Il giardiniere 009 - Marzo - Aprile 2018 Complete

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giardiniere

vo o nu

PROGETTAZIONE COSTRUZIONE GESTIONE E MANUTENZIONE PROFESSIONALE DEGLI SPAZI VERDI

N° 009

IL

Marzo – Aprile 2018

+PIANTE ARBOREE Le specie più efficaci contro il particolato atmosferico

+SIEPI

Strumenti e tecniche per saperne di più

*

Abbattimenti degli alberi, come districarsi tra normative e regolamenti comunali

PRINCIPE GIARDINIERE Intervista a un giovane italiano al lavoro alla Reggia di Versailles

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PROFESSIONE

QUALCOSA È CAMBIATO

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EDITORIA LE/1

Questo nuovo numero de ILgiardiniere è ricco di novità. Novità importanti, perché qualcosa è cambiato sotto il profilo legislativo e, come ben si sa, anche la professione del manutentore del verde ha il suo albo. Infatti, dopo l’accordo in Conferenza Stato-Regioni, è stato approvato il decreto attuativo dell’articolo 12 (Legge n. 154/2016) e definita così la figura del LA NUOVAdi RIVISTA giardiniere. 180 ore di formazione, cui 60 di pratica: queste l’essenza del PER IL GIARDINIERE percorso formativo. Un primo passo avanti che fa bene al settore, fermo restando che il settore si responsabilizzi in quest’ottica, seguendo la via della professionalità (e della legalità). E una professione l’ha dovuta imparare anche Giovanni Delù, prima di arrivare alla Reggia di Versailles. Leggetela la sua storia, che sembra quasi una favola: un giovane che lascia il Monferrato e diventa giardiniere di uno dei giardini più famosi del mondo. Vita vera, sudata e conquistata. Sul campo. Una bella intervista, piena di speranza. Poi c’è spazio per tanti prodotti e nuove soluzioni e, se vogliamo, anche queste potremmo definirle delle storie. Storie di imprenditori che investono (e scommettono!) per offrire agli utilizzatori soluzioni sempre più performanti, utili per il lavoro di tutti i giorni in cantiere. Novità che arrivano anche dall’ultimo Myplant & Garden – tra le altre cose, un gran successo – fiera che si è rivelata un punto di riferimento anche per il settore del giardinaggio professionale. Andate alla sezione Smart, è straricca di nuovi prodotti. Parliamo ancora di professionalità con Valerio Pasi, grazie al suo articolo sulle norme per gli abbattimenti degli alberi, nel quale ci aiuta a districarsi tra semplificazione normativa e regolamenti comunali, così da organizzare al meglio il lavoro. Ma, ahimè, dal suo articolo emerge un dato sconfortante, perché non sono molti i Comuni italiani dotati di un regolamento d’uso del verde privato (circa il 15%) e molti di essi possiedono regolamenti obsoleti. Quindi c’è spazio, spazio per migliorare! Per fare crescere il settore, che è sulla buona strada, perché non si è mai sentito parlare così tanto di green. È con questo spirito che qui a ILgiardiniere facciamo il nostro lavoro, continuando a produrre contenuti concreti, utili. Pratici. SERVIZIO A PAG. 31

di Francesco Tozzi LA NUOVA RIVISTA PER IL GIARDINIERE

@Lab_VERDE SERVIZIO A PAG. 31

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EDITORIA LE | 2

VERDE VERT VERDE RAMP

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n questi ultimi anni, anche in Italia, sempre più aziende propongono soluzioni di coperture di facciate con il verde. È una tendenza che sta diventando una moda; un fenomeno interessante da osservare se porta in sé una maggior coscienza, conoscenza e rispetto di Madre Natura. È vero che una facciata verde contribuisce a catturare le polveri sottili, garantisce una seconda pelle all’edificio migliorando l’isolamento termico e riducendo il costo energetico: la traspirazione delle piante, infatti, raffresca l’aria e l’intercapedine ne favorisce la circolazione. C'è anche un abbattimento acustico e

Una facciata verde contribuisce a catturare le polveri sottili, migliora l’isolamento termico e riduce il costo energetico

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di riverbero, tipico delle superfici vetrate, e, laddove c’è una “povertà architettonica”, dona una qualità estetica. Queste considerazioni possono essere attribuite sia che si parli di verde verticale che di verde rampicante? Che differenza c’è tra le due definizioni? Per verde verticale si intende una parete verticale coltivata con specifiche specie microterme o macroterme di arbusti o erbacee, fatte radicare tra due strati di materiale fibroso ancorato alla parete con un approvvigionamento idrico studiato. Spesso sono delle vere e proprie opere d’arte di grande dimensioni, il cui massimo esponente è Patrick Blanc. Possono essere realizzate in loco, oppure esistono dei pannelli modulari di piccole dimensioni già inerbiti e pronti per essere posati su ossatura in alluminio. Naturalmente c’è un costante controllo della sua crescita per mantenere l’effetto desiderato e la frequenza della manutenzione


ICALE O ICANTE? può essere ridotta dall’uso di sistemi di fertilizzazione automatizzati, che arricchiscono l'acqua con elementi nutritivi, fungicidi e antiparassitari. Mentre il verde rampicante è costituito da specie rampicanti che hanno la necessità di essere supportate da graticci, oppure montate semplicemente con distanziatori che garantiscono l’arrampicata della pianta senza intaccare la parete. Diverse sono le specie a seconda delle necessità di esposizione e di latitudine. Il loro fusto lungo e flessibile si colora o si

spoglia a seconda della stagione, avvolge e veste tutto ciò che incontra, per cui la manutenzione è costituita da potature di contenimento. Il loro approvvigionamento idrico avviene al piede evitando i ristagni d’acqua, e siccome vengono messe a dimora in terra, la cui profondità dipende dalla specie, necessitano di concime organico. L’acqua piovana sfama la sete e il tempo aiuta nella crescita, veloce o lenta... e il verde si prende il suo tempo. Verde verticale o verde rampicante? Quale proporre? Dipende molto dall’effetto che si vuole creare e dal costo economico che il cliente vuole sostenere; tuttavia esiste anche un altro aspetto importante da considerare: si vuole dominare la natura, imponendole una “staticità” vegetale, oppure ci si affida alla natura, guidandola e lasciandola crescere al meglio delle sue potenzialità? Quale dei due sistemi promuove un'ecologia e biodiversità del paesaggio? A voi la riflessione e l’approfondimento!

di Marilena Baggio

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Il cantiere

12

Qualcosa è cambiato

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Principe giardiniere

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Come leggere la legge

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Varietà e consistenza. Siepe formale o mista?

di Daniela Stasi

colloquio con Giovanni Delù di Daniela Stasi di Valerio Pasi

di Anna Piussi

smart 30 Protettori del terreno

di Viola Delfino

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Forte e robusto

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Cammino luminoso

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Più spazio in verticale

di Nora Adamsberg di Irene Nuvola

di Daniela Stasi

36 Fiori per tre stagioni

di Nora Adamsberg

38 Più smart, più semplice

di Viola Delfino

40 Colore in giardino

SOMMARIO N°009

di Irene Nuvola

gestione 42 Fare giardini diminuisce il crimine

di Francesco Accatino

46 Mangia-inquinamento

testo e foto di Camillo De Beni

50 La grande bellezza

di Daniela Stasi


DIRETTO DA Francesco Tozzi / f.tozzi@laboratorioverde.net IN REDAZIONE Marta Meggiolaro / redazione@laboratorioverde.net Daniela Stasi / d.stasi@laboratorioverde.net COLLABORATORI Francesco Accatino, Nora Adamsberg, Marilena Baggio, Giorgio Barassi, Jessica Bertoni, Lucio Brioschi, Jurg Burger, Gabriele Cantaluppi, Camillo De Beni, Viola Delfino, Stefania Medetti, Irene Nuvola, Valerio Pasi, Anna Piussi, Matteo Ragni PROGETTO E GRAFICA Francesco Fedelfio / francesco.fedelfio@gmail.com

di Marilena Baggio

58 Alto valore ornamentale

di Gabriele Cantaluppi

60 Per fare colpo

di Matteo Ragni

61

Giro d’Italia

62

di Irene Nuvola

Specchio del settore di Francesco Tozzi

rubriche 05 Editoriale/1

di Francesco Tozzi

06 Editoriale/2

di Marilena Baggio

26 News 28 Focus 64 Prontuario

SEGRETERIA E TRAFFICO Katiuscia Morello / k.morello@laboratorioverde.net STAMPA All Graph System srl, Via Verbano 138, 28100 Novara (NO) DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Edizioni Laboratorio Verde srls, via Pasubio 16, 21020 Brebbia (VA) Tel. 0332 989211 - fax 0332 773850 www.laboratorioverde.net - info@laboratorioverde.net DIRETTORE RESPONSABILE Francesco Tozzi Flortecnica e vivaismo, periodico mensile registrato presso il Tribunale di Piacenza n. 275 del 8/03/1977 – n. R.O.C. 15/171. Spedizione Posta Target Magazine autorizzazione LOMBARDIA/00202/02.2014/CONV.

Flortecnica e vivaismo è organo ufficiale di G.F.A. e associato a Horti Media Europe. ASSOCIATA AD

e d i z io n i

scoperte 54 Imparare dalla storia

PUBBLICITÀ E SVILUPPO Matteo Ragni / m.ragni@laboratorioverde.net Stefano Carlin / s.carlin@ laboratorioverde.net

Laboratorio

verde

Edizioni Laboratorio Verde srls edita i seguenti prodotti: • GreenUp • Flortecnica e vivaismo • Bio Agenda • Greenstyle • Bio Calendario Rappresentante e collaborazioni: • Blossom Zine Edizioni Laboratorio Verde srls, titolare del trattamento dei dati relativi ai destinatari della presente pubblicazione, informa che le finalità di tale trattamento sono rivolte a consentire l’invio della presente rivista, e/o altre di propria edizione, allo scopo di agevolare l’aggiornamento dell’informazione tecnica, nonché alle operazioni necessarie alla gestione amministrativa e contabile dell’abbonamento. Edizioni Laboratorio Verde srls riconosce e garantisce ai medesimi destinatari i diritti di cui all’art. 7 del D.Lgs. 196/03.

abbonamento da 6+1 numeri: 30,00 Euro


CONTRIBUTI

MARILENA BAGGIO

CAMILLO DE BENI

Architetto, paesaggista, esperta in architettura del benessere e spazi a verde terapeutico. Titolare dello Studio Greencure, ha al suo attivo diversi progetti per luoghi di cura e infanzia, ospedali, ambiti rurali e paesaggi culturali, aree ambientali critiche, parchi urbani e giardini privati. Ha vinto diversi concorsi di paesaggio e pubblicato articoli. Docente di corsi di specializzazione per studenti di medicina per il Centro di Bioclimatologia Medica e Medicine Naturali, Centro Collaborante OMS, Università degli Studi di Milano. Dal 2013 collabora con lo Studio Mario Cucinella Architects.

Dottore agronomo e specialista nella gestione agronomica dei manti erbosi, con una ventennale esperienza nell’uso di prodotti naturali e biologici per la cura del verde ornamentale in ambito pubblico e privato. Ha contribuito, già dalla fine degli anni ’90, a introdurre e sviluppare protocolli per l’uso di biotecnologie e di metodologie finalizzate all’incremento di bio-fertilità nei terreni, con l’applicazione di micorrize, batteri benefici, antagonisti naturali per le patologie fungine e biostimolanti per l’incremento della vitalità nelle piante e nei manti erbosi.

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JESSICA BERTONI

VALERIO PASI

Consulente e collaboratrice. Laureata in Economia e Commercio, abilitata alla professione di dottore commercialista, sulle nostre testate ci svela, in modo semplice e diretto, come si può stare sempre informati anche sui temi più ostici. Suoi gli argomenti economici, finanziari e amministrativi.

Dottore agronomo, da più di 20 anni si occupa principalmente di verde ornamentale e di pianificazione del territorio per gli aspetti legati all’agricoltura e alle foreste. Diversi gli ambiti: consulenza agronomica, di lotta integrata e biologica alle aziende di produzione nel settore florovivaistico, orticolo e dei piccoli frutti; valutazione dei rischi legati alla stabilità degli alberi pubblici e privati; attività inerenti le trasformazioni territoriali quali quelle di boschi, progetti del verde, sistemazioni idraulico-forestali; consulenza alle pubbliche amministrazioni.

ANNA PIUSSI

MATTEO RAGNI

Toscana d’America dall’elegante sensibilità maturata con un Bachelor of Arts presso New York University; seguito da un Phd in storia dell’arte presso la prestigiosa Oxford University, ci insegna come vedere il mondo e scoprire quello che di bello esiste. Garden designer, insegnante di storia di giardini. Medaglia di bronzo al Chelsea Flower Show 2013 e miglior giardino a Orticolario 2012.

Si è diplomato presso la Scuola di Minoprio come agrotecnico, e dopo aver seguito due progetti di sviluppo agricolo prima in Kosovo e poi in Libano, è rientrato in Italia e si occupa di rappresentare alcune aziende israeliane e olandesi leader nella produzione di giovani piante. Lavora anche come consulente per imprese floricole e vivaistiche, soprattutto in materia di scelte assortimentali e piani colturali. Da oltre cinque anni è, prima collaboratore, poi consulente tecnico-editoriale per le riviste GreenUp e Flortecnica e vivaismo di Edizioni Laboratorio Verde.

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IL CANTIERE | attualità

Qualcosa è c

180 ore di formazione, di cui 60 di pratica. Questa l’essenza del percorso formativo necessario per diventare manutentore del verde in base al recente Accordo in Conferenza Stato-Regioni. Eccovi i dettagli di Daniela Stasi TEMPO DI LETTU R A: 6 minuti

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e abbiamo parlato, ne parleremo ancora. È un tema in evoluzione, di quelli che meritano particolare attenzione. Ci riferiamo al riconoscimento giuridico della professione del giardiniere, introdotto ormai quasi due anni fa dal nuovo Collegato Agricoltura approvato con la Legge n. 154/2016: l'articolo 12, come si sa, inquadra l'esercizio dell'attività di manutenzione del verde. Ci sono novità. Lo scorso 22 febbraio è stato sancito un Accordo in Conferenza Stato-Regioni che va a modificare e integrare l'Accordo in Conferenza delle Regioni e delle Province autonome dell'8 giugno 2017. Si tratta, in sostanza, del decreto attuativo dell'articolo 12. Qui di seguito tutti i dettagli.

IL MANUTENTORE DEL VERDE: LA DEFINIZIONE Riportiamo la descrizione del profilo contenuta nell’Accordo del 22 febbraio: “Il manutentore del verde allestisce, sistema e manutiene/ cura aree verdi, aiuole, parchi, alberature e giardini pubblici e privati. Cura la predisposizione del terreno ospitante, la messa a dimora delle piante sino alla realizzazione dell’impianto e alla successiva gestione, applicando le necessarie colturali e fitosanitarie; gestisce le manutenzioni ordinarie e straordinarie, la potatura delle principali specie ornamentali in osservanza anche delle “Linee guida per la gestione del vere urbano e prime indicazioni per una pianificazione sostenibile”; applica la difesa fitosanitaria ai vegetali nei limiti delle leggi in vigore. È in grado di recuperare e di smaltire correttamente sfalci e potature. È in grado di fare un uso corretto delle attrezzature e dei macchinari specifici”.

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CAMPO BEN DELIMITATO

Partiamo dai passi avanti (e da uno indietro) fatti rispetto al precedente accordo. La prima conquista è avere escluso dall'accesso alla professione tutti quegli operatori che in realtà c'entrano ben poco con questa attività. Al punto 2 dell'accordo “Elementi di contesto” si legge infatti che “Il manutentore del verde svolge l'attività professionale in diversi contesti e in diverse tipologie di aziende, quali cooperative di manutenzione di aree verdi, punti vendita di settore, garden center, imprese specifiche di realizzazione e manutenzione di aree verdi”. Ora il campo è ben delimitato, mentre prima venivano inclusi anche imprenditori edili, addetti alle pulizie ecc, ecc. Altro aspetto su cui riflettere è la natura stessa dell'accordo che,


ambiato CASI DI ESENZIONE O DI RIDUZIONE DEL PERCORSO FORMATIVO

Leggi il testo completo dell’Accordo

proprio per il fatto di essere stato firmato in Conferenza Stato-Regioni, standardizza i requisiti a tutto il territorio nazionale. Il passo indietro, a nostro avviso, è rappresentato dall'ampliamento del ventaglio dei casi di esenzione e/o riduzione del percorso formativo (dettagli nel relativo box).

