Il Giardiniere 037 II° trimestre 2023

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ILgiardiniere

16 pagine di novità tecniche per la manutenzione

IL FUTURO DEL MONDO VERDE

I segreti di Husqvarna sono uno sguardo lungimirante alle prospettive su cui si affaccia il settore. a pag. 16

Voglia di rock garden per giardini a bassa manutenzione

LA NUOVA RIVISTA PER IL GIARDINIERE

Ceora, il robot tagliaerba autonomo a batteria pensato per il taglio automatizzato delle aree più estese.

SERVIZIO A PAG. 31
magazine - II trimestre 2023 PROGETTAZIONE COSTRUZIONE GESTIONE E MANUTENZIONE PROFESSIONALE DEGLI SPAZI VERDI
037 +
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SOLUZIONI
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Questo nuovo numero de parla di futuro, lungimiranza e innovazione. Tre termini che hanno un denominatore comune e un significato concreto nella dimensione professionale del moderno giardiniere. Tre parole, con le loro definizioni e approcci pratici, che diventano propositivi per una cura del verde sempre più puntuale e flessibile alle diverse esigenze, alle diverse committente. Ed è la nostra cover story (pagina 16) che ci porta a riflettere sul tema del futuro, proprio con quello sguardo lungimirante alle prospettive su cui si affaccia il settore , con una sempre maggiore attenzione alla vita professionale dei giardinieri e alle macchine che utilizza e utilizzerà.

Uno sguardo lungimirante che prosegue tra le pagine della sezione SOLUZIONI (pagina 27) , nella quale vi presentiamo nuovi sistemi di alimentazione allo studio in grado di poter superare i motori a scoppio, anche per cantieri in cui sono richieste maggiori prestazioni, oltre a innovativi prodotti in grado di ottimizzare la gestione dell’acqua negli spazi verdi, tema, anche questo, che il moderno giardiniere non deve più sottovalutare. E poi parliamo di design intelligente, come valido alleato per un approccio al lavoro più smart, e di sistemi digital, innovativi software che forniscono un aiuto concreto nelle diverse fasi di intervento della progettazione, a partire proprio dalla resa visiva del progetto.

E per considerarci moderni giardinieri, indipendentemente dalla grandezza dell’azienda e dal giro d’affari , non bisogna smettere di studiare, di informarsi. Ecco perché a pagina 48 vi proponiamo un nuovo saggio fresco di stampa, The cervice garden, un tipo di rock garden caratterizzato da una maggior profondità di coltivazione e questo permette di utilizzare piante che hanno radici più lunghe, in un’ottica sempre di spazi verdi a bassa manutenzione.

E in questa stessa ottica non c’è più spazio all’improvvisazione, ma bensì a uno sguardo concreto verso futuro, lungimiranza e innovazione, e aggiungerei anche informazione, ormai tutti fattori determinati per identificare la figura del nuovo giardiniere.

Q
LA NUOVA RIVISTA PER IL GIARDINIERE SERVIZIO A PAG. 31
EDITORIALE 7 N°037
ILgiardiniere

SIATE GIARDINIERI

Passano sempre più giorni tra una riflessione e l’altra e gli argomenti si affollano, alle volte fino a non essere più in grado di uscire della testa in maniera ordinata. L’avvento della primavera poi è un catalizzatore potentissimo e, così come le piante si risvegliano vigorosamente sotto la spinta della luce e del calore del sole, le parole si affollano sul taccuino degli appunti, fino al momento in cui mi imbatto in una nuova lettura o in un nuovo lavoro che rimettono tutto in ordine. Torno a parlare, in questo mio peregrinare tra le parole, di un argomento che mi sta particolarmente a cuore: il rapporto tra il Giardino, il Giardiniere e l’esperienza quotidiana che facciamo con il nostro lavoro. Non si diventa Giardinieri, si nasce. Lo si è dentro: sono convinto ci debba essere qualcosa nel DNA di ognuno di noi che racchiude una molecola di clorofilla, che in maniera del tutto irrazionale decide di moltiplicarsi e modificare

