Il Giardiniere 036 I° trimestre 2023

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+ INTERVISTA

Francesco Mati: formazione e innovazione per sviluppare il settore

+ PROGETTI

Concepire gli spazi verdi come una rete di relazioni. L’esempio di Chicago

SOLUZIONI TECNICHE

Ego presenta Z6, il trattorino tosaerba a raggio zero alimentato a batteria.

LA NUOVA RIVISTA PER IL GIARDINIERE

SERVIZIO A PAG. 31
magazine - I trimestre 2023 PROGETTAZIONE COSTRUZIONE GESTIONE E MANUTENZIONE PROFESSIONALE DEGLI SPAZI VERDI N° 036
ILgiardiniere
le novità a pag. 16.
è dotato della tecnologia Peak Power+
può contenere fino a sei batterie Ego
Lithium da 56V, la stessa tecnologia
alimenta tutti i prodotti Ego. COVER STORY realizzata in collaborazione con
Tutte
Z6
e
Arc
che

5648614

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Il cambio di rotta ormai è segnato, anche se prosegue a passi letti, ma è frutto di una nuova sensibilità e, speriamo presto, di un rinnovato approccio culturale: “Il verde non è più solo di rappresentanza, ma soprattutto e sempre più spesso è funzionale, legato al benessere della vita di tutti noi. Si passa da un concetto ornamentale dei giardini, a spazi in grado di connetterci, terapeutici per il quotidiano”. Sono le parole di Francesco Mati raccolte nell’intervista che trovate a pagina 24, nella quale racconta la sua esperienza, dandoci una visione (concreta!) per il futuro.

E questo cambiamento si respira nell’aria, soprattutto tra le nuove generazioni, a tutti i livelli. Nuove generazioni che hanno voglia di confrontarsi, di sperimentare, di lavorare assieme per trovare obiettivi comuni e mettere in pratica le soluzioni più all’avanguardia per operare al meglio. Una sorta di fronte comune tra utilizzatori, professionisti, operatori e aziende fornitrici per muoversi verso un’unica direzione, un unico risultato: ragionare in termini di funzionalità del verde, oltre al suo valore ornamentale, come dice Mati.

È un po’ questa la logica che abbiamo seguito per realizzare questo nuovo numero del giornale, raccontare storie di giardinieri, professionisti e prodotti che rappresentino questa filosofia, per essere il più concreti possibile. Per suggerirvi delle soluzioni pratiche, appunto.

I presupposti ci sono (quasi) tutti per andare verso una direzione che faccia del verde, nel suo complesso, uno dei settori di riferimento - mi verrebbe da scrivere anche strategici - per il sistema Paese, con l’unico auspicio, facendo sempre mie le parole di Mati, “che il panorama pubblico non rimanga indietro, mentre quello privato progredisce”. Perché, altrimenti sarebbero sforzi inutili.

I
EDITORIALE 7 N°036

IL MONDO (DEL GI PERCHÉ È VARIO

racchiudeva un po’ tutto lo stivale, e la mia riflessione, che condivido con voi in queste pagine, parte proprio da qui.

L’

Italia è una nazione lunga e stretta, una conformazione che le conferisce una particolarità rara e importante: quella di essere terreno fertile per le biodiversità, come in poche altre parti del mondo accade.

La nostra bella nazione è anche la patria dei mille campanili, delle svariate ricette e dai dialetti più disparati, apparendo più come un insieme di tante piccole realtà, piuttosto che un unico insieme omogeneo. Un aspetto che, senza alcun dubbio, si riflette nella nostra quotidianità.

OCCASIONI DI CONFRONTO

Sono reduce, infatti, da uno stimolante corso di formazione: non ne frequentavo da un po’ e ne sentivo sinceramente il bisogno. Un corso professionale, che nel suo numero di partecipanti

Il corso si è rivelato utile su più fronti, quello tecnico sicuramente, ma anche e soprattutto su quello del confronto e della comprensione delle motivazioni che ci spingono ad essere una categoria così poco coesa.

U NA CATEGORIA DISOMOGENEA

Ogni giardiniere è un mondo a sé, costruito sulle proprie esperienze e relazioni, e laddove c’è stata una formazione scolastica, si integra quel valore aggiunto che permette di specializzarsi in una delle tante potenziali risorse che questa professione regala. Il tema, però, resta la formazione esperienziale o tramandata, che sebbene aggiunga praticità senz’altro utile alla quotidianità, e spesso consenta di trovare soluzioni rapide e concrete, a volte rende il confronto con i colleghi difficile. Un po’ come quello che succede quando due regioni confinanti provano a condividere una ricetta tradizionale o un racconto tipico del territorio: ognuno aggiungerà quell’elemento in più, una differenza impercettibile, che finisce un po’ per allontanare, spinti dall’esigenza di distinguersi.

La diversità integrate, sia ben chiaro, aiutano a crescere, ma quando si parla di professionalità, il solco deve essere comune. Da quel comune punto di partenza poi ognuno può, e deve, differenziarsi.