IL PERCORSO DI FORMAZIONE

L'Accordo introduce la durata minima del percorso standard per ottenere la qualificazione di manutentore del verde: 180 ore complessive, di cui almeno 60 di attività pratiche. Per essere ammessi al corso di formazione sono

CHI È DA FORMARE? I corsi di formazione per la qualificazione di manutentore del verde ai sensi dell’articolo 12 comma 1, lettera b), della legge n. 154 del 26 luglio 2016 sono rivolti al titolare d’impresa o al preposto facente parte dell’organico dell’impresa. I corsi sono rivolti anche a coloro che intendono avviare l’attività di manutentore del verde.

Il punto 7 dell’Accordo raggruppa chi è esente o chi può affrontare un percorso ridotto. Ecco una sintesi. Sono esentati dall’obbligo di frequenza e dal relativo esame coloro che sono già in possesso di una qualificazione professionale regionale riconducibile alla qualifica di manutentore del verde, oppure di un diploma di istruzione superiore di durata quinquennale, di una laurea o di un master post-universitario in materie agrarie, forestali, ambientali e naturalistiche. Oltre agli iscritti negli ordini professionali del settore agrario e forestale. Per quanto riguarda invece le imprese iscritte al Registro delle Imprese della CCIAA, alla data di entrata in vigore della Legge 28 luglio 2016 n. 154, sono esentati il titolare, il socio con partecipazione di puro lavoro, il coadiuvante, il dipendente e il collaboratore familiare all’impresa. Per queste figure occorre dimostrare un’esperienza almeno biennale, maturata alla data di stipula dell’Accordo. È esentato, infine, anche chi ha acquisito la qualificazione mediante percorsi formativi riconosciuti ai sensi dell’Accordo in Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome dell’8 giugno 2017.

necessari i seguenti requisiti: possesso di diploma di scuola secondaria di primo grado; 18 anni di età ovvero età inferiore purché in possesso di qualifica professionale triennale. Per coloro che hanno conseguito un titolo di studio all'estero occorre presentare una dichiarazione di valore o un documento che attesti il livello di scolarizzazione. Per gli stranieri è indispensabile una buona conoscenza della lingua italiana orale e scritta, che permetta di partecipare in modo attivo al percorso formativo.

L'ESAME

E alla fine del percorso? La qualificazione è rilasciata se si supera l'apposito esame. A quest'ultimo può accedere chi ha frequentato almeno l'80% delle ore complessive del percorso formativo sia per la parte didattica sia per quella pratica, e chi ha avuto accesso al procedimento di certificazione delle competenze. Al superamento dell'esame finale viene rilasciato l'attestato di qualificazione di manutentore del verde. N°009

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IL CANTIERE | l’opinione

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e questo articolo fosse firmato da uno scrittore, di certo, inizierebbe con “C'era una volta”. E ci starebbe benissimo, perché questa storia assomiglia realmente a una favola. Ma trovo che l'incipit più azzeccato sia una frase del fotografo Claudio Corrivetti: “Quando il caso ti sconvolge la vita, non è un caso”. E la vita di Giovanni Delù è cambiata da un giorno all'altro e, per quel che noi uomini possiamo comprendere, apparentemente per caso. Per un incidente. Facciamo un passo indietro: Giovanni ha 25 anni, è cresciuto a Murisengo, nel Monferrato; finito il liceo, ha lavorato prima come cameriere e poi come giardiniere. Un infortunio sul lavoro – grave, di quelli che colpiscono il fisico e di conseguenza anche la mente – lo ha portato a rimettersi in gioco e a continuare gli studi. Da lì, ha girato pagina e, con forza, passione e impegno, ha scritto da solo la sua nuova storia, fino ad arrivare al lieto fine. Oggi Giovanni lavora come giardiniere alla Reggia di Versailles per il ristorante dello chef stellato Alain Ducasse. Un lavoro da sogno in un posto da sogno. Lo abbiamo intervistato perché leggere le storie degli altri, delle volte, serve a mettere a fuoco la propria. Qual è il tuo percorso di vita e professionale? Ci racconti la tua storia? Il mio punto di svolta è stato un incidente alla mano, per cui ho rischiato di perdere un dito. È stata la mia “fortuna”, l’evento che mi ha salvato da una ditta in fallimento e che dopo un breve periodo di depressione mi ha spinto a rimettermi in gio-

co. Nel periodo in cui ero impossibilitato a svolgere lavori manuali, spronato dalla mia famiglia, ho deciso di riprendere a studiare: ho trovato sul web un corso per diventare “Giardiniere d’arte per giardini e parchi storici” realizzato dal CIOFS alla Reggia di Venaria, finanziato dalla Regione Piemonte. Era già iniziato da qualche giorno ma ho inviato comunque la mia candidatura. Mi sono ritrovato iscritto dalla sera alla mattina. Il corso proponeva due periodi di stage: il primo presso un'azienda, il

Principe

giardinie

Un giovane lascia il Monferrato e diventa giardiniere alla Reggia di Versailles. Non è una favola. È vita vera, sudata e conquistata. Il protagonista ci ha raccontato di sé e del suo lavoro. E ci ha svelato qualche chicca tecnica colloquio con Giovanni Delù di Daniela Stasi

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secondo in una residenza storica. E visto che la Reggia di Venaria fa parte dell’Associazione Residenze Reali Europee (Association des Résidences Royales Européennes) erano disponibili sei posti per fare il secondo stage in Francia, alla Reggia di Versailles. Sono riuscito a passare il test di francese e a essere tra quei sei. Alla seconda settimana di stage il mio caposquadra mi ha chiesto se avessi voluto restare. La domanda mi ha terrorizzato. Ero combattuto, il lavoro mi emozionava (soprattutto per il diverso approccio al giardinaggio), ero in un locus amoenus ma il prezzo era abbandonare famiglia, progetti e amici, parlare una lingua che non mi apparteneva, ricominciare da zero senza supporto diretto dei miei familiari. L’indomani con il mio francese maldestro ho spiegato ciò che sentivo al mio caposquadra. Lui mi ha rassicurato dicendomi che, per iniziare, il contratto sarebbe stato di tre mesi e mi ha incitato a presentare domanda. Ho accettato. Sono tornato in Italia giusto per finire il corso e un mese e mezzo dopo sono andato lì a lavorare, unico italiano, proprio nella squadra dove avevo passato la maggior parte del mio stage, quella dell’Hameau de la Reine. Si tratta di un giardino pittoresco di

fine Settecento fatto realizzare dalla regina Maria Antonietta. Il tempo è passato velocemente, mi piaceva moltissimo ciò che facevo, ho ricominciato a farmi una vita e ho chiesto un rinnovo del contratto che mi è stato concesso. Sono rimasto lì per tutto il primo anno. Poi c'è stata necessità di aggiungere personale alla squadra del Potager de la Reine che produce per lo chef Alain Ducasse, mi è stato proposto il cambiamento e ho accettato. Da quel momento è passato quasi un anno e non ho più cambiato squadra. Dal di fuori, la tua vita profuma di favola: quali i reali vantaggi? E quali le principali difficoltà? I vantaggi sono molti, primo fra tutti quello di poter ampliare i propri orizzonti e le proprie competenze, conoscere una cultura diversa, un nuovo modo di pensare, confrontarsi con persone provenienti da tutta Europa, con idee a volte molto diverse. La parola data difficilmente non viene mantenuta, trovo i francesi molto meritocratici, si può dire la propria opinione facilmente, senza che questa indisponga nessuno; se la tua è una buona idea sarà valutata, se non lo è ti viene comunque data una spiegazione. Indipendentemente dalla differenza gerarchica. Le difficoltà principali, sinceramente non sono legate al lavoro, ma sono quelle tipiche di un ragazzo della mia età che vive all'estero: trovare un appartamento, essere lontani dalla famiglia, la nostalgia, le abitudini diverse e tante piccole cose che prima erano scontate e ora fanno la differenza. Giovanni Delù

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IL CANTIERE | l’opinione

Quali sono le peculiarità dell'orto per cui lavori? Quali le principali tecniche di coltivazione? Usate macchine, attrezzature o tecnologie particolari? Una delle principali peculiarità del Potager de la Reine è senza dubbio il contesto nel quale si trova. Il fatto di trovarsi nel parco della Reggia di Versailles apporta molti benefici. Per esempio è vietata la caccia, e l’utilizzo di prodotti fitosanitari che non siano di origine biologica è vietato da gennaio 2017 in tutti i parchi pubblici di Francia. In realtà Versailles sull’utilizzo di tali prodotti è sempre stata all'avanguardia, iniziando il suo processo di “disintossicazione” circa dieci anni fa. Inoltre, i numerosi tipi di paesaggio presenti (data la superficie) incrementano il livello di biodiversità, molto alto sia per il regno animale sia per il regno vegetale. Questo è un grande beneficio per l’orto, perché ci permette di avere un ecosistema che, nel suo piccolo, è completo. Ci permette anche di limitare le nostre preoccupazioni in caso di attacchi da parte di insetti: ci sono le prede, ma ci sono anche i predatori! Non si può definirlo né biologico, né sinergico: ognuno di noi si occupa principalmente di una determinata parte, nella quale utilizza la tecnica e i materiali che ritiene più appropriati. Il termine che ci accomuna è Naturalité, che potremmo malamente tradurre con “naturale”. Questa è la parola-chiave di Romain Meder, chef esecutivo JARDINIER: FARE IL GIARDINIERE IN FRANCIA La professione del giardiniere in Francia è molto “rispettata”, non è considerato solo come manutentore del verde, anzi è ritenuto un métier d’art (mestiere d’arte), ovvero un artista. È facile vedere donne fare questo lavoro, perché fare il giardiniere non è solo forza bruta e macchine, anzi. Tutti aspetti che derivano dalla visione francese della natura e dei giardini più rispettosa rispetto alla nostra, a volte è quasi un’ossessione. Basta guardare i giardini privati: tutti differenti gli uni dagli altri, non standardizzati, con un rispetto per le piante ben diverso. Si ha l’idea che il giardino sia parte della casa e non un accessorio. Sul fronte formazione, ci sono scuole pubbliche per diventare giardiniere, ed è possibile trovare facilmente e a modico prezzo corsi post-diploma o per appassionati.

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della cucina di Alain Ducasse, che si fornisce dalla nostra squadra. Il suo significato è semplice: i prodotti devono essere naturali, nessuno spreco, niente chimica – nemmeno quella consentita in agricoltura biologica – e bisogna conoscere tutti i materiali utilizzati. Per fortuna il luogo in cui ci troviamo ci aiuta molto a svolgere il nostro lavoro: per le pacciamature abbiamo sfalci d’erba in abbondanza, foglie in grandi quantità e di essenze diverse, fieno e paglia prodotti all’interno del parco. Anche il compost è prodotto da noi, così come il cippato. Lavoriamo su piattebande, ciascuno crea la propria come meglio crede: sulla stessa piattabanda cerchiamo di evitare la monocultura per associare nel miglior modo possibile gli ortaggi, così che si possano aiutare uno con l’altro; creiamo diversi livelli di ortaggi per limitare l’evaporazione e la crescita di erbe indesiderate, aggiungiamo fiori perché anch’essi possano aiutarci nella gestione di attacchi di funghi e parassiti. Le lavorazioni del terreno sono effettuate per lo più con sarchiatori e a mano, raramente usiamo trattori o motocoltivatori. L’attrezzo che però trovo più comodo e utile in assoluto è la grelinette, una sorta di forca cava-patate ma più larga e con i denti a sezione rotonda, che serve a decompattare e arieggiare il terreno; è ottima anche per estirpare le erbacce perché ci consente di levarle senza rompere la radice. Secondo te quali sono i requisiti fondamentali per essere un buon giardiniere? Bisogna saper osservare, restare aperti a nuove e vecchie idee: abbandonare il “si è sempre fatto così”, non vuol dire che sia la tecnica migliore; abbandonare il “quella è vecchia scuola”, ogni situazione è diversa e tutto può tornare utile. Tanta calma e ragionare sui propri successi ed errori, anche quelli degli altri, confrontandosi perché è un mestiere talmente diversificato che non si può pretendere di conoscerne ogni aspetto e ogni segreto. Cosa consigli a chi sogna di fare il tuo lavoro? Sembra banale ma penso che la cosa migliore sia viaggiare, visitate giardini, confrontatevi con più persone possibili. Tenete la mente aperta a tutto, fate corsi e comprate libri. So che è dura, ma è un apprendimento continuo che ha bisogno di costanza, così come ne ha bisogno il vostro giardino. Vostro perché se in quello che avete fatto ci avete messo il cuore sarà meno faticoso e in qualche modo resterà sempre un vostro ricordo.


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IL CANTIERE | leg islativo

Come leggere la legge Uno sguardo alle norme per gli abbattimenti degli alberi. Difficile districarsi tra semplificazione normativa e regolamenti comunali di Valerio Pasi

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uando si tratta di abbattere un albero in ambito urbano, la prima domanda da porsi è sempre quella relativa ai “permessi”, ovvero bisogna chiedersi se occorre o meno un’autorizzazione all’abbattimento e, in caso affermativo, cosa occorre presentare per ottenerla.

NORMATIVA SUL PAESAGGIO

Il primo criterio da seguire è quello relativo alle norme sul paesaggio: in particolare ci dobbiamo riferire al cosiddetto “Codice Urbani”, dal nome dell'allora Ministro dei beni e delle attività culturali Giuliano Urbani. Il Codice è un corpo organico di disposizioni, in materia di beni culturali e paesaggistici emanato con il decreto legislativo del 22 gennaio 2004 n. 42. Sono individuati come beni paesaggistici sia le cose immobili che possiedono caratteristiche di bellezza, monumentalità, panoramica, valore estetico, naturale, geologico (compresi gli alberi monu-

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mentali), sia le aree tutelate per legge (derivano dall’inclusione nel Codice della Legge “Galasso” 8 agosto 1985 n. 431). Nel primo caso, il bene tutelato deve essere oggetto di un decreto specifico che ne dichiara il notevole interesse pubblico, mentre nel secondo il bene è soggetto automaticamente a tutela. Con l’aiuto di portali cartografici (nazionale e regionali), aprendo la cartografia relativa ai vincoli ambientali, è possibile verificare facilmente la sussistenza o meno del vincolo nel luogo ove è radicato l’albero. Nel caso in cui l’albero rientri in una delle categorie soggette a tutela, è necessario procedere a ulteriori valutazioni. Infatti è stato emanato il DPR 13 febbraio 2017, n. 31 (entrato in vigore il 06/04/2017), con il quale viene esclusa o semplificata la procedura autorizzativa per alcuni interventi. In particolare, per quanto riguarda gli alberi, nell’Allegato A “Interventi ed opere in aree vincolate esclusi dall'autorizzazione paesaggistica” troviamo il punto A.14 sostituzione o messa a dimora di alberi e arbusti, singoli o in gruppi, in aree pubbliche o private, eseguita con esemplari adulti della stessa specie o di specie autoctone o comunque storicamente naturalizzate e tipiche dei luoghi, purché tali interventi non interessino i beni di cui all'art. 136, comma 1, lettere a) e b) del Codice, ferma l'autorizzazione degli uffici competenti, ove prevista.

I PUNTI NON CHIARI Ci sono alcuni aspetti che la normativa sul paesaggio non chiarisce. Innanzitutto non è chiaro chi o come debba manifestare la propria intenzione di eliminare una pianta e sostituirla in regime di esclusione dall’autorizzazione paesaggistica. Poi viene prevista la sostituzione dell’albero con un esemplare adulto, senza specificare cosa ciò voglia dire. Infatti per adulto si potrebbe riferire alla capacità riproduttiva (molto diversa in relazione all’età a seconda della specie) oppure a caratteristiche dimensionali (del tutto arbitrarie se non codificate). Inoltre non vengono indicati i tempi per la sostituzione, potendo quindi intendersi se provvedere dopo un anno o dopo 100 anni! Da ultimo non c’è previsione di un controllo, mancando totalmente una qualsivoglia procedura che preveda chi e come debba controllare se il reimpianto è stato effettuato.

Prima di procedere all’abbattimento di un albero è necessario domandarsi se occorre l’autorizzazione in base a quanto previsto dal Codice Urbani.

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IL CANTIERE | leg islativo

Qui trovi l’elenco ufficiale degli alberi monumentali d’Italia Nell’Allegato B “Elenco interventi di lieve entità soggetti a procedimento autorizzatorio semplificato” troviamo invece il punto B.22 taglio, senza sostituzione, di alberi, ferma l'autorizzazione degli uffici competenti, ove prevista; sostituzione o messa a dimora di alberi e arbusti nelle aree, pubbliche o private, vincolate ai sensi dell'art. 136, comma 1, lettere a) e b) del Codice, ferma l'autorizzazione degli uffici competenti, ove prevista.

