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Social
È possibile farsi notare su Instagram
Nato per condividere foto fra le persone, Instagram conta oggi una community sterminata. Raccogliere follower intorno al proprio profilo sembra un’impresa quasi disperata. Ma bastano pochi accorgimenti per farcela (e i garden partono avvantaggiati)
colloquio con MARTA PAVIA di MARTA MEGGIOLARO
Instagram: sì o no? Quanto tempo passiamo sui social? Quante persone vedete ogni giorno, in qualunque momento, con in mano il telefonino? Probabilmente basterebbe fare mente locale su questo dettaglio per comprendere che sì, Instagram – o i social
media in generale, se preferite – sono un elemento importante nella comunicazione aziendale.
Ma fra constatare che è importante fare comunicazione e fare comunicazione davvero, in modo efficace, c’è un mare. A fare da nocchiero in questa distesa di possibilità ci pensano i social media manager o i digital coach: figure professionali neonate ma sempre più solide e strutturate che mettono a disposizione delle aziende il loro sapere e la loro esperienza. Noi di greenup ci stiamo occupando di fare informazione da tempo. Oggi condividiamo un altro contributo, quello di Marta Pavia alias @ zuccaviolina, la digital coach che Leonessa Vivai ha invitato a Piantonario, questo settembre, per offrire un minicorso su Instagram ai propri clienti.
Marta, iniziamo proprio dalla base: perché per un’azienda può essere utile essere presente su Instagram? «Non è una domanda semplice! Qualcuno direbbe: per promuoversi e promuovere i propri prodotti. Io dico: ricordiamoci che Instagram non è Linkedin. Instagram ti mette in contatto con le persone, non con i brand. È una via per entrare in contatto con la gente in un modo intimo, personale. Serve a creare rapporti umani».
Avere un profilo che funziona, cioè che attira clienti, è possibile per tutti? «Sì, ma bisogna spenderci del tempo. Comunicare non è mai gratis: spendi ore di lavoro tuo, o di altri, ma non è mai gratis. È meglio che lo faccia qualcuno di interno all’azienda, proprio perché c’è un aspetto di risparmio di tempo: chi lavora all’interno conosce bene quella realtà e sa prima e meglio quali sono gli aspetti aziendali con cui mettere le persone in contatto».
Quali sono secondo te gli elementi fondamentali per un buon Instagram aziendale? «Partirei da quattro elementi fondamentali, “i mai più senza”. Il pri-
INSTAGRAM È UN SOCIAL FATTO DI PERSONE, E LE PERSONE TENDONO A FIDARSI DELLE ALTRE PERSONE
mo: un nome semplice, facile da scrivere e ricordare. Se un’azienda su Ig ha un nome che impronunciabile diventa molto difficile rintracciarla. Secondo: un logo ben visibile, adatto al formato rotondo! Non si può riciclare il logo del sito o della carta intestata, che solitamente è rettangolare e ha tante scritte piccole, perché non si legge, anzi: non si vede. Invece bisogna tenere presente che il logo è la prima cosa che i follower vedono e si ricordano. Piuttosto conviene farselo fare nuovo, con una iniziale sola. Terzo elemento, l’immagine del profilo: se l’azienda è composta da due, tre persone, può essere la foto dello staff. È possibile anche usare la foto del titolare. Mettere la faccia in prima persona paga molto perché Instagram è un social fatto di persone, e le persone tendono
PER SAPERNE DI PIÙ
Marta Pavia vive a Torino, lavora come formatrice e consulente per la comunicazione su Instagram e come content creator. La comunità raccolta intorno al suo profilo IG @zuccaviolina conta più di cinquantamila follower. Tiene corsi e workshop su fotografia e produzione video con lo smartphone, visual storytelling e gestione della community. Aiuta persone e aziende a creare un’immagine unica e a raccontarla online serenamente, con generosità e coerenza. Zuccaviolina.it Fb: zuccaviolina Ig: zuccaviolina
È possibile farsi notare su Instagram (se sai come farlo)
a fidarsi delle altre persone. Ultima cosa, una biografia ben scritta che chiarisca in cosa consiste l’attività e che dia allo stesso tempo un po’ di atmosfera, un tono giocoso, ironico, poetico, serio, professionale…. Non può essere una definizione da pagine gialle!».
