Partire dalla visione di un progetto, per poi renderlo reale, facendo affidamento sulla conoscenza della materia, che riavvicina la figura del paesaggista a quella del giardiniere. È il pensiero di Mirco Colzani, protagnista della cover
LA NUOVA RIVISTA PER IL GIARDINIERE SERVIZIO A PAG. 31 ILgiardiniere magazine
2022 PROGETTAZIONE COSTRUZIONE GESTIONE E MANUTENZIONE PROFESSIONALE DEGLI SPAZI VERDI N° 035 + TENDENZE Cresce il mercato del verde, anche per l’economia italiana + MANUTENZIONE Case history: un tessuto innovativo contro le infestanti SOLUZIONI
Una selezione di prodotti novità per rinnovare il parco macchine e migliorare il lavoro in cantiere COVER STORY in collaborazione con
UN GIARDINO
- IV trimestre
TECNICHE
IMMAGINARE
story
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Il periodo tra fine e inizio anno porta sempre con sé tempo di bilanci e valutazioni e, probabilmente più di altri anni, il 2022 ha riportato la dimensione del verde al centro della vita di ognuno, tornando a puntare i riflettori, e interrogare, le figure professionali che vi orbitano intorno. L’intenzione di questo numero è così quella di guardare proprio in questa direzione: storie, scoperte, nuove esigenze e consapevolezze che ci impongono di questionarci sul settore e, perché no, provare a dare delle risposte.
Risposte che noi, in questo numero, abbiamo affidato alla voce delle nuove generazioni: un punto di vista fresco e nuovo, ma profondamente attento a ragionare anche sulle modalità del passato. Abbiamo riscoperto così figure professionali appassionate, che tornano a dare una profonda importanza a una conoscenza della materia e della teoria non didascalica, ma fondamentale per intervenire, concretamente nel migliore dei modi. Largo spazio ai giovani, quindi, alle loro impressioni e ai loro approcci: voci ed esperienze come quella di Dario Pizzi, intervistato per la rubrica New Generation, che ha in comune con la storia di copertina di Mirco Colzani un confine tra giardiniere e progettista sempre più sottile e meno definito. Un’interconnessione profonda, e significativa della direzione in cui procede il settore, delle diverse figure che collaborano, talvolta coesistono, per usufruire al meglio delle innovazioni che le nuove tecnologie permettono di sfruttare per operare sul verde, raccolte come sempre nella sezione Soluzioni. Riscoprendo però, allo stesso tempo, un legame col concreto delle scorse generazioni, fatto proprio, secondo paradigmi sempre nuovi, da giovani professionisti.
di Francesco Tozzi
D
EDITORIALE 5 N°035
IL GIARDINIERE E
di Sandro Degni
Arrivati alla fine di quest’anno, come spesso capita a conclusione di un ciclo, si tirano le somme e ci si prepara a una nuova avventura. Gli ultimi anni, dalla pandemia alle vicende politiche, passando per la guerra e le rivolte in giro per il mondo, hanno messo tutti gli uomini a dura prova e ognuno ha fatto i conti con sé stesso e con la sua presenza nel mondo. Uno dei temi che ha più pesato su tutti noi è stato quello del cambiamento climatico. Ognuno di lascia un’impronta sulla terra, incisiva e spesso difficile da cancellare.
L’ambiente ancora poco violentato si offriva complice, per essere manipolato con cura, e in cambio regalava piccole sorprese. Le stesse che noi ora dobbiamo cercare con attenzione, a causa di una progressiva disabitudine all’arte di osservare. Proprio questa, infatti, è venuta meno. L’adattamento incondizionato al guadagno, la fretta e il non mettersi più in ascolto del Giardino, sono dei virus che intaccano e inibiscono la capacità del Giardiniere di agire in maniera proattiva nei confronti del suo ambiente.
Il resoconto di quest’anno passato porta a profonde riflessioni, e nonostante questo la speranza che si possa migliorare non viene mai a mancare.
Il moderno Giardiniere deve però imparare ad
Ed è proprio in questa prospettiva, che il Giardiniere svolge un ruolo importante: custode del bello e idealista, o almeno così vorrei che fosse e tornasse a essere. Una sorta di guardiano in grado di trarre esempio dalla Natura e di agire con lei. Certo, il moderno Giardiniere si trova a combattere con molte difficoltà in più, che i suoi colleghi nei secoli passati non avevano. È cambiata, in particolare, la concezione del senso del bello: gli interventi un tempo si riducevano al minimo, imparando ad osservare la Natura e le sue creazioni.
adattarsi ai cambiamenti, essere simbiotico e collaborativo, creare rete tramite le sue radici e scambiarsi informazioni continue.