AUTORIZZAZIONE SÌ O NO?

E QUANDO SI TRATTA DI UN ALBERO MONUMENTALE? La nozione di albero monumentale deriva dalla Legge 14 gennaio 2013 n.10, e precisamente dall’art. 7. Si deve fare riferimento all’art. 136 lettera a) del D.Lgs 22 gennaio 2004 n. 42, per cui occorre ottenere l’autorizzazione paesaggistica da parte dell’ente competente che in ultima analisi è la Soprintendenza ai Beni culturali e Paesaggistici. Da rilevare che è prassi consolidata attuare quello che si può definire un “accanimento terapeutico” nei confronti degli alberi tutelati dalla norma, ovvero oltre a non rilasciare l’autorizzazione senza motivazioni di natura patologica o di sicurezza pubblica per l’elevato rischio di caduta dell’intera pianta o di sue parti o altre norme cogenti (per esempio chioma che si protende oltre il confine come da art. 896 C.C.), spesso anche le motivazioni relative alle malattie o alla pericolosità vengono rigettate imponendo prescrizioni quali la recinzione dell’area di caduta in modo da renderla inaccessibile a cose e persone. Restando valido il principio, occorre però riflettere sull’opportunità di mantenere a ogni costo un albero che impone una gestione onerosa e difficile, specialmente per un ente o un privato soggetto a limitazioni di risorse economiche e umane. La stessa riflessione vale anche per il vincolo paesaggistico imposto alle piante: se sono esistenti è grazie a chi le ha piantate (quasi sempre senza chiederne autorizzazione), che lo ha fatto spesso in modo sbagliato, utilizzando varietà o specie inadatte per quel luogo e non si vede per quale motivo ora la proprietà non possa decidere liberamente in merito.

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Quindi se il nostro albero o arbusto rientra nella casistica specifica di applicabilità, e viene sostituito, non è richiesta l’autorizzazione paesaggistica. Qualora invece rientri negli altri casi, occorrerà richiedere l’autorizzazione paesaggistica, ordinaria o semplificata. L’autorizzazione paesaggistica in ambito urbano deve essere richiesta al Comune ove la pianta è ubicata e presuppone una documentazione nutrita e ben specificata dalla normativa, per la quale è necessario riferirsi a un professionista abilitato, quale ad esempio un dottore agronomo o forestale iscritto all’Albo, il quale potrà anche fornire le corrette considerazioni sulle motivazioni che portano alla richiesta di autorizzazione all’abbattimento (malattie, propensione al cedimento, eccessiva vicinanza a fabbricati o confini, ecc.).

ULTIMO STEP, IL COMUNE

Una volta esclusa la necessità di autorizzazione paesaggistica o una volta ottenuta, occorre però verificare la sussistenza di altri vincoli derivanti da regolamenti comunali o da disposizioni normative degli strumenti urbanistici vigenti (PRG, PGT, PI, ecc.). Nel caso vi fossero regolamenti comunali o altre disposizioni, occorrerà quindi ottenere anche l’autorizzazione dell’ente competente, ovvero il Comune. Per quanto riguarda i regolamenti del verde, bisogna precisare che essi sono giuridicamente validi solo se inseriti all’in-


Non sono molti i Comuni italiani dotati

di un regolamento d’uso del privato (circa il 15%) e molti di essi possiedono regolamenti

verde

obsoleti

reimpianto nello stesso sito, fatto che in molte situazioni origina lo stesso problema per il quale si è reso necessario rimuovere la pianta originaria, ovvero la vicinanza ad un fabbricato, a sottoservizi, al confine di proprietà. Altri regolamenti prevedono l’obbligo di compensazione ambientale, ovvero l’obbligo di compensare l’eliminazione delle piante con l’utilizzo di una somma di denaro (calcolata secondo parametri dimensionali, di specie, di ubicazione e altri quantomeno aleatori o soggettivi) per nuove piantagioni od opere a verde. Quando ciò non è possibile, viene prevista addirittura la monetizzazione della somma a favore dell’ente. Sempre che ciò sia lecito, ovvero sia derivato dall’applicazione di una legge nazionale, resta il problema della mancanza di uniformità e obiettività nella valutazione della somma da compensare. terno di strumenti urbanistici (N.T.A. del Piano delle regole dei PGT o PRg o PI ecc.), altrimenti il vincolo non è valido. Non sono molti i Comuni italiani dotati di un regolamento d’uso del verde privato (circa il 15%) e molti di essi possiedono regolamenti obsoleti o non validati dall’inserimento in strumenti urbanistici. Un aspetto che si ritrova molto spesso è l’obbligo di

QUESTIONE SANZIONI Un aspetto dei regolamenti comunali spesso disatteso è la conformità e l’applicabilità delle sanzioni: infatti con il D.Lgs. n. 267 del 2000, per le violazioni dei regolamenti comunali e provinciali si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da 25 euro a 500 euro. Tradotto in pratica, la sanzione applicabile è compresa tra il doppio del minimo e un terzo del massimo, ovvero tra 50,00 e 166,67 euro.

LE NORME • Codice Urbani D.Lgs n. 42 del 2004 (Articoli 134, 136, 142, 146) • D.Lgs. n. 267 del 18-82000 e succ. modif. (Articolo 7-bis) • Legge 14 gennaio 2013 n. 10 (Articolo 7)


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SIEPE FORMALE • Esempio di arte topiaria • Può rappresentare un muro verde o scandire lo spazio in forme geometriche • Dà un senso di chiarezza al paesaggio • Con ogni potatura si torna sempre a un punto fisso

È

impossibile resistere al fascino di una siepe sempreverde matura. Alta e robusta, come una siepe di alloro, è un muro verde, un fondale scuro insostituibile per la varietà di piante più chiare o leggere di fronte. Bassa, come una siepe di bosso, o di rosmarino, segna il passo attraverso un giardino o ne scandisce gli spazi in chiare forme geometriche. La siepe formale è un esempio di arte topiaria, dal latino topiarius – colui che pota, ovvero giardiniere. È interessante che il lavoro del giardiniere, che fin dall’antichità comporta molti altri elementi, dalla semina, al trapianto, alla coltivazione di fiori, è riassunto come il lavoro del potare, cioè riportare a una forma ideale la vegetazione che crescendo sfugge al nostro controllo. La topiaria gioca con la luce, proiettando zone d'ombra, con i contrasti di forme, e i giardini italiani ne hanno grandi esempi. È un filo diretto che dal tempo dei Romani, passando per il chiostro medievale e per la villa rinascimentale, ci porta a oggi. Il giardino formale sembra far parte del dna italiano. Dà un senso di chiarezza al paesaggio, rappresenta il controllo umano sulla natura disordinata, il raziocino – di anno in anno con ogni potatura si torna sempre a un punto fisso.

IL TROPPO STROPPIA

Ma che fare del senso di esplorazione, di inquietudine umana, del respiro trattenuto in attesa di un

Buddleja, arbusto ideale per una siepe mista di campagna.

Varietà e co Siepe formale o Una rappresenta il controllo umano sulla natura disordinata, l’altra il senso di esplorazione, l’attesa di un nuovo evento. A voi gli strumenti e le tecniche per saperne di più di Anna Piussi


nuovo evento? Quello si lascia alle piante perenni, in primo piano di fronte a una siepe sempreverde, e alle stagioni di fioritura e coloritura di foglia di ogni arbusto deciduo, se ci sono. Perché diciamolo: un giardino formale grande è emozionante, ma trascurato, o troppo piccolo, è di una monotonia oppressiva. Ogni tanto si deve anche poter giocare con il colore. Il direttore di vendite di un grandissimo vivaio mi ha confessato che il suo giardino è un casino. C'è di tutto, non può resistere – e come puoi quando ti passano per le mani ogni giorno magnifici esemplari di piante di tutti i tipi? Il suo giardino sembra un campionario. I giardinieri curiosi vogliono seguire il cambiamento della natura per tutto l'anno. Gli avidi delle stagioni celebrano il giardino all'inglese con bordure miste e alberature di tutti i tipi, e vedono i confini del giardino come luogo per sperimentare mille piante diverse.

DA SOGNO Le siepi miste possono essere anche potate seguendo il profilo naturale di ogni gruppo di piante. Con il tempo diventano come una massa di cumuli sull’orizzonte dalla quale si stacca qualche nuvola dal colore diverso. Come l’oleandro, che in siepe è troppo autostradale, ma bello quando spicca contro un fondale di alloro, o il pittosporo, seviziato nelle aiuole condominiali al mare, che nella sua forma globosa naturale si copre di una profumata fioritura bianca. Per la mia siepe da sogno vorrei anche Acca sellowiana, che assomiglia abbastanza all’olivo da integrarsi bene nel paesaggio circostante, e mi dà anche qualche frutto estivo, la Phillyrea angustifolia e il lentisco, dalle belle masse tonde tipiche della macchia mediterranea. E come accento ripetuto ogni cinque-sei metri vorrei il Cotinus per la sua fioritura evanescente, che gli dà il suo nome comune in inglese di Smoke bush (l’albero del fumo), e per la foglia rossa scura che contrasta bene con la base verde. Ma teniamo breve la lista dei desideri: in una siepe mista bisogna equilibrare varietà e consistenza. Ripetere le piante stabilisce un tema di colori e forme che si ripetono per tutta la lunghezza, non una collana di perline tutte diverse.

nsistenza.

mista?


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SIEPE MISTA • Consiste in piante dalla foglia simile, piantate in fila e potate in forma geometrica • Medio-alta, lunga e di discreto spessore • È ben riuscita se costituita da piante ripetute in gruppi e non alternate una alla volta

PER LA CAMPAGNA Per una siepe mista di campagna la pianta “speciale” da ripetere può essere un biancospino, una Pyracantha oppure un acero campestre. Per un effetto più cottage garden e fiori più evidenti, la nota di contrasto può essere buddleia, Hibiscus syriacus, lillà.

Il rischio è di creare un ambiente senza tema, senza punti di riferimento costanti, che disperde l'attenzione senza dare riposo.

PIANTE COME RITORNELLO

La siepe mista consiste in piante dal comportamento e foglia simile, piantate in fila e potate uniformemente in forma geometrica. Esiste solo come siepe medio-alta, dai due-tre metri in su, e di un discreto spessore, per permettere a ogni pianta di ramificare dal basso e sviluppare al suo meglio la propria caratteristica stagionale: foglia, fiori o frutti interessanti. Per una bella siepe mista associate piante, adatte al suolo e luogo ovviaESEMPI “FORMALI” Visitate il Parterre d’Eau di Villa Gamberaia (Settignano - FI) per scoprire quanta varietà c’è nel verde: dall’alta siepe di cipresso, che con i suoi aghi piccoli assorbe la luce come un fondale opaco, al verde più chiaro del bosso, le cui piccole foglie stondate la riflettono e la sfumano, alle gigantesche palle di fillirea dalla foglia minuta e aguzza, accesa. Il contrario per Villa I Tatti (Fiesole - FI) dove le siepi incredibilmente sottili di cipresso, opache, si staccano dal fondale di alloro dalla larga foglia riflettente. Nel giardino contemporaneo c’è il grande esempio di Luciano Giubbilei, i cui giardini sono quasi esclusivamente un gioco di luci e ombre su topiaria verde.

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mente, e non alternandole una alla volta come righe della sdraio, nella stessa sequenza: l’effetto artificiale è allucinante. Usate certe piante come ritornello, ripetendole in gruppi, come tre allori, due corbezzoli, tre filliree, e inserendo fra loro piante diverse in unità singole, ripetute lungo tutta la distanza. Le siepi miste devono essere lunghe, perché contando una distanza media di 50 cm fra esemplari, al di sotto di dieci metri sarà difficile avere una siepe consistente e varia al tempo stesso. Più breve è lo spazio, meno varietà si può introdurre. Piuttosto che cercare di mettere dieci piante diverse in cinque metri di siepe, scegliete tre o quattro specie al massimo da ripetere. Il problema è decidere fin dall’inizio la base di piante e la coloritura da aggiungere, e pensare al regime di potatura. Una siepe della stessa specie viene potata tutta allo stesso momento in una forma geometrica consistente. Questo non è sempre adatto a una siepe mista perché si rischia di sacrificare la fioritura di una pianta per favorire l'altra.

COME E QUANDO

Il momento ideale per piantare è in autunno, o a fine inverno, quando è finito il pericolo delle


gelate. La maniera migliore è scavare una trincea per tutta la lunghezza della siepe e riempirla di letame buono, per dare l’avvio migliore. Una volta messe le piante si riempie con la terra tolta, mescolata a un po’ di letame e un po’ di concime pellettato, e si pigia giù bene tutto. È importante levare tutta l’erba dalla base a continuare a tenere la siepe libera da erbacce, ben pacciamata, e sicuramente un sistema di irrigazione aiuta l’impianto per il primo paio d’anni. Concludo con un consiglio: in fatto di siepi, per consulenza e idee originali, vi suggerisco di contattare Elisabetta Margheriti dei Vivai Torsanlorenzo (www.vivaitorsanlorenzo.it).

IL CONSIGLIO PRATICO Per le siepi miste scegliete piante che abbiano un comportamento simile già nella forma naturale. Ho visto una siepe che includeva alloro, corbezzolo, ligustro, Photinia, lauro ceraso, biancospino e non so più cos’altro, troppi esemplari singoli messi in alternanza uno dietro l’altro in uno spazio breve. Ognuna di queste piante ha uno sviluppo leggermente diverso, e tenerla potata stretta va bene all’alloro, che si rigenera dalla base, ma lascia irta di stecchi di ligustro che vorrebbe crescere di più e inibisce le nuove foglie rosse di Photinia. Passata la potatura la siepe ricresce in modo irregolare, in proporzione alle piante individuali, fiorendo un po’ qua un po’ la’. Scegliamo anche piante che si prestino a essere potate nella forma che vogliamo. Il Pittosporum, ad esempio, fa una forma globosa che si apre col tempo. È difficile convincerlo a crescere in un rettangolo alto, perché offre alla vista sempre più un centro di rami contorti con ciuffi di foglie in cima, pochi fiori, e gambe sempre più spoglie. Ancora peggio è la ginestra: ha una forma a fontana, foglie minute su rami lunghi che partono tutti da un centro basso, e se potata in riga con altri arbusti si spoglia sempre più dalla base, fiorendo sempre peggio.

SÌ E NO

Particolare del fiore della Syringa che, abbinato a buddleia e Hibiscus syriacus, dà un effetto cottage garden.

• Sì alla ripetizione costante • No a siepi corte • Sì a piante dal comportamento simile • No a troppe specie diverse

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News A SCUOLA SUL TETTO VERDE

È trascorso circa un anno dall’inizio del progetto realizzato al liceo Keplero di Roma che ha permesso agli studenti di avere un giardino sul tetto della scuola. Uno dei primi a essere realizzato nel nostro Paese, il tetto verde sperimentale del liceo romano, è stato pensato per educare i ragazzi al rispetto dell’ambiente, per fargli prendere confidenza con il ciclo di vita e delle piante, per affrontare temi universali come la tutela del territorio e delle acque, i cambiamenti climatici, la biodiversità. Gli studenti hanno potuto mettere a confronto la loro conoscenza non con quella delle pagine dei libri, ma con il rapporto vivo e diretto con la terra: questa l’obiettivo della divisione verde pensile di Harpo, società specializzata nella realizzazione di questi progetti, che ha deciso di investire sulla formazione dei ragazzi e su progetti a scopo didattico e informativo. “Imparare ad avere cura della nostra terra – spiega Maurizio Crasso, direttore commerciale della divisione verde pensile di Harpo – per formare i cittadini del presente e del futuro, è da sempre una mission che lega a doppio filo la nostra azienda con la responsabilità di infondere l’idea, che il benessere e la qualità della nostra stessa vita dipendono dal rapporto che ognuno di noi ha con la natura. Per questo abbiamo sposato il progetto, consapevoli dell’importanza di trasmettere le conoscenze scientifiche alle nuove generazioni abituate all’interattività». Il grande giardino pensile costruito sul tetto della scuola, il cui substrato è stato realizzato da Harpo, fornisce vantaggi ambientali e benefici economici: dalla regimazione delle acque meteoriche alla coibentazione, passando per il sequestro delle polveri sottili presenti nell’atmosfera. Inoltre, costituisce un’efficace barriera contro le onde acustiche e le radiazioni elettromagnetiche.