Instagram è nato come il social che parlava per immagini, tramite le foto. Quanto è importante allora saper fare belle foto? «Questo è un aspetto che è cambiato di recente. La fotografia è ancora importante e per moltissimo tempo è stata il fondamento di Ig; ora invece Meta (la società che raccoglie i social più importanti, ndr) dà più importanza ai video. Quindi iniziate a esplorare il linguaggio dei filmati, perché Ig ha dichiarato nelle linee guida che distribuirà di più i contenuti video: chi non li fa si penalizza da solo. A chi vuole iniziare a investire in Ig, io consiglio di farlo esplorando i video. Un po’ di coerenza estetica nel feed ha ancora senso, bisogna continuare a curare le foto. Però adesso Ig e gli utenti non sono
più tanto concentrati sulla bellezza e la coerenza del profilo, quanto sulla viralità e la qualità dei singoli contenuti, soprattut-
to video. L’insieme è un po’ meno importante rispetto a prima. Se si riesce a fare tutto non guasta; ma dovendo decidere dove investire tempo, energie e soldi, ripeto, io direi di privilegiare i video».
Secondo te quali sono i temi da esplorare? Mi vengono in mente: il prodotto, il dietro le quinte, le fasi di lavorazione, le proprie opinioni e la vita personale… «Tutti quelli che dici tu, tutti. Io li
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CONSIGLI PER CREARE CONTENUTI INTERESSANTI
1. Fate finta di rispondere alle domande tipiche dei vostri clienti 2. Inserite le piante, ma anche le persone (mani e volti al lavoro) 3. Partite anche se il profilo non è perfetto: le persone devono potervi trovare 4. Fate in modo che in negozio sia segnalato il vostro profilo Ig 5. Preparate piccoli angoli per i selfie
divido in quattro categorie ideate da Melinda Emerson, un’esperta di comunicazione, e riassunte nell’acrostico HELP: H di help (quindi si aiutano gli utenti a far qualcosa: tutorial, spiegazioni); E di engage (ingaggiare, coinvolgere emotivamente: far emozionare, ridere o piangere. Qui rientrano le suggestioni stagionali e anche le citazioni di libri e canzoni); L di listen, ovvero contenuti basati sull’ascolto del pubblico e sul dialogo. Questo succede soprattutto nelle stories che ti permettono di farti fare domande, quiz, sondaggi, a cui poi puoi dare risposta. Nei post, invece, porre la domanda in fondo alla didascalia non funziona molto. E infine, la P di promote, promuoversi. Si deve fare, ma il rischio delle attività commerciali è di limitarsi a questo, segnalando promozioni e sconti. Invece questa è solo una lettera su quattro, cioè un quarto della comunicazione. Gli altri tre quarti servono altrettanto e ci mettono altrettanto in connessione con il pubblico».
È opinione ancora abbastanza diffusa che i social possano essere dati in gestione al “più giovane” dell’azienda. Tu sei d’accordo? «No! O meglio, ripetiamo un concetto già condiviso: bisogna che lo faccia qualcuno che conosce bene l’azienda, e il fatto di essere giovani non implica necessariamente di saper usare i social né tantomeno di conoscere l’anima dell’azienda. Per
usare bene i social servono corsi
di formazione. Io vado volentieri a farli nelle aziende e formo tutti, giovani e vecchi. I giovani magari usano di più i social rispetto agli over50 nella loro vita privata, ma non basta; non sempre conoscono i meccanismi che permettono a una pagina di essere notata».
Quali consigli daresti a un’azienda di piante e fiori che vuole avere un profilo Ig? «Innanzi tutto che vendete il prodotto più fotogenico del mondo, quindi partite avvantaggiati. Un
suggerimento per creare contenuti: fate finta di rispondere alle domande tipiche dei vostri
clienti. Ig non è un catalogo, deve riprodurre l’atmosfera accogliente del negozio. Inserite le piante, ma anche le persone. Alle persone piace vedervi. Possono essere le mani, i selfie, la presentazione dei membri dell’azienda a seconda di quanto e come ve la sentite, ma più lo fate, meglio è. E infine: par-
tite, imparate sbagliando, ma partite, perché essere presenti è importante, le persone devono potervi cercare e trovare sui
social. Tra l’altro, in un negozio di piante e fiori inevitabilmente verranno fatte delle foto e delle stories.
Fate in modo che in negozio sia
segnalato il vostro profilo Ig: verrete taggati e vi farete pubblicità. Preparate piccoli angoli per i selfie, stimolate la voglia dei vostri clienti, e questo pagherà».