Quello che vedo, quotidianamente, è invece un settore sfarinato, nel quale si predilige la scelta di sopravvivere secondo leggi scorrette. Un mondo nel quale il divulgare o l’approfondire conoscenze vengono presi per pigrizia, poca attitudine al lavoro, nel quale la formazione viene sottostimata, rischiando per finire a saper fare un po’ di tutto, ma superficialmente.
Ogni realizzazione, dalla più piccola alla più grande, ci permette di creare piccoli mondi ecologici che sono in grado di influenzare più livelli attorno a noi. Doniamo gioia e serenità a chi vivrà lo spazio, creiamo corridoi ecologici per la fauna stanziale e di passaggio, aggiungiamo bellezza aI luoghi e portiamo vita, colore, frescura, riparando dal
domanda che mi pongo sempre
confrontarmi con un giardino suona così: “Come posso contenere al minimo
intervento?”.
La
nel
il mio
Russell Page
LA RIFLESSIONE 6 N°035
LA SUA IMPRONTA
caldo torrido e mitigando il freddo invernale. Un Giardiniere è in grado di fare tutto questo con il suo sapere, con il suo giusto agire, con il suo sguardo attento sul mondo e con il suo interpretare quel che la Natura ci trasmette. Tutto questo, però, non è possibile improvvisando o agendo per il solo lucro, senza una coscienza approfondita della materia. Come ho sottolineato più volte, la nostra professione è artigianale: è quella del fabbro che forgia, del pittore che rappresenta quel che vede, del musicista che crea sinfonie uniche, del fotografo
che scrive con la luce. Abbiamo in mano tutti gli strumenti per rendere il mondo attorno a noi, con gentilezza, bello!
Non perdiamo questa occasione, gestiamo questa responsabilità e per l’anno che sta per iniziare impegniamoci a far sì che tutto questo accada. Impegniamoci a comunicare con i nostri clienti, a creare reti con i nostri collaboratori, a formarci guardando con umiltà quel che gi altri possono insegnarci. Già: con umiltà, che, non dimentichiamoci, deriva da humus, terra.
Abbiamo in mano tutti gli strumenti per rendere il mondo attorno a noi, con gentilezza, bello! Non perdiamo questa occasione, gestiamo questa responsabilità e per l’anno che sta per iniziare impegniamoci a far sì che tutto questo accada.
Il cantiere
Curare il verde per curare noi stessi di Rachele Pozzato
Ripartire dalla natura di Jacopo Fromelli
SOLUZIONI
Partire dalla terra di Rachele Pozzato
Dal reale al virtuale di Emma Colombo
Quando lavorare diventa un piacere di Margherita Wotton
Potenza e precisione di Margherita Wotton
Non un vaso qualunque di Penelope Moran
Qualità per crescere di Filippo Terragni
Innovare per l’ambiente di Penelope Moran
Un 2023 vibrante di Rachele Pozzato
Precisione svizzera di Emma Colombo
È tempo di novità di Filippo Terragni
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gestione 48 La formazione
di
51 Attenzione
del
SOMMARIO N°035 COVER STORY 14 Immaginare un
colloquio
di
NEW GENERATION 18
fa… gol!
Paola Martinelli
ad ogni angolo
Comitato redazione Fondazione Minoprio
giardino
con Mirco Colzani
Giacomo Gatti e Alessandro Ferri
Creare con la natura di Rachele Pozzato
DIRETTORE RESPONSABILE
Francesco Tozzi / f.tozzi@laboratorioverde.net
IN REDAZIONE
Alice Nicole Ginosa, Benedetta Minoliti, Rachele Pozzato redazione@laboratorioverde.net
COLLABORATORI
Jessica Bertoni, Lucio Brioschi, Edoardo Carconi, Anita Cavalli, Emma Colombo, Giovanna Cutuli, Sandro Degni, Viola Delfino, Federico Fagan, Francesco Ferrini, Stefania Medetti, Irene Nuvola, Valerio Pasi, Lavinia Raccah Margherita Wotton, Anna Zottola
GRAFICA
Testo&Immagine snc / testoeimmagine@fastwebnet.it
PRODUZIONE E SEGRETERIA
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PROMOZIONE E SVILUPPO
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DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE
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Supplemento al numero 201 di Greenup, periodico bimestrale registrato presso il Tribunale di Milano n. 64 del 27/01/1999 – n. R.O.C. 2232. Spedizione Posta Target Magazine autorizzazione LOMBARDIA/00202/02.2014/CONV.