SPAZIO AL CONFRONTO

L’utilità di un corso di formazione può così diventare quella di partecipare un momento di crescita, non solo professionale ma anche e soprattutto per “micorizzare”, in modo da creare

LA RIFLESSIONE 8 N°036
La diversità integrate, sia ben chiaro, aiutano a crescere, ma quando si parla di professionalità, il solco deve essere comune. Da quel comune punto di partenza poi ognuno può, e deve, differenziarsi

ARDINAGGIO) È BELLO,

nuove sinapsi che permettano di amplificare le nostre conoscenze.

Ad accomunarci, però, purtroppo molto spesso, è la tendenza a lamentarsi. Un’attività che ci porta via un sacco di energie e di tempo, ma resta, ahimè, spesso un buon viatico per condividere conversazioni su temi comuni.

R IPARTIRE DA UN TERRENO COMUNE

Raramente però, con questa modalità, si arriva

a vere e proprie soluzioni. Provate a immaginare invece, di indirizzare le stesse energie nella direzione opposta: nell’immaginare nuovi progetti, migliorare tecniche di lavorazione, trovare metodi nuovi e alternativi. Si potrebbe così avere una formazione a livello nazionale, che prepari i giardinieri con programmi comuni, lasciando poi libero ognuno di specializzarsi, ma tutti dal medesimo e condiviso punto di partenza. Utopia? Chissà, ma io, intanto, mi candido per la direzione!

Un buon numero di giovani si accorgono a ventidue anni di sapere praticamente tutto quello che c’è da sapere e vogliono che gli altri sappiano che essi lo sanno. Quando raggiungono i trentadue anni, si accorgono di avere ancora due o tre cosette da imparare; a quarantadue si gettano a capofitto ad imparare
Robert Baden-Powell

gestione

50 Spazio alla vista colloquio di Rachele Pozzato con Francesco Adani

54 Il giardino per i sensi di Rachele Pozzato

16 A tutta carica di Rachele Pozzato

NEW GENERATION

20 DNA verde di Rachele Pozzato

Il cantiere 24 Sapersi reinventare di Rachele Pozzato
Giardini in connessione di Marta Meggiolaro
Prati in salute di Emma Colombo 33 Il valore dell’esperienza 34 Professionalità nel taglio di Margherita Wotton 35 Focus Vivai di Rachele Pozzato 36 Un giardino di idee 37 Design verde 38 Una collezione da scoprire
28
SOLUZIONI 32
39 Rustico e molto chic di Federico Fagan 42 Scegliere la qualità di Emma Colombo 48 Un ambiente verde in città di Lavinia Raccah ed Edoardo Carconi
N°036
SOMMARIO
COVER STORY

N˚ 036 - I TRIMESTRE 2023

DIRETTORE RESPONSABILE

Francesco Tozzi / f.tozzi@laboratorioverde.net

IN REDAZIONE

Alice Nicole Ginosa, Benedetta Minoliti, Rachele Pozzato redazione@laboratorioverde.net

COLLABORATORI

Jessica Bertoni, Lucio Brioschi, Edoardo Carconi, Anita Cavalli, Emma Colombo, Giovanna Cutuli, Sandro Degni, Viola Delfino, Federico Fagan, Francesco Ferrini, Stefania Medetti, Irene Nuvola, Valerio Pasi, Lavinia Raccah Margherita Wotton, Anna Zottola

GRAFICA

Testo&Immagine snc / testoeimmagine@fastwebnet.it

PRODUZIONE E SEGRETERIA

Katiuscia Morello / k.morello@laboratorioverde.net

PROMOZIONE E SVILUPPO

Stefano Carlin / s.carlin@ laboratorioverde.net

STAMPA IGP Industrie Grafiche Pacini - Pisa

DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE

Edizioni Laboratorio Verde srls, via E. Cosenz 35, 20158 Milano

Tel. +39 02 4244 8445 info@laboratorioverde.net | www.laboratorioverde.net

Supplemento al numero 205 di Greenup, periodico bimestrale registrato presso il Tribunale di Milano n. 64 del 27/01/1999 – n. R.O.C. 2232. Spedizione Posta Target Magazine autorizzazione LOMBARDIA/00202/02.2014/CONV.

e d iz i o n i

Labor ator io ver de

Casa editrice specializzata nei settori florovivaismo, garden e interior

AMMINISTRATORE UNICO

Francesco Tozzi

SEGRETERIA GENERALE

Katiuscia Morello

Edizioni Laboratorio Verde srls edita i seguenti prodotti:

• Greenup

• Agenda del Verde

• Calendario del Verde

• Agriflortec

• I Quaderni di greenup

Rappresentante e collaborazioni:

• floorewall.com

• F&W magazine

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56 Giardino in fiore a cura di Rachele Pozzato

58 Progettare e realizzare “stanze all’aperto” di Giovanna Cutuli

60 I primi vent’anni di cultura dell’albero di Rachele Pozzato

62 Vis medicatrix naturae, un nuovo progetto PNRR di Anna Zottola

rubriche

07 Editoriale di Francesco Tozzi

08 La riflessione di Sandro Degni

44 News Brevi dal mercato

46 Libreria a cura di Rachele Pozzato

66 L’opinione di Anna Zottola

UNIVERSO IL giardiniere

14 Chi siamo, cosa facciamo e le info utili per entrare in contatto con noi

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Sandro Degni R giardiniere professionista di lunga data, esperto di terrazzi e spazi urbani

