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Focus riforestazione

Una tendenza sempre più diffusa in Italia, così come in tutta Europa. Ne abbiamo parlato con Gloria Guagno, di Vivai Guagno: una realtà specializzata nella coltivazione di specie per impianti come questi

colloquio con Gloria Guagno di Rachele Pozzato

Focus

Gloria Guagno.

riforestazione

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Si parla molto, in questi mesi di

riforestazione. È un trend che si registra anche in vivaio? Come andrà secondo te nei prossimi anni?

Il trend ovviamente si percepisce. C’è una ripresa della richiesta che non si vedeva dagli anni ’90, è da allora che non si parlava di riforestazione in questi quantitativi. Ci sono moltissimi programmi anche a livello statele ed europeo, di conseguenza i numeri e le tendenze sono già delineati: quando si parla di 3 miliardi di piante messe a dimora entro il 2030 in Europa, per la grande maggioranza si parla di specie forestali. Anche all’interno nel nostro Pnrr ci sono già degli appalti e dei progetti previsti dalle portate straordinarie.

Collaborando con le Pubbliche Amministrazioni si riscontra un’attenzione alle piante autoctone, il vostro ambito di specializzazione?

È da dire: non al 100%. I viali stradali, ad esempio, rimangono popolati di specie tradizionali, o di quelle che hanno assunto rilevanza recentemente. Mi vengono in mente, per citarne qualcuno, il Pyrus “Chanticleer” o l’Acer campestre, che possono anche essere autoctone, ma non vengono scelte in base a questo criterio. Si scelgono queste specie per la crescita massima degli esemplari spesso, o per la resistenza al calore. Allo stesso tempo, sta nascendo la richiesta di un verde urbano diverso: boschi urbani, rinaturizzazione ad esempio degli svincoli o dei cigli delle strade che vengono ricoperti di verde. Aree tampone e periferiche che vengono riforestate con specie autoctone. Tutti spazi che fino a qualche anno fa non si vedevano.

riforestazione

Ulmus minor in vaso 24 con tutore. Nella vostra produzione quali sono le scelte per questo tipo di interventi? E per quali diversi utilizzi alcune caratteristiche sono più adatte?

Da noi sono disponibili tre diversi formati, che variano in grandezza. Il vaso 9 è quello della pianta forestale per tradizione. Gli esemplari hanno età di uno o due anni e sono il formato più economico e pratico per effettuare nuovi impianti. Proprio perché a basso costo, sono i più utilizzati per forestazioni massive da migliaia di piante. C’è poi il vaso da 3-4lt o 16-18cm: sono piante generalmente di due o tre anni, hanno una gestione più semplice in quanto sono già grandi. Per esempio: sono più visibili durante lo sfalcio, sono meno minacciate dalla fauna… insomma, incorrono in meno rischi e criticità rispetto agli esemplari più piccoli. Però ovviamente necessitano di un budget più alto. La differenza è sostanzialmente economica, tra questo formato e quello in vaso 9, perché entrambi i prodotti sono indicati per il medesimo risultato. Abbiamo poi un ultimo formato, quello più grande in vaso 24, già con il tutore. Si tratta di un ibrido tra l’alberatura standard e la pianta

Acer Pseudoplatanus in vaso 16.

forestale base. Questo prodotto esce dal concetto puro di forestazione, ed entra più nel tema della riforestazione urbana: nel primo caso la pianta deve essere sana e robusta ma coltivata secondo le caratteristiche della specie e le variabilità genetiche, nella riforestazione urbana, invece, potrebbe essere necessario individuare l’esigenza di aree verdi marginali, ma potenzialmente fruibili. Questo significa che si tratta di impianti molto più a contatto con i cittadini e fenomeni di vandalismo, ad esempio. La pianta ha un impatto già maggiore rispetto a quelle in vaso 9, sono più semplici da manutentare ma hanno un costo inferiore rispetto all’alberatura standard che si andava a piantare una volta. Noi qui forniamo diversi comuni: Bologna, Padova e nei dintorni, ed è una proposta che porta una soluzione, uno strumento per soddisfare gli obiettivi delle ultime politiche di riforestazione. Piante più sviluppate, per rispondere a tutta questa richiesta, non ce ne sono a sufficienza sul mercato, dunque usando piante più giovani ma già più strutturate si raggiunge comunque un buon risultato.

Se l’obiettivo di queste riforestazioni è portare a città più verdi, non sempre gli impianti stessi con cui si realizzano gli interventi garantiscono l’utilizzo di materiali sostenibili. Esistono delle alternative, quali possono essere?

È un aspetto a cui si dovrebbe prestare molta più attenzione, noi qui infatti proponiamo delle alternative. Per quanto riguarda le protezioni dei fusti esistono per esempio le bioplastiche, che però sono ancora, in molti casi, oggetto di studio o comunque di difficile reperibilità. Validi sostituti sono le arelle, delle stuoie di canna palustre da usare come shelter a protezione del tronco. Rispetto poi ai teli neri di plastica usati una volta per pacciamare esistono comunque moltissime alternative, materiali bio o comunque di origine naturale da usare in sostituzione delle plastiche.

Si parla moltissimo di aumento dei costi, tra l’impennata delle materie prime e spese energetiche. Quanto pesano questi prezzi sul settore vivaistico, nella vostra esperienza? Per qualche voce delle spese in particolare?

Noi direttamente, come tutti, abbiamo subito dei rincari, che però sono stati diffusi. Non ha inciso l’energia elettrica più di qualche materiale, per intenderci. In generale però tutte le voci hanno concorso all’aumento del costo generale della pianta, senza dubbio. Abbiamo risentito poi moltissimo del costo dei trasporti in seguito alla pandemia. L’aumento può andare dal 20 al 50% per i costi di produzione, proprio perché ora tutto costa di più: le bollette, i vasi, un aumento a cascata.

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