Labor ator io ver de e d
Casa editrice specializzata nei settori florovivaismo, garden e interior
AMMINISTRATORE UNICO
Francesco Tozzi
SEGRETERIA GENERALE
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Edizioni Laboratorio Verde srls edita i seguenti prodotti:
Rappresentante e collaborazioni: • floorewall.com • F&W magazine
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Un tessuto contro le infestanti di Rachele Pozzato
Valore al verde di Francesco Tozzi
Focus riforestazione di Rachele Pozzato
Una parete di perenni di Rachele Pozzato
Italiani pollici verdi di Rachele Pozzato rubriche
Editoriale di Francesco Tozzi
La riflessione di Sandro Degni
News Brevi dal mercato
Libreria a cura di Rachele Pozzato
L’opinione di Anna Zottola UNIVERSO IL giardiniere
Chi siamo, cosa facciamo e le info utili per entrare in contatto con noi
N˚
035 - IV TRIMESTRE 2022
• Greenup • Agriflortec • Agenda del Verde • I Quaderni di greenup • Calendario del Verde
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Sandro Degni R giardiniere professionista di lunga data, esperto di terrazzi e spazi urbani
Francesco Ferrini R Professore di Arboricoltura e coltivazioni arboree all’Università di Firenze e presidente del Distretto Vivaistico-Ornamentale di Pistoia, accademico e divulgatore scientifico
Valerio Pasi R agronomo specializzato principalmente in verde ornamentale e pianificazione del territorio per gli aspetti legati all’agricoltura e alle foreste
Sara Lavinia Raccah R architetti del paesaggio, anime dello Studio Urka di Roma ed Edoardo Carconi
Anna Zottola R agronoma con esperienza di ricerca, docenza e gestione della Scuola di Minoprio; oggi si occupa di consulenza per progetti di formazione e sviluppo del verde
LA NUOVA RIVISTA PER IL GIARDINIERE SERVIZIO A PAG. 31 ILgiardiniere magazine IV trimestre 2022 PROGETTAZIONE COSTRUZIONE GESTIONE MANUTENZIONE PROFESSIONALE DEGLI SPAZI VERDI N° 035 + TENDENZE Cresce il mercato del verde, anche per l’economia italiana + MANUTENZIONE Case history: un tessuto innovativo contro le infestanti SOLUZIONI TECNICHE Una selezione di prodotti novità per rinnovare il parco macchine e migliorare lavoro in cantiere COVER STORY in collaborazione con IMMAGINARE UN GIARDINO Partire dalla visione di un progetto, per poi renderlo reale, facendo affidamento sulla conoscenza della materia, che riavvicina la figura del paesaggista a quella del giardiniere. È il pensiero di Mirco Colzani, protagnista della cover story
12 N°035 UNIVERSO IL giardiniere
y LA CASA EDITRICE DEL VERDE
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la vostra casa LA NUOVA RIVISTA PER IL GIARDINIERE SERVIZIO A PAG. 31 ILgiardiniere magazine trimestre 2022 PROGETTAZIONE COSTRUZIONE GESTIONE E MANUTENZIONE PROFESSIONALE DEGLI SPAZI VERDI N° 035 + TENDENZE Cresce il mercato del verde, anche per l’economia italiana + MANUTENZIONE Case history: un tessuto innovativo contro le infestanti SOLUZIONI TECNICHE Una selezione di prodotti novità per rinnovare il parco macchine e migliorare il lavoro in cantiere COVER STORY IMMAGINARE UN GIARDINO Partire dalla visione di un progetto, per poi renderlo reale, È pensiero di Mirco Colzani, protagnista della cover story
Immaginare un
Partire dalla visione di un progetto, per poi renderlo reale, facendo affidamento sulla conoscenza della materia: questo l’approccio di Mirco Colzani, che riavvicina la figura del paesaggista a quella del giardiniere colloquio con Mirco Colzani di Giacomo Gatti e Alessandro Ferri
P«rima di essere paesaggisti bisogna essere giardinieri. Non ho nessun problema nel farmi chiamare giardiniere: è una professione nobile, se svolta a dovere»: sono le parole dello stesso Mirco Colzani, giovane garden designer di successo, a riassumere alla perfezione la sua visione di questo lavoro. Un nuovo approccio al settore, tutto delle nuove generazioni, che supera la dicotomia tra il lavorare la terra e il processo creativo della progettazione. Conoscere la materia vegetale, per poterne disporre nel migliore dei modi e poi lavorarla, per rendere concreta un’idea prima solo immaginata.