Francesco Ferrini R Professore di Arboricoltura e coltivazioni arboree all’Università di Firenze e presidente del Distretto Vivaistico-Ornamentale di Pistoia, accademico e divulgatore scientifico

Valerio Pasi R agronomo specializzato principalmente in verde ornamentale e pianificazione del territorio per gli aspetti legati all’agricoltura e alle foreste

Sara Lavinia Raccah R architetti del paesaggio, anime dello Studio Urka di Roma ed Edoardo Carconi

Anna Zottola R agronoma con esperienza di ricerca, docenza e gestione della Scuola di Minoprio; oggi si occupa di consulenza per progetti di formazione e sviluppo del verde

LA NUOVA RIVISTA PER IL GIARDINIERE SERVIZIO A PAG. 31 ILgiardiniere magazine trimestre 2023 PROGETTAZIONE COSTRUZIONE GESTIONE MANUTENZIONE PROFESSIONALE DEGLI SPAZI VERDI N° 036 + PROGETTI Concepire gli spazi verdi come una rete di relazioni. L’esempio di Chicago + INTERVISTA Francesco Mati: formazione e innovazione per sviluppare il settore SOLUZIONI TECNICHE Ego presenta Z6, trattorino tosaerba a raggio zero alimentato batteria. Tutte le novità pag. 16. Z6 è dotato della tecnologia Peak Power+ e può contenere fino a sei batterie Ego Arc Lithium da 56V, la stessa tecnologia che alimenta tutti prodotti Ego. COVER STORY realizzata in collaborazione con
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SMART 14 N°036 UNIVERSO IL giardiniere
Informazione mensile ILgiardiniere

A tutta

CARICA

Una presenza sempre più diffusa quella delle attrezzature a batteria nel settore del verde, come lo Z6 di Ego Power Plus. E a ben vedere, viste le prestazioni e i vantaggi garantiti di Rachele Pozzato

TEMPO DI

LETTURA:

6 minuti

In anteprima in tutta Europa, da Ego, riferimento per il settore per gli utensili cordless per il giardinaggio, arriva un’altra novità a batteria. Il trattorino Z6 è infatti l’unico tosaerba a raggio zero da 107 centimetri (con guida a barre o a volante) o 132 centimetri (con guida a barre) compatibile con la piattaforma di batterie Arc Lithium da 56 V, versatile e potente, che garantisce le prestazioni di un tosaerba a benzina da 22 cavalli.

L A POTENZA DELL’ELETTRICO

Con una capacità fino a 72 Ah e attraverso l’uso dell’esclusiva tecnologia Peak Power Technology

di EGO, lo Z6 è in grado di tagliare fino a 10.000 mq con una singola carica con sei batterie da 12 Ah. Il caricabatterie in dotazione permette poi di caricare contemporaneamente fino a sei batterie in sole due ore.

LE CARATTERISTICHE

Le posizioni dell’altezza di taglio dello Z6 variano tra i 2,5 e i 10 centimetri e sono facilmente regolabili, grazie all’impugnatura ergonomica. Con la sua funzione tre in uno, poi, gli utilizzatori possono gestire lo sfalcio con scarico laterale, mulching o raccolta. Comfort e utilizzo intuitivo sono assicurati anche dalle regolazioni della velocità di taglio e guida, accessibili dal posto di

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guida tramite l’ampio display LCD, che mostra anche i livelli di carica residua e altre personalizzazioni. Al centro della progettazione dello Z6, ci sono, senza dubbio, le necessità dei professionisti: proprio in quest’ottica il trattorino è stato sviluppato con tre modalità di guida, con quattro impostazioni, tra cui una velocità di marcia potenziata per un taglio veloce, oltre alla modalità per la cura del manto erboso. Nella stessa direzione guardano anche la sospensione air-ride, il sedile regolabile e le quattro velocità della lama, che consentono di gestire contemporaneamente efficienza di taglio e autonomia. Lo Z6 è anche dotato di una scocca in acciaio con ruote a profilo antiscivolo, un gancio da traino per accessori come un rimorchio e fari a LED, inconfondibile cifra di EGO, per i lavori che proseguono dopo il calar del sole.

I L PROGETTO

«La creazione di una gamma di tre trattori, in cui si inserisce anche il modello Z6, ha lo scopo di rendere completa la linea di prodotti di Ego Power e di soddisfare ogni tipologia di esigenza dei clienti. La peculiarità dei nostri prodotti è che

A PROPOSITO DI BRUMAR

la stessa batteria può essere utilizzata su tutta la gamma», ci racconta Alessandro Barrera, che con Brumar si occupa della distribuzione in Italia dei prodotti di Ego. Un prodotto che rivoluziona il parco macchine tra cui i professionisti possono scegliere, che guarda in direzione un futuro sempre più sostenibile ed efficiente. «Con le attuali macchine con motore endotermico abbiamo un enorme dispendio di energia e potenza nel far azionare tutti gli organi interni dei trattorini, mentre con lo Z6 tutti i motori sono a presa diretta: ogni motore assolve una funzione specifica, due dedicati alle ruote motrici e due alle lame. Le macchine sono particolarmente adatte in contesti