il nostro punto di vista sulla natura, facendoci maggiormente attenti al mondo circostante, rendendoci curiosi e mai paghi della conoscenza che maturiamo sulle piante. Creando anche in noi quell’ansia che solo un Giardiniere può comprendere quando, creato un giardino, si dispera per il troppo caldo, per la pioggia battente o si rallegra per una fresca giornata primaverile. Il Giardiniere nel suo rapporto con il Giardino è sempre critico, non riesce mai a essere soddisfatto, anche quando tutto sembra perfetto e in sincronia con il suo pensiero, volgendo sempre uno sguardo in direzione di quel punto che non lo soddisfa abbastanza, perché troppo pieno, troppo vuoto, non integrato o a volte troppo bello. Nella quotidianità poi, il problema sono i tempi, ormai non più adatti all’indole fin troppo legata ai tempi della natura. Alla pioggia che ferma o al sole che rallenta. Non appartengono al pensiero del Giardiniere invece cellulari sempre troppo invadenti, allestimenti temporanei, richieste fin troppo assurde da parte di clienti che vogliono giardini o terrazzi asettici, puliti, senza insetti, fiori o foglie.

“...per i paesaggisti e i giardinieri la prima scuola è, si spera, la natura. Devono conoscere le piante, l’ecologia, il suolo, familiarizzare il più possibile con i “materiali” viventi del giardino, come un poeta con la lingua o un compositore con le note e l’armonia, Quindi studiare, leggere, guardare...”
da “Conversazioni sull’erba” di Marco Martella
LA RIFLESSIONE 8 N°037
di Sandro Degni

Il Giardiniere crea bellezza e deve essere in grado di trasmetterla a chi lo interpella, deve insegnare la lentezza, farsi portavoce della storia che c’è dietro a un Giardino, essere in grado di percepire l’anima di un luogo ed esaltarla.

La sua presenza deve sentirsi, come la mano dell’artista che lavora con pennelli e colori o come le parole di un poeta: lasciare il segno, anche se discretamente, dialogare con l’ambiente che lo circonda e trovare compromessi.

Per questo motivo il Giardiniere non deve mai perdere l’abitudine dell’osservazione: un bosco, un incolto, la macchia mediterranea, così come un litorale che guarda il mare, sono le nostre aule e da lì apprendiamo i meccanismi che regolano l’andamento del Tutto. Il Giardino e il Terrazzo sono lentezza e attesa, capacità di percezione del ciclo della natura e accettazione della sconfitta,

terreno di prova e momenti di gioia. Mettete dunque da parte attrezzi rumorosi, lavorazioni a calendario. Impugnate la vostra cesoia, indossate i guanti e siate pronti a mettervi in ascolto, siate curatori, inventori, poeti: siate Giardinieri.

Il Giardino e il Terrazzo sono lentezza e attesa, capacità di percezione del ciclo della natura e accettazione della sconfitta, terreno di prova e momenti di gioia.

PROGETTARE

24 Le Jardin de rêve di Lavinia Raccah ed Edoardo Carconi

26 Tra piante monumentali e secolari di Comitato Fondazione Minoprio

SOLUZIONI

28 Basi solide di Emma Colombo

30 L’era post-combustibili di Rachele Pozzato

32 Un’immagine che vale più di mille parole di Emma Colombo

34 Una barriera di contenimento per il bambù di Rachele Pozzato in collaborazione con Enrico Pinali

36 Il successo dell’esperienza di Margherita Wotton

37 Design intelligente di Emma Colombo

38 Irrigare…con intelligenza di Margherita Wotton

40 Le regole d’oro per un prato in salute di Federico Fagan

41 Taglio da serie A di Rachele Pozzato

gestione

48 Voglia di rock garden di Stefania Medetti

52 Un giardino per la danza e per la musica di Rachele Pozzato

COVER STORY

16 Il futuro del mondo del Verde di Rachele Pozzato

NEW GENERATION

20 Il segreto è osare colloquio di Rachele Pozzato con Paolo Salvalalio

SOMMARIO N°037

N˚ 037 - II TRIMESTRE 2023

DIRETTORE RESPONSABILE

Francesco Tozzi / f.tozzi@laboratorioverde.net

IN REDAZIONE

Alice Nicole Ginosa, Benedetta Minoliti, Rachele Pozzato redazione@laboratorioverde.net