Iniziamo dalla tua formazione: ti sei diplomato a Fondazione Minoprio nel 2012, da dove
è nata questa scelta? Come hai proseguito poi gli studi? Possiamo dire che già da quando ero piccolo avevo sentito parlare della Fondazione Minoprio ed è sempre stato il mio sogno. Dopo gli open day e i consigli da parte di diversi giardinieri, ho scelto di iscrivermi. Ho conosciuto lì la figura del paesaggista e del garden designer. Appena finita la scuola così ho intrapreso, grazie all’architetto Paolo Pejrone, un percorso durato sei mesi, a Cuneo, dove ho potuto conoscere meglio questo lavoro e avere delle ispirazioni sul mio futuro. Sono peraltro tornato a Minoprio, recentemente, ma in veste di insegnante, per svolgere alcune ore di lezione: una grossa responsabilità, ma di certo una grande soddisfazione, proprio perché per me la scuola è sempre stata una famiglia, importante per la crescita personale oltre che per quella professionale.
TEMPO DI LETTURA: 5 minuti
COVER STORY 14 N°035
giardino
Hai lavorato in diversi Paesi, dall’Australia all’Inghilterra, oltre all’Italia. Che valore hanno avuto queste esperienze? Dopo la formazione ho scelto di partire e andare in Australia, dove ho potuto lavorare in un’azienda di costruzione paesaggistica, che si occupava specialmente di creazione di parchi pubblici e manutenzione negli zoo. Dopo sei mesi, ho trovato un altro lavoro in una delle aziende per la manutenzione del verde più famose e rispettate del Paese. Quando sono rientrato in Italia ho scelto di mettermi in proprio, aprendo una mia azienda e iniziando a creare e progettare qualche piccolo giardino, completamente da solo. Dopo un breve periodo sono ripartito per l’Australia, dove si aprivano nuove prospettive lavorative che mi permettevano di lavorare come paesaggista in un’azienda che non faceva solo progettazione, ma anche consulenze a distanza in altri Stati. Alla fine di un anno di lavoro ho deciso di andare in Inghilterra,
sperimentando e conoscendo meglio il giardino all’inglese. Tutte esperienze che ho conservato e accumulato negli anni, che ritornano nei miei lavori di oggi come risultato di tutto quello che ho avuto modo di sperimentare in giro per il mondo.
Però poi sei tornato in Italia definitivamente… Sì, successivamente ho scelto di ritornare in Italia ed iniziare a creare i giardini con il mio stile. I primi progetti che ho realizzato ho scelto di regalarli, visto che ci tenevo a farli bene, fino a quando dopo essermi fatto conoscere nel settore, anche grazie alla mia partecipazione a Orticolario, ho iniziato a far pagare non solo la realizzazione ma anche il progetto. La conoscenza del mondo vegetale, pratica e con le mani nella terra, è fondamentale per la fase di progettazione, e viceversa.
Nel 2018 hai partecipato a Orticolario e vinto diversi premi. Che tipo di contesto è nel quale misurarsi?
Redazione Fondazione Minoprio, progetto che vede Edizioni Laboratorio Verde collaborare con Fondazione Minoprio ITS. Un comitato di redazione composto da allievi e professori, per raccontare il mondo del verde là dove si formano i professionisti del settore. Cinque gli studenti-redattori coinvolti: Iris Cazzaniga, Alessia De Micheli, Alessandro Ferri, Giacomo Gatti e Maddalena Mercandalli. Quattro i professori: Daniela D’Alessandro, Barbara Fedrigo, Andrea Tomé e Debora Piccolo.