FLOROVIVAISTI BRESCIANI A CONFRONTO Momento di confronto per i f lorovivaisti bresciani che, nella loro assemblea annuale, hanno fatto il punto sul lavoro svolto e sui programmi per i prossimi anni. Soddisfazione da parte di tutto il Consiglio Direttivo per gli ultimi provvedimenti legislativi in termini di Bonus Verde e riconoscimento della figura professionale del giardiniere, oltre che per il lavoro delle varie attività portate avanti nell’ultimo anno: comunicazione, garden, serricoltura e analisi dei costi orari della manodopera. Diverse le problematiche emerse e ancora sul tavolo: gasolio con prezzi ancora troppo elevati, indisponibilità di alcuni prodotti fitosanitari, l’elevata incidenza dei costi del Servizio Fitosanitario. Interrogativi ai quali bisognerà dare presto una risposta. Infine, sono stati illustrati gli accordi tra Ance Assimpredil, Anaci e Associazione Florovivaistica della Lombardia. Accordi che hanno risvolti importanti e che dimostrano come l’unità di intenti, senza particolarismi tra categorie, porti crescita, sviluppo e innovazione. Innovazione, nuova visione del settore, cultura del verde, verde di qualità, nuove possibilità e aperture per il settore. Queste sembrano davvero essere le parole chiave nel mondo del verde.

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PIATTAFORME AEREE, IL PUNTO

Ipaf anch’io, in programma il prossimo 24 maggio, sarà uno dei più importanti eventi 2018 dedicato al mondo del sollevamento aereo in Italia. Dato il ruolo centrale di Ipaf nel settore – organizzazione che promuove l’uso sicuro ed efficace dei mezzi mobili di accesso aereo – l’interesse è quello di creare un’opportunità di incontro e scambio tra i soci, i centri di formazione e i produttori, noleggiatori e distributori di piattaforme aeree. Un momento di confronto e di riflessione sui temi più attuali del settore, di creazione di legami professionali, di presentazione di prodotti e attrezzature. Insomma, un appuntamento formativo. Info: Bologna, Savoia Hotel Regency, 24 maggio.


PER POTARE IN QUOTA Per il settore del noleggio, ogni stagione ha delle richieste classiche a cui rispondere. La primavera, per esempio, avvia le manutenzioni all’aria aperta. Giardini, parchi pubblici e privati, viali e piazze necessitano di una potatura, dove necessaria. Molto spesso, le piattaforme aeree sono supporti operativi indispensabili, come nel caso della manutenzione delle alberature di Villa Valier a Mira, un comune della Riviera del Brenta in provincia di Venezia. Grazie all’utilizzo di una macchina Palfinger P 200 A Smart della flotta sollevamento a noleggio GV3 Venpa, i giardinieri hanno eseguito operazioni di potatura su piante ad alto fusto, molte secolari. Un lavoro in cui era richiesta una piattaforma autocarrata con buona manovrabilità, un passo estremamente ridotto e una grande versatilità d’uso in altezza, ecco perché la scelta è ricaduta sulla P 200 A Smart.

ONLINE, CONSULENZA APPROFONDITA

È online il nuovo sito Tenax rinnovato nei contenuti e nella grafica, con un layout accattivante e moderno che permette una massima fruibilità sia da desktop sia da mobile. I contenuti sono in gran parte nuovi e rivisti, con l’aggiunta di approfondimenti che guidano i consumatori tra i prodotti Tenax, offrendo inoltre indicazioni e tutorial chiari sull’applicazione e l’installazione. «L’interfaccia di Tenax.net è di grande impatto – spiega Massimo Morganti, marketing manager Tenax – ed è coerente con il posizionamento premium del marchio. Non solo il cliente, anche il trade troverà, grazie al nuovo sito, una consulenza ancora più esperta e approfondita, che consoliderà Tenax come partner ideale nel settore del garden e fai da te, un partner attento a fornire tutte le informazioni utili ad aiutare la vendita dei suoi prodotti, ma anche le soluzioni espositive per far leggere in modo chiaro l’offerta e incrementare la vendita». Per l’occasione, anche il marchio Tenax si è rifatto il look, diventando più moderno e leggibile, così da essere sempre al passo con i tempi. La grafica rinnovata non intende però rinnegare il passato, del quale il nuovo logo conserva i valori e la notorietà raggiunta.

AGRICOLTURA URBANA, NUOVI OBIETTIVI

Dopo quasi un anno di lavori, Madre, il progetto europeo per la promozione dell’agricoltura urbana e periurbana nel bacino del Mediterraneo, pubblica il suo catalogo di buone pratiche. Grazie a un lavoro sinergico tra i partner e il coinvolgimento degli stakeholder locali, il catalogo mette in evidenza le buone pratiche identificate nelle sei aree metropolitane associate al progetto (Barcellona, Bologna, Marsiglia, Montpellier, Salonicco e Tirana), in termini di innovazione per gli agricoltori, innovazione sociale, innovazione per i consumatori, ricerca accademica, innovazione territoriale e innovazione transnazionale. 6,3 miliardi di persone vivranno nelle aree urbane entro il 2050. In questo contesto, l’agricoltura urbana e periurbana soffre di una mancanza di attenzione da parte delle politiche pubbliche, che le impediscono di diffondersi in modo più ampio. In questa prospettiva, il catalogo pubblicato da Madre promuove una selezione equilibrata di buone pratiche per mostrare la molteplicità di soluzioni trovate in contesti locali diversi tra loro e incoraggiare uno sviluppo ottimale e sostenibile di questa attività. Gli obiettivi del catalogo sono numerosi: creare una mappa degli stakeholder chiave per l’agricoltura urbana e periurbana e connetterli a livello del Mediterraneo; identificare buone pratiche sviluppate e consolidare le conoscenze acquisite; valutare il rendimento in termini economici, ambientali e sociali dell’agricoltura urbana e periurbana; promuovere le pratiche più rilevanti e innovative e facilitarne la replica e l’adattamento in altri territori. Info: madre.interreg-med.eu. N°009

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NEWS | focus

Appuntamento imperdibile I NUMERI DEL 2016

È così, a settembre il settore europeo del verde si incontrerà di nuovo al GaLaBau. Che per la prima volta si svolgerà su ben 14 padiglioni

• 1.320 espositori • 64.100 visitatori

Foto NürnbergMesse

GALABAU 2018 12-15 settembre, Norimberga www.galabau-messe.com

Siamo certi che in molti vi siete già segnati in agenda le date del GaLaBau 2018 (dal 12 al 15 settembre), il Salone dedicato alla progettazione, costruzione e manutenzione del verde, che si svolge ogni due anni nel quartiere fieristico di Norimberga. I preparativi per la 23esima edizione sono in pieno svolgimento. Prima importante novità: data l’enorme domanda, specialmente dal segmento delle macchine per la manutenzione, sarà aggiunto il padiglione 11 (un altro rispetto al 2016 quando ce n’era già uno in più). Il GaLaBau si svolgerà quindi per la prima volta su ben 14 padiglioni. Gli organizzatori, nel complesso, prevedono la presenza di circa 1.400 aziende nazionali ed estere e di 70.000 operatori in visita. Non mancheranno inoltre numerose occasioni di approfondimento per paesaggisti e manutentori, oltre l’area speciale “Giardino-Sogni-Spazi”, dove saranno proposti i trend nell’allestimento di parchi e giardini. Un esempio? Sarà realizzato un vero contesto urbano arredato con uno scenario completo di edificio multipiano, cortili interni, facciate e tetti calpestabili.


Tecnologie innovazione soluzioni


| ammendanti

Protettori PolyActive è il nome commerciale del polimero organico Pam-Poliacrilammide Anionica che, oltre a incrementare la quantità di acqua disponibile per le piante, migliora la struttura del suolo e riduce il consumo idrico di Viola Delfino

I NUMERI • + 50% di risparmio idrico • + 99% migliora il terreno • 100% biodegradabile

U

n polimero (dal greco “che ha molte parti”) è una macromolecola, ovvero una molecola costituita da un gran numero di gruppi molecolari. Non vogliamo addentrarci in nozioni scientifiche, ma semplicemente presentarvi un polimero che, aggiunto al suolo, svolge un importante ruolo di attivatore e potenziatore del terreno. Si chiama Pam, sigla per Poliacrilammide Anionica, ed è commercializzata col nome di PolyActive dalla società milanese Micronizzazione Innovativa. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.

MIGLIORA LA CRESCITA DELLE PIANTE

PolyActive è un ammendante agricolo, un polimero organico in grado di migliorare la qualità dei terreni e di ridurre il consumo idrico. Un copolimero


del terreno composto da Poliacrilammide Anionica, una lunga catena di molecole di acrilamide semplici legate tra loro che consentono un migliore amalgama con i diversi terreni rendendoli più funzionali e più fertili, migliorando le condizioni per la crescita e la qualità delle piante. I polimeri Pam proposti da Micronizzazione Innovativa, caratterizzati da un elevato peso molecolare, sono micronizzati, solubili in acqua, anionici, igroscopici, anti-erosivi e aggreganti del suolo. In pratica, sono in grado di incrementare la quantità di acqua disponibile per le piante: di conseguenza, diminuisce il numero di irrigazioni necessarie e migliora la struttura del suolo. Grazie al loro potere assorbente favoriscono la captazione degli elementi nutritivi e regolano la gestione dell’acqua, diminuendo la quantità di composti che raggiunge la falda.

IERI E OGGI Durante gli anni Cinquanta produttori e ricercatori hanno speso ingenti risorse per sviluppare una tecnologia commerciale per l’applicazione dei polimeri al suolo. Ricerche ben documentate mostrano i risultati positivi ottenuti già all’epoca. Ciò nonostante l’applicazione sul campo non ebbe seguito. Motivo principale, la difficoltà di disciogliere il prodotto base (cristalli), che comportava la necessità di utilizzarli a secco e quindi di impiegare quantitativi consistenti e tempi lunghi di attivazione nel suolo, con costi troppo elevati. Oggi questi problemi sono stati risolti grazie a un’innovativa tecnologia di macinazione (micronizzazione), combinata con una tecnica esclusiva di miscelazione: il processo di micronizzazione a disposizione dell’azienda consente infatti di ridurre la dimensione dei cristalli di polimeri aumentando notevolmente la superficie di contatto tra i polimeri stessi e la radice della pianta di ben oltre 100.000 volte rispetto alle vecchie tecniche di applicazione a secco, riducendo la quantità e quindi i costi.

NON TUTTI SANNO CHE I polimeri si trovano anche in natura; esempi sono gli amidi e le proteine. Pure i polisaccaridi prodotti dai microbi sono polimeri, anch’essi in grado di migliorare il suolo e la capacità delle piante di crescere nel terreno.

Tutti i dettagli sul sito


| ammendanti

SECONDO LA LEGGE La funzione dei polimeri come attivatori e potenziatori del terreno è stata recepita anche dalla legislazione italiana che, con il Decreto legge n. 75 del 29 aprile 2010 - Allegato 6, indica una specifica formulazione e tipologia di tali polimeri come “prodotti ad azione sul suolo”. La Poliacrilammide Anionica è anche classificata come prodotto organico dalle autorità statunitensi FDA (Food and Drug Administration) e USDA (Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti d’America).

RISERVA D'ACQUA PER LE RADICI

CONSIGLI D’USO Polyactive in polvere micronizzata (0,15 mm - 0,10 mm - 0,05 mm) DOSI: - Prati: durante la preparazione del terreno applicare 500 grammi ogni 100 m2, sul suolo. Interrare nella rizosfera (0-5 cm) dove deve germinare il seme, svilupparsi l’apparato radicale e svolgere le normali attività di assorbimento idrico e nutrizionale - Tappeti erbosi: prima della stesura del tappeto, spargere 500 grammi ogni 100 m2 sul substrato sottostante omogeneamente MODALITÀ DI APPLICAZIONE: Tramite soffiatori/atomizzatori con kit polveri, impolveratori a spalla o carrelli spandiseme/spandiconcime. L’applicazione manuale è agevolata dall’utilizzo di un setaccio, che permette la caduta del polimero in maniera distribuita e omogenea RINVASI E TRAPIANTI: Applicare al momento del trapianto/rinvaso una dose proporzionale al volume di suolo interessato, pari a 0,5 grammi ogni litro. Si consiglia la miscelazione manuale Polyactive Gel (principio attivo 2%) DOSI e APPLICAZIONI: Il prodotto è disponibile in fustini da 25 litri. Deve essere diluito 10 volte in acqua per essere facilmente distribuito con qualsiasi impianto di irrigazione: sprinkler, sub-irrigazione, irrigazione a goccia, ecc. Sono utilizzabili anche i classici irroratori e nebulizzatori a spalla da giardino. Un fustino da 25 litri ogni 100 m2.

PolyActive stabilisce interconnessioni col suolo (specialmente argille), migliorando la qualità degli aggregati e la struttura. Costituisce una riserva d’acqua costante e pronta per le radici. Basti dire che è in grado di assorbire mediamente oltre 300 volte l’acqua rispetto al proprio peso e risparmiarne fino al 50%. Aumenta il tempo di permanenza dei nutrienti solubili nella zona radicale e l’assorbimento dei cationi mono e bivalenti, consentendo altresì di diminuirne o aggiustarne le quantità sulle reali necessità. Il prodotto, disponibile sia in polvere micronizzata sia in gel, è anche indicato per prati difficili da mantenere. Infine, precisiamo che PolyActive si degrada nel terreno con un rapporto del 15/20% annuo, grazie all’attività dei microorganismi presenti. E i composti liberati da questo processo sono naturali (CO2; O2; NH4).


| sementi

È

tra i premiati al concorso “Vetrina delle Eccellenze” all'ultima edizione di Myplant & Garden. Blue Country + Myco Nature Active di Tempoverde è un miscuglio di graminacee, frutto della più recente innovazione nello sviluppo di tappeti erbosi capaci di resistere a periodi di siccità acuta e cronica. Tale qualità è data dall'apparato radicale particolarmente profondo, sviluppato da varietà selezionate di Festuca arundinacea e Poa pratense qualificate TWCA. Blue Country + Myco Nature Active è così in grado di offrire un risparmio idrico a parità di colore vegetativo di circa il 50% rispetto alle varietà non qualificate TWCA. La particolare composizione varietale permette un impiego anche in ambienti con scarsa irrigazione o con bassa qualità delle acque. Si adatta inoltre a tutti i tipi di terreno ed è resistente alle patologie fungine, in particolare alla Rhizoctonia.

BLUE COUNTRY+ MYCO NATURE ACTIVE PESO

COMPOSIZIONE

SEMI

40%

Festuca arundinacea Raindance (TWCA)

22%

30%

Festuca arundinacea 3rd Millennium

16%

20%

Festuca arundinacea Dynamic Ii

11%

10%

Poa pratensis Bedazzled (TWCA)

51%

IDEALE PER Blue Country + Myco Nature Active è ideale in nuove semine di giardini pubblici o privati, anche in ombra parziale, terreni sportivi, vivai di produzione di zolle, roughs dei campi da golf, aree a bassa manutenzione. È consigliato anche in trasemina su tappeti erbosi

Forte e robusto Grazie al profondo apparato radicale, Blue Country + Myco Nature Active di Tempoverde è in grado di resistere alla siccità di Nora Adamsberg

IN BREVE • Tessitura media • Colore scuro, intenso in ogni stagione • Altezza di taglio consigliata: 3,5-8 cm • Dose di semina: 35-50 g/m2 • Complesso di endo ed ectomicorrize • Presenza di batteri PGPR e funghi antagonisti • Conservabilità del seme e dell’inoculo in condizioni standard di stoccaggio


| materiali

Cammino

luminoso Grazie a uno speciale trattamento, la pavimentazione IPM GeoDrena TM Lumi illumina i percorsi esterni di Irene Nuvola

S

I PLUS

istema di pavimentazione continua drenante e filtrante vincitore al concorso di Myplant & Garden “Vetrina delle Eccellenze” nella categoria “Materiali edili e/o arredi per la realizzazione del giardino e del paesaggio”. È IPM GeoDrena TM Lumi, ottenuta grazie alla miscela di inerti naturali con il legante eco-compatibile formulato dai laboratori di IPM Italia, azienda specializzata nel settore della produzione e posa di pavimenti in resina. Importante dettaglio: grazie a uno speciale trattamento, è stato creato un effetto luminescente ideale per illuminare percorsi esterni rendendo l'ambiente sicuro e, nel contempo, suggestivo.