COLLABORATORI

Jessica Bertoni, Lucio Brioschi, Edoardo Carconi, Anita Cavalli, Emma Colombo, Giovanna Cutuli, Sandro Degni, Viola Delfino, Federico Fagan, Francesco Ferrini, Stefania Medetti, Valerio Pasi, Lavinia Raccah, Margherita Wotton, Anna Zottola

GRAFICA

Testo&Immagine snc / testoeimmagine@fastwebnet.it

PRODUZIONE E SEGRETERIA

Katiuscia Morello / k.morello@laboratorioverde.net

PROMOZIONE E SVILUPPO

Stefano Carlin / s.carlin@ laboratorioverde.net

STAMPA IGP Industrie Grafiche Pacini - Pisa

DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE

Edizioni Laboratorio Verde srls, via E. Cosenz 35, 20158 Milano

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Supplemento al numero 206 di Greenup, periodico bimestrale registrato presso il Tribunale di Milano n. 64 del 27/01/1999 – n. R.O.C. 2232. Spedizione Posta Target Magazine autorizzazione LOMBARDIA/00202/02.2014/CONV.

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Labor ator io ver de

Casa editrice specializzata nei settori florovivaismo, garden e interior

AMMINISTRATORE UNICO

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SEGRETERIA GENERALE

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54 L’acqua, la materia della vita di Lavinia Raccah ed Edoardo Carconi

56 Arboricoltura, formazione e certificazioni di Paola Martinelli

58 Strega comanda color… a cura di Rachele Pozzato

60 Giocare con volumi e movimento colloquio di Rachele Pozzato con Francesco Adani

62 Occhi sul Verde di Rachele Pozzato

rubriche

07 Editoriale di Francesco Tozzi

08 La riflessione di Sandro Degni

43 News Brevi dal mercato

46 Libreria a cura di Rachele Pozzato

66 L’opinione di Anna Zottola

UNIVERSO IL giardiniere

14 Chi siamo, cosa facciamo e le info utili per entrare in contatto con noi

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Ceora, il robot tagliaerba autonomo a batteria pensato per il taglio automatizzato delle aree più estese. In collaborazione con Husqvarna

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Sandro Degni R giardiniere professionista di lunga data, esperto di terrazzi e spazi urbani

Francesco Ferrini R Professore di Arboricoltura e coltivazioni arboree all’Università di Firenze e presidente del Distretto Vivaistico-Ornamentale di Pistoia, accademico e divulgatore scientifico

Valerio Pasi R agronomo specializzato principalmente in verde ornamentale e pianificazione del territorio per gli aspetti legati all’agricoltura e alle foreste

Sara Lavinia Raccah R architetti del paesaggio, anime dello Studio Urka di Roma ed Edoardo Carconi

Anna Zottola R agronoma con esperienza di ricerca, docenza e gestione della Scuola di Minoprio; oggi si occupa di consulenza per progetti di formazione e sviluppo del verde

LA NUOVA RIVISTA PER IL GIARDINIERE SERVIZIO A PAG. 31 ILgiardiniere magazine II trimestre 2023 PROGETTAZIONE COSTRUZIONE GESTIONE E MANUTENZIONE PROFESSIONALE DEGLI SPAZI VERDI N° 037 + TENDENZE Voglia di rock garden per giardini a bassa manutenzione + SOLUZIONI 16 pagine di novità tecniche per la manutenzione COVER STORY IL FUTURO DEL MONDO VERDE segreti di Husqvarna sono uno sguardo lungimirante alle prospettive su cui si affaccia il settore. a pag. 16 COVER STORY realizzata in collaborazione con
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14 N°037 UNIVERSO IL giardiniere
Informazione mensile ILgiardiniere SMART

Il futuro del mo

del Verde

I segreti di Husqvarna sono uno sguardo lungimirante alle prospettive su cui si affaccia il settore, attenzione ai professionisti e macchine efficienti: proprio come Ceora, il robot elettrico pensato per il taglio automatizzato delle aree più estese di Rachele Pozzato

TEMPO DI LETTURA:

6 minuti

Innovazione e tecnologia come motori per una cura del verde sempre più puntuale e flessibile alle diverse esigenze. Questi i principi che hanno portato alla realizzazione di Ceora, la soluzione di taglio autonoma sviluppata da Husqvarna per gli spazi più ampi. La novità sostanziale di questo prodotto sta tutta, infatti, proprio nella vastità dell’area che può coprire, molto più ampia rispetto alla gamma già esistente in casa Husqvarna. Una rivoluzione delle operazioni dei professionisti del verde che, con Ceora, passa anche per le modalità: taglio

sistematico e confini virtuali permettono infatti una gestione più semplice delle superfici, pur garantendo risultati competitivi, in tempi stretti. Un robot tagliaerba che è poi anche attento all’ambiente circostante: sia in termini di silenzio, accrescendone il potenziale, sia in termini di sostenibilità.