15 N°035
A Orticolario ho partecipato due anni consecutivi, nel 2018 e nel 2019. Nel 2018 il tema era il gioco e avevo partecipato con lo spazio spLaYce ship, un progetto molto “wild”, principalmente di Graminacee. L’anno successivo ho partecipato con una sintesi tra un giardino formale moderno e uno naturalistico, lo stile che, del resto, maggiormente mi accompagna oggi. In entrambi gli anni ho utilizzato la stessa forma e le stesse dimensioni dell’area, proprio per far vedere nei due anni consecutivi al pubblico di Orticolario, che spesso è un pubblico che si ripete, che in due pezzi completamente identici si possono creare diverse soluzioni. Si ha più o meno una tela bianca sulla quale disegnare, anche se in minima parte occorre contestualizzare nella cornice di Villa Erba.
Poi si tratta però di un contest tra paesaggisti, quindi poi si può anche osare un po’ di più.
Come nasce un giardino, secondo te? Gli elementi sono moltissimi. Innanzitutto, un giardino nasce da un luogo, che deve essere sempre rispettato. Ma è anche vero che all’interno di un determinato luogo bisogna sempre avere un po’ di coraggio per osare un pochino, perché altrimenti si realizzano lavori tutti uguali. Poi il giardino nasce dalle persone, dall’incontro degli stili e delle esigenze del cliente, tanto quanto del paesaggista. Ingredienti fondamentali, invece, conoscenza e competenza tecnica: bisogna sempre fare fede alla Botanica per realizzare al meglio l’idea che abbiamo immaginato. Da qui mi ricollego a un altro elemento fondamentale: l’immaginazione, una visione del progetto che nasca dallo spazio su cui lavorare, ma anche dalla capacità di leggere il cliente.
C’è un tuo progetto che, per qualche motivo, hai preferito ad altri? Tutti i miei lavori mi stanno sempre molto a cuore: se non mi sta a cuore un lavoro non lo prendo. Mi è capitato con alcuni clienti, ove non c’erano le condizioni per fare un bel lavoro, di rifiutare.
Il planting plan per casa Tuja. Uno dei progetti di Colzani.
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Creare con la natura
Nell’esperienza di Dario Pizzi il verde non è solo mezzo con cui dare vita a progetti e realizzazioni, ma un centro intorno al quale costruire una professione, oltre che una passione di Rachele Pozzato
Quella con Dario è stata un’intervista “a distanza”: scambio di messaggi ed e-mail, sento la sua voce solo attraverso una nota vocale. Così, può essere più difficile riuscire a riportare qualcuno su queste pagine, con la sua visione, il suo lavoro e il suo percorso. In questo caso, però, la dedizione e la passione per il suo mestiere sono subito risultate evidenti, per diventare cristalline addentrandomi via via nella sua storia. Dagli studi iniziati a Milano, proseguiti a Como e Verona, per poi spostarsi a Londra, passando per la Svizzera, l’Australia e la Nuova Zelanda, prima di tornare in Inghilterra e qui piantare radici, letteralmente. Dario Pizzi è uno
di quei giovani di successo, che sono riusciti a fare una vita della propria passione. Soprattutto a partire dal 2021 con l’avvio della sua attività, dove si dedica alla progettazione di giardini, seguendo tutto il processo creativo, di realizzazione e mantenimento.
Quando hai capito che avresti fatto carriera nel mondo del verde? In tutta onestà sono nato in questo contesto, poiché mio padre è sempre stato appassionato di
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18 N°035 NEW GENERATION
L’IDENTIKIT
Dario Pizzi ha 31 anni, fondatore di una compagnia che abbraccia tutti gli elementi dell’orticoltura, dalla progettazione all’assistenza. Inizia i suoi studi a Milano, cinque anni che si concludono con uno finale a Como per specializzarsi in botanica e tecniche di coltivazione. Continua poi alla Nuova Accademia di Design veronese e conclude con un diploma al London College of Garden Design. Dopo gli studi si sposta in Svizzera, dove nasce la sua prima attività, prima di spostarsi in Australia e poi Nuova Zelanda, per poi stabilirsi in Inghilterra.