SPAZIO ALLA CREATIVITÀ

Un esempio? IPM GeoDrena TM Lumi può essere utilizzata per illuminare una pista ciclabile di una luce azzurra o verde, oppure per comporre il marchio di un’azienda da porre all’ingresso della sede o lo stemma di famiglia o qualsiasi altro “disegno” nelle residenze private. Inoltre, è possibile posare la soluzione su qualsiasi tipo di fondo, sia già esistente anche se usurato o ammalorato, sia nuovo, come calcestruzzo, calcestruzzo drenante, asfalti, pietre naturali e su terreno; anche su fondi non coesi grazie a supporti IPM specifici.

• Drenaggio immediato • Resistenza ai carichi • Contrasto isola di calore • Rapidità e semplicità di posa • Personalizzazione • Resistenza climatica e chimica • Azione anti-sdrucciolo • Filtraggio acqua meteorica • Manutenzione minima • Eco-compatibile


| rasaerba

Più spazio

in verticale I nuovi modelli rasaerba McCulloch Mow&Stow si possono riporre verticalmente senza gocciolamenti di olio e benzina di Daniela Stasi

L'

innovazione che fa la differenza. I nuovi rasaerba McCulloch Mow&Stow, disponibili nei due modelli M46-160WRPX e M53-160WRPXV, sono dotati di un'innovativa tecnologia che, dopo l’utilizzo, consente di riporli in verticale senza gocciolamenti di olio e benzina: rispetto all'ingombro dei rasaerba tradizionali, si risparmia ben il 70% di spazio. Lo stoccaggio in verticale inoltre ne facilita la pulizia e la manutenzione. Dotati di motore Briggs & Stratton Mow N' Stow con cilindrata 163 cc (2,4 kW), sono rasaerba semoventi a velocità singola. Facili da avviare, grazie allo starter automatico (è sufficiente tirare la fune), sono anche dotati di robusti cuscinetti a sfera, a favore di una maggiore durata delle ruote.

Sul sito tutta la gamma McCulloch! DETTAGLI TECNICI Il modello M46-160WRPV, con una larghezza di taglio di 46 cm, è pensato per giardini con una superficie fino a 1.100 m². Da segnalare: sei altezze di taglio, da 30 a 80 mm; possibilità di scarico posteriore, mulching e raccolta dell’erba con un sacco grande da 50 l. Il modello M53-160WRPXV ha invece una larghezza di taglio di 53 cm ed è destinato alle aree verdi fino a 1.700 m². Anche in questo caso, le altezze di taglio sono sei, da 30 a 70 mm. In evidenza: le grandi ruote posteriori e la lama PX3, il cui particolare design garantisce i massimi risultati di raccolta (un sacco grande da 60 l) e mulching.


| vivaio

LE VARIETÀ • Carnival • Debutante • Empress • Princess • Sangria • Sundance • Sunset • Sweetheart • Twist

D

el tutto simili alle azalee tradizionali, ma in grado di rifiorire per ben tre stagioni: primavera, estate e autunno. Sono le azalee rifiorenti Encore®, presenti sul mercato degli Stati Uniti da oltre 15 anni e distribuite in Italia da Vivai Nord. Sono capaci così di fornire notevoli effetti paesaggistici, per creare macchie multicolore nei giardini e nei parchi.

Rhododendron ‘Encore® Debutante’

Guarda tutte le varietà Encore® Rhododendron ‘Encore® Starlite’

ESPERIENZA “DA VENDERE” Nata nel 1988, Vivai Nord produce ornamentali da esterno: arbusti e piante da siepe, piccoli e grandi alberi, erica ed erbacee perenni, rose e acidofile, aceri e conifere, piante autoctone e fruttifere. Particolare attenzione viene posta al continuo inserimento in produzione di novità varietali, sia proprie, sia provenienti da tutto il mondo. Svolge anche il ruolo di coordinamento per altre tre aziende indipendenti, che hanno alle spalle una storia quasi secolare e che fanno capo a ognuno dei tre soci, Vittorio Consonni, Guido Invernizzi e Alberto Sartori. La società commercializza inoltre materiali di complemento, da sementi e concimi per tappeti erbosi a impianti di irrigazione. Ecco qualche numero: oltre 5.000 articoli annualmente in catalogo (pari a più di 1.000 varietà) e una superficie coltivata di circa 50 ettari.

Rhododendron ‘Encore® Princess’

Fiori per tre Vi presentiamo le azalee rifiorenti Encore®, fioritura abbondante e colori vivaci in primavera, estate e autunno di Nora Adamsberg


IN PRATICA

Rhododendron ‘Encore® Twist’

TOLLERANTI AL SOLE E RESISTENTI AL FREDDO

Esistono numerose varietà di azalea Encore®, che si differenziano per il colore dei fiori e la dimensione delle piante: un tale assortimento facilita la loro collocazione nelle diverse zone del giardino. Molto tolleranti al pieno sole, per una crescita ottimale e la migliore fioritura richiedono da quattro a sei ore di luce diretta al giorno. Preferiscono comunque la mezz'ombra per il pomeriggio delle stagioni più calde. Se piantate in pieno sole, è importante evitare stress da caldo e da asciutto. Le azalee Encore® sono anche resistenti al freddo: studi universitari condotti negli Stati Uniti e le numerose piantagioni in diversi Stati del Midwest e del Nordest hanno mostrato che la maggior parte delle varietà si possono utilizzare nelle zona climatica 6 (con temperature minime fino a -20°C). Infine, tra le loro peculiarità principali spiccano anche la rusticità e la bassa esigenza di manutenzione.

TERRENO: preferiscono un suolo ben drenato, tendenzialmente acido (pH 5,5-6,5) e ben dotato di sostanza organica. CURA PER LE PIANTAGIONI PRIMAVERILI ED ESTIVE: dopo la messa a dimora, non vanno lasciate asciugare fino in autunno-inverno. Se ben attecchite, negli anni seguenti non sarà necessaria un’irrigazione continua. CURA PER LE PIANTAGIONI AUTUNNALI: evitare che le radici si asciughino, le potature forti o l’applicazione di fertilizzanti. Questi ultimi potrebbero fare crescere troppo la parte vegetativa, col rischio di non riuscire ad affrontare le temperature invernali. Dopo la messa a dimora, applicare una pacciamatura per proteggere dal gelo le radici più superficiali. Se in inverno le temperature dovessero scendere sotto i -15°C, applicare una protezione aggiuntiva con un telo tipo tessuto-non-tessuto da stendere sopra le piante, evitando il contatto diretto con il fogliame. POTATURA: per favorire una crescita e una fioritura regolari, intervenire subito dopo la fioritura primaverile con una leggera potatura dei rami che hanno già fiorito. Sono da evitare interventi nella stagione autunnale avanzata, che potrebbero asportare le gemme a fiore destinate ad aprirsi nella successiva primavera.

Rhododendron ‘Encore® Empress’

IL CONSIGLIO Le azalee Encore® danno i migliori risultati se piantate nella stagione autunnale, durante la quale sviluppano l’apparato radicale che favorirà un’abbondante fioritura nella successiva primavera.

stagioni


| tecnolog ie

Più smart, pi Con la versione 5.0 di R3 Trees la gestione del verde sarà ancora più a misura di tablet e smartphone. Ecco nei dettagli cosa cambierà di Viola Delfino IN BREVE • Maggiore adattabilità a tutte le tipologie di schermo • Nuova grafica • Caricamento delle informazioni più veloce • Visualizzazione delle schede oggetto più semplice • Interfaccia di mappa rinnovata • Possibilità di associare i lavori di ciascuna località a più imprese • Gestione immagini più agevole • App mobile aggiornata

C

i rendiamo conto di quanto i dispositivi mobili abbiano stravolto le nostre vite solo quando, casualmente, non ne disponiamo. Sembra impossibile fare ciò che anni fa affrontavamo con assoluta tranquillità. Una diffusione capillare che ha cambiato radicalmente anche le modalità di fruizione delle informazioni e dei contenuti web, sia nella vita privata sia in ambito lavorativo. Si tratta di un'evoluzione che ha trasformato le abitudini degli utenti della rete i quali non accedono ad applicazioni e dati esclusivamente tramite computer, ma sempre più spesso con tablet e smartphone, attraverso connessioni dati che non si appoggiano necessariamente a una rete fissa. Ed ecco che un'azienda come R3 GIS, da sempre specializzata in applicativi web, riesce a stare al passo coi tempi evolvendosi di continuo. Suo fiore all'occhiello per il nostro settore, R3 Trees, software che supporta la gestione del verde in più di 100 città in Italia e all’estero e da diversi anni comprende anche un'app mobile per il supporto in campo degli operatori. A febbraio, in occasione di Myplant & Garden, durante il primo incontro italiano utenti R3 Trees, l'azienda ha presentato in anteprima la nuova versione 5.0, con lo scopo di migliorare le performance dell’applicativo web anche quando utilizzato attraverso dispositivi mobili.

Guarda la preview della versione 5.0

L’ad di R3 GIS Paolo Viskanic e il suo staff durante il primo incontro italiano utenti R3 Trees, svoltosi in occasione di Myplant & Garden.

MIGLIORATE LE FUNZIONALITÀ

L’architettura di R3 Trees 5.0 sarà rinnovata per garantire l’adattabilità del software a diverse tipologie di schermo, migliorando l’esperienza di utilizzo anche attraverso schermi piccoli e touch: sarà rivista anche la grafica dell’applicativo e migliorata la velocità di caricamento delle informazioni di ciascuna pagina, consentendo una fruizione efficiente dei contenuti anche appoggiandosi su una rete dati non fissa. Saranno inoltre migliorate anche le funzionalità del software. La visualizzazione delle diverse schede oggetto (scheda albero, scheda gioco, ecc.) sarà più agevole e intuitiva grazie alla presenza di una barra fissa, posta all’inizio della scheda, che consentirà di risalire sempre a quale località fa riferimento l’oggetto e che permetterà di attivare velocemente le


ù semplice

funzionalità di inserimento e modifica dei dati nella scheda stessa. Inoltre, sarà possibile inserire direttamente dalla scheda oggetto le voci mancanti negli elenchi configurabili dall’utente, senza dover interrompere l’inserimento dei dati per inserire le nuove voci nella sezione “Configurazione”: questa funzionalità sarà comunque limitata ai soli profili utente a cui sono associati i diritti di configurazione. È stata poi rinnovata la funzionalità di stampa con la possibilità di definire su richiesta layout personalizzati. Sarà rinnovata anche l’interfaccia di mappa, con una nuova struttura che lascia più spazio alla visualizzazione della cartografia, attraverso un pannello strumenti “a scomparsa” che è possibile visualizzare

o nascondere a comando. Inoltre, sarà possibile configurare la visibilità dei diversi livelli informativi e il loro ordinamento, per una visualizzazione ottimale della cartografia in base alle specifiche esigenze. Per quanto riguarda il modulo lavori la principale novità è rappresentata dalla possibilità di associare i lavori di ciascuna località a più imprese: questo consente di rispondere meglio alle esigenze organizzative realmente riscontrabili nella gestione del verde, per cui su una località, spesso, sono coinvolte diverse aziende, ciascuna espletando differenti attività manutentive (chi si occupa delle potature, chi delle manutenzioni dei giochi, ecc.). Inoltre, sarà attivata una nuova funzionalità che consentirà di procedere alla chiusura multipla di più lavori svolti. Tutte queste migliorie saranno ancora più evidenti grazie alla nuova grafica di R3 Trees, pensata per un uso più agevole su smartphone e tablet. Info: www.r3-trees.com

Dettagli della versione 5.0 di R3 Trees.

PIÙ VALORE ALLE FOTO Per quanto riguarda la documentazione fotografica allegata a oggetti (alberi e giochi) e attività (lavori e ispezioni) sarà possibile per gli amministratori del software definire una risoluzione fissa alle immagini caricate a sistema, consentendo di “alleggerire” il peso di quelle inviate al server e quindi di consumare meno traffico dati. Grazie al rinnovamento dell’app mobile sarà inoltre possibile allegare più di una foto per ciascuna scheda: VTA, ispezioni, lavori, potranno quindi essere documentati in modo ancora più completo ed esaustivo.


| complementi

Colore in

giardino Si chiama Tavolozza la serie di punti acqua proposta da Bonfante. Estetica e funzionalità diventano un tutt’uno di Irene Nuvola L’AZIENDA • Nata nel 1952 • Specializzata nella produzione e vendita di arredi da giardino, arredi urbani e recinzioni modulari • Presente in Italia con oltre 1.500 punti di distribuzione

IL DETTAGLIO CHE CONTA Sul retro della colonna è presente di serie un foro per installare un secondo rubinetto (non compreso) e, alla base del tubo, un altro foro per l’eventuale allacciamento alla rete idrica fuori terra.

A

ll'ultima edizione di Myplant & Garden, nello stand di Bonfante, storico marchio specializzato in complementi da giardino e arredi urbani, erano tra i prodotti che più destavano attenzione da parte dei visitatori. Ce ne siamo accorti più volte, passando di lì. Di cosa stiamo parlando? Dei punti acqua della serie Tavolozza, muniti di tutti gli accessori (già assemblati) necessari per l’allacciamento alla rete idrica e il fissaggio a terra (tramite specifiche viti inox). Il punto acqua serie Tavolozza può essere sia zincato e verniciato che in acciaio inox. Può anche essere di differenti forme. Due esempi: il modello con la colonna quadrata in pietra ricostruita con finitura simile alla pietra di travertino e quello con la colonna rotonda in pietra ricostruita con finitura simile alla pietra apricena. È disponibile anche in versione passo da giardino per creare camminamenti. La serie, infine, si è arricchita dei nuovi contenitori per l’acqua a forma di bidoncino, realizzati in acciaio con specifici trattamenti e verniciati con polveri poliesteri termoindurenti.



GESTIONE | formazione

Fare giardini

diminuisce il crimine Che il verde migliorasse la qualità della vita negli spazi urbani già si sapeva, ma ora lo certifica anche un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Pnas. Una conferma che ci aiuta a capire quanto sia importante investire in questa direzione. Ne va del bene dei cittadini di Francesco Accatino

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on è raro che nelle città i comportamenti delle persone siano influenzati, nel bene o nel male, dagli ambienti in cui vivono ed è un dato di fatto che atteggiamenti negativi sono spesso favoriti da spazi degradati. È il caso delle aree abbandonate, lasciate al proprio destino, e diventate, per qualche ragione, un ricettacolo di macerie ed erbacce. Spazi che molto spesso si trovano in zone povere della città e si prestano a diventare luoghi di possibili attività illegali, prima fra tutte lo spaccio di droga, e di disordine pubblico. Ma uno studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Pnas (Proceeding of the National Academy of Science), ci dimostra che il verde è la cura. Infatti, semplici operazioni di re-inverdimento di queste zone possono diminuire le attività illegali e ridare ai cittadini la tranquillità di vivere in sicurezza il proprio quartiere.

sor Charles Branas della Columbia University’s Mailman school of Public Health, fa emergere che nelle città americane il 15% della superficie è in condizioni degradate, un’area grande quanto tutto il territorio della Svizzera. Il problema non è da poco. Lo studio riporta che le aree dismesse sono fra le prime minacce alla sicurezza pubblica: agevolano lo spaccio di droga, microcriminalità, furti e uso di armi da fuoco. Una spirale di violenza che riguarda tutti: cittadini direttamente coinvolti, perché abitanti in prossimità di queste zone, e persone indirettamente coinvolte che non possono uscire di casa senza temere per la propria incolumità. Quindi, trasformare queste aree degradate e fatiscenti in piccoli giardini curati, potrebbe essere una chiave per migliorare la vita di quartiere? Lo studio di Brabas è stato il primo a cercare di rispondere a questa domanda, analizzando in modo sistematico un largo campione di dati.

