Storia della medicina di Chiara Paoli
Quando nasce la cardiochirurgia
P
are che le prime operazioni al cuore possano farsi risalire al XVI secolo ed in particolare alla figura di Ambroise Paré, che dovette curare i molteplici feriti dopo l’accerchiamento del castello di Avigliana. In questa occasione ebbe modo di sperimentare una nuova tecnica che prevedeva di stringere le vene sanguinanti, anziché utilizzare l’olio bollente, prima di applicare il rimedio necessario alla guarigione. In questo modo osservò che i pazienti guarivano più velocemente ed il loro stato di salute era visibilmente migliore rispetto a chi subiva la cauterizzazione con olio caldo. Eppure c’era già chi nel IV secolo aveva individuato una modalità simile e molto valida per intervenire sugli aneurismi, si tratta del medico greco Antillo, che aveva sperimentato la legatura dell’arteria ai lati dell’aneurisma, per consentire così lo svuotamento di esso, senza estirparlo. Altro illustre precursore della chirurgia fu lo scozzese John Hunter, che operò nella seconda metà del ‘700 e per primo scoprì il principio della circolazione collaterale, tramite un test effettuato sui palchi dei cervi del Richmond Park di Londra e attraverso questa nuova conoscenza riescì a trattare e curare gli aneurismi. Tra i suoi studenti si annovera Astley Cooper, anticipatore dei tempi, che contribuì in maniera sostanziale al perfezionamento della chirurgia vascolare, riuscendo nel 1817 ad effettuare la legatura dell’aorta in un paziente con aneurisma dell’arteria ipogastrica. La prima vera e propria operazione al cuore della storia venne portata a termine il 4 settembre 1895 in Norvegia, nell’ospedale di Oslo, dal cardiochirurgo Axel Cappelen che ricucì una lesione al ventricolo destro di un paziente ventiquattrenne, purtroppo il giovane spirò poco dopo l’intervento a
causa di un’infezione. Perciò si considera il 9 settembre 1896, quale data di nascita della disciplina, grazie all’intervento del professor Ludwig Rehn che sottopose un giovane, profondamente lacerato al petto a un intervento d’urgenza. Il chirurgo praticò un’incisione nella parete toracica, evidenziando il pericardio e ricucendo la ferita con tre punti di sutura, fermando così l’abbondante sanguinamento; richiuse quindi la fenditura aperta nell’organismo, consentendo al ragazzo di ritornare alla quotidianità, dopo un intervallo di tempo dedicato al recupero. La prima operazione cardiaca in Italia, venne praticata dal chirurgo romano Antonio Parrozzani nella notte tra il 18 e 19 aprile del 1897, sul facchino Adolfo Barboni, operato presso l’ospedale di Santa Maria della Consolazione a Roma. L’uomo era stato ferito all’uscita dell’osteria intorno alle 23, con tre coltellate ed aveva cercato di inseguire il proprio aggressore, accasciandosi a poca distanza e venendo trasportato al nosocomio alle 5 del mattino in pessime condizioni. Parozzani diagnosticò immediatamente un’emorragia interna e nelle sue memorie scriveva: «Ritenni urgente l’intervento chirurgico quantunque i colleghi fossero di opinione che il paziente non vivesse sino alla fine dell’operazione e perciò mi sconsigliassero dall’operare». Il paziente venne posizionato sul tavolo operatorio, con due robusti infermieri che lo trattenevano in assenza di anestesia venne aperta la gabbia toracica troncando quattro costole aprendo un varco tenuto aperto dall’assistente, il dottor Galli. Il ventricolo sinistro del cuore sanguinava copiosamente e venne quindi ricucito grazie ad un ago ricurvo con filo di seta. Nel giro di due mesi l’uomo aveva recuperato le forze ed era ritornato al proprio lavoro.
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