Attualmente hai una tua azienda a Londra: noti tante differenze tra l’approccio britannico e quello italiano a questo settore? In quali altre zone hai avuto modo di lavorare, e quali sono state le tue impressioni? Sebbene entrambi questi Paesi abbiano una profonda conoscenza e storia dei giardini, il Regno Unito ha una forte e sempre in evoluzione corrente di ricerca e studio in questo settore. Giardini e giardinaggio sono una passione nazionale. Il design è molto più sostenuto qui in Inghilterra come carriera, così come tutti gli elementi che compongono il mondo della creazione di spazi verdi. La professione e l’industria sono molto più valorizzate, e il supporto dato ai giovani che vogliono entrare a far parte di questo mondo è molto forte, specialmente dalla Royal Horticultural Society, un’importante istituzione di orticultura. Ho inoltre lavorato e vissuto in Australia, Svizzera e Nuova Zelanda e sebbene la cultura, le piante e gli stili del design siano differenti e specifici per ogni paese, credo che il Regno Unito sia unico per ciò che dà e trasmette.
piante e giardinaggio. Sono cresciuto circondato dalla natura e dalla bellezza e ho capito sin da piccolo che, in qualche modo, questo mondo avrebbe occupato una parte importante della mia vita. Sin dall’età di 9 o 10 anni mi incuriosiva la nomenclatura e la categorizzazione delle piante, ero determinato ed ossessionato a impararne e conoscerne il più possibile. In questo modo mi sono prima avvicinato al mondo delle piante, e solo in seguito a quello del design dei giardini che dà loro un significato nello spazio.
La tua giovane età è stata più un ostacolo o un vantaggio nel tuo percorso professionale? Sebbene ci siano sempre ostacoli nella vita, la mia età non è mai stata uno svantaggio, o almeno per
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ora! Senza dubbi durante il mio percorso, finora, ci sono stati ostacoli, ma sono sempre stato fin troppo concentrato e determinato per vederli. Di una cosa però vado molto orgoglioso: la mia giovane età spesso diventa motivo di piacevole sorpresa per molti quando la scoprono, considerando gli obiettivi raggiunti.
Quali sono le principali differenze, se ce ne sono, che riscontri tra l’approccio al mondo del lavoro della tua generazione rispetto a quelle precedenti?
Penso che la nostra generazione abbia molte differenze rispetto a quella precedente.
Probabilmente la più grande è che la tecnologia è cambiata molto, specialmente nel design. Prima senza saper disegnare, non era possibile progettare.
Oggi ci sono software per fare davvero di tutto. Social network e siti poi, dove è fondamentale ormai avere una presenza, possono essere uno strumento meraviglioso, soprattutto per i contatti e il networking, ed è un vantaggio che i nostri genitori non hanno mai avuto. È possibile gestire attività con molto meno personale rispetto a qualche anno fa,
tutto è molto più realizzabile: iniziare, possedere e riuscire a creare il proprio spazio di lavoro. Penso che in un certo senso abbiamo imparato a lavorare in modo più intelligente, non più duro, eppure il confine tra lavoro e vita privata è molto meno netto, rispetto alle generazioni precedenti. Gli smartphone hanno reso il business 24/7.
Come vedi il recente e sempre crescente interesse al verde nella società di oggi? Sia da un punto di vista di vita quotidiana, sia da un punto di vista di politiche pubbliche, ti sembra più una tendenza passeggera o un cambiamento più significativo?
Con una sempre crescente accettazione del cambiamento climatico e soprattutto post Covid, il mondo sta iniziando a svegliarsi e ad accettare il fatto che gli spazi verdi sono essenziali. Per il pianeta, per la salute mentale e per il genere umano. Londra è una città incredibilmente verde, siamo fortunati, ma in generale si stia iniziando a pensare di più in questa direzione. Potrebbe essere un trend di questi tempi, ma spero che non svanisca e che le persone non dimentichino ciò che hanno imparato negli ultimi due o tre anni.
Quale consiglio daresti a un giovane che vuole lavorare in questo settore?
Credo che la cosa più importante che un giovane possa fare sia crearsi esperienza di vita vera ed entrare concretamente a contatto con il verde. Piantumazione, costruzione, cura e manutenzione: qualcosa di cui ogni designer di successo possiede buona se non grande conoscenza, la pratica. Disegnare, anche senza clienti, e costruire un portfolio, sperimentare. Solo così si può capire e decidere cosa ci piace e come vogliamo lavorare, un valido aiuto per forgiare personalità e accumulare esperienza fin da giovani.