IL SUCCESSO DELL’INNOVAZIONE

Ego, parte di un complesso industriale internazionale fondato nel 1993, è un punto di riferimento all’avanguardia nello sviluppo della tecnologia cordless. Tra i maggiori produttori di utensili a livello globale, impiega più di 8.000 dipendenti e produce oltre 10 milioni di unità all’anno, disponibili in oltre 30.000 punti vendita in 65 paesi di tutto il mondo. Visita il sito egopowerplus.it

La sede centrale di Brumar è ad Asti, su un’area di 18.000 metri quadri. La società offre un servizio efficiente, rapido e competente ai più di 5.000 clienti in Italia e in Europa. Innovazione, tecnica, design e comfort sono le linee che guidano l’azienda nella scelta dei prodotti, con criteri che devono rispondere ai principi di qualità costruttiva, durata nel tempo ed affidabilità, nonché sicurezza e rispetto per l ’ambiente. Scopri di più su brumargp.it

17 N°036

CHALLENGE 2025

Ego vede un futuro più pulito, più silenzioso e più sicuro. Challenge 2025 è la sua chiamata per educare e incoraggiare gli utilizzatori di apparecchiature da giardinaggio ad esplorare le potenzialità dell’energia della batteria, lasciando la benzina al passato. Se sei curioso, visita il sito challenge2025.eu

urbani e residenziali, in quanto a differenza dei modelli con motore a scoppio sono molto silenziosi. Richiedono molta meno manutenzione, permettendo anche un risparmio in termini economici per gli operatori».

I L FUTURO DEI PRODOTTI A BATTERIA

Prodotti come lo Z6 sono sempre più diffusi nel settore, garantendo prestazioni competitive insieme a non indifferenti vantaggi: «La visione di Ego e di Brumar è che nell’arco di pochi anni i prodotti a batteria prenderanno il sopravvento sui prodotti a benzina e soprattutto a miscela, che viste le normative anti inquinamento, sempre più stringenti, saranno costrette inevitabilmente a decurtare potenza e prestazioni», continua infatti Barrera. Un’inversione di marcia che, nell’ottica dell’azienda, riguarderà anche la maggior parte dei professionisti nell’arco di poche stagioni. Mentre nel settore dell’auto, infatti, rimane acceso il dibattito sull’adozione in futuro di alimentazione a batteria oppure a idrogeno, l’opzione prevalente

per gli utensili da giardinaggio è la batteria, che sarà sempre più efficiente e performante. Insieme, inevitabilmente, a un utilizzo sempre più promosso anche dalle normative europee.

L A PAROLA AI PROFESSIONISTI

A raccontarci della sua esperienza con il trattorino tosaerba Z6 di Ego Power Plus è Davide Prola, titolare di VerdeBosco, una realtà specializzata nella progettazione, cura e manutenzione di aree verdi, sia pubbliche sia private, oltre che della vendita di attrezzature per giardinaggio. «La mia esperienza con Ego non può che essere positiva, sia come utilizzatore, sia come rivenditore. Utilizzo lo Z6 soprattutto per operazioni di manutenzione in aree piccole: è qui che ho trovato il miglior riscontro. Grazie alla sua conformazione compatta, la macchina si comporta bene in aree ristrette, permettendomi di ottimizzare davvero il lavoro». A conferma di un progetto ben pensato e strutturato, l’esperienza di Davide è in linea con le intenzioni a monte dell’azienda produttrice del tosaerba: «I costi di manutenzione sono ridotti al minimo, rispetto ad attrezzature a scoppio. E le prestazioni non ne risentono, anzi, uno strumento a batteria come questo permette di ridurre anche i rumori e le vibrazioni, consentendomi di lavorare a qualsiasi orario e in qualsiasi contesto. Il risparmio negli anni, anche in termini economici, è stato notevole». È stata proprio questa, infatti, una delle motivazioni principali per iniziare a lavorare con lo Z6 di Ego, la versatilità ed efficienza di una macchina, capace al tempo stesso di guardare alla sostenibilità, sia ambientale sia economica. «Certo, bisogna abituarsi a una gestione ottimale delle batterie e della carica per sfruttare al meglio tutte le potenzialità che la macchina ha da offrire, ma io la consiglio anche in qualità di rivenditore: spesso il settore è ancora ottuso quando si parla di attenzione all’ambiente, ma qualcosa sta cambiando. Il plus poi, per me e per i miei clienti, è l’assistenza, puntuale e precisa, fornita dopo l’acquisto».

informazioni vai al sito verdebosco.com 18 N°036 COVER STORY
Per maggiori

DNA verde

Ad avvicinare Pasquale De Luca a questa professione è una lunga eredità di famiglia, che il giovane designer ha fatto sua, senza rinunciare a una visione moderna ed ecosostenibile di Rachele Pozzato

TEMPO DI LETTURA: 6 minuti

Quella di Pasquale De Luca è un’esperienza di passione e tradizione, che affonda le sue radici nel settore fin negli anni immediatamente successivi all’Unità d’Italia. Dal bagaglio di un’attività nota e popolare nel partenopeo, però, Pasquale è stato capace di imprimere al suo lavoro di green designer una visiona tutta nuova, legata al territorio tanto quanto agli spunti e alle impressioni più recenti del mondo verde.