AREE DEGRADATE, MINACCIA ALLA SICUREZZA PUBBLICA

COSÌ SI VIVE PIÙ TRANQUILLI

Il lavoro, dal titolo Citywide cluster randomized trial to restore blighted vacant land and its effects on violence, crime and fear, condotto dal profes-

TEMPO DI LETTU R A: 6 minuti

Nella città di Philadelphia, gli autori dello studio hanno selezionato 541 luoghi dismessi e li hanno recuperati inserendo elementi verdi: un semplice manto erboso e pochi alberi. Attenzione però, N°009

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GESTIONE | formazione

Il verde si è dimostrato un mezzo utile per rompere

spirali di violenza e criminalità e innescare circuiti virtuosi, basati sulla socializzazione e sul miglioramento continuo di un quartiere I NUMERI Il trend • 29% la diminuzione delle sparatorie • 22% il decremento dei furti • 30% la diminuzione dei disturbi alla quiete pubblica Le risposte • 37% ha dichiarato di percepire una netta diminuzione della microcriminalità • 39% ha percepito una considerevole riduzione del vandalismo • 58% ha affermato di non avere più preoccupazioni a uscire di casa • 76% socializza con maggiore tranquillità

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non troppa vegetazione, altrimenti l’effetto sarebbe contrario. Gli studiosi hanno poi monitorato le conseguenze nei rispettivi quartieri per un anno e mezzo, esaminando i verbali della polizia e intervistando i residenti, 445 in tutto. I risultati non hanno lasciato dubbi. Dall’esame dei verbali delle forze dell’ordine è emerso che nei quartieri sotto la soglia di povertà, le sparatorie sono diminuite del 29%, i furti del 22% e del 30% i disturbi alla quiete pubblica. Fra i cittadini intervistati, il 37% ha dichiarato di percepire una netta diminuzione della microcriminalità, il 39% una considerevole riduzione del vandalismo, il 58% ha affermato di non avere più preoccupazioni a uscire di casa. Inoltre, il 76% degli intervistati ha raccontato che si sente più tranquillo all’idea di uscire fuori casa e di socializzare di più nel proprio quartiere, godendosi i nuovi spazi verdi.

VALORE INTRINSECO INSOSTITUIBILE

Pare quindi che realizzare piccoli giardini al posto di aree lasciate al proprio destino contribuisca notevolmente a un miglioramento della qualità della vita in situazioni di degrado. Ripulire un’area dismessa e recuperarla a verde, inserendo del prato e un mix tra cespugli e alberi è un’operazione relativamente poco costosa e facilmente applicabile con una modalità sistematica in tutta la città, cosa importante da considerare per chi amministra. Ma quali sono i meccanismi che rendono questa semplice soluzione verde così efficace? Il primo messaggio che passa agli abitanti è il senso di cura dell’amministrazione proprio nei confronti del cittadino. Il verde si è dimostrato un mezzo utile per rompere spirali di violenza e criminalità e innescare circuiti virtuosi, basati sulla socializzazione e sul miglioramento continuo di un quartiere. I cittadini si sentono più invogliati a uscire, ad approfittare delle aree verdi per fare un picnic e per socializzare con i vicini. In aggiunta, il verde porta a fare tutto ciò senza grandi stravolgimenti nella vita dei cittadini. Piccoli spazi che non stravolgo l’aspetto urbanistico, ma inglobano l’esistente e fanno sentire partecipi gli abitanti. Questo studio è una nuova conferma sull’importanza del verde, sul valore diretto e indiretto di parchi e giardini, seppur piccoli, all’interno delle città. E sul valore della professione del giardiniere. Insomma, il verde fa bene e questa è l’ennesima dimostrazione.


L’INNOVAZIONE SALVASPAZIO

I nuovi Rasaerba McCulloch Mow&Stow, dotati di motore Briggs&Stratton con cilindrata 163 cc, sono disponibili in due modelli per consentire due larghezze di taglio (46 e 53 cm). Grazie all’innovativa tecnologia, dopo l’utilizzo, è possibile riporre i rasaerba in verticale, senza gocciolamenti di olio e benzina, risparmiando così il 70% di spazio rispetto all’ingombro dei rasaerba tradizionali. Lo stoccaggio in verticale inoltre facilita la pulizia e la manutenzione dell’attrezzo.

www.mcculloch.com


GESTIONE | soluzioni

Mangia-inq Gli effetti degli alberi sul particolato atmosferico e su altri inquinanti sono dimostrati da studi scientifici e test. Vi spieghiamo perché e vi indichiamo quali sono le specie più efficaci testo e foto di Camillo De Beni

TEMPO DI LETTU R A: 9 minuti

LE PIÙ INDICATE • Latifoglie • Conifere • Arbusti

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gni promessa è un debito. Nell'articolo pubblicato sullo scorso numero (pag. 46) abbiamo concluso dicendo che avremo ripreso il discorso sui benefici degli alberi in ambito urbano. Ed eccoci qui. Abbiamo già analizzato il ruolo di assimilazione e stoccaggio del carbonio, riduzione dell'impermeabilizzazione del suolo e regimazione degli afflussi e dei deflussi. In queste pagine ci concentriamo invece sugli effetti sul particolato atmosferico e su altri inquinanti.

L'IMPORTANZA DELLE FOGLIE

Oltre assimilare e stoccare nel lungo periodo anidride carbonica, le piante sequestrano o comunque immobilizzano, anche solo temporaneamente, notevoli quantità di inquinanti solidi (es. particolato o PM) e gassosi (es. Ossidi di azoto, zolfo, O₃). Le concentrazioni di inquinanti possono essere ridotte attraverso il controllo delle emissioni, aumentando la dispersione o aumentando i tassi di deposizione. Relativamente a quest’ultimo

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uinamento metodo è noto che un ruolo di primaria importanza viene svolto dalla vegetazione, poiché i tassi di deposito su quest’ultima risultano essere molto superiori a quelli possibili su superfici metalliche o costruite. Le foglie degli alberi, specie se dotate di particolari caratteristiche, hanno capacità di fungere da sink per il particolato sospeso. In pratica catturano e trattengono le particelle inquinanti. Le particelle inquinanti trattenute, a loro volta, possono seguire due destini primari: • essere assorbite dalle cellule fogliari entrando a vario titolo nel metabolismo dell’albero • accumularsi sulla superficie fogliare fino a quando la pioggia e/o il vento non le convoglieranno a terra.

EFFICIENZA DI RITENZIONE

In generale le latifoglie con superfici ruvide risultano più efficaci nel catturare PMx. L’olmo, per esempio, possiede una densa peluria e una superficie fogliare grossolanamente corrugata che crea anche microturbolenze. Tali caratteristiche ne fanno una pianta con ottima efficienza di ritenzione. Il tiglio, oltre a possedere una foglia finemente tomentosa sulla pagina inferiore, si ritrova spesso Sopra, foglie di olmo, mentre a sinistra, Spiraea japonica.

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GESTIONE | soluzioni

Per altri versi, le conifere, con foglie aghiformi o squamiformi, specie che per la grande maggioranza mantengono le foglie anche in inverno, risultano assai efficienti nel migliorare la qualità dell’aria, poiché, a differenza delle specie caducifoglie, sono attive anche nella stagione fredda che è quella in cui l’aria risulta maggiormente inquinata e ricca di PM2,5. Anche e soprattutto gli arbusti si dimostrano assai efficienti nel rimuovere inquinanti dall’aria. Spiraea japonica, nello specifico, è risultata una delle piante con elevatissima efficacia.

VERI SPAZZINI

la foglia ricoperta da una sostanza assai appiccicosa, denominata “melata” (sostanza prodotta dall’attività degli afidi). Codesta sostanza, fastidiosa per certi aspetti, si dimostra invece assai efficiente per l’adesività nei confronti delle particelle inquinanti. PARTICOLATO, COS’È? Capita spesso di sentir parlare di particolato o PM. Di cosa si tratta? Il particolato, prodotto principalmente da impianti di riscaldamento, centrali energetiche, veicoli motorizzati, scarichi industriali, è formato da particelle solide classificate in base al diverso diametro in PM10, PM2,5, PM1 e PM0,1 (diametro particelle <10 µm, <2,5 µm, <1µm, <0,1 µm). Tali particelle, indicate anche come polveri sottili, rappresentano sempre più un problema per la salute della popolazione urbana. Ecco qualche numero: oltre l’85% di quella dell’UE è esposta a livelli di PM superiori ai valori indicati dalle linee guida sulla qualità dell’aria emanate dall’OMS nel 2005, mentre a Pechino a gennaio 2013 la concentrazione di PM2,5 ha superato il valore di 700 mg/m3, valore 15 volte superiore al limite vigente in Europa; e l’Italia, da studi eseguiti nel 2016, risulta essere tra le aree europee più critiche per gli elevati livelli di PM10 e PM2,5. E ancora: nel 2015 l’inquinamento è stato ritenuto responsabile di 6,4 milioni di morti premature; il “colpevole” è soprattutto il particolato fine, quello con diametro inferiore ai 2,5 µm (PM2,5), basti dire che un incremento di soli 10 µg/m3 di tali polveri viene associato a un aumento del 4% sul rischio per la salute in generale. Rischio che raddoppia (8%) per il cancro ai polmoni.

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In generale, l’efficacia del verde urbano contro il particolato è elevata: quando le particelle che fluiscono in modo turbolento nell’aria incontrano una foglia, vengono guidate attraverso lo strato limite fino alla superficie della foglia, e vi aderiscono. Stime indicano che ogni m2 di superficie fogliare è capace di assorbire da 70 mg a 2,8 g di particolato all’anno. Studi su piante hanno dimostrato che in una città inglese come Brighton, un olmo (Ulmus procera) di 21 m, situato in un parco, è stato capace, in una sola stagione vegetativa, di assorbire ben 1.071 g di particolato sospeso (475 mg/m2 area fogliare). In sostanza, l’efficacia degli alberi come scavengers (spazzini) del particolato è stato ormai ampiamente dimostrata in molti studi e test. Quale allora il messaggio che si vuole lanciare? Nella progettazione, la scelta delle specie dovrebbe essere un aspetto fondamentale, da considerare quando si intende contribuire al miglioramento della qualità dell’aria. Conoscere l’efficienza delle specie vegetali e delle cultivar nella filtrazione e nel sequestro del particolato, oltre che nella tolleranza agli ambienti urbani, diventa imprescindibile per la scelta della vegetazione appropriata per determinati siti urbani.



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La grande

bellezza

Grazie a un colossale restauro, il parco storico della toscana Villa Reale di Marlia è tornato agli antichi splendori. L’architetto e l’impresa che se ne sono occupati ci hanno accompagnato nel backstage dei lavori di Daniela Stasi

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n intreccio di storia, arte e architettura in una composizione di forme di grande raffinatezza. Questa l'essenza della Villa Reale di Marlia, nei pressi di Lucca, ai piedi dell’altopiano delle Pizzorne. Costruita nel XVII secolo, è considerata una tra le più importanti dimore storiche d’Italia: nel XIX secolo fu residenza di

Elisa Bonaparte Baciocchi, sorella di Napoleone e principessa di Lucca. Di recente è tornata agli antichi splendori grazie all'importante progetto di restauro curato dallo studio dell’architetto Luca Borgogni. Occupandoci di verde, il nostro sguardo è rivolto al parco storico, intorno al quale l'intero complesso monumentale si è sviluppato in simbiosi totale.


TRA I LAVORI

LA RESIDENZA

Villa Reale si estende su una superficie di 16 ettari e annovera numerosi giardini, vere rarità botaniche e imponenti palazzi edificati nel corso dei secoli. Il parco, risultato di un complesso succedersi di trasformazioni, è percorso dai viali delle Camelie e ospita due famosi Teatri, quello d’Acqua e quello di Verzura, a cui si aggiungono il Giardino dei Limoni, con il gruppo marmoreo di Leda e il Cigno, e il Giardino Spagnolo di gusto Decò. Una parte conserva l’originario impianto seicentesco con siepi, aiuole fiorite e alberi d’alto fusto; l’altra è disegnata secondo la moda del giardino paesaggistico all’inglese con sentieri sinuosi, punti panoramici e boschetti ombrosi. Ricchissimo è il suo patrimonio arboreo, con grandi esemplari di Abies, Quercus palustris, pini, lecci e platani.

• Classificazione delle piante esistenti e del loro stato vegetativo • Restauro dell’impianto delle fontane • Realizzazione del nuovo impianto di irrigazione • Iniezioni di fertilizzanti sugli esemplari di Taxus baccata presenti nel Teatro di Verzura • Pulizia da erbe e piante infestanti • Potatura cespugli e alberi • Interventi di dendrochirurgia

A sinistra, il Teatro di Verzura.

IL PROGETTO

Come ci ha fatto notare l'architetto, la vicinanza al torrente Fraga non è casuale: l’abbondanza di acqua in ogni stagione, attinta con la creazione di un vero e proprio acquedotto che per caduta alimenta il complesso sistema di fontane, è infatti alla base dell’intero parco. A causa di vicende complesse, nel tempo i giardini hanno subito un lento processo di degrado che, pur non andando a inficiare l’assetto generale e la bellezza dell’impostazione d’insieme, ha impatta-

DALLA STORIA AL FUTURO Per la corretta copertura irrigua delle aree a prato, Gruppo Giardini ha progettato e realizzato un impianto di nuova generazione. Trattandosi di grandi spazi sono state impiegate le più moderne tecnologie finalizzate al risparmio idrico e all’ottimizzazione dei consumi: oltre a essere all’avanguardia sul fronte del controllo remoto, l’impianto è suddiviso in numerose aree a seconda delle tipologie di piante presenti e alla disposizione ai raggi solari, consentendo di individuare per ciascuna zona il corretto quantitativo di acqua da erogare quotidianamente. Non è tutto: sono stati realizzati specifici impianti di irrigazione per tutti i vasi della villa con particolare attenzione, sia dal punto di vista tecnico che estetico, agli oltre 100 vasi di limone. N°009

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GESTIONE | g randi g iardini

LA PAROLA ALL’ARCHITETTO Abbiamo approfondito alcuni aspetti con l’architetto Luca Borgogni. Quali sono state le principali difficoltà, sia progettuali che strutturali? Il progetto, tuttora in fase di realizzazione, si è posto l’obiettivo di riportare al massimo splendore l’intero parco agendo in più direzioni parallelamente e programmando l’intervento in un arco temporale di alcuni anni. Si tratta infatti di recuperare quanto più possibile le essenze esistenti con un’attenta opera di cura delle piante, ma anche di procedere alla sostituzione e integrazione delle lacune. L’innesto di essenze in sostituzione delle originarie, esattamente delle medesime caratteristiche e nelle stesse posizioni, deve inoltre ridisegnare e ricostruire le volumetrie in totale armonia e assonanza con le proporzioni d’insieme. Date le dimensioni e la complessità è inoltre necessario predisporre sia le nuove piantumazioni che le potature e le ripuliture, prevedendo la crescita di ogni singola pianta negli anni. Alla continua opera di manutenzione, comunque necessaria, va affiancato un costante intervento di ripiantumazione, recupero e riprofilatura dei grandi volumi architettonici che per passaggi e approssimazioni successive si potrà avvicinare sempre più alla configurazione originaria. Tra le difficoltà principali quella di riuscire a rimuovere le numerose piante non autoctone e non espressamente previste, fatte di piante infestanti o a crescita spontanea, che molto spesso soffocavano e sottraevano aria e luce, senza snaturare e stravolgere l’assetto temporaneo e non compromettere il mantenimento degli aspetti estetici del parco. A fianco delle rimozioni si è così proceduto alla costante e immediata riproposizione delle essenze e alla ricostituzione dei profili. Siete riusciti a mantenere l’impianto originario o è stato necessario intervenire con modifiche progettuali oltre che strutturali? Il progetto si è costantemente mosso verso la fedele ricostruzione e manutenzione dell’impianto originario, oltre che basandosi sui rilievi sul posto, anche grazie all’attento reperimento di numerosi documenti storici curato dall’archeologa Nadia Montevecchi. Basti citare l’incisione del Venturi del 1771, o la planimetria settecentesca del giardino Orsetti o foto delle varie epoche reperite dall’archivio storico Pecci-Blunt. Può spiegarci nel dettaglio quali sono stati gli step del restauro del Teatro di Verzura? Il Teatro di Verzura, tra i pochi teatri con quinte realizzate esclusivamente con una cortina di piante e dove, tra le varie testimonianze, si narra di esibizioni di Niccolò Paganini, costituisce la vera e propria gemma preziosa incastonata nell’intero sistema. Lì sono stati massimizzati gli interventi con una estrema cura nella potatura, l’inserimento e integrazione di nuove essenze, il restauro dell’esile struttura metallica a sostegno dei rami e delle fronde anche minori e il costante intervento di manutenzione con un continuo controllo delle forme. Anche in questo caso si è reso necessario procedere per step successivi avvicinandosi gradualmente alle forme originarie ma senza stravolgere eccessivamente lo stato dei luoghi. Quali altri elementi del parco sono stati valorizzati? Tra gli altri luoghi di particolare pregio e di grande fascino troviamo il Teatro d’Acqua, grande fontana a forma di esedra con complessi giochi di acqua e un’imponente cortina di verde, scenario di grande effetto antistante l’ingresso principale della Villa. Qui le dimensioni e la necessità di assecondare le forme architettoniche con il verde costituiscono la sfida più grande. La fontana non è costituita solo da statue, vasche e cascate ma da grandi pareti verdi che degradando ai lati e si raccordano con le altre grandi quinte del giardino. Sul lato opposto, all’estremità sud della proprietà, il lago, realizzato dai Plecci-Blunt con progetto dell’architetto Jaques Greber seguendo il progetto di Elisa Baciocchi Bonaparte. Il lago svolge naturalmente la funzione di recupero delle acque per irrigazione restituendo al torrente quanto in eccesso, ma anche un fondamentale ruolo di catalizzatore dell’attenzione come fondale e punto focale dei grandi spazi delimitati dalle numerose piante ad alto fusto, molte delle quali provenienti direttamente dalla Reggia di Caserta per volontà dei Borbone.