GLI ASPETTI TECNICI

Ceora è stato progettato proprio pensando ad ampie aree, come i campi sportivi, con il suo taglio sistematico su file parallele con pattern specifici scelti dall’utente.

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Visita il sito husqvarna.com per saperne di più.

ndo

Epos, Ceora è insomma una soluzione di taglio autonoma all’avanguardia, grazie alla navigazione satellitare delle aree di lavoro, piuttosto che delle zone da evitare per assicurare flessibilità ed efficacia con una gestione completa delle operazioni, direttamente da smartphone.

I L VALORE DELL’ESPERIENZA

Un prodotto frutto dell’esperienza dell’azienda, attiva nell’ambito del robot dal 1995. La storicità, il background tecnico, la qualità dei prodotti e la necessità di rendere sempre più sostenibile anche lo sfalcio dell’erba in ambito professionale, ha fatto sì che da alcuni anni Husqvarna sia diventata anche tra i brand di riferimento nell’ambito dello sfalcio robotizzato professionale. Il potenziale di Ceora è evidente dai suoi vantaggi» ci racconta Nicolò Barbato, Pro Robotic segment manager di Husqvarna, «come la riduzione dei costi di gestione, sia in termini di macchine operatrici, per il carburante o la manutenzione, sia per il personale impegnato nella cura del verde. Vi è infatti una carenza di professionisti dedicati nei settori in cui è richiesta una forza lavoro specializzata, e l’utilizzo di robot tagliaerba permette di reinvestire il personale disponibile in lavori più professionalizzanti e di maggior pregio per le stesse strutture».

È possibile definire le aree di lavoro e impostare un programma, specificando i tempi di taglio e le altezze dell’erba tra 20 e 70 millimetri, con il piatto M e dai 10 ai 60 millimetri con il piatto L. Supportato dalla tecnologia Husqvarna

I benefici però investono anche l’ambito della sostenibilità, riducendo in modo significativo l’impatto ambientale, rispetto alle più tradizionali macchine con motore endotermico, alimentate a benzina o gasolio. Se si pensa poi ai centri abitati o tutti quei contesti in cui sono necessarie limitazioni di orario, Ceora e i robot professionali Husqvarna Automower permettono di abbattere queste criticità e ridurre i tempi di operazione.

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R IVOLUZIONARE

L’ESPERIENZA DI TAGLIO

«Venendo agli aspetti più tecnici di questo robot, tra le principali svolte c’è senza dubbio quella del peso: soprattutto in ambito sportivo, infatti, la compattazione del terreno rappresenta spesso un problema non indifferente, poiché comporta lavorazioni straordinarie per non inficiare le prestazioni del terreno in termini di areazione, struttura, drenaggio e scambi di nutrimenti. Il peso ridotto di Ceora, invece, con i suoi 70 chili contro i 600-1000 delle macchine tradizionali, risolve questa criticità. Ottimizzata è poi anche la qualità del taglio, con la possibilità di tagliare da 10 a 60 millimetri, con il piatto L, si permette infatti anche la gestione dei tappeti erbosi più esigenti». Non indifferente è poi la comodità di gestire tutto tramite dispositivi mobili o fissi, con gli Husqvarna Fleet Services, continua Nicolò Barbato: «il taglio tradizionale con operatore a bordo non permette queste modalità di intervento. Nello specifico, da remoto è possibile gestire tutte le funzioni del robot: dalla regolazione della programmazione del lavoro, alla modifica dell’orario e della frequenza di taglio, fino al pattern e alla definizione delle aree da tagliare».