Come ti sei approcciato a questo settore?

«Sono cresciuto nel verde, si può dire che ce l’ho nel sangue. La mia è la quinta generazione della famiglia che lavora in questo mondo: siamo in attività dal 1870, una realtà storica per Napoli. Ai tempi, iniziò tutto con un negozio di fiori, poi nei decenni si è affermato il nostro marchio nel settore floristico partenopeo e sono arrivate via via

tutte le novità. Fino ad arrivare a oggi, riuscendo a offrire sempre più servizi e strutturando l’azienda formandoci e specializzandoci sempre di più».

A proposito di formazione, qual è stato il tuo percorso?

«Ho studiato garden design alla Fondazione Minoprio, un contesto stimolante e tra i più rinomati qui in Italia. Dopodiché ho avuto modo di iniziare a confrontarmi con il lavoro vero e

20 N°036 NEW GENERATION

proprio, prima con un tirocinio con Mazzucchelli, uno dei nomi più popolari nel nostro mondo. Dopo questa esperienza sono volato a Londra, dove sono rimasto per tre anni. In Inghilterra si assiste a una presenza decisamente significative della cultura del verde, proprio per questo è stata un’esperienza molto formativa e che mi ha lasciato molto, anche nella mia attività di oggi. Partecipare attivamente a realtà importanti, come il Chelsea Flower Show, è stata occasione di vera e propria crescita personale,

L’IDENTIKIT

Pasquale De Luca arriva nell’azienda familiare napoletana di arredi floreali, piante e fiori dopo diverse generazioni. Ha studiato Garden Design presso la Fondazione Minoprio, e ha poi maturato una lunga esperienza lavorando a Londra con aziende leader nel settore del giardinaggio.

La sua chiave di lettura per la progettazione è l’armonia con il luogo, che va analizzato e compreso, insieme ai desideri del cliente, studiando le caratteristiche delle piante e coniugando bellezza, economia nella manutenzione e cura del verde, nell’ottica di giardini e spazi ecosostenibili.

oltre che professionale. Mi ha dato modo di scoprire una predisposizione al mondo verde tutta nuova. Dopo contesti ben predisposti come questi, tornare a operare a Napoli non è stato immediatamente facile: l’approccio della clientela è diverso, ma dopo il Covid qualcosa è cambiato».

Si è trasformata la sensibilità, dopo la pandemia?

«Senza dubbio, il verde è stato riscoperto. Ci sono ancora passi da fare, ma francamente sono ottimista: percepisco crescere l’attenzione a queste tematiche, anche tra i miei clienti. Durante i mesi di lockdown le persone hanno finalmente

21 N°036

compreso che dal verde deriva benessere, per la mente e per il corpo. Da qui ha iniziato a invertirsi la rotta. Questo non può che rendermi il lavoro più semplice. Mi approccio al mio mestiere tenendo molta considerazione dell’impatto sull’ambiente, quindi mi trovo sempre più in linea con una platea ben disposta a questi cambiamenti».

Come ritorna, nel tuo lavoro quotidiano, questa attenzione all’ambiente?

«La sostenibilità guida un po’ la mia filosofia di vita, oltre che professionale. Proprio per questo, sto anche avviando una mia produzione personale, da utilizzare nei progetti, perché penso sia fondamentale fare uso di piante autoctone per le nostre aree verdi. Piante del nostro territorio poi permettono anche di facilitare la manutenzione, e di conseguenza ridurre i costi».

Noti differenze significative tra il tuo approccio al settore e quello delle generazioni precedenti?

«Sicuramente c’è una diversa flessibilità, capacità di adattarsi ai diversi contesti in cui è richiesto

Per scoprire di più su Pasquale e i suoi lavori, visita il suo profilo Instagram @deluca_ greendesign

il nostro intervento, insieme a una maggiore attenzione e ricerca del dettaglio. Forse, in gran parte, dovuto agli strumenti a nostra disposizione, che sono senza dubbio più avanzati e performanti: da quelli tecnici con cui progettiamo, ai materiali che utilizziamo, ma anche internet e le nuove tecnologie. Di contro, ci è richiesta, a mio parere, più professionalità e competenza, la competizione è moltissima. Per questo, il mio consiglio a chi vuole approcciarsi a questo settore è uno solo: studiare e formarsi, sempre e con costanza».

C’è un progetto al quale sei particolarmente affezionato, e altri lavori che invece ti sei trovato a rifiutare?

«È capitato, inevitabilmente, di dire di no ad alcuni clienti. Quando le richieste sono fuori contesto e non tengono conto del mio parere in qualità di professionista, trovo sia più coerente rifiutare piuttosto che snaturare il mio approccio e la mia visione. C’è un progetto, però, al quale non nego di essere parecchio legato: recentemente ho realizzato un giardino a Salerno, un lavoro di cui vado molto fiero. Complice il fatto che la committenza mi ha lasciato carta bianca per la progettazione e l’esecuzione, ho avuto modo di esprimere appieno la mia idea e di sfruttare tutto il potenziale del luogo».