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PRIMA E DOPO

Visita il sito di Villa Reale


e ha effettuato iniezioni di fertilizzanti specifici, utili alla ripresa vegetativa degli esemplari. Tra le principali fasi operative: la pulizia da erbe e piante infestanti eseguita manualmente, senza l’utilizzo di mezzi meccanici e con particolare attenzione alla salvaguardia delle piante di pregio; la potatura dei grandi cespugli e dei grandi alberi, realizzata in parte in tree climbing.

Giardino Spagnolo.

to sia sullo stato effettivo di conservazione delle essenze sia sulle geometrie e impostazioni volumetriche delle numerose quinte architettoniche. Nel progetto di restauro, si sono rivelati fondamentali lo studio delle essenze esistenti, il rilievo e l’individuazione dell’impostazione originaria sia dal punto di vista botanico-agronomico che architettonico. Il parco è infatti costituito da un impianto generale di grande respiro che spazia dalla Villa al lago in un ideale asse di collegamento di oltre 700 metri, da numerosi viali con alte quinte di verde e da una serie di fontane e luoghi “speciali” che lo rendono interessante e ricco di variazioni e “sorprese”.

L'INTERVENTO

L'azienda esecutrice del restauro del parco, Gruppo Giardini, ha iniziato con la classificazione delle piante esistenti valutandone anche il loro stato vegetativo. In seguito, è stato elaborato un piano per il restauro dell’impianto delle fontane mediante verifica dei flussi idrici, delle sorgenti e delle cisterne di accumulo ed è stato progettato il nuovo impianto di irrigazione per i prati e le piante (dettagli nel box “Dalla storia al futuro”). Da menzionare il Teatro di Verzura, l’elemento di maggior pregio del parco che, nonostante il suo valore, si presentava in uno stato di semiabbandono. Trattandosi di piante di Taxus baccata, l'impresa ha provveduto alla pulizia dal secco

L’AZIENDA ESECUTRICE Il restauro del parco, come anticipato, è stato effettuato da Gruppo Giardini, realtà attiva dal 1986, specializzata nella progettazione, realizzazione e manutenzione di giardini di particolare pregio in Italia e all’estero: con sede operativa a Pistoia è presente anche a Mosca, Zurigo, nel Principato di Monaco, Firenze e Forte dei Marmi. Quello di Villa Reale è stato un intervento particolarmente impegnativo che, iniziato a ottobre 2014, ha coinvolto dalle cinque alle otto persone e ha previsto l’impiego di un corposo parco macchine: escavatori da 25, 50 e 100 quintali, trattori, minipale, tosaerba, veicoli speciali per la posa in opera delle tubazioni. Diverse le tecniche e le tecnologie a cui l’impresa è ricorsa, come gli interventi di dendrochirurgia per la cura di carie e ferite degli alberi e quelli endoterapici per la fertilizzazione di grandi esemplari. Principale difficoltà operativa, la rimozione di molti alberi caduti a causa della tempesta di vento a marzo 2015. Qualche curiosità tra le varietà presenti? «Degna di nota è l’imponente collezione di camelie antiche – spiega Alessandro De Francesco, fondatore e presidente di Gruppo Giardini – Inoltre durante le operazioni di bonifica e pulizia è stato riscoperto un giardino segreto composto da un grande esemplare di leccio e contornato da una siepe di lecci e Buxus. Il giardino è posto in una zona strategica del parco dalla quale si domina tutta la proprietà, un luogo magico per la contemplazione e la lettura». N°009

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SCOPERTE | pratiche

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n questo vagabondare per luoghi interessanti e utili alla mia professione ho deciso di dedicare una giornata all’Orto botanico di Padova. Un luogo antico e affascinante sia come storia, sia come collezioni botaniche. Spesso trovo gli orti botanici un po’ “noiosi” e stancanti, forse perché non ben organizzati nell’accompagnare il visitatore alla scoperta di specie. Ma al di là della loro presentazione al pubblico, gli orti botanici sono luoghi importanti per i professionisti che operano nel mondo del verde, soprattutto per i giardinieri. Le specie che si trovano spesso sono rare o scomparse dal mercato, oppure semplicemente sono piante dimenticate anche dagli

stessi professionisti del settore. L’Orto botanico di Padova, invece, mantiene un rigore scientifico, una manutenzione efficiente e un’organizzazione di presentazione delle diverse specie (più di 3.500) continuamente aggiornata, in grado di incuriosire il visitatore. Si possono trovare informazioni non solo botaniche, ma anche culturali, storiche, sulla loro provenienza e utilizzo: dalla farmacopea all’alimentazione, dall’estetica alla lotta all’inquinamento. Inoltre si promuove la ricerca internazionale per la conservazione dei semi, la promozione della biodiversità e lo studio sui cambiamenti climatici. Anche se più piccolo, non ha davvero nulla da invidiare al più famoso inglese Kew Gardens.

Imparare dal Per un professionista del verde, visitare giardini è tra le migliori lezioni sul campo. Ecco cosa ci ha colpito dell’Orto botanico di Padova di Marilena Baggio

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BIODIVERSITÀ IN UN GIARDINO

Capire l’importanza delle piante nella storia, come cura, nutrimento o per costruire oggetti, significa dare valore e importanza alla scelta della pianta giusta al posto giusto per il ruolo giusto. Un aiuto arriva anche dal Giardino della biodiversità, di recente costruzione, che accoglie 1.300 specie che vivono in ambienti omogenei per temperature e umidità. Le quattro serre simulano le condizioni climatiche dei biomi del pianeta. La posizione della pianta all’interno di ciascun ambiente e di quelle acquatiche rispecchiano una suddivisione fitografica, ossia della vegetazione in America, Africa e Madagascar, Asia, Europa temperata e Oceania. Questo ci aiuta a comprendere quali piante sono autoctone, quali importate e adattate nel tempo, oppure quale sia il loro sviluppo naturale. Insomma, un luogo affascinante e di continua scoperta. Il Giardino della biodiversità ci accompagna in un viaggio dal punto di vista vegetale dalle zone aride a quelle temperate, dalle tropicali alle subumide. È interessante notare la ricchezza di biodiversità in ogni zona. Pannelli informativi, video, exhibit interattivi, reperti scientifici raccontano come l’intelligenza vegetale e quella umana abbiano intrapreso un cammino comune. Spesso ci dimentichiamo che le piante sono esseri vivi e non oggetti. Questa consapevolezza ci aiuterebbe ad avere una

PATRIMONIO DELL’UMANITÀ Forse non tutti sanno che l’Orto botanico di Padova nel 1997 è stato iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco come bene culturale. Questa la motivazione: “è all’origine di tutti gli orti botanici del mondo e rappresenta la culla della scienza, degli scambi scientifici e della comprensione delle relazioni tra la natura e la cultura. Ha largamente contribuito al progresso di numerose discipline scientifiche moderne, in particolare la botanica, la medicina, la chimica, l’ecologia e la farmacia”. Si tratta del più antico orto botanico al mondo che ha mantenuto nel tempo la sua collocazione originaria. Nato nel 1545 per la coltivazione di piante medicinali a uso medico e farmacologico per gli studenti del già famoso Ateneo, l’Orto ha una superficie di 2,2 ettari nel centro storico della città. L’antico Orto, chiamato anche Horto medicinale, ha una struttura circolare con un quadrato inscritto, a sua volta suddiviso in quattro quadrati con due viali perpendicolari. I quadrati, detti anche “spalti” perché originariamente sopraelevati di 70 cm, erano suddivisi in “areole”, aiuole che contenevano preziose piante medicinali. Successivamente, l’Horto fu circondato da un muro per impedire i furti delle piante e poi arricchito con fontane, portali di ingresso, statue e cancelli in ferro battuto. È interessante sapere che l’Orto si ampliò con serre permanenti e con un teatro botanico, ancora oggi utilizzato per riunioni e lezioni. Fu costruita anche una palazzina per il direttore dell’Orto (allora chiamato Prefetto), ora adibita a Biblioteca storica, archivio ed erbario con locali per la conservazione dei semi.

la storia N°009

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SCOPERTE | pratiche

L’Orto Botanico è una esperienza non solo per gli addetti ai lavori, è condivisibile con amici e familiari con cui passare una giornata di scoperta, relax e cura del nostro sapere. Andate e poi raccontateci!

PER SAPERNE DI PIÙ: www.ortobotanicopd.it

maggior cura e attenzione alle loro esigenze di dimora, sviluppo e crescita. All’esterno delle serre ci sono delle aiuole dedicate alla sperimentazione e alla didattica per lo studio delle piante alimurgiche, del prato fiorito e delle aromatiche.

CURA DEL SAPERE

Ma il percorso non è finito. Per chi avesse ancora curiosità, c’è l'“Index seminum”, il Catalogo dei semi e delle spore che vengono distribuiti alle istituzioni pubbliche per finalità di ricerca, conservazione e riproduzione. I privati non possono usufruire di questo servizio, ma si può sempre sollecitare qualche ente di nostra conoscenza a mettersi in contatto con l’Orto, ampliando la rete d’informazioni. Dopotutto, conoscere e divulgare il sapere è un'opportunità per contribuire a garantire la biodiversità e anche il lavoro di giardiniere. Ricordiamocelo sempre, senza Natura non c’è giardino e non c’è giardiniere.

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Spesso ci dimentichiamo che

le piante

sono esseri vivi e non oggetti. Questa

consapevolezza ci aiuterebbe ad avere maggiore

attenzione alle loro esigenze di dimora, sviluppo e crescita



SCOPERTE | vegetali

SALVIA COCCINEA ‘LADY IN RED’ Specie perenne non rustica, da trattare come annuale. Alta al massimo 35 centimetri, dà ottimi risultati sia in vaso che in piena terra. Una nuvola di fiori in un range di colori dal bianco al rosso. La fioritura inizia dopo 6/8 settimane dalla semina e si protrae fino ai primi geli. Ama le posizioni soleggiate. Ottima se usata abbinata ad altre piante. In centro-sud Italia tende a disseminare spontaneamente senza comportarsi come invasiva. Le potature sono superflue, se considerata come fosse un'annuale. Una volta invecchiata, tende a fiorire irregolarmente: anche per questo è auspicabile utilizzarla come annuale.

PLUS • Affidabilità nella fioritura • Duttilità in ambienti di coltivazione difficile • Bassa manutenzione

SALVIA ELEGANS VAHL. (=SALVIA RUTILANS CARRIÈRE) Conosciuta e trovata in vendita come salvia ananas - dato il suo peculiare profumo una volta stropicciate le foglie - è una delle ultime salvie a fiorire prima dell’autunno, un periodo in cui molte piante vanno a riposo. La fioritura da lontano ricorda una fiammata rossa, che si protrae da settembre circa fino alle porte della primavera, se le temperature non scendono sotto i -2/-3°C. Da vicino invece si possono apprezzare le singole infiorescenze, che portano 6-12 fiori, color rosso scarlatto, e che fioriscono scalarmente. Se soggetta a

gelate più forti la pianta perde la parte aerea a scapito della fioritura, ma riparte dalle radici in tarda primavera. In un luogo soleggiato e con un terreno drenato è resistente fino a -12°C circa. La salvia elegans forma in una stagione un cespuglio di circa 140 centimetri di altezza, per altrettanti in larghezza. È una pianta che non presenta difficoltà di coltivazione; alcuni clienti mi dicono che il colore e il periodo della fioritura a volte poco si legano all’ambiente circostante, ma è un bel contrasto, è come vedere un fuoco d’artificio mentre le piante intorno iniziano a prepararsi al riposo.

Alto valore

ornamen Sempre più consigliate, le salvie sono un mondo ancora tutto da scoprire. Ne esistono di tutti i tipi, ecco la nostra scelta per i giardini italiani di Gabriele Cantaluppi TEMPO DI LETTU R A: 5 minuti

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P

iante di tendenza che non si possono non consigliare. Le salvie ornamentali sono insostituibili sia per la loro affidabilità nella fioritura, sia per la duttilità anche in ambienti di coltivazione difficile. Per posti soleggiati o luoghi semiombreggiati, per zone secche o terreni umidi. Senza dimenticare la bassa manutenzione richiesta. Qui vi presentiamo la nostra selezione di salvie per i giardini italiani.


SALVIA GUARANITICA SAINT-HILAIRE EX BENTHAM Da un ampio areale del Sud America proviene questa perenne con un lunghissimo periodo di fioritura. Chiamata volgarmente salvia anice, visto il particolare aroma sprigionato dalle foglie se stropicciate, inizia a fiorire in estate proseguendo ininterrottamente fino ai primi geli. Anche nelle calde estati italiane, ricordandosi di non fargli mancare acqua. Una macchina da fiore, incredibilmente bella, di un colore blu cobalto poco comune nei giardini. Vi sono alcune varietà che in una singola stagione creano un cespuglio alto quasi due metri e largo un

metro circa (molte tendono a pollonare). Semplice da riprodurre attraverso talea o divisione delle radici tuberose. Vi sono anche forme con fiori dal colore viola o azzurro (vedi ‘Amistad’ o ‘Argentine Skies’), con calici verdi o neri o dal portamento compatto. Questa salvia richiede una coltura simile ad altre salvie di origine messicana; pieno sole, terreno ricco ma con un buon drenaggio e innaffiare regolari, anche nel periodo estivo. Le varietà in commercio sono spesso resistenti fino a -12°C e più se gli si garantisce una buona pacciamatura. Il difetto di queste piante è la coltivazione in vaso, che non apprezzano molto, fiorendo poco e male e spogliandosi al piede. Difetto che non risulta se coltivata in piena terra. I nuovi programmi di ibridazione stanno dando luogo a una nuovissima e fiammeggiante linea di ibridi dal portamento compatto, alte circa 60-80 centimetri, dunque adatte alla coltivazione in contenitore.

tale SALVIA NEMOROSA L. Specie proveniente dall’Europa centrale e Asia occidentale, si presenta come una erbacea perenne cespitosa, di semplice coltivazione, rustica, esente da malattie e interessante utilizzata in composizioni o nei primi piani di bordure miste con effetto informale. La fioritura inizia a fine primavera/inizio estate, e con la rimozione degli steli fioriti si favorisce la rifiorenza, che può prolungarsi fino alle porte dell’autunno. Ne esistono moltissime varietà che differiscono per altezza e colore dei fiori e dei calici. I fiori sono piccoli, è l’effetto d’insieme a renderla una pianta con

DA SAPERE Il problema di coltivazione di molte salvie sudamericane si presenta in inverno: a ucciderle non è il freddo, ma l’umidità tipica di molte regioni.

SI SALVIA CHI PUÒ!

alto valore ornamentale in giardino. Il colore dei fiori è usualmente blu/violetto, ma esistono anche forme a fiore rosa o bianco. La Salvia nemorosa richiede una posizione soleggiata e un terreno drenato per poter esprimere al meglio il proprio potenziale. È tra le salvie ornamentali che meglio si adatta alla coltivazione in vaso senza che ne risenta la fioritura e l’aspetto complessivo della pianta. Semplici da riprodurre, si moltiplicano per divisione dei cespi a fine inverno o per talea in luglio-agosto. Le diverse varietà a fiore blu risaltano quando usate in combinazione con piante dal fogliame grigio/argenteo.

