro passaggio fondamentale… Deroma dovrà ave-
re un approccio pluri-specializzato, quindi il nostro intento sarà quello di essere presenti in tutti i canali distributivi, fisici e digitali, con progetti e
prodotti diversi. Per esempio, la grande distribuzione è una realtà che vogliano presidiare con maggiore attenzione, perché può essere un veicolo molto efficace per arrivare al consumer. Anche l’online è un’opportunità molto interessante in cui dovremo essere presenti, anche con l’intento di appoggiare i nostri partner commerciali».
Quindi fisico e digital in parallelo? «Sì, è corretto. Saranno due dimensioni, quella fisica e quella web, che si supporteranno a vicenda, traendo vantaggi reciproci. Lo spazio
fisico è fondamentale, ma non possiamo sottovalutare l’evoluzione dei processi di acquisto
che, negli ultimi anni, ha visto un incremento delle vendite online, soprattutto per quanto riguarda i giovani consumatori. Questo, ci tengo a precisare, non vuol dire che non presteremo attenzione al punto vendita, anzi, stiamo riprogettando tutto il merchandising a supporto del retail».
Insomma, alla fine del discorso per Deroma il vaso non sarà più un “semplice vaso”… «Il vaso è quel supporto nel quale la pianta cresce, quindi che concentra in sé caratteristiche determinanti. Il nostro compito non sarà quello di vendere solo il vaso, ma di deliziare i clienti, in termini di prodotto e servizio, senza tralasciare la parte emozionale».
ALCUNI NUMERI
Negli ultimi sei anni (cinque di commissariamento e uno di fondo) l’azienda veneta è sempre cresciuta a doppia cifra in termini di fatturato, passando dai 61 milioni di euro del 2015 ai 113,8 milioni nel 2021. La produzione giornaliera è di 150mila vasi.