22 N°036 NEW GENERATION

TEMPO DI LETTURA: 6 minuti

La realtà di Mati va indietro di diverse stagioni, con la prima apertura dell’azienda di produzione di piante, a conduzione familiare, già nel 1909.

«Io e i miei fratelli siamo diventati soci proprietari dell’attività nel 1995, la nostra era già la quarta generazione. Dalla fine degli anni Ottanta, però, l’azienda stava attraversando un momento di

crisi», ci racconta Francesco Mati, oggi alla guida della società insieme ai fratelli Andrea e Paolo. «Per uscire da quest’impasse, abbiamo dovuto reinventare la struttura della compagnia: così abbiamo creato un primo spin-off, uno studio di progettazione parallelo all’attività di produzione, insieme a una cooperativa di professionisti per poter realizzare i nostri giardini».

Sapersi rein

Adattarsi ai cambiamenti, trasformarsi per crescere: questo quello ha fatto Mati e, forse, anche la prospettiva futura del settore tutto di Rachele Pozzato
24 N°036 IL CANTIERE | intervista

L A CAPACITÀ DI GUARDARE OLTRE

Un bell’esempio, insomma, di come fare di necessità virtù, visto che Mati è poi riuscita a rimanere tra i nomi storici e di successo del settore del verde. Una capacità, però, di guardare oltre e stare al passo con le richieste di una società e di una filiera in continua e veloce trasformazione, che non si è fermata. È proprio dall’esperienza della progettazione, infatti, che nasce l’idea dell’Accademia: «La richiesta di implementare i nostri servizi con un’offerta formativa è iniziata proprio per “esportare” il modello e l’approccio Mati, una richiesta che ci è arrivata dalla clientela. Così, pian piano, prendendo sempre più forma, siamo arrivati al ventaglio di proposte di oggi, che è davvero ampio e vario. Mettiamo a disposizione i nostri formatori, con il loro bagaglio di conoscenze e competenze, per fare da guida in un percorso fatto di teoria e pratica.

I corsi sono sempre tenuti

Se vuoi saperne di più, visita il sito accademiadelgiardino.it

da professionisti, quali architetti paesaggisti, agronomi, naturalisti e tecnici del verde, da capo giardinieri nostri collaboratori e anche da noi tre. Chi segue i nostri corsi ha modo di confrontarsi con la realtà della botanica, in un grande e complesso giardino contemporaneo, un orto, un terreno laboratorio sperimentale, un giardino terapeutico e uno in permacoltur. L’idea è quella di coprire quante più esigenze possibili, e negli anni, devo dire, i risultati ci sono stati».

LO DELLASPARTIACQUE PANDEMIA

Come per moltissime altre realtà però, della filiera verde ma non solo, le dinamiche si sono trasformate con l’arrivo della pandemia da Covid-19 e dei mesi di lockdown. «In termini aziendali, per noi, con l’emergenza sanitaria c’è stato un grande balzo in avanti. Già da prima avevamo iniziato a sperimentare la modalità della didattica a distanza, che abbiamo implementato in quei mesi. Le richieste sono state numerose, e tutt’oggi la partecipazione è molto larga, a volte

IN DIALOGO CON L’INNOVAZIONE

Fondamentale per l’esperienza di Mati è senza dubbio un attento sguardo al futuro. In quest’ottica, il contatto con il mondo della ricerca vuole essere intenso, arrivando alla creazione di prodotti innovativi da applicare al settore. Come il progetto Plant Care 4.0, che sarà presentato a MyPlant 2023 si propone di creare un framework operativo, basato su una piattaforma digitale avanzata, capace di acquisire e gestire i dati e le informazioni richieste per portare anche giardini ed aree verdi urbane nella nuova dimensione tecnologica, consentendo la programmazione di interventi mirati ad una maggiore sostenibilità economico-ambientale e un uso consapevole della risorsa verde.

ventare

Francesco Mati, alla guida dell’azienda insieme ai fratelli Andrea e Paolo.
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MATI PER IL SOCIALE

La Cooperativa Sociale Puccini Coversini è un progetto a cui partecipa la divisione di Mati dedicata alla realizzazione dei giardini, Giardineria Italiana, in sinergia con la Cooperativa Sociale Sant’Agostino. Un’opportunità, per persone svantaggiate, di imparare il mestiere del giardiniere e vivaista. Le piante prodotte ed i giardinieri formati si dedicano poi al recupero di giardini pubblici ed aree a verde.

con corsisti che si collegano persino dall’estero. Una bella occasione per favorire uno scambio culturale e di approcci, che nel nostro ambito è fondamentale».