La Salvia sarà la pianta dell’anno di Orticolario 2018, l’evento dedicato alla passione per il giardino in programma dal 5 al 7 ottobre a Villa Erba, sul Lago di Como. Il tema, invece, sarà il gioco. Per saperne di più: orticolario.it N°009

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SCOPERTE | vegetali

Per fare

colpo Vai sul sicuro con la Dianella Coolvista. Ramifica con facilità, fiorisce in pieno sole e il suo fogliame blu-grigio conquista di Matteo Ragni

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elle volte per conquistare un cliente, o un progettista con cui si ha a che fare, basta dire ciò che non si aspetta ed è in grado di stupirlo. E il consiglio che vi diamo per fare colpo è proporre la Dianella Coolvista, che ama mettersi in mostra tutto l'anno con il suo fogliame blu-grigio. Ha una crescita continua e ramifica facilmente. Coolvista è resistente alla siccità e al calore e preferisce un terreno ben drenato in pieno sole, il sole le serve anche per fiorire! Questa varietà non è resistente al freddo, bisogna raccomandare di proteggerla in inverno. È ideale come pianta solitaria in vaso perché ha le caratteristiche che oggi vanno tanto di moda: una pianta da foglia di un bel colore inusuale. Però la si può usare anche con altre piante, creando bellissime composizioni miste con Delosperma, Senecio, piante grasse e Calibrachoa.

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IN BREVE • Fogliame blu-grigio • Resiste a siccità • Non tollera il freddo • Ha una crescita continua • Ramifica facilmente • Ideale come pianta da vaso

PER MAGGIORI INFO: www.plantipp.eu

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SCOPERTE | eventi

IN PRIMA LINEA Presente all’evento anche una folta rappresentanza di Pellenc Italia. Nel dettaglio: l’amministratore delegato Paolo Salvestrini, il responsabile SAV Antonio D’Isa, il direttore settore Green Giandomenico D’Isa, il direttore settore Agri Antonio D’Onofrio, il responsabile commerciale Sicilia e Calabria Francesco Lombardo, comunicazione & marketing Marco Guarino e il tecnico SAV Mirko Sisti.

PER RIMANERE AGGIORNATI: www.pellencitalia.com

A

vvicinarsi ai clienti, far toccare con mano le potenzialità dei prodotti direttamente sul campo. Questi gli obiettivi del Green Tour promosso da Pellenc Italia in collaborazione con i concessionari di tutto il territorio nazionale. Tappa più recente, quella svoltasi a inizio marzo a Milazzo, in provincia di Messina, organizzata in collaborazione con Nania, rivenditore autorizzato Pellenc. Intenso il programma dell'evento, che ha coinvolto oltre 50 giardinieri e professionisti del verde. Nel corso della mattinata si è tenuto un incontro con Francesco Campaiola, dottore forestale che ha spiegato come la tecnologia Pellenc rappresenti una funzionale risposta ai cambiamenti normativi in atto nel settore della gestione e manutenzione del verde; in particolare sono stati approfonditi numerosi aspetti del lavoro del manutentore, con grande attenzione a temi quali il diserbo meccanico e il costo ciclo vita delle attrezzature. Dalla teoria alla pratica: nel pomeriggio i presenti hanno avuto la possibilità di testare tutta la gamma di elettroutensili del marchio francese per il settore green.

Giro

d’Italia

Con il Green Tour, Pellenc fa conoscere la propria gamma direttamente sul campo, in lungo e in largo per il Belpaese. Per toccarne con mano le potenzialità di Irene Nuvola

PER RIMANERE AGGIORNATI:

TEMPO DI LETTU R A: 2 minuti

www.pellencitalia.com

Nelle foto, alcuni momenti della tappa del Green Tour a Milazzo, buon mix tra teoria e pratica.

LA GAMMA GREEN Spazzatrice Cleanion Soffiatore Airion 2 Forbici Prunion Tosaerba Rasion Motosega Selion C21HD Motosega Selion M12 Tagliaerba Excelion 1200 Decespugliatore Excelion 2000 Forbici su asta Treelion Tagliasiepi Helion 2 Zappatrice-sarchiatrice Cultivion


SCOPERTE | visto a

Specchio del Myplant & Garden cresce ogni anno di più e riflette con entusiasmo l’ottimismo che sta vivendo il comparto del verde di Francesco Tozzi

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utte le fiere sono importanti: vetrine di novità, spazi di incontri, occasioni per stringere mani e sviluppare nuovi progetti o collaborazioni. Tutte, nessuna esclusa. Però il cuore della nostra casa editrice batte in modo particolare per Myplant & Garden, svoltasi a febbraio nel quartiere fieristico di Milano. Non ce ne vogliano le altre, è perché siamo coinvolti in prima linea nell'organizzazione di uno degli eventi che caratterizza la manifestazione, lo spazio Garden Center New Trend. Al di là del nostro coinvolgimento, si tratta di una fiera che cresce ogni anno sempre di più, e conquista: sia gli espositori, che vogliono tornarci, sia i visitatori. Ecco qualche numero: 655 espositori, 17.300 visitatori, tre padiglioni, 45.000 metri quadrati di spazio espositivo, 20% degli espositori provenienti dall’estero, 50 meeting. Pronti per la prossima edizione? Iniziate ad appuntarvi le date in agenda: 20-22 febbraio 2019.

GARDEN CENTER NEW TREND – Ne abbiamo già fatto cenno. Sviluppato su una superficie di oltre 400 mq, è l’evento che, tramite una nuova idea di visual merchandising, trasforma il centro di giardinaggio in un luogo dove fare cultura del verde. © foto di Mauro Consilvio


settore © foto di Mauro Co

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NUMEROSE VARIETÀ IN MOSTRA – La presenza di vivaisti si è confermata una costante anche nell’ultima edizione. Ben ricca e varia la proposta di varietà, tra cui anche alcune novità. I nomi da fare sarebbero davvero tanti, citiamo quelli immortalati nelle foto: Coplant, Innocenti & Mangoni Piante, Arena Vivai.

ACCORDI IN DIRETTA – Nutritissimo il calendario di convegni, sia di carattere tecnico, sia legato all’attualità. Ricordiamo quello organizzato da Assofloro Lombardia intitolato “Nuovi strumenti e opportunità per la filiera del verde”, preceduto dalla firma del protocollo d’intesa tra Nada Forbici, presidente di Assofloro Lombardia, e Renato Greca, presidente di Anaci Lombardia (Associazione Nazionale Amministratori Condominiali). Un altro passo verso un progetto comune di sviluppo tra settori differenti ma complementari tra loro.

MOTOGARDEN – Per i manutentori del verde, segnaliamo in particolare l’area motorgarden che, dedicata alle macchine e attrezzature per il giardinaggio e la manutenzione di parchi e giardini, quest’anno si è fatta doppia: oltre alla consueta esposizione nel padiglione 20, ha debuttato l’area demo esterna, riservata alle prove pratiche e a momenti formativi.


IL PRONTUARIO

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ullo scorso numero abbiamo visto come prevedere investimenti, costi fissi e variabili, ricavi, guadagni. Per non “dare i numeri”, ma gestirli in modo corretto. Una previsione fatta bene, infatti, serve a verificare se il progetto presenta buone prospettive di reddito. Ma non è sufficiente: gli aspetti economici devono essere necessariamente coordinati con quelli finanziari, ossia quelli che riguardano le uscite e le entrate monetarie. L'impresa, oltre a generare un utile, deve essere finanziariamente fattibile, deve cioè disporre delle risorse finanziarie per essere realizzata.

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I FABBISOGNI FINANZIARI

on sarà mai possibile realizzare il progetto d'impresa se il capitale necessario alla startup sarà tale da richiedere risorse finanziare superiori a quelle di cui l'impresa dispone o a cui può accedere. Il fabbisogno finanziario dipende da scelte operative precise, quali per esempio, la natura e la dimensione del business e sono costituiti da due grandi categorie di impieghi: • gli investimenti (o capitale fisso) • il capitale di esercizio (o capitale circolante)

Gli investimenti (o capitale fisso). Ne abbiamo già parlato abbondantemente sullo scorso numero. Ricordiamo solo che, mentre il costo deve essere ripartito in diversi esercizi durante i quali le attrezzature verranno utilizzate, per gli investimenti il pagamento avviene subito o nel giro di poco tempo.

Il capitale di esercizio (o capitale circolante). È formato da un insieme di entrate e di uscite monetarie che hanno origine e si sviluppano in modo quasi automatico con la nascita e con lo sviluppo dell'azienda. Le voci più rilevanti nella formazione del capitale circolante sono: • i crediti verso i clienti • le cauzioni

I crediti verso i clienti. Le imprese che non incassano in contanti il valore delle loro prestazioni, ma concedono ai clienti la possibilità di pagare in modo dilazionato, accumulano spesso, verso questi ultimi, crediti di ingente valore. Ciò avviene soprattutto quando l'impresa offre servizi ad altre imprese, incassando quindi con i normali tempi commerciali che vanno normalmente dai 60 ai 120 giorni. Le imprese devono quindi avere la forza finanziaria sufficiente a sostenere i costi lungo tutto il periodo di durata del credito. Le cauzioni. Talvolta l'impresa deve lasciare somme in garanzia, come la cosiddetta “caparra”, cioè la cauzione depositata al proprietario dell'immobile che si utilizza in affitto. Tale cauzione non costituisce un'uscita definitiva di denaro, ma solo un esborso temporaneo. Una volta che l'impresa restituirà l'immobile, ritornerà in possesso della cauzione, aumentata degli interessi legali ed eventualmente diminuita dei danni apportati all'immobile locato. Finché non sarà giunto questo momento, tuttavia, la cauzione rappresenta un'uscita, che graverà sui conti finanziari dell'impresa. Il fabbisogno di capitale circolante, oltre che duraturo, può essere di consistenti dimensioni, a volte anche maggiori delle immobilizzazioni.

Il capitale

Come affrontare gli aspetti finanziari e come approcciare le principali forme di finanziamento per avviare e gestire un’impresa forte e sana

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I FLUSSI DI CASSA

oprattutto per un'azienda in fase di avvio è importante conoscere in anticipo quale sarà il flusso di cassa generato dalla gestione dell'azienda nel primo anno di attività, in modo da determinare l'entità del fabbisogno finanziario e valutare le modalità della sua copertura. Per calcolare il fabbisogno finanziario è necessario considerare le uscite relative al pagamento degli investimenti riportati nel Piano degli Investimenti e quelle relative ai costi di esercizio e le entrate derivanti dai ricavi che compaiono nel Conto Economico. Infatti le entrate e le uscite pur essendo collegate ai ricavi e ai costi, sono in genere posticipate (pagamento differito). Solo a volte coincidono (pagamento immediato) e, più raramente, sono anticipate. Così può avvenire che un'impresa con un ottimo risultato di esercizio presenti un flusso di cassa negativo o, al contrario, che un'impresa in perdita abbia un flusso di cassa positivo. Per le nuove imprese è abbastanza comune avere nel primo anno di attività dei flussi di cassa negativi, anche quando hanno una buona redditività. Devono infatti sostenere investimenti e spesso si trovano costrette a concedere crediti ai clienti. È molto utile, quindi, predisporre un piano dei flussi finanziari di cassa sia in entrata sia in uscita, per prevederli anche temporalmente e non solo nelle quantità complessive. Tale piano può essere redatto su base annua o ancora meglio su base mensile per prevedere scarti anche momentanei tra incassi e pagamenti ed evitare crisi temporanee di liquidità. L'insieme dei saldi di ciascun mese potrà fornire un'indicazione di massima del fabbisogno per ogni periodo considerato, evidenziando il “massimo scoperto” a cui si dovrà far fronte.

U

Contributi a fondo perduto e altre agevolazioni finanziarie. Per ridurre il rischio d'impresa limitando l'utilizzo di capitale proprio e per ridurre il costo del finanziamento rispetto alle forme di finanziamento ordinarie è consigliabile attivarsi per ottenere le agevolazioni finanziarie previste da leggi nazionali e regionali per facilitare la realizzazione di nuove attività. Tra queste le più importanti sono: • contributi in conto capitale a fondo perduto (da non dover restituire) • finanziamenti agevolati senza interessi o con interessi agevolati inferiori rispetto a quelli ordinari di mercato • bonus fiscali • crediti d’imposta • agevolazioni contributive

La possibilità di fruire di queste agevolazioni dipende da più fattori, quali ad esempio, il settore produttivo, il numero di addetti, la zona geografica in cui si opera, la forma giuridica dell'impresa, il grado di innovatività dell'iniziativa, le caratteristiche personali dell'imprenditore (età, sesso, residenza, ecc.). Gli interventi previsti, a seconda delle leggi, possono riguardare lo studio di fattibilità dell'iniziativa, la consulenza che precede l'avvio dell'attività, l'acquisto delle attrezzature e dei macchinari necessari, la ristrutturazione dei fabbricati e le spese di gestione dell'attività stessa. In genere, per ottenere le agevolazioni è necessario dimostrare la validità della propria iniziativa imprenditoriale presentando agli enti preposti un progetto d'impresa con precise informazioni di carattere economico-finanziario e sui promotori dell'attività.

FONTI DI FINANZIAMENTO

na volta determinato il fabbisogno finanziario necessario per l'avvio della nuova impresa, occorre individuare e definirne le modalità di finanziamento che possono consistere in:

• contributi a fondo perduto e altre agevolazioni finanziarie • finanziamenti ordinari

Non sarà mai possibile realizzare il progetto d'impresa se il capitale necessario alla startup sarà tale da richiedere risorse finanziare superiori a quelle di cui l'impresa dispone N°009

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IL PRONTUARIO

L'indebitamento deve sempre essere rapportato proporzionalmente al fatturato e alla redditività dell'impresa Come già accennato, le agevolazioni possono essere previste da leggi nazionali o regionali. Lo Stato, per esempio, agevola finanziariamente la creazione e lo sviluppo delle imprese, soprattutto se promosse da giovani e donne. Le leggi concedono di solito contributi a fondo perduto, contributi in conto gestione e finanziamenti agevolati. Danno inoltre in alcuni casi l'opportunità di usufruire di servizi reali di assistenza e consulenza e svolgono anche un'azione di tutorship in favore del neo imprenditore. Le agevolazioni previste dalle leggi regionali sono in genere contributi a fondo perduto, finanziamenti agevolati e crediti d'imposta. Ne possono beneficiare soprattutto i giovani, le donne, le cooperative ma anche, più in generale, le persone in cerca di occupazione e i titolari di piccole e medie imprese. Per conoscere in modo più approfondito il panorama delle leggi (nazionali e regionali) che prevedono agevolazioni finanziarie per l'avvio e lo sviluppo di un'attività di manutenzione e progettazione del verde consigliamo di rivolgervi alle associazioni di settore, agli uffici regionali, alle banche del Mediocredito. Spesso però i tempi tecnici per l'approvazione del progetto e l'erogazione dei benefici non sono mai brevi, nell'ordine di molti mesi e può anche accadere che i fondi al momento non siano disponibili. Quindi se si decide di non usufruire dei contributi a fondo perduto o ad altre agevolazioni, è possibile ricorrere alle seguenti fonti di finanziamento ordinarie: • capitale proprio o di soci • capitale di rischio • capitale di credito ordinario

Capitale proprio o di soci. Al momento dell'avvio di una nuova attività, sarebbe opportuno che il capitale proprio non sia inferiore a una certa

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percentuale del fabbisogno finanziario complessivo, percentuale che varia in base a diversi fattori, quali il settore produttivo in cui si opera, la forma giuridica dell'impresa, gli obiettivi di sviluppo, etc. Capitale di rischio. Se l'imprenditore o i soci non riescono a disporre di capitali propri necessari per l'avvio dell'attività, possono ricorrere a società finanziarie, società di venture capital o merchant bank che siano disposte a investire nel progetto capitali propri che diano poi loro diritto di partecipare a tutti gli effetti, in proporzione al capitale investito, agli utili prodotti dall'attività. Una forma di credito che dà agli investitori terzi la possibilità di partecipare e condividere con l'imprenditore il rischio d'impresa. Capitale di credito ordinario. Ricorrere al capitale prestato da terzi, banche, istituti di credito e società finanziarie per l'avvio dell'attività, spesso è una scelta inevitabile. Anzi, l'utilizzo di capitali di terzi è fisiologico, non solo al momento dell'avvio ma anche in seguito per sostenere le spese di gestione. Di sovente, infatti, la realizzazione degli utili non avviene in tempi così brevi da tenere il passo con le effettive esigenze finanziarie dell'impresa. Il ricorso al capitale di terzi pone due problemi: la fornitura di adeguate garanzie da parte dell'imprenditore che richiede il prestito; il costo del finanziamento (interessi passivi che si devono pagare sul prestito concesso). Ricordiamo infine che l'indebitamento deve sempre essere rapportato proporzionalmente al fatturato e alla redditività dell'impresa: indicativamente si può dire che diventa troppo oneroso quando gli interessi passivi superano la soglia del 5% del fatturato prodotto.

È importante conoscere in anticipo quale sarà il flusso di cassa generato dalla gestione dell'azienda nel primo anno di attività


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