20 N°035 NEW GENERATION
Il legame tra salute dell’uomo e benessere del verde intorno a noi è ormai campo ampiamente esplorato. Proprio da questa consapevolezza parte il progetto del Libro Bianco del Verde, unendo i risultati di questi studi alle compe-tenze dei tecnici del settore di Rachele Pozzato
Visita il sito assoverde.it per scoprire di più!
curare il verde per Curare noi
Riportare la natura al centro dei nostri modelli di convivenza, attraverso politiche che possano migliorare concretamente la qualità della vita delle persone, la coesione sociale, la capacità di resilienza dei territori ai cambiamenti climatici e all’inquinamento. Questi i presupposti su cui si fonda il percorso intrapreso da Assoverde, insieme a Confagricoltura, con la pubblicazione del Libro Bianco del Verde, mettendo in dialogo tra loro le diverse realtà coinvolte nella gestione di parchi e giardini urbani, dagli amministratori agli studiosi, docenti e tecnici, ma anche imprese e cittadini.
ROMA COME SIMBOLO DELL’OBIETTIVO
Quello sul verde urbano, pubblico e privato, è un vero e proprio investimento sulla salute dei cittadini, come hanno dimostrato gli incontri e i dibattiti intorno a questa pubblicazione, culminati con l’incontro a Roma sulla cura e la gestione dei parchi. Proprio la capitale, infatti, gioca un ruolo da protagonista in questa prospettiva, con le 18 aree protette urbane e periurbane, insieme alle ville storiche, che permettono di raggiungere il 67% di estensione a verde del territorio comunale, pari a ben 85mila ettari sui 129mila totali.
TEMPO DI LETTURA: 3 minuti
22 N°035 IL CANTIERE | gestione
verde stessi
VALORIZZARE
IL PATRIMONIO VERDE
A partire dalla pandemia si è sempre con più insistenza riscoperta la centralità del benessere psico-fisico e degli effetti positivi su questo, legati direttamente alla cura del verde. «Assoverde è stata capace di unire i diversi attori mettendo in risalto le esigenze e trovando soluzioni possibili alla loro risoluzione coinvolgendo il mondo medico, quello tecnico, quello progettuale con noi realizzatori del bello, sano e utile» ha spiegato Angelo Borri, consigliere nazionale di Assoverde, in occasione del convegno. Ed è proprio questa
ASSOVERDE
Assoverde è l’Associazione Italiana Costruttori del Verde, che dal 1982 promuove la salvaguardia dell’ambiente, del paesaggio e del suolo, in rappresentanza e a supporto di imprese e professionisti, nei vari settori della progettazione, costruzione, cura e manutenzione del verde.
stretta interconnessione che si propone di indagare il Libro Bianco del Verde, che gode che gode del patrocinio dei Ministeri delle Politiche Agricole, della Transizione Ecologica, della Cultura e dell’Anci, nel progetto del nuovo Focus 2022. Un panorama in cui agricoltori, florovivaisti, silvicoltori e costruttori del verde risultano tornare protagonisti, proprio perché consci dell’importanza della salvaguardia e della gestione della ricchezza che rappresenta il patrimonio vegetale per il nostro Paese.
INTERVENTI CONCRETI
Il Libro Bianco del Verde mantiene un approccio pragmatico e chiaro, con direttive e soluzioni operative che permetteranno di risparmiare e reinvestire in maniera mirata per un’intelligente manutenzione, focalizzata sulla crescita e sullo sviluppo delle realtà urbane. L’obiettivo è quello di individuare criteri e parametri che permettano di certificare i cosiddetti “parchi della salute”, in tutte le diverse declinazioni possibili: parchi e giardini pubblici, ma anche aree verdi adiacenti alle aree commerciali, nelle scuole, zone di pertinenza delle strutture ospedaliere, o nelle case di cura e di riposo, in funzione delle diverse tipologie di utenza che ne usufruiranno.
Il convegno di Assoverde a Roma, nel Parco regionale dell’Appia Antica, “La cura e la gestione dei parchi urbani e periurbani per un neorinascimento del verde”.