SINERGIA VINCENTE

Quello di Husqvarna verso innovazione e sostenibilità è quindi un impegno concreto, che l’azienda rispetta con la proposta di prodotti proprio come Ceora. Se una spinta e uno sguardo

FOCUS SOSTENIBILITÀ

al futuro sono certamente necessari da parte delle aziende produttrici, è sempre necessario anche trovare terreno fertile tra la platea di clienti e professionisti. La vera rivoluzione verso una filiera più tecnologica e più attenta all’ambiente deve infatti venire da chi, sul campo, utilizza poi le macchine che il mercato offre. Proprio per questo, quella tra l’azienda svedese e il Golf della Montecchia, nel padovano, ha rappresentato una

Per Husqvarna l’attenzione all’ambiente è valore intrinseco e storico, con un processo di riduzione dell’impronta di CO2 intrapreso ormai da anni e che interessa tutti gli aspetti della filiera, dal ciclo produttivo agli ambienti in cui le diverse linee e gamme vengono realizzate, finanche agli ambienti di lavoro dei dipendenti e all’impiego di prodotti ecosostenibili. L’obiettivo, però, è quello di traslare questo approccio anche ai clienti finali. Gli stessi professionisti, infatti, guardano alla sostenibilità in modo sempre più proattivo, imparando a comprendere a fondo i vantaggi delle nuove tecnologie in questo ambito, oltre che come mezzo per incrementare il proprio business. I prodotti a batteria consentono infatti un miglioramento concreto del lavoro, senza gas di scarico diretto e riducendo i costi di manutenzione e gestione delle macchine.

Visita la pagina dedicata!
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Nicolò Barbato, Pro Robotic segment manager.

partnership efficace. Quello di Montecchia è infatti un centro che storicamente guarda ad avanguardia e nuovi sistemi, utilizzando il loro campo come vero e proprio laboratorio. In collaborazione con le Università di Padova, Bologna e Pisa, insieme alla Federazione Italiana Golf, infatti, qui da aprile si sta testando scientificamente l’efficacia di Ceora. Sulla fairwway, divisa in due, operano su una metà il robot automatizzato, sull’altra una macchina tradizionale per lo sfalcio del prato. L’obiettivo è quello di misurare i vantaggi, o gli svantaggi, a livello economico, di sostenibilità e di qualità dell’utilizzo di Ceora.

Per saperne di più sul Golf della Montecchia, visita il sito golfmontecchia.it

TESTARE I VANTAGGI SUL CAMPO

«Il risparmio e l’attenzione ambientale sono già evidenti anche da prove realizzate all’estero, che nella nostra esperienza non possiamo fare altro che confermare», ci racconta Alessandro De Luca, agronomo e consulente di tappeti erbosi, che si occupa della cura del manto a Montecchia.

«I benefici in termini di sostenibilità stanno tutti, ovviamente, nel fatto che Ceora si alimenta a batteria e non richiede l’impiego di carburanti inquinanti. Un aspetto che immediatamente si traduce anche in un risparmio economico, perché si risparmia sull’alimentazione. In un campo da golf poi la manutenzione rappresenta uno dei costi più alti: quasi 10 ettari di terreno per 27 buche richiedono una manodopera non indifferente. Con un robot automatizzato è possibile quindi impegnare gli operatori in altre attività che richiedono più attenzione, di rifinitura e precisione. L’economia si fa sia a livello monetario, quindi, che di tempo ed energie. A parità di costo di manodopera si ottiene un campo più bello, che produce più turismo, la linfa vitale di un centro come questo». «Da verificare, invece, ed è proprio su questo che si concentrano gli studi che stiamo portando avanti, il livello di qualità raggiungibile con una macchina come questa per la cura del verde. A confronto, in particolare, ci sono il taglio elicoidale dei macchinari tradizionali, contro quello rotativo di Ceora. Il taglio a forbice è noto per la sua efficacia, senza dubbio, ma i presupposti perché la qualità garantita risulti alta, portando a risultati anche migliori nel complesso, ci sono tutti».

Alessandro De Luca, agronomo e consulente di tappeti erbosi presso Golf della Montecchia.
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Il segreto

Così ci racconta Paolo Salvalalio, giovane professionista del bergamasco che si approccia alla progettazione spinto da curiosità e attenzione alla natura e al territorio colloquio di Rachele Pozzato con Paolo Salvalalio

Paolo Salvalalio non è solo un giovane progettista di giardini – 28 anni quest’anno –, ma, come si legge anche nella sua bio Instagram, è prima di tutto un appassionato di piante. Ed è proprio questa sensibilità verso la dimensione vegetale, nel suo approccio al settore, a fare la differenza per i professionisti.

