Feltrino News n. 3/2020 Dicembre

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Speciale Natale di Franco Zadra

Natale con il cervello...

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atale, tempo di regali, di luminarie, canti, feste, panettone, messa di mezzanotte, cene in famiglia, cenoni, alberi, addobbi, lenticchie&cotechino, babbi e babbe Natale, solidarietà, amicizia, tenerezza, bambino nella culla, il bue&l’asinello una sequela infinita di termini tradizionali, antichi e moderni, ma che comunque conservano un certo potere di sorprenderci, di intenerirci, di farci sospendere per qualche giorno quell’usuale cinismo e quel ceffo da uomini e donne sicuri che ci portiamo per gran parte dell’anno. Abbassiamo le difese e ci godiamo le Feste natalizie, concedendo ampi margini di accettazione per ciò che di solito releghiamo nel mondo delle favole, alle storielle per bambini. Sì! Per qualche giorno torniamo ingenui, infanti, e crediamo alla favola del Natale, talmente da crederci e pensarci e sentirci addirittura più buoni. Non è nell’intenzione di questo articolo, in alcun modo, turbare il clima “magico”, o inquinare l’atmosfera natalizia che è pensata, invece, come quasi indispensabile a proteggerci e conservarci, più a lungo possibile, nel nostro essere di persone per bene; si vorrebbe però cercare di cogliere il senso del Natale inquadrandolo in quella spropositata dimensione, quella sì sorprendente e gioiosa, in cui lo inserisce il profeta Isaia che ascoltiamo, forse troppo distrattamente, nelle celebrazioni del Natale. «Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce» (Is 9,1). Una grande luce che non trova paragone, certo, nelle luminarie che infestano allegramente i Mercatini di Natale e le vie cittadine, pur con grande dispendio di risorse pubbliche. Ci porterebbe troppo fuori tema parlare qui del perché, per esempio, le belle e nobili campagne intitolate “M’illumino di meno” per

sto edito da Jaca Book, 1984 - al tempo contrastare l’inquinamento luminoso dell’impero romano un uomo tra di loro non abbiano alcuna cittadinanza sotto viveva il comportamento di Dio. Natale. Vogliamo andare più in profondità, e parlare della ricerca che riguarda Dio ha fatto intravedere il suo volto tutti e coinvolge da sempre ogni uomo, attraverso una storia; ma il culmine, la la ricerca di un senso dell’esistenza, per totalità, la vera rivelazione di sé all’uomo l’ha fatta diventando uomo, cioè capire chi siamo, da dove veniamo, e entrando come persona nella storia: dove andiamo. Gesù Cristo. Ecco allora il volto del deTroppo difficile? Eppure si scopre stino umano, la natura del significato del l’acqua calda quando si capisce che il nostro essere – Cristo – proprio perché Natale non è una favola per bambini, al Egli è il volto del Padre. Cristo è la deficontrario, la luce che illumina il cammino nizione totale del significato dell’uomo dell’umanità risplende tutta nell’evento nel mondo. […] Cristo è il nostro destidell’incarnazione che il credente accoglie nell’annuncio del Vangelo, ma che no fatto presenza e compagnia, il Verbo riguarda assolutamente tutti e nessuno fatto carne, è il modo definitivo del può ignorare; almeno, nessuno dotato Dio insieme a noi, è il modo definitivo di un raziocinio sufficiente da porsi dell’Alleanza che Egli aveva cominciato la domanda su quale sia il vero volto con un popolo». dell’umanità. Un testo folgorante, a questo riguardo, si trova nella sterminata produzione di don Luigi Giussani, il fondatore di Comunione e Liberazione, e in particolare in un libro intitolato proprio “Alla ricerca del volto umano”, di cui riportiamo di seguito un tratto che esemplifica e chiarisce magistralmente, rendendolo commestibile per tutti i denti, credenti oppure no, il fatto inaudito, strepitoso, sorprendente, e scandaloso, di Dio che si fa uomo. «… per 12 ebrei vissuti in Palestina FC@FABIOCARRINO.IT FABIO CARRINO.IT – scrive Giussani a V. ROMA, 61 SEDICO (BL) 389.1225857 pagina 37 di quel te-

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