N UOVE SENSIBILITÀ

«Il 2020 ha visto anche trasformare la concezione del paesaggismo stesso. Dopo decenni in cui la professione era stata svalutata, oggi la progettazione del verde viene vista come strategica. Il punto di vista rispetto alla dimensione ambientale si è profondamente trasformato, accogliendo stimoli che dal nostro settore si cercavano di far passare da anni, che sono stati recepiti con forza durante il lockdown. Tutti hanno riscoperto la centralità del verde e l’importanza dei professionisti che lo portano nella nostra quotidianità. Da questo sentire, la contaminazione ha riguardato anche il verde professionale: biodiversità, difesa del giardino, utilizzo di tecnologie innovative per una resa amplificata, sono tutte tematiche che diventano sempre più centrali. Progettare il verde è un’arte che guarda al futuro in qualche modo, bisogna prevederne i risvolti e i risultati, specialmente in un’ottica sostenibile. E così, il verde non è più solo di rappresentanza, ma soprattutto e sempre più spesso è funzionale, legato

DAL GIARDINO…ALLA TAVOLA

Se l’azienda Mati nasce dalla trasformazione di un orto in una produzione florovivaistica, negli anni a venire è stato seguito il percorso inverso. Una parte della produzione è infatti stata riconvertita ad orto, legato al consumo di un ristorante agrituristico in loco. Toscana Fair nasce infatti da un’idea dei fratelli Mati per valorizzare il patrimonio culturale agricolo delle aziende di famiglia, ispirato alla tradizione culinaria del territorio toscano e alla propria produzione di prodotti agroalimentari.

al benessere e alla vita di tutti noi. Si passa da un concetto ornamentale dei giardini, a spazi in grado di connetterci, terapeutici per il quotidiano. Basti pensare che degli studi dimostrano il legame tra il vede e miglioramenti dei disturbi del sonno o alimentari».

I L LAVORO DEL FUTURO

Una visione positiva e ottimista, insomma, quella di Francesco Mati, che non manca però di sottolineare che il rischio che questa inversione di marcia non sia strutturale, resiste: «Un cambiamento così nella società, però, impone una trasformazione anche a livello governativo: è fondamentale insistere perché la figura del giardiniere venga riconosciuta come professionista, che opera a beneficio di tutta la comunità. Per quanto mi riguarda, quello del giardiniere è il lavoro del futuro. I professionisti stessi lo hanno recepito, e la specializzazione è un tassello sempre più importante nella formazione di una figura come questa, ed è diventato un vero e proprio strumento di marketing per molti. In Italia le ondate di cambiamento ci raggiungono sempre con ritardo, ma guardando quanto accade nel mondo è inevitabile che questa rinnovata attenzione al verde venga recepita anche qui come un’esigenza. Per scongiurare che questa rimanga una moda, l’impegno deve essere però anche istituzionale. Il fermento che caratterizza il settore in questo periodo deve trovare corrispondenza anche in una gestione a livello burocratico snella ed efficiente. Insomma, che le intenzioni siano in linea con la messa in pratica di queste politiche, e che il panorama pubblico non rimanga indietro, mentre quello privato progredisce».

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Giardini in

Il segreto per un giardino che sia davvero “naturale” è concepire gli spazi verdi come una rete di relazioni vere e proprie tra le piante, organismi viventi sempre a contatto tra loro e con l’ambiente in cui vengono collocati di Marta Meggiolaro

Il Lurie Garden di Chicago, uno dei progetti di maggiore ispirazione a livello internazionale, è stato quest’anno protagonista del seminario di Valfredda per I Maestri del Paesaggio. Si tratta di un giardino voluto e donato negli anni 2000 dalla famiglia Lurie alla città di Chicago, inserito nel Millenium Park, progettato dal celebre Piet Oudolf e uno dei lavori più conosciuti dell’architettura del paesaggio. Il seminario è stato tenuto da Terry Guen, founder dello studio Chicago Terry Guen Design Associates, e dai garden designer Roy Diblik e Austin Eischeid. I partecipanti al seminario sono stati guidati a comprendere le relazioni tra le piante - la plant community - , e hanno analizzato le pratiche di progettazione e di gestione per ottenere un risultato di alta qualità nel corso del tempo.

L A RELAZIONE TRA LE PIANTE

A guidare Roy Diblik fin dagli anni Novanta nella progettazione, è l’intenzione di creare giardini che

TEMPO DI LETTURA: 6 minuti
Una delle caratteristiche fondamentali nella progettazione è stata l’emozione: è questo che porterà le persone a prendersi cura del giardino.
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connessione

siano innanzitutto relazione: con il paesaggio, con lui, con chi se ne prenderà cura e soprattutto fra le varietà. Insieme, una volontà di valorizzazione della specificità del luogo: «Negli Stati Uniti è normale affidarsi a un architetto paesaggista per allestire un giardino privato o pubblico; il problema è che c’è un grande appiattimento sugli stili e sulle specie che vengono usate e questo genera soprattutto nei parchi pubblici una sorta di straniamento: sono tutti uguali, ovunque. Quindi, mentre sei lì, non capisci dove sei. Cosa manca? Mancano le specie autoctone, la personalità del progettista, il dialogo con il luogo e con il resto del paesaggio». Con questo intento conduce anche il progetto del Laurie Garden, all’interno del Millennium Park di Chicago. Un progetto ambizioso, per cui vengono spesi ben 490 milioni di dollari.