L’IDENTIKIT

Paolo Salvalalio è un giovane progettista di giardini, classe 1995. Opera nella sua zona d’origine, la Pianura bergamasca, dopo la formazione a Fondazione Minoprio. Lì, dopo i primi cinque anni, si è anche specializzato come Tecnico del verde, senza poi trascurare i momenti di aggiornamento e formazione anche negli anni di attività.

Ci racconti un po’ del tuo percorso?

«Da quando sono piccolo vivo immerso nel Verde, dunque quando è arrivato il momento di decidere il mio percorso non ho avuto molti dubbi. Tutto è iniziato da mio papà, anche lui giardiniere, che ha un’attività e fin da piccolo mi portava con sé a visitare vivai e giardini, ma anche direttamente sul campo quando svolgeva interventi o manutenzioni. Al liceo, così, mi sono subito iscritto a Fondazione Minoprio per seguire le sue orme. Lì, dopo i primi cinque anni, ho completato il mio percorso con il biennio per specializzarmi come Tecnico del verde. Anni di formazione preziosi, di cui riconosco il valore specialmente oggi che pratico questa attività.»

Di cosa ti occupi nello specifico oggi e cosa porti nel tuo lavoro quotidiano dei tuoi anni di formazione?

TEMPO DI LETTURA: 5 minuti
NEW GENERATION

è osare

«Mi occupo della realizzazione di giardini e spazi verdi, dalla progettazione alla manutenzione. È un settore talmente tanto ampio che durante gli anni di studio non si ha il tempo materiale di approfondire ogni nozione. Poi le informazioni che tornano utili, almeno nella mia esperienza, dipendono anche molto da cosa ci si occupa e dal tipo di approccio che si ha sul campo. È lì che, certamente a partire da una solida base teorica, si affinano le competenze che davvero ci servono.»

E il tuo approccio per cosa si caratterizza?

«Al centro della progettazione per me sta la biodiversità. Trovo sia fondamentale osservare la natura e imparare ad apprendere da essa: assecondare il convivere di diverse specie che possano portare beneficio anche a livello di

composizione del terreno e attirando animali e insetti. Il rispetto della natura nei suoi equilibri genera a un circolo che è alla base del nostro lavoro. Il mio è un approccio che si rifà all’idea del giardino mediterraneo, basata però più sull’aspetto climatico che non su quello estetico.»

Visita il suo profilo social per scoprire di più sui suoi lavori.

In che modo il clima influenza questo lavoro, specialmente nell’ultimo periodo?

«Quando si parla di clima uno dei temi principali è quello dell’acqua. Bisogna partire dal presupposto che per ogni giardino è una risorsa fondamentale e imprescindibile. Per risolvere il problema attuale bisogna iniziare lavorando sul terreno: aggiungere qualcosa di drenante, per permettere all’acqua di scendere in profondità e scegliere piante adatte a questo tipo di contesto. Sono anche le specie, infatti, che stanno cambiando insieme al clima. Oggi, ad esempio, un acero in pieno sole si ammala: anche le aree in pianura, come quella dove opero io, si stanno ormai trasformando in vere e proprie zone mediterranee.

E il territorio, invece, come influisce sui tuoi interventi?

«Sono otto anni ormai che faccio questo mestiere, specialmente nella mia zona, la Pianura bergamasca

21 N°037

appunto. Tendo sempre a utilizzare specie che crescono nel territorio: non mancano mai, per esempio, gerani ed Erigeron, che resistono anche in pieno sole. E da lì poi, a seconda del contesto, lego tutto il resto. Tra i punti di forza di una zona come questa c’è poi sicuramente il fatto di ritrovarsi spesso a lavorare su fazzoletti di terra ristretti, quelli tipici delle villette a schiera, che permettono di curare i dettagli più di quanto si possa fare in giardini più estesi. Di contro, non hanno quasi mai sistemi di irrigazione e questo spesso è motivo di scontro con i clienti, che a volte ancora faticano a investire in questo aspetto.»