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ripartire dalla
Un luogo sorprendente e accogliente: Villa Arabella fonde la tradizionale architettura dell’Isola di Capri con il lusso contemporaneo, in un costante dialogo con il paesaggio circostante. In una stradina silenziosa, isolata dal glam del centro, lo sguardo può spaziare dalla baia di Marina Piccola fino ad Ischia. Ed è proprio la fusione del luogo con il paesaggio il punto di partenza per il restyling delle aree esterne della villa progettate da Porta Engineering, realtà consolidata a livello
SOSTENIBILITÀ NEI DETTAGLI
La centralità della natura e dell’ambiente ritorna anche nella scelta dei materiali per la realizzazione del progetto. L’area esterna si caratterizza infatti per l’utilizzo di Moso Bamboo X.treme, distribuito in Italia da Ravaioli Legnami. Un elemento innovativo che si fonde con il paesaggio, tecnologico ed ecosostenibile, a impatto CO2 neutro. A base di fibre di bambù, pianta riciclabile che ricresce velocemente, è il risultato di una ricerca attenta all’ambiente, ma che garantisce qualità e resistenza.
internazionale nel settore del Luxury Real Estate con sede a Capri, sinonimo di creatività e trasformazione.
M ATERIALI AUTENTICI
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Legno e pietra come materiali principali, proprio con l’intenzione di utilizzare sistemi costruttivi poco impattanti a livello ambientale. Bamboo per combinare resistenza meccanica e agli agenti atmosferici, con Modo Bamboo X-Treme per garantire eccezionale stabilità dimensionale e notevole durezza. Un unico materiale che attraversa i diversi spazi: dalla terrazza laterale della villa, accogliendo la vasca idromassaggio, fino alla terra panoramica sul rooftop. Un’area, quella del tetto, ripartita in tre macroaree: l’orto in vaso, l’angolo cucina e il solarium, con diverse funzioni e fruizioni ma accomunate dal senso estetico completato dalla vegetazione.
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natura
Nel centro di Capri spicca Villa Arabella, dove lo studio Porta Engineering ha progettato il restyling ispirandosi proprio al paesaggio di Jacopo Fromelli
Legno e pietra i materiali principali per realizzare sistemi costruttivi poco impattanti a livello ambientale.
La zona esterna è stata suddivisa in tre macroaree: l'orto in vaso, l'angolo cucina e il solarium.
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Tutte le piante scelte sono caratterizzate da una copiosa fioritura primaverile ed estiva.
Il percorso vegetale è dotato di un impianto di irrigazione per garantire una bagnatura costante.
del grande lentisco e arricchito dal profumo di salvia, timo, rosmarino, basilico.
Si prepara poi il gusto sfruttando e combinando direttamente le erbe aromatiche, melanzane, peperoni e pomodori dell’orto nell’elegante e funzionale cucina outdoor.
COLORI E PROFUMI
È proprio l’angolo dedicato alla cura dell’orto a centrare uno degli obiettivi del progetto: creare un luogo che sappia sollecitare i cinque sensi. Un accogliente salottino circondato da piante aromatiche mediterranee poste in cestini in fibra naturale o in vasi di ceramica smaltata, come da tradizione locale, crea un angolo da dedicare al relax, all’ombra
Il verde si combina poi con il progetto delle luci. Un percorso vegetale, adeguatamente e costantemente irrigato da un impianto ad hoc, si snoda tra essenze mediterranee quali ulivi, mandarini, corbezzoli, lentischi, melograno, e accompagna gli ospiti dall’ingresso sino al rooftop, con funzioni di ornamento, schermatura dai raggi solari o dalle proprietà confinanti, creazione di angolini riservati o parapetto per dislivelli contenuti. Anche la scelta botanica non è casuale: ortensie, lavanda, rosmarini, bouganville, lantana, westringia, plumbago. Tutte piante caratterizzate da una copiosa fioritura primaverile ed estiva che riempie la vista e delizia l’olfatto, favorendo, al contempo, la tutela della biodiversità. L’unico elemento vegetale di discontinuità è rappresentato dai bamboo, rigorosamente in vaso, che conferiscono quel tocco moderno e glamour che non si voleva trascurare.
V ERDE SOTTO I RIFLETTORI
Un importante ruolo lo giocano poi gli equilibri tra luci crepuscolari e sapiente illuminazione: ogni zona valorizzata con i giusti elementi luminosi, in un ideale percorso che raggiunge il suo culmine l’illuminazione dei maestosi pini marittimi secolari esistenti che, grazie a dei potenti fari, si stagliano in tutta la loro bellezza come sculture nel cielo caprese.
Oppure visita il sito arabellacapri.com @arabellacapri.com
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PER SAPERNE DI PIÙ
Il bamboo è il materiale scelto per parte della pavimentazione, per garantire stabilità dimensionale.
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