COSTI CONTENUTI

In apparente contraddizione con le cifre investite per il Millennium Park, a cui possiamo aggiungere

15 milioni di budget annuale per la manutenzione, Roy insiste sul fatto che un giardino, per essere bello, non ha bisogno di essere costoso. Sulle cifre, infatti, non sono le piante a incidere per la maggior parte. Gran parte della spesa riguarda la gestione dei rifiuti lasciati dai 20 milioni di visitatori annuali. Economica è però la scelta delle

VIVAI VALFREDDA

Il Millennium Park è costato 490 milioni di dollari e il suo mantenimento costa 15 milioni di dollari all’anno.

Valfredda società agricola è specializzata nella coltivazione di fiori perenni ed erbe ornamentali; l’azienda si trova in Franciacorta e si rivolge a giardinieri professionisti, garden designers e progettisti del verde.

Parte importante dell’attività è lo sviluppo di percorsi di formazione sulla conoscenza e l’uso delle piante erbacee, dedicati ai professionisti, che vedono la partecipazione di figure di spicco a livello internazionale Mauro Crescini, mente del progetto Valfredda, dal 2013 organizza per l’associazione Arketipos seminari e workshop in occasione dell’evento internazionale I Maestri Del Paesaggio. Inoltre, tutti gli allestimenti che costellano Bergamo Alta durante l’evento sono realizzati con le piante di Valfredda.

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Uno degli aspetti innovativi e sperimentali è l’eliminazione della pacciamatura, favorendo l’equilibrio che si crea naturalmente fra le piante messe a dimora e le infestanti.

ARKETIPOS, VALORIZZARE IL PAESAGGIO

Arketipos è l’associazione organizzatrice insieme al Comune di Bergamo, de “I Maestri del Paesaggio”. L’Associazione, senza fini di lucro, nasce con l’intento di promuovere, diffondere e valorizzare la cultura del paesaggio naturale e antropizzato al fine di favorire uno sviluppo sostenibile e, nel contempo, la valorizzazione delle potenzialità di ogni territorio attraverso il coinvolgimento delle discipline dell’architettura del paesaggio, della tutela ambientale e del verde, della creatività e dell’arte e la formazione di professionisti e cittadini in genere.

piante operata da Roy. Si tratta innanzitutto di piante autoctone, che possono moltiplicarsi e propagarsi facilmente nel clima e nel terreno che è loro congeniale. In questo modo, spiega Roy, si crea spontaneamente un equilibrio con le infestanti a cui viene lasciato poco spazio e che entrano a far parte del disegno, della texture del paesaggio. Il secondo punto è scegliere piante economiche da mantenere. A Chicago questo ha portato a scelte precise, perché il clima è estremamente piovoso e in inverno molto freddo.

INTERAZIONI TRA MISCELE

A partire dall’idea di creare una vera e propria comunità di piante, «un sistema sociale, in

cui tutto collabora», l’esperienza del Millennium Park, anche nella sua estensione, ha permesso di sperimentare moltissimo. L’ispirazione è giunta dalla foresta boreale: «Lì in un metro quadro convivono 14, 16 specie, in una combinazione caotica, ma sana». Per questo, Roy ha scelto di non lavorare per blocchi di colore, ma per miscele: piccoli gruppi di piante che coprono più velocemente il terreno e che si diffondono entrando in armonia con le altre: «Una pianta è come una nota: da sola è bella, ma il punto è come la metti con le altre».

CONDIVIDERE LE CONOSCENZE

Gli ingredienti per un buon giardino, nella visione di Roy, sono collaborazione, partnership, workability. In altre parole, è essenziale la condivisione delle conoscenze e avere come obiettivo il creare un giardino che possa essere mantenuto. Per rendere possibile questo, un ingrediente essenziale nel progetto è l’emozione: «I progetti che non danno emozioni non possono avere successo, e per successo io intendo che le persone vorranno continuare ad occuparsi del giardino che tu gli lasci». Fra gli elementi usati nel giardinaggio che per Roy tolgono più personalità e fascino, c’è la pacciamatura. Una posizione netta, certamente in controtendenza rispetto ad altre scuole di pensiero, ma proprio per questo interessante da conoscere: «La pacciamatura toglie spazio di crescita alle piante e comporta che dopo qualche anno si debba per forza sostituirle. In più, cambia anche la composizione del suolo, lo soffoca». La sua alternativa è una pacciamatura con le foglie cadute in autunno, che permette anche di risparmiare economicamente.

IN BREVE…

Il «Landscape Festival» è un evento di rilievo internazionale dedicato alla promozione della cultura del paesaggio concepito come frutto dell’interazione virtuosa tra uomo e ambiente naturale; si svolge dal 2011 a Bergamo. Ideato dall’associazione senza scopo di lucro Arketipos, e supportato dal Comune, si svolge nella bellissima cornice di Bergamo Alta. Il Festival è dedicato ai Maestri del Paesaggio: i più importanti paesaggisti, architetti e green designer a livello mondiale si incontrano per raccontare la loro filosofia progettuale attraverso allestimenti, talk e testimonianze.

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