A proposito di clienti, non trovi quindi una sensibilità diversa rispetto a qualche anno fa? «No, al contrario: soprattutto dopo la pandemia c’è molta più attenzione a questa dimensione, anche se c’è bisogno di essere indirizzati molte volte. Sicuramente, molta più apertura rispetto a qualche anno fa. C’è poi certamente una tendenza a investire di più, ma per risparmiare nel lungo termine. Questo è un aspetto a cui tengo anche io moltissimo: la sostenibilità deve essere anche a livello economico, non solo ambientale. L’obiettivo è creare giardini in grado di mantenersi nel tempo. La vera differenza si sente però a livello generazionale, e anche tra gli addetti ai lavori:

con molti è difficile ragionare e far passare teorie più attente a istanze sostenibili, mentre tra i miei coetanei e le generazioni più giovani sono concetti che trovo decisamente più radicati. I risultati, però, insistendo, arrivano sempre.»

Ci sono progetti a cui sei legato? Errori che invece non commetteresti più?

«Errori ne facciamo tutti molti, ed è da lì che bisogna imparare. Per non ripeterli però bisogna prima essere in grado di ammetterli, quindi comunque non rinnego nulla anche dei primi passi mossi in questo ambito. I progetti a cui sono più affezionato sono però senza dubbio quelli in cui ho osato di più, sperimentando. Sono anche quelli che torno più spesso a visitare, proprio per vedere come si comportano nel tempo e capire dove poter migliorare.»

Che consiglio daresti a chi si affaccia a questa professione?

«Consiglio di non limitarsi a quello che c’è qua ma di viaggiare, soprattutto in Inghilterra dove c’è una cultura per il verde che qui in Italia ancora manca. È proprio l’approccio, lì, a essere differente: l’idea stessa, la concezione del giardino e di conseguenza l’importanza che gli si attribuisce. Anche i diversi bonus e incentivi che ci sono ultimamente a livello istituzionale nel nostro Paese, per esempio, sicuramente sono un aiuto, ma ancora non penso servano a invertire davvero la rotta sulla concezione del settore e risvegliare un’attenzione al verde laddove non c’è. Per fare questo mestiere invece è necessario allenare questa sensibilità. Avere sete di scoprire e di mettersi in gioco. Alla fine siamo degli artisti, non possiamo limitarci a copiare quello che abbiamo visto o che sappiamo funzionare: bisogna sperimentare, osare.»

NEW GENERATION 22 N°037

TEMPO DI LETTURA:

3 minuti

LE JARDIN DE RÊVE

Il progetto che vi presentiamo in questo numero nasce dalla collaborazione con la Icol srl, un’azienda leader nel settore dei legnami. L’installazione progettata da Studio Urka per il Festival del Verde e del Paesaggio ha come scopo quello di ricreare un prototipo di uno spazio esterno dove l’utilizzo del legno da esterno della Kebony (materiale sostenibile che non necessita di manutenzione), venisse utilizzato per la creazione di numerosi elementi in giardino. Sono stati progettati

pertanto una pedana in legno, lateralmente due grandi fioriere con lo stesso legno di piante ornamentali, sullo sfondo una fioriera di Aceri e a chiudere un meraviglioso pannello effetto corten retroilluminato con intarsi a tematica naturale, che facesse da sfondo all’intera installazione e adornasse le due cupole dell’Auditorium di Renzo Piano. Sulla pedana una seduta e un tavolino con dentro una vasca d’acqua, insieme a un tavolo da pranzo, delle poltroncine e una raffinata illuminazione adornano il tutto.

Schermare il vuoto centrale e mettere in risalto le due cupole laterali dell’Auditorium di Renzo Piano.

prima

L’ideaL’installazione rappresenta un prototipo di uno spazio esterno dove il fulcro centrale sta nell’utilizzo di materiali sostenibili in giardino per la creazione di arredi e pedane su misura, bordure di contenimento per aiuole, frangivista in giardino e pannelli decorativi retroilluminati a incorniciare la vista e scaldarne lo spazio esterno. Tra le scelte progettuali rientrano la volontà di creare un contrasto visivo tra materiali, attraverso l’utilizzo di piante e arredi dai colori sgargianti e sufficientemente vivaci.

PROGETTARE | prima&dopo 24 N°037
Pavimentazione in cemento molto funzionale, ma non adatta all’installazione.

Materiali sostenibili al centro di un’installazione che punta a incorniciare il contesto e lo spazio a disposizione, creando un contrasto tra i diversi elementi

di Lavinia Raccah ed Edoardo Carconi

Valorizzazione delle Cupole dell’Auditorium con la creazione di un pannello retroilluminato effetto corten con intarsi a tematica naturale.

dopo

Per saperne di più sul progetto vai al sito studiourka.com

GLI AUTORI

Lo Studio Urka - Studio di Architettura del Paesaggio, composto dagli architetti del paesaggio Lavinia Raccah ed Edoardo Carconi, con base a Roma, si occupa di progettare e realizzare spazi esterni per committenza pubblica e privata. Tra i punti di forza dello Studio vi sono l’estrema creatività mista a una sapiente conoscenza tecnica e al non volersi mai accontentare di realizzazioni mediocri.

Installazione di una pedana in legno da esterno con materiale sostenibile che non necessita di manutenzione.

Jacopo Giudici è un ex studente della Formazione Professionale della Fondazione Minoprio, diplomatosi nel 2019, che oggi lavora come tirocinante presso il Parco

Guerrieri Gonzaga, un giardino storico del network Grandi Giardini Italiani a cura del Comitato di redazione Fondazione Minoprio

Durante i tirocini scolastici, ha svolto le mansioni di vivaista, fiorista, progettista e manutentore del verde nella zona di Milano. Appassionatissimo di piante, per la tesina di terza si è occupato dei giardini pensili e del verde nelle città, mentre il quarto anno ha trattato le piante succulente. Parliamo dell’ex studente Jacopo Giudici che, dopo il diploma nel 2019, oggi è giardiniere tirocinante in un giardino storico. La scuola di Minoprio ha fornito a Jacopo le basi che ora mette in pratica al lavoro e che gli permettono di affrontare nuove e stimolanti esperienze lavorative. In particolare, ricorda le lezioni del professor Tiziano Bianchi che gli ha trasmesso la sua grandissima passione per il mondo vegetale. Oggi, invece, frequenta un corso ITS di Tecnico Superiore del Verde presso la Fondazione “Edmund Mach” di San Michele all’Adige (TN) e, da circa

un mese, lavora come tirocinante presso il Parco Guerrieri Gonzaga, nel Comune di Villa Lagarina (TN), vicino a Rovereto, in Trentino-Alto Adige. Il Parco, anche se poco noto, è uno dei più estesi del Trentino-Alto Adige, con i suoi circa tre ettari e mezzo e fa parte della rete dei Grandi Giardini Italiani. Dopo che è stato aperto al pubblico sono iniziati importanti lavori di ripristino e riordino del verde ed è stato necessario assumere giardinieri da impiegare a tempo pieno.

Il giardino ha uno stile romantico molto suggestivo, riconducibile a quello all’italiana. Questo è composto da differenti ambienti, quali il Belvedere, da cui si può osservare il magnifico panorama, la Valletta, una parte più bassa e scavata e la Grotta Ghiacciata, con un suggestivo laghetto che accoglie acqua sorgiva. La parte più interessante è la Limonaia più settentrionale d’Italia, implementata all’epoca dai Conti di Lodron. Lo scorso anno sono stati ripiantumati i limoni allevati a spalliera, mentre nella serretta adiacente si trovano i limoni in vaso. Il giardino è composto prevalentemente da piante monumentali e secolari; tra le principali essenze vegetali presenti si annoverano sofore, faggi, tigli e bossi, oltre a ortensie e particolari varietà di evonimo a foglia lucida.

La manutenzione è ora affidata a due tirocinanti, di cui uno è Jacopo, al capo giardiniere e, saltuariamente, ad altre tre persone. Solitamente il lavoro per Jacopo inizia alle 8 con la soffiatura delle strade, la tiratura della ghiaia, a mano o con il trattore e i lavori di irrigazione. Questa è quasi completamente manuale, anche se è presente un impianto molto rudimentale. Secondo Jacopo, svolgere la mansione di giardiniere in un giardino storico è molto stimolante perché si è circondati da piante e fiori che hanno da raccontare storie di tempi passati.

Tra piante monumentali e secolari

Jacopo Giudici.
26 N°037 PROGETTARE | formazione in collaborazione con

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